BS 1910s|1910|Bollettino Salesiano Febbraio 1910

ANNO XXXIV - N. 2.   Torino, Via Cottolengo 32.   FEBBRAIO 1910.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSC0

SOMMARIO: I Cooperatori Salesiani    33 Il VI Congresso dei Cooperatori Salesiani: 1) Resoconto generale    36 Le decorazioni della Tomba di D. Bosco in Valsalice 38 Gl'Italiani nell'Argentina .

DALLE MISSIONI: Equatore: Un episodio della vita jivara - Cina: Nell'isola di Sam-tcióu: lettera 1a - In fascio    43

Tesoro spirituale    48

IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Pellegrinaggio spirituale - Grazie e graziati    49

NOTE E CORRISPONDENZE: Pel Giubileo di D. Rua - Nozze d'argento episcopali - A Valdocco - Tra gli emigrati - Tra i figli del popolo - Notizie varie : Italia; Asia; America    53

Necrologio    62

I COOPERATORI SALESIANI

LA Pia Unione dei Cooperatori Salesiani non è una novità: ha una storia di gloriosi servizi prestati alla causa della Chiesa, parallela alla storia delle Opere Salesiane, fondate da quell'uomo ammirabile che fu Don Bosco.

Quando, errante per i prati di Valdocco, circondato da una turba di fanciulli cenciosi il giovane sacerdote sognatore, pieno l'animo della visione del futuro, gonfio il cuore di carità inestinguibile, vedeva disertare la maggior parte dei suoi amici che lo credevano pazzo, pur in mezzo a tante contrarietà e disinganni incontrò alcune anime buone, che se al principio forse non seppero comprendere l'indole del suo zelo, rispettarono almeno ciò che non comprendevano e lo sostennero fra il generale abbandono. I suoi primi cooperatori furono due santi: un sacerdote , il Ven. Cafasso, ed una donna, la madre! Sotto la protezione dell'affetto materno ed i consigli del suo direttore spirituale, Don Bosco proseguì senza incertezze la via che gli tracciavano le sue visioni, il suo cuore, ed il suo zelo.

A misura che i sogni presero a trasformarsi in realtà e le linee della sua grande opera, creduta una pazzia, andarono profilandosi dinanzi gli occhi degli increduli, si allargò anche la cerchia degli amici, ammiratori e benefattori di Don Bosco. Come tutte l'opere straordinarie che vengono dall'alto, l'Opera sua dovette sopportare prima di tutto quella specie di persecuzione con la quale gli stessi buoni ricevono i santi quando non li comprendono: opposizione che nasce dallo stesso zelo del bene, dal timore di vedere compromessa la prudenza della Chiesa, ed è una prova dolorosa che sanno superare solo i santi. Don Bosco, passata la tempesta sollevata dai suoi stessi amici, che seppe vincere con la virtù, vide dinanzi a se solo la gran falange dei nemici della Chiesa, coi quali è men duro il combattere perchè si tratta di estranei.

Ma da quel giorno - quello della rivelazione dei suoi santi intenti agli occhi dei buoni - Don Bosco ebbe nei suoi Cooperatori gli amici della sua vita, i confidenti dei suoi grandi ideali, la provvidenza visibile delle sue opere. Egli riceveva dai suoi amici l'obolo, la protezione , il lavoro per l'opera sua ; ed in cambio spargeva nell'anime, e nelle famiglie de' suoi amici lo spirito di zelo e di carità, i suoi alti ideali, l'amore al sacrifizio, la pace. Ora da questo scambio di impressioni, di energie, di preghiere, di elemosine e di affetti tra Don Bosco ed i suoi amici, nacque spontaneamente la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani.

È da notarsi che, tanto in questa, come nell'altre istituzioni del Venerabile Sacerdote, le cose nacquero senza leggi, senz'organizzazione, però ad impulso di uno stesso spirito, che univa e modellava i cuori in una stessa forma di azione. La costituzione organica venne più tardi, quando con la espansione dell'Opera Salesiana, l'attività e la presenza di Don Bosco non potevan più bastare ad imprimere direzione e carattere alle opere lontane. Allora il Venerabile scrisse il suo Regolamento e la sua Lettera- Testamento ai Cooperatori , due documenti , pieni di semplicità e di freschezza , impregnati di dolcezza e di carità.

Oggi la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, ideata da Don Bosco, consigliata dalle circostanze, e raccomandata dai Pontefici, onorata dalle prime personalità della terra, vive di vita prospera e feconda in tutti i paesi del mondo: è un ramo dell'albero gigantesco della carità cristiana.

Il suo programma è quale corrisponde ai tempi attuali, tempi di azione e di lotta e non di sterili discussioni. Lavoro, lavoro, lavoro ! fu il programma che dal suo letto di morte dettò Don Bosco ai suoi figli e Cooperatori: obbligo di questi è comprendere le clausole di questo testamento e compierle in conformità dei grandi esempi che egli ha lasciati.

L'inferno, come allora, oggi ha preso. quali punti di conquista quanto la Chiesa ha di più prezioso: la gioventù e la classe operala, i poveri ed i fanciulli, che Gesù Cristo chiamò fortunati: - e bisognerebbe conoscere in tutti i dettagli la vita del Venerabile per vedere ed ammirare l'amore smisurato , con cui egli amava queste due classi - il fanciullo e l'operaio - che formano l'incanto e le speranze di Gesù. Ora questi due affetti del suo cuore sono quelli che egli principalmente raccomanda anche allo zelo dei suoi Cooperatori.

Nel riunire attorno a se i suoi amici, Don Bosco li raccolse in Pia Unione - perchè solo la religione e la pietà possono ispirare la vera carità - e disse loro, come Cristo ai suoi apostoli - Andate e lavorate, lavorate senza posa, secondo le vostre forze, nella sfera della vostra azione, per la gioventù, per l'operaio, per l'avvenire della Chiesa. Siate Cooperatori di Dìo, Adiutores Dei, se volete essere miei Cooperatori.

In questo modo la Pia Unione dei Cooperatori è il complemento necessario della Pia Società Salesiana: è la prolungazione, nel seno stesso della socìetà, di quest'Opera che, per il suo carattere e per il genere di vita, non può discendere direttamente in mezzo alle famiglie, nè stare a contatto con esse per spargervi il suo spirito.

I Cooperatori costituiscono la provvidenza visibile dei fanciulli raccolti nelle Case Salesiane; sono i propagandisti dell'Opere di D. Bosco e del loro spirito; sono i parenti dei fanciulli che proteggono, son quelli che ricevono alle porte dei laboratori e delle scuole salesiane i giovani che escono a combattere per la vita nel mare del mondo e li prendono sotto la loro protezione guidandoli negli anni più critici per la fede e da cui dipende l'avvenire.

Considerata sotto quest'ampio aspetto che la carità del Venerabile seppe dare alla istituzione dei Cooperatori, essa non può avere, e non ha, mire ristrette ed esclusiviste. Giacché, se è penetrato del vero spirito di S. Francesco di Sales, e per questo si chiama Salesiano, il Cooperatore sarà un apostolo nella sua propria casa ed in quella de' suoi amici, l'amico di tutte l'opere buone, il sostegno degli Istituti di Don Bosco, l'appoggio delle autorità ecclesiastiche ed il padre dei poveri ; e la santa democrazia di Cristo, la sua carità illimitata senza distinzione di classi, che tanto brillavano in Don Bosco, saranno pur gli esempi e le norme che seguirà il Cooperatore nella sua vita di carità.

* *

Con queste idee - a meglio « organizzarsi in un corpo compatto di carità, rafforzarsi nello spirito attivo ed amabile di S. Francesco di Sales e di D. Bosco, ed a fissarsi un programma di azione nelle lotte attuali per la verità e per il bene » i Cooperatori Salesiani di Santiago nel Chile si fecero promotori di un Congresso che si svolse, come già annunziammo, nei giorni 21, 22 e 23 novembre ed ebbe, come appare dalla relazione che segue, un esito assai brillante (1).

Possano le stesse idee penetrare nell'animo di tutti i Cooperatori, per animarli a sostenere le Opere Salesiane ed a corrispondere generosamente alle vive ansie di D. Bosco per la salvezza delle anime.

(1) L'articolo che abbiamo pubblicato fu scritto dal signor A DEL CAMPO appunto in preparazione a detto Congresso. Noi l'abbiani tradotto dalla Revista Catóiica di Santiago.

Il VI° Congresso dei Cooperatori Salesiani

IL I° Congresso si tenne Bologna nel 1895 sotto il patronato dell'Em.mo Card. Domenico Svampa; - il II° a Buenos Aires nel 1900, festeggiandosi il 1° Giubileo delle Missioni Salesiane ; - il III° a Torino nel 1903 in preparazione all'indimenticabile cerimonia della Pontificia Incoronazione decretata da Papa Leone XIII alla Taumaturga Immagìne di Maria SS. Ausiliatrice ; - il IV° nel 19o6 a Lima nel Perù, in occasione delle solennità centenarie dell'arcivescovo S. Torribio ; - ìl V° finalmente si raccolse nello stesso anno a Milano, durante l'Esposìzìone Internazionale.

Ognuno, a seconda delle condizioni locali, ebbe un'importanza ed un carattere diverso; ma tutti, per grazia di Dio, tornarono di altìssimo onore alla cara memoria di D. Bosco, come furono fecondi di consolantissimi risultati. Tanto cì sembra di poter dire anche di questo VI° Congresso, tenutosi a Santiago nel Chilì.

I.

Il primo resoconto.

(Lettera dell'Ispettore D. Luigi Nai).

Santiago, Grantud Nacional, 24 novembre 1910. REV.MO SIG. D. RUA,

DAL cuore commosso erompe fervido quanto mai l'inno del ringraziamento al Datore d'ogni bene, all'Autore di ogni nostra consolazione.

Il Congresso dei Cooperatori Salesiani del Chilì, or ora terminato, è riuscito un vero trionfo dell'Opera del nostro Venerabile Fondatore., l'apoteosi del nome salesiano. Deo gratias Deiparaeque Virgini!

Che questa nobile e cattolica Repubblica circondasse di simpatia e stima l'opera dei poveri figli di D. Bosco, non era a dubitarne, dacchè molte e luminose ne erano già state le prove in ogni occasione; ma la riuscita di questo Congresso ha superato di molto quanto noi stessi coi nostri migliori amici avremmo osato sperare. E bene avrà a persuadersene quando riceverà il resoconto dettagliato che stiamo preparando.

Oltre il fine che racchiude ogni Congresso di Cooperatori, nelle serene discussioni dalle quali nascono nuovi indirizzi ed energie nuove per cooperaci Deo in salvationem animarum, noi ci siamo anche prefissi l'adempimento di un filiale desiderio, quello di essere tra i primi a presentare a lei un omaggio, che stimiamo assai grato al suo cuore, nella faustissima occasione del suo anno giubilare. Glielo auguriamo di nuovo colmo di celesti benedizioni e, per parte nostra, le offriamo i voti e le conclusioni del Congresso compendiati nel desiderio, in che ci siamo vieppiù accesi, di lavorare docilmente sotto la sua paterna direzione nel campo salesiano.

Nata l'idea del Congresso al calore dell'affetto grande che nutre per noi tutto l'Episcopato Chileno, m'è grato manifestarle che nell'organizzarlo lavorò personalmente con noi per più d'un mese S. E. il Vescovo Mons. Michele Claro, il cui nome ben a ragione figura tra i nostri più insigni benefattori. E poi facile a lei immaginare la parte che vi prese il nostro venerando amico, direttore generale dei Cooperatori del Chilì, Mons. Ramón Angel Jara, la cui eloquenza, come uragano impetuoso, involve e trascina i cuori agli alti ideali di che il suo è ripieno.

Le Sessioni solenni furono tre: una si tenue nella casa nostra della Gratitudine Nazionale e due nell'aula magna dell'Università Cattolica che ci offerse il dotto e pio Rettore, il rev. Don Adolfo Vergara Antunes. E un'aula elegantissima disposta a modo di pubblico teatro e ben capace di oltre due mila persone, quante ne accorsero del fior fiore della nobiltà di Santiago, con apposita tessera d'ingresso.

Preparata la solennità delle sessioni dai resoconti delle assemblee di studio e preparazione che si pubblicavano man mano dai giornali, e fomentato l'entusiasmo coll'annunzio di arrivi od adesioni di cospicui personaggi, noi, poveri Salesiani, ben a diritto potevamo ripetere intimiditi coll'Apostolo: Spectaculum facti sumus... Angelis et hominibus! Senonchè la sollecitudine affettuosa di tanti e così insigni amici non lasciava luogo ad altre impressioni che a quella d'un santo orgoglio d'esser figli di D. Bosco, in quell'ambiente così saturo di lodi al suo nome venerato.

Nell'atrio dell'Università stavano disposte le bande musicali delle nostre Scuole d'arti e mestieri di Santiago e di Valparaiso, e schierati in bell'ordine i giovani rappresentanti delle nostre case, aprendo via d'onore ai Congressisti che sfilavano contenti e commossi davanti a tanti giovani educati al bene. L'arrivo dell'Eccellentissimo Mons. Internunzio, col brillante seguito di Vescovi ed altri cospicui personaggi, era salutato dalle marziali note dell'Inno Pontificio, suonato dalle bande riunite, cui faceva eco il solenne inno nazionale, come ad attestare la felice comunione d'affetti e d'intelligenze in pro' della Religione e della Patria.

Solenne oltre ogni dire fu il momento in cui l'Internunzio Apostolico S. Ecc. Rev.ma Mons. Enrico Sibilia, aperse il Congresso nel Santo Nome di Dio e sotto gli auspici gloriosi della Madonna di Don Bosco. Le sue parole, ricordanti le prove di stima affettuosa che diedero al nostro Ven. Fondatore ed all'Opera sua i Sommi Pontefici che lo conobbero, riscossero calorosissimi applausi da tutta l' assemblea. Fu pur salutata da una vera ovazione la lettura del prezioso autografo del Santo Padre, recante voti e benedizioni ai Congressisti; e tosto fu redatto un telegramma di ringraziamento e di omaggio al Vicario di Gesù Cristo, cui fe' seguito un altro indirizzato a Lei per affrettarle il fausto annunzio della trionfale riunione con gli auguri pel compiersi dell'Anno Cinquantesimo della sua Prima Messa.

Dopo l'autografo del Sommo Pontefice, si lessero una lettera dell'Em.mo Card. Segretario di Stato, l'adesione cordiale dell'amatissimo nostro Arcivescovo, dolente che un'importuna indisposizione gl'impedisse di trovarsi in mezzo a noi, e quelle degli unici due Vescovi del Chili assenti, malgrado l'affetto che nutrono per l'Opera Salesiana. Tutti quei cari nomi furono coperti con clamorosi applausi. Nelle varie sessioni si accennò ad altre numerose adesioni d'illustri personaggi e di spettabili Società della Nazione, essendo, fra le altre, assai favorevolmente commentata quella del Sig. Incaricato del Governo Italiano il Marchese delle Penne, assente dalla città.

Splendidi furono anche i discorsi. Momento commoventissimo fu quello in cui l'ill.mo Mons. Jara ricordò alcuni teneri colloquii da lui avuti con Don Bosco e i sacrifizi dei primi Salesiani arrivati al Chili, segnatamente di Mons. Costamagna e di Mons. Fagnano che erano presenti; non pochi interruppero gli applausi per asciugare le lagrime. Ma io non voglio sciupare con poche linee affrettate le tante belle cose che si dissero e le pratiche proposte che si fecero per uno sviluppo sempre più intenso dell'azione dei Cooperatori; pubblicheremo ogni cosa negli Atti.

Ella, però, veneratissimo Padre, registri fin d'ora nell'Album del suo cuore i nomi di altri esimii oratori. E primo le ricordiamo riconoscenti l'onorevole Deputato sig. Dario Urzúa che trattò in modo mirabile il concetto della cooperazione; applauditissimo fu pure il discorso del rev. P. Matteo Crawley, della Congregazione dei Sacri Cuori, sull'Educazione popolare; profonde e di pratica utilità le allocuzioni dei giovani sig. Giuseppe M. Cifuentes e Clemente Diaz, il quale ultimo parlò a nome dei nostri ex-allievi; elevate ed affettuose assai le poesie del sig. Ignazio Verdugo e del rev. D. Michele Latorre. Nelle solenni funzioni religiose occuparono il pulpito, commovendo l'uditorio con vera eloquenza ed unzione apostolica, il nostro Mons. Costamagna, il rev. P. Ezpeleta S. J., ed il rev. D. Luigi Contardo, segretario del Vescovo di Concezione, oltre vari sacerdoti nostri i quali e nel Congresso e nella chiesa ebbero naturalmente molto da fare.

Maria SS. Ausiliatrice ci aiuti pure, coll'abbondanza delle sue benedizioni a sciogliere il debito della nostra gratitudine verso tanti altri indimenticabili personaggi, che ci furono larghi della loro cooperazione, tra cui ricordiamo il rev.mo Rettore del Seminario, D. Gilberto Fuenzalida, il rev.mo Don Ugarte, e il carissimo Don Raffaele Edwards, il quale non è salesiano unicamente perchè i suoi parrocchiani han troppa ragione di non permetterlo. Merita pure un ricordo speciale la nobile signora Edelmira Espinola Letelier, Presidentessa del Comitato delle nostre Cooperatrici, le quali contribuirono tanto a questo trionfo dell'Opera di Don Bosco.

In fine non posso tacere della correttezza liturgica delle solenni funzioni di chiesa. Le grandiose cerimonie di quattro messe pontificali e la gravità del canto (predominando il gregoriano, eseguito dalle nostre Scholae Cantorum dei Collegi S. Familia e Patrocinio de S. José) furono poderosi coefficienti delle soavissime consolazioni provate in questi giorni. Di nuovo quindi: Deo gratias et Deiparae!

Colgo l'opportunità dell'approssimarsi delle Sante Feste di Natale per augurare a lei ed a tutti gli altri Superiori Maggiori, anche a nome degli altri Salesiani e dei giovani nostri del Chilì, ogni più eletta benedizione.

Intanto Ella pure, amatissimo Padre, ci benedica, e con noi benedica i voti e le deliberazioni tutte prese nel Congresso, affinché abbiano a dare abbondanti frutti a maggior gloria di Dio ed a bene delle anime.

Di Lei, rev.mo sig. Don Rua,

Ubb.mo figlio in G. C.

Sac. LUIGI M. NAI.

(Continua)

LE DECORAZIONI DELLA TOMBA DI D. BOSCO

APPENA usci il Decreto dell'introduzione della Causa di Beatificazione e Canonizzazione di D. Bosco, si sentì tosto il bisogno di togliere alla Tomba, che ne racchiude le spoglie mortali, ogni carattere funerario e darle un aspetto che corrispondesse alla gioia che ci innondava il cuore.

La decorazione della devota cappella è omai ultimata e noi crediamo di far cosa gradita, dandone una particolareggiata descrizione.

