BS 1910s|1914|Bollettino Salesiano Ottobre 1914

ANNO XXXVIII - N. 10   PERIODICO MENSILE   I OTTOBRE 1914

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: Viva il Papa! . . 285 Cenni biografici del S. Padre Benedetto XV 288 L'esaltazione e l'incoronazione di Papa Benedetto XV 291 Il cuore di Sua Santità Benedetto XV . 293 Benedetto PP. XV a tutti i cattolici del mondo 295 VITA DEL VENERABILE DON Bosco: Capo IV. Il piccolo giocoliere    297 L'apostolo della gioventù 300 Il VII Congresso internazionale dei Cooperatori Salesiani . .   301 DALLE MISSIONI: Cina: Un giro dal nord al sud della Missione di Heung-Shan    3..3

Tesoro spirituale   6

IL CULTO DI MARIA SS. AusiLIATRICE: Nel Santuario: Pel S. Padre - Feste e date memorande - Grazie e graziati

NOIE E CORRISPONDENZE: La Prefettura apostolica del Rio Negro (Brasile) affidata ai Salesiani - Il VI Congresso Eucaristico Nazionale - Cooperatori zelanti - Tra i figli del popolo - Notizie varie   . . . 312

Necrologio: Per la S. Memoria di Pio X . . . . 314

"VIVA IL PAPA!"

ESULTIAMO, o Cooperatori carissimi, ed innalziamo al Signore l'inno del ringraziamento! Tre giorni dopo i consueti novendiali (o novenario di suffragi) pel compianto Pontefice, dall'alto del maggior tempio della Cristianità risuonava „il faustissimo annunzio", la cui eco giuliva, rapida coree il baleno, volò in ogni lido: „Habemus Papam! Abbiamo il nuovo Papa nella persona dell'Em.mo e Rev.mo Sig. CARD. GIACOMO DELLA CHIESA, che ha preso il nome di BENEDETTO XV."

,,La salita di un Papa al trono pontificio - riflette Don Bosco (1) - è avvenimento della massima importanza per tutti i cattolici. Con esso i Vescovi acquistano il loro Capo e Direttore Supremo, la grande famiglia dei credenti ha di nuovo il Padre perduto, mentre il mondo cattolico vede sotto i propri occhi compiersi un fatto grande, che attesta la costante e non mai interrotta visibilità del Romano Pontefice".

Anche la rapidità con cui avvenne la nuova elezione „sta - scrive l'Osservatore Romano - a novella testimonianza e solenne riprova di quella amorosa assistenza onde il Signore veglia pietoso ai destini della sua Chiesa, ne custodisce e ne protegge le sorti. Mentre infatti più torbidi e procellosi volgono i tempi per l'umanità, mentre le mutate condizioni e le difficili contingenze dell'ora che volge tristissima avrebbero potuto rendere più difficile il compimento dell'atto solenne per la Chiesa e per il suo governo, la Provvidenza Divina, nel chiamare il sommo Gerarca al premio meritato dalle sue eminenti virtù, disponeva pietosamente che quest'atto potesse compiersi nel più breve tempo possibile, senza incontrare le molteplici difficoltà che circostanze di tempo e di luogo eventualmente avrebbero potuto opporgli, dando chiaramente a vedere ancora una volta come amorevolmente essa vegli alla preziosa continuità di quel Magistero supremo."

Ne sia benedetto il Signore !

Egli - diceva un eloquente Porporato (1) - ha davvero visitato il suo popolo ed ha concesso quanto il suo popolo desiderava; Egli non ha voluto che i suoi figli rimanessero orfani, e ha dato loro il Padre che bene aveva preparato alle sue vie. Il Padre che il Signore ci ha dato ci farà santi; poiché bene ha appreso le vie della santità con la sua vita e con la sua condotta. Il Signore lo fece nascere in una famiglia santa; lo elevò al sacerdozio; Lo condusse per il cammino della pietà e della disciplina; Lo accompagno nelle Corti d'Europa; Gli apprese i movimenti dei popoli. Anche le miserie e i gemiti il nostro Padre conobbe; perchè fu per sette anni nella diocesi di Bologna, ove seppe i palpiti dei poveri, i bisogni delle genti. Così il Signore, dopo aver trasportato al Cielo^ il primo Padre che dalla Cattedra Santa insegnò la bontà, ha disteso nuovamente la sua mano e ci ha portato l'Uomo del suo cuore che ci aprirà la via del Cielo, del quale il Signore ha a Lui affidato le chiavi, ci sarà luce nei turbini del mondo, ci porterà in alto verso i trionfi eterni.

Il nuovo Padre, il nuovo Pontefice Sommo è BENEDETTO XV. Ecce Sacerdos magnus... Benedictus qui venit in nomine Domini !

Cooperatori carissimi, prostriamoci in devoto omaggio ai piedi del nuovo Papa ed umiliamogli la promessa della nostra devozione incondizionata e la protesta solenne della nostra illimitata obbedienza. Fedeli agli insegnamenti di Don Bosco - che ripetè ben alto in tutta la vita essere la Pia Società Salesiana totalmente a sostegno della Santa Sede e vagheggiò il giorno che il nome di Cooperatore Salesiano diverrà sinonimo di buon cattolico - promettiamogli di cooperare con tutte le nostre forze al trionfo della Chiesa nell'ora che volge.

E come? Ce lo dice lo stesso Don Bosco (2)

"Colla preghiera, colla docilità alla voce dei nostri pastori, con una condotta veramente cristiana. Mettiamoci all'opera! Ciascuno nella propria sfera promuova o riconduca nelle famiglie il buon costume e le pratiche di religione: ciascuno allontani il peccato da sè e dai suoi ed il giorno del Signore non tarderà a spuntare".

(1) Nella prefazione all'operetta: Il più bel fiore del Collegio Apostolico, ossia la elezione di Leone XIII.

(1) Il Card. Maffi nel discorso detto nella Primaziale di Pisa, alla funzione di ringraziamento per l'elezione di Papa Benedetto XV.

(2) Don Bosco, op. cit. pag. 285.

CENI BIOGRAFICI DEL SOMMO PONTEFICE BENEDETTO XV

La famiglia.

Giacomo Paolo Giovanni Della Chiesa nacque in Genova, nella Parrocchia di Nostra Signora delle Vigne, il 21 novembre 1854, dal marchese Giuseppe della Chiesa e dalla marchesa Giovanna Migliorati.

Per parte di padre Egli discendeva da una delle più illustri ed antiche famiglie patrizie, ascritta al Libro d'oro della nobiltà di Genova fin dalla prima metà del secolo XVI. Secondo gli storici essa è di origine lombarda e si vuole risalga al secolo di Sant'Ambrogio. Dall'avere essa prese le parti del Santo Arcivescovo di Milano e della Chiesa ortodossa contro gli Ariani, vuolsi abbia avuto origine il suo cognome.

Anche per parte di madre discendeva da un nobilissimo ceppo, quale è quello dei Marchesi Migliorati di Sulmona, che al principio del secolo decimoquinto dava alla Cristianità il Sommo Pontefice Innocenzo VII.

Gli studi.

Da Genova il giovane rampollo del Marchese della Chiesa venne condotto per lunghe dimore all'amenissima riviera di Pegli, ove la sua famiglia possiede un antico palazzo gentilizio, ed egli conquistò un'immensa eredità di affetti.

Avviato agli studi, fu alunno del Collegio Danovaro e Giusso in Genova, dove frequentò le classi elementari e le scuole ginnasiali; quindi passò allo studio della filosofia frequentando come esterno le scuole di quel Seminario; indi si ascrisse a quella Regia Università e a ventun anno conseguì la Laurea in Legge. Studio e pietà furono le virtù costanti della sua giovinezza. I condiscepoli ricordano ancora con quale esattezza attendeva annualmente alla pia pratica degli esercizi spirituali nell'Oratorio della Compagnia della Misericordia e come godesse l'ammirazione e la venerazione universale.

Sua vocazione sacerdotale.

Il futuro Pontefice aveva 13 anni quando, tutto raccolto, si presentò al padre per scongiurarlo che gli permettesse di avviarsi alla carriera sacerdotale cui si sentiva vivamente chiamato.

Il padre, che ammirava grandemente l'intelligenza del figlio, del quale mille episodi gli dicevano l'attività e il buon volere, avrebbe quasi preferito vederlo seguire la carriera legale nella quale si riprometteva che avrebbe certo raccolto onore e fama. Tuttavia non volle contrastare il desiderio così commovente che il piccolo Giacomo gli aveva espresso, e gli rispose:

- Per ora studia, hai ancora molti anni innanzi a te. Segui gli studi classici di retorica e di filosofia, ottieni la laurea in legge e ci riparleremo. Se in te la vocazione continuerà, se sarà così salda come ora mi appare e mi manifesti, sarà come tu vorrai!

Il giovinetto continuò gli studi senza mai più parlare del suo desiderio, conseguì la laurea e tornando dall'Università disse al padre, quasi continuando il discorso di tanti anni prima:

- Babbo ho preso la laurea, sono avvocato! Ora chiedo che tu consenta a che sia effettuato il mio desiderio antico.

E il giovane marchese entrò nel Collegio Capranica di Roma iniziando la nobile carriera, che attraverso gli studi indefessi, il lavoro e la santità della vita dovevano condurlo al Sommo Pontificato.

Prime occupazioni.

Ordinato sacerdote il 21 dicembre 1878, passò all'Accademia dei Nobili Ecclesiastici, e subito venne addetto alla Pontificia Segreteria di Stato nella sezione degli affari straordinari, di cui era allora Segretario Monsignor Mariano dei Marchesi Rampolla del Tindaro.

Prudenza, tatto, sobrietà d'eloquio, acuta prontezza nel colpire il punto saliente delle questioni, infaticabile alacrità al lavoro, fecero apprezzare altamente la collaborazione del giovane prete genovese, tanto che promosso alla Nunziatura di Madrid il Rampolla nel 1883, questi si scelse come segretario Mons. Della Chiesa.

A Madrid.

A Madrid egli non tardò ad essere conosciuto nel quartiere ove abitava, per la sua inesauribile carità ed i poveri lo chiamavano el cura de las dos pesetas (il prete delle due lire) perché sempre aveva una moneta d'argento di quel valore per tutti quelli che a lui si rivolgevano chiedendo soccorso. I bisognosi lo attendevano all'angolo di San Pietro, oppure in Puerta Serrada, quando non andavano ad attenderlo alla stessa Nunziatura, sicuri che avrebbero recato a casa qualche efficace sollievo.

Ma se era conosciuto fra i poveri per la sua evangelica liberalità, non lo era meno fra l'aristocrazia di Madrid, dove si erano già rilevate le sue eminenti qualità morali, la vastità della sua cultura e l'acutezza del suo ingegno. Col suo grande tatto, egli sapeva unire mirabilmente il valido contributo del proprio ingegno a quello del Nunzio Apostolico.

Mons. Della Chiesa rimase a Madrid fino al 1887, cioè fin quando il Rampolla da Papa Leone XIII veniva innalzato alla sacra porpora ed assunto alla dignità di Segretario di Stato.

Segretario del Card. Rampolla e Sostituto della Segreteria di Stato.

Tornando a Roma continuò a lavorare col Card. Rampolla nella posizione ufficiale di Segretario della Cifra e di minutante di Segreteria, finchè nel 1901 essendo il Sostituto Mons. Tripepi annoverato nel Sacro Collegio, egli venne meritamente promosso a quel posto delicatissimo godendo la piena fiducia del Sommo Pontefice e del suo Segretario di Stato.

In lui il diplomatico ed il gentiluomo si vedevan fusi nella corretta forma del tratto; l'uomo di cuore aveva qualche rivelazione breve e decisiva anche attraverso qualche barzelletta che temperava la schematica precisione del suo dire; e l'ecclesiastico di buono spirito si scorgeva sempre in qualche domanda particolare di carattere religioso che mostrava l'interesse grande di quell'intelligenza costretta a seguire un ordine d'idee e di fatti per dovere di ufficio, ma che soprattutto non dimenticava mai la suprema missione a cui era diretta nella finalità l'opera indefessa, quella di salvare le anime e propagare e mantenere la Fede colla parola evangelica che la suscita e la nutre, consolandosi nel riscontrare i progressi dell'azione cattolica, di cui additava con occhio sicuro i vantaggi da conseguire ed i pericoli da evitare.

Pietà, carità, umiltà e zelo.

Tornando a Roma Mons. Della Chiesa prese alloggio al palazzo Lante in piazza dei Caprettari. Proprio lì incontro sorge la chiesa di San Eustachio, basilica e parrocchia di quel territorio; e il giovane Prelato vi si recava ogni giorno per celebrarvi ogni giorno la S. Messa. Tutte le mattine, invariabilmente alle 6, scendeva in Basilica, si ritirava nel coro per fare la meditazione e alle 6 e mezzo saliva all'altare. Poi entrava nel confessionale e ascoltava le confessioni. In breve si sparse nella parrocchia la fama di un monsignore che confessava con tanto zelo e carità; e il suo confessionale fu affollato ogni mattina di moltissimi fedeli che lo avevano scelto come loro direttore spirituale. E quando qualcuno di questi suoi penitenti s'ammalava, egli, prevenuto dal Parroco, si recava a visitarlo e per tutta la malattia non lo abbandonava. più.

Amantissimo della pietà e delle sue più popolari manifestazioni, egli fu pure fratello e poi Primicerio dell'Arciconfraternita di S. Rocco, nella Chiesa omonima, che è una di quelle confraternite che in Roma meglio mantengono lo spirito di vera pietà cristiana. Ed egli soleva accomunarsi ai fratelli, anche quando era Prelato e Primicerio, nei più umili uffici imposti dalle costituzioni. Nelle associazioni dei cadaveri rivestiva il sacco e con cristiana compunzione rendeva ai defunti l'estrema opera di misericordia. Ogni venerdì interveniva alla Via Crucis e anche in questo esercizio di pietà volle sempre indossare il sacco e portare la croce. Anche dopo il suo trasferimento a Bologna non cessò mai di occuparsi con premura sollecita degli interessi di quella sua cara arciconfraternita, specialmente nella prova dolorosa che ebbe ad attraversare, quando la chiesa crollò e dovette essere completamente restaurata.

Nella celebrazione della messa, come Prelato aveva diritto alla bugia presso il messale, ma non se ne serviva che d'inverno quando nell'altare c'era bisogno di un po' di luce di più. D'estate, se qualche volta il servente gliela apprestava, la spegneva e la rimandava.

Al Parroco egli si era offerto fin da principio per qualunque esercizio di ministero, nel quale fosse ritenuta giovevole l'opera sua, e più volte predicò in S. Eustachio anche le più umili predicazioni popolari.

Quando si portava solennemente il Viatico agli infermi della Parrocchia, nelle Comunioni in fiocchi, mai mancò di prendervi parte; ma cedeva sempre al Parroco l'ufficio onorifico di portare il Santissimo Sacramento ed egli, al suo fianco, ministrava da Diacono. Anche quando nominato Sostituto della Segreteria di Stato dovette prendere alloggio in Vaticano e per le cresciute occupazioni non potè più frequentare giornalmente la sua cara Basilica di Sant'Eustachio, non tralasciò mai di recarsi alla domenica, alla solita ora, a celebrarvi la Messa e ascoltare le Confessioni.

Ma quello che, oltre il ministero sacerdotale, rese popolare e venerata nella parrocchia la figura di Mons. Della Chiesa, fu la sua larghissima carità. Egli la esercitava nel silenzio, facendo ignorare alla sua sinistra ciò che operava la destra, e solo perchè i beneficati hanno parlato, oggi è risaputo questo bel particolare della sua vita. Oggi dopo la sua elevazione al Supremo Pontificato, tutti quelli che lo avvicinarono allora e sperimentarono la sua generosa benevolenza, esaltano con ricordo commosso le sue virtù.

Sua divozione a Gesù in Sacramento.

A Roma è in fiore quell'associazione che risponde con squisita delicatezza di pensiero ad uno dei più santi doveri della pietà eucaristica, cioè l'Adorazione notturna di Gesù in Sacramento. Tutto l'anno, come è noto, nelle chiese di Roma viene solennemente esposto per turno il SS. Sacramento nella esposizione detta delle Quarantore. All'adorazione nel corso della notte, quando necessariamente le chiese sono chiuse e deserte, provvede detta santa associazione. E i soci vanno ad adorare Gesù nel tempio ove son le le Quarantore dividendo la notte in due turni, il primo dalle 10 alle 2, il secondo dalle 2 al mattino. Mons. Della Chiesa diede il nome a questa associazione fin dal principio della sua dimora in Roma, l'ebbe sempre carissima, ne fu per un tempo anche presidente, e in ogni occasione fu di esempio e di edificazione ai compagni nel disimpegnarne gli obblighi. Oltre ai turni che gli erano assegnati, egli non mancava mai di fare l'adorazione l'ultima sera dell'anno per trovarsi in quel pio esercizio di preghiera allo spuntare dell'anno nuovo!

È nominato Arcivescovo.

Una vita così operosa e così santa diceva apertamente quali fossero le brame più cocenti dell'anima di Mons. Della Chiesa: e il Sommo Pontefice Pio X, non senza celeste ispirazione, si determina di assecondarle.

Era venuta vacante, nell'agosto del 19o7, la Sede Metropolitana di Bologna per la morte del sempre compianto Card. Svampa, e verso la fin di quell'anno Pio X, avuto a sè il Sostituto della Segreteria di Stato, gli annunziò la concepita determinazione d'inviarlo Arcivescovo a Bologna.

