BS 1910s|1918|Bollettino Salesiano Ottobre 1918

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO ANNO XLII - N. 10   OTTOBRE 1918

SOMMARIO

Maria Ausiliatrice e l'Opera di Don Bosco dopo la consacrazione del Santuario di Valdocco.

Una lettera del Santo Padre a Mons. Giacomo Costamagna: Testo e versione in italiano.

Al Rev. Clero e per le adunanze mensili: - Propaghiamo il Culto di Maria Ausiliatrice. Genitori, vigilate!

Echi delle Solennità giubilari in onore di Maria Ausiliatrice.

Tra gli Italiani emigrati nel Chilì : - Una lettera della S. Congregazione Concistoriale.

Il Presidente del Matto Grosso e l'istituto Salesiano di Cuyabà.

La Festa del Papa,,.

Monumento religioso e patriottico in Casale Monferrato. Il viaggio dei Missionari Salesiani partiti per la Missione di Kuan Tung (Cina): - I) Da Napoli a Port Said. Il Culto di Maria Ausiliatrice: Pel 24 corrente - Grazie e graziati.

Concorso per un Catechismo antiblasfemo.

Riconoscenza al Ven. Don Bosco. La protezione di Domenico Savio.

Note e Corrispondenze: - Ai Cooperatori e alle Cooperatrici torinesi - Il nuovo Presidente della Colombia - Un nuovo istituto salesiano - Notizie varie. Necrologio e Cooperatori defunti.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO

Maria Ausiliatrice e l'Opera di Don Bosco dopo la consacrazione del Santuario di Valdocco.

IL giorno che s'inaugurò a Castelnuovo d'Asti il Tempio Votivo di Maria Ausiliatrice, era il giorno che si compiva il VII° Centenario dell'istituzìone dell'Ordine della Mercede per la redenzione degli schiavi. Fu il 2 agosto I218, che la Beata Vergine apparendo a Pietro Nolasco, Raimondo di Peñafort e Giacomo re d'Aragona, affidava loro l'incarico della fondazione dell'Ordine suddetto, che ha pagine gloriose nella storia della Chiesa e della Civiltà Cristiana, contando sei Santi, più di millecinguecento martiri, e numerosi apostoli, specie in America, dove i Mercedari furono i primi a portare la parola vivificatrice del Vangelo e impressero orme così profonde di cristiana pietà, che le Repubbliche del, Perù e dell'Equatore e l'esercito della Repubblica Argentina riconoscono anche oggi a loro Patrona la Madonna della Mercede. I tempi - osserva opportunamente Papa Benedetto XV in una Lettera inviata al, Generale dell'Ordine - sono mutati; oggi non, è più un'umiliante schìavitù corporale che minaccia i cristiani, ma un'altra schiavitù ben più degradante è la sorte di molti, la schiavitù dell'anima, poichè serpeggia in ogni parte una peste di errorì esiziali e sètte maligne tentano d'inquinare, se fosse possibile, ogni cosa. Il campo quindi della carità non si è ristretto, ma allargato, e continua in esso a prestar l'opera sua, in conformità ai tempi, l'Ordine della Mercede con l'educazione cristiana della gioventù, i Catechismi popolari, e l'assistenza nelle carceri e negli ospedali.

Quest'evoluzione, che ha dovuto subire un Ordine così benemerito della Chiesa, ci ripete, o cari Cooperatori, che la carità più urgente nei tempi nostri è quella che Maria Ausiliatrice indicava al Ven. Don Bosco, quando lo chiamava, fin dal principio del suo ministero sacerdotale, alla fondazione dell'Opera Salesiana per l'assistenza della gioventù abbandonata, e lo invitava a temprarsi all'esercizio del nuovo apostolato meditando, nelle carceri e negli ospedali, sulle vittime precoci dell'abbandono e del vizio.

Da un tal raffronto brilla luminosa la bontà della Vergine, la quale - per usare le autorevoli parole di Papa Benedetto XV sempre, in ogni più grave cimento, è pronta ad accorrere in aiuto al popolo cristiano: « Dominae Nostrae Mariae benignitas, paratae semper in gravissimo quoque discrimine ad opitulandum populo christiano (1)»: e se non ci fa velo il grande amore che portiamo alla nostra vocazione, anche l'Opera di Don Bosco è prova non ultima della provvidente bontà di Maria. Don Rua, di sempre cara memoria, nel dar l'annunzio della morte del nostro Venerabile Fondatore, ansioso di dissipare il timore sorto nell'animo di qualcuno che morto Don Bosco l'Opera sua sarebbe perita, si affrettava ad assicurare la Famiglia Salesiana che l'Opera fondata da Don Bosco avrebbe continuato senza alcun incaglio il suo corso, « perchè (sono parole di Don Rua) sostenuta dal braccio di Dio, perchè assistita dalla protezione di Maria Ausiliatrice». Quest'intima persuasione è la sorgente della fiducia, con la quale noi parliamo talvolta della bontà dell'Opera Salesiana, e del desiderio che abbiamo di vederla prosperare dappertutto.

Avevamo quindi il dovere di sciogliere l'inno del ringraziamento il 9 gìugno u. s. al compiersi dell'anno cinquantesimo della consacrazione del Santuario di Maria Ausiliatrice, perchè dal tempio di Valdocco diffondevasi l'opera nuova, che la bontà della Vergine aveva suscitato per i nuovi tempi.

In vero, l'Ausiliatrice, non appena ebbe accolto l'offerta del Santuario che Don Bosco aveva intitolato al suo nome, dava ripetutamente a vedere, in modo meraviglioso, d'aver - quasi in ricambio - preso sotto la sua diretta protezione l'Opera Salesiana. Era appena inaugurato il Santuario di Valdocco, e nel marzo del 1869 veniva approvata definitivamente la Pia Società Salesiana, nel mese seguente era canonicamente eretta l'Associazione dei Divoti di Maria Ausiliatrice, e, a breve intervallo, seguiva la preparazione al primo affettuoso richiamo degli ex-allievi all'Oratorio, che si compì la prima volta nel giugno 1870. Quindi son tre le date che prossimamente allieteranno l'animo nostro:

1°) il Cinquantenario dell'approvazione della Pia Società Salesiana ;

2°) il Cinquantenario dell'ereziòne del l'Associazione dei Divoti di Maria Ausiliatrice ;

3°) il Cinquantesimo Convegno degli ex-allievi all' Oratorio (1).

La prima data, che riguarda da vicino la Pia Società Salesiana, è tale che i suoi membri, in qualunque parte si trovino, si sentiranno più uniti nel santo scopo di coloro che ne gettarono le basi, che è « di promuovere e conservare lo spirito di vera carità, che richiedesi nell'Opera degli Oratori per la gioventù abbandonata e pericolante, la quale in questi calamitosi tempi viene in mille maniere sedotta a danno della socìetà e precipitata nell'empietà ed irreligione ».

Ma qui come non ricordar Colei che la prima visione di monelli di piazza, trasformati in giovani onesti e pii, mise innanzi allo sguardo di Don Bosco, ancor fanciullo? Colei, che, a tacere di altri fatti, in cui l'intervento suo è chiaro come la luce del sole, quando pareva umanamente impossibile ottener dalla Santa Sede l'approvazione della Pia Società Salesiana, la strappò - è la parola - a forza di prodigi ?

Come non ricordare, con ammirazione crescente, che se D. Bosco potè stabilir l' « Associazione dei Divoti di Maria Ausiliatrice » , Ella, la dolcissima Madre, li aveva preparati a schiere in ogni parte d'Italia e all'Estero già durante la costruzione del Santuario, moltiplicando dappertutto grazie e favori?

Come non pensare a Lei nei lieti ritorni degli ex-allievi all'Oratorio, se ebbero inizio dopo l'apertura del Santuario?... e non ravvisare la sua mano di Madre nel ricondurre a Don Bosco i giovani educati all'amor di Dio nel l'umile cappelletti primitiva e nella chiesa di San Francesco di Sales, perchè riconfermati nella certezza della straordinaria missione affidata a Don Bosco, rinnovassero i generosi propositi fatti negli anni della loro giovinezza gaia ed operosa, e il buon Padre, ammirando i copiosi e splendidi frutti della sua ardente carità, ne benedicesse il Sìgnore e ne sentisse in petto nuova lena per regger alle ardue prove che l'attendevano negli anni in cui l'Opera sua, divenendo gigante, avrebbe dovuto sostenere la violenza . degli uragani che infuriano sempre, sebbene indarno, sulle opere di Dio?

Sia benedetto il Signore, che sa trarre conforto anche dal ricordo delle più dolorose vicende

Sia benedetto l'avvicinarsi di queste date, che ci parlano soavemente e fortemente, ripetendoci che dobbiamo tutto a Maria.

È sempre la stessa visione di paradiso, che torna al nostro sguardo. Ammantata di luce divina, splendente d'incomparabile bellezza e dolcezza materna in alto sta Maria Ausiliatrice, e ai suoi piedi, prostrato nella confessione solenne della più viva riconoscenza a lei, è il nostro Venerabile Padre, che ripete alla Madre Celeste l'omaggio della sua spirituale Famiglia.

Sì, sii Tu benedetta, Madre nostra dolcissima, perchè come l'avevi ispirata, così hai pur affrettato l'approvazione della nostra Pia Società! Sii Tu benedetta, perchè, com'avevi edificata la tua casa, così hai chiamato e stretto al tuo altare innumerevoli schiere di divoti ! Sii Tu benedetta che volesti, adottare per Tuoi tutti i figli di Don Bosco, col richiamarli annualmente all'umile casa paterna, perchè gustassero anche nella casa tua le tue tenerezze materne. Salesiani, Ex-alunni, Alunni, Cooperatori e Cooperatrici, noi siamo e vogliamo esser tuoi, oggi, sempre, in eterno; ma in questa circostanza - è il nostro proposito - Ti giuriamo d'alimentare sempre meglio la fiamma del tuo amore e della più devota riconoscenza, e di adoperarci con tutte le forze per attirare altre anime alla tua divozione.

(I) Dalla citata Lettera al Rev.mo P. Generale dei Mercedari.

(1) A queste date altre ne seguivano non meno importanti: - nel 1871 il proposito dì fondar l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, pel quale Don Bosco volle fossero offerte al Signore tutte le preghiere del mese mariano nel Santuario; - nel 1872 la fondazione di detto Istituto; - nel 1874 l'approvazione delle Costituzioni della Pia Società Salesiana, che nel decreto 1° marzo 1869 era stata rimandata a tempo più opportuno; - nel 1875 l'inizio delle Missioni Estere Salesiane; - nel 1876 la fondazione della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani e dell'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti allo Stato Ecclesiastico. Chi non vede che la consacrazione del santuario di Maria Ausiliatrice fu il preludio dello svolgimento progressivo dell'Opera di Don Bosco?

Una lettera dal S. Padre a Monsignor Giacomo Costamagna

Sua Santità Papa Benedetto XV ha dato alla Pia Società Salesiana, nella persona di Mons. Costamagna, una nuova prova dell'Augusta Sua Benevolenza. Nel coro imponente di coloro che gareggiarono nell'inviare al venerando Vicario Apostolico di Mendez e Gualaquiza rallegramenti e auguri per la sua Messa d'Oro", primo tra tutti è stato il Santo Padre. Fin dal 31 luglio u. s. Sua Santità degnavisi inviare al vecchio Missionario di Don Bosco il preziosissimo Autografo, che ci onoriamo di riportare qui appresso - nel testo latino e nella versione italiana - e che è tutto un inno allo zelo sacerdotale spiegato dall'illustre Salesiano per lo spazio di cinquant'anni. Noi siamo intimamente convinti che di tutte le consolazioni, provate da Mons Costamagna il 18 u. s. nel celebrare la Messa d'oro" fra i suoi Confratelli di Lima, indubbiamente la più profonda è stata questa che gli è venuta dalla squisita bontà di Papa Benedetto XV.

Grazie, Beatissimo Padre, per tanta amabilità paterna! Nessuna parola è capace di esprimerVi la viva e profonda riconoscenza che nutrono per Voi tutti i Salesiani, essi, sull'esempio del Venerabile loro Fondatore nuovamente Vi promettono di corrispondere alla Vostra paterna bontà con tenerezza di figli devoti.

VENERABILI FRATRI JACOBO COSTAMAGNA EPISCOPO TIT. COLONIENSI VICARIO APOSTOLICO DE MENDEZ AC GUALAQUIZA BENEDICTUS PP. XV VENERABILIS FRATER SALUTEM ET APOSTOLICAM BENEDICTIONEM.

QUONIAM dena lustra propediem complebis ex quo sacrificandi initium fecisti, gratum Nobis est eam tibi declarare peculiarem benevolentiam qua pro tuis te meritis prosequimur. Novimus quantum ipse laboris, ingenii, diligentiae in Salesianam Sodalitatem, quam quidem vix efflorescentem amplexus es, assidue tot annorum spatio contuleris: maxime ut per Americam inferiorem sua instituta promoveret praeclaro cum religionis civilisque cultus emolumento. Istic enim, te suasore vel auctore, et novae aedes iuventuti educandae a solo extructae sunt et apostolatus excitata studia et ad ipsos indigenas multis in locis christianum nomen propagatum. Tantis autem occu- pationibus distentus, multiplices tamen easdemque frugiferas scriptiones edendas curavisti ad pietatem morumque disciplinam modis omnibus fovendam. Gratulamur igitur ubertim hucusque virtuti tuae favisse Deum; a quo multam tibi aetatis meritorumque accessionem precamur. Quo autem fructuosiorem cum efficiamus faustum diem, tibi damus libenter ut papalem benedictionem plenariarnque indulgentiam, usitatis condicionibus, semel populo, cum volueris, impertias. , Atque auspicem divinorum munerum praecipuaeque caritatis No- strae testem, tibi, venerabilis frater, iisque omnibus quibus praees, apo- stolicam benedictionem peramanter in Domino largimur. .

Datum Romae apud S. Petrum, die XXXI mensis iulii MCMXVIII, Pontificatus Nostri anno quarto.

BENEDICTUS PP. XV.

AL VENERABILE FRATELLO GIACOMO COSTAMAGNA

VESCOVO TIT. DI COLONIA VICARIO APOSTOLICO DI MENDEZ E GUALAQUIZA

BENEDETTO PP. XV

VENERABILE FRATELLO SALUTE E APOSTOLICA BENEDIZIONE

POICHè tra breve tu compirai il decimo lustro dal giorno che celebrasti la prima messa, è a Noi caro manifestarti quella speciale benevolenza che abbiamo per te, quale tu meriti. Conosciamo quanto lavoro, quanto ingegno, quanta sollecitudine a favore della Società Salesiana, cui davi il nome quand'era appena sul nascere, tu hai speso assiduamente nel giro di tanti anni, sopratutto perchè propagasse i suoi istituti nell'America Meridionale con vantaggio insigne della Religione e della Civiltà. Costì infatti, per consìglio e per opera tua, vennero erette dalle fondamenta nuove case per l'educazione della gioventù, istituiti studentati per la formazione di nuovi apostoli, e propagato in molti luoghi il nome di Cristo in mezzo agli stessi indigeni. E quantunque occupato in tante cose, tuttavìa hai dato in luce molteplici scritti salutari per coltivare con ogni mezzo la pietà e il buon costume. Pertanto Ci congratuliamo con te, perchè Iddio ha fin qui copiosamente benedetto alle tue imprese, e da Lui t'imploriamo ancor lunga continuazione di vita e di meriti. E affinchè Ci sia dato di rendere quel fausto giorno più ricco di frutti salutari, ben volentieri ti concediamo la facoltà d'impartire una volta, quando vorrai e alle condizioni consuete, la Benedizione Papale con l'Indulgenza Plenaria.

Auspice intanto dei doni celesti e in pegno della particolare benevolenza Nostra a te, venerabile fratello, e quanti son commessi alle tue cure, con sommo affetto nel Signore impartiamo l'Apostolica Benedizione.

Dato a Roma presso San Pietro, il 31 luglio dell'anno 1918, IV° del Nostro Pontìficato.

BENEDICTUS PP. XV.

Al Rev. Clero e per le adunanze mensili.

Propaghiamo il Culto di Maria Ausiliatrice.

Convinti di fare un'opera santa che richiamerà le benedizioni di Dio su noi sulle nostre famiglie, sulla Chiesa e sulla Patria, uniamoci, o cari Cooperatori, per diffondere - dovunque è a noi possibile - il Culto di Maria Ausiliatrice.

L'eco delle solennità giubilari del Santuario, cui sta fisso lo sguardo di tutta la Famiglia Salesiana, suona ancor forte e soave in mezzo a noi, e già s'avvicinano altre date giubilari del culto di Maria SS. Ausiliatrice, mentre la Chiesa e la Patria sentono, di giorno in giorno, più forte ed urgente il bisogno della protezione di Dio.

L'ora che volge ripete a tutti: « E tempo di opere buone, è tempo di pregare, è tempo di propiziare il Signore! »: e ai Cooperatori Salesiani, dice anche una raccomandazione: «Diffondete, diffondete in mezzo al popolo cristiano la Divozione di Maria Ausiliatrice: l'ora è propizia! ».

Occorrono forse argomenti per provare il bisogno che tutti, nell'ora presente, abbiamo dell'aiuto di Dio?

Accenniamo piuttosto: - ai motivi che spronano i Cooperatori Salesìani a propagare, là « Divozione di Maria Ausiliatrice » - alle ragioni che consigliano tutti i fedeli ad abbracciarla - ai mezzi acconci per diffondere questa cara divozione.

1°) Perchè, i Cooperatori Salesiani devono diffondere la devozione di Maria Ausiliatrice?

Perchè devono imitare Don Bosco. L'Apostolo della gioventù fu pure l'Apostolo della Divozione a Maria Ausiliatrice. In onore di Lei Don Bosco edificò il Santuario di Torino-Valdocco, scrisse e pubblicò varie operette, fè coniare e diffuse milioni di medaglie, e ne disseminò in ogni parte le immagini, e nel suo nome percorse l'Italia, la Francia, la Spagna, benedicendo ed operando singolari meraviglie. Così il nome di Don Bosco divenne inseparabile da quello di Maria Ausiliatrice. Tutta la vita di lui, intimamente, è un appello continuo alla bontà di Maria Ausiliatrice; esteriormente, un continuo invito a ricorrere con fiducia al suo cuore di madre.

I Cooperatori Salesiani devono essere i primi a raccogliere questo invito paterno. Essi pure hanno per programma: « Le anime!», e per salvar un'anima, sull'esempio di Don Bosco devono esser pronti a qualunque sacrifizio. Questo è lo scopo della Pia Unione: questo, e nessun altro, il movente della loro attività, o carità in azione. Ma una tal carità, per mantenersi alta, pura ed operosa, non può far appello a motivi semplicemente umani, per quanto generosi: ha bisogno di radici profonde nel campo dei soprannaturale e d'una pratica sincera di così bella ed efficace manifestazione della pietà cristiana. Sull'esempio di Don Bosco i Cooperatori Salesiani devono avere un culto vivo e operoso per Maria Ausiliatrice, tale cioè che non si limiti a coltivare il proprio profitto spirituale, via brami e cerchi di comunicare agli altri gli stessi spirituali vantaggi e le stesse consolazioni. Così vuole i Cooperatori suoi, chi ama di esser chiamata l' « Ausiliatrice ».

II°) Perchè tutti i cristiani, nell'invocare e onorare la Madonna, dovrebbero prediligere il titolo di «Maria Ausiliatrice »?