La costruzione del mausoleo, com'è noto ai lettori, ricorda il romanico, benchè nei dettagli arieggi il gotico, e consta di due parti: la parte inferiore che racchiude la Tomba, e la parte superiore che forma la Cappella della Pietà. A decorarle si scelse lo stile bizantino, come assai atto a significare per mezzo dei simboli le mistiche aspirazioni dell'anima. Fondi d'oro con motivi geometrici, intrecci di viticci e molteplici impieghi di simboli, eseguiti a colori vigorosi, costituiscono la caratteristica di questa decorazione.

LA CRIPTA.

Nella parete a fondo dorato, di fronte all'entrata alla tomba, sopra un basamento di rosso d'Arzo, il quale sostituì il finto porfido malandato che prima si vedeva, difeso da un riparo in ferro battuto, posa un blocco di bardiglio di Valdieri, portante la bella iscrizione del prof. D. Gio. Batt. Francesia : « Hic compositus est in pace Christi - Joannes Bosco Sacerdos - Orphanorum Pater - Natus Castrinovi apud Astenses XVII Kal. sept. MDCCCXV - Obiit Aug. Taurin. pridie Kal. Febr. MDCCCLXXXVIII. »

Su di esso, all'altezza in cui è murata l'urna racchiudente le spoglie venerate, si distende il bassorilievo della salma del Venerabile in marmo di Carrara ; e al di sopra, applicato alla parete, sta lo stemma della Pia Società Salesiana, in bronzo e mosaico; mentre dal sarcofago esce una : r in palma da cui si svolge un ingegnoso motivo formato da una vite che protende i suoi tralci, ricchi di grappoli d'uva., a contornare splendidamente tutta la parte marmorea. Si scelse la patina, ricordando il motto da cui l'Em.mo sig. Card. Pietro Maffi, Arcivescovo di Pisa, prese le mosse del suo splendido discorso letto all'Oratorio di Valdocco il 30 gennaio 19o8, nel XX° Anniversario della morte del Vene rabile, I° dopo l'introduzione della sua Causa di Beatificazione e Canonizzazione ; e insieme si scelse la vite perchè fu attorno una vite che il Venerabile raccolse i primi giovani ai suoi catechismi nella Chiesa di S. Francesco d'Assisi in Torino.

Sulla vólta campeggia in fondo dorato una croce greca, coi bracci allargantisi in segno di protezione e recante nel centro una corona di lauro, simbolo del premio celeste che D. Bosco si meritò con una vita intessuta di opere buone. Una bianca fascia circolare a motivo geometrico rinchiude la croce e contorna il soffitto, lasciando due campi laterali, e mentre sotto essa si sviluppa uno spiraglio che tende a sollevarla, dal centro dei due campi laterali parte un motivo a viticcio ricordante la decorazione musiva dell'abside di S. Clemente, e da due formelle, foggiate a vaso, nascono steli di giglio che vanno ad ornare i bracci della croce.

La tomba è alquanto sollevata e vi si accede per mezzo di uno scalone, nelle cui pareti campeggiano due grandilapidi in biancone di Verona. L'una vi fu posta dagli antichi allievi del Collegio di Valsalice nel 1894 ed è stata disegnata dall'ing. Molli in stile del 500. L'altra, non meno elegante, con festoni a foglie di ulivo ed una corona di bottoncini di gigli racchiudente il motto Justus ut palma florebit, sta a ricordo dell'introduzione della Causa di Beatificazione, come dice l'elegante epigrafe del sac. dott. Francesco Cerruti

«Nel grazioso riabbellirsi di questa devota cappella - inneggiano a te - D. Giovanni Bosco - loro indimenticabile padre e fondatore - Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice - meritamente esultanti - pel pontificio decreto della tua Venerabilità. - XXIV Luglio MCMVII. »

Ambedue queste lapidi, eseguite dalla ditta « Fratelli Catella », spiccano sopra un fondo rossoarancio, racchiuso da un fregio di pampini e grappoli su fondo d'oro.

Nella parte che forma il basamento delle due pareti, è ritratta una stoffa verde con motivi seminati o piccoli croci ed a penne di pavone ; e nella vólta soprastante si svolge una fascia bianca, contornante il soffitto e formante due motivi circolari ed un quadrilobo nel centro con un mazzo di rose spiccante su fondo rosso-arancio a raggi d'oro, simbolo dell'ardente amore che D. Bosco ebbe per la salute delle anime. Dai detti motivi circolari, ornati con cespugli di foglie d'acanto, si sviluppano negli scomparti a fondo dorato grandi spirali terminanti nel centro con simboli a croce. Questa decorazione è ispirata ai motivi dei pavimenti a mosaico della basilica di S. Marco, a Venezia.

Sulle parastre poi, e sugli archivolti decorati a bugne, posano grandi foglie di palma; tranne presso la porta di entrata, ove, fra un cespo di grano, sorge una vite che percorre tutta la lesena e l'archivolto, simbolo della divozione di D. Bosco alla Santa Eucarestia e dello zelo apostolico con cui cercò di diffondere la frequenza alla S. Comunione.

Parve, non solo opportuno, ma necessario, decorare con maggiore sontuosità e splendore la cripta, perché appunto in essa riposa la salma del Venerabile.

LA CAPPELLA.

Dalla cripta si sale alla Cappella della Pietà per mezzo di due scaloni a quattro rampe.

Nella parte superiore delle pareti, che forma l'ambiente dei due scaloni, corre un ordine di finestre arcuate con vetri riccamente smerigliati su fondo giallo lucido e trasparente, divise da pilastri, semplicemente decorati a bugne; mentre sulla parte arcuata corre un fregio a motivo geometrico che sembra sorreggere la cornice ; e tra questo e la cornice d'imposta, sul fondo verde-cupo dei peducci, spiccano bianche colombine, simbolo della pace e della tranquillità di spirito che non abbandonò Don Bosco, anche nelle più critiche circostanze, un solo istante della vita.

Sulle pareti sottostanti alle finestre, annodata ad un bastone ed in corrispondenza dell' asse delle lesene e del centro delle finestre, si svolge a grandi pieghe una ricca stoffa di color rossoarancio ornata nel limite superiore di un fregio, nelle cui formelle brilla in oro su fondo rosso-cocciniglia la stella chiomata, uno dei simboli dello stemma della Pia Società Salesiana; come l'ancora e il cuore ornano la parte centrale dei rosoni e delle patere in grigio e giallo, bellamente seminate nel corpo della stoffa, che è chiusa da un ricco fregio con bellissima frangia.

Ed eccoci alla Cappella.

Lo splendido affresco della Pietà, ispirato al celebre lavoro dell'Hébert, venne eseguito nel 1889 dal pittore Giuseppe Rollini, antico allievo dell'Oratorio. Al di sotto, sopra due gradini marmorei, s'erge un grazioso altare in biancone di Verona, con un gradino decorato da una fascia di foglie trilobate a color verde su fondo d'oro, la mensa sostenuta da quattro colonne di alabastro di Busca, e il pallio riccamente decorato a mosaico. E lavoro dell'ottimo sig. Vincenzo Gastini e la decorazione a mosaico è della celebre Società musiva di Murano. I candelabri, la croce, le carteglorie e le lampade, in bronzo dorato, son dono delle case salesiane del Belgio.

Il basamento dell'abside è formato da pannelli con colori intonati coi marmi dell' altare. Sopra di esso all'altezza del gradino della mensa, havvi una treccia, su cui spicca un dentello che contorna l'affresco della Pietà ed è fiancheggiato da due lesene, decorate con due vasi, dai quali partono due candelabri di gigli che percorrono le lesene e si riuniscono nel centro dell'archivolto, all'imposta del quale vedonsi due patere con croce bizantina. Le vòlte a botte della cappella, sorrette da sei pilastri decorati a bugne e cosparse da motivi a rosoni e patere a colori ed oro su fondo di un azzurro notturno, e i soffitti degli scaloni, chiusi da un fregio in oro su fondo rosso terminato da una frangia verde-chiaro con croci bianche e seminati anch'essi da rosoni e patere a colori ed oro su fondi chiari nel cui centro campeggia la croce bizantina, sono ispirati all'antico mausoleo innalzato nel V secolo da Galla Placidia a Ravenna. Le cornici d'imposta son decorate a semplici motivi a chiaro-scuro, ispirati agli intagli dei capitelli del celebre S. Vitale.

Affinché la decorazione riuscisse perfettamente fusa rei colori, anche ai due portoni d'entrata, opera egregia in ferro battuto, si posero vetri colorati di bellissimo effetto.

La decorazione fu genialmente ideata ed eseguita in encausto dall'egregio prof. Francesco Chiapasso.

ALTRI RESTAURI.

Nè si limitarono all'interno i restauri e gli abbellimenti.

Sul frontone, all'affresco molto malandato, si sostituì in mosaico, con lettere nere su fondo d'oro, il smotto «AVE CRUX SPES UNICA »; si rinnovò il giardinetto che circonda il mausoleo nella sua parte superiore; si rifecero completamente il pavimento della terrazza di fronte alla Cappella della Pietà e quello del porticato dinnanzi la cripta ; e lungo tutta la terrazza si collocò un'elegante balaustrata in pietra artificiale armonizzante col disegno della tomba, con i pilastrini sormontati da vasi di bellissimo effetto.

Ad ultimare i lavori non manca che un conveniente restauro del porticato che fronteggia la cripta, e speriamo che pur questo potrà esser compiuto per le feste giubilari del sig. Don Rua.

L'iniziativa di questi abbellimenti, la cui notizia non può non produrre un senso di dolce soddisfazione in ogni ammiratore di D. Bosco. parti dal cuore dei nostri confratelli di Valsalice e fu sorretta con affettuosissima gara da molte Case Salesiane, dalle Figlie di Maria Ausiliatrice e da parecchi Cooperatori.

Gl'Italiani nell'Argentina

A Buenos Aires e in provincia di Cordoba - L'azione dei Salesiani -- Per l'incremento della lingua italiana - L'italiano in Patagonia.

Dalle risposte inviate ad una Circolare della Commissione Salesiana per l'Emigrazione togliamo questi dati per chi segue con interesse la vita degli Italiani all'Estero.

1) Gl'Italiani in Buenos Ayres e nell'Argentina. - I nostri connazionali emigrati nell'Argentina appartengono a tutte le provincie d'Italia; molti seno i Piemontesi, i Liguri, i Lombardi, i Veneti e i Romagnoli; ma in molto maggior numero sono i meridionali, specie i Napoletani, Calabresi e Siciliani. Le professioni a cui attendono si possono stabilire nella proporzione seguente: 4/1o agricoltori; 2/1o operai, 2/10 senza professione (specie donne e minorenni), quindi 1/1o in ordine di proporzione decrescente, tra muratori, falegnami, cucitrici, calzolai, fabbri, addetti alle mine, meccanici, sarti, servi e 1/10 di altre professioni. Nel tempo del raccolto, specie del grano, del granturco e del lino, il lavoro abbonda; nelle altre epoche dell'anno in generale scarseggia, ma, anche in ragione del molto che costano i viveri, è più che mediocremente retribuito.

Gli emigrati italiani temporanei (detti anche emigranti « rondini ») sono quasi tutti agricoltori e variano in proporzione della richiesta di mano d'opera e dell'andamento dei raccolti. Quelli abili per altre professioni, nelle città e centri di popolazione, in generale rimangono e si stabiliscono: ed una volta che si sieno acclimatati ed accostumati, difficilmente pensano di rimpatriare. Quest'anno (1909) aumentarono i temporanei, perchè i raccolti in causa dei geli e delle locuste ecc. non risposero alle speranze che si erano concepite.

Oltre le Italiane, vi son Colonie di tutte le principali nazioni del mondo, ma gli Italiani rappresentano nella popolazione il 50% in confronto delle altre Colonie. Essi poi sono preponderanti nelle provincie di Cordoba e di S. Fé.

2) Gli Italiani in Cordoba e provincia - La popolazione totale della città di Cordoba secondo il censimento effettuatosi nel 1906 era di 92.776 abitanti (dei quali circa 12.000 immigrati), mentre il censimento del 1895 non ne dava che 54.763; si è quindi avuto un aumento d'oltre 38.000 abitanti in soli 11 anni. In base a quest'aumento si può ritenere che dal 1906 a tutto il 1909, ci possa essere stato un aumento di oltre 7000 abitanti; in modo da potere ragionevolmente stabilire la popolazione di Cordoba al 1° Gennaio 1910 in 1oo.ooo abitanti, di cui circa 15.000 immigrati e di questi 6ooo italiani di origine, senza contare i figli d'italiani nati qui, perché dalla legge Argentina (jus loci) considerati argentini, mentre secondo il criterio europeo (jus sanguinis) sarebbero italiani.

Nella provincia poi, nel 1909 si possono calcolare 1oo.ooo immigrati; e perchè l'elemento italiano, trattandosi di zone agricole, è in grandissima maggioranza, si può anche fissare la cifra degli italiani residenti in provincia a 70.000, appartenenti in massima parte alle provincie del Piemonte e della Lombardia, da cui vengono i migliori agricoltori; dopo i quali vengono i giornalieri e i braccianti in generale, poi gli esercenti i varii mestieri, il commercio, le industrie, e in minore scala i professionisti. Per l'agricoltore, il bracciante e l'operaio in generale, le condizioni economiche si presentano piuttosto soddisfacenti. Invece si presentano abbastanza difficili per coloro che, non possedendo nessun mestiere o arte, nè essendo adatti al lavoro pesante dei campi, devono cercare con fatiche un impiego qualsiasi, quando non sono obbligati ad un ozio deprimente e oltremodo pregiudizievole.

3) Azione dei Salesiani. - In tutte le parrocchie affidate ai Salesiani e in tutte le cappelle da loro officiate vien disimpegnato un attivo servizio di assistenza religioso-sociale, che cede soprattutto a vantaggio degli italiani, costituendo essi la maggioranza di quelle popolazioni.

Ad esempio la parrocchia della Boca in Buenos Ayres, su circa 70.000 abitanti, conta ben 50.000 italiani, che dànno il maggior contingente a quelle fiorenti scuole parrocchiali ; ed altrettanti italiani appartengono alla parrocchia di S. Carlo in A lmagro che ha un totale di 75.000 abitanti, ove i Salesiani hanno il fiorente Colegio Pio IX de Artes y Oficios con 550 interni, il Collegio S. Francesco di Sales con 420 esterni, l'Oratorio di S. Francesco di Sales frequentato in inedia da 1200 oratoriani e l'Oratorio S. Antonio con altri 250 giovani, quasi tutti italiani o figli d'Italiani.

In Buenos Aires si presta eguale assistenza nella chiesa Mater Misericordiae, detta volgarmente la Cappella degli Italiani e nelle cappelle S. Caterina e del Collegio Leone XIII in Maldonado; lo stesso si dica di tutte le altre chiese, officiate nell'Argentina.

In Buenos Aires i Salesiani hanno anche due Segretariati per gli immigranti di ogni nazionalità: il primo trovasi presso la chiesa Mater Misericordiae (1669, Moreno); il secondo, aperto recentemente, è presso il collegio Pio IX in Almagro (4050, San Carlos).

Nè minore è l'azione benefica spiegata nelle singole case salesiane dell'Argentina, ove nei Collegi, negli Esternati e negli Oratori festivi rilevante è il numero dei figli degli Italiani. In tutte le nostre scuole s'insegna l'italiano; a Bernal ad esempio (in provincia di Buenos Aires, a mezz'ora dalla Capitale Federale) nelle nostre Scuole Normali e nelle annesse classi di applicazione si educano circa 250 giovanetti, per due terzi figli di Italiani, esterni e semi-convittori, oltre un centinaio di convittori; i quali, essendo il Collegio pareggiato alla Scuola Normale della Nazione (l'unica riconosciuta o incorporada), hanno anche la comodità di conseguirvi il Diploma di Maestri Normali. E tutti questi studenti non solo imparano comunque l'italiano, ma arrivano al grado di poterlo insegnare. E poichè Bernal è un centro assai commerciale che occupa parecchie migliaia di operai, i cui figli frequentano le nostre scuole, ivi s'è pure organizzato un Circolo di Operai Cattolici composto tutto di italiani; v'è una scuola notturna per gli stessi; e, stante la lontananza dalla Parrocchia, si presta loro anche ogni assistenza religiosa. Altri circoli di simil genere sorsero e fioriscono all'ombra di altre case salesiane.

Nè è da tacersi il bene che si cerca di compiere per mezzo della buona stampa. Nella Repubblica Argentina i nostri confratelli pubblicano il « Cristoforo Colombo » (l'unico periodico italiano, cattolico, dell'America del Sud) che ha più di 3.000 abbonati, quasi tutti Coloni Italiani; « La Verdad » (con sezione italiana) che ha più di 1.ooo abbonati; e « El Mensajero » (con sezione italiana) che ha 3.000 abbonati.

4) Per la lingua italiana. - Ci scrivono anche

« Per ottenere un vero trionfo della lingua italiana e fomentarne l'uso in tutta l'Argentina, noi siamo convinti che il Governo della nostra Patria dovrebbe dare qualche privilegio, che riconosciamo praticamente facile e che risulterebbe d'immenso vantaggio per la Penisola. Questo sarebbe di permettere che qua si dessero dai figli d'Italiani gli esami in lingua italiana, su tutte le materie studiate in lingua spagnuola, davanti apposita Commissione, in modo che fossero validi per potere ottenere (ritornando in patria) di essere considerati nello stesso punto di studii come se si fossero compiuti i corsi in Italia. A ciò fare sarebbe necessaria una specie di equivalenza nei Programmi Italo-Argentini, che non sarebbe poi molto difficile (tolta la Storia e la Geografia, da aggiungersi e spiegarsi diffusamente). Così una famiglia italiana, con questa risorsa di avere i figli idonei a passare dalle une alle altre scuole, non si scioglierebbe così facilmente dal suo antico paese, e i figli avrebbero sempre un allettamento a passare da una all'altra nazione, il che preparerebbe anche finanziariamente la comunità di tanti interessi commerciali, oltre la coltura letteraria, ecc., ecc. L'offrire solo i libri o un sussidio in denaro alle scuole, senza dare qualche privilegio alle famiglie ed ai figliuoli, ci pare che non possa produrre per la lingua e la sua conservazione quell'interesse che si desidera. Bisogna poi aggiungere che in questi paesi è quasi totalmente dimenticato lo studio classico, non solo del latino, ma anche dello spagnuolo: e nelle scuole gli autori classici spagnuoli appena si conoscono di nome, quindi le bellezze letterarie, gli esercizii di composizione sono poco svolti : tutto è ridotto a lezioni e nozioni di cose: molta storia e geografia del paese minutissima e scrupolosa: moltissimo di matematiche e scienze naturali: si è voluto portare il sistema del Pestalozzi fino ai gradi superiori, riducendo le scuole preparatorie all'Università quasi ad un corso tecnico. Sarebbe appunto questo corso che potrebbe offrire la base per l'accennata equivalenza o pareggio...

