BS 1910s|1914|Bollettino Salesiano Dicembre 1914

ANNO XXXVIII - N. 12    PERIODICO MENSILE   I DICEMBRE 1914

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: Auguri   . 349 La parola del Papa: (dall'Enciclica: Ad Beatissimi Apostolorum Principis - Ammonimenti ai giovani - Al popolo cristiano

Tesoro spirituale    354 Benedetto XV e il Catechismo . 355 Il trasferimento dei resti mortali del Servo di Dio Domenico Savio

VITA DEL VENERABILE DON Bosco: Capo V: La virtù messa alla prova .   . 359 DALLE MISSIONI: Equatore: Per una visita fino a Mendez: la nuova fondazione d'Indanza - Matto Grosso (Brasile): I trionfi della Fede tra i Bororos - Cina: L'orfanotrofio dell'Immacolata a Macao    362

IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Nel Santuario: Pel S. Padre - Grazie e graziati   . 369 NOTE E CORRISPONDENZE: Dichiarazione - Gli Ex-allievi - Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice - Tra i figli del popolo - Notizie varie 373 Necrologio e Cooperatori defunti    376

Indice dell'annata    377

IL SAC. PAOLO ALBERA

Rettor Maggiore della Pia Società Salesiana - con tutti i figli di Don Bosco, Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice, giovanetti e giovanette alle loro cure affidati - è lieto di presentare ai benemeriti Cooperatori, alle benemerite Cooperatrici ed alle loro famiglie, i più fervidi auguri per le prossime Feste del S. Natale e del Capo d'anno.

In mezzo al desolante spettacolo che offre in questi giorni l'Europa, più accesa e insistente che mai sarà la nostra preghiera per la pace degli individui, delle famiglie e della società intera, nella novena di preparazione e nella più santa di tutte le notti, in cui gli Angeli - spargendo nei dintorni di Betlem il lietissimo annunzio della Nascita di Gesù - annunziarono anche che si apriva un'èra di pace per l'umanità

Oh! la pace, con tutte le gioie intime e famigliari che l'accompagnano, regni sovrana in noi e in mezzo a noi!

Ecco l'augurio, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, che dall'intimo del cuore v'invia il Successore di Don Bosco, mentre rispettosamente vi raccomanda i suoi orfanelli, le vocazioni allo Stato Ecclesiastico, le Missioni, gli Oratori festivi e tutte le Opere Salesiane.

LA PAROLA DEL PAPA

Più volte, solenne e riboccante di amore, si è udita di questi giorni la parola del Santo Padre. Ricordiamo dapprima la sua Lettera Enciclica « Ad Beatissimi Apostolorum Principis » che è una pagina meravigliosa, tutta carità e luce, destinata ad imprimere una traccia luminosa nella storia della Chiesa. « Padre, e col cuore pieno della carità di Cristo, il Papa piange sulla desolazione, della quale la guerra ha fatto triste e più triste ogni dì va facendo la terra, e supplica perchè tutti s'uniscano con Lui nel pregare dal Dio delle misericordie e della pace il ritorno delle serene tranquillità. Ma sotto la guerra degli eserciti non è forse un'altra guerra, e maggiormente estesa e più accanita, che si agita e si combatte nell'interno della società, nei contatti e nei contrasti delle classi e persino nel segreto delle famiglie? Smarrito ogni pensiero di anima e di virtù ed 'ogni speranza di cielo e di eternità, tutti si sono slanciati con lotte insane e crudeli alla conquista dei beni di quaggiù, ed ecco non più in pace tra di loro i cittadini di una stessa città, i sudditi di uno stesso regno, e macchiati di sangue i campi, nei quali mani fraterne avrebbero dovuto scavare uno stesso solco a crescere spighe amiche in pane di benedizione! Ogni incanto di unione delle anime disparve dopo che dottrine esiziali hanno pervasa la società. Richiamate i pensieri di cielo, ci grida il S. Padre con gemiti di carità; richiamate il Vangelo e le dottrine che nel nome di Gesù la Chiesa insegna ed a tutti impone, ed allora ritornerà a sorridere la concordia nella giustizia e nella pienezza della carità.

» E forse solo al di fuori le divisioni? Ah no, e purtroppo anche nella casa del Padre, anche nella Chiesa v'ebbero divisioni tra fratelli, e dottrine s'intesero che tentavano di turbare il sereno degli insegnamenti puri e santi; ed è contro queste agitazioni intime, che parvero minacciare la carità dei cuori e la sana luce delle menti, che il Santo Padre leva la sua voce e fa sentire vivi i suoi richiami. Additato l'esempio edificante di una alacre ed apostolica attività nel santo Suo Predecessore, il Sommo Pontefice Pio X, di dolce e sempre venerata memoria, tutti i cattolici invita ad un lavoro concorde, disciplinato, generoso. Vi è nella Chiesa un'Autorità: sia questa da tutti riconosciuta, rispettata, amata, obbedita: nessuno s'arroghi ne contro i Pastori, ne sopra i fratelli un impero, che il Signore ad altre mani ha confidato, e tutti invece nell'unità, che sorge dalla obbedienza schietta e devota, lavorino alacri alla grand'opera del bene. Non erigiamo altre cattedre di magistero oltre quelle che furono erette da Gesù: evitiamo ogni eccesso, e di quelli che, con superbie e vedute insane, vorrebbero a modo loro ammodernare la Chiesa costringendola a dedizioni dottrinali e disciplinari che sarebbero eresie e follie, e di quelli che gelosi di rigidismi esagerati e fantastici, altre circoscrizioni sognano per isolar chiesuole in seno della grande Chiesa. No, no: siamo cattolici di mente e di cuore e questo a noi basti: onoriamo la nostra fede colla nostra vita e colla nostra condotta; consoliamo il Papa colla piena e sincera obbedienza a Lui ed ai Vescovi che lo Spirito Santo ha posto a reggere la Chiesa e non mendichiamo altro noi, ricchi di tanti presidii e di tante grazie nella Chiesa di Gesù - non mendichiamo altro per la grand'opera di salute e di santificazione che dobbiamo continuare e compiere in noi. Cattolici di pensiero e di opere, obbedienti ai Pastori nostri ed al Sommo Pastore ecco il programma nostro: così ieri, così oggi, così domani e sempre, e la grazia del Signore sarà sempre con noi (1). »

Or ecco i tre punti che lumeggiano mirabilmente il magnanimo cuore di Padre, di Pastore e di Maestro che arde in petto al nuovo Vicario di Gesù Cristo.

Voce di padre e di amico.

Lo confessiamo, Venerabili Fratelli: il primo sentimento che abbiamo provato nell'animo, e che vi fu acceso di sicuro dalla divina bontà, è stato un incredibile palpito di affetto e di desiderio per la salvezza di tutti gli uomini; e nell'assumere il Pontificato Noi concepimmo quel medesimo voto che Gesù Cristo espresse già presso a morire sulla

Croce: Pater sancte, serva eos in nomine tuo, quos dedisti mihi (Ioann. XVII, 11). Quindi è che allorquando da questa altezza della Apostolica dignità potemmo entemplare con un solo sguardo il corso degli umani avvenimenti, e ci vedemmo dinanzi la miseranda condizione della civile società, Noi ne provammo davvero un acuto dolore. E come sarebbe potuto accadere, che, divenuti Noi Padre di tutti gli uomini, non ci sentissimo straziare il cuore allo spettacolo che presenta l'Europa e con essa tutto il mondo, spettacolo il più tetro forse ed il più luttuoso nella storia dei tempi? Sembrano davvero giunti quei giorni, dei quali Gesù Cristo predisse:

Audituri estis praelia et opiniones praeliorum... Consurgel enim gens in gentem et regnum in regnum (Matth. xxiv, 6, 7). Il tremendo fantasma della guerra domina dappertutto, e non v'è quasi altro pensiero che occupi ora le menti. Nazioni grandi e fiorentissime sono là sui campi di battaglia. Qual meraviglia per ciò, se ben fornite, come sono, di quegli orribili mezzi che il progresso dell'arte militare ha inventati, si azzuffano in gigantesche carneficine? Nessun limite alle rovine, nessuno alle stragi: ogni giorno la terra ridonda di nuovo sangue e si ricopre di morti e feriti. E chi direbbe che tali genti, l'una contro l'altra armata, discendano da uno stesso progenitore, che sian tutte della istessa natura, e parti tutte d'una medesima società umana? Chi li ravviserebbe fratelli, figli di un unico Padre, che è nei Cieli? E intanto, mentre da una parte e dall'altra si combatte con eserciti sterminati, le nazioni, e le famiglie, gli individui gemono nei dolori e nelle miserie, tristi seguaci della guerra: si moltiplica a dismisura, di giorno in giorno, la schiera delle vedove e degli orfani: languiscono, per le interrotte comunicazioni, i commerci: i campi sono abbandonati, sospese le arti, i ricchi nelle angustie, i poveri nello squallore, tutti nel lutto.

Commossi da mali così gravi Noi, fin dalla soglia del sommo Pontificato, ritenemmo Nostro dovere di raccogliere le ultime parole uscite dal labbro del Nostro Predecessore, Pontefice di illustre e così santa memoria, e di dar principio al Nostro Apostolico Ministero col tornare a pronunziarle: e così caldamente scongiurammo e Principi e Governanti affinchè, considerando quante mai lagrime e quanto sangue sono stati già versati, s'affrettassero a ridare ai loro popoli i vitali benefici della pace. Deh! ci conceda Iddio misericordioso che, come all'apparire del Redentore divino sulla terra, così all'iniziarsi del Nostro ufficio di Vicario di Lui, risuoni l'angelica voce annunziatrice di pace: In terra pax hominibus bonae voluntatis (Luc. II, 14).

E l'ascoltino, li preghiamo, l'ascoltino questa voce coloro che hanno nelle loro mani i destini dei popoli. Altre vie certamente vi sono, vi sono altre maniere, onde i lesi diritti possano avere ragione: a queste, deposte intanto le armi, essi ricorrano, sinceramente animati da retta coscienza e da animi volonterosi. E la carità verso di loro e verso tutte le nazioni che così ci fa parlare, non già il Nostro interesse. Non permettano dunque che cada nel vuoto la Nostra voce di padre e di amico.

(1) Così mirabilmente sintetizza l'Enciclica Pontificia l'Em.mo Card. Maffi, Arcivescovo di Pisa.

La carità di Cristo torni a dominare fra gli uomini!

Ma non è soltanto l'attuale sanguinosa guerra che funesti le nazioni e a Noi amareggi e travagli lo spirito. Evvi un'altra furibonda guerra, che rode le viscere della odierna società: guerra che spaventa ogni persona di buon senso, perchè mentre ha accumulato ed accumulerà anche per l'avvenire tante rovine sulle nazioni, deve anche ritenersi essa medesima la vera origine della presente luttuosissima lotta. Invero, da quando si è lasciato di osservare nell'ordinamento statale le norme e le pratiche della cristiana saggezza, le quali guarentivano esse sole la stabilità e la quiete delle istituzioni, gli Stati hanno cominciato necessariamente a vacillare nelle loro basi, e ne è seguito nelle idee e nei costumi tale un cambiamento che, se Iddio presto non provvede, sembra già imminente lo sfacelo dell'umano consorzio. I disordini che scorgiamo, sono questi: la mancanza di mutuo amore fra gli uomini; il disprezzo dell'autorità: l'ingiu stizia dei rapporti fra le varie classi sociali: il bene materiale fatto unico obbiettivo dell'attività dell'uomo, come se non vi fossero altri beni, e molto migliori, da raggiungere. Sono questi a Nostro parere i quattro fattori della lotta, che nette così gravemente a socquadro il mondo. Bisogna dunque diligentemente adoperarsi a tòrre di mezzo tali disordini, richiamando in vigore i principii del cristianesimo, se si ha veramente intenzione di sedare ogni conflitto e di mettere in assetto la società.

Gesù Cristo disceso dal Cielo, appunto per questo fine di ripristinare fra gli uomini il regno della pace, rovesciato dall'odio di Satana, non altro fondamento volle porvi che quello dell'amore fraterno. Quindi quelle sue parole tanto spesso ripetute: Mandatum novum do vobis : ut diligatis invicem (Ioan. XIII, 34). Hoc est praeceptum meum, ut diligatis invicem (Ioan. xv, 12). Haec mando vobis, ut diligatis invicem (Ioan. xv, 17); quasi che tutta la sua missione ed il suo compito qui si restringessero, a far sì che gli uomini si amassero scambievolmente. E quale forza d'argomenti non adoperò per condurci a questo amore? Guardate in alto ci disse: Unus est enim Pater vester qui in coelis est (Matth. Xxiii, 9). A tutti, senza che per lui possa per nulla contare la diversità di nazioni, la differenza di lingue, la contrarietà d'interessi, a tutti pone sul labbro la stessa preghiera: Pater noster qui es in coelis (Matth. VI, 9): ci assicura anzi che questo Padre celeste, nell'effondere i suoi benefizi, non fa distinzione neppure di meriti: Qui solem suum oriri facit super bonos et malos, et pluit super iustos et iniustos (Matth. v, 45). Dichiara inoltre che Noi siamo tutti fratelli: Omnes autem vos fratres estis (Matth. xxiii, 8), e fratelli a lui stesso: Ut sit ipse primogenitus in multis fratribus (Roco. VIII, 29.). Poi, cosa che vale assaissimo a stimolarci all'amore fraterno anche verso di quelli che la nativa nostra superbia disprezza, giunse sino ad identificarsi col più meschino degli uomini, nel qual vuole si ravvisi la dignità della sua stessa persona: Quamdiu fecistis uni ex his fratribus meis minimis, mihi fecistis (Matth. xxv). Che più? Sul punto di lasciare la vita, pregò intensamente il Padre, affinchè tutti coloro che avessero creduto in Lui, fossero per il vincolo della carità una cosa sola fra loro: Sicut tu Pater in me, et ego in te (Ioan. XVII, 21). E finalmente, confitto sulla Croce, tutto il suo Sangue riversò su di Noi, onde plasmati quasi e formati in un corpo solo, ci amassimo scambievolmente con la forza di quel medesimo amore che l'un membro porta all'altro in uno stesso corpo.

Ma, purtroppo, oggigiorno diversamente si comportano gli uomini. Mai forse più di oggi si parlò di umana fratellanza: si pretende anzi, dimenticando le parole del Vangelo e l'opera di Cristo e della sua Chiesa, che questo zelo di fraternità sia uno dei parti più preziosi della moderna civiltà. La verità però è questa, che mai tanto si disconobbe la umana fratellanza quanto ai giorni che corrono. Gli odi di razza sono portati al parossismo: più che da confini, i popoli sono divisi da rancori: in seno ad una stessa nazione e fra le mura d'una città medesima ardono di mutuo livore le classi dei cittadini: e fra gli individui tutto si regola con l'egoismo, fatto legge suprema.

Vedete, Venerabili Fratelli, quanto sia necessario fare ogni sforzo perchè la carità di Cristo torni a dominare fra gli uomini. Questo sarà sempre il Nostro obbiettivo e questa l'impresa speciale del Nostro Pontificato. Questo sia pure, ve ne esortiamo, il vostro studio. Non ci stanchiamo di inculcare negli animi e di attuare il detto dell'Apostolo San Giovanni: Ut diligamus alterutrum (I. Ioan. III, 23). Sono belle, per fermo, sono commendevoli le pie istituzioni, di cui abbondano i nostri tempi; ma allora solo produrranno un reale vantaggio, quando contribuiranno in qualche modo a fomentare nei cuori l'amore di Dio e del prossimo; diversamente, non hanno valore, perchè qui non diligit, manet in morte (Ibid. 14).

Non è colla Chiesa chi non è col Vescovo !...

Il Santo Padre dopo avere svolto chiaramente ed ampiamente gli altri pensieri suaccennati, dà questa ammonizione salutare

Ma affinchè tutte queste cose siano mandate ad effetto con quell'esito che Ci ripromettiamo, voi ben sapete, o Venerabili Fratelli, esser necessaria l'opera prudente ed assidua di coloro che Cristo Signore ha mandato operarios in messem suam, cioè del Clero. - Perciò comprendete che la vostra cura principale deve essere di applicarvi a santificare sempre più, come esige il sacro stato, il Clero che già avete, ed a formare degnamente per un ufficio così venerabile, colla più disciplinata educazione, gli alunni del Santuario. E benchè la vostra diligenza non abbia bisogno di stimolo, pure Noi vi esortiamo e vi scongiuriamo a voler adempiere questo dovere con la massima solerzia. Si tratta di cosa che per il bene della Chiesa ha importanza capitale; ma, avendone i Nostri Predecessori di s. m. Leone XIII e Pio X trattato di proposito, non è il caso di aggiungere altri consigli. - Solamente bramiamo che quei documenti di così saggi Pontefici, e più specialmente la Exhortatio ad Clerum della s. m. di Pio X, mercè le vostre insistenti premure, giammai cadano in obblio, ma siano sempre scrupolosamente osservati.

Di una cosa peraltro non vogliamo tacere ed è il ricordare ai sacerdoti di tutto il mondo, Nostri figli carissimi, l'assoluta necessità tanto per il vantaggio loro personale, quanto per l'efficacia del loro ministero, di stare strettamente uniti e pienamente ai propri Vescovi. Purtroppo dallo spirito d'insubordinazione e d'indipendenza che ora regna nel mondo, non tutti, come con dolore accennammo più sopra, sono scevri i ministri del Santuario; nè sono rari i sacri Pastori che trovano angustie e contraddizioni proprio là, donde dovrebbero aspettarsi conforto ed aiuto. Orbene, se alcuno tanto miseramente vien meno al dovere rifletta e mediti che divina è l'autorità dei Vescovi, cui lo Spirito Santo ha destinati a reggere la Chiesa di Dio (Act. XX, 28).

Rifletta inoltre che se, conce abbiamo visto, resiste a Dio chi resiste a qualsiasi legittima potestà è assai più irriverente la condotta di coloro che ricusano di obbedire ai Vescovi, cui Dio ha consacrato con carattere speciale per esercitare il suo divino potere. Cum caritas, così scriveva il santo martire Ignazio, non sinat me tacere de vobis, propterea anteverti vos admonere, ut unanimi sitis in sententia Dei. Etenim Iesus Christus, inseparabilis nostra vita, sententia Patris est, ut et Episcopi, per tractus terrae constituti, in sententia Patris sunt. Unde decet vos in Episcopi sententiam concurrere (In Epist. ad Ephes., II ). E la parola di quel martire insigne è stata, a traverso ogni età, la parola di tutti i Padri e Dottori della Chiesa.

Si aggiunga che già troppo grave, anche per le difficoltà dei tempi, è il peso che portano i Vescovi, e che più grave è ancora l'ansietà in che vivono per la responsabilità di custodire il gregge loro affidato. Ipsi enim pervigilant, quasi rationem pro animabus vestris reddituri (Hebr. xiii, 17.). Non si deve dunque chiamare crudele chi, con la propria insubordinazione, ne accresce l'onere e l'amarezza? Hoc enim non expedit probis (Ibid. 17), direbbe a costoro l'Apostolo, e ciò perchè: Ecclesia est plebs sacerdoti adunata et pastori suo grex adhaerens (5) ; donde segue che non è colla Chiesa chi non è col Vescovo.