Il pio Prelato chinò il capo con gioia dinnanzi alla volontà del Pontefice, confessando che l'esercizio del sacro ministero era sempre stato l'ideale più caro della sua vita; e Pio X, preconizzatolo arcivescovo nel Concistoro del 16 dicembre 1907, con tratto di particolare predilezione gli conferiva egli stesso colle sue mani la pienezza del sacerdozio, nella Cappella Sistina il 22 dicembre del medesimo anno.

In questa commoventissima cerimonia assistevano il Papa come Vescovi conconsacranti il genovese Mons. Balestra Arcivescovo di Cagliari e Mons. Valfrè di Bonzo Arcivescovo di Vercelli, intimo amico e compagno di scuola di Mons. Della Chiesa.

Il nuovo Arcivescovo fece il solenne ingresso in Bologna il 23 febbraio del 1908, accolto con

omaggio filiale dal clero e dal popolo; e subito, dedicandosi interamente al ministero, mostrò un cuore estremamente sensibile che i più ignoravano; e l'amore, lo zelo e la carità per il suo popolo traboccarono dall'esile persona che si moltiplicava profondendosi tutto per il gregge che il Sapremo Pastore gli aveva affidato.

Gli anni di episcopato.

L'Uomo che la Provvidenza ha testè chiamato a reggere i destini della Chiesa nell'ora più turbinosa per stragi ed incendi di guerra, e che genialmente ha voluto chiamarsi Benedetto - quai per additare un programma accolto con gioia da tutti... - è stato fino a ieri in mezzo a noi - scrive l'Avvenire d'Italia - in una vita nascosta, di bene, di attività, di lavoro.

Benedetto XV è l'uomo della volontà e del dovere, prima per sè che per gli altri, come della fede e del lavoro. Tutto dobbiamo aspettare da Dio, ma tutto dobbiamo aspettare da noi! Questa, una massima fatta sua. Forte nella fede schietta e profonda, Egli ha avuto sempre di mira la gloria di Dio e la salute delle anime, pronto ad avanzarsi primo al sacrifizio.

Indefesso nello zelo e nell'adempimento dei suoi doveri di Vescovo, non ha mai esitato a compiere il più umile degli uffici di sacredote. Lo sanno i suoi famigliari, lo sanno i suoi preti, lo sanno i suoi parroci, quelli specialmente delle altissime vette dell'Appennino.

Lavoratore instancabile, più volte si sentì dolcemente rimproverare per le eccessive fatiche pregiudizievoli alla salute: ascoltò ma non accondiscese mai ad aversi il minimo riguardo. Da tutti richiesto per opere di ministero, a nessuno sapeva dire di no; se aveva precedenti impegni, rimaneva preoccupato del nuovo invito e si studiava di combinare gli orari in modo da accontentare tutti, anche a costo di affaticare eccessivamente la sua persona.

Primo ad alzarsi - estate ed inverno il tocco delle cinque lo sorprendeva genuflesso alla preghiera per la preparazione alla S. Messa - era ultimo a coricarsi della piccola famiglia che teneva presso di sè. Dalle sei del mattino alle undici, alle dodici della notte, lavorava indefessamente, tolta la brevissima ora per i due pasti delle quattordici e delle ventuna e per la recita del Rosario fatta in comune coi famigliari prima della cena.

È creato Cardinale.

Tale era la sua vita di vescovo, quando, e per i suoi alti meriti precedenti e per i nuovi che andava ogni dì accumulando, il compianto Pontefice Pio X lo premiava elevandolo il 25 maggio u. s. alla Sacra Porpora, col titolo dei Santi Quattro Coronati. Il Concistoro in cui Mons. Della Chiesa ebbe il Cappello Cardinalizio fu l'ultimo atto solenne del Pontefice che moriva accasciato per il dolore dell'orribile guerra fratricida che sconvolge il mondo.

Il nuovo Porporato ebbe solenni festeggiamenti nell'Accademia dei Nobili Ecclesiastici, ove nel ricevere il biglietto di nomina, pronunziò uno splendido discorso, pieno di umiltà e di affetto alla S. Sede ; e al suo ritorno a Bologna vide tutta la città e l'Archidiocesi nella più lieta esultanza per l'altissima dignità che era venuta a coronare degnamente i suoi meriti e ad aprirgli la via a quella dignità ancor maggiore, cui lo riserbava la Divina Provvidenza.

L'Esaltazione e Incoronazione di Papa Benedetto XV

IL 31 agosto il Sacro Collegio degli Eminentissimi Cardinali di Santa Romana Chiesa, che sono i collaterali e i coadiutori del Sommo Pontefice, dopo essersi riuniti al mattino nella Cappella Sistina per la Messa dello Spirito Santo, durante la quale Mons. Galli, Segretario dei Brevi ai Principi, tenne l'orazione de eligendo Summo Pontifice, alle ore 17,30 si chiudeva col solito rito in Conclave nell'Apostolico Palazzo Vaticano.

Eran presenti 57 dei 65 Eminentissimi Porporati, mancando per ragioni di età e di salute gli Em.mi Prisco, Martinelli, Dubillard, Bauer, Vaszàry, e non essendo giunti a tempo tre dei Cardinali Americani, cioè gli Em.mi Gibbons e O'Connell degli Stati Uniti e l'Em.mo Bégin del Canadà.

Intanto in tutto il mondo si pregava: e in Roma, per ordine dell'Eminentissimo Card. Vicario, si teneva l'esposizione solenne del SS. Sacramento in varie Basiliche e in altre chiese determinate.

Dopo due giorni, il 3 settembre, mentre i Romani s'affollavano ad adorare Gesù Sacramentato a S. Carlo a' Catinari e nella nostra chiesa del S. Cuore di Gesù al Castro Pretorio, veniva eletto Sommo Pontefice l'Em.mo Card. Giacomo Della Chiesa, Arcivescovo di Bologna, il quale dopo l'accettazione assunse il nome di Benedetto XV, a ricordo dell'ultimo Arcivescovo di Bologna creato Papa, il dottissimo Card. Lambertini, che si chiamò Benedetto XIV.

L'Em.mo Card. Della Volpe, primo dell'Ordine dei Diaconi, alle 11,30 ne diè solennemente dalla Loggia esterna della Basilica Vaticana il lieto annunzio all'immenso popolo che aspettava nella piazza di S. Pietro, e che proruppe in grida di plauso e d'esultanza, cui fece eco giuliva il suono di tutte le campane della città.

Subito dopo, aperte le porte della Basilica, quella sterminata massa di gente si riversò nell'interno del tempio, e proruppe in fragorose ovazioni all'apparire del nuovo Pontefice, che dalla loggia del Portico interno impartì la prima solenne benedizione a Roma e al mondo, salutando poi con nobile gesto i presenti.

La stampa italiana ed estera di ogni partito fu unanime nell'applaudire l'elezione del nuovo Papa; e i Capi di Governo, gli Arcivescovi, i Vescovi, i prelati, i municipii, le associazioni e le società cattoliche gareggiarono nell'inviargli un numero così straordinario di telegrammi di esultanza e di devozione, che fu necessario rispondere collettivamente a moltissimi per mezzo della stampa cattolica.

La domenica successiva, 6 settembre, si compì la cerimonia dell'Incoronazione del nuovo Papa la quale, date le tristi circostanze dell'ora presente, non si tenne già nella Basilica Vaticana come moltissimi avrebbero desiderato, ma nella Cappella Sistina dove il sacro rito si svolse egualmente imponentissimo.

Circa le 9 il nuovo Vicario di Gesù Cristo, col manto papale e la mitra preziosa, e in sedia gestatoria tra i flabelli, accompagnato e seguito dal numeroso e splendido corteo del Sacro Collegio in cappa rossa, dai Patriarchi, Arcivescovi e Vescovi, dalla sua nobile Anticamera, dai Generali e Procuratori degli Ordini Religiosi, dai Penitenzieri, dai Cerimonieri e Chierici segreti, dagli Ufficiali e Comandanti le sue milizie, entrava nella Sala Regia benedicendo i numerosi astanti genuflessi: e passava nella Cappella Paolina, ov'era esposto solennemente il SS. Sacramento, che adorò genuflesso. Quindi il corteo proseguì verso l'aula delle Beatificazioni, ove il Santo Padre vestì gl'indumenti per la Santa Messa, e risalito in sedia gestatoria, sopra la quale stendevasi ora un ricchissimo baldacchino ad otto aste, si rinnovò la sfilata che lo accompagnò alla Cappella Sistina. Du rante questo percorso un cerimoniere pontificio, facendo tre volte sostare il corteo, accese ogni volta un batuffolo di stoppa e sollevandolo su di una canna dorata ripetè a note lente e gravi l'ammonizione di rito: - Pater sancte, sic transit gloria mundi! Santo Padre, così passa la gloria terrena!

Giunto all'ingresso della Cappella Sistina, mentre squillavano dolcemente le trombe d'argento, Sua Santità discese dalla sedia gestatoria, ricevette l'abbraccio di tre cardinali, ed avviatosi all'altare cominciò la S. Messa. Dopo l'Indulgentiam, i tre Cardinali seniori dell'Ordine dei Vescovi, Serafino Vannutelli, Antonio Agliardi e Vannutelli Vincenzo, recitarono sopra il Papa le tre preci dell'Incoronazione; e il Cardinale primo Diacono, Della Volpe, gl'impose sulle spalle il sacro pallio.

Terminato l'Augusto Sacrifizio, la sedia gestatoria fu portata sulla predella dell'altare e il S. Padre vi si assise, mentre i cantori intonarono l'antifona: Corona aurea super caput eius. Dette le preci di rito, il Card. Cagiano tolse al Sommo Pontefice la mitra e il Cardinale primo Diacono, preso il triregno, lo sollevò sul capo dell'eletto e pronunziando solennemente la formola latina glielo impose.

Benedetto XV, così incoronato, si levò in, piedi, recitò la formola dell'Assoluzione papale, e solennemente impartì a tutti l'Apostolica Benedizione coll'indulgenza plenaria. Quindi al canto del Tu es Petrvs, attraversò la Cappella, risalì sulla sedia gestatoria, e nell'entrare nella Sala Regia e Ducale si levava a benedire, mentre la folla, commossa allo spettacolo di tanta maestà, scoppiava in irrefrenabili applausi ed in entusiatische acclamazioni: Evviva il Papa! Evviva Benedetto XV! Evviva il Pontefice della Pace!

Il corteo procedette lentamente sino in fondo alla Sala Ducale, dove Sua Santità scese dalla sedia gestatoria e si avviò nell'aula dei paramenti per deporre le sacre vesti; e là stesso ricevette gli omaggi del S. Collegio espressigli dall'Em.mo Sottodecano Card. Agliardi, che augurò al nuovo Pontefice la sapienza di Leone Magno, la fortezza di Gregorio VII, l'elevatezza e la sapienza di Leone XIII, il cuore magnanimo e paterno di Pio X, e un glorioso Pontificato che rechi pace alla Chiesa e duri lungamente.

Sua Santità rispose ringraziando il Sacro Collegio dei voti espressigli e manifestava la speranza che questi si adempiano con l'aiuto di Dio e mercè l'appoggio degli Em.mi Cardinali.

Quel dì stesso il Santo Padre generosamente disponeva che fossero elargite centomila lire ai poveri di Roma e diecimila a quelli di Bologna.

Non potevasi festeggiare in miglior modo l'incoronazione sua a Sommo Pontefice!

Il primo Concistoro.

Il Santo Padre Benedetto XV tenne pubblico Concistoro l'8 settembre, festa della Nascita di Maria SS.ma, e in esso impose il Cappello Cardinalizio a quattro Eminentissimi Cardinali pubblicati dalla s. m. di Pio X nel Concistoro segreto del 25 maggio u. s., e cioè il Card. Patriarca di Lisbona e i Cardinali Arcivescovi di Toledo, Strigonia e Vienna.

Durante questa cerimonia il signor avvocato Concistoriale Conte Comm. Carlo Santucci ha perorato per la prima volta la causa di Beatificazione e Canonizzazione del Venerabile Servo di Dio Giovanni Bosco, nostro amatissimo Padre e Fondatore. Felice e fortunata coincidenza, come più innanzi diremo!

In seguito Sua Santità tenne Concistoro segreto nel quale promosse alla Sede Metropolitana di Bologna il rev.mo Mons. Giorgio Gusmini, già Vescovo di Foligno, e annunziò la provvista di numerose Chiese fatta antecedentemente.

L'esultanza di Genova.

La notizia dell'elevazione al supremo Pontìficato dell'illustre concittadino Cardinale Giacomo Della Chiesa venne appresa a Palazzo Tarsi, quasi nello stesso mentre che nell'aula consiliare si teneva un'adunanza privata di maggioranza: e il sindaco, ten. gen. Massone, intreprete del pensiero della città spediva tosto al novello Pontefice un ossequente telegramma e ordinava che venisse innalzata al palazzo municipale la bandiera nazionale.

Sua Santità si degnava rispondere:

Gen. Massone - Sindaco

Genova.

L'omaggio della Città che mi diede i natali mi riesce graditissimo. Ne ringrazio il suo primo Magistrato e coll'augurio delle celesti Benedizioni confermo ai dilettissimi concittadini la mia speciale benevolenza.

BENEDETTO PAPA XV.

Il 10 settembre il Consiglio Comunale di Genova dava una nuova prova di riconoscenza, di gentilezza e di fede.

Alle ore 15,2o il Sindaco ten. gen. comm. Emilio Massone dichiarava aperta la seduta, e prima che si procedesse alla discussione dell'ordine del giorno il consigliere Dufour si alzava in piedi e pronunciava queste nobili parole:

Tra i grandi avvenimenti succedutisi nell'intervallo fra la precedente e l'odierna seduta del Consiglio, due particolarmente commossero il popolo genovese. la morte di Pio X e l'elevazione al Pontificato di Benedetto XV.

Quantunque in questa - occasione la nostra amministrazione abbia già degnamente interpretato il sentimento di Genova, stimo tuttavia doveroso che questi fatti vengano commemorati in pubblica seduta, sia per ringraziare il Sindaco della parte presa al dolore ed alla giga del popolo, sia perchè di ciò rimanga traccia nei verbali del nostro Consiglio.

Il 2o agosto p. p. cessava di vivere Pio X. Povero ed untile figlio del popolo, tale volle mantenersi anche tra i più alti fastigi della gloria. Il suo cuore di padre, oppresso dalla immane lotta fratricida dei popoli europei, cessò di battere, mentre il suo labbro pronunziava l'ultima invocazione di pace. Ascolti Iddio la preghiera ed accetti l'olocausto del santo suo Servo a preservare almeno la nostra Italia dagli orrori della guerra.

A sollevare i nostri animi dal triste avvenimento il 3 settembre si sparse la notizia che un nostro concittadino, Giacomo Della Chiesa, era stato eletto a successore di Pio X.

Questo fatto inaspettato e straordinario riempi di gioia i Genovesi che vedono così aggiungersi un nuovo glorioso nome alla serie dei loro illustri concittadini.

Genova s'inchina giubilante e reverente dinanzi al glorioso suo figlio Benedetto XV. (Applausi).

Il Sindaco soggiunse

A nome di Genova mi associo alle parole di cordoglio del consigliere Dufour per la morte del Pontefice Pio X.

Egli trasse dalla fede la nobiltà del carattere e la santità della vita, che destarono per Lui, in ogni animo gentile, affetto e venerazione.

Noi italiani dobbiamo inoltre ricordarci che Egli ha sempre italianamente sentito.

Vada alla sua gloriosa memoria il nostro reverente saluto.

A Lui succede un figlio di Genova nostra: Benedetto XV. Genova lo ha seguito con orgoglio di madre nella rapida ascensione alle alte cariche ecclesiastiche ed oggi esalta nel saperlo chiamato a Vicario di Cristo sulla terra!

Io mi affrettai ad esprimere al nuovo Pontefice i sensi di giubilo della sua città natale superba di Lui. (Applausi).

Il 16 settembre anche il Consiglio Provinciale, con elevatissime parole del Comm. Ansaldo, inneggiava all'esaltazione del nuovo Pontefice Benedetto XV.

Il cuore di Sua Santità Benedetto XV

Benedetto XV e i Genovesi.

Una larga Delegazione del Clero, del Patriziato e del Laicato Genovese pellegrinò a Roma per assistere alla cerimonia dell'incoronazione del nuovo Pontefice; e Sua Santità fin dal 7 settembre l'ammise in udienza particolare.

Al suo apparire la più viva commozione si impadronì dell'animo di tutti. Il Santo Padre con quel suo fare caratteristico pieno di nobile energia e di dignità, che tanto bene ricorda il carattere ed il fare nobile di Leone XIII, sedette sul trono, e la sua esile persona vestita del candido e ricco abito papale apparve maestosamente sullo sfondo cremisi dell'ampio dorsale. Volto lo sguardo attorno alla sala, osservò con vivissima compiacenza i volti che gli erano ben noti e che nell'animo suo accendevano cari ricordi, emozioni e soavi rimembranze della terra che lo vide nascere e che Egli tanto amò e tanto ama, ascoltò con evidente compiacimento le spontanee parole del Vicario Generale Mons. De Amicis, e rispose e Indelebili mi resteranno nel mio cuore i ricordi di Genova, la città che mi ha dato i natali. Godo di vedere intorno a me così larga rappresentanza del clero genovese, a cui ho appartenuto, e del laicato della cui opera veggo qui parecchi tra i più illustri rappresentanti. Conosco Genova da lungo tempo, e le prove che ha sempre dato di sè nel campo religioso. È la città di Maria - come si legge sulle sue porte - ed è sempre stata fedele alla S. Sede. Ho sempre seguito con affetto di figlio le sue vicende: per essa avrò d'ora in poi viscere di Padre! La grazia è d'aiuto alla natura.- , e poichè la dignità non modifica la natura, così io sarò sempre per Genova l'amico, il fratello, il Padre! Il Signore ha permesso che la mia umile persona fosse assunta alla maggiore dignità della terra. Ciò non toglie che io possa amare la mia città nativa e far sì che questo amore si renda più attivo. Farò quindi per Genova quanto potrò e spero che essa corrisponderà come sempre, e al grande amore ed alla grande venerazione che nutre verso la Madonna congiungerà sempre indissolubilmente l'amore al Papa ».

