BS 1910s|1914|Bollettino Salesiano Marzo 1914

ANNO XXXVIII - N. 3   PERIODICO MENSILE   I MARZO 1914

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: PER IL 1° CENTENARIO DELLA FESTA DI MARIA AUSILIATRICE E DELLA NASCITA DI DON BOSCO: I festeggiamenti - I restauri del Santuario di Valdocco (Lettera del Sig. D. Albera) - Raccomandazioni importanti - Programma dell'Esposizione del Culto di Maria SS. Ausiliatrice 65 Don Bosco al letto del Conte di Chambord . . . 95 L'Opera di Don Bosco nell'Argentina, nell'Uruguay, nel Chili e nel Brasile (Lettere di Don Trione).- VIII 77 L'Emigrazione e l'Opera di D. Bosco nelle Americhe 79 Tesoro spirituale    8o

DALLE MISSIONI: Matto Grosso (Brasile): L'arrivo di 88 indi alla Colonia S. Giuseppe al Sangradouro - In fascio: Dalla Missione della Candelaria, ecc. 81

IL CULTO DI MARIA SS. AuSILIATrRICE: Una preghiera - Pel 24 corrente - Grazie e graziati . 87

NOTE E CORRISPONDENZE: Pel S. Padre - L'introduzione della Causa di Domenico Savio - Il XXVI Anniversario della morte di D. Bosco - In onore di S. Francesco di Sales - Tra i figli del popolo - Notizie varie    91

Necrologio    95

PER IL 1° CENTENARIO DELLA FESTA DI MARIA AUSILIATRICE E DELLA NASCITA DI DON BOSCO

NEL dare il faustissimo annunzio dell'imminenza di questa duplice data centenaria, più dolce e più espressivo del solito ci pare l'avvicìnamento e l'intreccio di due nomi dolcissimi: Maria Ausiliatrice e Don Bosco ! intreccio che per la viva riconoscenza dello stesso Servo di Dio divenne, ancor lui vivente, assai comune.

« Don Bosco è nulla! - andava umilmente ripetendo l'amatissimo Padre -- Don Bosco è un misero strumento nelle mani di Dio e di Maria Ausiliatrice! e il Signore avesse trovato una persona più disadatta di D. Bosco per compiere queste opere, certo l'avrebbe preferita, perchè apparisse meglio essere egli l'autore e Maria SS.ma l'ispiratrice di ciò che D. Bosco va facendo! ...»

Tutto egli soleva attribuire alla Madonna! Da fanciullo è l'apostolo dei compagni; ma con edificante umiltà narrò più volte come la Vergine Santissima gli avesse già indicato, in un sogno misterioso, la sua futura missione. Giovane sacerdote, l'8 dicembre 1841 getta le basi dell'Opera degli Oratori; ma non cessa mai di ricordare che era il giorno sacro all'Immacolata e che perciò l'Immacolata aveva posto sotto il suo manto l'Opera sua. Bisognoso di coadiutori nella sublime missione intrapresa, istituisce la Pia Società Salesiana, e a quelli che generosamente rìspondono per i prìmi al suo appello, meravìgliati dello sviluppo del nuovo Istituto, egli ripete con paterna confidenza: « Qual rendiconto Don Bosco avrà da rendere a Dio di tutte le grazie che riceve pel buon andamento della nostra Pia Società. Si può dire egli è condotto quasi per mano dalla Madonna. Ad ogni passo, in ogni cìrcostanza, ecco la Beata Vergine! E dessa che ci protegge visibilmente da ogni pericolo o cattivo ìncontro e ci indìca ogni cosa che dobbiamo fare e ci aiuta a compirla! »

Tutto, tutto egli ascriveva alla Madonna.

Se i benefattori, ammirati della sua carità, del suo zelo, e della santità stia, gli facevano cospicue offerte, egli non sapeva trattenersi dall'esclamare: « E la Madonna che pensa alle Opere sue! »

Se storpi, paralitici, ciechi, sordì e moribondi, da lui benedetti, ottenevano improvvisamente la guarigione: « Date gloria alla Madonna! ripeteva a ciascuno; vedete quanto è stata buona con voi! »

Se sì attribuivano tali guarigioni prodigiose alle sue preghiere o alle sue benedizioni, ne soffriva nel più profondo del cuore, e caldamente raccomandava di guardarsi dal dire che Don Bosco avesse operato o operasse miracoli; nè mancava mai di soggiungere: « La Madonna Ausiliatrice, ecco la taumaturga, ecco l'operatrice delle grazie e dei miracoli!...»

E quando udiva elevarsi d'ogni parte un inno di ringraziamento a Maria SS. Ausiliatrice per le grazie ottenute colle impartite benedizioni, gli si riempivano gli occhi di lagrìme e lo si udiva ripetere che non sapeva esprimere tutta la stia consolazione, perchè non c'era più l'erronea opinione che si dovesse ricorrere a lui per aver grazie, ma sibbene alla Madonna, che benedice coloro i quali soccorrono le Opere Salesiane.

Fra lui adunque e Maria SS.ma Ausiliatrice corsero realmente i più stretti, i più affettuosi, i più teneri vincoli; egli fu il Figlio e il Servo devoto e fedele; Ella l'Ausiliatrice potente, la tenerissima Madre. E fu tanto profonda ed evidente questa indissolubile unione, che anche il popolo l'intuì e l'espresse e continua tuttora ad esprimerla con meravigliosa sagacia, dando a Maria Ausiliatrice il nome di MADONNA di D. Bosco!

Per questo il 1915 renderà ognor più stretto questo ammirabile intreccio del nome della Celeste Regina con quello del suo Gran Servo e Divoto. Il 16 agosto si compiranno cento anni dalla nascita di D. Bosco, e il 15 del successivo settembre saranno cento aiuti dall'istituzione della festa liturgica del 24 maggio in onore di Maria Ausiliatrice: due date che diffonderanno una santa letizia in tutto il mondo cristiano.

Poichè la festa del 24 maggio non è una semplice festa mariana, ma essendo la festa della Vergine, Vindice invitta della libertà della Chiesa e Aiuto potente del popolo cristiano, è un'arra di sempre nuovi trionfi per la Chiesa Cattolica e di grazie senza numero per quelli che veramente vivono vita cristiana. Così pure la figura di Don Bosco non interessa una città o una regione soltanto, perchè egli non ha ristretto il suo zelo di apostolo a Torino, al Piemonte o all'Italia; ma è tutto il mondo che si scuote al suo nome, avendo egli, vero figlio della Chiesa Cattolica, nei palpiti eroici della sua carità e nello slancio prodigioso dell'attività sua, abbracciato l'universo.

Noi però, alunni, Cooperatori ed Ammiratori di Don Bosco, e Divoti di chi gli fu tenerissima Madre e Ispiratrice, dobbiamo esultarne in modo speciale e disporci fin d'ora a celebrare l'una e l'altra data memoranda.

Per il 1° Centenario della nascita di Don Bosco.

Auspice la Federazione Internazionale degli Ex-allievi degli Istituti Salesiani, fin dal settembre del 1911, cioè nel I° Congresso Internazionale che tennero a Torino gli Ex-allievi degli istituti Salesiani, sorse e fu accolta con unanime applauso la proposta di erigere al Venerabile Don Bosco un monumento nel luogo stesso ov'Egli « trasformò suolo ed anime, fondò la madrepatria delle genti sue, inviò pel mondo le sue colonie e dette ad esse il punto di perpetuo convegno « ossia a Valdocco, sulla piazza che è dinnanzi al Santuario Maria Ausiliatrice.

La nobilissima proposta, nel I° Convegno Piemontese degli stessi Ex-allievi che si tenne a Torino nel dicembre del 1912, rivestì un carattere ancor più significante, perchè « considerando quale alto e singolarissimo significato assumerebbe nella storia della pedagogia l'erigendo Monumento, quando fosse principalmente opera e omaggio solenne e mondiale della gratitudine degli Ex-allievi al grande Educatore ed Apostolo «, questi, come ne avevano lanciata l'idea, dichiararono di volerne rivendicata a sè tutta la gloria, e quindi anche le cure e le sollecitudini dell'esecuzione del disegno.

Infatti il 31 gennaio 1913 il Comitato Promotore diramò a tutti i Presidenti e ai Soci dei Circoli e delle Unioni degli Ex-allievi l'appello per la raccolta delle offerte: e nel mese di marzo dello stesso anno il Comitato Esecutivo esponeva i 62 bozzetti inviati dai 59 artisti che risposero al Concorso Internazionale bandito per il Monumento, e dopo aver pubblicato il verdetto della Giuria che si limitò ad additare i cinque bozzetti migliori, apriva fra i cinque artisti un secondo concorso, dal quale uscì vincitore il prof. Gaetano Cellini.

Noi abbiamo già detto ed avremo ancor agio a parlare dell'alto significato del Monumento e della genialità del bozzetto prescelto: per ora ci basta osservare che il I° Centenario della nascita di D. Bosco avrà una prima Commemorazione, solenne e duratura, nel Monumento medesimo.

Ma non mancheranno altri omaggi; e tra questi avrà senza dubbio il primato un'Esposizione che si terrà nell'Oratorio Salesiano di Torino, la quale non abbraccerà soltanto le Scuole Professionali e le Colonie Agricole di Don Bosco, come già si fece altre volte fra l'ammirazione di tutti e con

forte sprone a far sempre meglio alle singole Scuole, ma additerà anche i suoi Istituti educativi e le varie Missioni all'Estero a pro' degli Emigrati e fra i popoli selvaggi. Sarà insomma una prova tangibile di ciò che la Divina Provvidenza ha fatto in poco volger di tempo per mezzo di Don Bosco.

Per il 1° Centenario della Festa di Maria Ausiliatrice.

A lato di un'Esposizione dell'Opera di Don Bosco in Italia e all'Estero, è conveniente, anzi doveroso, tenere un'altra Esposizione sul Culto di Maria SS. Ausiliatrice: perchè l'una è all'altra di complemento. Se la prima dirà quale ampio apostolato di bene abbia concesso a Don Bosco la protezione di Maria Ausiliatrice, la seconda attesterà quale riconoscente affetto abbia nutrito e inculcato il Venerabile per la sua Celeste Protettrice. E perchè non sia un omaggio silenzioso per quanto eloquente, in preparazione alla celebrazione delle solenni feste religiose si terrà pure un Congresso, nel quale s'illustrerà anzitutto l'intimo legame che passò fra Maria Ausiliatrice e Don Bosco e si additerà, in tutta la sua ampiezza, quale dev'essere praticamente il Culto di Maria SS. Ausiliatrice in mezzo al popolo cristiano, secondo il concetto e lo spirito del nostro Venerabile Fondatore.

E si stava pur studiando quale poteva essere per questa solenne ricorrenza il miglior modo di mostrare in una forma ancor più tangibile e durativa il nostro affetto a Maria SS. Ausiliatrice, quando sul giornale cattolico di Torino, il Momento, comparve una proposta di quel fervido Cooperatore Salesiano, che è il sig. Marchese Filippo Crispolti, in un articolo pubblicato il giorno di S. Francesco di Sales e intitolato: Per una festa salesiana: una Proposta.

«... Qual è il luogo di convegno che Don Bosco e i suoi successori assegnano ai loro seguaci per questo ossequio annuale verso il loro Patrono? E il tempio di S. Maria Ausiliatrice, di Colei nella cui devozione San Francesco e Don Bosco trovarono la loro forza invitta ed imperitura.

» Ora a questo tempio, e alla Vergine cui fu innalzato, si rivolge oggi particolarmente il nostro pensiero, poichè s'avvicina il primo centenario del giorno in cui la Chiesa decretò che il titolo d'Ausiliatrice fosse celebrato con festa speciale il 24 maggio di ogni anno. Il decreto data dal 1815 e fu emanato in ringraziamento perpetuo del ritorno di Pio VII a Roma, avvenuto, dopo la lunga prigionia di Savona e di Fontainebleau, appunto quel giorno di primavera del 1814. Già nel periodo preliminare di quel centenario siamo entrati

» Quando l'anno dopo Maria Ausiliatrice fu considerata per sempre come la intermediaria presso Iddio della compiuta liberazione del Pontefice, il genere umano respirò. La giustizia aveva in lui ottenuto vittoria sulla forza. Poco stante anzi Napoleone, invano riapparso sulla scena del mondo nei cento giorni, partiva per il perpetuo esilio di S. Elena, e nonostante il ricordo perenne e commosso che l'umanità doveva conservare del suo genio, nonostante le benemerenze che in mezzo a violenze nefaste Egli aveva acquistato, il suo sparire sia pure crudele dalla società dei viventi manifestò il giusto giudizio che il Cielo fa talvolta anche visibilmente e prontamente di coloro che calpestano nel regno proprio il Regno suo.

» E precisamente, mentre la nave inglese portava nell'isola remota ed insalubre il gran prigioniero, nasceva ai Becchi presso Castelnuovo d'Asti Don Giovanni Bosco: nasceva il 16 agosto 1815, il giorno dopo che Napoleone aveva compiuto i quarantasei anni.

» Così il centenario della particolare esaltazione di Maria Ausiliatrice e quello della nascita del suo ardente figlio Don Bosco, cadranno contemporaneamente, e s'intrecceranno al centenario delle grandi mutazioni che la caduta dell'aquila corsa produsse nel mondo.

» Ebbene, poichè col Monumento Internazionale testè decretato e affidato alle mani di promettentissimo artista, gli antichi allievi di Don Bosco celebreranno i cent'anni dalla nascita dell'Apostolo della gioventù, non sarebbe cosa armonica e bellissima che i Cooperatori Salesiani, il cui ufficio naturale è d'integrare quanto si fa nel nome di Lui, onorassero in modo sensibile i cento anni dacchè la Chiesa deliberò nuova gloria a Colei, che egli scelse a principale ausilio suo? Una cappelletta che fosse eretta ai Becchi, ove nessuna chiesa c'è, non mostrerebbe forse l'intimo legame che esiste fra i due centenari? E sopratutto non sarebbe cosa degnissima il porre mano ai convenienti restauri del tempio di Maria Ausiliatrice in Valdocco, cosicché nella stessa piazza il monumento che Don Bosco eresse alla Vergine, e quello che gli allievi antichi erigeranno a lui, si accordassero, per merito dei Cooperatori, nella freschezza e nel rinnovato decoro dell'arte? Ecco la nostra proposta »

Due. giorni dopo lo stesso giornale pubblicava una lettera di ringraziamento del rev.mo nostro Superiore Don Albera al sig. Marchese Filippo Crispolti, e quest'appello diretto a tutti i Cooperatori Salesiani.

Per i restauri del Santuario di Valdocco.

Torino, Oratorio di S. Francesco di Sales, 29 gennaio 1914. BENEMERITI COOPERATORI, BENEMERITE COOPERATRICI,

Nella lettera del 1° corrente, Pubblicata nel Bollettino Salesiano, io già accennava che il 1915 sarà un anno carissimo per la Famiglia Salesiana, segnando esso il Primo centenario della Festa di Maria Ausiliatrice SS. ed il Primo centenario della nascita di Don Bosco, e mi riserbava di scrivervene in Proposito, Per disporvi a commemorare convenientemente la duplice data per noi solennissima. Ma una voce autorevole (a Don Bosco e a noi fortemente affezionata) m'invita a rompere ogni indugio. L'illustre marchese Filippo Crispolti, nuovamente applaudendo al Monumento Internazionale, con cui gli ex-allievi di Don Bosco celebreranno i cento anni dalla nascita dell'Apostolo della gioventù, domanda se non sarebbe cosa armonica e bellissima che, a lor volta, i Cooperatori Salesiani onorassero in modo sensibile i cent'anni dacchè la Chiesa deliberò nuova gloria a Colei che Don Bosco ebbe a sua prima Cooperatrice.

« Una cappelletta - egli scrive - che fosse eretta ai Becchi (l'umile borgata di Castelnuovo ove Don Bosco ebbe i natali), ove nessuna chiesa c'è, non mostrerebbe forse l'intimo legame che esiste tra i due centenari?