Fin qui l'Enciclica.

Ma altre volte si è già levata, viva e parlante, e sempre piena di carità e di luce, la parola del Papa. Da due affettuosissimi discorsi da lui pronunziati spigoliamo altri brani che delineano sempre meglio il suo cuore paterno e la sua brama ardente di salvare le anime.

(5) S. Cypr « Fiorentio m et Puppiano ep. 66 (al. 69)

AMMONIMENTI AI GIOVANI.

La domenica 18 ottobre, il Santo Padre Benedetto XV si degnava ammettere alla sua augusta presenza i Circoli della Gioventù Cattolica della Federazione di Roma. Accolto entusiasticamente da quelli, udì benignamente i loro auguri e i loro propositi; quindi paragonando i giovani convenuti ad un vasto giardino dove fiori fragranti promettono una sicura raccolta di frutti squisiti, Sua Santità proseguì:

E non ci conforta la speranza di frutti, ma la sicurezza di messi. Non è infondato il paragone perchè la vastità del giardino ci è rappresentata dal gran numero dei soci convenuti a far corona. La fragranza dei fiori esce dai nobili sensi ai quali si è inspirato nel suo discorso chi vi ha presentati e la soavità dei frutti è offerta dalla sollecitudine dei propositi che voi seguite con tanta cura.

Ma questi fiori dovete custodire ben al riparo in serre, onde si mantenga la loro fragranza.

Nelle serre la temperatura è molto alta e là voi non dovete lasciar entrare i venti delle tentazioni, acciocchè l'anima vostra non ne sia turbata. Così conserverete i bei fiori onde si abbella l'anima vostra con il loro colore e la loro fragranza.

E se voi volete assaporare la dolcezza dei frutti, dopo il profumo dei fiori, pensate che il savio agricoltore circonda di ripari le sue piante; e anche voi mettete un riparo ai vostri fiori nella docilità ai superiori e nella sommessione all'indirizzo ricevuto da essi. Il seme sparso svilupperà colla protezione della Divina Grazia che voi manterrete colle opere buone e colla frequenza ai Sacramenti.

Dedichiamo ai giovani dei nostri Collegi ed Istituti e dei nostri Oratori tali preziosi ammonimenti.

AL POPOLO CRISTIANO.

« Vi guidi sempre la fede ! »

La domenica 22 novembre fu la volta di tutto il popolo di Roma; più di trentamila Romani andarono a gara per avere un posto in S. Pietro. L'Em.mo Card. Vicario lesse al nuovo Vicario di Gesù Cristo un devoto indirizzo a nome di tutti, e Papa Benedetto XV rispose:

....Tutti i figli della Cattolica Chiesa il Papa deve amare, a tutti deve estendere la sua sollecitudine: ma il Papa non è tale, se non in quanto è Vescovo di Ronca, se la qualità di Vescovo di Roma è quella su cui poggia e da cui deriva il primato di giurisdizione che al Papa compete su tutta quanta la Chiesa. Chi mai non dirà legittimo il vanto dei romani nel dire che al Papa appartengono in parti colare maniera? Chi non dirà giustificato l'interesse particolarissimo che il Papa deve avere per i fedeli di Roma? Ecco, dilettissimi, come al vostro amore di figli corrisponde in noi la benevolenza di padre. Ecco come alla gioia dipinta ora sui Vostri volti per trovarvi innanzi al nuovo Vescovo di Roma corrisponde la soddisfazione dell'animo nostro nel salutare pubblicamente una così grande ed eletta rappresentanza dei fedeli di Roma.

In questo momento tornano alla Nostra memoria le nobili parole con le quali San Paolo encomiava la fede degli antichi vostri padri, o diletti figli di Roma. L'Apostolo delle genti non rendeva grazie al Signore per la potenza nè per la ricchezza concesse ai romani, ma lo ringraziava per la loro fermezza nella fede: « Gratias ago Deo quia fides vestra annunciatur in universo mundo ». Anche Noi, o dilettissimi figli, diamo grazie al Signore perchè voi avete pubblicamente affermato che è viva nei petti vostri l'antica fede romana. La nuova protesta di adesione alla Cattedra di San Pietro dice l'entusiasmo onde voi avete voluto fare corona al novello Pontefice quando, in questa sacrosanta Basilica, entrava per la prima volta dopo la Sua esaltazione. L'eco della vostra protesta giungerà anche ai lidi più lontani e con ogni ragione Noi dobbiamo ripetere le parole di San Paolo: « Gratias ago Deo quia fides vestra annunciatur in universo mundo ».

Ai ringraziamenti che con San Paolo Noi indirizzeremo al Signore che per averci rallegrati nel sacro tempio con una prova eloquente della costanza dell'antica fede romana, Noi congiungeremo, o dilettissimi, l'augurio che questa fede, degna degli antichi vostri padri, voi sappiate e vogliate mostrare anche fuori del tempio, così tra le pareti domestiche come in mezzo ai commerci e alle industrie, così nella tranquilla vita dei campi come fra i rumori e l'agitata vita delle grandi città. Vi guidi sempe la fede! Alla fede chiedete sempre e ovunque lume e consiglio. Nessuno ignori che non è la stessa cosa possedere la fede e vivere di fede.

La differenza che passa fra queste due condizioni di vita è simile a quella che passerebbe fra due semi di grano, dei quali l'uno fosse nascosto nella cenere e l'altro in acconcio terreno. Nel peso, nella forma, nella sostanza sarebbero due gemelli in tutto simili, eppure, mentre l'uno non germoglierebbe nemmeno, l'altro darebbe frutto centuplo. Così è del dono della fede. Noi la vediamo infeconda negli uni, fecondissima negli altri. Ma voi, o diletti figli di Roma, non sarete paghi di possedere la fede. Uscendo, fate sapere al mondo che di fede sapete e volete vivere. La fede vi farà obbedire ai divini precetti, vi parlerà del dominio elle Dio ha sopra tutte le creature e dell'obbligo che hanno tutte le creature di obbedire a Dio. La fede vi renderà animosi nell'ora del periglio, vi conforterà anche nelle più terribili tentazioni perchè vi farà riflettere che non siete soli a combattere i nemici dell'anima. E quando il demonio vi assalirà, avrete vicino Gesù Cristo, il quale vi mette in mano le armi per combattere e vincere. La fede finalmente allevierà le vostre pene, anzi renderà soavi i vostri patimenti perchè mostrerà la corona apparecchiata a chi avrà sempre difeso la verità, a chi avrà sempre più custodita l'integrità del costume.

È lungi dall'anima Nostra il timore che alcuni di Voi, o dilettissimi figli, si possa accontentare della teoria, senza ispirarsi nelle parole e negli atti al costante spirito della fede. Nondimeno sappiamo che a gravi pericoli è oggi esposta la fede dei cristiani. E però, mentre vi esortiamo a mostrarvi, fuori del tempio, tanto ispirati dalla fede quanto alla fede devoti siete apparsi sotto questa magnifica volta, non indugiamo più oltre a impartirvi l'apostolica benedizione. Scenda essa sui ricchi e loro insegni a fare buon uso delle terrene ricchezze, scenda sui poveri e infonda nei loro cuori sentimenti di pazienza e di rassegnazione. Oh, la benedizione di Dio temperi la baldanza dei giovani e rassereni la fronte dei vecchi, conforti gl'infermi, ai sani accresca vigore, mantenga il giusto nella retta via e a miglior sentiero adduca gli erranti. La fede dei figli di Roma si incoroni così di nuova gloria e nuovi titoli e nuove ragioni possiamo avere Noi per ripetere la ragione di San Paolo: « Gratias ago Deo quia fides vestra annunciatur in universo mundo ».

Scenda la benedizione, invocata dal Vicario di Gesù Cristo su Roma, anche sul mondo intero, vi apporti la pace e faccia germogliare - in ogni lido - copiosi fiori di virtù cristiane!

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella, o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare Indulgenza plenaria (come dal Decreto della S. Congregazione delle Indulgenze, 2 ottobre 1904):

Ogni mese:

1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte ;

3) nel giorno in cui si radunano in conferenza;

dal 10 dicembre al 10 gennaio.

1) il 25 dicembre, Solennità del SS. Natale; 2) il 1 gennaio, Circoncisione di N. S. G. C, 3) il 6 gennaio, Epifania del Signore.

Inoltre: ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche chiesa) reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità ed un altro Pater , Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.

Tutte le indulgenze concesse ai Cooperatori sono applicabili alle Anime Sante del Purgatorio; ma pel loro acquisto è richiesta la recita quotidiana di un Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo pontefice coll'invocazione: Sancte Francisce Salesi, ora pro nobis.

Benedetto XV e il Catechismo.

Fu davvero mirabile lo zelo col quale il S. Padre Benedetto XV mentre era arcivescovo di Bologna si adoperò per istruire il suo gregge nella dottrina cristiana. Il Catechista Cattolico, l'autorevole periodico mensile che si pubblica in Torino in servizio dei Catechismi e delle Scuole di Religione (1), nei numeri 9-1o (settembre-ottobre 1914) reca questi dati che meritano di essere largamente conosciuti.

Fatto l'ingresso solenne nel febbraio 19o8, uno dei punti capitali del programma del nuovo Arcivescovo, fu quello di mettere subito in pratica quanto prescrisse l'enciclica Acerbo nimis di S. Santità Pio X di f. m. Nella diocesi bolognese per lo zelo di quel clero dotto e laborioso e per l'impulso dato al catechismo dal compianto cardinale Svampa, l'insegnamento della dottrina era impartito con zelo e diligenza. In molte parrocchie era eretta canonicamente la Congregazione della dottrina; un certo risveglio per il catechismo cominciava a farsi sentire. Il solerte Pastore si accorse però che molte erano le deficienze...

Ed ecco che dopo un anno dal suo ingresso, nel novembre cioè del 19o9, indisse un Congresso catechistico diocesano, che fu uno dei primi della serie fra quelli che si tennero in diverse città d'Italia.

Basti ricordare che i temi svolti servirono di esempio ad altri congressi e che in esso prevalse sempre come idea madre la praticità, e che fine precipuo fu di dare all'insegnamento catechistico nella parrocchia la forma di vera scuola nel vero e reale significato della parola.

Non si esagera, se si dice che, anche nell'insegnamento del catechismo, Bologna insegnò - Bononia docet - poichè dal Congresso bolognese partì la prima voce per isvecchiare il modo con cui si dava l'insegnamento della dottrina; e questa per la santa e nobile iniziativa del suo Arcivescovo, ora Papa.

È ancora vivo in quanti assistevano alla seduta di chiusura del congresso, il poderoso discorso dell'Ecc.mo Presule. Non oso sperare, così Egli, di poter soddisfare tutti i desiderati che sono stati emessi, perchè non tutto il desiderabile è riuscibile, come diceva Manzoni.... ma qualche cosa si farà.... e se ora annunzio con frase prudente che qualche cosa si farà, egli è perchè in fondo al cuore mi sta il desiderio, non di fare qualche cosa, ma di far molto. E i fatti corrisposero alle promesse.

Invero, nel febbraio 191o uscì fuori una lettera pastorale dal titolo: Dopo il primo congresso catechistico. In essa monsignor Arcivescovo dava gli ordinamenti che dovevano seguirsi nell'insegnamento della dottrina. E poichè era necessario costruire ex novo, così presenta un nuovo statuto per la Congregazione primaria della dottrina cristiana e la dichiara centro direttivo del movimento catechistico diocesano, chiamando a farne parte quindici tra sacerdoti e laici, affinchè con le loro attitudini e con il particolare interesse già in essi riconosciuto nell'opera del Catechismo, cooperassero, insieme ai cinque consiglieri, che già vi appartenevano ex officio per disposizione del suo antecessore Cardinale Svampa, a un sicuro e preciso indirizzo nell'insegnamento catechistico.

Prescrive un programma uniforme a tutte le parrocchie facendolo obbligatorio per tutti, come prescrive pure la divisione delle classi. E per facilitare l'insegnamento nelle medesime, ordina la pubblicazione di quattro volumetti, i quali comprendano l'estratto del testo diocesano secondo il programma obbligatorio.

Questa lettera fu come il primo seme che fece poscia rifiorire nella diocesi bolognese un eletto manipolo di opere catechistiche.

La Congregazione primaria, completata come sopra si è detto, si accinse all'opera tenendo adunanza ogni mese sotto la presidenza del suo Arcivescovo, il quale volle sempre essere presente. E poichè essa non poteva cominciare il suo lavoro senza i mezzi finanziari, così fin dall'inizio le volle assegnare la cospicua somma di L. 5000. Provvista cosi copiosamente, la Congregazione, sotto la direzione di un Maestro tanto sapiente e amoroso, potè iniziare e compiere le seguenti opere:

La fondazione di una biblioteca catechistica, che servisse pei maestri della dottrina, fornita dei più accreditati e sani autori di catechesi. Sua Eccellenza prestò un locale nel suo palazzo a questo scopo.

L'erezione canonica in quasi tutte le parrocchie della Congregazione della dottrina cristiana. E perchè la congregazione rispondesse al suo fine, inviò visitatori per ben due volte in tutte le parrocchie della diocesi affinchè de visu ne esaminassero l'andamento e riferissero sui provvedimenti da prendersi.

L'insegnamento domenicale dato in tre distinti centri colle proiezioni per raccogliervi a turno i fanciulli dei catechismi parrocchiali.

La scuola di pedagogia catechistica femminile per formare abili maestre di dottrina; una delle pochissime d'Italia.

Scuole di catechismo settimanale per le persone di servizio aperte in vari centri cittadini presso case religiose maschili e femminili.

Ma di due peculiari iniziative conviene dare un cenno più diffuso, affinché si tocchi con mano quanto fosse vivo nell'animo dell'Ecc.mo Arcivescovo il desiderio e l'attività nel procurare ad ogni ceto di persone il mezzo d'istruirsi nei doveri morali e religiosi. Intendiamo parlare del concorso nazionale per un Libro di lettura per le scuole di catechismo, che sotto gli auspici dell'Arcivescovo fu bandito dalla « Società per la difesa del clero », e dell'apertura di scuole catechistiche per gli alunni delle classi primarie.

Il concorso ebbe l'esito che tutti sanno: la pubblicazione é la larga diffusione di diversi libri di lettura e sopra tutto di quello al quale meritamente fu assegnato il cospicuo premio di L. 3000: « IN ALTO I CUORI!» ormai noto in tutta Italia, lodato dal S. Padre Pio X, d. f. m., dal quale l'Ecc.mo Arcivescovo ottenne un rescritto, e che tutto l'Episcopato italiano elogiò.

E quì è bello ricordare come la Commissione esaminatrice fece capo all'Em.mo Cardinale Maffi, il quale per ben due volte si recò a Bologna, ospitato nel palazzo arcivescovile, per presiedere il giurì incaricato di assegnare al libro più meritevole il premio. Se pertanto ora le scuole catechistiche hanno un libro di lettura di genere nuovo e magistrale e se nel nostro paese si è iniziata una nuova forma di pedagogia catechistica, questo si deve ascrivere allo zelo ed alla geniale iniziativa dell'Ecc.mo Arcivescovo di Bologna, ora Sommo Gerarca della Chiesa cattolica.

Un'altra opera a cui dedicò il suo cuore di Padre fu l'apertura di scuole catechistiche per gli alunni delle scuole elementari. Poichè nelle scuole primarie non s'insegna il catechismo, desiderò che nella sua città s'imitasse l'esempio di Brescia, dove accanto alle scuole pubbliche furono aperti locali in cui i fanciulli potessero radunarsi e ricevere l'insegnamento cristiano.

A questo fine invitò a Bologna il prof. Don Zammarchi di Brescia, perché spiegasse anche nei minuti particolari l'organizzazione dell'opera tanto provvida.

L'amatissimo Pastore, visto che la cosa era fattibile, volle elle come primo esperimento nell'anno 1913 si aprissero tre scuole, le quali nell'anno seguente divennero cinque e saliranno a dieci nel 1915, secondo l'augurio da Lui espresso espresso, assistendo alla premiazione solenne nel giugno scorso.

Ecco l'opera indefessa per il catechismo compiuta in sei anni di governo pastorale dal Cardinale Della Chiesa, a Bologna. Che dire poi della sua valida protezione alle opere catechistiche già esistenti? Interveniva sempre all'apertura e chiusura delle scuole di religione maschili e femminili; assisteva agli esami e talvolta anche alle lezioni. Si può dire che non si dava un saggio catechistico, non si faceva una premiazione per gli alunni delle scuole parrocchiali, ai quali non fosse presente. E tutte queste opere erano da Lui largamente sussidiate.

« IN ALTO I CUORI! » il libro di lettura per le scuole catechistiche, scritto da G. Ravaglia e A. Benini, e premiato nel concorso nazionale di Bologna, è stato pubblicato in 4 elegantissimi volumetti, ricchi di illustrazioni originali del pittore Corsi di Firenze, con artistica copertina a colori, dalla benemerita « S.A.I.D. » Buona Stampa di Torino, che ne invia copia a titolo di saggio per sole L. 3 ed accorda per acquisti importanti speciali felicitazioni. Ecco la Commendatizia che ne scriveva il compianto Pio X.

Rinnovando la Nostra viva soddisfazione pel desiderio espresso dal Congresso catechistico, tenuto in Bologna nel novembre del 1909, di un Libro di lettura destinato in aiuto alla scuola di catechismo parrocchiale, siamo ben lieti che, grazie alle cure del Consiglio direttivo della Società per la difesa del Clero, tale desiderio venga ad essere appagato con la Pubblicazione di quattro volumetti, che si raccomandano, oltre che pel merito dell'edizione, per la competenza degli autori, nonchè di quanti vi collaborarono e dei molti che per la parte religiosa, didattica e letteraria li dichiararono degni del premio assegnato dalla prelodata Società per la difesa del Clero. Nel Porgere Pertanto le Nostre più sincere congratulazioni al Venerabile Fratello Giacomo Della Chiesa, Arcivescovo di Bologna, ed a tutti gli altri dai quali fu ideato, incoraggiato e compiuto questo lavoro, esortiamo in modo particolare a farne tesoro i diletti parroci e le famiglie cristiane, nella ferma persuasione che il lavoro stesso influirà mirabilmente alla buona educazione della gioventù col mantenere vive in essa le sante verità del Catechismo e coll'animarla alla pratica costante di quanto è necessario per condurre una vita veramente cristiana.

Dal Vaticano, li 7 giugno 1913.

PIUS PP. X.

(1) Il prezzo annuo di abbonamento è di L. 3. Rivolgersi alla Libreria del S. Cuore, Torino.

Il trasferimento dei resti mortali DEL SERVO DI DIO DOMENICO SAVIO

DOMENICO Savio fu un caro alunno di Don Bosco nell'Oratorio Salesiano di Torino.