Per più ragioni:

a) Per la sua storia, la quale ci rammenta le più gravi angustie in cui s'è trovata la Chiesa, e dalle quali essa uscì trionfante per l'aiuto di Maria.

b) Per l'ampiezza, la bellezza e l'opportunità del suo significato. Il titolo di Maria Ausiliatrice non solo rammenta la lunga serie di benedizioni accordate da questa tenera Madre al popolo cristiano, ma è il più acconcio a ripetersi in ogni privata e pubblica necessità, ed è un richiamo continuo alla pratica esatta dei nostri doveri, perchè ci ammonisce che la Madre di Gesù è pronta a soccorrere quelli. che. portano degnamente il nome di cristiani, cioè che sono veri seguaci di Gesù Cristo.

c) Per la predilezione che la Vergine stessa dimostra a coloro che l'invocano col titolo di Ausiliatrice. Enumerate le grazie da Lei concesse a tutti quelli che ossequenti alla parola di Don Bosco presero a onorarla! Contate, se potete, i prodigi ottenuti dall'Apostolo di questa devozione! Leggete la sua vita, e vedrete che non furono soltanto grazie individuali, le quali si potrebbero ascrivere sopratutto alla fede particolare dei divoti, ma anche grazie strepitose, generali o collettive. Basti ricordare la promessa fatta da Don Bosco nel 1884 quando comparve il colera in Italia, promessa che venne prodigiosamente mantenuta, dovunque fu cono sciuta ed accolta la parola di Don Bosco, da Maria Ausiliatrice (I).

III°) In qual modo possiamo diffondere la Divozione di Maria Ausiliatrice?

In molti modi. Ve ne sono dei semplici e facilissimi che ogni buon Cooperatore suol usare, e che dànno frutti preziosi. Tali ad esempio: il distribuire medaglie, immagini e foglietti relativi a questa divozione; il far leggere il Bollettino Salesiano, che pubblica mensilmente relazioni di grazie concesse da Maria. Ausiliatrice; l'indurre amici e parenti a prender parte a Feste e Novene in suo onore, o a Conferenze Salesiane; il promuovere ascrizioni all'Associazione dei suoi Divoti; l'ispirare la più ferma speranza di speciali benedizioni a quanti praticano questa divozione; il consigliare, in ogni occasione, la giaculatoria « Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis » e la novena suggerita dal Ven. Don Bosco per ottener grazie e favori da Maria Ausiliatrice; ecc. ecc. (2); Questi, ripetiamo, sono mezzi semplici e facilissimi, che possono tutti usare quotidianamente.

Ma ve ne son altri, che, per essere messi in opera, abbisognano della cooperazione altrui, e precisamente di quanti sentono vivo nell'anima l'amore alla Madonna e il fuoco sacro dell'apostolato.

Ed ecco le nostre proposte, che raccomandiamo umilmente allo zelo di tutti i devoti di Maria Ausiliatrice:

a) Esporre alla venerazione dei fedeli, in chiese e pubbliche cappelle, l'immagine di Maria Ausiliatrice, o in apposito altare, o come sotto quadro o anche ad una parete in modo conveniente.

b) Il 24 d'ogni mese, all'altare di Maria Ausiliatrice o nella cappella presso la quale è esposta la sua immagine, compiere con decoro il pio esercizio che si pratica già in molte chiese; cioè celebrazione della S. Messa, Comunione generale, fervorino o breve lettura come nel Mese mariano, in fine canto delle Litanie o dell'inno « Saepe dum Christi » e Benedizione col Santissimo Sacramento.

c) Celebrare con solennità la festa del 24 maggio, la quale è la sola che in onore della Madonna ricorre. durante il mese, e si può trasportare molto convenientemente o alla domenica appresso, o al giorno in cui si fa la chiusura del Mese mariano.

d) Erigere nelle chiese, dov'è introdotta la divozione di Maria Ausiliatrice, l'«Associazione dei divoti », e aggregarla all'Arciconfraternita eretta nel Santuario Torino- Valdocco, perchè coloro che vi si ascrivono possano guadagnare i favori spirituali concessi dai Sommi Pontefici

È vivissimo nostro desiderio che tutto queste proposte vengano prese in considerazione e si studi il modo di metterle in pratica. Se non è possibile attuarle tutte, si cominci ad adottarne qualcuna, e precisamente quella che, localmente, riesce più facile ed opportuna. Raccolti in adunanza generale o in piccolo gruppo o comitato, i nostri Cooperatori cerchino di fare dappertutto qualche cosa in favore della propaganda della divozione di Maria Ausiliatrice. Per opera loro vorremmo che si accendessero in ogni parte altrettanti nuovi focolari di questo santo e soavissimo culto. A tal fine ci raccomandiamo vivamente, non solo ai Sigg. Direttori Diocesani, ai Revv. Parroci e Sacerdoti, ai nostri attivi Zelatori e alle instancabili Zelatrici, ma a tutti gli ottimi Cooperatori e alle pie Cooperatrici nostre, perchè, mercè la collaborazione comune, abbia a realizzarsi al più presto, largamente, stabilmente, questo nostro appello.

E la pia e dolcissima Madre, nell'inesauribile sua bontà, benedica a tutti quelli che s'adopreranno perchè venga maggiormente onorata, e a quanti già l'invocano, nelle quotidiane necessità e nei presenti bisogni della Chiesa e della Patria, pietosa e potente Ausiliatrice.

(1) Nel 1884, appena si sparsero le prime voci della probabile comparsa del colera in Italia, Don Bosco non esitò ad asserire che il morbo avrebbe fatto maggior strage dì quello che si sarebbe pensato; e subito suggeri un antidoto che disse infallibile, e che fu tale realmente, allora e in consimili circostanze. L'antidoto suggerito dal Venerabile era questo:
I) Frequentare la santa Comunione colle dovute disposizioni.
II) Ripetere sovente la giaculatoria: Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis.
III) Portare in dosso la medaglia di Maria Ausiliatrice, che da una parte porta scolpito il Sacro Cuore di Gesù e dall'altra l'effigie di Maria Ausiliatrice.

(2) Il Venerabile Don Giovanni Bosco a quelli che gli domandavano che cosa dovessero fare per ottenere qualche grazia o favore dalla bontà di Maria Ausiliatrice, inculcava sempre queste pie pratiche;
1° Recitate per nove giorni tre Pater, Ave e Gloria al SS. Sacramento con la giaculatoria: Sia lodato e ringraziato ogni momento il Santissimo e divinissimo Sacramento, e tre Salve Regina con la giaculatoria: Maria Axilium Christianorum, ora pro nobis.
2° Accostatevi ai SS. Sacramenti
3° Fate o promettete un'elemosina proporzionata alle vostre forze a vantaggio delle Opere Salesiane.NORME PRATICHE

PER L'AGGREGAZIONE DI NUOVE « ASSOCIAZIONI DEI DIVOTI DI MARIA AUSILIATRICE » ALL'ARCICONFRATERNITA ERETTA NEL SANTUARIO DI TORINO-VALDOCCO.

Perchè le domande d'aggregazione di nuove « Associazioni di Divoti di Maria Ausiliatrice » all'Arciconfraternita eretta nel Santuario di Valdocco abbiano le condizioni richieste, ci permettiamo di ricordare:

a) che la nuova Associazione dev'avere lo stesso nome e scopo, sit ejusdem nominis et in stituti della Primaria Torinese, cioè sia intitolata «Associazione dei Divoti di Maria Ausiliatrice » o Aiuto dei Cristiani e abbia per iscopo principale: Dilatare la divozione alla Beata Vergine e la venerazione a Gesù Sacramentato , ecc., per meritarsi la sua protezione in vita e particolarmente in punto di morte, come è stabilito ciel Regolamento della Pia Associazione.

b) che la medesima sia già eretta canonicamente dall'Ordinario locale e non aggregata ad altra Arciconfraternita.

c) che il Vescovo erigente, di propria mano, ovvero per speciale mandato il suo Vicario Generale, attesti che l'Associazione aggreganda è stata canonicamente eretta e che non è ancora aggregata ad altra Arciconfraternita; la quale attestazione, in un col consenso o commendatizia del medesimo Ordinario, deve mandarsi al Rev.mo Rettor Maggiore dei Salesiani, Via Cottolengo, 32 - Torino.

Preghiamo pertanto coloro che intendono erigere ed aggregare all'Arciconfraternita di Torino nuove «Associazioni di Divoti di Maria Ausiliatrice » ad attenersi, per la validità dell'atto, alle norme qui ricordate.

A chi ce ne farà domanda, invieremo copia autentica degli Statuti della pia Associazione, ed anche il modulo per la supplica da inoltrare al Rev.mo Ordinario per l'erezione canonica.

Genitori, vigilate!

Padri e madri, raddoppiate la vigilanza sui vostri figli! Crescono i pericoli d'ogni genere, crescano anche le vostre cure.

Oggi, non solo nelle grandi città, una in ogni centro industriale, ragazzi dai tredici ai diciott'anni guadagnano salari, che prima della guerra non erano guadagnati neppur da uomini fatti. I genitori veglino che quest'inaspettato guadagno non guasti i loro figli e li renda inabili a seri sforzi, a vero lavoro, quando sieno grandi.

Non contentatevi di sapere che il vostro ragazzo lavora, ma informatevi della somma esatta che guadagna. Che cosa fa egli di questo denaro? lo porta tutto a casa? Niente è più disastroso per Un ragazzo che l'aver da spendere una considerevole somma di denaro ogni settimana. Non dimenticate che il periodo dai 13 ai 18 anni è il più pericoloso nella vita d'un giovane, e che l'aver denaro da spendere moltiplica le tentazioni e la possibilità d'una vita leggera. Ogni giovane ben educato, fosse anche il figlio d'un milionario, dev'essere rigorosamente limitato nello spendere.

Non ragiona bene chi dice: « Che egli spenda, dal momento che ha guadagnato! » Insegnategli a risparmiare. Limitategli il denaro, e informatevi che cosa ne fa e quanto ne spende per il suo bene e insegnategli a spendere bene.

Dite ai vostri figliuoli che essi vivono in tempi anormali; fate ad essi capire quanto sia funesto il contrarre l'abito di guadagnare facilmente per spendere subito con altrettanta facilità. Non credano d'essere diventati uomini, perchè guadagnano molto; no! non sarà mai buon operaio chi non ha provato tutto il peso e tutta la durezza del proprio mestiere. Tocca a voi, o genitori, a far comprendere ai vostri figli che cosa vuol dire lavorare.

Dite ad essi che mentre gl'impieghi sono facili ora a trovarsi, i giorni e gli anni che essi consumano non ritorneranno più. Essi potranno procurarsi un altro impiego, perchè in questi tempi di guerra, lasciandone uno, ne trovano facilmente un altro; ma fate ad essi capire che non potranno mai procurarsi una seconda fanciullezza, una seconda gioventù.

Ammoniteli che questi giorni che sembrano i giorni delle grandi opportunità, perchè un ragazzo può guadagnare il salario d'un uomo, sono in realtà giorni di gran pericolo.

Scrive un giornale americano di S. Francisco di California - il « The Call » del 29 luglio u. s. - da cui abbiamo presa l'idea di questo ammonimento e di cui abbiam compendiato i pensieri:

« Come potete rovinare un puledro con un cattivo addestramento, così potete, irrevocabilmente e senza speranza, rovinare un ragazzo. Decine dì migliaia sono disgraziatamente rovinati in questo momento.

» Questo è inevitabile, è una delle maledizioni della guerra.

» I padri e le madri che hanno una coscienza si decidano una buona volta a prendersi cura dei loro ragazzi! »

TESORO SPIRITUALE.

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella, o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare Indulgenza plenaria:

dal 10 ottobre al 10 novembre

I) l'11 ottobre, Maternità di Maria SS.

2) il 16 ottobre, Purità di Maria Vergine.

ECHI DELLE SOLENNITÀ GIUBILARI IN ONORE DI MARIA AUSILIATRICE (1)

Nella Casa Centrale dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Ci scrivono:

La festa giubilare di Maria Ausiliatrice, attesa, affrettata con ansia filiale da migliaia di anime devote all'Opera del Ven. Don Bosco, ebbe pure il suo felice compimento nella Casa centrale delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Nizza Monferrato, eco modesta della sacra apoteosi ch'ebbe luogo in Torino.

Dal 1 gennaio al 9 giugno p.p. nell'Istituto di N. S. delle Grazie fu tutta una gara di opere buone, di fiori spirituali, di calde preghiere prestabilite, offerte ogni giorno alla dolce Patrona per ottenere trionfo alla Chiesa, espansione all'Opera del Ven. D. Bosco conforti al venerando Don Albera, benedizioni alle armi italiane e grandezza sempre crescente alla cara nostra Patria. Il 24 d'ogni mese si sarebbe detto una festa rinnovata di Maria Ausiliatrice, tanta fu la solennità con cui venne celebrato: e il 24 maggio pratiche di pietà particolari, accademia musico-letteraria nell'Istituto, speciali funzioni nella Parrocchia di S. Giovanni della città, per cura dello zelantissimo signor Vicario Foraneo Teol. Pietro Lana. Insomma, nel Collegio e fuori, espansione e festa di cuori a gloria di Maria!

Una devotissima novena predicata preparò la festa giubilare che giunse finalmente come il compimento d'una sacra promessa.

E fu uno spettacolo di entusiasmo e di religiosa pietà, non solo alla Messa della Comunione Generale e alla messa cantata, durante la quale disse le lodi della Celeste Regina il rev.mo sig. D. Giulio Barberis della Pia Società Salesiana, ma altresì, e particolarmente, ai vespri solenni e alla processione che, non ostante la requisizione militare dei locali, si potè fare nella parte non requisita.

La festa ebbe il suo degno epilogo nell'accademia-omaggio che si tenne alla sera e riuscì una degna celebrazione di patriottismo e di fede.

Nè dobbiam tacere la magnifica affermazione, che il 21 maggio ebbe luogo nella parrocchia predetta per iniziativa di un apposito Comitato, sorto spontaneamente fra le ex allieve e le Cooperatrici Salesiane, allo scopo di ottenere dalla celeste Vincitrice di Lepanto e di Vienna la divina protezione sui nostri valorosi soldati.

Nella nuova Parrocchia Salesiana di Biella.

Ci scrivono:

Biella ha celebrato anch'essa, con pietà profonda, il Giubileo del Santuario di Maria Ausiliatrice. Con pieno assenso del Capitolo della Cattedrale, la Chiesa di San Cassiano veniva eretta a Parrocchia e affidata ai Salesiani che la funzionano da vari anni con generale soddisfazione; e la coincidenza dell'inaugurazione della nuova parrocchia col Cinquantenario della Basilica di Maria Ausiliatrice parve augurio di più copiose benedizioni; quindi per tutto l'anno si cercò di far avvampare il fuoco sacro della pietà nel centro destinato alla nuova cura di 4000 anime.

Dal 20 ottobre al 2 novembre scorsi, venne dettata da tre Padri Gesuiti una sacra missione, cui partecipò numeroso popolo devoto, che si accostò con fervore e frequenza straodinaria ai SS. Sacramenti. Fu un vero risveglio di fede, che produsse un gran bene.

Con egual fervore si celebrarono tutte le solennità dell'anno liturgico, finchè sorse il caro mese di Maria Ausiliatrice che fu predicato da un Padre Cappuccino. I fedeli vi presero parte con edificante pietà, e numerosissime furono le comunioni, specie nella novena e festa di chiusura. L'esito splendido fu una solenne manifestazione di amore a Maria Ausiliatrice, la cui statua campeggia e attira gli sguardi di tutti dal suo altare di marmo, e fu, preparazione all'apertura della parrocchia.

Questa ebbe luogo il 2 giugno u. s. Al suono festoso delle campane immenso popolo riempiva la chiesa e si riversava sulla piazzetta. Il novello parroco D. Costantino Casale vi giunse dalla Cattedrale accompagnato dal Vicario Generale, dal Cancelliere della Curia e dai Parroci della città. L'imponente dimostrazione fu un felice inizio per la nuova Parrocchia e una vera affermazione di stima che i Biellesi nutrono verso i figli di Don Bosco.

La vita spirituale nella nuova parrocchia si svolge in modo consolante alle tre messe che si celebrano nei giorni feriali e alle quattro dei giorni festivi. V'è sempre un gran numero di Comunioni. Divotissime le funzioni del primo venerdì del mese, dell'esercizio della Buona Morte, e del 24 del mese ad onore di Maria Ausiliatrice; frequentati i catechismi ai ragazzi e alle ragazze, le spiegazioni del Vangelo e le istruzioni al popolo. Venne già istituita la Compagnia del Suffragio fra le donne per gli accompagnamenti funebri e la divozione alle anime purganti, ed è prossima l'erezione canonica della Compagnia delle Figlie di Maria Ausiliatrice, in seno alla quale è già sorta una scuola di canto per le sacre funzioni con soddisfazione dei fedeli.

Per la data giubilare della Consacrazione della Basilica di Maria Ausiliatrice e della Messa d'oro del rev.mo D. Albera venne celebrato un triduo di feste religiose con predicazione straordinaria. Anche in queste feste di puro carattere propiziatorio il popolo biellese dimostrò il suo affetto verso la Madonna di Don Bosco e il Superiore della Pia Società Salesiana, coll'accorrere alle sacre funzioni, con fervore di preghiere, con frequenza di Comunioni da esserne vivamente consolati.

Nella Capitale del Chilì.

La festa di Maria Ausiliatrice quest'anno cominciò col primo giorno del mese di preparazione: tanta fu l'affluenza dei fedeli da ogni punto della città e la loro frequenza alla Sacra Mensa. Il 24 maggio l'amministrazione della Santa Comunione fu incessante per tutta la mattinata. Il vasto tempio, ove sull'altar maggiore campeggia il gran quadro di Maria Ausiliatrice, opera del pittore chileno Dietro Leone Carmona, all'ora della messa solenne presentava un aspetto imponente. Pontificò ;Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Sebastiano Nicotra, Arcivescovo tit. d'Eraclea, Nunzio apostolico nel Chilì. Il Sacerdote Salesiano D. Domenico Soldati fece il panegirico, dimostrando con quanta ragione il popolo chiami Maria Ausiliatrice la Madonna di Don Bosco, e come Maria Ausiliatrice è la vera Madre dei Salesiani, giacche all'ombra del suo Santuario sono sorte tutte le opere salesiane.

Nel pomeriggio si tenne conferenza pei Cooperatori nel Teatrino della casa. - Parlò Mons. Edwars, Vescovo tit. di Dodona e Vicario Castrense. Dopo aver accennato al Giubileo del Tempio di Maria Ausiliatrice e alla Messa d'Oro di Don Albera, animò i Cooperatori, in segno di riconoscenza pei benefici ricevuti dalla Madonna nei 5o anni decorsi, a lavorare con alacrità a favore delle Opere Salesiane e a sostenere specialmente lo Studentato Salesiano di Macul, per poter dare maggiore sviluppo all'apostolato di Don Bosco nella Repubblica.

La domenica 26 fu la volta degli antichi Allievi che festeggiarono devotamente anch'essi la Madre comune. In numero di 150 si accostarono alla S. Comunione alla Messa celebrata dall'Ispettore Don Nai, che li animò a star sempre sotto la protezione di Maria, la cui divozione, egli disse, è scudo contro cui s'infrange ogni assalto nemico e l'impeto delle umane passioni.

Nella Capitale del Venezuela.

La colta e cattolica città di Caracas si è inchinata con devoto entusiasmo a Maria Ausiliatrice.