5) L'italiano in Patagonia. - Da un'intervista col missionario D. Giuseppe Brentana residente a Viedma in Patagonia, pubblicata dal Cittadino di Brescia, spigoliamo

« - Loro, Missionari Salesiani, hanno parecchie case in questa Patagonia, cinque volte più estesa dell'Italia?

» - Molte, relativamente parlando: non vi è borgata di qualche importanza, che non abbia la sua missione.

» - E limitano l'opera agli indigeni o la estendono pure ai bianchi?

» - Siccome gli indigeni non rappresentano che una piccola parte della popolazione del Rio Negro, e il resto è una mescolanza di immigrati o di figli di immigrati o di creoli, così ci occupiamo naturalmente dei bianchi più che degli indigeni.

» - Tra i bianchi vi sono molti italiani?

» - Più della metà della popolazione dei piccoli centri e dei piccoli porti è italiana, e specialmente dell'Italia Meridionale.

» - E quali aiuti prestano i Missionari all'emigrato?

» - D'ogni specie. Noi ci occupiamo dell'educazione dei fanciulli e dei giovani; dell'assistenza agli ammalati, delle visite ai prigionieri; collochiamo convenientemente i nuovi arrivati e raccogliamo gli orfanelli. In Viedma per esempio, la Missione ha due collegi, uno maschile di carattere professionale e di coltura, e un altro femminile dirette dalle figlie di Maria Ausiliatrice e frequentato da più di cento giovanette. Abbiano anche un Ospedale con sessanta letti (così fossero di più) al quale è annessa una ben provvista farmacia. Abbiano poi un gabinetto di fisica e chimica per gli studenti delle classi superiori. E per estendere i benefici della scienza meteorologica abbiamo formato una rete importante di osservatori meteorologici, di cui tanto si avvantaggiano i nostri studenti di ingegneria e di idraulica.

» - Cospetto! Ma dove mai trovano il mezzo per sostenere tante spese?

» - Nella Provvidenza, signore, nella Provvidenza. Noi Missionari tocchiamo con mano giorno per giorno, anzi ora per ora, come l'opera del Ven. Don Bosco sia vera opera di Dio: essa progredisce mirabilmente, allargando sempre più la sua benefica influenza e sopra gli indigeni e sopra gli emigrati, nonostante la grande scarsità di mezzi.

» - Ma, e il Governo Argentino non presta man forte a un'opera così benefica?

» - Il Governo Argentino sussidia le Missioni Salesiane con 5ooo lire annue e concede l'esonero dei diritti agli articoli di culto, medicine ed altro dei poveri Missionari

» - E le autorità italiane che fan per Loro ?

» - Ci aiutano ottenendo la spedizione dei libri e di oggetti scolastici per le scuole della Missione che favoriscono l'insegnamento dell'italiano.

» - Dunque anche nelle scuole della lontanissima Patagonia risuona per loro merito la dolce favella del sì?

» - Certamente ! ogni anno si danno saggi pubblici di tale insegnamento, ai quali intervengono i rappresentanti del nostro governo e gli Italiani più ragguardevoli delle località...»

DALLE- MISSIONI

EQUATORE

Un episodio dalla vita jivara.

(Lettera del sac. Michele Allioni).

Gualaquiza, 19 settembre 1909. R.MO SIG. D. RuA,

Vo' narrarle, amatissimo Padre, l' ultimo atto della vita Shuara contemporanea, tanto più che in questo momento ho qui con me uno degli eroi, Mariano Katipi. È una prova di più dello spirito bellicoso di questa gente, e nel tempo stesso una dolce speranza che la Religione di Gesù Cristo finirà per trionfare anche di questi poveri selvaggi.

D. Santinelli in una sua lettera le narrò come i Kivari di Pachicosa capitanati da Shamacashi, Tiui e Poàngera avevano assassinato una famiglia in Junganza e precisamente Achañati, Chamikti e la donna Masinghi. Orbene il primo dei tre è cognato di Juan Chiriapa che vive qui alla sponda del Bomboiza; e questi, belligero di sua natura e pieno di attività, in questi ultimi mesi aveva visitato tutte le case per eccitarle a vendicare i caduti nel dicembre passato.

Delle case di questi dintorni, tre sole risposero al suo appello; quella di Chumbicke in Gualaquiza, quella di Tendezza al Zamora, e la casa di Chupi in Tres Cruces. Ma con questi soltanto Chiriapa non si fidava ad attaccare Pachicosa, perciò il fratello Mariano Katipi, insieme con Dorningo Tibirma, si recò a Mendez e Macas, a visitare i proprii conoscenti allo scopo di condurli qui in buon numero a detto fine.

Infatti il 3 agosto giungevano a Gualaquiza 8o uomini, tutti in pieno assetto di guerra e al comando di sei capitani, il terribile Mangashi di Macas, (un uomo gigante che, a quanto mi fu detto, ha già celebrata sei volte la festa della shanza), Chamikon di Junganza, Poamdam di Chupianza e tre di Mendez. Non passarono per la via ordinaria per paura di essere visti dai Missionari e quindi impediti nel loro divisamento ; e di quella sera giungevano alla casa di Chiriapa, che in loro onore ammazzò quattro porci..

Ma dieci giorni prima che giungessero li aveva preceduti un messo per preparare il ricevimento, e questi, incontrati presso la casa missione degli amici, cominciò con essi una conversazione animata. Di quei giorni si trovava con noi un piccolo kivaro di Pachicosa, già nostro allievo in Riobamba, Raphael Tihtah, il quale udì tutto ed il giorno stesso partì per casa sua ad avvertirla del pericolo sovrastante.

Così avvenne che, la mattina dopo l'arrivo dei Mendeños, giunse alla stessa casa di Chiriapa un certo Shakai José Maria di Zaraguro, il quale assicurò che tutti i Kivari di Pachicosa si erano rifugiati in Zaraguro ed il Shamacashi era passato a Loja.

Se quello che disse Shakai fosse vero o solo un trannello o una diversione non l'ho potuto precisare; però vari esploratori si spinsero fino a Pachicosa e non ne seppero nulla, quindi deliberarono di soprassedere. Si dispersero per tutte le case del territorio ed a gruppi vennero pure quasi tutti alla casa della Missione, per avere dei regalucci e udire la spiegazione del Catechismo. Mi pare che pochi tra loro sien veramente cattivi ; e tutti mi promisero che non avrebbero combattuto, anzi ne avrebbero dissuasi gli altri.

Così fu. Dopo quattro giorni di permanenza, a dispetto dell'eloquenza e della rabbia di Chiriapa, la maggior parte riprese la via del ritorno, e la vigilia della festa dell'Assunta gli ultimi ripassarono i monti, cosicchè per ora è dileguato un pericolo che poteva avere conseguenze disastrose.

Ammirabile fu la condotta della maggior parte dei Kivari di Gualaquiza. Kayapa Juan, il capitano di Gualaquiza, dopo aver detto quanto sapeva per dissuadere la casa di Chiriapa dal suo proposito, quando seppe che venivano i Kivari di Mendez, mandò a dire che non ne avrebbe ricevuto uno in casa sua e non voleva neppur parlare con loro.

Similmente Wisuma, Nantipa, Vicente, non solo si rifiutarono alla guerra, ma con quanti parlarono, in tutti cercarono d'ispirare propositi di pace.

Fallita questa impresa, giova sperare che rimangano calmi per alcun tempo. Tutti i perturbatori, ad eccezione di Juan Chiriapa, vennero alla Missione per scusarsi; segno anche questo che in molti di loro si va sviluppando un po' di coscienza cristiana; ma creda, amato Padre, che è proprio necessario impiantare altri centri di Missione, benchè le difficoltà che si oppongono al momento sono quasi insormontabili, ed è convinzione comune che non potremo inoltrarci, se non quando verrà un'immigrazione forte e sana fisicamente e moralmente.

Si parlò e si trattò più volte di questo disegno, ma sempre senz'esito. In questo momento pare che si possa riuscire ad alcunchè di positivo. Il 15 di questo mese si raccolsero qui alla Missione tutti i principali entabladores di Gualaquiza per agire collettivamente. Si posero le basi di un programma particolareggiato che venne diramato nell'altipiano per ottenere l'adesione e l'appoggio di tutti gli interessati. Sarà pur madata alla Camera una Solicitud firmata da tutti e sostenuta da tutti i deputati dell'Azuay. La petizione domanda tre cose sopratutto: il distacco del cantone di Gualaquiza dal Sigsig, la colonizzazione del territorio per mezzo d'una immigrazione straniera possibilmente latina e cattolica; una legge di tutela per i Kivari. Quando ella, sig. D Rua, leggerà questa mia, forse la legge sarà già approvata, con grande vantaggio, indiretto, ma sicuro per la nostra Missione.

Che il Sacro Cuore di Gesù e Maria Ausiliatrice ci aiutino! Ella pure ci benedica e benedica sopratutto ai poveri figli della foresta che ancor non conoscono la civiltà cattolica e vagano in ombre di morte.

Benedica anche al

Suo aff.mo Figlio in Corde Jesu Sac. MICHELE ALLIONI.

CINA

Nell'isola di Sam=tcióu.

(Lettere del Sac. Giovanni Fergnani al rev.mo sig. D. Rua).

(1) Questa 1a lettera, invece di giungere a destinazione, dopo un lungo disguido ritornò in Cina: e noi siamo doppiamente grati a chi la scrisse, poichè ebbe la bontà di rinviarla gentilmente (N. d. R.). I.

Macao, 29 settembre 1908 e 1909 (1).

AMATISSIMO PADRE,

LA data posta in capo alla presente ci fa tremare il cuore di tenerezza, rammentandoci Colui, che qui in terra con tanta sapienza ci guida a porto sicuro. Come non invidiare giustamente quei nostri fratelli, che hanno la sorte di festeggiar dappresso l'amabilissimo comun Padre?

Noi ci uniamo a loro col pensiero; e, non potendo altro, ci permetta, amato Padre, d'intrattenerci con la bontà della S. V. Rev.ma almeno per iscritto. Supporremo di starle al fianco a Torino.

Le dirò dunque d'un piccolo tentativo, ossia d'un primo passo verso le Missioni, nella gran Terra di Confucio.

La comparsa del diavolo europeo - Mistero svelato -- Battaglia a sangue - Cortesie cinesi.

M'imbarcava il 24 settembre 19o8 alla volta di Sam-tcióu con un mare bello, tranquillo, direi quasi accarezzato soavemente da una brezza in favore. Non sto a ripeterle quale godimento si prova allo spettacolo di tante isole e scogli incontrati al nostro passaggio.

Dopo poche ore si arriva. Gli otto o dieci barcaioli che m'accompagnavano, veri atleti nettunici, non mostrano la letizia di respirar, dopo molto tempo, l'aria nativa. Avanti! Si attraversano, a gambe nudate, torrenti senza ponti, prati, boschi, campagne.

Eccoci al paese: la curiosità per la comparsa d'un forestiero in quel luogo è incredibile. La maggior parte di questi buoni villici non videro mai in vita loro la faccia, e... sopratutto la barba di un diavolo europeo. Si figuri quindi qual bestia rara io dovevo apparire ai loro occhi! I fanciulli in particolare non potevano saziarsi delle discrete proporzioni del mio naso, ch'essi confrontavano con il proprio, misurandoselo con le dita distese. Alle donne poi feci senz'altro la figura del buffone da teatro, giacchè nella Cina solo ai vecchi e ai commedianti è concesso l'uso dell'onor del mento, vero o finto, poco importa.

La mia scorta frattanto passava taciturna di via in via; e, accennando diverse case, quali intatte e quali abbattute, mi sussurrava all'orecchio: « Questa è nostra, quell'altra pare...»

Conviene spiegare il mistero.

Quindici anni or sono in questo paese, che si chiama T'in sam, ci fu una battaglia a sangue. Noti bene che in tutta l'isola, che non si può dir piccola, non si sa che sia mandarino, soldato, o autorità di qualsiasi altra sorte, eccezion fatta degli esattori che, con esatta puntualità, compaiono a riscuotere le tasse.

Gli abitanti di Sam-tcióu si governano col sistema patriarcale, il quale spesso non basta a frenare il tumulto e la baldanza delle passioni. In fatti, nella zuffa summentovata, mentre i più forti lasciarono sul campo tre morti, gli altri piansero dodici vittime, con di più lo sfratto dalla propria terra, e rovina o confisca dei beni.

Cercato un rifugio in Taiga, possedimento portoghese, in un centinaio circa, i vinti furono conquistati alla fede, o per essere più sinceri, l'interesse li spinse a quel passo, sperando una protezione, che non ebbero mai.

La più dura delle condizioni a loro imposta è ch'essi non rimetteranno più piede in patria, tranne a sborsare una ingente somma, pena il sugo di bastone... o peggio.

Ecco spiegato il contegno tutt'altro che allegro e disinvolto de' miei amici. Senonchè la mia presenza, in qualità di europeo, doveva servire loro di sicura garanzia. E, ad onor del vero, malgrado i più oscuri pronostici che s'erano fatti sul conto della mia pelle avanti di partire, debbo confessare che non solo non ebbi a soffrire il minimo sgarbo, ma al contrario in tutti i villaggi trascorsi ci fu sempre l'offerta generosa del c'ià (thé): etichetta molto scrupolosa nella civiltà cinese.

Un mandarino senza coda - Varietà della mensa cinese.

Ma gira e rigira a stomaco vuoto, mi trovai alla sera quasi esaurito di forze; m'era dimenticato che i Cinesi sogliono far due pasti al giorno: l'uno al mattino, l'altro di sera. Andavo però consolandomi meco stesso: « La fame? pazienza; almeno furon salve le spalle.. E si deve il merito in parte alla mia barba di rame, se passai tosto per un inglese, un pezzo grosso insomma, che esplorava il terreno per farne nientemeno che la conquista. Di qui un rispetto, uno sgomento generale. Non era certo il caso di trarli d'inganno: fiero anzi della nuova dignità a nessuno mendicata, potei quel giorno, e gli altri pure, vivere la sicurtà d'autocrate mandarino.

Così dunque era passato il primo giorno; o piuttosto intendevo dire, finalmente ci sedemmo a cena.

Scuserà, amatissimo Padre, se mi tocca scendere a certi particolari, dai quali non posso dispensarmi, se voglio darle un'idea completa della vita di cui vissi.

La tavola è letteralmente ingombra di piattelli a varie dimensioni, di cibi svariatissimi. Mi conforto nel constatare de visu che i Cinesi ad onta della loro fama in contrario in Europa non son poi pessimi gustai. Infatti il pollo, i pesci, le uova, il porco, riso, granchi e verdura, in compagnia di molte salse piccanti, farebbero stuzzicare l'appetito anche in altri paesi.

La preda adunque c'era e svariata, e l'appetito era formidabile; il busillis stava nel modo di poterla acciuffare. Gli amici miei, bene eser citati in quell'arte, afferrarono i lunghi stecchi e non fallivano mai nel colpo. Invece povero a me! non riusciva adattarmeli a dovere. L'un si prende con le prime tre dita della mano destra quasi come una penna da scrivere, l'altro si accosta al primo, in maniera però che posi sul polpastrello dell'anulare, e cosi simultaneamente chiuderli e aprirli, come si farebbe d'un paio di forbici. Ma ripeto per me, accostumato alle armi europee, fu un'impresa disperata, perchè or l'uno or l'altro, al minimo spostamento, mi cadevano dalle mani.

Non creda però, amato Padre, che mi perdessi d'animo; escogitai anzi tal rimedio da sgomentar quasi i miei trionfatori. A stomaco vuoto dal mattino, dopo quattro ore di viaggio con la barca e altrettanto .e più con le mie gambe, io non mi poteva dar vinto così facilmente.

In una parola, con tutto il garbo e la delicatezza che m'era possibile, allungai i cinque stecchi della stessa mano destra, coadiuvati dagli altrettanti della sorella di sinistra, e in breve, glielo assicuro, mi trovai lavoratore non indegno de' miei compagni di lotta.

Così decisi con soddisfazione un affare che per me non poteva dirsi indifferente, in quel giorno soprattutto. Qui sarebbe il caso di aggiungere che, non ostante la mensa svariata, la sobrietà del Cinese è grande. Giacché è vero ch'essi accumulano stranamente tante specie di vivande; nondimeno, in proporzione, trattandosi in generale di minuscoli piattini, la quantità è assai modesta.

Avanzando bel bello i loro stecchi (d'ordinario della grossezzza d'una cannuccia da scrivere, ma alquanto più lunghi) attingono tutti indifferentemente alle stesse fonti, chi qua, chi là, a seconda della varietà dei gusti.

Ed è davvero maravigliosa la maestria con cui possono piluccare ora in uno ed ora in un altro piatto, fino alla più minuta particella!

Solamente il riso, il boccone favorito, che riserbano per la fine, lo spazzano via con meno scrupoli. Accostano con la sinistra al labbro inferiore l'orlo della ricolma scodella, e poi, tenendo spalancata la bocca, a stecchi serrati, tirano giù vigorosamente, facendo in quattro e quattr'otto piazza pulita.

Non usano acqua, mai, e fanno bene, perchè si risparmiano più d'una malattia; ma il c'ià (thé) è pronto a tutte le ore, quantunque non mancano di vino, o meglio di parecchie qualità di forte acquavite, agli europei, spesso nauseanti.

Come il c'ià, sovrabbondano le pipate d'ogni genere: sigari, sigarette, pipe dai manichi lunghissimi e un minuscolo caminetto; pipe ricche di metallo, congegnate in modo che il fumo si purifica e si rinfresca filtrando prima attraverso all'acqua; pipe finalmente, le quali non sono altro che enormi canne di bambù, che, posate a terra da una estremità, dall'altra vi possono applicare comodamente la bocca piena a lunghe aspirazioni.

Fra tanto lusso però di aromatico fumo, così comune in tutto l'estremo Oriente, noi teniamo ferma la promessa a lei fatta, amato Padre, avanti di partire, di lasciare cioè trionfalmente fumare i comignoli delle case e le ciminiere dei vapori.

Architettura primitiva - Splendore insolito - Rassegna di amici poco simpatici --- La preghiera in mezzo ai diavoli - Notte tormentosa.

Le stelle luccicanti, ma specie un generale spossamento delle ossa c'invitavano a entrare in casa pel riposo. La quale casa, e come essa tutte le altre di quest'isola, è di un'architettura primordiale. Dall'unica porta d'entrata si accede a un piccolo atrio, libero ai venti e alla pioggia, con ai lati due bugigattoli o peggio; l'uno per gli animali domestici, l'altro opposto per la cucina. Nel mezzo, in corrispondenza con la porta d'ingresso, l'uscio della stanza maggiore, anzi dell'unica stanza visibile, perchè a suoi fianchi si aprono pure due antri senza luce, ch'essi onorano col nome di camere.