Di eletto ingegno, riusciva assai bene negli studi assicurando la miglior riuscita, e d'indole sempre allegra, cortese e benefica, era a tutti carissimo. Don Bosco l'aveva caro più d'ogni altro perchè più d'ogni altro conosceva le grandi meraviglie che la grazia di Dio compiva in quel cuore tenerissimo e santamente generoso. Senonchè il bravo alunno venne ad infermare, e Don Bosco, seguendo il consiglio dei medici, lo inviava a respirare l'aria dei colli natii.

Il giovanetto non seppe restar lontano da Don Bosco e frettolosamente tornò all'Oratorio; ma il Venerabile, sulla fin di febbraio del 1857, si vide costretto a rimandarlo nuovamente in famiglia.

« Si arrese Domenico a tale deliberazione - scrive Don Bosco - ma solo per farne un sacrifizio a Dio.

« - Perchè, gli si domandò, vai a casa così di mal animo, mentre dovresti andarvi con gioia per godervi la compagnia dei tuoi amati genitori?

» - Perchè, rispose, desidero di terminare i miei giorni all'Oratorio ».

Intanto il 1 marzo partì, e il 9 dello stesso mese, com'egli aveva predetto, spirava santamente in Mondonio, piccolo comune della Diocesi di Asti, ov'allora si trovavano i suoi genitori; e spirava col fervido voto - come aveva confidato a Don Bosco - di tornare frequentemente dal cielo a visitare i suoi compagni e l'Oratorio!

L'amatissimo nostro Fondatore scrisse del virtuoso alunno un'aurea biografia, e finchè visse n'esaltò le virtù, ne mantenne viva la memoria, anzi più volte ebbe a dire che l'umile studente dell'Oratorio un giorno sarebbe stato innalzato all'onore degli altari.

Era quindi naturale che le affettuose cure paterne si volgessero anche alla sua salma. Difatti per cura di D. Bosco essa venne tolta dal campo comune e tumulata in apposita tomba presso la cappella dell'umile camposanto, e in seguito il buon Padre vagheggiò , anche il pensiero di trasportarla sl camposanto di Castelnuovo d'Asti, perchè tornasse più comodo ai suoi alunni, che andavano annualmente a far vacanza ai Becchi, il visitarla fraternamente.

Forse egli stesso avrebbe preferito di averla senz'altro a Torino, ben auspicando di quali forti e santi propositi sarebbe stata ispiratrice; e se non realizzò questo pio desiderio è da ascriversi, senza tema di errare, alla sua grande umiltà la quale nella glorificazione dell'alunno temeva l'esaltazione propria, unico motivo - a parer nostro - che lo ritenne anche dal promuoverne fin d'allora la Causa di Beatificazione. Gli era già costato non poco lo scrivere l'accennata biografia.

Ma quello che non fece Don Bosco, riuscirono con la benedizione di Dio, ad ottenerlo i suoi figli. La Causa di Beatificazione e Canonizzazione del piissimo alunno dell'Oratorio Domenico Savio venne, com'è noto, introdotta l'11 febbraio 1914; e la sera del 27 ottobre u. s. anche le sue spoglie mortali venivano, non senza lacrime di tenerezza, accolte nell'Oratorio di Torino.

Autorizzatone il trasferimento da apposito Decreto della S. Congregazione dei Riti e da altro Decreto della R. Prefettura di Alessandria (questo su domanda della sorella del Servo di Dio, signora Teresa Tosco nata Savio, residente in Torino) invano i Delegati della Curia Arcivescovile di Torino e della Curia Vescovile di Asti si eran recati otto giorni prima a Mondonio per dare regolare esecuzione canonica e civile agli accennati Decreti. Gli abitanti di quel paese non appena vennero a conoscenza del pio proposito, si mostrarono subito contrarii e la mattina del 19 ottobre si schieravano numerosi dinanzi il camposanto protestando di non permettere a niun patto che venissero portate via quelle umili spoglie.

Savio Domenico, nato a Riva di Chieri e vissuto vari anni a Murialdo e a Castelnuovo, non passò a Mondonio che poco tempo, ma il suo sepolcro divenni egualmente prezioso. Ci diceva quel buon Prevosto, che fin dal 1869, l'anno in cui egli fece l'ingresso in quella parrocchia, gli avevano detto della venerazione in cui era tenuta la tomba di Domenico, e della fama di santità che già godeva il pio giovanetto.

E l'accennata mattina, per cinque ore continue, quante ne corsero dalle 9 alle 14, altro non fecero tutti quei buoni abitanti che confermare la venerazione in cui ebbero sempre il pio alunno di Don Bosco.

Fermi in parte dinanzi al camposanto, nonostante la pioggia che cadeva copiosamente, altri seguivano con occhio vigile i passi dei Delegati recatisi a compiere l'accennato mandato, ed altri chiusi entro la cappella del camposanto, accese delle candele attorno il sepolcro del Servo di Dio, pregavano incessantemente, alternando il canto delle Litanie alla recita del Rosario. E intanto le campane suonavano senza posa!

Si tentò di convincerli con le migliori maniere e la promessa di generosi compensi - quale l'erezione di un monumento presso la Casa in cui Savio morì e il dono di questa al paese, perchè in perpetuo vi si possano raccogliere i giovanetti quasi in Oratorio festivo, come già si pratica -- ma tutto riusci inutile. Bisognava sentire le voci lamentevoli e le ragioni che su d'ogni tono andavano moltiplicando:

- Noi non vogliamo che sia portato via il nostro santo!

- Che cosa diverrebbe Mondonio senza Savio Domenico?

- Chi benedirà le nostre campagne? Chi le difenderà dalla grandine?

- Chi farà buoni i nostri figli? Chi li farà crescere virtuosi?...

- Dove andremo a pregare, quando avemo qualche pena? Qualunque dolore c'incolga, andiamo sulla tomba di Savio Domenico, e ne torniam sempre sollevati!

Ammoniti ripetutamente a non tenere siffatto linguaggio, perchè non conforme alle disposizioni della Chiesa e dei Sommi Pontefici - cui solo spetta il diritto di giudicare delle virtù e delle grazie da attribuirsi all'intercessione dei Servi di Dio:

- Noi, rispondevano prontamente, non diremo che sia santo Domenico Savio ; ma sta il fatto che se uno che ricorre ad una persona influente per aver da un terzo qualche favore, se l'ottiene ringrazia chi gli ha reso un tal servizio, così noi non possiamo fare a meno di dir grazie a Domenico Savio, perchè tutte le volte che ci prostriamo sulla sua tomba, siamo consolati!

Visto un tale stato di animi (ci fu chi minacciò anche di trafugare il corpo del Servo di Dio) si decise sospendere ogni atto, tanto più che l'Istruzione avuta dalla S. Congregazione dei Riti prescriveva la ricognizione della salma del pio giovanetto nella cappella stessa del camposanto di Mondonio, il che sarebbe stato imprudente addirittura.

Che fare?

Si dovettero prendere in antecedenza le opportune cautele, non esclusa l'autorizzazione della S. Congregazione dei Riti di compiere la prescritta ricognizione a Torino, anzichè a Mondonio, prima di accingersi nuovamente ad eseguire il decretato trasferimento, che felicemente si compì la sera del 27 ottobre u. s. Fu un attimo: pochi furono quelli che se ne avvidero e mesti presenziarono la scena estenuando in fine il loro dolore col lamento delle campane. Certo il loro sacrifizio fu grande, e noi ne saremo sempre grati ai cari abitanti di Mondonio e insieme alle singole autorità Civili ed Ecclesiastiche, nonche alla gentilezza dei nobili Baroni Gamba e Giannotti di Torino che ci prestarono all'uopo le loro automobili.

Il trasporto avvenne in forma privatissima, anzi segreta. Tuttavia, non appena nell'Oratorio si diffuse la voce che era giunto il corpo di Savio, gli alunni studenti non poterono essere più contenuti nelle scuole, e si dovette permettere che sfilassero dinanzi la piccola cassa, alla quale vennero tolti i sigilli soltanto il 29 ottobre, alla presenza d' apposita Commissione Ecclesiastica stabilita dall'Em.mo Card. Arcivescovo ili Torino, del Vicario Generale e del Cancelliere della Curia di Asti, del rev.mo sig. D. Albera e degli altri nostri Superiori, compreso il venerando Don Francesia che si diceva a l'avventurato maestro del giovane Servo di Dio », e di poche altre persone, tra cui la sullodata sorella del pio giovanetto.

Anche l'Em.mo Card. Richelmy si recò a vederne i resti mortali, mentre dai Dottori Carlo Colombo e Giuseppe Eugenio Rocca, coadiuvati da alcune Figlie di Maria Ausiliatrice e da vari nostri Confratelli, venivano diligentemente curati per essere riposti in un nuova urna.

Questa, collocata poi dentro una seconda cassa, ne aveva nell'interno una terza di zinco elegantemente rivestita alla sua volta di raso verde, a spese degli alunni dell'Oratorio che in fondo al drappo superiore recante le parole: CORPus SERVI DEI DoMINici SAviO vollero ricamate queste altre semplicissime ma toccanti in lingua italiana : Al dolce amico gli alunni dell'Oratorio 1914-1915.

Dentro l'urna venne pure collocata un'elegante pergamena, sottoscritta dall' Em.mo Card. Arcivescovo, dal rev.mo Can. Cav. D. Carlo Giuganino, a ciò deputato, e da tutti i presenti, per attestare esser quello il corpo del Servo di Dio Domenico Savio, il cui scheletro fu dagli egregi dottori sullodati dichiarato autentico ed integro, ad eccezione di qualche piccola particella delle estremità dei piedi e delle mani, evidentemente perduta nella prima esumazione.

Prima che l'urna venisse chiusa e sigillata, attese le umili e ferventi istanze dei giovani dell'Oratorio e di altre persone, si permise loro di vederla, finchè compiuta ogni altra formalità, a spalle di quattro sacerdoti essa venne privatamente recata al Santuario di Maria Ausiliatrice, dove fu tumulata ai piedi del fascio di colonne che sorreggono la cupola, al lato destro della cappella di S. Pietro.

A proteggerla venne subito eretto un muro, in attesa di un decente monumento sepolcrale, e sul muro fu dipinta una breve iscrizione latina che in italiano suona così :

Qui venne composto, nella pace di Cristo e sotto lo sguardo di Maria Ausiliatrice, il corpo del dolcissimo alunno del Ven. Don Bosco, il servo di Dio Domenico Savio, debitamente autenticato, trasferito da Mondonio d'Asti, dove il pio giovane morì il 9 marzo 1857.

Questa, nella più scrupolosa esattezza, è la storia del trasferimento delle spoglie mortali di Domenico Savio!

Affretti il Signore il giorno dell'esaltazione di quest'umile figlio del popolo, perchè meglio egli sia guida alla pietà e al cielo alle giovani schiere che vengono educate sotto la bandiera di Don Bosco e a quante altre può giovare un modello di virtù, sotto ogni vista perfetto, attraente e facile ad imitarsi.

***

Raccomandiamo nuovamente speciali preghiere per il buon esito del Processo Apostolico di questo giovane Servo di Dio, iniziato come accennammo fin dal 6 novembre u. s. nella Curia Arcivescovile di Torino, alla presenza dell'Em.mo Card. Richelmv grazie all'attivissimo zelo del Vice-Postulatore di detta Causa, il Sac. Stefano Trione.

Si riceveranno poi con riconoscenza offerte per la nuova torma da erigersi sul sepolcro di Domenico Savio e per l'accennato Monumento che apposito Comitato ha stabilito di erigere in Mondonio d'Asti, Siano esse indirizzate al, rev.mo nostro Rettor Maggiore Don Paolo Albera, Via Cottolengo, 32, Torino, con la dichiarazione : « Per la nuova Tomba ovvero - pel Monumento di Domenico Savio »

VITA DEL VEN. DON BOSCO - 4

CAPO V (1). La virtù messa alla prova.

NEL 1826 Leone XII estendeva per sei mesi a tutto il mondo cattolico il Giubileo maggiore, celebrato l'anno 1825 in Roma; e i sei mesi venivano fissati nell'archidiocesi di Torino dal 12 marzo al 12 settembre, durante il qual tempo, in ogni paese grande fu la pietà dei fedeli nel compiere le opere prescritte per l'acquisto della straordinaria indulgenza. Alcune settimane dopo la prima Comunione di Giovanni, aveva luogo una solenne missione nel paese di Buttigliera d'Asti, che sorge a tre quarti d'ora dai Becchi. La rinomanza dei predicatori vi trasse gente fin dei dintorni, e vi andava anche Giovanni con altri della sua borgata.

Una di quelle sere egli tornava a casa con altri di Murialdo, fra cui si trovava anche il nuovo cappellano D. Giuseppe Calosso. Era questi un venerando e pio ecclesiastico, dottore in Sacra Teologia e già parroco zelante. Il contegno di quel fanciullo di piccola statura, dai capelli inanellati, che a capo scoperto e in gran silenzio camminava in mezzo agli altri, mentre dall'insieme traspariva l'indole sua aperta e vivace, attirò la sua attenzione. Lo chiamò a sè, e venendo a parlare delle missione gli disse:

- Se sai dirmi quattro parole delle prediche di quest'oggi, ti do quattro soldi.

Giovanni si disse pronto a ripetergli tanto la prima come la seconda predica udita, e cominciò ad esporgli la prima.

Il buon sacerdote lo stette ad ascoltare per circa mezz'ora, mentre vari della carovana gli si erano stretti intorno. Essi conoscevano la memoria e l'ingegno di Giovanni, ed eran curiosi di sentire il giudizio che ne avrebbe dato il cappellano. Questi domandò ancora a Giovanni:

- E della seconda predica che cosa ricordi?

- Vuol che gliela reciti tutta? rispose il fanciullo.

E ripetè tutto un lungo dialogo come lo aveva esposto il predicatore.

Il venerando sacerdote ne fu ancor più stupito, e cogli occhi gonfi per la commozione gli domandò come si chiamasse, chi fossero i suoi genitori, e se avesse fatto già qualche scuola.

Giovanni rispose ad ogni domanda: e palesò il suo vivo desiderio di studiare per farsi prete.

- E perchè, vorresti abbracciare lo stato ecclesiastico?

- Per avvicinare ed istruire nella religione tanti miei compagni che non sono cattivi, ma lo diventano perché nessuno ha cura di loro!

Questo ingenuo ma alto linguaggio fece una impressione ancor più profonda nel pio ecclesiastico, che non levò mai lo sguardo di dosso al fanciullo mentre parlava. Giunti presso i Becchi, lo invitò ad andargli a servir messa la mattina dopo.

Giovanni vi andò e Don Calosso, condottolo in carnera, gli disse

- Oh! bene! adesso ho bisogno di scrivere la predica fatta dal missionario. Ti sentiresti di dettarmela?

E Giovanni gli dettò tutt'una predica dall'esordio alla perorazione, facendo altamente stupire il buon prete di così sorprendente memoria (1).

In fine Don Calosso gli disse:

- Sta' di buon animo, io penserò a te ed al tuo studio.

E la domenica dopo combinò con Margherita che avrebbe fatto ogni giorno un po' di scuola a Giovanni, e questi avrebbe impiegato il resto della giornata nei lavori di campagna per accontentare Antonio. Ma Antonio, quando seppe che la madre aveva preso una simile deliberazione, si sdegnò fortemente e si acchetò soltanto allorchè venne assicurato che la scuola si sarebbe incominciata dopo l'estate, quando i lavori campestri non dànno più gran pensiero.

Tuttavia venne l'autunno e Margherita non osava mandare Giovanni a Murialdo. Don Calosso n'era impaziente, e un giorno, incontrato il giovinetto, lo invitò a rompere ogni indugio ed a recarsi a casa sua.

Giovanni si pose nelle mani di Don Calosso e, vedendosi così ben compreso, gli mise tanta affezione, che per lui non ebbe più alcun segreto. Cominciò spontaneamente a manifestargli ogni pensiero, ogni parola, ogni azione: il che piacque assai al buon prete, che lo guidò molto innanzi nella virtù!

Pareva ormai che il predestinato fanciullo fosse al colmo dei suoi desideri, ma, venuta la primavera, Antonio riprese a lagnarsi fortemente; e ne vennero vive discussioni colla madre, la quale, per mantenere la pace in famiglia, stabilì che Giovanni sarebbe andato a scuola al mattino per tempo ed avrebbe impiegato il resto del giorno in campagna.

Ma come e dove egli avrebbe potuto studiare le lezioni e fare i suoi còmpiti? Chi ha volontà trova i mezzi per raggiungere il fune. E Giovanni utilizzava a questo fine ogni bricciolo di tempo.

Malgrado tanta buona volontà, Antonio non era soddisfatto e ripeteva che di scuola non voleva saperne, e una volta ne venne una scena così narrata dallo stesso Venerabile:

« Un giorno Antonio con mia madre, e poi con mio fratello Giuseppe, in tono imperativo disse: - È abbastanza fatto; voglio finirla con questa grammatica. Io sono venuto grande e grosso e non ho mai veduto questi libri. - Io, dominato in quel momento e dall'afflizione e dallo sdegno, risposi quello che non avrei dovuto. - Tu parli male, gli dissi; non sai che il nostro asino è più grosso di te e non andò mai a scuola? Vuoi tu venire simile a lui? - A quelle parole Antonio saltò sulle furie ed io soltanto colle gambe, che mi servivano assai bene, potei fuggire e scapparmene da una pioggia di busse e di scappellotti ».

Tornato l'inverno e cessati i lavori di campagna, Giovanni riprese gli studi presso Don Calosso, ma le lezioni durarono appena qualche settimana, perchè la madre lo consigliò a restarsene in casa. Antonio non cessava mai di muovergli guerra e lo chiamava sempre coi titoli mordaci di studentello, signorino, o dottorino. Il poveretto ne soffriva e piangeva; ma sopportava tutto con pazienza. Non gli aveva detto la misteriosa voce del sogno: « Renditi umile, forte e robusto? »

Lo attendevano infatti nuove umiliazioni, che se da un lato dovevano fondarlo sempre più nell'umiltà, dall'altro avrebbero cooperato a un sano sviluppo delle sue membra delicate.

Non aveva compiuto tredici anni, era il febbraio del 1828, e con un piccolo involto sotto il braccio, contenente alcune camicie e qualche libro di religione che gli aveva donato Don Calosso, egli era costretto ad allontanarsi dalla casa paterna. L'aria fredda e il suolo coperto di neve accrescevano la mestizia de' suoi pensieri. Da casa non poteva sperar più nulla per l'ostinazione del fratellastro che avea proibito a Margherita di spedirgli qualsiasi cosa; ed ora andava in cerca di lavoro per procacciarsi un pezzo di pane.

Margherita, vedendo come le opposizioni di Antonio si facessero sempre più insopportabili e frequenti, aveva creduto di venire a quella risoluzione. Sembra che prima lo mandasse alla Serra di Buttigliera, ove era stato accolto ed ospitato con molta cordialità da amici della madre; ma egli, visto che era di peso, non essendo quella la stagione da poter esser utile in qualche modo coll'opera sua, aveva fatto ritorno ai Becchi.

