BS 1910s|1910|Bollettino Salesiano Marzo 1910

ANNO XXXIV - N. 3.   Torino, Via Cottolengo 32.   MARZO 1910.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: La malattia del Sig. D. Rua . . . 65 Nozze d'oro sacerdotali . . 66 Chi è D. Rua? - 1. Dalla nascita al sacerdozio . . . 67 Il VI Congresso dei Cooperatori Salesiani : II. Alcuni particolari   . 71 Lettere di famiglia. Dal Sud-Africa: L'Istituto Salesiano di Cape Town, - I. Rimembranze   . . 73 DALLE MISSIONI: Cina: Nell'Isola di Sam-tcióu, II. - In fascio: Territorio del Chubut, Matto Grosso 76

Tesoro spirituale    79

IL CULTO Di MARIA SS. AUSILIATRICE: Pellegrinaggio spirituale - Grazie e graziati   . 8o

NOTE E CORRISPONDENZE: Pel Giubileo di D. Rua - Feste e conferenze salesiane - Un autografo del S. Padre a Mons. Cagliero - Tra gli Emigrati - Gli Ex-Allievi - Tra i figli del popolo - Notizie varie : Italia, all'Estero    84

Necrologio    95

La malattia del sig. D. Rua.

Da più mesi la salute del rev.mo sig. D. Rua andava continuamente deperendo: ai primi di gennaio parve che s'incamminasse verso un progressivo miglioramento, ma poi cominciò talmente a precipitare, che nove giorni or sono, vennero indette speciali preghiere in tutte le Case Salesiane.

La notizia, per mezzo dei giornali, si diffuse in un baleno per ogni parte; ed è per noi di grande conforto il veder l'interesse che si prendono per la salute dell'amatissimo Superiore molti Cooperatori ed insigni Personaggi del Clero e del Laicato. A Roma parecchi Em.mi Cardinali mandano quotidianamente a chiedere informazioni alla nostra Procura, e lo stesso S. Padre se ne interessa personalmente e più volte ha già inviato al venerando Infermo - che conserva una serenità meravigliosa - l'Apostolica Benedizione. A Torino ed altrove si stanno celebrando tridui e novene solenni ; e parecchi oratori della S. Quaresima, per espresso volere degli Ecc.mi Ordinari, hanno raccomandato dal pulpito preghiere per la sua guarigione. E un vero plebiscito di affetto ! son migliaia e migliaia di anime che insieme con noi fan dolce violenza alla Bontà del Signore ! Intanto il sig. D. Rua « ringrazia quanti pregano per lui e promette loro il più cordiale ricambio ».

Gli esimi Dottori, dai quali è assistito con le più sollecite cure, e che hanno dichiarato la sua malattia una miocardite senile, il 22 corrente riscontravano un leggero miglioramento; ma oggi le sue condizioni sono ben lungi dal darci affidamento di una guarigione. Dobbiamo quindi raddoppiare le preghiere e la confidenza in Maria Ausiliatrice!

Torino, 25 febbraio 191o.

NOZZE D'ORO SACERDOTALI

Dignità del Sacerdote.

GIUNTA la pienezza dei tempi, scese in terra il Figlio di Dio, il quale dopo una vita di stenti morì sul patibolo della croce gridando « Consummatum est (Jo. XIX, 30 ). » Che cosa finiva? Finiva il regno del peccato, cadeva infranta la barriera che separava la terra dal cielo, s'inaugurava un'era novella.

Morto che fu, la fiamma della Fede languì e parve si spegnesse in tutti i suoi discepoli, tranne in Colei, cui la Chiesa affettuosamente consacra un giorno ogni settimana, perchè anche in quel triste sabbato, in cui il corpo del Figlio suo giacque nel sepolcro, Ella sola rimase ferma nella fede di una grande promessa (2). E difatti, il terzo dì, Gesù risorse ed apparendo agli apostoli che stavano paurosamente raccolti nel Cenacolo, ma che poi s'immolarono confessando la sua divina missione

- Ogni potere, disse l'Uomo-Dio, fu dato a me in cielo e in terra ! Andate ed ammaestrate tutte le genti ; insegnate ad esse quanto vi ho comandato ! (Matth. XXVIII, 18-20) Quella stessa missione che il Padre ha dato a me, io do a voi (Jo. XX, 21)

Di qui, o Cooperatori carissimi, la grandezza sublime del Sacerdozio cattolico, la quale - al dire dei Padri della Chiesa - è superiore alla nostra intelligenza, a tutte le nostre lodi ed alla stessa nostra immaginazione (S. Efrem: Serm. de Sacerd.).

« Il Sacerdozio è una dignità più grande e più venerabile della stessa dignità reale. E non istate a ricordarmi - ci dice il Crisostomo - ne la porpora, nè il diadema, ne le vesti dorate ! Tutto questo è un'ombra che dura ancor meno dell'incanto di un cespo di fiori in primavera, perchè tutta la gloria dell'uomo è come quella dell'erba dice lo Spirito Santo (Is. XL, 6), e tale è anche la gloria dei re. Ma se voi volete comprendere la differenza che v'ha fra un Pontefice ed un Imperatore, pensate alla natura del potere dato a ciascuno di essi, e vedrete il potere del primo essere ben più sublime di quello del secondo. Che se il trono di un re attira ammirazione per le gemme che lo adornano e l'oro onde queste sono incastonate, tuttavia il potere di lui non si estende che sulla terra, non più in là! mentre il soglio pontificale poggia nei cieli e manda là pure i suoi decreti... Ecco perchè anche le teste coronate si curvano sotto le mani sacerdotali!... (Hom. V, De Verbis Isaiae.) »

Quali sono infatti i poteri del Sacerdozio? Rimettere i peccati, bandire la divina parola a tutte le genti, rinnovare il Divin Sacrifizio della Croce! « O Sacerdote dell'Altissimo - esclama stupefatto Cassiodoro - se tu contempli l'altitudine dei cieli, tu sei di essi più alto ; se lo splendore del sole e della luna e delle stelle, sei di esse vie più splendido; se l'elevatezza degli Angeli, sei di essi più insigne; se la sublimità dei più potenti monarchi, sei di essi più sublime; tu sei inferiore a Dio solo (1) ! »

Non dobbiamo quindi meravigliarci, se il Patriarca dei monaci d'occidente, Antonio, cadesse in ginocchio quando incontrava un sacerdote e gli baciasse umilmente la mano e non si levasse in piedi che dopo d'essere stato da quella mano benedetto; se Caterina da Siena, non osando baciar quella mano, baciasse invece la terra ove si erano posati i piedi sacerdotali; e S. Francesco d'Assisi fosse solito a dire che se avesse incontrato per via un Angelo e un Sacerdote, egli si sarebbe inchinato prima al Sacerdote e poi all'Angelo!...

Tale è il linguaggio della Fede.

**

Ora, o Cooperatori carissimi, aggiungete ad esso il linguaggio della venerazione più profonda, congiunto a quello di un amore immenso e di una riconoscenza che durerà eterna, e dite se sia esagerata l'esultanza nostra o la tenerezza dell'affetto con cui noi ci serriamo attorno il nostro venerando Superiore, cui è riserbato nel prossimo giugno di levare al cielo l'Ostia Divina dopo cinquant'anni di preghiere e di opere sante! Le gravi fatiche, che lo hanno reso venerato a tutti, hanno anche loorato la sua esistenza e ne han tanto affievolito il corpo che parve, ne' dì passati, che egli fosse per abbandonarci ! Noi però guardiamo con fiducia alla data solenne; anche quello slancio di affettuoso interesse con cui tutto il mondo, oseremmo dire, apparve trepidante alla voce della temuta sventura, ci fa dolcemente sperare che il Signore vorrà darci una tanta consolazione!

(1) Sacerdos Dei Altissimi, si altitudinem coeli contemplaris, altior es; si pulchritudinem solis et lunae et stellarum, pulchrior es; si discretionem Angelorum, discretior es; si omnium dominorum sublimitatem, sublimior es; solo Creatore inferior es (Comment. in Epist. B. Pauli Ap. ad Hebr. 7, 26).

CHI È DON RUA?

AL nord di Torino, poco lungi da quei prati di Valdocco, che la Divina Provvidenza riserbava pel meraviglioso sviluppo del 1° Oratorio di Don Bosco, sorgeva solitaria nella prima metà del secolo scorso la Fucina delle Canne degli Stati Sardi.

Quivi, il 9 giugno 1837, da Giovanni Rua, impiegato nella Fucina, e da Giovanna Ferrero nacque colui, al quale Dio voleva affidare un'immensa eredità di opere sante. Era questi Michele Rua.

Il padre, cristiano esemplare, lo lasciò orfano in tenera età; ma gli restarono le cure sollecite della madre, la quale poi lo seguì sulla via della carità, morendo nell'Oratorio di S. Francesco di Sales, dopo aver speso ancor parte della sua vita a pro' degli orfani di D. Bosco.

Il primo incontro con D. Bosco.

Un giorno, lo sguardo infantile di Michele osservò al collo d'uno dei compagni una cravatta nuova fiammante:

- Oh! come va, gli chiese, che sebbene non sia giorno di festa, tu porti una cravatta cosi bella!

- Non lo sai?! l'ho guadagnata alla lotteria dell'Oratorio.

- E che Oratorio?

- All'Oratorio di D. Bosco al Rifugio!

Michele contava poco più di sette anni (aveva ricevuto allora la Cresima nella cappella privata dell'Arcivescovo di Torino Mons. Fransoni) ma la domenica dopo subito egli corse al Rifugio, e vide una striscia di terreno dove molti giovani si trastullavano, e due povere stanze al terzo piano convertite in cappella provvisoria. Ciò che lo colpì fu il veder che ognuno di quei giovani circondava con gioia un giovane sacerdote il quale si avvicinò anche a lui, e n'ebbe per un istante la mano sul capo e qualche parola che gli andò al cuore. Quel prete era D. Bosco!

Un ricordo.

Il 1845-46 fu per D. Bosco un anno di lotte e sacrifizi inenarrabili. Scacciato dal Rifugio, poi da S. Pietro in Vincoli, quindi dai Molassi, e infine da casa Moretta, omai non aveva più un palmo di terra, ove raccogliere i suoi birichini. Quelli che si erano raccolti attorno a lui per aiutarlo, l'avevano abbandonato. Ma non l'aveva abbandonato il Signore, il quale confortavalo, e con maggior frequenza, con la visione dei futuri destini dell'Opera intrapresa; e fu allora che egli, a rinfrancare alla sua volta il giovanile drappello, a lui più caro della salute e della vita istessa:

- Non temete, o figliuoli, diceva; noi avremo casa, scuole, cortili ampi per le ricreazioni, e chiese, chierici e sacerdoti!

Caso davvero singolare ! i giovani gli credevano, mentre gli uomini di senno lo dicevano impazzito.

Michele un giorno s'imbattè nel Direttore della Fucina, che gli domandò:

- Vai ancora all'Oratorio di D. Bosco? - Qualche volta!

- Povero D. Bosco!.... Non lo sai?... È impazzito !....

Ed altre volte udì distinte persone esclamare:

- D. Bosco si è tanto infatuato dei poveri ragazzi, che gli ha dato di volta il cervello!

Michele, per la tenera età, non riusciva a capir bene le cose, ma sentiva che era straordinario l'affetto che il giovane sacerdote aveva per i suoi piccoli amici.

« Che vorrà dire? »

In quel tempo prese a frequentare le classi elementari presso i Fratelli delle Scuole Cristiane a Porta Palatina, ove D. Bosco si recava assai spesso a confessare, a predicare ed anche a far scuola di catechismo. I giovani, appena lo vedevano, gli si affollavan d'attorno, come tutti volevano confessarsi da lui! Fin gli esami preferivano prenderli da D. Bosco!

Anche là l'occhio del Venerabile seguì con special cura il piccolo Michele, il quale provava un'inesprimibile allegrezza ogniqualvolta poteva rispondere ad un sorriso di D. Bosco.

Intanto, pio, serio e diligente, a nove anni egli era ammesso alla 1a Comunione; e, sempre buono ed esemplare, attirava su di sè anche l'attenzione dei maestri, in modo speciale di uno, che con gran contentezza andava ripetendo:

- Rua sarà dei nostri!

Ma diversi erano i disegni di Dio.

Andando o tornando dalla scuola, accadeva spesso che il giovanetto Michele s'imbattesse in D. Bosco. Egli, non appena lo scorgeva, fuor di sè per la gioia gli correva incontro, e quando gli era vicino scoprendosi il capo e baciandogli la mano con tutta l'ingenuità dell'anima che gli traspariva dal viso:

- Oh! Don Bosco, esclamava, mi da' un'immagine?!...

Il Venerabile, come se non avesse null'altro a fare, si fermava amorevolmente con lui, gli riponeva il berretto in testa e, sorridendo amabilmente alla ripetuta domanda, presentavagli la palma della mano sinistra mentre con la destra faceva atto di tagliarla a metà dicendo scherzevolmente

- Prendi, Michelino, prendi!

E Michelino, baciandogli di nuovo e con più affetto la mano, si accomiatava pensando:

- Che vorrà dire?!

Comincia il ginnasio.

Alla fine del corso elementare, la speranza che si sarebbe consacrato al Signore tra i figli del La Salle era divenuta quasi certezza ; ma com'ebbe preso l'ultimo esame e si chiuse l'anno scolastico, Don Bosco lo chiamò e gli domandò se gli piaceva di farsi sacerdote.

- Oh! molto, rispose Michele.

- Ebbene preparati a studiare il latìno! - e già nelle vacanze affidavalo al virtuoso Don Pietro Merla, il quale lo istruì nei principi della lingua latina.

Era intenzione di D. Bosco di continuargli egli stesso, come aveva fatto con altri, quell'insegnamento; ma, vedendo che non gli era possibile, lo inviò alla scuola privata del prof. Giuseppe Bonzanino, che dava lezioni di grammatica (dalla 1a alla 3a ginnasiale) nella casa appartenente alla famiglia Pellico presso la Chiesa di S. Francesco d'Assisi, in quelle stesse camere dove il buon Silvio aveva scritto Le mie prigioni.

Assiduo alle lezioni e d'una diligenza piuttosto unica che rara, il giovane Rua fece così gran profitto che al termine dell'anno scolastico 185o-52, con meraviglia degli esaminatori coronò con felicissima prova e con gran lode i tre corsi inferiori di ginnasio.

In quell'anno, come anche l'anno appresso in cui frequentò la scuola di prima rettorica presso il prof. D. Matteo Picco, continuò ad abitare con la mamma e i fratelli; ma la domenica ed ogni sera dei giorni feriali correva sempre da D. Bosco all'Oratorio (1).

E fin d'allora Don Bosco lo mandava ad aiutare il ch. Savio Ascanio (il primo chierico che dimorò per più anni a Valdocco) all'Oratorio di S. Luigi a Porta Nuova.

Strada facendo:

- Sai, Michele?! questi disse più volte al giovane Rua; D. Bosco mi ha detto che ha dei progetti su te: che in avvenire tu gli sarai di grande aiuto.

Ed altre volte gli ripetè ancor più chiaramente:

- D. Bosco ci ha detto che è sicuro di aver trovato in te chi continuerà l'Opera degli Oratori!

Se queste parole non furono una profezia, non erano neppur una semplice speranza o un desiderio, ma per lo meno la constatazione di una condotta ammirabile.

Veste l'abito chiericale.

D. Bosco diceva il vero.

Dopo avere consultato il Venerabile Don Cafasso intorno la sua vocazione, il 22 settembre 1852, trilustre appena, Michele entrò definitivamente come alunno interno nell'Oratorio di Valdocco; e l'indomani insieme con ventisei compagni parti con Mamma Margherita e con Don Bosco alla volta di Castelnuovo d'Asti, per passare alcuni giorni nella casetta natale del Servo di Dio.

Oh! giorni di letizia e di svago, che la presenza, la parola e gli esempi di Don Bosco rendevan pieni di tali eccitamenti al bene, che miglior frutto non si sarebbe ricavato dal più rigido corso di esercizi spirituali

Fu là, nell'umile cappellina dei Becchi, che la Domenica del Rosario, il 3 ottobre, Michele Rua vestì l'abito chiericale. La cerimonia fu compiuta alla messa solenne dal Teol. Antonio Cinzano, Prevosto e Vicario di Castelnuovo, che aveva pur benedetta la veste a D. Bosco; ed il teol D. Giov. Battista Bertagna, poi Arcivescovo tit. di Claudiopoli, aiutavalo ad indossarla.

A mensa, rivolto a Don Bosco, il Vicario, esclamava

- Ti ricordi quando essendo ancor chierico mi dicevi: « Io avrò dei chierici, dei preti, dei giovani studenti, dei giovani operai, una musica ed una bella chiesa? » Ed io ti rispondeva che eri matto? Adesso si vede che sapevi proprio quello che dicevi!

I sogni (o meglio le visioni) si avveravano; e Don Bosco potè dire finalmente: - Questo chierico è mio!

« Faremo a metà! »

Tornato all'Oratorio, anche Rua chiese alla sua volta al Servo di Dio:

- Rammenta, signor Don Bosco, quegli incontri che ebbi più volte con lei quando andava a scuola dai Fratelli, e che domandandole il dono di un'immagine, lei mi faceva segno di volermi dare metà della mano? Che cosa voleva dirmi?

- Oh! mio buon figliuolo, gli fe' con accento paterno D. Bosco; omai tu dovresti comprenderlo, ma lo comprenderai meglio in seguito!... - e prosegui: - D. Bosco voleva dirti che con te un giorno avrebbe fatto a metà!

Astraendo dal pensiero di un'illustrazione celeste, è certo che D. Bosco vedeva nel giovane chierico l'anima più avida e più capace di osservarlo e studiarlo per imitarlo. E noi dobbiam dire che se una delle gioie più care dei Salesiani è di poter ripetere, vorremmo dire in ogni circostanza « Dobbiam fare così, perchè così ha fatto Don Bosco ! » essendo convinti che lo studio degli esempi e dello spirito di D. Bosco infonderà sempre in noi un'onda fresca di vita in ogni tempo ed in ogni luogo meravigliosa, di ciò la miglior lode va data a Don Rua, che fin d'allora col suo esempio e poi coll'autorevole suo consiglio ci spronò allo studio ed all'imitazione degli ammirabili esempi di un tanto Padre!

Un fatterello eloquente.

A quegli anni l'Oratorio era ancora una famiglia; nella quale, giovani e chierici, andavano a gara per avvicinare D. Bosco. Ogni mattina ad esempio, era felice chi poteva, giunta quell'ora, arrivar pel primo in cucina a prendere il caffè per D. Bosco!

Un giorno prestarono questo piccolo servizio Bartolomeo Fusero e il chierico Rua, i quali, mentre il Servo di Dio prendeva quel po' di bevanda, visto sul tavolo il suo orologio, con quella confidenza che ispirava Don Bosco, lo tolsero in mano per osservarlo. Ed era naturale, era forse l'unico orologio che si trovasse nell'Oratorio! Ma in men che si dice, ecco che loro sfugge di mano e batte a terra. Al rumore del cristallo infranto, Don Bosco si volge col suo inalterato sorriso, e in tono scherzevole:

- Ora, esclama, a compenso bisognerà stare un mese senza colezione !