Benedetto XV e i Bolognesi.

Anche da Bologna accorse a Roma una larga Deputazione di cittadini di ogni ceto per presenziare la cerimonia della incoronazione. Il rev.mo Mons. Luigi Pedrelli, Parroco dei SS. Vitale ad Agricola e Direttore Diocesano dei Cooperatori di Bologna, rappresentava altresì il nostro Rev.mo Rettor Maggiore.

E la mattina del 7 settembre Sua Santità celebrò la S. Messa nella Cappella Paolina, alla quale assistettero tutti i componenti la Deputazione Bolognese ed amministrò a molti la Santa Comunione.

Celebrata la S. Messa, mentre Sua Santità recitava le preci di ringraziamento, tutti gli intervenuti passarono nella sala vicina, ove poco dopo si presentò il S. Padre, che rivolse, con un accento che tradiva tutta l'intima commozione, un affettuoso saluto agli amatissimi suoi diocesani.

« Questa mattina, - disse il Papa - nonostante tutta la fortezza del mio carattere, non ho potuto dominare la commozione dell'animo mio quando ho fatto la Santa Comunione e ho distribuito il Pane degli Angioli ai miei dilettissimi figli, perchè ho sentito tutta la pena di un distacco da voi, ai quali in questi momenti specialmente mi sentivo così profondamente legato. Ma non parliamo di distacco, che, se vi è, tocca solamente i corpi, restando gli spiriti sempre fortemente uniti. Io non ritornerò più alla mia diletta Bologna; ma voi, miei cari bolognesi, verrete a Roma è verrete a visitare il vostro antico Arcivescovo e continuerete a consolarmi con le beone notizie della vostra pietà e della vostra operosità. Specialmente a voi, giovani della Gioventù Cattolica, raccomando l'azione. Siate forti nella professione della Fede e sappiate difendere colla vostra generosa attività tutti i frutti del vostro spirito cristiano.

» Io non ritornerò più a Bologna, nè più salirò il caro Monte della Guardia Per venerare la Vergine Santissima; ma i miei antichi figliuoli andranno a visitare la Vergine Santissima per il loro antico Padre, perchè la Vergine lo protegga e lo assista nel nuovo e gravissimo ufficio, cui il Signore lo ha chiamato. A rendere però sempre più viva questa intima unione di affetti sacrosanti raccomando ai miei diletti figli la devozione verso l'Augustissimo Sacramento dell'Altare. È in questo Sacramento che viene effettuata quell'unione soprannaturale, caci non toccano le contingenze umane, ma che si completa nella vita beata del Cielo ».

-E i Bolognesi il 13 settembre salivano ossequenti al Santuario di S. Luca, in imponente pellegrinaggio, accostandosi in folla alla Sacra Mensa.

Benedetto XV ricordò e lodò la tenera divozione dei Genovesi e dei Bolognesi alla Madonna; e mentre insinuò dolcemente, ai Genovesi di continuare la più profonda devozione al Papa, ai Bolognesi raccomandò caldamente la divozione verso la SS. Eucaristia. Non dimentichiamolo: sono queste le divozioni, questi gli amori che raccomandava sempre anche Don Bosco.

Il nuovo Pontefice e D. Bosco.

Benedetto XV è uno dei più grandi ammiratori del nostro Venerabile Fondatore.

Il 16 marzo del 19o8, in compagnia del suo segretario Can. Migone, l'Arcivescovo Mons. Della Chiesa, giunto da poco a Bologna, faceva la sua prima visita a quell'Istituto Salesiano, e gli alunni lo ossequiavano con alcuni canti e declamazioni. Dopo il breve trattenimento prese la parola Mons. Arcivescovo « esprimendo - come scriveva l'Avvenire d'Italia del 17 marzo - tutta la soddisfazione che egli provava ritrovandosi nell'Istituto, al quale lo zelo del suo indimenticabile Predecessore fu largo di tante cure paterne. Accennò alla simpatia goduta dovunque delle Opere Salesiane e rievocò il ricordo del venerabile D. Bosco, che lo ascrisse fra i Cooperatori. Si disse lieto di aver contribuito alla espansione benefica delle Case Salesiane nella Spagna, nel Portogallo e nella Svizzera, assicurando che con maggiore alacrità si sarebbe adoperato nella sua Bologna, perchè l'Istituto Salesiano abbia a dar frutti sempre migliori » .

Sul finir di maggio dello stesso anno l'avv. Fino di Torino teneva nello stesso istituto di Bologna una commemorazione di D. Bosco a festeggiarne l'introduzione della Causa di Beatificazione e Canonizzazione. L'imponente adunanza era presieduta dall'Arcivescovo Mons. Della Chiesa, il quale - per citare nuovamente l'Avvenire (n.° del 30 maggio) - « pose fine alla cara festa dicendo serene e buone parole paterne, piane così da essere da tutti intese, dolci così da entrare in ogni cuore.

» Ricordò come si fanno molti congressi e troppe commemorazioni, ma non bisogna lamentarsene, quando riguardano persone così degne e così utili all'umanità, come D. Bosco. Noi oggi abbiamo rivista - egli dice - la figura di questo cavaliere della carità, e abbiamo goduta una vera soddisfazione intellettuale. Ma non basta. Bisogna non cessare dal coadiuvarne l'opera. Ricorda dei Salesiani il grandioso Congresso tenutosi a Bologna dai cooperatori, e l'affetto del cardinale Svampa che li ricercò e li volle a Bologna. Rileva come l'entusiasmo dei Bolognesi per l'opera loro non è venuto meno, e dichiara che tutta la benevolenza del Cardinale Svampa è passata nel suo successore che spera di essere di lui più fortunato in una cosa: il Card. Svampa aveva va gheggiato il giorno in cui D. Bosco fosse elevato all'onore degli altari, egli spera di poter celebrare il giorno della stia beatificazione. Allora non si faranno più commemorazioni, ma cominceranno i panegirici ».

Eguali sentimenti di altissima venerazione l'Arcivescovo di Bologna si compiacque molte altre volte di esprimere, come il 17 giugno di quest'anno, quando, dopo una bella conferenza di Mons. Giulio Belvederi sullo spirito salesiano cui dev'essere informata l'azione dei Cooperatori, Sua Eminenza Rev.ma il sig. Card. Giacomo della Chiesa si diceva lieto di trovarsi in mezzo ai Salesiani, di cui apprezzava tanto l'opera a beneficio dei suoi figliuoli spirituali, e dichiarò che avrebbe preso parte ben volentieri alle riunioni annuali dei Cooperatori, la cui Unione darà sempre ottimi frutti se sarà fedele alle massime del ven. Fondatore ».

Tanta benevolenza ebbe già ripetute conferme da Lui Sommo Pontefice, a cominciare da una delle sue prime benedizioni, inviataci a mezzo dell'Em.mo Card. Maffi il giorno stesso della sua Esaltazione alla Suprema Cattedra Apostolica. Eccone il tenore

Don Paolo Albera, Rettore Salesiani, Torino - Roma, 3 settembre. - Sono felice partecipare una prima benedizione Santo Padre a Lei e a tutta la carissima Famiglia Salesiana. Compia il Signore voti Suo Augusto Vicario, versando sulla Congregazione ogni grazia. - Card. Maffi.

Per tutte queste ragioni noi abbiamo profondamente esultato nell'apprendere le dolce notizia che il Santo Padre Benedetto XV, proprio nel suo primo Concistoro, si sia degnato di accogliere la prima perorazione di rito per la causa di Beatificazione e Canonizzazione del nostro Ven. Fondatore, com'ora leviamo a Dio fervidi voti perchè sia concesso al nuovo Pontefice il decretare a Don Bosco gli onori degli altari.

Chiudiamo questi cenni intorno al S. Padre Benedetto XV col riferire il suo primo Documento papale, raccomandando ai nostri buoni Cooperatori di assecondare con ferventi preghiere e copiose opere buone i santi desideri di Lui, perchè torni presto in mezzo alla Società Cristiana la pace sospirata.

BENEDETTO PP. XV a tutti i Cattolici del mondo.

Non appena fummo innalzati alla Cattedra di San Pietro, pure essendo ben consapevoli di quanto fossimo impari ad un tanto ufficio. adorammo profondamente l'arcano consiglio della Divina Provvidenza che l'umiltà della Nostra persona aveva elevato a tanta sublimità di grado. Che se pur non essendo forniti di meriti idonei, mostriamo di avere assunto con animo sereno e fidente il governo del Supremo Pontificato, si è soltanto perchè riponiamo la Nostra fiducia nella divina Bontà, non dubitando che Colui, che Ci impone l'onere gravissimo di questa dignità, Ci avrebbe dato altresì la forza e l'aiuto opportuni. Ma da questo supremo fastigio dell'Apostolico Ministero volgendo intorno lo sguardo a tutto il gregge del Signore, affidato alle Nostre cure, indicibile è l'orrore e l'amarezza che Ci ha subito riempito l'animo nel contemplare tutto quanto l'immane spettacolo di questa guerra, per la quale vediamo tanta parte d'Europa, devastata dal ferro e dal fuoco, rosseggiare di sangue cristiano. E ciò perchè dal Buon Pastore, Gesù Cristo, di cui facciamo le veci nel governo della Chiesa, abbiamo questo di proprio, di abbracciare, con viscere di paterna carità, tutti quanti i suoi agnelli e le sue pecorelle. E poichè, sull'esempio stesso del Signore, dobbiamo essere, come siamo, pronti a dare la vita per la loro salute, è Nostro vero proposito di nulla omettere, per quanto è in poter Nostro, che possa affrettare la fine di questa calamità. Frattanto - prima ancora di rivolgerci con Lettere Encicliche, secondo è consuetudine dei

Romani Pontefici, sull'inizio del loro Apostolato, a tutti i Sacri Pastori - non possiamo non raccogliere quell'ultima parola che al Nostro Santo ed indimenticabile Predecessore Pio X, già vicino a morire, al primo scoppio di questa guerra, cavava dal cuore la Sua Apostolica sollecitudine e la Sua carità per il genere umano. Mentre pertanto, Noi stessi, levando gli occhi e le mani al cielo, non cesseremo di supplicare l'Altissimo, esortiamo e scongiuriamo, come fece vivamente lo stesso Nostro Predecessore, tutti i figli della Chiesa, specialmente quelli che sono ministri del Signore, affinchè proseguano, insistano, si sforzino, sia privatamente con le umili loro preghiere, sia pubblicamente con solenni supplicazioni, ad implorare da Dio, arbitro e signore di tutte le cose, che memore della sua misericordia, deponga questo flagello dell'ira sua, col quale fa giustizia dei peccati delle nazioni.

Deh ! favorisca e avvalori i nostri voti comuni la Vergine Madre di Dio, la cui faustissima natività, che in questo giorno stesso celebriamo, rifulse al travagliato genere umano, siccome aurora di pace, dovendo essa dare alla luce Colui, nel quale l'eterno Padre volle riconciliare tutte le cose, pacificans per sanguinem crucis eius sive quae in terris, sive quae in caelis sunt (Coloss. I, 20.).

Preghiamo poi con tutta l'anima e scongiuriamo coloro che reggono le sorti dei popoli a voler porre da parte i loro dissidi per la salute dell'umana società. Cosiderino come già troppi siano i lutti e le miserie che accompagnano. questa vita mortale, perchè non abbia a rendersi di gran lunga più misera e luttuosa ; bastino le rovine che già sono state prodotte, basti il sangue umano che già è stato sparso; si affrettino dunque ad accogliere nell'animo sentimenti di pace ed a stendersi scambievolmente la mano; ne avranno per loro stessi e per le loro rispettive nazioni segnalate ricompense da Dio; si renderanno altamente benemeriti della civiltà, e a Noi faranno ia cosa più gradita e più desiderata ; a Noi, che da così grave perturbazione di cose vediamo non poco intralciato, fin dall'inizio, il Nostro Apostolico Ministero.

Dato dal Vaticano, il giorno 8 Settembre, festa della Natività di Maria SS.ma dell'anno 1914.

BENEDETTO PP. XV..

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VITA DEL VEN. DON BOSCO

CAPO IV. (1)

Il piccolo giocoliere apostolo.

GIOVANNI, sognando quella moltitudine di fanciulli presso la casetta paterna, aveva pur udito una voce che gli diceva: - Non colle percosse, ma colla mansuetudine e colla carità devi guadagnare questi tuoi amici. Mettiti adunque immediatamente a far loro un'istruzione sulla bruttezza del peccato e sulla preziosità della virtù.

Con l'annunzio della missione, alla quale era chìamato, aveva avuto anche il comando di consacrarvisi all'istante; ma che cosa potrà fare il povero pastorello? Iddio non dà solamente le ispirazioni, ma insieme suggerisce e provvede i mezzi di attuarle: e così fece coll'umile contadinello dei Becchi, e in modo tanto semplice e naturale, quanto insolito e meraviglioso.

Nell'andare ai mercati colla madre Giovanni aveva fatto conoscenza con un bel numero di giovanetti delle vicine borgate; ed altri avevano stretto relazione con lui, allorché cominciò a recarsi in parocchia pel catechismo. Le lodi del parroco il quale ripeteva spesso ai ragazzi: « Voi ne sapete ben poco del catechismo, Bosco però non solo lo sa, ma lo canta! » avevano chiamato l'attenzione e l'ammirazione di molti sul caro fanciullo dei Becchi. Ed egli vedendosi circondato quasi di un senso di riverente affetto da molti coetanei, col miglior garbo del mondo cominciò a intrattenerli col racconto di svariati fatterelli, da cui non mancava mai di trarre una conveniente morale. Mamma Margherita gli era in ciò maestra insuperabile.

Quanto piacessero i suoi racconti lo dice il fatto che molti fanciulli, non appena lo vedevano, correvano allegri attorno a lui per ascoltarlo; e anche molti adulti, tratti prima da curiosità, poi da ammirazione, presero a stringerglisi attorno, sicchè non era raro il caso d'incontrare in un campo o in un prato, nei pressi dei Becchi, o di Castelnuovo, o di Murialdo, o di altra borgata, un numeroso assembramento di persone intente ad ascoltare il meraviglioso fanciullo che quantunque, fuori di una grande memoria, fosse digiuno nella scienza, tuttavia compariva tra di loro come un gran dottore.

Sorse quindi nella stagione invernale una gara per averlo nelle stalle allo scopo di udirne i racconti, e nella bella stagione cominciarono a tenersi, specialmente nel pomeriggio dei giorni festivi, quelle numerose adunanze ai Becchi, composte di fanciulli e di adulti, che con diletto e vantaggio di tutti si protraevano più ore.

Ed ecco come.

Andando ai mercati ed alle fiere, Giovanni aveva osservato la folla che ordinariamente pendeva estatica da un giocoliere o da un ciarlatano. Rendersi valente in giuochi di destrezza per intrattenere i compagni e le persone del vicinato, parve al fanciullo il mezzo allora più facile per guadagnarsi l'attenzione altrui e aver agio di dir a molti una buona parola. Difatti egli non aveva null'altro con cui potesse conciliarsi attenzione o simpatia; non studi, non ricchezze, non posizione sociale. Anche i Becchi sono isolati, ed anche per questo gli era difficile il poter trattare con molti.

Convinto che la novità di un piacevole divertimento lo avrebbe aiutato a raggiungere il suo scopo, chiese alla madre il permesso di mandarlo ad effetto. Margherita, sagace e zelante, dopo averci pensato, accondiscese; e Giovanni, come si fu ben addestrato, cominciò a dare spettacoli di destrezza.

Ai Becchi v'è un prato, dove esistevano diverse piante, fra le quali un pero martinello. A questa Giovanni attaccava una fune, che rannodava a un altro albero a qualche distanza: poi preparava un tavolino colla bisaccia: in fine collocava una sedia e stendeva un tappeto a terra per farvi sopra i salti. Quando ogni cosa era preparata nel bel mezzo del circolo degli accorsi e ognuno stava ansioso di ammirare novità, molte volte invitava tutti a recitare la terza parte del Rosario, quindi intonava una lode sacra, poi saliva sopra la sedia, e:

- Adesso, diceva, sentite la predica che ha fatto stamattina il cappellano di Murialdo!

Alcuni facevano smorfie ed atti d'impazienza, altri brontolavano sotto voce dicendo che di prediche non volevano saperne, altri si disponevano ad allontanarsi per quel momento. E Giovanni, ritto sulla sedia, come un re sul trono, con un fare risoluto da costringere all'obbedienza anche gli adulti!:

- Ah! è così? gridava agli impazienti; partite pure di qua, ma ricordatevi che se tor nerete quando farò i giuochi, io vi caccerò e vi assicuro che non porterete più i piedi nel mio cortile.

A questa minaccia tutti si acquetavano e immobili ascoltavano le sue parole. Terminata la predica, faceva una breve preghiera e dava principio ai divertimenti. Ed era un piacere a vederlo: il pastorello sembrava un giocoliere di professione. Non c'era giuoco che avesse veduto fare da altri, che non riuscisse a ripetere esattamente.