Ora era diretto a Moriondo, paese di 15oo abitanti, a circa mezz'ora da Castelnuovo e sulla via di Chieri, presso cui abitava un'altra famiglia di conoscenti. Questi lo compatirono nell'udire le vicende che lo costringevano a cercarsi un padrone, ma non l'accettarono.

Gli restava una speranza: proseguire fino alla cascina dei Moglia, in quel di Moncucco. Ma il padrone, che con tutta la famiglia si trovava sull'aia preparando i vimini per legare le viti, all'udire la sua domanda:

- Povero ragazzo, gli rispose, io non posso prenderti al mio servizio; siamo d'inverno e chi ha garzoni li licenzia; e noi non siamo soliti a prenderne fin dopo la festa dell'Annunziata. Abbi pazienza e torna a casa tua.

Giovanni ruppe in pianto e quel pianto commosse quei buoni contadini, che lo accettarono in casa.

E alla Moglia Giovanni continuò lo stesso tenore di vita, che aveva intrapreso ai Becchi. Colle belle maniere e co' giuochi seppe attirare a sè molti fanciulli, che gli divennero tosto amicissimi. Nell'inverno quando non si poteva lavorare in campagna, nelle giornate piovose, ed ogni domenica e festa, soleva radunarli sul fienile, dove si ordinavano in semicerchio, e Giovanni, seduto sopra un mucchio più alto di fieno, faceva loro il catechismo, o ripeteva le cose udite dal pulpito della chiesa parrocchiale, o raccontava qualche buon esempio, o insegnava loro a recitare il Rosario, o le Litanie della Madonna, o il canto di qualche laude sacra. Nella bella stagione e nelle giornate serene li raccoglieva all'ombra di un gelso.

Le madri si dicevan fortunate di affidargli i loro figliuoli, quando erano costrette ad allontanarsi da casa o non potevano accompagnarli alla parrocchia; ed egli, mentre prodigava a' suoi amici ogni segno di benevolenza conveniente alla loro tenera età, mostravasi sommamente riserbato colle fanciulle.

Col recarsi alla parrocchia di Moncucco per assistere alle funzioni religiose, Giovanni non tardò ad avere attorno a sè anche la gioventù del paese. Anzi riuscì ad avere a sua disposizione la sala della scuola comunale, ove nei giorni festivi sotto la sua direzione, ben chè povero servitorello di campagna, si radunavano molti giovanetti, i quali, dopo la messa cantata, si fermavano nella chiesa parrocchiale e facevano solennemente la Via Crucis. Il Parroco n'era commosso fino alle lagrime vedendo rifiorire tanta pietà nella parte più eletta delle sue pecorelle.

Ma non si creda che questo fosse un tempo di svago pel nostro Venerabile. Egli, quantunque lo chiamasse l'epoca più bella e più romantica della sua vita - come quello in cui tutto solo era andato in cerca di fortuna pel mondo - e lo ricordasse sovente, pure rifiutavasi di dirne di più a chi lo interrogava e nelle sue memorie nulla lasciò scritto di questa dimora. Una volta sola fu udito esclamare:

- Fin d'allora, appena aperti gli occhi, al mattino incominciava subito qualche cosa e questo qualche cosa lo continuava fino all'ora di andare a dormire!

Ma se egli tacque, parlarono a suo tempo i coniugi Moglia, i loro figliuoli, i vicini, il parroco di Moncucco, Don Francesco Martina, successore di D. Cottino, dai quali avemmo queste notizie. Mai in lui - attestarono concordi la minima mancanza puerile, nè una delle tante ragazzate proprie della sua età: non l'impadronirsi di un frutto: non il minimo sguardo e gesto che potesse essere giudicato vien riguardoso: il suo contegno era quello di un uomo maturo e assennato.

- Era diverso dagli altri fanciulli, dicevano i Moglia, e insegnava a noi!

Un giorno d'estate, il vecchio Giuseppe Moglia giungeva a casa tutto sudato e colla zappa sulle spalle. Era mezzodì, giungeva di lontano il suono della campana, ed egli non pensava a dir l'Angelus, chè, oppresso dalla stanchezza, sdraiatosi, contava di riposar un istante, quando in cima ad una scala vede il giovinetto Bosco, che rientrato poco prima recitava in ginocchio l'accennata preghiera.

- Guarda là! esclamò ridendo; noi, che siamo i padroni, dobbiam logorarci la vita dal mattino alla sera e non ne possiamo più, e lui tranquillo se ne sta pregando in pace!

Giovanni terminò la preghiera senza distrarsi, scese la scala e rivolto al vecchio:

- Sentite, gli disse, voi siete testimonio che io non mi sono risparmiato sul lavoro: è certo però che ho guadagnato più io a pregare che voi a lavorare. Se pregate, da due grani che voi seminate, nasceranno quattro spighe; se non pregate, seminando quattro grani raccoglierete due spighe soltanto. Pregate adunque anche voi, e invece di due spighe anche voi ne raccoglierete quattro. Che cosa vi costava fermarvi un istante, deporre la zappa e dire la preghiera?... Voi avreste acquistato lo stesso merito che acquisto io.

Il brav'uomo esclamò:

- Oh perbacco! che io abbia da prender lezione da un giovanetto?... Eppure sento di non poter più mettermi a tavola, se prima non dico l'Angelus.

E d'allora in poi non dimenticò più questa preghiera!

Intanto era sempre viva in Giovanni la sete di studiare e non poteva saziarla. Ovunque andava, portava alcuni suoi libri che trattavano di religione e la grammatica datagli da Don Calosso; e sempre, allorchè precedeva l'aratro, colla destra stringeva la corda dei buoi aggiogati e colla sinistra teneva un libro, dando di quando in quando un'occhiata a quelle pagine. In casa poi, ad ogni momento libero dalle occupazioni, riprendeva senza indugio la lettura. Un giorno il padrone lo interrogò perchè amasse tanto i libri:

- Perchè debbo essere prete!

- Tu prete! rispondevano quei di casa a quest'affermazione mille volte ripetuta. E non sai che per studiare ci vogliono nove o dieci mila lire? Dove le prenderai?... Eh! là, aggiungevano mettendogli le mani sulle spalle e scuotendolo carezzevolmente, se non sarai Don Bosco, sarai Don Bocc (1).

- Vedrete! vedrete! replicava Giovanni.

Una fugace speranza gli brillò nel frattempo. Nel settembre 1828 recavasi alla cascina il sacerdote Moglia, zio del signor Luigi, fratello di Giuseppe e maestro comunale, il quale, osservata cori vivo interesse la condotta del giovane servitore, si profferse di fargli scuola un'ora al giorno. Giovanni gliene fu riconoscente ma potè trarne poco profitto, perchè il buon prete passò nella cascina solo alcun tempo delle vacanze autunnali e precisamente la stagione in cui son più gravi i lavori di campagna. Fu un'altra disillusione! Ciò però non impedì che nel settembre del 1829 non ritentasse la prova.

Anche il Parroco di Moncucco, attento osservatore di ogni passo e di ogni parola di Giovanni, avendo compreso l'ingegno, la memoria e il discernimento del garzone dei Moglia, e l'attitudine sua a riuscir nelle lettere, si era detto pronto a fargli scuola di latino. I padroni gli concessero di andar qualche volta alla casa parrocchiale nelle ore in cui meno urgevano i lavori; ma i giorni di scuola eran troppo rari, la distanza di oltre un miglio, ed egli non poteva assentarsi più di tre ore. Fu un altro tentativo senza frutto.

(Continua).

(1) Giovanni, divenuto poi sacerdote, fece più volte questa medesima predica, che ricordò interamente fino agli ultimi giorni di sua vita.

(1) Bocc nel gergo di Castelnuovo equivale a duro di testa, semplicione, buono a nulla.

DALLE MISSIONI

EQUATORE

Per una visita fino a Mendez. (Lettera di S. E. Mons. G. Costamagna).

Cuenca, 6 ottobre 1914.

CAR.MO E VEN.MO D. ALBERA,

LE due lettere che accludo, una di Don Albino Del Curto, l'altra di Don Giovanni Bonicatti - due piccoli eroi - potranno dare qualche notizia ai lettori del Bollettino. Le sofferenze di questi cari confratelli sono indicibili. Li assista dal cielo Don Bosco!

Io, Deo favente, appena mi guarisca il ginocchio destro, che mi si ammalò durante l'ultimo mio viaggio d'ispezione per cercare una via che mi conduca al Mendez, andrò a Sig-Sig, poscia a Gualaquiza, quindi ad Indanza. Sarà una gita di circa quattro mesi.

L'ultimo viaggio mio durò 16 giorni. Potei radunare il Municipio del Paute e parlare con impegno... ma li trovai discordanti di parere. Gli uni vorrebbero tracciata la via lungo il Paute, gli altri la vorrebbero su pei monti fangosi. E quel che è peggio sono tutti d'accordo nell'osservare che per ora, stante la guerra europea, gli effetti della quale tutto il mondo risente, e la discordia dell'Equatore, che qual sanguisuga succhia il sangue della nazione, non è possibile che il Supremo Governo loro presti aiuto efficace per un'opera di carità.

Da Paute andai, per vie difficilissime, agli estremi confini che toccano la Missione, cioè a Guachapale, El Pan, Palmas, Guariguay, tutti cantoni dispendenti da Paute. N'ebbi belle parole e nient'altro. Esortai quelli del Pan a fare uno sforzo per tracciare una via a Chiupianza (indiada o jivaria, situata fra Mendez e Indanza) ma... sono poverissimi e nulla possono.

Quando sarà che Iddio penserà a noi ? Deh! sia presto !

Io intanto, oltre al cresimare, dovetti farla da parroco per assistere i moribondi: i pochi parroci erano andati a Cuenca per gli esercizi spirituali, e dovetti raccomandar l'anima a più cristiani.

Quasi tutti avevano l'immagine di Maria SS.ma Ausiliatrice nel luogo dominante della loro casuccia. Fu certamente Essa, l'Ausiliatrice, che non li lasciò morire senza sacramenti, dando forza a me, colle mie gambe mezzo slogate, di far a cavallo, per sentieri fangosi e rovinosi, or un'ora, ora due, per potermi portare sul luogo. Deo gratias et Mariae !

Palmas è ancora senza parroco: ma fra breve Mons. Vescovo glie ne manderà uno. A me non bastò l'animo di mandare in quei luoghi sì difficili il mio segretario D. Saez e restarmi soletto nei pericolosi viaggi che mi toccherà fare.

In quelle remote popolazioni ho riconosciuto, oltre alla devozione all'Ausiliatrice, che i Missionari Salesiani han piantato e coltivato, anche una gran fede. Ho visto non solo uomini, ma eziandio donne traversando il fiume El Pan, vicino alla foce sua nel Paute, aiutate da grossi pali, lottare contro la corrente, per non perdere la Messa alla Domenica. E notare che dopo aver traghettato il fiume, che è davvero dura pena, saliron a cavallo e poi dovettero fare ancor due ore a piedi su per la difficile erta onde. arrivare alla misera Chiesa parrocchiale dei Salesiani!

Meritano certamente la palma! Che lezioni per certi civilizzati, che anche a pochi passi dalla Chiesa, non trovano mai tempo per arrivare a tempo!

Qui a Cuenca cominciano le scuole elementari esterne. Le benedica Iddio, la Vergine, D. Bosco... e D. Albera, ma specialmente benedicano le Missioni e i Missionari!...

Aff.mo GIACOMO, Vescovo.

La nuova fondazione di Indanza.

Ecco le notizie che recano le due lettere accennate. Il Missionario D. Albino del Curto scrive:

Due mesi di silenzio profondo in questa foresta così intricata, sotto alcune foglie di palma fra quattro pali di chontaruru, ben possono imprimerci il sigillo di insigni cenobiti.

Si direbbe che in questo vasto mondo, siamo soli, se i ripetuti colpi di scure dei dieci falegnami non perturbassero ad ogni tratto questa solitudine.

Vorrei depositare nel suo cuore paterno e compassionevole tutte le pene fisiche e morali di questi sessanta giorni, ma non sarebbe cosa facile nei pochi momenti di cui dispongo. Ci sostenga, amatissimo padre, colle sue efficaci preghiere. La costruzione della casa, in mezzo ad luna foresta vergine, senza strade di comunicazione, senza la mano di un coadiutore, che mi aiuti nella trasmissione dei viveri per i lavoranti che qui abbisognano, è opera molto faticosa.

Come dissi in un'altra occasione, la spesa totale non supererà certo i mille scudi. Ho ricevuto 300 sucres. Con altri 7oo l'opera sarà finita, coll'aiuto del Signore, al termine di dicembre od al principio di gennaio....

Nell'altra lettera D. Bonicatti scrive:

Son omai più di due mesi che mi trovo in Indanza, e quante peripezie ho già passate ! Però ho visto che il Signore, permettendo le pene, non tralascia di colmarci nel medesimo tempo delle sue benedizioni: basta che si lavori per sua gloria. Il viaggio fu penoso non poco; pareva che gli elementi della natura congiurassero contro di noi. E giunti in Indanza quante privazioni ebbimo a provare! Eppure non mancarono le consolazioni. Per es.: alcuni giorni dopo del nostro arrivo, s'infermò gravemente un peone dell'azienda di D. Luiz Rios, e io che mi trovava proprio là, ebbi il conforto di amministrargli i sacramenti e di assisterlo nell'ora estrema.

Che dirò delle sofferenze di D. Albino? Specialmente nel mese di agosto e in principio di settembre, quante marcie faticose ha dovuto sostenere mentre grandi e continue pioggie rendevano difficile il cammino, sia per trovare il posto ove erigere la Casa della Missione, sia per procurare i viveri per noi e pei peoni. S'immagini che circa 20 giorni or sono ebbe il coraggio di ritornare da Sigsig fino ad Indanza a piedi, perchè del cavallo che aveva a disposizione dovette servirsi pel trasporto delle vettovaglie. Lo vidi arrivare estenuato di forze, tutto inzuppato d'acqua e fango, stanchissimo.

Ieri stesso era partito per Gualaceo per la stessa cagione, disposto a fare il viaggio a piedi quando venne a sapere che il peone che stavamo da parecchi giorni aspettando, facilmente sarebbe ritornato in breve tempo, col necessario dei viveri; cosicché stamane lo vidi con soddisfazione ritornare al nostro rancho.

Se vedesse che vita meniamo! Pensava varie volte fra me: Se venisse Monsignore a visitarci, come ci compatirebbe e riderebbe ad un tempo! Si vive alla patriarcale! Si lavora e si dorme in un palazzo stupendo qual è il nostro rancho, formato di tronchi con poca paglia per tetto. Per salire al piano superiore, cioè alla regale stanza che serve per dormitorio comune e per riporre le cose pubbliche e private, abbiamo una scala che non si trova certamente in nessuna reggia: è tutta d'un pezzo, cioè d'un tronco d'albero dentellato ; io le prime volte aveva paura di salirvi e preferiva dormire al suolo. E la stanza che forma il gran piano superiore ha due specialità: non ha porte nè finestre, ma, in compenso, un pavimento mobile. È quì che ravvolti nel poncho di lana e in una coperta, poggiando il corpo nel soffice materasso d'un altro poncho di tela impermeabile, possiamo, vegliando bene spesso, contemplare le stelle che benefiche brillano nel firmamento!

Mentre scrivo, sono vicino a me due Jivaros. Ho già, come meglio so, fatto loro un poco di catechismo nel loro idioma. Il Signore supplisca colla sua grazia...

MATTO GROSSO (Brasile)

I trionfi della Fede tra i Bororos.

(Lettera del Sac. Antonio Colbacchini).

Colonia S. Cuore, 4 settembre 1914. AMAT.MO SUPERIORE E PADRE,

NEL giorno di Maria SS. Ausiliatrice le venti famiglie di questa Colonia che erano ancor pagane ricevettero dal nostro rev. Sig. Ispettore D. Antonio Malan, ora Vescovo di questa nuova Prelatura, il santo battesimo e legittimarono col sacramento il matrimonio. Di tutto sia onore e gloria al Signore! Fu una festa così bella e cara che non si cancellerà mai più dalla memoria nostra e dei nostri cari selvaggi.

Come era commovente vederli tutti compresi dell'atto che stavano per compiere! Strappava le lagrime il sentire dalle loro labbra le espressioni più delicate. Per tempissimo mi si presentò un giovanetto e mi disse

- Oh! come fu lunga questa notte! Io guardava sempre il cielo per vedere se imbiancava, e mai!... mai!... Cercava la stella del mattino e non appariva mai!....

Un altro lo interruppe:

- Non dir così a me... Anche a me pareva che non dovesse mai venir giorno!... Io ho fatto un sogno e mi pareva d'essere in chiesa e mentre il Missionario stava per versarmi l'acqua ecco che mi sveglio e vedendo che non era vero, mi voltai indispettito dall'altra parte, ma il sonno non mi venne più...

Un terzo scherzando soggiunse:

- Ed io? non ve lo voglio dire, ma tre volte, quando il gallo cantava, pensando fosse ora, infilai i calzoni nuovi che il Missionario mi ha dati e mi avviai in fretta alla chiesa... poi vedendo tutto in silenzio e oscuro mi davo dello stolto e tornava nella capanna.

Un altro, già cristiano e che doveva fare la 1a Comunione, continuò

- Io invece aveva paura che mi avvicinasse il genio del male e per questo quando mi svegliava mi faceva il segno di croce come il Missionario ci ha insegnato e poi mi girava dall'altra parte. Ho passato tutta la notte facendomi segni di croce e girandomi continuamente da una parte all'altra!...

Una giovinetta, che doveva ricevere pur essa per la prima volta il Pane degli Angeli, soggiunse ingenuamente

- Davvero questa notte non passava più! Aveva sonno e non voleva dormire! aveva paura di dimenticarmi di quello che il Padre ci disse ieri, per ricevere bene Gesù!.. aveva paura che col sonno svanisse tutto...

Lo stesso bravo Cacico Maggior Michele, com'ebbe fine la cerimonia:

- Padre, mi disse; sei contento ora?

- Sì, risposi. E, perchè me lo domandi?

- Non vedi? soggiunse, ora siamo tutti cristiani; in tutti è il Signore; ora la Colonia è tutta di Dio!

L'assicuro, amato Padre, che quello fu il giorno più bello della mia vita.

E la loro perseveranza raddoppia la nostra contentezza. Son passati omai quattro mesi e posso dirle che si conservano buoni.

Oh! come ci conforta il vederli tutti uniti mattino e sera recitare le orazioni, la domenica accorrere tutti alla S. Messa e all'istruzione, e durante la settimana al Catechismo!

Come è bello e consolante il veder la loro frequenza alla santa Comunione! in media abbiamo più di 30o di Comunioni la settimana ed essi presentemente non son più di 15o.

Dopo la bella festa di Maria SS. Ausiliatrice il nostro carissimo Mons. Malan partì alla volta di Cuyabà e Rio de Janeiro e noi cominciammo con fervore il mese del S. Cuore di Gesù.