» E sopratutto non sarebbe cosa degnissima il porre mano ai convenienti restauri del tempio di Maria Ausiliatrice in Valdocco, cosicchè nella stessa piazza il Monumento che Don Bosco eresse alla Vergine e quello che gli Antichi Allievi erigeranno a lui, si accordassero, per merito dei Cooperatori, nella freschezza e nel rinnovato decoro dell'arte? »

Io accetto con animo grato la proposta e la ritengo provvidenziale. Sarà mio pensiero notificarvi a suo tempo il programma particolareggiato dei nostri festeggiamenti, ma intanto vi posso accennare che per parte nostra a ricordare il Centenario della nascita di Don Bosco, non solo sarà inaugurato sulla piazza di Maria Ausiliatrice il monumento che si sta allestendo al Venerabile Educatore dalle schiere riconoscenti dei suoi ex-allievi, ma nell'interno del suo primo Oratorio verranno anche, in varie Esposizioni, additati i frutti più salienti dell'opera sua, avendo determinato di tenere un'esposizione didattica dei suoi Istituti educativi, un'altra professionale delle sue Scuole d'arti e mestieri e Colonie agricole, e una terza del lavoro compiuto dai suoi Missionari a vantaggio di tribù selvagge e di migliaia di emigrati. Contemporaneamente, a celebrare il primo Centenario dell'Istituzione della Festa di Maria Ausiliatrice, pensiamo d'indire un Congresso Mariano e di allestire un'altra Esposizione, da cui appaia chiaramente quali vaste e profonde radici abbia, per opera di Don Bosco, gettato in ogni lido il culto di Maria SS. Ausiliatrice.

Ora, siffatte commemorazioni senza dubbio attireranno da ogni terra a Valdocco, a Valsalice e ai Becchi, non solo una moltitudine di ex-allievi, i quali pensano anch'essi di adunarsi in un nuovo Congresso Internazionale, ma inviteranno a Torino altri numerosi pellegrini; e non sarebbe certo conveniente di lasciare in cattivo stato il Santuario di Maria Ausiliatrice e priva di un nuovo documento di memoria filiale l'umile borgata, che va superba di aver dato i natali a Don Bosco.

Senonchè, a realizzare l'opportuna proposta, è necessario, o benemeriti Cooperatori, il generoso vostro concorso. Il Santuario di Maria Ausiliatrice convenientemente decorato nel 1891, al compiersi cioè del primo cinquantenario della fondazione dell'Opera degli Oratori, da qualche anno, massime esteriormente, va gravemente deperendo. Basta dargli uno sguardo, per constatare a prima vista che da terra sino alla cupola, anzi, alla statua della Vergine che sorge in alto benedicente, esso ha mestieri di tali restauri, che se tardassero maggiormente sempre più gravi diverrebbero le avarie e ognor più alta salirebbe la spesa delle indispensabili riparazioni.

Accetto quindi con animo veramente grato la cara proposta e applaudo ad essa incondizionatamente. E perchè, nel breve tempo che rimane, divenga una realtà, caldamente la raccomando ai benemeriti Cooperatovi, e alle pie e zelanti Cooperatrici di ogni nazione, specialmente d'Italia, dei quali ammiro quotidianamente la tenera divozione per Maria SS. Ausiliatrice e il vivo affetto a Don Bosco. A tutti, in particolar modo a quelli che risponderanno al mio invito, doni il Signore l'abbondanza delle sue benedizioni.

Di Voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici,

Umilissimo Servitore

Di quali restauri abbisogna il Santuario.

Il Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, aperto al Divin Culto il 9 giugno 1868, restaurato ed abbellito nel 1891 pel compiersi del I° Cinquantenario dalla fondazione dell'Opera degli Oratori, ha bisogno di molti restauri.

Non accenniamo ai vari ritocchi necessari nell'interno del sacro edifizio, che in generale è ancora sufficientemente ben conservato; e ci limitiamo a rilevare le deplorevoli condizioni in cui si trova la parte esterna.

Urge infatti riparare o rinnovare tutta la copertura della cupola, compresi i costoloni dì legno che la sostentano, se non si voglion veder guasti quanto prima gli interni affreschi di cui l'abbellì il Rollini. E pur mestieri consolidare la base della statua della Madonna che s'innalza sulla cupola e quelle dei due angeli che coronano i campanili, ristorare e forse rifare il castello di ferro che sostiene le campane, e dorare nuovamente le statue omai annerite dalle intemperie. È pur indispensabile ripassare tutto quanto il tetto, rinnovando gran parte delle tavole di ardesia che lo coprono; sanare le giunture dei blocchi di granito che formano il cornicione, per impedire dissolventi infiltrazioni; allo stesso fine rifare tutt'in giro i canali per lo scolo dell'acqua piovana; e, dall'alto in basso, sanare e ripulire in ogni lato le pareti, non esclusa la facciata, ove le quattro grosse colonne di muratura sono anch'esse in vari punti screpolate e i bassorilievi minacciano di andare a pezzi. Insomma, esteriormente, il Santuario abbisogna di tante e tali riparazioni, che era necessario por mano ad esse senz'indugio, anche prescindendo dalla circostanza delle imminenti Feste Centenarie.

Chi provvederà la somma necessaria pei restauri?

Quando si trattò di costruire il Santuario « Maria - scrisse Don Bosco - volle essa medesima porvi la mano e far conoscere che, essendo opera sua, Ella stessa voleva edificarla: Aedificavit sibi domum Maria.... Chi lo crederebbe? Un sesto della spesa fu coperta con oblazioni di persone divote; il rimanente furono tutte oblazioni fatte per grazie ricevute.... Potrebbesi asserire, che ogni angolo, ogni mattone di questo sacro edifizio ricorda una grazia ottenuta da questa augusta Regina del Cielo ». Così Don Bosco.

Altrettanto avvenne nel 189o-91 quando si compirono i primi restauri. In quegli anni si rinnovarono le stesse meraviglie che avevano accompagnato l'erezione del Tempio, sicché le oblazioni per antiche o recenti grazie ricevute bastarono abbondantemente a coprire le spese.

Chi provvederà pertanto la somma necessaria pei restauri presenti?

Non esitiamo affatto a dichiararlo: MARIA SANTISSIMA AUSILIATRICE!

Ella stessa parlerà al cuore dei suoi divoti; Ella stessa solleciterà il concorso riconoscente delle anime da lei beneficate e ne spronerà altre a ricorrere fiduciose alla sua bontà materna; e vedranno tutti con quanta verità noi possiamo ripetere oggi ciò che diceva Doti Bosco al tempo della costruzione del Santuario, e Don Rua durante i primi restauri:

« Ecco il momento opportuno per ottenere grazie e favori di ogni genere da Maria SS.ma Ausiliatrice! »

Raccomandazioni importanti.

Il rev.mo sig. Don Albera, per richiamare l'attenzione dei singoli Cooperatori Salesiani e di tutti i Divoti di Maria Ausiliatrice sull'omaggio che si vuol rendere alla celeste Patrona delle Opere Salesiane nella ricorrenza del I ° Centenario dell'istituzione della sua Festa, caldamente raccomanda:

I) In occasione della solennità di Maria SS. Ausiliatrice di quest'anno 1914 si tenga ovunque la prescritta conferenza ai Cooperatori Salesiani e in essa si raccomandi e si raccolga una colletta, per i restauri del Santuario di Torino-Valdocco.

II) In tutte le Chiese e Cappelle Salesiane, aperte al Pubblico, si raccomandi e si raccolga tutti i giorni festivi del prossimo mese di viaggio, tanto al mattino quanto alla sera, un'elemosina allo stesso fine.

III) In tutte le nostre Chiese e Cappelle dedicate a Maria Ausiliatrice al principio del prossimo mese di maggio si collochi e si tenga esposta per tutto l'anno 1914 una cassetta per raccogliere elemosine, con la scritta : Per i restauri del Santuario di Maria Ausiliatrice di Torino.

IV) I rev.di Cooperatori, Parrochi o Predicatori, sono anch'essi umilmente pregati di raccomandare e raccogliere, durante il mese di maggio, e possibilmente il giorno della festa di Maria Ausiliatrice, un'elemosina come sopra.

V) Ai Concitati Salesiani permanenti, alle singole Associazioni locali dei Divoti di Maria Ausiliatrice, alle Unioni delle Dame di Maria Ausiliatrice, alle singole Pie Unioni di Figlie di Maria sotto la protezione di Maria Ausiliatrice, e a tutte le Associazioni, Circoli e Compagnie fiorenti negli Istituti Salesiani o in quelli delle Figlie di Maria Ausiliatrice, è pur fatto invito di concorrere, nella forma che giudicheranno migliore, al devoto omaggio.

Le somme raccolte sieno inviate direttamente e prontamente al rev.mo sig. Don Albera, con l'indicazione: Pel Santuario di Maria Ausiliatrice.

Per l'Esposizione del Culto di Maria Ausiliatrice.

(Torino-Valdocco, aprile-ottobre 1915)

Il rev.mo Teol. D. Giulio Barberis, Direttore Spirituale della Pia Società Salesiana, incaricato di allestire l'Esposizione di quanto riguarda il Culto di Maria Ausiliatrice, ha diramato alle Case della Società Salesiana e dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice il seguente programma, che ora, per mezzo del Bollettino, egli presenta anche a quei zelanti Cooperatori, specialmente Parroci e Rettori di chiese, che possono efficacemente aiutarci a mandarlo ad effetto nel miglior modo possibile.

L'Esposizione si terrà dall'aprile all'ottobre del 1915 nell'Oratorio Salesiano di Torino, presso il Santuario di Maria Ausiliatrice; e se non mancherà il benevolo concorso dei Cooperatori essa riuscirà senza dubbio un imponente omaggio alle glorie della nostra Madre Celeste.

Ecco il programma:

I.

PARTE STORICO-LETTERARIA.

I) Monografie dei singoli Santuari, Chiese, Cappelle, Altari, Istituti, dedicati a Maria Ausiliatrice, venerata nel Santuario di Torino:

a) cenni sulla loro origine, consacrazione, inaugurazione, sviluppo, ecc.;

b) descrizione sotto l'aspetto architettonico, artistico, ecc.;

e) descrizione degli oggetti d'arte e di ogni particolarità degna di menzione speciale;

d) divozioni varie in uso (quotidiane, settimanali, mensili) con rilievo dell'influenza che hanno nella vita cristiana;

e) feste ordinarie, straordinarie (pellegrinaggi, incoronazioni, ecc.), feste periodiche.

II) Monografie e quadri statistici.

a) delle Associazioni dei divoti di Maria Ausiliatrice: anno di fondazione, numero degli ascritti, statuti (se diversi da. quello dell'Arciconfraternita primaria di Torino), distintivi e vitalità delle medesime, dimostrazioni religiose collettive, e ogni altro dato interessante;

b) delle Associazioni di Maria Ausiliatrice Per le giovinette e delle Dame d'onore di Maria Ausiliatrice (anno di fondazione, ecc. come sopra);

e) dei vari Comitati Permanenti e di ogni altra Associazione col titolo di Maria Ausiliatrice (anno di fondazione, ecc.).

III) Raccolta di grazie e lavori ascritti a Maria Ausiliatrice:

a) libri ed opuscoli stampati in qualunque lingua;

b) copia di relazioni manoscritte conservate presso i Santuari;

e) relazione dettagliate, stampate o manoscritte, delle grazie più insigni

e straordinarie, possibilmente autenticate da dignità ecclesiastiche.

IV) Pubblicazioni d'ogni genere riguardanti il Culto di Maria Ausiliatrice:

a) libri, opuscoli, foglietti e pagelle d'indole storica, ascetica, letteraria,

su Maria Ausiliatrice, editi in qualunque lingua;

b) collezioni intere di periodici intitolati da Maria Ausiliatrice o che trattano del suo culto;

e) panegirici sacri, editi in qualunque lingua;

d) opere musicali: messe, vespri, inni, laudi sacre in onore di M. Ausiliatrice.

NB. - Saranno ammessi all'Esposizione anche panegirici inediti e scritti in latino,

italiano, francese, spagnuolo e portoghese; col nome dell'autore in busta sigillata:

quelli, dichiarati migliori da apposta giuria, saranno premiati.

V) Notizie storiche di Immagini, Chiese, Associazioni, Confraternite, Circoscrizioni ecclesiastiche, ecc. col nome di Maria Ausiliatrice o Auxilium Christianorum, anteriori alla fondazione del Santuario di Valdocco.

VI) Ogni altra notizia che giovi ad illustrare il Culto di Maria Ausiliatrice.

II. PARTE ILLUSTRATIVA.

I) Fotografie, in dimensioni convenienti:

a) delle singole Chiese e Cappelle dedicate a Maria Ausiliatrice (interno, esterno, dettagli importanti);

b) delle Statue e Immagini venerate che hanno pregi speciali (col nome dell'autore e l'anno di esecuzione);

c) di gruppi di Associazioni dei Divoti e Pie Unioni di Figlie di Maria sotto la protezione di Maria Ausiliatrice: processioni e feste straordinarie, ecc.;

(1) di qualsiasi documento che si riferisca al Culto di Maria Ausiliatrice o serva ad illustrarlo.

NB. - Dietro ogni fotografia si scriva chiaramente ciò che essa rappresenta, insieme coll'indirizzo del mittente.

II) Modelli in rilievo, in legno o in plastica, dei primari Santuari e Monumenti eretti in onore di Maria Ausiliatrice.

III) Statue di Maria Ausiliatrice, di ogni scuola di scoltura o plastica.

IV) Immagini di Maria Ausiliatrice, di ogni formato (litografie, fotoincisioni, eliotipie, oleografie, ecc.).

V) Medaglie, di qualunque metallo e dimensione, con l'Immagine di Maria Ausiliatrice.

VI) Soggetti vari : quadretti, acquasantini, anelli, spille ed ogni altro oggetto coll'Immagine di Maria Ausiliatrice.

RACCOMANDAZIONI.

I) I sigg. Ispettori Salesiani sono pregati di mandare due relazioni sommarie distinte:

a) una sul Culto di Maria Ausiliatrice nelle Case Salesiane della propria Ispettoria;

b) una sul Culto di Maria Ausiliatrice, fuori delle Case Salesiane e nell'ambito della propria Ispettoria.

II) Ogni Ispettore, Direttore, Confratello o Cooperatore Salesiano, si faccia un dovere di inviare quelle proposte che giudica atte a diffondere maggiormente il Culto di Maria Ausiliatrice.

III) Ogni monografia o relazione, non stampata, sia scritta chiaramente o possibilmente dattilografata.

IV) I plichi, i pacchi e le casse contenenti il materiale per l'Esposizione sieno diretti al sottoscritto nella maniera più sicura; e si faccia in modo che arrivino a destinazione non più tardi del mese di febbraio 1915, indicando in pari tempo ciò che si vuole di ritorno ad Esposizione finita.

Viva Maria Ausiliatrice! Viva Don Bosco!

Don Bosco al letto del Conte di Chambord (1)

Riguardo la malattia del nostro carissimo Principe, la prima impressione del dottore non era stata buona. Riconosceva egli in Monsignore una vitalità incredibile, dopo quel mese di sofferenze violenti e di dieta quasi completa. Senza pronunciarsi ancora, credeva esatta la diagnosi de' suoi colleghi riguardo all'esistenza di un cancro allo stomaco. « Questa malattia può durare a lungo; ma a condizione che l'infermo sostenga le sue forze col prendere e digerire gli alimenti.» Quel giorno stesso, 15 luglio, Monsignore aveva ritenuta una tazza di latte, ciò che da lungo tempo più non era avvenuto. Egli aveva inoltre sostenuto vere fatiche in conseguenza delle visite e delle conversazioni non interrotte fin dalle quattro del mattino, e non se ne sentiva stanco. Durante il giorno prese ancora del latte con buon risultato. Il dottor Vulpian valutò a circa mezzo litro il latte sorbito in diverse riprese. Era cosa incredibile! Dal principio della malattia, epperciò da un mese, un cucchiaino di liquido recava all'infermo dolori atroci e vomiti immediati.

Quali dolci impressioni io provai quel giorno! Io respirava pieno di speranza quell'aria di Frohsdorf, che il mio cuore aveva tanto sospirato in quel mese di trepidazione. Veramente, non avevo mai dubitato della guarigione di Monsignore; ma eravamo dunque nella fase del compimento di tale speranza? Il grido di Monsignore: « Mio caro, io sono guarito, ed anche questa volta la scampo! » mi ritornava continuamente alla memoria.

Durante il giorno Monsignore rivide a lungo Don Bosco, con cui anche Madama si intratteneva; fu pure data udienza al conte ed alla contessa di Vanssay, ed al generale de Charette. Anche il dottor Vulpian fu ricevuto. Sì bella giornata era assolutamente in contrasto colle precedenti.

