BS 1910s|1918|Bollettino Salesiano Novembre 1918

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO

ANNO XLII - N. 11   NOVEMBRE 1918

SOMMARIO

Cooperazione Salesiana: - Per la diffusione della buona stampa.

Per i nostri morti.

La cinquantesima dimostrazione d'amore e riconoscenza filiale degli Ex-allievi dell'Oratorio Salesiano.

Ai Cooperatori e alle Cooperatrici torinesi.

Echi delle Solennità Giubilari in onore di Maria Ausiliatrice.

Fatti e detti di Don Bosco: - XI) Piccoli episodi. I frutti d'una buona parola. Un italiano all'Estero che si fa onore.

Dall'Equatore: Le gravi difficoltà per proseguire la strada di Mendez (Lettera del Sac. A. Del Curto).

Dalla Cina: In viaggio per la nuova Missione di Kuan Tung - Un incontro con i pirati.

Le difficoltà che s'incontrano in Patagonia. Per il rimpatrio di prigionieri di guerra.

Il Culto di Maria Ausiliatrice: Pel 24 corrente - Grazie e graziati.

Riconoscenza al Ven. Don Bosco.

Agli amici di Domenico Savio.

Presso la casetta ove nacque Don Bosco.

Note e Corrispondenze: - L'Em.mo Card. Cagliero - Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice - Notizie varie.

Necrologio o Cooperatori defunti.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO

Per le adunanze mensili. - Cooperazione Salesiana

Per la diffusione della buona stampa

La diffusione della buona stampa: a) fu una delle opere che Don Bosco zelò maggiormente: b) quindi dev'essere efficacemente continuata dai suoi Cooperatori:

I) Don Bosco e la diffusione della buona stampa.

1) Una delle opere cui Don Bosco si applicò da giovane sacerdote, e che proseguì a zelare in tutta la vita, fu quella di scrivere e diffondere libri buoni per la gioventù e per il popolo. Sommano a circa un centinaio le pubblicazioni di quest'uomo, che pur doveva lavorare tutto il giorno in cerca di pane e di tetto per i giovani da lui caritatevolmente raccolti.

2) Fin dal 185o (come appare dal verbale, recante la data « 17 novembre 185o, alle ore otto di sera ») egli tentò di costituire una Pia Unione, sotto l'invocazione di S. Francesco di Sales, insieme con alcuni amici « tutti cattolici e laici... addolorati degli abusi della libera stampa in materie religiose, e dalla sacrilega guerra dichiarata da molti cattivi cristiani contro la Chiesa e i suoi ministri. » Fu la prima manifestazione del proposito suo di fondare qualche società allo scopo di paralizzare il male prodotto dalla cattiva stampa e dalla irreligione, e ciò dopo avere « avuto il favorevole parere di cinque dottissimni Ecclesiastici fra i più distinti e zelanti» di Torino,

3) Nel 1853, dopo aver lanciato tiri grido d'allarme coll'opuscolo Avvisi ai Cattolici, di cui seppe disseminare oltre duecentomila copie, iniziò le Letture Cattoliche, pubblicazione periodica mensile che prosegue tuttora e potrebbe fare maggior bene, se fosse meglio apprezzata e diffusa.

4) Gli abbonati alle Letture Cattoliche cominciarono ad essere riguardati da Don Bosco come altrettanti propagandisti della buona stampa. Gli appelli, riboccanti di fede, che loro periodicamente rivolgeva, meriterebbero di essere riportati per intero. Diceva loro alla fine del I° anno delle Letture: « I nemici della Cattolica Religione e della Società con incredibile attività e con ogni mezza si adoprano a pervertire lo spirito, a corrompere il cuore dei tiepidi e dei semplici: è dover nostro, è dovere di tutti i buoni di opporsi altresì con tutta attività e con tutti i mezzi, leciti ed onesti, al torrente che tenta travolgere nelle corrotte sue onde la Società e la Religione. A quest'opera eminentemente sociale e santa è necessaria l'unione, l'accordo. Uniamoci dunque, accordiamoci ed operiamo energicamente ».

Per i nostri morti.

Diamo l'invocato conforto alle anime che ebbero con noi comunanza di vita e di Fede!... Anche a quelle, cui nell'indefessa alacrità d'azione arrideva larga messe di bene sotto la bandiera di Don Bosco, ed ai cari soldati che fecero per la Patria il sacrificio della vita, diamo sempre, nell'ora dei quotidiano raccoglimento in Dio, un pio ricordo, un'ardente preghiera!

Alla fine dell'anno VIII°, nel gennaio del I861, additando agli abbonati il bene compiuto e quello ancor più grande che restava a farsi: «Se non vi fosse stato un antidoto - diceva - in questi tempi in cui, si può dire, v'ha mania di leggere, Dio sa qual terribile peste non avrebbe guastata la Società, specialmente nei villaggi! Pertanto non crediamo di aver fatto abbastanza, che anzi ogni giorno più dobbiamo convincerci della imperiosa necessità di raddoppiare gli sforzi ed i sacrifici per fare argine all'immoralità, che s'avanza qual gigante tra noi... »

5) Nel 1859 costituiva una Società per la diffusione delle Letture Cattoliche ed altri libri cattolici, e nel programma inseriva questo articolo: «Qualora ci fossero mezzi pecuniari, la società farà anche stampare libri cattolici a suo conto, e li diffonderà gratuitamente o ne promoverà la vendita al minor prezzo possibile». E cominciò difatti la distribuzione di buoni libri « negli ospedali, specialmente tra i militari » e, come dice un nuovo appello di Don Bosco in data 6 marzo 186o, «la cosa riuscì assai bene. molti libri cattivi furono raccolti, consegnati alle fiamme: mentre a quelli vennero sostituiti libri buoni. »

Il distruggere libri cattivi e il sostituirli con altrettanti libri buoni era una delle sante industrie di Don Bosco. La propaganda protestante continuava in Piemonte i suoi attentati contro la Religione Cattolica e aveva stabilito in Torino la società dei Trattati religiosi per l'Italia, con una libreria evangelica, che poneva in circolazione migliaia e migliaia di opere eretiche, mandate da Parigi, Dublino e Londra, e pubblicava il giornale la Buona Novella. Uno dei propagandisti di questa società, che, per avidità di guadagno, vendeva e giornali e libri pessimi, aveva un figlio che frequentava l'Oratorio di Valdocco. I compagni non tardarono a venire a conoscenza della cosa, e siccome Don Bosco aveva ripetuto più volte che codesti emissarii cooperavano direttamente ed immediatamente al male, corsero a manifestarglielo. Don Bosco si avvicinò al povero giovane, ed avute maggiori informazioni e preghiera che volesse rimuovere il padre da quell'abbominevole mestiere, si recò alla sua bottega. Con le buone maniere tanto disse e tanto fece che indusse quell'uomo a cedergli tutta quella mercanzia eretica, e se la fece portare all'Oratorio; ove, fatto un grosso mucchio di quei libri e giornali protestanti in mezzo al cortile, alla presenza dei giovani, diè loro fuoco e li ridusse in cenere, in contraccambio si affrettò a mandare al libraio altrettanta quantità di libri buoni, quanti - scrive Don Lemoyne- ne poteva contenere un ben capace carretto. Erano tra questi il Giovane Provveduto, il Cattolico istruito nella sua Religione e moltissimi opuscoli delle Letture Cattoliche.

6) Don Bosco fece ancor di più per la diffusione della buona stampa: stabilì delle tipografie, le quali, ben lungi dall'essere un mezzo di lucro, dovevano servir di scuola tipografica a una parte degli alunni ricoverati e sopratutto a favorire la diffusione della buona stampa. Ci fa sapere la Cronaca dell'Oratorio che un giorno egli rimproverò il direttore della tipografia, che era il cav. Federico Oreglia di Santo Stefano, perchè aveva fissato un prezzo troppo alto a un suo libretto, la biografia del giovane. Francesco Besucco. « Il tipografo rispondeva esser quello il prezzo ordinario delle Letture Cattoliche. Allora Don Bosco replicò:

» - Io non guardo a nessun prezzo, io guardo solo che si diffondano buoni libri. Noi due non c'intendiamo ancora. Ella sa che Don Bosco ha bisogno di danaro e perciò vuol dargliene; io so esserci bisogno che i buoni libri si diffondano, perciò non guardo a denari. »

7) A questo medesimo spirito cercò d'informare i Salesiani, i Divoti di Maria Ausiliatrice, i Cooperatori, cioè quanti raccolse e reggimentò attorno a sè.

a) Nel primo schema degli Statuti della Pia Società Salesiana, che Don Bosco scrisse e il chierico Michele Rua tracopiò e nel 1858 recarono insieme a Roma per sottoporli all'approvazione di Pio IX, all'articolo 6° del I° capo si leggevano queste parole: «Il bisogno di sostenere la Religione Cattolica si fa gravemente sentire anche fra gli adulti del basso popolo e specialmente nei paesi di campagna: perciò i congregati si adopereranno di dettare esercizi spirituali, DIFFONDERE BUONI LIBRI, usando tutti quei mezzi che suggerirà la carità, affinchè, e colla voce e cogli scritti, si ponga un'argine all'empietà e all'eresia che in tante guise tenta d'insinuarsi fra i rozzi e gl'ignoranti. E notava: « Ciò al presente si fa col dettare di quando in quando qualche muta di esercizi spirituali e colla pubblicazione delle Letture Cattoliche (1) ».

b) Nel 1869, nello stendere il Regolamento dell'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice, non mancò di stabilire « LA DIFFUSIONE DEI BUONI LIBRI» per prima cosa, fra quelle «che gli aggregati si propongono di promuoere con tutti i mezzi compatibili al loro stato ( ved. Art. 4°). »

c) Nel 1876 poi, redigendo definitivamente e pubblicando il Regolamento per i Cooperatori Salesiani, assegnava anche ad essi l'importantissimo compito di « OPPORRE LA BUONA STAMPA alla stampa irreligiosa, mercè la diffusione di buoni libri, pagelle, foglietti, stampati di qualunque genere, in quei luoghi e fra quelle famiglie, cui paia prudente di farlo: »

8) Per lo stesso motivo. Don Bosco stabilì che il Bollettino Salesiano non avesse una quota fissa di abbonamento, e lo mandava volentieri a tutti coloro che lo chiedevano e a quanti altri gli venivano proposti per la spedizione del periodico. Fu così che nel 1881 un israelita, residente a Milano, si vide giungere il Regolamento dei Cooperatori e il Bollettino, e ne fece le meraviglie a Don Bosco. Il sant'uomo gli rispose con questa lettera:

« Torino, 4 dicembre 1881. Rispettabilissimo Signore. E cosa veramente singolare che un prete cattolico proponga un'associazione di carità a un. israelita! Però la carità del Signore non ha confini e non eccettua alcuna persona di qualunque età, condizione e credenza.

» Fra i nostri giovani che in tutto sono 80.ooo, ne abbiamo avuti, e tuttora ne abbiamo, che sono israeliti. D'altro lato Ella mi dice che appartiene alla Religione Mosaica, e noi Cattolici seguitiamo rigorosamente la dottrina di Mosè e tutti i libri che quel gran Profeta ci ha lasciati: àvvi in ciò disparità soltanto nelle interpretazioni di tali scritti.

» Di più il Sig. Lattes della città di Nizza al Mare è israelita, ma uno dei più ferventi nostri cooperatori. Ad ogni modo io continuerò a spedirle il nostro Bollettino, e credo che non troverà alcuna cosa che offenda la sua credenza; e qualora ciò succedesse, oppure ne desiderasse la cessazione, non avrebbe che a darmene cenno.

» Dio la benedica, la conservi in buona salute e mi voglia credere con rispetto e stima, della S. V. rispettabilissima, umile servitore

Sac. Giovanni Bosco ».

9) Stava tanto a cuore a Don Bosco la DIFFUSIONE DELLA BUONA STAMPA che il 19 marzo 1885, tre anni prima di morire, la raccomandò con apposita lettera circolare a tutte le Case Salesiane, con un'insistenza commovente:

« Io non esito a chiamare divino questo mezzo

si meditino le sue parole - poichè Dio stesso se ne giovò a rigenerazione dell'uomo. Furono i libri da esso ispirati che portarono in tutto il mondo la retta dottrina...

» Tocca adunque a noi imitare l'opera del celeste Padre. I libri buoni, diffusi nel popolo, sono ano dei mezzi atti a mantenere il regno del Salvatore in tante anime... Sono essi tanto più necessari in quanto che l'empietà e l'immoralità oggigiorno si attiene a quest'arma, per fare strage nell'ovile di Gesù Cristo

» Quindi è necessario opporre arma ad arma.

» Il buon libro entra perfino nelle case dove non può entrare il sacerdote; è tollerato eziandio dai cattivi, come memoria o come regalo. Presentandosi non arrossisce, trascurato non s'inquieta, letto insegna la verità con calma, disprezzato non si lagna e lascia il rimorso che talora accende il desiderio di conoscere la verità; mentre esso è sempre pronto ad insegnarla. Talora rimane polveroso sopra un tavolino o in una bibblioteca. Nessuno pensa a lui. Ma viene l'ora della solitudine, o della mestizia, o del dolore, o della noia, o della necessità di svago, o dell'ansia dell'avvenire, e questo amico fedele depone la polvere, apre i suoi fogli, e si rinnovano le mirabili conversioni di S. Agostino, del Beato Colombini e di S. Ignazio...