Alla festa tenne dietro l'esodo annuale per le foreste. Quest'anno però essendo tutti Cristiani e non volendo lasciarli abbandonati e privi degli aiuti spirituali, li seguii anch'io accompagnato da due confratelli, anche per togliere un po' l'orrore che hanno pel gran Rio das Mortes, e pei terribili loro nemici che nelle foreste oltre il fiume hanno le loro aldee.

Partimmo tutti senza eccezione. E come furono buoni! Mattino e sera non mancarono mai di recitare insieme sulle rive del maestoso fiume le loro preghiere e nelle domeniche di assistere alla S. Messa e di accostarsi alla S. Comunione.

Anche nei giorni feriali le Comunioni non erano poche; ebbi la consolazione di dispensarne ogni giorno circa una trentina.

E l'allegria e l'armonia più invidiabile era sempre tra loro, quasi formassero una sola famiglia. Un giorno gli uomini andarono insieme colle donne in cerca di una specie di palma, il cui midollo è per loro una delle cose più gustose e squisite. Ritornarono con gran copia di questa leccornia ed anche con alcuni cinghiali.

Era giorno di festa, e fu pranzo sociale! Nel mezzo della foresta, ove avevano in giro improvvisate le loro capanne, gli uomini, non appena tornati dalla caccia si affacendarono per allestire quanto avevano portato, e le donne per portar legna pel fuoco e riempire di acqua le loro grandi pentole di terra cotta. In brev'ora tutto stava cuocendo. Quando ogni cosa ornai era all'ordine, stesero per terra alcune foglie di palma formandone come un bel tappeto ove si recò un giovanetto e si mise a gridare il nome di ciascuno invitandolo solennemente al banchetto. All'invito rispondeva un fischio di approvazione ed appariva l'invitato, recando, o lui o la moglie che lo seguiva, una specie di paniere fatto con foglie di palma, contenente la frutta e le altre vivande che la donna aveva preparate.

Giunti nel mezzo depositavano il paniere presso l'araldo e ognuno ritiravasi in circolo.

Anch'io fui chiamato, anch'io risposi col mio fischio e mi avanzai portando il mio contributo in un po' di rapadura (o pani di zucchero non raffinato) e di tabacco.

Quando tutti si furono radunati, il primo araldo si mise a sedere e se n'avanzò un secondo il quale cominciò a chiamar nuovamente tutti quanti per ordine di grado e dignità. Il primo ad essere chiamato fui io, e quegli com'ebbe la mia risposta, s'avanzò, mi prese per mano e mi fece sedere nel mezzo. In seguito chiamò il Cacico Capitano Maggior Michele e colle stesse cerimonie lo fece sedere vicino a me e quindi chiamò tutti gli altri, dando a ciascuno il proprio posto.

Finita questa cerimonia, il cacico prese a dispensare le vivande, tenendo anche in questo l'ordine di dignità, ma dopo averne serviti tre o quattro invitò tutti gli altri a servirsi. In fine fece un gran segno di croce dicendo:

- Ora siamo cristiani e tutti dobbiamo far così prima di mangiare...

Tutti approvarono e lo imitarono segnandosi con divozione, e cosi, fraternamente uniti, cominciò il banchetto allietato a quando a quando da qualche canto.

A me pareva un sogno! ero commosso nel vedermi là, divenuto anch'io per loro invito quasi un di loro, ma era ancor più contento e commosso nel vedere in tutti la più schietta allegria, frutto della grazia del Signore che regnava nei loro cuori. Il mio pensiero volava ai tempi passati, quando essi, pur radunandosi a banchetto, lo facevano precedere di canti e danze superstiziose.

Passai così quasi un mese tra le foreste. Raggiunsi nuovamente la grande Cascata Pio X, scoperta l'anno scorso; e durante il viaggio morì un bimbo, un angioletto che ci lasciò per volare al cielo. Or là, ai piedi d'una palma, riposa la sua tenera spoglia protetta da una Croce! Benedica egli la terra che la raccolse, e ne sia dal cielo l'Angelo protettore!

Mentre le scrivo, tutti son nuovamente raccolti nella cara Colonia, per incominciare colle nuove piantagioni, che si fanno in questo mese, un nuovo anno.

Appena giunti ci rattristò assai la notizia della morte del Sommo Pontefice Pio X; e subito abbiamo cércato un po' di conforto nel compiere il nostro dovere di figli, indirizzando all'Altissimo preghiere e suffragi per l'anima sua. Che il buon Dio dia alla Chiesa un nuovo Papa secondo il suo Cuore e doni alla sua Sposa Immacolata pace e trionfo... Ecco il voto del povero Missionario!

Amatissimo Padre, chiudo questa lettera col raccomandare alla sua carità questa missione e questi poveri selvaggi. Qua e là sbocciano, è vero, vaghissime rose, ma le spine delle quali son coperte sono pungenti. Preghi perché la grazia di Dio trionfi! Questi poveri selvaggi sono ancor deboli nella fede, e dànno, per la via del cielo, appena i primi passi di un bambino inesperto. Non permetta il Signore che abbia a perdersi il frutto di tante fatiche !

Approfitto di quest'occasione per presentarle, rev.mo Padre, sinceri, affettuosissimi e rispettosi auguri e voti pel S. Natale, auguri e voti di ogni grazia e benedizione per Lei, per i Superiori e Confratelli tutti, e per tutta la cara ed amata famiglia dei nostri Cooperatori!

Ci benedica e preghi sempre per noi. Tutta suo in Corde Jesu

Obbl.mo figlio

Sac. ANTONIO COLBACCHINI.

CINA

L'Orfanotrofio dell'Immacolata in Macao.

Suo rifiorimento e suoi frutti, Macao, 24 ottobre 1914. REV.MO ED AMAT.MO PADRE,

FORSE tra i buoni Cooperatori che si interessano dell'opera nostra in Cina

E più volte sarà sorto il dubbio: - « E che fu del primo Istituto Salesiano nella Cina? esiste ancora o non si è più riaperto?

Si, esiste ancora, anzi va rifiorendo di nuova vita e prendendo uno sviluppo consolante. dopo circa due anni di traversie, rifornito di nuovo personale, essendo l'antico già quasi tutto sparso per la Missione dell'Heung-Shan, esso risorse in un locale più ampio, messo a nostra disposizione da Sua Ecc. Rev.ma, il Vescovo della diocesi, e non solo coi laboratori già esistenti, di sartoria e calzoleria, ma altresì colle nuove scuole di tipografia, legatoria, e tessitura, nonchè con una piccola scuola commerciale.

Il locale in cui si riaperse, pareva abbastanza ampio, ma ben presto lo abbiamo visto diventare insufficiente al bisogno. Contavamo infatti di non oltrepassare pel primo anno il numero di 5o alunni ricoverati, ma subito si dovette salire a ho, poi a 70, quindi a 8o, ed ora, dopo un anno e mezzo dalla nuova apertura, con 120 alunni la casa è diventata piccola, anzi molto piccola all'uopo, mentre le domande crescono, tanto da parte dei cristiani come dei pagani, di Macao e di fuori.

Tra i pagani si accettano di preferenza quelli che son mandati dai missionari, perchè questi possano avere un mezzo per amicarsi le famiglie, le quali, vinte dal benefizio che si fa ai loro figli, finiscono per farsi anch'esse cristiane. L'anno scorso per esempio, alla festa di Maria Ausiliatrice battezzammo 12 alunni, ed ora le loro famiglie stanno già in parte studiando la dottrina per essere a suo tempo anch'esse battezzate.

Quest'anno accadde quasi lo stesso, e molti altri ne stiamo preparando, che spero diano tutti buon risultato. Quanta bella messe potremmo raccogliere se avessimo locale e mezzi sufficienti, per ricoverare tanti altri che si presentano pieni di buona volontà!.. Quasi tutte le autorità locali sono assai benevole con noi, vengono volentieri a visitare l'istituto, e ci favoriscono come meglio possono.

Anche le autorità cinesi ci si mostrano quanto mai diferenti. A Seak-Kei, capitale del distretto di Heung-Shan, nell'occasione di una gita fatta colà, fummo ricevuti con ogni cortesia ed onore dal mandarino del Distretto che prima un po' incerto sulle nostre intenzioni, poi visti i sentimenti schietti che ci animavano nella visita che gli facevamo, ed osservando il fare educato e spigliato degli alunni, finì coll'entusiasmarsi e coll'ordinare un abbondante rinfresco per tutti, ed invitò a pranzo con sè il personale dirigente.

Ciò che entusiasma nelle nostre gite è sempre la banda, che è ornai conosciuta e stimata in quasi tutto il Koang-Tung, e, invitata in quasi tutte le feste civili e religiose dei dintorni, ha la palma sulle altre concorrenti.

Non è molto tempo che fece la sua comparsa alla festa del venticinquesimo anniversario della fondazione di un importante collegio nella città di Cin-San. Quella festa era così bene organizzata, come non si sarebbe potuto desiderare meglio in Europa; il Comitato era tutto composto di persone che avevano fatti i loro studi all'estero: e la nostra banda disimpegnò il suo ufficio mirabilmente, applauditissima da tutti gli intelligenti. Finita l'accademia commemorativa vi fu un concorso tra alcune squadre ginnastiche: e la nostra si presentò per la prima con un programma così vario ed eseguito così bene, che strappò i più fragorosi applausi, talchè dopo noi nessuno osava più presentarsi.

Ora che la Cina va entrando in un nuovo ordine di idee non crediamo che sia illusione il credere che la piccola opera nostra, mentre da un lato coopera efficacemente all'evangelizazione, dall'altra apporti anch'essa il suo piccolo contributo alla civilizzazione del paese. Voglia il Signore che non sia lungi il tempo in cui si possano aprire altri istituti congeneri nei principali centri di questa vasta contrada. Non è raro udire che i Cinesi sono senza cuore e che corrispondono poco ai benefizi ricevuti. Ciò può avere un fondo apparente di verità; tuttavia convien notare che una gente di altra razza, di altra indole, di altri usi, non sempre può stimar benefizio quello che noi stimiamo di fare in loro favore; un indiano ad esempio, avendo orrore alle scarpe, non si stimerà certamente beneficato se gliene regalate un bel paio, pregandolo a calzarle.

Così può avvenire che noi volendo indurre i Cinesi a pensare, a desiderare, ad agire, come facciamo noi, ad amare quello che noi amiamo, ad occuparsi in quello che noi preferiamo, molte volte li mettiamo in un certo stato di violenza da cui desiderano vedersi liberi appena possono per darsi a quanto credono più conforme alle proprie tendenze.

Se invece vengono educati lasciandoli per quanto si può nel loro ambiente, allora non solo corrispondono ma si affezionano anch'essi. Noi, per quel poco che abbiamo fatto a loro riguardo, non abbiamo motivo di lamentarci. Degli alunni che noi abbiamo avuti nel primo periodo della nostra istituzione molti sono già a posto ed abbastanza bene e non tralasciano di continuare la più viva relazione con noi, tornano sovente a visitarci, ricordano con piacere gli anni passati nell'istituto, ricorrono con fiducia a noi in ogni importante circostanza

della loro vita, e noi pure possiamo ricorrere a loro, sicuri di trovarli ben disposti ad aiutarci in ciò che è loro possibile.

Anche gli altri, che appartenendo al secondo periodo della nostra istituzione stanno ancora sotto la nostra direzione immediata, corrispondono alle nostre cure con amore e riconoscenza. Basti un esempio. Ogni anno si fa la festa del dìrettore, e questa consisteva già fin dalle sue origini in una messa con Comunione generale al mattino, poi in una dilettevole passeggiata. Quest'anno, due mesi prima che arrivasse il giorno atteso, una Commissione dei più grandicelli si presentò al prefetto od amministratore dell'istituto con questa ambasciata:

- Noi conosciamo quanto il direttore e tutti i superiori fanno pel nostro bene, e siamo lieti che venga l'occasione in cui possiamo manifestar ad essi i sentimenti della nostra gratitudine. La festa però, come s'è fatta fin qui, fu sempre un atto di benevolenza del direttore verso di noi e non un atto di riconoscenza nostra verso di lui, quindi non ci piace.

- Ebbene che volete fare?

- Noi siamo poveri, e non abbiamo nulla da presentare ai superiori, perchè tutto riceviamo da loro, tuttavia ecco il nostro programma: intendiamo, prima di tutto, di prepararci con una buona condotta durante questi due mesi, e noi che siamo i più grandi cercheremo di usare anche tutta la nostra influenza sui più piccoli....

- Va bene, e poi?

- Desideriamo che quel giorno un dei principali superiori della casa dica la messa della Comunità e quanti siamo cristiani faremo la santa Comunione.

- Va bene, ed altro ?

Vorremmo la messa cantata dal Direttore; è vero che non siamo musici, ma sacrificheremo la mezz'ora di riposo del dopo pranzo per imparare una piccola messa in musica.

- E poi?

- Poi vorremmo che uno dei Missionari facesse il panegirico di S. Luigi dopo il Vespro. Basta?

Vorremmo far anche l'illuminazione. Ma, e i palloncini?

Offriamo le nostre mancie settimanali per comperare la carta e l'occorrente; e cinque o sei di noi per turno staran su a lavorare qualche ora ogni sera.

- Benissimo!

- Vorremmo poi chiudere la serata con un concerto musicale frammezzato da esercizi di ginnastica, anzi per questo desidereremmo si facessero alcuni programmi per il pubblico e si lasciasse l'entrata libera, affinchè anche il pubblico possa vedere come amiamo i nostri superiori!

-- Fare un concerto musicale? voi che siete sempre tanto restii alla musica ed alla ginnastica...

- Non tema: ci metteremo con tutto l'impegno; dica pure ai maestri che non abbiano paura a farci sgobbare!

- Ma tutto ciò porterà molto lavoro, e voi grandicelli non siete molti, sui piccoli non potete contare, e l'illuminazione, il canto, la ginnastica, la banda, tutto peserà sopra di voi; come potrete resistere a tutto?

- Non tema! faremo ogni cosa, dovesse costarci qualunque sacrifizio. Loro non han fatto il sacrifizio ben più grande di venire da terre tanto lontane per far del bene a noi?...

Prima di accondiscendere ai loro desideri il prefetto volle indagare se la Commissione esprimeva veramente il desiderio comune e specialmente se era proprio spontanea, e avendo riconosciuto che essa era di loro intera iniziativa, non solo accondiscese ma li aiutò efficacemente e col consiglio e colla borsa, affinché potessero mandar ad esecuzione il loro programma.

Io, infatti, benchè non dessi cenno di avvedermene, li vidi lavorare con affetto e con amore per lo spazio di due mesi, e quel che più mi piacque si è che, essendosi lasciata loro in questa faccenda una certa autonomia, non vi fu mai il più piccolo litigio, ed ognuno andò a gara per fare riuscir la cosa nel miglior modo possibile.

La sera della festa erano stanchi e trafelati per la fatica ma raggianti di gioia per esser riusciti nel loro intento: e il pubblico che assistette numeroso al loro saggio, ammirò la loro destrezza ed abilità, e restò ancor più ammirato quando seppe che la festa era stata tutta d'iniziativa degli stessi alunni e frutto di un sentimento di cui credevano incapace l'animo cinese, « la gratitudine! ».

Oh se anche la Cina si persuadesse che il suo avvenire sta nell'educazione della gioventù, basata, ben inteso, sulla dottrina e sulla carità cristiana!...

Eccole, amatissimo Padre, alcune notizie, le quali, benché ordinarie, tuttavia siccome dànno testimonianza della vitalità della nostra prima opera in questo lembo dell'Estremo Oriente, forse non saranno discare ai lettori del Bollettino.

Ci benedica tutti e ci creda sempre suoi affezionatissimi figli. Di Lei

Dev.mo in Corde Jesu

Sac. LUIGI VERSIGLIA.

Essendo il tempo in cui molti benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici sogliono - conforme- il Regolamento della Pia Unione - inviare la loro libera offerta annuale per il Bollettino e le Opere Salesiane, vivamente li preghiamo a volerla indirizzare unicamente e direttamente al nostro venerato Superiore Rev.mo Sig. D. Paolo Albera, Via Cottolengo, 32, Torino.

Contemporaneamente abbiano la cortesia d'indicare, ove occorra

1) le correzioni necessarie al proprio indirizzo, unendo in questo caso la fascetta colla quale ricevono il periodico, debitamente corretta ;

2) il nome, di quei Cooperatori defunti all'indirizzo dei quali vedessero che si continua l'invio del periodico;

3) il nome, cognome e indirizzo esatto, e chiaramente scritto, di coloro che desiderano essere ascritti fra i Cooperatori.

Preghiamo in fine a respingere le copie che taluno ricevesse erroneamente duplicate o triplicate, scrivendo sulle fascette l'annotazione: duplicato.

IL CULTO di Maria Ausiliatrìce

NEL SANTUARIO I restauri.

La parte esterna è quasi interamente compiuta. Manca soltanto la facciata, alla quale non si è posto ancor mano ; attendiamo, per farlo, concorde e generoso, il contributo dei benemeriti nostri Cooperatori. Deh! che esso non ci venga meno, altrimenti l'opera resterebbe forzatamente incompiuta, e chi sa per quanto tempo...

III° Funzione solenne per la pace e pel S. Padre.

Anche questa volta la solenne funzione indetta per la commemorazione mensile di Maria Ausiliatrice nel suo Santuario rivestì un imponente splendore. Ad accrescere la pietà dei fedeli contribuì efficacemente l'annunzio che la pia cerimonia sarebbe stata indirizzata al Signore non solo per la pace e secondo le intenzioni del S. Padre in generale, ma particolarmente per ottenere all'Augusto Pontefice ogni benedizione celeste nel 60° suo compleanno. E del S. Padre parlò con accento di filiale riconoscenza il rev.mo Rettor Maggiore dei Salesiani Don Paolo Albera, che celebrò la S. Messa e, per benigna concessione, impartì anche, prima di quella Eucaristica, la Benedizione Papale. Al rito solenne presero parte numerosissimi fedeli, le rappresentanze di tutti i Circoli degli Oratori Salesiani della città con i propri vessilli, tutti gli alunni interni dell'Oratorio di Via Cottolengo, con quelli delle Scuole Professionali Don Bosco al Martinetto e del Collegio pareggiato di S. Giovanni Evangelista, nonchè gli alunni e i professori del Seminario delle Missioni Estere in Valsalice. Commoventissimo lo spettacolo di profonda pietà dato dal gran numero di fedeli che si accostarono alla Mensa Eucaristica.

Pellegrinaggio spirituale.

Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario-Basilica di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni, che si celebreranno in questo mese nel Santuario, avremo questa intenzione generale

Continueremo a Pregare con le più vive istanze la Vergine Santa, che fu in ogni tempo l'aiuto della Chiesa e del Popolo Cristiano, perchè voglia ricondurre la Pace in mezzo al mondo, e benedire a fotte le sante intenzioni del Sommo Pontefice BENEDETTO XV.