La sera, alle quattro e mezzo, come le altre domeniche, ci fu la benedizione. Pregato dal Cappellano del Castello, l'abate Curé, Don Bosco disse alcune parole di predica. Don Bosco non è certo oratore - il suo dire è più che semplice e sprovvisto di movimento; in francese poi si esprimeva con difficoltà; - tuttavia egli trascina le masse, perchè la grazia di Dio è con lui. Quella sera io lo trovai incantevole, ammirabile. Egli parlò di Maria Ausiliatrice, delle grazie innumerevoli che Dio concede per intercessione di Lei, e della ferma speranza che egli aveva che Ella avrebbe restituito la vita e la salute al nostro Principe. « Egli verrà a Torino a ringraziare la Santa Vergine nel suo Santuario; attendo quindi l'onore della sua visita ». Un tale linguaggio in bocca a un uomo sì riserbato, sì umile e sì positivo, mi riempì di stupore e fu una conferma delle mie impressioni del mattino, tanto più che il miglioramento inesplicabile del principe era incominciato mentre le insonnie del viaggio erano state per Don Bosco un'occasione particolare di preghiere. D'altra parte, ciò che egli diceva attualmente era tanto in contrasto colla tristezza e lo scoraggiamento delle sue parole a Torino, che non m'era possibile non esserne impressionato.

Le parole di quel santo sacerdote produssero naturalmente urla grande emozione presso alcune persone dell'uditorio, le quali vennero a parlarmene, pregandomi di interrogare di proposito il mio venerabile compagno di viaggio; cosa che feci il domani.

La sera a pranzo mancava il dottor Vulpian, che aveva voluto raggiungere a Vienna la sua famiglia. A mensa sedevano sedici convitati, essendo Sant'Enrico; regnava abbastanza l'allegria, Madama presiedeva colla sua dignità e la sua affabilità ordinarie, ma mancava colui che era l'anima di tutto Frohsdorf. Si era in quel punto servito l'arrosto e versato il champagne nei bicchieri, quand'ecco scorgo Valerand e Luigi Obry, i valletti che si trovavano dal lato opposto alla porta aperta della sala da pranzo e ci stavano di fronte, li scorgo, dico, arrestarsi impietriti, gli occhi fissi verso la sfilata delle sale. Al tempo stesso uno dei convitati che sedeva dallo stesso lato, esclama:

- O mio Dio! ecco Monsignore!

Rivolgendosi verso la porta, il mio sguardo colse al volo il movimento della fisionomia di Madama, sì espressivo e sì commovente che non lo dimenticherò giammai: sorpresa, stupore, timore delle conseguenze dell'imprudenza, dapprima; gioia, tenerezza, speranza, di poi. Questi ultimi sentimenti trascinarono vivamente Madama al suo regale consorte, di cui prese e baciò la mano. Vecchi servitori come me non potevano conservare il sangue freddo davanti a tale spettacolo. Monsignore era infatti realmente là, nella sua veste da camera, portato in una poltrona.

Ma, mio Dio! come era scarno e dimagrito! Pur tuttavia la bella sua testa era raggiante, ed il timbro della sua voce risuonò colle note abituali, quando egli disse

- Non ho voluto che si beva alla mia salute senza di me.

I miei occhi erano pieni di lacrime; quest'apparizione era per me come quella di un fantasma. Nel suo letto Monsignore non mi era sembrato come lo vedeva ora ; attorno a me sentiva parlare della buona etra del povero Principe... Certo egli aveva fatto quanto si riteneva inammissibile i giorni scorsi; certamente io aveva una confidenza assoluta della sua guarigione; ma quello spaventevole dimagrimento, più spiccato in quella poltrona e nella posizione verticale del busto, m'impressionò dolorosamente.

L'energia, la bontà, lo slancio naturale del nostro benamato Principe si ritrovavano interamente nel desiderio di farci una sorpresa e di cagionarci una viva gioia.

Dette le parole sopra citate, Monsignore domanda un bicchiere di champagne; de Charette si precipita e presenta il suo al Principe, che lo accetta. Colla grazia e col tratto regale che egli sapeva mettere in quanto faceva, Monsignore dice: « A voi dapprima, mia cara; bevo alla vostra salute, signori ». Rivolge anzitutto il bicchiere verso Madama, poi lo reca in giro rivolgendosi a tutti. Si fermò un quarto di secondo ravvisando il Visconte di Puget, che non faceva parte della casa del re, e la cui presenza, anche fuori del castello, non gli era punto nota. Monsignore toccò colle labbra l'orlo del bicchiere, lo rese a de Charette, e dando ordine a' suoi di riportarlo nel suo appartamento, esclamò lietamente

Mangiano del formaggio gelato ; io ne vorrei pure!

La notte fu tranquilla, benchè quasi insonne in seguito all'eccitazione prodotta dall'agitazione dclla giornata. Il domani, alle quattro del mattino, Don Bosco celebrò la Messa nella sala in cui riposava il Principe; era il giorno della Madonna del Carmine. Nella mattinata Don Bosco ebbe un colloquio lungo ed intimo col nostro caro Principe e con Madama; il resto del tempo lo mise a disposizione dei membri della colonia, che venivano a chiedergli un consiglio personale, od almeno una benedizione.

Monsignore ebbe la bontà di farmi chiamare, mi parlò di parecchie cose, ed espresse la sua sorpresa nell'aver constatato, la vigilia, che il castello era invaso. « Vi ha una quantità enorme di gente ». Per poco che si fosse vissuti nell'intimità della famiglia reale, si sapeva che Monsignore non gradiva quelle invasioni. Mi domandò se io conoscessi i progetti di ciascuno riguardo la loro partenza...; e:

- Quanto a voi, soggiunse, quali sono le vostre intenzioni?

- È mia intenzione, risposi, di ripartire domani sera. Ora che ho visto Monsignore, e che ho constatato il suo miglioramento che mi riempie delle più liete speranze, mi sento il cuore sollevato. Ringrazio con tutta l'anima Monsignore di avermi fatto ritornare. Il mio solo desiderio è di non dover riaccompagnare Don Bosco ed il suo compagno. Non so però se essi che non dicono nè intendono una parola di tedesco si sentiranno il coraggio dì attraversare da soli l'Austria nel loro viaggio di ritorno. Mi metterò perciò a loro disposizione; e se essi temono di partir soli, ripiglierò con essi la via di Italia;. ed in tal caso partirò domattina. Nel caso contrario, se Monsignore lo permette, rimarrò fino alla sera.

- Fate come credete. Son contento di parlarvi dell'elemosina che farei conto di dar loro: ditemi il vostro parere schiettamente. Ho pensato di dare 15.ooo franchi, e mia moglie 5.ooo, che fanno 20,000; credete voi che bastino ?

Risposi che era convinto che quei buoni sacerdoti non si aspettavano una tanta mercede per l'opera loro.

Monsignore insistette di nuovo:

- Ditemi con franchezza se vi sembra abbastanza. Voglio dare con larghezza: se occorre, son disposto a giungere a 5o 000.

Mi pare che 20.000 franchi sieno convenienti: è un'offerta molto generosa, ma ragionevole.

Monsignore mi parlò quindi del dottor Vulpian e de' suoi onorarii. Il Conte de Blacas fu incaricato di trattare questo affare, io di far conoscere a Don Bosco l'offerta di Monsignore, e di sapere se egli preferiva riceverla in Frohsdorf stessa, oppure a Torino da un banchiere....

Il du BOURG riferisce ancora le parole di Don Bosco: - Monsignore non regnerà; ma spero che la Santa Vergine gli restituirà la salute -con l'esplicita raccomandazione di guardarsi da chi avrebbe potuto attentare alla vita del Principe; e nelle pagine seguenti dice della guarigione di lui e dell'improvvisa sua catastrofe, e poi dell'esito dell'autopsia del cadavere che mise in chiaro l'assenza di qualsiasi cancro e la certezza di una delittuosa intossicazione.

L'Opera di D. Bosco nell'Argentina NELL'URUGUAY, NEL CHILÌ E NEL BRASILE

(Lettere del Sac. Stefano Trione)

VIII (I). Nel Brasile.

REV.MO SIG. D. ALBERA,

ORMAI, dopo circa cinque mesi di viaggio, mi avvicino all'Italia, ed esclamo col Petrarca: .... agnosco patriam, gaudensque saluto : « rivedo la patria e con gaudio la saluto ».

Dopo di aver passato l'inverno sud-americano nell'Argentina, nell'Uruguay e nel Chilì, m'aspettavo di dover fare la cura del sudore nel Brasile. Invece, eccettuato l'inevitabile caldo, sinceramente caldo, di Santos, ove sbarcai, non appena fui a S. Paolo, che sorge in un magnifico altipiano a circa 8oo metri sul livello del mare, trovai un clima fresco e in certi giorni freddo.

Mi attendevano a Santos l'amato Direttore Don Dionigi Giudici e il caro confratello sig. Valentino Barbieri. Con due ore di treno, salendo dolcemente fra panorami sempre nuovi e sfarzosi, in mezzo a una vegetazione lussureggiante, giungemmo alla capitale. In breve fummo all'Istituto Salesiano del Sacro Cuore di Gesù, ove il compitissimo signor Ispettore D. Pietro Rota aveva preparato un ricevimento de' più sontuosi e cordiali. Musica, discorsi, applausi, evviva a D. Bosco, a D. Rua, a D. Albera, tutta una festa di cuore, eminentemente salesiana.

Questo Istituto sorge in uno dei punti più sollevati ed eleganti della bella e grandiosa città. Ha scuole elementari, commerciali e professionali, con 50o convittori e mille esterni, senza calcolare il fiorentissimo Oratorio Festivo. Ha pure numerose scuole serali elementari e commerciali, con apposito reparto per gl'italiani, ai quali si dà l'insegnamento nella loro lingua patria; e un gran Circolo di Ex-allievi di D. Bosco con le rispettive sezioni di studi religiosi sociali, di musica e drammatica, di eloquenza e di propaganda, di beneficenza con ufficio di collocamento e la sezione di Catechisti e aiutanti dell'Oratorio Festivo. Il Circolo ha eleganti sale pel ritrovo serale e festivo e il proprio bollettino che si stampa mensilmente.

Per nobile iniziativa del sullodato Ispettore, sorse ed ha florida vita presso lo stesso Istituto una Lega patriottica italiana di Mutuo Soccorso. Ebbi fortuna di prender parte a una delle feste civili della Lega: la solenne commemorazione di Verdi. Vi ebbero luogo scelte esecuzioni verdiane e vi tenne un dotto ed elegantissimo discorso d'occasione il sullodato prof. D. Rota, suscitando applausi ed ovazioni entusiastiche nell'affollato ed eletto pubblico che gremiva il vasto teatro salesiano in cui la festa aveva luogo. Un numero del programma annunziava la mia parola, ed io parlai ben volentieri come lui dettava il cuore d'italiano e di salesiano, non tralasciando d'inneggiare alla dolce patria ivi nobilmente rappresentata dal R. Console Generale che presiedeva la festa e da tanti ottimi Italiani, e alla incantevole terra ospitale, alla seconda patria di quegl'italiani stessi che mi ascoltavano, al ricco e generoso Brasile.

Gl'Italiani nel Brasile sono un milione e cinquecentomila, di cui un milione nel solo Stato di San Paolo. La città di S. Paolo ne conta duecento mila. I Salesiani se ne occupano con apposito Segretariato federato all' « Italica Gens », hanno gran numero di figli d'italiani nei loro Collegi e Scuole, vanno talvolta in missione alle Colonie in campagna, ecc. ecc.

In mezzo all'Istituto sorge maestoso il Santuario del Sacro Cuore di Gesù, che con la sua grande statua dorata sull'alta torre campanaria, da cui si diffonde l'eco armoniosa di uno splendido concerto di campane, domina tutta la città. Di fronte alla facciata, per disposizione dell'autorità comunale, si allarga una bellissima piazza con giardino d'aspetto elegantemente signorile. L'interno del tempio, per le grandi e numerose colonne che separano la navata centrale dalle laterali, pel soffitto a cassettoni riccamente lavorati, per lo svolgersi generale delle linee architettoniche e per la forma dell'abside, ha l'aspetto imponente delle basiliche romane. Fin che non sarà eretta la nuova Metropolitana, questa è la più vasta e bella chiesa della città e difatti in certe solennissime occasioni deve servire da duomo. Casa e Chiesa sono lavoro del distinto architetto salesiano sig. Domenico . Delpiano, il quale costrusse tutti gli altri edifizi salesiani del Brasile, e attende tuttora come un giovanotto a sempre nuovi lavori. « Don Bosco fa da sè! » si disse talvolta, e qui può dirsi veramente così, come altrettanto può ripetersi sullo stesso argomento nell'Argentina per l'opera indefessa dell'architetto salesiano D. Ernesto Vespignani.

Questo Santuario del Sacro Cuore è uffiziato splendidamente da molti sacerdoti con frequenza di sacre funzioni sì ordinarie che straordinarie, e con esecuzioni musicali di primissimo ordine, in modo che è sempre affollatissimo e non è davvero secondo agli altri grandi santuarii eretti dai Salesiani al S. Cuore in Roma, a Londra, a Barcellona, a La Plata, ecc. Illuminato a luce elettrica, anche nella gran raggiera che orna la statua monumen tale che sorge sulla cuspide della torre campanaria, è quasi il sacro faro della città, mentre l'intervento quotidiano dei convittori dell'annesso Collegio Salesiano dà al santuario una vita più piena e gioconda. I pellegrini che nella Spagna si recano al celeberrimo Santuario di Monserrato ammirano in quelle alture il tradizionale numero di 40 giovanetti, destinati a cantare le lodi a Maria. Qui ve ne sono 50o che fanno altrettanto in omaggio al Sacro Cuore di Gesù! Spettacolo imponente. Quale edificazione pel popolo! Quale potente mezzo educativo per quei giovani prediletti! Ecco perchè il ven. D. Bosco non voleva che i suoi giovani fossero tolti dai grandi templi, per essere rinchiusi in umili cappelle di convitto.

L'Istituto ha inoltre una Tipografia e Libreria molto attive, editrici d'una pregiatissima Rivista mensile di Lettere, Arti e Scienze, riccamente illustrata, diretta dal bravo salesiano, professor D. Sebastiano Martin.

Nella stessa città anche le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno due fiorentissime Case e i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane sono numerose e attive.

Da San Paolo, che conta 360 mila abitanti, fui a Campinas, centro manifatturiero per le ferrovie. Vi sono due Case Salesiane, un gran Collegio fuori città, e un secondo in città con esterni e chiesa pubblica. Amendue le Case sorsero per iniziativa del degnissimo Vescovo diocesano, che è uno dei nostri più insigni benefattori. Dapprima sorse il Collegio fuori città, quando in Campinas ancora serpeggiava la febbre gialla; una costruzione modello in cui l'ing. Delpiano potè attivare quanto di meglio può oggi desiderarsi per un collegio perfetto; e sorge in ima posizione meravigliosa, con annessi immensi cortili, giardini e colonia agricola. Solo pel giuoco del foot-ball, vi ha un campo così vasto, che vi stanno contemporaneamente quattro giuochi e attorno vi gira una pista per le corse in bicicletta. Il Collegio ha scuole elementari e commerciali con 300 convittori.

Qui ammirai pure un ben organizzato Circolo Domenico Savio con gare letterarie, sportive e simili. Nè questa è cosa nuova, giacchè di Circoli intitolati a Savio Domenico ne incontrai parecchi in questo viaggio, essendo anche in queste Repubbliche molto diffusa l'ammirazione e divozione verso l'angelico giovanetto, allievo del ven. Don Bosco.

L'altro Collegio in città ha scuole elementari e fra breve avrà anche le desideratissime scuole professionali; come ha già l'irmnancabile Oratorio Festivo e la Chiesa pubblica.

Da Campinas m'inoltrai nella campagna, per farmi un'idea esatta delle cosidette fazendas dove passano la loro vita di lavoratori, specialmente del caffè, tanti contadini italiani; come aveva già fatto nell'Argentina nelle cosidette estancias.

Quindi sempre col carissimo signor Ispettore D. Rota fui a Lorena, elegante città, a mezza via fra S. Paolo e Rio de Janeiro.

A Lorena l'Opera salesiana è tanto apprezzata, che le autorità locali, sì cittadine che governative, vennero a riceverci alla stazione e ci vollero accompagnare al Collegio, dove coi convittori ci salutava una brillante banda militare accorsa per l'occasione.

