BS 1910s|1910|Bollettino Salesiano Maggio 1910

ANNO XXXIV N. 5.   Torino, Via Cottolengo 32.   MAGGIO 1910.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODIC0 DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

NUMERO SPECIALE

In morte di D. Rua    131

Gli ultimi giorni    133

Verso la fine    145

La morte    150

I funerali .    152

La tumulazione    155

Le condoglianze    156 La solenne Commemorazione al Consiglio Comunale di Torino    16o

Il plebiscito della stampa    162

IL Consiglio Superiore della Pia Società Salesiana, con espressione di sentita riconoscenza, porge vivi ringraziamenti alle Autorità Ecclesiastiche, Civili, Giudiziarie, Militari e Cittadine, agli Istituti, alle Associazioni e Società Commerciali, ai singoli Cooperatori ed amici che in qualunque modo parteciparono all'imponente dimostrazione di stima e rimpianto data al suo Rettor Maggiore D. Michele Rua ; e commosso prega Iddio a concedere ai Salesiani di battere costantemente le orme gloriose di Don Bosco e dell'indimenticabile suo Successore.

Torino, Via Cottolengo, 32.

IL PREFETTO GENERALE

Sac. FILIPPO RINALDI.

In morte di Don Rua

Doveva celebrare la sua Messa d'Oro il 24 giugno p. v.

Noi affrettavamo quel giorno come premio alla sua pietà e al suo zelo, ed anche per dirgli un grazie sincero per l'eroismo di cinquant'anni costantemente spesi nel bene, colle parole, colle opere, cogli esempi. Ci pareva giusto che egli dovesse arrivare a quel giorno, e noi pure glie lo imploravamo con fede, nella certezza che la data solenne avrebbe procurato un'ora di dolcissimo gaudio a chi aveva speso la vita pel trionfo degli ideali e dello spirito di Don Bosco. Ed in noi eran tanto profondi questi sensi di filiale riconoscenza e così fervente l'augurio di un compenso anche in terra ad una vita intessuta di sublimi sacrifizi, che fino all'estremo ci arrise la speranza di essere esauditi.

E, realmente, il Signore ci esaudì, non secondo i nostri voti, ma in modo ancor più maraviglioso. Noi imploravamo a Don Rua una soddisfazione, un premio, un trionfo!...

Ed egli ebbe la santa soddisfazione di veder rivolti al suo povero letto, con ansia trepidante, tutti i suoi figli ed ammiratori; la notizia della sua malattia, diffusa in un baleno, tenne per due mesi attento il mondo, commosse l'animo del Romano Pontefice, e addusse all'umile stanza Cardinali, Arcivescovi, Vescovi e Principi, Generali, Economisti ed operai, spinti tutti dallo stesso amore. Per chi non cercò, anzi fuggì sempre la propria gloria per accrescere quella di Don Bosco, consecrandovi interamente una tempra adamantina, un eletto ingegno, una volontà ferrea, uno zelo instancabile e tutto un complesso di mirabili energie, dovette essere di non lieve conforto il veder l'affetto da cui era circondato, se non Don Rua, almeno il Successore di Don Bosco.

Ma anche Don Rua ebbe la sua esaltazione. Se, morente, il plebiscito di affettuosa riverenza dovette arrestarsi alla soglia della sua cameretta che a pochi fu allora concesso di varcarla, morto, assurse a quell'apoteosi che nessuno avrebbe osato ripromettersi pel tanto sospirato Giubileo. Il suo nome, benedetto e compianto, eccheggiò in assemblee municipali e corse glorioso tutta la terra ; dinanzi alla sua salma sfilò per due giorni una moltitudine immensa composta di persone di ogni ceto; più di cento mila forestieri e torinesi fecero ala riverente al suo transito il giorno delle estreme onoranze ; e la stampa di ogni colore e partito rese anch'essa splendido omaggio all'eminente continuatore dell'Opera di D. Bosco.

Di fronte ad un tale avvenimento noi vogliam dire la nostra parola.

Per gli amici e un incoraggiamento. Un'istituzione, come la Società Salesiana, che ha un Don Bosco per fondatore e un Don Rua per continuatore, ha lo stigma della Provvidenza Divina; essa non è un'opera semplicemente umana, ma un'opera suscitata e sorretta da Dio.

Agli altri una dichiarazione cordialissima. Nell' ora del nostro gravissimo lutto, voi avete coperto di lodi i nomi di Don Bosco e di Don Rua, perchè gettando spassionatamente uno sguardo sulle opere nostre meravigliaste al profumo e allo splendore della loro carità. Oh! studiate a fondo i nostri intendimenti, visitate i nostri istituti, esaminate il bene cui ci sforziamo di compiere, e diverrete anche voi amici e benefattori nostri!

Ed ora, o dolcissimo Padre, a Te l'ultima parola! Colle pupille rivolte a quell'esemplare perfettissimo di carità che è Gesù Cristo, e fedelmente seguendo le orme di Don Bosco, Tu non avesti altra brama che di far del bene a tutti. Lo dicevi ventidue anni or sono: - Procuriamoci la dolce inclinazione a far del bene al nostro simile, specialmente ai fanciulli più poveri ed abbandonati; il far del bene al prossimo ci rende più che ogni altra cosa simili a Dio, il quale, essendo una bontà per sua natura diffusiva, fa del bene a tutti, persino a chi non lo conosce e non lo ama, persino a' suoi nemici (1) - e il mondo è rimasto rapito dai frutti meravigliosi della tua carità. Deh! per quell'amore con cui ti preghiamo e sempre ti pregheremo l'eterna ricompensa inginocchiati sulla tua tomba, ci ottieni che un'eguale carità arda nei nostri cuori e si accenda altresì nel cuore di quelli che resero così splendido e così spontaneo omaggio alla tua memoria!

(1) Ved. Bollettino di gennaio del 1889; lettera ai Cooperatori.

GLI ULTIMI GIORNI

Ai Salesiani, ai Cooperatori ed a quanti ne seguirono le fasi con dolorosa trepidazione ed ebbero un senso di vivo rimpianto per l'irreparabile perdita offriamo queste pagine.

« È stata ottima cosa (scriveva il marchese Filippo Crispoltí) che moltissimi abbiano potuto vedere l'infermo; che a voce o per le stampe si sia fatta una minuziosa cronaca dei suoi ultimi giorni, perchè tutto il valore della lunga opera sua ha avuto una conferma commovente ed efficace nella sapienza del suo morire. »

L'ultima messa - L'annunzio alle Case Salesiane - L'eco della stampa - La Principessa Laetitia ed il Card. Arcivescovo - Un leggero miglioramento.

14 febbraio.

Ieri Don Rua fu visitato dal prof. Battistini, il quale lo ha trovato in condizioni ben diverse da quelle in cui lo aveva visto otto giorni sono. L'illustre dottore se ne andò assai impensierito per l'estrema debolezza del cuore, e ci pregò di consigliarlo ad astenersi per quattro o cinque giorni dal celebrare e rimanere in pieno riposo.

Il buon Padre ha udito il consiglio del medico, ha sorriso, ma ha voluto alzarsi e celebrare nella cappelletta di Don Bosco attigua alla sua stanza, e fu l'ultima messa che disse.

Evidentemente volle prender commiato dall'altare del Signore, che egli salì con tanta divozione per cinquanta anni, e nel suo cuore quella dovette essere la sua Messa d'Oro!

15 febbraio.

Stamane, alle cinque, ha voluto indossar la talare, anche per riverenza a Gesù in Sacramento; perchè, poco dopo, D. Francesia celebrò nell'attigua cappella e fin da questo giorno gli ha recato la S. Comunione. Egli segue le singole parti della messa con un contegno che rapisce; e dopo attende alla quotidiana meditazione.

Oggi si levava sul mezzodì; ma, preso un po' di ristoro, verso un'ora dovette coricarsi. Non ne poteva proprio più; assolutamente. Chiamò il fido Balestra e gli disse:

- Prendi la corrispondenza che è sullo scrittoio e portala a Don Rinaldi. Gli dirai che pensi a sbrigarla, perchè io non posso più farlo.

16 febbraio.

I dottori Battistini e Clerico questa sera han fatto consulto ed han trovato le condizioni dell'infermo gravissime. Il prefetto D. Rinaldi ha diramato una circolare a tutte le case salesiane, raccomandando preghiere.

In casa tutti sono costernati, meno D. Rua, il quale, non avendo potuto, per le visite avute, fare un po' di lettura durante la cena, calmo e sorridente, mentre tutti sono preoccupati per lui, prega che gli si legga un po' di Bollettino.

17 febbraio.

Comincia il mese in preparazione alla festa di S. Giuseppe e una novena a Maria Ausiliatrice per la guarigione di Don Rua. Esaudisca i nostri voti il Signore!

18 febbraio.

« Notte insonne, ma leggero miglioramento : le funzioni del cuore sono alquanto rinvigorite. » Don Rua è pur colto da leggera bronchite che, pare, vada benignamente sciogliendosi.

I giornali, con le espressioni più deferenti, cominciano ad occuparsi della malattia. La notizia desta in città e fuori la più dolorosa impressione: arrivano numerose lettere e telegrammi.

La Principessa Laetitia, duchessa d'Aosta, e Presidente onoraria del Comitato delle Dame Torinesi per le Opere di Don Bosco, domanda personalmente notizie, facendo i più fervidi voti.

È venuto a visitarlo l'Em.mo Card. Arcivescovo, al quale ieri si era comunicata la triste notizia. Don Rua, non appena lo vide, si cavò umilmente il berrettino, cordialmente ringraziando. L'Eminentissimo gli ha impartito, accompagnata da affettuose parole, la sua benedizione.

Avendo saputo trovarsi nell'Oratorio il presidente della Federazione Universitaria Cattolica Italiana, Don Rua mostrò desiderio di vederlo e lo benedisse cori effusione.

A pochi altri è concesso di visitarlo, e ciò per volere dei medici. Fu ammesso il march. Crispolti il quale: « Fui introdotto, racconta, dopo la consueta visita dei medici, per pochi istanti. Egli era appoggiato a una torre di guanciali, perchè la difficoltà del respiro gli impediva di star disteso. Mi avevano detto che l'avrei trovato disfatto; ma non n'ebbi questa impressione. Eravamo così avvezzi a vederlo emaciato, che non si notava una gran differenza dal suo stato solito. La mano soltanto, così scarna un tempo, era gonfia, ma la sua stretta era ancora robusta, come la voce. Ai calorosi auguri che gli feci, cispose come chi gradisce molto, ma s'illude poco. M'inginocchiai per la benedizione, che egli mi dette affettuosamente e con aspetto vivace ».

L'impressione a Roma - I voti del S. Padre - « L'Osservatore Romano ».

19 febbraio.

« Funzioni del cuore leggermente rialzate: diminuzione dei fenomeni di stasi: accentuato aumento della diuresi ».

Da Roma arriva una lettera del pro-Procuratore Generale, D. Dante Munerati.

« Ho comunicato, dice, la grave notizia a Mons. Bressan. Mi ha detto che n'avrebbe tosto informato il S. Padre.

» Son poi passato dall'Em.mo Card. Rampolla, che si è mostrato addoloratissimo. Mi ha incaricato di scrivere ai Superiori che prende viva parte al nostro cordoglio, e che desidera d'aver notizie tutti i giorni.

» Commoventissima fu la visita all'Em.mo Vives. Sua Eminenza mi ha subito condotto nella sua cappella privata ed abbiamo pregato Maria SS. Ausiliatrice e Don Bosco.

» Ho pure partecipato la cosa all'Em.mo Card. Segretario di Stato, all'Em.mo Card. Vicario ed all'Em.mo Card. Gennari. Tutti hanno manifestato il loro dispiacere e fanno voti per la preziosa esistenza del caro infermo.

» In questa triste circostanza ho constatato, ancora una volta, di quanta stima e venerazione sia circondato il nostro amatissimo Superiore ».

A Don Rinaldi giungeva la seguente

« Molto Rev. Signore. - Il Santo Padre, appresa con vivo rammarico la notizia dell'infermità del rev.mo Superiore Generale D. Michele Rua, mentre fa voti pel ripristinamento della preziosa sua salute, gli imparte con effusione di cuore la apostolica benedizione. Nella speranza di novelle migliori sul venerando infermo, mi professo coi sensi di osservanza distinta di V. S. M. R. dev.mo servo - Giovanni Bressan. »

Anche l'Em.mo Card. Vives ha mandato un biglietto, pieno di delicatissima deferenza. Altri Eminentissimi Cardinali, Arcivescovi e Vescovi, e molte ragguardevoli famiglie, per lettera o con telegramma, fanno altrettanto.

Il Superiore della Piccola Casa della Divina Provvidenza invia il teol. Sanguinetti ad assicurare che in tutta la Casa (che ricovera oltre 7000 persone!) si prega per D. Rua e si fanno i più fervidi voti.

20 febbraio.

« Perdurando tutti i fenomeni di ieri, le condizioni dell'infermo sono stazionarie ».

Le richieste di notizie continuano incessanti da ogni parte e la stampa ci facilita il compito a soddisfarle. L'Osservatore Romano pubblica un articolo affettuosissimo. Ne spigoliamo una parte:

« Dio che tutto può, allontani la data fatale; noi non sappiamo pensare la Congregazione Salesiana senza il suo Rettor Maggiore, senza Don Rua. Egli è che più avvicinò il grande fondatore e padre, egli che più ritrasse dello spirito di Lui, egli a noi lo tramandò puro e vitale. La lunga dimestichezza che D. Rua ebbe col fondatore, la capacità ch'ebbe di mente e di cuore a intendere e ritenere i segreti della grande anima, lo indicarono nettamente quale successore e continuatore delle opere mirabili di carità e di redenzione iniziate da Don Bosco là nei deserti prati di Valdocco, fra una turba di fanciulli cenciosi ed estese poi ai più lontani lidi dell'America, dell'Asia e dell'Africa inospitale. In questo momento le case di missione sparse dall'Equatore alla Terra del Fuoco non sanno che il loro padre sta lottando fra la vita e la morte; ma ben conoscono quanto poca vitalità rimanga in quel corpo affranto dalle immani fatiche, rotto dai viaggi e dalle cure di un'azione mondiale. Tutti sanno che Don Rua da dieci, da quindici anni vive di una vita più celeste che terrena. La divina misericordia ascolti le preghiere e le suppliche di tanti innocenti, beneficati e soccorsi dalla carità salesiana, e ci conservi il Successore di Don Bosco ».

21 febbraio.

« Il venerando infermo riposò alcune ore nella notte. Le condizioni generali sono invariate, ma con polso alquanto più valido ».

Apriamo il cuore alla speranza!

Viene a visitarlo il comm. Costanzo Rinaudo, col quale s'intrattiene affabilmente.

- Mi ha fatto molto piacere questa visita, disse a D. Albera; specialmente per aver sentito Rinaudo a parlar così bene di Don Bosco!

22 febbraio.

« Perdura il leggero miglioramento iniziatosi da alcuni giorni: aumentata diuresi : discrete le condizioni del cuore: completa lucidità di mente ».

Alla sera vuole sempre recitare le orazioni in compagnia di alcuno. Ordinariamente non manca il suo direttore spirituale D. Francesia, perchè terminate le preghiere egli gradisce anche un buon pensiero, come si costuma in tutte le case salesiane. Il sermoncino di ieri sera si svolse su questa massima: lavorare col pensiero in Dio!

Il prof. Battistini definisce la malattia una miocardite senile.

Il Vescovo d'Aosta - Il triduo ai SS. Martiri - Gli Antichi Allievi di Lombardia - Il Vescovo d'Asti - Mons. Castrale - « Così muoiono i Santi! »

23 febbraio.

« Condizioni invariate, ma non troppo confortanti ».

Riceve con gran piacere la visita di Mons. Vincenzo Tasso, Vescovo d'Aosta; antico alunno dell'Oratorio.

Gli si annunzia che, per iniziativa di un antico condiscepolo, domani comincerà un triduo solenne nella chiesa parrocchiale dei SS. Martiri in città, per la sua guarigione. La notizia gli è carissima e prega che si manifesti tutta la sua riconoscenza al promotore.

Però, sollecitato ad esprimere ciò che pensi dell'esito della sua malattia, se ne schermisce dicendo:

- Sia fatta la volontà di Dio!

A sera appare un po' più sollevato. Prima di recitare le preghiere, si pone a declamare, fuori di ogni sua usanza e con gran sentimento, una lode in onore della Madonna, una delle prime lodi insegnate da Don Bosco ai suoi giovanetti e cantata con tanta grazia da uno dei compagni di D. Rua, il chierico Secondo Pettiva: O Maria, quando ti miro - abbracciata al tuo diletto

Don Francesia ne coglie occasione per invitarlo a pregare insieme con noi per la sua guarigione; ed egli benevolmente sorride.

A D. Angelo Rigoli, prevosto di Somma Lombardo e presidente dell'Unione Antichi Allievi Salesiani di Lombardia, che è venuto a recargli personalmente gli auguri di tanti affezionati ex-alunni, dice con effusione di cuore:

- Mi rallegro cogli Antichi Allievi, Perchè vedo che fanno bene, e che vanno crescendo in questa Unione, la quale è destinata a far del bene anzitutto a loro stessi e Poi alle loro famiglie e alla società. Li benedico di cuore.

Anche la rev.ma Madre Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Suor Caterina Daghero, è ricevuta in udienza con altre religiose. D. Rua ascolta con visibile interessamento le belle e consolanti notizie che gli sono date e benedice alle singole religiose del venerando Istituto.

Il Santo Padre, il quale ha voluto direttamente dal pro-Procuratore D. Munerati nuove informazioni sulla salute di Don Rua, ne ha appreso con vivo piacere il miglioramento, e facendo voti che esso abbia a progredire gli ha inviato nuovamente una speciale benedizione.

24 febbraio.

« Condizioni stazionarie ». L'iniziato miglioramento non accenna a progredire e ciò dà motivo a qualche apprensione per un temuto possibile regresso.

Si reca a visitarlo Sua Ecc. Rev.ma Mons. Luigi Spandre, Vescovo e Principe di Asti. L'affezionato discepolo chiede la benedizione a Don Rua colle lacrime agli occhi e non aggiunge parola: è conscio della triste condizione e non vuole maggiormente prostrarlo.

Nel pomeriggio, accompagnato dal teologo Franco e dal conte Olivieri di Vernier sale a trovar Don Rua anche Sua Ecc. Rev.ma Mons. Costanzo Castrale, Vescovo titolare di Gaza e Vicario Generale dell'Archidiocesi, venuto a presiedere la XIII Assemblea Generale della Federazione Agricola Piemontese, che si è tenuta nel teatrino dell'Oratorio.

Chiedono di esser presentati anche il Comm. Nicolò Rezzara di Bergamo, il conte Luigi Caissotti di Chiusano, il prof. Guido Blotto, l'ing. Rodolfo Sella, il cav. Oreste Macciotta, ed il teol. Suppo.

Don Rua li accoglie molto volentieri, e:

- Mi congratulo con loro, dice, che promuovono con tanto zelo il miglioramento agrario : anche questo è un bel mezzo per salvare delle anime!

Ricevuta la benedizione, l'eletto drappello esce frettoloso dalla piccola stanza, a stento comprimendo le lacrime; il Comm. Rezzara esclama profondamente commosso:

- Così muoiono i Santi!

Tristissima giornata - Una cara visita - Una lettera del Card. Rampolla - Il Vescovo di Massa Carrara -- La Principessa Gonzaga - Il Card. Mercier -- L'Arcivescovo di Smirne - Mirabile delicatezza - L'Arcivescovo di Vercelli.

25 febbraio.

« Notte insonne : indebolite le forze del cuore ».

E un giorno ben triste. Ricorrendo l'anniversario della morte del fratello Luigi « 25 febbraio 1851) D. Rua v'intrattiene a lungo il pensiero.

- Oggi credeva di morire, dice dopo cena a Don Francesia; credeva che mio fratello Luigi mi venisse a prendere!

- Ma tu non sei più di Luigi; sei nostro! e noi non vogliamo lasciarti partire. Ricordi? Il dì stesso della commemorazione che Don Bosco fece del tuo Luigi, il 30 marzo del 1851, venni io all'Oratorio e ci amammo sempre come fratelli.

-È vero. - E conchiudeva: - Ti raccomando di non dar l'allarme in casa! E intanto sia fatta la volontà del Signore!

Potè nondimeno ricevere alcune visite. Carissima gli fu quella del prof. Fr. Candido Chiorra, direttore del Collegio S. Giuseppe, e dell'alunno Guido Zorgno rappresentante tutti gli alunni dei fratelli delle Scuole Cristiane, delle quali Don Rua fu allievo per le scuole elementari e presso i quali fece la prima Comunione. Ricordando i suoi antichi superiori con gran tenerezza, disse che quella era stata per lui una delle visite più gradite e ne ringraziò il buon Direttore teneramente. Questi gli ripetè l'augurio più fervido per la Messa d'Oro, soggiungendo che teneva per certo che non avrebbe mancato di rallegrare in quei giorni anche i Fratelli delle Scuole Cristiane. Don Rua sorrise con piacere e soggiunse:

- Però bisogna fare i conti col Padrone!