Noi però (l'uomo dalla barba e il suo maestro cinese) siamo fortunati: due nudi tavolati sono li che ci attendono nel salone centrale.

Nel mettervi piede dentro fui tosto sorpreso da una viva luce che illuminava l'appartamento, sembrandomi tale splendore soverchiare la condizione di questa non ricca gente. Ecco di che si tratta.

La parete dirimpetto all'entrata è affatto ricoperta da un lungo altare, dove con mistico disordine, stanno disposti i nomi di parecchie divinità, frammisti a quelli degli avi di famiglia. Di sotto all'altare mi colpì la vista d'un demonio più indemoniato degli altri, che è nell'atto di digrignare i denti, con gli occhi fuori dalle occhiaie grottesche, i pugni serrati, piegato sulle ginocchia quasi per scagliarsi addosso a qualcuno.

- Razza di cane! - non ostante l'onore che gli viene prodigato, siccome a caporione di diavolerie, capace, se gli garba, d'ingoiarsi tutti gli altri diavoli insieme, non potei trattenermi dal recitargli sul viso quel bel saluto.

Prima di stendermi sul morbido letto, era impossibile ch'io non volessi esaminare ben bene con qual sorte di nuovi amici mi toccava passar quella notte. Quindi seguitai la rassegna.

A sinistra un grosso carattere: Koung, il primo antenato, lo stipite dell'umanità, Adamo in conclusione. Dall'altra: Shao, vecchiaia, augurio di lunga vita. E poi in qualunque lato delle diverse pareti, varie liste di carta rossa: nomi di divinità o di parenti defunti, insomma non uno, ma mille diavoli insieme. Ed io dovrò passare questa notte in vostra compagnia.? Non mi aspettava tanta fortuna!

Tosto poi che piegai il ginocchio in quel luogo singolare, il quale mi aveva l'aria più d'una pagoda che d'una semplice casa, per rendere omaggio e grazie a Colui ch'è solo vero Dio; considerando la cecità di tanti uomini, i quali misconoscono il loro Creatore e Padre per fabbricarsi Dei di legno e di pietra, sentii una stretta al cuore e non potei frenare i singhiozzi che mi serravano la gola.

Infelici fratelli! Quando aprirete gli occhi alla luce della verità?... Pure, riflettei anche, io vidi quella povera donna che ci ospita, inchinarsi con un senso di pietà sincera a questi orribili mostri. E allorché le accennai com'era inutil cosa quella cerimonia, ella mi guardò costernata, scandolezzata come se io, lo straniero, fossi un miscredente che rifiutava le preghiere che con tutta buona fede ella aveva fatto per la mia salute e prosperità. Buon Dio! e chi può scandagliare a fondo gli abissi del cuore umano? Chi potrà senz'altro condannare la ingenua credenza di tanti milioni di creature, le quali, perduto il concetto chiaro dell'unità di Dio, e nello stesso tempo sentendone l'assoluta necessità, si crearono tante forme idolatriche, sotto cui forse, anzi senza forse, sta adombrata, benchè tanto imperfettamente, l'idea del Creatore unico e supremo?

Ed io pregai che finalmente s'aprisse la luce fra le tenebre, e che il Sole della verità splenda a questo popolo, che ha così radicato nel cuore il sentimento religioso. E mi confortavo anche ripensando, come una volta rigenerate alla fede, le stesse persone che con sì forte persuasione si abbarbicano a false larve di divinità, onoreranno poi con vero entusiasmo il Re immortale ed invisibile, cui soli honor et gloria!

Prima di abbattere e di distruggere però, catechizzarli bisogna, e poi, s'essi non saranno recalcitranti all'opera della grazia divina, la maravigliosa metamorfosi non tarderà ad essere un fatto compiuto.

Terminata la preghiera, mi affrettai a soffiare sulle candele che ardevano innanzi quei sacrileghi numi, più rassegnato a dormire.

M'accorsi però, che non ero punto rotto alla vita del forte missionario. Infatti, benchè cadessi a pezzi dalla stanchezza, disperai di trovar requie in quel duro strato legnoso. Il cuscino (oh! qual cuscino!) era il peggiore tormento. Figurarsi: non è altro che una mattonella inverniciata, cui i Cinesi sottopongono alla radice della folta coda, dormendovi sopra saporitissimamente.... Per mia disgrazia io non ho ancora il codino, perciò non solo i nervi della nuca, ma tutte le ossa del cranio si rifiutavano assolutamente a mettersi in armonia con quel coso, il quale poteva avere tutte le buone qualità, tranne quella di essere soffice. Tentai, se m'era possibile, lasciando in disparte il mattone, stendermi orrizzontalmente supino, ma il cibo mi veniva su alla gola.

Senza coperte, senza lenzuola di sorta, frugai in tutti gli angoli se ci fosse stato un arnese meno ingrato da sostituire alla pietra, ma nulla. Finalmente le ammaccature alla testa risvegliarono l'ultimo barlume d'intelligenza. Tolsi la veste, e avviluppandone ben bene il mattone, ne smussai in certo qual modo le angolosità troppo taglienti. Ciò non cambiò di natura alla rigida pietra, tuttavia mi ci adattai alla meglio colla speranza di dormire. Non ancora; chè tosto cominciai a distinguere nella quiete notturna lo strano e misterioso ronzare di grossi insetti, i quali sbattacchiando a volte contro i muri, venivano a cadermi sul viso. Quali sussulti e che strano ribrezzo passava nel mio cuore in quel momento! Ma più furbi ed assai più filosofi di me, certi topolini approfittavano del buio per rodere le candele offerte agli dei. Che divoti di nuovo conio! Finalmente persi memoria dei farfalloni, dei topi e delle punture delle zanzare, e m'addormentai.

Al rompere dell'alba fui svegliato dalla voce di un gallo e da quella di un porchetto. Quest'ultimo anzi spinse la cortesia al punto d'entrare nella stanza a darmi il buon giorno, chiedendo nel suo linguaggio, la razione mattutina.

Bisogna restare - Dalla cima dei monti - Il mare agitato - Dio ci aiuti.

Il giorno seguente m'aspettava un'amara delusione. Terminato lo scopo della mia missione in quel luogo, che era, come dissi, d'appoggiare quei cristiani affinché potessero rivedere la loro patria, speravo tornarmene.

No, il vento era contrario ed il mare in burrasca. Colla solita scorta feci allora una giterella sui monti, che dividono in due l'isola bella. Era uno spettacolo interessante! I flutti schiumosi, ruggenti, flagellavano tutt'intorno le coste, mentre le vallate erano rallegrate internamente da campi verdissimi e da una trentina circa di villaggi, seminascosti tra folte boscaglie. Abbracciai con l'affetto del cuore tante creature che vivono in quelle povere case, molti ancora nella semplicità di costumi antichi.

Amatissimo sig. D. Rua, potesse la mia voce esser così tonante da ripercuotersi fino costà alle orecchie di quelle anime generose, che sentono pietà della miseria spirituale di tanti popoli, senza Dio, senza prete! Griderei loro: ecco un ubertoso campo per dare sfogo alla bontà del vostro nobile cuore! Venite, l'isola di Samtcióu vi aspetta!

Io fui costretto a fermarmi tutto il giorno nell'isola, e l'indomani pioveva; dovetti quindi rassegnarmi a vivere rinchiuso prigioniero in quella specie di spelonca. Che pena! Lo stanzone si affollò presto di curiosi, amici e nemici, i quali con la loro rozza semplicità si sdraiarono in ogni canto, fumando, eternamente pipando. Per mezza giornata parlai loro di Dio e dell'anima con vero calore, sebbene i miei uditori non si mostrassero troppo entusiasmati. E poi pensai:

« Domani nella nostra casa si farà una festicciuola discreta; dovrei accompagnare la Messa... ed io dovrò restar sequestrato in quest'isola, in questa stamberga! »

Corsi al mare, ma era in burrasca. Tornato al paese, entrai in una scuola, dove feci tosto amicizia col maestro e gli scuolari. Anzi, mentre il buon pedagogo, per dare una lezione pratica a' suoi allievi, ravvolto in un copertone e bianco come un morto, stava disteso nel letto a fumare l'oppio, io provai un grande sollievo nell'insegnare a' miei piccoli amici le cinque vocali e i numeri arabici fino a dieci al modo europeo, fra l'ammirazione di molti, che adocchiata dalla porta la mia barba, si fermavano, squadrandomi a bocca aperta.

Alla domenica i miei cristiani mi annunziarono contenti il vento propizio. Eccoci di nuovo sulle acque; si va, si vola ch'è un piacere; ma la nostra consolazione non è duratura. Il giorno innanzi era passato davvero su quel mare il tifone, lo spavento e il disastro di queste contrade meridionali della Cina, lasciandolo in grande agitazione. Gl'intrepidi pescatori se ne avvidero ben presto, e, calata la vela, accettarono la lotta, dando mano ai remi. Le onde in breve diventarono flutti, i flutti terribili cavalloni. Alla gagliardia dei muscoli, i bravi rematori unirono la fiducia in Dio:

- Padre - gridavano - prega Dio che ci aiuti! (T'intciu po' yao).

Manco a dirlo ch'io pregavo e con una divozione quale forse non ebbi mai in vita mia.

Lo spettacolo si faceva sempre più terrificante. A quando a quando un'ondata più forte, battendo il fragile vascellotto, ci passava sopra, coprendoci con pericolo imminente di affondare.

Allora quegli uomini di ferro, raddoppiando gli sforzi, levavano il grido:

- Dio ci aiuti! (T'intciu po' yao).

E anche adesso, ogni qualvolta ripenso con raccapriccio a quei mobili monti gorgoglianti, su cui eravamo trasportati per precipitare improvvisamente in quelle voragini aperte, mi par ancor di vedere quelle tempre di acciaio tagliare intrepidi l'onda contraria, e udire dalla loro bocca la bella sfida che gettavano ai flutti e alla morte:

- Dio ci aiuti! (T'intciù po' yao).

Il Signore ascoltò quella preghiera. Dopo parecchie ore di vera agonia, si raggiunse sani e salvi la nostra residenza.

Amato Padre, un'ultima parola. Presi minute informazioni sulla questione che, dopo tanti anni, divide questi cristiani dai loro compaesani. Se la Provvidenza aprirà loro una via di rappacificarsi e far ritorno ai paterni lidi, l'isola di Samtciou raccoglierebbe già in sè il germe della Fede; il quale, fomentato dalla grazia divina, potrebbe estendersi a tutti gli abitanti di quella terra. Ma occorrono tre cose affatto indispensabili: preghiere, anime generose che si sobbarchino alla santa impresa, e denari; preghiere particolarmente dai nostri fanciulli, missionaria dal sig. D. Rua, e quattrini dai Cooperatori.

Amatissimo Padre, perdoni a chi l'ha annoiato con la presente, e in compenso gli mandi la sua paterna benedizione. Il suo

Dev.mo e aff.mo figlio nel Signore

Sac. GIOVANNI FERGNANI.

In fascio.

MATTOGROSSO (Brasile). - Al lutto profondo in cui piombò la Confederazione Brasiliana per la morte dell'ecc.mo dott. Alfonso Penna, presidente della Repubblica, si associarono con tutte le case salesiane anche le nascenti Colonie fra i Bororos, celebrando solenni funerali. Nella cappella della Colonia del S. Cuore, spiccava un bel tumulo ornato dalla bandiera nazionale velata a bruno, attorno il quale mesti si schierarono tutti gli indii, con una rappresentanza della Colonia dell'Immacolata. Solenni omaggi furori resi alla memoria del virtuoso estinto anche nelle Colonie di Palmeiras e del Sangrador.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'Indulgenza Plenaria:

ogni mese:

1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno ;

2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte;

3) nel giorno in cui si radunino in conferenza.

dal 10 febbraio al 10 marzo:

il 22 febbraio, Cattedra di S. Pietro in Antiochia.

Inoltre: ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche chiesa) reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità ed un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente.

Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario avremo quest' intenzione generale

Implorare una specialissima assistenza dalla Vergine Ausiliatrice sugli Emigrati.

GRAZIE E FAVORI

Gloria a Maria SS. Ausiliatrice (*).

Gloria a Maria Ausiliatrice, perchè nell'ora della tristezza mi ha sempre soccorso, e quanto più forte era il bisogno, più pronto è stato il Suo aiuto. Oh! anche adesso, dopo cinque mesi dalla specialissima grazia ricevuta, nel vergare queste righe di ringraziamento mi sgorgano lagrime di riconoscenza.

Era la metà del bel mese di maggio; mio marito stava benissimo, anzi era ritornato allora dalla pesca, quando si coricò un momento per riposare. Dopo pochi minuti sento come un rantolo e corro a vedere. Oh spavento!... Col viso contratto, gli occhi stravolti, la bava alla bocca, l'amato consorte si dibatteva come in una convulsione. Terrorizzata, sola in casa, invoco la Madonna e chiamo aiuto! Alle mie grida disperate accorrono i vicini e spaventati mandano pel medico, il quale opera un pronto salasso e dichiara trattarsi di una congestione cerebrale. Chepoteva io fare? M'inginocchiai ai piedi dell'Ausiliatrice chiedendo istantemente la guarigione, altri si unirono alle mie preghiere e la grazia venne. Il malato, poco per volta, si desta come da un profondissimo sonno, torna in sè e in dieci giorni è completamente ristabilito.

Innumerevoli altre grazie ho ricevuto da così tenera Madre: ed oggi compio il mio dovere di attestarle pubblicamente la mia riconoscenza ed invio un'offerta per l'Opera di D. Bosco.

Fezzano (Spezia), 9 novembre 19o9.

EMMA GIACOPINI.

Lombriasco. - Una pleurite inesorabile mi andava lentamente consumando, e si era tanto aggravata da far temere della mia esistenza. Ricorsi con una novena a Maria SS. Ausiliatrice e la grazia fu evidente, perchè ogni giorno la febbre andò diminuendo e poi scomparve e mi trovai in piena convalescenza. Siano rese vivissime grazie a Maria Ausiliatrice, e possano queste linee risvegliar nei deboli la fede e renderla ognor più forte in chi ha posto nel suo patrocinio la maggior fiducia.

28 novembre 19o9.

Sac. GIUSEPPE PRIERI.

Orsara Bormida. - Un giovane ventenne fu colto improvvisamente da tubercolosi ossea al piede destro, e a detta dei valenti medici dei dintorni, da altre malattie gravissime, in tutto l'organismo. In breve fu ridotto quasi in fin di vita. Disperando della sorte del figlio, la sua buona mamma d'accordo col medesimo spedì subito la piccola offerta di io lire al Santuario di M. Ausiliatrice in Torino per raccomandarsi al suo potente e pronto aiuto. Il morbo interno dopo 24 ore si portò all'esterno e il malato migliorò subito con stupore dei medici - i quali credettero opportuno operare il paziente per ben tre volte e sempre con buona riuscita. D'allora in poi migliorò sempre, tanto che ora lavora alacremente quasi non avesse mai avuto quel male. I genitori riconoscentissimi per una grazia cos, grande e desiderata, inviano al Santuario una seconda offerta.

21 ottobre 1909.

G. G.

Agagio Superiore (Molini di Triora, Ventimiglia) - Sasso Lorenzo, d'anni 6o, si trovava affetto da mal di cuore, ed il medico l'aveva spedito. La figlia ricorse con fiducia a Maria Ausiliatrice con una novena di preghiere e promettendo una offerta. Il secondo giorno della novena il malato cominciò a riposare ed ora è completamente guarito. Adempio ora la mia promessa e ringrazio la Vergine Ausiliatrice d'avermi ridonato salvo il babbo!

15 ottobre 19o9.

SASSO SILVIA.

Caslino d'Erba (Como). - A causa di una pericolosa caduta non potevo più muovere la parte destra di tutta la persona. Feci una novena a Maria SS. Ausiliatrice e subito potei alzarmi di letto, poi scendere anche le scale, e vado già senza sostegno, nonostante i miei settant'anni suonati. Maria SS. Ausiliatrice mi continui la sua protezione e si abbia tutta la mia riconoscenza.

28 ottobre 19o9.

FERRARIO TERESA.

Casalgrasso (Alessandria). - Il mio figlio maggiore, di 17 anni, venne colpito da forte emorragia, che si rivolse in tifo pericolosissimo. Non sapeva più a qual partito appigliartisi, quando, capitandomi fra mano il Bollettino Salesiano, mi venne il buon pensiero di fare una novena a Maria Ausiliatrice, promettendo di far celebrare una messa e di pubblicare la grazia. Ed ecco, appena finita la novena, che il figlio si alzò da letto ed ora è in perfetta salute.

11 ottobre 19o9.

GAIDO GIOVANNA.

Morígnone (Sondrio). - Mio figlio, essendo tormentato da vario tempo da acuti dolori alla spina dorsale venne obbligato a tenere il letto, ove se ne stava immobile, a nulla giovando i rimedi dell'arte. Consigliato ricorse con piena fiducia a Maria SS. Ausiliatrice, ed anche noi in famiglia innalzammo preghiere, promettendo di pubblicare la grazia. Oh! grande bontà e potenza di Maria; si calmarono i dolori, e pochi giorni appresso potè alzarsi e sortire dal letto, ed ora trovasi in pieno vigore delle sue forze. Perciò, coi sentimenti di illimitata riconoscenza per questo ed altri beneficia ricevuti nel corso dell'anno, offro il tenue obolo di L. 10 pregando di dire una S. Messa in ringraziamento.

2 novembre 1909.

BONETTI-NACIO LORENZO.

Caltanisetta. - Non dimenticherò mai il 1° settembre 1909. Si era al settenario di una polmonite che aveva incolto mia moglie ed essa, munita dei SS. Sacramenti, aspettava l'estremo istante tra la dolorosa trepidazione mia e di cinque figliuoletti che lasciava orfani. La mattina di detto giorno fu atroce, perchè la malata ebbe una crisi nervosa violentissima che precluse ogni rimedio all'arte salutare; ma in un istante di lucido intervallo, con la più viva fede ambedue invocammo il soccorso della Vergine Ausiliatrice, promettendo di pubblicare la grazia. Fummo esauditi. La febbre cadde dopo qualche ora; ed in breve l'inferma si rinfrancò ed oggi accudisce alle cose della famiglia. In segno d'immensa gratitudine mando questa modesta offerta di L. 10.

Novembre 1909.

FRANCESCO VENDEMMIA, cooperatore Salesiano.

Fontanellato (Parma). - Dal più profondo del cuore sento il bisogno di ringraziare Maria SS. Ausiliatrice, per l'assistenza prestatami in affare importante. E da Lei 'che ripeto l'aiuto. Le mie deboli forze certo non potevano da sole superare così ardua impresa. Maria SS. Ausiliatrice, a cui ricorsi con tutta l'insistenza, mi ha aiutato, mi ha sorretto, mi ha fatto riuscire pienamente !

4 novembre 19o9.

FoRZANI PAOLO.