Il Collegio è di altro stile da quello di Campinas, ma egualmente elegante e con le stesse comodità rispondenti alle più severe esigenze igieniche e disciplinari; cosa elle si ammira in tutte le Case Salesiane in cui m'incontrai in questo viaggio, sì nell'Argentina e nel Chili, come nell'Uruguay e poi nel Brasile.

Il Collegio di Morena ha un ginnasio fiorentissimo, con programma rispondente in Italia al ginnasio e liceo, e quindi conduce l'allievo fino all'Università. Nel Brasile, i Salesiani hanno Collegi con ginnasio-liceo anche a Bagè, a Cuyabà, a Cachoeira do Campo, a Lorena, a Nictheroy e a Recife di Pernambuco; e in essi oltre un ampio insegnainento di lingue moderne, ha pur luogo l'insegnamento classico non solo del latino, ma anche del greco.

Questi collegi salesiani costano sacrifizi non lievi, richiedendo personale numeroso ed eletto, ma compiono una missione amplissima e tengono più elevata la coltura dei buoni studii fra noi, come desiderava il venerabile Fondatore. Difatti dopo l'Oratorio Salesiano di Valdocco, dove insieme con 30o artigiani erano 50o studenti di ginnasio, il venerabile Don Bosco, prima di instituire un'altra casa consimile, quale fu poi l'Ospizio di Sampierdarena, apriva i Collegi di Lanzo, Mirabello e Cherasco con ginnasio, e quello di Alassio con ginnasio e liceo, spronando i suoi chierici e i suoi preti a forti studi e ne ebbe subito un gran numero di laureati. In un'età in cui il ceto medio e il meno abbiente presero di assalto la via degli studii e delle professioni civili, la Divina Provvidenza inspirava a D. Bosco un istituto che fra le altre opere aveva pure fra le prime quella di guidare cristianamente questa gioventù nella sua via ascensionale.

Il Collegio di Lorena conta 300 convittori, e, come tutti gli altri Collegi Salesiani, ha l'Oratorio festivo e una graziosissima Chiesa pubblica in cui fiorisce la divozione di Maria Ausiliatrice. Anche questo collegio stampa un'elegante Rivista Letteraria illustrata, in cui scrivono anche gli allievi ed ha il suo Segretariato per gli Immigrati, l'Associazione degli Ex-allievi e la Pia Unione dei Cooperatori. Al nostro passaggio si tenne un piccolo Congresso delle Zelatrici Salesiane della città e dintorni.

Le Zelatrici Salesiane, bene organizzate, sono oltre trecentocinquanta in Brasile e rendono un gran servizio all'Azione Salesiana generale, coane alle opere locali.

In Lorena v'ha di più, fuori città, in ameno altipiano, una casa per la formazione del personale con annessa Scuola e Colonia agricola, e in città anche le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno due Case, una delle quali è pur casa di formazione del personale per la loro molto vasta Ispettoria.

(Continua).

'' L'Emigrazione e l'Opera di Don Bosco nelle Americhe

IL 5 febbraio u. s. a Roma, nell'Aula Magna della Cancelleria Apostolica, il nostro zelantissimo confratello Don Trione tenne una conferenza su l'Emigrazione e l'Opera di D. Bosco nelle Americhe.

Dopo di avere illustrato il fenomeno dell'emigrazione alla luce della storia e della biologia moderna, e di aver detto del materno interesse che la Chiesa ha e propugna a favore degli Emigrati, entrò ad esporre sommariamente ciò che fa in questo campo l'Opera di Don Bosco nelle Americhe.

« Nell'America del Nord, egli disse, i Salesiani incominciarono il loro apostolato specialmente con vaste parrocchie per gli immigrati italiani. E si ponga niente che se la parrocchia è parola breve, essa riassume intorno a sè un cumulo di opere: scuole, doposcuola, oratorio festivo e quotidiano, teatro, musica, circoli, segretariati, associazioni religiose e d'azione cattolico-sociale e simili!...

» Nell'America Latina il programma di azione si presentò ben diverso da quello dell'alto Nord. Negli Stati Uniti ove la lingua ufficiale è l'inglese, non così presto si affratellano con quei cittadini gli immigrati provenienti dalle nazioni latine di Europa. Nella gran massa degli immigrati degli Stati Uniti una percentuale altissima è di lavoratori che fecero pochi studi, se pur non rasentano l'analfabetismo. Non riuscendo con tanta facilità ad apprendere la lingua locale, disertano dal sacro tempio quando sia ufficiato da sacerdoti anglosassoni, e in breve si dànno all'indifferentismo in fatto di religione, se pur non sono attratti dalle sètte protestanti con ruina completa della loro fede cattolica.

» Nelle Repubbliche latine invece; discendendo dal Messico alla Terra del Fuoco, non è così. Parlandovisi spagnuolo o portoghese, gli immigrati delle nostre nazioni latine vi si trovano quasi come nella propria terra. Il nuovo linguaggio è ben presto da loro appreso, magari con strazio della grammatica e disperazione dei puristi, ma colà tutto il mondo diviene presto unius labíi. Di fronte a questo facile stato di cose l'Opera Salesiana in dette repubbliche non si limitò ai soli immigrati, ma allargò la sua azione anche ai nativi e non conobbe limite nella sua attività. Nè per questo il suo apostolato fu minore a pro' degli immigrati, anzi a questi tornò ancor più proficuo e simpaticamente gradito.

» Un fenomeno strano, se pur non lo si vuol chiamare cosa naturale alla superbia umana, si verifica in molti paesi all'estero. Quando gl'immigrati di date nazionalità sono addetti a lavori umili, a misura che migliorano la propria condizione materiale, van quasi vergognandosi della loro madre patria. Se i padri in ciò talora ancor tentennano, i loro figli precipitano. I figli ad esempio di non pochi italiani, spagnuoli, portoghesi, nati in quelle repubbliche americane, arrossiscono nel declinare la loro paternità. Viene bensì talora il momento felice della reazione, quando cioè le loro ricchezze crescono ad alta misura. Ma questi fortunati non sono la massa. Com'è possibile che questi fanciulli vadano con entusiasmo alle chiese e specie alle scuole della nazionalità dei loro padri? Sarebbe, a loro giudizio, una pubblica professione d'inferiorità.

» Non così accade presso l'Opera Salesiana. Essendosi questa affermata con molto prestigio e bene adattandosi agli ambienti in cui si svolge, si vede frequentata da tutti, anzi con speciale vanto dagli stessi immigrati e dai loro figli con singolare simpatia e senza timore di sorta.

» Nè vi manca la nota cara a chi ama la patria di origine. In quelle molteplici e svariate istituzioni sonvi salesiani della patria stessa degli immigrati, ad esempio italiani, spagnuoli, portoghesi, francesi, ecc., onde non può non trovarsi bene con loro l'immigrato di qualunque nazionalità. Ove poi gli immigrati di certe nazionalità abbondano notevolmente, come gli italiani e gli spagnuoli nell'Argentina, i tedeschi in Valdivia del Chilì, gli italiani e i portoghesi nel Brasile: colà si ha sapientemente cura che notevolmente abbondino i salesiani di tali rispettive nazionalità, di guisa che torni più proficua l'azione delle nostre istituzioni in quelle determinate condizioni.

» Un'altra considerazione, pur essa non lieve. In questo vasto campo d'azione a pro' sì degli immigrati che del popolo in generale, mal si apporrebbe chi si limitasse a curare gli adulti e per poco trascurasse i giovani...»

Qui l'oratore disse ciò che fanno i Salesiani di America a pro' dei figli del popolo e quindi del popolo stesso con scuole medie e primarie, scuole professionali, chiese pubbliche, visite alle Colonie, e segretariati d'immigrazione con uffizi di collocamento e comitati di Patronato.

Ma l'Opera di Don Bosco nelle Americhe non è tutta qui. Conveniva bene ricompensare quelle terre generose, della fraterna ospitalità data ai nostri emigranti europei; conveniva compiere l'opera iniziata da Cristoforo Colombo dell'evangelizzazione degli Indii; conveniva inoltre a questa fiumana sempre crescente d'emigranti aprire nuove vie e preparare nuovi sbocchi in quelle terre stesse; quindi ecco sorgere le Missioni Salesiane fra le tribù ancora incivili.

» Seniores vestri somnia somniabunt!... Quando Don Bosco, raccontandoci quelli che ci chiamava suoi sogni, ci diceva com'avesse visto tutta l'America dal nord al sud quale sarebbe stata un giorno, e alle informazioni geografiche ed etnografiche dele regioni ancora sconosciute aggiungeva come vedesse penetrata colà l'opera del suoi missionari in precedenza alla penetrazione della civiltà e dell'immigrazione, noi non avremmo giammai creduto che cotanto presto si fossero dovuti affrettare quei tempi.

» Oggi... la Patagonia, ad esempio, che al primo avvicinarsi dei Missionari Salesiani nel 1879 era terra impenetrata e pareva impenetrabile, ormai è tutta percorsa dall'immigrazione; quelle immense terre assursero a valore assai notevole, e migliaia e migliaia di coloni europei le van ora coltivando, mentre sorgono in tutte parti centri popolosi e parrocchie o stazioni cristiane fiorenti. Da oltre 3o anni numerose schiere di intrepidi Missionari Salesiani, con a capo il loro vicario apostolico Mons. Cagliero s'avanzarono da valorosi fra quelle indomite tribù. I primi passi costarono loro eroici sacrifizi; nè minor coraggio ci volle a durarla costanti in quel lavoro di apostoliche penetrazioni: ma alla fine il cielo arrise ai loro copiosi sudori, il Vangelo riportò nuovi trionfi, quelle genti accorsero tutte all'ombra mite e redentrice della Croce e più non si opposero all'inoltrarsi dei popoli civili...»

Dato in fine uno sguardo al gran bene che compiono, in linea parallela, le Figlie di Maria Ausiliatrice, i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane, Don Trione inneggiava « alla bontà di quelle popolazioni e alla freschezza di energie e di libertà che spira in quelle giovani Repubbliche », « a quei zelantissimi Vescovi che fin dal primo crescere delle frotte immigratrici, da ottimi pastori se ne occuparono con prontezza e con vedute larghe e generose », « a quei liberi Governi, che verso le Istituzioni Salesiane e specie verso le Scuole Professionali e le Colonie Agricole, con nobile senso di bene e indipendenza di carattere manifestano l'alta loro benevolenza e protezione », e finalmente « a quegli stessi immigrati, alla cui assistenza tante Opere Salesiane sono colà dedicate, per l'entusiasmo di riconoscenza con cui le circondano, per l'appoggio che essi stessi dànno alle medesime, quasi come a una parte della patria loro, unendo così bellamente insieme i santi nomi della Religione, della umanità e della Patria! »

« Sovra tutti però vi sono tre nomi, o Signori, che nella cronaca nostra salesiana ricordano il maggiore impulso, i più larghi aiuti dati non solo a tutte le opere del Ven. Don Bosco, ma in modo particolare a questa per gl'immigrati nelle Americhe; e questi sono gli augusti nomi di Pio IX, Leone XIII e Pio X.

» Lieti i figli di Don Bosco, a perenne monumento del loro grato animo verso così insigni benefattori, dedicarono a Pio IX il maggior Collegio di Buenos Aires e quello elegantissimo di Villa Colon presso Montevideo; a Leone XIII i fiorenti Collegi di Maldonato in Buenos Aires, di Rio Grande nel Brasile e di Bogotà in Colombia, e a Pio X i grandiosi Collegi di Cordoba in Argentina e Valdivia nel Chilì.

» Ah Signori, il secreto d'ogni forza e grandezza anche per queste opere è qui in Roma, nel santo vegliardo del Vaticano, nella profonda unione con quella Roma ove Cristo è Romano. Roma, come è il cardine su cui si poggia la sicurezza della dottrina e della vita d'ogni opera cristiana, così è il focolaio della espansione di esse. L'ite et docete omnes gentes è l'impulso del Redentore, custodito e attuato dal Pontificato Romano. E l'unum ovile et unus pastor, che è la speranza suprema di Roma, contiene per ogni gente umana la promessa d'ogni beneficio della Croce e della Civiltà ».

* *

Vivi applausi coronarono la bella conferenza, alla quale, scrisse l'Osservatore Romano « erano presenti le LL. EE. RR.me i Signori Cardinali Antonio Agliardi, Vincenzo Vannutelli, Domenico Ferrata, Pietro Gasparri ed Antonio Vico; cui facevano corona gli Ill.mi e Rev.mi Monsignori Antonio Sabatucci Arcivescovo titolare di Antinoe, Federico Benizio de Souza Costa Vescovo di Amazoni, Mario Sturzo Vescovo di Piazza Armerina, Sebastiano Leite de Vasconcellos Vescovo di Beja, Pietro Kojunian Vescovo titolare di Calcedonia; i Monsignori Coccolo, Pisani, Tiberghien; i rev.di Conelli, Munerati, Tomasetti; il Conte Dalla Torre, il Comm. Folchi, il Comm. Rezzara, il Cav. GrossiGondi, il cav. Fornari, l'Avv. Baldi, il Rag. Ignesti, la rappresentanza delle cinque Unioni Cattoliche d'Italia, D. Cristina Giustiniani Bandirli con una numerosa rappresentanza dell'Unione fra le Donne Cattoliche d'Italia, i capi di vari Ordini Religiosi, gli alunni del Collegio Pio Latino Americano, quelli di Propaganda Fide, del Collegio Spagnuolo, del Collegio Leoniano, del Collegio Salvatoriano e di quello Armeno, tutti in buon numero ».

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella, o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare Indulgenza plenaria (come dal Decreto della S. Congregazione delle Indulgenze, 2 ottobre 1904)

ogni mese

1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte,

3) nel giorno in cui si radunino in conferenza ;

dal 10 marzo al 12 aprile:

1) il 25 marzo, festa dell'Annunciazione di Maria SS.ma.

2) il 27 marzo, Commemorazione dei 7 dolori di Maria SSma;

3) il 5 aprile, Domenica delle Palme;

4) il 9 aprile, Giovedì Santo.

4) il 12 aprile, Pasqua di Risurrezione.

Tutte le indulgenze concesse ai Cooperatori sono applicabili alle Anime Sante del Purgatorio; ma pel loro acquisto è richiesta la recita quotidiana di un Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice coll'invocazione: Sante Francisce Salesi, ora pro nobis.

DALLE MISSIONI

MATTO GROSSO (Brasile)

L'arrivo di 88 indii alla Colonia San Giuseppe al Sangradouro. Colonia S. Giuseppe (Sangradouro), 1 novembre 1915

VEN.MO E AMAT.MO SIG. D. ALBERA,

NELL'ultima mia le diedi conto di una escursione verso il Rio das Mortes, in compagnia degli 83 Indii della Colonia, ed ora debbo darle un'altra notizia più consolante, quantunque a me abbia recato anche non poca tristezza.

Si figuri, rev.mo Padre, con ripetuti sforzi noi eravamo già riusciti a mantener vestiti tutti i nostri indi con loro piacere e nostra soddisfazione; e il 10 settembre u. s. ne arrivavano dall'alto S. Lorenzo, per stabilirsi definitivamente con noi, altri 88, completamente nudi e così sporchi che non aveva mai visto creature umane in peggiori condizioni. Ella ha compreso quale sia la mia tristezza! Ho provato immensa letizia nel ricevere queste 88 anime che il nostro buon Dio ci ha mandate perchè le rivendicassimo dal giogo di Satana e le introducessimo nel dolce Regno di Gsù Cristo, ma n'ebbi insieme viva tristezza per non avere di che coprirli.

Cercai, ricercai nel mio povero deposito, pensai e ripensai e feci ogni calcolo, ma tutto inutilmente; non potei mettere insieme nemmeno di che vestirli almeno una volta. Per fortuna, proprio di quei giorni, mi giunsero da Cuyabà al une pezze di stoffa e subito le Figlie di Maria Ausiliatrice si misero con tutta lena a far camicie per le donne e per gli uomini ma non se ne ebbe che per una metà. Mi privai anche della mia piccola tenda da viaggio, che fu disfatta allo stesso scopo, e infine telegrafai a Cuyabà che mi mandassero altra stoffa, a costo di qualsiasi sacrifizio, pur di poterci aggiustare alla meglio, in attesa del ritorno del nostro caro Ispettore dall'Europa, che recherà al solito una grande provvista. Noi intanto abbiamo cominciato a dirozzare le intelligenze e i costumi dei nuovi arrivati.