Passano alcuni giorni e D. Bosco, accompagnato dal chierico Rua, va in casa Montmorency a Borgo Cornalense, e sapendo di far cosa gradita a quella nobile famiglia, vi si reca, com'era solito, anche a dir messa.

Uscendo di cappella, uno dei figli del Conte, Eugenio, si avvicina al chierico e gli dice

- Lasciamo D. Bosco con la Duchessa e con papà; noi, giovani, andiamo da soli in altra stanza.

E lo conduce ad una mensa che pareva imbandita, non per una colezione, ma per un lauto pranzo.

- Mi scusi, osserva con umile disinvoltura il buon chierico ; io non posso prender nulla!

- All'Oratorio, gli risponde amichevolmente il giovane conte, Ella può fare come vuole, ma qui deve farci compagnia.

- Oh ! mi perdoni, ma non prendo nulla, non posso prender nulla !

A quella resistenza Eugenio si alza e va nell'altra sala ed espone la cosa a D. Bosco, il quale, meravigliato, ne chiede la ragione al giovane compagno: e questi:

- Sa, signor D. Bosco...

- Che cosa?

- Quella mattina... l'orologio!

- Oh! che buon figliuolo! esclama sorridendo il Venerabile - e lo manda a far colazione, non senza narrare l'episodio a quei signori conchiudendo:

- Con Rua non si scherza! bisogna che stia attento a misurar sempre le parole, perchè è d'una obbedienza e d'una precisione straordinaria

E noi possiamo aggiungere che l'esattezza continua, e vorremmo dire eroica, nell'adempimento di ogni suo dovere, fu ed è la nota caratteristica della sua vita.

In quanta stima era tenuto.

Tanta virtù non poteva non conciliargli fin d'allora la stima di D. Bosco e dei compagni.

Essendo l'Oratorio divenuto l'asilo e diciam meglio il seminario di molti chierici di Torino e del Piemonte, non è a dire con quant'amore Don Bosco invigilasse costantemente sulla loro formazione. Ad insinuare in essi l'amore allo studio della S. Scrittura egli aveva intrapreso a far loro una lezione settimanale sul Nuovo Testamento; e quando vide che le occupazioni che si moltiplicavano non glìelo permettevano più, egli chiamò a supplirlo il chierico Rua.

Nel 1858 D. Bosco andava per la prima volta a Roma, sopra tutto allo scopo di chieder consiglio al Sommo Pontefice per la formazione della pia Società Salesiana; e la preferenza di accompagnarlo in quel primo viaggio importantissimo era pur riservata al chierico Rua.

Il 18 dicembre del 1859 si gettavano stabilmente le basi della nuova Società, ed i soci fondatori, dopo aver eletto per acclamazione a Rettor Maggiore Don Bosco ed a Prefetto Don Vittorio Alasonatti (l'unico sacerdote che oltre D. Bosco facesse parte di quell'assemblea), per la terza carica, che è quella di Direttore Spirituale, si affermavano anch'essi concordi sul nome del suddiacono Michele Rua.

Giunge al Sacerdozio.

Sebbene adorno di virtù e ricco di meriti, pur con l'anima piena di quella umiltà che è propria delle anime elette, giunse al Sacerdozio.

Fu ordinato il 29 luglio 186o a Caselle Torinese nella Cappella di S. Anna, annessa alla villeggiatura del Barone Bianco di Barbania, da Mons. Balma, Vescovo di Tolemaide, essendo l'Arcivescovo Monsignor Fransoni in esilio. Il dì seguente, senza speciale solennità celebrava la prima messa nella chiesa di S. Francesco di Sales nell'Oratorio, e alla sera teneva invece di D. Bosco il discorsino dopo le orazioni, dimostrandosi oltremodo commosso e supplicando tutti a pregare per lui il Signore, affinché riuscisse àd adempiere degnamente i gravi doveri inerenti alla dignità sacerdotale.

Però la domenica seguente, ottava dell'ordinazione e solennità della Madonna della Neve, vi fu una festa solenne nell'Oratorio. Tutti gli alunni, studenti ed artigiani, non mancarono di accostarsi alla santa comunione, sapendo essere questo il più vivo desiderio del nuovo levita, il quale cantò messa solenne, assistito da

D. Bosco. Il tripudio fu tale da non potersi immaginare da chi non fu presente.

Da ogni parte si gridava: « Viva Don Rua! » e questi sforzavasi di rivolgere le ovazioni a Don Bosco. Nella parlata di chiusa dell'accademia, chiamando fratelli tutti gli alunni, egli li ringraziò nuovamente, implorò le loro preghiere, promise a tutti un efficace affetto inestinguibile supplicando di essere ammonito qualora paresse aver egli dimenticato questa promessa, e finì con inneggiare affettuosamente a D. Bosco, suo e loro padre. Un subisso d'applausi accolse le parole del nuovo sacerdote, e fin da quel giorno Don Bosco e Don Rua presero a fare a metà anche della riconoscenza e degli applausi di tutto un mondo giovanile!

(Continua).

(1) Le scuole private dei professori Picco e Bonzanino godevano così bella fama che vi affluivano assai numerosi i giovani delle più distinte famiglie; e la carità di D. Bosco trovò modo di far sedere a fianco dei figli dei nobili anche i giovanetti dell'Oratorio.

Il VI° Congresso dei Cooperatori Salesiani

II.

Alcuni particolari.

LA Ia ADUNANZA (21 Novembre).

Il discorso inaugurale dell'Internunzio Mons. Sibilia -- Il discorso del Deputato Urzúa sull'Apostolato di Don Bosco e la Cooperazione Salesiana.

Brillantissima riuscì la seduta d'inaugurazione nell'Aula Magna dell'Università Cattolica. Sedeva al posto d'onore Sua Ecc. Rev.ma Mons. Enrico Sibilia, Arcivescovo titolare di Side ed Internunzio Apostolico, avente alla sua destra l'Ecc.mo Vescovo di La Serena, Mons. Ramón Angel Jara, il Vicario Arcivescovile D. Manuel Antonio Romàn, il generale della Divisone, sig. José Manuel Ortúzar, il Segretario della Internunziatura Mons. Francesco Vagni, il sig. Raimondo Larraín Covarrubias, e alla sinistra S. E. Rev.ma Mons. Giacomo Costamagna, Vescovo titolare di Colonia, il Vicario arcivescovile Don Infante, il sig. Riccardo Matte Pérez, Mons. Giuseppe Fagnano, S. E. Rev.ma Mons. Miguel Claro, Vescovo titolare di Legione, il rev. Castro e i sacerdoti D. Luigi Nai e D. Raffaele Edwards Salas, segretario del Congresso.

Mons. Jara presentò all'imponente assemblea l'Ecc.mo Mons. Internunzio, il quale così parlò

Venerabili Fratelli, amati Cooperatori,

L'immenso bene intellettuale e morale che in varie nazioni compie la Pia Società Salesiana di D. Bosco a vantaggio della gioventù, specialmente operaia, desta in me un'intima soddisfazione nell'assecondare l'invito del venerando Presidente effettivo ed inaugurare così il VI° Congresso dei Cooperatori Salesiani, che han scelto come luogo di riunione questa cara Repubblica.

Figlio del popolo ed illuminato da Dio, il venerabile D. Bosco intuì appieno i bisogni dell'ora presente; e fedele alle divine ispirazioni consacrò la vita in favore dei poveri fanciulli cui la fortuna mai non sorrise. Comprendendo come dalle scienze e dalle arti gli uomini traggano una sorgente di felicità e di benessere, e come solo nella fede e nella virtù si trovi la vera civiltà e l'unico sostegno e l'unico balsamo nelle traversie della vita, egli non visse che per giovare alla gioventù, vegliò per essa, e le procacciò con paterno alletto istruzione, ricovero, educazione, di modo che imbevendone la mente con utili nozioni di scienza e di arte, e insieme istruendola nelle verità eterne, riuscì a trarne degli uomini virtuosi,utili a sè, alla famiglia ed alla patria.

Sublime apostolato! che non poteva far a meno di riscuotere vive lodi ed ampie approvazioni dal Sommo Pontefice Pio IX, che chiamò D. Bosco il tesoro d'Italia; da Papa Leone XIII, che dichiarava di voler essere non solo il primo cooperatore, ma il primo operatore salesiano ; e da Pio X, gloriosamente regnante, che ha dato numerosi attestati di predilezione all'Opera Salesiana, come quello dell'introduzione della Causa di Beatificazione e Canonizzazione di D. Bosco, fino alla specialissima Benedizione Apostolica che l'Augusto Pontefice con paterno alletto invia a questo Congresso, della quale sono il felice messaggero.

Amati Cooperatori Salesiani,

Dio e il Papa sono adunque con voi ! siate perciò i benvenuti! Qui uniti nel nome della carità di Gesù Cristo, pieni dello spirito di D. Bosco, confortati dalla presenza e dall'autorità di questi illustri Prelati, posti dallo Spirito Santo a regger la Chiesa di Dio, fermi nel santo proposito di consacrare i vostri sforzi a vantaggio di coloro che formano le trepide speranze della civile società, lavorate con impegno sempre crescente per l'educazione e la istruzione della gioventù operaia, proteggetela e perseverate in questo sublime apostolato salesiano, se volete allargare il regno di Gesù Cristo sulla terra.

Il campo che vi si presenta è vastissimo; arduo il cimento, ma vi conforti l'aiuto celeste e sia per voi motivo di coraggio e sorgente di cristiana energia la benedizione del Capo Supremo della Chiesa, che con effusione di cuore Egli imparte ai Salesiani e ai loro Cooperatori, ai Promotori e a quanti assistono e prendono parte a questo Congresso, cui io con l'augurio di un esito il più consolante e di una messe di abbondantissimi frutti, mi compiaccio d'iniziare nel Santo Nome di Dio e sotto gli auspici di Maria, Aiuto dei Cristiani, celeste Patrona ed ispiratrice di ogni iniziativa dei Figli del Venerabile Don Bosco !

Seguì la lettura del prezioso autografo inviato dal S. Padre (già pubblicato); di una lettera del Card. Merry del Val, Segretario di Stato, facente i voti più cordiali pel buon esito del Congresso, e di un'altra dell'Ecc.mo Arcivescovo di Santiago, che manifestando il suo vivo dispiacere nel vedersi all'ultima ora impedito per un incommodo di salute dall'intervenire alle adu nanze, nella sua bontà coglieva l'occasione per proclamare « la stima e il rispetto singolare che la Pia Società Salesiana si è guadagnata in tutta la sua Archidiocesi ».

Salì quindi la tribuna S. E. Rev.ma Mons. Jara, il quale rilevando la sincera esultanza con cui furono accolte le comunicazioni di Sua Santità e del Card. Segretario di Stato e ricordando affettuosamente la data giubilare dell'ordinazione sacerdotale del rev.mo sig. D. Rua, proponeva fra i più fragorosi applausi l'invio dei seguenti telegrammi

« A Sua Santità Pio X, Roma. - I Vescovi e Prelati, i Salesiani e i loro cooperatori, riuniti in Santiago pel VI° Congresso dei Cooperatori Salesiani, ringraziano commossi Vostra Santità per le benedizioni inviate, e protestano umilmente i loro sensi di amore e di figliale obbedienza ».

« Rev.mo D. Michele Rua, Rettor Maggiore dei Salesiani, Torino. - Il VI° Congresso dei Cooperatori Salesiani, onorato dalla presenza dell'Ecc.° Mons. Internunzio Apostolico e dell'Episcopato Cileno, saluta e felicita il degno Successore di Don Bosco nel Giubileo del suo Sacerdozio, che riconosce fecondissimo di bene per la Chiesa, specialmente in America ».

In seguito Mons. Jara disse un eloquente discorso illustrante l'Opera Salesiana nel Chilì, che che fu salutato da un'entusiastica salve di applausi e coronato dal suono dell'Inno Nazionale a grande orchestra.

All'Ecc.mo Presidente effettivo del Congresso tenne dietro il valoroso Deputato sig. Dario Urzúa, che illustrò mirabilmente il concetto dell'apostolato di D. Bosco e della cooperazione salesiana:

« Il mondo civile - egli esordì - soffre nell'ora presente una crisi spaventosa, forse la più terribile di quante lo sconvolsero finora... Nel vecchio continente son caduti sotto il ferro anarchico Presidenti, Imperatori e Re : il nuovo secolo si è inaugurato colla morte del Presidente della prima fra le nazioni americane : ed è tuttor fumante il sangue di un rappresentante dell'autorità della nostra sorella del Plata, proditoriamente versato da uno che dice di non riconoscere nè legge, nè patria, nè Dio! Queste minaccie alla civiltà, scritte a caratteri di fuoco in diverse parti del mondo, son prova irrefragabile di un profondo sconquasso morale e nonostante i suoi trionfi, i suoi splendori e le sue magnificenze, la società moderna corre rischio di venir sepolta sotto la lava dell'anarchia, che è il fuoco dell'odio frenetico e satanico che bolle in seno alle masse e produce quelle esaltazioni feroci che le spingono all'incendio, al saccheggio, alla carneficina; che produsse un tempo gli orrori della Comune e poco tempo fa ebbe un altro scoppio tremendo nelle ore di spavento e di vergogna, d'ignominia e di dolore, che hanno coperto di nubi oscure la terra di Ferdinando e d'Isabella.

L'oratore, dopo di aver compiuto in modo scultorio la descrizione dei mali presenti e di aver rilevato l'insufficienza dei rimedi proposti dai filosofi razionalisti, passa a dire della comparsa provvidenziale di D. Bosco, che paragona a Mosè, guida del popolo ebreo alla Terra promessa; e quindi si diffonde sull'Apostolato intrapreso da D. Bosco e da lui affidato al Salesiano ed al Cooperatore che egli chiama : due ruote di un medesimo carro, che devon correre unite e parallele per lo stesso cammino.

Il Coperatore - aggiunse - ha un campo vastissimo, immenso. Egli può assecondare l'attività multiforme del sacerdote in tutte le sue imprese, che non sono unicamente d'indole strettamente religiosa, ma anche civile, artistica e scientifica. Possono cooperare i dotti con la loro scienza, gli artisti e i maestri con le loro lezioni, gli adulti con i consigli, i giovani coll'entusiasmo, gli scrittori con la penna, i poveri col lavoro! Si può cooperare con la parola facendo conoscere il Salesiano a chi non lo conosce ancora, e cercando benefattori che suppliscano la propria impotenza... S. Pietro incontra nell'atrio del tempio uno storpio che gli chiede un'elemosina. L'apostolo si ferma e guardando il poveretto esclama : « In non ho oro nè argento, ma ti do quello che ho; in nome di Gesù Cristo, sorgi e cammina! » Se non abbiamo beni di fortuna, almeno abbiamo i piedi, abbiamo le mani, abbiamo la lingua, abbiamo la fede; come il Pescatore di Galilea, diamo quello che abbiamo! »

Sul finir della seduta il venerando Mons. Costamagna ebbe un cordiale ringraziamento per tutti i presenti, cui l'Ecc.mo Mons. Internunzio imparti, a nome del S. Padre, l'Apostolica Benedizione.

LA IIa ADUNANZA (22 Novembre):

Dell'utilità degli Oratori festivi e dell'assistenza degli emigrati.   

La seconda adunanza, presieduta da Mons. Jara, si tenne il giorno seguente nel collegio salesiano della Gratitud Nacional. Mons. Giacomo Costamagna parlò della necessità di aprire oratori festivi in tutte le città della Repubblica e disse dei segnalati servizi che rendono alla chiesa ed alla civile società quelli che già funzionano presso le case salesiane:

«Dove i fanciulli crescono abbandonali, dove non si fa ad essi il catechismo domenicale e non si cerca di attirarveli per mezzo degli oratori festivi, le chiese paiono tanti sepolcri, poichè rimangono vuote e silenziose. »

Un distinto religioso del S. Cuore di Maria, trattò dell'assistenza da prestarsi agli emigranti

in America, proponendo di raccogliere tutti gli immigrati cattolici, a seconda delle varie nazionalità, in varie associazioni autonome, con scuole, officine ed uffici di collocamento e di protezione.

In fine il salesiano Gonzalo San Martin illustrò diffusamente il concetto degli Oratori festivi secondo lo spirito di D. Bosco.

LA IIIa ADUNANZA, (23 Novembre :

Associazione degli Ex-Allievi ed Educazione popolare.

L'Aula Magna era gremita. Presiedeva Mons. Sibilia, insieme con Mons. Jara, Mons. Costamagna, Mons. Claro, Mons. Fagnano, il Rettore dell'Università, vari Senatori ed altri ragguardevoli ecclesiastici e laici.

Dopo l'inno del Congresso, eseguito dai cori dei collegi Patrocinio de San José e S. Familia de Macul con accompagnamento a grande orchestra, Mons. Costamagna parlò delle Unioni degli Ex-Allievi degli Istituti Salesiani. Disse come in ogni parte sentansi i benefici effetti di queste Associazioni, i quali nella Repubblica Argentina, ad esempio, hanno già benevolmente richiamato l'attenzione dello stesso Governo.

Il rev.mo P. Matteo Crawley, dei Sacri Cuori, parlò dell'importanza dell'educazione popolare,

Se in questo congresso - disse - vogliamo fare opera feconda e duratura, facciamo opera genuinamente cattolica. Dio lo vuole! E poichè in questa imponente assemblea noi ci siamo fortunatamente stretti col cielo per identità d'interessi soprannaturali, procuriamo, o signori, di dar la vita alla moltitudine che è di fuori e ci guarda, e procuriamo che l'abbia sovrabbondante, parlandole con entusiasmo, con fede e con passione dell'amore a Gesù Cristo. Dedicarsi al fanciullo, all'artigiano e all'operaio per stabilire una convivenza divina fra Gesù e il popolo, ecco il voto sublime della Pia Società Salesiana! come il prestar con efficacia la nostra mano per mettere in comunicazione l'affamata moltitudine cot Verbo sostanziale del Vangelo, ecco l'ideale che ha qui raccolto noi, Cooperatori Salesiani, per farne un apostolato.

Dopo il salesiano Don Riccardo Pittini che portò all'assemblea l'adesione dei Cooperatori dell'Uruguay, come l'Ispettore Don Giuseppe Vespignani rappresentò al Congresso i Salesiani e i Cooperatori della Repubblica Argentina, il sig. Clemente Diaz porse l'adesione di tutti gli Ex-Allievi del Chilì, l'Ispettore D. Luigi Nai, ringraziò Mons. Internunzio, l'Episcopato e tutti i Cooperatori a nome dei Salesiani e del rev.mo sig. D. Rua, e quindi il Congresso si chiuse con una brillantissima allocuzione di Mons. Jara.

(Continua).

Lettere di famiglia.

DAL SUD-AFRICA.

L'Istituto Salesiano di Cape Town.

I.

Rimembranze.

(Lettera del Sac. Enea Tozzi).

Cape Town, 25 dicembre 19o9. REV.MO SIG. D. RUA,

A scorsa domenica, 12 corrente, un bel pegno di simpatia riscuoteva l'opera di D. Bosco in questa città. Celebrammo la festa della distribuzione dei premi agli alunni delle nostre Scuole Professionali e l'onorarono di loro presenza insieme coi parenti di vari giovani, molti dei nostri benefattori, con a capo il zelantissimo Vicario Apostolico Mons. Rooney e il sindaco della città sig. Kennedy. Il programma del trattenimento fu svolto dagli alunni con grazia singolare e la festa riuscì una prova di più della meravigliosa efficacia del sistema educativo di D. Bosco. Sua Eccellenza in un discorso, caldo di affetto e magnifico per vastità e praticità di concetti, si congratulò del bene che si compie ; ed il sottoscritto non mancò di porgere al zelante Pastore ed a tutti i Benefattori le più vive azioni di grazie per l'efficace aiuto prestato ai Figli di D. Bosco.