Lanzo Torinese. - Mio marito fu colto da un terribile reuma ad una spalla, provò inutilmente tutti i suggerimenti del dottore, e si temeva seriamente di vederlo costretto ad un'operazione; quando mi raccomandai di cuore alla SS. Vergine Maria Ausiliatrice. Incominciammo una novena mettendogli al collo una medaglia della Vergine Benedetta , pregandola a consolarci prima della fine dell'anno. Oh! bontà ineffabile di Maria; in capo a due o tre giorni egli fu guarito.

24 ottobre 19o9.

DOMENICA GALIZIA.

S. Cristoforo (Alessandria). - Un mio parente, Alberto Perucchio, mi scrive: « Mia moglie si vide ridotta in tale stato di debolezza da temere di morirne, e volle ella stessa ricevete gli ultimi conforti di nostra Santa Religione, quindi, raccomandatasi alla Vergine Ausiliatrice guarì, ed omai è un anno che può anche attendere alle faccende di casa. Io poi, durante quest'anno, mi sentiva una interna indisposizione, che mi esaurì le forze in modo che al principio di settembre temevo di non vedere la fine del mese. Mi son messo a: pregare con più fervore la nostra potente e somma Benefattrice, feci una novena, ed in pochi giorni mi son sentito migliorato tanto, che il giorno 2o dello stesso mese, nonostante la mia grave età, ho potuto incominciare la mia campagna da mediatore, e per tutta la vendemmia condurre i compratori di uve in varie località, anche in vigne abbastanza ripide, con grande stupore di quelli che mi avevano veduto infermo poco tempo prima, e con grande consolazione di tutti i parenti ». Il graziato m'inviò L. 25 da mandarsi al Santuario di Valdocco insieme colla relazione della grazia ; ed io sono ben lieto di compiere il mandato, magnificando la bontà di Maria Ausiliatrice.

28 ottobre 19o9.

LUIGI PERUCCHIO.

Brescia. - Colto da grave e complicata pleurite, a giudizio di tre medici io doveva soccombere. Ma non era così l'intenzione mia e della mia cara sposa ; per cui, rispettando il giudizio dei medici, riponemmo tutta la nostra speranza in Maria Ausiliatrice. Intraprendemmo una novena, ne cominciammo un'altra, e fummo pienamente esauditi : ora son guarito e posso lavorare. La SS. Vergine ci conservi sotto la sua protezione !

2 dicembre 19o9.

GIUSEPPE CONTER e consorte MARIA.

Ascoli Piceno. - Da circa sette anni mia madre soffriva d'asma cardiaca e, per quante cure facesse, non sentiva alcun miglioramento. Si decise di raccomandarsi a Maria SS. Ausiliatrice. Oh ! prodigio, il miglioramento non si fece aspettare ed ora trovasi benissimo, nonostante i suoi 72 anni.

28 dicembre 19o9.

RUGGERO BIONDI.

S. Cataldo (Caltanisetta). - Una madre cristiana, di nome Giuseppa Cammarata, mi si presentò con viso giulivo, dicendomi- « La Vergine Ausiliatrice mi ha concesso una grazia singolarissima. Più volte il Signore mi aveva concesso dei figli, ma di una vita così breve, che purtroppo! nessuno potè ricevere il S. Battesimo. Dolentissima, ricorsi alla Vergine Ausiliatrice, ed ebbi finalmente una bam bina, la quale potè ricevere l'acqua battesimale ed è tutt'ora in vita, bella e fresca come una rosa. Sia benedetta con tutto il cuore una così tenera Madre. » In fede

1 novembre 19o9.

SaC. ROSARIO GIULIANO,

Corio Canavese. - Lo scorso inverno, colpita da reumi ad una gamba, non potevo più muovermi senza soffrire acerbissimi dolori. Ricorsi con fede all'Aiuto dei Cristiani promettendo la pubblicazione della grazia, e in otto giorni fui guarita. Quanto è misericordiosa l'Ausiliatrice ! Io la ringrazio con tutto il cuore esortando i, sofferenti a ricorrere a sì potente Benefattrice, sicuri del suo valido patrocinio.

30 ottobre 1909.

ANDREINA AIMONE.

Spezia. - Un brav'uomo, affetto da gravissima infezione con intossicazione del sangue ed in seguito colpito da risipola doppia con fortissima febbre, nell'imminenza della morte si rivolse a Maria Santissima e fece voto, se veniva guarito, di pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano. Appena formolata la promessa scomparve come per incanto la febbre ed ebbe un miglioramento tanto sensibile, che in pochi giorni lo restituì sano e salvo ai suoi che lo avevano già pianto come perduto. In fede

24 settembre 19o9.

SaC. STEFANO FANTINI.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamnento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti

A*) - Acqui: Teresa Bisio - Albino (Bergamo) : Nigly soli Caterina, 6o - Ales (( gliari) : Can. Luigi Manias, - Alessandria: Famiglia Ral bino, a mezzo del sac. D. L., 6 - Alessandria d'Egitto: N. N. io - id.: N. O. 17 - id.: Benzi Dante, 2 - Ameglia (Genova) : Agata Moraglia, Io - Arona (Novara) : A. M., 5 - Artegna (Udine) Mirotti Orsola, 5 - Arzignano (Vicenza): Angela Bruttomesso, 2 - Avigliana (Torino) : D. C. - id.: Natalina Maritano, 5 - Aviano (Udine) : Anna Biarzi ved. Dall'Oglio, 5 - Avola (Siracusa) : C. Tiralongo B., 2.

B) - Bagolino (Brescia) : Fusi Pietro fu Giorgio, io - Barano d'Ischia-Testaccio (Napoli) : Angelo jacono, 5 - Bardi (Piacenza) : Selene Cavalli, io - Baralo (Cuneo): Lorenzo Foglio, i - Bassano Bresciano: Miniai Adelaide, 5 - Belvegtio (Alessandria) : Angelo Rondoletti, 20 - Bioncate (Treviso): Visentin Maria, 5 -- Bologna: Giulia e Maria Tabboni, 3.95 - Borgotaro : Buggeri Giuditta Rapetti, 17 - Boves (Cuneo) : orelle Giordano, 6 - 'Bra (Cuneo) : Savaglio Santonina, 4 - Breno (Brescia) : A. D., 6 - id.: Suore del S. Cuore di Gesù, 6 - Bronte: Nunzio Meli Bindozzo, 25.

C)- Cairo (Egitto): Maria De Rosa, 10 -id.: Carmelo Zammit, 5 - Coiromonte (Novara) : D. Gaetano Albini, parroco, 2 -- Calliano Monf: Pasquini Vittoria ved. Antonione -- Calpiogna (Svizzera) : Gobba Angiolina, io - Caltanisetta: Garrubba Paolino, 15 - Caluso : Zocca Calogero, 3 - Camagna (Alessandria) : Angelino Carolina, 20 - Cammarata (Girgenti) : Sac. La Corte Salvatore, 5 - Carezzano Superiore (Alessandria) : D. Giulio Nani, prevosto, 10 - Cannes (Francia): Filomena Salvatico - Cardona di Villadeati (Alessandria): Quarello Domenico, 5 - Carpeneto (Alessandria) : Giuditta Gualco, r3, di cui S a nome di pia persona - Cartosio d'Acqui (Alessandria) : Annetta G. Bogliolo, io - Casa Gasíalda (Perugia) : Ginesio Beasi, 2 - Casalbor, orze (l'orino) : Luigi Torre - Casellette (Torino): Conte Angela, i - Caserta: Avv. Filomeno Di Paola, 6 - Cassine (Alessandria) Carlo Scazzola, 4 -- Caspoggio. Pegorari Costantiuo, 7 - Cavaso (Treviso) : N. N. roo - Celle (Torino) : Valentino Rossi - Cessole (Alessandria) Emma Zappa, io - Cerreto Lunghe: Cavallotto Giuseppe - Cluar,nporcher (Torino) : C. M. R., 6 - Claignolo Po (Pavia): Galbiati Emilia, io - Chivesso (Torino) : C. G. - Chiusa di Pesio (Cuneo) Basiglio Elisabetta, 5 - Conzano: Lucia Novelli, 7 - id.: Porta Laura, z - Cosirgliole d'Asti: Sardi Domenica, 5 ; Borio Alberto, 3 ; Amerio Pietro, 3 ; Corino Giulia, t ; Bellone Giuseppe, 2 ; Baldi Severina, i, a mezzo di Torchio Luigia - Crevalcaore: Ermelinda Vaccari - Cuneo: M. Olivero.

D) - Diano Marina: Grossi Giuseppe, 3 - Dolianova (Cagliari) : Francesco Baudino, z - Domodossola (Novara): Rapetti Francesca, io - Dorgali: Luigia Puligheddu, 7.

F) - l hga,;-na (Udine) : Marianna Gonano ved. Burelli, 20, per aver avuto la campagna liberata dalla grandine - Fenis (Aosta) : Fewrat Fridolin, 2.50 - Foglizzo Canavese: Gtiascbiuo Luigi, z5 - Fontarna Vecchia (Monaco Principato) : Casale Chiaffredo, 5 - Fonteno (Berganio) : Berardelli Fedele, 8.6n - Frabosa .Soprana: Revelli Giovanni fu Pietro, 5 - Fresunara (Alessandria) : N. N. 6.

G) - Gazzaniga (Bergamo) : N. N., 3 - Gerola Alta: Acquistapane Antonio, 3 - Govone (Cuneo): Sacco N.

I) - Iglesias (Cagliari): Can. Vacca Salvatore, 5 - Isolabella : Scaiola Maria, 5.

J) - Jovençan (Torino): D. A. 5.

L) - La rllorra (Cuneo) : Famiglia Viberti, 4 - Legnigno Casina (Reggio Emilia) : D. Scipione Saccheggiani, 5 -- Legnio-Berria: Castagnotti Rosalia e Follo Margherita, 10 - Livorno Piemonte: Mucchiano, 0.50 - Londra: Giandoni Giosuè, 5o - Loreto (Ancona) : Francesca Topi, io - Loreto di Bergamo: Bonati Teresa, 3.

M) - Magliano Alpi (Cuneo): Zucchi Giuseppe, 5 - Maagliano d'Alba: Bria Felicita, 2 - Mesone: Pastorino Tarcisio e Gina, 5 -- Milano : A. Busca, 3 - Modena: Maria Guidotti Bentivoglio, 5 - Monbello Torinese: Cerrutti Francesco - id.: Cerrutti Bartolomeo - Moncalvo (Alessandria) : D. Camurati, 5 - Montorso: Pagani Aurelia, 5 - Morisengo (Alessandria) : Carpignano Giovanni, 4.

N) - Negrar (Verona): Tomasi Maria, 5 - Nervi: Danovaro Maria, z - Novara: Stangalini Teresa n. Omodei, 5 - id.: N. N., 20 - Nota: Messina Corrado, 5.

O) - Orsara Bormida: G. G., io.

P) - Paderno (Alessandria) : D. Carlo Tacchini, 5 - Padova: Cavalli Ch. Francesco. 0.90 - Palagonia (Catania): Gaetano Bandini Puglisi - Partitore di Cuneo : Riva Giovanni Battista - Pontecasale di Padova: Bettino Turri, io - Pove (Vicenza): Santa Facehinasso - Pozzi di Serravezza (Lucca) : Ida Leonetto, 10.

R) - Rendenti: Una pia giovinetta, 10 - Rimini: Famiglia G. Torri _ Rivarolo Canavese: Bertinetti Clara, 2 - Rivera (Almese) : Bugnone Serafina, 2 - Rossano (Cosenza) : Nicola M. Bruno, penitenziere, 40, a nome di un divoto.

S) - Sampeyre (Cuneo): Una persona divota, 5 - S. Colonzbano al Lambro: Una figlia di Maria Ausiliatrice - S. Germano Vercellese: G. F., 3 - S. Martino al Tagliamento : Anna Fantini, 7 - S. Paolo di Cividale: Felice Sautagata, 5 - S. Agata dei Goti (Benevento) : Carnuna V., 5 - S. Alberto di Ravenna: Pietro Cavalieri, 5 - S. Vittoria d'Alba: Poro Jardini Teresa - S. Stefano Cadore: Codio Caterina - Sarzana (Genova) : Maria V. Filippi 5 - Scaldasole (Pavia) : Vecchi Giuseppe, 5 - id.: Veneroni Giovanni, 20 - Settimo S. Pietro (Cagliari) : Secci Giovanni, 1.5o - Sòrenzo (Svizzera) : E. G., 30 - Sottomarina (Venezia) : Giovannina Baricelli, z5.

T) - Tarcento (Udine) : Domenica Rossi ved. C., 5 - Todi (Perugia): Taroni Suor Cristina, 10, a nome di pia persona - Torino: T. G. riconoscentissima per due grazie, l'una spirituale, l'altra la guarigione di cara persona, 1oo - id.: Una pia persona, 10 - id.: C. C., io - id.: Maria ved. Garino - id.: Musso Teresa - id.: E. F. - id.: Maria Besozzi - id.: N. N. - id.: P. L. - id.: Teresa Carzano, z - id.: C. C., z - Traghetto Biavati Rosa, 3 - Treviglio (Bergamo) : Bencetti Beniamino, 5 - Torrida di Sedegliano (Udine) Piccardo Pasqualini, 5.

U) - Udine: Calvari Maria, z.

V) -- Valeggio sul Mincio (Verona): Lia Gottardi, r - Valletta (Malta): Antonio Attard, 7.50 - Valtournanche (Torino) : Machet, 5 - Varazze (Genova) : B. M., 1 - Veggia : Anna Severi, io - Venezia: Un'anima desolata, che ha ricevuto una grazia straordinaria dalla Madonna di D. Bosco, e ne implora un'altra corrispondente- id.: M. C., 3 - id.: Padoin Pietro, ii - Vicenza: Clotilde Vianello Moro, 5.

Z) - Zoppola (Udine) : Colossi Angela.

X) - N. N., 12, per guarigione - Due sorelle maestre - A. C., 30.

Santuario di Maria Ausilìatrìce TORINO

Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per qualsiasi corrispondenza in proposito, rivolgersi al Direttore dell'Oratorio S. Francesco di Sales -- Via Cottolengo, 32 - Torino.

Per celebrazione di S. Messe e per novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore dei Santuario.

Ogni sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.

Dal 10 febbraio al 10 marzo:

17 febbraio - Comincia il mese di San Giuseppe: speciali pratiche il mattino e la sera.

24 febbraio - Commemorazione di Maria Santissima Ausiliatrice.

1 marzo - Da oggi a tutto settembre la Benedizione nei giorni feriali si dà alle ore 19,30.

2, 3, 4 marzo - Corte di Maria: - alle 6 Messa pei giovani artigiani, benedizione solenne; ore 7.30 Messa della Comunione generale per i giovani studenti. - Ore 19.30 benedizione solenne.

4 marzo - Primo venerdì del mese - Ad onore del S. Cuore di Gesù, esposizione del SS. Sacramento per tutto il giorno.

11 marzo - (così pure . tutti i seguenti venerdì di quaresima) - Ore 17 ed ore 19, Via Crucis e benedizione col SS. Sacramento.

NOTE E CORRISPONDENZE

Pel Giubileo di D. Rua.

L'ANNO, sorto sull'orizzonte, è l'anno del Giubileo Sacerdotale del rev.mo D. Michele Rua.

É una data carissima che viene preparata dall'affetto concorde non solo di tutti i componenti la grande famiglia salesiana dei due emisferi ma di quanti hanno il cuore aperto ai più nobili sentimenti di Religione e di civiltà.

Iddio ci conservi ancor ad multos annos questo degnissimo Successore del Ven. D. Bosco, di cui rispecchia lo spirito e lo zelo del cattolico apostolato, gli affetti soavissimi e le geniali virtù.

Giunga a Lui gradito l'augurio nostro delle più dolci consolazioni nel suo Giubileo Sacerdotale; consolazioni tanto più elette, in quanto a ben pochi è dato riscontrare le proprie paterne fattezze scolpite in tante anime concordi nell'acclamazione. Il Signore ha promesso all'antico Patriarca una famiglia più numerosa che le arene del mare e le stelle del cielo. Oh contate se potete, le infinite falangi tratte dall'amore per D. Rua, strette con lui nella più ammirabile delle unioni, quella della carità, e tosto vieti da ammirare di quanta grandezza il Successore di Don Bosco Venerabile superi i più acclamati conquistatori. Questi soggiogavano genti, e suscitavano maledizioni; D. Rua benefica popoli che lo benedicono con un coro di laudi.

Oh avventurato anno 1910, possa brillare di luce serena sempre, di dolcezze senza fine sul capo di Colui il cui nome ripetono riverenti e grati gli indigeni delle Pampas e della Terra del Fuoco, insieme coi popoli più civili d'Europa !

Così scriveva l'ottimo giornale torinese L'Italia Reale-Corriere Nazionale nel 1° numero dello scorso gennaio; e noi, facendo nostro il fervido augurio, ne porgiamo al benemerito Direttore, il sig. Avv. Stefano Scala, i più vivi e cordiali ringraziamenti (1).

Ferve il lavoro di preparazione ai Festeggiamenti Giubilari. E' stato diramato a tutti i Direttori, Condirettori, Zelatori, Decurioni e Zelatrici un invito per la costituzione di appositi Comitati locali, i quali aderiscano al Comitato Promotore Torinese, che si ripromette di veder quanto prima attuata la proposta.

Noi intanto siamo lieti di rilevare che in più luoghi si erano già prima costituiti siffatti Comitati, come ad esempio a Genova, ove, mercé lo zelo del rev.mo Mons. Gian Carlo Balestrino direttore diocesano, si è unita in duplice Comitato un'eletta schiera di signori e signore, tra cui spiccano molti nomi della più alta aristocrazia.

*

Lo Stabilimento Artistico Ceretti & Grignaschi d'Intra sul Lago Maggiore, su proposta del locale Collegio S. Luigi, ha eseguito direttamente su tela ed a colori ad olio inalterabili un ritratto del veneratissimo nostro Superiore. Lo splendido lavoro artistico, eseguito su dipinto del prof. Giuseppe Cavalla della R. Accademia Albertina di Torino (che lo trasse da recenti fotografie e direttamente dalla persona del sig. D. Rua), misura un metro d'altezza per cm. 7o di larghezza, in modo da essere perfettamente simmetrico colla grande oleografia del ritratto di D. Bosco, riproducente il dipinto di Giuseppe Rollini.

Avendone la Ditta editrice inviato copia di omaggio a Sua Santità Papa Pio X, ebbe la seguente lusinghiera risposta

Il Cardinale Merry del Val, Segretario di Stato di S. S., a nome e per incarico del S. Padre, ringrazia le SS. LL. On. me del figliale omaggio fatto alla medesima Santità Sua col riuscitissimo artistico ritratto su tela del rev.mo D. Michele Rua, Superiore Generale della benemerita Società Salesiana e partecipa l'Apostolica Benedizione che, in pegno del Suo vivo gradimento, il Santo Padre imparte a loro Signori, al loro Stabilimento, agli operai ed alle rispettive famiglie.