L'elegantissimo tempio dedicato a così tenera Madre, splendente di doni e di cerei votivi, ha visto raccogliersi un'onda di popolo durante il mese di preparazione, che è stato, al pari della festa, un trionfo memorando. Il 19 maggio una larga schiera di fanciulli, religiosamente disposti, si accostava alla prima Comunione in omaggio alla Madonna di Doli Bosco. Il 24 da tutte le vie della Capitale vedevansi numerosi fedeli trarre al Santuario. La celebrazione delle Sante Messe e l'affluenza alla Santa Comunione cominciarono all'aurora, e si protrassero, senza interruzione, sino a mezzodì. Alle nove si recò al Santuario dì Maria Ausiliatrice Sua Ecc. Rev.ma Mons. Rincòn, Arcivescovo Metropolitano, per assistere pontificalmente alla messa solenne. La schola cantorum dell'Istituto salesiano, coadiuvata da esimi artisti della capitale, eseguì scelta musica liturgica. Le ascritte all'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice assistevano in appositi scanni con il proprio distintivo. Il rev. P. Niceforo del Parano, S. J., illustrò magistralmente il titolo di Maria Aiuto dei Cristiani.

Solenni riuscirono anche le funzioni serali. Il rev. D. Rinaldo Esculpi, Segretario di Mons. Arcivescovo, tenne la conferenza salesiana sul tema sempre intessante: L'educazione cristiana della gioventù. In seguito si svolse la, processione, alla quale fece ala divota tutto il fior fiore della cittadinanza. Al ritorno al Santuario, in largo giro le adiacenze vennero gremite di fedeli. La memoranda cerimonia si chiuse con la benedizione eucaristica impartita da Mons. Placido Gobbini, Incaricato d'Affari della Santa Sede.

Nella Capitale della Colombia.

È omai nota la divozione profonda che Maria SS.ma Ausiliatrice riscuote da tutta la popolazione di Bogotà. Essendo insufficiente a contenere il gran numero dei divoti la chiesa salesiana del Carmen, la solennità del 24 maggio si celebrò nella Basilica Metropolitana. Una festa splendida e divota oltre ogni .dire. Pontificò Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Enrico Gasparri, Arcivescovo tit. di Sebaste, Nunzio Apostolico, presenti le prime Autorità della Repubblica, tra una folla straordinaria. Predicarono due dei migliori oratori di Bogotà: il dott. Teodoro Rosas, e il P. Luigi Zumalabe, Rettore del Collegio dei Gesuiti. Il primo trattò l'argomento «il Giubileo della Basilica di Maria Ausiliatrice », il secondo tenne la conferenza ai Cooperatori, ed ambedue parlarono con tanto affetto dell'Opera Salesiana e della divozione a Maria Ausiliatrice, come se fossero due salesiani. Inculcarono come omaggio nella duplice data solenne un grande amore per la gioventù e un'efficace cooperazione salesiana.

Il giorno 2 d'agosto in tutte le case salesiane della Colombia, con entusiastica partecipazione degli alunni e dei cooperatori, si commemorò la « Messa d'Oro » dell'amatissimo nostro superiore.

Nella Capitale degli Stati Uniti.

Riportiamo dall'Italiano in America:

« Domenica 9 giugno fu un giorno in modo speciale memorando per i Salesiani e per i loro Cooperatori. Non essendo a noi possibile il dare anche un sol cenno di quanto hanno fatto i Salesiani degli Stati Uniti per degnamente commemorare il doppio giubileo, ci limiteremo a ricordare che nel loro Studentato testè aperto al N.o 739 E. 210th St. Williamsbridge, New York Citv, e nel Teatro della Chiesa della Trasfigurazione in Mott. St. si tennero due importanti adunanze di Cooperatori e di Cooperatrici salesiane.

» Noi ci auguriamo ben di cuore che i voti e le risoluzioni fatte nelle due riunioni suddette abbiano a tradursi in risultati pratici e che i benemeriti cooperatori salesiani si estendano sempre più alla maggior gloria di Dio e alla salute delle anime, specialmente dei nostri giovani. »

Tra gli Italiani emigrati nel Chilì.

Parlammo l'anno scorso dell'opera di assistenza affidata interamente ai Salesiani a favore degli italiani emigrati nel Chili, a Santiago, a Talca, e a Valparaiso, dove vennero istituite per essi tre parrocchie. Da una di esse, cioè da Valparaiso, ci è pervenuta una lunga relazione sul lavoro compiuto a pro' dei nostri connazionali nell'anno passato. Ne spigoliamo alcuni dati

I) Assistenza religiosa: a) Ogni domenica e festa di precetto si celebrò una funzione speciale per la Colonia Italiana, con predica in italiano e massima comodità d'accostarsi ai santi sacramenti. b) Ogni prima domenica del mese si tenne un servizio religioso per implorare da Dio aiuto e benedizioni ai nostri cari soldati e riposo eterno caduti. Questa funzione nella prima domenica di maggio fu onorata dall'intervento di Sua Ecc. Rev.ma Mons. Sebastiano Nicotra, Arcivescovo tit. d'Eraclea e Nunzio Apostolico nel Chilì. Le tre navate della chiesa furono insufficienti a contenere la moltitudine dei connazionali accorsi per udire il saluto del Rappresentante del Santo Padre. Il Nunzio ebbe parole commosse per la Patria lontana; e gli accorsi, terminata la funzione, vollero salutare il venerando Prelato, cui le buone ninnane presentavano i pargoli perche fossero benedetti nel nome di Dio. Un'altra volta fu invitato a celebrare l'ispettore Don Luigi Nai, che tanto s'interessa dei nostri emigrati. In tutte queste circostanze la musica istrumentale degli artìgianelli dell'annesso Istituto rallegrò il convegno. Diciamo convegno; perchè tale è sempre il raccogliersi della Colonia, che prende quest'occasione anche per trattare i suoi affari e scambiar notizie, coltivando quei sensi d'amicizia e di fratellanza, che sono così naturali e cari in persone appartenenti ad una stessa patria lontana. c) In tutto l'anno fu pure consolante la frequenza ai santi Sacramenti: vari furono i matrimoni benedetti, e quaranta i battesimi amministrati.

II) Associazioni. Il 6 giugno 1916 si costituì una società di signore italiane, che conta presentemente più di duecento socie, allo scopo di lavorare per l'assistenza morale e materiale dei nostri connazionali, diffondere la lingua italiana e mantener vivo l'amor della patria. Tengono L'adunanza ogni mese, in unione col Consiglio Direttivo dell'Italica Gens, per esporre le necessità delle povere famiglie che si soccorrono, e dar conto delle erogazioni mensili a favore delle opere parrocchiali. Mediante le quote mensili di queste caritatevoli signore si raccolsero tremila e centoventi pesos, che furono convertiti in pane, latte, e vestitini per orfanelli, e per l'educazione di sette poveri bambini, tra cui alcuni figli di richiamati. A cura della stessa società, vennero regolarmente soccorse anche varie famiglie povere, delle quali alcune hanno anche molti bambini (una ne ha nove e senza padre), tutte nella più squallida miseria; ed alcune infelici bambine furono pietosamente raccolte nell'Asilo annesso alla Casa del Buon Pastore. Anche vari emigranti si presentarono a chiedere appoggio morale e materiale, e vennero tutti aiutati con raccomandaziani e sussidi pecuniari.

III) Altre opere. In varie occasioni, a paralizzare l'opera deleteria di qualche giornale denigrante il Clero Italiano e lo stesso Sommo Pontefice col dipingerli, quasi nemici della Patria, si pubblicarono in foglietti volanti e si diffusero . largamente brani delle pastorali degli Eminentissimi Cardinali Nava e Maffi, degli Eccellentissimo Arcivescovi di Udine e Spoleto, e di altri Vescovi Italiani. Allo scopo di diffondere la nostra cara lingua e la stima che si merita la. Patria nostra, si regalarono opportuni libri italiani, tra i quali ebbe splendida accoglienza quello edito dalla Libreria Editrice Internazionale di Torino, intitolato: « Conosci l'Italia ». Finalmente, nel desiderio di dar maggior sviluppo all'azione sociale della parrocchia, il 16 dicembre u. s. si gettavano le fondamenta di un Circolo o Società Cattolica, che è la prima che sorge con elemento italiano, per il progresso morale e materiale degli italiani e dei figli d'italiani, residenti a Valparaiso. Il circolo si propone di tener viva nei soci la Fede dei nostri padri e l'amore alla Patria, favorendo l'unione, la fratellanza e la scambievole protezione.

L'Eminentissimo-Card. De Lai ha fatto pervenire al Salesiano Don Ambrogio Turriccia, parroco di Maria Ausiliatrice a Santiago, questa bella lettera:

S. Congregazione Concistoriale

Roma, 14 maggio 1918.

Rev. Signore,

Dal Rev.mo Mons. Nunzio Ap. nel Chile mi fu comunicato il resoconto inviatogli da V. S. Rev. circa l'attività spiegata dai benemeriti sacerdoti Salesiani di codesta Parrocchia della Capitale, e sono lieto di poterle manifestare la mia soddisfazione per i notevoli successi ottenuti nel campo spirituale merci lo zelo spiegato per la salute delle anime e l'interessamento costante anche per il miglioramento delle condizioni temporali dei fedeli affidati alle loro cure.

Sopratutto mi conforta il constatare l'incremento della educazione religiosa, grazie specialmente al numero sempre crescente di figli di italiani che vengono instruiti nei tre collegi maschili e nei quattro educandati femminili diretti dai figli di D. Bosco; ed i frutti che già se ne raccolgono, per l'efficacia dell'esempio diffuso nelle famiglie degli alunni, compensano i sacrifici sostenuti da V. S. e dai sacri

Il Presidente dei Matto, Grosso e l'istituto Salesiano di Cuyabà.

L'Ecc.mo Mons. Francesco de Aquino, Salesiano, Presidente dello Stato di Matto Grosso (Brasile) nel discorso fatto alla Camera dei deputati il 13 maggio u. s., per inaugurare la XIa Legislatura, ha queste. parole che traduciamo dal testo ufficiale

«Con la mente rivolta allo .studio del grave problema dell'insegnamento, il 27 aprile u. s. visitai l'Istituto Salesiano. San Gonzalo di questa Capitale, dove l'istruzione e l'educazione sono felicemente unite nell'opera grande della formazione delle future generazioni.

»Nel timore che ciò che potrei dirvi, e non sarebbe poco, sopra l'accennata casa di educazione, potrebbe esser sospetto di parzialità, in quanto che io fui in essa educato, e vi fui anche direttore degli studi e, più tardi, di tutto lo Stabilimento, mi limito, Signori Deputati, a richiamare la vostra autorevole attenzione sui risultati benefici che quel Collegio ha dati alla Società Mattogrossense.

» Non occorre andar molto lontano.

» Questa illustre Assemblea, i cui membri appartenenti alle nuove generazioni quasi tutti si resero Baccellieri o in qualche modo si educarono in quell'Istituto Salesiano, è oggi una magnifica dimostrazione delle sue alte benemerenze »

E ne traeva argomento per chiedere l'appoggio efficace della Camera in favore dell'Istituto, perchè possa continuare l'opera sua benefica in piena corrispondenza con i bisogni dei tempi.

degni confratelli (in unione alla Società Pro-Scuola ed alla Società di Beneficenza Italiana) per assicurare l'educazione religiosa gratuita a non pochi orfani e figli di richiamati.

Ali compiaccio pure della cooperazione prestata alle varie iniziative benefiche a prò di codesta Colonia italiana dal Segretario Salesiano dell' «Italica Gens » e dalla Società delle Signore Cattoliche Italiane, sui cui membri, come pure su quelli delle altre Società sopra ricordate, invoco di gran cuore la benedizione di Dio a premio delle opere compiute ed a sprone di quelle che dal loro zelo mi riprometto per il maggior bene spirituale di codesta Colonia Italiana.

Benedicendola nel Signore, mi confermo con distinta stima

di V. S. Rev.da

devotissimo in C. J.

G. Card. DE LAI, Vescovo di Sabina Segretario.

La "Festa del Papa".

Anche ìn Colombia, com'apprendiamo da una lettera dell'ispettore salesiano Don Aime, si è celebrata, nello scorso settembre, la «Festa del Papa ». Naturalmente mancano ancor i particolari, ma chi ne dava anticipatamente notizia, soggiungeva a proposito della «Festa » che si sarebbe celebrata a Bogotà: «Sarà la prima volta che si celebra in questa Repubblica; tuttavia si spera che riuscirà bella, solenne, e sarà l'espressione dell'amore che noi salesiani nutriamo verso il Papato e specialmente verso il nostro grande benefattore, l'augusto Pontefice Benedetto XV. »

Animo, o cari Cooperatori. Attorno alla sacra persona di Papa Benedetto XV, che s'impone in ogni parte del mondo per l'opera d'inesauribile carità e d'alta sapienza che va indefessamente spiegando in questo grave momento storico, è facile, mentre è doveroso, raccogliere l'omaggio di tutti i fedeli.

Oggi - non solo i fedeli circondano di venerazione il Sommo Pontefice - ma anche oltre quelli che vivono della vita cattolica innumerevoli sono gli animi onesti, i cuori puri di passione settaria, che rendono omaggio alla grandezza di chi si è levato, solo, inerme tra i più formidabili armati, per dire la parola della Giustizia e della Pace e per raddoppiare i suoi benefizi ai dolenti.

Benedetto XV ha ben diritto a questo plauso che circonda l'opera sua e consente alle sue intenzioni, e quantunque Egli non metta questo riconoscimento degli uomini tra i moventi del suo programma, pure, da oggi, la Storia ha il dovere di additare il suo Pontificato tra i più gloriosi per la Chiesa, tra i più benefici per l'umanità.

Però, oltre coteste individuali benemerenze altissime, onde la Storia ci mostra insigniti quasi tutti i Romani Pontefici, ogni Papa ha ben più alto diritto alla venerazione dei fedeli per l'eccelsa dignità di Vicario di Gesù Cristo, e, conseguentemente di Pastore, Padre e Maestro infallibile di tutti i cristiani.

t quindi un'opera doverosa quella che torniamo a raccomandare a tutti i Cooperatori, con l'insistere che si studi il modo d'introdurre in ogni città, in ogni paese, in ogni parrocchia, la «Festa del Papa ».

Monumento religioso patriottico in Casale Monferrato.

Sotto l'alta presidenza onoraria di Sua Ecc. Rev.ma Mons. Albino Pella, Vescovo diocesano, e dell'illustrissimo Comm. Avv. Enrico Tavallini, Sindaco della città, è stato costituito un Comitato esecutivo per innalzare la Cripta del grandioso Santuario del Sacro Cuore di Gesù al Valentino quale monumento ai gloriosi caduti per la grandezza della Patria.

A presidente venne eletto l'assessore comunale cav. avv. Catterino Giorcelli e a membri i sigg.: Alzona cav. Giuseppe - Barbesino Amedeo - Bardone avv. Alessandro - Buzzi Pietro - Brusasca cav. avv. Giovanni - Calleri comm. avv. Enrico - Camurati Emilio - Figarolo Emilio - Mainero Sac. Maurizio, Direttore dell'Oratorio Sacro Cuore al Valentino - Martinotti avv. not. Romano - Morbello Luigi - Mossetti cav. Luigi - Parodi Gabriele - Rabaglino geom. Federico - Rinetti Giuseppe - Rossi can. teol. D. Umberto - Rottigni Giulio - Sala cav. prof. D. Cristoforo - Sini rag. Cesare - Zoia Federico.

Dall'appello, che il Comitato rivolge ai genitori e parenti dei gloriosi Caduti, ai RR. Parroci, agli ill.mi sigg. Sindaci ed a tutte le persone che sentono forti nell'animo i due grandi amori, « Religione e Patria «, stralciamo la parte seguente che darà ai nostri lettori un'idea adeguata del progetto cristianamente pietoso e patriottico e del modo di concorrere per la sua sollecita attuazione.

Nell'intento di tributare il nostro doveroso omaggio di riconoscenza e di affetto ai gloriosi caduti per la Patria, additando i loro nomi all'ammirazione commossa dei posteri e suffragandone cristianamente le anime invitte, si è deliberato di dedicare a quest'opera santa l'artistica Cripta del grandioso Santuario, che sarà innalzato al Sacro Cuore di Gesù presso l'opera dei figli di D. Bosco al Valentino di Casale Monferrato

Tutti sappiamo che molte sono le necessità dell'ora presente, molte le opere e molti i bisogni che domandano il nostro valido e volenteroso soccorso: ma chi ha animo di patriotta e di cristiano, comprenderà pure che alle impellenti opere di assistenza per i vivi debbono andare unite le opere di suffragio per le anime dei nostri eroici ed indimenticabili figli e fratelli, che si sacrificarono per la difesa e la grandezza della diletta Patria nostra. Per questo il nostro progetto, che lasciamo si raccomandi da sè alla fede ed all'amore dei genitori e parenti dei gloriosi Defunti, al cuore ed alla generosità di tutte le persone credenti e grate.

I genitori o parenti che vorranno scolpito sul marmo il nome del loro caro Defunto si rivolgano al Direttore dell'Oratorio del S. Cuore al Valentino, il quale darà loro tutte le informazioni necessarie. Allo stesso indirizzo siano inviate le offerte da quelle persone generose che vorranno, concorrere ad una così alta opera di religione e di patriottismo. Penserà poi il Comitato a far preparare artistiche targhe e lapidi con sopra scolpiti i nomi dei singoli Caduti, assieme alle designazione del giorno e del luogo in cui ciascuno fece il supremo sacrificio della vita. Sarà cura inoltre del Comitato il raccogliere per mezzo dei parenti in tante piccole biografie le notizie principali intorno ai caduti, che avranno il loro nome scolpito nella Cripta, onde comporre il Libro d'oro dei Caduti che sarà custodito nell'archivio annesso al Santuario. Saranno pure ricordati in modo perenne i nomi di tutti gli offerenti, specialmente dei più generosi.

Diamo qui sotto l'elenco dei suffragi per i gloriosi Caduti che saranno ricordati sui marmi della Cripta monumentale, e frattanto ci piace osservare che, sorgendo il Monumento in una casa dei figli del Ven. D. Bosco, vale a dire in una casa di giovani, ed in un Santuario al S. Cuore di Gesù, mèta di tante anime divote, esso sarà per tanta gioventù una scuola efficace di cristiano patriottismo e concorrerà a moltiplicare i suffragi da parte di tanti cuori innocenti e di tante anime pie.

Suffragi per i gloriosi caduti ricordati sui marmi della Cripta monumentale.

1. - Ogni anno nel mese di novembre si celebrerà un Solenne Ottavario. - Al mattino Messa cantata da requiem. Alla sera: Rosario da requiem, canto del Miserere, Benedizione col SS. Sacramento, De profundis.

2. - Ogni anno, in un giorno da stabilirsi, si celebrerà un solenne funerale (Messa cantata, Esequie al tumulo) con inviti a tutte le autorità civili e militari della Città e Diocesi.

3. - Ogni mese: al primo lunedì del mese si celebrerà una Messa, durante la quale tutti i suffragi, comunioni e preghiere saranno dedicate a suffragio delle anime dei Caduti.

4. - Ogni Domenica, particolari preghiere di suffragio durante la S. Messa assistita dai giovanetti dell'Oratorio del S. Cuore.

5. - Ogni giorno, preghiere speciali durante le S. Messe che verranno celebrate all'altare della Cripta ed alle funzioni della sera.

6. - I Caduti ricordati sui marmi della Cripta verranno inscritti alla Pia Opera del Suffragio che si istituirà nell'erigendo Santuario.

LETTERE DEI MISSIONARI

CINA.

Il viaggio dei Missionari Salesiani partiti per la Missione del Kuan Tung (Cina).

(Dal diario del prof. D. Sante Garelli).

I. Da Napoli a Port Said.

A bordo dell''Ischia" - Difficoltà d'imbarco felicemente superate - Stima ed affetto di Cooperatori ed ex-allievi.