Ma per andare alle fiere ed ai mercati e per allestire quanto occorreva pei divertimenti, bisognava spendere; or chi provvedeva il danaro? Lo stesso Giovanni. I pochi soldi che la madre o i parenti gli davano in dono, le piccole mance, i regali, e qualche soldo che guadagnava col vendere uccelli e con altre piccole industrie, tutto metteva in serbo a questo fine.

« Voi qui, dice egli stesso nel citato manoscritto, mi chiederete: - E la madre era contenta che tenessi una vita cotanto dissipata, e spendessi il tempo a fare il ciarlatano? - Vi dirò che mia madre mi voleva molto bene; ed io le aveva confidenza illimitata, e senza il suo consenso non avrei mosso un piede. Ella sapeva tutto, osservava tutto e mi lasciava fare. Anzi occorrendomi qualche cosa, me la somministrava assai volentieri. Gli stessi miei compagni e in generale tutti gli spettatori mi davano con piacere quanto mi fosse stato necessario per procacciare loro quegli ambìti passatempi ».

Così mamma Margherita, col suo buon senso e molto più con quell'intuito naturale in un anima che' vive dell'amor di Dio, facilitava nel suo Giovanni lo sviluppo della vocazione straordinaria, alla quale era chiamato per i tempi che andavano maturandosi.

Un ragazzetto, un contadinello che a dieci anni s'impone ai fanciulli anche maggiori di lui, che parla in pubblico con franchezza, che si addestra a far ciò che piace alla gente per costringerla a pregare e ad udire la ripetizione di una predica, non è un fatto che si ripeta con tanta frequenza, se non è affatto nuovo nelle vite dei Santi.

Tornato il mese di novembre, allorchè incominciarono a cadere le prime nevi che facevano sospendere ogni lavoro campestre, Giovanni parlò di tornare alla scuola a Capriglio, ma Antonio si fece serio e Margherita credette bene di non far valere la propria autorità.

Il Signore però gli affrettava la più grande delle consolazioni.

A quel tempo nessun fanciullo era promosso alla santa Comunione prima dei dodici o quattordici anni. Lo stesso Giuseppe Cafasso, di cui avremo a parlare più innanzi, a tredici anni non v'era ancor ammesso. E Giovanni vide appagato quel suo vivo desiderio nella Pasqua del 1826, in età di appena dieci anni e alcuni mesi. La diligenza, con la quale aveva preso parte al catechismo quaresimale, aveva mosso il Prevosto di Castelnuovo Don Sismondo a fare quell'eccezione.

La buona Margherita volle assisterlo ella stessa ed apparecchiarlo con ogni diligenza al grand'atto. Per ben tre volte lo condusse a confessarsi. Durante la quaresima gli aveva già detto ripetutamente: - Giovanni mio, Dio ti appresta un gran dono; ma procura di prepararti bene, di confessarti divotamente, di non tacere cosa alcuna in confessione. Confessa tutto, sii pentito di tutto e prometti a Dio di farti più buono in avvenire. - « Tutto promisi, nota il Venerabile nelle sue Memorie: se poi sia stato fedele, Dio lo sa ». Al mattino della prima Comunione non lo lasciò parlare con nessuno, lo accompagnò alla chiesa ed alla sacra Mensa, e fece con lui la preparazione ed il ringraziamento, che il vicario D. Sismondo con molto zelo faceva fare a tutti a voce alta ed alternata.

E quel giorno non volle che si occupasse in nessun lavoro materiale, ma l'adoperasse tutto a leggere, a pregare e a meditare: e fra i molti avvisi che gli diede son memorabili questi, che gli ripetè più volte:

- O faro figlio, questo è per te un gran giorno. Son persuasa che Dio ha veramente preso possesso del tuo cuore. Or promettigli di fare quanto puoi per conservarti buono sino alla fine della tua vita. Per l'avvenire va' sovente a comunicarti, ma guàrdati bene dal fare sacrilegi. Di' sempre tutto in confessione; sii sempre obbediente; va' volentieri al catechismo ed alle prediche; ma, per amor del Signore, fuggi come la peste coloro che fanno cattivi discorsi.

E Don Bosco lasciò scritto:

« Ritenni e procurai di praticare gli avvisi -della pia genitrice, e mi pare che da quel giorno vi sia stato qualche miglioramento nella mia vita, specialmente nell'obbedienza e nella sottomissione agli altri, al che provava prima grande ripugnanza, volendo sempre fare i miei fanciulleschi riflessi a chi mi comandava o mi dava buoni consigli «.

Compiuto il grand'atto, Giovanni continuò con maggior zelo il suo apostolato. Fin dall'anno precedente aveva intrapreso, come si è detto, quella specie di Oratorio festivo, facendo quanto era compatibile coll'età sua e colla sua istruzione; or ciò contìnuò per più anni, riuscendo sempre più fruttuose le sue parole, quanto più cresceva il suo corredo di cognizioni religiose.

E che il campo di azione, destinato dalla Provvidenza al figlio minore di Margherita, fosse più esteso di quello che potesse sembrar allora, apparve in varie circostanze.

Giovanni contava undici o dodici anni, quando in occasione di una festa, ebbe luogo un pubblico ballo sulla piazza di Murialdo. Era il tempo delle funzioni pomeridiane, allorchè egli, bramoso di troncare quello scandalo, si recò sulla piazza, e avvicinatosi alla folla, composta in parte di suoi conoscenti, prese a persuadere questi e quelli a desistere dal giuoco e ad andare in chiesa ai vespri. Non mancarono alcuni di lagnarsene, ma egli si mise a cantare una canzone religiosa, popolare, con una voce così bella ed armoniosa, che tutti a poco a poco gli corsero attorno. Egli allora, dopo qualche istante, mosse verso la chiesa: e gli altri lo seguirono come incantati, finchè, entrato in chiesa, vi entrarono essi pure.

Sul tramonto tornò in mezzo al ballo, che era stato ripreso con frenesia; e già si faceva scuro, quando si mise a ripetere alle persone che gli sembravano più assennate:

- E tempo d'andar via: il ballo diventa pericoloso.

Nessuno gli badava. Allora tornò a cantare come aveva fatto poche ore prima; e al suono dolce e direi magico della sua voce cessarono le danze e rimase sgombro il luogo del ballo. Tutti gli erano corsi intorno per udirlo, e, come ebbe finito, gli offersero vari doni perchè ricominciasse. Egli riprese il canto, ma non volle accettar nulla. I promotori del ballo, che col cessar delle danze vedevano cessare anche il loro guadagno, tentarono di farlo tacere; inutilmente; le sue ragioni fecero stupire e convinsero i più ad abbandonare il ballo, il quale venne a cessare.

Nella cappella di un'altra borgata vicina, una sera vi doveva essere la predica. La casa di Dio era mediocremente piena, ma la piazza innanzi a questa era ingombra di uomini che disturbavano col loro chiasso la sacra funzione, quando all'improvvviso s'ode il suono di una tromba, era quella di un ciarlatano. Nessuno potè più trattenere i ragazzi, i quali scattarono dai banchi e si precipitarono alla porta della chiesa. Le ragazze tennero dietro ai giovani, e le donne seguirono le ragazze, spinte da curiosità. Giovanni, a tal vista, va egli pure sulla piazza, e fattosi largo tra la folla, si mette in prima linea. Il comparire del giovinetto fece rivolgere a lui gli sguardi di tutti, mentre col capo e colle mani molti gli accennavano il ciarlatano, quasi per dirgli che aveva dinanzi un competitore. Ed egli, che era uscito dolente di chiesa, con animo di vincerlo ad ogni costo si avanza nel mezzo del circolo e sfida il ciarlatano a dar saggio di destrezza. La scommessa è accolta, la vittoria fu del pastorello, per cui il giocoliere, raccolti i suoi arnesi, dovette partire all'istante. Giovanni si volse alla folla e l'invitò a rientrare in chiesa!

Un'altra volta, tana persona, straniera alla borgata, con lazzi poco verecondi discorreva in mezzo a un numeroso crocchio di uomini e fanciulli, infiorando i ragionamenti con motti che sapevano di bestemmia. Giovannino, addolorato per tale scandalo, vedendo che non era possibile imporre silenzio all'uno e troncar le risa sguaiate degli altri, che fece? Vi erano in quel luogo due alberi poco distanti uno dall'altro: prende una corda e, fatto un nodo alle estremità, una dopo l'altra le lancia ed allaccia strettamente a un ramo dei due alberi, in modo che la corda tesa, fortemente assicurata, non abbia a cedere. In un attimo i preparativi son compiuti. La folla, accortasi di così abile manovra, lascia il maldicente e corre a Giovanni, che spicca lui salto tanto alto da aggrapparsi alla corda, vi si siede sopra, poi getta penzoloni la testa rimanendo attaccato alla corda solo pei piedi, e si rizza su di essa e comincia a camminarvi su e giù, come in fermo e largo sentiero. Il trattenimento durò fino a sera, quando tutti allegramente si dispersero per tornare ai propri casolari.

(Continua).

"L'Apostolo delle Gioventù

« Finchè Gesù Cristo non rientri nelle officine, nelle scuole, come nelle istituzioni e nei costumi, insomma in tutte le fibre dell'organismo sociale, è follia sperare onestà di vita, fermezza di carattere, osservanza di doveri religiosi e morali.

» Don Bosco comprese questa grande verità; la comprese l'immortale Don Rua, che, come ne aveva ereditato lo spirito dal Fondatore, così ne ha tramandato integro il segreto a Colui che regge ora le sorti della benemerita Congregazione Salesiana.

» Lo comprendono i Figli suoi, sparsi ormai per tutto il mondo, i quali, con i loro istituti di educazione, -con le scuole, cogli Oratori festivi, vanno educando alla virtù, al sapere e al lavoro le crescenti generazioni.

» Quando egli, il Ven. Don Bosco, nel Penitenziario di Torino vide quelle turbe numerose di giovanetti, dai dodici ai diciotto anni appena, espiare, segnati dal marchio dell'infamia, quelle colpe che erano il frutto di una delinquenza precoce, non potè frenarsi di versare lagrime cocenti di paterna compassione per quegli infelici; e ripensando su la triste condizione di questi piccoli delinquenti, più disgraziati che colpevoli, diceva tra sè e sè:

» - Ecco a che conduce l'abbandono dei poveri figli del popolo. Questi infelici sarebbero angeli, se si fossero incontrati in un cuore amorevole che avesse in loro infuso il timor santo di Dio; ed invece, perchè negletti e traditi, eccoli nei primi anni della vita addivenuti ribaldi e malfattori.

» E qui la fede viva, onde era animato, gli rivelava un campo vastissimo, pressoché inesplorato, di azione sacerdotale.

» Egli vedeva un popolo numeroso di fanciulli, bisognoso di assistenza e di guida, addensarsi nelle officine, o ingombrare i trivi, le piazze, i sobborghi delle grandi città. Poveri figli! chi parla ad essi di Dio? Chi ad essi dà a conoscere i tesori della grazia e i beneficii della redenzione, le bellezze della virtù e le sante soddisfazioni del lavoro, la reità del vizio e i grandi problemi della vita futura? Il turpiloquio, la bestemmia, la corruzione: ecco la palestra a cui ordinariamente si educano! Eppure sono figli di Dio, e hanno un'anima immortale; eppure Gesù Cristo li redense a prezzo di sangue, e con particolare benevolenza li chiamava al suo seno; eppure quei miseri fanciulli non nacquero in barbara terra, ma in paese fiorente di - civiltà e nel grembo della Chisea cattolica!

» In questi pensieri di fede e carità s'infiammava lo zelo e si dilatava il cuore del grande D. Bosco; senz'avvedersene egli si disponeva a divenire ben presto l'Apostolo della Gioventù, il padre degli orfani e dei diseredati...»

Mons. DAMASO Pio DE Bono

Vescovo di Caltagirone (1).

(1) Bollettino Ufficiale della Diocesi di Caltagirone anno VII, n. 3-8, Marzo-Agosto 1914.

IL VII° CONGRESSO INTERNAZIONALE DEI COOPERATORI SALESIANI

E L'OPERA Di D. BOSCO A SAN PAOLO NEL BRASILE

L'Unità Cattolica di Firenze il 2 agosto u. s. Pubblicava una lunga intervista fra un suo corrispondente e il nostro Ispettore Don Pietro Rota, intorno il VII° Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani. Trattandosi di un avvenimento di tanta importanza, non sarà discaro a chi legge il conoscerne la Parte più interessante, come quella da cui anche appare la vasta azione di bene che l'Opera di Don Bosco compie a S. Paolo nel Brasile.

La prima riunione.

- L'esito del Congresso è adunque assicurato?

- Venne indetta una riunione, cui presero parte i rappresentanti di tutte le classi sociali: sacerdoti illustri, medici distinti, avvocati valorosi, tutti i Presidenti delle Associazioni cattoliche della Città... S. E. Mons. Arcivescovo volle presiedere Egli stesso l'adunanza: disse parole infocate di eccitazione al lavoro pel felice esito del Congresso e conchiuse il suo dire proponendo che venissero elette due Commissioni: una composta di Signori e l'altra di Signore; la prima, per preparare e attuare i lavori del Congresso; la seconda per procurare alla prima i mezzi necessari per l'esplicazione del suo mandato. Le parole di Mons. Arcivescovo furono accolte da un'entusiastica ovazione; e, seduta stante, Egli stesso si degnava nominare la Commissione Promotrice del Congresso con a capo il Rev.mo Mons. Dr. Benedicto A. de Souza, Pro-Vicario Generale dell'Archidiocesi.

La Commissione all'opera.

»...La scelta del Presidente, da cui avrebbe dipeso in gran parte il felice esito del Congresso, non poteva essere migliore. Lo conosce lei, Mons. Benedicto? È un uomo, che ad una intelligenza aperta, robusta, divinatrice unisce modi gentili e cattivanti ed una parola chiara, fluente, persuasiva. Sopratutto non gli manca (ciò che nel caso nostro era assolutamente necessario) un'operosità instancabile ed uno spirito di sacrificio a, tutta prova. A quest'ora si sono già tenute quattro adunanze, e tutte pratiche, serie, proficue. I membri del Comitato, alla loro volta, si sono mostrati degni del loro Presidente: l'idea ormai è stata lanciata, lanciata bene, ed ogni giorno piovono da tutte le parti del mondo adesioni ed incoraggiamenti. Nomino, tra le altre, quella dell'Ec.mo signor Nunzio Apostolico, quello dell'Em.mo Cardinale di Rio de Janeiro, dell'Arcivescovo di Bahia, Primate del Brasile, ecc.

Le Signore Paulistane.

- E le signore Paulistane che hanno fatto?

- Come sempre, anche questa volta le Signore

Paulistane hanno corrisposto pienamente alle speranze in loro riposte dai figli di Don Bosco. Invitate mediante una circolare, si raccolsero in numero superiore ad ogni aspettativa il 27 febbraio u. s. Presiedeva l'adunanza il rev.mo Mons. Benedicto A. de Souza che, con quell'efficace eloquenza che viene dalla convinzione dell'animo espose lo scopo della Riunione e quanto la Commissione Promotrice del Congresso sperava dal concorso delle esimie Dame Paulistane. In ultimo - fra la più viva attenzione e, diciamolo pure, tra il più vivo entusiasmo dell'assemblea - Mons.. Benedicto con quell'abilità... diplomatica che era necessaria al caso, lanciava l'idea di un'opera, di un'iniziativa che potrà costare centinaia e centinaia di contos (1): la fondazione cioè di un secondo Istituto Salesiano in S. Paulo, che fosse come una memoria perenne, un monumento condegno che ricordasse ai posteri la celebrazione del VII Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani in questa città. Più o meno, quello che si fece anche in Buenos Ayres colla fondazione dell'Orfanotrofio Leone XIII.

La necessità di un nuovo Istituto.

- Ma questo nuovo Istituto sarebbe proprio necessario qui, in S. Paolo?

- Assolutamente necessario: creda, non se ne può proprio fare a meno. Come spiegavo io stesso all'adunanza, il movimento degli alunni interni ed esterni è tale che ormai i presenti locali non sono più sufficienti. Pensi che abbiamo un movimento giornaliero di più che 12oo alunni tra interni ed esterni; e che la Direzione è costretta a rifiutare buon numero di domande d'ammissione per assoluta mancanza di locale.

- Ma se avete un quartiere completo?

- Sì: il locale è vasto, vastissimo. Ma non è più sufficiente ai continui, insistenti bisogni. Perchè bisogna considerare, che oltre al Collegio degli Studenti e delle Scuole Professionali, molte altre opere sono sorte e fioriscono accanto, immedesimate quasi all'Istituto stesso. Intanto abbiamo qui il Santuario dedicato al Cuore Sacratissimo di Gesù il quale, può ben immaginarselo, ci dà un lavoro enorme ed esige un impiego straordinario di tempo e di personale. Due Guardie d'onore (sezioni maschile e femminile), Compagnia di S. Luigi pei giovani, quella di S. Giuseppe per gli operai, quelle di Maria SS. Ausiliatrice per le signore e per le aspiranti: immagini lei, quanto lavoro! Tanto per darle un'idea: guardi qui il numero delle Comunioni che si fanno nel Santuario. Nel 1911 furono 138.300; nel 1912 furono 172.9oo; nel 1913 furono 200.607. Come vede, il movimento religioso e straordinario consolante davvero, sempre in aumento: ma naturalmente, tutto ciò esige lavoro, tempo e personale.