Dal Vaticano, il 3o dicembre 19o9.

Ai Signori Ceretti & Grignaschi Intra (Lago Maggiore).

(1) L'Italia Reale-Corriere Nazionale, è già nel suo XXXVII anno di vita. - Abbonamento annuo (coi premi) L. 20 Abbonamento annuo di propaganda L. 15. - Rivolgersi alla Direzione ed Amministrazione: Via Principe Amedeo, 26 - Torino.

Nozze d'Argento Episcopali.

MENTRE nell'Oratorio di Valdocco commemoravasi con un'intima festa di famiglia il compiersi dell'anno XXV° della Consacrazione del 1.° Vescovo Salesiano, a S. José de Costa Rica nel Centro America, ov'egli presentemente risiede qual Delegato Apostolico ed Inviato straordinario della Santa Sede, con meraviglioso consenso di ogni ordine di persone festeggiavasi con solennissima pompa la stessa ricorrenza Giubilare.

Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Gaspare Stork, Vescovo Diocesano, annunziando con lettera pastorale del 16 novembre le episcopali nozze d'argento del Regnante Pontefice Pio X e quelle del suo Rappresentante nel Centro America, ordinava che in tutte le chiese della Repubblica il giorno 8 dicembre si celebrasse il duplice fausto avvenimento con copiose comunioni e solenne funzione con discorso di circostanza e canto dell'inno del ringraziamento.

Nella Chiesa Cattedrale di S. José pontificò lo stesso Mons. Cagliero. Alle 8 del mattino quattro carrozze di gala condussero il Delegato Apostolico dal suo Palazzo all'Episcopio, donde il corteo, continuamente acclamato e sotto una pioggia di fiori, mosse alla Cattedrale, tutta parata a festa e stipata di popolo esultante. Sulla porta maggiore spiccavano gli scudi della S. Sede e della Delegazione Apostolica nel Centro America; l'interno presentava una vista imponente; in fondo, sopra l'altare, trionfava in un mare di luce l'immagine dell'Immacolata. All'arrivo del corteo l'orchestra intonò l'Inno Pontificio del Gans, cui seguì il Tu es sacerdos dei Wigand e la Missa solemnis a 4 voci del M.° Foschini, a grande orchestra. Le parti variabili ed il Te Deum furono eseguite in canto gregoriano. Mons. Cagliero tenne un'allocuzione di circostanza: l'imponente cerimonia terminò alle ore 12,30.

Già il giorno precedente (7 dicembre) il Delegato Apostolico aveva dato un banchetto di gala nel palazzo della Delegazione, e si erano assisi attorno a lui l'Ecc.mo Sig. Presidente della Repubblica, S. E. Mons. Stork, gli on. Presidenti della Camera e della Corte Suprema, le LL. EE. il Ministro degli Esteri, il Ministro della Guerra, il Ministro di Panamà, gli on. Inviati Straordinari delle Repubbliche del Salvador, del Guatemala e del Messico, ed altri ragguardevoli personaggi. Alle frutta prese la parola il Ministro degli Esteri. « Quanto pochi, egli disse, a somiglianza del venerando Prelato che oggi ci onora colla sua generosa ospitalità, potrebbero dire senza tema di errare : L'opera mia non morrà colà me! Ma io aggiungo, che neppur il suo nome cadrà dimenticato, perchè è già scritto nell'albo dei benefattori dell'umanità » e con frasi vibranti di entusiasmo riassunse in uno splendido discorso la vita apostolica di Monsignore. Questi rispose cordialmente ringraziando: e « La mia età, soggiunse con grande affetto, la mia esperienza, la mia missione e il frequente contatto con i più eminenti uomini di Stato delle Repubbliche del Sud, dell'Argentina, del Chile, dell'Uruguay, del Paraguay e del Brasile, mi autorizzano a proclamare altamente e senza esitazione alcuna, che i tre fattori fondamentali della cultura, del progresso e della civiltà dei popoli e delle nazioni sono indubbiamente la Pace, il Lavoro, e la Religione. La pace è un dono celeste; il lavoro è una legge divina ; la religione è madre e maestra dell'umano consorzio... E queste appunto sono le parole che porto scritte nella mia bandiera, ed in esse si compendia il mio programma di azione per la grandezza, la libertà e il benessere sociale delle Repubbliche sorelle del Centro America...» E, conchiudendo, inneggiava « alla conservazione ed alla prosperità del Sommo Pontefice Romano, che in quegli stessi giorni, al pari dell'umile suo Rappresentante, compiva l'anno XXV° di Episcopato «.

Al banchetto, dato il giorno 8 nel Palazzo Episcopale, insieme coi più alti dignitari della Repubblica, come lo stesso Presidente, il Ministro degli Interni, il Ministro della Guerra, il Presidente della Corte di Giustizia Centro Americana, erano presenti molti ragguardevoli ecclesiastici, compresi tutti i parroci della città.

Tornato il Delegato Apostolico al suo Palazzo, venne ossequiato da migliaia di pellegrini accorsi dalle provincie; e a notte la Banda Nazionale, inviata dallo stesso Governo, die' concerto nei giardini del Palazzo.

Anche la stampa, unanime, pubblicò articoli entusiasti in preparazione ed a rassegna del solenne avvenimento. El Orden Social, il periodico ecclesiastico ufficiale, uscì in uno splendido numero con belle illustrazioni dell'Immacolata, di Papa Pio Pio X e dell'Ecc.mo Delegato. Tutto il Clero secolare e regolare della Repubblica pubblicò e firmò uno splendido indirizzo di esultanza, sottommissione e fervidi auguri al Rappresentante del S. Padre, proclamandolo « una delle grandi e belle figure episcopali del nostro secolo » e nel tempo stesso « un illustre americano, il cui nome vivrà eterno nella memoria e nel cuore di cento popoli diversi. »

Alle feste celebratesi nel Centro America dobbiamo aggiungere il giubilo vivo e sincero dell'estrema Patagonia. Il settimanale di Viedma, Flores del Campo, fondato da Monsignore, uscì in un bellissimo numero straordinario recante in fronte un fervido omaggio del Pro-Vicario; e in tutte le chiese e cappelle dei fiorenti paesi s'innalzarono voti al cielo per la prosperità di Colui che con le sue apostoliche fatiche conquistò quelle terre alla Chiesa ed alla civiltà. Ma più che un rapido cenno di cronaca, parli dell'entusiasmo di quelle popolazioni lo splendido calice d'oro, da esse offerto al loro Vicario Apostolico nel suo Giubileo Episcopale. Artisticamente cesellato, colle immagini di Maria Ausiliatrice, S. Francesco di Sales, S. Giovanni Battista, e S. Francesco Saverio, Patrono del Vicariato, ed i simboli degli Evangelisti e delle Virtù Teologali in smalti finissimi, esso è un lavoro veramente prezioso ; e a mille doppi cresce di pregio se si pensa da chi proviene, a chi venne offerto, e con quanto entusiasmo!

A Valdocco.

Alla Direzione dell'Oratorio di S. Francesco di Sales arrivano ogni giorno parecchie domande per ammissione d'alunni, e studenti e artigiani. Nell'anno decorso furono più di 18oo siffatte domande; ed è evidente che alla maggior parte si dovette rispondere negativamente. E però da notare che molte risposte negative non furono motivate semplicemente per mancanza di posto, ma anche per altre ragioni.

Facciamo quindi presente ai nostri esimi Benefattori:

1) Gli studenti devono essere idonei a cominciare il ginnasio, non avendo qui per essi classi elementari e gli artigiani devono aver compiuto i 12 anni;

2) le scuole professionali qui esistenti son quelle dei compositori, stampatori, litografi, fonditori in caratteri, librai, legatori, scultori, fabbri-ferrai, falegnami, sarti, calzolai;

3) l'entrata dei nuovi alunni è stabilita per tutti (tanto per gli studenti quanto per gli artigiani, entro la prima metà di ottobre;

4) basta che le domande si facciano fra luglio e settembre, essendo quelli i mesi in cui la Direzione suole e può fare con certezza il calcolo dei posti disponibili.

- Il primo giorno dell'anno celebrava all'altare di Maria SS. Ausiliatrice per la comunità degli studenti, e la sera impartiva la benedizione solenne nel Santuario, Sua Ecc. Rev.ma Mons. Filippo Perlo, dell'Istituto delle Missioni Estere, della Consolata, Vescovo tit. di Maronia e Vicario Apostolico del Kénya. Sua Eccellenza ebbe la bontà di sedere a mensa coi nostri superiori, tra cui scese nuovamente in quel giorno, anche l'amatissimo nostro Don Rua; e la sera il rev.mo Padre Perlo, fratello a Monsignore, tenne, con intervento di Sua Eccellenza, del rev.mo Can. D. Giuseppe Allamano, Fondatore dell'Istituto, e di altri ragguardevoli personaggi, una splendida conferenza sulle Missioni della Consolata nell'Africa Equatoriale, alla presenza di numeroso pubblico e di tutti i nostri giovanetti. Il cielo continui a spargere le più elette benedizioni sul nuovo fiorente Istituto.

- In onore di S. Francesco di Sales. - Mentre andava in macchina questo numero, l'Oratorio Salesiano di Valdocco accingevasi a festeggiare il suo glorioso Patrono in unione di S. E. Rev.ma Mons. Teodoro dei Conti Valfrè di Bonzo, Arcivescovo di Vercelli.

Riserbandoci di parlarne nel prossimo numero, speriamo di poter insieme accennare alle feste più importanti celebratesi altrove, pel che sollecitiamo vivamente la diligenza degli incaricati.

Tra gli Emiqrati.

CUZCO (Perù) - Un nuovo Segretariato. - Il 28 novembre, venne istituito presso il Collegio Salesiano del Cuzco un Segretariato del popolo per gli emigrati, specialmente italiani. Per l'inaugurazione venne diramata una circolare alle autorità ecclesiastiche e civili, ai consoli, a tutte le persone più influenti della città. Il verbale della cerimonia venne firmato dal direttore D. Ferruccio Baldi e da molti italiani, primo fra i quali fu il sig. Cesare De Lucchi Lomellini, Agente Consolare d'Italia. La musica dell'istituto rese più solenne la cerimonia col suono della marcia reale italiana, mentre tutti i presenti intrecciavano fragorosi evviva al Perù ed all'Italia.

NEW JORK - La festa dell'Immacolata. - La Società delle Figlie di Maria Immacolata nella parrocchia di Maria Ausiliatrice in S. Brigida conta 12o socie, tutte italiane. Esse hanno un fervore speciale per la loro Società, per il decoro della Casa di Dio, per la frequenza ai SS.mi Sacramenti, le quali cose si rivelarono a colori smaglianti nella novena e nella festa dell'Immacolata. Quella fu predicata dal missionario D. Innocenzo Montanari, e grande fu la frequenza del popolo, sia per ascoltare la parola di Dio, sia per accostarsi ai SS. Sacramenti.

Alla vigilia, i Confessionali erano assediati ed all'indomani non solo la Società dell'Immacolata ma tutte le altre esistenti nella Parrocchia presero viva parte alla festa della Regina del Cielo.

Alle ore 8 vi fu messa della Comunione generale; alle 11 messa cantata con orchestra; alla sera solenne processione. Un lungo corteo di bambine e giovinette biancovestite, di giovani, uomini e donne, e in fine una trentina di giovanetti vestiti da chierici, precedevano i sacri ministri. Fu una festa commoventissima, ed il numeroso stragrande dei nostri connazionàli, sitibondi di fede, mostrò ancor una volta l'impellente urgenza di provvedere per essi una più degna ed ampia casa di Dio in quel punto dell'immensa città cosmopolita.

Tra i figli dei popolo.

LIVORNO - Scuola di Religione. - Nel teatrino dell'Oratorio in Via del Seminario la prima domenica di dicembre s'inaugurò il VI anno della scuola superiore di religione. Disse il discorso inaugurale il giovane prof. Giuseppe Gino Guarnieri presentato dall'egregio prof. Pietro Vigo, gloria di quella scuola, dove con indiscutibile autorità di dottrina e dignità di carattere insegna che non si dà civiltà vera senza religione, nè religione vera fuori del cristianesimo, nè vero cristianesimo fuori dell'insegnamento della Chiesa Romana.

Quindi si venne alla premiazione dei migliori lavori sul tema : Il protestantesimo preso nelle differenti sue forme non offre alcun carattere proprio della Società o Chiesa fondata da G. C. La commissione composta del prof. Francesco Carlo Pellegrini, prof. Angelo Main e Mons. Dott. Ottavio Donnini, Rettore del Seminario, assegnò il primo premio alla tesi del giovane Mario Lazzareschi, il secondo premio a quella di Luigi Bertini, il terzo al giovane Domenico De Lorenzi. Ai vincitori vennero distribuite rispettivamente, lire cento, lire cinquanta e lire venticinque in oro. Il giovane Mario Lazzareschi, a norma dello statuto, fu invitato a leggere pubblicamente la sua tesi, e riscosse i più calorosi applausi.

A chiudere la riuscitissima festa inaugurale, fra la letizia che si leggeva sul volto degli alunni e dei padri e delle madri presenti, sorse a parlare il prof. Vigo. Disse poche ma buone e sentite parole, portando un saluto ai giovani, che si accingevano con nuovo ardore a riprendere il corso di studio della Religione, e un ringraziamento a tutti quelli, ai quali si deve con l'aiuto di Dio il gran bene compiuto nei cinque anni decorsi.

ROMA. - Al Testaccio, l'8 dicembre, i giovani del Circolo S. Maria Liberatrice festeggiando il I° anniversario della benedizione della loro bandiera inviavano un telegramma di augurio al sig. Don Rua che l'aveva benedetta, e commemoravano con trattenimento letterario-drammatico il 68° Anniversario dell'inizio dell'Opera di D. Bosco. Nello stesso dì inauguravasi la fanfara dell'Oratorio.

Nella festa dell'Epifania, nel mezzo dell'ampia sala Clemson grandeggiava il tradizionale Albero del Natale, sfarzosamente ornato e ricco dei più svariati regali, che un'eletta schiera di persone caritatevoli, presenti e lontane, avevano voluto procurare ai poveri giovanetti di quel popoloso quartiere. Aprì la festa la fanfara dell'oratorio coll'inno del « Garofano Bianco, » cantato da centinaia di giovani, e dopo brevi e sentite parole del presidente del Circolo Giovanile S. Maria Liberatrice quei trecento giovanetti, fra la gioia più schietta, uno dopo l'altro s'ebbero dalle buone signore, vestiti, maglie, berretti, calze, giocattoli e ninnoli delle più svariate qualità con una profusione di aranci, dolci e confetti.

Assistevano alla festa il curato D. Angelo Lovisolo che chiuse la festa con acconce parole, Miss Clemson, la generosa benefattrice dell'opera salesiana al Testaccio, Mons. Cordeschi della Commissione Pontificia delle scuole, il P. Massaruti con una rappresentanza dell'Associazione del Sacro Cuore al Caravita, uno stuolo gentile di signore e signorine, il Comitato parrocchiale col suo presidente e il Circolo giovanile S. Maria Liberatrice.

- L'Oratorio della Parrocchia del S. Cuore di Gesù nel rendiconto dell'anno 1909 ha questi dati consolanti: - Iscritti, 450 - Prime Comunioni, 90 - Soci della Compagnia di S. Luigi, 30 - Società Ignis, sezione ginnastica, 22 ; sezione sportiva, 22 - Comunioni, 2000 circa - Biblioteca circolante, volumi 250 - Avvenimenti straordinarii: Passeggiata a Tivoli - Concorso ginnastico laziale con I° premio.

TRIESTE - All'Oratorio Salesiano. - Dall'Osservatore Triestino del 7 gennaio: e Coll'intervento di Sua Serenità il signor Luogotenente Principe Hohenlohe, della sua consorte e delle figlie, di S. E. monsignor Vescovo Dr. Nagl, del brigadiere maggiore generale barone de Kirchbach, del colonnello conte Stürgkh e di molti altri cospicui personaggi, nel pomeriggio di ieri si svolse all'Oratorio salesiano l'annunciata festa dell'Albero di Natale.

» Alla comparsa di Sua Serenità il signor Luogotenente fu intonato l'inno popolare, accolto da fragorosi applausi.

» Dopo la recitazione di poesie d'occasione e dopo l'esecuzione di brani di musica, il direttore dell'Oratorio Don Michelangelo Rubino tenne un discorso nel quale espresse i sentimenti di gratitudine per i benefattori dell'istituzione e quindi espose alcuni dati statistici. Da questi risulta che i ragazzi iscritti sono 1571, che fu istituita una cassa di risparmio alla quale sono affiliati 96 ragazzi, che quest'anno furono premiati 622 ragazzi e che le spese dell'Istituto (per l'Albero) ascesero a Corone 5000.

» Parlarono poi il parroco di S. Giacomo Dr. Vattovaz e S. I . monsignor Vescovo il quale promise il suo appoggio all'Oratorio, anche quando sarà lontano da Trieste, ed impartì la pastorale benedizione.

» Gli intervenuti passarono quindi in un'altra sala ove si trovava un magnifico Albero di Natale e dopo la distribuzione dei regali ai giovanetti, la festa, che riuscì splendidissima, si chiuse ».

Abbiam notato che le accennate 5000 corone furono spese per l'Albero: ed è vero, poiché, grazie la generosità di esimi benefattori, si poterono distribuire ben 373 vestiti completi per ragazzi dagli 8 ai 16 anni, 230 metri di stoffa, 25 cappotti, 25 paia di calzoni, 26 paia di scarpe e capi di biancheria; e non pochi libretti della Cassa di risparmio. Il che dimostra, che allorquando un Oratorio è moralmente appoggiato da un'eletta di cuori generosi, il bene che compie è immenso.

A questo proposito ci piace trascrivere l'apprezzamento che abbiam trovato nel resoconto, edito dalla tipografia del Lloyd Austriaco, sull'Assistenza pubblica per l'infanzia e l'adolescenza in Trieste:

Con sentito piacere dobbiamo ora constatare, che tanto il ricreatorio di Via Settefontane, quanto quello dei Salesiani (in Via dell'Istria) vantano una numerosa frequentazione; in ispecie quest'ultimo, che annovera attualmente oltre 8oo ragazzi! Cifra questa abbastanza eloquente, che fa onore a tale benefica istituzione!

Ed invero, indipendentemente dall'istruzione religiosa, i frequentatori vi vengono educati, con vero intelletto d'amore, ai sani principi della morale pratica, dell'igiene ecc. Ed è ferma convinzione di tutti che i Salesiani sono dotati di maggior pazienza e miglior tatto che non i precettori o maestri salariati ; laonde riescono con più facilità a cattivarsi l'affetto de' loro alunni. È anche per questo che i genitori inmano di buon grado i loro figli là, dove possono apprendere le più belle e più feconde virtù; dove sono paternamente accolti da volonterosi ed amorevoli precettori, dove possono giuocare sotto la scorta d'una saggia disciplina morale, dove hanno infine occasione d'intensificare le cognizioni della mente ed i vergini affetti del cuore!