Sono le sei pomeridane del 4 luglio: siamo finalmente sull' « Ischia ».

Le gru stanno innalzando i nostri bauli, ed io con gioia li contemplo a salire, perchè dalle nove del mattino fino a quel momento non ho fatto altro che girare e correre dall'Ufficio della Marittima al Porto, dal Porto alla Stazione, poi alla Dogana, di qui al Direttore Doganale, e poi alla Capitaneria di porto, e di nuovo alla Dogana, e finalmente al piroscafo.

Non un minuto di riposo, non un momento di tranquillità, le difficoltà aumentando, succedendosi, incalzandosi le une le altre.

Le gru sollevavano le due casse contenenti le due statue di Maria Ausiliatrice. Quel peso che s'innalzava, lo sentivo togliermisi dal cuore con immensa soddisfazione.

Pareva proprio che qualche spirito maligno avesse congiurato contro la nostra cara Madonna per impedire a ogni costo che venisse con noi; ma avevo pur visto che s'era incaricata la Madonna stessa di accompagnarci.

Si doveva partire da Marsiglia nella prima quindicina di giugno. - Potrà la Madonna venire con noi, stavo pensando, se non è ancor pronta? - Ma il piroscafo, per un disvio di comunicazioni, parte senza la Madonna e senza i Missionari. Ne godo, e mi affretto a condurre a termine le pratiche, ed affidare le due casse allo spedizioniere, affinchè me le faccia trovare assolutamente a Marsiglia per il luglio : poi vado a predicare a Borgosesia. Al ritorno mi si comunica tosto il cambiamento di itinerario: non più per Marsiglia, ma per Napoli. E la nostra Madonna, già spedita in Francia? La Madonna ha pensato a sè stessa: un'altra improvvisa difficoltà burocratica l'ha trattenuta a Torino.

Si parte per Napoli: trasporto tutto l'abbondante bagaglio alla stazione.

Reverendo, mi sento dire, tutto si spedisce immediatamente, ma le due casse contenenti le due statue non si può.

- Signore, insisto, una volta tanto faccia anche quello che non si può!

Non mi dà neppur ascolto. Ma io son risoluto: o con la Madonna in Cina, o la Madonna con me a Torino. E senza che m'accorgessi mi sfugge una parola... magica: « Salesiani! ».

- Ah! loro sono Salesiani?

- Sissignore, Salesiani di D. Bosco: ed andiamo a fondare una nuova Missione Italiana in Cina.

Che cosa è successo? La scena si cambia: sparisce ogni brutta cera: ritorna l'aria amichevole: l'impossibile ora si può: e le mie due statue son caricate dal carro, pesate, registrate, spedite.

Giungiamo a Napoli.

Qualche mancia, e tutto va a gonfie vele. Il passaggio è pronto, e tutto è trasportato all'Immacolatella, ove è l'Ufficio di Dogana.

Qui si dovrà spezzare l'ultima lancia.

Bisogna aprire i trentassette colli per la visita doganale: bisogna poi trasportarli tutti al Commissariato di P. S. per la revisione dei libri e manoscritti: lavoro per una settimana! Il facchino di porto che s'era assunto l'impresa.. di trasportare tutto il bagaglio fino a bordo, si grattava furiosamente la testa semicalva, sbuffando come un mantice, e aveva ragione: non c'era tempo da perdere: l'«Ischia » doveva salpare la mattina seguente.

- Bisogna correre dal Direttore di Dogana! -Andiamo, parliamo, chiediamo agevolazioni. Tutto pareva conchiuso: il Direttore aveva ordinata una telefonata all'ufficio del porto; e noi torniamo indietro trionfanti. Ma la telefonata forse ha da giungere adesso. Si ricorre al Capitano di Porto, che ci fa gentilmente un biglietto di presentazione per il Commissario di pubblica sicurezza, incaricato della revisione di censura. Ma il Commissariato sembrava non avesse a nostro riguardo poteri più soddisfacerti, di quelli della Dogana. La matassa s'ingarbugliava sempre di più: ci voleva un'altra volta la magica parola, e la dissi: « Salesiani ! »

Scopersi l'America! Uno degli impiegati era nostro antico allievo di Castellamare, e ricor dava specialmente il suo professore, Don Caligaris, dalla indimenticabile voce baritonale. La tempesta svanì, e il cielo cominciò di nuovo a rischiararsi. In men che non si dica il Commissariato aveva compiuto le sue operazioni, ed una guardia era spedita al Porto a comunicare che per parte del Commissariato tutti i trentasette colli potevano partire. Mi sentivo Napoleone a Marengo.

Ma m'ingannavo: c'erano le due statue. Quelle non potevano partire perchè non trovava più il permesso dell'Accademia delle Belle Arti: e l'Ufficiale Doganale l'aveva affermato espressamente, che le avrebbe trattenute a Napoli se io non fossi riuscito a trovare il « nulla osta ». Ma ormai sapevo il magico segreto, che per la terza volta salvò la posizione. Un altro Ufficiale Doganale, gentilissimo, dopo aver inteso chi eravamo, persuase quell'inflessibile suo Superiore che poteva benissimo fidarsi dei piombini, che evidentemente erano stati apposti dell'Accademia di Torino.

E così anche le due casse furono registrate, ebbero la loro marca, e vennero trasportate al mare.

Ero stanco, molto stanco: non avevo ancor toccato cibo: ma ero soddisfatto: tutta la nostra roba era ormai con noi, e quella roba ci era cara assai.

Dono gentile e pio - Gli alunni del Collegio S. Giovanni Evangelista - Le giovani operaie del Convitto Manifatture Lane di Borgosesia - I bravi giovani del Circolo XV Maggio - Gli altarini portatili - Il calice regalato da Don Albera.

Care le due statue, non solo perchè di Maria Ausiliatrice, ma perchè una di esse era prezioso dono di un gruppo di studentesse della Regia Università di Torino. Essa mi ricordava e perpetuamente terrà presenti alla mia memoria quelle ottime allieve, mie antiche condiscepole, le quali, nel nome di Gesù, inesauribile sorgente di pensiero e di amore, congiungendo mirabilmente insieme altezza di mente, delicata tenerezza di cuore e squisitezza di grazia, vollero provvedere alle neo-redimende anime Cinesi la sensibile visione della Madre Celeste, e amitti, corporali, purificatoi, lavorati con le loro stesse mani, use ad operar non l'ago, ma la penna, e medagliette d'argento, recanti su una faccia l'immagine di Maria Ansiliatrice, e dall'altra inciso il loro nome, da apporsi mediante catenella, pure d'argento, a bimbe Cinesine. Le piccine guardando da un lato l'effigie di Maria, e dall'altro ciascuna il proprio nome Italiano, che riceveranno nel Battesimo a ricordo del gentile Comitato Universitario Torinese, sentiranno di essere piccole ma amatissime sorelle nella grande famiglia generata su tutta la terra da quella fede e da quell'amore, che irraggiano dall'Italia; ed io contemplando quelle neo-cristiane e leggendo quei nomi, sentirò la Patria mia lontana, in quanto ha di più colto e di più delicato insieme, tesa in ispirito per la carità di Cristo a quante anime attendono la redenzione e l'elevazione cristiana.

Non sarei certo partito contento senza quella statua, il cui piedistallo reca scritti i nomi delle ottime signorine del Comitato e la data 1° maggio 1918.

Saliva frattanto un'altra cassa. Per quella avevo tremato alla Dogana, perchè avevano voluto proprio aprirla. Conteneva la macchina per cinematografia e proiezioni fisse.

Per buona sorte qualcuno trovò la formola di passaggio: «Lanterna magica per spiegazioni catechistiche: ferri del mestiere del Missionario ».

E i nostri ferri del mestiere erano un altro ricordo dolcissimo, ed un altro lietissimo presagio di quell'affratellamento di classi e di popoli che darà la pace all'umanità sconvolta.

La cassa saliva, e io nella sovraeccitazione del caldo, della stanchezza e della fame, sognavo a occhi aperti. Vedevo il nostro Collegio di S. Giovanni Evangelista, vedevo i giovani raccolti nella Cappella e nella sala di studio, li miravo attenti e commossi alle mie parole sulla Cina, li sentivo mettermi in mano le loro offerte, ed io contava quel denaro, e trovavo una somma inaspettata: quattrocento lire! con le quali avevo potuto comperare la serie completa delle diapositive catechistiche e di Storia Sacra.

E ancor più commosso mi sentivo pensando all'apparecchio stesso di cinematografia e proiezione, con autoproduzione di luce mediante dinamo.

Alla spesa avevano pensato non giovani studenti di agiate famiglie, come gli alunni di S. Giovanni, ma le. giovani operaie del convitto Manifattura Lane di Borgosesia, molto ben tenuto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice. Ero andato colà per un po' di predicazione. La Direttrice, Suor Margherita Aymini, una vera mamma, con la intelligente previsione della tenerezza materna, pensò fino alle più piccole cose che potessero occorrere alla mia povera persona: ma le ottime sue convittrici mi strapparono le lagrime quando mi porsero l'offerta dei loro risparmi, la bella somma di settecento lire. Furono convertite in quella macchina, che mentre proietterà sulla tela le scene della Religione d'amore, farà pur sentire al cuore dei Cinesi la delicata e generosa carità che vive nel cuor delle umili operaie della nostra Italia cristiana.

E in un'altra cassa c'era un cumulo di cosette indispensabili per la missione, provvedute con una offerta che ricorda le più squisite meraviglie della carità cristiana.

Mi avevano mandato a Giaveno, in mancanza di altro sacerdote che compisse quella domenica le funzioni religiose all'Oratorio femminile Maria Ausiliatrice. Dovetti rassegnarmi a soddisfare la curiosità delle buone Suore e delle poche pensionanti con una conferenza sulla Cina. Alla fine mi si accosta una signora di piccola statura, piuttosto avanzata nell'età, di cui non faccio il nome per timore di offenderne la modestia: e mi dice con aria di grande soddisfazione che era la Provvidenza che mi aveva mandato. Quando entrai nel suo piccolo alloggio mi parve entrare nell'abitazione della miseria. Dovetti scrivere alcuni nomi, da apporre per suo desiderio a neobattezzandi Cinesi, appoggiandomi ad un baule, in mancanza di tavolo. Quando la buona signora mi pose in mano una busta, contenente due biglietti da cinquecento, io rimasi preso da tanto stupore, che non osava nè parlare, nè accettare. Se ben ricordo la sue parole:

«Prenda, prenda, insistette: lei forse dovrà dare la vita: è ben giusto ch'io dia per la redenzione di quelle anime almeno i miei risparmi; e sia a suffragio dei miei poveri morti».

La seconda parte delle sue parole esprimevano la carità sua, la sua pietà ed il suo sacrificio: ma la prima era per me un monito: ed io accettai con l'intenzione che per quel sacrificio dèsse anche a me il Signore la forza di compiere a suo tempo il mio.

Ma non posso nascondere che gli oggetti più cari, che tenevo parte con me, parte nelle altre cassette che stavano discendendo nella stiva, erano quelli statimi regalati dai carissimi giovani del Circolo «XV Maggio », che per cinque anni avevo amato con cuore di padre, ricevendone sinceramente in ricambio affetto di figli.

Se mai dovessimo essere silurati, e, scampando al disastro rimanessi io privo dei loro ritratti, delle loro lettere, dei piccoli ricordi della gentilezza del loro animo cristiano, mi parrebbe di essere rimasto io stesso sepolto vivo in fondo al mare; perchè avevo riscontrato in quei miei carissimi figliuoli tanta generosità di cuore, tanta fermezza di volontà, e tanta sodezza di fede, che soltanto l'ideale della redenzione della Cina poteva staccarmi da loro, e distogliermi dal continuare a compire per essi qualsiasi sacrificio. Mentre così scrivo, rivedo i loro volti e i loro occhi lucenti di lacrime, e prego il buon Dio che il dolore del reciproco distacco sia l'olocausto per la perenne prosperità del loro circolo.

Salivano finalmente gli altarini portatili, ricordo delle solenni feste cinquantenarie del Tempio di Maria Ausiliatrice, ed il prezioso calice che il sig. D. Albera alcuni minuti prima della nostra partenza ci aveva consegnato, per recarlo in dono a Don Versiglia, che con tanto paziente lavoro aveva preparato la nuova missione.

Quando vidi tutto a posto, discesi nuovamente e corsii al Vomero, dove finalmente mi fu possibile rifocillarmi un poco: erano le otto di sera.

A bordo - Un guasto al timone - La prima cerimonia religiosa celebrata sul piroscafo - Il piroscafo salpa alla benedizione del sacerdote - Notte tranquilla - A Messina - Fratellanza cordiale - "Solchiamo un mare infido!" - A Siracusa.

Alle dieci si lascia i nostri carissimi confratelli, che ci avevano ospitato con tanta cordialità. Che cosa è mai la sincerità dell'affetto ispirato in cuori gentili da un vincolo santo! Ci eravamo appena veduti, quasi direi conosciuti, e sentivamo già non piccolo dolore a lasciarci! Ci diedero il loro cordiale saluto anche alcuni signori del Vomero, e giovani dell'Oratorio, coi quali scambiammo alla funicolare l'ultimo addio a volti italiani.

Il Creatore conservi al carattere Napoletano la vivezza ed espansività dell'affetto, che, se alberga in cuori onesti, dà a questa gente quella stessa simpatica piacevolezza di cui è rivestita l'incantevole natura che li ha generati nel suo seno.

A mezzanotte eravamo a tre a tre nelle nostre cabine. La novità, il caldo, le conversazioni dei vicini, non ci permisero di prendere troppo sonno. Per tempissimo ci levammo, e celebrammo privatamente sui nostri altarini.

Si credeva di partire quella mattina stessa: di fatti l'ordine fu dato mentre partivano altri piroscafi, coi quali dovevasi fare convoglio. Ma un improvviso guasto al timone obbligò a rimandare la partenza. Stemmo ancorati al porto di Napoli fino alla domenica, sette luglio. Quel giorno, alle nove e mezzo, si salpò con un lieto presagio.

Sopra coperta, presso il cassero di comando, presente tutto il personale cristiano di servizio, esclusi quindi i pochi indiani e musulmani addetti ai più umili servizi, presenti tutti i passeggeri, nonchè lo stesso Commissario Regio, l'Ufficialità, ed il Comandante del piroscafo, celebrai la S. Messa e spiegai brevemente il Vangelo, adattandolo alla circostanza. Nell'istante in cui al termine della Messa il Sacerdote impartiva ai presenti la benedizìone, il piroscafo, per ordine del comandante, prendeva le mosse, dando ai presenti la dolce persuasione di salpare proprio nel nome del Signore nel giorno che dal Signore prende il nome.

Ed ora, otto luglio, siamo felicemente nel porto di Messina, dopo una giornata e mezzo di viaggio fatto sotto un cielo splendido, in un mare tranquillissimo.

Un po' di paura si ebbe ieri sera. Le acque dello stretto sono insidiate dai sottomarini tedeschi, che specialmente sull'imbrunire sono pericolosi. Tutti ci munimmo del nostro salvagente; le poche donne dormirono sui lunghi sedili della sala da pranzo: quasi tutti gli altri passeggeri si rassegnarono a passare almeno le prime ore della notte all'aria del mare, riparandosi con le coperte e adagiandosi sulle sedie a sdraio. Solo alcuni più coraggiosi discesero in cabina, facendo assegnamento sulla voce dei compagni in caso di pericolo.

Io mi avvolsi ben bene a mo' di fascia con una coperta di lana, mi gettai sulla sedia a sdraio, coprii me e la sedia con un'altra coperta, e mi addormentai sulla terrazzetta del cassero di comando, sferzato in faccia dall'aria marina. Al mattino sento tirare da una parte e dell'altra la coperta; mi desto di soprassalto col batticuore, nella certezza del siluro, e mi trovo invece tra due vispi gattini, che giocavano spensierati, tirando disperatamente i lembi della coperta, agitata dal vento. Neppur il più piccolo raffreddore.

Eravamo in faccia alla rocciosa costa calabra. A mezzogiorno giungiamo a Messina. Da una parte l'aspetto ancor desolante della città distrutta dal terremoto: dall'altro, emergente dalle acque del porto, la ciminiera di un piroscafo, stato spezzato letteralmente in due parti.

Ancoriamo vicinissimi ad un piroscafo Greco. Soltanto il giorno precedente era partito da Messina in convoglio con un piroscafo Norvegese, ed era tornato

Credevamo di poter discendere a terra: ma il Comandante recatosi a prendere ordini alla Capitaneria di porto, ritornò annunciandoci l'immediata ripartenza. Il Greco farà questa volta convoglio con noi: speriamo che tocchi a lui e a noi miglior fortuna. Tutti sentiamo però che ora andiamo sul serio incontro a gravi pericoli di morte: e di fronte a lei, che tutti agguaglia, sentiamo tutti un insolito affetto che reciprocamente ci lega.

Il nostro Gnavi aveva portato dal suo paese parecchie bottiglie di Caluso. Ad onore del Commissario, il Tenente Alberto Pirola, compitissima persona, franca nella sua professione di fede cristiana quanto ardente nel suo patriottismo sincero, dimostrato al fronte dove rimase ferito, e che ebbi l'immenso piacere di scoprire che era antico allievo del mio indimenticabile Oratorio di S. Giuseppe, si sturò una bottiglia e si invitarono altri passeggeri a volerne gradire. In quel momento di segreta ma vivissima trepidazione, il sentirei più stretti nell'amicizia parve consolidare negli animi la vacillante consistenza della speranza. Credemmo tuttavia che fosse assai opportuno aggiungervi l'assistenza celeste, e, chiesto permesso, noi Missiònari ci ritirammo in disparte a recitare indisturbati il Rosario, a Colei che è la stella del mare, e chiudemmo la nostra preghiera col canto della lode: «Solchiamo un mare infido!»

Il piroscafo usciva frattanto da Messina, mentre scendeva la notte e una umida nebbiolina ci lasciava intravedere le luci di Reggio da una parte, e della costa sicula dell'altra.

Questa volta i coraggiosi furono in numero minore. La terrazzetta del cassero di comando divenne un dormitorio, coperto da una semplice tenda, da ogni parte ingombro da passeggeri accoccolati e avvolti nelle loro coperte, o adagiati sulle sedie a sdraio, con la cintura di salvataggio accanto, o indossata addirittura.

Arriveremo a Siracusa? Tutti affermavano di si; ma bastava dare uno sguardo a quella scena per persuadersi che ognuno temeva fortemente di no.

Erano le otto del mattino e Siracusa era in vista....

Stiamo a Siracusa fino a sabato, 13; ed approfittiamo della lunga sosta per visitare le antichità siracusane.

Si riparte - In convoglio di sedici piroscafi - La seconda domenica a bordo - Il Rosario a prua - Le solite precauzioni notturne - Silurati?! - Grave pericolo - Prova di salvataggio.

Alle sei pomeridiane di sabato giunse finalmente l'ordine di partenza. Quanti vascelli saremo? Non sappiamo: ma vediamo tutto il il porto in movimento. Lenti e maestosi i piroscafi, snelli e veloci i chalutiers, con la calma frenata di chi ha la coscienza della propria forza le cacciatorpediniere, una delle quali innalza il suo bellissimo dirigibile. - Uno... due... tre... siamo sedici piroscafi, con la scorta di cinque tra cacciatorpediniere e chalutiers: e tutti usciamo in lunga fila dallo stretto varco lasciato dal reticolato minato, proteggente il porto. Un magnifico idroplano si libra nell'aria, e vola ad esplorare il mare.