GRAZIE E FAVORI

Maria Ausiliatrice mi ha guarito (*)

Quanto è vero, o Maria, che ascolti la preghiera di chi si rivolge a te con fiducia! Il giorno 4 del p. p. giugno mi ammalai per forti emorragie, che andarono sempre crescendo, finché il giorno 9, dopo una forte crisi, il medico che con tanta cura mi assisteva temette assai per la mia esistenza.

Con tutto lo slancio della mia anima mi posi nelle mani di Maria Ausiliatrice, e all'indomani, che era anche il primo giorno della novena del Cuore Sacratissimo di Gesù, insieme con gli alunni ed aiutato dalle preghiere di tanti cari Confratelli e buone persone, pregai perchè mi fosse concesso di poter guarire onde lavorare ai bene delle anime.

Come per incanto le emorragie cessarono, ed il giorno 18, ultimo della novena, lasciava il letto facendo meravigliare quanti mi avevano visto nei giorni passati.

Ed ora, o Maria, con il cuore pieno di gratitudine, ti rendo pubblicamente le più vive azioni di grazie, chiedendoti solo di poter lavorare da vero figlio di D. Bosco, a gloria del Sacratissimo Cuore del tuo adorabile Figlio, e ad estendere sempre più la gloria del tuo potente Nome.

Roma, 24 novembre 1914.

Sac. GIOVANNI PAGANI.

Torino. - Da dieci mesi gemevo in letto colpita dalla grave malattia dei calcoli biliari al fegato, con itterizie permanente, ed era continuamente straziata da atroci dolori. I medici avevano esaurito inutilmente i più potenti ritrovati della scienza... Mi consigliarono l'operazione, ma essi pure la dichiararono assai pericolosa. A tale notizia rimasi esterrefatta, e preferii la morte piuttosto che subire l'incerta operazione. Ed era già ridotta ad uno scheletro, e rassegnata attendevo la mia ultima ora, quando essendo incominciata la novena per la festa di Maria SS. Ausiliatrice, io, benchè pronta a fare la volontà di Dio, pensai di esperimentare la immensa bontà di Maria e con viva fiducia la supplicai a venire in mio soccorso, promettendole di pubblicare la grazia e di fare un'offerta pel suo Santuario. Oh bontà eccelsa di Maria!... Ciò che non potè la scienza, fu compiuto dalla Regina del Cielo. Dopo pochi giorni fui, si può dire, miracolosamente liberata dai calcoli della grossezza d'una noce, con indicibile stupore dei medici e dei circostanti. Dopo alcuni giorni entrai in convalescenza, ed ora mi trovo completamente guarita.

Accetta, o Maria, l'inno della mia eterna riconoscenza e sii sempre tu sola la mia dolce speranza.

24 agosto 1914.

della Beata Vergine, cui calorosamente invocai nel grave frangente. Sia per sempre benedetta e ringraziata così buona e potente Ausiliatrice dei Cristiani.

24 ottobre 1914.

Sac. MAGGIORINO BORGATELLO, Missionario Salesiano della Terra del Fuoco.

Torino. - Maria Ausiliatrice è proprio la Tesoriera delle grazie. Due anni or sono mio figlio era affetto da una fistola, dalla quale a giudizio del Dottore non sarebbe guarito senza operazione. Ricorsi a Maria SS. Ausiliatrice colla novena suggerita dal Venerabile Don Bosco e il figlio guarì senz'atto operatorio.

Quattro mesi or sono abbiamo avuto una questione d'interesse tanto intrigata, che non sarebbe finita senza una lite lunga e costosa. Mettemmo la causa nelle mani di Maria SS. Ausiliatrice colla promessa di pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano e di fare un'offerta per i restauri del Santuario di Valdocco. Avvicinandosi la festa di S. Anna supplicammo anche questa gloriosa Santa perchè in unione del Venerabile D. Bosco ci ottenesse da Maria Ausiliatrice la grazia tanto sospirata, e noti fu vana la nostra speranza; il giorno della festa di S. Anna incominciarono le trattative, ed il 14 agosto, vigilia dell'Assunta, si ebbe la soluzione felice. Adempiamo la promessa fatta ed invochiamo Maria SS. Ausiliatrice a tenerci sempre sotto il suo valido patrocinio.

25 agosto 1914.

Una Cooperatrice.

Torino. - Avendo promesso a Maria Santissima Aussiliatrice di pubblicare sul Bollettino Salesiano, la grazia ottenuta della guarigione veramente miracolosa del mio bambino, ammalatosi il passato gennaio di bronco-polmonite, sciolgo oggi il voto, mantenendo la promessa. Dopo giorni e notti passati al suo capezzale e dopo che i dottori erano ricorsi a tutte le risorse della scienza inutilmente, non sperai più che nell'aiuto divino e pregai con tutto il cuore Maria Santissima di salvare la mia creatura. falla benignamente volle ascoltarmi e subito dopo la preghiera il povero piccino stette meglio e così, progredendo di giorno in giorno nel miglioramento, guarì completamente. Voglia la Vergine Santa accordarmi ancora la sua protezione della quale ho tanto bisogno!

9 ottobre 1914.

GARABELLO MARGHERITA.

Torino. - Sono riconoscentissimo verso Maria Ausiliatrice per tanti favori, ricevuti dalla potente sua intercessione presso Iddio, durante i miei 25 aiuti di missione nella Patagonia Meridionale e Terra del Fuoco; in particolare per avermi liberato due volle da sicuro naufragio nel guadare fiumi a cavallo: una volta nel Rio Gallegos della Patagonia, un'altra nel Rio Grande della Terra del Fuoco. Fui salvo veramente per miracolo

GEMMA LA FERLA.

Torino. - L'anno scorso, appunto di questi giorni, mi ammalai gravemente di tifo. La febbre e il delirio mi tormentavano assai e le settime si succedevano, aumentando la violenza del male che era causa di grande apprensione per i miei cari e per il medico curante. Con il progredir della malattia, ad aumentare il pericolo sopravvennero gravi complicazioni le quali mi ridussero in tali condizioni che più volte mi si credette agonizzante.

La grazia della mia guarigione era affidata alla Celeste Dispensiera d'ogni favore, alla Vergine Santissima, Aiuto dei Cristiani; per questo ap punto, malgrado tutta la terribile violenza del male, io potei ricuperare la salute.

Con l'inno della gratitudine filiale alla Vergine Ausiliatrice ripeto quello della Sua gloria potente e della Sua materna bontà.

4 settembre 1914.

ALESSIO DEMICHELIS.

Condove (Torino). - Davvero non si ricorre mai invano alla protezione della Celeste Regina! L'anno scorso una persona a me carissima si ammalò di bronchite e peggiorava di giorno in giorno, tanto che si temeva seriamente della sua salute.

In tanta angoscia, vedendo inutili i rimedi della scienza umana, mi rivolsi con fervore all'Ausiliatrice, promettendole, se fossi esaudita, di render pubblica la grazia e di inviare al Suo santuario mia piccola offerta.

L'ammalata infatti guarì perfettamente e continua a star benissimo; e riconoscente si unisce a me per render grazie di così segnalato favore!

Anche poco tempo fa, oppressa da una tristezza che non sapevo spiegare né vincere, torturata da incubi e da pensieri tristissimi, pregai la Consolatrice degli affitti ad ottenermi la passata tranquillità ed anche questa volta fui esaudita.

Infinite grazie perciò Ti rendo, o gran Madre!

12 settembre 1914.

ANNA MARIA CORDOLA, Insegnante.

Torino. - « A Voi, o Maria Ausiliatrice, affido mio figlio! » così esclamai quando ai primi di dicembre del 1912 il mio Fausto, sottotenente, parli per Derna. Egli vi stette circa un anno, partecipò a numerosi combattimenti, e la protezione di Maria Ausiliatrice su lui, in modo miracoloso, si palesò nella terribile battaglia di Sidi-Garbaa, alla quale partecipò il 16 maggio 1913. Il suo reparto esposto al micidiale fuoco nemico combattè con grande valore, quantunque attaccato contemporaneamente da tre parti: ed a mio figlio venne conferita la medaglia d'argento al valor militare. Porgo alla Vergine Ausiliatrice le più calde espressioni di gratitudine per averlo sempre protetto e salvato da infiniti pericoli e vivamente La prego di continuare a proteggerlo nella sua carriera.

Ottobre 1914.

TERESINA GHEMI ZORZOLI.

Nizza Monferrato. - Una grave e penosa malattia mi tormentava tratto tratto, quando, improvvisamente, un attacco più forte degli altri mi ridusse -- in pochi giorni - in fin di vita. Vista vana ogni altra cura, mi raccomandai fervidamente a Maria SS. Ausiliatrice, alla quale feci pure innalzare preghiere da altri, interponendo intermediario il Ven. Don Bosco, ed in breve potei rimettermi in grado di subire una pericolosa operazione che ebbe pure esito felice; talchè ora mi trovo completamente guarita. Grazie adunque, o Maria, non solo per questa mia guarigione, ma anche per quella di mio marito che cadde anch'esso gravemente malata un anno dopo di me.

22 novembre 1914.

S.

Ottennero pure grazie da Maria SS, Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:

A") - Abbiategrasso : Angelina Vigevano, 25 - Aci Catena: Maria Soldano in Catena, 5 -- Agliè Canavese : Giuseppina Gedda - Alba : Teresa Carlotta, io - id. : R. R., 5 - Alessandria : Maria Cristina Mignone, 5 - id. : Dante Bergi, 2 -Alice Castello : Giovanni Santhià - id. : Francesca Massara, 4 - Aosta: I. B. I.; r5 - id.: Carolina. Tucci, 5 - Arcore : Teresa Levati, 2.50 - Ascoli Piceno : Ernesta Piane, io - id.: Suor Carmela Sinibaldi, 5-Asti: Igino Ottaviani, i.50--Atzei Maria Vittuz, 24 - Ayas : Maria Cesarina Chasseur, Ioo.

B) - Bandita di Cassinelle : Antonietta Guala, 5 - Barcellona Sicula: Maria Rosa Marzo, 2 -Bari: Silvio Palazzini, 5 - Bergamo : Prof. 1). Giuseppe Castelli, 5o - Bernezzo : Rosa Armando, 5 - Berrone : Costanzo Frola - Biella: Adele Magliola in Poma, 25 - Bologna : Ada Pasquali, 5 - Bordighera Torrione : A. Balbo, io - Bosco di Chiesanuova : Rachele Vinco, 2o - Bovoresse (Ticino): Giuseppe Ronchetti, 5 - Brancolino (Austria): Valeria Parisi, 12 - Breno : Giovannina. Alberzoni, 5 - id. : Carolina Vielmi, maestra, 15 - Brianzola : M. C., 15 - Busca : Luigia Garino, 3.

C) - Calamandrana : Angelina Foglino, 4 - Calestano : F. C., io - Camagna : Costanzo De Ambrosis, 5 - Camogli : Maria Nocero, 5 - Camagna Anna Ghirardi, 5 - Casale Monferrato : Antonietta Martinotti, io - id. : A. A., I5 - Casola in Lunigiana : N. N., 20 - Castellar Ponzano : D. Alessandro Battaggi - Castelnuovo Veronese : N. N., io - Castrogiovanni di Sicilia : Padellaro Pietro - id.: Francesca Blanda in Pelletteri, 2 - id.: Serafina Patti, 5 - Catenanova : Carmela Mammaria in Gianninò, 5 - Ceresole d'Alba: Una devota di Maria Ausiliatrice, I5 - Cerrina Monferrato: Corrado Nilda, 2 - Cesano di Ronca : F. C., 3 - Chioggia : Maria Penzo, 15 - Cinto Maggiore Giuseppina Giaduato, 5 - Cisterna di Asti: Enrico Sacco, no - Collecchio : Cornelio Bettoli e Consorte - Collere di Valle di S. Calvo : Daniele Bendotti, io - Collesano: Pietro Pontani, 5o - Comiso : Biagio Giongardi Occhipinti, 5 - Condove : N. N. - Conzano Monferrato : Ernesta Raffaldi, 5 - id. : Antonietta Balzola, 2 - Cossano Canavese : Maria Ciamporcero, 5 - Cotrone : D. Luigi Graziano, io - Cremona : M. E., 15 - Crissolo : Domenica Gontero, 3 - Cursi : Addolorata. Pranzo Ved. De Pietro, 5.

D) - Donnaz : Clotilde Delle Ved. Vicco, 5.

E) - Entrague : Gio. Batt. Mellano, 3.50

F) - Finero : Adelaide Minoletti, 1.50 - Florida : Cesaria Giuliano in Adorno, 5 - Frascati Elia Agnifili, io - Frassineto Canavese: Margherita Vercellino, 5.

G) - Galbiate : Antonio Spreafico, 2 - Gambellara: Domitilla Zin in Vignato, io - Genova

*) L'ordine alfabetico è quello delle città e dei paesicui appartengono i graziati.

Maria Ivaldi, 5 - id.: Virginia Ivaldi, io - id. Giuseppe Destefanis, 3 - id. : Anna Razzetto, 20 - Ghislarengo : Lucia Rivaldo, io - Giarre : Sorelle Castorina, io - Giusvalla : D. Pietro Messimelli, 5 - Gonnostramazza : Evelina Marongiu, .e - Granavolo : Melania Cerani e Maria Bedeschi, i4 - id. : Augusta Bedeschi 5 - Groppoli : Lugia Cavagnada in Trivelloni, 12.

I) - Iolo : Macrina Melani Ved. Be ssi, io - Ivrea: M. C. Rossetti, 2.

L) - Lanslebourg (Savoia) : Dott. E. Ouenda, too - Lequio Bercia : Costantino Sibona, ro - Livigno : Marina Pedrana Ved. Galli, 25 - Lornello : Rosina Bezzi, io - Lu Monferrato : Carletta Ferrero, 5 - Lubareggio (America) : Luigia Bruno, io - Luminico (Gorizia): Maria De Fornasari, 12 - Lumezzane S. Sebastiano : Vittoria Gnatti in Cropelli, 50.

M) - Marano sul Panaro : Orazio Bortolani, 5 - Margarita: Alessandro Gerletti, 5 - MarinascoChiappa: Giuseppe Brozzo, io - Marrubin Maddalena G., 3 - Martinengo : Giuseppe Bergamaschi, 5 - Massa Carrara : Giuseppe Spinetti, 3 - Milano : Angioletta Torre Ved. Fabiano, io - id.: Mario Isola, 25 - id.: Giuseppe Gilardi - id.: Ida Schierani, 5 - Mira bello Monferrato: N. N., 2 - id.: Signora Provera, 20 - id.: Luigia Provera - Molare : Pia Rossi, 5 - Monasterolo di Savigliano : C. C., i - Mondovì : Margherita Olivero, ioo - id.: N. N., 50 - id.: Maddalena Ninuccia in Musso, 4 - Montecchio Maggiore : Carolina Verzara, 5 - Morignone: Lorenzo Bonetti, io.

N) -- Negrar : N. N., 5 - Noli : Maria Antognotti, 2 -Novaglie : Teresa e Maria Poggiani, 7 - Novara: Giuseppe Ravetti, 4 - id.: G. A. R. - Nevi Ligure : Graziosa Torti - id.: Margherita Arona, 5.

O) - Orio : Margherita Gandino, 2 - Oriolo Rosa Zelaschi in Bellinzona, 5 - Orsara Bormida Angiolina Morbelli, 3 - Ovada : Fortunata Carlini, i.5o - Ozzero : Giovannina Biandrate, 5.

P) - Palazzo lo Vercellese : Antonietta Franco, 2 - Palermo : Anna Meli, 5 - Patone (Trentino):

Alice Frapporti, 44,40 - Pellestrina : Giuseppe

Zennaro fu Pietro - Pigra : Cesarina Pianaria, 5 -- Pino Torinese : Giuseppe Berardi, 5 -- Pont Canavese : Adele Roncari - Ponte Ronda : Ersilia Carini, 2.50 - Ponte Ruino : Angelo Cavigioli, io - Porto Maurizio : Augusto Rabotti.

R) - Racconigi : Teresa Alasia, io Ragusa Inferiore: Vincenzino Comitini Arezzo, 25 - Rasa (Svizzera): Marianna Simoni, 5 = Reazzino (Ticino): Teresa Maggini, 15 - Regalbuto : Dott. Carmelo Campione - Rimini : Carolina Valentinotti, 5 - Riva di Trento : Ippolito Righi, 30 - Roà Sottana : Giuseppe Manuello, 5 - Roma : A. Zacchi, 2 - Rubano : Famiglia Pifferi, s o - Russi Virginia Ferignana, i.

S) - Saluggia: Giovanni Gallo, io - id.: B. L., 5 - Saluzzo : Pietro Mario Riccardi - Sampeyre : Maria Giando, 2 - S. Alberto di Romagna Pierino Cavalieri, 5 - S. Basilio : Albina Salta, 3 - S. Bonifacio.- -Vittoria Cola, 3 - Sandrigo : Rita Briani, 5 - S. Giorgio Lomellina : N. N., 2 --- S. Martino di Colle Umberto : Maria De Notai, io -

S. Michele Extra : Ermenegilda Carrara in Perini, 4 - S. Pellegrino Terme : Un. padre di famiglia, 5 - Santhià : Serafina Ardizzone - S. Vito al Tagliamento : Pia Francello - Saronno : Laura Vago, io - Scaldasole : Giovanni Poltroneri, 2 - Schio Luigia Cappellari, io - Senorbi: C. E., 5 - Sepino : Clementina Rongetti, 5 - Serravalle Scrivia: Can. D. Angelo Pallavicini, 17 - Sesto al Reghena: Vincenzo Zampese, io - Settimo S. Pietro : Giovannina De ana in Cara, 5 - Soave : Carolina Basiti in Belleli, 55 - id. : Geltrude Zenari, 5 - Solero : Una pia persona, 50.

T) - Terranova Sicula: Liberata Bonvissuto, 5 - Termini Imerese : Una Cooperatrice - Torino Angela Iano - id.: U. L., io - id.: Carlo Allioni, 3 - id.: Famiglia Gola, 5o -- id.: M. G. - id, Lucia Rivoira e Famiglia, 5 - id.: Domenica Paporel, 3 - id.: Signorina Albenga, 3 - id.: Avv. Giovanni Masuero, 5 - id.: N. N. - id.: Maria Berruto, 2 - id.: M. V., io - id.: Paolo Fervetto, 5 - id.: Rosa Maddalena Frandin, 3 -Torriglia : Giuseppina Bacigalupo, 5 - Tortona Castellotti Paolina, 2 - Treviso : Guglielmo Cagnin, 2 -Trino : R. T. G. - id.: R. G. P. G. Z. -id.: G. L. R. -- Trofarello : Maria Chiara, 2 - id. Maria Soverini, 3 - Troia : Giovanna Lombardi in De Sanctis, 5 - Tuonano Vercellese : Pietro Ravetti, 2.