Da Roma, diretta a Don Rua stesso, arriva una lettera dell'Em.mo Card. Rampolla:

« Rev.mo Signore, - Appresi con vivo dispiacere la sua malattia e non mancai di far voti al Signore per la sua pronta guarigione. Pregai poi il rev. Don Munerati che mi tenesse infornato continuamente dello stato di sua salute ed oggi sento con vivo piacere il suo non lieve miglioramento. Prego caldamente Iddio che voglia presto ridonarle la salute, affinchè per molti anni ancora Ella possa continuare a guidare sulla via luminosa del bene i figli di Don Bosco. Voglia poi gradire i sensi di distinta stima e particolare benevolenza coi quali godo riaffermarmi affezionatissimo nel Signore - Mariano Card. Rampolla ».

Mons. Varady telegrafa da Budapest i voti più ferventi di quei Cooperatori Salesiani radunati a Congresso. La notizia torna carissima a Don Rua, cui nient'altro è più caro dell'espansione dello spirito di D. Bosco.

Il Teol. Piano predica con incomparabile affetto il triduo che si tiene ai SS. Martiri. Cardinali, Vescovi ed altri eminenti personaggi continuano a chiedere quotidianamente notizie. Anche il Municipio di Torino manda più volte il giorno ad assumere informazioni.

Col treno delle 23 giunge Mons. Marenco, Vescovo di Massa Carrara.

26 febbraio.

« Condizioni invariate ».

Dopo di aver celebrato la S. Messa, Mons. Marenco sale a visitarlo e s'intrattiene a lungo a fianco dell'amato Superiore.

Sono ammessi anche la Principessa Gonzaga di Milano con uno de' suoi figli, il cav. avv. Maggiorino Capello con la consorte contessa Amalia, il can. prof. Gio. Battista Anfossi e il nipote pro. Giuseppe Rua, venuto appositamente da Roma.

Anche P. Gemelli, insieme col P. Provinciale dell'Ordine dei Minori, sale ad ossequiarlo.

Il Sindaco di Torino, senatore Teofilo Rossi, insieme coll'assessore avv. Riccardo Cattaneo, viene ad apporre personalmente la sua firma al al registro dei visitatori.

Alle 19.30 giunge l'Em.mo Card. Mercier, Arcivescovo di Malines e Primate del Belgio, in compagnia del suo Ausiliare Mons. Wacter. L'Eminentissimo è latore di una speciale benedizione del Santo Padre. Noi non dimenticheremo giammai la squisita bontà di quest'eminentissimo Principe di S. Chiesa, che dopo aver visitato la Badia di Montecassino, culla dell'Opera di S. Benedetto, volle recarsi alla casa-madre delle Opere Salesiane, per confortare D. Rua di una sua visita, e chiedere a nome del Governo Belga alcuni Salesiani pel Congo.

27 febbraio.

L'ammalato ha passato la notte in un benefico riposo; e gli è quasi cessata l'affannosa respirazione.

Ebbe le visite del Card. Mercier e di Mons. Arcivescovo di Smirne, che lo commossero vivamente; perciò d'ordine dei medici non ne fu più permessa alcun'altra; venne fatta una sola eccezione pel dott. Vignolo Lutati.

Il Card. Mercier salì alla camera di Don Rua, accompagnato dal Vescovo coadiutore, dopo aver celebrata la messa nel Santuario. Non appena si trovò dinanzi al venerando infermo che gli protendeva le braccia, con grande soddisfazione gli disse :

- Innanzi tutto compio il dolcissimo incarico commessomi dal S. Padre. Quando mi recai da S. S. in visita di congedo e gli dissi che mi sarei fermato appositamente a Torino per visitarvi il Superiore Generale dei Salesiani, mi disse: « Bene, Eminenza, porti a Don Rua la mia benedizione e gli esprima i voti più ardenti del mio cuore per la sua preziosa salute ».

E benedisse Don Rua, mentre tutti i presenti s'inginocchiavano. Avvicinatosi al letto dell'infermo, ne prese la mano baciandola ripetutamente commosso. Il seguito allora si ritirò ed il Cardinale rimase da solo con Don Rua in affettuoso colloquio per alcuni istanti; dopo di che Sua Eminenza, raccomandò alle preghiere di Don Rua la sua patria ed uscì profondamente commosso, fermandosi alquanto a pregare nell'attigua cappelletta di Don Bosco.

Ricevendo il dott. Vignolo Lutati, l'infermo esclamò:

- Oh caro dottore, come la vedo volentieri! Il dottore rispose

- Vengo come amico a visitarla, ma a condizione che non dica una parola.

E Don Rua, con quel senso di delicata riconoscenza ch'egli ha per tutti i benefattori, si limitò ad osservare:

- Veda, caro dottore, appena potei prendere un po' di vino, mi hanno dato del Barolo, mandatomi da casa Vignolo.

Ieri, a notte, è rientrato trepidante all'Oratorio il sig. D. Cerruti. Era già a Napoli, sulle mosse di recarsi a Catania per presiedere la prima adunanza di quei direttori diocesani, allorchè, ricevendo gravi notizie sull'esito della malattia, si misé subito in viaggio di ritorno. Don Rua lo ha riveduto con piacere e con interessamento paterno ha voluto sue notizie.

L'Em.mo Card. Vives, addolorato per le notizie dell'aggravarsi della malattia, rinnova auguri e voti: « sed ante omnia » - sono sue parole - domanda quello che più piacerà a Gesù, poichè Gesù ama ben più di noi e voi il carissimo infermo. »

Dopo cena, tutta la comunità si reca a dire le preghiere nel Santuario: e il direttore annunzia che il triduo solenne della Corte di Maria, fissato pei giorni 2, 3, 4 del prossimo mese, sarà offerto alla Beata Vergine per la salute di D. Rua.

28 febbraio.

« Condizioni stazionarie ».

Mons. Marenco, dopo d'aver celebrato nella cappelletta di Don Bosco, chiede la benedizione all'amatissimo infermo e torna alla sua diocesi.

E ammesso a visitare D. Rua soltanto l'eccellentissimo Mons. Teodoro dei Conti Valfrè di Bonzo, Arcivescovo di Vercelli, che nel 1887, essendo già Vescovo di Cuneo, fu a visitare nell'ultima malattia anche il nostro Venerabile Fondatore.

La « Corte di Maria » - Fa compassione - Suo interesse per i Missionari - I medici constatano un miglioramento - I Vescovi di Mondovì e di Casale - La morte di D. Lazzero.

1° marzo.

Continuano a giungere da ogni parte auguri di perfetta guarigione.

D. Francesia dovrebbe recarsi a predicare un corso di esercizi spirituali fuori di Torino, e Don Rua mostra desiderio che non si allontani. Si ammira la delicatezza dell'infermo, quantunque non senza preoccupazioni.

2 marzo.

« Condizioni invariate ».

E il primo giorno della Corte di Maria nel Santuario: l'altare è messo a festa come nelle più grandi solennità: gli alunni, insieme coi confratelli, si alternano in divote preghiere ai piedi di Maria Ausiliatrice. C'è tutta l'illusione di una gran festa mariana. La otterremo la grazia sospirata?

Don Rua è unito con noi nella preghiera. Al direttore D. Marchisio stamane ha detto:

- Voi fate la Corte di Maria per me: ma io l'ho cominciata prima di voi. Suonando mezzanotte era desto e ho detto alla Madonna: « Ecco! comincia ora la vostra Corte; mi unisco anch'io a rendervi omaggio con tutti i vostri figli dell'Oratorio! »

Oggi si è alzato un istante, perché si dovette accomodargli il povero letto. E solo dal 27 novembre u. s. che si adattò ad avere un letto in camera e per volere del dottore. Fino a quel giorno, per tanti anni di seguito egli ha preso costantemente i brevissimi sonni in un semplice divano, che ogni sera si convertiva in lettuccio.

Ha voluto provare a dar un passo per la stanza, ma non ne ha avuto le forze. Veder tanta energia di volontà in un corpo così disfatto, fa proprio compassione!

3 marzo.

Il secondo giorno della Corte di Maria! Si prega con gran fervore; anche i corrigendi della Generala fanno voti per ottenere la miracolosa guarigione; si spera da tutti

I Direttori dei Cooperatori Salesiani di Sicilia raccolti in adunanza regionale a Catania inviano auguri e voti ferventissimi. Don Rua riconoscente, manda ad essi i suoi ringraziamenti e la sua benedizione.

4 marzo.

L'ultimo giorno della Corte di Maria! Il devotissimo triduo non potrebbe terminare più solennemente: è il primo venerdì del mese e ad onore del S. Cuore di Gesù nel Santuario si fa l'esposizione del SS. Sacramento dalle 6 del mattino alle 8 di sera. Dal più profondo dell'anima sia benedetto il Signore ; questi giorni il signor D. Rua li ha passati discretamente.

D. Stefano Pagliere, ispettore delle case salesiane della Patagonia Settentrionale, compiendo fin dal principio dell'anno l'ufficio di segretario nell'anticamera del sig. D. Rua, ha la fortuna di poterlo avvicinare frequentemente.

Il venerando infermo s'intrattiene a lungo con lui a parlare dell'America, dell'Argentina e delle Missioni della Patagonia. Esprime sovente la dolce soddisfazione che prova nel ricevere le lettere dei Missionari, molti dei quali a quando a quando ricorda con intensissimo affetto. Don Pagliere ne è commosso ed ammirato, e talvolta:

- Sig. D. Rua, esclama, Ella ama molto l'America e i Missionari!

- Sicuro! procuro di amarli come li ha amati Don Bosco.

- Allora mi conceda per tutti una speciale benedizione!

- Volentieri, volentieri !... e la mano paterna si leva più volte nel corso della malattia a benedire affettuosamente tutti i Missionari!

5 marzo.

Ricevendo qualche visita, egli si mostra con tutti di una carità così gentile e profumata che commuove. Tutti escono dalla sua camera colle lacrime agli occhi.

6 marzo.

È domenica. Nell'Oratorio festivo di S. Francesco di Sales ed in quello femminile di S. Angela Merici si fanno ferventi preghiere. Degna di speciale encomio è la commovente funzione celebratasi nell'Oratorio femminile con un'imponente Comunione generale. Il Cielo continui a benedire le nostre preghiere: i medici questa sera constatano anch'essi un vero miglioramento! Deo gratias!

7 marzo.

Il miglioramento continua.

Vengono a visitarlo Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Battista Ressia, Vescovo di Mondovi e Sua Ecc. Rev.ma Mons. Lodovico dei Marchesi Gavotti, Vescovo di Casale, al quale domanda la benedizione.

Alle 6.3o di questa sera muore a Mathi Torinese il Sac. D. Giuseppe Lazzero, uno dei più cari alunni di D. Bosco. Sarà un vero dolore per D. Rua, eppure non par conveniente di celarglielo a lungo, poichè egli è costante nel domandarne notizie.

8 marzo.

Gli viene annunziata la morte di D. Lazzero. Il buon Padre n'è intimamente accorato, domanda particolari e ringrazia per la delicatezza usatagli di non avergli data la triste notizia ieri sera. Quindi quasi sorridendo

- Caro D. Lazzero! esclama ; ha finito di soffrire, ha finito di soffrire! ha terminato il suo lungo purgatorio! - E si raccoglie a pregare.

9 marzo.

Ha passato la notte completamente insonne, rievocando a quando a quando la figura dell'amato defunto.

- Don Lazzero mi chiama ! ripete più volte;

D. Lazzero mi aspetta !

Che penosa impressione! Entriamo in un nuovo periodo di peggioramento?

L'Em.mo Card. Maffi - Scena commovente - Par che migliori - Si prescrive un orario - Il Vescovo d'Ivrea - La festa di S. Giuseppe.

10 marzo.

Nonostante l'insonnia notturna le condizioni dell'infermo appaiono discrete; ma in realtà egli è in un periodo di deperimento progressivo. I medici non c'illudono; eppure speriamo...

Questa sera è giunto a Torino Sua Eminenza il Card. Maffi, ospite dell'Em.mo Card. Richelmy, per predicare un corso di esercizi spirituali ai Soci delle Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli.

È da sapersi che il Consiglio Superiore delle Conferenze pregava Don Rua a raccomandare l'ardita domanda: e D. Rua annuì. L'Em.mo, il quale aveva detto che se Don Rua accettava la parrocchia di Marina di Pisa, non gli avrebbe mai detto un no quando gli avesse domandato un favore, ricevuta l'accennata domanda, disse ai famigliari:

- A Don Rua non posso dir di no; bisogna che vada a Torino!

E venne. Sceso alla stazione, con ansia premurosa ne ha chiesto subito notizie. Che venerazione ha pel Successore di D. Bosco questo Principe della Chiesa!

11 marzo.

Il miglioramento, constatato 5 giorni or sono perdura, ma è stazionario.

Alle 9, l'Em.mo Card. Maffi, accompagnato dal segretario Mons. Calandra, si reca a far visita a Don Rua. Nell'anticamera s'incontra col dott. Battistini e col dott. Clerico, dai quali l'Em.mo Principe apprende, con grande compiacenza, notizie un po' più confortanti; entra quindi nella cameretta dell'infermo.

E un istante oltremodo commovente. Il Cardinale confortò D. Rua colle più tenere espressioni di augurio e colle buone notizie del bene che si va operando nell'Oratorio festivo di Pisa e nella novella Parrocchia di Marina di Pisa; quindi assecondando il desiderio di Don Rua e del suo gran cuore, benedisse all'ammalato. In fine, prostrandosi, volle Egli stesso la benedizione dal pio vegliardo.

12 marzo.

Il Card. Maffi viene a celebrare la S. Messa all'altare di Maria Ausiliatrice per tutti i giovanetti. Commosso allo spettacolo delle numerose comunioni, dopo messa se n'è congratulato con loro, e, prendendo l'argomento dal Vangelo del giorno, ha loro raccomandato di essere sale e luce in mezzo ai compagni e poi in seno alla società.

L'infermo non va peggiorando, ma il miglioramento, purtroppo, non progredisce. Scemano nuovamente le speranze.

13 marzo.

Il promotore del Triduo ai SS. Martiri, ad im pegnar meglio la misericordia del Signore, ha indetto per questa sera una funzione di ringraziamento pel leggero miglioramento ottenuto. E riuscita commovente. Fu invitato a dar la benedizione D. Francesia.

14 marzo.

Le speranze si ravvivano alquanto : ha riposato bene ed appare discretamente sollevato.

Ma egli stesso non s'illude: detta l'inventario della sua camera, specificando il contenuto di ogni scaffale e di ogni cassetto con una fermezza di mente meravigliosa: preciso qual fu sempre, si dispone ad esserlo sino alla fine.

15 marzo.

È un mese che è a letto; e vedendo che le condizioni accennano a rimanere stazionarie, di una cosa sola si preoccupa, di occupar bene il tempo. Chiama Balestra, e gli dice:

- Prendi un foglietto di carta e fa' il Piacere di scrivere.

E detta:

« Orario ad esperimento. » 5, sveglia.

» 5.20, messa e comunione e ringraziamento. » 6.15, meditazione.

» 6.45, riposo.

» Dalle 8 alle 9, visita dei medici e colazione con qualche udienza.

» 9 (Rimedio), qualche udienza di estranei secondo convenienza e possibilità (e riposo). » 12, pranzo e un po' di conversazione. » 14, riposo.

» 15.30, preghiera, lettura e qualche diversivo. » 16, rimedio.

» 18, riposo e qualche diversivo.

» 20, cena, orazioni e disposizioni Per la notte. NB. - Se ne raccomanda l'osservanza al fedele coadiutore Balestra ».

16 marzo.

Stante l'attenzione con cui si seguono le minime vicende della malattia, si viene a sapere che si è imposto un orario, e che il fido coadiutore che l'assiste, conscio della singolare regolarità dell'infermo, se n'è assunta la più scrupolosa osservanza.

Si è già notato infatti che al mattino, alle 5 precise, il buon Balestra sta origliando presso l'uscio semiaperto della stanza di Don Rua, nella quale omai veglia per turno tutta la notte in aiuto dell'infermiere qualche confratello... E non appena sente che l'infermo si muove o dà un colpo di tosse, batte leggermente le mani e « Benedicamus Domino!». E Don Rua con meravigliosa prontezza: « Deo gratias! » Egli stesso lo vuole e subito si dispone ad ascoltare la S. Messa. Le coltri son coperte da una bianca tovaglia e non appena il piccolo campanello dà cenno che la messa comincia, si segna e risponde al sacerdote insieme col serviente, quindi, aperto il suo piccolo messale, segue passo passo le singole parti del S. Sacrificio.

Non appena adunque si seppe del fermo proposito dell'accennato orario - che in realtà fu quello di tutti i giorni della malattia - Don Francesia raccolse alcune affettuose rimostranze e dolcemente le espose a D. Rua. Chi lo crederebbe? Il buon Padre non disse nulla, ma dall'espressione del volto fe' comprendere come gli desse pena il vedere che si volesse rimuoverlo da un proponimento che gli pareva possibile effettuare.

17 marzo.

Viene a visitarlo Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Matteo Filippello, Vescovo d'Ivrea. Vuol vederlo anche il buon P. Roberto da Nove, che predica con tanta ammirazione la S. Quaresima alla Metropolitana. Don Rua accoglie il pio e dotto religioso con quella cordialità che ispirano i PP. Cappuccini, si congratula con lui del gran bene che fa, soggiunge che se fosse stato in salute, anch'egli si sarebbe recato ad ascoltarlo e vuole che sia trattenuto a pranzo con i superiori. P. Roberto, che si era preso un giorno di riposo e l'aveva in gran parte dedicato a visitare l'Oratorio, dopo di averne ammirato le singole parti, partendo oseremmo dire entusiasmato non finiva di ripetere:

- Mi ha profondamente colpito tutto quanto ho veduto; ma ciò che mi ha commosso è la visita fatta a Don Rua: quell'uomo è un santo!

All'ispettore D. Giulio Barberis che gli dice delle fervorose preghiere che si fanno per lui nell'Ispettoria Centrale, dà l'incarico di portare a tutti la sua benedizione. Il buon Padre enumera ad una ad una quelle case da lui predilette e si commuove vivamente nell'udire la pietà di alcuni giovani delle Scuole Professionali di S. Benigno Canavese, che fin dal principio della malattia fanno ogni sera mezz'ora di adorazione dopo le consuete preghiere per implorare la grazia, della sua guarigione.

18 marzo.

La vigilia di S. Giuseppe! Con vivo affetto ricorda Don Lazzero e vari confratelli e benefattori che portano questo nome, e promette di pregare per tutti. Al fido Giuseppe Balestra:

- È anche il tuo onomastico ! ripete sorridendo, mentre questi si sforza di sollevarlo sui cuscini.

E poichè il poveretto, da solo, com'è in qualche istante, non ci riesce: - Tira su, tira su fin che puoi, continua, ti renderò poi il cambio, cercando di tirarti in Paradiso!

Il pensiero più caro ed affettuoso è per il Santo Padre, che sa quanto s'interessi di lui e della sua malattia: ed il Prefetto Generale D. Rinaldi telegraferà a Sua Santità i voti ferventi della Pia Società Salesiana e quelli del suo venerando Superiore infermo.

19 marzo.

S. Giuseppe! Nel Santuario di Maria Ausiliatrice si celebrano funzioni solenni. Il cuore di tutti ha lo stesso sospiro:

- Signore, guarite Don Rua!

Le condizioni sono sempre stazionarie.

Un pensiero delicato - Pei Cooperatori - Un articolo di un giornale americano - Riceve il SS. Viatico - Preziosi ricordi - Un lieto augurio.

20 marzo.

Domenica delle Palme! Avvezzi da tanti anni a veder Don Rua all'altare di Maria Ausiliatrice a compiere con edificante pietà i riti solenni della settimana santa, tutti sentono più viva la sua assenza.

Neppur egli si scorda delle pie usanze e con delicato pensiero invia in dono una palma benedetta a vari benefattori, incaricando D. Rinaldi di augurare ad essi, da sua parte, « di vincere tutte le difficoltà della vita in modo da giungere a raccogliere l'ultima palma in Paradiso ».

21 marzo.

Forse noi c'illudiamo! ma anch'egli alimenta le nostre speranze.