Sotto i materni auspizi della Divina Provvidenza, che par sorrida a queste terre australi dalla splendida costellazione della Croce del Sud, cinque Salesiani tredici anni or sono giungevano a questo lembo africano per aprirvi un Istituto d'arti e mestieri : il Direttore, un chierico e tre maestri d'arte, un falegname, un tipografo, un legatore.

Chi approda per la prima volta a queste terre e vede i dodici monti cuneiformi che le adornano come forti avanzati, detti con nome cristiano la processione dei dodici apostoli; e, giunto in porto, s'inoltra per l'elegante e moderna città, dalle belle vie e dai sontuosi palazzi che farebbero onore alle più illustri capitali europee, prova un'impressione di benessere che conforta.

Ma poverissima e sprovvista di tutto era la casa che accolse i figli di D. Bosco: non un letto, non un tavolo, non una sedia. Il buon Vescovo attuale, allora Coadiutore del Vicario Apostolico che ci aveva chiamati, si unì egli stesso al Direttore per comperare gli oggetti di prima necessità; ed i buoni cattolici, come seppero dell'estrema indigenza dei Salesiani, accorsero in numero e portarono quanto credettero utile o necessario.

Noi ci sentiamo traboccare il cuore di gratitudine al ricordo degli squisiti atti di attenzione e di carità usati ai primi Figli di Don Bosco, venuti in questa Colonia.

Abbiamo noi pure la nostra Mamma Margherita, la vecchia signora Grath, che ci usa ogni delicata attenzione, e ci porta anche ora biancheria, vestiti, farina, ed elemosine pei nostri orfanelli. Questa buona signora, quando parla dell'estrema povertà dei primi Salesiani, si commuove e piange.

Infatti quanti e quali ricordi! La prima domenica, ad esempio, che i Figli di D. Bosco si trovavano al Capo, poco o nulla bolliva nella pentola, quando, alle 12 precise, si ode bussare alla porta! Chi sarà? Il maestro tipografo, che si era tramutato in cuoco, temeva non fosse qualche ospite inaspettato che venisse ad accrescere i suoi imbrogli. Invece era una timida fanciulla con un gran piatto entro bianchissimo lino, che si diceva mandata dalle Suore di Nazareth. Da quel giorno, finchè non si furono convenientemente aggiustati, ogni domenica le buone Suore provvidero esse il pranzo ai poveri Figli di Don Bosco.

La casa era pronta per ricevere alcuni giovani e le stesse Suore avevano disposto di .riandarci otto dei loro alunni più grandicelli. La Superiora, il dì innanzi, li avvisò del passaggio che avrebbero fatto e n'andarono fuori di sè per la contentezza. Quella sera il pensiero di darsi ad un mestìere non li fece prender sonno. Suonavano le undici ed erano ancora inquieti e prima delle cinque del mattino scendevano tutti in cortile, pronti e in perfetto assetto, coi loro fagottini sotto il braccio, per andare dai Salesiani. La porta era chiusa; che monta? la piccola comitiva la apre, e non appena è fuori, fattasi allegra e chiassosa, infila la via Buitenkant.

- Dove stanno i Salesiani? si domandano l'un l'altro; e, senza meravigliarsi della comune spensieratezza, nessuno risponde.

Giungono dinanzi ad un bel palazzo e senza riflettere di più, tirano il campanello una, due, tre volte, mentre cinguettano e fan chiasso. Ma la porta s'apre e compare un vecchio brontolando, con un grosso bastone in mano. Si accorgono di essersi sbagliati e si dànno alla fuga. Ripreso animo, più cauti, si mettono a far nuove ricerche e vedendo uscir luce da una camera a pian terreno di una piccola casa, si avvicinano, ascoltano, ed odono voci di preghiera:

- Son qui!... esclamano a vicenda, e bussano.

I Salesiani erano proprio li; nessuno dei presenti dimenticherà le impressioni di quell'istante. Furono quelli i primi giovani ricoverati, il cui numero andò sempre crescendo.

Poi una lunga e disastrosa guerra fra l'Inghilterra e le Repubbliche Boere tenne sospesa nel timore e nella speranza l'intera Colonia. I Boeri giunsero una volta a cinquanta miglia dalla città. Quale panico, temendosi che un numero considerevole di ribelli avesse a sorgere in armi e unirsi ai Boeri al primo loro apparire! La guerra passò su questa contrada come una desolante bufera: se ne veggono ora i tristi effetti in tante rovine materiali e finanziarie. Se la nostra Casa ne andò salva, lo dobbiamo ad un buon numero di generosi benefattori, tra cui son lieto di annoverare per primo un italiano, il sig. Oreste Nannucci che, venuto giovanissimo in questa Colonia, colla sua attività è riuscito a fondare una grandiosa tintoria ed una fabbrica di sapone con succursali in diverse parti del paese. Questo benemerito signore or mette a pro' dell'Italia la fortuna che si è accumulato, promovendo a tutta possa l'esportazione italiana.

Dopo la guerra, venne la peste, importata dall'India Orientale. Casi sopra casi si ripetevano ogni giorno!... e noi ne fummo quasi circondati. Nella trepidazione ci si presentò alla mente il pensiero di chiudere in quel tempo l'Istituto; ma dove potevamo mandare tanti orfani che non hanno un tetto? Bisognava dunque restare! e restammo; e coll'aiuto di Dio e la protezione visibile di Maria Ausiliatrice, praticando le raccomandazioni fatte dal nostro Padre D. Bosco durante il cholera del 1884, nessuno degli interni fu colpito dal morbo fatale !

La scorsa domenica, nel vedere i frutti consolanti dell'opera nostra, noi non mancammo di ricordare questi ed altri molteplici pegni della divina assistenza pel passato, quasi pegno di maggiori benedizioni future. Ci sorride infatti la speranza che l'anno prossimo potremo compiere la festa della distribuzione dei premi nel nuovo edificio in via Somerset, a cui, per bontà dei Superiori, daremo mano quanto prima.

La notizia del prossimo ampliamento dell'istituto è accolta con viva soddisfazione da quanti ci conoscono, nella certezza che esso abbia a raddoppiare il bene che compie presentemente. Lo voglia il Signore !

Preghi ella pure, amatissimo Padre, a questo fine. Per parte nostra, faremo tutto il possibile per seguire sempre e fedelmente le orme sante del nostro Venerabile Fondatore.

Di Lei, rev.mo Sig. D. Rua,

Um.mo e dev.mo Figlio in Corde Jesu Sac. ENEA Tozzi.

Al compimento di grandi imprese a gloria di Dio e a sollievo della umanità sofferente, la prima difficoltà che suol frapporsi è la deficienza di mezzi. Come provvedere a tanti ragazzi ricoverati, come sostenere tante opere già cominciate ? Ove prendere vitto, vestito, per tanti maestri ed allievi?

Rispondo che la Divina Provvidenza ha tesori inesausti. Nel passato, essa non ci mancò mai; dovremo dubitare per l'avvenire? No certamente. Facciamo tutti quel poco che possiamo, e Dio supplirà a quello che manca.

Sac. Giov. Bosco,

DALLE MISSIONI

CINA

Nell'isola di Saimtciou. (Lettere del Sac. Giovanni Fergnani).

II (*).

Sam-tciòu (Cina), 7-9 ottobre 19o9.

AMATISSIMO PADRE,

LA grande maggioranza di questi popoli è tuttora pagana. I cristiani relativamente sono assai rari, quasi eccezioni, mentre i pagani sono dappertutto, invadono tutto, pagani nella città, pagani nelle barche, nei campi, sui monti, dovunque. Ohimè! mi pare che, dando almeno uno sguardo alla Cina, siamo ancor lontani dal poter esclamare a rigor di termini che tutto il mondo è cristiano.

In cosiffatti paesi non è necessario lo zelo del Zaverio, per sentire nel fondo del cuore una indefinibile tristezza, accompagnata dall'ardente desiderio di condurre tanti infelici sul cammino della fede.

Infelici davvero, mille volte infelici! brancolando, come ciechi stolti fra le tenebre più dense, non si curano neppure di cercare la luce. Saziato il ventre, hanno raggiunto l'apogeo, l'ultimo ideale di una povera esistenza. E se a voi nasce il buon volere di presentar loro la sacra fiaccola che li rischiari... di proposito portano le mani agli occhi per non vederla.

Tastando il terreno - Amabili tratti - Il capoccia morale del paese - « Super senes intellexi ».

È trascorso un anno; ed io ora mi ritrovo sul medesimo luogo, quasi in identiche circostanze. Un passo tuttavia s'è fatto. Posso dire che una stanza è messa a mia disposizione, la quale ha il vantaggio d'essere attigua alla scolaresca già di mia conoscenza.

Stavolta preferii avventurarmi a questi lidi solo, con l'unica compagnia d'un nostro alunno, desiderando di far pratica esperienza, se l'educazione impartita sia capace col tempo di darci buoni catechisti.

Nel rivedere quelle spiagge, oh come a me arrideva nel cuore la speranza che un giorno questo popolo possa essere bella conquista della Fede! Ma lo sapeva, e lo esperimentai meglio coi fatti, che tale conquista è opera totalmente della grazia. Quale influenza avrà un uomo naturalmente antipatico? Un abisso si apre tra i Cinesi e gli Europei; e se non fossero i guai della politica, volontieri ci spedirebbero all'altro mondo senza neppur la necessità del passaporto; salve sempre, s'intende, le buone maniere.

Tuttavia, coraggio! quello a cui non arriverà la forza umana, lo farà l'onnipotenza di Dio.

Intanto girelliamo, così per tastare il terreno, di casa in casa, di paese in paese. Dico la verità: incontrai sempre le più oneste accoglienze; la tazzettina del thè, a volte non più grossa d'un mezzo guscio di noce e l'offerta della pipa non mancarono mai, sebbene mi contentassi della prima soltanto.

Nelle aperte campagne i contadini si mostravano ancor più gentili.

- A kóng, ho' m hó? Nonno, come stai?

- Bene, bene. E voi, miei cari nipoti, come ve la passate?

E bisogna notare che questi nuovi nipotini e nipotine avevano spesso delle bocche sdentate o delle teste calve. Tant'è. La lunghezza della mia barba mi dava diritto a tale rispetto.

L'isola di Sam-tciou è discretamente popolata, come ho già detto, ed il paese dove fissai le tende è ancora T'in-sam. Una delle prime visite fu, diremo così, al capoccia morale della borgata. Appena ci trovammo seduti dinanzi alla sua casa, mi vidi subito circondato da una frotta di piccoli amici. Amici in qual modo? L'anno passato mi sapeva troppo male che i fanciulli mi fuggissero strillando, come s'io fossi una bestia feroce. Comprai allora parecchi pezzetti di canna da zucchero, i quali fecero tosto mutar l'ordine di idee in quelle paurose testoline.

Mentre insegnavo il Santo Nome di Dio a questi fanciulli, tendevo l'orecchio ad una animata conversazione tra il vecchio suddetto ed il nostro allievo. Oh ! a chi l'avesse sentito, egli avrebbe fatto rammentare il versetto del salmo: super senes intellexi, io la so più lunga dei vecchi! Infatti non ostante la vasta erudizione del vecchio, che spiattellava per filo e per segno quante e quali divinità avevano creato il cielo, la terra e via dicendo, il pio ragazzo ribatteva tutte quelle stoltezze trionfalmente con una linguetta vibrante, che non dava tregua al dotto pagano.

La prima Messa nell'isola - Di nuovo sui monti - Curiosità e indiscrezione dei miei interlocutori - Un furbo che mette le pive nel sacco.

Il giorno dopo, di mattino per tempo, ebbi la consolazione di dire la S. Messa. Allestito per benino un grazioso altare portatile, io non so che cosa provavo nel cuore a riflettere che quello era il primo Sacrificio di pace che si offriva al Creatore, in una terra, fino allora possesso assoluto del demonio.

Credeva vi assistesse il solo serviente, ma dalla porta entrò un bel numero di curiosi; i quali, arrestati dalla gravità del santo rito, non osarono fiatare, stupefatti al colore dei sacri arredi e ancor più meravigliati dalla solennità delle cerimonie.

Appena finita la S. Messa, con quella commozione ch'Ella si può immaginare, i molti curiosi s'affrettarono a chiedere al mio giovanetto di che mai si trattasse, ed egli ben li soddisfece.

Tornai anche quest'anno a fare una gita pei monti, e da quelle cime detti uno sguardo di santa cupidità ai numerosi villaggi sparsi nell'isola. Che bel verde! quanta pace in quelle campagne e in quelle case accovacciate fra i ciuffi boschivi! Oh! come in quei momenti il cuore martellava forte nel petto! Non sto poi a ripetere le puerili maraviglie dei montanari, e le mal frenate risa delle boscaiuole all'apparir della mia barba. Poffarbacco! perfino le vacche scappavano, spaventate.

Nel pomeriggio ritornammo al piano.

Il momento più opportuno per la conversazione è alla sera quando, dopo la cena, i paesani si raccolgono in gruppi a parlare del vento e della pioggia.

Quest'oggi la novità non manca: « Bisogna vedere l'europeo, e magari intavolare con lui il discorso. Ch'egli comprenda la nostra lingua?»

Eccomi dunque assiepato da un nugolo di caudati, che mi squadrano a tutto loro agio, senza nemmeno la necessità di pagare due soldi. Confesso che è un momento assai critico per la fiera dignità della razza bianca.

- Tu, quanti anni hai? - comincia uno de' più animosi.

Misurando essi l'età dalla barba, forse taluno pensava sul serio ch'io toccassi chissà l'ottantina.

- Possibile! Così giovane con una barba tanto lunga!

Qualcun altro più attento indagatore mi richiese

- E come mai hai un naso tanto sperticato?

- Oh questa è graziosa! e tu perchè l'hai così corto e camuso?

Sono momenti, ripeto, amato Padre, nei quali bisogna invocare tutta la santa pazienza di Giob e per amor delle loro anime soffrire la ruvidezza di quelle scorze più dure delle quercie.

A volte l'indiscrezione arriva al colmo ; e le dico il vero che vi fu un momento in cui i buoni propositi di rassegnazione stavano per andarsene in fumo, quando il mio bravo allievo mi salvò ; nullameno non potei tollerare affatto un cotale, tipo odioso di buffone astuto, che cercava di mettermi in burletta con ambiguità di linguaggio; arte nella quale i Cinesi sono maestri consumati. S'egli ci fosse riuscito, ne avrebbe certo guadagnato la sua fama di bello spirito.

Mi limitai, senza neppur guardare l'interlocutore, a chiedere agli astanti, curiosissimi di veder come sarebbe andato a finire l'affare, se colui che mi aveva rivolto la parola era un cinese o no.

L'interessato scattò, al solo dubbio ch'io volessi prenderlo per un fan kuai, un odiato diavolo europeo.

-Ebbene, ripetimi l'ultima parola che tu hai detto.

Egli la ripetè fedelmente.

- Vedi, tu non la pronunci bene, perchè a Canton (la Firenze del Houangtong) si dice invece così e così. - L'approvazione generale sconfisse il goffo avversario, che si ritirò svergognato fra le risa sguaiate dei compagni.

Guai a chi in certi casi non umilia la baldanza villana di certi impertinenti!

Quanto m'era più cara l'ingenua compagnia d'una frotta di fanciulli, i quali bevevano con santa avidità le nozioni più importanti intorno a Dio, all'anima e alla vita futura. Spero che il Signore col tempo darà incremento a quei germi caduti in un terreno così ben disposto.

Avete mangiato? - Il tuo Dio è europeo!

Il naufragio della fede - Impreveduta consolazione - Difficoltà insormontabili.

Stamane si rinnovò la triste coincidenza dell'anno scorso ; la pioggia e il vento contrario non permettono assolutamente d'imbarcarsi.

Pazienza ! In una stanzaccia libera a tutti i curiosi, prepariamoci a passare uno dei giorni più amari e più desiderati insieme dal Mis sionario, offrendogli l'occasione più propizia per seminare il buon seme:

Piove ! dunque non si va in giro, e la mia stamberga si riempie di gente d'ogni età e dimensione.

Vi prego di sedere!... Avete mangiato? Quest'ultima domanda corrisponde alla nostra: come state ?

Pel Cinese la miglior prova che si sta bene è il mangiare. Tu mangi? Dunque hai di che vivere, primo punto; in secondo luogo è segno che l'appetito non manca. Conseguenza necessariamente logica : chi mangia, sta bene, e chi non mangia o è ammalato, oppure è un poveraccio in canna.

Vedo subito però che le mie cortesie sono affatto inutili, perchè già si buttano in ogni angolo e, in mancanza di altro luogo, si sdraiano sul nostro letto, con gentilezza di pachidermi, a gambe levate per aria, chiacchierando, fumando, russando.

Mi raccomandai al Signore che mi aiutasse ad aver pazienza ed a profittare di quella cordialissima visita per dir loro una buona parola. C'è di fatto chi ascolta; ma la maggior parte par che dica: « Il tuo Dio è europeo, che ha da fare con noi? Non ne abbiamo a sazietà degli dei della Cina?» Messi alle strette sulla necessità di adorare questo Dio europeo, tutt'al più non sdegnerebbero di metterlo insieme ai loro. Bell'onore! Ma scacciar fuori le divinità dei loro avi, i puisàt, per accogliere uno straniero, oibò, questo non sarà mai!

Tutto ciò, amato Padre, è troppo dolorosamente storico; e se non fosse la fiducia incrollabile in questo onnipotente Europeo, pel quale lavoriamo e daremmo volontieri la vita, si dovrebbe disperare che la vecchia e insensibile Cina si arrenda alle attrattive della Fede.

Un'altra spina più acuta ebbe oggi a soffrire il mio cuore. Tra i motivi principali che mi avevano ricondotto a Sam-tciou, eravi il desiderio di salutare alcune famiglie cristiane, dal luogo dell'esilio forzato già ritornate in patria. Senza l'aiuto del prete, confusi in un elemento al tutto pagano, che sarà della loro Fede? - Tale era il mio dubbio, e purtroppo constatai che la visita del Missionario, in luogo di rallegrarli, li metteva in serio imbarazzo. Bastava infatti un'occhiata alle pareti delle case, pienamente lordate di idoli e d'iscrizioni idolatriche per capire il completo naufragio di quelle anime disgraziate.

La scusa era pronta : « Abbiamo ancor parenti pagani; non si può a meno ! » ma a messa nessuno comparve; la qual cosa mi riconfermò nel sospetto ch'essi siano rimpatriati a prezzo della Fede.

Pure oserei affermare essere stato disegno della Divina Provvidenza che noi ci fermassimo oltre, per darci una impreveduta consolazione.

Sul tardi, i nostri amici, si riaffollarono più numerosi del solito. Dico subito che fuori d'ogni mia speranza parvero interessarsi sul serio di questioni riguardanti la religione: caso rarissimo tra l'indifferenza cinese. Volesse il Cielo che comprendessero che la prima condizione per apprendere la verità è di ascoltare, fides ex auditu, come dice S. Paolo.