Quando siamo al largo, e ci vediamo disposti in tripla fila, con i chalutiers, e le cacciatorpediniere correnti attorno a noi da tutti i lati senza tregùa, ci troviamo dinnanzi a uno spettacolo davvero impressionante.

Cala la notte: ognuno sente il bisogno di pren dere le proprie precauzioni di sicurezza: ma lo spettacolo stesso maestoso di quel convoglio suscita in tutti una calma serena, che dà quasi l'illusione di non trovarsi in mezzo al pericolo.

Molti dormono nella sala da pranzo: qualcuno si ferma sopra coperta, la maggior parte di noi Missionari discende in cabina, a coricarsi vestiti sugli stretti lettucci, col salvagente accanto.

La notte scorre tranquillissima.

Al mattino, domenica, seconda Messa celebrata sopra coperta, assistita da Ufficiali, passeggeri e personale libero di servizio, con breve spiegazione del Vangelo, che parla del buon uso delle ricchezze. Due riuscitissime fotografie del nostro Don Frigo perpetueranno quella scena, ripiena di gravità e dolcezza ad un tempo, perchè raccoglieva attorno al Dio di Maestà, che lì, tra le due immensità del Cielo e delle acque sentivamo possente, l'ardito e intelligente guidatore di navigli attraverso le insidie del sottomarino, il danaroso e trafficante passeggero, l'ardente missionario, gli uomini dalla sovrabbondante ricchezza dell'intelligenza, dell'oro, o della fede, insieme con gli affaticati marinai e gli umili mozzi, ricchi solo di forza e di cuore, su quella nave requisita, impieganti del pari, nel compimento del dovere verso la patria, la propria unica ricchezza;. tutti con eguale umiltà adoranti lo stesso Creatore, con pari filiale sentimento confidanti nello stesso Redentore e Padre, che in quell'istante ci ballottava tutti, nella stessa sua mano creatrice e redentrice, sopra l'abisso.

La giornata trascorre senza cose notevoli. Ci interessa conoscere la rotta; ma è il segreto del Comando. Solo veniamo a sapere che non si passa per Malta, ma si viaggia direttamente verso la Grecia.

Imbruna. Un soldato viene a dirmi che Don Pasotti mi attende a prua. Lo trovo in mezzo ad alcuni marinai e ad una decina di nostri soldati, dei quali parte ritorna in Libia dalla licenza, parte recasi in licenza in Egitto. Tra essi sono alcuni antichi allievi delle nostre scuole di Alessandria d'Egitto, soddisfatti di essere stati educati dai Salesiani. La famiglia nostra è subito ricostituita, e sopra quell'ampia spianata di acque, illuminate dalla luna, di fronte alla stella polare che brilla in un cielo tersissimo, ricordandoci la vera Stella del Cielo, recitiamo il Rosario, e diamo la buona notte, inculcando a quei bravi ragazzi la confidenza in Maria.

Poi le solite precauzioni notturne, con la calma che viene dall'abitudine. Pochi si fermano in sala da pranzo; quasi tutti discendono in cabina.

Mi slaccio le scarpe, mi metto accanto il salvagente e mi corico vestito; confidenza e precauzione son buone sorelle.

Il leggero ondulamento del piroscafo ci culla dolcemente; ma nel più bello del sonno ci desta un fischio della vaporiera, ci scuote un secondo più disperato, e nella trepidante tensione del primo svegliarci udiamo forti grida di marinai a bordo della nave.

Siamo silurati!

In un attimo afferro il salvagente e corro sopra coperta: qualcuno è già volato alla lancia, di salvataggio e chi è vestito, chi è semivestito,_ chi è in camicia.

Dov'è?

- Siamo salvi.

- Siamo perduti?

Ma invece del siluro vediamo il gran piroscafo Greco a pochi metri da noi. Nel buio della notte, essendo già calata la luna, forse per sonno, forse per inesperienza di convoglio, il Greco faceva rotta contro di noi, e senza quel grido, e senza una rapidissima manovra del. nostro bravo ed imperterrito Comandante, saremmo stati investiti in pieno. Guai a noi! Sarebbe stato un disastro ben più grave del siluramento. Erano le due dopo mezzanotte.

Ringraziammo in cuor nostro la Madonna, per lo scampato pericolo, e discendemmo nuovamente in cabina a continuare il nostro sonno, questa volta, a dir vero, non guari tranquillo.

Tutto il lunedì attraversiamo le pacifiche acque del Jonio.

Verso le quattro del pomeriggio, al segno della campana di bordo, si fa la prova di salvataggio, affinche ognuno conosca la lancia in cui deve imbarcarsi in caso di disastro, e studi la via più breve per arrivarci senza confusione.

Ma la precauzione restò inutile. La notte trascorse questa volta senza il minimo allarme.

Approdo all'isola di... - Si riparte ancora in convoglio - Quindici piroscafi diretti a Port Said - Scarpanto " terra di Grecia e terra d'Italia „ - Saluto all'Italia Cristiana - La persuazione d'una speciale benedizione della Madonna - Il bordo del bastimento convertito in Oratorio Festivo - In porto.

Lasciamo lontano il Capo Matapàn: intravediamo attraverso la nebbiolina le montagne della Morea. Alle otto incominciamo a distinguere le alture dell'isola di ...

Nella notte ci aveva lasciati una delle cacciatorpediniere, e tutti con una certa sorpresa ci domandavamo il perchè, mentre avvicinandoci alla costa insidiata dai sottomarini, l'opera sua sarebbe stata maggiormente necessaria...

Il nostro dirigibile, dalla coda passò immediatamente in testa, ad esplorare e segnalare la via. Tutto il convoglio si allineò in lunghissima fila, e dopo capricciosi zig-zag si entrava in porto ad uno ad uno per lo stretto varco lasciato dal molteplice reticolato di chiusura. Ci trovammo allora in un magnifico anfiteatro, che ricorda il porto di Siracusa, di cui è alquanto più piccolo.

In mezzo alle casette bianche, quasi tutte di un solo piano, con terrazza, semplici e pulite, una sessantina in tutto, formanti il paesetto principale adagiato sull'ultimo pendìo della collina, spiccava la casa azzurra dell'ammiragliato.

Senza la guerra Europea che portò l'occupazione temporanea dell'isola... mai quel paesetto avrebbe immaginato di vedere ancorati nel suo porto una trentina di piroscafi di diverse nazionalità Europee ed Asiatiche.

Speravamo passare la notte tranquilla, ma ben presto giunse nuovamente l'ordine di partenza. Alle cinque del pomeriggio il porto era nuovamente in moto.

Precorsero le cacciatorpediniere e i chalutiers. Anche questa volta eravamo in buon numero: quindici piroscafi diretti a Port Said, oltre la scorta.

L' « Ischia » passava lentamente dinanzi ai tre paesetti dell'isola.

Contemplavamo quella terra in gran parte rocciosa e riarsa dal sole, il cui poco lieto aspetto si sposava con la tristezza nostalgica che sentivamo in cuore lasciando l'ultimo porto della nostra Europa. I numerosi ventagli dei mulìni a vento sulla schiena dell'isola, simili a fantasmi agitandosi nel vuoto dell'orrizzonte, trovavano un riscontro in fondo all'anima, dove oscuramente si agitavano i paurosi fantasmi del mare.

Scendeva la notte, e saliva tersissima la luna: ad una ad una comparivano e sparivano le isole greche: ultima Scarpanto, terra di Grecia e terra d'Italia che la redense dal Turco.

Alla greco-italica Scarpanto, la cui antica lingua ricordava a me i primi documenti della mia Fede, e la cui ultima recentissima storia l'univa a quella mia Italia che per la fede è resa maestra di civiltà a tutte le genti, a Scarpanto, greca per natura, italiana per grazia, affidavo con gli occhi gonfi l'ultimo addio alla mia Italia Cristiana. O al sanguinoso ampliamento dei tuoi confini nel nome del diritto verrò aggiungendo, o mia Patria, il pacifico ampliamento della più fulgida tua gloria nel nome dell'amore, o non ti rivedrò mai più. Sentii qualcosa schiantarmisi nell'animo: appoggiai i gomiti al parapetto di prua, nascosi la testa fra le piani e e versai l'ultima secreta lacrima in seno al mare, che la travolse.

Ora si naviga direttamente verso Port Said.

Tutti sentiamo che cresce il pericolo di incappare in qualche sottomarino.

Ormai due cose son diventate abitudinarie: il Rosario intonato da Don Pasotti in lingua italiana, recitato a prua da soldati e marinai, e chiuso con un racconto che lasci nell'anima un'impressione di vita cristiana; e la notte passata sopra coperta col salvagente accanto.

Trascorrono senza novità mercoledì, giovedì e venerdì, solo disturbati da un po' di malessere di qualcuno di noi.

L'ultima sera, quella di venerdì, vide il bordo dell'«Ischia» trasformato in vero cortile d'un Oratorio festivo, dove in ogni angolo è giuoco è canto, è allegria sotto l'occhio del Salesiano.

Ormai s'era radicata la persuasione della speciale assistenza della Madonna, e quantunque fosse proprio quella la notte del maggior rischio, sembrava a tutti di essere invece fuori di ogni pericolo, e tutti si sentivano quindi più disposti alla gioia. Quando giunsi in mezzo a quei buoi, i ragazzi, soldati e marinai, con alcuni pacchetti di sigarette che loro distribuii, il chiasso raggiunse il colmo. Don Pasotti era l'anima dell'allegria.

Quando il Comandante, che dal ponte di Comando si godeva quella scena, diede ordine di sospendere i canti per udire i fischi di segnale degli altri piroscafi, approffittammo dell'intervallo per recitare tutti insieme, una cinquantina, il S. Rosario, chiuso dall'ultimo incoraggiamento e dall'ultimo saluto.

Più tardi riprese l'allegria, che si protrasse fino a tarda ora: poi ognuno si acconciò per passa-re alla meglio l'ultima, notte di pericoli. Passò serenissima.

Alle nove di sabato si scorsero le prime sommità dei palazzi di Port Said, le uniche alture in quella spiaggia tutta piana.

Ci vennero incontro cacciatorpediniere e motoscafi; ed in lunghissima fila ci avvicinammo lentamente al porto.

L'« Hwhting », destinato per la continuazione del nostro viaggio, era di già ancorato. Gli passammo accanto, e ci vedemmo salutati col fazzoletto bianco. Ricambiammo il saluto, nella speranza di trovarvi una cordialità pari a quella trovata a bordo dell' mischia».

Ora attendiamo il permesso di scendere a terra per recarci a ringraziare Gesù in Sacramento dell'assistenza accordataci nella prima e più pericolosa parte del nostro viaggio e per recarci a prendere accordi col Console Italiano.

Sac. SANTE GARELLI.

N. d. R. - In ritardo ci è giunta dalla Cina una breve lettera di marzo u. s. circa la presa di possesso della nuova Missione: la pubblicheremo nel prossimo numero.

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE

NEL SANTUARIO Il 24 di ogni mese,

si ripetono mattino e sera, devote funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino, ha luogo la messa della Comunione generale, seguita dalla Benedizione col SS. Sacramento. Alla sera poi, memori del grande insegnamento di Don Bosco, di unire sempre nelle nostre preghiere l'invocazione a Gesù Sacramentato e alla Beata Vergine, si compie in forma solenne, all'altare stesso di Maria Ausiliatrice l'adorazione pubblica al SS. Sacramento.

È il buon popolo di Valdocco, con tutte le associazioni della Parrocchia, che con fede vivissima accorre alla devota funzione, che in questo mese si compie alle ore 19,45; come alle alle 16,15 sono i Cooperatori e le Cooperatrici Torinesi che s'adunano a conferenza ai piedi di Maria Ausiliatrice per l'Esercizio della buona Morte.

Vogliano tutti i nostri Cooperatori e tutte le pie Cooperatrici unirsi in ispirito a queste sacre funzioni mensili, le quali hanno due fini principali : pregare secondo le intenzioni del Santo Padre e affrettare il ristabilimento della pace fra le nazioni.

Ogni sera

alla benedizione col SS. Sacramento si continua sempre a far pubbliche preghiere per la pace. Il Signore, nella sua infinita clemenza e per intercessione di Maria Ausiliatrice, le esaudisca a sollievo di tutti i popoli della terra.

GRAZIE E FAVORI (*)

Quant'è buona Maria!

Il 6 marzo 1918 mio figlio Agostino, d'anni 15, fu colpito da polmonite acuta all'apice con menengite, che lo portò subito fuori dei sensi; anzi lo privò anche della parola dalla mattina di quel giorno (quando appunto, volendo rendermi conto del suo protratto riposo, lo trovai così!) fino alla mezzanotte appresso.

A mezzanotte riprese la parola, ma ahimè! il suo parlare era tutto e sempre senza ragione. La notte del 9 marzo me lo vedo mancare e gli si amministrò in fretta il S. Viatico che ricevette devotamente in un momento di lucido intervallo mai avuto prima. In seguito riprese alquanto, rimanendo sempre gravissimo e il giorno 12 andava peggiorando a galoppo, ed era in tale stato che nessuno poteva nutrire la menoma speranza di guarigione.

Lo stesso medico curante, Dott. Valerio Carboni di Rovegno, lo dichiarò gravissimo anche parlando in confidenza con altri; e tutti i compaesani che lo visitarono s'aspettavano la fine da un momento all'altro.

Difatti la notte fra il 12 e il 13 marzo fu delle più terribili che mai, e di quelle che non dimenticherò più. Con parecchi altri l'assisteva il Parroco, e il signor Carlo Manzoni, mio cugino, faceva da infermiere e sosteneva il malato con frequenti punture ordinate dal medico; ma mio figlio andava spegnendosi, onde tanto il Parroco che l'infermiere a un certo punto dissero: E finito! e così dicendo l'infermiere gli accostò alle labbra una candela tanto per accertarsi della cessazione del respiro.

Sul letto vi era dal giorno innanzi l'immagine di Maria Ausiliatrice, quella di Domenico Savio, un Crocifisso e l'ultima cartolina di mio marito arrivata dal fronte. Il Parroco, che è mio fratello, guardando le immagini ripete il voto già espresso il giorno innanzi di andare a Torino presso il Santuario di Maria Ausiliatrice, se la Madonna ci faceva la grazia della guarigione per glorificare, con essa i suoi servi Ven. D. Bosco e Domenico Savio.

Il respiro dell'ammalato si fa di nuovo sensibile e a poco a poco questi riprende, benchè tenuemente la parola, e poi riacquista i sensi tanto da poter ricevere ancora una volta la S. Comunione.

Dopo questo, tanto a me, come a mio fratello, sebbene l'apparenza fosse tutta diversa, venne nel cuore una fiducia straordinaria, insolita, che non era umana, e più che fiducia era certezza della guarigione.

Ma per non lasciare intentati i mezzi umani, contro tutti gli altri che dicevano inutile il viaggio, perchè il malato non sarebbe arrivato a giorno, si mandò pel medico curante di Rovegno e pel Dott. Armando Faggioli di Ottone per un consulto.

Vennero all'indomani e, contro l'aspettazione generale, anzi con vero stupore di tutto il paese, dichiararono mio figlio non migliorato, ma perfettamente guarito ! e di fatti si sospesero all'istante tutte le medicine e le punture ecc. L'ammalato prese a mangiare, mentre prima non voleva assaggiar nulla; due giorni appresso lasciò il letto, e ora lavora da mattina a sera senza, sentire disturbo di sorta.

Oggi, 6 giugno, parte per Torino dove assisterà nel Tempio di Maria Ausiliatrice ai grandi festeggiamenti del giorno 9.

Oh si porti il suo e il mio fervido «Grazie ! » alla buona Madre del Cielo!

Pietranera di Rovegno (Pavia), 6 giugno 1918.

VIRGINIA MAZZONI. MOTTA DI CARMAGNOLA. - 24-IV-1918. - Da molti anni la mia mamma, Ghione Agnese, era travagliata da un'infezione allo zigomo che le aveva prodotto un enorme tumore, che in questi ultimi tempi le aveva anche coperto completamente l'occhio causandole indicibili dolori al capo. Provò nel lungo periodo del suo male tutti i medici e le medicine senza risultato alcuno, anzi colle cure, il male aumentò spaventosamente tanto che non solo paventavamo di vederla cieca, ma tutti temevamo, stante la sua non più tenera età, soccombesse. In mezzo ai suoi atroci dolori volle ricevere i SS. Sacramenti, e temendo essa pure d'essere al termine dei suoi giorni, mi chiamò al sue letto. Vi accorsi tosto e saputo che il medico curante ne aveva ordinato l'immediato trasporto all'ospedale per una pronta operazione, le suggerii, ed incominciai io pure con lei, una novena a Marià Aiuto dei Cristiani, che essa fece con vero trasporto, promettendo anche parte dei suoi oggetti d'oro da sposa, se avesse ottenuta la perfetta guarigione Nel quarto giorno della novena, in età di 71 anni, essa fu sottoposta alla dolorosa operazione, che riuscì felicemente. Il tumore che minacciava un cancro, e che le causò la perdita dell'occhio, fu radicalmente svelto e con esso scomparvero le sue sofferenze. Ora è perfettamente ristabilita e riconoscente a Maria Ausiliatrice per tanto segnalato favore adempie alla sua promessa.

Sac. GUGLELMO GHIONE, Salesiano.

ESTE. - 24-vIII-19I8. - Colti da indisposizione intestinale e febbre con gravi sintomi, che a detta del medico potevano essere le prime manifestazioni di cosa non lieve, ancor una volta fiduciosi ci siamo rivolti a Maria SS. Ausiliatrice, onde, così piacendo a Dio, ci avesse ad ottenere la guarigione sollecita Il 18 corrente con la famiglia si incominciò la preghiera, ed i figli nostri ogni mattina si accoastarono alla S. Comunione. Si promise un'offerta per il Tempio Votivo in onore di Maria Ausiliatrice a Castelnuovo d'Asti, e di pubblicarne la grazia, qualora questa ci fosse manifesta non oltre il 24 corr., giorno mensile consacrato a Lei.

Il 23 corr. fummo tutti e due tanto sensibilmente migliorati da poter il 24 accostarci alla S. Mensa Eucaristica e con la famiglia sciogliere un caro e sentito ringraziamento per così segnalato, immeritato favore.

Si accompagna l'offerta in adempimento, nella speranza pur anche che altri con piena fede abbiano a ricorrere a Colei che del Cielo e della terra è gloriosa Immacolata Regina.

CARLOTTA E GIOVANNI FOLETTO.

ALVITo. - 19-VIII-1918. - Dopo più di due mesi di ansie e timori per la salute di mio padre ottantenne, colpito da un'assoluta atonia dello stomaco, attesto ancora una volta la mia eterna gratitudine a Maria Ausiliatrice, a cui ricorsi fiduciosa. Ora egli è in piena convalescenza. Per la grazia ottenuta faccio un'offerta per le Missioni Salesiane e per il tabernacolo del SS.mo nel Santuario di Valdocco.

MARIA C. GRAZIANI.

VILLANOVA (Mondovì). - 27-v- 1918. - Quest'istituzione, sorta nel 1904 a benefizio di vecchi ed ammalati poveri, sotto il nome dí Ospedale-Ricovero, dopo alcuni anni dai malevoli fu messa alla gogna. Dalle parole aeree si passò alle minacce ; e dai più furiosi si venne al proposito di buttarla a mare, invocando perfino una ispezione circa i mezzi di sua esistenza. Protetta sempre, la Pia Opera, dal possente, patrocinio dei suoi Santi Patroni, invece, intrepida, si rinsaldò vieppiù nella via incominciata,

Dal 1915 in poi restava un forte ostacolo da superare: una duplice grave vertenza per cui tanto dell'una quanto dell'altra certamente sarebbero incorse in paese traccie indelebili e ben disgustose collo sperpero di danari a danno della Pia Opera, e quindi dei Doveri. L'intreccio delle vertenze si era inviluppato tenacemente tant'oltre, da credere il tutto senza un'uscita.