Moltiplicità di istituzioni.

- ...So che vi occupate anche dei nostri italiani...

- Adagio: verrà anche questo. Come in ogni opera salesiana, accanto alla Chiesa ed al Collegio abbiamo, come naturale complemento, anche l'Oratorio festivo: e questo pure in continuo aumento. L'anno scorso, per esempio, si ebbero 739 Prime Comunioni; gli alunni che assistettero in comune alla S. Messa furono, in media, 6oo; quelli che frequentarono il Catechismo, furono in media 700. Di più 30o di questi fanciulli o giovanotti frequentano la Scuola Serale e per essi teniamo pure un Corso regolare d'insegnamento religioso. Come in tutti i nostri Oratori festivi, non manca naturalmente la sua brava Banda, una ben promettente Compagnia drammatica, intitolata a « Don Bosco », e finalmente (ciò che è un fatto nuovo per la città di S. Paolo) anche una fiorente Conferenza di S. Vincenzo de' Paoli. Tutti gli anni si fa una grande Pesca di Beneficenza per premiare i più assidui ed i più buoni: nel 1911 i premiati furono 8oo, nel 1912 passarono i 1000. E gran parte del merito di. tutto questo proficuo lavoro va dato, bisogna dirlo, alla generosità inesauribile delle distinte dame Benefattrici dell'Oratorio, come pure alla Sezione Catechistica dell'Associazione degli antichi allievi salesiani.

- Anche quest'Associazione avete già fondato?

- Sì: fin dal 1911. E non sta a me il dirlo, ma credo sia una delle migliori che fino ad ora siano state fondate. Tiene qui, nel Collegio, locali propri, aperti tutti i giorni ai soci; di più si unisce una volta al mese in un'adunanza con conferenza, produzioni drammatiche, discussioni, ecc. E come parti integranti della medesima, già funzionano regolarmente quattro sezioni: la letteraria, la Catechistica, la Ricreativa e quella di Beneficenza.

» Oltre a tutto questo, abbiamo un corso superiore di Religione, un Corso Serale Commerciale, la Scuola di Musica: mi dica lei se con tutto questo po' po' di roba, possono essere sufficienti i presenti locali, per quanto vasti: come pure se sia sperabile che una sola ed unica direzione, per quanto vigile e laboriosa, possa attendere a tante e così svariate istituzioni.

In favore degli italiani.

- Ha perfettamente ragione: non c'è che dire. E per gli italiani?

- Anche per questi abbiamo fatto quanto era in nostro potere. Lei sa come Don Bosco nel mandare i suoi figli nelle Americhe avesse anche l'intento di provvedere all'educazione morale e religiosa dei nostri poveri emigrati. E credo che qui, come altrove, i figli abbiano corrisposto al desiderio del loro Padre. Fra l'altro abbiamo fondato la « Lega Patriottica Italiana e, che conta già più di 25o soci. Da principio aveva solo lo scopo dell'istruzione ed educazione morale dei soci: oggi ha pure lo scopo del Mutuo soccorso. Ultimamente la « Lega » ha aperto una Scuola Serale per gli italiani ed il giorno della festa dello Statuto ha inaugurato la propria bandiera, presente, tra gli altri, anche il sig. Console d'Italia a S. Paolo, comm. Baroli...

Fin qui l'intervista.

Ora fra le numerose adesioni, inviate al Comitato Promotore del VII Congresso dei Cooperatori Salesiani da eminenti Personaggi di ogni ordine, ci piace riferire la seguente:

MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI Commissariato dell'Emigrazione

Roma, agosto 1974

Con il provido, santo, patriottico programma delle Opere Salesiane del Ven. D. Bosco, ho, per averne letto ed udito e per averne di persona appreso nei miei lunghi viaggi oltre i monti ed oltre i mari nostri, così vecchia, intima e cara consuetudine, che al plauso a tutto che ne è parte, io mi sento, in coscienza, irresistibilmente attratto. Onde è che ben volentieri porgo adesione, onorandomene, al 7° Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani del Ven. Don Bosco, che prossimamente si accoglierà nella città di S. Paolo del Brasile sotto la presidenza di quell'Ecc.mo Arcivescovo.

Porto, in tale guisa, fede di rendere un postumo, doveroso omaggio alla santa memoria dell'Angelico Pontefice Pio X, troppo immaturamente rapito ai fasti di nostra Religione ed alle fortune della diletta Patria Italiana, ed all'altissimamente benemerita azione del lagrimato Ven. D. Bosco, magnificamente svoltasi ed esplicantesi, confortata della protezione di Maria Ausiliatrice e suffragata della santa benedizione del defunto Pontefice.

F. Dr. SANTINI

Generale Medico R. N. Senatore del Regno.

Cordiali rallegramenti a quei pari Confratelli e a tutti quei zelanti Cooperatori, col rinnovato augurio che il Congresso - che all'ultima ora sappiamo rinviato di alcuni mesi - abbia a sortire l'esito più splendido e più consolante!

Cattolici, noi viviamo in giorni molto calamitosi per la Chiesa di Gesù Cristo. Stringiamoci tutti intorno al Vicario di Gesù Cristo che è il Romano Pontefice.... Chi è unito al Papa è unito con Gesù Cristo, e chi rompe questo legame fa naufragio nel mare burrascoso dell'errore e si perde miseramente.

Sac. Giovanni Bosco.

(1) Un conto vale ordinariamente più di 1ooo franchi.

DALLE MISSIONI

CINA.

Un giro dal nord al sud della missione di Heung-Shan.

(Lettera del Sac. Luigi Versiglia).

Macau, 24 luglio 1914. REV.MO SIG. D. ALBERA,

ERA nella città di Heung-Shan, quando mi giunse la notizia, che D. Canazei era alquanto incomodato: pensai di andarlo a sostituire essendo la festa di Tutti i Santi.

Partii insieme con Don Olive, per dividerci dopo due ore di cammino; egli per una direzione, io per un'altra.

Il viaggio fu di circa sei ore. Cambiando barca più volte, arrivai alla penultima nostra residenza verso il Nord, quella di Tam-Chiau, che è una piccola cristianità incipiente affidata appunto al nostro Don Canazei, il quale ha cominciato a lavorarvi con grande ardore. La cappella e la residenza son riunite nella casa che un fervente cristiano mise a nostra disposizione.

Non sto a parlare della funzione che si svolse con tutta semplicità; ma fu davvero edificante la pietà di quella buona gente che ebbe il coraggio di rimaner in chiesa per tre ore e mezzo e vi si sarebbe fermata ancora!

Il dì seguente, essendo domenica, dissi la messa di buon mattino poichè intendevo di visitare un gran villaggio di circa trentamila abitanti Tai-Wong-Po, ove sono alcune famiglie catecumene, e mi posi in viaggio su di una barchetta insieme col catechista e un cristiano.

Attraversammo campi estesissimi coltivati a frutta, a riso, a banani, a palme, le cui foglie s'usano per far tetti alle capanne, e altri campi coltivati a gelsi per l'allevamento dei bachi da seta. Attraversammo anche varie pianure; e salutando ai piedi di colline estese borgate, arrivammo alla mèta dopo tre ore.

Questa volta non potevamo essere più sfortunati nelle nostre visite. Non trovammo in casa nessuno, neppure un maestro catecumeno egli pure aveva dato vacanza alla scolaresca.

Viste inutili le nostre ricerche risalimmo in barca e via; ed avevamo già fatto un'ora di cammino quando, arrivati ad un punto ove il fiume si allarga a vista d'occhio, ci vediamo inseguiti a tutta corsa da un'altra barca simile alla nostra. I barcaiuoli impallidirono e - I Pirati ! i pirati! - mormorarono tra i denti; mentre il catechista ed il cristiano ammutoliti, tirarono fuori l'uno la corona, l'altro il crocifisso; e anch'io mi raccomandai fervorosamente a Maria SS. Ausiliatrice! Ad un tratto la barca che c'inseguiva si fermò, stette un poco indecisa, poi diede indietro a tutta velocità e si nascose in un piccolo seno. Che cos'era avvenuto? Non lo so. Forse qualche arrivo di soldati? Comunque, demmo ferventi grazie alla Madonna per essere andati salvi da qualche brutto incontro.

Appena tornato a casa mi attendeva un altro assalto, però di altro genere. Mi si presenta una buona catecumena con un bambino sul dorso, come usano le donne cinesi, e un altro un pochetto più grandicello sulle braccia, ed un terzo di circa dieci anni attaccato alla gonna. La poveretta piangeva, piangeva, e:

- Padre, mi dice, questi è mio figlio, e più nessuno pensa a lui. Rimasta vedova pochi anni dopo il mio sposalizio, trovandomi con questo bambino senza mezzi di sussistenza dovetti rimaritarmi. Ma il nuovo marito, contrariamente alla promessa non volle riceverlo in casa; la nonna, unica parente superstite, è povera ed ammalata e non può attendere neppure a sè stessa, sicchè il mio figliolo è obbligato ad andar di qua e di là ad accattare un po' di cibo e così diventa cattivo, proprio perchè non ne può fare a meno. Il poverino non ha più padre ed io, sua madre, sono trattata come una bestia da lavoro... - e grossi lagrimoni le solcavano le gote.

Mentre essa piangeva, il piccino s'era attaccato alle mie ginocchia e:

- Padre, mi diceva, portami con te all'Orfanotrofio di Macau; è vero che io sono cattivo, ma mi farò cristiano e diventerò buono!

E intanto anche gli occhi vivaci del fanciulletto s'imperlarono di lagrime, e lasciavano in travvedere un carattere buono, benché rozzo e trascurato.

- Va bene, risposi alla madre, se non ha più padre, da qui innanzi il padre suo sarò io; ma ne voglio tutta l'autorità; me la concedi?

- Sì.

- Ebbene, vedi?! benchè l'Orfanotrofio sia ora rigurgitante di alunni, tuttavia egli verrà con me a Macao per apprendere ad essere cristiano ed imparare un'arte che gli dia poi del pane.

E volto al fanciulllo:

- Tua madre, ti lascia venire con me e tu stesso lo desideri; ma bada bene che dovendo farti da padre, ti correggerò e ti castigherò anche, se farà d'uopo.

- Sì, soggiunse stringendosi a me, castigami pure tutte le volte che farò il cattivo!

Povero bimbo! ora è nell'Orfanotrofio, contento come una pasqua. È ancor piccino per essere ammesso al lavoro; quindi va solo alla scuola, ma, sempre diligentissimo, soddisfa ai suoi doveri e benchè la sua indole selvaggia talora si risvegli in qualche rissa e litigio coi compagni, tuttavia si sforza di vincersi. Ogni volta che vado in cortile, mi corre incontro con gioia e quando ritorno dopo essere stato fuori alcuni giorni, mi tempesta di domande:

- Dove sei stato?... Che cosa hai visto?... come sei venuto?...

Ma la domanda che immancabilmente mi fa ogni volta che mi vede è questa: - Quando mi battezzi?

Chi sa che tra i generosi nostri benefattori non ve ne siano alcuni cui sorrida l'idea di adottare qualcuno di questi piccoli cinesi ancor pagani, per vederli divenire cristiani e dare ad essi il proprio nome nel santo Battesimo e poi un'educazione conveniente nell'Orfanotrofio... Non ci mancherebbe il modo da poter soddisfare tali pii desideri; e settecento franchi ci sarebbero sufficienti per condurre un fanciullo ad una educazione professionale completa.

Venne il giorno dei morti e secondo l'indulto della Chiesa Portoghese celebrai le tre messe in suffragio dei defunti, il che piace molto ai Cinesi, essendo già di per sè molto proclivi al culto dei trapassati.

Partiti di quel giorno stesso, tornai a SeakKei ; donde dopo qualche giorno ripartii insieme con Don Pedrazzini, il maestro e due servi.

Il nostro Sinsang, o maestro cinese, dal paganesimo si convertì prima al protestantesimo, e non trovandosi soddisfatto si rese cattolico. Conoscendo quindi tutti i cavilli dei protestanti, egli ci rende un gran servizio per la predicazione, mentre geloso della sua lingua e zelante nel suo ufficio di maestro, fiori abbandona mai il fianco di Don Pedrazzini di cui spera fare un valente sinologo. Buon oratore e senza rispetto umano, appena giunge in un villagio fa portare una sedia pel Missionario ed una per sè; se vi è poca gente si siede, se son molti sale sulla sedia, e si mette a predicare, accettando anche a sangue freddo il contradditorio. Già più volte contro i ministri protestanti ebbe lunghe discussioni, ma finisce sempre col metterli nel sacco.

Camminammo tutto il giorno senza incidenti, passando di villaggio in villaggio colle solite conferenze del catechista; finchè verso sera entrammo in un villaggio senza quasi sapere dove saremmo capitati per riposare. Passando vicino ad un'aia dove si stava mondando il riso:

- Buenas noches! dice in ispagnuolo Don Pedrazzini, tanto per fare un saluto.

- Buenas noches! risponde una voce nella stessa lingua.

Sorpresi ma non meravigliati:

- Siete cristiano, domandiamo!

- Y cómo no! risponde l'altro.

- Avete famiglia?

- Ho moglie e figli.

- Cattolici?

- Y cómo no?

Stavamo ancora parlando con quell'uomo, quando un ragazzetto corre verso casa gridando:

- Mamma, mamma, llegó el Padrecito... el Padrecito! - e dopo qualche istante fu di ritorno e prendendoci per mano cercava di trascinarci in casa. Lo seguimmo e ci venne incontro una giovine donna, dell'età di non più di trent'anni, che si sarebbe detta il ritratto del dolore, benchè le tracce profonde delle sofferenze che le si vedono scolpite in fronte non hanno ancor cancellato i tratti d'una certa nobiltà, sia nel viso che nel portamento. È una povera Equatoriana, ingannata da un ricco Cinese, che si fece cristiano per sposarsi con lei. Essa lo seguì poi in China, ma qui, con sua sorpresa, trovò che il sedicente marito aveva un'altra moglie.

- Son sei anni, mi diceva, che mi trovo qui, e furono sei anni di angoscie e ciò che più mi addolora è la posizione falsa in cui mi trovo riguardo a colui che credeva legittimo consorte; solo il pensiero di Dio e l'amore ai miei figli, mi hanno trattenuta fin qui dal togliermi la vita.

- Quanti figli hai?

- Tre figli ed una figlia.

Don Pedrazzini s'era messo a chiacchierare coi bambini, che vispi gli facevano festa d'intorno. Un d'essi, più arditello, visto il cordone che pende dal collo del Missionario e va a nascondersi sotto il lembo superiore dell'abito, curioso volle vedere che fosse, e ne tirò fuori il Crocifisso. In un attimo tutti quanti vi si slanciarono sopra, baciandolo con tanto trasporto da farci venire le lacrime. Poveri figli e povera mamma! Come fare per aiutarli? Son questi i casi in cui ci troviamo veramente imbarazzati.

Dissi alla donna: - E non potresti allontanarti?

- Sì, Padre, potrei, e forse a me non si opporrebbero, ma e i miei figli? Per nessun conto me li lascierebbero. Vuoi dunque che io li abbandoni? E se anche mi sentissi il coraggio per far tacere i sentimenti della natura, come potrei abbandonarli in mezzo a questo ambiente pagano e nelle mani del padre che ormai è un rinnegato? Essi son tutti cristiani. Guarda la loro aria ingenua, sono ancora innocenti, perchè io veglio sopa di loro : io stessa li ammaestro nella religione e insegno loro un po' di preghiere, con quante fatiche e con quante sollecitudini il Signore lo sa, perchè in questo non mi si lascia sempre la libertà che mi si dovrebbe. Oh! Padre, la mia condizione è troppo dura...

Così dicendo diede in uno scoppio di pianto. I Limbi, che fino allora erano rimasti allegri e spensierati divertendosi con Don Pedrazzini, vista la mamma a piangere, cessarono dal loro cinguettio, divennero a un tratto serii, e abbandonando il Missionario, si strinsero attorno alla mamma, e: - Perchè piangi, mamma? Non sei forse contenta che sia venuto il Padre a visitarci?... Egli ci farà dire delle preghiere e noi domanderemo al Signore che ci faccia essere buoni.

Restammo profondamente commossi. La povera mamma, fatto uno sforzo per mettersi in calma, li baciò in fronte poi volgendosi a me:

- Vedi, Padre! esclamò; come potrei abbandonarli? - e rivolta ai figli: - Andate, bimbi, a divertirvi col Padrecito!

- No, mamma. Noi non siam contenti se tu piangi.

- Ebbene non piangerò! - ed abbozzò un sorriso. Soddisfatti, quelli tornarono presso Don Pedrazzini, ed io continuai a discorrere colla mamma, cercando d'informarmi sempre meglio della sua condizione e procurando di confortarla, come meglio m'era dato.

Essendosi diffusa la notizia del nostro arrivo, venne un'altra donna, anch'essa straniera, che ci salutò baciandoci la mano.

- Questa è mia amica, disse la prima; siamo dello stesso paese e ci troviamo nelle stesse condizioni; ella ha due figlie ed un figlio, anche essi cristiani; il suo marito però, o meglio il suo padrone, è peggiore del mio, perchè la tiene come una schiava.

Povera donna! Mi accorsi che il dolore e gli stenti l'avevano inebetita; pareva non comprendesse la sua misera condizione.