Allo scopo di procurare un ulteriore svago ai suoi giovani allievi, il ricreatorio de' Salesiani ha fatto acquisto anche di un cinematografo che, al postutto, sarà un ottimo coefficiente dal punto di vista didattico. Certo, una gran parte de' fanciulli si sentiranno attratti dal miraggio di cose nuove e di mondi lontani!

Con tante circostanze favorevoli e concorrenti ad un sicuro e proficuo risultato, egli è ben naturale, se osiamo manifestare il desiderio che possa sorgere quanto prima nella nostra città un secondo ricreatorio diretto da' Salesiani!

TORINO-VALDOCCO. - Già da vari anni anche molti fanciulli dell'Oratorio di Valdocco ricevono dinanzi l'artistico Presepio, che nel Tempo Natalizio campeggia nel loro teatrino, un ambito, o meglio un atteso regalo. Quest'anno furono cento i fanciulli fortunati; cinquanta ricevettero qualche capo di vestiario od un paio di scarpe, e cinquanta un vestito completo su misura. E la gioventù bisognosa, beneficata per amor cristiano. La cara festa, al cui splendore concorsero con elegantissimi doni Sua Altezza il Principe Tommaso di Savoia, Duca di Genova, e Sua Eminenza Rev.ma il sig. Card. Agostino Richelmy, Arcivescovo di Torino, fu coronata con pratiche riflessioni dell'Avv. Saverio Fino, e belle ed affettuose parole del venerando prof. D. Giovanni Battista Francesia.

PEROSA ARGENTINA (Torino). - Anche a Perosa Argentina sopra Pinerolo, l'ultima domenica di dicembre in un gaudio ineffabile di anime giovanili si tenne la stessa festa della carità.

L'Albero mercè la generosità di egregi benefattori fiorito di orologi, libretti della cassa di risparmio, svegliarmi, camicie, scampoli per vestiti, giocattoli, dolci, ecc. era veramente rigoglioso e stracarico. Ben 17o giovani sfilarono raggianti di gioia a ricevere i doni dalle mani di distinte signore che li accompagnavano con fiorite parole di carità. La geniale accademia, che intrammezzò la festa, anch'essa piacque e commosse: applauditissima l'esecuzione di vari pezzi della banda musicale.

SAVONA. - La domenica 14 dicembre nell'Oratorio festivo Salesiano, presente numeroso e scelto pubblico, ebbe luogo la distribuzione dei premi.

La simpatica festa onorata dalla presenza di S. E. Rev.ma Mons. Vescovo, si svolse nel teatrino adorno di bandiere e di fiori. Dopo una bella marcia il prof. Filippo Cuneo, ex-alunno di quell'Oratorio, tenne un magnifico discorso di circostanza, che fu tutto un inno alle opere egregie compiute da Don Bosco in favore del popolo. Si indugiò specialmente a parlare degli Oratori festivi, ne mostrò la necessità ed i copiosi frutti che essi dànno nei riguardi dell'educazione morale e civile della gioventù e finì col raccomandare caldamente al cuore delle donne savonesi l'Oratorio salesiano locale, affinché possa corrispondere sempre meglio al suo scopo ed estendere ancora a molti e molti altri fanciulli del popolo il suo benefico influsso.

Al forbito discorso, che raccolse calorosi battimani, seguì un trattenimento letterario - drammatico, e, fatta la distribuzione dei premi, S. E. Monsignor Vescovo chiuse la magnifica serata rivolgendo ai premiati parole di vivissima lode ed a tutti belle espressioni di conforto e d'incoraggiamento. Il veneratissimo Presule si disse penetrato da un sentimento di affetto e di ammirazione pei giovani dell'Oratorio, che si sottraggono alle seduzioni del mondo con il fermo proposito di crescere buoni figliuoli e veri galantuomini, e li invitò a tramutarsi alla loro volta in altrettanti apostoli conducendo all'istituto, dal quale sono sì largamente beneficati, altri amici, altri compagni, che s'indugiano disgraziatamente per le vie della città esposti a mille pericoli.

- Il 28 dicembre, anniversario del terribile disastro di Reggio e Messina colla tragica morte di circa 1oo,ooo persone, nell'Oratorio di Savona venne solennemente suffragata l'anima dell'exallievo sac. prof. Dario Claris, vittima anch'egli dell'immane catastrofe. Dopo la messa celebrata dal direttore D. Descalzi, l'avv. Gustavo Cuneo tenne la commemorazione dell'estinto, e quindi venne scoperta una lapide commemorativa, con quest'epigrafe: A Dario Quinto Claris - Sacerdote Salesiano, Dottore di lettere e Filosofia - in Messina addì 28 Dic. 1908 - travolto nelle rovine d'immane terremoto - all'educatore geniale e savio maestro - che nel fior dell'età con senno maturo - seppe con indelebile sigillo imprimere - le forme del sapere e della virtù - gli amici savonesi - perchè del suo ingegno, della sua mitezza e bontà - duri col compianto perenne il ricordo - nel I° anniversario del caso infausto - posero.

BETLEMME. - Anche nella patria di Gesù l'ultima domenica di ottobre si è inaugurato l'Oratorio festivo che è una parte tanto grande dell'opera di D. Bosco. Si invitarono ad intervenirvi tutti i giovani delle nostre scuole esterne e, quantunque naturalmente non comprendessero che cosa fosse la novità, vi accorsero abbastanza numerosi. Ma tosto la voce si sparse, ed al sentir parlar di giuochi e di allegria molti giovanetti, che pur non appartengono alle nostre scuole, la domenica seguente non mancarono, per quanto timidamente, di comparirvi e vedendosi ben ricevuti e trattati come vecchi amici, ne condussero altri ed altri ancora, sicchè anche a Betlemme abbiamo un oratorio festivo che farà un gran bene. Anzi c'è tutto a sperare che ivi sorga presto anche una società giovanile; lo scopo non mancherebbe ed il buon esempio sempre trascina.

Notizie varie.

Italia.

MILANO. - L'adunanza del Comitato Salesiano Milanese, tenutasi il 24 novembre u. s. presso le Suore del Cenacolo, riuscì quanto mai interessante.

Presiedeva il Rev.mo Mons. Balconi, presenti l'Ispettore Don Mosè Veronesi, Don Lorenzo Saluzzo ed altri Sacerdoti Salesiani.

Il Direttore fece con grande semplicità il resoconto morale e finanziario dell'istituto: non pochi furono i giovanetti che anche nel decorso anno scolastico, compiti i loro studi, entrarono nei seminari diocesani chiamati a servire il Signore tra i leviti del Santuario, e numerosi pure gli artigiani usciti dall'istituto con diploma d'abilitazione nell'arte loro, e subito ben collocati presso rispettabili ditte della città, che si lodano della loro condotta e mano d'opera, ben retribuita. Ma poco consolante fu il resoconto finanziario: il passivo superò di gran lunga l'attivo, nientemeno che per 30.000 franchi. Dovranno per questo i Salesiani diminuire la beneficenza che prodigano a più di 300 giovanetti, dei quali oltre 5o mantenuti, vestiti, calzati ed istruiti gratuitamente, mentre dagli altri l'istituto percepisce (e non sempre) una così detta pensione che varia dalle 5 alle 20, o poco più lire mensili ? Fiduciosi che la carità de' Benefattori verrà loro in aiuto più larga e generosa, continueranno anche tra i più duri sacrifizii a giovare a tanti poveri fanciulli.

Al Direttore seguì l'Ispettore con appropriate e paterne parole, e in fine sorse Mons. Balconi il quale, con gran calore, incoraggiò tutti a non indietreggiare dinnanzi alle difficoltà, ma a prender maggior coraggio per il bene della povera gioventù, alla quale si apprestano ogni giorno con crescente attività e perfidia nuovi mezzi di corruzione e rovina. Rivolgendo il pensiero a D. Rua, parlò del suo prossimo Giubileo Sacerdotale e del dovere che tutti i Cooperatori e le Cooperatrici concorrano a rendere più che solenne un tanto avvenimento, inteso a glorificare Iddio nella persona di uno dei suoi più degni ministri, onore e vanto del Sacerdozio cattolico nel mondo intero. A conforto e ad incoraggiamento di tutti, disse che portava una particolare benedizione del Sommo Pontefice Pio X, dal quale era stato ricevuto in privata udienza la settimana innanzi. Il Santo Padre lo aveva trattenuto oltre 20 minuti in affabile e paterno colloquio, mostrandosi lieto del bene che compie il Comitato Salesiano di Milano. La benedizione del Vicario di Cristo, impartita dal zelante Presidente, commosse i cuori di tutti i presenti a nuova riconoscenza verso il Sommo Pontefice.

MOGLIANO=VENETO. - Giornata indimenticabile fu quella della domenica 2 gennaio pel nostro Collegio Astori di Mogliano Veneto. Favorita da un sole primaverile, allietata dalla presenza di molti parenti dei giovanetti, si celebrava la solennità della Prima Comunione per una trentina di vispi bambini e l'ordinazione a Diaconi di due insegnanti del Collegio stesso. S. Ecc. Mons. Longhin degnavasi portarsi da Treviso a Mogliano fin dal primo mattino e trattenersi tutto il giorno e coi suoi cari Salesiani ».

Il rito dell'ordinazione dei due Leviti fu seguito con viva devota attenzione dai numerosi astanti che riempivano letteralmente la Cappella e la sovrastante vasta tribuna. Al Vangelo Sua Eccellenza rivolse la sua paterna parola di congratulazione ai novelli ordinati ed ai giovanetti della Prima Comunione. Momento commoventissimo fu quello della Comunione. I fortunati giovanetti piangevano di consolazione, ed erano oltremodo commossi i loro parenti e tutti gli astanti, i quali quasi ne disputassero la sorte felice, sfilarono in bell'ordine essi pure a ricevere la S. Comunione dalle mani del Vescovo.

Sua Eccellenza assistè pure in cappa alla messa solenne, in cui la Schola Cantorum del Collegio eseguì egregiamente una Messa a due voci bianche del M.° G. Pagella; e nel pomeriggio, dopo i Vespri, regalò quei buoni convittori di un caro discorso, esortandoli a dare il loro cuore a Dio in quella età che è la più cara al suo Cuore Santissimo. La indimenticabile festa venne chiusa con alcuni canti corali e colla rappresentazione di un delicatissimo dramma: I piccoli giardinieri della Regina, che piacque immensamente a Sua Eccellenza, la quale se ne ritornava della stessa sera a Treviso, non senza aver prima manifestato la sua piena soddisfazione per la giornata trascorsa.

NOVARA. - « L'Istituto Salesiano e la carità privata » - Con questo titolo la Gazzetta di Novara del 24 e 25 novembre u. s. togliendo argomento dall'opuscolo pubblicato sui Venti orfani calabro-siculi ricoverati in quell'istituto salesiano, fa uno splendido elogio al medesimo, raccomandandolo alla carità cittadina. Scrive fra l'altro:

Non solo è «una carità fiorita» ma è anche « una vera opera di redenzione che l'istituto salesiano compie nella città nostra; è un vero beneficio sociale che esso arreca, ed è doveroso il riconoscerlo: è una grande testimonianza dello spirito d'abnegazione e di carità santa, scevro di ogni senso d'egoismo personale, resa da questa frazione del sacerdozio cattolico, che vive solo per Dio e per il popolo, e tutto si dedica a lenire di questo le miserie, elevare la mente e gli animi dei poveri fanciulli raccolti, indirizzandoli alla virtù, e loro procurare i mezzi di diventar buoni e operosi cittadini, utili a sè stessi, utili alla patria...

» Certo colà non s'insegna a rinnegare Iddio, a rinnegare la religione dei nostri padri, anzi il contrario; ed è bene perchè ciò facilita la redenzione dei fanciulli traviati, facilita la educazione e l'elevamento morale degli animi; ma colà, in nessun modo, penetrano gli astii, le querele, le miserie intellettuali che nascono dalle lotte di parte della vita pubblica; colà si cerca solo di instillare negli animi sensi di fratellanza e di solidarietà fra gli uomini; si fan comprendere i proprii doveri verso Dio, verso la patria, verso sè stessi.

» Se vi è dunque istituzione veramente santa e che meriti tutto il benefico appoggio della carità cittadina, è questa senza alcun dubbio, e nessuno che sia in buona fede può negarlo ».

- Preziosi incoraggiamenti. - Anche parecchi insigni personaggi, ai quali dalla direzione dell'istituto venne mandata copia dell'opuscolo accennato, si degnarono rispondere con preziose parole d'incoraggiamento. Fra questi siano felici di annoverare le Loro Eminenze Reverendissime, il Card. Mariano Rampolla del Tindaro Protettore della nostra Pia Società, il Card. Andrea Carlo Terrari Arcivescovo di Milano, il Card. Pietro Maffi Arcivescovo di Pisa, e le Loro Eccellenze Reverendissime, Mons. Pasquale Morganti Arcivescovo di Ravenna, Mons. Giuseppe Gamba Vescovo diocesano, Mons. Giovanni Marenco Vescovo di Massa-Carrara.

L'Eminentissimo Card. Rampolla scriveva: Ho ricevuto l'opuscolo : « Venti orfani calabro-siculi » che l'Istituto Salesiano di Novara ha amorosamente accolto. È una perla di più che adorna la ricca ghirlanda delle opere benefiche, che va compiendo la benemerita Società Salesiana e che, senza dubbio, attirerà loro le benedizioni di Dio e il plauso dei buoni.

Approvo pure la relazione posta in fine dell'opuscolo, nella quale si mostra all'evidenza l'opera di apostolato in favore della gioventù compiuta dai Salesiani di Novara. È bene esporre nitidamente la verità, quando i propagatori del male vogliono mascherarla di menzogna...

La relazione, cui accenna l'Eminentissimo Principe di S. Chiesa, tratta della beneficenza compiuta dall'Istituto Salesiano di Novara in undici anni di esistenza.

Da questa relazione, coscienziosamente documentata, risulta che, dall'anno della fondazione 1897 all'anno scolastico 907-908, sopra 1899 alunni che l'Istituto contò presenti fra le sue mura, ben 742 furono mantenuti a pensione gratuita, impiegando a tale scopo la somma di L. 307 930,00 somma veramente enorme per un istituto privato, sfornito di mezzi e rendite fisse.

ROMA. - Conferenze serali per soli uomini. - Alla metà di dicembre nella parrocchia del S. Cuore di Gesù tennesi per la terza volta nell'anno 1909 un corso di conferenze per soli uomini. Il primo giorno (lunedì 13) circa trecento uomini ascoltarono una splendida conferenza dell'avvocato Cremonesi: « La Chiesa ed i poveri, » illustrata da proiezioni a cura della Società per gli Interessi Cattolici. Il martedì un numero ancor maggiore sentiva la parola calda di entusiasmo del dott. Cingolani nel tema: « Gesù nelle intelligenze, nelle coscienze e nei cuori».

Il martedì intrattenne il numeroso uditorio il P. Pavissich S. J. sull'importantissimo tema: « La Chiesa e l'operaio ». Esordì « ritraendo a rapide e forti pennellate i disagi fisici, economici e morali che, nonostante i meravigliosi progressi dell'industria moderna, continuano a travagliare i poveri operai. Al ceto operaio, che geme così sotto l'incubo di un capitalismo ateo e senza cuore, ecco presentarsi il socialismo colle sue rivendicazioni, quasicchè fino alla predicazione del verbo socialista nulla si fosse mai fatto nel mondo a pro' dei lavoratori. L'oratore - scrive il Corriere d'Italia - mostrò chiaramente che la Chiesa: 1° diede al lavoratore coscienza d'uomo, facendone di uno schiavo un libero cittadino, e nobilitò il lavoro stesso sia con l'ideale divino-umano del putativo Filius Fabri, sia con radicare nei cuori la speranza di eterni guiderdoni; 2° assicurò all'operaio le gioie della famiglia, sottraendo il matrimonio al capriccio delle passioni, col santificarlo e renderlo indissolubile; 3° ottenne che fosse riconosciuto all'operaio il diritto al riposo festivo, con cui egli potesse meglio provvedere al suo benessere fisico e morale; 4° moralizzando la vita all'operaio, lo pose in grado di amare la parsimonia e di mettere da parte nell'età fiorente provvidenziali risparmi per i casi di malattia e per i bisogni della vecchiaia; 5° col favorire in ogni guisa le associazioni operaie, suscitò e sviluppò nei lavoratori il sentimento vivo della solidarietà, che valse a tutelare i diritti dei singoli di fronte alle soverchierie del capitalismo. Questo ha fatto la Chiesa e questo fu disfatto dalla tanto decantata rivoluzione, che aizzando i proletari contro i borghesi, dissacrando il matrimonio, turbando il riposo settimanale, scatenando le ree passioni, sciogliendo infine le corporazioni operaie, gettò i poveri lavoratori, atomi sperduti, nel vortice della concorrenza borghese e negli artigli del capitalismo brutale, cosicchè tornò a creare quei disagi che la civiltà cristiana aveva in parte inse gnato e aiutato a sopportare. In questo stato di cose il socialismo si affibbia una missione redentrice; ma esso batte una falsa strada, perchè pretende di redimere la classe lavoratrice dai mali che la affliggono, apprestando rimedii che ne acuiscono maggiormente la gravità, cioè la lotta di classe e la scristianizzazione della famiglia. Ma nella Chiesa, come già per l'addietro, così oggi ancora, risiede veramente questa virtù curatrice ».

Il giovedì, P. Bricarelli, professore di arte sacra all'Università Gregoriana, riproducendo dinanzi agli occhi degli spettatori per mezzo delle proiezioni luminose una lunga serie di capolavori della pittura, della cultura e dell'architettura, fece vedere quale mezzo potente e semplice insieme di espressione sia stato sempre il simbolismo nell'arte religiosa. Le proiezioni furono illustrate con dati storici, che servivano a farne intendere il contenuto e con rilievi estetici che mettevano in evidenza l'assunto della tesi, il tutto con lucidità pari alla competenza.

Il venerdì fu oratore il ch.mo teol. Dante Munerati, che dottamente svolse a tratti schematici il tema: « La Provvidenza nello sviluppo sociale ».

Sabato, finalmente, parlò uno dei sacerdoti addetti alla parrocchia, il rev. D. Arturo Gianferrari, il quale, sintetizzando efficacemente questo corso di conferenze nelle sue finalità principali, quali sono la conoscenza delle verità religiose, parlò della necessità dello studio di Gesù quale ci viene ritratto dai sacri evangeli, sì da formarci una conoscenza dell'Uomo-Dio non artificiale, fantastica o socialista, ma vera e reale, quale traspare nel poema immortale delle parole e delle opere sue.