» Quante anime furono salvate dai libri buoni, quante preservate dall'errore, quante incoraggiate nel bene! Chi dona un libro buono, non avesse altro merito che di destare un pensiero di Dio, ha già acquistato un merito incomparabile presso di lui. Eppure quanto di meglio si ottiene! Un libro in ama famiglia, se non è letto da colui cui è destinato o donato, è letto dal figlio o dalla figlia, dall'amico o dal vicino. Un libro in un paese talora passa nelle mani di cento persone.

« Iddio solo conosce il bene che produce un libro in una città, in una biblioteca circolante, in una società d'operai, in un ospedale, donato come pegno d'amicizia.... »

Questa fu l'opera, questo il pensiero di Don Bosco a favore della buona stampa.

(Continua)

(1) Anche nelle Costituzioni approvate dalla S. Sede è detto che i Salesiani « cercheranno di porre un argine all'empietà e all'eresia, che tenta tutti i mezzi per divulgarsi tra i rozzi e gli ignoranti. A questo scopo... deve anche tendere la diffusione dei buoni libri (Cap. 1, art. 6.)

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella, o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare Indulgenza plenaria:

dal 10 novembre al 10 dicembre

1) il 21 novembre, Presentazione di Maria V.; 2) il 22 novembre, festa di S. Cecilia; 3} l'8 dicembre, Solennità dell'Immacolata.

inoltre: ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche chiesa) reciteranno S Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità e un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze. delle stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.

LA CINQUANTESIMA DIMOSTRAZIONE DI AMORE E RICONOSCENZA FILIALE degli Ex-allievi dell'Oratorio Salesiano.

Nel giugno 1929 gli Ex-allievi dell'Oratorio Salesiano di Torino si raccoglieranno per la Cinquantesima volta all'ombra del Santuario di Maria Ausiliatrice per ringraziare il Signore e Don Bosco e i suoi figli dell'educazione ricevuta.

Fin dal 15 settembre u. s. la Commissione o Consiglio direttivo dell'Associazione ne dava l'annunzio con questa circolare:

Quest'anno, con gioia filiale, abbiam preso parte alle feste giubilari per la consacrazione della Basilica di Maria Ausiliatrice e la Messa d'Oro del R.mo Don Albera, e l'eco dolcissima di quei giorni solenni la sentiamo ancor viva nel cuore: sentiamo ancora l'eco soave della voce del nostro rappresentante alla tornata accademica, dell'illustrissimo Prof. Comm. Costanzo Rinaudo, Consigliere Comunale di Torino, che fu l'interprete felice e profondo del nostro animo grato verso il degno Successore di D. Bosco; sentiamo ancora la voce commossa di Don Albera, che si compiacque ringraziarci paternamente. No, non si è ancor spenta l'eco dolcissima di così gioconde solennità, alle quali avremmo partecipato in corpo se le circostanze presenti non ce lo avessero impedito, e già uno squillo di festa ci chiama a raccolta per l'anno venturo, in cui la nostra consueta dimostrazione assumerà un carattere particolarmente solenne, per il fatto che sarà la Cinquantesima nel novero delle nostre Dimostrazioni filiali.

Cinquant'anni di ritorni gioviali, sinceri, all'Oratorio che ci fu, più che Collegio; dolce casa paterna! Cinquant'anni d'effusioni di animo grato, alle quali assistette per ben diciotto volte il nostro desideratissimo Don Bosco, e, dipartitosi Lui per i gaudi eterni, per ventidue volte l'indimenticabile Don Rua con animo rispecchiante fedelissimamente il primo Padre; finchè, scomparso lui pure, già per nove volte ci fu dato di versare il nostro cuore in quello di Don Albera che, dei Grandi che lo precedettero, ha lo stesso inesauribile affetto.

O buon Gastini, nostro infaticabile e simpatico primo presidente, chi avrebbe previsto tanta longevità a quell'Associazione che tu, nel maggio 1870, proponevi ad alcuni amici in Piazza Statuto?! La tua proposta, perchè inspirata ad onorare Don Bosco, doveva vestirsi anch'essa di quella stabilità che Egli dava con l'aiuto di Dio alle sue Opere; e non poteva più tramontare, anche perchè veniva rivolta a cuori riconoscenti, che sanno come il palpito della gratitudine sia caro a Dio così da strappargli le benedizioni più efficaci.

La nostra Commissione nel desiderio di celebrare la faustissima ricorrenza con quella spontanea e intima solennità che sarà consentita dalle circostanze, invita fin d'ora gli aderenti a prepararsi con rinnovata energia al modo più acconcio per tributare al buon Dio il doveroso ringraziamento per i celesti favori elargiti in cinquant'anni alla nostra Associazione, e per rendere al Ven. Don Bosco, nella persona del suo secondo Successore, quel miglior omaggio che varrà a testimoniare il nostro indefettibile attaccamento all'Opera che ci educò e che ci accoglie sempre affettuosissimamente nei nostri indimenticabili annuali ritorni all'Oratorio.

Preparatevi adunque non solo a mandar il vostro annuo contributo, che dovrebb'essere almeno raddoppiato, ma cercate altresì di risvegliare l'entusiasmo fra i compagni che per qualsiasi contingenza avessero lasciato di far parte della nostra Associazione, inviandone alla Commissione gl'indirizzi affinchè possiamo far giungere a tutti l'annunzio della nostra letizia, e soprattutto mandate alla Segreteria quelle proposte che l'amor filiale verso l'amatissimo Don Bosco saprà ispirarvi per celebrare, come è dovere, la nostra Cinquantesima Dimostrazione. La Commissione, ricevute le proposte, le discuterà e darà comunicazione agli aderenti di quanto avrà stabilito, in modo che tutti, l'anno venturo, siano informati per tempo, diligentemente ed esaurientemente, del nostro Omaggio Giubilare.

Animo, amici! Fin d'ora serriamoci più compatti attorno al nostro Venerabile Padre, col proposito d'una vita esemplare, quale Egli ci raccomandava costantemente e c'insegnò a condurre, e col pensiero quotidiano che noi siamo suoi, e perciò dal Cielo ogni giorno Egli ci guarda, ci sorride, ci ascolta, ci conforta e ci benedice!

L'occasione ci sembra altamente propizia per suscitare un forte risveglio di attività per il bene in mezzo ai carissimi ex-allievi dì tutti gli Istituti ed Oratori salesiani. È vero che in gran parte - e senza dubbio la maggìore - in molte nazioni essi sono giustamente preoccupati dai doveri che impone la guerra: ma non per questo son venute meno le loro associazioni, nè fra i copiosi problemi che si affacciano e che si stanno studiando per dar loro una pronta e seria soluzione nel dopo guerra, tiene per noi l'ultimo posto, questo di poter meglio raccògliere tutte le forze dei nostri exallievi, per spingerle ad un lavoro concorde ed intenso al nostro fianco, a bene della gioventù, secondo lo spirito di Don Bosco.

Diremo più largamente quale sia il nostre pensiero in proposito.

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La 1a dimostrazione di riconoscenza filiale, data al Ven. Don Bosco dagli ex-allievi dell'Oratorio fu combinata così. Nel maggio del

1870, in Piazza Statuto, all'altezza delle prime case dell'odierna via S. Donato, s'incontrarono una dozzina di ex-allievi, tra cui Carlo Gastini. Il discorso cadde subito su Don Bosco e, ricordando le mille prove di carità di cui erano stati oggetto. tutti quanti, si rammaricavano che, approssimandosi l'onomastico del buon Padre, non potevano più dirgli, come un tempo, almeno un grazie!

- Tu sei fortunato, ripetevano a Gastini, perchè lavori all'Oratorio (era capo legatore), e continui ad esser sempre con Don Bosco !

- Ascoltate ! - rispose Gastini ; e combinarono di trovarsi insieme con altri compagni il 24 prossimo giugno nella chiesa di Maria Ausiliatrice per assistere alla messa di Don Bosco e quindi presentarsi a lui.

Detto fatto. Il 24 giugno 1870 un bel nucleo di ex-allievi si portarono in corpo al Santuario, e dopo la messa del Venerabile, raccoltisi nella sala che è dalla parte opposta alla sagrestia, invitarono Don Bosco a passare un momento da loro.

Non è a dire quanto ne godette l'animo delicatissimo del buon Padre, e come la sua carità colse a volo l'occasione per ripetere a quei suoi carissimi figli salutari ammaestramenti.

- Oggi, finì Don Bosco, non posso invitervi a pranzo con me, come vorrei, perchè so che son già parecchi gli invitati di fuori, ma combineremo per un'altra volta.

E avendogli quei bravi giovanotti regalato un servizio da tavola, volle che lo inaugurassero subito, offrendo ad essi un bicchiere di vin bianco.

Questa fu la 1a dimostrazione d'affetto e riconoscenza filiale data collettivamente a Don Bosco dagli ex-allievi dell'Oratorio.

seguendo il bell'esempio,.

Il 24 giugno u. s., col pensiero a Torino e alle liete feste di famiglia celebratesi annualmente attorno a Don Bosco, poi attorno a Don Rua e ora attorno a D. Albera, trecento exallievi degli Istituti Salesiani di Buenos Ayres si raccoglievano nel Collegio Pio IX in Almagro. Era con essi anche il Vescovo Ausiliare di quell'Archidiocesi, Mons. Francesco Alberti, che presiedette la festa e recò agli intervenuti la benedizione del venerando Metropolitano Mons. Espinosa.

«Queste riunioni egli disse, sono sempre una mescolanza di lieti e tristi ricordi. È un

conforto il ritrovarci di nuovo per qualche ora in mezzo ai nostri venerati maestri, ma è

pur una tristezza il constatare che molti di quelli che lavorarono per noi sono ormai passati all'eternità... »

E volgendosi all'Ispettore Don Vespignani, protestava a lui, a nome di tutti gli Ex-allievi degli Istituti Salesiani dell'Argentina, e, nella sua persona, al Successore di Don Bosco, il più cordiale attaccamento e la più cordiale obbedienza alle sue direttive, come « a sicuro interprete dello spirito della Chiesa e dello spirito del Ven. Don Bosco».

L'Ispettore Don Vespignani rispondeva di gradire il cordiale omaggio: « Ma l'Ecc.mo Mons. Alberti - aggiunse - non è qui alunno, nè ex-alunno. Egli fu chiamato da Dio a più alti destini. Appartiene alla Chiesa. Per questo noi lo ringraziamo delle sue parole, col protestare la più devota adesione alla Chiesa, di cui Egli è un apostolo! »

E passò a rilevare il bell'esempio degli exallievi di La Plata, seguito da un'altra associazione di ex-allievi di Buenos Ayres, che hanno fondato scuole serali, dove attendono con zelo all'istruzione dei figli del popolo.

Lavorare secondo lo spirito di Don Bosco in qualunque campo, ma specialmente a prò della gioventù, cercando di rifondere in altri la buona educazione ricevuta nelle Case Salesiane; promuovere il debito ossequio alle Autorità costituite senza fare della politica; vivere una vita esemplarmente cristiana nella frequenza dei Sacramenti e nell'ossequio al Papa e a tutti i Pastori della Chiesa, è - secondo noi - il miglior programma di tutti gli ex-allievi di «Don Bosco ».

Ai benemeriti Cooperatori e alle benemerite Cooperatrici torinesi.

A cominciare dal prossimo mese di dicembre, la Conferenza per l'Esercizio della Buona Morte, anzichè al 24 del mese si terrà di nuovo al 1° Venerdì, come si faceva prima che s'iniziassero le commemorazioni giubilari del Santuario. Restano invariati il luogo e l'ora; cioè la pia adunanza avrà luogo ai piedi di Maria Ausiliatrice alle 16,15, e coll'ordine consueto; - alle 16,15 breve lettura; verso le 16,30 Conferenza e preghiere della Buona Morte; alle 17 Benedizione solenne.

Per quelli che sono abitualmente impediti di recarsi al Santuario in tal giorno - perchè giorno feriale - la Conferenza ha luogo nella prima domenica del mese alla prima, funzione vespertina.

ECHI DELLE SOLENNITÀ GIUBILARI IN ONORE DI MARIA AUSILIATRICE (1)

Un nuovo fabbricato "Omaggio e ricordo,, a Bernal (Rep. Argentina).

A Bernal (Buenos Ayres) dove i Salesiani hanno una fiorente scuola normale, dal 29 agosto al 1° settembre u. s. ebbe luogo una festa memoranda. Furono scelti detti giorni, ricorrendo il 29 agosto la festa patronale del Collegio dedicato, al pari della chiesa annessa, a Nostra Signora della Guardia, ed essendo il 30 agosto il 40° Anniversario dell'inaugurazione del Collegio « Pio IX » in Almagro, il primo Collegio aperto dai Salesiani a Buenos Aires.

Senonchè la grande cerimonia si svolse a commemorare il duplice Giubileo del Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino e della la messa del sig. Don Albera. A tal fine venne pubblicato, dal periodico locale La Union, redatto dai Salesiani di Bernal, un numero unico con belle illustrazioni; e il 3o agosto si inaugurò il ricordo permanente, consistente in un nuovo corpo di fabbrica dell'istituto, innalzato dalle fondamenta e felicemente condotto a compimento per la generosità di quei cooperatori, nonostante le strettezze dell'ora presente.

Presiedette la cerimonia il dott. Alessandro Camus, Direttore Generale delle Scuole nella Repubblica. Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Nepomuceno Terrero, Vescovo zelantissimo di La Plata, impartì al nuovo fabbricato la benedizione rituale. Numerose rappresentanze, accorse da tutti i Collegi Salesiani vicini, resero più solenne la festa.

In quel giorno lo stesso Ecc.mo Vescovo benedisse la prima pietra di un nuovo tempio da dedicarsi in onore del Cuore di Gesù, essendo la chiesa di N. S. della Guardia diventata insufficiente al bisogno.