Ora che le ho dato sommariamente questa cara notizia, credo bene di raccontarle con ordine come i nuovi ospiti giunsero alla Colonia.

Le dissi già nell'ultima mia, come i carissimi indii coi quali aveva fatto un'escursione verso il Rio das Mortes, eran tutti tornati allegramente nella Colonia, dalla quale sperava non si sarebbero per qualche tempo allontanati. Non fu così: e, in poco tempo, molti, gli uni dopo gli altri, mi chiesero il permesso di tornare per qualche giorno alla caccia e alla pesca, e non dissi naturalmente di no, sol mi feci promettere che sarebbero tornati fra breve.

Invece i giorni passavano ed essi non si vedevano e noi eravamo in pena essendo l'epoca delle seminagioni; quando vennero a visitarci dieci indii dall'Alto S. Lorenzo per avere... tanti oggetti da portare alle loro aldee; e noi li occupammo per tre giorni, dando a ciascuno diverse cosette. Ed essi nel tempo che stettero con noi, non ci manifestarono le loro intenzioni, solo si lagnavano di alcuni addetti alla Colonia Teresa Cristina, dicendo che i Bororos avevano paura delle armi e dei soldati, perchè andati alcuni alle loro aldee dell'Arogiari e del Giardori per invitarli a tagliar cedri, li condussero lungo il Rio Vermelho, per avvicinarli alla colonia, ma essi si rifiutarono e quelli per intimorirli avevano detto che sarebbero andati a Cuyabà e avrebbero mandati i soldati a prenderli.

Queste furono le uniche confidenze che ci fecero. Un solo di loro, che era già stato con noi,, soggiunse che sarebbe andato a prendere la famiglia e tornato con essa.

Tutti però s'informarono dello stato della nostra Colonia, e seppero dai loro compagni che stando con noi nessuno li avrebbe molestati, e videro che la vita qui nella Missione si passa molto meglio che nella foresta.

Dopo quattro giorni se ne partirono ed alcune famiglie dei nostri li accompagnarono, dicendoci che andavano in giro per alcuni giorni, mentre alcuni mi dissero che sarebbero tornati con quelli che avevano deciso di venire a stabilirsi con noi, ma niente sicuro.

Dopo due settimane, tornarono alcune famiglie con notizie interessanti dicendoci che tutti i Bororos del Giardori e del Pobori avevano determinato di abbandonare completamente le loro aldee, e di recarsi alcuni all'Arogiari, altri alla Colonia del Sacro Cuore, i restanti in questa di S. Giuseppe al Sangradouro. Avvisarono difatti alcune famiglie che andassero incontro ai loro parenti, perchè alcuni erano molto vecchi, altri malatticci, e le donne molto cariche pel trasporto di tutti i loro attrezzi.

Ricevuta questa notizia mi chiesero licenza di andar loro incontro, ed io l'accordai senz'indugio raccomandando a tutti che ritornassero presto perchè era tempo delle seminagioni e piantagioni di miglio, riso, canna da zucchero, mandioca, ecc. ecc. Mi risposero di sì, e partirono.

Ma i giorni passavano in un'ansia continua e noi attendevamo il loro arrivo da un momento all'altro, quand'uno venne a chiamare il bari (il loro stregone) affinchè partisse anche lui per esorcizzare gli animali che ammazzavano, dicendoci che molti erano i diretti alla volta di questa Colonia. Era inutile che domandassi quanti fossero, perchè l'unica loro risposta è « maccaguraga », cioè: « Sono moltissimi! » e ciò dicendo mostrano ripetutamente le dita delle mani e dei piedi.

Partì quindi anche il bari, e ciò era un motivo di più per indugiare. Difatti passarono alcuni giorni e nulla di nuovo, tranne questo: che i pochi Indii rimasti, invece di venire al lavoro, si misero a ristorare ed ampliare il Bayto (cioè il capannone centrale dell'aldea) che è il luogo di riunione per le feste, peri funerali, e tutte le altre cerimonie.

Al principio di settembre, vedendo proprio che non arrivavano, risolvetti di andar loro incontro. Presi con me il nostro aspirante Virginio -ed un giovanotto indio per guida, e, portando qualche regaluccio da distribuire, partii. La guida sapeva più o meno dove si trovavano. Per venticinque o trenta chilometri il sentiero fu abbastanza comodo e visibile, ma poi si cominciò a discendere e salire per monti di pietre, e passare e ripassare profondi torrenti con non poca difficoltà pei nostri animali; finchè il sentiero disparve, a causa del fuoco che era passato nel campo, e in tempo molto recente. Alle 4 di sera arrivammo dove pochi giorni prima si erano accampate le famiglie che erano ritornate, che vi avevano lasciate le loro capanne improvvisate con foglie di palma. Stando alle indicazioni dovevano essere molto vicini; e la guida ci additò la foresta ove credeva fossero accampati. Continuammo ma, peggio ancor di prima, senza nulla conoscere delle pedate degli altri, e dopo mezz'ora ci trovammo sopra la riva di un torrente tanto fondo che non c'erà modo di poterlo passare, e intanto cominciò una pioggia dirotta. Che fare? La nostra guida n'era afflittissima, perchè sapeva di esser vicina alla mèta e non vedeva il modo di portela raggiungere. Risolvemmo di tornare indietro e di approfittar di quelle capanne abbandonate per passarvi la notte. La pioggia continuava a cadere e noi, tutti inzuppati, dovemmo aggiustarci alla meglio e sol con grande stento potemmo accendere un po' di fuoco.

Dopo alcune ore la pioggia cessò e noi, grazie a Dio, passammo una notte più felice di quel che potevamo immaginare, specialmente dopo un viaggio di circa cinquanta chilometri a cavallo.

La guida ci aveva detto che il giorno seguente di buon mattino sarebbe andata da sola in cerca del sentiero e del passaggio del torrente e sarebbe tornata a chiamarci per non farci girovagare invano; ma al mattino mi venne subito a dire:

- Padre, i Bororos sono vicini; questa notte ho sentito l'abbaiare dei cani !

Questa notizia ci rallegrò davvero. Montati di nuovo a cavallo, partimmo subito per quella direzione, e, grazie a Dio, trovammo le pedate degli altri e, dietro queste, il passaggio del torrente senza difficoltà.

Dopo mezz'ora di cammino incontrammo due famiglie dei nostri che ritornavano per portarci notizie. Mi dissero che i Bororos erano accampati là vicino e che il giorno precedente era arrivato colà l'indio Francesco di Sales (quello che mi accompagnò nel lunghissimo viaggio per terra a Rio de Janeiro e nell'esplorazione al Rio Vermelho, e che da due mesi si trovava alla caccia in quelle regioni) dicendo che da quattro giorni era morto il ragazzo Giovanni Bosco, figlio del capitano Totò e che perciò alcuni erano andati ad aiutare a caricare il cadavere per portarlo all'accampamento e fargli il solenne Bacururú con tutte le cerimonie.

I due messi proseguirono il viaggio verso la Colonia, e noi, dopo pochi minuti, entrammo nell'accampamento destando grande meraviglia in tutti.

Ci venne subito incontro il famoso Cacico Perigo (pericolo), che ci presentò il suo vecchio padre, Cacico Lobo (lupo), e diversi altri, ripetendoci che alcuni erano andati a prendere il cadavere, altri alla caccia, e che le donne eran tutte in giro in cerca di miele silvestre e frutta. Quindi chiamò alcuni giovanotti e li mandò a tagliar pali e frasche di palme per farmi una capanna, ed io dopo un'ora mi trovava già con la mia casa ben preparata per passarvi quel giorno e la notte seguente.

Mi lagnai perchè indugiassero tanto, essendo già tempo delle seminagioni. Perigo si discolpò, dicendo che anch'essi erano ansiosi di arrivare, ma che alcuni erano mezzo ammalati, altri vecchi e che avevano tante cose da trasportare, persino delle galline e delle anitre, e poi dovevano aspettare il cadavere.

Visitai subito gl'indisposti, somministrando loro qualche rimedio; e vedendo che non v'era nulla di grave determinai di passar là quella giornata, mentr'essi alla sera, arrivando il cadavere, avrebbero cominciato il loro Bacururú che sarebbe durato tutta la notte ed il dì seguente si sarebbe trasportato l'accampamento.

Mi offersero da mangiare pesci fritti sulla bragia, garigli di coccos di palme, midollo di palme ecc.; ed accettai con riconoscenza.

Dopo mezzogiorno incominciarono ad arrivare quelli della caccia, carichi di porci selvatici e di altri animali, e di molti pesci arrostiti, insomma con molta provvista pel viaggio.

Si aspettò sino a notte l'arrivo degli altri e poi si seppe che si erano fermati a poca distanza per far l'entrata al mattino seguente.

Infatti il giorno dopo, al levar del sole, tutti erano in movimento e molti andarono all'incontro del funebre corteo. Montato a cavallo, ci andai anch'io. Ed ecco dopo un quarto d'ora la turma del Cacico Totò, che veniva con la tristezza scolpita sul volto e si rallegrò moderatamente alla mia inaspettata comparsa su quelle alture. Immersa nel dolore e nel pianto veniva la famiglia del povero defunto; ultimi venivano i giovanotti che erano andati all'incontro, due portando il cadavere, altri toccando la famosa ayge per tener lontana l'animi del defunto, gli altri cantarellando nenie funebri.

Il cadavere, come di costume, era involto in una stuoia di foglie di palma, legate con corteccie d'alberi, flessibili come una corda. Un lungo palo passato in quella legatura serviva per caricarlo.

Quella vista m'impressionò fortemente, perchè il defunto era uno dei nostri cari ragazzi interni ed aveva tutt'al più 12 anni. Grazie a Dio, era molto buono ed il giorno avanti la partenza aveva fatto l'esercizio della buona morte confessandosi e facendo la S. Comunione; di modo che conoscendo la sua indole e la sua condizione io pensai subito che se ne fosse andato direttamente al cielo; perciò recitato un De profundis e fatto un segno di croce sul feretro, mi raccomandai di cuore alla sua intercessione presso Dio.

Erano già cinque giorni che era morto e non so come potessero resistere a stargli vicino. Io mi avvicinai qualche volta, ma dovetti tapparmi la bocca...

Mentre essi lentamente se ne andavano verso l'accampamento, io mi fermai e volsi indietro lo sguardo che, pieno di meraviglia, andava perdendosi in una profonda vallata, molto stretta, nella quale, in mezzo ad oscura foresta fiancheggiata da barriere di pietre scorre il fiumicello che va serpeggiando tra i monti della Trasfigurazione, dove nel 1907, in compagnia del nostro Ispettore D. Malan, noi avevamo passato cinque giorni aspettando l'arrivo degli Indi del Giordari che avevamo mandato a chiamare, e intanto innalzammo la croce che poi divenne il loro principale ritrovo nelle lunghe caccie e pescagioni. Mi tornavano in mente quei giorni che passammo colà soffrendo in diversi modi, ma pieni di fede in un felice risultato. Infatti arrivarono poi là il vecchio Cacico Lobo e il Cacico Totó, con la loro turma. E questi dopo quattro anni venne con la famiglia a stabilirsi con noi in questa Colonia, dando oggi il suo buon Giovanni Bosco al cielo; e l'altro era il capo degli altri 88 indii diretti alla Colonia. Ecco che cosa ha fatto il simbolo della nostra redenzione in mezzo a questi popoli selvaggi!

Dopo questa breve divagazione, spronai il cavallo e seguii il feretro. Arrivati all'accampamento e depositato il cadavere nel centro, scoppiò il consueto gridio da tutte le capanne dove si erano recati i nuovi arrivati, quindi si circondò il cadavere e le donne diedero principio al tagliuzzamento del proprio corpo, facendo grondare il loro sangue sopra quelle spoglie mortali. I capi si cinsero la testa col loro famoso panico azzurro, dalle lunghe penne di araras, e incominciarono i canti lugubri a cui tutti presero parte, formando un coro di voci che facevano ripercuotere l'eco a grande distanza in mezzo a quelle foreste.

Dovendosi prolungare quella cerimonia per tutto il giorno e la notte seguente, stabilii coi capi che all'indomani trasportassero il loro accampamento affine di poter in quattro giorni arrivare alla Colonia, ed io me ne partii promettendo di muovere nuovamente incontro a loro.

Aveva piacere che arrivassero per la festa della Natività di Maria SS.ma non fu possibile: e saputo che sarebbero giunti il giorno io, compii la mia promessa e tornai a trovarli di nuovo accampati a una trentina di chilometri. Si erano indugiati, perchè avevano compiuto la cerimonia della pulitura delle ossa del piccolo cadavere e le avevano chiuse in un cestello. Così si erano liberati dal fetore e ne compivano più facilmente il trasporto. Passai la notte con loro e il dì seguente, di buon ora, caricati ciascuno i propri arnesi, si misero in viaggio un dietro l'altro ed io li accompagnai caricando qualche bambino sul cavallo con me.

A mezzogiorno eravamo già sul luogo, dove dovevano ancor passare la notte e prepararono il nuovo accampamento. Io li lasciai, sicuro che il dì seguente sarebbero arrivati comodamente alla colonia.

Infatti, all'indomani, subito dopo mezzodì, ci apparve la scena del loro arrivo, accompagnata dalle commoventi cerimonie. Tutti i nostri uscirono loro incontro, ciascuno in cerca del proprio parente o amico , dichiarandoli del loro paese e precedendoli alla propria capanna. Grande era il movimento. In dieci minuti giunsero tutti e le capanne ne furono piene; gli arnesi rimasero fuori. E da tutte le capanne s'innalzarono subito... pianti, grida e cantilene, secondo il loro cerimoniale. Dopo pochi minuti ogni frastuono cessò e passarono alla conversazione naturale, offrendo ai nuovi arrivati quel po' di cibo che avevano potuto preparare.

Li invitai tutti a recarsi alle nostre residenze, le donne presso le Suore, gli uomini da noi. In pochi istanti furono tutti pronti all'appello, e si distribuì qualche cosa a tutti. Mi misi a contarli e trovai che erano 22 uomini sopra i 18 anni e 22 al disotto, e 29 donne e 15 ragazze, dando precisamente 44 maschi e 44 femmine, che aggiunti ai 47 uomini e alle 36 donne che erano già con noi, fecero salire a 171 il numero degli indii cui questa Colonia S. Giuseppe deve provvedere.

In questi giorni anche altri dell'Arogiari voglion venire, tra cui uno dei capi più influenti, il quale ci disse che ritarda la sua venuta perchè ha i genitori molto vecchi, incapaci di fare il viaggio (che sarebbe di 15o chilometri); ma appena morti i suoi genitori, verrà subito con tutta la sua gente. Infatti nella mia escursione al Rio Vermelho, io vidi i suoi genitori che mi parvero i più vecchi della tribù.

Oh! certo in questa Missione del Matto Grosso non saranno mai gli Indii che ci verranno a mancare, ma il personale ed i mezzi; tuttavia anche a questo Deus providebit. Sappiano però anche i nostri cari giovani e chierici, cui arde in petto la sacra fiamma della propagazione della fede per la gloria di Dio e la salvezza delle anime che nè io coi miei 52 anni, nè essi ancor nell'aprile della vita, non saremo noi che vedremo civilizzati tutti gli indii di questa nostra Missione del Matto Grosso. Il Sacro Cuore di Gesù, pei meriti della SS. Vergine Ausiliatrice nostra dolcissima Madre e Patrona, e del nostro Venerabile Padre D. Bosco, facciano sorgere nella nostra Pia Società numerose e sante vocazioni, che ci permettano di coltivare più largamente questo campo evangelico che non ha confini e che promette abbondantissimi frutti.

Molte cose vorrei ancor dirle, amatissimo Padre, ma per non abusar troppo della sua squisita bontà, le rimando ad altra occasione. La prego solo di volerci ricordar sempre nelle sue pie orazioni e di raccomandarci alla carità ed alle preghiere dei nostri benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, assicurandoli che le preghiere di questi cari neofiti imploreranno da Dio copiose benedizioni sopra le loro famiglie.

Voglia in fine gradire i nostri più cordiali saluti e trasmetterli agli altri Veneratissimi Superiori, e ci benedica tutti, ma specialmente l'ultimo tra i suoi figli, il suo

Obbl.mo nei Cuori di G. e M.

Sac. GIOVANNI BALZOLA,

Missionario Salesiano.

In fascio.

Dalla Missione della Candelaria, - Il Missionario Don Maggiorino Borgatello, Direttore della Missione della Candelaria nella Terra del Fuoco, ci manda queste notizie sul movimento religioso della Missione.