A chiusura furono fatte dalla Società degli Interessi Cattolici, che tanto contribuì alla splendida riuscita delle conferenze, alcune magnifiche proiezioni disolventi, veri capolavori dell'arte, le quali destarono ripetute esplosioni di ammirazione.

Era presente S. E. R. l'Arcivescovo di Ravenna, Monsignor Morganti, il quale alla vista di tanti uomini, non seppe resistere agli impulsi del suo cuore generoso e volle dire il suo alto compiacimento per l'esito di questi corsi di conferenze osservando, commosso, come il concorso di tanti uomini sta a dimostrare la necessità che il cuore di tutti sente della fede e della gioia che l'anima prova nell'abbeverarsi alla sorgente delle divine verità.

- Un quarto corso si è tenuto con egual esito lo scorso mese dagli illustri conferenzieri can. Domenico Conti di Imola, prof. Crescentino Caselli dell'Accademia di Belle Arti di Torino, e Padre Agostino Molini dei Minori.

- Nella parrocchia di S. Maria Liberatrice. - Anche dal nuovo tempio, monumento-ricordo del Giubileo Sacerdotale del Regnante Pontefice, ci giungono notizie molto consolanti. La solennità dell'Immacolata, abbellita dalla comunione generale di più di 20o figlie di Maria, tutte della parrocchia, dei soci del Circolo Maria Liberatrice e dei giovani dell'Oratorio festivo, fu coronata da una bella processione colla statua della Madonna, che si svolse nell'interno del tempio.

Il 19 dicembre, vi celebrò solennemente la sua prima messa il rev. D. Pietro Ciriaci, fratello al

Presidente del Circolo, alunno del Pontificio Seminario Romano e parrocchiano di Testaccio. Alle sacre funzioni, presenziate da moltissimi fedeli, venne eseguita ottima musica dalla Schola Cantorum del S. Cuore.

Anche alle solennità di Natale ed alle commoventi cerimonie dell'ultimo e del I° giorno dell'anno convenne una grande moltitudine in pio e devoto contegno.

Col 2 gennaio, mediante la cooperazione di pie signore si potè iniziare la refezione scolastica (una scodella di minestra) a 1oo giovanetti più poveri, frequentanti le annesse scuole pontificie.

TORINO. - Le ex=allieve dell'Oratorio festivo delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che furono le prime a riunirsi in vera associazione, fiorente omai di più di 16o ascritte, il 6 gennaio u. s. celebravano la loro festa sociale. Al mattino, alcune in compagnia della loro figliuolanza, si accostarono in corpo alla S. Comunione; e nel pomeriggio, dopo una cara funzione religiosa, nella quale una dozzina di nuove aggregate ricevette solennemente il distintivo dell'Unione, diedero esse stesse per le loro famiglie una rappresentazione drammatica.

Questa bella associazione, posta sotto gli auspici del S. Cuore di Gesù e di Maria SS. Ausiliatrice, si propone di conservare tra le aggregate e diffondere per mezzo loro il buono spirito dell'Oratorio, e nel tempo stesso di giovarsi scambievolmente. Degno di speciale encomio è il corso di Conferenze sull'igiene domestica, egregiamente tenuto alle socie dalla dottoressa Martinotti.

Ci consta che sull'esempio di quelle di Torino, si vanno organizzando anche le ex-allieve degli Oratori femminili delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Nizza Monferrato, Cassolnovo, Cavaglio d'Agogna, Lingotto, Fontanile, Premosello, Viarigi, Mede, Cicagna, S. Ambrogio Torinese, Villadossola, Riera di Chieri, Parma, Ottobiano, Arquata, Gattinara, Bronte, Roma, ecc.

A Roma, il giorno 8 dicembre, un primo gruppo di ex-allieve convenne alle funzioni del pomeriggio nell'Oratorio di Via Marghera. Segui un geniale trattenimento di proiezioni luminose, illustranti una conferenza religioso-morale, detta dall'egregio cav. avv. Cremonesi.

Asia.

TANJORE (India). - Visita pastorale e premiazione. - Sua Ecc. Mons. Theotonio Emmanuele Ribeira Vieira de Castro, Vescovo di Mylapore, recavasi in visita pastorale a Tanjore il 4 dicembre u. s. Il ricevimento avvenne nel cuore della città vicino alle Corti Civili. Una folla immensa composta di di cristiani, idolatri e maomettani, convenne a dare all'illustre Presule il benvenuto. Le vie erano adorne di archi e festoni ed anche i nostri orfanelli erano al posto loro assegnato, ansiosamente aspettando il suo arrivo. Non appena Sua Eccellenza giunse da Vallam in un magnifico landau tirato da due cavalli bianchissimi, tosto la banda diede fiato agli strumenti ed i nostri ragazzi cantarono in inglese un bell'inno composto da A. Doraisami Mudaliar, Cooperatore Salesiano. Mons. Vescovo, vestito degli abiti pontificali, colla mitra in capo e il pastorale nella sinistra, ispirava riverenza e rispetto nella mente e nel cuore di tutti, anche dei maomettani e degli idolatri; e la grandiosa processione, scintillante nel suo stile orientale, sfilò per le vie verso la Chiesa parrocchiale, preceduta dal grande Elefante di Palazzo e seguita in lunga fila da cammelli, cavalieri e truppe del Governo.

Giunta la processione alla Chiesa del S. Cuore, Monsignore venne condotto sotto un prezioso baldacchino alla porta del tempio, dove il Presidente del Comitato dei ricevimenti gli lesse in inglese un indirizzo di benvenuto, cui Sua Eccellenza, alludendo alla fondazione dell'Orfanotrofio e delle Scuole Industriali, rispose di essere ben lieto di aver dato alla città un segno del suo amore di padre.

Il 7 dicembre Monsignore celebrò la santa Messa nella nostra Cappella, ammettendo 12 alunni alla prima Comunione. Prima dell'atto solenne S. E. rivolse ad essi una calda esortazione e dopo messa diede a ciascuno una bella immagine-ricordo.

L'indomani, solennità dell'Immacolata, il nostro Chierico Balestra venne promosso al Suddiaconato nella Chiesa Parrocchiale. Fu una cerimonia cara a tutti, perchè in Tanjore non si era mai veduta. Assistevano il Vescovo il rev.mo nostro Parroco P. Coelho e il rev. P. Playoust della Società delle Missioni Estere di Parigi. I revv. Padri Guyon e Deltour, anch'essi della Società delle Missioni Estere di Parigi, unirono le loro voci a quelle della nostra Schola Cantorum. La giornata non poteva essere più lieta e certo farà epoca negli annali del nostro Orfanotrofio. A sera, si fece la distribuzione dei premi. La festa, presieduta da Sua Eccellenza, si chiuse con un piccolo trattenimento. Un dialogo in tamul e la brillante farsa Timiducci e Franconi tradotta dall'italiano, furono portati con bel garbo ed anche l'Inno Salesiano del Garlaschi e l'Addio alla Campanella della scuola del M.° D. Pagella furono molto ben interpretati dai minuscoli artisti.

BETLEMME. - L'ultimo numero del « Betlemme » il caro periodico pubblicato dai nostri Confratelli dell'Orfanotrofio Cattolico della patria di Gesù, reca festante questo venerato autografo del S. Padre:

Al diletto figlio, il Direttore dell'Orfanotrofio cattolico di Gesù Bambino in Betlemme e a tutti gli egualmente diletti suoi Cooperatori, Benefattori e Lettori del periodico « Betlemme », col voto che il Signore largamente li ricompensi per quest'Opera di carità fiorita, colla quale si provvede alla salvezza di tante anime nei luoghi bagnati dal sudore e dal Sangue di Nostro Signor Gesù Cristo, impartiamo con effusione di cuore l'Apostolica Benedizione.

Dal Vaticano, li 19 Ottobre 1909.

PIUS PP. X.

« Grazie, Santo Padre, - scrive il Direttore - della degnazione immensa, che avete avuto per noi, per le opere nostre e per chi ci benefica! La gratitudine nostra, la nostra fedeltà e divozione non verranno mai meno e le nostre preghiere s'innalzeranno senza tregua al Trono di Dio, di cui siete il Vicario in terra, a ffinchè si compia quello che è sospiro della vostra anima ardente, la restaurazione d'ogni cosa in Cristo! »

- Uno dei più generosi aiutanti del compianto Can. Belloni, fu senza dubbio il sac. D. Felice Andrea Bergeretti, che volava, pieno di meriti, all'eternità nello scorso autunno in California.

Nato a Giaveno, in provincia di Torino, sentendosi chiamato alle Missioni entrò ancor giovane nel Collegio Brignole-Sale di Genova. Compiuti ivi i suoi studi teologici e ordinato sacerdote, fu dalla Congregazione di Propaganda inviato come missionario nella diocesi di Sidney (Australia) e, dopo tre anni, al Ceylan, dove in undici anni costrusse sei belle chiese, r-a cui la cattedrale stessa di Colombo, città capitale del regno; fondò scuole tanto stilliate dal governo inglese che gli meritarono varie ricompense; e stampò in quella lingua, il ingalese, varie operette di pietà. Quando quelle missioni furon dalla Propaganda consegnate ad Ordini Religiosi, egli le lasciò non senza dolore; ma si recò in Palestina, offrendosi al Can. A. Belloni, a fianco del quale lavorò nell'Orfanotrofio di Betlemme per ben sette anni. Intanto anch'egli risolvette di entrare nella nostra Pia Società e, fattosi Salesiano, ci recò ad aprire la prima casa salesiana nel Venezuela, ove durante la terribile epidemia che desolò Valencia nel 1899 si dedicò all'assistenza di quegli innumerevoli infermi con un'abnegazione veramente apostolica e con sì eroica carità, che il Governo federale di quella repubblica gli decretò la medaglia di onore e gratitudine e il Municipio il busto del e Liberatore Simone Bolivar » l'onorificenza più alta che si possa dare a persona straniera. Dal Venezuela passò in California, ove fu il padre dei Portoghesi immigrati in Oakland e costrusse anche una bella chiesa per gl'italiani a S. Francisco, che distrutta dall'ultimo terremoto e dal terribile incendio del 1906 venne su suo disegno riedificata.

Ma fino all'ultimo di sua vita il zelante Missionario portò sempre nel cuore la memoria dell'Orfanotrofio Cattolico di Betlemme! Ed a Betlemme, nella bella chiesa del S. Cuore di Gesù, eretta pur su suo disegno e sotto la sua direzione, egli che aveva tanto lavorato per la povera gioventù di Palestina, ebbe da tutti i nostri giovani interni ed esterni solenni ed affettuosi suffragi.

- 1 giovani turchi, come è noto, hanno plesso a capo dell'esercito ottomano generali stranieri, ed anche per riordinare la gendarmeria si servono di ufficiali domandati alle potenze europee. A Beyrut è un italiano il capo dei gendarmi. Mandato testè a Gerusalemme per un'ispezione, fu ricevuto alla stazione da tutta la truppa colla musica, mentre dalle mura era salutato con lo sparo dei cannoni. Fu anche a Betlemme, ove visitò l'Orfanotrofio, riportandone le più care impressioni.

America.

AREQUIPA (Perù). - Nel Collegio Don Bosco il 21 novembre u. s. dinanzi un elettissimo pubblico si compì la festa dei premi. Il trattenimento musico-letterario-drammatico, che l'accompagnò, venne offerto al dott. Docarmo, ex-Ispettore dell'Istruzione, il quale espresse in fine il suo vivo gradimento con frasi molto onorifiche per l'Istituto.

Terminata l'accademia, tutti i presenti passarono a vedere la bella esposizione scolastica, distesa in due ampi saloni. Nel primo vedevansi egregi lavori delle scuole de' falegnami, calzolai, sarti e meccanici; nel secondo altri delle scuole di tipografia, scultura, pittura, ed agricoltura. Nè mancava una bellissima mostra didattico-scolastica, dai saggi di scrittura e dalle composizioni più umili fino a buoni lavori d'invenzione ed ottimi modelli di contabilità e corrispondenza commerciale.

BUENOS AIRES. - Ferve il compimento delle decorazioni del nuovo artistico tempio parrocchiale di S. Carlo in Almagro. Dedicato al Cuore di Gesù ed a Maria Ausiliatrice, esso sarà la sede della Parrocchia di S. Carlo; e, per felice intreccio di date memorande, verrà inaugurato quest'anno, in cui ricorre il 3 ° Centenario della Canonizzazione di S. Carlo, nel giorno solenne di Maria Ausiliatrice, che è pure il i ° giorno della novena del Sacro Cuor di Gesù, alla vigilia delle solennissime Feste Patrie.

- Gol fervore dei lavori del tempio parrocchiale s'accende sempre più anche il fuoco di cristiana pietà tra i parrocchiani. La festa dell'Immacolata ne fu una prova incontrastabile. La vigilia, in tutti gli Oratori e Cappelle della Parrocchia si confessò dalle 7 del mattino alle io di sera; e il dì solenne, nella cripta del nuovo tempio 12 sacerdoti furono trattenuti in confessionale dalle 4 del mattino fino alle 12, mentre tre altri distribuirono simultaneamente per più ore la santa comunione a 3000 fedeli. Nello stesso dì ben 5oo fanciulli e fanciulle ricevettero per la prima volta il Pane degli Angeli. Le funzioni solenni furono pontificate da Mons. Costamagna. Alla imponentissima processione della sera presero parte altre due mila fanciulli e fanciulle degli Oratori della Parrocchia.

NECROLOGIO

L'Em.mo Card. Francesco Satolli.

Un fervente suffragio per questo Principe ed attivo lavoratore della Chiesa Cattolica. La memoria e l'impronta della sua pietà e della sua operosità rimarranno incancellabili non solo nella natia archidiocesi di Perugia e a Roma, ma anche nel Nord-America, ove rappresentò Papa Leone XIII all'inaugurazione dell'Università di Washington ed alle Feste Centenarie di Cristoforo Colombo e fu Primo Delegato Apostolico degli Stati Uniti. Neppur noi dimenticheremo l'affettuosa bontà, che il compianto Porporato nutrì costantemente e mostrò molte volte per le Opere di D. Bosco. Il Signore gliene dia ampia mercede !

Mons. Giovanni Antonio Terreno.

Nel pomeriggio della vigilia di Natale, dopo lunga malattia sopportata con edificante rassegnazione, rese la sua bell'anima a Dio, in età di 78 anni, il prof. D. Antonio Terreno. Pio e zelante, dopo di avere speso la vita nell'insegnamento, si diceva felice d'impiegare l'ancor florida salute a vantaggio delle anime, ed a Novara, Spezia e Mondovì, molti senza dubbio rimpiangono la morte del colto oratore e del saggio direttore spirituale. Una prece per l'anima sua carissima.

Arciprete D. Paolo Micanzi.

Sacerdote e Parroco esemplare, passò all'eternità ai primi dello scorso novembre. Ebbe un amore particolarissimo per la gìoventù, alla quale aveva consacrato anche i primi anni di sacerdozio nella cospicua borgata di Rovato, dove fu maestro e direttore delle scuole, amatissimo da tutti. Nominato arciprete d'Iseo, accrebbe il suo affetto per i giovani, e non fu pago se non quando vide compiuto il suo vivo desiderio di aprir per essi un Oratorio festivo. Il giorno poi che potè avere a dirigerlo i Figli di D. Bosco, fu pel zelante arciprete uno dei più belli della vita. Un affettuoso suffragio affretti al degno Pastore la gloria dei santi.

D. Alfio Barbagallo.

In Pedara, la notte del 9 gennaio si addormentava placidamente, nel bacio del Signore, uno dei più insigni cooperatori di Sicilia.

Pio, zelante, animato sempre di fede viva e di vero spirito sacerdotale, consacrò tutta la sua vita alla gloria di Dio ed al bene delle anime. Pel rev.mo D. Rua ebbe un affetto ed una generosità singolare. I suoi funerali riuscirono imponentissimi e furono un meritato omaggio alle sue grandi virtù. Iddio conceda una degna ricompensa all'anima sua benedetta e susciti altri sacerdoti che gli rassomiglino.

Sac. Francesco Marti.

Cooperatore salesiano e modello di virtù sacerdotali, passò a ricevere il premio delle sue virtù la notte seguente la festa dell'Immacolata da Corigliano d'Otranto. Sitibondo della gloria di Dio e della salvezza delle anime, cercava continuamente coll'esempio, colle parole, colla diffusione della buona stampa, d'infondere in tutti un pensiero di vita eterna. Fu pure l'amico dei poveri, privandosi per soccorrerli anche del necessario. Quanto grande sia stata la sua carità, lo disse il gran numero d'infelici che piangendo ne accompagnarono le spoglie all'ultima dimora. Noi pure sciogliamo affettuosamente una prece per l'anima sua.

Sac. Giuseppe nob. Merizzi.

Nato nel 1825, passò la lunga vita nel fare il bene, ed usò del vistoso patrimonio per soccorrere i bisognosi e sostenere la buona stampa, la Propagazione della Fede e tutte le opere buone, comprese quelle di D. Bosco. Sacerdote pio, attese con zelo alla direzione delle anime, e, gli ultimi tre anni, divenuto cieco, apparve esempio mirabile di pazienza e di rassegnazione. Mori in Tirano il 31 dicembre. Una rappresentanza dell'Istituto S. Rocco di Sondrio prese parte, con riconoscenza, ai suoi funerali, che riuscirono imponenti.

Al fratello, il venerando Arcivescovo titolare di Ancira, sentite condoglianze.

Don Giuseppe Chistino.

Il giorno dell'Epifania volò al Cielo anche questo virtuoso sacerdote, prevosto di Frassineto Po. Vicinissimo al Collegio S. Carlo di Borgo S. Martino, non mancò di mostrare a quell'Istituto la sua stima ed il suo affettuoso interesse, come fu del Ven. nostro Don Bosco un grande ammiratore. Il Signore gli doni amplissimo premio per la sua bontà.

D. Marco Inverardi.

Nato ad Oriano (Brescia) s'indirizzò alla carriera ecclesiastica, benchè quasi privo di mezzi, quando aveva oltrepassato i 25 anni. Prima ancora di essere ordinato sacerdote, venne assunto quale Prefetto del Pio Istituto Orfani di Brescia, ove rimase per ben 27 anni spiegando lo zelo più intenso. Fu uno dei primi Cooperatori Salesiani ed abbonato alle letture Cattoliche già da molti anni; e seppe indirizzare al sacerdozio secolare e regolare, e specialmente alla nostra Pia Società, molti giovanetti che aiutava colle scarse risorse, di cui poteva disporre, assoggettandosi a veri sacrifizii. Noi confidiamo che egli sia già al possesso del premio celeste, tuttavia lo raccomandiamo di cuore alle comuni preghiere.

Don Paolo Frattini.

Prevosto e Vicario Foraneo di Somaglia nel Lodigiano, si spense la mattina del 30 novembre nella grave età di 84 anni. Costante zelatore dell'azione cattolica, era pur uno dei nostri più antichi cooperatori.