Gli « Esploratori Don Bosco » di Buenos Ayres e La Plata prestarono servizio d'onore all'una e all'altra cerimonia.

La domenica 1 settembre si chiusero i festeggiamenti con solenni funzioni religiose ad onore di N. Signora della Guardia.

La prossima inaugurazione di un Oratorio Festivo nella borgata Cenisia a Torino.

Anche Torino avrà un ricordo permanente del Giubileo del Santuario di Maria Ausiliatrice e della Messa d'Oro del sig. Don Albera.

Mentre il rev.mo nostro Superiore stava studiando il bisogno d'ovviare all'abbandono religioso in cui cresce tanta gioventù nella periferia di Torino, specialmente nelle zone prive di chiese e quindi d'assistenza religiosa, si presentò un'egregia Cooperatrice, dichiarandosi pronta a concorrere alla spesa d'impianto, se i Salesiani avessero aperto un Oratorio Festivo verso Borgo S. Paolo. L'offerta venne a confermare il concepito proposito. Fidenti quindi nella Divina Provvidenza e nella generosità di altri Cooperatori, si acquistò senz'altro un largo tratto di terreno fra Borgo S. Paolo e la Borgata Cenisia, e si sta già lavorando attivamente per allestire una Cappella provvisoria che sarà inaugurata al più presto, insieme coll'Oratorio Festivo e un dopo Scuola quotidiano, che rimarrà aperto dalle 7 del mattino alle 19 di sera.

L'Oratorio verrà intitolato a S. Paolo, anche in omaggio al nostro Superiore; la Cappella alla S. Famiglia. Abbiamo ferma speranza che per l'8 dicembre p. v. l'opera sia già felicemente iniziata con la benedizione di Maria SS. Ausiliatrice.

Nelle Case Salesiane di Messina.

Anche a Messina le varie Opere di Don Bosco celebrarono la duplice data cinquantenaria con divoti festeggiamenti, tutti improntati alla pietà più sentita e al raccoglimento imposto dalla gravità dell'ora presente.

Nella Parrocchia S. Leonardo, alla Giostra, dopo un mese di fervida preparazione con canti e preghiere, si celebrò solennemente la festa di Maria Ausiliatrice il 24 maggio con una grande manifestazione di pietà nelle magni che funzioni del giorno allietate da scelta musica e da una comunione veramente generale.

I due Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice, quello cioè di S. Giuseppe al Quartiere Mosella, e quello di Maria Ausiliatrice al Quartiere Giostra, celebrarono rispettivamente il 26 maggio e il 2 giugno la cara solennità, cui presero parte in gran folla le alunne con le loro famiglie, portandovi un entusiasmo ed una pietà ammirabili.

L'Istituto Salesiano S. Luigi e l'annesso Oratorio differirono per varie ragioni al 23 giugno la celebrazione delle due feste giubilari; e tanto gli Alunni interni che quelli dell'Oratorio, gli Associati all'Arciconfraternita di M. A. e i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane parteciparono con fervore alle funzioni del triduo e a quelle della festa.

(1) Ved. i num. di agosto, settembre e ottobre.

Fatti e detti di Don Bosco

Memorie inedite.

XI. Piccoli episodi.

Era l'anno 1872, ed una sera, credo dell'ultimo giorno degli Esercizi Spirituali dedegli studenti, Don Bosco confessava nel coro dietro l'altar maggiore. Io fui uno degli ultimi a confessarmi. Terminata la mia confessione Don Bosco mi disse queste testuali parole: - In questo momento mi sta presente tutto il tuo avvenire! - e continuò, dicendomi quello che vedeva. Ricordo che nell'anima mia ho allora esperimentato una gioia di paradiso, e adesso potrei con giuramento asserire che tutto ciò che don Bosco mi disse si è verificato.

Santiago, (Chili) 3 giugno 1918.

Sac. LUIGI M. NAI, Salesiano.

Era un autunno, poco tempo dopo l'apertura della casa delle Figlie di Maria Ausiliatrice in . Nizza Monferrato, in occasione che Sua Ecc. Mons. Sciandra, Vescovo d'Acqui, faceva la sacra visita della parrocchia di San Giovanni in Nizza. Io allora aveva poco più di vent'anni, e recatomi in un pomeriggio da Castelboglione, mio paese natio, a Nizza, venni a sapere che quella sera avrebbe predicato Don Bosco nella chiesa accennata. Desideroso di conoscere Don Bosco e riputandomi felice di un'occasione così proprizia per udirne una predica, mi recai in chiesa a tempo per prendermi un posto vicino al pulpito. In breve il sacro tempio si gremì di fedeli e anche di altri non avvezzi a frequentare la chiesa, ma anch'essi desiderosi di udir Don Bosco. Vi accorse gente anche dai paesi vicini.

Dopo un'ansiosa aspettativa, ecco finalmente compare il predicatore. - È Don Bosco! è Don Bosco! - si diceva da tutti. Anche il Vescovo era presente. Il bisbiglio era grande e non accennava a calmarsi. Il Servo di Dio non si scompose, nè dimostrò di esserne seccato; ma con tutta calma, come se regnasse il più religioso silenzio, prese a parlare con tale soavità e con un accento così basso, come se, invece di predicare, intendesse confidare qualche segreto all'orecchio di un amico. Tutt'a un tratto tacque ogni bisbiglio, e come all'occhio di tutti una sola era la mèta, la persona di Don Bosco, così anche all'orecchio di tutti, dolce, serena, penetrante, giungeva solamente la sua parola!

« Militia est vita hominis super terram! » diceva Don Bosco, e prendendo il paragone del soldato, che, fedele al re e alla patria è encomiato e premiato, ma se non compie il suo dovere è senz'altro dichiarato traditore ed esemplarmente punito, il Venerabile, in forma semplicissima, cara e convincente, scendeva a parlare dei doveri che incombono a tutti i cristiani.

Ma ciò che qui voglio rilevare è questo. Nonostante la mia condizione di giovane borghese, poco atto a far commenti in fatto di predicazione, mi stupì il modo usato da Don Bosco per far cessare quell'alto bisbiglio, poichè, in cambio di sforzarsi e d'alzar la voce, egli studiosamente l'abbassò tanto, quanto gli parve conveniente. Sono entrato nella vecchiaia, ho ascoltato centinaia dì predicatori, e non semplici sacerdoti, ma predicatori di grido, vescovi e cardinali... e più volte mi son trovato in simili circostanze di clamoroso bisbiglio, ma non ho mai e poi mai veduto ripetersi nè un egual tattica nel predicatore nè, e molto meno, egual attenzione universale, riverente e devota, negli uditori. E che a Nizza ebbi la fortuna d'assistere alla predica di un santo!

Seuni presso Selegas (Cagliari), 6 maggio 1918. Sac. Giov. BATT. RIzzoLO, Rettore.

* Rammento d'aver udito più volte narrare dal Cav. D. Giuseppe Bruschi quest'episodio che egli, a sua volta, attestava d'aver appreso ripetutamente dal labbro stesso di Don Bosco.

Presentavasi un giorno al Venerabile un calzolaio, lacero ed affamato, che lo supplicava a fargli la carità di tre numeri buoni.... da giocare al lotto!

Don Bosco dapprima si schermisce e gli fa un'elemosina; poi, nel desiderio d'aggiungere una buona parola, gli dice:

- Ebbene, giuocate questi tre numeri: « Fede, Speranza, e Carità! ».

Contento, il calzolaio corre al botteghino, consulta la cabala e cerca i tre numeri corrispondenti. Ma la notte prima aveva fatto un sogno e gli era stato così impresso nella mente, da prestare più fede a quello che alle parole di Don Bosco. Come fare? « Giuocherò prima di ogni altro il numero che m'ha suggerito il sogno, perchè infallibile, poi gli ultimi due dei tre avuti da Don Bosco... » E così fece.

Alla prossima estrazione ...che è, che non è?... vengon per i primi i numeri cui aveva accennato Don Bosco, e quello del sogno... neppur per sogno! Disperato, il povero ciabattino torna a Don Bosco, gli narra ciò che gli è successo, e lo scongiura a dargli nuovamente tre numeri per fare un po' di fortuna, protestando che non li avrebbe più cambiati.

Don Bosco non potè fare a meno di ridere e con la consueta bonarietà, fermo sul diniego, lo congedò dicendo:

- Amico, teniamo da conto la Fede, se no perdiamo tutto, e per sempre !

Torino, 21 maggio 1918.

Un Sacerdote Salesiano.

I frutti d'una buona parola.

Quante volte si ebbe a esperimentare che, una buona parola, detta a qualche fanciullo depone nel suo cuoricino il germe che darà frutti copiosi.

La fanciullezza, ben coltivata, diverrà un'adolescenza degna del nome di Cristiano. Dite al fanciullo che esiste un Dio che ci vede, ed egli guarderà il cielo, pieno di letizia, pensando che là è il suo Creatore. Ditegli che Maria è la nostra Madre, il nostro aiuto, ed egli, fatto uomo, nel momento del pericolo e nel dolore, si ricorderà di Maria, e, certo, la invocherà.

Le buone parole restano sempre impresse nel fanciullo, e la sua mente gira fantasticando per mettere in opera ciò che ha udito. Egli imita tutto. Ditegli di fare... la macchina a vapore, e lo vedrete impettirsi, fare gli sbuffi e affrettare i passi cadenzati in una corsa sfrenata... Così se gli narrate intelligibilmente la vita di un santo, non tarderà a provarsi a compiere qualche piccola mortificazione, o qualche piccolo sacrifizio per imitarlo.

Ascoltate quello che accadde a me con una bambina di quattro anni. Molte volte mi recavo con lei a passeggio, ed un giorno, che eravamo entrate in una chiesa solitaria, la piccina, seguendo la direzione del mio sguardo, tutta piena di curiosità, additandomi col ditino il Tabernacolo, mi chiede:

- Che cosa c'è là dentro?

- Gesù benedetto, bimba mia. - E che cosa fa Gesù?

- Attende, o cara, il giorno in cui tu gli aprirai il l tuo cuoricino, ed Egli allora verrà dentro di te a portarti le sue celesti Benedizioni.

Bastarono queste parole! La bimba concepì il desiderio di ricever presto Gesù: e tre mesi prima che toccasse i cinque anni, Gesù era veramente disceso nel suo cuore a riempirlo di santa letizia.

Ora ella continua a fare la S. Comunione tutte le domeniche, e al babbo che le chiese ciò che avrebbe voluto fare se fosse stata alta, rispose, fiera e convinta del grande atto che avrebbe compiuto:

- Vorrei fare tutti i giorni la S. Comunione, perchè so che, con Gesù nel cuore, si è più cari alla Madonna!

Santa fanciullezza! Come è cara al cuore di Dio, e come sarà grande il premio di chi si adopera per mantenerla nell'innocenza. Animam salvasti, animam tuam praedestinasti. Oh sì, se abbiam salvato un'anima, ci siamo assicurato il Paradiso!

Una Cooperatrice.

Un italiano all'Estero che si fa onore.

Un italiano che tiene alto all'Estero il nome della Patria è l'architetto Don Ernesto Vespignani, salesiano, nativo di Lugo in Romagna, fratello all'attivissimo e zelante ispettore dei Salesiani nell'Argentina.

Il prof. D. Ernesto Vespignani cominciò la sua carriera artistica in Italia, ove conta tra i suoi primi lavori la tomba di Don Bosco e la Chiesa di S. Francesco di Sales in Valsalice

Recatosi in America, è venuto popolando di chiese e anche di collegi varie repubbliche del Sud. Sono opere sue - nel Perù, e precisamente in Lima, il Santuario di Maria SS. Ausiliatrice e quello di S. Rosa di Lima in via di costruzione; - a La Paz (Bolivia) una Chiesa e l'Istituto Salesiano, e la direzione, dei lavori della Cattedrale; - nell'Uruguay una chiesa di Maria Ausiliatrice a Mercedes ed una Cappella a Manga.

Nell'Argentina i lavori di Don Vespignani sono pressocchè innumerevoli.

A Buenos Aires concepì, disegnò e diresse la costruzione del grandioso Tempio di S. Carlos e di tutta la parte nuova del Collegio Pio IX in Almagro; la Chiesa del SS. Sacramento; quella di N. S. di Buenos Aires che, ove sia compiuta, sarà la miglior chiesa della Capitale; il Collegio . di S. Francesco di Sales in Via Vittoria; le Scuole « General Benito Nazar »; la Chiesa di S. Pietro alla Boca; il Collegio Leone XIII nel quartiere Maldonado, e l'Asilo Irlandese in via Gavona.

Fuori della Capitale si contano su disegni di Don Vespignani: a Bernal due grandi edifici scolastici ed una Chiesa; a Cordoba il Santuario di Maria Ausiliatrice in progetto e il Collegio Pio X; a Vignaud il Santuario di Maria Ausiliatrice; a Rodeo del Medio (in provincia di Mendoza) altro Santuario di Maria Ausiliatrice; a Tucumàn il progetto del grandioso Collegio « General Belgrano » con una Chiesa dello stesso stile; a Salta il Collegio Angel Zerda »; a La Plata il Collegio e un campanile monumentale; a Viedma, sul Rio Negro, la Chiesa Parrocchiale; a Santa Cruz la Chiesa di S. Francesco di Sales.

Sono pure di Don Ernesto Vespignani molte Cappelle in altri luoghi e vari Collegi dei Fratelli delle Scuole Cristiane, come ad Avellaneda; e vantano suoi lavori, sacri e profani, anche Belgrano, S. Antonio di Areco, Dolores e Bahia Bianca.