Richiesto di una parola pei Cooperatori, essendo per essere impaginato il Bollettino del mese di aprile, con grande affetto e ponderazione risponde:

- Dite ai Cooperatori che li ringrazio ! so che pregano molto per me, ed io pure prego per tutti, Cooperatori, Cooperatrici e rispettive famiglie. Quanto alla mia salute, sono nelle mani di Dio ; se piacerà al Signore di farmi guarire, dichiaro fin d'ora di voler consacrare quella vita, che Egli mi darà, a bene di tanta gioventù, come ho procurato di far sempre fin qui, e per tutte quelle opere di carità che i Salesiani hanno comuni coi Cooperatori. E se piacerà al Signore di chiamarmi a Sè

Lo si interrompe dicendo

- Oh no! signor Don Rua, ella deve celebrare la Messa d'Oro!

Ed egli, con dolce sorriso, ripetendo la frase conchiude:

- . . . e se piacerà al Signore di chiamarmi a Sè, prometto che continuerò a pregare egualmente per tutti, anche dall'altro mondo.

Giunge la risposta del telegramma inviato al S. Padre:

« D. Rinaldi Prefetto Salesiani, Torino. - Santo Padre grato figliale omaggio ringrazia e di cuore benedice V. S. Venerando Superiore Don Rua e Salesiani tutti. - R. Card. Merry del Val.

22 marzo.

Dunque non c'è più alcuna speranza? Purtroppo il miglioramento è scomparso e il venerato infermo è nelle stesse condizioni di un mese fa, con l'aggravante della prostrazione prodotta da un mese di sofferenze. I medici lo dicono con dolore:

- Siam tornati indietro !

Il « Momento » pubblica un articolo della « Patria degli Italiani », il noto e diffuso giornale di Buenos Ayres, il quale rende solenne omaggio al Successore di D. Bosco.

« I giornali cittadini, scrive il quotidiano di Buenos Ayres nel numero del 23 febbraio, illustrando l'articolo col ritratto di Don Rua, da qualche giorno pubblicano telegrammi trepidanti da Roma sulle gravi condizioni del Superiore dei Salesiani, e accennano al serio timore di imminente decesso. La notizia deve rivestire certa qual'importanza se la stampa di ogni fede politica se ne occupa largamente; e così il telegrafo premuroso di trasmettere comunicati sullo svolgimento della malattia, ci offre l'occasione di parlare un poco dell'uomo e della sua opera. Sulle colonne di un giornale, quale « La Patria degli Italiani » che al disopra delle prevenzioni aprioristiche sa ponderare i meriti di quanti amano la nostra patria e beneficano l'umanità, sarà bene sintetizzare quanto Don Rua fece durante 22 anni di sua direzione. Sarà tributo di affetto e di giustizia...»

L'articolo si chiude con queste parole:

« Quest'anno, che doveva coronarlo di gioia nella celebrazione solennissima di sua Messa d'Oro, quest'anno forse sta per trasformarsi in luttuoso e le feste imminenti del 24 giugno saranno forse finite con una dolorosa notizia. Accanto ai fiori di un altare si aprirà una tomba? Vogliamo sperare di no; ma comunque, mentre il mondo trepida per la esistenza di D. Rua, mentre anche la Casa di Savoia si interessa vivamente addolorata di questa notizia, è giusto tributare un omaggio di riverente gratitudine a quest'uomo, mente e cuore di apostolo che amò la patria, elevò gli umili, seguì coll'opera di protezione l'emigrante italiano nella terra del Sol di maggio. La riconoscenza non conosce partiti»,

23 marzo.

L'aggravamento si accentua. Fa pietà il vederlo. Nei primi giorni della malattia indossava la talare, pur rimanendo a letto come seduto e restando appoggiato ai guanciali; poi si copriva la persona con una sciallina nera, allo scopo di ricevere più convenientemente che gli era possibile la S. Comunione ed i visitatori; ora si deve contentare di un semplice cravattone, e dopo messa è costretto a rimettersi interamente sotto le coltri, ove giace immobile, dolorosamente pendente sul fianco sinistro. La faccia, che nello stato normale era divenuta d'una macilenza impressionante, torna ad enfiarsi; così anche le mani.

Conscio del suo stato, egli vuol ricevere la S. Comunione in forma di Viatico ma senza impressionarci, e dispone che all'indomani, giorno della Comunione dei Sacerdoti, gli sieno recate le Specie Eucaristiche dal Santuario di Maria Ausiliatrice. La notizia, quantunque palliata di squisita carità paterna, si diffonde in tutta la casa, addolorando ogni cuore.

24 marzo.

Giovedì Santo! Alle 6.15, prima di dar principio alla funzione di rito nel Santuario, il Prefetto Generale D. Rinaldi, accompagnate da tutti i confratelli della casa con cerei accesi, salendo lo scalone dell'antica sala di studio e attraversando la biblioteca reca a Don Rua il SS. Viatico.

Nell'estrema sua semplicità la cerimonia non poteva riuscire più solenne. Non appena il celebrante ebbe pronunziato, con lo schianto nel cuore e le lacrime agli occhi, il Misereatur e l'Indulgentiam, D. Rua fe' cenno di voler parlare. Tutti appuntarono ansioso lo sguardo su lui, ed egli, fattosi sollevare sui guanciali, con chiara voce che si udì anche dalle stanze vicine, rivolse ai presenti una raccomandazione, che sarà letta con tenerezza anche dai posteri

- In questa circostanza mi sento in dovere di indirizzarvi alcune parole.

» La prima è di ringraziamento per le continue vostre preghiere. Tante grazie! Il Signore vi rimuneri anche per quelle che farete ancora.

» Un'altra parola voglio dirvi, perchè non so se avrò occasione di parlarvi altre volte, tutti insieme raccolti: vi raccomando che la presentiate anche agli assenti. Io pregherò sempre Gesù per voi. Spero che il Signore esaudirà la domanda che faccio per tutti quelli che sono in casa ora ed in avvenire. Mi sta a cuore che tutti ci facciamo e conserviamo degni figli di Don Bosco! Don Bosco al letto di morte ci ha dato un appuntamento a tutti: « Arrivederci in Paradiso! » È questo il ricordo che egli ci lasciò. Don Bosco voleva con sè tutti i suoi figli: per questo tre cose ci raccomandò:

» 1) Grande amore a Gesù Sacramentato;

» 2) Viva divozione a Maria SS. Ausiliatrice ;

» 3) Grande rispetto, obbedienza ed affetto ai Pastori della Chiesa e specialmente al Sommo Pontefice

» E questo il ricordo che anch'io vi lascio. Procurate di rendervi degni di essere figli di D. Bosco.

» Io non tralascierò mai di pregare per voi. Se il Signore mi accoglierà in Paradiso con D. Bosco, come spero, pregherò per tutti delle varie Case e specialmente di questa ».

Nessuna persona esterna fu presente alla commoventissima scena, tranne alcune figlie di Maria Ausiliatrice ed il prof. Bettazzi, che l'aveva chiesto in supremo favore e nel registro d'anticamera si diceva « fortunato di aver assistito al Viatico di un Santo! »

25 marzo.

Ieri, dopo ricevuto il Viatico, apparve più sollevato; questa notte ha potuto riposare discretamente; e noi torniamo a sperare.

Egli però non s'illude. L'affettuoso interesse, mostrato dai nipoti che lo visitano quotidianamente, non gli fa. dimenticare altri parenti che dimorano fuori di Torino. Questi non osavano disturbarlo; ma egli li fa chiamare e, un per uno, li vuol vedere ancor una volta, a tutti chiede notizie, dice qualche buona parola e, salutandoli affettuosamente, dà loro l'appuntamento pel Paradiso.

26 marzo.

Sabato Santo! Don Gusmano, appena finita la funzione di rito, si reca ad augurargli un buon alleluia, soggiungendo che tutti avremmo bramato di vederlo in piedi quel giorno, ed egli benevolmente risponde:

-Veramente anch'io sperava di esser già alzato!

È ammessa a visitarlo Suor Eulalia Bosco, pronipote al Venerabile e Visitatrice delle Case dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Piemonte, in compagnia della sua Segretaria; vogliono un pensiero, una parola da mandare alla Madre Generale ed a tutte le Suore.

- Dite alla Madre, egli dice, che auguro che questa Pasqua sia apportatrice di pace, di consolazione e di fervore per le Madri, pe le Superiore delle Case, le Suore e per tutte le novizie. Questo è l'augurio di Pasqua del 191o!... Se poi il Signore mi lascierà in vita, allora andrò a far qualche visita a Nizza e compirò l'augurio.

Un'ora allarmante - Riceve l'Estrema Unzione - Il Generale Sanminiatelli - La sua riconoscenza pei medici curanti -Verso la fine.

27 marzo.

Pasqua di Risurrezione!

Il giorno santo passa discretamente, sebbene non si accentui quel miglioramento che osavamo aspettarci. Però questa sera da tutti si ha una stretta ben dolorosa al cuore.

Verso le 9.30 si manifestano nell'inferno alcuni fenomeni di embolia puntiforme : a poco a poco egli perde la parola e la conoscenza. In un attimo si raccolgono attorno al suo letto i Superiori, mentre si telefona al dott. Battistini che accorre immediatamente colla sua automobile e ci conforta dicendo che il fenomeno è passeggero e scomparirà del tutto senza lasciar traccia.

Difatti torna pienamente in sè e con maraviglia si vede accanto Don Rinaldi, D. Albera, D. Cerruti, D. Bertello, D. Piscetta, tutti i Superiori.

Questi, dissimulando, un dopo l'altro gli dànno la buona notte e si ritirano per non metterlo in troppa apprensione.

28 marzo.

D. Rua è un po' impressionato del caso di ieri sera:

- Vi ho spaventati tutti! ha detto stamane a Balestra; e si è fatto spiegare come fosse andata la cosa.

I dottori Battistini e Clerico (il quale vien sempre a visitarlo anche la sera) hanno constatato che ogni conseguenza del pericoloso fenomeno è fortunatamente scomparsa. Mentre essi spiegano a D. Rinaldi come sia avvenuta la cosa, ecco che si presenta Balestra:

- E non potrebbero, dice loro, permettere al sig. D. Rua di alzarsi un poco quest'oggi? Sorridendo cortesemente:

-Oggi non è possibile, risponde il dott. Battistini; vedremo domani!

Chi lo crederebbe? L'ingenua domanda era stata posta sul labbro del fido inserviente dallo stesso D. Rua, il quale voleva forse dissipare in noi l'ansietà suscitata dal pericolosissimo caso.

Tuttavia i medici gli han permesso di prendere pochi grammi di carne: si vuol vedere se è possibile rimetterlo alquanto in forze, le quali vanno progressivamente scemando.

Però non possiamo più illuderci. Per questo, verso le 18.3o, Don Rinaldi, previo accordo cogli altri Superiori, si presenta a lui, e:

- Sig. Don Rua, gli dice; omai abbiamo esperimentato ogni rimedio, e senza risultati ; vorrebbe provare a ricevere l'Olio Santo? Chi sa che non sia per tornarle efficace anche alla sanità corporale...

-- Volentieri, volentieri, egli risponde, e additandogli la scansia - prendi subito il rituale! e vuol che gli legga tutte le rubriche e le singole preghiere assegnate per l'amministrazione di questo Sacramento, che subito dopo, presenti i soli membri del Capitolo Superiore, gli è amministrato dal direttore spirituale D. Albera. In casa non si sa da altri: si è elusa la vigilanza degli stessi inservienti ed infermieri, e ciò per desiderio. dell'infermo, che non vuol contristare « innanzi tempo » i suoi figli e benefattori.

Terminata la cerimonia, chiama a sè D. Rinaldi e lo ringrazia con effusione di cuore del pio suggerimento.

29 marzo.

Non si sa più che cosa pensare della malattia dell'amato Superiore. Le sue parole ora ci aprono il cuore alla certezza di una guarigione, ora ci tolgono ogni speranza: ma l'effetto delle preghiere è evidente. Nessuno, umanamente parlando, sa darsi ragione dei ripetuti accenni ad un miglioramento scientificamente e fisicamente impossibile.

30 marzo.

Riceve la visita del Tenente Generale conte Carlo Sanminatelli Zabarella, Comandante la Divisione Militare di Livorno. L'infermo s'intrattiene col suo nobile visitatore con meravigliosa prontezza di spirito, a segno che questi, uscito in anticamera, ci esprime la sua intima convinzione che Don Rua ha da guarire!

Per altro l'amato Padre è già da qualche tempo che durante il giorno è frequentemente assopito. È vero che le notti passano disagiatamente o dolorosamente insonni; tuttavia i dottori ne pronosticano male.

Povero D. Rua! soffre per grave enfiagione alle gambe, che per molto tempo eran divenute tutta una piaga; ed ora quanto non deve soffrire per nuove piaghe prodotte dal lungo decubito! Eppure non un lamento! Se gli si chiede: - Soffre molto, sig. D. Rua? -ordinariamente risponde: - No, no! - ben rare volte: - Un poco!

Il suo pensiero è sempre rivolto alla maggior gloria di Dio ed alla salute delle anime. Dice a D. Albera

- Fin da quando frequentava le scuole dei Fratelli a Porta Palatina lessi sempre con piacere gli annali della « Propagazione della Fede ». Anche in mezzo alle mie occupazioni cercava tempo per osservarli e mi pare di aver fatto quello che ho potuto per propagare quest'opera. Oh! se anche dopo la mia morte i miei figli continuassero ad occuparsene !

Gli fa molto piacere il sentire che in una nostra casa all'Estero si radunano mensilmente i preti circonvicini per fare l'esercizio della Buona Morte col metodo di D. Bosco

- Oh quanto bene, osserva, fanno tutte le cose che ha stabilito il nostro caro Padre D. Bosco!

Pieno di riconoscenza, nonostante che i medici gli raccomandino di non stancarsi, se viene a conoscere che qualcuno desidera vederlo, egli vuole che sia tosto introdotto. Gli dicono che una vecchia Suora del Rifugio sarebbe felice di ricevere la sua benedizione

- Sì, sì, che voglio vederla, esclama ; desidero ringraziare questa suora e il Rifugio, perchè hanno sempre lavorato per noi...

Dopo gli si fa osservare

- Ma lei soffre e si stanca con tante visite. - Eppure la carità vuole così e non si può fare altrimenti.

31 marzo.

Il mese si chiude in una grande trepidazione. I dottori, che erano già impressionati per un esaurimento generale con accentuata depressione cardiaca, tornano questa sera a visitarlo, e dolorosamente ci dicono che siamo alla fine : la scienza non ha più alcuna risorsa!

L'infermo, non preoccupandosi punto del male, prende fra le mani quella del dott. Battistini e glie la stringe con affetto dicendo:

- La ringrazio di quanto ha fatto per me. Se il Signore mi riceverà in Paradiso, continuerò a pregar sempre per lei e la sua famiglia!

Il dottore gli bacia la mano e si ritira profondamente commosso.

A D. Angelo Bologna, che si reca ogni giorno a salutarlo, ha detto

- Don Bologna mi guarda, ma presto gli darò l'addio !

A Don Lemoyne, che, tornato da Mathi dopo la morte di D. Lazzero, si reca ogni sera a tenergli compagnia, e con cui conversa volentieri ricordando molte volte i primi tempi dell'Oratorio, sere fa ha detto

- Dobbiamo abbandonarci, caro D. Lemoyne, dobbiamo abbandonarci !

Ha pur ringraziato tutti gli infermieri.

Il Capitolo Superiore della Pia Società delibera che si compia un triduo di preghiere nel Santuario di Maria Ausiliatrice.

VERSO LA FINE.

Il triduo solenne - Va declinando - Il giorno dei ricordi - L'ultima Circolare alle Case Salesiane - Ai Cooperatori - Santa serenità.

1° aprile.

É il primo venerdì del mese, e nel Santuario è esposto dal mattino alla sera il SS. Sacramento. I membri del Capitolo si son riserbate le funzioni di questo triduo, e insieme cogli altri confratelli e con gli alunni si alternano in adorazione innanzi il SS. Sacramento.

Il dott. Battistini rilascia un ben triste « Bollettino ».

Le condizioni, già molto gravi per la presenza di un disturbo di circolo immanente, dovuto a miocardite senile, sono andate in questi ultimi giorni peggiorando per un esaurimento progressivo. Dato lo stato attuale, pur troppo, non solo non vi sono più speranze di un relativo miglioramento, ma si deve prevedere non lontano un esito infausto. Attualmente non vi è pericolo prossimo, ma questo pericolo può farsi a breve scadenza; ed anche l'esaurimento organico - per sè - può essere causa della morte, in un periodo di qualche settimana.

Lo stesso Don Rua a quanti oggi lo avvicinano par che non faccia più misteri sulla sua convinzione di un imminente trapasso e a tutti dà santi ammonimenti e ricordi e l'arrivederci in Paradiso !

Non è possibile ripetere tutte le sante ammonizioni

Al direttore D. Marchisio disse:

- Dirai ai giovani che è una grazia grande che loro ha fatto la Madonna nel farli venire in questa sua Casa. Di' loro che se ne rendano più degni collo studio, col lavoro, col buon esempio e colla pietà. A quelli che vi sono ed a quanti verranno raccomandate sempre la frequenza ai Sacramenti e la divozione a Maria SS. Ausiliatrice.

Con D. Rinaldi s'intrattenne per oltre mezz'ora con grande serenità, incaricandolo di particolari ricordi pei Salesiani, per le Figlie di Maria Ausiliatrice e pei Cooperatori.

Pei Salesiani ripetè gli ammonimenti dati con solennità il 24 marzo

- Ai Confratelli raccomanda quanto dissi il giorno che ricevetti il Santo Viatico e ricorda loro che sarà nostra fortuna l'essere stati fedeli nel mantenere le tradizioni di D. Bosco e l'aver evitato le novità.

Per le Figlie di Maria Ausiliatrice

- Dirai che esse sono molto amate da Maria Ausiliatrice; procurino di conservare questa predilezione della nostra cara Madre!...

Pei Cooperatori ripetè, con espressioni commoventi, tutta la sua riconoscenza

Quando venga a morire, non occorre scrivere ai Cooperatori una lettera, come si fece per Don Bosco. Tuttavia desidero che si dica loro che conservo tutta la riconoscenza per l'aiuto che hanno prestato alle opere nostre. Se D. Bosco disse che senza di loro avrebbe fatto niente, quanto di meno avrei fatto io che sono un poveretto! Sono quindi obbligato di ricordarli in modo particolare. Io pregherò per loro, per le loro famiglie ed amici, perchè il Signore li ricompensi in questa e nell'altra vita!

A D. Minguzzi disse con grande affetto

- Benedico te e le tue opere : continua con coraggio : ricordami al Circolo degli Antichi Allievi e di' loro che li benedico tutti.

A Don Barberis, che sta preparando una nuova edizione della vita di Don Andrea Beltrami

- Siamo sempre stati amici ; voglio che continuiamo ad esserlo per tutta l'eternità... Coraggio! Raccomandati anche a Don Bosco e a D. Beltrami. Anch'io in tutti i giorni della mia malattia mi son raccomandato e mi raccomando tutti i giorni anche a D. Bosco e a D. Beltrami !

Ed alla pia genitrice di questo caro salesiano, morto in concetto di santità, la signora Caterina Beltrami di Omegna che gli chiede la benedizione, dopo di averla soddisfatta, soggiunge:

- Ora mi ottenga lei dal caro D. Beltrami la sua benedizione e che mi continui la sua protezione!

2 aprile.

Nel Santuario, secondo giorno del triduo. Le stesse funzioni e pratiche di pietà solite a compiersi nella Corte di Maria.

Il dott. Battistini conferma il « Bollettino » di ieri, soggiungendo: Caricandone le tinte. Don Rinaldi, con apposita circolare comunica a tutte le Case Salesiane l'imminente pericolo.

D. Rua riceve la visita del sig. D. Eugenio Reffo, che gli reca gli auguri e le preghiere che innalzano per lui il Superiore e tutti i membri della Pia Società di S. Giuseppe. Ringrazia commosso e chiede notizie del fratello prof. Enrico, valente pittore.

- Oh! lavora sempre e molto.

- E bene! aggiunge delicatamente D. Rua.

Ricordando la speciale indulgenza plenaria da lucrarsi al punto preciso della morte, concessa a D. Bosco nel 1858 dal S. Padre Pio IX per tutti quelli che erano allora presenti all'Oratorio, si rallegra che il S. Padre Pio X l'abbia estesa a tutti i fedeli che dichiarano di accettare dal Signore qualunque genere di morte piacerà a lui di mandar loro, e conchiude

- Aiutatemi, perchè io la possa guadagnare! Suggeritemi in quell'ora delle giaculatorie, ed anche quando non fossi più in me, datemi di quando in quando l'assoluzione.

- E suggerendole molte preghiere, non la stancheremo, non la disturberemo nella sua unione con Dio?

- No, anzi mi farete molto piacere. E dice a D. Albera

- Dopo morte, dove mi metterete?