Dopo di lei accorsero altri ragazzi e ragazze pur essi cristiani, circa una trentina tra tutti, tutti nati in America. Alcuni, venuti in Cina già grandicelli, ricordavano ancora lo Spagnuolo e sapevano un po' di preghiere nella stessa lingua. Altri venuti qua troppo piccoli non parlavano che il Cinese, e per di più rimasti orfani od abbandonati, più nulla ricordavano, all'infuori di essere cristiani, perchè qualcuno loro l'aveva detto.

Come abbandonare questi poveretti? La loro istruzione religiosa s'impone. Alcuni dei maschi vennero già ricoverati nell'Orfanotrofio di Macao; altri procureremo di ritirarveli; ma le bambine? Sarebbe d'assoluta necessità aprire almeno una scuoletta, con una maestra cristiana e lo faremo appena i mezzi ce lo permetteranno; ci vorranno almeno venticinque franchi al mese assicurati. E per la mamma? Vedremo se la Provvidenza ci potrà aprire qualche via.

Stabilimmo di pernottare in quel luogo e dopo cena fu uno spettacolo il vedere tutti quei poveri cristiani riuniti a dir le preghiere insieme con noi. Dacchè erano partiti dall'America non avevano più avuta la sorte d'unire la loro voce a quella di un Sacerdote.

Il mattino dopo vollero tutti assistere alla Santa Messa che celebrammo in una stanza privata. Quelle povere donne non fecero altro che piangere!...

Continuando il viaggio trovammo, purtroppo! che in quella parte non v'era quasi villaggio in cui non vi fosse qualcuna di queste disgraziate donne Americane, quali del Perù, quali dell'Equatore, o della California, cariche di figli mezzo cristiani, mezzo pagani, perchè sebbene siano battezzati, mancano tuttavia della più elementare istruzione.

Dopo altri due giorni di viaggio, arrivammo a Ma-Wam, che conta circa trentamila abitanti, dove non era ancor mai penetrato il Missionario. Entrammo, e fummo tosto oggetto dell'ammirazione di tutti. Molti ci seguivano, facendosi mille interrogazioni sul nostro conto; pareva che ci credessero spie europee. Certo le espressioni che lasciavano sfuggire sotto sotto, non erano le più rassicuranti. Ma tosto il maestro prese la parola, spiegando il nostro essere, il nostro scopo ecc. ecc., e le cose mutarono di aspetto; molti ci si fecero attorno curiosi interrogandoci e chiedendoci mille spiegazioni, finchè alcuni ci invitarono alle loro case per ri posarci e prendere il thè, mostrandosi nello stesso tempo bramosi di apprendere la nostra dottrina.

Ma-Wam è un luogo molto centrale, posto sopra uno dei bracci principali del fiume. Tutti i giorni vi sono grosse barche rimorchiate, che passar di là, per andare a Seak-Kei, a Siu-Lam, a Tau-Mun, a Keng-Mun, a Yong-kei, a ChauChuen, e su su quasi fino a Kan-ton. È quindi di somma importanza l'aprirvi una residenza, affili di poter più facilmente passare da un punto all'altro della Missione, senza essere obbligati a far capo ogni volta a Macao, con non piccola perdita di tempo. Lasciammo perciò il catechista sul posto, affinchè cercasse qualche luogo adatto, senza far nascere alcun sospetto; e noi con cinque ore a piedi, senza contare le altre cinque o più fatte al mattino, ci recammo ad Heung-Shan, ove ci trattenemmo alcuni giorni visitando i villaggi all'intorno, insieme con un altro catechista addetto a quel luogo.

Rividi di nuovo con piacere quel buon vecchio che sei mesi fa aveva voluto riconciliarsi. Il bravo cristiano mi fece festa e volle confessarsi di nuovo dicendo:

- Son vecchio, Padre, e conviene stia sempre preparato; non so quando la morte verrà e d'altra parte non ho così sovente l'occasione di vederti!

In queste visite scoprimmo un villaggio veramente singolare, che mai avremmo creduto di trovare in Cina, e che mi fece ricordare una di quelle descrizioni di giardini e palazzi incantati, lette tante volte nei libri. S'immagini un villaggio cinto di un grande e profondo fosso tutto all'intorno, con torri altissime ai quattro punti cardinali ed a ciascuna un ponte levatoio custodito da soldati, che nella divisa e nelle armi poco differiscono da soldati europei. Ci presentiamo ad un ponte ed una sentinella si fa innanzi con garbo, chiedendoci chi siamo e che cosa desideriamo. Ricevuto il nostro biglietto di visita, corre dall'ufficiale e rapida eccola di nuovo da noi colla licenza di entrare. Entrati, ci trovammo, come in un immenso giardino in mezzo al quale sono molte villette sparse quà e là, in perfetto stile moderno, con viali lastricati di granito, uno splendido impianto elettrico, e laghetti e boschetti e veri giardini con scherzi di luce incantevoli. Quasi nel mezzo V'è una costruzione maestosa con diversi piani, che in cima ha una piattaforma in muratura, alta circa sei o sette metri, cui si accede mediante scale pensili, pronte ad essere facilmente ritirate in alto in caso di pericolo. È la residenza del padrone del villaggio, il quale essendo ricchissimo, naturalmente vuol rimanere al sicuro : perchè se i pirati potessero coglierlo, farebbero certo buona preda ed il suo riscatto costerebbe buone decine di migliaia di dollari. Il palazzo ha tutto il confortable, nè manca, sopra il terrazzo, di uno splendido giardino pensile; mentre un potente faro elettrico illumina di notte quei dintorni per prevenire qualunque assalto.

Ripeto, è un villaggio veramente singolare in Cina e fummo contenti di averlo visitato, tanto più che venni poi a sapere come il padrone è quello stesso signore che parecchi anni fa invitò la nostra banda dell'Orfanotrofio di Macao a suonare per un bazar di beneficenza a favore dei poveri inondati.

Da Heung-Shan tornammo a Macau.

Ma qui faccio punto, amatissimo Padre, per non tediarla di più; confido tuttavia che Le farà sempre piacere il conoscere quel che van facendo i suoi figli lontani ; ed anche i nostri Cooperatori, venendo a conoscere sempre più quale è la nostra vita si persuaderanno meglio delle strettezze e dei bisogni in cui ci troviamo.

Ella ci benedica tutti e mi creda sempre

suo aff.mo nel Signore Sac. LUIGI VERSIGLIA.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella, o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare Indulgenza plenaria (come dal Decreto della S. Congregazione delle Indulgenze, 2 ottobre 1904):

Ogni mese:

1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte;

3) nel giorno in cui si radunano in conferenza;

dal 10 ottobre al 10 novembre:

1) l'11 ottobre, Maternità di Maria SS.ma. 2) il 18 ottobre, Purità di Maria SS.ma.

Inoltre: ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche chiesa) reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità ed un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalenune e di S. Giacomo di Compostella.

Tutte le indulgenze concesse ai Cooperatori sono applicabili alle Anime Sante del Purgatorio; ma pel loro acquisto è richiesta la recita quotidiana di un Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice coll'invocazione: Sancte Francisce Salesi, ora pro nobis.

IL CULTO di Maria ausiliatrice

NEL SANTUARIO I restauri.

Grazie a Dio e alla vostra carità, o benemeriti Cooperatori, i restauri del Santuario non sono stati interrotti, quantunque sieno proseguiti più lentamente. Il perchè è facile a comprendersi .. Per scarsità di mezzi! Costa assai in questi giorni la vita, e per le opere che vivono di beneficenza è un grave pensiero quello delle presenti strettezze... Tuttavia noi confidiamo che la Beata Vergine vorrà essere amorevolmente - come già ne' tempi difficili in cui si costrusse il Santuario - la provveditrice del suo Tempio e dell'annesso Oratorio, anzi di tutte le Opere Salesiane, che ora più che mai abbisognano, o cari Cooperatori, di forte aiuto.

Sacre Ordinazioni.

La mattina del 19 settembre, sabbato delle Tempora, Sua Ecc. Rev.ma Mons. Costanzo Castrale, Vescovo Tit. di Gaza, promoveva quali alla S. Tonsura e ai Minori, quali al Suddiaconato, Diaconato e Presbiterato, un bel numero di chierici salesiani ai piedi dell'altare di Maria SS. Ausiliatrice, in pio omaggio all'aprirsi dell'anno centenario dell'istituzione della sua festa.

Avendo essi fatto giungere al Santo Padre Benedetto XV i loro filiali ossequi durante i SS. Spirituali Esercizi, Sua Santità, a mezzo dell'Em.mo Card. Ferrata, Segretario di Stato, gradendo il devoto omaggio, invocava loro copiose grazie per efficacia lodevoli propositi ed' impartiva a tutti di cuore implorata benedizione apostolica.

Ai diletti confratelli, cordiali auguri perchè la grazia della sacra ordinazione, mercè la special protezione di Maria SS. Ausiliatrice, duri in essi fino alla morte e renda santo e fruttuoso il loro Apostolato.

Commovente funzione pel S. Padre.

Il 24 settembre u. s. consacrato alla Commemorazione mensile di Maria SS. Ausiliatrice, nel Santuario stipato di fedeli si svolse una solenne e commovente funzione. Una gran folla di popolo, fra cui spiccavano alcune comunità religiose e le rappresentanze di altri istituti, ad invito del rev.mo D. Albera era accorsa sotto le vòlte dell'augusta Basilica per accostarsi alla S. Comunione secondo l'intenzione del nuovo Papa Benedetto XV. La messa venne celebrata da S. E. Rev.ma Mons. Costanzo Castrale, Vicario Generale dell'Archidiocesi, al quale fu necessario si unissero più sacerdoti per dispensare il Pane Eucaristico ai numerosissimi che insieme con i nostri alunni interni si accostarono al Celeste Banchetto. Commosse la divozione di cento bambine biancovestite, preparate dalle Figlie di Maria Ausiliatrice; la compostezza di centinaia di fanciulli e fanciulle di tutti i nostri Oratori festivi, la pietà e i canti delle giovanette del Rifugio e di un'ampia schiera di figlie di Maria. Il nostro confratello Don Trione pronunziò quindi dal pulpito vibrate parole per accendere vieppiù in tanti giovani cuori l'amore al Papa, alla Vergine e a Gesù in Sacramento. In fine S. E. Rev.ma Mons. Castrale impartì solennemente la benedizione col Venerabile.

Nel centro del Santuario erano schierate in lunga fila le bandiere di numerose associazioni.

Pellegrinaggio spirituale.

Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario-Basilica di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni, che si celebreranno in questo mese nel Santuario, avremo questa intenzione generale

Pregheremo con le più vive istanze la nostra buona Madre e Regina a spargere ogni invocata benedizione sul capo augusto del Sommo Pontefice BENEDETTO XV.

Feste e date memorande.

BOLZANETO (Genova). - Una nuova cappella in onore di di Maria Ausiliatrice - Il voto più volte espresso di erigere in Bolzaneto una pubblica Cappella in onore di Maria SS. Ausiliatrice, ebbe finalmente il suo compimento proprio il giorno 24 maggio in cui si compivano cento anni dal dì che Pio VII rientrava trionfalmente in Roma.

La cerimonia dell'inaugurazione fu compiuta in forma solenne, per delegazione dell'Amministratore Apostolico di Genova, dal rev.mo D. Luigi Boggiani, Arciprete di Bolzaneto.

La bella statua della Vergine Ausiliatrice venne benedetta nella Parrocchiale e recata alla nuova cappella in processione, alla quale parteciparono il Clero, tutte le Associazioni religiose della parrocchia e la popolazione.

La festa titolare si celebrò il 26 luglio, preceduta e seguita da un triduo solenne.

Nella stessa Cappella, e collo stesso numeroso concorso, si celebrò dal 15 al 17 agosto un nuovo triduo per ottenere dal Signore mercè l'intercessione della celeste Ausiliatrice la pace fra i popoli cristiani. Il 15 agosto vi si recò in processione di penitenza la Parrocchia di Bolzaneto.

LOCARNO-SESIA -- Il nuovo Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, eretto lo scorso anno a Roncaglio di Locarno-Sesia, fu nel passato maggio e nella prima decade di agosto mèta di numerosi pellegrini e centro di sacro entusiasmo. Cari questi nuovi Santuarii della Madonna! Spuntano ovunque, camminano come giganti, e s'impongono alla venerazione dei popoli, che, attirati dolcemente, li circondano di affetto e di cure.

Il Santuario dell'Ausiliatrice di Locarno Sesia ha un anno solo e già è diventato mèta di solennità grandiose e pellegrinaggi di Società e di Circoli Cattolici che vi concorrono da tutta Valsesia.

Che belle e imponenti dimostrazioni d'affetto quelle del 24 maggio e del 9 agosto!

MESSICO - Pubbliche preci per la pace. - Abbiamo dal Messico: Nel mese di luglio, dal 18 al 26, nella nostra Chiesa del S. Cuore di Gesù (prima di S. Agnese) si celebrò una solennissima Novena in odore di Maria Ausiliatrice per ottenerne il valido patrocinio nelle attuali critiche circostanze.

Vi concorsero, successivamente, i fedeli che frequentano le chiese più importanti della Capitale, specialmente quelle delle famiglie religiose, e vi predicarono i migliori oratori.

Mons. Arcivescovo di Linares e gli Ecc.mi Vescovi di Aguascalientes, Sinaloa e Zacatecas, presenti nella capitale, vollero anch'essi assistere alle solenni funzioni e supplicare l'Ausiliatrice nostra per la Chiesa e per la Patria afflitta. Voglia la Vergine benedetta esaudire le preci de' suoi divoti e degli e simii Pastori, ed ottenere la pace sospirata!

GRAZIE E FAVORI

Una guarigione prodigiosa.

Colpita da fiera tubercolosi, con enfiagione ad un piede che mi impediva di articolarlo e grave sinovite all'altro, dopo due anni di spasimi e di sofferenze, fui consigliata a ricorrere a Maria SS. Ausiliatrice. Accettai con trasporto il pio suggerimento e mi votai a tanta Protettrice; finche diventando il male ognor peggiore, nel maggio del 1912 un dotto specialista di Palermo mi disse che se voleva prolungare la vita, era per me necessaria L'amputazione del piede. Quella sentenza mi colpì, ma non mi sgomentò e fermamente risolsi di lasciare da me medici e medicine gettando fin da quel momento tutta la mia confidenza in Maria Ausiliatrice. Così feci. Scrissi al Santuario di Valdocco chiedendo preghiere e con meraviglia del medico curante e di tutto il paese io sono completamente guarita senz'alcuna amputazione e senza ulteriori rimedi. Mando quindi la somma necessaria, perchè mi sia spedita un'immagine di Maria SS. Ausiliatrice, che, col permesso del sig. Arciprete, sarà esposta alla pubblica venerazione nella nostra parrocchia, a ricordo della grazia ottenuta.

Montemaggiore Belsito, 1914.

ANNINA PIERI IMBALLI.

Gassino (Torino). - Col cuore riconoscente porgiamo vive grazie alla Vergine SS. Ausiliatrice per due grazie segnalatissime.

Nello scorso febbraio la nostra cara mamma si ammalò di bronchite che in breve tempo la ridusse in tali condizioni di salute da destare nel dottore curante e in noi, forti apprensioni.

Col cuore trafitto da vivo dolore, ma pieno di fiducia, ci rivolgemmo allora alla Vergine SS. e promettemmo di pubblicare la grazia sul Bollettino e di portare una piccola offerta al suo Santuario per le Opere del Ven. Don Bosco. Oh come fu buona la Madonna con noi ! Ella ascoltò tosto la nostra preghiera ; la cara ammalata dopo alcuni giorni fu dichiarata fuori di pericolo ed in breve tempo ricuperò la salute di prima. Ma la bontà di Maria Ausiliatrice non finì qui ; Ella ottenne alla mamma anche una grazia spirituale importantissima, da molto tempo desiderata da lei e da noi e della quale serberemo sempre caro ricordo.

Anche verso un nostro fratello la celeste Regina volle essere larga di sua materna protezione. Egli, combattendo in Libia, si trovò più volte in seni pericoli, e non solo non ebbe a soccombere, ma anzi si può dire che la Madonna gli abbia salvata miracolosamente salvata la vita! Un giorno mentre stava nell'accampamento con alcuni de' suoi soldati, sente ad un tratto dietro di sè uno sparo d'arma da fuoco... e il fischio d'una palla gli lambe l'orecchio... Atterrito si volge e vede un beduino che dopo aver attentato a tradimento alla sua vita fuggiva a precipizio per paura di essere inseguito! La medaglia di Maria che egli portava sempre con sè, e le preghiere di chi, trepidando, lo sapeva in tanti pericoli, avevano attirato su di lui uno sguardo di questa nostra cara Madre. Grazie, o Maria !

Gassino ( Torino), 22 agosto 1914.

Suor ERNESTA SILVA e sorelle.

Montegalda. - Da cinque mesi, di cui tre sempre a letto, ero continuamente travagliata da un male all'esofago che m'aveva ridotta al punto di non poter più prendere nè cibi, nè bevande, e nemmeno di poter parlare. Esperite le prove di medici specialisti in materia, mi rivolsi con fede viva con una novena a Maria Ausiliatrice, pregandola di liberarmi da tanto male e di lasciarmi ancora a guida e sostegno dei miei cari figli e nipoti tutti giovani. A questa prima novena ne feci seguire una seconda in famiglia, promettendo che qualora avessi ottenuto la sospirata guarigione avrei fatto un'offerta a Maria Ausiliatrice per le Opere di Don Bosco e pubblicata la grazia nel Bollettino Salesiano. Non aveva ancor terminato questa seconda novena che cominciai a migliorare. Ora essendo completamente ristabilita (questa è la seconda grazia che ricevo) riconoscentissima adempio la promessa, rendendo infinite grazie a questa buona mamma sempre pronta ad aiutare chi a Lei con fede ricorre.