« Il bel mese di Maria si celebrò con tutta solennità dal 9 ottobre al 10 novembre, predicato ogni sera coli assistenza generale di tutti gli indii della Missione; e si chiuse con la comunione generale, messa cantata, e una bellissima processione, nella quale si portò la statua di Maria Ausiliatrice, fra il giubilo ed entusiasmo di tutti.

» Si celebrò con molta solennità la festa dell'Immacolata Concezione di Maria SS. preceduta da una novena di preghiere con benedizione col SS. Sacramento, e coronata da una Comunione Generale e messa cantata.

» Così pure ultimamente si celebrò la festa del Santo Natale, preceduta da novena predicata ogni sera. La funzione della mezzanotte riuscì oltremodo splendida e tranquilla. Io ebbi la fortuna di celebrare le tre messe e di distribuire ben sessanta comunioni. Tutti gli indi vi presero parte cori piacere sino alla fine. All'uscir di chiesa, all'una e mezza antimeridiana si vedeva già l'alba ed alle 3 sorgeva il sole per scomparire alle 20.30. Diciasette ore e mezzo di sole! Quasi non v'è notte. Mancava solo l'indio Alacaluf Brasito Koscektor, che ri mase a dormire, e la mattina seguente era mesto per non essersi svegliato, come bramava, e scusandosi mi diceva: Noche dormir grande! Campana nada sentir, kép, kép, (Notte dormir molto bene! Campana non sentire, niente, niente). Quest'indio è molto curioso nel parlare. Egli usa sempre l'avverbio grande invece di dire molto, bene, lontano, ecc. Dice per es.: Comer grande pasear grande, trabajar grande, rezar grande (Mangiare grande, passeggiare grande, lavorar grande, pregar grande), invece di mangiar bene, passeggiar bene, ecc.

» Presentemente gl'indii stabili in questa missione sono sessantatre: altri, di carattere nomade, ci visitano di quando in quando fermandosi alcuni giorni con noi e poi se ne vanno. Tutti si trovano contentissimi ed allegri, e nessuno sogna di andarsene altrove. Nessuno si ubbriaca; sono invece molto laboriosi, tranquilli, e di carattere mite e pacifico. Frequentano con regolarità i sacramenti quasi ogni domenica ed alcuni persino giornalmente, ed ogni sera recitano in comune nella cliiesina il S. Rosario.

» In tutto quest'anno 1913, da gennaio alla fine di dicembre, si fecero novemila duecento ottanta Comunioni, cioè più di settecento settanta al mese. In conclusione non si potrebbe desiderare di meglio da questa povera gente che in un tempo non molto lontano era selvaggia. »

Il viaggio dei Missionari diretti al Perù e alla Bolivia - Il nostro caro confratello Don Ponte ci scrive da Lima in data 27 dicembre u. s.

« Partimmo da Torino la sera del 27 ottobre. A Roma visitammo le principali Basiliche, ed il 30 si ebbe la ventura di essere ammessi all'udienza del S. Padre. Introdotti nella Sala del Concistoro e di là all'Anticamera Pontificia, avemmo la fortuna di ricevere la benedizione del Vicario di G. C. con altre persone. Il rev.mo nostro Ispettore chiese una benedizione speciale per sè e pei Missionarii presenti, diretti al Perù, alla Bolivia, al Chili, e alla Repubblica Argentina. Il S. Padre, che appariva molto affabile e sollevato, rispose: « Benedico di cuore ciascun di Voi, gli alunni ed i vostri cari. L'Arcangelo Raffaele vi accompagni nel viaggio, per fare poi del gran bene nelle Case dove vi mandano i Superiori »; e c'incaricò di salutare Mons. Cagliero.

Si fece rispettosamente osservare a S. Santità che non avremmo avuto la fortuna di vedere Mons. Cagliero, ma gli avremmo comunicati i Suoi augusti saluti, il che si fece nello stesso giorno per lettera. Il dì seguente si continuò per Napoli dove prendemmo ospitalità nell'Istituto dei Sordomuti a Tarsia, affidato da qualche anno ai Salesiani; e si visitò pure l'altra casa al Vomero. Il 1° novembre, Festa d'Ognissanti, salimmo sul piroscafo « Kaiser » (della Società Austro-Americana di Trieste) che ci trasportò a Buenos Aires in diciotto giorni.

» Nel viaggio vi fu la massima comodità di celebrare la S. Messa ogni giorno. Nelle feste poi alle ore 9 si aveva la Banda e canto di lodi sacre durante la S. Messa, cui prendevano parte i passeggieri di 2a classe, mentre per quelli di 1a vi erano quattro messe al giorno, e quelli di 3a classe avevano anche una messa nei dì festivi. Tanto a Roma, che a Napoli, Barcellona, Rio de Janeiro, Nictheroy, Buenos Aires, Santiago, Macul, Panquehue e Valparaiso, abbiamo avuto cordiale e festosa accoglienza dai nostri confratelli ed alunni

» A Buenos Aires ammirammo la monumentale Chiesa di S. Carlo, e la Casa attigua, che ci volle ospiti per alcuni giorni. Di là fummo a visitare le altre nostre Case di Buenos Aires, compresa quella di Bernal: quindi si prese il treno e attraversate le Cordigliere scendemmo a Santiago, dove si passò la Festa dell'Immacolata. Il 9 si partì per Valparaiso, dove si fece una breve sosta, per imbarcarci il dì seguente sul piroscafo « Oriana » che ci portò in sei giorni a Callao. In quel porto ci attendevano il Direttore di quella casa e un confratello della casa di Lima, ove si arrivò alle 11,30 di notte, accolti festosamente dai confratelli e giovani e dalla Banda della casa, nonostante l'ora tarda ».

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

UNA PREGHIERA.

I rev.mi Cooperatori Sacerdoti e i Zelatori del Culto di Maria SS. Ausiliatrice sono vivamente pregati di aiutarci alacremente nell'apparecchio necessario per una degna Commemorazione Centenaria della Festa di così tenera Madre. Siano persuasi che, se ciò faranno, saranno generosamente assecondati dai numerosissimi divoti di Lei e abbondantemente ricolmi dalle Sue più elette benedizioni. Curino principalmente l'esecuzione delle raccomandazioni che si trovano alla pag. 72 di questo numero e si abbiano i nostri ringraziamenti.

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente,

Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario-Basilica di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri beuefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno in questo mese nel Santuario, avremo questa iutenzione generale:

Imploreremo con unanime slancio una speciale benedizione pel S. Padre.

GRAZIE E FAVORI

Oh! quanto è buona Maria (*).

Era la mattina del 17 ottobre circa le quattro, quando uno dei coloni della frazione dei Monti di Cadiroggio avvertì che nella posizione centrale della borgata s'innalzava spaventosa una densa colonna di fumo... Era il fuoco! che, investito un fienile, minacciava di distruggere l'intera borgata. Alle grida di quel colono, ben presto fummo tutti in piedi, ma, anche fra lo spavento che opprimeva noi uomini vedendo minacciato il frutto delle nostre fatiche d'un'iutera annata, e i gemiti delle mamme e i lamenti dei poveri bimbi che terrorizzati fuggivano da quello spaventoso spettacolo, l'incendio si estendeva sempre più furente. Vista l'impotenza di arrestarlo, feci ricorso a Maria Ausiliatrice promettendo di pubblicare la grazia nel Bollettino, e d'inviare una offerta e manifestai il mio voto agli altri. Oh ! ammirabile potenza di Maria!... La mia promessa consolò e incoraggiò per incanto tutti gli astanti, che affrontando ogni pericolo e con un'attività prodigiosa riuscirono a circoscrivere le fiamme in modo da farne restare ammirati gli stessi periti dell'arte, i quali constatarono de visu che lo scampato pericolo non poteva attribuirsi che ad un aiuto celeste.

A nome quiudi delle altre otto famiglie scampate da tanta rovina, con animo grato e riconoscente adempio la promessa, pregando la buona Madre e Protettrice a volerci continuare la sua materna benevolenza.

Cadiroggio (Reggio Emilia), 17 dicembre 1913.

ERCOLE BERTOLI.

Mirabello Monf. - Mia moglie già da parecchio tempo si trovava in letto assalita da un forte gastricismo che le impediva di prendere qualsiasi sorta di cibo. Le condizioni sue erano piuttosto allarmauti, quando noi della famiglia, non sapendo più a qual rimedio ricorrere, facemmo una novena a Maria SS. Ausiliatrice con promessa di pubblicare la grazia. Oh bontà di Maria! Non eravamo ancora al termine della novena che l'inferma incominciò a migliorare ed ora è completamente ristabilita. E non fu paga Maria SS. di questo favore. Poco dopo io mi ferivo casualmente con un'accetta in una coscia e la ferita minacciava cancrena. Si fece di nuovo ricorso a Maria SS. e subito fu scongiurato ogni pericolo. Grazie infinite, a Te, o Vergine potentissima.

25 gennaio 1914.

SISTO LUIGI fu FRANCESCO.

Arzignano (Vicenza). - Adempio ad un obbligo pubblicando nel caro Bollettino Salesiano la grazia immensa da me ricevuta da Maria SS. Ausiliatrice.

Da parecchi mesi mi trovavo ammalata di nevrastenia, le mie sofferenze erano indicibili ed ero incapace di adempiere i miei famigliari doveri. Nessuna delle tante cure esperite, nessuno dei tanti medici, anche valorosi, consultati, valsero a lenire il mio male. Solo a Maria SS. Ausiliatrice in cui ho sempre confidato, devo la mia guarigione; a Lei la mia riconoscenza.

O Maria SS. Ausiliatrice, l'inno perenne di ringraziamento e di riconoscenza salga al Tuo trouo. Ti ringrazio di tutto cuore per aver ancora una volta sperimentati i benefici della Tua celeste protezione.

Novembre 1913.

LINA BIASIN.

Torino. - L'anno scorso cadeva gravemente ammalata una mia carissima amica e la scienza non riusciva a conoscere la malattia e quindi il modo di curarla. Un distinto professore chiamato per consulto, dopo avere ben visitato l'inferma disse ai famigliari: « Se guarisce, dite pure che è un miracolo ». Saputo ciò, io portai all'ammalata una medaglia benedetta di Maria Ausiliatrice, l'esortai a fare la novena suggerita da D. Bosco, la feci io pure; e dopo due settimane ella potè alzarsi da letto, ed ora, da sei mesi, mi ripete che non si è sentita così bene in vita sua. Sieno eterne grazie a Maria Ausiliatrice.

4 agosto 1913.

ANTONIETTA B., Coop. Sales.

Montecchia di Crosara. - Solo tu, o Maria, mi hai salvata mia sorella. Una furiosa polmonite aveva steso sul letto la mia carissima Amalia, che in breve si vide in fin di vita. In tanta angoscia mi rivolsi a Te, o potente Ausiliatrice! Invocai con fervide suppliche Te, e Tu mi venisti in aiuto, ridonandomi la mia cara sorella sana e gioconda. Di tutto cuore ti ringrazio, o Maria, e ti prego a concederci altre grazie di cui abbiamo bisogno.

Novembre 1913.

MARI. MONTINI.

Salussola. - Un mio fratello fu per ben sette mesi gravemente infermo, prima di tifo, poi d'infezione intestinale e poi dovette subire due operazioni gravi e rischiose in uno stato di debolezza estrema. Maria Ausiliatrice vegliava su noi e mentre tutti disperavano, Essa ci ridonò il caro infermo in buona salute. Ben tardi adempio la promessa che feci alla Vergine quando implorai la sua protezione, protezione che imploro anche ora per grazie importanti, e sempre. Da Maria SS. attendo salute per tutti i miei cari ed aiuto in tutti i bisogni miei e della mia famiglia.

24 novembre 1913.

LINA FERRARO.

Caverzere. - Giovane madre di tre cari angioletti, di cui il più piccino non balbettava ancora una parola, mi vidi, ai primi dello scorso agosto, improvvisamente sull'orlo della tomba ! Colpita dal tifo, che faceva strage in paese, in preda ad una febbre ardente e continua, pensavo, con immenso strazio dell'animo, ai miei innocenti bambini, che avrei dovuto lasciare orfani e al mio ottimo consorte, che desolato vegliava al mio capezzale!

Ma ecco che tra gli spasimi uri balena il pensiero di cominciare una novena a Maria Ausiliatrice, alla cara Madonna che, nella mia famiglia s'invoca sempre con filiale tenerezza, con illimitata fiducia... Subito i miei parenti cominciarono devote preghiere, ed io nello stesso giorno cominciai a migliorare sensibilmente; ben presto il medico lui dichiarò fuori pericolo, e, mentre coloro che in paese s'erano ammalati con me, ancor lottavano con la morte, io potevo alzarmi dal letto, quantunque un po' debole, e dirmi perfettamente guarita. Grazie, o Maria; della glia eterna gratitudine ti sia pegno, non la meschina offerta che ti presento, ma la intera consacrazione che faccio a Te, di tutta la mia famiglia!

11 novembre 1913.

MARIA DE-AGOSTINI-BEGELLE.,

Comeglians (Udine). - Avevo una sorella in fin di vita per una grave polmonite doppia, tanto grave che il medico curante disperava della sua guarigione. Ricorsi con fiducia a Maria SS. aiuto dei cristiani con una novena, promettendole che avrei pubblicata la grazia, se nei avesse esaudito, e che avrei spedito una piccola offerta per le opere del Ven. Don G. Bosco. Non avevo finito la novena, che la malata, con gran stupore di tutti, ed in modo speciale del medico, incominciò a migliorare; ed in breve tempo fu bell'e guarita. Ora gode ottima salute. Adempio ora alla mia promessa. Grazie, o Maria.

Novembre 1913.

SEVERINO GIOVANNI

Mandello Vitta. - Ad onore e gloria della SS. Vergine Maria Ausiliatrice ho il piacere di dichiarare che caduta ammalata di angina e di risipola con febbre sempre ardente fui consigliata a ricorrere con una novena a Maria SS. Ausiliatrice, e la novena si cominciò da tutta la famiglia. Ed ecco prodigiosamente il male si calmò nei primi tre giorni della novena e al nono giorno potei recargli alla finestra a ringraziare Maria SS. che veniva portata processionalmente per le vie del paese. Desidero che questa grazia sia pubblicata sul Bollettino.

Dicembre 1913.

GIACOMINA MARTINOLI.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don bosco, i seguenti:

A*) -Acquacanina : Francesco Calcagnolo, Alcamo: Prof. D. Leonardo Ruvolo, io -

I). Carlo Taci, 5 -Alpette Canavese : Sandretto, 5 - Aosta: Maria Luigia De Giorgis, io -- id. :Una devota, 2 - id.: G. B., io - id.: F . B., io - Ardesio: F. F. - Arosio : N. N. - Ascoli Piceno C. P., 5 - Asti : Domenico Arata, 2.

B) - Baldissero : Luigi Colonna, 3 - Barbacen (Brasile): G. N. V. R. 41 - Bari : Maria Gonnelli, 1O - Bertiolo : Ugo Mantoari, 5 - Bonfevraro : Silvano Vicentini, 2 - Borghetto di Borbera : Claudina Grassi, 5 - Borgo S. Martino D. Costanzo Melli, io - Borgosesia : Sorelle Braziano, 5 - Bosa : Maria Ignazia Pischedda, 2 - Boscomarengo : V.va Mocagatta, 5 - Brusson : Anselmo Vuillermin, 5 - Busca : Margherita Sasia, 2.

C) - Cagliari : Luisa V. Todde - id. : Annetta Cori, 2 - Caluso : N. N., 2 -- id.: Antonio Bertolino, 5 - Camerata Cornelio : Domenico Canozzi, 5 - Campobasso : Maria Rosaria Cavallo, io - Campo Bernardo : Agostino Buffalo, 5 - Campodarsego : Giovanni Lanzogno - Candiana : Bettino Turri, io - Canneto sull'Olio : Davide Donini, 20 - Garamagna : Francesco Capello, 5 - id. Eleonora Perlo - Carmagnola : Antonio Taverna - Casacastalda : Genesio Bensi, 2 - Casei Gerola R. F. - Casorzo Monferrato : Giuseppe Bazzolo - Castelcerino : Maria Avogaro, io - Castelnuovo Bormida : D. Giovanni Briata, io - Castelrosso Giovani Bosello, 5 - Castelsangiovanni : M. G. - Catania : Gemma Carmelo, io - id. : Carlotta A. C., 5 - Cavallerleone : Clara Pansa - Cavallermaggiore : Petronilla Somale, io - Cavour : Maria Rolando in Beltramo - id.: N. N. - Cesarò Francesco Paolo Savio, 3 - Civitavecchia : Maria Gugiielmotti Acquaroni, 3 - Colma di Valduggia Lorenzo Testa, 2,50 - Conio Canavese : A. B. - Costa Vescovato : Luigina, Ernestina Ravelli e Emilia Prato, 3.60 - Costigliole d'Asti: Giulia Cori-io. - Cotignola: Santina Melandri, 5 - Crescentino - Caterina De Biaggi, 100.