Voglia il Signore conservare a lungo così indefesso lavoratore a gloria d'Italia, di cui diffonde il gusto e l'arte, tradizionalmente ispirati alla vera bellezza e alla fede!

LETTERE DEI MISSIONARI

EQUATORE

Le gravi difficoltà per proseguire la strada di Mendez.

(Lettera del Sac. Albino Del Curto).

Nota della Redazione : - Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giacomo Costamagna invia al rev.mo Mostro Rettor Maggiore la seguente relazione con queste parole: «Al car.mo rev.mo sig. Don P. Albera, perchè vegga gli sforzi erculei cine deve fare il caro D. Albino ».

Cuenca, 15 giugno 1918.

Eccellenza Rev.ma ed amatissimo Padre,

Sono lieto di poter mandare qualche notizia dei lavori che tanto interessano Vostra Eccellenza. doveroso scriverle frequentemente, ma come si fa con questa vita randagia che son costretto a fare tra i boschi del Cerro Negro? quasi tutto il mese d'aprile e parte del mese di maggio l'ho passato in quelle lontane solitudini. In questo tempo sono circa ottocento gli uomini della parrocchia di «El Pan » che hanno prestato l'aiuto delle loro braccia nerborute in ragione di sei giorni di lavoro per ogni uomo. E i lavori della strada non hanno progredito di molto; non per colpa dei lavoratori. Vostra Eccellenza conosce l'indole maschia di questa gente che non sa che cosa sia l'inerzia. Bisogna addossare la colpa alla natura del terreno, che abbiamo incontrato nel pendio della montagna. Ci troviamo in mezzo a una vegetazione foltissima, colossale, che per effetto degli uragani violenti che flagellano con frequenza quelle cime, si avvolge e si stringe in mille giri capricciosi in una rete impenetrabile. Quando un lavoro di scure e d'accetta avrà spezzato tutto quell'ingombro di regno vegetale in completa anarchia, bisogna ritemprare i muscoli per un nuovo cimento: le radici si allungano e s'allargano nel suolo e sottosuolo a grandi profondità, e s'intrecciano tra loro come mille serpi aggrovigliate: bisogna cercarle, scoprirle e sbarbicarle del tutto, affinchè la strada permetta il passo ai cavalli. L'ultimo lavoro tocca alla vanga e al piccone che devono sgombrare tutta la parte disgregata del terreno, finchè la strada possa correre sopra un piano compatto e roccioso. Se a tutto questo s'aggiunge qualche punto pantanoso che bisogna sodificare con un alto strato di pietre, e più in là una roccia che bisogna far saltare colla dinamite, e qui un declivio tutto disgregato per l'energia meccanica che bisogna sostenere, Vostra Eccellenza potrà farsi un'idea delle gravissime difficoltà che bisogna vincere per arrivare a un chilometro e mezzo dalla sponda sinistra del Dominguillo, che si trova a circa 25 chilometri da « El Pan » e a 4o da Mendez.

Adesso s'affaccia una difficoltà insuperabile che durerà fino alla raccolta dei grani. La gente non ha di che vivere, e sarebbe una follia esigere un sacrifizio superiore alle loro forze. Nell'ora terribile di tanta carestia è già molto che possano lavorare per dar qualche alimento alle loro famiglie.

Approfittando di questa sosta, che durerà fino a settembre, il signor Ispettore mi ha chiamato a dare una missione a Macas insieme con Don Giulio Martinez. Macas fu ultimamente teatro d'una carneficina, nella quale fu ucciso, lo stesso « Teniente Politico ». Ci raccomandiamo molto al Signore affinchè il frutto della missione sia copioso.

Non sento più il coraggio d'una volta per lanciarmi, non dirò con poesia, ma con serenità a tanta distanza, in imprese così difficili: so ciò che m'aspetta. Però son lieto di presentare a Vostra Eccellenza l'omaggio di tanti sudori e fatiche come la più sincera manifestazione di filiale affetto nelle sue « Nozze d'Oro ». Invidio la sorte di quei di Lima, che possono allietarsi della, sua presenza in così solenne circostanza.

Di Vostra Eccellenza,

Figlio devotissimo in G. C. DON ALBINO DEL CURTO.

CINA

In viaggio per la nuova Missione di Kuan Tung. - Un incontro con i pirati. (Lettera del Missionario D. Giovanni Guarona),

Chi Hing, 14 marzo 1918.

Rev.mo Sig. Don Albera,

Il 27 febbraio u. s. il carissimo Don Olive e L'umile sottoscritto partivano da Macao alla volta della nuova Missione, affidata alla nostra Pia Società nel Kuan Tung, per la presa di possesso della medesima.

Dopo di esserci fermati un giorno presso il Vicario Apostolico di Canton, che fu con noi di un'amabilità squisitamente paterna, ossequiato il Console Italiano della stessa città che ci trattò come vecchi amici, proseguimmo il viaggio e il 5 corrente arrivammo a Chi Hing, ove per ora rimarrà lo scrivente. L'accoglienza dei cristiani non poteva essere più cordiale; sono pochi di numero, eia tanto fervorosi. Bella la residenza, graziosissima la cappelletta.

Il giorno seguente ci rimettemmo in viaggio per arrivare a Fan Tong che dista circa 6o chilometri dal centro principale della nostra Missione, ma che ha il maggior numero di cristiani.

Tranquillamente ce n'andavamo tra campi e risaie ed eravamo giunti ai piedi della montagna su cui giace Fan Tong, quando, sapendo di aver fatto un terzo del cammino, approfittammo di uno splendido luogo per riposarci. Eravamo sul dosso d'un graziossimo poggio, tutto coperto di folti alberi... ed ecco, mentre facevamo i più lieti pronostici sull'avvenire della nostra Missione, forte e vicinissimo, un grido improvviso.

Balziamo in piedi trasecolati e ci vediamo di fronte un uomo, colla faccia velata da un panno nero, armato di pistola e pugnale.

Intuimmo trattarsi di un pirata e, prima ancora che avessimo tempo di ricomporci della sorpresa, ecco apparirne un secondo, ed un terzo in identico costume. Il primo ci domanda chi siano, donde veniamo, dove siamo diretti.

- Siamo missionarii che veniamo dalla capitale e siamo diretti a Fan Tong per predicar la dottrina del vero Dio.

- Se siete missionari, nulla avete a temere; non vi faremo alcun male, nè toccheremo la vostra roba; ma abbiate pazienza, di qui non si passa.

- Come non si passa? per qual motivo?

- Abbiamo alcuni affari a trattare ed assolutamente non possiamo lasciar libero il passo.

- Bene, se non si può proseguire, torniamo indietro e andremo ad altri paesi.

- Indietro neppure si può andare; dovete ritirarvi in quella macchia per due ore!

Dobbiamo tornare questa sera a Chi Hing, o arrivare a Fan Tong, e la strada è lunga assai

- In un'ora forse tutto sarà fatto e sarete liberi di proseguire.

Intanto erano arrivati altri quattro sconosciuti e, quando si videro al completo, c'intimarono ad entrare nel bosco.

Che fare? ... Resistere era imprudente assai. Fatti pochi passi, il capo ci intimò di sedere e comandò agli altri di legarci. Esitammo, ma alzate le armi su di noi, ci fecero sedere e ci legarono le mani sotto le gambe, e così fecero anche al cristiano che ci guidava e ai portatori dei bagagli. Ormai le loro intenzioni ci erano ben chiare; ma non perderemo la fiducia nella Provvidenza. Col Rosario stretto fra le mani, e mirando il Crocifisso, uniche armi del missionario, ci raccomandammo filialmente alla Vergine Ausiliatrice.

Compiuta questa preparazione, quei briganti si lanciarono sui nostri bagagli, ne fracassarono le serrature e depredarono quel po' di roba che portavamo con noi, lasciandoci quello che non poteva loro servire o sarebbe stato un indizio troppo pericoloso.

Passarono quindi alle persone; ci palparono per ogni dove e ci derubarono anche di quel poco di denaro che avevamo, necessario per le prime spese e alcuni mesi di sostentamento. Finita la vandalica operazione, scapparono lasciando ciò che non avevano preso, qua e là sull'erba.

Noi ringraziammo il Signore di aver avuta salva la vita; poi come potemmo, ci sciogliemmo dai lacci con cui ci avevano legato, e ci dèmmo a raccogliere quel po' di roba che ci avevano lasciato. Qual non fu la meraviglia nel vedere che mancavano dalla valigia dell'altare portatile anche il calice ed i paramenti. Il calice, sig. Don Albera, era un caro dono da lei fatto a Don Versiglia. Almeno che non venga profanato e ci sia dato di riaccquistarlo!

Naturalmente noi non eravamo più in grado di continuare il viaggio e tornammo indietro. Per buona fortuna trovammo ancora nella valigia alcune elemosine di sante messe, che ci avevan dato alcuni fedeli a Macao, e che ci servirono a meraviglia nelle gravi strettezze.

Ritornati a Chi Hing ci recammo immediatamente dal Mandarino a denunziargli l'accaduto e a domandare protezione. Ci accolse con cordialità, ci promise di fare il possibile per proteggerci in avvenire, e mise dei soldati a nostra disposizione. Egli stesso poi: provvide a farci trasportare al vicino distretto, resìdenza dei PP. Francesi, la quale è affidata a Don Olive, dove il buon Missionario ed i cristiani ci colmarono di gentilezze.

Ecco, amatissimo sig. Don Albera, come abbiamo preso possesso della nuova Missione. Per me, uscito di fresco dall'Orfanotrofio di Macao, fu la più inaspettata delle sorprese; non così per Don Olive, che ne trae i migliori pronostici . per l'avvenire: « Le contraddizioni, egli mi va ripetendo, sono proprie delle opere di Dio! »

Voglia, amatissimo Padre, gradire i nostri umili ossequi e pregare per noi e questa nuova Missione. Il suo

dev.mo figlio

SAC. GIOVANNI GUARONA.

DALLA CINA. - Il capo dei pirati è stato giustiziato. - Don Guarona, in data 1° giugno u, s. scriveva nuovamente al sig. Don Albera:

«Il 9 giugno si avvicina! e i miei auguri non arriveranno certo a tempo per il giorno solenne: non importa, il Signore ascolterà egualmente le nostre preghiere, le ferventi preghiere di questo nucleo di cristiani, che hanno già imparato ad amare Maria Ausiliatrice e Don Bosco, e quelle di quest'ultimo dei suoi figli.

» Il 9 giugno celebrerò anch'io la festa di Maria Santissima Ausiliatrice in un paesetto sperduto fra i monti, dove vive una fiorente cristianità, e sarò felice d'onorare la Vergine sotto il titolo a noi più caro, forse per la prima volta lassù, e di domandare alla nostra tenera Madre ogni benedizione per lei, Padre amatissimo, per la nostra Missione, e per l'arrivo sollecito e felice dei nuovi Missionari, destinati a coltivare questo estesissimo campo.

»Nel distretto, dove io mi trovo, evangelizzava da 7 anni un prete cinese, ed era sconosciuto il prete cattolico europeo, ma non il ministro protestante, tanto è vero che nei primi giorni chiamavano anche me col nome di Moc Si, mentre ora tutti conoscono e salutano il San Fu, il Padre.

» Una notizia. Un mese fa cadde nelle mani della giustizia il capo dei pirati, e precisamente colui che ci aveva perquisito la persona, reo di tante altre ignobili imprese. Non volle rivelare i complici, e, secondo la pena comune in consimili casi, fu condannato alla fucilazione. Possa la sua fine miseranda servir di lezione salutare ».

REP. ARGENTINA

Le difficoltà che s'incontrano in Patagonia.

Spigoliamo da una lettera del Missionario D. Carlo Frigerio, in data 29 giugno, queste semplici notizie, che dimostrano come le difficoltà in questi momenti siano aumentate anche nella Patagonia.

« ...La vita di missione pare mi faccia bene alla salute. È naturale però che non bisogna essere troppo schifiltosi pel mangiare o delicati pel dormire. Quando si è al campo, è ancor grazia che si trovino un tetto ed una mensa ospitale.

» Una sera, mentre si cenava al buio in cinque o sei in circolo attorno ad una pignatta di terracotta, da cui ciascuno, cacciandovi per turno il cucchiaio, estraeva ciò che lietamente portava alla bocca, il capo di casa saltò su a dire: - Non accendo il lume perchè la vista di questo manicaretto non tolga l'appetito ai commensali! » Eppure io la, trovava buona quella miscela di non so che, ma d'un gusto tutto speciale... inclassificabile ! Era condita dall'appetito!

» Bisogna anche aver lo stomaco d'uno struzzo e i denti di un elefante. Certe volte si deve mangiare un pane che ha gli anni di Matusalem! È un pane molto economico che per forza si mastica bene e che si potrebbe adottare in tempo di guerra da tutti i commissari preposti al risparmio dei generi e al limite dei consumi.

» Da Pasqua dell'armo scorso ho dedicato nove rasesi alla vita randagia delle Missioni. Per tre mesi non ebbi altro compagno che l'Angelo custode; dopo poi mi fu dato un orfano apprendista calzolaio nel collegio nostro di Viedma, che fu ben lieto di pigliarsi un poco di vacanza, accompagnandomi in qualità di catechista. E una vera disgrazia il non trovare catechisti ! Oh si degni Maria SS. Ausiliatrice mandarci buoni confratelli, atti a così importante e nobile ufficio !

Bisogna pur lottare colle difficoltà dei viaggi. Servirsi di mezzi comodi e rapidi, o pensare all'acquisto di un automobile, in questi momenti è cosa impossibile: mancano mezzi e mancherebbe anche la benzina. Quindi c'è solo la mula, quando non manchi... con che mantenerla! Per trovate un po' d'erba, alle volte bisogna lasciarla scorazzare decine di chilometri.