Nel frangente, nel 1917, si pose la sorte della causa nelle mani di Maria Ausiliatrice con formale invocazione, ch'Essa , avesse disposto una soluzione amichevole compiendo la piena volontà di Dio pel meglio morale e materiale dei poveri e del paese; e in caso favorevole, a suo maggior onore e gloria, si sarebbe pubblicata la grazia, mandando insieme un obolo a benefizio del suo Santuario di Valdocco in Torino. Detto fatto Dal dì della promessa, all'agitazione sottentrò la calma; l'ingarbugliato intreccio si fè chiaro, limpido; con meraviglia si constatò cambiata la situazione, é il 25 marzo 1918 fu pronunziate dalla competente Autorità verdetto favorevole ed il 30 aprile successivo venne legalmente sanzionata, con atto rogato Adriano, transatta ogni vertenza in merito. Deo gratias! Colla presente sciolgo la promessa.

D. Rossi BARTOLOMEO

MONTAGNANA (Padova) - 24 - VI- 1918. - Elisa Arzenton di Casale, distretto di Montagnana, Provincia di Padova, non sa trovare espressioni per ringraziare l'Ausiliatrice dei Cristiani per una grazia ricevuta. Essa da tempo era affetta da certi disturbi, che impedivano le sue forze per occuparsi nei lavori campestri, dei quali tuttavia non poteva far a meno.

Avuta dal sottoscritto una immagine di Don Bosco con a tergo la novena alla Ausiliatrice, piena di viva fede la incominciò, e già al termine, con sua grande allegrezza si trovò sollevata dai suoi disturbi, per cui potè riprendere la sua vita attiva, e ora continua ad occuparsi senza fatica. DoN ANTONIO ZANETTI.

*****. -- 24 VI - 1918. - Ricorsi a Te, o Madre, nelle ore più dolorose della vita... ricorsi a Te quando ogni umano conforto mi veniva meno quando più nessuna speranza mi rimaneva e solo il dolore e la disperazione mi laceravano l'anima. E tu, buona e potente, venisti in mio aiuto, mi traesti dalle situazioni più disperate e per intercessione del Venerabile Don Bosco che pregai così fiduciosa, convertisti le mie lagrime in cantici di ringraziamento.

A prova della gratitudine che serberò a Te e al Venerabile D. Bosco adempio alla mia promessa con l'inviarti un'offerta per le Opere Salesiane e perchè essa ti dica tutto il mio commosso sentitissimo ringraziamento.

Una cooperatrice.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, per il nuovo Santuario dei Becchi, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:

A) A. P. C. P. di Spezia, Abrate G., Abrate M., Alberganti M., Alberghi T. e M., Albertelli R., Anfosso E , Argentieri G.

B) B. F. di *.. Bacchio G. soldato, Baietti G., Battaglia A., Benini G-, Beretta M. in Pandini, Bergamini I., Berlaita G., Bernasconi A. Bertolino L. Bessolo M., Besta donna B. Radicati di Primeglio, Bianco A. in Vacca, Bianco C., Bianco L., Bo d. L. arciprete, Bodratti M., Bolla L., Banavia M. in Ranise, Bondanini G., Bongiovanni M., Bonin F., Borazzo A., Borgaro C , Borsellini I., Bottigliero d. E., Brambilla B., ved. Bellocchio, Buonsignore M. M., Buonvicino A.

C) C. G. di Milano, C. S E. di Viti, Cairo D., Cappa d. G. B., Capponi A. Caravaggi A. insegnante, Carera M., Casetta M., Castelli E., Cattaneo avv. A., Cavazutti L., Cecchetta d. D., Cerutti A., Cetta A., Chessa M. in Contini, Ciacci E. in Mugari, Civalleri M., Coffaro M., Colombo T., Contessina Vitale L., Cooperatrice salesiana di Tortora, Costa M., Cortassa C. in Ingarano.

D) Dallora M., Davico S., Dehlippi N., Dellamula G., Dellarole A soldato, Del Ria V. in Baldi, Del Tetto T. insegnante, Depaoli L. ed I., Dondegnaz M., Dondero A., Donzelli A., Dorigo A., Doundino M.

E) E. T. di Varazze.

F) F. F. A. P. di Ferrara, Falcione T., Famiglia Corti. Farinati T., Fasano I., Ferrando D. in Spandre, Fontanella M., Forni C.

G) G. E. del Molareto (Susa), G. P. C. di Palermo, Galante C., Galletti A., Gallo E., Gallotti E., Garbelli P., Garibaldi M. M. e G., Gasparini T., Gensollen A1., Ocra V., Giaietto C., Giaietto C , Gianelli T., Gianmar'tino d. G. arciprete, Giordano E., Giudici A., Giuliano M. in Albo, Gobbatti L. in Mazzavotto, Goggi ved. Cassano, Grassi G., Graziani M. C., Grazzini R., Grimaldi M., Guglielmi. M.

I) Ivaldi G., Ivaldi M. P.

L) Lollini C., Luzzoli T.

M) M. S. di Nuoro, M. V. di Faenza, Malvicino A., Martinenghi O., Massa E., Meggiolaro L., Melloni M., Menaballi E., Migazzo M., Milani G., Milano G. ed L., Molinari G., Molino L., Montemartini M. in Fugazza, Morando A., Morari Parroco, Muller M., Musoni E. in De Poli.

N) N. D. C. ch.° Salesiano, Necco B.

0) Obici G. in Folli, Olivari E., Oratoriana di Torino, Orlandi B.

P) P. C. d'Incisa Belbo, P. L. di Torino, Parasporo F., Passino V., Pellizzaro d. F. salesiano, Pellegrino F. soldato, Peluffo E., Perutelli M., Pesci G., Petrina L., Petfoboni M. F., Petroboni F. in Marza, Pianesi P., Pianesi R., Piantoni P., Pie persone di Bardolino, Bologna, Camandona, Castiglione Siculo, Firenze, Mondovì, Mornese, Fontanetto Po, Sezzadio, Trino, Pievano P., Pisano E., Poncino O., Proto A., Provera L.

R) R. M. di Lu Monferrato,-Rabotti A. capitano, Roasio A., Roba C., Rossi E. in Benassi, Rovatti E., Ruba G., RuBiino V., Ruggeri coniugi.

E) Sanelli A., Savaio R., Sbernini M., Scavarda R , Schicchi M., Scrinzo M. in Marchino, Semini G., Semino F., Servetti A., Silvagno L., Solaroli P., Soreib. Ballico, Barberis, Penna, Stufferi T. in Cappellari, Suore Canossiane di Chioggia, Suor Cresci T.

T) T. D. di Torino, Terrarossa A., Tholozan Torchio C., Torta C., Tucci M., Turco I.

V) Uva C.

V) V. M. di Campione d'Intelvi, Valnizza E. C. A . Vanella S in Negrelli, Vaona A., Veglia- M., Verandi M., Verniano M , Vigevano A., Vinco T.

Z) Zadra E., Zana D., Zanotti M. ved., Zignone C., Zola E., Zucco A.

Concorso per un Catechismo antiblasfemo.

La Presidenza della Federazione Diocesana Vicentina delle Leghe Parrocchiali contro la bestemmia e il turpiloquio, si è proposta di pubbliblicare un brevissimo e pratico Catechismo antiblasfemo, e diffonderlo largamente, per addestrare i cattolici alla difesa pubblica e franca dell'onore di Dio e del decoro nazionale.

Il Catechismo deve comprendere non più di una decina di capitoli, nei quali in forma di dialogo, a botta e risposta fra il bestemmiatore e l'ardito e generoso assertore e difensore dell'onore di Dio e del civile decoro si insegni praticamente, caso per caso, come condursi nel ricacciare in gola al bestemmiatore il suo linguaggio d'inferno, quando colpisce: Iddio - l'Ostia adorabile - Maria Santissima - la Sua Verginità Immacolata - i Sacramenti - i Misteri augusti di nostra S. Religione - i Santi - il Papa, i Vescovi, il Clero.

Vi si devono innestare affermazioni e considerazioni che suonino protesta energica anche contro la offesa al civile consorzio, al decoro personale, cittadino, nazionale, che la bestemmia trascina nel fango insieme coll'onore di Dio.

Un capitoletto si dedichi alla bestemmia del soldato, punita dall'articolo 49 del Regolamento di Disciplina Militare.

Il termine per inviare i lavori alla Direzione del periodico: « La crociata contro la bestemmia e il turpiloquio » (organo ufficiale della Federazione Regionale Veneta e della Federazione Diocesana Vicentina delle Leghe Parrocchiali contro la bestemmia e il turpiloquio) Ponte Pusterla, 9, Vicenza - è il 31 dicembre prossimo. Al lavoro più pratico sarà assegnato un premio di cento lire.

RICONOSCENZA AL VEN. DON BOSCO

Nel parlare del Ven. D. Bosco, torniamo sempre a protestare solennemente che non vogliamo contravvenire in nessun modo alle disposizioni pontificie in proposito, non volendo dare ad alcun tatto un'autorità superiore a quella che merita una semplice testimonianza umana, nè prevenire il giudizio della Chiesa, della quale - sull'esempio di D. Bosco - ci gloriamo di essere ubbidientissimi figli.

Guarita da polmonite doppia.

Una notte dello scorso gennaio, mia zia Maria Teresa Bernardini, Clarissa Francescana nel Monastero del Palazzo in questa città, fu presa da un dolore acutissimo alla parte destra del petto, accompagnato da forte febbre.

Si chiamò il medico, il quale non tardò a dichiarare trattarsi di una polmonite. La prima impressione che provai al sentire la triste notizia fu il convincimento che bisognava rassegnarsi a perdere l'amatissima zia. Il medico stesso aveva detto: «Se la polmonite è una malattia pericolosissima anche pei giovani più robusti, molto più c'è da temere per la nostra inferma, già avanzata negli anni e di un fisico debolissimo. »

Ero persuaso che umanamente parlando restava ben poco da sperare. Ma quanto più veniva meno la speranza nelle risorse umane, tanto più s'avvivò in me la fiducia di poter ottener tutto dall'aiuto divino.

Quante grazie avevo letto nel Bollettino Salesiano ottenute ad intercessione del Ven. Don Bosco! Mi venne l'ispirazione di rivolgermi a Lui. Possedevo una sua preziosa reliquia, la feci applicare all'inferma, esortandola a raccomandarsi al Venerabile, e invitai le monache consorelle a fare altrettanto.

Il male segui il suo corso. La polmonite si sviluppò anche al polmone destro. Non mancarono giorni di ansie e di timori, ma in breve la carissima inferma fu dichiarata fuori di pericolo. Don Bosco ci aveva fatto la grazia.

La presente pubblicazione e la tenue offerta che accludo valgano a mantenere la promessa fatta e a testimoniare al Ven. Don Bosco la nostra più viva gratitudine!

Spoleto, 10 giugno 1918.

A. B.

Una povera madre consolata.

Fin dall'inizio della guerra, mio figlio Nunzio, ex-alunno dei Salesiani, fu chiamato sotto le armi, e prestò sempre il suo servizio con grande soddisfazione e ripetute lodi dei Superiori. Ma sulla fine dello scorso novembre, mentre io l'attendevo di giorno in giorno per la licenza, ricevo invece una lettera dal suo Tenente, in cui mi diceva: «Suo figlio sta bene, ma per alcun tempo non le potrà scrivere; lei però può continuare, come per lo innanzi, mandando le lettere al solito indirizzo ». Pensi ognuno lo strazio dell'animo mio, a queste misteriose parole! L'angoscia di quei giorni e di quelle notti non è facile ad esprimerla! Mille dolorosi pensieri, mille congiunture, e non veniva a capo di nulla. Dopo qualche giorno potei avvicinare una mia sorella, Figlia di Maria Ausiliatrice, alla quale confidai l'ambascia del mio cuore. Ella cercò di confortarmi come meglio potè, e poi mi disse risoluta: - Cominciamo oggi stesso una novena al Venerabile Don Bosco, e se ci ottiene, come son sicura, la grazia, la faremo pubblicare. - Così fu fatto; e anche mio, figlio fu avvisato di fare altrettanto. Oh! prodigio!... il penultimo giorno della novena ricevo una consolantissima lettera da mio figlio stesso. Venuto poco tempo dopo in licenza, mi narrò come fosse stato vittima di una grave calunnia, e messo sotto processo; poi, tutto d'un tratto assolto per insistenza di reato. Mio figlio stesso afferma aver ricevuto un vero miracolo, poichè essere riconosciuto e dichiarato innocente in così breve tempo, non è tanto facile; anzi, secondo la disciplina militare, avrebbero dovuto passare almeno sei mesi.

Riconoscente per l'insigne favore, adempio la promessa dì far pubblicare la grazia, ed invio tenue offerta, sperando poter fare di più, quando il Ven.le D. Bosco mi riconduca sano e salvo non solo il mio Nunzio, ma anche l'altro figlio, minore, partito da pochi giorni.

Bronte, 24 maggio 1918.

NUNZIA CAMUTO ved.va SAITTA.

«Ricorrete a Don Bosco con fede!. »

Don Bosco continua a trattarci da amici.

Il giovane Giuseppe Loche, arruolato militare nell'ultima chiamata alle armi, cadeva gravemente malato. La famiglia, desolata, di tutto cuore invocò il Venerabile Don Bosco; altrettanto fece il giovane soldato. Alla madre dissi:

Vedrà che Don Bosco fra giorni le ricondurrà a casa il figlio, e guarito, e in aspettativa di riforma, perchè in questo senso lo preghiamo. Detto fatto! Ieri, vigilia di Maria Ausiliatrice, improvvisamente questo buon figlio riabbracciava la famiglia, dichiarato rividibile a tempo indeterminato. Don Bosco questa volta è stato veramente sollecito nell'ascoltare le nostre preghiere.

Si continua a pregare per gratitudine il Venerabile, per averlo sempre più propizio ; così pure primo pensiero del graziato è stato di fare la Comunione appena uscito dall'ospedale. Dal canto mio ringrazio di tutto cuore il Venerabile Don Bosco, riconoscendo come fatta a me la grazia largita agli altri, per avervi anch'io preso parte consigliando di ricorrere a lui.

Il mio parrocchiano Francesco Dessi ultimamente ammalò di polmonite, e poca e nessuna speranza di salute gli rimaneva. Ricevuti tutti i Sacramenti, s'aspettava da un'ora all'altra la catastrofe. Consigliai la famiglia di ricorrere a Don Bosco, e di fare lo stesso il malato. Una figlia collocò sotto il guanciale l'immagine di Don Bosco, e subito dopo il male diè volta. L'ammalato cominciò a migliorare, in pochi giorni lasciò il letto, potè venire in chiesa a ringraziare il Signore, ed ora volendo pur mostrare un pegno di gratitudine al suo celeste protettore manda un'offerta per le Opere Salesiane.

Simaxis, 24 maggio 1918.

Sac. FRANCESCO MANCA Rettore.

Nell'ora del pericolo, quando lo sconforto gin invadeva molti cuori trepidanti per la vita di una persona cara, la signora R. N., assalita da grave infermità, ricorse con fede a Maria Ausiliatrice, recitando la Novena consigliata dal Ven. Don Bosco e sollecitando altresì l'intercessione del buon Servo di Dio, e la Vergine Santa non tardò a dimostrarsi, quale veramente è Auxilium Christianorum, Salus Infirmorum.

Riconoscente, la pia signora guarita invia per le Opere Salesiane le tenue somma di L. 25, in cui è compreso anche un modestissimo contributo del sottoscritto, che prese l'iniziativa della novena alla cara Madonna e a Don Bosco.

Piglio (Roma), 3 settembre 1918.

BENEDETTO ORLANDI, maestro.

La protezione di Domenico Savio.

Anche di quest'angelico alunno del Ven. Don Bosco è continuamente viva la memoria, che di giorno in giorno s'ammanta di più fulgida luce per le grazie copiose che vengono ascritte alla sua valida intercessione presso il trono di Dio. Ne spigoliamo due fra le molte ricevute in questi mesi.

* *

Una notte fummo sorprese e spaventate dal doloroso caso di una nostra convittrice che colpita da strano mal di gola, con altissima febbre, versava in grave pericolo di vita. Il medico prontamente accorso dichiarò trattarsi di difterite.

Per combinazione provvidenziale in quel tempo c'era giunta uria reliquia del Servo di Dio, Domenico Savio. Incontanente lo invocammo e applicammo la reliquia all'inferma e con gran fede ne domandammo la guarigione.

La mattina seguente, cioè poche ore dopo, il medico essendo ritornato per la prima iniezione, con stia gran meraviglia, vide l'inferma perfettamente guarita, senza più bisogno di alcun rimedio. Così fu salva la buona alunna e liberato il Collegio da gravi fastidi. Ciò accadeva nel 1914

Da più anni in questo Collegio si ha gran devozione a Savio Domenico, e le attuali alunne compiono la promessa fatta al Servo di Dio inviando una generosa offerta per la sua Causa di Beatificazione, in ringraziamento della visibile protezione da lui ricevuta durante l'anno scolastico 1917.

Mendoza (Argentina).

Suor CECILIA CAVALLO Figlia di Maria Ausiliatrice.

Dopo un anno di licenza di convalescenza, il mio unico figlio venne fatto abile alle fatiche di guerra e partì pel fronte. Furon giorni d'angoscia prevedendo triste il suo avvenire; il mio cuore era pieno d'affanno e di dolore, perchè egli era inalato; non mi restavano che le dolci e soavi speranze, che solo la Fede può dare. Continuai per parecchi mesi la novena raccomandata dal Ven. Don Bosco, mandai una sua reliquia a mio figlio, e soffrivo e pregavo in silenzio con fede viva e costante. Un giorno mi recai nella Basilica di Maria Ausiliatrice, supplicando la cara Madonna di far riconoscere l'infermità di mio figlio perché potesse ritornare a casa. Parvemi in quell'istante d'udir una voce che mi sussurrasse all'orecchio: - Non sai che sei vicina alla tomba di Savio Domenico? Non sai che questo pio giovanetto ha una speciale protezione per la gioventù? Inginòcchiati ai suoi piedi, invòcalo con fede e vedrai che tuo figlio otterrà ciò che desideri. - Spinta da un non so che d'irresistibile, lasciai il banco ove era inginocchiata, e mi portai ai pie' della venerata tomba, supplicando con fiducia il santo giovane e promettendogli una piccola offerta se mi ottenneva la grazia. Erano già trascorsi due mesi, dacchè mio figlio si trovava in zona di operazione e allora la compagnia di cui faceva parte stava per esser inviata alla linea del fuoco, quando egli venne sottoposto ad una visita medica, e, riconosciuta la sua debolezza di costituzione, fu dichiarato inabile temporaneo e trasferito in una compagnia presidiaria, finchè, pochi giorni fa, egli venne dichiarato inabile permanente! Adempio alla promessa, inviando pure, a nome di mio figlio, altra offerta per una messa di ringraziamento all'altare della Madonna.

A te, o caro Domenico Savio, salga l'inno della riconoscenza mia con quello della mia famiglia. Proteggi e salva anche mio fratello che si trova pure al fronte, padre di quattro figli, privi del loro sostegno.

Torino, 26 giugno 1918,

R. RAVIzzA.

NOTE E CORRISPONDENZE

Ai benemeriti Cooperatori e alle benemerite Cooperatrici torinesi.