Il campo fu diviso in due: una parte ascoltava e tempestava di domande il mio piccolo intrepido catechista, che in certi momenti sembrava addirittura inspirato dal Signore.

Per esempio, mossagli la difficoltà come Dio potesse mai vedere dappertutto, il bravo giovane con prestezza mirabile, levò lo sguardo al cielo, e aiutandosi con nobile gestire delle braccia, rispose

- Osservate il sole. Ai vostri occhi apparisce ben piccola cosa, non è vero? Eppure dalla sua altezza in un baleno irradia, folgora la terra; e non vi è canto remoto dove non penetri la sua luce ! Così l'occhio onniveggente di Dio sta su di voi

Non ebbi tempo di udire dell'altro, che già una parte degli uditori si serrò alle mie costole europee.

Stabilita con molti sforzi l'unità di Dio, fondamento di tutto, fecero un mondo di obbiezioni, fra cui delle puerili assai.

- Se nel Paradiso, come tu vorresti, ci andassero tutti gli uomini, come sarà sufficiente lo spazio? Non bastano già quelli che ci sono?

- E se dopo morte nessuno mi conduce, fece un altro, come potrò io sapere il cammino per arrivarci?

Stretti poi dal dilemma che chi s'infischia del paradiso, andrà all'inferno, ci fu un gradasso che saltò fuori:

- Ma se io non ci voglio cadere nell'inferno, chi mi ci vorrà obbligare? - E stringeva i pugni in atto di minaccia.

Ed io : - Cento diavoli, prendendoti per la coda, ti trascineranno colà, tuo malgrado.

Il nuovo Capaneo ammutolì, abbassando la testa pensoso.

Insomma si dovette sudare una camicia per ribattere le difficoltà più volgari, ma che alle menti di questi poveri pagani, da tanti secoli avviluppati nell'errore, paiono montagne insuperabili.

La disputa durò lunga e calorosa, pure sebbene mi sentissi assai stanco, rimpiangeva la prossima partenza, parendomi già che un lontanissimo albore rompesse la dura e fitta compagine di quelle tenebre.

Altri doveri ci richiamavano a forza a Macao ; ma nel fondo al cuore mi restò il vivo desiderio che per tanti poveri pagani spunti presto davvero il giorno della luce e della salute.

Ho finito.

Amatissimo Padre, in mancanza di più e meglio, si degni accettare questo misero fascio di foglie frondose, non disgiunto tuttavia dalla buona volontà d'inviarle relazioni di frutti abbondanti e consolanti, qualora la Divina Provvidenza conceda anche a noi nell'immenso campo cinese un piccolo orticello da lavorare e dissodare coi nostri sudori.

Augelli di passo, posato il primo piede sul limitare della smisurata Cina, leviamo il collo, impazienti di battere le ali a più vasti e a più liberi orizzonti. Quando? dove?

Le bacio con affetto ossequioso la destra e lei mi creda suo

Um. mo e dev.mo figlio nel Signore.

Sac. GIOVANNI FERGNANI.

In fascio.

TERRITORIO DEL CHUBUT (Rep. Argentina). La prima domenica di ottobre si benedissero due campane per la nuova chiesa di Trelew. La cerimonia fu compiuta dal sac. Bernardo Vacchina, superiore della missione: e padrini furono lo stesso Governatore del Territorio, rappresentato, a causa di un'indisposizione, dal distinto dott. Raffaele Mesa de la Vega, il quale disse anche un elevato discorso di circostanza e la signora Càrmen P. de Carrasco. La musica istrumentale del collegio della Missione di Rawson rese più solenne la cerimonia.

- A Rawson, nella seconda settimana di detto mese, lo stesso D. Vacchina tenne una serie di conferenze morali ai carcerati, quasi per raccogliere il frutto delle istruzioni catechistiche impartite ad essi settimanalmente dal missionario D. Francesco Vidal. Il giorno 14, come epilogo delle conferenze e della breve missione, si celebrò una devota festicciuola, allietata dai musici del nostro Collegio. I poveri detenuti, tra cui 6 indii che avevano ricevuto il dì innanzi il sacramento del battesimo e della cresima, ascoltarono la S. Messa e si accostarono alla sacra Mensa con edificante pietà. Dopo la funzione, vennero offerti a tutti sigari ed una tazza di cioccolatte con pan fresco. Un di loro, che in quel dì finiva la sua condanna, uscendo disse al direttore queste parole: « Esco di carcere ben diverso da quello che vi entrai; mille grazie a lei, signor Direttore ». Certo va data una parola di vivo encomio a coloro che preposti a?la cura di quegli infelici, comprendendo la forza redentrice della Religione, non solo non impediscono, ma facilitano nel miglior modo che giunga fino ad essi la parola del sacerdote.

- Il 15 novembre partì per una lunga escursione il Missionario D. Francesco Vidal, accompagnato dal confratello Giuseppe M. Puiz. La sua Missione cominciò a P. Piramides e Puerta Ninfa, donde mosse per Telsen e il nord-ovest del Territorio col proposito di compiere il giro prefisso in cinque mesi. Egli venne incaricato anche come agente del Registro Civile.

MATTO GROSSO (Brasile). - Le ultime notizie pervenuteci intorno alla Colonia del S. Cuore ci recano che più di 8o Bororos capitanati dai temuti indii Perigo e André, autori delle descritte rappresaglie avvenute nel 19o8 al Burity, si sono stanziati alla Colonia. P, un'altra prova della benedizione del Signore a quella fiorente missione, ma è pure un aumento non indifferente di spese e sacrifizi.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'Indulgenza Plenaria:

ogni mese:

1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno ; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte;

3) nel giorno in cui si radunino in conferenza.

dal 10 marzo al 10 aprile:

1) il 18 marzo, Commemorazione dei 7 dolori di Maria;

2) il 20 marzo, Domenica delle Palme; 3) il 24 marzo, Giovedì Santo;

4) il 27 marzo, Pasqua di Risurrezione.

Inoltre: ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche chiesa) reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità ed un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.

Nei giorni poi di quaresima (fino al giovedì santo) visitando qualunque chiesa o pubblico oratorio e quindi pregando secondo la mente del Sommo Pontefice, possono lucrare l'indulgenza di 10 anni e 10 quarantene; il 20 marzo (Domenica delle Palme) di 25 anni e 25 quarantene; il 25 e il 26 marzo (venerdì e sabato santo) e nell'ottava di Pasqua (27 marzo - 3 aprile) di 3o anni e 3o quarantene in ciascun giorno.

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente.

Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario avremo quest'intenzione generale

Implorare dalla tenerissima e potente Ausiliatrice completa guarigione al nostro venerato Superiore Don Rua.

GRAZIE E FAVORI

Ai piedi di Maria Ausiliatrice. *)

È passato un anno dal giorno in cui volava al cielo un mio angioletto di 15 mesi. Un fiore di salute e di bellezza strappato da crudele morbo ìn due giorni! distrutta una vita che era tutta la nostra gioia, il nostro orgoglio, una vita così cara

Io nel parossismo del dolore, che mi aveva inebetita, non ascoltava più la voce di Dio che mi chiedeva la rassegnazione al sacrifizio, e sdegnosa ad ogni umano conforto, mi chiusi nel mio smisurato dolore consumando nei pianto, nella solitudine, ogni energia finchè fui vinta da tremenda nevrastenia. Oh! le angoscie senza nome, la melanconia micidiale di questa malattia, le torture delle notti insonni, i tormenti della volontà annientata, l'oblio d'ogni umana cosa !

Indifferente all'affetto di un marito, che straziato dallo stesso dolore pure sapeva farsi forza per me, indifferente all'affetto di tre altre fiorenti creature, dimentica de' miei doveri di moglie e di madre, mi ribellava ad ogni cura, accarezzando con ossessione il fantasma della morte come unico sollievo a tanto soffrire !

A nulla valse la vita quieta della villa; da questa mi portarono a quella chiassosa del mare, e la mia tristezza s'accentuò e volli ripartire per la pace della campagna.

Il giorno della partenza dalla spiaggia mi capitò fra le mani un Bollettino Salesiano e vi lessi alcune grazie concesse da Maria SS. Ausiliatrice. Fu come un raggio di sole nella mia mente stanca! Giunta a Torino visitai il Santuario, ove piansi a lungo, e sentii come un dolce rimprovero del mio passato e una fiducia nuova nell'avvenire. Andai in sacrestia, feci un'offerta ed ordinai una novena. Ripartii per la villa. A poco a poco le notti si fecero meno insonni, meno tristi le giornate ed ogni sera prima di coricarmi nel recitare una preghiera a Maria Ausiliatrice sentiva una grande speranza di guarigione. In breve : al nono giorno della novena sentii in me una calma, un benessere, come se un velo si fosse squarciato nella mia offuscata intelligenza e una nuova energia riparasse le forze perdute ! Sentii il bisogno ed il dovere di vivere ancora animata dalla speranza di meritare nel mio rassegnato dolore, nel desiderio di fare il bene, di farne sempre....

Pubblico questa grazia, perchè tante anime buone provate alla stessa dolorosa scuola si abbandonino ai piedi di Maria Santissima, vero aiuto di coloro che in Lei e con Lei soffrono e sperano.

2 febbraio 191o.

MARIA ANTONIAZZI.

Guspini (Cagliari). - La promessa è debito e debitrice trascurata io mi sento verso Maria Ausiliatrice, alla quale ho fatto parecchie volte la promessa di pubblicare diverse grazie ottenute per sua benigna intercessione, e intendo ora soddisfare.

Circa sei anni or sono fui tormentata da una terribile pleurite, che minacciava di troncare il filo della mia povera esistenza. Il male perdurava da oltre sei mesi, ed essendone stata trascurata la cura, i medici lo dichiararono inguaribile. Disperando allora d'ogni umano soccorso mi raccomandai piena di fiducia alla SS. Vergine Ausiliatrice, promettendole di rendere pubblica la sua grazia, se mi avesse fatto riacquistare la salute. Passarono appena tre giorni dalla promessa, e mi trovai senz'altro perfettamente guarita.

Tre anni or sono la scarlattina, e, appena un anno fa, una forte infiammazione intestinale, stavano quasi per rapirmi il mio caro fratellino Raimondo. I medici, nell'uno e nell'altro caso, dichiararono non essere più possibile di salvarlo, ma io non perdetti la fiducia in Maria Ausiliatrice. Il grande amore al bimbo e il vivo desiderio di strapparlo alla morte mi suggerirono anche allora di far ricorso alla Vergine SS. che, dopo un subito miglioramento, mi fece riavere completamente guarito l'amato fratellino.

In molti altri bisogni, spirituali e temporali, miei e di persone a me care, ho sperimentata la grande e pronta efficacia del ricorso a Maria Ausiliatrice !

12 gennaio 1910.

LUIGINA ANGOLETTA.

Visone. - Da più di vent'anni ero tormentato da malattia che mi portava disturbi tali che mi impedivano il più delle volte di dedicarmi al lavoro. Consultai molti medici, e non ebbi dalle cure prescrittemi alcun risultato. Mi raccomandai alla Vergine Santissima promettendo che avrei fatto pubblica dichiarazione se avessi sentito un qualche sollievo. Essendo stato ascoltato nel mio voto, oggi posso sinceramente dirmi guarito, mercè la grazia della Beata Vergine Ausiliatrice. Adempio quindi alla promessa, inviando uria piccola offerta in rendimento di grazie.

7 ottobre 1909.

Geom. A. CARATTI.

Cammarata. - La mia nipotina Ada venne affetta da grave malattia agli occhi. Ricorsi per aiuto alla Madonna del Venerabile Don Bosco, ed ottenni, contro l'esplicito parere di illustri medici specialisti, rapida e completa guarigione della piccola inferma. Riconoscente invio offerta.

21 ottobre 19o9.

BIANCOROSSO GIUSEPPINA.

Reno di Tizzano. - Fui colta dà un male al piede destro, che si credette artritico e come tale venne curato. Ma, per quanto mutati e rimutati i rimedi, nè guarigione, nè giovamento apportavano; anzi il male si acuiva vieppiù, le forze scemavano, ed io era costretta quasi all'immobilità. Chi può ridire quali funesti presagi mi balenassero alla mente, le notti insonni e travagliose, le giornate melanconiche e tristi? Ma ebbi un'ispirazione: « Ricorri a Maria, aiuto dei Cristiani ». Accolsi con giubilo il santo invito, e con quella fede, che sa ispirare il bisogno,

mi rivolsi alla potente Avvocata delle cause difficili e disperate. Feci pregare gli orfanelli raccolti all'ombra del suo Santuario in Torino, promisi e mandai un'offerta, ed intrapresi la novena consigliata dallo stesso Venerabile Don Bosco ripetendola per ben due volte. Oh! prodigio. Il miglioramento fu tale da permettermi di recarmi alla chiesa parrocchiale domenica 17 corr. benchè assai distante e con strada malagevole.

20 ottobre 19o9.

MARCHINI CLOTILDE, Maestra.

Nizza Monferrato. - Ancor vivo e forte era nella mia famiglia il dolore per la perdita della diletta mamma, quando una vicina e grave sventura venne ad accrescerlo. Il babbo, colpito da un forte mal d'occhio, in breve si trovò in pericolo di perdere la vista. Non valsero le assidue cure di esperto oculista, nè quelle di valente professore, anzi quest'ultimo assicurò trattarsi di glaucoma, che senza uua pronta guarigione avrebbe inevitabilmente causata una completa cecità. Ma nè i consigli dei medici, nè le preghiere dell'addolorata famiglia poterono convincere il babbo ad accettare quest'unico, tentativo di guarigione. « La Vergine Ausiliatrice, andava egli ripetendo, mi deve guarire! » Ed ogni giorno, pur sottoponendosi ad una costante cura, d'esperto oculista, rivolgeva a Lei suppliche ardenti, nella certezza di essere esaudito.

E a Te non giunsero invano , o Madre Santa, i fervidi accenti di tanti cuori afflitti, e con mirabile prodigio in breve loro ridonasti una dolce e tranquilla serenità!

Il babbo, senza alcun bisogno d'operazione è completamente guarito, e a Lui, che da Te sola riconosce tanto favore, s'unisce la famiglia tutta, per ripeterti il grazie di una perenne riconoscenza.

7 febbraio 191o.

Suor COGLIOLO M. CLOTILDE

Figlia di M. Ausiliatrice.

Ascoli Piceno. - Verso la metà di gennaio dell'anno passato correva in questa città la malattia del morbillo, che unita spesso ad altre, faceva molte vittime, specie nei bambini. In quasi tutte le famiglie v'erano dei piccoli ammalati, e si chiusero in conseguenza le scuole elementari. In questo Istituto si stava abbastanza tranquille, perché non si era ancora verificato nessun caso. Ma il morbo penetrò pur troppo anche qui, e benché si cercasse isolarne i primi casi , se ne aggiungevano ogni giorno dei nuovi e si aggravavano in modo da metterci in grande apprensione. Gli ufficiali d'igiene vedendo che il morbo non s'arrestava, d'accordo col Prefetto e colla Direzione dell'Istituto, stabilirono si tenessero a casa da scuola anche le convittrici che frequentavano le scuole secondarie , e si lasciassero andare in famiglia quelle i cui parenti lo desiderassero. Intanto le ammalate si aggravarono ed una, dopo due giorni, volava al paradiso. Fu allora che promisi di far pubblicare la grazia se ottenevo che tutte le altre ammalate migliorassero e che nessuna delle altre convittrici venisse colpita dal morbillo. E Maria volle consolarci. Le ammalate migliorarono tosto e nessuna delle altre (circa un centinaio) cadde più malata nè di morbillo, nè di altra malattia, in tutto l'anno scolastico.

In quei giorni un'altra prova mi affliggeva ; anche per questa mi raccomandai con fede a Maria Ausiliatrice e fui consolata. Non ho parole per ringraziare una si tenera Madre !

24 gennaio 1910.

Sr. MARGHERITA MOSSO Direttrice Ist. Femm. Cantalamessa.

Nizza Monferrato. - Una grave infermità aveva ridotto mio padre in pericolo di morte. Dedito al commercio, aveva vissuto lungo tempo lontano dalla Chiesa e da ogni pratica religiosa, nè era possibile durante la malattia indurlo a sentimenti consolanti di fede. Uno sfinimento nervoso aveva peggiorato così il suo stato fisico e morale da gettare la famiglia nella costernazione. In così angosciosa circostanza, memori d'altre grazie specialissime ottenute dalla Madonna di Don Bosco, a Lei ci rivolgemmo fidenti, per ottenere la grazia che più ci stava a cuore: il ritorno del babbo a Dio. Si pregò molto; e proprio mentre pareva dileguata ogni speranza , ecco il babbo stesso implorare il conforto dei Sacramenti benedicendo a Maria Ausiliatrice, e protestando, vivamente commosso, che Ella solo l'aveva salvato ottenendogli dal Signore la grazia segnalata. Morì dopo tredici giorni, passati fra sofferenze indicibili, ma con grande rassegnazione e il nome di Maria Ausiliatrice sulle labbra!

1° febbraio 1910.

QUINTINA REBAGLIATI.

Sarnano (Macerata). - Erano circa due anni che atrocemente soffrivo. Il mio male ebbe principio con una pleurite, che finì in un'appendicite gravissima, all'ultimo stadio. Fui visitato e curato dai migliori medici che conoscessi, ma i rimedi dell'arte riuscirono tutti inefficaci, e tutte le cure non mi apportarono mai alcun sollievo duraturo, anzi i miei dolori al fianco destro crescevano giornalmente d'intensità, perchè la causa vera del mio reale sfuggì sempre all' esame diligentissimo di molti valenti sanitari a cui avevo affidato la mia vita. In tale frangente mi rivolsi fiducioso a Maria Ausiliatrice, ordinando vari tridui nel suo tempio in Valdocco. Pregava pure per me e fece anche un'offerta la mia sorella Assunta, promettendo entrambi, se riuscissi a guarire, di pubblicare la grazia nel Bollettino. Maria Ausiliatrice mi esaudì, poiché venne identificata la mia malattia, che, a giudizio dei medici, mi avrebbe tratto fra breve tempo al sepolcro, ed io dovetti subire un'operazione difficilissima, ma, grazie alla protezione di Colei che a tutta ragione è detta l'Aiuto dei Cristiani, sortì un effetto fortunatissimo, e nel breve spazio di soli 12 giorni fui perfettamente guarito. Sciolgo quindi il voto della mia filiale riconoscenza ai piedi di Maria Ausiliatrice.

Sarnano, 29 dicembre 19o9.

CARLO CALCAGNOLI.

Vezza d'Alba. - Andiamo sempre con fiducia a Maria e Maria ci salverà! Il 2o aprile scorso il sig. Scoffone Basilio, magazziniere della nostra cooperativa cattolica, venne colpito da un viale così maligno, che, in pochi giorni, lo trasse agli estremi. Gli egregi sanitari, chiamati a consulto, non celarono la gravità del caso, tanto è vero, che, per diversi giorni, lo aiutarono con inalazioni di ossigeno ; e l'infermo ricevette tutti i Sacramenti colla Benedizione papale. Ormai non c'era più speranza che in Colei, che invochiamo come Salute degli Infermi. La moglie sua e gli amici, che lo assistevano con affetto, lo raccomandarono alla Madonna Ausiliatrice, promettendo un'offerta al suo Santuario, se ottenevano la guarigione del caro infermo. La guarigione venne e ben presto, ed egli riconoscente adempie alla promessa inviando l'offerta di L. 20. Nelle afflizioni andiamo sempre alla cara Madonna!