D)   Dogliani : Una Figlia di Maria.

F) - Faenza : Famiglia D. - Feltre : T. Ricchini - Ferlago : Giuseppina Zambaldi, so - Fonzaso Maria De Lazzer in Vieceli, 5 - Fusi,-nano Mara Nigrini, 5.

G) - Galbiate : N. N., i - Gandosso : Carmela V., 5 - Garlasco : Maria Pazzi, 13 - Genova Nunziata Degiovanni, 4 - Gorizia (Austria): Maria Ianig - Grammichele : G. Marlone, 5 - Granarolo Angelina Fenati, q.

I) - Iglesias : Una Cooperatrice Salesiana, z.

L) - Lequio Berria : Giuseppina Rabino Maestra e famiglia, 4 - Lerici : N. N., 5 - Lugano (Ticino): Fontana Quadri, 5 - id.: Ilda R. P., 5 -- Lusernette ' Giovanni B.

M) - Malonno : Caterina Bianchi, 1o - Mandas : Vitalina Zara, 1.50 - Maser : D. Pietro Serafin - Mirabello (Ferrarese): Luigia Giuliani in Pranzini, io —Milano: D. Emilio Castelli, 1.50 - id.: Bianca Vezzoli in Mazotti, 3 - Modica Alta Una Cooperatrice Salesiana, 5 - id.: N. N., 5 - Mombaruzzo : Maria Balestra in Dagna, 2 - Mombello Monferrato: Sorelle Bocola, i - Moncrivello : C. P., 5 -- Mondovì : Giuseppe Bertone, 4 - Moneglia : F. M., 5 - Mongardino : T. G., 50 - Montevarchi : Pietro Nepi, 5 - Monza : Bice Meda, io - Morano di Valpolicella : N. N., 5 - Moriago Teresa Sartori.

N) - Napoli : Giuseppe D'Amico, 5 - Narzole Maria Gancia m, di -Michele, 20 - Negarine : N. N., 8 - Negrar : Lorenzo Negretti - id.: Luigia Donatovi -Novara : A. C.

O) - Oleggio : Natale Leonardi di Antonio, 3 Oulx: Maria Rasero - Ormea: Carolina Benzi, io - Orsara Bormida : Maddalena Rabino, io - id. Matteo Osetti - id.: Giulia Farinetti - id. : Luigi Moggio - Ozzano Monferrato : Lucia Novarese, 2.

P) - Palermo : Giuseppe Lo Porto, 5 - id. Giuseppina Carreri, 2 - Parco : Anna Quartuccio, 5 - Pavia : Elena Gatti, 5 - Pedana : Iginia Bercatelli, 5 - Pellestrin a : Vincenzo Scarpa, 5 -Perosa Argentina : T. M., 3 -- Petralia : Antonio Caccia, 3 -- Pianezza : Giuseppa Carlino - Fiasco Lucia Barra -- id. : Sorelle Barra di Andrea - Pontelagoscuro : Luigia Lodi, 5 - Portomaurizio E. F., 5 - Pontida: Andrea Bonacina, 2.

R) - Randazzo : Paolo Romeo, 15 -- Ravenna Giulia Burnazzi - Rivanazzano : Palearli Carlo fu Paolo, 5 - Robbio Lomellina : Maria Morelli, 5 - Ronza : Pietro Vairolido, 2.

S) - Salsomaggiore : Annetta Raffo-Bacchetti, io - Saluggia : Rosa Vallino, 6 - S. Arcangelo di Romagna : Antonia Manni in Pazzaglia, 5 - S. D.amiano d'Asti : T. L., 7 - id.: Catterina Ramello, 5 - Sanfront: N. N., 2 - S. Marzano Oliveto: Battista Spettino, 5 - S. Pietro Coriano : Elvira Benedetti in Zannoni, 20 -- S. Salvatore Monferrato : Giuseppina Tordi - Settimo Rottaro : Teresa Vogliano, io - Settimo S. Pietro: Dr. D. Murru Parroco, 5 - Sirone : Stella Redaelli in Spreafico, 2 - id.: Famiglia Cesarea, 2 - Sommatino : Calogero Tricali fu Calogero, 2 - Spezia : Vincenza Mandaradoni, 20 - Stradella : Carmelina Strevi, 5.

T) - Tarcento : Luigia Ormano, 2.30 - Torino C. G., 25-id.: Coniugi Zoccola-id.: Rosa Vigna, 5 - id. : Caterina Bertola - id. : Carlo Boeris, 2 - id. : Angela Chiavassa - id. : Lucia Torelli - id. B. G. - id.: D. A. - id.: Francesco Desedriné - id.: Contessa Calvi - id.: Rosa Doglio - id.: Angela Rastello, 5 - id.: R. P., 5 - id.: Augusta Pol, 2 - id.: Maria Biancotti - id.: Cesarina Gardino - id.: Teresa Rubino, 5 - id.: Giuseppina Bursi, io -- id. : (Villaretto) Malvina Falchero - Tortorici : Una divota, 25 - Treviso : Ch. Celeste Toso, 5 - id. : Ofelia Bortolussi, g.

V) - Valfenera d'Asti : Vincenzo Lanfranco, 5 - id.: Giovanni Noè, 2 - id.: Luisa Ferrero, 2 - id. : Margherita Capra, 1.5o - id. : N. Lanfranco, 5 - Vaglio: Maria Quindri, 6 - Valli di Vigo

Emma Merlo, 7 - Valtournanche : 11. M., zoo - id.: Elisabetta Mactel, 5 - id.: Adelaide Barnasse, 3 - Venezia : Giuseppe Bovo, 20 - Verolengo : Caterina A., io - Vicenza : Vittoria Franeescato, 4 - Villa d'Ossola : Maria Bertolini - Villa franca di Lunigiana : Carolina Borino V. Malaspina, 3 - Villalba : Crocifissa Fiorelli, io - Villamaggiore : Lucia G., 5 - Vinzaglio : Bartolomeo Pezzana, 5 - Vita: M. Vincenzo Agnanno, 5 - Voglzera : Delfina Pincetti V. Nicoli.

X) - Un cooperatore Salesiano - Cecchini Flora e Rina, 5 - Signora Romano.

Santuario di Maria Ausiliatrice

TORINO-VALDOCCO

Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per ogni corrispondenza in proposito, come anche per Messe o novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore del Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, Via Cottolengo, 32 - Torino.

Oggi sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.

Dal 10 marzo al 12 aprile:

15, 16, 17 marzo: - Corte di Maria - Benedizione solenne dopo la messa delle 6 e alle 19,45.

19 marzo: - Giorno della commemorazione di san Giuseppe - Messe fino alle 11. - Alle 19, compieta, discorso, benedizione soleune.

24 marzo: - Commemorazione mensile di Maria Ausiliatrice.

25 marzo: - Annunciazione di Maria Vergine: al mattino, dopo la 1a messa della comunità, discorso e benedizione - Alle ore 19, Compieta, discorso e benedizione.

3 aprile: - Primo Venerdì del mese - Ad onore del S. Cuore di Gesù, esposizione del SS. Sacramento per tutto il giorno.

5 aprile: - Domenica delle Palme - Ore 9, funzione de giorno e Messa solenne.

8 aprile : Mercoledì Santo - Ore 17, cauto dei divini uffici.

9 aprile: - Giovedì .Santo - Mattino: messa solenne - Ore 17, canto dei divini uffizi - Ore 19, Lavanda dei piedi.

10 aprile: - Venerdì Santo - Mattino: la funzione di rito - Ore 14,15 Via Crucis -- Ore 17, canto dei divini uffizi - Ore 20, funzione della Desolata. `

11 aprile: - Sabato Santo - Mattino: Benedizione del fuoco, Profezie, Messa solenne - Ore 19,15, Rosario e Benedizione solenne.

12 aprile: - Pasqua di Risurrezione - Ore 6 e 7,30 Messa della comunione - Ore 9,30, Messa solenne - Ore 15,30, Vespro, discorso e Benedizione.

NB. - Tutti i giorni di quaresima, tranne il sabato, alle ore 19,45 Rosario, indi predica del rev.mo sin. D. Alessandro Andreini, Parroco a Seravezza (Toscana), e Benedizione.

NOTE E CORRISPONDENZE

Pel Santo Padre.

Il 19 corrente è il giorno onomastico del Santo Padre Pio X, avendo avuto Sua Santità, al Sacro Fonte battesimale, il nome di Giuseppe. Noi quindi pregheremo fervidamente il glorioso Patrono della Chiesa Cattolica per la felice conservazione di un tanto Pontefice e secondo le Sue sante intenzioni ; e insieme imploreremo la grazia di cooperare alacremente all'attuazione dell'apostolico Suo programma d'instaurare ogni cosa in Cristo. E come?

Ce lo consiglia Don Bosco

« Colla preghiera, colla docilità atta voce dei nostri pastori e con una condotta veramente cristiana. Mettiamoci all'opera, e ciascuno nella propria sfera promuove, o riconduca nelle famiglie il buon costume e le pratiche di religione: ciascuno allontani il peccato da sè e dai suoi, ed il giorno del Signore non tarderà a spuntare ».

L'INTRODUZIONE DELLA CAUSA DEL SERVO DI DIO DOMENICO SAVIO.

Il Santo Padre il giorno 11 dello scorso febbraio, festa dell'apparizione della Vergine Immacolata a Lourdes, sanciva il decreto dell'introduzione della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio DOMENICO SAVIO, alunno dell'Oratorio Salesiano di Torino, morto in fama di santità

il 9 marzo 1857, l'anno prima che la Beata Vergine apparisse alla Ven. Bernardetta Soubìrous, presso la sponda del Gave. Rileviamo volentìeri questa felice combinazione di data, perchè il piissimo alunno del Ven. D. Bosco fu della Vergine Immacolata assai devoto e pel suo candore verginale è ben degno di essere annumerato nella schiera dei pìù angelici amanti della Gran Madre di Dio

Ci affretteremo a pubblicare l'annunciato decreto in un prossimo numero.

IL XXVI° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI D. BOSCO.

Il XXVI Anniversario della morte di D. Bosco diè luogo in varie parti ad opportune commemorazioni, piene di riconoscenza e di salutari rimembranze.

A Torino-Valdocco tenne una bella Conferenza con proiezioni luminose il nostro confratello D. Fasulo.

A Torino-Valsalice la Commemorazione ebbe luogo la domenica 1° febbraio. Al mattino Sua Eminenza il Card. Agostino Richelmy celebrò la S. Messa pei chierici del Seminario e i giovani dell'annesso Oratorio festivo; e Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Vincenzo Tasso, Vescovo d'Aosta, assistè pontificalmente alla messa solenne, cantata dal suo Vicario Generale. Nel pomeriggio, nel saloneteatro, il dott. Molinari tenne la commemorazione del Venerabile. Egli presentò Don Bosco, degno precursore di molte che si dicono novità, come le scuole professionali e le casse di previdenza; indefesso evangelista nel diffondere la sana e pura dottrina cristiana non solo fra i popoli civili, ma anche fra i selvaggi. Mostrò bellamente come sia stato l'uomo dei suoi tempi, capace di strappare l'ammirazione anche da coloro che erano lontani da lui nelle idee. Terminò inneggiando al Venerabile che nel prossimo 1915, primo centenario della sua nascita, il mondo intero potrà ammirare, eretto davanti al tempio di quella Maria Ausiliatrice, che fu la sua ispiratrice, il suo sostegno. Sua Ecc. Rev.ma Monsignor Tasso mise in rilievo due altri lati, per cui Don Bosco può dirsi precursore anche nella Chiesa: la pratica da lui introdotta della recita quotidiana del S. Rosario durante la S. Messa, assai prima che Leone XIII l'inculcasse ai fedeli; e la sua sollecitudine per la frequente Comunione ai giovanetti, ora tanto raccomandata da Pio X.

A Milano - auspice il Circolo Giovanni Bosco - lo stesso dì 1° febbraio parlò del Venerabile l'on Adamo Degli Occhi. Dopo aver detto come gli uomini grandi passino alla storia, e colla storia stessa si confondano, elevandosi in una atmosfera purissima ove non giungono le competizioni e le divisioni di parte, egli ha ricordato come Don Bosco si sia conquistato un posto tra gli eroi della carità cristiana. Come tutti gli spiriti grandi Don Bosco ebbe la forza di coordinare tutte le energie migliori per beneficare: e quest'opera unificatrice gli rese possibile lo sviluppare ed applicare tutto il suo vasto disegno. Come tutti gli eroi della beneficenza possedette vivo sentimento che lo rese forte nei cimenti: sentimento alimentato dalla più dolce fede nell'ideale cristiano, che è conforto e salute dello spirito. L'egoismo umano divide ed accieca : e Don Bosco seppe accendere e custodire nel suo cuore la fiamma della carità, dimostrando così come in ogni essere sia una grande fonte di bene, che, se sviluppata, può dare preziosi elementi spirituali cd indirizzare a sublimi cose. L'azione benefica di Don Bosco - che fu vera missione provvidenziale -- è tutta la sua vita. Egli fu preveggente; precursore della odierna legislazione sociale, porse asilo e conforto al fanciullo, all'orfano, all'emigrante, fondò scuole professionali, stese la mano al giovane caduto nella colpa, portò la sua parola consolatrice al carcerato: tutto egli fece privo di mezzi, sorretto dalla grande fede cristiana. Così operando egli mostrò di aver ben compreso tutto il valore del cristianesimo, sorgente sicura di benessere e di civiltà. Oltre che unificatore e milite di una grande idea, Don Bosco fu anche animato da grande spirito di sacrificio. Possedette in sommo grado l'umiltà, ispirata dall'amore e confortata dalla fede. Don Bosco si è impossessato dell'avvenire e per lui il popolo deve nutrire affettuosità e devozione senza fine. Così il giornale l'Italia.

Lo stesso giorno il Circolo Don Bosco di Messina celebrò la sua festa sociale con un caro trattenimento musico-letterario-drammatico in omaggio a Don Bosco, onorato della presenza di Mons. Arcivescovo.

L'8 febbraio commemorò Don Bosco a Foglizzo Canavese l'egregio sig. avv. Vincenzo Battù, mettendo in rilievo la figura del Venerabile, il suo sistema educativo e la legge di carità e di amore, che guidarono l'Apostolo della gioventù.

* *

A Padova, sulla fine del mese di novembre u. s. tenne una Conferenza con projezioni nel Teatro del Seminario il rev.mo D. Secondo Marchisio, direttore del Collegio Manfredini di Este. L'eletto uditorio plaudì entusiasticamente alla chiara e documentata esposizione della vita e delle opere del nostro Venerabile Padre, riportandone le più care impressioni.

IN ONORE DI S. FRANCESCO DI SALES.

Feste e conferenze.

Spigoliamo sommariamente, dalle relazioni che ci pervennero, quelle circostanze che ci paiono degne di menzione.

Il 19 gennaio tenne la prescritta conferenza a Pavia, nella Chiesa del Carmine, il rev. Don Lorenzo Saluzzo, presentato alla numerosa adunanza dal rev.mo Mons. Mariani, solerte Direttore Diocesano.

Il 25 gennaio un'affollata udienza gremiva la chiesa del S. Cuore al Castro Pretorio in Roma per udire il nostro confratello Don Stefano Trione.

Lo stesso giorno, ai Cooperatori di Pinerolo, che festeggiavano solennemente per la prima volta il Santo Patrono, nella chiesa di S. Giuseppe, parlava il rev. D. Bissetti.

Il 29 gennaio, a Torino, nel Santuario di Maria Ausiliatrice celebrava la messa della Comunione generale il rev.mo D. Albera, nostro venerato Rettor Maggiore, e pontificava la messa solenne e i vespri S. E. Rev.ma Mons. Costanzo Castrale, Vescovo tit. di Gaza e Vicario Generale dell'Archidiocesi. Disse il panegirico il rev.mo Teol. D. Vittorio Carrera, Prevosto di Lungavilla, nostro carissimo ex-allievo.