Un giorno mandai a cercar le mule lasciate al pascolo e l'inviato tornò dicendo che, non avendo trovato erba, avevano presa la strada di casa, come appariva dalle loro tracce in quella direzione. Inutile il dirlo! Mi toccò percorrere la bellezza d'oltre cento chilometri e tornare a Conesa col cavallo di San Francesco, unicamente per riprendere le mule!...

»Ma Dio ci aiuta! Del bene se ne fa, e se ne farebbe anche di più, se Lei, amatissimo Padre, c'inviasse un buon rinforzo di personale... ».

Per il rimpatrio di prigionieri di guerra.

Per poter trasmettere nei nome Augusto di Sua Santità domande di rimpatrio in favore di. prigionieri di guerra, la Segreteria di Stato richiede:

1° Un'istanza al Santo Padre proveniente direttamente dalla famiglia interessata;

2° Le indicazioni relative al Prigioniero raccomandato, cioè cognome, nome, numero di matricola (se egli non è ufficiale) campo d'internamento, data della sua prigionia;

3° Ragioni per le quali si presume la sua attuale invalidità.

Queste ragioni sono assolutamente necessarie perchè la Santa Sede possa interporre i suoi buoni uffici, e ove non risultassero chiare ed attendibili, la Segreteria di Stato non potrebbe in nessun modo inoltrare la domanda.

Verificandosi le condizioni suddette, la domanda è messa in corso, ed il richiedente ne riceve partecipazione dalla Segreteria di Stato.

Dopo ciò, e finchè il prigioniero non abbia fatto noto il risultato della visita medica, alla quale in ogni caso deve essere sottoposto, qualsiasi ulteriore insistenza riuscirebbe superflua per le Pontificie Rappresentanze, e ingombrante per i lavori della Segreteria di Stato.

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE

NEL SANTUARIO Il 24 di ogni mese, si ripetono mattino e sera, devote funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino, ha luogo la messa della Comunione generale, seguita dalla Benedizione col SS. Sacramento. Alla sera poi, memori del grande insegnamento di Don Bosco, di unire sempre nelle nostre preghiere l'invocazione a Gesù Sacramentato e alla Beata Vergine, si compie in forma solenne, all'altare stesso di Maria Ausiliatrice l'adorazione pubblica al SS. Sacramento. E il buon popolo di Valdocco, con tutte le associazioni della Parrocchia, che con vivissima fede accorre alla devota funzione, che in questo mese, essendo domenica, si compie alle 16,3o. Ad essa sono invitati i Cooperatori di Torino.

Vogliano tutti i buoni Cooperatori e tutte le pie Cooperatrici unirsi in ispirito a queste sacre funzioni mensili, le quali hanno due fini principali : pregare secondo le intenzioni del Santo Padre e affrettare il ristabilimento della pace fra le nazioni.

Ogni sera alla benedizione coi SS. Sacramento si continua sempre a far pubbliche preghiere per la pace. Il Signore, nella sua infinita clemenza e per intercessione di Maria Ausiliatrice, le esaudisca a sollievo di tutti i popoli della terra.

GRAZIE E FAVORI (*)

Come una famiglia s'è consacrata a Maria Ausiliatrice.

L'inveterata influenza di un ambiente di scetticismo scientifico mi rende anche più attendibile, se confesso di dover ringraziare e magnificare unicamente la SS.rna Ausiliatrice per avermi restituito recentemente ed in singolari circostanze di tempo e li modo la mia buona e santa compagna Margherita, risorta si può dire per il bene e le carezze di due bambini e per la felicità mia e dei nostri cari.

S'era ammalata qui in Genova il 22 aprile scorso apparentemente di febbri reumatiche; e, fra dotte ipotesi e sempre vane illusioni, la scienza aveva poi contrapposto a un accessorio deperimento di sangue un regime forzato di nutrizione. Quando alla terza settimana si palesò invece il tifo, la poveretta aveva ormai il sangue attossicato dai ricostituenti ingeriti, con successivo fenomeno di tremito continuo in tutta la persona, aggravato a poco a poco da pietose allucinazioni, rapidi passaggi da febbri cocenti a impressionanti raffreddamenti, forti squilibri cardiaci e (gravissimo fra tutto) tracce emorragiche di ulcerazioni intestinali.

Tale il quadro disperato del conce fu trovata dal consulto che, dopo replicati rifiuti, le si era fatto accettare con un inganno, ma che fu invece una sentenza con così poche risorse da dover chiamare telegraficamente le famiglie.

Era appunto l'antivigilia della festa di Maria Ausiliatrice, mercoledì 22 maggio. Grazie a mia suocera che l'assisteva fin dai primi giorni, fu una rivelazione, un lembo di sereno! La preziosa e tanto baciata reliquia del B. Cottolengo mandataci dal suo stesso attuale Successore e le nostre preghiere unite a quelle di cari amici e istituti avrebbero supplito per le mani di Maria SS.ma Ausiliatrice alle scarse speranze delle nuove e supreme cure. La Madonna che, implorata costantemente da mia suocera, le aveva salvato miracolosamente un figlio tra le buche del Carso il 24 maggio dell'anno prima, ci avrebbe esaudito anche ora.

Difatti nel giorno stesso dell'Ausiliatrice (24 ore dopo il consulto) le cessava il tremito: tre giorni dopo, cicatrizzate le lesioni interne, era riconosciuta fuori pericolo, sicchè in breve, tra la meraviglia di insigni Dottori e di tutta la casa, potè con la scomparsa della febbre ricuperare senza tracce la floridezza di prima.

Coincidenza mirabile!... in quello stesso 24 maggio, sul famoso Montello, una granata austriaca piombava per la finestra entro la 47a Sez. Sanità, girando come trottola sul pavimento, e fermavasi senz'esplodere! Il Cappellano della Sezione era a Genova 6 giorni dopo, nel pomeriggio del Corpus Domini, e ringraziavamo tutti insieme la Madonna, noi per lui, e lui per la sorella. Era l'altro figlio: consecrati entrambi dalla Mamma alla gloriosa Ausiliatrice di Torino fin dal principio della guerra.

Eternamente grati a quella che sarà anche per noi d'ora innanzi suprema Patrona e implorando la sua continua assistenza corporale e spirituale, sciolgo il voto (secondo i tempi e le forze) con l'offerta promessa e la presente dichiarazione ad maiorem Eius et suorum gloriam.

Genova, Mura di S.ta Chiara 40-2, 30-IX-I9I8. Dott. Prof. ILARIO VERNERO.

SAVONA. - 4-X-I918 - Pieno di tenerissima riconoscenza per la Celeste Ausiliatrice, sciolgo la duplice promessa fatta, prima in occasione della malattia di una cara figlia, e attualmente durante l'infierire del noto contagio, proclamando che la Madonna dì Don Bosco, in entrambi le circostanze ha salvato la mia famiglia dal lutto, dimostrandosi Madre amorosissima e aiuto potentissimo per coloro che ricorrono fidenti al suo patrocinio.

Fiducioso che il Suo aiuto non mi verrà mai meno, ringraziandola ancora della visibile protezione usata al mio figlio alla fronte, invio la mia povera offerta quale pegno di fede illimitata ed incancellabile gratitudine.

G. B. CAZZOI,A

Pensionato Ferroviario. ABBIATEGRASSO. - 11-IX--I9I8. - Da un po' di tempo mi trovavo colla mia famiglia in grande angustia, vedendo avvicinarsi l'ora di soddisfare a un forte impegno contratto senza averne la possibilità. Io aveva già studiato tutti i mezzi umani per uscire dal mio garbuglio, e, tra l'altro, m'era balenata l'idea di porre in vendita un nostro terreno; ma il pensiero di sacrificarlo, offrendolo, mi riempiva l'animo d'angoscia e di spavento. In questi tristi momenti rivolsi il mio pensiero alla Beata Vergine di cui sono stata devota sin dall'infanzia, e cominciai colla mia famiglia una novena in suo onore, recandoci ogni giorno a pregarla in una chiesetta, dove si venera una statua di Maria SS. Ausiliatrice. Promisi anche di inviare un'offerta al Suo santuario, e di far pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano, qualora mi avesse aiutato.

Era il sesto giorno della novena e al mattino mi giungono, l'una all'insaputa dell'altra, due domande di compera pel suaccennato terreno ! Dire la mia impressione di quel momento è impossibile. Io aspettavo tutto dalla Madonna; ma mi parve allora di trovarmi proprio davanti a un prodigio, ed in mezzo ad una commozione indescrivibile, la mia mente volò ai piedi della Vergine Benedetta. Colla concorrenza aumentò il prezzo, di modo che io ricavai dal mio fondo, non solo quanto desideravo pel momento, ma anche un guadagno che non avrei mai osato sperare.

Grazie, o Vergine Benedetta, di tutta la Tua bontà verso di me ; vorrei poter portare ai Tuoi piedi tutto il mondo, perchè Ti conoscesse, Ti amasse, Ti onorasse come meriti.

Lucia N. N.

TORINO. - 24-X-1917. - Alcuni anni fa fui colpita da una forte risipola, che mi lasciò l'occhio destro molto malato. Appena fui in grado di sopportare il viaggio, il medico curante mi accompagnò a Torino da un distinto specialista, il quale dopo serio esame dichiarò il caso molto grave e l'occhio come perduto.

In quel doloroso frangente mi rivolsi con tutto il cuore a Maria SS. Ausiliatrice promettendole se mi otteneva la guarigione e la vista, di pubblicare la grazia sul Bollettino e d'inviare la somma di lire 2o per il suo Santuario. Dopo una quindicina di giorni il male diminuì: continuai sempre a pregare con fiducia, anzi riposi in Lei ogni mia speranza ed a poco a poco la cornea cominciò a rischiararsi e con grande meraviglia dello stesso Professore finii per riacquistare la vista di prima.

Ed ora, sebbene in ritardo, adempio la promessa fatta alla cara Madonna Ausiliatrice, esternandole tutta la mia riconoscenza ed implorando la sua continua protezione.

ANTONIETTA FILIPPI

Cooperatrice Salesiana. MATHI TORINESE. - 8-IV-I918. - Quanto sei buona Maria SS. Ausiliatrice! quanto misericordiosa e potente! Chi mai ricorse a Te e fu deluso?

Non erano ancor trascorsi due mesi dal decesso. d'una nostra carissima Suora, maestra Comunale, quando se ne ammala un'altra di polmonite; e, dato lo stato fisico della sofferente, doveva, a detta del Dottore curante, ella pure soccombere.

Nel colmo della desolazione, ricorsi fiduciosamente alla gran Vergine Ausiliatrice facendo incominciare da tutta la Comunità la novena suggerita dal nostro Ven.le Fondatore e Padre, Don Bosco. Oh bontà di Maria! Nel settimo giorno della malattia, quando si temeva di una catastrofe, l'ammalata che già aveva ricevuto tutti i conforti religiosi incominciò a migliorare, cosicchè dopo una breve convalescenza di quindici giorni potè riprendere l'insegnamento senza risentirne alcun disturbo, acquistando anzi di giorno in giorno novello vigore.

Grata per l'ottenuto favore adempio la promessa fatta di render pubblica la grazia alla maggior gloria di Dio e della potente nostra Madre, Maria SS. Ausiliatrice.

SR. TERESA LAURENTONI. VARANO DI MODENA. - 28-1X-I918. - Da oltre sette anni ero ammalata di nevrastenia e anemia accompagnata da acutissimi dolori di capo. Ho provato cure e rimedi inutilmente, che anzi il mio male si aggravava tanto che non riuscivo neppur a star in piedi. Non sapendo più come fare, feci una divota novella a Maria SS. Ausiliatrice che mi aiutasse nell'ultimo tentativo di una cura speciale. La SS. Vergine mi ha esaudita; la cura, contro ogni aspettativa, è andata bene non solo, ma ha dato risultati insperati dallo stesso professore, e ora sto bene.

La presente desidererei fosse pubblicata sul Bollettino Salesiano.

TONI RINALDA,

TORINO. - 24-IX-I9I8. - Mio fratello nell'ultimo combattimento, dopo di essere stato ferito gravemente per ben 5 volte, cadde pri gioniero nelle mani dei nemici. In quei dolorosissimi istanti con ardente fede invocò l'aiuto della potente Ausiliatrice la quale fece sì che egli dopo tre giorni di prigionia potè raggiungere il suo esercito. Portato all'Ospedale di... potè ricevere le cure neccessarie al suo grave stato e guarire perfettamente.

La mia famiglia, a me unita, invia una tenue offerta e ringrazia Maria che, nel ritornarci il fratello, fece ritornare la gioia nella mia famiglia.

Suor Rosso ANNA F. di M. A.

*****. - 17 agosto 1918. - Or non è molto tempo che nel tempio sacro della mia famiglia era penetrato il demonio dell'adulterio manifesto e sfacciato. Mio marito prevaricava ed io, poveretta, gemevo nel pianto e nel dolore.

Più volte pregai, più volte scongiurai. Fu inutile. Il vizio e il demonio si erano impadroniti di quell'uomo e lo dominavano.

Allora ebbi l'ispirazione di rivolgertisi alla Vergine SS. Ausiliatrice, di cui tante volte avevo invocato il patrocinio potente, e mai la mia preghiera era stata invano. Pregai con tutto l'ardore dell'animo mio e ancora una volta la Vergine Santa ascoltò la mia preghiera e il mio appello fervoroso e pur disperato.

Ebbi fede e vinsi.