Luglio 1914. .

C. Z.

Coxipó da Ponte (Brasile). - Una siccità straordinaria, nell'epoca delle pioggie, minacciava una grande carestia. Avevamo estremo bisogno di acqua, ma la nostra cisterna non ne conteneva una sola goccia. Da parecchi giorni si udiva il rumoreggiare dei tuoni ed il cielo si faceva cupo da sembrare che un'acquazzone dovesse precipitarsi e dare nuova vita alle piantagioni ormai perdute; ma un fortissimo vento dissipa le nubi ed il cielo appare nuovamente sereno. In questo doloroso frangente ricorremmo con fiducia alla nostra cara Madre Ausiliatrice, facendo un triduo di preghiere al suo altare e tenendole costantemente le candele accese. La tenera nostra Madre degnossi esaudire le nostre povere preci e nel primo giorno del triduo ci mandò un po' di pioggia; nel secondo giorno, senza che il cielo l'annunziasse, una leggera nube apparve sopra la nostra umile casa e tutto ad un tratto si sciolse in densa pioggia che si estese ad una buona distanza; nel terzo giorno si ripetè la stessa cosa ed ora col cuore pieno della più viva riconoscenza rendiamo pubblica questa grazia segnalata per onorare la nostra cara Ausiliatrice ed animare tutti a ricorrere con filiale confidenza al suo materno potere.

Maggio 1914.

Le Figlie di Maria Ausiliatrice.

Torino. - Da parecchio tempo gravi discordie fra i miei genitori erano venute a togliere la pace domestica. Il dissidio giunse a tanto che mia madre abbandonò la famiglia recandosi lontano da Torino. Addolorate per un fatto così umiliante e per le disastrose conseguenze a lungo andare inevitabili, mi adoperai con ogni industria suggeritami dall'amor filiale per riunire i miei cari, ma inutilmente. Ricorsi allora con una novena al Ven. Don Bosco, perchè Egli mi intercedesse la grazia da Maria Ausiliatrice. Inesaudita, ripetei fiduciosa la novena, nei primi giorni della quale, contro ogni aspettativa, mia madre mi scrisse ch'era suo desiderio ricongiungersi allo sposo che tanto amava. Ora vivono da lungo in pace e in piena armonia. Adempio la promessa rendendo con tutta la commozione dell'anima mia pubbliche grazie alla cara Madonna di Don Bosco per sì segnalato favore, dolente che ragioni di delicatezza facili a comprendersi m'impediscano di palesare il mio nome.

Luglio 1914.

N. N.

Predore (Bergamo). - Da lungo tempo affetta da malattia ostinata e dolorosa, ribelle ad ogni rimedio e cura, con fiducia feci ricorso a Maria SS. Ausiliatrice. Non furono deluse le mie speranze! In breve scomparvero i dolori, ed ora posso riprendere le mie occupazioni liberamente. E con animo riconoscente e grato che desidero sia pubblicata la grazia, giusta la promessa fatta, ed insieme mando la mia offerta.

9 febbraio 1914.

GENTILI MARIA.

Valle Cilento. - Dopo dieci mesi di campagna in Libia, fui colto da febbri infettive che lentamente mi consumavano. Ricoverato all'ospedale da campo, il male prevalse e fece temere prossima la mia fine. Conscio del mio stato, ricorsi a M. Ausiliatrice incominciando una novena. Oh! bontà di Maria ! al terzo giorno la febbre era di molto scemata, e al nono l'ufficiale medico mi proponeva per il rimpatrio che si effettuò poco dopo. Riconoscente della ricuperata salute, ringrazio la Vergine Ausiliatrice e sciolgo il voto, facendo pubblica la grazia sul Bollettino Salesiano.

24 gennaio 1914.

P. DE MARCO.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti

A*) - Acicastello : Rosaria Bazano, 5 - Adria G. J. - Affi : D. Giacomo Dal Per, 4 - Agordo P. R. - Alessandria (Piemonte): Domenico Ba risone, 5 - Alice Bel Colle : A. N., 8 - Altamura C. A. - Amborzasco : Caterina Monteverde in Zolezzi, 5 - Aosta: B. A., 20 - Ariano nel Polesine : M. E. - Arzignano : H. R. - Ascoli Piceno : Ernesta Piavi, 20 - Asti: Angelo Bosio fu Agostino, 5 - Ayas : D. M. C., io.

B) - Badia Polesine : C. F. - Bagnolo Piemonte : Antonio Cosso - Barbarano : R. F. - Barcellona Sicula : Marietta Bruno, 2 - Bastida Pancarana : Ernesta Vitali in Sachi, 5 - Barzano Ida Bertocchi, 6 - Bedonia : Antonietta Silva, 4 - Bergamo : Teresa Bergamini, 2 - Betgialla (Palestina): Famiglia Giannini, 20 - Bettole Sesia Giacinta Devillani - Biella : Florida Sormano Reda - Bistagno : Giulio Natale, 5 - Bivona : N. N., 5 - Boario : Giuditta Nicoli in Erbanno, 4 - Bologna : D. Luigi Ognibene, 5 - Borgo S. Donnino : S. R. O. - Borgo Vercelli : Caterina Rastelli ved. Gallo, 5 - id.: Matilde Gallo, 2 - Bosconero Maria Maffiotti - Boveresse : Giuseppe Ronchetti, 5 - Boves : Bartolomeo Bottero, 2 - id.: Antonia Bottero, 2.50 - Bra : Giulia Cambi in Anselmi, 30, chè ricorse a Maria mediante l'intercessione di Don Bosco e fu esaudita - Bruno : Sofia Bancia, 4.

C) - Cagliari: Rosalia Loy in Ballero, io - Cairo Montenotte : Pasquale Cristino, 6 - Caldogno : Anna Pellegrin, 5 - Caltanisetta : Francesco Vendemmia, io -Camogli : Severino Rocco, 5 - Campagna : M. E. - Campobasso : N. N. - Canicatti : Maria Cigna, insegnante, 3 - Cannobio Una pia persona a mezzo Sr. Fortunata Rocco, ero - Carmagnola : Vincenzo Giraudi, 2 - id. Orsola Capello in Appendino, 2 - Carrara : Maria Baratta in Mannucci, 20 - Caronno Milanese Giuditta Bertani Ved. Colombo, 3 - Carrù : S. P. M., 5 - Casa Bianca : Agostina Vaschetto, 5 - Casaleone : Giuseppe Budoni, i - id. : Teresa Meneghella, 2 - Casalmaggiore : N. C. - Casale Monferrato : R. C. - Casoria : T. O. - Castano Primo : N. N. a mezzo Sr. Elisa Garbarino, 5 - Castelfranco Veneto: G. C. - Castellar Guidobono: Rosa Guidobono in Manelli, 5 - Castellino Tanaro : Antonio Fasciotto; 3 -- Castelnuovo Calcea Luigia Ablutone in Saracco, r,5o - Casteltermini Carmelina Palmeri, 2 - Castione Veronese : D. Attilio Farinati, 2 - Castrogiovanni : Albino Farinato, 5 - Castroreale : O. R. - Catania : L. O. - id.: Agata Cuccio, io - Cereto d'Asti: Luigia Vigna - Cerreto Sannita : P. M. Cesena: R. G. - id.: Assunta Daltri, 5 - Challant St-Anselme Giuseppe Thiebat - Challant St-Victor : Cristina Varisellaz in Darbuz Jacquet, 20 - Champorcher : Battista Brun, 5 - id.: Andrea Savin, 5 - Cherasco : Cesarina Formica, 5 -- Chiaramonte Gulfi Raffaele Vansone Ventura, 5 - Chiavano : Pietro Carrer, per essere stato preservato dalla grandine, 50 - Chiari : G. B. R. - Chiavari : M. R. - Chignolo d'Isola : Marianna Locatelli e Famiglia, 2 - Chioggia : N. N., 7,95 - Chiomonte : Maria Borghi, 5 - Chivasso : N. N., 5 - Cisterna di Udine : Luigia Nussbaumen ved. Cantarutti, 2,50 - Cittaducale : J. L. - Colle Umberto : Giovanni Vendrame, io - Colma di Valduggia : Lorenzo Testa, 2,50 - Colonia Margarita (Argentina): Maria Aira; 2,50 Comessaggio : N. N. - Como S. A. - Comiso : Rosalina Canneva, 3 - Conegliano Veneto : G. L. - Conzano Monferrato : Camilla Cantamessa, 2 - Cortemiglia : Illuminata Barbero, 2 - Cortenova : N. N., 5 - Costanzana Vercellese : Giovanni Benzi, 2 - Costigliole d'Asti Candida Ruggero, 5 - Costigliole di Saluzzo Alessandro Gribaudo, 5 - Cotrone : M. G. - - Crema : Francesco Crivelli, 5 - id.: N. N., 5 - id.: E. O. - Cremona : Agata Scotti, 5 - id. Maria Soregaroli, 5 - id.: Una Cooperatrice Salesiana, io - Cuneo : Maddalena Vinai, 3.

D) - Degna : Giuseppe Fossati, 2 - Dogliani Maria G., 5o-id.: Una, Figlia di Maria, 2 - id.: Una signorina, 3 - id.: Un'altra Figlia di Maria 2 - id.: N. N., 3 - id.: N. N., 5.

E) Elice Abruzzese: Maria De Sanctis, 4 - Esine : Flaminia Federici, 5.

F) - Faetano (Rep. S. Marino): Vincenzo Mulazoni, 5 - Faenza : Maria Saiani, 5 - Feletto Canavese : Marianna Vagina, 5 - Fòglizzo Canavese : Luigi Giovando, 5 - id.: Celestina Rosso, 5 - Fonzaso : Adriano Pescador, 8.

G) - Gallarate : Carolina Minoli. 5 - Gallico Una devota a mezzo sig. Achille Carneri, 5 - Gassino (Torino): Suor Ernesta Silva e sorelle, io - Cavi: D. Carlo Rabbia Arciprete, 5 - id.: Emilia Maragliano, 3 - Gemona : Teresina Stefanutti in, Bonitti, 5 - Genova : N. N., 5 - Gorrino : Luigia Biscia, Maestra, 3 - Gragnano Trebbiense : Carolina Gobbi in Sutti, 5 - Grimaldi Calabro : Varie persone a mezzo signora Maria Amantea, 15 - Guastalla : Pio Barbieri, 12 - Guspini : Cesarina Scanu, 2.

J) - tacque : N. N., 5.

I) - Iglesias : Antonietta Puina in Ganan, 4 - Iseo : Felice Ben dotti, 5 - Ivrea : A. G., 4 - id. Teresa Marchetti, 5.

L) - Lagnasco : Teresa Conrotto, 5 - LamaMocogno : Bettina Ferrari, 5 - Lanciano : Addolorata Vinciguerra, i - Lavagna : Emanuela Parma Ved. Solari, 8 - Lecco Lombardo : Adele Affunti, 2 - Legnano : Maria Vanoli - Lercara : Rosina Raja, 5 - Levo Novarese : Nicolina Maffei, 4,90 - Livorno Toscana: Giacomo Bardi, 3 - Livorno Vercellese: Marcello Rainero, 2,50 - Longare: N. N., io - Lozzo di Cadore : Dora Gregori, 5 - Lu Monferrato : Pietro Ferrando, 5 - Luino Sindone Serra. 5.

M) - Macerata : R. C. - Maggiate : N. U. - Manerbio : Maria Portesi, 4 - Maniago : Costante Liega, io - id.: A. B. F. - Mantova : N. N. - Maranello : N. N., 3 - Marone : Iginia Boscatelli, i o - Marostica : S. O. - Maserada : Giuseppina Campione, z - Massa-Carrara : T. O. - Massa Superiore : B. I. - Mazzarino : Can. D. Gaetano Martorana, ' 20 - Meana di Susa : G. M. - Melezet : C. P. - Mestre : B. A. - Milano L. B. P., 5 - id.: O. N. - Millaures : M. O. -' Mineo: Ada Di Salvo, 2 - Mira bello Monferrato: M. C. Provera, io - id.: Coniugi Marchese, r. - id.: N. N., io - Mirandola : B. S. G. - Mistretta V. L. - Modena : S. C. - Modica : S. L. - Moggio Udinese : M. S. - Mogoro : Giovanni Paxis-Loddi, 5 - Mollieres: P. T. - Molfetta: Vittoria Fontana, 5 - Mombarcaro : N. N. a mezzo di D. Giuseppe Abbene, 3 - Mombello Torinese : Coniugi Verruto, 2 T- Mompiano : D. Eugenio Zanola, Parroco, 20 - Monasterolo del Castello : Maria PaIoni in Morandi, i - id.: N. N., i - id. : N. N., 2 - Mondovì : S. S. - Monsellice : N. N. - Montà Giovanni Riccardo, 3 - Montaldo Roero : Giovanna Scaglia, 20 - Montebello Vicentino : Giovanni Mancini, 5 - Montebelluna : T. N. - Monteleone Calabro : B. B. - Montelepre : Rosina Purpura in Tocco, 5 - Monteveglio : Ida Bertocchi, 5 - Montjovet : P. 0., 5 - Montorso : Maria Saitta, 4, 70 - Moretta : Teresa Partiti - Morgex : P. A. - Morozzo : Lucia Giletta, io - Mortara : T. B. - Muzzolone : Speranza Massegnani, 5.

N) - Napoli : Andrea Szzo, io - Negrar : Due pie persone a mezzo Luigia Riolfi, 2 - Nicosia M. A. -Nicotera: V. S. -Noto: Mauro Pandolfo, Io.

O) - Oggiono : N. N., 5 - Orsara Bormida Antonia Guala, 15 - Osasio : R. T., 20 - Ortueri Francesca Quadrio, io.

P) -- Padola : C. De Martin, 8 - Padova : Una Cooperatrice a mezzo signora Emilia Valgimigli, 7 - id.: T. N. - Palagonia : Irene Calcaterra, 5 - Palermo : F. A. - Palestro : Francesco Calvi, 5 - Pallanza : G. A. - Pastrengo : F. P. - Pavia P. S. - id.: Carolina Negri, 5 - Pavone Canavese : Lucia Rossetto, 3 - id.: Francesco Capra, 3 - Pavullo nel Frignano : B. A. - Pavullo Lodigiano : C. I. - Pellestrina : Coniugi Zennaro, 15 - Pennabilli : Un Sacerdote, 2 - Penne : F. M. - Perugia : M. F. C. - Pesaro : N. M. - Pescantina : Filomena Livanni, 5 - Pescia : P. D. - Peveragno : Pietro Pierone, io - Pezzolo di Val Uzzone : Luigi Diotti, 2 - Piacenza : B. S. - Pisa : F. A. - Pistoia : C. C. - Poirino : T. B., 5 - Polesella : D. B. - Poni Canavese : N. N., 5 - Pontestura : Elisabetta Barberis, io - Pontremoli : E. M. - Ponzana Novarese : Guglielmo Varalda, 5 - Portomaurizio : Teresa Robaudo in Rambaldi, 5 - Pralormo : Giuseppe Maina, 5 - id.: Margherita Dassano, io - Presezzo: K. A., 5 - Procida (Isola): Salvatore Romeo, 5 - Pumenengo: G. R.

O) - Quartuccio : Annetta Manias, 8.

R) - Ravenna : B. O. - Reano : S. T. - Reggio di Calabria : P. O. - Riese : Fortunata Piva, 2 - Rieti : Delia Bordacci, io Rimini : Giustiniano Mancini, 5 - id.: Ester Fabbri, 5 - Rio nell'Elba: Mario Nardelli, 2 - Riva di Sonico : Costante Romelli, 4 - Rivalta : Angela Vergnano - Rivarolo Canavese : Maria Bollero, 3 - id.: Cristina ved. Bonino, io - Rivoli : Giuseppe Fiora - Rivera di Susa : B. T. - Rovegno : Luigia Isola di Andrea, 5 - Roverchiara : Girolamo Chiampon, 5 - Rubiana : N. N.

S) -- Salice : P. A. - Sala Consilina : N. V: - Saluzzo : Teresa Bond - S. Bartolomeo : Antonina Elena ved. Gola, io - Sanfront (Rocchetta): Anna Berardo, 3 - S. Pellegrino : Maddalena Piazzalunga, 4 - S. Salvatore Monferrato : Carolina Cancurati, 2 - S. Silvestro : Emilia Palmieri in Carpaneto, 5 - Santià : Petronilla Nicolello in Orecchia, 4 - S. Lucia di Piave: Rina Ancilotto, 20 - S. Maria Maggiore dell'Ossola .: N. N., 5, Santa Vittoria dAlba Anna Bongiovanni, 2 - Sarnano : Teresa Calcagnoli, z - Sassari : B. P. - Savona : M. B. G. - Savoulx : B. D. - Scalenghe : C. C. 20 - Scanu : D. G. B. Rizzolo con altre pie persone, io - Scarna fagi .: Maria Falchetti, 3 - Schio : M. R. - Sciacca: C. S. - Scopello Novarese : Famiglia Delzano, io - Scorze: Giuseppe Literale, 5 - Sedrina Dario Simondi, 5. - Sermide : C. L. - Serravalle Scrivia : Erminia Bugatti in Repetti, io - Settimo- Rottaro : Teresa Boglia in Bonardo, io - Settimo S. Pietro : N. N., 3 - id.: Paola Dessi -- Solomiac : S.- I. - Sperlinga : D. Giuseppe Lavecchia io, - Spezia: Clotilde D'Onofrio, 5 - Stellanello : Tommasina Stallo, 3 - id..: Bianca Armati,. 2 - Susa: B. M.,, 5 - id. : N. N., 40 - id. : R. A.