Dicembre 19o9.

Sac. V. A.

Campione. - Nel maggio del 19o8, la mia cara mamma doveva sottoporsi ad una dolorosa operazione. Nessuno della famiglia poteva adattarsi a tale decisione temendo di perdere colei che tanto amavano, ed io lontana dall'ammalata, nell'impossibilità di portarle aiuto e conforto, feci di cuore ricorso alla Madonna di Don Bosco, alla potente Ausiliatrice! Con fede viva incominciai una novena ed oh! potenza e bontà di Maria! prima che la novena fosse terminata, il medico dichiarava che l'ammalata non aveva più bisogno di operazione.

31 ottobre 19o9.

Sr. ANGIOLINA MANDA.

Varazze. - Vivamente commossa e riconoscente sento forte il bisogno di porgere pubbliche grazie a Te, o Maria Ausiliatrice, che invocata fervorosamente, hai saputo consolare il nostro cuore, ottenendoci la guarigione del caro papà. Salve e grazie, o Benedetta!

24 gennaio 191o.

R. S.

Torino. - In un momento di sconforto e debolezza pericolosa, Maria SS. Ausiliatrice mi ha mostrato la sua potenza e la sua bontà in modo veramente miracoloso. Siane resa ad essa pubblica testimonianza e pubblico omaggio di figliale devozione.

24 dicembre 19o9.

S.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:

A*) - Abbadia Alpina: Carletto Fiona, 3 - Acqui: Francesca De Alessandri, 15 - id.: Ricci Ersilia Scovazzi, 5 - Agliano d'Asti: Bianco Maria, i - id.: l'atrio Giuseppina ved. Succio, 3 -Alassio: Brindesi F., 5 - Albignasego: Zanin Alberto, 3 - Ameglia: Carmela Solari, io - Arnaz: Dublone Filomena, 4.

B) - Barghe: Gio. Battista Guerra, io - Barone: Frola Luigi, 5 - Beinette (Cuneo) : Maria Morra e Caula Lorenzo, 10 Bergamo: Rivola Lucia R., 2 - Bernal (Rep. Argentina): Tassistro Francesco - Biandrate: Anna Maria Robbone, 2 - Bianzè: S. F., 2r - Biella: V. G., 10 - Roca (Novara): Vittorio Del Boca, 5 - Borgomanero: Zublena Caterina, io - Borgotaro: N. N. - Rosa: Francesca Salinas, 5 - Bova Marina: G. F. - Bra: Martina Ceretti, 20 - id.: Gianza Giuseppe, 5 - Brescia: P. A. - Brixen: Eusebio Kees O. S. A. - Bzisca: Gallo Luigia, 10 - id.. N. N., 2.

C) - Cagliari : N. N., 5 - id.: T. G., 2 - Calino : Mora Bernardo, io - Caltanisetta : Enrico La l'era, 5 - Camandona: B. M., 2 - Cariati Can. Alfonso Mazziotti, 5 - Casal Monferrato (Alessandria): Luigi Tarditi, 5 - id.: P. G., 5 - Cassago Magnago: Turri Francesco, 5 - Castrogiovanni: Can. Ragusa, 20 - Cellamonte Monf.: Angelo Perrone, 5 Chatillon: P. E., 4o - id.: M. C., i - id.: Cesarina Besenval, 5 - Chero di Carbaneto: Gasparini Luigi, 25 - Conegliano: Marson Giulia, 5 - Conzano: Scagliutti Maria, 5 - Cordovado (Udine) : Maria Groverin - Costigliole d'Asti: Bovio Carlo, 2 - id.: Rogero Candida, 2.

D) - Dervio : Paruzzi Angela - Diano d'Alba: Castella AI., 10 - id.: G. Z., 2.

E) - Envie: Sorelle Arnaud, 1,50.

F) - Feletto: N. N., 6 - Firenze: Carpaneto Emilia, 10 - id.: Airasca Carolina, 5 - Fiumicello: Riccardo Gottard, 4 - Fonzasco: Vigna Adamo a nome di Luigia Vieceli, 6 - Fossano: D. Giuseppe Rossi - id.: Can. Tomaso Bertoglio, 5 - Fossombrone (Pesaro) : Emilia Battistini, 6 - Franchini (Alessandria): Anna Bo e famiglia, 2,25.

G) - Genova: Barabino Anna, 10 - id.. C. Z. 5 - Gerra Verzasca: Veronica Tunesi, 5 - Gombola: Mazzacani M. Domenica, 2,50 - Guarene: N. N., 5.

I) - Iglesias: N. N. - Isili: Efisia Satta, 2 - Isolabella: Ghignone Maria - Isola della Scala: M. A. - Ivrea: N. N., 8.

L) - Lanusei: Luigia Delle Cove, 10 - Ludiano: Maria ved. Ag. Corazzini.

M) - Mairano: Zambotti Elisa, 20 - Mandas: Pisano Adelina ved. Paulini, 15 - Matelica: Domenico Bonvecchio, 1o- Milano: Delfina Garone, io - Minturno: Ciuffi Matilde, 1o - Mirabello Monf.: Deambrosi Agostino, 2,50 - Mombaruzzo: Raveglia Ermelinda, 8 - Mombercelli: Teresa Vercelli, 5 - Moneglia: Teresa Valerio, 5o - IIIontabone: M. M., 2 - Montagnana: D. Antonio Zanetti, 5 - Montanaro: Coniugi Pietro e Domenica Molta, 2 - Montelupo Fiorentino: Morelli Marianna - Morzasco: Ivaldi Luigia, io - Molta S. Maria: Regis Matilde.

N) - Nizza Monf.: Nina Torelli Deantonio, io - Novara: Francesca Allegranza.

O) - Olginate: N. N., 6 - Ossona: Sac. Nardi, 5 - Ozieri: N. N., 6.

P) - Parma: Laura Vitali, 2 - Paullo Lodigiano: Mella Emilia, 100 - Pehuelches (Rep. Argentina): Albina Garione, 25 - Pertengo: Luigia Bodo ved. Tarclietti, So-Philadelphia (Nord Am.), Giovannina Maniera, 35 - Poni Canavese: Vercelliuo M. Caterina, 6-Pontecasale: Bettino Turri, 20.

Q) - Quincinetto: D. Gaglione C., io - Quinzano d'Oglio: Rossini Angela ved. Bertoglio, 6.

R) - Racconi„ai: Caterina Nicola ved. Gastaldi - Riccò (Modena): Quattrini Cesira - Ricaldone: Soldano Antonia, 2 - Rimini: Adele Garzaini, 5 - Rivarolo Ligure: F. Tagliavecchi, 2 - Robella di Trino: Ferrarotti Giovanni e famiglia, 5 - Roma: Virgiuia Fabbri, 2 - id.: De Simone Salvatore, 5 - Rocca Grimalda: Secondino Claudio, 30 - Rocca Piemonte: Mortara Luigi, 5.

S) - Sacile: Bertoia Pietro, 11 - S. Daniele del Friuli: Teresa Fuga, 5 - S. Giorgio al Tagliamento: Corradini Francesco - Sanluri: Currel Maria Rita, 5o - S. Leonardo (Venezia) : M. C., 3 -- S. Martino al Tagliamento: Fontin Anna, 2 - S. Salvatore Monferrato: Rola Amalia, 2 - id.: Camurati Carolina, 2 e Spriano Guido, 2 - S. Margherita ligure: Una famiglia devota, 5 - S. Angelo Lodigiano: M. P., S - S. Antonino di Susa: Suppo Giovanna, 2 - Savigliano: Sac. E. Calvo, 5 - - Savona: Una cooperatrice, 5 - Schio: Oreste Pilati, 4 - Sermione: Scandola Pietro, 20 - Settimo S. Pietro: Porru Luigina - id.: Lecci Giovanni, 6 - Specchio di Solignano: Ruffini Teresa, 5 - Spezia: Fondi Rina, 5 - Stradella: Teresa Marchetti, 5 - Strona: Ferrero Quintino, 5.

T) - Tarcento: Elisa Pividori, 20 - Torino M. Bandini, 2 - id.: N. C. - id.: Adolfino Sormano - id.: Vivarello Vittoria -id.: Musso Lucia - id.: Pretonari Nina, 6 - id.: Golzio Caterina - id.: C. M., 3 - Torazza: Antonio Chiolerio - Traveggio: Sac. Carlo Marchel Curato, 2 - Tregnago: Gaetano Piazzola, 2 - Treviglio: T.

M., io - Trino Vercellese: D. Ed. Fracchia, 4,90 - Trobaso : Stefano Ferini-Strambi, 5 - Troina Barbiratto Concetta, 5 - Tromello: Maria Dossena, 10 - Tunisi: Colombina Camilleri Mirabile.

U) - Urbana: Manfrin Antonio, 2.

V) - Venezia: N. N. riconoscente e raccomandandosi alle preghiere dei devoti - id.: A. C., 6 - Viedma (Rep. Argentina) : Antonio Patriarca scioglie l'inno della più viva riconoscenza per visibile assistenza celeste in importante costruzione - Vigliano d'Asti: Alciati Massimo, 5 - Villa Garibaldi (Brasile): Costelon Angelo, 7,50 -- Villalvernia: Alessandro Melloni Villanova di S. Daniele: Marianna Corvo, 5,15 - Villareggia: Teresa Ferro, 5 - Vische: Luigia Faghino M., 5 - Viù Canavese: M. R. - Vobarno: Cadenelli Pietro.

X) - N. N., 5 - Testa Clara - Anna Oneglio - Un'insegnante, 2 - Una Cooperatrice di Lombardia, 105.

Z) - Zelata (Pavia) : Le famiglie Moretti e Castelotti, 8.

Santuario di Marìa Ausìliatrìce

TORINO Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per qualsiasi corrispondenza in proposito, rivolgersi al Direttore dell'Oratorio S. Francesco di Sales - Via Cottolengo, 32 - Torino.

Per celebrazione di S. Messe e per novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore del Santuario.

Ogni sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.

Dal 10 marzo al 10 aprile:

16 marzo: Triduo in onore di S. Giuseppe - Dopo la messa delle 6, benedizione.

19 marzo: - Festa di S. Giuseppe - Ore 6 e 7,30, messa della comunione generale. Ore 10 messa solenne - Ore 15.30, Compieta, panegirico e benezione.

20 marzo: Domenica delle Palme - Ore 9.30 funzione solenne.

23 marzo : Mercoledì Santo - Ore 17, Canto dei divini uffizi.

24 marzo: Giovedì Santo e Commemorazione mensile di Maria Ausiliatrice - Ore 6.30, Messa solenne -- Ore 17, Canto dei divini uffizi Ore 19, Lavanda dei piedi.

25 marzo: Venerdì Santo - Ore 6.30, la Funzione di rito - Ore 17, Canto dei divini Uffizi - Ore 19, Via Crucis.

26 marzo: Sabato Santo - Ore 6.30, benedizione del fuoco, Profezie, Messa solenne -- Ore 19.15, rosario e Benedizione solenne.

27 marzo: Pasqua di Risurrezione - Ore 6 e 7.30, Messa della comunione generale -Ore 9.30, Messa solenne - Ore 15.30, Vespro, discorso e Benedizione solenne.

I aprile: Primo venerdì del mese - Ad onore del S. Cuore di Gesù, esposizione del SS. Sacramento per tutto il giorno.

NB. - Da marzo al 23 aprile la Benedizione col SS. Sacramento nel giorni feriali si dà alle ore 19.30, e le funzioni nel pomeriggio dei giorni festivi continuano a compiersi alle ore 3 e alle ore 4,30.

NOTE e CORRISPONDENZE

Pel Giubileo di D. Rua.

Uno degli omaggi che la Commissione Centrale vuol umiliare al venerando Successore di D. Bosco sarà l'« Inno » ufficiale delle Case Salesiane dei due Continenti, che si eseguirà per la prima volta durante le feste giubilari e pel quale è stato aperto apposito concorso musicale, con queste norme (1):

1° L'Inno dev'essere:

a) ad una voce di estensione media (è lasciata tuttavia facoltà al compositore di introdurre una seconda voce ad libitum);

b) con accompagnamento di banda, nelle tonalità a scelta di si b, mi b, la b maggiore;

c) deve comprendere soltanto una o più strofe della poesia, in modo che la melodia si possa ripetere identica per le altre; una strofa potrebbe servire come ritornello.

2° Alla partitura per banda si dovrà unire la riduzione per canto e piano-forte.

3° I lavori, assolutamente inediti, devono essere recapitati al segretario della Commissione, D. Felice G. Cane, Via Cottolengo, 32 Torino, entro il 15 aprile (dal quale si può avere copia delle parole dell'Inno); per quelli che giungessero dall'America, il tempo utile per l'arrivo è protratto al 3o aprile.

4° Ogni lavoro dev'essere contrassegnato da un motto, ripetuto in busta suggellata, contenente il nome e l'indirizzo dell'autore. Sarà aperta solo la busta portante il motto del lavoro premiato. Gli altri si potranno ritirare rivolgendosi al segretario.

5° Coll'accettazione del premio il vincitore dichiara di cedere tutti i diritti di proprietà e di esecuzione dell'Inno « Don Bosco » alla Commissione rappresentata dal Segretario.

6° La Giuria sarà formata da tre maestri italiani.

**

Il Comitato Torinese Promotore dei festeggiamenti che accompagneranno la celebrazione della ricorrenza giubilare stabilita pel 24 giugno p. v., è così composto

Presidenza Onoraria

S. E. il Card. Agostino Richelmy, Arc. di Torino.

Presidenza effettiva:

Barone D. Antonio Manno, Senatore del Regno, Presidente - Corsi Avv. marchese Alessandro, Avogadro di Collobiano e della Motta conte Emiliano, Mons. D. Domenico Muriana, Parroco di Santa Teresa, Sac. Filippo Rinaldi della Società Salesiana, Vice Presidenti.

Ufficio di Segreteria

Avv. Saverio Fino, Prof. Piero Gribaudi, Sac. Giovanni Minguzzi.

Membri effettivi

Airaldi avv. Celidonio, Allamano can. teol. Giuseppe, Anfossi can. prof. D. Giovanni.

Bairati ing. prof. Giovanni, Balbo di Vinadio conte Cesare, Balbo di Vinadio cav. Enrico, Balbo di Vinadio conte avv. Prospero, Berrone teol. can. cav. D. Antonio, Bettazzi prof. Rodolfo, Bersanino cav. Giuseppe, Bianchetti comm. avv. Carlo, Borino cav. Natale, Bricarelli avv. Giacinto.

Caisotti di Chiusano conte Luigi, Cane Don Felice, Cappello cav. avv. Maggiorino, Cappello avv. conte Luigi, Cattaneo comm. avv. Riccardo, Cappa avv. Ettore, Cappa Legora avv. Antonio, Carloy Eugenio, Direttore del « Momento », Caselli prof. ing. Crescentino, Castrale Mons. Costanzo Vescovo tit. di Gaza, Cavalchini Garofoli Guidobono bar. Alessandro, Chiorra prof. G. Rettore del Coll. S. Giuseppe, Costantino Don Giulio Superiore degli Artigianelli, Clerico dott. Pietro, Crispolti march. Filippo.

Della Valle Giuseppe, Demaria cav. Giuseppe, D'Harcourt conte Giulio.

Ferrero can. comm. D. Giuseppe Superiore della Piccola Casa della Divina Provvidenza, Figarolo di Groppello conte Ottone, Franco teol. Carlo.

Gallea teol. avv Roberto Curato di S. Gioachino, Gallo dott. cav. Vincenzo, Gamba barone Carlo Maurizio, Garelli teol. avv. Guido, Gastaldi can. Ezio, Geisser avv. Alberto, Gianotti barone Romano, Giuganino can. cav. Bartolomeo, Gromis di Trana conte Emilio, Gullino cav. Luigi.

Invrea march. avv. Francesco.

Jocteau barone Carlo Alberto.

Macciotta cav. Oreste, Marchis cav. Domenico, Marchisone dott. Giuseppe, Maschio Giovanni, Mazzocco Felice, Migliore ing. Spirito, Milanesio rag. Stefano, Minoglio N., Miraglia prof. cav. Matteo Direttore della « Staffetta Scolastica », Molli ing. comm. Stefano, Mulassano Amilcare, Musso avv. Giuseppe.

Nasi avv. nob. Carlo.

Olivieri di Vernier conte Deodato, Olivieri di Vernier conte Carlo.

Pia cav. avv. Secondo, Piano teol. Gio. Battista, Pisani Luigi, Poma cav. Anselmo, Poma Giuseppe, Pretto Alessio.

Quirino Pietro.

Ramello Luigi, Reffo prof. cav. Enrico, Reviglio ing. Paolo, Reycend prof. ing. Angelo, Ricci des Ferres barone Carlo, Roccati teol. Alessandro Parroco alla Crocetta, Rondolino avv. cav. Ferdinando, Rovesanda di Rovasenda march. Amedeo.

Sertorio avv. Giovanni, Scala avv. cav. Stefano Direttore dell'Italia Reale », Sella cav. ing. Rodolfo, Solaro Del Borgo cav. Paolo, Spandre Mons. Luigi Vescovo d'Asti.

Tedeschi Eugenio.

Vaccarino geom. cav. Giovanni, Vandoni dottor Pietro, Vignolo Lutati dottor Celestino. Zaccone Giovanni.

Uffici e recapito

Comitato Feste Giubilari, Via Cottolengo, 32 Torino.

Ai Membri dell'illustre Comitato l'espressione della nostra Più profonda riconoscenza.

(1) Le parole dell'inno sono del Sac. Prof. Giacomo Ruffino; le pubblicheremo insieme con la musica in uno dei prossimi numeri.

Feste e conferenze salesiane.

COL volger degli anni, l'esempio del glorioso Patrono che D. Bosco assegnò ai suoi figli e cooperatori suscita, al ritorno del 29 gennaio, un entusiasmo sempre crescente nei cuori ed un operoso fervore.

Gli esempi di pietà, di zelo, di operosità e di ogni più eletta virtù, lasciati dal nostro dolcissimo S. Francesco di Sales, come vennero maestrevolmente esposti dal Teol. D. Lino Cassani nel Santuario di Maria Ausiliatrice in Valdocco, così infervorarono molte e molte anime altrove mercè la facondia di altri oratori.

Similmente lo splendore delle sacre funzioni, grazie l'attività dei rev.mi Direttori Diocesani e di molte Zelatrici, fu in molti luoghi imponente. A Torino nel Santuario di Maria SS. Ausiliatrice celebrò la 2a messa della Comunità e Comunione Generale, assistè alla solenne e pontificò ai Vespri ed alla benedizione S. E. Rev.ma Mons. Teodoro dei Conti Valfrè di Bonzo, Arcivescovo di Vercelli, che nell'amabilità sua accettò anche di assistere ad un trattenimento drammatico dato in suo onore nel nostro teatrino.