V) - Valenza sul Po : Pietro Lenti, 3 - Valguarnera Caropepe : Carolina Pellicano, 5 - Valloni Vicentino : Regina Dovigo, 5 - Valtournanche : Maria Eulalia Ottin, 30 - Varazze : Teresita. G., io - Varengo Monferrato: Fiorenza Ulla n. Ulla, 5 - Vedeghetto : Clelia Zappoli, 3 Ventimiglia: Carlotta Bavona in Torti - Verolengo: Rosa Battista, 2 - Verona : N. N., i - ad.: Antonietta Parpaglioni, 3 - Vesime : Giacinta Carena in Murialdi, 5 - Vezza d'Alba: Teresa Maffei, 5 - Vicenza : Maddalena Altissimo, 22 -- Vigevano: Ambrogio Nai, io - Villadossola Emilia. Suino in Bianchetti, 2 - Vimercate : Maria Comi, 2 Vinchio di Asti: Carolina Bertolino, 5 --- Vinzaglio: Bartolomeo Pezzana, 3 - Vasche Canavese Giuseppe Franzoni - Vizzini: N. N., 2 -- Voghera: Pietro Bevvi, io - ad.: Luigia Vagnozzi, 2.

Z) - Zerbo : Maria Baglìani in Deregibus, 3.

Santuario di Maria Ausiliatrice TORINO-VALDOCCO Dal 10 Dicembre al 10 febbraio:

16 dicembre - Comincia la novena del S. Natale; Ore 6: Messa, Profezie, discorso e Benedizione -Ore 19: Profezie, discorso e Benedizione.

24 dicembre - Ore 6,15, IV solenne funzione per la Pace e per il S. Padre.

25 dicembre - Solennità dei S. Natale: Ore 9,30 Messa cantata - Ore 16,3o Vespro, discorso e Benedizione solenne.

1 gennaio - Circoncisione di N. S. G. C. e I Venerdì del mese - Nel Piemonte è solo festa di devozione - Orario dei giorni solenni con Esposizione del SS.mo.

6 gennaio - Epifania di N. S. Gesù Cristo - Come il 25 dicembre.

NOTE E CORRISPONDENZE

DICHIARAZIONE.

Da Oneglia vengono periodicamente diffusi, specialmente fra il Rev. Clero e gli Istituti di Educazione, alcuni listini commerciali intestati Oleificio Salesiano.

Siccome una tale denominazione ha fatto e può far credere che si tratti di una nostra istituzione, teniamo a dichiarare formalmente che detto Oleificio non ha nulla a che fare colle Opere di Don Bosco, ossia colle Opere Salesiane.

Gli Ex-allievi.

ALASSIO.-Il primo Convegno degli ex-allievi del Collegio Municipale di Alassio ebbe, come già accennammo, un magnifico esito. La sera innanzi si tenne una prima adunanza per discutere sulla costituzione dell'Unione degli ex-allievi di Alassio e dell'adesione sua alla Federazione internazionale degli ex-allievi salesiani. Presiedeva il Dott. Don Paolo Lingueglia, ora direttore e già ex-allievo del collegio. Dopo ampia discussione si approvò la costituzione dell'Unione e si procedette all'elezione del Consiglio direttivo. Furono chiamati a farne parte l'avv. Domenico Maglione, mons. Giacomo Preve, l'ing. Gaggino, il sig. Fasce Luigi, il dott. Goraletti ed altri. Ebbe quindi luogo un trattenimento musicale.

La domenica seguente alle ore 10 il rev.mo dott. D. Francesco Cerruti, primo direttore del collegio, celebrò la messa solenne, alla quale assistettero molti ex-allievi convenuti da ogni parte d'Italia. Alle 11 nella elegante sala del Consiglio il Muncipio di Alassio offrì cortesemente ai convenuti un vermouth d'onore, mentre nella piazza dava concerto la Banda dell'Oratorio festivo di Bordighera. Con nobili parole l'assessore dott. Sinno Salada, ex-allievo del collegio, salutò i convenuti a nome dell'Amministrazione e della città di Alassio. Risposero l'avv. Milanesio, a nome degli ex-allievi del collegio di Alassio, e il prof. cav. Gribaudi, quale presidente della Federazione internazionale.

Circa duecento ex-allievi si raccolsero a pranzo sociale servito nel refettorio del Collegio. Facevano corona al venerando Don Cerruti gli ex-allievi: monsignor Preve, avvocato Quintino consigliere provinciale, Dott. Salada assessore comunale, dott. Riso, dott. Vallega, rag. Terizzano, maestro Berno, dott. Allavena, avv. Bonanatti, avv. Chiappe, rag. Morchio, dott. Conti, dott. Arcangeli, ing. Gaggino, can. cav. Podestà prevosto di Alassio, prof. cav. Gribaudi, consigliere comunale di Torino, sac. prof. Porro, già direttore del collegio, e molti altri. Numerosissime furono le adesioni lette dal prof. D. Novasio. Ricordiamo quelle del dott. Petralli di Genova, dott. Casetta di Mussatto d'Alba, dott. Camussi e fratelli di Busseto, prof. Donadoni del R. Liceo Berchet di Milano, dott. Barone di Alassio, cap. Bellafà di Roma, avv. Smargiassi di Roma, avv. Bobba di Bianzè, dott. Micheli deputato al Parlamento, dott. Ermini di Firenze, dott. Giorgetti di Lucca, cav. dott. Leongari di Parma, cav. Giraldi di Castelvittorio, dott. Minero di Torino, avv. Maestri consigliere provinciale di Borgotaro, dott. Piccini di Alessandria, avv. Piroddi di Cagliari, ecc.

Numerosissimi ed improntati al più vivi sensi di gratitudine verso gli antichi superiori i discorsi. Rispose con la consueta paterna bontà il venerando Don Cerruti, ringraziando gli ex-allievi per la bella dimostrazione di affetto che avevan voluto dare al collegio in cui erano stati educati.

Prima di separarsi, gli ex-allievi discussero ed approvarono lo statuto dell'Unione. Il ricordo della bella giornata rimarrà imperituro in quanti ebbero la fortuna di partecipare al Convegno.

TRINO VERCELLESE - Gli ex-allievi dell'Istituto S. Cuore si adunarono numerosi la domenica 8 novembre. Scopo dell'adunanza erano l'inaugurazione della bandiera dell'Unione e la comunicazione di proposte pei festeggiamenti del 1915 ad onore di Don Bosco.

La bandiera ebbe l'onore di essere benedetta, per delegazione di S. E. Rev.ma l'Arcivescovo di Vercelli che inviò la sua pastorale benedizione con lettera piena di affetto, dal rev.mo Don Carlo Busticoni, il quale lesse pure un elaborato discorso di occasione, inneggiando all'opera di D. Bosco ed esortando fraternamente i convenuti a rimanere incrollabili nella fede e nei principii sociali da quello appresi. Seguì un'importante discussione su vari temi, preceduta dalla lettura delle principali proposte già approvate da altre Unioni nazionali ed estere.

Si chiuse la festa con brillante trattenimento drammatico-musicale, al quale intervennero gli ex-allievi e molti delle loro famiglie e dei Cooperatori.

Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice

ROMA. - Nell'Istituto S. Giuseppe in Via della Lungara, 233, la domenica 13 settembre u. s. il rev.mo Mons. Faberi, assistito dal rev.mo Parroco di S. Dorotea e da numeroso clero, impartiva la benedizione rituale alla nuova Cappella, di cui egli stesso fu primo propugnatore e benefattore. La cerimonia si chiuse con un acceso ed eloquente discorso del zelantissimo Monsignore, il quale dalla coincidenza dell'ottava della Natività di Maria SS.ma e della recente elezione del nuovo Sommo Pontefice coll'inaugurazione della nuova Cappella sapientemente seppe trarre argomenti di profonda esultanza per tutti i presenti e auguri di copiosissimi frutti di pietà alla nuova Casa del Signore.

Nel pomeriggio lo stesso Ecc.mo Prelato si degnava impartire la benedizione eucaristica, e le numerose giovinette furori felici di cogliere quella circostanza per attestargli, coli un breve trattenimento, tutta la loro riconoscenza.

Tra i figli del popolo.

FINALE EMILIA. - L'11 ottobre nell'Oratorio Salesiano S. Lugi ebbe luogo la premiazione degli alunni assidui più e studiosi. Nel mattino numerosa fu la schiera dei giovani che si accostarono alla S. Comunione tra l'ammirazione del popolo divoto e commosso. Nel pomeriggio alla presenza di un eletto pubblico, in improvvisata palestra, si svolse il programma accademico. Dopo l'inno d'occasione prese la parola il Direttore, illustrando con frase briosa l'origine degli Oratorii ed il Sistema Educativo di D. Bosco. Seguirono varie declamazioni, assai ben condotte, e vari esercizi ginnastici, assai gustati.

Ottanta furono i premi distribuiti per la frequenza all'Oratorio, e per le scuole di Catechismo, di Drammatica e di Ginnastica. I premii erano orologi, tagli d'abito, camicie, maglie, libri educativi ed oggetti artistici. Quattro alunni ebbero anche un diploma d'onore. Presiedeva il rev.mo Can. Ernesto Venturini esimio benefattore dell'Oratorio, con altri illustri signori.

Notizie varie.

In Italia.

MILANO. - La Chiesa di S. Agostino (lo splendido tempio di stile lombardo in parte costrutto e in parte tuttora in costruzione) venne eretta in parrocchia dall'Em.mo Cardinale Arcivescovo Andrea Ferrari con decreto 31 marzo e inaugurata il giorno di Pasqua 12 aprile 1914.

Subito ne ebbe la reggenza il sac. Antonio Dones, in qualità di Delegato Arcivescovile, finchè, nominato ed istituito il nuovo prevosto nella persona del sac. prof. D. Albino Carmagnola, questi vi fece il suo solenne ingresso il 25 ottobre u. s.

Il concorso dei fedeli alla sacra funzione fu veramente numeroso e la resero ancor più imponente tutti gli istituti maschili e femminili della Parrocchia, varie associazioni cattoliche della città con bandiere, le rappresentanze del Comitato Salesiano, del Circolo Ven. D. Bosco e dell'Istituto S. Ambrogio, una larga rappresentanza del Clero, con a capo i Prevosti di S. Gioachino, del SS. Redentore, di S. Francesca Romana, di S. Eustorgio, di Greco Milanese e di Somma Lombardo, e, a nome della Pia Società Salesiana, l'Ispettore Don Carlo Farina. Compiuta la lunga processione, allietata dal suono delle bande dell'Istituto S. Ambrogio e dell'Oratorio festivo e terminata la funzione della presa di possesso, il novello Prevosto, prima di cantare la Messa solenne, salì sul pulpito e tenne all'affollato popolo un discorso soave e vibrato, nel quale, premessi gli opportuni ringraziamenti, espresse il suo fermo proposito di voler formare Gesù Cristo via, verità e vita nell'animo de' suoi parrocchiani, coll'esempio, coll'insegnamento, e coll'amministrazione dei Santi Sacramenti. La sua parola, viva e riboccante di affetto, venne ascoltata con la più religiosa attenzione e lasciò in tutti le più care impressioni. Alla sera, dopo il canto del Te Deum e la Benedizione del SS. Sacramento, nel teatrino dell'Istituto S. Ambrogio in un riuscitissimo trattenimento furono offerti al novello Prevosto, con altri, i doni provveduti con le offerte dei parrocchiani, cioè la cappa prepositurale, uno splendido rocchetto e la ferula, opera egregia del Ferrario di Milano, e una bellissima croce astile.

Faccia Iddio, per la valida intercessione dei Santi Ambrogio ed Agostino, che la nuova Parrocchia, raccolta sotto le vólte dello splendido tempio felicemente condotto a compimento, abbia a divenire e a serbarsi una delle più ferventi ed invidiabili per splendore di virtù cristiane e copia di opere sante!

LOMBRIASCO. - La domenica 8 novembre la Scuola Salesiana di Agricoltura teorico-pratica ebbe l'onore di ospitare il Comm. Prof. Berlese, Direttore del Regio Istituto di Entomologia Agraria di Firenze. Accompagnato dal sig. Cav. Prof. Pietro Veglino e ricevuto all'arrivo dal Direttore della Scuola cogli Insegnanti e gli alunni, egli visitava l'Istituto avendo parole di sincero compiacimento per le lodevoli iniziative delle quali è interessata, specie in questi tempi, anche la entomologia agraria applicata. Espresse pure vivissimo compiacimento quando riscontrò l'ottimo successo della prediletta prospaltella, che s'intitola dal suo nome, e di cui la Scuola zela la diffusione alacremente. Partì dicendosi assai ben impressionato di un'opera la quale mentre mira all'educazione morale civile della classe agraria risponde in pari tempo all'istruzione che i nostri tempi hanno riconosciuto utilissima.

All'Estero.

FILADELFIA (S. U. N. A.). - Il « Don Bosco Institute », la nuova casa salesiana apertasi recentemente in Filadelfia al 507 S. th st., la sera del 19 ottobre u. s. ebbe l'onore di una visita dell'Ecc.mo Arcivescovo in occasione della formale inaugurazione di quell'Istituto che i signori Coniugi Edward Morell donarono ai Salesiani per la educazione della gioventù, specialmente italiana.

Un riuscitissimo ricevimento fu dato a S. E. Reva ma dal « Don Bosco Club » organizzato da poco tempo nei locali dell'Istituto medesimo. Dopo una marcia d'introduzione il Rev. D. Cattori, direttore, spiegò in brevi parole lo scopo dell'Istituto ai numerosi intervenuti e il sig. I. De Nasi jr diede il benvenuto a S. E. e in nome del Club gli offerse uno splendido bouquet. S. E. l'Arcivescovo rispose incoraggiando i giovani ad aver confidenza nei Salesiani che sapranno guidarli per la via retta a conseguire i loro nobili ideali per il bene della società ed a gloria del nome italiano. L'orchestrina suonò scelti pezzi molto gustati da li intervenuti.

Così il giornale italiano l'Opinione, che si pubblica a Filadelfia, nel suo numero del 20 ottobre.

RODEO DEL MEDIO (Rep. Argentina). - S, E. Rev ma Mons. Marco Zapata, Vescovo Ausiliare della Diocesi di Cuyo, la domenica 27 settembre consacrò sei nuove campane, fuse dalla nota

Ditta Poli di Udine, per l'artistico Santuario di Maria Ausiliatrice a Rodeo del Medio, che omai è divenuto meritamente celebre in tutta la provincia di Mendoza. Le sei campane sono un omaggio della Colonia Italiana alla « Madonna di D. Bosco ». Una eletta di signori italiani, con a capo il console d'Italia cav. Paolo Brenna, prese parte ufficiale al sacro rito, come padrini e benefattori.

LA PLATA (Rep. Argentina). - Il 29 settembre u. s. a ricordo dell'anno centenario della nascita di D. Bosco fu benedetta una nuova chiesa, dedicata a S. Michele, con intervento di S. E. Rev.ma Mons. Antonio Terrero. Padrini della cerimonia furono i coniugi Esteves e la signora Emilia Saavedra de Silva, che donò l'altar maggiore.

Nello stesso giorno s'inaugurò, nell'annesso istituto, un nuovo circolo intitolato « Michele Magone », un altro dei cari alunni dell'Oratorio di Torino, dei quali Don Bosco scrisse la vita.

Il rappresentante della Lega Sociale in un eloquente allocuzione propose di fondare una Cooperativa rurale in seno al circolo stesso.

Fu una giornata piena di slancio pel bene e di santa esultanza.

NECROLOGIO

D. Giuseppe Monateri

Morì il 22 settembre u. s. nel Collegio di Collesalvetti. Così ne scrisse il Giornale di Pisa.

« È scomparso in questi giorni di mestizia autunnale, circondato dal compianto de' suoi confratelli, in quell'asilo di pace ch'egli stesso fra tanti aveva prescelto per trascorrervi gli ultimi anni della sua infaticabile vita.

» Il Sac. Dott. Giuseppe Monateri, oramai settantenne, fu uno dei primi e dei migliori allievi del Veli. D. Bosco, del quale si studiò sempre ricalcare fedelmente le paterne vestigia.

» Più tardi chi raccoglierà i dati biografici di tant'uomo, avrà largo campo di farne risaltare le insigni e rarissime doti, quale sacerdote di specchiata e maschia virtù, e quale educatore esperto e dottissimo.

» Fin dagli anni giovanili meritò la fiducia illimitata dei superiori, che lo inviarono a dirigere le Scuole di Ariccia, presso Roma, dove i Salesiani erano stati richiesti dal Cardinal Pecci, che fu poi Leone XIII.

» Fu direttore in parecchi importanti Collegi e coprì anche l'alta carica d'Ispettore delle Case di Sicilia e Calabria.

» Dove tuttavia sviluppò la maggior parte delle sue migliori attività, e dove rifulse tutta l'alta sapienza del non mai abbastanza compianto D. Monateri, fu nel Collegio S. Filippo di Lanzo torinese.

» Più di una generosa schiera di baldi giovanetti lo vide e lo incontrò sempre là su quel pittoresco colle che si specchia nella Stura, in quella casa ch'Egli migliorò, ampliò notevolmente, condusse all'apogeo della sua rinomanza...

» D'una bonarietà e rettitudine senza pari, prodigava un sorriso e una buona parola per tutti, anche per i più umili e trascurati...

» Riposi nella pace dei giusti! »

Agostino Rigoli.

Morì santamente in Bruxelles il 16 agosto u. s. Nato nel 1863 in Golasecca e avuta in famiglia la prima educazione, venne a compiere il cors oginnasiale nell'Oratorio Salesiano di Torino, sotto la guida di Don Bosco, che lo raffermò in quei cristiani sentimenti, di cui diede prova in tutta la vita e che manifestò ancora una volta in una recente visita in patria, quando la crudele malattia, che lo travagliava gia da circa dodici anni affrettava gli ultimi giorni della sua esistenza; poiché giovandosi di qualche po' di miglioramento volle con singolare pietà accostarsi ai SS. Sacramenti e, quasi presentisse la prossima fine della sua vita, predisporsi ad essa. Di carattere aperto, di spiriti generosi e di animo retto, era amato e stimato da tutti. Al fratello, il carissimo Don Angelo Rigoli, decano dei nostri exallievi di Lombardia, ed alla sua mamma veneranda, le più vive condoglianze e l'assicurazione di fraterni suffragi.

Luigia Valtalina-Zennaro.

Si spense placidamente in Pellestrina, colpita da violenta polmonite. Donna di elette virtù cristiane, consacrò la sua vita all'educazione dei figli, alla pietà e alla carità pei poveri. Morendo lasciò indimenticabili ricordi della sua bontà e del gran bene da lei fatto. Requiescat in pace!

Pietro Bocco.

Una dolorosa perdita ha fatto la Tip. della Said Buona Stampa, che pubblica il nostro Bollettino, nella persona del sig. Pietro Bocco, tipografo compositore, mite e gioviale di carattere e di rara attività. Colto da terribile malattia or fa un anno circa, volle tuttavia continuare nel lavoro fin quasi la fine dello scorso giugno, quando peggiorando rapidamente, lo abbandonò con vivo rincrescimento, e nonostante le più sollecite cure si spense serenamente la mattina dell'8 novembre, munito di tutti i conforti di nostra S. Religione.