Che volesse manifestare il desiderio di riposare accanto a Don Bosco? Don Albera, assai impressionato, risponde

- Oh! sig. D. Rua, noi non pensiamo a queste cose! anzi speriamo che Ella possa guarire e compiere ancor tanto bene!

L'infermo nell'estrema sua delicatezza non solo non insiste, ma quasi a cancellare la penosa impressione prodotta dalle sue parole, volgendo la domanda in ischerzo, continua

- Sai? ti faceva questa domanda, perchè non vorrei il giorno del giudizio universale andare a cercare le mie povere ossa in un luogo, mentre sono in un altro, e dovere girar molto per trovarle!

Un'iniziativa degli Operai Cattolici - L'ultimo giorno del triduo - « Siamo agli sgoccioli » - Il « Bollettino » terribile - « Vocazioni, vocazioni! » - Gli ultimi ricordi - Vuol che gli si leggano le preghiere dei moribondi - Ore desolanti.

3 aprile.

Ultimo giorno del triduo!

Il Comitato « Pro Processione Maria Ausiliatrice » insieme coll'Unione Cattolica Operaia di Torino, e col permesso dell'Autorità Ecclesiastica, aveva promosso per oggi, alle 15.30, un devoto pellegrinaggio alla tomba di D. Bosco in Valsalice « affine di ottenere dalla Divina Bontà, la guarigione del venerando Don Michele Rua, vero benefattore e padre dei figli del popolo come fu già il Ven. D. Giovanni Bosco ».

I manifesti, affissi alle porte delle Chiese, hanno la nota: « In caso di cattivo tempo si trasporterà a Domenica, 10, alla medesima ora »; e difatti la neve e la pioggia persistente da più giorni impediscono l'affettuosa dimostrazione.

Nel Santuario, alle ore 14, presente tutta la comunità, si espone solennemente il SS. Sacramento, dinanzi il quale si alternano in preghiera i giovani dell'Oratorio festivo, le giovanette dell'Oratorio S. Angela e quindi gli alunni interni pel vespro cantato coram Sanctissimo dal prof. Don Francesco Cerruti. Don Francesia tiene il il discorso di circostanza fra la commozione generale. Molti han le lacrime agli occhi. L'oratore stesso, volgendosi sul finire a Gesù in Sacramento ed a Maria Ausiliatrice per chiedere ancor una volta il miracolo o la rassegnazione cristiana alla volontà del Signore, ha le parole troncate dal pianto:

« O Gesù, dateci il nostro Padre, il nostro amico, il nostro benefattore!... Una tal grazia, o Vergine Santa, sarebbe per sempre la gemma più splendida della vostra corona! »

Questa mattina ha celebrato nella cappella di D. Bosco Don Gusmano. Dopo messa Don Rua gli ha detto

- Temeva di non vederti più.

- Perché?

- Credeva di andarmene in Paradiso.

Ma di lì a un poco egli stesso domanda:

- Dunque il Giubileo non lo facciamo più?

E poichè gli si dà speranza e lo si esorta a pregare a tal fine:

Oh! non è il caso di dire come S. Martino si adhuc!... Ci sono tanti capitani che possono fare al mio posto!

A Don Francesia che gli dice: - Ma perchè non hai pregato con noi? - risponde:

- Sì, ho pregato con voi, ma non come voi! Voi volevate secondo il vostro desiderio, io voleva che si compisse la volontà di Dio!

Torna nuovamente da Roma a visitare lo zio amatissimo il prof. Giuseppe Rua. I nipoti residenti a Torino più volte il giorno vengono anch'essi a visitarlo e sono accolti sempre affettuosamente.

4 aprile.

- Siamo agli sgoccioli! va ripetendo egli stesso da due giorni, siamo agli sgoccioli!

La giornata è mestissima. Si attende l'arrivo di Mons. Morganti; l'infermo lo aspetta con ansia; vuol vederlo ancor una volta e ringraziare in lui, oseremmo dire, tutti i Cooperatori Salesiani ; a più riprese s'intrattiene con ammirazione e riconoscenza a parlare di Monsignore, dello zelo da lui spiegato a Milano, della viva riconoscenza che egli ha per D. Bosco e per l'Opera Salesiana. Monsignore telegrafa che differisce di qualche giorno la sua venuta ; Don Albera gli risponde che rompa ogni indugio, se vuol giungere a tempo.

Verso le 16.30 viene nuovamente visitato dal dott. Battistini. Si teme che non giunga a passare la notte: ma egli, appena partito il medico, vuol fare la consueta lettura spirituale. L'infermiere Bosisio, che l'assiste giorno e notte con ogni cura, l'accontenta.

Ai giornali, che insistono per aver notizie, si comunica il seguente « Bollettino »: « Dopo un periodo relativamente buono, però sempre tale da non lasciar adito a speranza di durevole miglioramento, da qualche giorno i disturbi dovuti all'insufficienza cardiaca si sono andati notevolmente aggravando. Si è aggiunto uno stato di progressivo esaurimento, Per cui purtroppo si deve prevedere prossima la catastrofe ».

E non pare che sia veramente alla fine! Verso le 17.3o, discorre con Don Cerruti del bisogno e dell'importanza di aver molte e buone vocazioni religiose, ma ancora e sopratutto di conservarle. Questi gli espone l'idea di una giaculatoria al Cuor di Gesù, la quale sia recitata da tutti i Salesiani e per la quale si potrebbero chiedere favori spirituali al S. Padre. Egli ascolta con visibile attenzione e lo invita a portargli scritta la detta giaculatoria

- Oh ! sì, vocazioni, vocazioni, ripete : Dio ce le ha date, conserviamole!

Però a D. Rinaldi dà con grande affetto gli ultimi ricordi

- Ti raccomando di continuare tutte le opere d'indole sociale, iniziate ad incremento degli Oratori festivi ed a vantaggio degli antichi allievi; esse apporteranno un gran bene!

E ammessa a vederlo ancor una volta la Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, accompagnata da alcune suore, che s'intrattengono alcuni istanti. Dopo di averle benedette, come ripetutamente ha fatto nel corso della malattia, riconoscente per le fervorose preghiere innalzate a Nizza ed in tutte le Case per la sua guarigione, ha ancora un ultimo ricordo per la Superiora.

Uscite le suore, prega che gli si chiami Don Francesia. Questi si affretta ad accorrere ed egli:

- Prendi il Rituale!... e leggimi le preghiere della raccomandazione dell'anima.

- Ma, caro D. Rua!...

- Sì, sì, leggimi le Preghiere degli agonizzanti.

È un allarme, una costernazione generale. I superiori, che si erano raccolti a conferenza, interrompono la seduta ed accorrono trepidanti e, inginocchiati al fondo del letto, rispondono alla litanie. Don Rua, calmo e quasi sorridente, risponde egli pure.

Eppure soffre e soffre assai.

- Se per morire, dice a D. Albera, bisogna soffrire di Più, come farò io?

- Deus, qui dat nivem sicut lanam, darà la forza anche a lei : abbia fiducia nella sua misericordia.

Succedono ore desolanti. Alle 19.30 nel Santuario di Maria Ausiliatrice, e poco dopo nella vicina chiesa dell'Oratorio di S. Angela, si compie con le lagrime agli occhi la funzione dell'agonia.

Il dottor Clerico che avevalo ogni giorno assistito amorosamente, aveva dovuto con suo rammarico allontanarsi improvvisamente per la morte del suocero. Don Rua, cui non fu possibile nascondere la cosa, ne provò vivo dispiacere e con un fil di voce pregò il prof. Battistini di ringraziarlo delle filiali cure prestategli. Il dottor Clerico venne supplito nell'assistenza dal dottor Forni, che si trattiene durante la notte presso l'infermo.

Le stanze vicine si affollano di confratelli. Alle 10 torna il dott. Battistini: salvo complicazioni, Don Rua vivrà fino alle tre del mattino. I Superiori, i nipoti ne circondano il letto. Verso mezzanotte riprende un po' di forze ; ringrazia i medici e vuole che si rechino a riposo. Tutti sono stupiti della meravigliosa resistenza e lucidità di mente e si ritirano.

Riceve l'ultima volta la S. Comunione - Commovente saluto - Riprende un po' di vita - Il Principe Gonzaga - Una giaculatoria al Sacro Cuore di Gesù -- Calma impressionante - Nuova benedizione del S. Padre - -L'Arcivescovo di Ravenna. - D. Bosco, io vengo a te! »

5 aprile.

All'una e mezzo entra l'avv. Saverio Fino. Don Rua subito lo riconosce : lo guarda con espressione di sentita riconoscenza e gli stringe affettuosamente la mano.

Verso le due incomincia la celebrazione delle S. Messe nell'attigua Cappella. Otto sacerdoti si succedono senza interruzione all'altare e tutti aggiungono l'orazione pro infirmo morti proximo.

La seconda messa, celebrata da D. Francesia, è ascoltata dal morente: al suo fianco è Don Rinaldi. Oh! meraviglia; D. Rua segue con tutta attenzione le singole parti del S. Sacrificio ed intra missam riceve la S. Comunione fra la gioia dei presenti.

Terminata la messa, D. Rinaldi lo prega a benedire tutti i Salesiani presenti e assenti coi loro alunni, tutti i Cooperatori, e tutte le opere salesiane. Il moribondo acconsente e con voce forte e solenne pronunzia la formola della benedizione che soleva usare D, Bosco, facendo un gran segno di croce con gesto cadente ma largo e risoluto, conchiudendo

- ... pax et copiosa benedictio Dei Omnipotentis, Patris et Filii et Spiritus Sancti, descendat super vos, et super omnes Salesianos, et alumnos, et cooperatores, et maneat semper, semper !

I presenti, cogli occhi pieni di lacrime di tenerezza, rispondono: Amen!

Torna ad assopirsi. Sembra che l'esaurimento riprenda il corso fatale. Verso le 4.30, al suono dell'Ave Maria, dato dalle campane del Santuario, si teme che esali l'ultimo respiro. Tutti sono in ginocchio collo strazio nel cuore. Accanto a lui a destra sono D. Albera e l'infermiere, a sinistra D. Rinaldi e D. Francesia; attorno D. Gusmano, e molti confratelli. Ed ecco che ad un tratto si volge a D. Rinaldi che stava inginocchiato e, mentre colla sinistra lo stringe paternamente attorno al collo, gli posa la destra tremante sul capo, restando in quell'atto alcun tempo sommessamente mormorando alcune parole, con tal ansia affettuosa che colpisce tutti i presenti.

Di lì a un poco par che riprenda le forze e vuole che tutti vadano a riposare, perchè vuole riposare egli pure. Questa malattia a noi sembra un mistero. Si fa giorno e par che D. Rua vada risuscitando. Verso le 8 vuol che da tutti i presenti si recitino le preghiere del mattino, e le recita egli pure con tutta speditezza, e quindi:

- Ora, dice con voce chiarissima, per far tutte le cose bene, ognuno si rechi alle proprie occupazioni, rassegnati in tutto alla volontà del Signore!

Entra a vederlo D. Cerruti e lo trova lucidissimo di mente ed abbastanza in forze. Gli bacia la mano, si rallegra del suo miglioramento, lo ringrazia de' preziosi ricordi datigli il dì innanzi con affetto incomparabile e aggiunge che avrebbe fatto un Memento speciale per lui nella Messa che si recava a celebrare.

Poco dopo sono a lui introdotti il Principe Emmanuele Gonzaga con una figlia e la signora Eugenia Ravizza di Milano. Verso le 10 l'infermo stesso chiama di fare la meditazione. Gli si osserva che il suo stato è grave e non conviene che si stanchi; si rassegni anche in questo alla volontà del Signore. Solo in parte cede al pietoso riguardo e, detto il Veni, sancte Spiritus, vuole che gli si legga almeno il tema della meditazione e le varie risoluzioni, sulle quali s'indugia con grande raccoglimento un dieci minuti. Fin che ha un fil di vita, non sa rinunziare all'adempimento mento di ogni suo dovere

Torna D. Cerruti e gli dice

-Vengo a portarle, scritta a macchina, la giaculatoria al Cuor di Gesù, di cui le parlai iersera.

- Ah! sì, soggiunge, bravo! li attendeva; mi ricordo d'averti detto di portarmela scritta.

La giaculatoria era questa

« Cor Jesu sacratissimum, ut bonos et dignos operarios Piae Salesianorum Societati mittere et in ea conservare digneris, te rogamus, audi nos ».

D. Cerruti glie la legge, presenti D. Albera e D. Francesia, ed egli la ripete attentamente, parola per parola, e vuol che sia posta sotto il suo cuscino, accentuando egli stesso sopratutto l'in ea conservare.

A Don Marchisio, che gli chiede la benedizione per gli esercizi spirituali cui attendono da domenica gli alunni studenti

- Benedico volentieri, dice, gli esercizi spirituali degli studenti, come benedico gli artigiani che li incomincieranno domenica prossima. Di' a tutti che li facciano in modo che abbiano da far godere i loro Angeli Custodi!

Al prof. Pietro Gribaudi, presidente del Circolo « Giovanni Bosco »:

- Ti raccomando, dice, la Federazione degli Antichi Allievi.

A Don Rinaldi chiede più volte:

- Dimmi, come sto?

- Molto male, sig. D. Rua!

-È proprio grave il mio stato?

- Purtroppo non c'è più speranza.

- Ma avete fatto tutto quello che potevate?

- Ci pare, sig. D. Rua, di non aver trascurato nè medici, nè medicine, nè preghiere.

- Dunque non vi resta più nulla?

- Ci resta la speranza in un miracolo. Vuol pregare anche lei con noi?

- Volentieri!

E, dopo aver pregato, una volta soggiunse: - Ed ora che cosa debbo fare?

- Aspettare che il Signore ascolti le nostre preghiere.

Un'altra volta disse:

- Allora quando morrò?

- Forse stassera, dicono i medici, forse fra poche ore... ma noi l'avviseremo.

- Bene! ora lasciatemi tranquillo; non introducetemi più nessuno; riceverò solo Mons. Morganti che aspetto, e intanto mi disporrò a compiere la volontà del Signore.

Un'altra volta esclamò : .

- Bene, tenterò d'andare in Paradiso dormendo!

Fin da ieri sera, pel tramite della Procura Generale, venne comunicato il rapido aggravamento al S. Padre, il quale ha subito inviato una specialissima Benedizione:

« Don Rinaldi, Istituto Salesiano, Torino. - Santo Padre effusione cuore imparte venerando Don Rua Apostolica Benedizione con indulgenza plenaria. - Bressan. »

Si rispose con riconoscenza

« Mons. Bressan, Vaticano, Roma. - D. Rua, sempre in estremo Pericolo, ricevette commozione profonda benedizione inviata, ringrazia umilmente riaffermando nome Società Salesiana venerazione Cattedra Apostolica. - Rinaldi. »

Anche l'Em.mo Card. Richelmy, che si trova a Roma, invia all'infermo lai sua benedizione.

Alle 12.30 giunge finalmente l'Arcivescovo di Ravenna, che sale trepidante alla povera cameretta. Non appena lo scorge, D. Rua cava le braccia di sotto le coltri, allargandole con soddisfazione, ed abbraccia affettuosamente quel suo caro figlio ripetendo:

- Ora son contento, ora son contento, ora son contento!

Monsignor Morganti chiede di essere benedetto e D. Rua subito lo appaga. La sua voce è appena percettibile e quasi soffocata da un singulto: ma non appena ha terminato la formola:

- Ed ora tu a me! dice con vivacità ed a sua volta riceve umilmente l'implorata benedizione.

Nel pomeriggio la prostrazione continua il suo corso: e purtroppo le pupille cominciano a dilatarsi.

Con segni dì viva esultanza riceve la visita del Can. Ferrero, il « Padre » della Piccola Casa della Divina Provvidenza

- Unde hoc mihi!... unde hoc mihi!... La ringrazio tanto della carità che ha sempre usato ai nostri e che vorrà continuarci in avvenire.

Le Adoratrici del SS. Sacramento, che vivono in stretta clausura nella Piccola Casa, pregheranno tutta la notte per D. Rua. Anche tutte le altre preghiere della Piccola Casa sono offerte dal « Padre » per lui.

Don Albera gli legge un telegramma dei chierici del Semìnario Teologico di Milano candidati al Sacerdozio, ex-allievi salesiani, i quali promettono di pellegrinare al Santuario di Valdocco in omaggio al suo Giubileo Sacerdotale e « chiedono devoti estrema benedizione ». D. Rua ascolta commosso ed alza la mano benedicendo.

Verso sera egli stenta a riconoscere chi gli si avvicina e a notte perde completamente la vista. Il « Bollettino » di stamane recava : « Il Polso è sempre piccolissimo, impercettibile, la coscienza leggermente obnubilata. Le condizioni Persistono press'a poco immutate »; quello di stassera, ore 17.5o, dice: « Da stamane si rileva un leggerissimo miglioramento nelle condizioni del polso. Però l'intelligenza è a tratti più offuscata e persiste sempre lo stato gravissimo ».

Don Francesia e Don Albera si alternano nel suggerirgli frequenti giaculatorie, e nel leggergli più volte le preghiere liturgiche dell'agonia.

Verso le 2o si accentua l'aggravamento che preannunzia prossima la fine.

Gli studenti prima delle preghiere della sera cantano dal porticato sottostante alla camera dell'infermo la canzone: « Presso l'augusto avello » che termina ripetendo: « Don Bosco, io vengo a te! » L'eco delle ultime note sale mesta e solenne: D. Rua apre gli occhi e con dolce sorriso, ripete anch'egli con sentimento:

- Sì, D. Bosco... anch'io vengo a te!... Don Bosco, io vengo a te! ...

Verso le 22 entra in agonia « calmissimo, senza grandi sofferenze e conservando sempre la conoscenza. » Mons. Morganti gli si avvicina e D. Rua gli dice:

- Se mi vuoi dare la benedizione, la ricevo volentieri.

E una scena pietosissima!

- Va a letto! mormora poi cercando di fermare a stento su di lui lo sguardo.

Si riprendono le preghiere dei morenti e l'agonizzante si sforza di accompagnarle con leggeri movimenti del capo e piccoli cenni della mano.

Alle 23 leva una volta ancora il braccio scarno, tremante, sorretto dai vicini, e per invito di D. Rinaldi dà un'ultima benedizione a tutti, presenti e lontani. Le parole sono balbettate, il volto si illumina del sorriso di un padre che si sente in mezzo alla famiglia e che vuole per tutti avere e lasciare un pensiero di riconoscenza.

I medici lasciano il letto, restandovi solo il dott. Clerico. Ormai la scienza non ha più nessuna forza contro il prepotente avanzare della morte.

LA MORTE

Il saluto di Alassio - Tenerissime rimembranze - Le ultime giaculatorie - Dall'assopimento allo stato comatoso - Tutti i giovani sono ammessi a baciargli la mano - Si addormenta nel Signore.

6 aprile.

Poco dopo la mezzanotte D. Rua si desta dal grave assopimento. Il Prevosto di Alassio, Can. Bartolomeo Podestà, giunto allora allora col direttore D. Luchelli, se ne approfitta per presentargli i voti e le preghiere di quel Collegio Civico, di Mons. Filippo Allegro, e di tutta la città di Alassio. Il morente allarga gli occhi spenti e sorride, dolcemente, ringraziando.

Verso l'una e mezzo si scuote un'altra volta e Don Francesia gli dice all'orecchio:

- Siamo qui che Preghiamo il Signore ad aprirti il Paradiso!

Egli ascolta con grande attenzione:

- E ci saluterai Don Bosco, non è vero?

Al nome di Don Bosco la faccia del morente s'illumina e il sorriso divien più dolce e sentito.

- Veramente Egli ce la fa un po' grossa! (continua famigliarmente D. Francesia). E poi ci saluterai anche Savio Domenico, non è vero? ed anche D. Alasonatti... D. Ruffino... D. Provera... D. Bonetti... D. Sala... Mons. Lasagna.. D. Belmonte... D. Durando... D. Rocca... Don Lazzero...

Ad ogni nome è un palpito di vita che si diffonde sulla faccia cerca del morente, la quale sembra trasfigurarsi; finchè non potendo più mostrare maggior espressione, a dire tutta la gioia di quell'istante alza la destra e ad ogni nome l'abbassa a cadenza col pugno chiuso sulle coltri, in segno di affermazione.

Di li a un poco, D. Francesia gli dice

- Domine, ad adiuvandum me festina...

Ed egli: - Sì, festina, festina!

Invitato a ripetere le parole : Moriatur anima mea morte sanctorum

- Iustorum, iustorum! ripete con manifesta attenzione.

Ogni giaculatoria lo desta dal suo raccoglimento, ed è da lui ripetuta affettuosamente.

L'ultima che riuscì a sottolineare fu una di quelle che imparò da Don Bosco nella sua giovinezza nei primordi dell'Oratorio : « Dolce Cuore di Maria, fa ch'io salvi l'alma mia. »

- Sì, salvar l'anima... osservò, è tutto!... è tutto !... salvar l'anima!...