Quell'uomo, dal cuore già indurito dal vizio e dalla passione, ebbe un sussulto interno, si risvegliò per incanto in lui la voce terribile della coscienza e ritornò all'amore della famiglia; dalla quale un amore impuro l'aveva allontanato.

Sognai la Vergine Santa due giorni prima che il cuore di quell'uomo si risvegliasse a più nobili affetti. La pregai di dirmi se mi aveva esaudita. E ricordo precisamente le parole che la Vergine santa mi rispose: « Ti ho fatta la grazia e pùbblicala »

Io non sapevo cosa significasse quella parola « pùbblicala » Ne domandai a un nipote studente e mi fu spiegato. Perciò intendo con questo scritto rendere omaggio al patrocinio potente della cara Vergine Ausiliatrice, che tanto miracolosamente mi ha protetta ed esaudita.

B. D.

FAENZA. - IV - 1918. - Nella crudezza e rigidità dell'inverno già scorso una tosse cattiva, dipendente da affezione bronchiale pericolosa, aveva, epidemicamente, colpita l'intera mia famiglia costituita di sei persone; ma chi più ne soffriva era un mio fratello ventottenne, il quale era spesso colto da tosse così violenta da correre pericolo di soffocare. Un'ansia terribile mi tenne per diversi giorni; il pericolo era specialmente per il fratello sempre grave, e le notizie che io, assente dalla famiglia, ricevevo quotidianamente, erano Sempre più impressionanti, tantochè mi si pregava di recarmi in famiglia d'urgenza.

Ricorsi, con viva fede, a Maria SS. Ausiliatrice; i fanciulli del collegio di Faenza fecero una preghiera alla Madonna per la guarigione de' miei cari. Il giorno dopo ricevetti notizia d'improvviso sensibile miglioramento; fu scongiurato il pericolo, come d'incànto, e in breve i miei cari furono guariti. Ringrazio la buona Madre Ausiliatrice e, in attestato di riconoscenza, invio una piccola offerta.   D. G. Z.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il nuovo Santuario dei Becchi, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:

A) Agosti O., Aimonetti C., Almici G. in Tonelli, Ameglio E in Marciari, Andruccioli F., Angeli d, A., Aduino l. in Albertoni, Arlisi G., Azzolini R. Caporale.

B) B. E ed I. di..., Baletti V., Balestra M. in Dagna, Barbero M., Barazzotto O., Barbieri v., Baronchelli L., Bedischi M., Beretta M., Bergamini I., Bernardi G.. Bertero Rosetta, Bianchi M., Bisoglio Emma, Bodratti M., Bologna M. in Bernardini, Bonaccorsi D:, Bongiorni G., Bono D. ed M., Borio L., Borasso d. G., Borsarelli I., Bortoli C., Bonassi A., Breschi B., Bruno Mr. V., Brusati A., Buierro P., Butti E.

C) C. C di Grava, Cabiaie F., Calcagno G., Camino C., Camparo M., Campo R. in Restivo, Canale C., Capitani B., Carnano V. studente del Collegio S. Basilio in Randazzo, Caruso G. in Inghilleri, Casale V., Casalone B. Maria, Castellaro F., Casti M., Castorina C.. Castronuovo A., Cena A., Chialva A., Chouquer A., Cigala L., Cimino A,, Cobìddu L., Coltro F., Congin B., Coniugi Baudino, Contessa di San Marzano, Corgo E. in Baldi, Cortesi V., Cremosini A., Cristini C., Curioni M.

D) D. V. di Ventimiglia, Dalzio F., Delpiano T., De Maria Carlo, Diletti D. D., Direttrice di un Convitto, Donadi A. in Ferrero, Domenici B., Dottarelli M.

E) E. M. di Pozzuolo Milanese.

P) F. B. di Lanzo Torinese, F. G. di Vercelli, Facchinello S., Famiglia Bobbio, Famiglia Gino, Famiglia Giandegiacomi, Famiglia riconoscente di *... Famiglia di Torino abbonata al « Bollettino Salesiano », Farina A., Fassio ved: Paolina, Farò M., Federle G,, Fenati d. S., Ferrero A., Follis G., Fornoni d. F., Francescato V., Frarelli di Cesarò, Fratelli Migazzo, Frusconi M.

G) G. C. Cooperatrice Salesiana di Torino, G. D. di *..., Gamba A., Garbarino ch. A., Garelli M., Garrone D. Gastaldi A., Gatti T., Gazza O. Cooperatrice Salesiana, Gazzola G. B.. Genghini A., Genovese C., Ghione A., Gila P., Graziani G. di Mezzano, Graziani L. di Forli, Grimaldi M., Fumero M. in Traversi.

I) Famiglia Incutti, Ivaldi M.

L) La Marco I. in Vizzini, Lana F. in Abbone, Lasagna G., Limasson L., Lomagno M., Longo avv. A., Luglio C., Longato A. soldato.

M) M. T. di Torino, Magistri C., Magni Pasqualina, Marchisio M., Marocco G., Martoglio G., Marzucco A., Masero E., Massolino M., Medure M., Monmanno F.. Morandi d. L., Morando E., Mularoni V.

N) Nicolis G., N. N. di Verrés, N. N. ch. di *.. Novaresio Maria ved Masera.

O) Ombrellina M., Ongaro E., Osella B.

P) Paganini I., Pasquale R., Pavesi F., Pavone E., Pecchioni I in Coppini, Pedrina M., Pedrini A., Peri netti IVI., Pes M. A.; Pie persone di Abbiategrasso, Negrar, Nuoro, Porcari, Portomaurizio, Riva, S. Damiano d'Asti, Savona, Lucca, Tremezzo, Castellamare Stabia; Podio G., Podio M., Porrati L. in Callegaris, Pozzi C. di Busto Arsizio, Pozzi C. di Reggio Emilia, Claudio P., Pozzo F. in Carraro.

R) R. M. di *... Rabbia d. C., Ragazzo S., Rebaudengo V., Rebuffo G., Reirg S., Riccardi L., Richieri M. in Cipolla, Romagnani I. in Govoni, Romerio A.. Roschas A. S., Rossetti Nob. E. in Del Turco, Rosso G., Rosso G., Roux M. Fredi, Resso T.

S) S. R. di Ello, Sabre C., Saglietti T., Salaris L., Sale M., Ralvadori M., Santangeletta M., Sarveto .P., Schicchi N., Pecoratto P. in Bologna, Sebastiani A„ Selva G., Selva L. in Spandri, Serra M., Sorelle R., Soder Famiglia, Sorelle Gallo, Stallo E., Sticca M.

T) Tamburino cav. C.. Tedoldi M., Toni R., Traversi E. in Clementi, Trepunti L.

V) Valsecchi P., Vanzo C., Vella C., Venturino C., Verdi Mons. N., Vernero Dr. Prof. I., Veronesi L., Vi glione Caterina, Viola L.

Z) Zacheddu A., Zandrino E., Zanone A., Zanotti d. G

RICONOSCENZA AL VEN. DON BOSCO

Nel parlare del Ven. D. Bosco, torniamo sempre a protestare apertamente che non vogliamo contravvenire in nessun modo alle disposizioni pontificie in proposito, non volendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella che merita una semplice testimonianza umana, nè prevenire il giudizio della Chiesa, della quale - sull'esempio di D. Bosco - ci gloriamo di essere ubbidientissimi figli.

L'intercessione del Ven. Don Bosco.

Il primo maggio u. s. il nostro caro babbo cadde ammalato di polmonite. Dire il nostro dolore era impossibile! I medici ci davano ben poca speranza di guarigione, data l'età di 73 anni del nostro caro infermo. Che fare in quei momenti tristi, se non ricorrere agli aiuti del cielo? E ciò facemmo con tutto lo slancio della fede, domandando la guarigione desiderata, a Maria Ausiliatrice, per intercessione del Ven. Don Bosco. Cominciammo subito una novella e mettemmo una reliquia del Venerabile vicina alla testa del caro infermo, che nella notte, destandosi dal suo assopimento, ci domandò che cosa era successo che nel sonno aveva sentito qualche cosa di straordinario!

La malattia fu lunga e dolorosa; per più di un mese restò immobile nel letto non sollevando che un poco la testa: eppure non perdemmo la fiducia! Passò la polmonite e sopraggiunse la pleurite. Tremavamo al pensiero dell'estrazione del liquido, che invece si riassorbì da sè. Quando speravamo che tutto fosse finito, sopraggiunse ancora un accesso polmonare. Ma la nostra fede non venne meno; e non solo si superò questa terza malattia, ma, scomparve completamente una grande ottusità al polmone destro che i dottori pensavano dovesse rimanere per sempre; e dopo due mesi potemmo recarci nella chiesa di S. Eufrasia col nostro caro babbo, completamente guarito, a rendere grazie alla cara Madonna e al Ven. Don Bosco.

La nostra riconoscenza sarà eterna, perchè questa guarigione, a detta di tutti, ha del miracoloso. Lo stesso medico curante, che ringraziammo della cura assidua e amorosa prestata, ci disse queste precise parole: «Prima di me ringrazino il Signore: questa guarigione è miracolosa! » Inviamo, come promettemmo, un'offerta per il Santuario di Maria Ausiliatrice, implorando celeste protezione su tutta la nostra famiglia, specialmente su un nostro caro, che dal primo giorno della guerra, sempre esposto a mille pericoli in prima linea, senza avere ancora l'avvicendamento, ritornò sempre illeso, nella fiducia che Don Bosco e Maria Ausiliatrice lo proteggano sempre e in fine lo riconducano a casa sano e salvo.

La famiglia MASERA. Pisa, settembre 1918.

Guarita da bronchite.

Nello scorso mese di gennaio la signora Giuseppina Buonsignore, si ammalò gravemente di bronchite con asma, che in pochi giorni la condusse in fin di vita. Essendo stata sempre devotissima di Maria Ausiliatrice e del Venerabile Don Bosco volle porre un'immagine del diletto Servo di Maria SS. Ausiliatrice sul petto, e si raccomandò a Lui caldamente perchè le ottenesse dal Cielo la grazia di guarire.

Don Bosco in sulle prime parve sordo alle preghiere della cara ammalata e di noi tutti, che pregavamo pure con fiducia, anche quando la malattia condusse la nostra amatissima mamma in condizioni disperate... Ma nel momento stesso nel quale si teneva imminente la catastrofe, per cui s'erano radunati intorno al suo letto tutti i figli e i nipoti, angosciati per la temuta sventura, un miglioramento constatato dal dottore, che già l'aveva data perduta, riaprì nuovamente l'animo alla speranza, e grazie a Dio, il miglioramento continuò in modo sensibilissimo, sicchè l'ammalata potè dopo una quindicina di giorni lasciar il letto.

Mentre adempiamo alla promessa fatta di pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano, preghiamo ancora il Ven. D. Bosco a intercedere grazie e benedizioni per noi e per i nostri cari lontani.

Ventimiglia, 24 marzo 1918.

MARIA MADDALENA N.

Una novena al Venerabile.

Da parecchi giorni soffrivo dolori acutissimi nei piedi e nelle gambe, di modo che al mattino, alzandomi di letto e poggiando i piedi per camminare, i nervi si irritavano e non potevo assolutamente reggermi in piedi.

Ricorsi a Professori e medici, e tutto ciò che mi veniva ordinato mi faceva star peggio e soffrivo assai con nessun esito.

Mi suggerirono di riccorrere al Venerabile Don Bosco, chè molteplici sono le sue grazie, e subito promisi, se guarivo bene, che avrei fatto un'offerta al suo Santuario di Vadocco e fatto pubblicare la grazia sul Bollettino.

Oh potenza del Venerabile! Terminata la novena, subito mi sentii migliorare ed in 9 giorni posso dire francamente: Sono guarita. Ora adempio la promessa ripetendo: «Grazie a te, Venerabile Don Bosco: grazie alla Vergine Ausiliatrice che mi ha esaudita e spero mi proteggerà ancora per altri favori di cui ho tanto bisogno, per il marito soldato e per i figli, perchè sieno sempre buoni e virtuosi, e per tutto ciò che più desidero ». Carmagnola, 17 agosto 1918.

CATTERINA CORTASSA INGARADIO.

Guarita da bronco-polmonite.

Adempiamo alla promessa fatta di pubblicare la grazia, che Carolina Ricci ottenne da Maria SS. Ausiliatrice per intercessione del Venerabile Don Bosco. Da tutto l'inverno ella si trovava indisposta e sentiva grande esaurimento di forze. La notte del 26 maggio u s. la colse forte febbre che l'obbligò a tenere il letto e chiamare il medico. Questi, dopo accurata visita, la dichiarò affetta da bronco-polmonite con attacchi di pleurite, secca, e, nella relazione che ci fece, significò il caso gravissimo e serio. Animate dalla Direttrice dell'Istituto Salesiano di Alessandria, incominciammo la novena a Maria SS. Ausiliatrice consigliata dal Venerabile D. Bosco e applicammo una sua reliquia all'inferma, promettendo un'offerta e la pubblicazione della grazia sul Bollettino.

Oh! potenza di Don Bosco sul cuore di Maria Ausiliatrice. Dopo la prima settima la febbre cessò per incanto e da quel giorno la paziente cominciò a migliorare.

Ora, pienamente ristabilita, riconoscentissime, ringraziamo Maria SS. Ausiliatrice e il Venerabile per sì segnalata grazia e inviando un'offerta, imploriamo la loro continua protezione.

Alessandria, 24 settembre 1918.

CAROLINA Ricci graziata e ENRICA ERMINIA sorelle.

Agli amici di Domenico Savio.