In questo mese di ottobre la Conferenza mensile solita a tenersi in occasione del pio Esercizio della buona Morte ha ancor luogo, come si è fatto in tutto l'anno giubilare del Santuario, il giorno 24, alle 16.15.

Nel prossimo mese di novembre, cadendo il 24 in domenica, i benemeriti Cooperatori e le benemerite Cooperatrici Torinesi sono ancor invitati a prender parte alle devote funzioni che hanno luogo nel medesimo giorno 24 in onore di Maria Ausiliatrice.

A cominciare dal mese di dicembre la Conferenza per l'Esercizio della Buona Morte si terrà nuovamente il primo venerdì del mese, prestandosi assai meglio questo giorno per il pio ritiro, perchè è sul principare del mese, ed è esposto tutto il giorno il Santissimo Sacramento nel Santuario. Restano però invariati il luogo e l'ora.

In seguito l'adunanza avrà luogo sempre nel Santuario e alle ore 16.15 ogni primo venerdì del mese: e per quelli che sono impediti nei giorni feriali; la prima domenica, del mese alla prima funzione pomeridiana.

Il Presidente della Colombia e l'opera Salesiana.

Il 7 agosto u. s. prendeva possesso del soglio presidenziale della Repubblica Colombiana l'eccellentissimo Dott. Marco Fedele Suàrez. Il nuovo Presidente è un insigne benefattore ed amico dell'Opera Salesiana.

Quando si festeggiò a Bogotà l'introduzione della Causa di Beatificazione e Canonizzazione dell'indimenticabile nostro Fondatore, il dott. Suàrez scriveva queste parole:

« La Colombia è una della nazioni più favorite dall'Opera di quell'uomo immortale che fu Don Bosco. La Società Salesiana infatti fu trapiantata tra noi poco dopo la morte nel suo glorioso fondatore. L'immediato successore di Don Bosco, accedendo ai desideri della Santa Sede e del Governo Colombiano, provvide fin dall'anno 189o, nel modo più benevolo, allo stabilimento dei Salesiani in Colombia.

» Da quel tempo abbiam potuto tutti quanti ammirare il lavoro compiuto dai figli di Colui che ha ora iniziato il glorioso arringo dei santi canonizzati.

» Niuno ignora che i Salesiani hanno aperto fiorenti istituti, dove poveri fanciulli e giovanetti vengono educati nel timor di Dio e nella più schietta pietà, apprendendo in pari tempo, insieme con le lettere, la maggior parte di quelle arti e di quei mestieri che formano la scala del lavoro e del commercio. Nel visitare siffatti ospizi, dove i Salesiani hanno per programma il motto « Ora et labora » si gusta quel soave diletto che infonde la vista della pietà e del culto di Dio, associati al lavorò e all'educazione delle facoltà umane.

» E tutti sappiamo che i Figli del Venerabile Don Bosco sono, in mezzo alle nostre popolazioni missionari attivi ed edificanti che sudano e si sacrificano per la salvezza delle anime e cooperano al progresso sociale..»

Anche nel 1815, in occasione del 1° Centenario della nascita di Don Bosco, il nuovo Presidente di Colombia, allora Ministro degli Esteri, accettava l'incarico di pronunciare il discorso nella solenne commemorazione, alla quale aderivano ufficialmente le Camere Legislative; e « dimostrò - così scriveva l'accreditato periodico «El Mensajero » che la questione, così discussa dell'unione tra il capitale e il lavoro si risolve soltanto con la dottrina sociale-cattolica, come si ammira nell'Opera grandiosa fondata da quell'uomo straordinario, che fu Don Bosco, la cui vita fu tutta consacrata al bene del popolo. » Il dott. Suàrez non si rifiuta mai quando si tratta di favorire Don Bosco, o, com'Egli è solito dire, quando si tratta di parlare « sobre mi adorado Don Bosco », « sopra il mio beneamato Don Bosco! ».

Un uomo di tali sentimenti non può non essere provvidenzale per la nobile Nazione che con i suoi suffragi l'ha chiamato al supremo potere. A Lui i più fervidi voti con l'augurio che il suo governo abbia ad allietarsi di tale splendore, che rimanga in benedizione!

Un nuovo istituto Salesiano.

Nel distretto di New-York, e precisamente in Williamsbridge , venne aperto recentemente un nuovo studentato della nostra Pia Società, che fu inaugurato il 26 maggio, in occasione della festa di Maria Ausiliatrice.

Leggiamo nell'Italiano in America:

«Là domenica 26 maggio fu un giorno solennissimo per Williamsbridge, N. Y. I Salesiani da poco tempo stabiliti in quel ridente distretto della grande Metropoli Nord-Americana, celebrarono in detto giorno la festa della loro celeste Patrona la Vergine SS. Ausiliatrice e presero occasione dalla solennità rivestente in quest'anno importanza tutta speciale a causa del primo cinquantenario della consecrazione della Basilica eretta dal Ven. Don Bosco in Torino, per inaugurare formalmente lo studentato per quei giovani che intendono ascriversi al loro istituto. Alle 7.30 i giovani della truppa N.o 5o dei Boy Scouts di America inaugurati nello stesso giorno, presero parte in corpo alla Comunione generale. Alle 4 pomeridiane venne solennemente incoronata la bellissima Statua dì Maria SS. Ausiliatrice, salvata dall'incendio che il dì 11 p.p. dicembre aveva distrutto il Collegio Salesiano di Hawthorne; e poi si formò una bellissima processione, alla quale presero parte le società della parrocchia, gli antichi allievi dei Salesiani, ed i Boy Scouts.

» Il Rev. Don Coppo, Ispettore dei Salesiani, fece il discorso di occasione e consacrò alla Vergine SS. Ausiliatrice la nuova Scuola e quanti erano accorsi alla bellissima festa. La nuova Banda Don Bosco dell'Oratorio Salesiano di Port Chester rallegrò tutti i presenti eseguendo il nuovo inno di Maria SS. Aus. e vari altri pezzi musicali.

» La giornata memoranda fu conclusa con un magnifico trattenimento musico-letterario dato dai giovani esploratori... »

Essendo assai diffuso il nostro Bollettino tra quei cari emigrati, facciamo nostro, ben volentieri, anche l'appello col quale il citato periodico chiude la relazione:

« Ci facciamo un dovere di augurare allo Studentato Salesiano una vita prospera e feconda di missionari zelanti della scuola del Ven. Don Bosco. Se fra i nostri lettori vi fosse chi conoscesse qualche giovane che desse speranza fondata di poter riuscir tale, lo consigli di scrivere al Rettore della nuova scuola 739 East 210th Street, - New York City. »

NOTIZIE VARIE

All'Estero.

GERUSALEMME. - TRA i SALESIANI INTERNATI DAI TURCHI prima della presa di questa città, due - come dicemmo nello scorso numero - sono morti. La notizia ci venne comunicata dal R. Ministero degli Affari Esteri d'Italia con queste parole: «Salesiani Bormida e Zanchetta sono morii di tifo esentematico rispettivamente aNaplusa (Palestina) e a Eski-Scheir (Anatolia.) ».

Angelo Bormida, nato a Torino il 14 gennaio 1870, fu inviato in Palestina dal compianto Don Rua coi primi Salesiani diretti alla Terra Santa, e restò sempre in Betlemme, come maestro di musica e delle scuole dei falegnami e scultori, fino all'occupazione militare dell'Orfanotrofio. Trasferito allora a Beit-Gemal, uomo di studio e di lavoro, avendo appreso che secondo l'opinione di alcuni palestinologi Beit-Gemal è assai probabilmente l'antica Cafargamala (villa di Gamaliele) dove fu trasportato il corpo di Santo Stefano Protomartire dopo la lapidazione, si dedicò con vera passione a ricerche e scavi sotto la direzione di un dottissimo archeologo Benedettino. I risultati superarono ogni aspettativa ; si trovarono le fondamenta di un'antica Chiesa. del 4° secolo, considerevoli resti di mosaici assai rari, parte di un'iscrizione nel centro della chiesa, ed una bellissima tomba sotto il diaconicon.

I RR. PP. Domenicani dell'Istituto Bibblico di Gerusalemme hanno chiesto di esser i primi a pubblicare, nella « Revue Biblique », i risultati di questi scavi così importanti, per i quali si adoperò così felicemente l'operoso figlio di Don Bosco.

Giacomo Zanchetta era nato il 19 dicembre 1867 a Poiana Maggiore, nella provincia, di Vicenza. Nel recarsi a Beit-Gemal insieme con Don Mario Rosin, direttore della casa di Betlemme, per provvista di farina, venivano ambedue catturati e condotti a Gerusalemme il 19 nov, u. s., e dopo alcuni giorni di prigionia erano anch'essi deportati. Nulla abbiano saputo del loro viaggio, essendo avvenuta la conquista di Gerusalemme pochi giorni dopo la loro partenza, ma ci è lecito supporre che dato il lunghissimo tragitto percorso di circa due mila chilometri, in condizioni certaniente penosissime, ed in gran parte a piedi, la morte del curo Zanchetta in Eski-Scheir, città déll'Anatolia, non sia stata che la conseguenza di grandi sofferenze.

Gli altri Salesiani che furono internati poche ore prima che le truppe internazionali entrassero in Gerusalemme sono: Don Giovanni Villa, Don Vincenzo Ponzo, Don Mario Gerbo, il chierico Giuseppe Resigno, i coadiutori Antonio Baccaro, Giovanni Flesia, Giuseppe Liverani; i famigli Alfonso Braga e Giuseppe Pistone e il giovine studente Luigi Giol.

PORT CHESTER. - NELL'ORATORIO SALESIANO. - Nel nuovo Oratorio fiorente nella Parrocchia del Rósario in Port Chester venne inaugurata una Banda « Salesian Boys' Band », composta esclusivamente di ragazzi italiani (school boys), 35 in numero. « Fu iniziata nell'ottobre u. s. - scrive l'« Italiano in Avnerica -- ed in marzo del corrente suonarono negli intermezzi di un trattenimento...

» Il 4 -luglio, festa nazionale, parteciparono alla grande parata in onore dell'Esercito. Alle 11 a. m. fu inaugurato « The Honor Roll » (una grande lapide portante tutti i nomi dei soldati, appartenenti a Port Chester); erano presenti ben 10 corpi musicali, e fu data la preferenza alla « Salesian Boys' Band », di suonare « The Star Spangled Banner » mentre si calava il velo della grande lapide ».

S. FRANCISCO DI CALIFORNIA - CoME VERRÀ CELEBRATO IL DUPLICE NOSTRO GIUBILEO.

- La solenne commemorazione in S. Francisco (California) avrà luogo l'8 dicembre p. v. anche in ringraziamento alla Vergine Santa che nella festa della sua Immacolata Concezione ispirava il Ven. Don Bosco a gettar le basi dell'Opera Salesiana. In quel giorno Sua Eccellenza Rev.ma l'Arcivescovo Mons. Edoardo j. Hanna, incoronerà, con autorità ordinaria, la statua di Maria SS.ma Ausiliatrice, che è tanto venerata nella Chiesa dei SS. Pietro e Paolo dalla numerosa Colonia Italiana. A tale scopo s'è accesa una nobilissima gara tra questi emigrati per allestire le due ricche corone che si vogliono d'oro e pietre preziose. Nello stesso giorno verrà, benedetto lo stendardo d'onore della parrocchia; e ai consueti riti pontificali si aggiungerà la pubblica consacrazione di tutta la parrocchia a Maria Ausiliatrice. Secondo il costume ora in fiore nelle Chiese degli Stati Uniti si farà anche una solenne parata con lo Stendardo d'onore e, nel pomeriggio, con apposita cerimonia anche la gioventù si consacrerà a Maria Ausiliatrice.

Tutte le Chiese Americane, anche quelle protestanti, si gloriano d'avere il « Service flag », ossia il proprio Stendardo d'onore contenente altrettante stelle, quanti sono i parrocchiani che servono nell'esercito o nella marina. « Abbiamo creduto - scrivono quei nostri confratelli nel lindo, vario e attraentissimo loro periodico parrocchiale - di non poter trovare miglior giorno di questo per la benedizione del nostro Stendardo che, forse e senza forse, sarà quello con più stelle di tutte le Chiese della Città. Inviteremo il Sindaco, i Giudici, il Governatore, ufficiali e diversi altri personaggi importantissimi, persino, se loro possibile, i nostri membri del Congresso. Abbiamo dato speciale incarico di raccogliere i nomi ai nostri bravi Giovani Esploratori, che faranno in quel giorno servizio d'onore. Tutti i lettori che hanno qualsiasi parente nell'esercito o nella marina degli Stati Uniti notifichino a noi od uno qualsiasi dei nostri « Boy Scouts » il nome e cognome, e ramo di servizio dell'interessato, aggiungendo il nome della persona a cui spedire poi speciale invito d'intervento alla cerimonia della benedizione. »

Per la circostanza verrà pubblicato un numero unico, e, s'intende, in italiano, come in italiano è redatto l'accennato periodico mensile.

NECROLOGIO

Il Cardinale Giovanni M. Farley

Arcivescovo di New York.

Togliamo dall'Osservatore Romano del 19 settembre u. s.: - Un dispaccio da New York giuntoci all'ultim'ora ci reca la dolorosa notizia della morte del Cardinal Giovanni M. Farley, Arcivescovo di New York,

Era nato il 2o aprile 1842 nella Contea di Armagli in Irlanda, e ricevette la sua prima educazione nei Collegio di Macarton, dal quale passò poi al Seminario di Troglin.

Per la svegliatezza del suo ingegno, per i rapidi progressi degli studi, egli attirò sopra di sè l'attenzione del Cardinale Mac Closkey, Arcivescovo di New York che fu il primo Cardinale Americano.

Venuto in Roma nel 1870, veniva quivi ordinato sacerdote, e ritornato in Irlanda veniva eletto Rettore della Chiesa di S. Pietro.

Nominato nel 1884 Cameriere Segreto Soprannumerario di Sua Santità, passò poi alla Chiesa di S. Gabriele in New York.- Richiamato più tardi in Roma ebbe la carica di Rettore del Collegio Americano ed in pari tempo veniva nominato Vescovo titolare di Zemma.

Rimasta vacante la Sede di New York la s. m. di Leone XIII, ben conoscendo i meriti e le doti di Monsignor Farley lo promuoveva nel Concistoro del 25 settembre 1902 a quella Sede Arcivescovile, nella quale Egli seppe far rifulgere le sue preclare virtù di sacro Pastore, meritandosi 'l'onore di essere insignito della Porpora Cardinalizia nel Concistoro del 27 novembre 1911.

Il defunto Porporato apparteneva alle SS. Congregazioni: Concistoriale e di Propaganda Fide.

L'Em.mo Card. Farley protesse anche l'opera Salesiana e il suo svolgersi negli Stati Uniti, Abbiamo quindi il dovere di raccomandarlo alle preghiere dei nostri Cooperatori, il che facciamo coll'anima piena di mestizia per la sua perdita.

Monsignor Pio Cassetta.

Il 18 settembre un grave lutto colpiva il Clero della Diocesi d'Asti con la morte di Mons. Pio Cassetta. - Canonico della Cattedrale, Cameriere Segreto di Sua Santità, Cav. Ufficiale della Corona d'Italia, si gloriava sempre d'essere stato alunno di Don Bosco nell'Oratorio di Torino. La scomparsa di così illustre sacerdote venne profondamente sentita e destò vivo rimpianto, specie in Tigliole d'Asti, dove per ben 4o anni esercitò il ministero parrocchiale.

I suoi funerali riuscirono imponenti. La salma venne trasportata a Tigliole, dove ebbe il saluto dal rev.mo Generale dei Dottrinari, P. G. Giacobbe Curato di Gesù Nazzareno in Torino, che ne disse l'elogio funebre, e quindi dal Sindaco che, rievocando la santa vita del pastore zelante e caritatevole, ebbe splendide parole vibranti di fede.

Il compianto Monsignore ha lasciato larga eredità di affetti. Pace all'anima sua !

Sac. Pietro Pozzan.

È volato serenamente al cielo nel mese scorso. Diamo la mesta notizia per compiere un atto di gratitudine ed assicurare all'estinto larga messe di suffragi, essendo molti, anche tra i nostri lettori, quelli che lo conobbero.

Nell'indole sua, buona e zelante, il compianto Don Pozzan, non appena conobbe Don Bosco,  si sentì attratto all'apostolato per la gioventù, e si fermò per qualche tempo nella nostra Pia Società. Fu il primo amministratore del « Bollettino Salesiano », e compì anche lunghe peregrinazioni nel Veneto e nel Trentino per raccogliere offerte per la costruzione della Chiesa del S. Cuore di Gesù in Roma.

In seguito vagheggiò l'idea di un'opera nuova a favore dei Catechismi Parrocchiali. Bene scrisse di lui il Momento del 19 settembre, chiamandolo uno dei più ferventi e noti apostoli dell'istruzione catechistica: « Venuto in Piemonte dalla natia Malo Vicentina, si diede dapprima all'apostolato delle missioni popolari; peregrinando con francescana semplicità, in ogni regione d'Italia. Da circa trent'anni, coordinò all'apostolato delle missioni parrocchiali l'opera della propaganda catechistica. Ammiratore dello spirito di Don Bosco si propose di imitarne, come meglio poteva, lo zelo, facendosi centro distributore di periodici, opuscoli, mezzi didattici, e di quanto poteva contribuire all'istituzione e allo sviluppo dei catechismi parrocchiali.

» Per parecchi anni, ebbe buona fortuna Il risveglio Catechistico, da lui fondato, che contribuì moltissimo al rifiorire delle scuole di catechismo. Pio X, di s. m., ne ammirava l'ingenua semplicità; lo ebbe caro e lo sorresse, coli larga e paterna bontà, quando il pio Don Pozzan soffriva assai nelle crescenti difficoltà a realizzare il suo sogno di una nuova Congregazione per le missioni catechistiche. Don Pozzan, per nulla infiacchito dalla penosa delusione, consacrò le sue ultime energie alla compilazione, pubblicazione e copiosissima diffusione di pratici opuscoli e foglietti religiosi poi nostri cari soldati. Chieri diede, nei suoi funerali, una commossa testimonianza di ammirazione al buon sacerdote ».

Teol. D. Lorenzo Armanda.

Nato nel Borgo di Valdocco e da famiglia stretta in parentela coll'indimenticabile nostro Don Rua, amò di cordiale affetto l'Opera Salesiana. Parroco per 15 anni di S. Alfonso al Martinetto in Torino, dotò la parrocchia di molte compagnie e società, e istituzioni di pietà e azione religiosa e sociale.

Il Signore lo volle a sè nel pomeriggio della domenica 18 agosto, in cui aveva celebrato la festa titolare di S. Alfonso, proprio mentre, circondato dal suo clero, si allietava del consolante esito di tutte le funzioni. Colpito improvvisamente da emorragia cerebrale - da cui già era stato assalito, ma felicemente risanato, parecchi anni addietro - più non si riebbe, e piamente spirò nella notte. Aveva 59 anni. I suoi funerali furono imponentissimi. Sia pace all'anima sua !

Giovannina Solari.

Emigrata in America, a S. Francisco di California, portò con sè l'affetto all'Opera Salesiana e la divozione a Maria Ausiliatrice. Questi furono i suoi ideali e i suoi conforti sino alla morte, che la colse la mattina del 7 febbraio u. s. Nel suo testamento dispose d'una modesta somma, raggranellata lentamente con piccoli risparmi, a beneficio dell'Opera Salesiana. Un nostro confratello che ci manda questa notizia, aggiunge che la sua carità era tale, che risparmiava più che poteva per soccorrere le opere di beneficenza e nutriva tanto affetto per le Opere Salesiane « che qualche volta, sentendola a parlare, si rimaneva umiliati! » Maria Ausiliatrice doni alla virtuosa cristiana e italiana il premio dei giusti.