Furono le ultime sue parole. Fino allo spuntar del giorno udì ancora le pie giaculatorie che gli si suggerivano, poichè, non appena le sentiva, lo si vedeva tender l'orecchio e trattenere religiosamente il respiro, ma non parlò più!

Alle due ant. anche questa notte si riprese la celebrazione di sante messe nell'attigua cappella ; ma il morente non potè più ricevere la S. Comunione.

Al suono dell'Ave Maria dilatò ancora a lungo le spente pupille, volgendole in giro sorridendo, quasi in atto di grande affetto e di paterno ringraziamento a tutti i suoi figli e benefattori...

Poco dopo, la respirazione si fece sempre più difficile e mancante, quantunque il polso, che si era fatto prima del tutto insensibile, avesse ricominciato a dare piccoli percettibili segni e il corpo riacquistasse calore. Parevano segni di vita ed erano segni di morte. Egli entrava lentamente dall'assopimento allo stato comatoso ; l'ultimo « Bollettino » dei medici, pubblicatosi alle otto lo confermava, togliendoci ogni illusione.

Allora si ebbe una scena pietosa che resterà indimenticabile.

I chierici e i giovani che non avevano mai potuto avvicinare Don Rua durante la lunga malattia, furono ammessi a baciargli la mano ancor una volta. In lunga fila passarono ad uno ad uno presso il letto del morente che giaceva ornai insensibile... Qual dolore, che strazio! Dopo i giovani, vollero passare anche le figlie di Maria Ausiliatrice che attendevano in chiesa pregando perchè Dio rendesse più miti le ultime sofferenze del buon Padre; la Superiora Generale le precedeva. La notizia dell'imminente catastrofe corse tosto rapidissima, e tutte le persone che erano nel santuario, dolenti, seguirono le suore. La triste sfilata durò oltre un'ora ed era finita da pochi minuti, quando, alle 9.37, senza gemiti e quasi senza che se ne accorgessero i presenti, l'anima grande del 1° Successore di D. Bosco volava in seno a Dio!

Il dott. Battistini chinatosi per constatare la morte, dopo di averci detto più coi gesti che col labbro che D. Rua era spirato, si chinò ancora una volta e baciò in fronte il cadavere.

Tutti piegarono le ginocchia a terra e, rispondendo al Sacerdote che dava il primo saluto alla salma invitando gli Angeli del Signore a muovere incontro all'anima che l'aveva abbandonata, diedero in uno scoppio di pianto.

Poco dopo il campanone del Santuario e quindi quello della Parrocchia di S. Gioachino diffusero nei dintorni il mestissimo annunzio !

L'annunzio della morte - Rimpianto universale - L'esposizione della salma - Straordinaria affluenza di ogni ceto di persone - Le condoglianze del Governo.

L' annunzio della morte venne comunicato al S. Padre, al Card. Arcivescovo, al Sindaco ed al Prefetto della città, alla Regina Margherita, alle LL. AA. RR. la Principessa Laetitia, il Principe Tommaso Duca di Genova e la Printipesssa Clotilde; a S. E. il Ministro Luzzatti, all'on. P. Boselli, all'Em.mo Card. Merry del Val e a vari altri Em.mi Cardinali, ad altre autorità e notabilità, alla nostra Procura Generale e a tutte le Ispettorie Salesiane; ed all'annunzio - immediatamente - rispose un'eco mondiale di rimpianto.

La salma venne subito religiosamente composta. Sopra la talare fu rivestita di cotta e stola - una cotta, che l'estinto aveva ricevuto in dono coll'esplicita dichiarazione che venisse collocata sul suo feretro ; - fra le mani congiunte le fu posto il Crocifisso e la corona; e nel pomeriggio, fu trasportata in quella Chiesa di San Francesco di Sales, dove cinquant'anni fa D. Rua aveva celebrato la prima messa; e, collocata su di un umile cataletto coperto di una semplice coltre funeraria, fu esposta allo sguardo di migliaia di visitatori. Intanto al Palazzo di Città il Consiglio Comunale commemorava splendidamente l'estinto.

7 aprile.

Quest'oggi il commovente pellegrinaggio ricominciò fin dalle prime ore del mattino; e per tutto il giorno, in piazza Maria Ausiliatrice, fu un succedersi di vetture padronali e cittadine, e di eleganti automobili: mentre continuava incessante l'onda del popolo... E nella cappella oh ! quante e quali scene commoventi. Tutti volevano far toccare alla salma corone, medaglie, catenelle, libri, immagini, fazzoletti; ed allo stesso fine molte signore consegnavano ai chierici ed ai sacerdoti addetti al pietoso ufficio i loro anelli, molti signori gli orologi e vari studenti di Università il libretto delle loro firme. Il pellegrinaggio ingrossò straordinariamente nel pomeriggio, e crebbe ancor più a sera, dopo l'uscita degli operai dagli stabilimenti. Si è calcolato che solo d'oggi siano passate innanzi la salma sessantamila persone !

Alle 16 venne all'Oratorio l'ill.mo signor comm. Jacopo Vittorelli, Prefetto della città, avendo avuto incarico dall'on. Teobaldo Calissano, Sotto-segretario al Ministero degli Interni, di recare al Prefetto generale della Società Salesiana, Don Filippo Rinaldi, le condoglianze del ministero per la morte di Don Rua e l'espres sione dell'ammirazione per il bene che i salesiani compiono in assistenza degli italiani all'estero e per la diffusione della lingua italiana. L'ill.mo sig. Prefetto, il quale fu ricevuto da D. Rinaldi ed ossequiato dai consiglieri comunali avv. Saverio Fino e prof. Piero Gribaudi, dichiarò di associare a quelle del Governo le sue personali condoglianze.

I FUNERALI

« Il nostro D. Rua! » - La deposizione della salma - Alla messa da requiem - Sua A. I. e R. la Principessa Laetitia - Il pontificale di Mons. Marenco.

8 aprile.

I primi treni riversano in città un numero stragrande di forestieri. Sulla linea Milano-Torino, il controllore vedendo alcuni scompartimenti pieni di sacerdoti:

- Oh! lo so, esclama, perchè i reverendi vanno a Torino! Ieri, anche gli operai di Torino prima di andare a lavorare e a mezzodì e a sera sono andati a vedere la salma del e nostro D. Rua!...», e si mise a piangere. Era un antico allievo.

Anche questa mattina, fino alle 8, è stata una ressa commovente: ma la chiesa alfine dovette chiudersi per la deposizione, alla quale furon presenti i superiori e poche altre persone, tra cui il dott. Bestente del Municipio. Le spoglie mortali del Successore di D. Bosco vennero religiosamente deposte in duplice cassa ; entro cui fu collocato, a' piedi, in un tubo di vetro munito del sigillo della Pia Società, il seguente verbale.

Nel nome di Dio. Amen.

I sottoscritti fanno fede che in questo feretro sono composte le spoglie mortali del Sac. D. Michele Rua, primo Successore del Ven. Giovanni Bosco.

Nacque in Torino il 9 giugno 1837 da Giovanni e da Giovanna Maria Ferrero e morì di miocardite senile nell'Oratorio di S. Francesco di Sales il 6 aprile 191o, alle ore 9.37, pochi minuti dopo che tutti i giovani della casa erano stati ammessi a baciargli la mano per l'ultima volta, l'anno 7° del pontificato di Papa Pio X e 10° del Regno di Vittorio Emanuele III di Savoia, governando l'Archidiocesi di Torino il Card. Richelmy.

Delle virtù sue ammirande ed eroiche, specie del suo ardente zelo per la gloria di Dio e la salvezza delle anime, e del compianto generale che suscitò nel mondo civile la sua morte, dirà la storia.

Il cadavere composto su lettuccio De Maria (1) indossa la talare ed è rivestito di cotta e stola. Nel feretro, con questa pergamena, sono pure deposte 3 medaglie di Maria Ausiliatrice ed alcune monete del Regno d'Italia.

Riposa in pace, o salma benedetta, presso quella di Colui che ti volle a parte delle sue imprese; e come il tuo nome vivrà unito a quello di Don Bosco, così il tuo spirito esulti accanto il suo in eterno. Amen.

Torino, 8 aprile 1910.

Firmati : D. Rinaldi Filippo - + Giov. Marenco, Vescovo di Massa - D. Albera Paolo - D. Cerruti Francesco - D. Bertello Giuseppe - D. Piscetta Luigi - D. Lemoyne Gio. Battista - D. Marchisio Secondo - Dott. Pietro Clerico, medico curante, ed altri molti.

Non appena chiuso, il feretro fu trasportato nel Santuario di Maria Ausiliatrice attraversando il cortile S. Francesco, e deposto su di un modestissimo tumolo sotto la cupola: sei ceri, alcune candele, senza alcun fiore; se si eccettua la corona di bronzo, splendido intreccio di palme e di alloro, inviata dal Comitato Salesiano Milanese.

Attorno il feretro, poco dopo presero posto i Membri del Capitolo Superiore, il pro-Procuratore Generale D. Munerati, i nipoti e i parenti, il Sen. Antonio Manno con il Comitato Promotore dei festeggiamenti pel Giubileo Sacerdotale del defunto, il Clero secolare e regolare, numerosi Ispettori e Direttori di case salesiane d'Italia e dell'Estero, il Capitolo, Superiore delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e molti ex-allievi.

Il Santuario, parato a lutto, offriva un aspetto imponente. Prima delle 10, ossequiata da D. Rinaldi, da D. Albera, da Don Minguzzi, dal Barone Manno, dal cav. avv. Brazioli, dalla Marchesa Crispolti e dalla Contessa Capello, entra S. A. I. e R. la Principessa Maria Laetitia, che, col suo nobile seguito, si reca all'inginocchiatoio collocato fra le Signore del Comitato delle Dame Patronesse delle Opere Salesiane, presso il presbiterio dal lato del vangelo. Dal lato opposto sono i rappresentanti del Card. Arcivescovo e delle più alte autorità cittadine, e di altri Arcivescovi e Vescovi, e di parecchi Municipi. Mai si vide tanta folla e tanto raccoglimento!

La messa fu pontificata dal Salesiano Mons. Giovanni Marenco, Vescovo di Massa Carrara, con assistenza di Mons. Pasquale Morganti Arcivescovo di Ravenna, e di Mons. Scapardini, Vescovo di Nusco. La schola cantorum ne eseguì le varie parti in musica ed in gregoriano, in modo inappuntabile. Nelle cappelle della crociera, dietro le rappresentanze dei collegi salesiani, era una selva di bandiere di associazioni cattoliche. Le bandiere degli alunni artigiani e studenti dell'Oratorio di Valdocco, abbrunate, avevano il posto d'onore ai lati dell'altar maggiore.

Finita la cerimonia, non solo il Santuario, ma i cortili e la piazza, presentano l'aspetto di una festa straordinaria. Forse non vi fu mai tanta gente, nemmeno il giorno della Pontificia Incoronazione di Maria Ausiliatrice ! I forestieri, accorsi per rendere a Don Rua le estreme onoranze, sono numerosissimi. Meritano special ricordo le rappresentanze di Mirabello ove egli fu per due anni direttore del 1° collegio di Don Bosco; di Castelnuovo d'Asti di cui il defunto era cittadino onorario; i collegi di Castelnuovo ed il Convitto Salesiano di Chieri al completo; le numerose schiere dei Collegi di Lanzo, S. Benigno Canavese, Cuorgnè, Novara, Sondrio, Maroggia, Milano, Varazze, Borgo S. Martino; dell'Oratorio e dei Cooperatori di Lugano ; e degli antichi allievi di Milano, San Pier d'Arena, Bologna, Alassio, ecc. ecc.

È impossibile tener conto di tutte le rappresentanze.

La sepoltura - Folla enorme - Imponente corteo - Cinque Vescovi - Plebiscito di benedizioni.

« Una dimostrazione grandiosa, - scriveva il corrispondente dell'Unione di Milano - immensa, commovente, come quella che Torino ha dato a D. Rua, non fu certo mai vista, forse neppure in altre città d'Italia: era tutta Torino che accorreva a dare l'estremo saluto al cittadino illustre e benemerito, al grande filantropo, al padre, all'amico, all'apostolo della gioventù ».

Anche la Stampa dell'8 aprile nell'edizione della sera, diceva: « Per avere un'idea esatta di quello che furono le funebri onoranze rese oggi a Don Michele Rua, occorre risalire molto addietro nei ricordi di funerali imponenti, e richiamare alla memoria le grandi e pili spontanee dimostrazioni di affetto, che il popolo ha voluto tributare, in rare circostanze, a pochi illustri personaggi, pei quali l'anima della folla, varia e molteplice, ha provato palpiti di riconoscenza. E stata la solenne cerimonia di oggi una splendida apoteosi dell'amore e della bontà ».

« Per la sepoltura di Don Rua - così il Momento del 9 aprile - la cronaca vince colla sua grandiosità ogni nota di commento. Intorno alla bara dell'umile sacerdote si sono trovate tutte le rappresentanze ufficiali delle più alte autorità civili, ma dietro i cordoni militari che trattenevano a stento la folla in chiesa, come in piazza, come per i corsi, era tale una immensa onda di popolo quale non si ricorda d'aver vista eguale da lungo tempo. E il significato più commovente della funzione era proprio in quelle migliaia e migliaia di persone che portavano un tributo di memoria, di riconoscenza, di affetto, di ammirazione, di venerazione. Succedere a Don Bosco non era facile impresa, ritenere ancora, dopo un quarto di secolo, intensificata tutta la simpatia che il nome di Don Bosco trascinava dietro di sè irresistibilmente, non poteva che essere la vittoria di una persona umile e grande come era stato il padre. Ieri, lo slancio spontaneo di Torino verso Don Rua, è stata la più nobile, la più eloquente, la più commossa dimostrazione che si potesse immaginare. Le campane che suonavano la sua sepoltura, cantavano a larghe note l'inno del suo trionfo ».

E l'Italia Reale: « ...Stupendo spettacolo ebbe ieri Torino di questa universale concordia ciel partecipare al lutto della famiglia Salesiana; di questa unanime riconoscenza al Benefattore del popolo, ed all'Istituzione che Egli rappresentava ed alla quale la stessa tomba di Lui è germoglio di destini ognor più gloriosi; di questa professione di fede, pubblica, solenne, commovente e grandiosa, nella mestizia del lutto, nel palpito dei cuori, nel fervor delle preci. E una nobile pagina che Torino ha scritto ne' suoi annali, e la santa poesia di pietà, di carità, di grandezza che ne risuona, avrà un'eco profonda nella sua storia ».

Alle tre una folla enorme gremiva piazza Maria Ausiliatrice e nei cortili dell'Oratorio si andavano affollando i rappresentanti di autorità provinciali, scolastiche, giudiziarie, civili e militari; di Arcivescovi, Vescovi, Capitoli, Municipi, Collegiate, Seminari, Confraternite e Ditte commerciali; inviati e corrispondenti di giornali ; istituti religiosi e collegi; associazioni con un centinaio e più di bandiere; gl'istituti salesiani di Valsalice, di S. Giovanni e del Martinetto, al completo ; quattro bande musicali (le due dell'Oratorio, quella degli Artigianelli e quella delle Scuole Professionali di S. Benigno Canavese) ; una squadra di giovani del Riformatorio Governativo « la Generala » rappresentante, in nome del Ministro degli Interni, tutti i Riformatori d'Italia, accompagnata dal proprio Direttore in rappresentanza del Direttore Generale; ed una schiera di chierici del Seminario Metropolitano, tutti ex-allievi di Collegi Salesiani. Il Sindaco ha rimandato la seduta del Consiglio comunale ed inviato il commendatore Rinaudo a rappresentarlo.

Alle quattro comincia la sfilata del corteo: sulla piazza e lungo tutto il percorso prestabilito (via Cottolengo, via Biella, corso Regina Margherita, via Ariosto, via Cottolengo) la folla si addensa.

Dopo gli istituti ed i sodalizi femminili, vengono i maschili, poi gli istituti religiosi, quindi il clero, una doppia ala imponente, numerosissima, interminabile, poichè non son meno di cinquecento chierici, seminaristi, sacerdoti, Parroci della città, dei dintorni e di altre diocesi, e Canonici di varie collegiate e del Capitolo Metropolitano, che precedono le LL. Ecc.ze Rev.me Mons. Giovanni Marenco Vescovo di Massa Carrara, Mons. Costanzo Castrale con la Famiglia Arcivescovile rappresentante l'Em.mo Card. Arcivescovo, Mons. Luigi Spandre Vescovo d'Asti, Mons. Teodoro dei Conti Valfrè di Bonzo Arcivescovo di Vercelli, e Mons. Morganti Arcivescovo di Ravenna.

La salma è trainata su d'un modesto carro, cui fanno servizio d'onore dodici guardie di città in alta uniforme, e i valletti in rossa livrea inviati dalle Case Ducali d'Aosta e di Genova, con altri di varie case nobili. Sorreggono gli otto cordoni del carro, a destra, il Senatore Barone Marmo per il Comitato dei festeggiamenti per le Nozze d'oro di D. Rua, il comm. Taglietti primo presidente di Corte d'Appello, l'avv. Stefano Scala per i Cooperatori Salesiani, ed il sig. Giovanni Gaggino in rappresentanza degli antichi allievi di D. Bosco ; a sinistra, il commendatore Bacchialoni procuratore generale di Corte di Appello, il cav. Scamoni consigliere delegato di Prefettura rappresentante il prefetto Vittorelli, il comm. prof. Costanzo Rinaudo in rappresentanza del sindaco sen. Teofilo Rossi ; il prof. Munerati, nostro pro-Procuratore generale presso la S. Sede.

Seguono il carro i membri del Capitolo Superiore Don Rinaldi, D. Albera, D. Cerruti, D. Bertello, D. Piscetta e D. Lemoyne; Don Francesia, D. Barberis, D. Marchisio e molti Ispettori e Direttori Salesiani; i nipoti e i parenti; le Autorità, prima tra tutte il comm. Lequio maggior generale delegato a rappresentare S. E. il Generale Lodovico Barbieri comandante il 1° Corpo d'Armata e il sig. Comandante la Divisione Militare di Torino; il Comitato Torinese delle Onoranze Giubilari; Consoli e Consiglieri Provinciali e Comunali; il Sindaco di Castel nuovo d'Asti e le rappresentanze di altri Municipi; Cooperatori ed Ex-allievi ; signori e professionisti; due lunge file d'impiegati della Società del Gaz con torce; molti operai del Cotonificio Poma; insomma parecchie migliaia di persone.

I cinematografi lavorano a ritrarre la scena grandiosa, mentre un sole magnifico splende e dardeggia nel cielo e le Alpi scintillano di nevi recenti.

Il corteo si svolge maestoso per un'ora e tre quarti senza il minimo incidente, guidato dai soci del Circolo « Giovanni Bosco ». Oltre centomila persone gli fanno doppia ala riverente: i viali son gremiti: decine e decine di migliaia di persone lo attendono e si scoprono al passaggio, tutte commentando con affettuosa parola la morte del grande benefattore della gioventù non solo di Torino, ma d'Italia e di tutto il mondo: non una irriverenza, non la minima mancanza di ossequio, ma spesso lacrime e visi dolenti, bimbi che mandano baci, mani che si segnano, e labbra che pregano sommessamente o mandano una benedizione.

Alle 17.45 ritorna al Santuario, dove dall'Arcivescovo celebrante vien data l'assoluzione alla salma. Il pubblico gremisce la piazza, perchè non gli è più possibile entrare : ma quando dalle porte laterali escono nei cortili quanti avevano affollato la chiesa, allora dall'entrata principale entrano altri, a migliaia e migliaia, per l'estremo omaggio.

Alle 2o il feretro venne portato nuovamente nella Chiesa interna.

(1) È un nuovo preparato per la conservazione delle salme, d'invenzione del cav. Giuseppe De Maria di Torino, che ne ebbe le migliori commendatizie. Lo raccomandiamo anche noi a quanti bramano lungamente conservate le naturali fattezze dei loro cari estinti.

La tumulazione.

Da Valdocco a Valsalice - Le ultime esequie - L'ultimo saluto.

9 aprile.

Alle 14 tutti i confratelli dell'Oratorio si raccolsero davanti il feretro racchiudente la salma compianta per recitare l'ufficio dei morti. Alle 16.15 il direttore, recitata ancor una prece, lo asperse coll'acqua lustrale; poscia, portato a spalle fuor della chiesetta, il caro deposito venne accolto su d'una carrozza funebre a convoglio, nella quale presero posto Don Rinaldi e Don Albera. In alcune vetture salirono altri superiori. I giovani fecero ala al mesto passaggio fino alla porta, non senza un brivido di commozione e non senza lacrime. Uscivano dall'Oratorio le spoglie mortali di chi per tanti anni ci era stato maestro e padre dolcissimo; ma, per gran ventura, esse venivano condotte accanto a quelle di D. Bosco a Valsalice

Lungo il percorso (via Cottolengo, corso Regina Margherita, corso S. Maurizio, corso Cairoli e oltre il ponte Umberto I il passaggio del carro è notato e non pochi lo seguono. Quando arriva a Valsalice, alle poche vetture s'è aggiunto uno stuolo considerevole di cittadini di ogni classe.