Nello stesso salone, come preparazione alla cara solennità, il prof. D. Albino Carmagnola tenne il 27 gennaio una ben ideata ed interessantissima conferenza sulle Opere di D. Bosco con 250 proiezioni illustrative; e il dott. Don Luigi Olivares, il 2 febbraio, parlò ai Cooperatori raccolti in conferenza nella Chiesa di S. Giovanni Evangelista, e disse loro un grazie a nome di tutti i figli di D. Bosco, dei giovani e in genere di coloro che approfittano dell'Opera Salesiana, ricordò in secondo luogo le loro benemerenze per i Salesiani, cui sono larghi di aiuti spirituali, morali e materiali ; li assicurò in fine che la riconoscenza nostra non è sterile, ma vivificata dalle preghiere che salgono ogni giorno al trono di Dio per i nostri benefattori.

A Novara, il 3 febbraio, tennesi pure una conferenza con proiezioni luminose nel teatrino dell'Istituto Salesiano dal sac. Abbondio Anzini, per la quale, come dice l'Azione Novarese, « l'immortale D. Bosco apparve redivivo in tutta la sua solenne figura ».

A Faenza e Ravenna il zelantissimo Arcivescovo Mons. Pasquale Morganti, insieme col lustro della sua presenza, portò il fuoco ardente della sua pratica ed affascinante parola.

A Bologna cantò messa Mons. Pietro Canetoli Vicario di S. Luca; la Schola cantorum dell'Istituto Salesiano eseguì una nuova missa ad duas voces del Maestro D. Torquato Tassi, e il rev. D. Emerico Talice disse un elegante panegirico del Santo.

A Treviglio si tenne per la circostanza una brillante accademia con premiazione agli alunni del Collegio della S. Famiglia, cui rivolse uno smagliante discorso il sindaco Cav. G. Tiragallo.

A Verona le sacre funzioni vennero celebrate dal rev.mo Abate di S. Zeno e dal cav. prof. Don Scapini, e disse il discorso il ch.mo Monsignor Grancelli, spiegando i simboli dello stemma della Pia Società Salesiana nelle sue singole parti: il bosco - S. Francesco di Sales - il cuore - la stella - l'ancora - il motto : « Da mihi animas caetera tolle » mostrando come in esso sia additato tutto un programma:

Il bosco - così il Verona Fedele - ricorda il fondatore della Pia Società Salesiana, strumento di tante meraviglie, l'uomo che dal bosco ebbe il cognome; ma il bosco simboleggia anche la terra, e tutta la terra, sulla quale si stende l'albero della Pia Società, albero che all'ombra sua ripara tante schiere di giovani e di adulti.

S. Francesco di Sales! Don Bosco come dedicò a lui l'8 dicembre 1844 la sua prima cappella, così lo volle anche titolare e protettore della Pia Società per la sua mansuetudine e per il suo zelo nel difendere la religione contro gli eretici. La mansuetudine è la divisa di D. Bosco e de' suoi, adottando essi il cristiano sistema del « prevenire e non reprimere », com'è noto lo zelo di D. Bosco per la difesa della fede contro i protestanti e i valdesi dapprima, dai quali ebbe tante persecuzioni, poi contro il liberalismo che assomma in sè le tendenze di tutti i nemici della fede.

Il Cuore è il Cuore di Gesù, sorgente ed esempio di carità per i figli di Don Bosco. Si dia uno sguardo ai sacrifici di tutti i Salesiani in Europa e fuori, sino all'olocausto di sè fra i poveri lebbrosi!

La Stella è Maria. L'opera di D. Bosco è l'opera di Maria Ausiliatrice, da' suoi inizi ad oggi. Ciò che Pio X disse nell'Enciclica 3 febbraio 1904, ad Jesum per Mariani, completando il suo programma dell'Enciclica 4 ottobre 1902 instaurare omnia in Christo D. Bosco lo fece e lo vuol fatto sempre: Maria è la sua strada regale per condurre o ricondurre le anime a Gesù.

L'Ancora, ultimo elemento costitutivo dello stemma, è simbolo di costanza e di speranza. E Don Bosco fu costante contro a tutte le opposizioni, perchè non vacillò in ai la sua speranza in Dio.

Finalmente intorno allo stemma leggonsi le bibliche parole: Da mihi animas, caetera tolle! dammi le anime, vada il resto! D. Bosco vuol le anime, grandi in tutti per l'origine, per il riscatto, per il destino, e, pur di salvarle, non bada nè badano i suoi, ai sacrifici e alle fatiche più ardue. Bel grido! mentre lo innalzano, ma per istrapparle a Dio, anche gli empi, i quali le rovinano con l'ignoranza delle cose sante, con l'abolizione del catechismo, con i romanzi e gli spettacoli osceni e con i giornali irreligiosi!

Nella Parrocchia di S. Gaetano a S. Pier d'Arena Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Leonida Mapelli, Vescovo di Borgo S. Donnino, celebrò la messa della Comunione generale ed assistè pontificalmente alla messa solenne, cantata dal rev.mo Mons. Francesco Olcese, arciprete della Cella.

In breve, ovunque fu una gara premurosa, e sollecita per tributare al Patrono delle Opere Salesiane i più splendidi onori; e noi dovremmo accennare ancor altre solennissime feste come quelle celebratesi a San Benigno Canavese nell'Istituto Salesiano e nelle Chiesa Parrocchiale, - a Fossano nella Cattedrale; a Ferrara nel Collegio S. Carlo; a Genova nella Basilica di S. Siro; a Roma nella Chiesa Parrocchiale del S. Cuore di Gesù; a Pisa a S. Eufrasia ; a Penango, ecc.

Ma non potendo disporre di spazio maggiore, ci limitiamo ad offrire ai lettori il breve riassunto della conferenza che il 30 gennaio u. s. tenne a Perosa Argentina l'Economo Generale della nostra Pia Società, prof. D. Giuseppe Bertello.

Egli - scrive l'Eco del Chisone - « ha svolta e tratteggiata tutta la grandiosa e molteplice opera del moderno e provvidenziale apostolo della gioventù, il ven. D. Giovanni Bosco.

» Ci ha parlato degli umili principii e dei progressi portentosi del suo apostolato, che dopo soli 22 anni dalla morte del fondatore si è poi ancor più che quintuplicato sotto la direzione del modesto, e pio suo successore D. Rua. Ci ha enumerato a volo le principali fondazioni salesiane d'Italia, d'Europa e delle due Americhe ove fioriscono numerose missioni anche in mezzo ai barbari e ai selvaggi, ove centinaia di apostoli creati nelle case salesiane portano colla luce del Vangelo i benefizi della civiltà e del progresso.

» Per fondare e mantenere tutte queste opere, disse, per vestire, nutrire, educare tanta gioventù povera ed abbandonata, raccolta negli istituti salesiani di tutto il mondo ed avviata alle arti, alle scienze, al ministero sacerdotale; per svolgere tutta l'azione inmlensaniente benefica ed indispensabile ai giorni nostri, negli oratori festivi, nei circoli giovanili, ecc. a cui attendono con instancabile ardore i figli di D. Bosco, occorrono somme ingenti e continue che solo possono essere fornite dalla carità inesauribile dei benemeriti cooperatori.

» Infatti a fianco della Pia Società di sacerdoti e missionari destinati a propagare e perpetuare l'opera sua, a fianco delle Figlie di Maria Ausiliatrice che compiono a favore della gioventù femminile lo stesso apostolato, Don Bosco ha voluto istituire la Pia timone dei Cooperatori Salesiani onde associare all'opera medesima tante e tante anime buone che, sebbene vivano nel mondo e attendano ai loro particolari interessi, possono colla preghiera, e colla elemosina contribuire indirettamente ma efficacemente all'opera stessa e partecipare ai copiosi vantaggi spirituali elle vi sono annessi, oltre ai meriti che direttamente si acquistano davanti a Dio e davanti agli uomini col favorire e promuovere l'educazione e l'istruzione di tanta gioventù, che diversamente resterebbe abbandonata al vizio ed alla miseria.

» E una menzogna, ha detto l'oratore, è una maligna insinuazione il dire che i Salesiani sono ricchi e non hanno bisogno di aiuto e di elemosina. Ciò è falso e chi così parla dimostra di non conoscere assolutamente l'Opera Salesiana. Poichè, se è vero che essa possiede tante e tante case, è anche vero che queste, anzichè essere cespiti di rendita, sono piuttosto delle voragini che divorano continuamente del denaro, sia per la costruzione, manutenzione e riparazioni, sia per le tasse e imposte da cui sono gravate, mentr'è certo che la loro destinazione è indubitatamente improduttiva.

» E assurdo il pensare che i Salesiani lavorino per arricchirsi : tutt'altro!... Ben sovente al chiudere dei conti ogni casa deve notare dei deficit più o meno considerevoli che se non fosse della Provvidenza, in cui hanno illimitata fiducia, spesso dovrebbero chiudere i loro istituti e portar altrove le loro tende.

» L'oratore finì esortando caldamente i numerosi uditori a farsi cooperatori onde concorrere colle loro offerte e colle loro preghiere ad aiutare le Opere Salesiane ».

Un Autografo del S. Padre a Mons. Cagliero.

MANCHEREMMO ad un dovere, se a corona dei rapidi cenni sui festeggiamenti compiutisi nel Centro America nella ricorrenza del Giubileo Episcopale di Monsignor Cagliero, da noi pubblicati nello scorso numero, non riportassimo uno splendido autografo che il Santo Padre inviava al suo Delegato

Testo originale.

Venerabilis Frater,

Salutem et Apostolicam Benedictionem,

PRECLARA quae te honestant in Ecclesiam merita, quaeque haud exigua consequuta sunt benevolentiae Nostrae testimonia, hoc etiam a Nobis expetunt pietatis officium ut peragenti tibi annum quirquagesimum a quo votorum religione picee Societati a Divo Salesio nomen dedisti et vigesimum quintum a suscepto episcopali lionore, quo remotiores corpore, eo propius accedamus animo, fausta quaequae adprecaturi.

Neque enim fas est patrem filio deesse laetanti, neque fiiii gaudia esse numeris omnibus absoluta, quin paterna communione compleantur.

Ad te igitur a publica, quam omnium fidelium gerimus, cura convertentes animum, laetamur sane te coelestium gratiarum ope ita cumulati, ut unius dici germinata laetitia, bina eaque amplissima complectaris et recolas divina beneficia, quorum altero evangelicae perfectionis studio, vocanti te Deo arctius adhaesisti, collana altero divinitus potestate, summo es auctus sacerdotio, in infideles Americae Meridionalis populos Christi nomen et doctrinam invecturus. Dum gratulamur utrumque, te optimis prosequimur ominibus.

Ne quid vero desii pietati in te Nostrae, gratulationibus addimus preces ad Deum, quibus cum catholicae Ecclesiae cui, gravissimis functus muneribus, uni bonus miles Christi Jesu jamdiu inservis, tum Nobismetipsis quibus es percarus, te conservavi quam diutissime poscimus.

Auspex interea divinorum munerum et testis praecipuae benevolentiae Nostrae, Apostolica sit Benedictio quam tibi, Venerabilis Frater, amantissime in Domino impertimus.

Datum Romae, apud S. Petrum, die X Novembris MCMIX, Pontificatus Nostri anno septimo.

PIUS PP. X.

Venerabili Fratri

Joanni Archiepiscopo Titolari Sebastensi Delegato Apostolico apud S. Joseph de Costa Rica

S. Joseph de Costa Rica.

Traduzione.

Venerabile Fratello,

Salute ed Apostolica Benedizione,

I meriti illustri che hai acquistato verso la Chiesa e che ricevettero non piccole prove della Nostra benevolenza, esigono da Noi pur questo segno di affetto, che quanto più siam lontani di corpo tanto più Ci avviciniamo collo spirito per farti ogni migliore augurio nella ricorrenza dell'anno cinquantesimo della tua consacrazione a Dio nella Pia Società di S. Francesco di Sales e del venticinquesimo della tua Consacrazione Episcopale. Non è possibile infatti che un padre non prenda parte al gaudio del figlio, nè che le gioie di un figlio sieno veramente piene, se non sono integrate dalla partecipazione paterna. Noi quindi d'in mezzo al governo della Chiesa Universale rivolgendoci col pensiero a te, con te Ci rallegriamo per vederti siffattamente ricolmo di celesti benedizioni da riunire e celebrare con doppia esultanza, in un medesimo giorno, due amplissimi benefizi divini; l'uno, per cui, amante dell'evangelica perfezione, ti unisti più strettamente al Signore che a Sè ti chiamava; l'altro per cui fosti per grazia di Dio insignito della pienezza, del Sacerdozio, affine di portare il nome e la dottrina di Cristo a' popoli infedeli dell'America Meridionale. Quindi Noi ci rallegriamo con te lper l'una e per l'altra ricorrenza e ti facciamo i migliori auguri.

Ma perchè nulla manchi all'affettuoso riguardo che abbiamo per te, agli augurii aggiungiamo fervidi voti a Dio, pregandolo che ti conservi il più lungamente possibile, cosi al bene della Chiesa Cattolica alla quale tu da buon soldato di G. Cristo servi da molto tempo in importantissimi uffici, come pure a Noi a cui sei carissimo.

Auspice intanto dei divini favori e pegno della specialissima Nostra benevolenza sia la Benedizione che con tutto l'affetto, o Venerabile Fratello, Noi t'impartiamo nel Signore.

Dato a Roma, presso. S. Pietro, il 10 novembre dell'anno 1909, 7° del Nostro Pontificato.

PIO PP. X.

Al Venerabile Fratello Giovanni Arcivescovo Titolare di Sebaste Delegato Apostolico a S. José de Costarica

S. José de Costarica.

E quasi ciò non bastasse, lo stesso giorno dei festeggiamenti giubilari, nella ineffabile tenerezza del suo cuore, Sua Santità faceva spedire a Monsignor Cagliero, il seguente telegramma

Roma, 17 dicembre 1909. - Mons. Cagliero, Delegato Apostolico, S. Josè de Costarica.

Beatissimus Pater peragenti tibi vigesimum quintum anniversarium ab inito episcopali honore ac quinquagesimum a suscepta sacrorum votorum religione gratulatur, feliciter ominatur ac amantissime in Domino benedicit. - Card. Merry Del Val.

Tra gli Emigrati.

BUENOS AIRES. - « La patria degli italiani» il gran giornale quotidiano che esce in lingua italiana nella Capitale dell'Argentina, nel num. 344 dell'anno XVII, 25 dicembre u. s..; pubblicava quest'articolo che riproduciamo integralmente come documento.

L'Opera dei Salesiani. Dopo una festa in Almagro. - Ieri una numerosa folla di invitati si accalcava nell'ampio cortile del Collegio Pio IX, in Almagro, per l'annuale distribuzione dei premi agli alunni delle scuole e delle officine. Il grande cortile presentava uno spettacolo imponente colle sue decorazioni di bandiere, di stemmi e di fiori, e la trasformazione riuscitissima dava maggior risalto alla grandiosità della festa simpatica e geniale, presieduta dall'Eccellentissimo Monsignor Costamagna.

Il programma svariato si svolse in modo brillante in canti, suoni, recitazioni ed esercizi ginnastici; i premi moltissimi; pubblico eletto; in tutti grande animazione ed entusiasmo.

Un salone a parte era riservato alla esposizione dei lavori compiuti nel Collegio stesso, sotto la direzione dei maestri stessi e dei capi-officina. Dal piccolo bambino che esponeva alla curiosità del pubblico la sua calligrafia ancora incerta come i suoi passi, fino alle grandi linee del disegno architettonico e decorativo, fino alle classiche forme della scoltura e dell'incisione, la raccolta di questa mostra denotava religione, studio, disciplina e amor di patria.

Veramente era questo un museo di forme trascendentali, messe al contatto colla gioventù e plasmate mediante l'opera sapientemente educatrice dei Salesiani. Non sono idealità strappate nell'ora di entusiasmo che fugge, ma è una riflessione di quanto sanno fare degli uomini in pro' di una società e in omaggio alla patria. Questi operai dell'idea cristiana, umili e nascosti, che al contatto di una società moderna vanno operando miracoli di trasformazione religiosa e civile, sono degni in tutto del pensatore e del filantropo. Essi non hanno limitato il loro programma contro l'invasione delle forme nuove; no, essi hanno aperto a tutti le braccia, a tutti quelli che portano in fronte il nome di prossimo.

I Salesiani fanno tutto questo e fanno dell'altro ancora. Accanto ai giovani che vibrano di amor patrio per la terra natia, per l'Argentina, essi, i Salesiani, ricordano la patria lontana lontana, l'amata Italia. Essi lo sanno che qui sotto l'ombra della bandiera del Sol di Maggio si protrae mi lembo del tricolore, importato qui da migliaia e migliaia di Italiani in cerca di lavoro. E allora essi si sono fatti i protettori naturali di questo popolo emigrante, non con declamazioni di patriottismo a buon mercato e in via ufficiale, ma con una multiforme varietà di opere religiose e sociali veramente da encomiarsi. Il nostro bell'idioma ha libero ingresso nelle loro scuole con obbligatorietà di programma e non soltanto libertà di esercizio. E se si considera la grande diffusione delle istituzioni salesiane in tutta l'Argentina, e l'aumento progressivo della scolaresca, facilmente se ne deduce il bene immenso che vi si opera.

Essi hanno ancora lui Segretariato per il popolo, un Ufficio di collocamento, hanno una chiesa dove si predica e si prega in italiano, hanno un periodico, il Cristoforo Colombo, esclusivo per gli italiani ,delle colonie, per essi, insomma, italiano equivale a fratello bisognoso di conforto e di aiuto.

I Salesiani dunque, senza sovvenzione di Governo, ma per puro amore di patria italiana svolgono costantemente e efficacemente quest'opera di risveglio patriottico in molti che lo perdono, nei più che lo dimenticano.

In un semplice articolo di cronaca è impossibile analizzare l'opera salesiana in favore degli italiani, però non ci dispiace che la festa della premiazione, data in onore del dott. Luigi Orlandini, medico da ben 25 anni del Collegio, ci abbia dato lo spunto a delle riflessioni esatte ed a constatazioni doverose, che trovano ospitalità su di un giornale schiettamente liberale, quale « La Patria degli Italiani ».

Ieri quando il Colonnello Munilla dopo un suo eletto discorso in favore dell'opera salesiana stringeva la mano dinanzi a tutti al benemerito Direttore del Collegio stesso, un pensiero corse per l'aula: - Fede e patria per la salvezza del mondo!

Dott. Luigi Ziliani.

COLONIA PIAGUY (Lorena, Brasile) -Questa colonia italiana ebbe una visita dei nostri missionari. Il sac. Sante Antonio Della Via, in data 14 dicembre, scriveva : - Quei bravi coloni, avvisati un mese prima del nostro arrivo, ci aspettavano ansiosi. Lo sparo di mortaretti ci annunciò alle famiglie più distanti invitandole ad accorrere alla bella chiesuola. Confessai fino ad ora tarda ed il giorno dopo, colla chiesa piena zeppa di popolo, si celebrò la prima messa alle 6 e l'altra alle 9.

Feci la predica e si può immaginare con che entusiasmo! Aver sotto gli occhi centinaia di coloni italiani, pieni di fede e di divozione! « Insieme col vostro braccio forte, dissi, voi avete portato qui anche la fede d'Italia; continuate ad onorar la nostra patria mostrando a tutti che gli Italiani sono galantuomini, perchè sono buoni cristiani ».