Preghiamo anche per i seguenti Cooperatori defunti

Airaldi Margherita - Magliano Alpi.

Albertoni contessa Ceriana - Cremona. Avaro Michele - Rivoli.

Ballerini Prof. Don Paolo - Seminario Monza. Barbero Antonia - Bellinzago Novarese. Barozzi Don Gerolamo, parroco - Garlate. Bartesaghi Doti Lorenzo, parroco - Rogeno.

Basili Padre Andrea, rettore S. Maria Aracoeli - Roma. Binelti Margherita - Vercelli. Boga Giuditta - Cesano Maderno. Bonzano Don Angelo - Martinengo. Borg-Cardona Giuseppe - Sliema (Malta). Bossi Domitilla - - S. Bassano. Bovelli Don Paolo, prevosto - Villa Romagnano. Brasi Emilio - Clusone.

Cantù Don Teodoro, parroco - Monticello. Cantù Giovannina - Varese. Casati Moti. Angelo - Milano.

Cascio Giovanni tu Giuseppe - Castellamare del Golfo. Cattellino G. B. - Torino.

Cavallero Don Giuseppe, rettore - Gerbido (Torino). Cesati Mella contessa Rosa - Vercelli. Cozzi Don Felice - Corbetta. Cravero Luigia - Roma.

Debenedetti Giovanni - Stella S. Martino.

Dell'Acqua Doti Innocente, parroco - Robecco sul Naviglio. Destefanis Celestina - Torino. Enia Don Erasmo - Salemi.

Finetto Don Bortolo, curato della cattedrale - Vicenza. Formeutini Don Giovanni - Bosco Valtravaglia. Forteguerri cav. Giuseppe - Pontelungo (Pistoia). Forteguerri Maria Luisa - Pontelungo (Pistoia). Fumagalli Don Gaspare - Villaromano.

Gazzola Can. Don Gius., Vicario - Pian della Valle (Mondovi). Geni Don Giuseppe - Milano.

Giammusso Michelina - S. Cataldo. Gisone Giuseppina -- S. Cataldo. Quelli Eugenio - Susegana. Laniera Maria - Covo.

Lardi Doti Federico, rettore a Tosina - Pelago. Leva Doti Ambrogio, parroco - Arolo. Lisdero Domenica - Bricherasio. Lombardo Teresa - Montemagno. Marongiù Ciriaco - Bonarcado.

Martinazzoli Don Antonio, parroco - Braone (Decurione). Marocchino (sorelle) - Vercelli. Mascheroni Doti Giovanni, parroco - Abbiategrasso. Mascherpa Giuseppe - Riva di Chieri. Maspero Dott. Giuseppe - Como. Massobrio Elvira - Oneglia.

Mattioli Don Giuseppe, rettore di Sassatella - Frassinoro. Mazzetti Giuseppe - Montemagno. Melzani Maria - Bagolino.

Molon Pietro - Caxìas (Brasile).

Moro Angelo - Leffe. Navoni Luigi - Genova. Orlandi Don Amadio -- Orte.

Papera Can. Don Severino, rettore Chiesa Spirito Santo - Torino. Patti Francesco - Alcamo.

Pedrocchi Agapito - Clusone.

Penati Don Giovanni, prevosto - S. Giuliano Milanese. Personeni Filippo, mugnaio -- Bédulita. Pesenti Marianna -- Torino. Pirotta Don Mansueto, parroco - Barzago Podda Giuseppa m. Ferra - Dolianova. Punzone Francesco - Viarigi. Ramelli Giulia ved. - Moghegno (Svizzera). Reina Don Andrea, parroco - Baggio.

Appendice al "Bollettino Salesiano„

Agli alunni degli Oratori e Collegi Salesiani d'Europa e d'oltre mare.

Il primo saluto del mattino.

Tutti i giorni avviene per noi e per voi un misterioso fenomeno di risurrezione, osserva Mons. Baunard.

Sono appena passate poche ore dacchè eravate immersi nel sonno, nell'oscurità, nell'impotenza, e nell'inazione, come in una tomba. Tutto ad un tratto, ad un raggio che brilla, ad una voce che vi chiama o vi colpisce, vi scuotete, date come un balzo, l'anima ritorna dai suoi lontani e stranissimi viaggi e istantaneamente è conscia di se stessa; è la sveglia. Anch'essa, l'anima, ha sollevata la pesante pietra del sonno che l'opprimeva: è la risurrezione. « Èffeta », cioè apritevi, vi ha detto il Signore, come lo disse una volta ai sensi intorbiditi del sordomuto. Infatti tutto si apre e rinasce: la vita ritorna; è Dio, oserei dire, che ne colma un'altra volta la tazza per la presente giornata.

A chi ne offrirete voi le primizie, le prime stille?

Carissimi giovani, offritele a Dio: il primo vostro sospiro sia un sospiro per Dio, il primo vostro pensiero sia un pensiero a Dio, il primo vostro affetto sia un affetto a Dio. Quando vi svegliate, scrive S. Bonaventura, scùotete dal vostro cuore tutte le idee, profane dell'ultima giornata; scuotete i sogni della notte che la fantasia vorrebbe ancora continuare, e offrite al Signore le primizie dei vostri pensieri, i primi movimenti del vostro cuore; resterete più pronti a servirlo in tutta la giornata.

E Sant'Alfonso aggiunge: « La prima delle opere buone è la più onorevole. Ora essendo dovuto ogni onore a Dio è, ragionevole di dargli questa; se noi gliela ricusiamo; diamo la prima parte al demonio e lo preferiamo a Dio. Donde viene che, qual leone, rugge al mattino intorno al nostro letto per carpirci questa azione - la prima della giornata - affinché, se non può avere da noi altra cosa nella giornata, possa almeno vantare d'aver avuto la prima. »

D'altra parte è un preciso dovere per ogni cristiano rivolgere, allo svegliarsi dal' sonno, il primo pensiero e la prima parola a Dio, che vi concede un giorno ancora di vita.

Quando vi alzate date il buon giorno ai vostri cari, agli amici che al mattino incontrate per via e perchè non darete voi, prima che ad ogni altro,, il buon giorno a Gesù?

Non dite che vi manca il tempo! Il tempo per dir un po' di preghiere non vi deve mancar mai.

Lo trovate pure per il giuoco, per il cibo, per lo studio, per il lavoro; perchè non lo troverete per il più santo dei doveri?

- Ci dimentichiamo!

Non vi dimenticate mai di mangiare, però! Ed avete solo il corpo a cui provvedere?

E l'anima non ha essa pure il suo cibo, la preghiera, che le assicura e le aumenta la vita, che è la grazia di Dio?

Su, dunque, bando alle scuse, alla pigrizia, alla svogliatezza!

Il giorno incominciato senza un pensiero, senza una prece a Dio, quindi senza la sua santa benedizione, sarà un giorno triste, cattivo, perduto per il cielo; un giorno che, come faceva un antico imperatore di Roma, potrete notare nel vostro bilancio con un segno nero: quello del male!

Questo per i piccoli amici di Don Bosco che vivono in famiglia, che vanno la domenica all'Oratorio, ma corrono rischio di dimenticar le preghiere del mattino lungo la settimana. Perchè a quelli che si trovano nei collegi salesiani, noi diciamo una parola sola:

- Ditele bene le vostre preghiere! Ricordate, ogni giorno, e fin dal mattino, che non senza un pietoso consiglio del Signore, Maria Ausiliatrice vi ha aperta la soglia dei suoi istituti.

ECHI DELLE FESTE DI MARIA AUSILIATRICE.

Nell'Oratorio festivo di Varazze.

Togliamo dal « Letimbro » dell'8 giugno:

Domenica 2 giugno una cara festicciuola si celebrava nell'Oratorio festivo, dove quei giovani, i loro amati superiori e i buoni Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane vollero ricordare la fausta cinquantenaria ricorrenza della consacrazione del Tempio di Maria Ausiliatrice in Torino e del Cinquantesimo anniversario dell'Ordinazione del rev.mo Don Paolo Albera, Rettor Maggiore della benemerita Congregazione Salesiana.

Fu una festa quanto intima e solenne, altrettanto commovente.

Il Can. Prevosto Luigi Astengo celebrò la S. Messa della Comunione, cui presero parte tutti i giovani, ed altri signori invitati, in numero di più che quattrocento. Dodici giovanetti dell'Oratorio furono ammessi per la prima volta alla S. Comunione. Rivolse il Prevosto parole appropriàte, ispirate a tenerezza di buon Padre tra i figli, a tutti quei moltissimi giovani con tanta abnegazione educati a vita civile e cristiana dagli ottimi figli del Ven. Don Bosco.

Il Circolo Virtù e Lavoro assisteva alla funzione con bandiera, tutti edificando col suo contegno pio e devoto.

Dopo la funzione tutti i giovani ricevettero pane e frutta, con quale piacere possiam facilmente immaginare.

Alle ore 10 vi fu messa solenne con discorso; e al dopo pranzo, nuovamente, per il vespro solenne, i giovani numerosissimi accorsero all'Oratorio.

Finite le funzioni di chiesa, un grazioso trattenimento cinematografico, cui intervenne tutto quel piccolo mondo, mise fine alla cara solennità.

Porgiamo una parola di grata riconoscenza, agli ottimi Salesiani per il gran bene che compiono tra noi, in prezzo alla nostra gioventù.

Nell'Oratorio del Vomero-Napoli.

Il 26 maggio i giovanetti del fiorentissimo Oratorio Salesiano al Vomero, celebrarono la festa di Maria SS. Ausiliatrice, commemorando il 5o.° anniversario della consecrazione della Basilica di Maria Ausiliatrice in Torino ed il giubileo sacerdotale di D. Albera.

I giovanetti vi parteciparono con grande affetto numerosissimi; tutti i promossi alla S. Comunione vi s'accostarono con devozione e tredici vi parteciparono per la prima volta. Con vera soddisfazione dei presenti, i giovanetti ascoltarono la Messa con la recita delle preghiere, alternate con canti, al principio, all'offertorio, alla S. Comunione ed alla fine.

Alla Messa seguì la colazione per tutti. Nelle ore pomeridiane vi fu il più caro convegno. Si cantò la « Salve Maria » del Mercadante, poi si disse del nodo di piacere a Maria Ausiliatrice e essere suoi veri divoti, quindi dopo il canto delle Litanie s'impartì la benedizione. A tutti i presenti si distribuì un'artistica cartolina-ricordo dell'opera di D. Bosco e del giubileo del R.mo D. Albera.

Alle falde del Vesuvio.

La divozione, praticata quest'anno in onore della nostra Ausiliatrice dai devoti figli del Vesuvio, è stato un vero trionfo d'amore per la celeste Regina. Tutto il mese numerose furono le anime, le quali accorsero a stringersi devote intorno a Maria, offrendole ceri e fiori lagrime e preghiere. Il nostro tempietto di Portici, dallo stile semplice ed elegante, non aveva mai inteso tanfi palpiti di pietà filiale, che le anime buone delle terre del Vesuvio nutrono per la Madonna di Don Bosco.

Il 2 giugno, giorno della festa, la moltitudine devota fu tanta, che, dopo aver gremita la chiesa, dovette indugiare sulla strada.

Nella stessa chiesa e con il medesimo slancio di devozione il 9 giugno si levavano al cielo le note del Te Deum, in ringrazimento a Dio e a Maria Ausiliatrice, pel Cinquantenario della Consacrazione della Basilica di Torino e per la «Messa d'oro» del signor Don Albera, ad implorare copiose benedizioni sulle opere di Don Bosco anche in avvenire.

Nella diocesi di Treviso.

Ci scrivono: Anche qui a Virano, nell'occasione delle recenti feste salesiane, la divozione a Maria Ausiliatrice, che da qualche tempo s'era un po' affievolita, si riaccese a merito specialmente del nostro Arciprete. La vigilia della festa, nell'Oratorio delle Suore Canossiane fu tenuta una conferenza allo scopo di mostrare quale sia lo spirito che anima le Opere salesiane, l'efficacia della devozione a Maria invocata come aiutò dei Cristiani, e per raccogliere sotto il suo manto la falange delle anime a Lei devote. La pia Associazione è ormai un fatto compiuto: è già stata inoltrata dal rev. Arciprete l'istanza affinchè sia qui eretta canonicamente a Sua Eccellenza Monsignor Vescovo, che, avendo il proposito di edificare nella sua Treviso un tempio sacro a Maria Ausiliatrice, vedrà nella pia domanda, l'interpretazione più cara de' suoi sentimenti, l'augurio più bello che s'avveri presto il suo nobile voto. Il 24 maggio fu festeggiato solennemente per il numero delle S.te Messe celebrate dinanzi alla Immagine di Maria Ausiliatrice e per la straordinaria frequenza alla S. Comunione. Commoventi furono le parole del Rev.do Arciprete, che vede nella nuova Associazione la sorgente di grazie e benedizioni, di cui è più sentito il bisogno in questo periodo di prova. Parecchi degli ascritti offrirono alle Opere salesiane, e più particolarmente a favore degli istituti che raccolgono fanciulli profughi ed orfani di guerra, il loro obolo; e meritano speciale menzione gli alunni di una scuola rurale, che, per venire in aiuto di poveri loro coetanei, vollero sacrificare i loro soldini unéndo alle altre offerte L. 15. Maria Ausiliatrice benedica così eletta schiera di piccoli benefattori, li preservi dalla colpa che è il più grave dei viali, e ottenga dal suo divìn Figlio la salvezza della Patria.

Degli Oratori delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Ci scrivono da Cannara:

La devozione a Maria Ausiliatrice, che le Suore di Don Bosco introdussero e zelarono sin da quando vennero chiamate a reggere qui le Scuole Comunali femminili e le altre opere a favore della gioventù, in quest'anno per la duplice riccorrenza del Cinquantenario della Consacrazione del Tempio di Valdocco e della Messa d'Oro del reverendissimo Rettor Maggiore sig. Don Albera, ha avuto una manifestazione più grandiosa e più solenne nella festa celebrata il 9 giugno.

Preceduto da devoto triduo, durante il quale furono innalzate fervorose preghiere alla Vergine Ausiliatrice dallo zelantissimo Rev. Sig. Arciprete Don Luigi Racani, il giorno festivo fu reso più solenne dalla presenza di Monsignor Vescovo di Assisi, nostro amatissimo Pastore, che distribuì la Comunione Generale, può dirsi, alla totalità della gioventù femminile Cannarese, che con tanto trasporto frequenta l'Oratorio festivo ed è ascritta alla Pia Unione delle figlie di Maria.

Alle giovanette faceva corona un largo stuolo di fanciulle della Prima Comunione e di fedeli. A tutti rivolse calde parole Monsignor Vescovo tratteggiando la efficacia della devozione e della protezione di Maria Ausiliatrice, specialmente nei momenti che corrono. Quindi Mons. Vescovo amministrò il Sacro Crisma a un numeroso stuolo di bambine. Seguì la Messa solenne e la «Schola Cantorum » dell'Oratorio femminile eseguì una bella Messa del Capocci. A sera, dopo la Benedizione, in cui la bella e vasta Chiesa scintillante di lumi ed olezzanti di fiori era stipata di popolo devoto, nel piazzale interno dell'istituto venne tenuto un breve trattenimento di proiezioni luminose sulla vita della Madonna.

Da S. Agata di Militello:

« Mercè lo zelo delle benemerite Figlie di Maria Ausiliatrice, le quali da 4 anni dirigono un Istituto aperto per opera delle nobili signorine Zito, la devozione a Maria Ausiliatrice ha preso un incremento meraviglioso. L'anno scorso per comune, desiderio e col contributo di pie signore e devoti del popolo si potè far venire una bellissima statua dell'Ausiliatrice. La statua venne ritirata presso le buone Suore, le quali incominciarono a propagare il culto tra le loro alunne ed oratoriane. Sua Eccellenza Rev.ma Monsignor Fiandaca, Vescovo di Patti, venendo un giorno a visitare l'Istituto, mostrò l'alto desiderio di vedere la nuova statua collocata nella Chiesa Parrocchiale alla pubblica venerazione. Non è a dire la pura gioia che provarono le buone Suore e tutta la cittadinanza Santagatese alla proposta dell'illustre Prelato; le benemerite Signorine Zito assunsero l'impresa della spesa; il grazioso piedestallo fu costruito e la Vergine Ausiliatrice vi fu solennemente deposta il 23 maggio, giorno in cui s'iniziò un triduo con discorsi adatti alla circostanza.

Il concorso del popolo superò ogni aspettativa, i confessionali erano assiepati. Il giorno 26 maggio fu una festa indimenticabile, resa più commovente da gran numero di prime comunioni.

Maria Ausiliatrice e il Ven. Don Bosco.

Togliamo da un articolo che il Letimbro di Savona pubblicava alla vigilia della festa di Maria Ausiliatrice col titolo « Un cinquantenario di vittoria »:

... Il pensiero, l'economia, l'arte sono l'inno trionfale del Secolo XIX: l'anima umana vi dispiegò voli inauditi su vanni possenti: parve che la natura più non avesse mistero veruno: l'angelica farfalla del divino Poeta rivelava tutta la sua origine divina.

Il secolo memorando fu però il secolo delle negazioni: al raffinarsi del bene fu coevo il dilagar del male: se l'ingegno fu sommo negl'indagati veri, fu ancora il genio malefico delle colpe svelate. Un disagio morale si diffuse per tutto, una corruzione orpellata occupò ogni meandro civile, il riso beffardo di Voltaire tutto coprì, come miasma palustre; l'umanità forse correva ad una infelicità inattesa, al vuoto delle anime.

Spiriti nobilissimi meditarono sull'ora che volgeva ... e chiesero i presidi nuovi all'eterna Trionfatrice: la Chiesa. Un nome segna nell'oro la storia e quel nome dice: Don Bosco. Simile al Davide biblico, fatto sublime nella pochezza dei mezzi, lottò, conquistò, vinse. Presidiò la puerizia, plasmò la giovinezza, evangelizzò la barbarie, ricoronò il sapere, purificò l'arte e tutta la terra sa quel nome, l'ama e lo invoca, lo ammira, lo benedice, lo esalta, perche le sue opere, simili al grano di senapa, han gittato l'albero, le cui radici son nella terra e il vertice nella gloria dei cieli.

Mezzo secolo di bontà e di grandezza è trascorso. Cielo e terra si dàn oggi la mano nell'apoteosi: dal cielo discendono ancora arcane melodie. Sì, perchè la Vergine Ausiliatrice fu la stella di Don Bosco, perche quella bontà, quella grandezza visse in Maria e di Maria. Era ancora redenzione di popoli e di cose e un altro Giovanni si sublimava nella figliuolanza celeste sancita sul Golgota.

Oh! diasi campo al tripudio salito: una solenne pietra miliare è ben ferina nella via della civiltà, e non sarà tempesta, non conato di colpa, che ne smuova le fondamenta: Don Bosco la pose, Maria Ausiliatrice la guarda!

E quando il venerando don Albera, tra il profumo inebriante degli incensi, il corruscar de' doppieri, il tripudiare degli organi celebrerà il sacrifizio solenne del nuovo patto, oh esulti allora la moltitudine orante, e, geni benefici, si affollino sulla dorata basilica i trionfi di cinquant'anni. Poema più ineffabile non udrà la terra perchè poema di bontà, di benedizione, di vita. E se i cieli volessero schiudere l'azzurro velario, oh! lassù sarebbe vista una festa santa, e dagli angelici cori levarsi benedicendo due figure celesti: Maria Ausiliatrice e il Venerabile Don Bosco!