All'ingresso del Seminario l'attendono tutti i superiori e gli alunni,- i giovanetti del locale Oratorio festivo, il cav. can. Anfossi, il barone Oreglia di S. Stefano, la contessa Amalia Capello ed altri cooperatori e cooperatrici ed un gruppo di Figlie di Maria Ausiliatrice con la Superiora Generale e le ispettrici di Torino, Milano, Roma, Nizza Monferrato ed altre.

Con religioso silenzio il feretro è tolto dal carro, e portato a spalla da otto sacerdoti è deposto nella prima galleria, ove Don Rinaldi, assistito dall'ispettore D. Barberis e dal direttore D. Varvello, gli imparte la benedizione. Indi per lo scalone di destra è condotto alle gallerie del primo piano, poi alla chiesa di S. Francesco di Sales, dove la schola cantorum canta con soavissima espressione le preci esequiali in gregoriano. In fine per lo scalone principale è ricondotto nella sottostante galleria, e posato avanti l'entrata alla tomba di D. Bosco. Nel muro della destra parete è preparato il loculo per la tumulazione. Tra le lacrime dei presenti è benedetto il loculo ed il feretro è asperso un'ultima volta dal celebrante e quindi è introdotto nel loculo. L'istante è commovente. Il direttore dell'Oratorio con voce rotta dal pianto scioglie l'ultimo saluto

« A nome dei figli tuoi dell'Oratorio, e di quelli ancora che sono sparsi per tutto il mondo, io depongo, o Padre venerato, sulla tua bara il saluto estremo dell'amore. Noi prendiamo oggi, qui, sopra la tua tomba, l'impegno solenne di mantenerci sempre fedeli ai grandi insegnamenti a te e a noi lasciati dal ven. Don Bosco e che si compendiano nel motto preghiera e lavoro! E questo il fiore che i figli depongono sulla tomba del padre ».

I muratori compiono subito l'opera; e gli accorsi, contenti di aver presenziato sino alla fine la mesta cerimonia, sfollano lentamente, dopo di aver baciato il marmo che chiude le spoglie mortali di Don Bosco e dopo aver dato ancor uno sguardo alla destra parete, ov'Egli, anche nel riposo del sepolcro, ha voluto fare a metà col suo incomparabile Successore.

L'indomani (10 aprile) doveva compiersi l'accennato Pellegrinaggio alla Tomba di D. Bosco; e fu davvero un continuo accorrere di Torinesi all'amata cappella, or doppiamente cara, perchè insieme con le spoglie mortali di D. Bosco racchiude pur quelle di D. Rua!

LE CONDOGLIANZE

Furono innumerevoli. Ricordiamo S. S. Papa Pio X, S. M. la Regina Madre, S. A. I. e R. la Principessa Maria Laetitia, le LL. AA. RR. il Duca di Genova e la Principessa Clotilde, S. E. il Presidente del Consiglio dei Ministri, S. E. il Sotto Segretario degli Interni, gli Eminentissimi Signori Cardinali Merry del Val, Rampolla, Agliardi, Bacilieri, Boschi, Capecelatro, Cavallari, Cassetta, Coullié, De Lai, Ferrari, Ferrata, Gasparri, Gennari, Gruska, Lorenzelli, Lualdi, Maffi, Mercier, Nava, Prisco, Respighi, Richelmy, Vives y Tutó; oltre trecento Arcivescovi e Vescovi; il R. Commissariato di Emigrazione; i Presidenti dell'Associazione Nazionale per i Missionari Cattolici Italiani e dell'Italica Gens; molti Senatori, Deputati e Prefetti del Regno; vari Ambasciatori; i Municipi di Torino, Napoli, Nizza Monferrato, Mirabello, Borgo S. Martino, Castelnuovo d'Asti, Alassio, Alvito, S. Benigno Canavese, Varazze, Sondrio, ecc.

I telegrammi, le lettere e i biglietti di privati di ogni ceto sociale sommarono a migliaia.

Ringraziando commossi, chiediamo venia se non possiamo per ragion di spazio accennarle nominatamente.

S. S. il Sommo Pontefice.

Il S. Padre Pio Papa X profondamente addolorato della triste notizia della morte del venerando Don Rua Superiore Generale dei Salesiani di Don Bosco, ne ha suffragato l'anima eletta. Si associa al grave lutto della intiera famiglia salesiana, che perdendo così degno Superiore acquista nuovo protettore in Cielo, e che S. Santità nella presente mestissima circostanza conforta con speciale Apostolica Benedizione.

Aggiungo mie vivissime personali condoglianze.

Card. Merry del Val.

S. M. la Regina Margherita. Casa di S. M. la Regina Madre.

Torino, 6 aprile del 191o.

Ho partecipato a Sua Maestà la Regina Madre la triste notizia della morte di D. Michele Rua ch'ella mi annunciava a nome anche dei Superiori Salesiani.

L'Augusta Signora, di cui grande era la benevolenza verso il compianto Sacerdote, ne apprendeva ora col più vivo rammarico la perdita dolorosa che viene a privare cotesto Ordine di una mente che la bontà faceva elettissima, di un cuore che la fede rendeva instancabile nell'esercizio delle più illuminate e pietose opere di umanità e di carità.

Per incarico quindi della Maestà Sua, esprimo alla R. V. - perchè voglia rendersene interprete presso i di lei Superiori - le sincere condoglianze reali e nell'occasione le attesto, Reverendo Signore, la mia distinta osservanza.

La Dama d'Onore di S. M. Marchesa di Villamarina.

Le LL. AA. RR. la Principessa Clotilde e la Principessa Laetitia.

S. A. R. la Principessa Clotilde inviò il suo Cappellano Can. Teol. P. Brusa, e S. A. R. I. la Principessa Laetitia mandava il suo Gentiluomo di Corte comm. Bonvicino, ad esternare vive condoglianze per la perdita del Successore di Don Bosco.

S. A. R. il Duca di Genova.

Torino, 6 aprile 191o.

S. A. Reale il Duca di Genova, il quale ha seguito con il maggiore interesse la malattia del compianto D. Rua e ne ha appreso con vivissimo dolore la morte, mi incarica di far pervenire alla S. V. Rev.ma ed a tutto cotesto benemerito Sodalizio, l'espressione del suo più intenso cordoglio per la scomparsa del Venerando loro Maestro, il degno Successore e continuatore dell'Opera Santa di D. Bosco, che tante benemerenze ha saputo acquistarsi in ogni parte del mondo.

Pregandola di accettare anche le mie particolari condoglianze, mi pregio sottoscrivermi

Il I° Aiutante di Campo, Cap. di Vascello R. Mengoni-Ferretti.

S. E. il Cardinale Richelmy.

Chiavari, 6 - Apprendo qui mesta notizia. Fiat! Coroni Gesù il servo fedele. Consoli figli piangenti. Impedito lontananza, uniscomi in ispirito al giusto tributo di stima e affetto.

Agostino Richelmy.

S. E. il Card. Rampolla. Rev.mo Signore,

Dal rev. D. Munerati ieri appresi col più vivo dispiacere la morte del Venerando D. Michele Rua e tosto inviai al Superiore dei Salesiani di Torino le mie sentite condoglianze. Ieri sera poi ebbi il suo telegramma, col quale ella mi comunicava la stessa dolorosa notizia.

Sebbene nutra vivissima fiducia che D. Rua per le sue belle opere e per il suo lungo apostolato, seguendo le orme benefiche di Don Bosco, presto riceverà il meritato compenso nell'eterno gaudio, tuttavia non ho mancato di suffragare l'anima sua benedetta come continuerò a fare. La morte di D. Rua è senza dubbio un'immensa perdita per i Salesiani. che veneravano in lui un padre amatissimo, il compagno fedele di D. Bosco e il degno suo Successore. Ma conviene chinare il capo ai disegni imperscrutabili di Dio che certamente vorrà proteggere in modo speciale i Figli di Don Bosco in quest'ora di dolore e illuminarli nella scelta del Successore, affinchè il nuovo Superiore Generale possa continuare l'Opera benemerita e santa del Ven. Fondatore e del compianto D. Rua, imitando i loro luminosi esempi. A questo scopo non mancherò di unire alle loro preghiere anche le mie.

Raffermandole i sensi della mia stima e particolare benevolenza godo ripetermi di lei

Aff.mo nel Signore

M. Card. Rampolla.

Roma, 7 aprile 191o.

S. E. il Card. Ferrata. Rev.mo Signore,

Ho seguito con viva trepidazione il corso della lunga e penosa malattia del rev.mo Don Rua, sperando che il Signore avrebbe conservato al suo benemerito Istituto ed alla Chiesa una sì cara e preziosa esistenza. Ma ora apprendo la triste notizia della sua morte e con l'animo profondamente addolorato vengo ad associarmi al lutto ed alle preghiere dei suoi figli e di quanti conobbero le grandi virtù ed i meriti insigni del venerato defunto. È una testimonianza generale di rimpianto che i cattolici e tutti gli uomini imparziali rendono a quell'uomo esimio, degno successore di D. Bosco, che a prezzo di fatiche indefesse e di sacrifici senza numero intraprese e condusse a compimento con ammirabile saviezza opere grandi e molteplici a pro' della Chiesa e della Società, conservando sempre quella fiducia in Dio, quell'umiltà, quella serenità di animo, che ammiriamo nei Santi. Nel domandare a Nostro Signore di consolare Egli stesso la S. V. Rev.ma ed i membri tutti dell'Istituto Salesiano, al quale auguro di cuore ogni bene e specialmente un nuovo Superiore all'altezza delle virtù dell'estinto, consensi di rispettosa ed affettuosa osservanza mi confermo della S. V. Rev.ma

Roma, 8 aprile 191o.

Dev.mo per servirla D. Card. Ferrata.

S. E. il Card. Respighi. M. R. Signore,

Prendo vivissima parte al lutto della Congregazione Salesiana di Don Bosco. Questa mattina ho applicato la S. Messa pel carissimo D. Rua. Ricordo sempre con molto piacere le visite che era solito di farmi quando veniva a Roma, e in modo speciale ricordo la festa della consecrazione della chiesa di Santa Maria Liberatrice al Testaccio, alla quale D. Rua con grave suo disagio volle trovarsi presente. In compagnia di persone sante si sta molto bene, e si prova grande consolazione a parlare con loro. Io penso che il Signore, con la lunga malattia di Don Rua, abbia voluto fargli fare qui in terra il suo purgatorio, e purificargli l'anima bella pel Cielo. Dal Cielo in compagnia di D. Bosco pregherà per la Congregazione, affinchè ne sia dato un degno Rettore Generale.

Con profondo rispetto mi professo della S. V. molto reverenda,

Dev.mo Servitore ed affezionato Pietro Respighi, Card.Vicario. Roma, 7 aprile 191o.

S. E. l'on. Boselli.

Tristissimo annunzio Consiglio Superiore commuove amino mio, che inchinasi con mesta riverenza alla memoria dell'uomo che visse in Dio amando e benedicendo colle opere della carità e della educazione popolare.

Paolo Boselli.

Il Prefetto di Roma.

Alla Pia Società Salesiana, Torino.

Profondamente addolorato della morte del reverendissimo e benemerito Don Rua, invio le più vive condoglianze. - Annaratone.

La Deputazione Provinciale di Torino.

Ricevo in questo momento la triste partecipazione della morte di Don Michele Rua, che scende nel sepolcro sinceramente compianto e benedetto non soltanto nell'Oratorio di S. Francesco di Sales, ma in ogni angolo della terra dove si abbia in pregio la virtù cristiana e la fede negli alti destini dell'umanità.

M'inchino riverente alla memoria venerata dell'Uomo intemerato e porgo le mie più profonde condoglianze.

Con ossequio

Giordano.

La Città di Torino.

«Nella seduta d'oggi il Consiglio Comunale dopo le splendide parole pronunziate dai consiglieri prof. comm. Costanzo Rinaudo e march. prof. Corsi in morte del venerando Don Rua mi ha dato incarico di porgere ai superiori delle Opere Salesiane le più vive sue condoglianze per la gravissima, irreparabile perdita.

« In nome pertanto della rappresentanza municipale, sicura interprete dell'intera cittadinanza torinese, che in modo speciale vide svolgersi ed ammirò l'opera grandiosa ed altamente umanitaria del benefico suo concittadino, io mi reco a dovere di esprimere alla Famiglia Salesiana i sensi del suo profondo cordoglio e del più sincero rimpianto.

Con osservanza

Torino, 6 aprile 191o,

Il Sindaco: Teofilo Rossi ».

li Municipio di Napoli.

Il 9 aprile il Sindaco di Torino faceva gentilmente pervenire al sig. D. Rinaldi la seguente:

Torino, 9 aprile 191o.

« Mi faccio premura di comunicare alla S. V. Rev. il seguente telegramma pervenutomi dal sindaco di Napoli in morte del compianto Don Rua

-Nella tornata di ieri Consiglio Comunale associavasi compianto cotesta nobile città per la morte rev. D. Rua che spiegò opera altamente educatrice e civile. Onoromi partecipare Vossignoria quanto sopra e la ossequio distintamente. - Sindaco: Del Carretto.

Con osservanza   Dev.mo Teofilo Rossi. Al rev. Sig. D. Filippo Rinaldi.

La Camera di Commercio di Torino.

Torino, 6 aprile 191o. Reverendissimo Signore,

Con profondo rammarico questa Presidenza apprende la dolorosa perdita del Superiore Generale di cotesto On. Istituto, Don Michele Rua, e, rendendosi interprete del pensiero della Camera tutta, si affretta a porgere le espressioni del più sincero cordoglio.

La morte del venerando Capo dei Salesiani, se è di grave sventura per l'Opera che ebbe vigoroso impulso e fecondo sviluppo dalla sua attività fervida e dall'elettissimo suo ingegno, non torna meno dolorosa nel campo dell'istruzione professionale che Don Rua con mirabile previsione dell'indirizzo nuovo dei tempi, seppe far progredire, sviluppare e diffondere, riuscendo all'attuazione dello scopo nobilissimo della elevazione del popolo, attraverso alla elevazione pratica intellettuale.

Di questo suo apostolato, non meno che di quello svolto in altri campi nella fedele continuazione delle orme del suo Predecessore, ci restano segni tangibili nelle fiorenti scuole professionali salesiane, nelle prospere colonie agricole sparse in tutto il mondo, che stavano appunto apprestandosi a festeggiare il giubileo del prediletto superiore colla organizzazione della Mostra che doveva esserne quasi l'apoteosi; e questa Presidenza, mentre invia alla venerata memoria di Don Michele Rua un reverente saluto, esprime la speranza che i Successori suoi viemmaggiormente abbiano a consolidare e far progredire la sua opera illuminata e generosa.

Colla maggior considerazione

Il Presidente

F. Bocca.

L' « Unione Popolare » italiana. Rev.mo Signore,

Il lutto che ha colpito la Società Salesiana è lutto d'Italia; ma lo sentono specialmente coloro che ebbero, nell'opera santa e sapiente di Don Rua, ad ammirare l'operosità instancabile e lo zelo per la salute dell'anime che contraddistingue gli eletti del Signore.

Lo sentono primi fra tutti i cattolici riuniti nell'Unione Popolare e che oggi, per mio mezzo, alla Reverenza Vostra esprimono il rammarico più vivo e la cristiana solidarietà che nel dolore li unisce alla Famiglia Salesiana.

Colla Rev. Vostra è con i Vostri Ven. Confratelli essi elevano al Cielo i più fervidi voti affinché d'in alto Ei protegga i suoi compagni di lavoro, Ei protegga coloro che amano e sperano in Gesù Salvatore!

Accolga V. R. i devoti ossequi del dev.mo

Antonio Boggiano.

L'Unione Economica Sociale.

Unione Economica Sociale partecipa di gran cuore lutto grande Famiglia Salesiana ; fa voti pensiero nuovo potente Protettore in cielo temperi immenso dolore; augura in gran numero sorgano apostoli forniti suo spirito continuatori opera sua.

Medolago, Presidente.

Unione Donne Cattoliche Italiane.

Lacrime e preci sulla tomba dell'apostolo salesiano e benedizioni ammirati educatori del popolo.

Cristina Giustiniani Bandini, Presidente.

La Gioventù Cattolica Italiana.

Consiglio Superiore della Gioventù Cattolica Italiana riunito adunanza, appresa grave perdita morte D. Rua, esprime intera congregazione sue vivissime condoglianze, innalza preghiere suffragio caro estinto.

Comm. Pericoli

Presidente Generale.

La Federazione Universitaria Catt. Italiana.

Studenti Federazione Universitaria Cattolica Italiana addolorati irreparabile perdita Don Rua, uniti spiritualmente cordoglio grande Famiglia Salesiana, pregano al caro defunto pace eterna in Cristo.

Francesco Luigi Ferrari, Presidente. I primi Maestri.

Torino, 7 aprile 1910. Rev.mo Don Rinaldi

Prefetto Generale dei Salesiani.

A lei che raccolse l'ultimo respiro dell'anima bella e grande del venerando D. Rua, a lei come a rappresentante dell'immensa Famiglia Salesiana, giunga la parola del rimpianto e del dolore profondo dei Fratelli delle Scuole Cristiane che si gloriano di aver guidato nei primi passi Colui che doveva essere l'educatore, il conforto, il duce di milioni di anime.

Dagli umili banchi delle nostre scuole corse, assetato d'anime, ad arruolarsi sotto la gloriosa bandiera del Venerabile D. Bosco, e, alla scuola di tanto Maestro, imparò la via del sacrificio e della santità. Col Vangelo alla mano passava facendo il bene... e l'Angelo lo fermò e gli disse: « Soldato di Cristo, deponi la pesante armatura che gravò le tue spalle per tre quarti di secolo, sali alla Patria a ricevere la corona di gloria dovuta alle opere tue; D. Bosco ti tende le braccia. » D. Rua sorrise e... ci lasciò in pianto.

Piangiamo e preghiamo, ma confortiamoci, il cuor ne dice che questa bara che oggi baciamo in lagrime, sarà domani... un altare.

Fr. Leandro Visitatore dei Fratelli delle Scuole Cristiane.

Alle accennate condoglianze, quasi sintesi di tutte le altre, ci sia lecito aggiunger quelle di un pio Religioso, la cui voce un tempo risuonò così cara in tutta la Penisola.

Marina di Pisa:

Nelle ansie dell'infermità, nelle angoscie dell'agonia, nel momento terribile della morte, unito a voi col cuore nel dolore nella preghiera nella speranza, mando ora espressioni sincere sentimenti mia anima, penetrata di ciò che si è perduto da voi, perduto dai poveri, ma confortata nel pensiero che unito al santo Fondatore continuerà di lassù a proteggere più efficacemente Opera santa.

Frate Agostino da Montefeltro.

Don Michele Rua, figura di asceta, consunto e stremato: l'occhio solo sfolgorante per zelo di santità; modi di semplicità quasi ingenua, eppure indagatore sottile, acutissimo, perspicace, conoscitore esperto di uomini, di cose e di affari, parlava alla buona, ma pronto, commovente, perchè la parola gli sgorgava calda ed efficace dal cuore. Don Rua, quale modello di Santo

Bar. ANTONIO MANNO.

LA SOLENNE COMMEMORAZIONE AL CONSIGLIO MUNICIPALE DI TORINO

Torino, 6 aprile 1910.

Il Sindaco Sen. Rossi apre la seduta alle ore 16. Sono presenti 71 consiglieri. Scusano l'assenza Amar e Angelo Rossi. Sono assenti: Brosio, Cibrario, Daneo, Foà, Geisser, Marocco.

SINDACO (vivissima attenzione). - Facendo un'eccezione alla regola impostaci di non svolgere interrogazioni o mozioni finchè non sia approvato tutto il bilancio del 191o, io credo di poter dare la parola a due nostri colleghi, consiglieri Rinaudo e Corsi, i quali, in un avvenimento doloroso che ha colpito la città nostra hanno chiesto di parlare prima che si addivenga allo svolgimento degli argomenti iscritti all'Ordine del giorno. Ha la parola il consigliere Rinaudo.

RINAUDO (religioso silenzio in tutti i banchi e profonda attenzione) pronuncia con voce tremante e commossa queste nobilissime parole:

Onorevoli Colleghi,

Stamane si è spenta un'esistenza, che incarnava non solo un uomo, ma una grande idea, anzi una grande missione, l'educazione del popolo. Concedetemi, che io ve la ricordi, mosso non solo dall'ammirazione, ma da lui profondo sentimento di riconoscente amicizia per D. Michele Rua.