Ci scrivono

Il fiore più olezzante dell'Oratorio dell'Immacolata in Vigevano è il Circolo Giovanile « Domenico Savio », che omai si è così felicemente affermato da divenire il centro di tutta l'organizzazione giovanile in Lomellina. Sorse il settembre 1908 con un gruppo di 11 giovanetti, dei migliori dell'Oratorio. La lettura della vita di Domenico Savio fu il primo pascolo dei nuovi soci. Essi ricordano ancora con commozione le prime adunanze domenicali, quando dopo la funzione in chiesa, dopo l'onesta ricreazione, essi, buoni ragazzi, entravano nella loro saletta, uno apriva, la vita di Domenico Savio, scritta dal Ven. D. Bosco, e leggeva quelle magnifiche pagine. Si assorbiva, si beveva la vita dell'angelico giovane.

i nuovi soci si produssero in pubblico la prima volta con una indovinatissima accademia, tutta in onore del loro titolare. Si ebbe allora il primo inno a Domenico Savio, parole di D. Marotta e musica di D. Gambini. Ed il Circolo cresceva sempre più. La sua forza fu sempre l'adunanza domenicale e la Comunione mensile.

Quando echeggiarono le prime note della fanfara, la prima marcia fu quella di Domenico Savio, composta dal bravo D. Perotti, che vi trasfuse tutta la sua vivacità e la sua arte.

Nel 1910 il quadro di «Domenico Savio » fece la sua prima comparsa nella sala del Circolo; e dal 1910 al 1918 la storia del Circolo « Domenico

Savio » è tutta una storia di conquiste gloriose per la salvezza di tanta cara gioventù. Oggi conta 179 soci, divisi in tre sezioni: Soci effettivi 105;

Soci aspiranti 30; Soci « Virtus et Labor » 44.

Il benemerito Direttore Diocesano dei Cooperatori di Vigevano, D. Giuseppe Balduzzi, ci scrive che nel convegno della Gioventù Cattolica, tenutosi recentemente in quella città, si deliberò di donare a tutte le Sezioni «Aspiranti » già costituite e a quelle che si costituiranno in Lomellina una grande oleografia del Servo di Dio Domenico Savio.

***

In Sicilia, a Termini Imerese (Palermo) s'intitolò a Domenico Savio un nuovo convitto, col proposito d'adottarvi quale programma educativo l'imitazione del Servo di Dio.

A Trapani si intitolò a Domenico Savio un circolo giovanile sorto nel fiorente Oratorio festivo locale.

A Cuzco, nel Perù, si intitolarono a Domenico Savio due biblioteche circolanti.

A S. Tecla, nel Salvador (America Centrale), è sorto un periodico settimanale intitolato « Domenico Savio», qual supplemento domenicale al «Don Bosco », per la diffusione del Vangelo e del Catechismo nelle parrocchie.

Dalla Spagna

Il sottoscritto dichiara che trovandosi il novizio salesiano Luca Pelar Barreda gravemente ammalato ed essendovi pochissima speranza di guarigione, fu raccomandato di gran cuore a Dio per l'intercessione di Domenico Savio, con promessa di generosa offerta per la Causa di beatificazione di questo caro allievo del Ven. Don Bosco.

I medici avevano constatata la gravità, ma non ancora definita la qualità della malattia, incerti se si trattasse di polmonite o di pleurisia. Ma il Signore che vuole manifestare il potere del suo Servo, ci esaudì pienamente, restituendo in breve a perfetta e costante salute il caro infermo. Ciò fece meravigliare non poco i medici curanti, poichè essi pronosticavano che, per superare la crisi, il male si sarebbe certamente degenerato in tisi polmonare, come suole accadere in simili casi.

Qui, nella Spagna, ove la divozione al Servo di Dio Domenico Savio, è assai diffusa, non recano più gran meraviglia siffatte grazie dovute alla potente intercessione del Servo di Dio, essendo molto frequenti.

Carabanchel (Spagna) 31 maggio 1918.

Sac. Marcellino Olaechea

Direttore dell'Istituto Salesiano.

Presso la casetta ove nacque Don Bosco.

Nel Santuario Votivo di Maria Ausiliatrice, eretto presso la casetta ove nacque Don Bosco a Castelnuovo d'Asti, si celebrò, con religiosa pietà e consolante frequenza ai Santi Sacramenti, la solennità del SS.mo Rosario. Già da settant'anni essa veniva celebrata nell'umile cappella, che il Venerabile Don Bosco fin dal 1848, coll'autorizzazione dell'Arcivescovo di Torino, aveva aperto in una piccola stanza a pianterreno nella casa del fratello Giuseppe; e quest'anno per la prima volta si celebrò nella nuova chiesa.

La novena fu predicata dal sac. Don Luigi Sutera, Ispettore delle Case Salesiane dell'Oriente e della Palestina ; il signor Vicario di Castelnuovo, Teol. don Domenico Nizia, cantò la messa solenne; l'Em.mo Card. G. Cagliero celebrò quella della Comunione Generale e nel pomeriggio, dopo il discorso detto dal Sac. Stefano Trione, impartì la benedizione col SS. Sacramento.

Essendo la prima volta che si celebrava nel nuovo Santuario questa festa tradizionalmente cara alla Famiglia Salesiana, vi si recò anche il sig. Don Albera in compagnia dei giovanetti musici e cantori dell'Oratorio, che avevano già fatto ritorno dalle vacanze, i quali, non solo resero più decorose le sacre funzioni e più cara la festa, ma unirono volentieri le loro preghiere e devote comunioni a quelle dei fedeli, accorsi a pregare la Vergine per i bisogni della Patria nell'ora presente.

- A dimostrare quale impressione lasci nell'animo dei giovani cotesta gita annuale alla casella ove nacque Don Bosco, ci Piace pubblicare questi

Ricordi d'infanzia.

Li ho scolpiti nella memoria come fosse cosa di ieri, eppure son passati circa quarant'anni dal giorno che, per la prima volta, fui presentata a Don Giovanni Bosco.

Ricordo com'ora, che la sua cameretta trovavasi al secondo piano del fabbricato interno, prospiciente il grande cortile dell'Istituto. Sull'ingresso era scritta l'invocazione: Sia lodato Gesù Cristo, e di fianco erano dei grandi finestroni, adorni di viti d'uva, le cui foglie ingiallite dimostravano il progredire dell'autunno. Don Bosco, seduto vicino a un inginocchiatoio sormontato da un Crocifisso, mi accolse assai affabilmente, mi rivolse affettuose parole ed amorevoli consigli e volle, per quel giorno, trattenermi a desinare alla modesta sua tavola.

Le attenzioni con cui Don Bosco, anche a mezzo dei suoi collaboratori, circondava i figli affidatigli dalla Provvidenza, le cure paterne di cui li colmava, lasciarono nell'animo mio, insieme con un riverente ricordo del sant'uomo, un sentimento di perenne gratitudine.

Ogni anno, sul principio della stagione autunnale, la bontà dei miei istitutori mi faceva trascorrere alcuni giorni di villeggiatura alla « Cascina dei Becchi » presso Castelnuovo d'Asti. Era una proprietà coltivata a viti, con un piccolo casolare a due piani, compreso il pian terreno, e di fianco, addossato al fabbricato, un deposito di legna e fieno, coperto da una tettoia.

Là abitava ancora, con la sua famigliuola, un nipote di Don Bosco, il sig. Francesco, vero tipo di piemontese, con un barbone che gli scendeva dal mento, dall'aspetto severo ma dal cuor d'oro con tutti, specialmente coi figli adottivi dello zio suo, per i quali aveva affetto e cure di padre.

Ricordo perfettamente, come l'avessi innanzi agli occhi, che alla destra del casale, prospiciente sull'aia, ove oggi sorge il nuovo tempio dedicato a Maria Ausiliatrice, eravi una stanza terrena non molto vasta, adibita a capella. Nella parete di fondo, tra due porte senz'usci, che davano a un camerino retrostante che serviva di sacrestia, sorgeva un modesto altare, ove ogni mattina si celebrava la S. Messa, seguita da indimenticabili funzioni religiose alla sera. Poco lungi di lì, in altra casetta, allora mezzo cadente, era nato Don Bosco.

Sul piazzale, ogni anno per la festa del S. Rosario costruivasi un palco coperto di tende e ornato di verdura, che accoglieva la Schola Cantorum dell'Oratorio, diretta dal M.o Dogliani e di cui facevo parte anch'io, e si eseguivano cantate con l'accompagnamento di armonium oppure del concerto, diretto dal maestro Giuseppe Buzzetti. Era un accorrere di tutta la gente del contado.

Quelle vacanze autunnali, quegl'innocenti e lieti passatempi, quei luoghi, quelle persone, non lui si cancelleranno mai dalla memoria, tanto indelebile è il ricordo lasciato nel mio cuore!

Nel 1881 vi andai in compagnia dello stesso Don Bosco. I compagni che dovevano partecipare alla funzione erano partiti prima ed io accompagnai D. Bosco che, insieme col suo segretario D. Berto, da Chieri vi si recò in vettura. Partimmo sul fare dell'Ave Maria. Il tempo, che fino allora era stato sereno, si coprì tosto di nubi minacciose, e non tardò a piovere a dirotto.

Che fare? Don Bosco con celestiale tranquillità esclamò: « La Madonna ci aiuterà! diciamo il Rosario. » Lo recitammo difatti con fervore ed io non vedeva l'ora di arrivare alla mèta! Ed eravamo giunti alle Litanie, e precisamente all'invocazione. Auxilium Christianorum, quando mi parve di sentire un'eco di voci non lontane che pregavano a coro, e le riconobbi per quelle dei miei compagni, che cantavano le Litanie della Madonna.

Roma, 15 agosto 1918.

COSTANTINO GASPARINI.

NOTE E CORRISPONDENZE

L'Em.mo Card. Cagliero.

L'Em. mo Card. Cagliero ha fatto ritorno a Roma il giorno 22 del mese scorso. Nel partire dall'Oratorio, ebbe parole di grande affetto per Don Bosco e per l'Opera sua. Rievocò i tempi lontani della sua prima giovinezza, la bontà con cui l'accolse Don Bosco, gli esempi luminosi di virtù allora abituali nell'Oratorio, e con calore e giovanile entusiasmo, reso più efficace dalla sua età, dignità ed esperienza, benedisse allo spirito forte e soave, tutto per Iddio e tutto per il prossimo, proprio dell'apostolato di Don Bosco, che divenne fin dalla sua giovinezza, come disse, vita della sua vita. Nel rievocare così dolci ricordi l'Eminentissimo ci pareva Don Cagliero... e non il Card. Cagliero che ha felicemente compiuto l'11 gennaio u. s. 8o anni!

Le stesse impressioni ebbero a gustare i buoni Cooperatori ed amici che ossequiarono l'Em.mo Principe di S. Chiesa nei mesi scorsi, in Torino e fuori di Torino, a Castelnuovo d'Asti, Pinerolo, Bagnolo, Ivrea, Borgo S. Martino, Lu Monferrato, Stradella, ed altre città e paesi, dove S.. E., si recò a compiere sacre funzioni. Che il Signore conceda all'Em.mo Cardinale, gloria di Don Bosco e dell'opera sua, ancor lunghi anni di vita fiorente, a nostra edificazione e conforto!

NEGLI ISTITUTI DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE

BUENOS AIRES. - ASSEMBLEA GENERALE DELLE Ex ALLIEVE. - Il 15 agosto le Ex-allieve dell'Istituto delle Figlie - di Maria Ausiliatrice si raccolsero in assemblea generale. Per prima cosa venne comunicata alle presenti l'indulgenza di 100 giorni concessa a tutte le ex-allieve, per ogni volta che si adunano, dall'Ecc.mo Nunzio Apostolico. In seguito la Tesoriera diè lettura del bilancio o stato economico dell'associazione; e la Segretaria riferì intorno all'azione svolta nel 1917, e lesse una lunga relazione sopra i punti trattati nell'ultima adunanza generale, svoltasi in Almagro. Tra questi è la formazione di una lega contro la moda indecente, la quale, come in altri tempi, tende a mantenere in un ambiente pagano la dignità della giovane e della madre cristiana.

Si trattò anche di dar tutta l'importanza agli Esercizi Spirituali, che si effettueranno in Almagro appositamente per le Ex-allieve nel prossimo dicembre.

Noi facciamo voti che la santa crociata contro una moda di vestire purtroppo leggera e invereconda sia intrapresa, con prudenza ma con slancio, presso tutti gli Oratori delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

TORINO. - PER I FIGLI DEI RICHIAMATI, -

Una nuova Opera di « Assistenza di Guerra » è stata inaugurata nello scorso mese nell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, di fronte al Santuario, e precisamente un « Dopo-scuola » che può accogliere circa 300 bimbe. Quest'opera veramente provvidenziale pel popoloso rione di Valdocco, è istituita specialmente a prò delle famiglie dei richiamati, essendo molte le madri, che costrette dalle esigenze del momento ad attendere ad un lavoro che le tiene lontane dalla casa, non possono più occuparsi, se non in modo limitatissimo, dei loro figli. Ne consegue che molte bambine, prive durante il giorno dell'assistenza materna, restano abbandonate a se stesse ed esposte a mille pericoli.

Per loro appunto è sorto il «Dopo-scuola o che accoglie le fanciulle (figlie di richiamati, orfane, o comunque prive di assistenza) nelle ore in cui sono libere dalla scuola. Il « Dopo-scuola funziona ininterrottamente nei giorni feriali dalle ore 7 del mattino alle 19 di sera.

È pure aperto, gratuitamente, un asilo infantile pei bimbi dei soldati col medesimo orario del « Dopo-scuola ».