Lo stesso giorno, Mons. Giandomenico Pini attirava nella Cattedrale di Biella numerosi fedeli, che appresero, « dal suo labbro eloquente - così il Biellese - quante e svariate siano le benemerenze dei Salesiani nel campo morale-religioso-civile-sociale, e come sia opera saggia, filantropica, doverosa, coadiuvarli ».

Il 31 gennaio i Cooperatori di Schio si radunavano nella cappella dell'Oratorio insieme col loro zelantissimo Mons. Arciprete, il quale tenne, come sempre, un eloquente discorso, pieno di affetto per l'Opera Salesiana.

La domenica 1° febbraio, si celebrarono feste solenni: ad Alassio, con panegirico detto dal prof. D. Ettore Mela e conferenza del direttore del Collegio Municipale dott. D. Paolo Lingueglia; - ad Ivrea, nella Chiesa di S. Maurizio, con conferenza del nostro confratello Don Fasulo; - a Frascati, ove celebrò la messa della comunione Mons. Mercanti, provicario generale, e Sua Eminenza il Card. Francesco di Paola Cassetta, con altri benefattori, fu largo di doni ai giovani dell'Oratorio; -- a Pisa, nella Chiesa di S. Eufrasia, con intervento dell'Em.mo Arcivescovo Card. Pietro Maffi e conferenza del Missionario D. Giovarmi Fergnani sul pensiero religioso della Cina (di cui pensiamo offrire ai cooperatori qualche passo nei prossimi numeri); - ad Alessandria in Piemonte, nella Chiesa Collegiata di S. Lorenzo, con conferenza del salesiano prof. D. Albino Carmagnola: - a Cagliari, nella cappella dell'Istituto Salesiano, con conferenza del rev.mo Mons. Puxeddu, Canonico della Primaziale, ed intervento dell'Arcivescovo Mons. Francesco Rossi; a Modica, in Sicilia, con mirabile slancio di devozione dei fedeli del quartiere Milano-Palermo e discorso del can. Federico Vanelli; - a Gorizia, con intervento del Principe Arcivescovo Mons. Sedei e dell'ill.mo Consigliere di Luogotenenza Antonio Rebek, dirigente il locale Capitanato distrettuale. - In fine la stessa domenica fu pur festa nell'Oratorio festivo e nel Collegio Municipale di Varazze, dove, all'indomani sera, il prof. D. Domenico Novasio tenne pubblica conferenza nella Collegiata; e a Napoli, nella Chiesa della Rotonda, dove Mons. Francesco Popolo celebrò la messa, Mons. Giuseppe Petrone tenne la conferenza, e Mons. Enrico Marano impartì la benedizione col SS. Sacramento.

Il 2 febbraio il missionario Don Giuseppe Solari trattò dei bisogni e dei frutti delle Missioni Salesiane dinanzi i Cooperatori e le Cooperatrici di Torino, adunati, secondo l'usato, nella bella chiesa di S. Giovanni Evangelista.

Lo stesso giorno S. E. Rev.ma Mons. Leonida Mapelli, Vescovo di Borgo S. Donnino, tenne conferenza ai Cooperatori Salesiani di Genova, nell'insigne Basilica di S. Siro; - il prelodato D. Albino Carmagnola parlò ai Cooperatori di Vercelli, nella Chiesa di S. Agnese; - e il dott. D. Alessandro Luchelli, direttore del Collegio Salesiano di Parma, ai Cooperatori di Bologna, nella chiesa della santa, presente S. E. Rev.ma l'Arcivescovo Mons. Giacomo Della Chiesa.

Il 5 febbraio il sullodato Mons. Mapelli raccolse i Cooperatori di Parma nel salone dell'Episcopio. « Sua Ecc. il nostro Veneratissimo Arcivescovo Vescovo -- scrive la Giovane Montagna, organo delle Vallate Parmensi e Reggiane - aprì l'adunanza esprimendo il suo vivo compiacimento per essere oratore della circostanza l'eccellentissimo Vescovo di Borgo S. Donnino ed esortando tutti i convenuti a voler continuare il loro appoggio alla provvidenziale Opera Salesiana che fiorisce già da tant'anni nella nostra città. Seguì la conferenza di Mons. Mapelli. Con ammirabile lucidità di pensiero ed elegante facilità di parola egli tenne per circa un'ora a sè legato il numeroso sceltissimo uditorio dimostrando che il Ven.. D. Bosco fu veramente un apostolo di Dio e che la sua Opera porta tutte le caratteristiche impronte che contraddistinguono le opere volute dal cielo ».

Lo stesso giorno, con intima festa di famiglia si festeggiò solennemente S. Francesco nel Collegio Manfredini di Este.

L'8 febbraio i buoni e zelanti Cooperatori di Novara accorsero numerosi alla messa della Comunione celebrata da S. E. Rev.ma Mons. Gamba e alle altre sacre funzioni nonchè alla conferenza tenuta da D. Fasulo, che a notte ne tenne una seconda con projezioni nel salone-teatro dell'Istituto S. Lorenzo, alla presenza di Mons. Vescovo e numerosi benefattori.

La stessa domenica Sua Ecc. Rev.ma Mons. Angelo Bortolomasi presiedeva l'adunanza dei Cooperatori di Chieri e teneva ad essi un'affettuosissima Conferenza; - il missionario Don Solari intratteneva i cooperatori di S. Benigno Canavese, nella Parrocchiale; - e il rev.mo Mons. Dott. Attilio Caldana radunava, nella Chiesa di S. Antonio

Nuovo, i Cooperatori di Triste, dove la domenica prima erasi celebrata la festa di S. Francesco con assistenza pontificale di Mons. Vescovo e panegirico del rev.mo dott. Antonio Vattovaz.

Il 15 febbraio S. E. Rev.ma Mons. Paolino Tribbioli, Vescovo d'Imola, onorava del suo intervento le sacre funzioni celebratesi nell'Oratorio di Lugo e la conferenza detta dal rev.mo Mons. Lanzoni, Lettore del Seminario di Faenza.

(continua)

Tra i figli dei popolo.

Care manifestazioni di carità.

A Roma, ben cinquecento giovanetti dell'Oratorio Salesiano del Testaccio, il giorno dell'Epifania ricevevano lui taglio di vestito o una maglia o una flanella o altro dono opportuno e gradito, alla presenza dell'Em.mo Card. Bisleti.

A Schio altri cinquecento giovani si rallegravano per la stessa distribuzione generosa; mentre 32 di essi, che avevano ricevuto nel mattino la 1° Comunione, davano un pubblico saggio catechistico.

Anche a Taormina, ove da tre anni fiorisce l'Oratorio S. Giorgio, che ha testè inaugurato la Società sportiva « Tauromenium » duecento giovani si serravano lietamente attorno un fiorito albero di Natale, carico di ogni sorta di premi.

Similmente a Milano, nell'Oratorio S. Gioachino in Via Copernico, mercè lo zelo di esimi benefattori e caritatevoli benefattrici, un altro stuolo di più di trecento giovani, ricevevano tutti un dono gradito la sera dell'Epifania.

Noi vorremmo che si moltiplicassero ovunque queste care manifestazioni di carità, nel tempo del S. Natale!

Notizie varie

In Italia.

TORINO. - La festa dello studio al Collegio San Giovanni Evangelista. - L'elegante salone dei saggi accademici nel Collegio-Covitto San Giovanni Evangelista, la 1° domenica di febbraio era affollato da un pubblico distinto, fra cui notavansi numerose le famiglie degli allievi. Presiedeva il direttore dott. Don Alessio Barberis, con tutto il collegio dei professori; e il marchese Filippo Crispolti pronunciò un breve discorso, interrotto da frequenti applausi. Il chiaro oratore, prendendo motivo dal fatto che le scuole pareggiate del Convitto si svolgono sotto gli auspici dell'Associazione Nazionale per i missionari italiani, illustrò il pensiero di Don Bosco, secondo il quale la diffusione della italianità era uno dei più potenti mezzi di diffusione del cristianesimo e dell'unità dei popoli alla Chiesa. Rilevò quale alta importanza scaturisca da un tale fatto alla missione d'Italia fra i popoli civili e fra i selvaggi. Ai convittori dimostrò come pur ad essi competa una nobile, cristiana e patriottica missione: prepararsi coll'educazione e l'istruzione alla scuola di D. Bosco a compiere in patria la grande opera di patriottismo e di religione che i missionari compiono all'estero. Una calorosa ovazione salutò lo splendido discorso.

Intercalata da canti, suoni e recitazioni seguì la distribuzione dei premi agli alunni delle scuole pareggiate normali, ginnasiali ed elementari.

All'Estero.

AGUA DE DIOS (Colombia). - Il Congresso Eucaristico di Bogotà, cui da noi si accennò in gennaio, ebbe larga eco in tutte le chiese di Colombia Anche ad Agua de Dios, il paese del dolore, sorsero all'uopo due Comitati, uno maschile, l'altro femminile, pel cui zelo, oltre la predicazione di una sacra Missione che durò una settimana, si espose in varie cappelle alla pubblica venerazione il SS. Sacramento per altri sette giorni, i tre ultimi nella chiesa parrocchiale, in forma di 40 ore, con sacre funzioni speciali per le varie categorie dei fedeli. Tremila furono le SS. Comunioni dispensate il penultimo giorno. Commovente la comunione e la processione generale dei fanciulli. L'ultimo giorno al mattino si celebrò messa all'aperto, presente urla immensa moltitudine accorsa anche dai vicini paesi, e la sera si chiusero i festeggiamenti a Gesù vivente nell'Eucaristia con una grande adunanza musico-letteraria.

BOGOTÀ- Nel Collegio Leone XIII. -- Esposizione didattico-professionale e distribuzione dei premi. - La mattina del 23 novembre u. s. venne inaugurata solennemente dal Ministro dei Lavori Pubblici, l'annuale Esposizione didattico-professionale e nel pomeriggio del 24 ebbe luogo la distribuzione de' premi, presieduta dall'eccellentissimo signor Presidente della repubblica, dott. Carlos Restrepo, da Sua Ecc. Rev.ma Mons. Herrera, Arcivescovo di Bogotà e primate di Colombia, e dall'ill. Signor conte Mazza, ministro d'Italia. Gli alunni declamarono in varie lingue scelti componimenti. El País scriveva:

« Avemmo l'onore di visitare l'Esposizione dei lavori eseguiti dagli allievi dei Salesiani negli ultimi mesi di quest'anno scolastico... E veramente sorprendente il lavoro intrapreso da questi sacerdoti in favore della Repubblica. In cinque anni di tirocinio manuale e intellettuale, sotto l'influenza, della religione, essi formano operai, cristiani, veramente abili e probi. Questo, sì, è lavorare in coscienza pei più alti interessi nazionali. L'educazione della classe operaia è uno dei problemi di maggior interesse, oggi che le dottrine empie e malvagie minacciano di distruggere in breve tempo l'opera lenta della civilizzazione. La Chiesa Cat tolica è l'unica che possiede la chiave per la soluzione del complicatissimo problema sociale...»

E dopo un lungo elogio all'Istituto Salesiano, il giornale si diffonde a parlare dettagliatamente dell'esposizione, con parole di encomio.

BUENOS AIRES - Omaggio all'Ex-Presidente della Repubblica degli Stati Uniti del N. A. -Il Consiglio Direttivo della Società Sportiva Nazionale, per dare un solenne omaggio all'ecc.mo signor Roosevelt, in visita alla Repubblica Argentina, chiese il concorso delle squadre ginnastiche dei nostri Collegi; e millecinquecento giovani in divisa, con una fascia a tracolla, su cui leggevasi la scritta « Obra de Don Bosco», presero parte al corteo. L'Ispettore D. Vespignani e il Direttore del Collegio Pio IX D. Pagliere, assistettero alla sfilata insieme con la Commissione promotrice, dalla tribuna, a lato dell'Ex-Presidente, che ebbe parole del più alto encomio per l'opera educativo-sociale di Don Bosco.

Terminato il saggio, i nostri ginnasti, seguiti dalle altre società sportive, sfilarono per Corso de Mayo fino al Palazzo Municipale, indi si recarono al Palazzo del Governo, ossequiando l'Ecc.mo sig. Presidente della Nazione.

NECROLOGIO

S. E. il Card. Casimiro Génnari.

Un altro gravissimo lutto ha colpito il Sacro Collegio colla perdita irreparabile dell'Em.mo Card. Gennari, volato al cielo il 31 gennaio, XXVI Anniversario della morte di Don Bosco.

Il piissimo porporato era nato in Maratea, diocesi di Policastro, il 27 dicembre 1839. Educato nel collegio della Compagnia di Gesù in Napoli ed ordinato sacerdote, fondò in Maratea il periodico, tuttora fiorentissimo « Il Monitore Ecclesiastico », la più autorevole rivista del genere, sorta da tanti anni in Italia. Nel concistoro del 13 maggio 88 E fu preconizzato vescovo di Conversano, e più tardi, creato assessore del Salito Uffizio. Nominato in seguito canonico della Basilica di San Pietro, nel concistoro del 6 febbraio 1897 fu promosso Arcivescovo titolare di Lepanto, finche nell'aprile del 1901 Papa Leone XIII lo creò e pubblicò cardinale del titolo di San Marcello. L'Eminentissimo era prefetto della Sacra Congregazione del Concilio e faceva parte di varie altre Congregazioni e Commissioni Pontificie, nelle quali rimarranno perenni le tracce della sua operosità, della sua prudenza e del suo sapere.

Ammiratore di D. Bosco, l'estinto diede a lui e ai suoi Successori ogni prova d'affetto; e a loro e all'Opera nostra fu largo in ogni tempo del suo appoggio entusiastico ed incondizionato. Noi quindi ci prostriamo commossi sulla sua tomba, e speriamo che i buoni Cooperatori gli saranno larghi anch'essi di affettuosi e ferventi suffragi.

S. E. Mons. Andrea Fiore.

Il veneratissimo Vescovo di Cuneo, Mons. Andrea Fiore, il 19 gennaio veniva chiamato inaspettatamente al premio dei giusti, dopo breve e leggera malattia, che da due giorni soltanto l'aveva costretto a tenere il letto.

Nella notte precedente egli aveva assistito alla S. Messa celebrata nella sua camera e s'era cibato del pane dei forti clic doveva essergli Viatico per l'eternità. E s'incamminò all'eternità sereno e fidente nella bontà di Dio, i cui interessi aveva unicamente cercato, modello di buon sacerdote e di buon pastore.

La sua vita austera, lo zelo perla gloria di Dio e per il bene delle anime ci dànno viva speranza che l'anima sua sia già a godere le gioie del Paradiso. Nondimeno per i molti vincoli di riconoscenza che ci legheranno sempre al distinto Prelato, preghiamo i lettori a suffragarne affettuosamente l'anima benedetta.

Don Gioachino Berto.

Il caro Don Berto, il fido segretario di D. Bosco, si è spento come una lampada cui manchi l'olio, la sera di sabato 21 febbraio u. s. Da molti anni la sua salute era assai sofferente. Le lunghe veglie passate nel lavoro coli Don Bosco e per Don Bosco avevano fiaccato la sua fibra robustissima, ma egli fu lieto di dare al Venerabile tutta l'opera sua. Entrato da giovanetto nell'Oratorio, quivi compì gli studi; e dal primo giorno che Don Bosco lo scelse a segretario, si consacrò generosamente a lui in una forma così piena, così diligente e così devota che la Pia Società Salesiana avrà sempre pel i° segretario di D. Bosco affettuosa riconoscenza e memoria imperitura.

Nè il compianto Don Berto si trattenne dal lavoro negli anni della sua vita infermiccia. Egli continuò, come prima, ad interessarsi affettuosamente di una larga schiera di giovanetti che nelle ore di ricreazione si recavano con lui ai piedi di Maria Ausiliatrice a pregare quotidianamente per la salute di D. Bosco finchè il buon Padre fu in vita e poi per la sua Causa di Beatificazione; e insieme seppe curare varie edizioni liturgiche e comporre molti manualetti di divozione, tra cui è da ricordare il Parvum Manuale ad usum Sacerdotum, di cui, negli ultimi giorni, curò una diligentissima ristampa.

Noi quindi, dando l'annunzio della sua morte, siamo sicuri di vederlo accolto da molti con vivo rammarico e speriamo, più che tutto, che abbondanti suffragi saranno applicati per l'anima sua.