Io era fanciullo quando or sono cinquantadue anni conobbi D. Rua poco più ventenne: a me, conce a migliaia di altri, fu maestro e guida; a me, e ne richiamo commosso il ricordo, più che maestro, fu fratello amorevole e affettuoso amico, anche quando le vicende della vita ci separarono. E sul letto di morte, col sorriso dell'anima che già mirava il mistero di oltre tomba, volle dirmelo con parola soave.

Onorevoli Colleghi, Don Rua fu il santo ideale, che l'umanità nella sua vita travagliata ricerca e sospira. D'una fede religiosa, limpida come il cristallo, resistente come il diamante, ma non assorto in mistiche contemplazioni, fu il vero santo operativo dell'età moderna. Dal 1845, quando di 8 anni per la prima volta sentì le carezze paterne di Don Bosco, fino al giorno in cui la stanca fibra l'inchiodò sul letto di morte, non ebbe un giorno di riposo: sessantacinque anni di lavoro assiduo fecondissimo.

E quale simpatia di lavoro! Fu santa missione di Don Rua, degnissimo continuatore di Don Bosco, il preparare le giovani generazioni alla vita, educandole al sentimento del dovere, alla serenità del lavoro, alla purezza del sacrificio. E consacrò il dovere con alta fede religiosa; ma chi, anche non credente, non vorrà benedire una fede, che crea tanta grandezza di anime? (applausi).

Era figura di asceta operativo, che pareva camminasse richiarato e mosso da una lampada interiore, accesa dalla fede e dall'energia della volontà; l'occhio sempre mite, buono, benevole; la parola ad un tempo risoluta e soave; d'una indulgenza materna. Nessuno lo vide irato; nelle amarezze delle persecuzioni commoveva il suo volto placido e sereno, che irradiava amore, pace e perdono.

Sono più di 300 istituti di figli del popolo, che egli governava; e non rapimento le figlie di Maria Ausiliatrice ora sotto propria direzione. Sono 1oo istituti in Italia, 68 negli altri paesi d'Europa, 125 nelle Americhe da Puntarenas a San Francisco e NewYork e 1o in Egitto e in Palestina. Sono più di 2oo.ooo fanciulli, che oggi piangono il padre perduto, oranti in tante lingue diverse, ma accomunati nel nostro dolce idioma che i Salesiani insegnano a tutto il mondo civile e barbaro. E più di un milione di uomini maturi, usciti dagli istituti salesiani nei ventidue anni di governo di Don Rua, qualunque sia ora la loro fede politica e religiosa, pensa alle cure paterne di Don Rua, con animo riconoscente ed accorato (vivissime approvazioni).

Era attirato e mosso da un alto sentimento religioso che veniva a rafforzare nell'animo nobile dell'illustre nostro concittadino il sentimento dell'amore dell'Italia e faceva diffondere l'insegnamento della lingua italiana in ogni regione, per tutto il mondo.

Torino deve essere gloriosa d'aver dato i natali ad un sì grande successore di Don Bosco. Torino, nel sentimento della sua missione moderna, deve essere altera d'un figlio del suo popolo, che ai figli del popolo di ogni terra e di ogni lingua disse la santa parola vivificatrice del dovere, del lavoro, della bontà e della fratellanza umana.

In questa convinzione e compreso da sentimento di vivissimo rimpianto, io credo che il Consiglio Comunale si renderà interprete sicuro dei sentimenti della cittadinanza torinese e specialmente dell'anima popolare, esprimendo al Capitolo Superiore dei Salesiani, che rappresenta l'istituzione, il vivissimo rimpianto, le condoglianze della città di Torino per la dolorosa perdita di Don Michele Rua, nostro grande concittadino (applausi, bene! bravo!)

CORSI. - Le espressioni altamente ispirate del cons. Rinaudo rispecchiano così bene il sentimento di una grandissima parte di noi, che potremmo tutti farle nostre quale manifestazione piena dello stato d'animo della popolazione davanti a questo lutto. Ma il dolore che da molti di noi si prova è così acuto, così profonda l'ammirazione per l'uomo e per l'opera sua, che non ci permette di restare in silenzio nel giorno in cui egli scompare.

Egli fu il compagno, l'interprete più fido e il continuatore più saggio e zelante dell'Opera di Don Bosco, di quel complesso di istituzioni che da anni diffonde pel mondo, coi mezzi più umili e più coraggiosi, quelle ispirazioni e quegli esempi di carità cristiana che nobilitano l'uomo e lo migliorano, che ravvicinano le classi in contrasto e diffondono fra loro le concordie che preparano o fecondano così la pace fra i popoli.

Il cons. Rinaudo ha ricordato giustamente il senso di italianità che domina nelle sue scuole; io ricorderò con pari soddisfazione i 43 segretariati per emigranti che sotto il rettorato di Don Rua vennero fondati dai Salesiani nei punti di approdo, i più affollati di italiani, esuli volontari dalle terre nostre più avare in cerca di una vita non meno laboriosa, ma meno contrastata e penosa.

Così i cittadini di Torino in lui vedevano personificato il miracolo vivente di una istituzione che, sorta dal nulla, senza sussidi di governo, alimentata soltanto dalla carità e dallo zelo dei cooperatori particolarmente di questa città, si erge e mantiene in tutto il inondo civile propugnando i principii di libertà, di uguaglianza sociale, di giustizia, di amore, che sono l'essenza del Vangelo e la tradizione migliore del nostro paese. L'ammirazione dei cittadini per il primo successore di Don Bosco è ammirazione figliale di cui il Consiglio Comunale deve rendersi il primo e più alto intreprete (approvazioni).

SINDACO. - Stamane ho ricevuto una lettera dal direttore del Bollettino Salesiano in cui, a nome dei superiori, mi partecipava la triste notizia della perdita di D. Michele Rua, coi ringraziamenti per la parte presa al lutto dei Salesiani.

A questa partecipazione non avendo ancora avuto autorizzazione ufficiale dal Consiglio, ho creduto di rispondere personalmente e come sindaco .col seguente telegramma:

« Sac. Giovanni Minguzzi, Direttore del Bollettino Salesiano, Via Cottolengo, 32 - Torino.

» La morte del Venerando D. Michele Rua, Superiore dei Salesiani, esempio di virtù religiosa, altamente benemerito della civiltà, è lutto mondiale, ma particolarmente di Torino dove egli svolse la feconda opera sua che lo considerò sempre come uno dei suoi migliori cittadini.

» Io che ebbi la fortuna di conoscerlo, che ne fui ammiratore convinto, prego Vossignoria accettare e presentare ai suoi Superiori le mie più profonde condoglianze per così grande irreparabile perdita.

Senatore Teofilo Rossi,

Sindaco di Torino ».

Udite le splendide parole del cons. Rinaudo, del cons. Corsi, mi associo di tutto cuore alle nobili commemorazioni. Il Consiglio mi autorizzerà oggi a rendermi interprete presso la grande famiglia salesiana del rammarico immenso, del profondo cordoglio di Torino per la perdita del grande benefattore della città e dell'umanità (calorosi applausi da tutta la maggioranza; nei banchi della minoranza silenzio rispettoso).

Il Plebiscito della Stampa

Non potendo citare tutti gl'innumerevoli giornali e periodici che resero concorde omaggio alla memoria di D. Rua, ne spigoliamo alcuni fra gli italiani, non escludendo quelli che non professano i nostri principi.

RIMPIANTO UNIVERSALE.

La morte di don Rua è da considerarsi come un lutto del mondo cattolico: scompare con questo mitissimo ed energico organizzatore di volontà, con questo suscitatore di energie, con questo protettore di giovani uno dei tipi rappresentativi più simpatici e venerandi dell'Italia cristiana.

(Il Corriere d'Italia di Roma, del 7 aprile)

La nota denominante della cronaca torinese d'oggi è data dalla morte di don Michele Rua, rettore generale dei salesiani. Il defunto era assai personalmente conosciuto nella nostra città, e godeva molte simpatie anche all' infuori del mondo clericale, per la gentilezza semplice ed umile del carattere e la bontà dell'animo.

(Il Secolo di Milano, del 7 aprile).

Don Rua contava un cinquantennio di vita sacerdotale, di cui la giovinezza e la vecchiaia furono professate con fede salda e sincera, con ispirito di rettitudine e carità alto e sereno.

Tutti i giornali di Torino hanno pubblicato delle edizioni speciali con parole di vivo compianto per l'estinto: segno che sulla virtù nobilmente e fermamente nutrita e messa in opera, tutte le opinioni si confondono in un rispettoso e profondo omaggio di estimazione e di riverenza.

(Il Giornale d'Italia di Roma, del 7 aprile).

La morte di Don Rua è lutto del mondo civile. Questa è la parola che avanti al feretro, lagrimato da milioni di poverelli, leggiamo su giornali d'ogni partito, vediamo ripetuta in tutte le manifestazioni di cordoglio che giungono da ogni parte alla casa-madre della Società Salesiana. Nè occorre che ci indugiamo a dimostrarne, sulla scorta dei necrologi che occupano intiere pagine dei fogli più accreditati, quanto è adeguata una tal lode alla grandezza dell'uomo che non è più. Il popolo, pel quale scriviamo, conosce da tempo D. Rua, l'umile apostolo d'ogni carità più benefica a cui non v'è forse paese che non abbia inviato, come già a Don Bosco, bisognosa e sicura di soccorsi, qualcuna delle sue miserie.

Rileviamo invece come anche questa tomba, a cui sì largo corre il rimpianto universale delle genti è la tomba di un prete, e come un'altra volta gli onori di una gratitudine universale e imperitura

vadano a un uomo che visse nella sua pienezza perfetta la nostra fede religiosa. Bella e nuova rivendicazione di quella veste nera contro cui infuria calunniatrice tanta rabbia di setta; splendido trionfo di quella fede a cui tanti apostoli di una carità, feconda di chiacchiere e povera di opere, vorrebbero negare ogni forza di virtù sociali e umanitarie!

(La Vita del Popolo di Como, del 9 aprile).

L'UOMO.

Morto! Abbiamo visto la piccola testa, già fatta ossa e pelle quand'era vivo ancora, posata sul guanciale funereo; e gli occhi, così larghi, quando li apriva serenamente, espressivamente, e li figgeva negli occhi dei suoi interlocutori, sono socchiusi nel sonno ultimo. Dorme lui sonno giusto, sorridendo come era uso sempre, pare tenga fra le labbra ancora una parola di bontà e di benedizione; e quelli che al suo letticciuolo si avvicinano, cercano ancora in lui l'espressione di mistica ingenuità, e di infantile elevazione che gli vedevano sempre o se riceveva o se passeggiava, o se discuteva o se pregava.

Teneva sul volto impresso gagliardamente l'ascetismo del pensiero e della vita. L'esile persona movendosi meravigliava, perchè non era fatta che d'ossa e nervi, apocalittica. Ma non diede mai - con tanta austerità di lineamenti - soggezione a nessuna persona. Si parlava con lui a cuore aperto, come si sarebbe parlato col babbo, sicurissimi che ogni segreto nel suo cuore era come in una tomba, che ogni pena a lui confidata trovava conforto, che ogni bisogno a lui esposto riceveva soccorso Si ricorreva a lui con confidenza assoluta, senza preoccupazioni di sorta per la sua carica elevata, per gli infiniti fastidii dei quali era oppresso, per l'enorme cumulo di faccende che gli toccava sbrigare. E non si scorgeva mai sul volto di Don Rua un segno di irritazione, o un accenno a noia. Ricordava - una memoria prodigiosa la sua! - pazientemente con tutti le circostanze più minute di molt'anni prima, e cercava la parola più affettuosa per lasciar capire come volesse essere con tutti un fratello, e nel commiato trovava sempre il buon saluto cristiano.

....Se entrava nel tempio, o se piegava comunque nella preghiera, o se anche solo parlava di cose sacre, non sapeva più che un raccoglimento devoto. Il suo ascetismo ricordava quello degli anacoreti...

In questo mistico c'era la stoffa del lavoratore che Don Bosco aveva preparata con mano maestra per tanti anni; e di Don Bosco egli seguiva infatti molto da vicino le abitudini, cercando sempre di imitarlo in quanto paresse essere cammino verso la virtù ideale.... Egli era infatti già da molti anni l'anima di tutta la casa, e conosceva e riproduceva di Don Bosco l'idea più genuina, più pura, più intera. Non c'è da stupire se, morendo D. Bosco, l'immensa simpatia che ne circondava la fama veneranda si è riversata intorno a D. Rua. E quanti lo hanno conosciuto in mezzo agli affari sereno e fiducioso restarono meravigliati che un fisico apparentemente così gracile resistesse a tanto lavoro, intellettuale e materiale...

(Il Momento di Torino, del 6 aprile).

Anche noi abbiamo avvicinato più volte questo uomo grande e modesto; anche noi abbiamo provato quel che tutti provavano nell'avvicinarlo, un sentimento di dolce, irresistibile gioia, come alla visione della virtù personificata in una creatura umana. Chi non ha conosciuto D. Rua non può sapere quale e quanto fosse il fascino di bontà che emanava dalla sua esile persona; e non può, forse, comprendere come oggi agli altri, a noi che lo abbiamo conosciuto, la sua morte dia la impressione di una fiamma viva e bianca di spiritualità che si spenga sulla notte di questa vita fatta di volgare materialismo.

Ma tutti, anche chi non conobbe D. Rua, devono inchinarsi oggi dinnanzi a questa mirabile figura di educatore - in tutto il senso, vasto e nobile della parola - che scompare dalla scena del mondo dove ha seminato a piene mani opere di bene.

(L'Avvenire d'Italia di Bologna, del 7 aprile).

Fu un'anima grande chiusa in corpo gramo e dentro esili forme, uno spirito di asceta austero ed energico, un grande cuore paterno dal palpito possente, immenso. Fu un apostolo, un grande educatore, un grande italiano.

Cortese, caritatevole, colto, intelligente e modesto, egli passò la vita beneficando. Fu un semplice, povero, evangelico prete torinese che ha lasciato dell'opera sua, del suo ministero, del suo apostolato tracce vaste e profonde sopra tutta la terra. I grandi preti, i grandi ministri di Gesù devono compiere la loro missione quaggiù, così come Don Rua: operare santamente, umilmente, ardentemente e porre in cima alle loro opere la Carità.

E poichè egli fu grande nella sua carità, Torino, la Patria, il mondo civile s'inchinano sulla sua bara riverenti e le generazioni ch'egli vide ne benediranno per sempre la memoria.

(La Lega Liberale d'Alessandria, del 9 aprile).

Nel mondo ecclesiastico e fra i cattolici di tutto il mondo s'era seguito con grande apprensione il progresso della malattia che da circa un mese minava l'esistenza di Don Michele Rua, il primo successore della grandiosa istituzione umanitaria fondata da Don Bosco... Vero interprete dello spirito di Don Bosco, anche dopo la sua morte non si limitò a fondare case in Europa ed in America per l'educazione della gioventù più bisognosa, ma si adoperò per favorire efficacemente i nostri emigrati italiani, e compì una efficace opera di penetrazione cattolica fra le tribù barbare della Patagonia, della Terra del Fuoco, dell'Equatore e del Brasile

Dall'occhio dolce e penetrante, D. Rua Michele sapeva conquistarsi a prima vista le simpatie di chi lo avvicinava, per la svegliatezza della mente e la mite gentilezza dei modi. Lascia largo rimpianto nei suoi ammiratori e negli innumerevoli beneficati.

(La Tribuna di Roma, del 7 aprile).

La Stampa esordiva un lungo articolo su « la vita e l'opera sua »

Queste note non erano destinate al triste ufficio di necrologio: erano state raccolte poichè l'approssimarsi del cinquantenario sacerdotale di D. Michele Rua avrebbe offerto lieta occasione per parlare di lui. E parlare di lui in quell'occasione sarebbe stato non un semplice debito di cronaca, ma, all'infuori di ogni confessione, di ogni partigianeria, di ogni preconcetto, un alto dovere morale. Astraendo dal sacerdote, D. Rua resta l'uomo che ha continuato e compiuto una delle opere più civili, più buone del tempo nostro. Il suo nome, che per l'umiltà contegnosa dell'individuo, non fu certo molto noto, merita di essere ripetuto ed illustrato, come quello di uno dei più zelanti benefattori...

(La Stampa di Torino, del 6 aprile). L'OPERA.

A Don Michele Rua, come già a Don Giovanni Bosco, il mondo intiero, ufficiale e no, diede spontaneo di questi giorni il tributo di ammirazione e compianto. E ieri la salina del grande quanto umilissimo prete passò tra una solenne commoventissima apoteosi di popolo, di quel popolo che prima vide sorgere, tra difficoltà immense, insuperabili fuorché per una vera tempra d'apostolo, l'opera di Don Bosco, che la vide affermarsi e grandeggiare in Italia ed all'Estero, svolgendo un superbo programma di vasta redenzione sociale, che va dal fanciullo sperduto nella strada al selvaggio della Terra del Fuoco, da questo all'emigrato, ai lazzaretti dei lebbrosi, dove, nell'assistenza del morbo terribile, più d'un Salesiano ebbe a lasciare la vita.

I Salesiani, pur tra il dolore dell'irreparabile perdita, debbono essere ben lieti delle odierne mondiali manifestazioni, di quest'immenso caldo affetto di simpatie che li avvolge, di quest'elogio che loro arriva da ogni classe sociale senza che s'oda, nell'universale concerto, neppure una nota stonata.

La Congregazione Salesiana non è un rudere d'istituto sopravvissuto a se stesso. Essa vive intensamente la vita del suo tempo. Oggi, così nel bene come nel male, s'affermano le masse umane. Inutile negare il fenomeno, non solo inutile, ma pericoloso tentare di comprimerlo, anziché incanalarlo nelle grandi vie della giustizia. Ebbene, ecco sorgere, per intuito d'un santo, la Congregazione Salesiana e rivolgersi precisamente alla educazione delle masse, attuando un'azione sanamente democratica, dove gli studi classici, la scuola professionale e l'artigiano si dànno bellamente la mano.

... Ed è per questo che coloro i quali hanno avuto la fortuna, come chi scrive queste note, di uscire dalle sue scuole, le serbano, anche se poi militano in campo non cattolico, una tenera riconoscenza, un'affezione figliale che nulla può cancellare; è per questo ancora che il Governo e tutte le più alte autorità dello Stato, e uomini di diversi partiti, partecipano oggi ufficialmente al suo dolore per la perdita del Capo venerato...

Alla salma di Don Rua, collaboratore e continuatore di Don Bosco, si può quindi rendere l'omaggio che si deve rendere agli eroi della carità ed ai veri benefattori del popolo, senza credere di abbassare perciò la propria bandiera. Anzi tutte le bandiere, di tutti i partiti, si dovrebbero alzare per salutare le spoglie mortali di chi predicò ed esercitò il bene per il bene, senza secondi fini. Una bandiera, come si vede, che può ben comprendere e sintetizzare tutta le altre.

(La Perseveranza di Milano, del 9 aprile).

Tutto quanto egli fece era diretto ad un intento sociale nobilissimo, quello di preparare una classe operaia forte di animo, di corpo, istruita ed educata, pronta alle evenienze sociali, capace di affrontare la lotta per l'esistenza, pel suo miglioramento, per la sua elevazione morale ed economica. Egli volle che in tutti i suoi istituti, presso gli oratorii festivi vi fossero associazioni, riunioni, circoli di studio nei quali le questioni più ardenti riguardanti la classe operaia fossero studiate e svolte applicandone i pratici risultati perchè la perfezione dell'operaio secondo la giustizia cristiana era il suo pensiero.

(L'Unione di Milano, del 7 aprile).

Con la morte di D. Michele Rua, Rettor Maggiore dei Salesiani, continuatore dell'Opera di D. Bosco, scompare una delle figure più belle di organizzatore e di educatore che vantasse il Piemonte. All'infuori d'ogni professione di fede, non si può, senza dimostrare spirito settario, negare la grandiosità dell'opera sua... L'opera quindi di D. Bosco e del suo Successore D. Rua va presa nella sua integrità ed esaminata quale opera umanitaria e quale ammirevole esempio di organizzazione che onora il genio d'Italia ed è vanto ed orgoglio del Piemonte che ha dato all'Italia ed al inondo questi ammirevoli campioni di organizzatori.

(Il Giornale di .Sicilia, 9-10 aprile).

Non sono le modeste colonne del nostro periodico che possano dire degnamente di lui, nè tanto meno abbozzare questa grande figura di apostolo che scompare oggi dalla scena del mondo. Assai meglio della nostra penna parli il dolore che non è solo dei suoi figli salesiani, ma di noi Torinesi ancora e di quanti hanno amato il venerando Successore di Don Bosco; parli l'opera grandiosa della Pia Società Salesiana, vero monumento che renderà imperitura la memoria di Don Rua...