Alla mamma, ai fratelli, agli amici, l'espressione sincera del nostro rimpianto.

Notaro Giovanni Barotta.

Fu dei primi e più costanti cooperatori per l'Opera nostra in Corigliano d'Otranto. Cattolico d'antico stampo, egli univa all'aperta e dignitosa professione della sua fede l'esempio d'una vita intemerata. Caritatevole, buono con tutti, era da tutti stimato ed amato.

La morte, che lo colse quasi improvvisa, non lo trovò impreparato: spirò placidamente la mattina del 3 maggio u. s., in età di 7o anni.

D. Luigi Tavola.

Il 25 giugno u. S. moriva improvvisamente in Sornano quest'esimio sacerdote, che fu sempre grande ammiratore e sostenitore delle opere di D. Bosco. Fu parroco per 41 anni e morì in tale povertà da non avere il necessario per i funerali. Di carattere umile, schietto e prudente su le tracce di S. Francesco di Sales seppe rendere amabile la pietà ed avere la confidenza di quanti l'avvicinavano. Iddio l'abbia in gloria!

Alberto de Mun.

La morte del Conte Alberto De Mun, deputato e membro del Collegio di Francia, avvenuta a

Bordeaux per paralisi cardiaca, fu un gravissimo lutto per la Francia, poichè scomparve con lui il più coraggioso assertore della religione unita al più sincero e leale patriottismo.

Di nobile famiglia, da giovane si distinse nell'esercito; poi si diede all'azione sociale cristiana, schierandosi nelle file cattoliche e conservatrici, promovendo incessantemente nella sua patria quel movimento di vera restaurazione sociale che sola può render prospere le nazioni.

Noi ci gloriamo di averlo avuto fra i nostri più illustri e ferventi cooperatori e gliene preghiamo da Dio degna mercede.

Virginia Andreoli.

Maestra e zelatrice salesiana, passò all'eternità il 15 giugno n. S. Sulle orme di Don Bosco ella non ebbe altro scopo nella sua vita che quello di salvare la gioventù dall'incredulità e dal vizio. Nei sei lustri della sua brillante carriera magistrale dirozzò le tenere menti delle fanciulle di Chironico ed impartì insieme con i primi elementi della scienza anche quelli della fede. Sia pace all'anima sua zelantissima.

Antonio Morelli fu Giacomo.

Spirò il 12 agosto in Azzone, provincia di Bergamo; santamente. Pieno di affetto per le opere Salesiane, fu nostro fervente Cooperatore insieme con tutta la sua famiglia. A questa le nostre condoglianze; a lui il premio della sua fede e delle opere buone.

Cav. Giuseppe Vitalini.

Volò da Firenze in seno a Dio. Era uno dei pochi superstiti (forse l'ultimo) che nel 1878 votarono nel seno dell'Opera Cattolica di Borgo S. Croce, sulla proposta dell'Avv. Grassi di f. m. un monumento perenne a Pio IX invitando i Salesiani a Firenze, fuori Porta la Croce, per fondare un Oratorio Salesiano, sacro all'Immacolata. Il Signore doni a lui e ai colleghi che lo precedettero all'eternità la pace dei santi.

Altri defunti dal 1° ottobre al I° novembre.

Antonielli D. Giuseppe - Palombara Sabina. Baldiotti Ernesta - Rivoli. Bertolini Giov. Battista - Ovada. Bonato Luciano - Sobral Pinto (Brasile). Boz Giovanni - Nova Padova di Caxias. Brezza Giuseppe - La Morra. Caffaro Can. Teol. Pietro - Pinerolo. Camerana Conte Carlo - Torino. Carozzo Angela - Lonigo. Casari Antonio - Mompiano. Cassolo Martina - Mede Lomellina. Caterini Virginia -- Roma. Cortese Virginia - S. Angelo Lodigliano. Demun Catterina - Narcao. Duci Teresa - Vilminore p. Vilmaggiore. Ferrero Maria - Genola.

Forconi Curtj Antonietta - Spinea. Franco Luigia - Carmagnola. Fusero Pio - Foglizzo.

Gambarotta Rosa ved. Turco - Cremolino.

Gastaldi Angiolina - Acqui.

Gastaldi Stefano - Cavallermaggiore.

Giacchino Benvenuto - S. Gerolamo (Roccaverano). Girardi Teresa -- Torino.

INDICE

Articoli e documenti. Lettera del rev.mo D. Paolo Albera (1° gennaio

1914, pag. 1.

Il nostro « supplemento » di dicembre, 7.

Don Bosco al letto del Conte di Chambord, io, 41. 75.

Il nuovo Card. Protettore della Pia Società Salesiana e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, 33.

Le nuove fondazioni dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice nel 1913. 34.

Per il 1° Centenario della festa di Maria Ausiliatrice e della nascita di Don Bosco: I festeggiamenti - I restauri del Santuario di Valdocco (Lettera del sig. Don Albera) - Raccomandazioni importanti - Programma dell'Esposizione del Culto di Maria SS. Ausiliatrice, 65.

Id. - Comitato Torinese, 120 -La festa di Maria Ausiliatrice, 130 - Il 24 maggio 1814 a Roma - L'inno Saepe dum Christi, 133 - Ciò che debbono fare i nostri Cooperatori, 193 - 1 festeggiamenti, 225 - Comitato Torinese di Signore; 262 - Un appello per i Restauri del Santuario di Maria Ausiliatrice, 263.

Id. - Esposizione delle Missioni Salesiane, 196 - Esposizione delle Scuole Professionali e Colonie Agricole 196 - Esposizione educativo-didattica, 197.

Il Centenario di D. Bosco, 222 - I festeggiamenti, 221 - Il programma del Il Congresso Internazionale degli Ex-allievi, 264 - Nell'Argentina, 264.

Per il monumento a D. Bosco, 123 - L'omaggio della Città di Torino, 163 - L'offerta della Gioventù Cattolica Italiana, 164 - L'omaggio di 9o reclusi del Brasile, 264 - Una simpatica idea, 265.

Per l'introduzione della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Domenico Savio, 9S -Testo e traduzione del Decreto, 102.

L'Oratorio Festivo: sua necessità - Sua opportunità - Suoi frutti (Lett. dell'Em.mo Card. Nava, 104.

Solenne Commemorazione di Domenico Savio all'Oratorio di Torino: Il discorso di Mons. Radini Tedeschi, 134.

PARLa Don Bosco: VI) Dell'obbligo grave del buon uso delle ricchezze, 37. .

Carlo Magno e la divozione al S. Cuore di Gesù, 161. Salviamo la gioventù, 162.

Per la memoria di D. Rua: Una pagina di Mons. Cagliero, 165.

Nel XI Anniversario dell'elezione di Pio X, 194. Un eroe della carità cristiana, 199.

Gnutti Serafino - Lumezzana S. Sebastiano. Morichetti D. Luigi - Pergine (Ischia). Peretti Giuseppe -- Nova Padova di Caxias. Pisoni Virginia n. Graziadei - Calavino. Richieri Adele, maestra - Torino. Riccioli Rosario - Catania. Roetti Maria fu Filippo - Cumiana. Spregia D. Salvatore - Roma. Tavola D. Luigi - Sorn no. Tricerri Francesca -- Trino.

Una scelta importante, 220.

Cuore di Pastore e di Padre, 233.

Esortazione del S. Padre Pio X ai Cattolici di tutto il mondo, 253.

Pio X: gli annunzi della morte - Cenni biografici - Il programma del Pontificato - Il carattere - Il Papa « santo » -- Il Pontefice dell'Eucaristia - Il nostro Benefattore - Condoglianze

e suffragi, 254.

Viva il Papa! - Cenni biografici del S. Padre Benedetto XV - L'esaltazione e l'incoronazione del nuovo Pontefice - Il suo cuore-Benedetto PP. XV a tutti i Cattolici del mondo, 285.

L'apostolo della gioventù, 300.

Il VII° Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani e l'Opera di D. Bosco a S. Paolo nel Brasile, 301.

Tristi e liete notizie, 317.

L'Oratorio festivo: brevi riflessioni, 323.

Per la beatificazione del Servo di Dio Domenico Savio - Il trasporto dei suoi resti mortali, 324, 5

Il Centenario della Festa di Maria Ausiliatrice e l'ora presente, 261.

Perchè i Salesiani ed i Cooperatori debbono festeggiare il Centenario di Maria SS. Ausiliatrice, 325.

La parola del Papa, 350.

Benedetto XV e il catechismo, 355.

Vita del Ven. D. Bosco.

Parte I - Dalla Nascita al Sacerdozio. Capo I - L'infanzia, 226.

Capo II - Scuola materna, 228.

Capo III - Il fanciullo predestinato, 266. Capo 11V - Il piccolo giocoliere apostolo, 297. Capo V - La virtù messa alla prova, 35 ).

Dalle Missioni.

Auguri, 49.

D. Antonio Malan, Vescovo tit. di Amiso e Prelato di Registro di Araguaya (Brasile), 176, 236. 343.

Cina: La vita dei nostri Missionari: scene di dolore di pietà e di fede (D. L. Versiglia), 18-I bisogni della Missione (D. G. Pedrazzini), 53 - Prodigi della carità cristiana: 4 fanciulle cinesi poste in salvo e fatte cristiane (D. L. Versiglia), 178 - Un giro dal nord al sud della Missione di Heung-Shan (D. L. Versiglia), 302 -- L'orfanotrofio dell'Immacolata in Macao, (D. L. Versiglia), 366.

Congo Belga: Le primizie della Missione (D. G. Sak), 119.

Equatore: La 1 ° Comunione di due Iivari (Mons. G. Costamagna), 336 - Per una visita fino a Mendez (111 ons. G. Costamagna), 362 - La nuova fondazione di Indanza, 36s.

Matto Grosso (Brasile) : L'arrivo di 88 indii alla Colonia S. Giuseppe al Sangradouro, (D. G. Balzola), 81 - La scoperta di una grande cascata sul Rio das Mortes (D. A. Colbacchini), 112 - Una consolantissima notizia, 150 - Un'epid_ernia fra gl'indii (D. G. Balzola), 176 - La distruzione del Bahyto alla Colonia del S.

Cuore (D. A. Colbacchini), 202 - Nuovi battesimi alla Colonia di S. Giuseppe al Sangradouro (D. G. Balzola), 337-I trionfi della Fede fra i Bororcs, (D. A. Colbacchini), 363.

Rep. Argentina: Attraverso il Neuquén: notizie etnografiche (D. L. Pedemonte),, 49 - I bisogni spirituali e le ricchezze materiali dell'Argentina. (D. L. Pedemonte), 148 - I bisogni del Neuquén e del Chubut (D. D. Milanesio), 203 - I bisogni della Patagonia (D. L. Marchiori), 237 - La messe biondeggia: mancano gli operai (D. L. Pedemonte), 334.

FIORI E FRUTTI: (dalle Memorie dei nostri Missionarii):VII) Gli Angeli della Terra del Fuoco, 200. VIII) Guai a chi si abusa della misericordia del Signore, 270.

Spigolando o in fascio : Dall'India, 54 - Dalla Candelaria, 85 - Il viaggio dei Missionari diretti al Perù e alla Bolivia, 86 - Trelev, 204.

Relazioni varie.

Il Cinquantenario dell'Orfanotrofio Cattolico di Betlemme, 12.

Don Bosco nelle Indie, 15.

L'Opera di D. Bosco nell'Argentina, nell'Uruguay, Chili e Brasile (Lettere del Sac. Stefano Trione), VI) Nel Chili, 16 - VII) A traverso l'Argentina, 46 - VIII) Nel Brasile, 77, 1 io.

Alcuni fatti ascritti all'intercessione di Don Bosco, 44. 320.

L'Emigrazione e l'Opera di Don Bosco nelle Americhe, 79.

Il Successore di Don Bosco in Sicilia, 107, 144, 168. La benedizione del S. Padre, 129.

Il Cinquantenario del Collegio di Lanzo Torinese, 185.

La perdita di un eroe, 232.

A proposito del ritorno di Pio VII in Ronfa, 232. La festa della riconoscenza, 235. Il XXV Congresso Eucaristico, 269. Gli Italiani emigrati a New York (Relazione del Salesiano Eugenio Tedeschi), 327.

Il trasferimento dei resti morta i del Servo di Dio Domenico Savio, 357.

Il Culto di Maria SS. Ausiliatrice.

Maria SS. Ausiliatrice e le Missioni della Consolata, 55.

Due nuove Chiese dedicate a Maria Ausiliatrice, 151.

La festa titolare del Santuario di Torino-Valdocco, 97, 180 - Echi della Festa titolare, 20). --- A Roma, 182 - In Italia, 240 - All'Estero, 273.

Feste e date memorande : Siviglia, Santa Ana, 56 - Bolzaneto, Locarno Sesia, Messico, 308.

Nel Santuario di Torino : Il Pellegrinaggio Nazionale Spagnuolo, 182 - Pellegrinaggio Apuano, 205 - Pellegrinaggio Messicano, 238 - Pellegrinaggio Sloveno, 238 - Pellegrinaggio Colombiano, 272 - Il 16 agosto, 273 - Sacre ordinazioni, 301 - Solenni funzioni per la pace e pel S. Padre, 307, 338, 369 - I restauri, 206

bis, 239, 272, 307, 338, 369 -Le offerte, 338.

Grazie e lavori, 23, 56, 87, 121, 152, 182, 206, 244,

274. 308 339, 369.

Una preghiera, 87 - Avvisi e raccomandazioni, 151

Note e Corrispondenze.

Per la Festa di S. Francesco di Sales, 26. A Valsalice, 26.

A Valdocco, 26 - Ospiti illustri, 211. Riverente omaggio (al prof. Toniolo), 6o. Pel Santo Padre, 91.

L'introduzione della Causa del Servo di Dio Domenico Savio, 91.

Il 26° Anniversario della morte di D. Bosco, 91. In onore di S. Francesco di Sales, 92, 124. Il IV Anniversario di D. Rua, 123, 158.

Prima e dopo la Commemorazione di Domenico

Savio, 123, 210,

Un bel ricordo del Centenario Costantiniano, 123. Un nuovo Vescovo Salesiano, 155.

Il VII Congresso Internazionale dei Cooperatori

Salesiani, 155.

Il Pellegrinaggio Nazionale Spagnuolo a Torino,155. Un nuovo tempio alla S. Famiglia in Ancona, 155. Dopo l'ultimo terremoto, 175.

Don Albera cittadino onorario di Castelnuovo d'Asti, 187.

Un ex-allievo elevato alla dignità vescovile, 187. La Causa di Beatificazione di D. Andrea Beltrami, 187.

Il XXV Congresso Eucaristico, 210.

Il Sindaco di Torino all'Oratorio, 211. L'Em.mo Card. Begin, 211.

Una grave disgrazia, 212.

Vivi ringraziamenti, 246.

La Nuova Provincia Ecclesiastica del Salvador, 246.

Per la Causa della Beatificazione di Suor M. Mazzarello, 279.

Il nuovo Presidente di Colombia, 2 7 .

La nuova Provincia Ecclesiastica del Nicaragua, 279.

La Prefettura Apostolica del Rio Negro affidata ai Salesiani, 312.

Il VI Congresso Eucaristico Nazionale, 312.

La Consacrazione Episcopale di Mons. Malan, 343. La Biblioteca Agraria Solariana all'Esposizione

di Genova, 343.

Dichiarazione, 373.

Gli ex-allievi.

Il Convegno Regionale degli Ex-allievi di Sicilia, 170.

Resoconto generale, 217.

Alassio, ecc. 280, 373 - Trino Vercellese, 373.

Cooperatori zelanti.

Frugarolo, 212 - Montemarciano, 246 - Senigallia, 280 - Valsalice-Funza (Colombia), 312 - Siano (Salerno), 345 - Treviso, 246.

Negli Istituti delle Figlie di Maria A.

Milano, 26 - Nizza Monferrato, 189, 247. 346 - Roma, 156, 189, 374 - Torino, 280, 345.

Tra i figli del popolo.

Alassio, 61 - Bologna, 6o, 313 - Borgo S. Martino, 28 - Caluso, 28 - Catania, 213 - Comacchio, 187 - Ferrara, 61 - Figline Valdarno,

157 - Finale Em. , 126, 188, 374 - Frascati, 27

-.Isola d'Istria, 125-Messina, 28-Milano, 94 - Modica, 214 - Pedara, 313 - Pisa, 27 - Puebla, 214 - Roma, 94 - Rovigno, 28 - S. Benigno Canav , 212 -Sansevero, 213, 313 -Schio, 94 - Sondrio, 213 - Taormina, 94

-

Torino-Valdocco, 6o - Torino-Valsalice, 189 - Trieste, 188, 214, 313 - Vercelli, 346.

Tra gli emigrati.

L'Emigrazione e l'Opera di D. Bosco nelle Americhe (Conferenza di D. Trione a Roma), 79.

Gli Italiani emigrati a New York (Relazione del Salesiano Eugenio Tedeschi), 327.

Cape Town, 247 -- Rep. Argentina, 248 - New

York, 334 - Londra, 334.

Notizie varie.

In Italia.

Ancona, 214 - Borgomanero, 126 - Cagliari, 216 - Costigliole Saluzzo, 313 - Firenze, 126, 19o - Gioia de' Marsi, 61 - Lombriasco, 374 - Macerata, 215 - Marina di Pisa, 282 - Milano, 158. 249. 374 - Mogliano Veneto, 215 - Penango Monferrato, 190, 313-Ronfa; z8, 127, 215, 249, 28o-Torino, 94, 250-Venezia, 1go.

71I l'Estero.

Alessandria d'Egitto, 29, 283 - Agua de Dios, 94 - Bahia, 29- Barcellona, 62, 216- Betlemme, 61 - Bogotà, 30, 94 - Buenos Aires, 30, 95, 216 - Costantinopoli, 283 - Corella, 62 - Filadelfia, 375 - Gerusalemme, 250, 283 - La Plata, 375 - Lorena, 29 - Macao, 314 - Madrid, 127 - Messico, 314 - New York, 251 - Panhueque, 314 - Roca, 216 - Rodeo del Medio, 375 - S. Paolo, 29 - Smirne, 282 - Szentkereszt, 62 - Trieste, 158, 250 - Unter-Waltersdorf, 251 - Verviers, 29 - Viedma, 216 - Vienna, 29.

Necrologio e Cooperatori defunti.

SS. Papa Pio X, 254, 314, 337.

L'Em.mo Card. Rampolla, 8, 62. Il Card. L. Oreglia, 30. D. Ciriaco Santinelli, 31. Il Card. Casimiro Gennari, 95. D. Gioachino Berto, 95. D. Angelo Lago, 127. D. Secondo Marchisio, 191. Mons. Radini Tedeschi, 315. Il Card. Domenico Ferrata, 346. D. Giuseppe Monateri, 376 .

Ved. inoltre pag.: 31, 63, 95, 127, 158, 191, 217,

251, 283, 315. 346, 376.