Questa Colonia è composta di 8o famiglie, circa 50o persone, tutte italiane. Il sig. Cavalca Paolo, fondatore della colonia, venne in Brasile nel 1876. Passò vari anni nello Stato di Santa Catharina, poi in quello di Rio Janeiro, finalmente nel 1891 si stabilì definitivamente in questo luogo amenissimo, chiamato Piaguy, dal fiume che attraversa la colonia e che a poca distanza si getta nel maestoso Parayba... Ogni famiglia è proprietaria di un terreno di circa 12 ettari. In sul principio ricevevano dal generoso Governo di S. Paolo questa proprietà per soli 400$000 che poteano pagare in tre o quattro rate. Il sig. Cavalca Paolo iniziò la colonia co' suoi quattro figli, Antonio, Luigi, Martino e Giovanni; ed ora quella famiglia conta una cinquantina di persone. Coltivano riso, patate, granoturco ed in modo speciale la canna da zucchero.

È bello il parlar con loro il dialetto delle varie provincie italiane, specialmente il veneto, che è quello della maggior parte. Interrogati se fossero contenti, risposero che non c'era tra loro chi potesse lagnarsi. Tutti lavorano da mane a sera, e ricevono sempre il frutto de' loro sudori. Mi assicurarono che fra loro la questura non ha da fare, perchè evitano le risse e tutto quanto potrebbe provocarle. Insomma son soddisfatti di tutto e di tutti; e portano fino alle stelle il nome del sig. Teodoro Vivier, direttore della Fabbrica di zucchero di Lorena, il quale, dotato di cuor generoso, aiuta quanto può i nostri coloni, non mancando di prestar loro danaro, quando ne hanno bisogno.

Curioso è come innalzarono in poco tempo la bella chiesuola di S. Giovanni, dove si radunano la domenica per la recita del Rosario ed in certe circostanze, quando possono avere il prete, per assistere alla santa Messa.

C'era in sul principio un capannone di press'a poco 30.000 mattoni, che serviva di primo ricovero agli immigrati. Appena essi ebbero le loro casette, chiesero al Governo che loro concedesse quei mattoni per fare la chiesuola. Il Governo annuì, a patto che in soli tre giorni avessero trasportato quei materiali. Fu tale il numero dei lavoratori e tale l'attività, che in un sol giorno diroccarono il capannone e trasportarono altrove i mattoni. Così sorse come per incanto l'attuale chiesuola, che vanno migliorando man mano che fanno le loro festicciuole.

Abbian visitato la scuola maschile e femminile; ed abbiam visto che tanto il maestro come la maestra, quantunque non sieno italiani, si prendono molta cura de' figli dei nostri coloni.. Le due scuole son ben frequentate; e per quelli che pel lavoro dei campi non possono frequentarle durante il giorno, v'ha una lezione notturna, dove vengono istruiti nei primi rudimenti della grammatica e dell'aritmetica.

Soddisfatto di vedere quei buoni connazionali corrispondere alle nostre piccole attenzioni, promisi di tornare di tratto in tratto a vederli per aiutarli ne' loro bisogni spirituali, e li assicurai che qualora abbian bisogno di noi vengano pure nel nostro Collegio di Lorena, ove li riceveremo con molto piacere...

MENDOZA (Repubblica Argentina). - Un esame d'italiano al Collegio D. Bosco. - Togliamo da una. lettera del sac. Luigi Valle:

Il 4 dicembre u. s. nel salone-teatro adibito per l'Esposizione Scolastica di fin d'anno, ornato da bandiere italiane ed argentine e cogli scudi di Italia, della Pia Società Salesiana, dell'ill.mo Monsignor Cagliero e dell'ill.mo Monsignor Costamagna, in quei giorni di ritorno dal Congresso del Chilì e nostro gradito ospite, presero posto villa settantina di giovanetti della terza e quarta Classe Elementare, desiderosi di dar prova del loro profitto nello studio della lingua di Dante, alla presenza del Rappresentante d'Italia. ,

Verso le 10 ant. salutato da entusiastici applausi giunse il R. Agente Consolare l'ill.mo Dott. Bello, al quale un vispo ragazzetto, Andrea Filippini, lesse un brioso saluto in italiano.

Un battimani scrosciante accolse le parole del minuscolo oratore, mentre il sipario del teatrino si alzò, ed i giovanetti cantori esordivano con grazia il Canto ginnastico dell'operetta: « Il Coraggio alla prova » del M.° Pagella.

Subito dopo, a tre a tre, cominciarono a presentarsi gli esaminandi a dar saggio del loro sapere. Ad onor del vero si mostrarono abbastanza disinvolti, specialmente nella lettura e nella versione ed applicazione pratica delle regole di ortografia, che sono i punti più fecondi di difficoltà.

A rompere la monotonia dell'atto, di quando in quando saliva sul palco qualche alunno a declamare una poesia, e in questa gara si distinsero Francesco Guevara coll'Inno all'Italia del Tarra; Martino Zambelli che recitò con proprietà di accento e di gesto un'altra poesia del Tarra, intitolata « Una bella vittoria », Giovanni Bondioli con un inno a Don Bosco ed il ricordato Andrea Filippini con una splendida ode alla Vergine Ausiliatrice. L'atto si chiuse con una specie di gara interrogandosi vicendevolmente i singoli candidati sulla coniugazione dei verbi ausiliari e dei verbi regolari delle varie coniugazioni, come pure sui numeri cardinali ed ordinali, non mancando qualche ilarità per gli esaminatori e per gli esaminandi.

Assai soddisfatto, l'egregio sig. Agente Consolare conchiuse col rallegrarsi sinceramente coi giovani alunni, e coll'augurarsi di potere un altr'anno provare la stessa gioia. Le sue parole furono coronate da entusiastiche acclamazioni.

Nel pomeriggio, con minore solennità ma non con minor esito, diedero il loro esame di italiano anche i 6o e più alunni della seconda Elementare, che ricevettero anch'essi vivi rallegramenti per parte degli esaminatori.

A conferma, estraggo dal nostro libro « Impresiones de los visitantes » parte della dichiarazione che spontaneamente volle lasciar scritta il Cav. Dottor Andrea Bello, presidente degli esami:

« Come (al dire di Monsignore Benavente) i rigagnoli, aggiunti alla piccola sorgente lungo il cammino la ingrandiscono, formando il grosso fiume con i suoi benefici effetti, così l'insegnamento dell'idioma italiano, aggiunto ed adottato nella Scuola di Don Bosco, rende questa istituzione più meritevole di encomio e di simpatie, risultandone per una parte più rafforzati i vincoli fra l'Argentina e la nostra Patria, ed inculcandosi nelle giovani menti degli alunni italiani o figli di Italiani il dovere di non dimenticare l'idioma di origine, rendendo così omaggio e culto agli avi nostri....

PATERSON (New York). - Si è inaugurata la nuova chiesa italiana di S. Antonio, in Beeck St., Paterson, N. J. L'imponente cerimonia, per delegazione di Sua Ecc. Mons. Vescovo di Newark fu compiuta dal rev.mo P. Me Nulty. Le società italiane sfilarono in parata dalla Chiesa di S. Michele alla nuova chiesa; e nel pomeriggio vi si recarono processionalmente anche i ragazzi della Scuola Parrocchiale di S. Michele. La nuova chiesa è ufficiata dai Salesiani di New York.

Gli Ex-allievi.

BUENOS AIRES. - Gli ideali nello sport. - Con questo titolo il citato giornale di Buenos Aires (La Patria degli Italiani, arino XVIII, n. 11 gennaio u. s. ) pubblicava quest'articolo, della stessa penna dell'altro più sopra riportato, che pur riferiamo integralmente.

*

Gli ex-alunni di D. Bosco hanno fatto visita ufficiale ai loro colleghi della Repubblica Orientale. Questo è il fatto che la cronaca registrava in data di domenica 9 corr. E la cronaca della festa non è nè arida nè semplice. Si tratta di circa 20o giovani che portano con sè tutto il brio della età, l'entusiasmo dei loro cuori, e la omogeneità dei loro principii cristiani del loro aurore di patria. Sua Ecc. Mons. Costamagna, ha voluto rendere ancor più solenne la gita colla sua amata presenza, cui formavano lieta corona il rev. José Vespignani, il rev. Pedemonte dei Salesiani di Almagro e la Presidenza dell'Associazione.

E la gita ebbe esito impareggiabile. Il cielo stesso dapprima nebbioso ci mostrò subito il sorriso del suo azzurro, a riflessi scintillanti sul mare incantevole, sul panorama superbo. Lietissimo fu l'incontro coi colleghi orientali e, mentre le strette di mano riannodavano amicizie cordiali, la musica del Collegio Salesiano ci ricordava l'inno della patria, provocando applausi ed evviva alle due nazioni sorelle. Dopo la messa nel Collegio Salesiano, disse brevi parole di benvenuto il Segretario dell'Associazione, ex-alunno dell'Uruguay, rilevando il grande significato del convegno, che, uscendo dai limiti di una gita sportistica, affermava unanime due idealità: « Fede e patria ».

Il programma fissava in seguito il banchetto a Villa Colon, e colà appunto, in mezzo a quella tavolozza di vegetazioni fiorenti, il significato del convegno ebbe motivo di svolgersi ampiamente coi discorsi degli oratori. La tirannia dello spazio non ci permette di trascrivere le nobili parole pronunziate, solo ci basti il dire che fede e patria non sono idealità morte al mondo, esse vivono ed operano nel cuore di giovani sanamente educati. Era davvero una fusione di spiriti, una gara di scambievoli gentilezze e di simpatie, una manifestazione di fratellanza che sorpassando le barriere delle nazioni univa due popoli sul monte della giustizia e della vera libertà. Si ritornò in seguito a Montevideo per una visita affrettata alla ospitale e gentile città, e così dopo una cena succolenta servita in Collegio si salpava verso Buenos Aires fra un uragano di evviva e di applausi.

Questa la cronaca del giorno indimenticabile.

Mi si permetta però che sulle colonne di un giornale schiettamente liberale, senza prevenzioni di principio, io aggiunga qualche riflesso connesso col fatto. I-Io detto più sopra che non si trattava di una passeggiata sportiva, ma di carattere, mi si passi la frase ardita, quasi diplomatico. Si voleva in una parola affiatarsi coi colleghi dell'oltre il Plata per un'affermazione di principio, dimostrare la internazionalità dello spirito salesiano, e rendere in certo qual modo impegnati i colleghi orientali per una restituzione graditissima della visita per le feste del Centenario. Giovani che lanciano queste iniziative, bene meritano dalla patria e dall'intera società. Essi formeranno l'epopea gloriosa del paese elle si scuote per la libertà, per riaverla se perduta, per difenderla se posseduta. Ah! non è coli trattati, nè con formule di gabinetto nelle quali ogni sillaba vale quanto una guerra, che si possa sciogliere il conflitto fra le nazioni. Gli ex-alunni di D. Bosco, uniti in associazione federale, trovano l'internazionalità delle menti e la fraternità dei cuori. Questi ex-alunni, dopo soli tre anni di vita della società, si contano già a migliaia: 2500 ne ha la Argentina, 1ooo la Repubblica Orientale, altri nel Cile, dappertutto le Associazioni si estendono e l'albero ramifica poderoso in opere pratiche. Bene il rev. Pedemonte, anima del movimento insieme al Presidente signor José Z. Ferruccio, insistette sul tema pratico delle opere sociali, che sole oggidì possono reggere in tanto progresso di democrazia. E gli ex-alunni fanno appunto questo. Accanto al gruppo sportivo, che vince tre medaglie d'oro del Ministero nell'ultimo concorso del Tiro a segno, accanto alla sezione giovani, e al centro letterario e di studi sociali, trova posto eminente il gruppo della Protezione mutua, che ha tanta praticità di progetti, tanta vastità di iniziative, come casse di previdenza e di mutuo soccorso, istituti di credito, e uffici di collocamento e di protezione. Gli ex-alunni dunque non fanno della accademia, o se volete, soltanto dello « sport » buono per i muscoli; essi non fanno nemmeno del patriottismo parolaio; no, essi vogliono essere uomini che sappiano affrontare il problema della vita e assumerne le responsabilità. Se, come si dice con vieta frase rettorica, le feste sono le pietre miliari nel cammino di una società, la passeggiata degli ex-alunni di Don Bosco a Montevideo ha segnato un nuovo orientamento, vale a dire l'internazionalità delle aspirazioni: i telegrammi ai Presidenti delle due Repubbliche, e ai collegi del Cile e del Brasile, contengono questo concetto direttivo della Pia Società Salesiana...

SARRIÀ (Barcelona). - Il 9 gennaio il Consiglio Direttivo degli Ex-Alunni di Barcellona, raccolto in seduta straordinaria, aderiva alla proposta di una Federazione Internazionale di tutte le Associazioni degli Ex-Alunni degli Istituti Salesiani, e stabiliva di dare all'Associazione di Barcellona più ampio e pratico sviluppo, decretando la fondazione di una Cassa di Mutuo Soccorso.

Tra i figli del popolo.

SLIEMA (Malta). - Quell'Oratorio Salesiano mercè le assidue premure dei Benefattori, esplica sempre più la sua provvidenziale missione.

Il giorno 30 dicembre u. s. i più assidui fra i giovanetti dell'Oratorio e i membri delle varie Associazioni in esso esistenti, con lancie a vapore, concesse gratis dalla Direzione N. S. Ferry-Boat O°, si recarono a Senglea, graziosa cittadina al di là del Gran Porto, ricevuti affettuosamente dai giovani che si raccolgono nell'Oratorio dei PP. Filippini.

Ivi sì gli unii che gli altri assistettero alla S. Messa fra canti e preghiere, e fecero la S. Comunione, dando gradito spettacolo di vera pietà. Fraternizzando cordialmente, parteciparono con una gaiezza indimenticabile alla sontuosa colezione, coronata da brindisi e da caldi evviva a S. Filippo Neri ed al Ven. Don Bosco; indi in bell'ordine, colla bandiera in testa e cantando inni e canzoni, ammirano la città, e in fine, per gentile concessione dell'Ammiragliato, visitarono il Dockyard, o Arsenale Navale.

Accolta con squisita bontà dagli Ufficiali di servizio, quella moltitudine di giovani si aggirò per parecchie ore fra quell'immenso labirinto di gallerie, macchine e bacini, dove lavorano oltre sei mila operai.

La bella gita, cominciata con le pratiche divote e chiusa con l'istruttiva visione di tante meraviglie dell'attività umana, fu un bel premio all'assiduità dei giovani che non cessavano di benedire coloro che avean loro procurato un giorno di svago così lieto e così santo.

Ma ciò che più dimostra lo zelo dei Benefattori dell'Oratorio di Sliema, si fu la splendida Festa popolare o fiera di Beneficenza, organizzata dalla Direzione dell'Oratorio, mercè le migliaia di oggetti da essi inviati generosamente.

Essa si svolse nel cortile e nelle sale dell'Oratorio medesimo bellamente decorato dagli Stands e brulicanti di giovani, dei loro parenti e benefattori. Presepio, Albero di Natale, pesca, ruota di fortuna, tombola, bersaglio, buffet ed altre svariate attrattive erano assediati dalla folla che godeva di tanta festa, mentre la Banda di S. Patrizio eseguiva scelta musica. La nota più gaia però era data dai giovanetti dell'Oratorio che prendevano parte ai giuochi, alla compra, al buffet, non con denaro, ma con piccole banco-note, ossia con biglietti del valore di un soldo inglese, che essi avevano ricevuto in proporzione del loro studio di catechismo e della loro assiduità all'Oratorio, controllata dai bolli di presenza nel Certificato d'intervento.

La festa si protrasse fino al tramonto, e si chiuse col canto dell'inno dell'Oratorio eseguito, a suon di banda, dalle molte centinaia di giovani e colle note del God save the King.

La splendida festa, oltre al dar gioia e premio ai giovani, diede pure all'Oratorio risorse per provvedere ai crescenti bisogni della giovane istituzione.

Additiamo a tutti gli amanti della gioventù, l'attività e la munificenza dei Benefattori dei Salesiani in Malta.

TRIESTE.- L'ultima serata di carnevale venne dall'Oratorio Salesiano dedicata a Sua Ecc. Rev.ma Mons. Francesco Nagl, promosso coadiutore dell'Em.mo Card. Arcivescovo di Vienna con diritto di successione. L'omaggio non poteva avere un esito più brillante.

«Appena arriva Sua Ecc. - scrive l'Amico del 13 febbraio - scoppia un applauso formidabile, che raccolto dal corpo musicale, ingigantisce e riempie l'atmosfera. Acquetato il tumulto dei cuori, intanto che il macchinista monta gli apparati cinematografici, il direttore Don Rubino espone il significato di quella solennità, ricorda le benemerenze del Vescovo ed accentua la speranza che da Vienna non abbia a dimenticarsi dell'Oratorio...

» Compaiono poi alla ribalta alcuni giovani; e chi offre versi, chi rose, chi pergamene all'armato Vescovo, e alla degnissima sua sorella, zelante lavoratrice del Comitato femminile dell'Associazione salesiana ».

Seguì la rappresentazione dello splendido melodrammmma del Soffredini: Tarcisio! il giovane cristiano che in sè raccoglie tutta la potenza della fede nascente e la fierezza contro il paganesimo beffardo. Oli! come si presta anche oggidì quel forte carattere al rinvigorimento della fede nelle anime giovanili!

A nome del Comitato femminile parlò la signora Emiliana Enenkel, la quale dopo aver tracciato le doti dell'uomo apostolico, si soffermò sulla dolce figura di Don Bosco, l'educatore della gioventù; e poi passò a commemorare le incomparabili benemerenze del Vescovo per l'Oratorio, al quale auspicò gloriosi trionfi nella sede di Vienna.

Anche il Dottor Vattovaz, Parroco del Rione, volle far omaggio di eletti pensieri a Mons. Vescovo e fu applauditissimo.

A tante affettuose dimostrazioni il festeggiato rispose con affascinante eloquenza. Ringraziati gli oratori, promise il suo costante appoggio all'Oratorio, e, poichè il direttore aveva espresso la speranza di rivederlo nella benedizione o consacrazione della chiesa, Sua Eccellenza promise, senza impegno, che avrebbe fatto del suo meglio per accontentarlo.

All'esimio e venerato Pastore voli gradito anche il nostro fervido voto augurale di ogni più eletto carisma; - ed all'attivo e zelante Comitato Salesiano di Trieste - in particolar modo alla nobile Baronessa de Seppi, l'affettuosa «mamma» dell'Oratorio - vivissimi e cordiali rallegramenti.

ROMA-TESTACCIO. - Affettuoso omaggio - Il 23 gennaio, a commemorare il Venticinquesimo della consacrazione episcopale dell'Em.mo Card. Francesco di Paola Cassetta, il Comitato Parrocchiale, il Circolo Giovanile di S. Maria Liberatrice i giovanetti del Ricreatorio festivo « Marcantonio Borghese » ora diretto dai Salesiani, davano all'augusto e munifico Principe di S. Chiesa un imponente omaggio di memore riconoscenza.