(Il Giovane Piemonte di Torino, del 15 aprile).

Anche Don Rua aveva il suo programma e, se volete, anche la sua politica, che abbraccia l'umano dolore in tutte le forme dello spasimo, dallo spirito al corpo, e dispose felicemente la missione dell'apostolo coll'opera del filantropo, l'uomo di fede e l'uomo di cuore. Egli non ha rotto i ponti colle esigenze della vita moderna, ma ha preso la società quale era e quale è, e ha tentato il plasma nuovo secondo l'ideale cristiano; e così si ebbe la nuova concezione, vale a dire l'apostolato sociale. Questi uomini venuti dal popolo, che ue conoscono i bisogni, le miserie, le aspirazioni, che hanno buon udito per ascoltarle, che hanno libera voce per giungere fin là dove si piange, si soffre, questi uomini, dico, bene meritano dalla patria e dalla civiltà.

(L'Eco di Bergamo, del 7 aprile).

Da tre mesi durava uno sciopero in un notissimo cotonificio della città ; i proprietari non volevano assolutamente scendere a patti con la maestranza di oltre mille operai nè a discussione coi rappresentanti di questa. Erano avvenuti vari tumulti e clamorose dimostrazioni sia davanti allo stabilimento cinto di una specie di assedio giorno e notte, sia sotto le case di alcuni cosidetti krumiri. In più di una famiglia si sòffriva anche la fame. Prefetto, sindaco, questore e le altre autorità avevano dato inutilmente la loro opera pacificatrice.

Don Rua chiamò un giorno nella sua povera celletta i proprietari dello stabilimento e i rappresentanti degli operai e ciò che non avevano potuto le autorità cittadine con promesse o minacce, potè ottenere con la sua parola l'umile sacerdote. La vertenza fu concordemente risolta e la pace e il lavoro ritornarono in tutta una legione di lavoratori...

...Modesto, raccolto nella sua umiltà, fu per lui sufficiente e intimo premio sentirsi e sapersi tanto buon cittadino quanto buon sacerdote, e, se godette, fu del bene che potè recare ad un tempo alla sua religione e alla sua patria.

(Il Corriere della Sera di Milano, del 7 aprile). IL SUCCESSORE DI D. BOSCO.

Vecchio di 73 anni è morto qualche giorno fa a Torino D. Michele Rua, Superiore Generale dei Salesiani, una delle più belle figure di carità che fossero nel mondo cattolico. Aiutatore prima e quindi continuatore, alla sua morte, di D. Bosco, egli aveva impresso all'opera pietosa e patriottica dei Salesiani un impulso meraviglioso. La quale opera si propone finalità nobilissime: istruzione, educazione e beneficenza fra i popoli civili; missioni religiose e colonizzazione fra i popoli selvaggi; assistenza e scuola e ricerca di lavoro per gli emigrati italiani all'estero. Sono mille e mille i fanciulli a cui D. Rua insegnò una professione, sono innumeri i Segretariati da lui fondati in tutto il mondo per aiutare i nostri emigrati, e sorprendente è ciò che egli fece per educare e colonizzare i popoli selvaggi. La conquista della Patagonia alla civiltà, come l'assistenza dei poveri lebbrosi reietti nelle terre più lontane, come l'insegnamento dell'agricoltura e del lavoro alle tribù selvagge del Matto Grosso, sono opera dei Salesiani. Davanti alla salma di D. Rua, un San Francesco modernissimo, sfilarono ben 1oo mila persone, comprese tutte le autorità e senza distinzioni di partito.

(La Domenica del Corriere, del 17-24 aprile).

D. Bosco e D. Rua potrebbero essere veramente i protagonisti di un'opera che fosse intitolata: Cuore, il cuore insublimato dal più ardente amor di Dio e degli uomini. Essi rappresentano non solo il cuore, ma il Cuore dei Cuori, perchè entrambi avevano il cuor loro informato al cuore adorabile di N. S. Gesù Cristo. Non è a stupire se così essendo, l'opera dei due varcherà il tempo, e rifulgerà immortale nella coscienza e nel pensiero delle generazioni future. La vita del Ven. D. Bosco e di Don Rua ha in sè tanta poesia, che è ben difficile raccoglierne tutte le riposte ed arcane bellezze. Per narrarla nella sua storica integrità, converrebbe rievocare una serie di avvenimenti che i mondani stessi non esitano a chiamar miracolosi, e che si succedono di anno in anno, di giorno in giorno.

(L'Italia Reale di Torino, dell'8 aprile).

Don Rua seppe degnamente seguire le orme del grande maestro. Per oltre ventidue anni egli fu il superiore amato e venerato di quella grandiosa istituzione che D. Bosco volle chiamare e Pia Società Salesiana » e durante tutto questo tempo egli seppe avviarla ad uno sviluppo continuo e veramente insperato.

Per questo la sua morte desta ora così profondo ed universale compianto. Non è difatto soltanto l'asceta, l'uomo pio e buono, che scompare con Don Rua, ma il capo di una vasta, importantissimi associazione che è onore d'Italia e che, seguendo in ciò strettamente la via tracciatale dal fondatore, si dedica esclusivamente all'educazione dei fanciulli ed alle più insigni opere di carità senza alcun fine politico e fa all'estero, nelle più lontane regioni, attiva propaganda di civiltà e di nazionalità italiana

Potranno passare gli uomini, ma le istituzioni che, al pari dell'Opera Salesiana, hanno per scopo la carità ed il progresso civile, sono per fortuna dell'umanità destinate a durare eterne.

(La Gazzetta di Torino, del 6 aprile).

Il continuatore e successore di D. Bosco, dell'Istituto dei Salesiani, è morto ieri mattina, poco più che settantenne, assistito da tutti i sacerdoti e dopo aver ricevuto l'estremo e commosso saluto dei giovani ricoverati nella Pia Casa, che fu il grande amore e la cura fervida e costante del benefico sacerdote. Il quale continuò.., l'Opera di Don Bosco, da cui era stato cresciuto, avviando a notevole sviluppo l'istituzione del suo venerato maestro

....Con severa semplicità grandiosa, fu onorato il capo dei Salesiani, il perduto apostolo, umile e forte ad un tempo di amore e di bontà; ed i funerali riuscirono, come dicemmo, solenne dimostrazione al rimpianto successore e continuatore di D. Bosco, la cui umanitaria istituzione doveva ricevere dall'operosa pietà di D. Rua così straordinario sviluppo. E fu tributo grande e singolare, fu degno premio al degno sacerdote.

(La Gazzetta del Popolo di Torino, del 7 e 9 aprile).

Tutta la vita di questo magnanimo, cui fu ventura e gloria la successione del Maestro, si è ingemmata di soavità cristiana e di fortezza apostolica. Egli, che aveva meritato di sostituire l'immortal fondatore della sua Congregazione, è ora degnissimo, al compiere del suo buon certame, di scrivere accanto a quel nome benedetto il benedetto suo nome. La storia dei Salesiani s'impregna dell'aroma di questa virtù fattiva che non soltanto porta fra le genti la dottrina della Croce, ma tutto sparge e diffonde il beneficio grande di quella dottrina, e, come il Redentore adorato, « passa beneficando e curando tutti ». La morte di D. Rua può esser tenuta come pubblica sventura; ma egli era di coloro che, anche morti, vivono, secondo la magnifica espressione delle Sacre Carte; ed il mondo continuerà a fruire del suo apostolato nelle opere feconde di bene dei suoi figli e seguaci cui ci associamo nell'osanna a Dio pel quale sono beati i morti che muoiono in Lui.

(L'Osservatore Romano, del 7 aprile).

« IL SANTO (*) ».

A leggere la biografia di D. Rua - innanzi al cui feretro dicesi siano passate migliaia di persone - c'è da provare il senso infinito di quello che può la grandezza d'amnio di certi uomini i quali passano in questa vita terrena come se fossero dissimili da tutti coloro di cui respirano la medesima aria, e calcano la stessa terra. Vuol dire che a questo mondo, vicino a noi, che vivono tra di noi, ci sono ancora degli eroi: eroi a cui non sorrise balenio di spade, ardor di battaglia, fascino di conquista battezzata col sangue, ma la semplice forma delle creature umane in cui c'è qualcosa del francescano e del soldato, che sorgono colla coscienza di una missione, e la compiono tutta, arrivando al culmine della loro vita, avvolti ancora a quella medesima onda di semplicità colla quale mossero i primi passi.

Come appaiono meschine tutte le nostre lotte quotidiane, innanzi allo svolgersi di una vita che, come quella di Don Rua, non ha una macchia, non si offusca di una minima ombra! Pure quest'uomo, questo sacerdote pio che ebbe l'umile fede di un fraticello e il fervore grande di un apostolo, passò anche lui attraverso la lotta, dagli alti gradi della sua coscienza - che dovè essere granitica - fino a quella più bassa, più accomodante, più incerta degli altri uomini, e seppe ravvivarla e rafforzarla coli la potenza animatrice, che in lui trasformava quasi le anime, del suo fascino e della sua virtù.

Che diventano dunque i nostri torbidi drammi di cuore, le nostre infinite prostrazioni morali, la nostra continua gara a contenderci dei piccoli domini, il nostro indugiare sull'incerto domani, e la ricerca immediata della felicità, e i nostri impeti di odio, e i continui tradimenti della nostra fede, insomma tutto ciò che oggi ci fa adorare la vita e domani ci sospinge invece a maledirla, innanzi alla figura di quest'uomo che conchiuse ogni suo atto coli un gesto di pace, che lascia dietro di sè una traccia indelebile in cui v'è l'impronta di una volontà tenace, e vi aleggia lo spirito di un meraviglioso conquistatore?

Anche il nostro scetticismo non ha più nessuna ragione di esistere di fronte a figure come questa di Don Rua: noi siamo scettici, il più delle volte, perchè deriviamo la nostra filosofia dall'uniformarsi dei nostri atti e da quelli di coloro che ci avvicinano; e crediamo che questa sia una forza,. ed è invece la nostra debolezza, e preferiamo spesso un'attitudine irrisoria e sarcastica a un atto di fede, a un gesto di amore... Ah! quanto più dolce riguardare al di là di tutta questa nostra miserevole vita e morale e sentimentale e materiale, e ritrovare la figura purissima che palpitò col cuore degli uomini, che molti altri riscosse, che infiniti ammonì, elle innumerevoli illuminò di una luce in cui balena - forse - l'iride di una verità, e sostare lungo il solco del suo cammino, che è ampio e solenne.

Tanto più allorquando una tale vita si esprime in atti, in cui l'eroismo va ammantato di una rara semplicità. E innegabile che Don Rua fu un dominatore. Ma un dominatore di anime, che val quanto di imperi: il popolo invece lo chiamerà il Santo; ed è giusto ed è profondamente umano, perchè il distacco fra la sua e la nostra vita lo ha tramutato in questa figura ideale.

E noi ci inchiniamo.

(Il Secolo XIX di Genova, del 9 aprile).

(*) Il titolo non è nostro: anzi noi teniamo a dichiarare, che, nè a questa nè ad altre simili espressioni, non intendiamo dare alcuna autorità, non volendo affatto prevenire i decreti della Chiesa.

Una notizia dolorosa si sparse per Torino la mattina del 6 corrente. Fra la costernazione di tutta la città una voce si sentì e fu diffusa da edizioni speciali dei giornali: « È morto il santo! » Don Michele Rua era passato, verso le ore 9 1/2, agli eterni riposi. Un lungo generale pellegrinaggio, formato come per incanto, condusse gran parte della città verso l'Oratorio di Valdocco, e fu testimonianza dell'alto concetto in che era presso tutti quel venerato Successore di Don Bosco. Chi fosse D. Rua, di quanti meriti adorno, non è necessario ripetere. Ci basti dire, che se grande stima circondava la sua persona quella stima era meritata e i meriti straordinari di lui erano indiscutibili

(La Civiltà Cattolica, quaderno 1436)

D. Rua fece rivivere in sè il grande spirito dell'Apostolo di Castelnuovo e ne continuò le opere. Egli non solo difese e propagò i grandi ideali umanitari e cristiani, ma a somiglianza del suo Predecessore, li incarnò pienamente e luminosamente nell'intera sua vita rinnovando le eroiche virtù dei santi. E che D. Rua fosse un santo è convinzione di quanti ebbero la fortuna di avvicinarlo o di vederlo. La sua modesta cameretta di Valdocco fu sempre méta di continui pellegrinaggi di persone di ogni nazione, attirate dalla fama della sua santità. Quanti si accostarono a lui, uscendo da quella cameretta, avevano una sola voce: « D. Rua è un santo ». E questa voce la ripeterono popoli intieri, i quali, tutte le volte che l'umile sacerdote si volse per l'Italia e per l'Estero, si affollarono intorno alla sua mistica figura di asceta, trasformando col loro spontaneo entusiasmo le sue visite in veri viaggi trionfali

Fu un lavoratore indefesso. Egli, di fibra robustissima, si esaurì per il soverchio lavoro. Appena poche ore della notte concedeva al riposo, il più delle volte cedendo al sonno sopra un sofà ed i suoi familiari aggiungono che solo in quest'ultima malattia fece uso regolare del letto. Fino agli ultimi istanti volle ancora attendere al suo improbo lavoro e cadde, come cade il soldato sulla breccia, colle armi in mano

Se a Don Bosco si deve l'ispirazione dell'opera salesiana, a D. Rua se ne deve la prodigiosa espansione....

(L'Azione di Catania, dell'8 aprile).

La morte di Don Rua ha commosso il mondo. Questo umile prete, vissuto nel sacrificio, ha fatto correre, morendo, un immenso fremito di dolore per tutti i continenti della terra, perchè tutti egli li ebbe beneficati colla più santa ed elevata carità. I suoi funerali furono una vera apoteosi. Centomila persone senza distinzione di classi, di credenze e di idee politiche, vollero rendere l'estremo omaggio e saluto al Gigante della carità, al Benefattore insigne dei popoli!

(L'Unità Cattolica, io aprile).

A corona di queste pagine, che deponiamo con filiale tenerezza sulla tomba del Padre in affettuoso omaggio, trascriviamo questi pensieri del rev.mo Mons. Carlo Salotti, Avvocato della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Venerabile Don Bosco innanzi alla S. Sede

« Certi uomini non dovrebbero mai scomparire dalla terra: la loro vita è un apostolato, il loro esempio è una scuola, il loro contegno è una cattedra, donde irradiano tanti insegnamenti e scaturiscono sorgenti feconde d'attività, di virtù e di sacrifizi.

» Studiando nei Processi di Don Bosco lo spirito del Ven. Fondatore, e ricordando oggi l'apostolato dell'indimenticabile Don Rua, che per 36 anni convisse al suo fianco, palpitò su quel cuore per trarne ispirazioni e conforti, ed in Lui modellò tutti i suoi atti privati e pubblici, sento come tra i due apostoli corresse una perfetta consonanza d'idee e di speranze, in cui è riposta tutta la grandezza e tutto l'avvenire della Pia Società Salesiana.

» Don Rua nel Processo di Torino fu uno de' più autorevoli testimoni della santità di Don Bosco: testimoni della santità di D. Rua sono migliaia e migliaia di figli, di confratelli, di beneficati, che da ogni angolo del mondo, più che piangere il Padre, celebrano il Santo.

» E se un giorno la Provvidenza disporrà che alla Causa di D. Bosco tenga dietro quella di Don Rua, gl'innumerevoli testimoni che sfileranno davanti al tribunale ecclesiastico di Torino, nel rammentare gli eroismi dell'uomo che abbiamo oggi perduto, dovranno confessare che l'uno fu degno dell'altro, e che forse sarebbe cómpito non lieve determinare a chi dei due spetti il primato nell'esercizio di quelle eminenti virtù cristiane, nelle quali entrambi si distinsero da eroi ».

Le feste titolari del Santuario di Valdocco.

Pel 24 corrente nessuno dei Cooperatori manchi di pellegrinare in ispirito ai piedi dell'augusta Patrona: é il giorno sacro al ricordo dei suoi più ,segnalati trionfi e sempre ricco di nuovi meravigliosi favori per chi La prega.

E noi, con un cuor solo, preghiamola poi nostri bisogni spirituali e temporali ! Raccomandiamo a lei con figliale confidenza i voti nostri, le intenzioni sante del Sommo Pontefice, e le suppliche che giungono al suo Trono di bontà e di misericordia da ogni punto della terra; e non manchiamo d'implorare fumi e benedizioni celesti sul processo Apostolico per la Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Venerabile D. Bosco, il quale, con ragione, può esser chiamato l' « Apostolo della devozione a Maria Ausiliatrice ! ».

Ai sigg. Direttori e Decurioni.

Ai sigg. Direttori, Decurioni, Zelatori e Zelatrici raccomandiamo vivamente la 2a Conferenza annuale prescritta dal Regolamento, appunto per la solennità di Maria Ausiliatrice.

All'uopo invitino qualche illustre conferenziere, o preghino l'oratore del Mese Mariano od il predicatore domenicale della chiesa principale del luogo, a voler consacrare un discorso alle glorie di Maria SS. Ausiliatrice.

ORDINE DELLE SACRE FUNZIONI NEL SANTUARIO. 15 maggio - Solennità della Pentecoste e primo giorno della Novena.

Oratori: al mattino il Sac. D. Luigi Brezza; alla sera il rev.mo Sac. Prof. Albino Carmagnola. 17 maggio: Anniversario della Pontificia Incoronazione di Maria Ausiliatrice. Indulgenza plenaria a chi visita il Santuario dai primi Vespri del giorno 16 alla sera del 17. - Ore 10: Messa solenne.

22 maggio: primo giorno della Corte di Maria; come nei giorni festivi.

23 maggio: Vigilia della solennità di Maria Ausiliatrice e secondo giorno della Corte di Maria. - Ore 5,30: Messa, Predica, Benedizione solenne - Ore 7,15: Messa celebrata da S. Ecc. Rev.ma Mons. Costanzo Castrale, Vescovo Tit. di Gaza. - Alle ore 16: Conferenza ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane, seguita dal canto delle Litanie, Tantum Ergo e Benedizione solenne - Ore 18,30: Primi Vespri Pontificali, Discorso e Benedizione solenne - Illuminazione dell'esterno del Santuario, concerto e canti corali. - Il Santuario rimane aperto.

24 maggio: Solennità di Maria SS. Ausiliatrice e terzo giorno della Corte di Maria - Indulgenza plenaria. - Messe dalle ore 1 alle 13 - Ore 7,15: Messa celebrata da Sua Eminenza rev.ma il sig. Cardinale AGOSTINO RICHELMY, nostro Veneratissimo Arcivescovo - Ore io: Messa Pontificale di Sua Ecc. rev.ma Monsignor GUIDO MARIA CONFORTI, Arcivescovo-Vescovo di Parma - Infra Missam panegirico detto dal rev. prof. Don A. Carmagnola - Alle ore 16: (per comodità dei Pellegrini) : Litanie Tantum Ergo e Benedizione solenne - Ore 18: Vespri pontificati da Mons. Arcivescovo di Parma, Processione, Trina Benedizione col SS. Sacramento impartita dall'Eminentissimo Cardinale Arcivescovo. - Illuminazione e concerto.

NB. - La Schola Cantorum dell'Oratorio Salesiano eseguirà una Messa nuova del M. G. Pagella.

25 maggio, dopo la messa delle 5,30 e alle 19,30, Litanie e Benedizione. - Le preghiere di questo giorno sono in suffragio degli ascritti all'Arciconfraternita dei divoti di Maria Ausiliatrice, e di tutti i benefattori defunti del Santuario.

26 maggio: Solennità del Corpus Domini e chiusura delle feste titolari. Ore 5,30 e 7,30: Messa della Comunità - Ore 14: Esposizione del SS. Sacramento - Ore 16,30: Vespri, Discorso, Te Deum e Benedizione solenne.

Importante

In occasione del Concorso Aereonautico Internazionale, delle Esposizioni di Floricoltura e di Belle Arti, e di altri festeggiamenti che avranno luogo a Torino in questo mese, le Ferrovie dello Stato accordano eccezionali riduzioni ferroviarie con un prolungamento di validità dei biglietti di andata e ritorno per Torino che si distribuiranno dal 2o al 29 maggio da tutte le stazioni che distano da Torino non più di 200 chilometri. La riduzione è del So per cento ed i biglietti hanno la validità di io giorni da quello dell'acquisto.

NB. Per poter godere di questa eccezionale facilitazione occorre acquistare, presso gli stessi bigliettari delle stazioni, una speciale tessera di riconoscimento, che costa L. 1, 25, e dà diritto a molte facilitazioni.