La Direzione dell'Istituto (piazza Maria Ausiliatrice, n. 1) riceve ogni giorno le iscrizioni ed accetta con riconoscenza le offerte di chi vorrà concorrere al sostentamento di un'opera insieme caritatevole e patriottica, che, essendo la miglior salvaguardia a e materiale per tante fanciulle, dovrebbe essere sollecitamente imitata, ovunque è possibile.

NOTIZIE VARIE

In Italia.

MILANO. -- LA VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA DI S. AGOSTINO. - Dal Don Bosco del 15 settembre spigoliamo queste note edificanti, che diranno ai lettori la dolcezza delle gioie cristiane nell'unione dei fedeli ai sacri Pastori.

L'Eminentissimo Card. Arcivescovo, ossequiato ai piedi dell'imponente gradinata dai Superiori dell'Istituto di Sant'Ambrogio e dell'Istituto di S. Vincenzo, da notabili signori della Parrocchia, dalle rappresentanze della Lega de' Padri di Famiglia e delle Conferenze Maschili e Femminili di S. Vincenzo de' Paoli, dell'Istituto Salesiano e dell'Oratorio di S. Agostino con bandiera, dell'Unione giovani, dei Luigini, de' Paggi del SS. Sacramento, e da una folla di Parrocchiani, e ossequiato da una bambina, entrava nei vasto tempio gremito di popolo, tra cui spiccavano le varie Unioni coi loro distintivi.

Sulla soglia della Chiesa era ricevuto dal Prevosto e Coadiutori della Parrocchia e da una lunga fila di piccolo clero.

Compiute le cerimonie e recitate le preghiere di rito, l'Eminentissimo si recò sul pulpito, e con paterna parola prese a dire:

« È la prima volta, dacche è eretta questa Parrocchia, che il Vescovo viene a farvi la Visita Pastorale. Sapete voi, o figliuoli miei, che cosa sia la Visita Pastorale? La parola lo dice: è la visita del Pastore, è il Pastore che viene a trovar le sue pecorelle. E il Pastore chi è? Non è altri che Gesù Cristo, di cui il Vescovo è il rappresentante. Sì, Gesù Cristo, il buon Pastore, continua oggi nella persona dei Vescovi a visitare il suo gregge, e le visite di Gesù Cristo continuano a produrre anche oggi gli effetti che facevano le sue visite, quando viveva quaggiù: effetti di salute per quelli che ricevono la sua visita degnamente, come fece Zaccheo; effetti di riprovazione per quelli che la ricevono indegnamente, come fece l'infelice Gerusalemme. E voi come la riceverete questa visita del Pastore Gesù Cristo?, Sono più che certo che la riceverete bene. Già riconosco che il vostro Prevosto vi ha ben preparati a questa Sacra Visita: non rimane se non che voi la rendiate fruttuosa. Vi dirò perciò quali sono i doveri che voi avete verso il divino Pastore come pecorelle del suo gregge: se voi li praticherete, la sua visita apporterà a voi, a tutta questa cara Parrocchia di S. Agostino, le grazie più elette. Questi doveri sono tre: conoscerlo, ascoltarlo, seguirlo ».

Sua Eminenza prese quindi a spiegare ciascuno di questi doveri; rilevò come avendo tanta predicazione ogni domenica e nei mesi e novelle che si celebrano in S. Agostino con grande devozione, sarebbero inescusabili se non conoscessero il Pastore Gesù, ed animò tutti alla pratica della vita e della mortificazione cristiana, seguendo Gesù Cristo nella via della croce, specialmente nell'ora presente.

Il Cardinale, disceso dal pulpito e salito al trono in presbitero, fece l'assoluzione dei defunti secondo il Pontificale, quindi recatosi all'altare celebrò la S. Messa, e dopo di essa distribuì la Comunione. Ben duemila furono le S. Comunioni distribuite alla messa dell'Eminentissimo, senza contare quelle distribuite prima.

Finita la Comunione, il piissimo e instancabile Porporato ascoltò la Messa di ringraziamento celebrata dal Prevosto, e il popolo recitò il Rosario. Indi cantandosi l'O Sacrum Convivium e il Tantum ergo, fece la visita al SS.mo Sacramento, alle Sacre Reliquie, al Battistero, ecc. ecc.; e con ciò pose termine alle funzioni del mattino.

Nel pomeriggio l'E.mo Cardinale, visitato l'Istituto di S. Vincenzo e fatto un po' di predica ai giovani in esso ricoverati e data loro la benedizione, alle 14,45 rientrava nella Prepositurale di S. Agostino. Mentre Sua Eminenza faceva l'adorazione al Santissimo, il Prevosto cantò secondo il consueto, rispondendo il popolo, il Padre nostro, l'Ave Maria, e l'O beata Trinità; e il Cardinale, passando attraverso il popolo che continuava a fargli ressa intorno, si recò a far visita alle diverse classi; a quelle degli uomini, delle donne, dei fanciulli e delle figliuole ascoltando a fare la Dottrina e a recitarla, e lodando con viva soddisfazione in ogni classe la prontezza e precisione delle risposte e l'intelligenza delle medesime. Salito poi di nuovo sul pulpito, prese a far egli la dottrina spiegando ad una ad una le parti della sacra visita e traendone salutari ricordi: la preghiera, la parola di Dio, la pietà alle anime del purgatorio, la S. Messa, la Comunione, la Dottrina, la devozione al Sacro Cuore di Gesù e a Maria SS. Raccomandò pure di guardarsi dalla bestemmia e dal parlare disonesto. Fece voti che si accresca sempre più il numero degli uomini che frequentano la Dottrina, che si inauguri presto la Confraternita del SS. e che sorga l'Oratorio femminile, invitando i ricchi della Parocchia ad aiutare in ciò il Prevosto. Terminata l'interessantissima ed efficacissima dottrina, che durò circa un'ora, assistette alla benedizione solenne.

Indi si recò a visitare l'Oratorio maschile di S. Agostino, dove pure rivolse paterne parole ai 22o giovani raccolti, e passeggiando su e giù in mezzo a loro, prese ad interrogarli sulla Dottrina, rimanendo qui pure soddisfattissimo delle risposte avute, e manifestando col suo paterno sorriso la sua compiacenza.

Per ultimo si recò a visitare il pensionato delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ove tenne ancora un discorso alle giovinette e alle Suore raccolte in cappella. Erano circa le diciotto, quando Sua Eminenza, ossequiato dal Clero e dal popolo che gli si era ancora affollato intorno, saliva in automobile per recarsi in Arcivescovado e prepararsi alla partenza, che fece per Roma nella stessa sera.

La sacra visita pastorale alla nostra Chiesa di S. Agostino, avvenuta il 14 dello scorso aprile, fu certamente, dopo l'inaugurazione della Parrocchia compiutasi il 12 aprile 1914, il, più grande e, speriamo, il più salutare e fruttuoso avvenimento della medesima.

All'Estero.

CORDOBA (REP. ARGENTINA). - UNA FESTA

ITALIANA. - All'Estero si è cominciato a celebrare con duplice cerimonia, civile e religiosa, la prima domenica di giugno, come Festa italiana. Leggiamo nella Vita Coloniale di Cordoba (Rep. Argentina) che una numerosa rappresentanza della Colonia Italiana assistè alla cerimonia re ligiosa, promossa dai Salesiani il 2 giugno u. S. in commemorazione dello Statuto e in suffragio dei nostri soldati caduti in guerra.

Vedevansi in posti riservati il Regio Console Cav. Umiltà, il Presidente dell' Ospedale Dott. P. Clementi, il Dott. G. Martinoli presidente del Pro-Patria, le rappresentanze delle Società Italiane, i membri della Società C. P. Italiana con tutto il Consiglio Direttivo e numerose signore e signori italiani.

Alle 10 il rev. Don Gherra, Direttore del Collegio Pio X, diede principio alla S. Messa che fu accompagnata da mottetti liturgici egregiamente eseguiti dalla Schola cantorum dei Collegio, e seguita da altri canti in musica, dal Tantum ergo e dalla Benedizione col SS. Sacramento.

A funzione finita la Banda del Collegio, in alta uniforme, attese gli ospiti all'uscita dalla chiesa e intonò la marcia reale che tutti udirono a capo scoperto, applaudendo con trasporto.

Questa iniziativa, intrapresa per riunire nei loro giusti vincoli l'amore della Religione e l'amore della Patria, dà frutti assai consolanti.

BUENOS AYRES. - DUE FAUSTI AVVENIMENTI. - Sono quelli del quarantennio di fondazione del Collegio Pio IX e delle nozze d'argento del Collegio di S. Francesco di Sales, ambedue in Buenos Aires.

« E una consolazione e un dovere nello stesso tempo verso la Divina Provvidenza anzitutto e poi verso i Cooperatori dell'Opera Salesiana l'evocare la generosità delle anime pie e caritatevoli che aiutarono efficacemente l'acquisto del terreno, la costruzione degli edifizi, l'apertura dei laboratorii ed il mantenimento di centinaia di giovanetti, la maggior parte poveri ed abbandonati. » Così il periodico El Tempio de S. Carlos parlando del Collegio Pio IX e ricordandone i primi operatori e cooperatori.

LA PLATA. - NUOVO PADIGLIONE SCOLASTICO. - La domenica 2 giugno si è inaugurato solennemente a La Piata un nuovo fabbricato nel Collegio Salesiano del Sacro Cuore: un nuovo padiglione scolastico per un corso conrrnerciale. Fu benedetto dal Vescovo diocesano, Monsignor Terrero, alla presenza delle Autorità Civili e Governative. Seguì una brillante accademia in omaggio agli accorsi alla cerimonia, quindi un riuscitissimo saggio ginnastico nel piazzale dell'Istituto.

NECROLOGIO

Teol. Don Andrea Bairati.

Fra i cari cooperatori che nel mese scorso, vittime dell'influenza epidemica, passarono inopinatamente all'eternità, dobbiam registrare con profonda amarezza il Teol. Don Andrea Bairati, parroco di Pernate nel Novarese, assai benemerito dell'istruzione catechistica.

Cuor d'oro e anima di maestro esperto e sagace, assecondando il provvido orientamento dell'insegnamento catechistico a un metodo più serio e razionale, scrisse e pubblicò, a cura della Libreria Editrice Internazionale della S. A. I. D. Buona Stampa di Torino-Parma-Catania, cinque volumetti intitolati La Dottrina Cristiana insegnata col metodo intuitivo, che per la loro semplicità e chiarezza incontrarono così largamente il favore del pubblico da avere, in pochi anni, la fortuna di più edizioni. Complessivamente sommano infatti a più di centocinquantamila le copie diffuse !

Quindi nei dare il triste annunzio dell'immatura perdita del Teol. Bairati, noi non sappiamo invocare miglior suffragio per l'anima sua, che invitando i numerosi che adottano il suo testo di Catechismo a pregare e a far recitare un Requiem dai loro allievi per il sacerdote zelante che ha divulgato; in forma così facile e attraente, le grandi verità della Fede.

E nella Fede soltanto diciamo la parola del conforto cristiano ai desolati parenti, cui rinnoviamo le più vive condoglianze.

Preghiamo anche per i seguenti Cooperatori defunti

Freti Don Giuseppe, Parroco - Filago.

Gabellini Posi Maria - Rimini.

Galastri Don Giov. Batt., Parroco di Tasso (Arezzo). Galbiati Giovanni - Lesmo. Gallicet Giulio - Torino.

Ganapini Scolastica - Pescantina. Ganio Ottavio Antonio - Chiaverano Grimaldi Ing. Eugenio - Roma. Gruppi Pietro - Modena. Guastavino Angelo - Cogoletto. Hirker Caterina - Roma. Jacovone Don Settimio - Limosano. Manca Spiga Sebastiano - Oristano. Martinelli Card. Sebastiano - Boma. Masoero Pietro Antonio - Carmagnola. Micheli Giovanni - Adrara S. Martino.

Nizzi Don Giovanni, Prevosto S. Maria - Castellazzo Bormida. Olivari Lazzarini Teresa - Gromo. Pataccia Panacea - Torino.

Poggesi Serafino - Stia.

Rigazzi Don Giovanni, Prevosto - Scandeluzza. " Rivoira Lucia - Torino.

Tiscornia Rosa nata Ferrando - Genova. Volpini Carlo, Generale - S. Benigno Canavese.

Zucchetti Mons. Cirillo, Custode Santuario - Caravaggio. Anessi Carolina - Colombaro. Antelitano Teresa ved. Adilardi - Girifalco. Baccin Pietro - Mussolente.

Belli Comm. Avv. Carlo - Pavia. Bonotto Cecilia Magrinello - Chiari. Borelli Teodora e Germasino. Bosco Annunziata - Torino. Camos Agostino - Aosta.

Canavesa Maddalena ved. Tesio - Torino. Casetta Mons. Pio -Asti. Conter Giuseppe - Brescia.

Conti Giuseppe fu Giuseppe - Castronuovo. De Nicola Noi. Avv. Pietro - Castronuovo. Ermoli Giuseppe - Cunardo. Fraccacreta Dott. Giovanni - Troia. Franzini Domenico - Orio Litta. Laviny Avv. Eugenio - Vercelli. Losanna Dott. Ottavio - Torino. Milani Giulio - S. Michele Extra. Musio Giuseppe di Vincenzo. - Taviano.

Olivero Can. Giuseppe,. Curato di S. Giorgio - Chieti. Pietra Teresa - Pavia.

Pollotti di Rigras Cont. Angelica n. Reviglio della Ven. - Torino. Rosso Enrico - Castronovo.

Ruscelloni Dott. Ferruccio - Reggio Emilia. Riazzo Chiara - Torino. Riazzo Lucia - Torino. Ricca Don Luigi. arciprete - Piedimulera.