Accolto da una squillantissima marcia maestrevolmente suonata dalla fanfara dell'Oratorio, alle ore 15.30 Sua Eminenza entrava nell'ampia sala Clemson, letteralmente gremita di gioventù e di pubblico festante. I giovani gli si affollano attorno e il Venerando Porporato par che in un largo amplesso tutti voglia stringerseli al cuore. Il giovane Presidente del Circolo Santa Maria Liberatrice parla a nome de' consoci e con forte e vibrata parola accenna alle benemerenze dell'Em.mo, in cui saluta l'Angelo della Provvidenza pel quartiere del Testaccio!

« Più cordialmente di così - scriveva l'Osservatore Romano - non avrebbe potuto desiderare l'Em.mo Card. Cassetta che fosse celebrato il suo giubileo episcopale. I cuori schietti dei buoni popolani del Testaccio si sono a lui aperti come a padre, ed Egli bene deve averli compresi. Quale contrasto fra la veneranda canizie dell'insigne porporato e la briosa gaiezza giovanile, eppure quanta armonia fra i cuori dei figli e del Padre! ».

Segui un indovinato bozzetto: « La sera di Natale » che non poteva essere meglio recitato dai giovani del Circolo. Chiuse lo spettacolo una briosa macchietta e la marcia finale.

Terminato il trattenimento, il pubblico numeroso passò nella Chiesa parrocchiale per un solenne Te Deum di ringraziamento, e l'Eminentissimo impartì la Trina Benedizione.

Il Circolo S. Maria Liberatrice pubblicava e diffondeva per la circostanza il primo numero di un suo periodico: La Vita Nuova, col ritratto e i cenni biografici del veneratissimo Principe di S. Chiesa, il programma della festa, ed altri scritti inneggianti alle benemerenze dell'Eminentissimo verso il Testaccio.

Spigolando

- La domenica 23 gennaio, a Macerata ebbe luogo alla presenza di S. E. Rev.ma Mons. Raniero Sarnari, Vescovo diocesano, la premiazione ai giovani dell'Oratorio Festivo. Dopo una marcia d'introduzione del M° Oreste Liviabella, premiata al Concorso Internazionale di Milano, eseguita dalla fanfara ed un canto dei giovani del Circolo Pergolesi, un Salesiano tenne un breve discorso esortando

i giovani a formarsi un carattere e ad istruirsi nella religione. Quindi il solerte Direttore dell'Oratorio lesse, i nomi dei premiati i quali ebbero pezze di stoffa o denaro. Seguì la declamazione di alcune poesie e dialoghi e la rappresentazione di un bello e morale bozzetto drammatico. Prestava servizio d'onore la banda dell'Istituto Salesiano.

- A Lima nel Perù, mercè l'attrattiva di onesti divertimenti, l'Oratorio va sempre fiorendo. Ultimamente s'inaugurò una splendida giostra grazie alla generosità di molte caritatevoli persone, specialmente del sig. Saturnino Olaechea, Presidente della Corte dei Conti, e dei sigg. Carlo Devoto, Nicola Zolezzi ed Emmanuele Verme, entusiasti dell'Opera degli Oratori

Notizie varie.

Italia.

FIRENZE. - La festa titolare della S. Famiglia, anche quest'anno, venne celebrata nell'Oratorio provvisorio in Via Aretina con devotissima pompa. A renderla più solenne v'intervenne Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Arcivescovo, il quale alla messa della Comunione generale distribuì, dopo un toccante fervorino, la SS. Eucarestia a più di cento giovani, soci del Circolo « L'Immacolata » fra gli adulti dell'Oratorio, e ad altri numerosi fedeli.

Finita la bella cerimonia la numerosa scolaresca dell'Oratorio e i giovani della Società Ginnastica « Fortitudo » e del Circolo suddetto resero omaggio a Sua Eccellenza con un filiale indirizzo ed un inno di circostanza.

Alle 10 1/2. ebbe luogo la Messa solenne in musica, eseguita dai giovanetti dell'Oratorio, ed alla sera, dopo i vespri solenni, disse un bel panegirico il rev.mo prof. Isidoro Fanelli, Priore di S. Gaetano. Chiuse la sacra funzione la Benedizione col SS. Sacramento impartita dal Rev.mo P. Abate dei Monaci Camaldolesi, D. Ildefonso Sillani. Come complemento alla cara giornata il Circolo dell' « Immacolata » dette un riuscitissimo trattenimento drammatico-musicale.

A quando la soddisfazione di poter celebrare la dolcissima festa nell'artistico Santuario in costruzione ?

MILANO. - Una splendida commemorazione di D. Bosco. - Per iniziativa del Comitato Salesiano Milanese, i cui membri vedevansi in prima fila tra l'affollatissimo uditorio, Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Giovanni Cazzani, Vescovo di Cesena, tenne il 31 gennaio u. s. nella chiesa di S. Maria Segreta una conferenza sull'Opera di D. Bosco, che riuscì una magnifica commemorazione del nostro Venerabile Fondatore. Ne offriamo ai lettori il riassunto che ne dava l'Unione, ripetendo coll'ottimo giornale che esso non è che una debolissima idea del magistrale discorso dell'illustre Vescovo di Cesena.

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Quando il 31 gennaio 1888, D. Bosco si addormentava nel Signore con sulle labbra « viva Maria! » in Torino, in Italia, in Europa e nel mondo intiero alto si levò il compianto; ma a quel compianto si disposava la fiducia d'un nuovo protettore in cielo; subito sorsero le invocazioni alla sua intercessione di beato compressore. Perciò, a ventidue anni appena dalla sua morte, invece che a dar suffragi, noi siamo qui a ricordare Don Bosco nell'opera sua, per comprendere la sua missione provvidenziale nella Chiesa e nel mondo ed animarci a portarvi noi pure il nostro contributo. e Non cade foglia che Dio non voglia »; ma noi sogliamo chiamare provvidenziali per eccellenza quegli uomini, quelle azioni e quegli avvenimenti nei quali maggiormente risplende l'intervento di Dio; provvidenziale in tal senso è appunto D. Bosco e l'opera sua; basta uno sguardo che abbracci le istituzioni da essa rampollate...

Basta ad es. accennare l'anno 1846, per rilevare quanti ostacoli sbarrassero il cammino al giovane sacerdote: il lavorio delle sètte, la rivoluzione, la trasformazione della vita politica sociale, economica, intellettuale e morale, ma qui precisamente appare la provvidenzialità, chè D. Bosco intende, sente, discerne, penetra, prende posizione, e l'opera sua accompagna la trasformazione storica inevitabile e salva in essa tutto il salvabile di fede, di sentimento religioso e di moralità...

In un tempo in cui la guerra alla Chiesa ostenta il disprezzo della vitalità di questa, facendola parere un'istituzione vecchia, decrepita, impotente, elle reagisce invano contro l'onda del tempo e del progresso che travolge il passato per edificare sulle sue rovine l'avvenire, ecco un uomo che molti di noi hanno conosciuto, santo nella Chiesa e per la Chiesa, santo nel inondo del nostro tempo ed a contatto con tutti gli elementi della vita moderna.

La santità dunque è possibile, la santità secondo la dottrina cattolica si può mettere in armonia con tutti i beni della vita attuale, con i suoi progressi, e può risanarne tutto il male. Madre dei santi è la Chiesa e non isterilita è la sua perenne fecondità. Nè l'azione della Chiesa ha solo valore per la vita intima delle coscienze; essa si estende e penetra nella vita sociale. Eccoci di fronte ad un'opera colossale, compiuta da un uomo piccolo e sfornito di mezzi agli occhi del corpo; eppure egli inizia un movimento sociale di una vastità e profondità meravigliose e lo svolge sempre attingendo alla Chiesa, alla sua dottrina, a' suoi Sacramenti, i lumi e le energie ond'abbisogna; viene grandeggiando ed acquista un dominio sociale quale nessun altro uomo e nessun'altra istituzione nel nostro secolo. Ogni anno sommano a migliaia i giovani cristianamente formati, che gli Istituti Salesiani lanciano in mezzo al mondo!

Ma la ragione per cui molti affermano l'impotenza sociale della Chiesa è l'asserta inconciliabilità fra essa e gli elementi della civiltà moderna. Ebbene ecco D. Bosco impadronirsi di tutti i progressi della moderna civiltà e di tutte le sue innovazioni in ciò che riguarda la educazione popolare specialmente e la divulgazione della cultura scientificoletteraria nelle masse, e santificarli e fecondarli di vita nuova con l'antico spirito della Chiesa e volgerli a servizio della idea cristiana.

Egli volse le sue sollecitudini a tre cose: la scuola, il lavoro e la stampa.

Alla scuola : con istituti, pubblicazioni, .con l'opera e con gli scritti, con la scuola perennata ne' discepoli, egli prende posto fra i campioni della riforma pedagogica. Al lavoro : colla formazione degli artieri in scuole professionali, con colonie agricole. Dappertutto, si può dire, si incontrano monumenti di lavoro e di arte usciti dalle case salesiane. Alla stampa : coll'erezione di tipografie moltiplicatesi innumerevolmente che lanciano nel mondo milioni di copie di libri sani moralmente ed intellettualmente e elle diffondono larga messe di periodici.

Don Bosco fu un riformatore: un grande riformatore e trasformatore, ma cattolico, profondamente cattolico, cui le contrarietà inevitabili a quanti anelano al miglioramento profondo della società porsero l'occasione di affinare la propria virtù e provare, nel crogiuolo dei contrasti, la rettitudine dei propositi e la santità della vita. Vi ha la prova del fuoco anche nella Chiesa; essa sceme i veri riformatori dai falsi: quelli confermandosi, umili, nella fede, questi ribellandosi...

L'ecc.mo Oratore, dopo un felicissimo parallelo fra D. Bosco e S. Carlo e S. Francesco d'Assisi, ricordò, perchè indelebili si stampino nella mente e nel cuore di tutti, le parole che furono il testamento del grande educatore ed amico del popolo: « Amate i vostri nemici pur rilevandone e combattendone le false dottrine - cercate il regno di Dio - sopportatevi a vicenda - porgete esempio di buone opere nella vita famigliare e nella vita sociale » e conchiuse con fervidi ringraziamenti ed auguri ai cattolici milanesi per la generosità ammiranda spiegata a favore delle opere salesiane...

Al discorso seguì la benedizione col Santissimo data da Mons. Cazzani stesso. La Schola cantorum dell'Istituto S. Amgrogio cantò l'Optavi della messa di S. Francesco di Sales del M° Donini ed il Tantum ergo del M° Caudana, organista del Duomo di Cremona; in fine l'O salutaris Hostia del M° Scarzanella che sedeva all'organo. L'obolo raccolto dimostrò come la carità dei milanesi non venga mai meno.

All'Estero.

PUNTA ARENAS (Stretto di Magellano, Chile). - La festa dell'immacolata l'8 dicembre u. s. si celebrò con pompa più solenne degli altri anni. Preceduta da un intero mese predicato ed annunziato da grandi avvisi stampati a vari colori nella nostra incipiente tipografia, coll'addobbo della chiesa fin dal triduo, entusiasmò in antecedenza gli animi di tutti i devoti i quali corsero numerosi a tributare omaggio alla Regina del Cielo. Più di 6oo furono le Comunioni; e ben cento cinquanta giovanetti e fanciulle si accostarono per la prima volta al sacro banchetto. Il rev. Governatore Ecclesiastico fece loro un bel fervorino.

La processione della sera fu splendida più che mai. Vi fu tale concorso di gente, che non ne potè entrare in chiesa che un terzo. La musica cittadina contribuì assai allo splendore della sacra funzione.

Una lunghissima fila di Figlie di Maria col loro nuovo bianco vestito seguiva le cento ragazze della Prima Comunione, esse pure vestite in bianco; quindi venivano, coi loro stendardi, le Signore dell'Associazione del Sacro Cuore e i socii delle Compagnie di S. Luigi e di S. Giuseppe, poi il piccolo cleso composto di più di 40 giovanetti, quindi i sacri Ministri, vestiti dei più preziosi ornamenti, in fine la elegante statua di Maria SS.ma Ausiliatrice, collocata su d'un ricco trono ornato con fiori e candele, che attraeva gli sguardi di tutti.

Il vento, che da oltre un mese soffiava gagliardo giorno e notte quasi senza posa e la notte precedente era parso un vero uragano, cessò come per incanto in tutto il giorno; per cui si potè fare con tutto bell'agio la processione. Ne sieno grazie al Signore.

SANTANDER (Spagna). - Nell'Istituto Carbajal di Santander il 28 novembre si tenne una conferenza sulla Speleologia dal salesiano D. J. Carballo, presente numeroso e colto pubblico. L'umile sacerdote segnalò già tempo addietro alcuni avanzi dell' Ursus speleus, del Felis speleus e della Hyaena spelea, che fecero parlare non solo la stampa di Santander, ma anche studiosi stranieri; per cui non era quella la prima volta che Don Carballo si presentava al pubblico ed agli scienziati. Infatti egli fe' sentire la sua parola nel 1° Congresso dei naturalisti spagnuoli, tenutasi in Saragoza nell'ottobre del 19o8, quando la Speleologia, questa scienza delle caverne, nata non sono molti anni, non era conosciuta in Spagna. Tralasciando Casiano de Prade, Peña de Alcantara, Villanova ed altri, che pubblicarono alcune scoperte con intento puramente preistorico, non già speleologico, la parola stessa speleologia fece capolino per la prima volta a Santander per opera di D. Carballo, e poi per mezzo suo fu unanimemente accettata dal congresso di Saragoza.

In detta conferenza egli ricordò quanto aveva detto già più volte sull'origine delle caverne, numerosissime nel territorio di Santander, quasi tutte di calcare e quindi di formazione chimica e dipendenti da fenomeni idrologici. Le poche, che si trovano nei terreni granitici, sono state prodotte da sgretolamenti che assumono certe volte dimensioni colossali. D. Carballo, dopo averne numerate le possibili origini, ne disse i vantaggi, grandi non solo per la chimica, per l'antropologia, per la paleontologia ecc., ma anche per la filosofia e per la storia. Nessuno ignora omai come la prima storia dell'umanità sia scritta nelle caverne, e come solo su quelle pareti lo scienziato possa riscontrare con sicurezza, in mezzo alle breccie ossifere ed alle magnifiche stalagmiti, le impronte ed i lavori mirabili dei trogloditi e dell'uomo, colà rifuggiatosi al sopravvenire degli immensi glaciers dalle Alpi.

Sono le uniche traccie che si posseggono di certi tipi preistorici, che la Provvidenza ha voluto nascondere nel seno della terra, in un ambiente non totalmente privo di vita ai nostri giorni, ma popolato da migliaia di animali e piante che trasportatisi dall'esterno in un ambiente oscuro ed umido cambiarono tanto da rendersi quasi irriconoscibili. Quindi assai opportunamente D. Carballo si augurò che l'autorità impedisca l'entrata in quei luoghi, che possiamo dir sacri per la scienza, alle persone estranee, affinché non capiti, come pel passato, che qualcuno brami immortalarsi guastando col proprio nome le splendide magnificenze dell'antichità.

BARCELLONA - Le Scuole Salesiane di S. Giuseppe, incendiate nella triste settimana che sul finir di luglio ed ai primi di agosto terrorizzò la metropoli di Catalogna, vennero con sollecita cura ristorate per iniziativa di quei Cooperatori e furono nuovamente inaugurate l'8 gennaio p. p. La benedizione fu impartita da Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Giovanni Laguarda, vescovo della città, presente un numeroso stuolo di benefattori ed ammiratori dell'Opera Salesiana. L'atto ebbe il suo epilogo con una dimostrazione di riverente affetto al zelante Pastore. A nome del Comitato dei Cooperatori parlò il sig. Gaetano Pareja; vari alunni dissero affettuose parole, e la Schola cantorum del risorto istituto eseguì un inno di circostanza. Anche Mons. Leguarda parlò, e con frase scultoria rievocando le scene della triste settimana di fronte alla soave e mite festa giovanile - chè eran presenti più di 25o alunni che già popolano le nuove scuole, si domandava: - « ma perchè hanno infierito anche contro gli asili ed i pii istituti, ove cresceva tanta cara gioventù? perchè odiano Dio e i suoi templi, e le case di educazione sono anch'esse templi e case di Dio! »

E tra gli applausi dei presenti: « Non illudiamoci! » proseguiva « i tristi son tenaci nell'opera di distruzione, e noi dobbiamo avere l'infrangibile tenacia dei figli di Dio! Paul Bourget ha detto « L'Église est l'éternelle recommençante! » È vero; s'inaugurava anni sono quest'istituto e ieri l'hanno distrutto ma oggi l'abbiamo riedificalo. Se domani torneranno a distruggerlo, noi torneremo ad innalzarlo!» Conchiuse inneggiando all'espansione mondiale dell'Opera Salesiana a salvezza delle nuove generazioni.

Prestava servizio d'onore la musica istrumentale delle Scuole Professionali di Sarrià.

NECROLOGIO

P. Antonio Cottinelli.

Il 24 dello scorso gennaio moriva in Brescia in età di 67 anni il P. Antonio Cottinelli dell'Oratorio di S. Filippo, zelantissimo nostro Direttore Diocesano.

Per molti anni egli fu prefetto dell'Oratorio della Pace in Brescia, e vi spese la sua mirabile attività, non meno che il suo largo patrimonio, per renderlo fiorente e prosperoso. Ma un'opera che si lega in modo più particolare al nome del P. Cottinelli è quella dei Congressi degli Oratorii, poichè il primo ebbe luogo per suo impulso a Brescia, nel 1895, in occasione delle feste centenarie dì S. Filippo Neri.

Col P. Cottinelli è scomparsa un'altra di quelle simpatiche figure che sembrano aver avuto per iscopo della loro esistenza il « lasciate che i fanciulli vengano a me » predicato dal divin Maestro. La sua memoria non si cancellerà così presto dalla mente dei giovani che ebbero in lui un padre, un maestro ed un benefattore, quanto generoso, altrettanto modesto... come il suo nome rimarrà scritto a caratteri d'oro nell'elenco della nostra Pia Unione.

Un fervente suffragio per l'anima sua!

Vittoria Darbesio.

Antica ed esimia benefattrice delle Opere Salesiane aveva una venerazione grandissima per D. Bosco e, morto lui, pel suo Successore. Visse nell'esercizio di ogni virtù come un'anima consacrata a Dio, largheggiando con tutti, sempre umilmente e quasi di nascosto, dei beni di cui la Divina Provvidenza l'aveva arricchita. Volò al cielo il 10 febbraio. Noi speriamo che il Signore l'abbia già introdotta nella gloria celeste ; nondimeno affettuosamente la raccomandiamo alle comuni preghiere.

Mons. Pietro Cotterli.

Protonotario apostolico soprannumerario ed Arciprete di Codroipo, rendeva la sua bell'anima a Dio il 22 ottobre u. s. Spese tutta la sua vita per la salute delle anime e in sollievo dei poverelli. Anche dei pochi denari che gli rimasero in morte e dei frutti pendenti del beneficio parrocchiale volle eredi i poveri e la sua chiesa. Solito ad inviare la sua annua, offerta alle Opere di D. Bosco, anche nella sua ultima infermità si ricordò di esse; e noi commossi invitiamo i lettori ad innalzare una prece in suffragio dell'estinto.

Laura Pozzi Ballotta.

Anche quest'ottima cooperatrice di Faenza è volata in seno a Dio! La scomparsa di un'anima che passò la vita vagheggiando gli stessi nostrii ideali di carità, ci è sempre cagione di tristezza, e noi cerchiamo conforto nell'implorarle suffragi..