T) - Taranto : Carolina V. Frangipani, 15 id.: N. Q. - Tirano : Domenico Ouadrio, 50 - Todi : Assunta Marchini, 2 - Tolmezzo : N. N., io - Torgnon : M. Machet, 15 - Torino: C. H. - id. : C. C., io - id. : Una Cooperatrice Salesiana - id.: N. N., 5 - id.: Francesca Mainero in Perno,. 50 - id.: Coniugi Balbiano, 5 - id.: Luigia Racca, 5 - id.: Paolo Servetti, 5 - id.: Vittoria Bosio - id.: Maddalena Sconfienza, 2 -id. : Maurizio Rossi, 5 - id. : Capello, 3, - id.: Fogliotti Teresa - id.: Virginia Riboni - id.: Margherita Rocca, 5 - id.: M. B. 7 - id.: Candida. Cordero - id.: Maria Bertorello - id.: Esterina Zandrino, i - id.: Caterina Iguerra - id.: N. N., ioo - id.: Bartolomeo Cerutti, 2 - Torre di Podernone : Maria Polese, io - Torretta di Casa Fiore : Ernesta Malaspina, 2 - Tortona : P. A. - Trana : Orsola Cattero - Trapani : D. M. - Tregnago : Z. G. - Trevi : A. O. - Treviso : T. R. - Trino Vercellese : P. M., 5 - Trivero : Teresa Comune, 5;

U) - Udine : Una devota, 2 - Urgnano : Annunciata Barioli, 1,50.

V) - Valdagno : Giulia Cappellazzi in Fin, 5 - Valguarnera : Giuseppina Aversa, 2 - Valtournanche : Eulalia Ottin, 15 - Varazze : Francesca Pizzorno, 5 - id.: Tommasina Costa, 5 - Vigile Borbera : Cleonice Corazza, 5 - id. : Pietro Arona, 5 - Vigonovo : Serafino Saldin Carluz, 5 - Villalba : Cecilia Pantaleone in Cipolla, io - Villanova Solaro : Caterina Ingarano - Villastellone : Cav. Michele Fasano, io - Vittorio : A. S., 6 - id. : N. N., 6 - Viù : Sorelle Rocchetti, io.

W) - Westfield (Stati Uniti d'America): M. J., 23.

Z) - Zerbo : N. N. a mezzo signora Luigia Sangalli, 2.

X) - N. N., 3 - Elvira De Innocentis, 5 - Felicina Ved. Dogliani, io - Celestina Rosso, 5 - Beatrice Meda, io - Angela Botto, i.

NoTe E CORRISPONDENZE

LA PREFETTURA APOSTOLICA del RIO NEGRO (Brasile) affidata ai Salesiani.

Il compianto Pontefice Pio X, a mezzo della S. Congregazione di Propaganda, il 18 giugno u s. affidava alla nostra Pia Società la Prefettura Apostolica del Rio Negro, al Nord-ovest del Brasile, confinante coll'Equatore e colla Colombia: e la stessa Sacra Congregazione, il 25 agosto u. s. inviava al nostro confratello D. Giovanni Balzola, della Missione del Matto Grosso, le lettere credenziali per andare, in nome della nostra Pia Società, a prender possesso della difficile e faticosissima Missione. Raccomandiamo alle preghiere dei cari Confratelli e Cooperatori il zelante Missionario, che in questi mesi eseguirà il grave mandato, compiendo il lungo e pericolosissimo viaggio da Cuyabà a quelle foreste, cioè più di 2000 chilometri per luoghi mezz'inesplorati.

Il VI Congresso EucariStico NaziOnale.

Dal 21 al 25 aprile 1915 la città di Ferrara sarà fortunata sede del VI Congresso Eucaristico Nazionale. Verrà così adempiuto il desiderio del compianto Pio X, il Papa dell'Eucaristia, il quale degnavasi di approvare e benedire con prezioso autografo la costituzione del Comitato permanente per i Congressi Eucaristici Nazionali e la scelta fatta di questa antica città per il Congresso. Si riannoderà così la nuova serie di Congressi Nazionali con quelli tenuti già in Italia, il 1° a Napoli 1891, il 2° a Torino 1894, il 3° a Milano 1895, il 4° ad Orvieto 1896, e l'ultimo a Venezia nel 1897 sotto gli alti auspici dell'Em. Patriarca Card. Giuseppe Sarto.

Ed era conveniente che nella ripresa dei Congressi Nazionali tenesse il primo posto la città di Ferrara, la quale il 28 marzo 1171 vide l'insigne Miracolo Eucaristico del sangue spruzzato dall'Ostia consacrata fino alla vólta dell'antica chiesetta, ora basilica di S. Maria in Vado.

Ecco il prezioso autografo di Pio X.

Come abbiamo accolto colla massima compiacenza la lieta notizia del Congresso Eucaristico, che si terrà l'anno venturo a Ferrara, così per la felice riuscita raccomandiamo di non dimenticare il mezzo potente, che Dio ha posto in nostra mano per le grandi imprese: la preghiera. Sacerdoti e laici, tutti devono gareggiare di zelo per ottenere il buon successo della religiosa adunanza : la preghiera nel celebrare e nell'ascoltare la santa Messa, nelle visite devote a Gesù in Sacramento e nelle frequenti Comunioni, affinchè Iddio appiani tutte le difficoltà e sventi le insidie, che potrebbero impedire i frutti copiosi. A tutti poi, che faranno tesoro di questa raccomandazione, impartiamo di cuore la Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, li 18 Luglio 1714.

PIUS PP. X.

Cooperatori zelanti.

VALSALICE-FUNZA (Bogotà). - Un esempio da imitare. - In una ridente località montanina, fra i paesi di Funza, Tenjo e Subachoque, a circa 4 ore di cavallo dalla capitale della Colombia, abitano, disseminate pei clivi e per le valli, molte famiglie senza chiesa e senza scuola vicina. Sono indispensabili non meno di due ore di cammino per raggiungere ognuna di dette località: ed era proprio un guajo per l'educazione cristiana e l'istruzione della figliuolanza.

Per buona sorte giunse anche fra quelle montagne il Bollettino Salesiano ed una brava famiglia di Cooperatori, ammirando lo zelo di Don Bosco, che da piccola cosa cominciò la molteplice opera sua, ebbe la santa idea di ovviare essa stessa all'inconveniente.

Che fece? Eresse dapprima una graziosa cappella in onore di Maria Ausiliatrice, quasi a propiziarsi la protezione della Madonna di Don Bosco; indi aperse una scuola, la quale tenuta da una delle proprie figlie, ha veduto in breve tempo circa cento fanciulli accorrere regolarmente alle lezioni, che, alternate a brevi pratiche religiose nella cappelletta, hanno già dato frutti consolanti.

Nel maggio u. s. i nostri confratelli di Mosquera furono invitati a celebrare la festa titolare del piccolo santuario, ed ebbero il conforto di poter ammettere alla prima comunione una quarantina di fanciulli e fanciulle, diligentemente preparati dalla signorina Olaya, tale è il nome della benemerita famiglia.

E fu tanto l'entusiasmo che regnò a quella festa, che si fece subito una colletta per dar mano all'erezione di una chiesa in onore di Maria Ausiliatrice, alla quale presto si porrà mano col beneplacito dei parroci circonvicini.

Intanto nel suo affetto a Don Bosco, a quel luogo, collettivamente con i dintorni chiamato La Punta, quella buona famiglia volle dare il nome di Valsalice, fiduciosa che il grande Apostolo della Gioventù vorrà guardare con occhio di compiacenza, insieme con Maria Ausiliatrice, gli alunni che continueranno ad accorrere a quel nuovo faro d'istruzione e d'educazione dalle ridenti vicinanze.

Tra i figli del popolo.

TRIESTE. - Messa da campo all'Oratorio Salesiano. - Il 15 luglio per la chiusura dell'anno scolastico fu celebrata la santa messa nel vasto cortile dell'Oratorio non potendo neppure la nuova chiesa contenere i 2200 alunni della Scuola di Via dell'Istria. Cogli alunni assistettero alla santa messa i maestri e la Direzione. Dopo la S. Messa fu cantato dai giovani della Schola cantorum dell'Oratorio un solenne Te Deum e il Direttore D. Rubino rivolse brevi parole di occasione.

BOLOGNA. -- Inaugurazione della bandiera dell'Oratorio Salesiano. - In preparazione alla festa fu indetto per i giorni 1, 2, 3 alaggio un concorso drammatico al quale aderirono vari circoli della città e provincia. Al mattino della domenica alla Messa della Comunione generale molti dei trecento giovani si accostarono alla S. Mensa, dopo la quale fu distribuita a tutti un'abbondante refezione.

Al pomeriggio fin dalle prime ore il cortile dell'Oratorio, pavesato a festa con bandiere e nastri portanti vari motti, brulicava di giovani impazienti di vedere sventolare la loro bandiera. Alle 16 S. E. Mons. Domenico Pasi, Vescovo di Filadelfia ed ausiliare di Ferrara, giungeva appositamente, accolto da due bande, dai vari circoli con bandiere, e dalla Società Ginnastica Fortitudo, e sopra un ricco palco, circondato da molte illustri persone, Sua Eccellenza compiva la solenne cerimonia. Quindi la Fortitudo eseguì mirabilmente una parte del programma riscuotendo i più calorosi applausi. Onoravano della loro presenza la simpatica festa il Conte Cays e la Contessa Giulia, munifici donatori e padrini della bandiera, il cav. avv. Bartolomeo Seganti, Presidente della Fortitudo, una larga rappresentanza del Consiglio Superiore della gioventù cattolica bolognese, i giovani dei Padri Barnabiti, i Canonici Lateranensi, il Circolo di S. Procolo e quello di Finale Emilia con bandiera, ed altre elette rappresentanze.

Spigolando.

In molti luoghi si celebrarono solennissime feste in onore del celeste Patrono della Gioventù, S. Luigi Gonzaga.

A Sansevero il Vescovo diocesano Mons. Pizzi distribuì la Comunione generale, e tenne un bellissimo discorsetto d'occasione sulle virtù più spiccate di S. Luigi e sulla necessità da parte dei giovani di imitarle. La sera, una funzione religiosa ordinatissima e raccolta, chiuse il triduo di omaggio e di preghiere, celebrato in preparazione alla festa stessa cori canti e fervorini. Ben riucisto il trattenimento drammatico-musicale.

A Pedara si unì alla festa - preceduta da un triduo di predicazione - la distribuzione dei premi a 103 giovanetti dei più assidui. La cerimonia fu preceduta da una gara catechistica.

Notizie varie.

In Italia.

COSTIGLIOLE SALUZZO.-- Conferenza salesiana. - Per iniziativa del Parroco D. Giacomo Abelli, Decurione dei Cooperatori, si tenne la Domenica 23 agosto una conferenza in preparazione alle feste centenarie di Maria SS.ma Ausiliatrice e di D. Bosco. Il nostro confratello Prof. D. Ghibaudo parlò per circa un'ora dell'opera di Don Bosco e della protezione visibile dell'Ausiliatrice sulla medesima, ascoltato con religiosa attenzione e vivo interesse. Maria SS. ricolmi quei buoni terrazzane di benedizioni celesti in ricompensa della loro generosa pietà.

PENANGO-MONFERRATO. - Istituto San Pio V. - Abbiamo accennato più volte questo fiorente istituto, destinato a coltivare le vocazioni dei giovani adulti allo Stato Ecclesiastico, e tornar a dire del consolante sviluppo da esso preso in questi due ultimi anni sarebbe opera inutile. Gli alunni che l'anno scorso erano in numero di ottanta circa, distribuiti nelle varie cinque classi ginnasiali, ascesero quest'anno al numero di cento e venti, per cui una trentina dovette recarsi al Collegio di Cavaglià per mancanza di locale. Insieme con l'istruzione impartita con buon metodo vengono instillati nel cuore di questi giovani i principi d'una soda e vera pietà, ed i risultati son davvero consolanti.

Nel 1912-1913 in fin d'anno otto alunni vestirono l'abito chiericale e partirono in ottobre alla volta dell'America. Quest'anno ben ventitrè furono i nuovi chierici, destinati alle varie Repubbliche Americane. La cerimonia della vestizione venne compiuta da S. E. Rev.ma Mons. Lodovico Gavotti, Vescovo di Casalmonferrato, presente il rev.mo sig. Teol. D. Giulio Barberis. quale rappresentante del sig. D. Albera.

All'Estero.

MACAO (Cina). - L'Orfanotrofio dell'Immacolata, riapertosi felicemente da due anni, va acquistando sempre più la pubblica ammirazione. Il numero dei giovani alunni tocca omai il centinaio e l'avrebbe già oltrepassato d'assai, se il locale permettesse nuove accettazioni. Si son fatti degli ampliamenti, ma inferiori al bisogno. L'istituto abbraccia cinque scuole professionali e tutti gli alunni vengono pure esercitati non solo nello studio delle lingue ma anche nella musica e nella ginnastica, che costituiscono due forti coefficienti della simpatia generale.

In marzo ancorava nel porto di Macau la cannoniera Sebastiano Cabotto della R. Marina Italiana. Lo scambio di visite e gentilezze fra i nostri, accompagnati da tutti gli alunni e quei bravi Ufficiali e marinai, ha lasciato in città la più grata impressione.

MESSICO - Gara Catechistica. - Ci scrivono: Il dì 7 giugno ebbe luogo nella Casa ispettoriale una solenne gara catechistica presieduta dagli Ecc.mi Vescovi di Sinaloa e di Aguascalientes Mons. Ignazio Valdespino e Díaz e Mons. Francesco Uranga e Sainz, assistendovi molti benefattori e numerose famiglie dei nostri alunni. Circa 15o giovani si prepararono alla lotta con vero entusiasmo desiderosi di disputarsi il premio che consisteva in una gita ai punti più pittoreschi della repubblica. Erano artigiani e studenti, divisi in tre sezioni, secondo i corsi cui appartenevano.

Cominciò la sezione inferiore e dopo un'ora e mezzo di lotta rimasero vincitori - in ordine di merito - Raffaele Ruiz, Antonio Maldonado, Agostino Martinez.

Entrarono in campo quei della sezione media - circa una settantina - che combatterono per più di due ore e mezzo con una tenacia ammirabile. In fine la giuria proclamò vincitori Norberto Díaz, Salvatore Díaz, Luigi Rubio el Giov. Camacho.

Il saggio della 3a sezione si dovette rimandare ad altr'ora: e anch'essi lottarono brillantemente. Erano una cinquantina e fecero proprio mostra del brio che distingue la loro età, restando vittoriosi Germano Santos, Alberto Vàsquez ed Ezechiele García.

Il 30 giugno dovea celebrarsi una gara generale col concorso dei vincitori delle altre Case del Messico, ma si dovette sospendere per le condizioni attuali della nazione. Iddio vegli su tutti i suoi figli!

PANQUEHUE (Chilì). - In questa parrocchia, affidata ai Salesiani, la pietà va aumentando. « Il mese di Maria Ausiliatrice - ci scrivono - passa in gran fervore con rosario, lettura o predica e benedizione ogni sera. Segue il mese del Sacro Cuore con maggior solennità e predica ogni giorno, e nella chiusura dei due mesi si fa solenne processione. Vien poi la novena del Carmine, dell'Assunta, il mese di Maria Immacolata con tutta la pompa possibile, e la novena delle Anime e del S. Natale. Ogni primo venerdì si han sempre più di cento venti comunioni fra le socie del S. Cuore; la prima domenica hanno ritiro i soci di San Giuseppe, la terza quei di S. Luigi.

» Per dar maggior solennità alle feste si è formata una banda strumentale che suona già abbastanza bene; e per distogliere la gente, specialmente gli uomini, dal vizio del vino, coli molti sacrifizi abbiam costrutto un gran teatro di 12 metri per 31, ov'ogni domenica dopo le sacre funzioni abbiamo un po' di trattenimento, ora di rappresentazione, ore di vedute cinematografiche. Si lavora e, grazie a Dio, il risultato è soddisfacente ».

NECROLOGIO

Per la santa memoria di Pio X,

TORINO - Nel Santuario di Maria Ausiliatrice, interamente vestito a lutto si celebrò un solennissimo funerale la mattina del 29 agosto. Al doveroso tributo d'imperitura riconoscenza e di perenne affetto erano stati invitati, con apposito manifesto , i Cooperatori della città, che vi accorsero numerosi e numerosi si accostarono intra missam alla Santa Comunione. Nel centro del Santuario, presso il tumolo sormontato dal triregno e illuminato da molti ceri, vedevansi le rappresentanze di varie Società Cattoliche con bandiera e d'Istituti e Comunità Religiose, oranti in pio raccoglimento. La messa fu eseguita dalla Schola Cantorum delle nostre Scuole Apostoliche al Martinetto. Celebrò il rev.mo sig. D. Albera, visibilmente commosso. Il nome di Pio X rimarrà scolpito a caratteri d'oro negli annali della nostra Pia Società e nel cuore dei figli di Don Bosco.

ROMA - Nella Parrocchia del Sacro Cuore - Togliamo dall'Osservatore Romano del 22 agosto:

« Con slancio filiale i Salesiani ed i parrocchiani del Sacro Cuore hanno voluto celebrare solennemente una Messa di Requiem per il Sommo Pontefice. I superiori salesiani erano al completo con il Procuratore generale rev.mo D. Munerati, con tutti i giovanetti dell'annesso ospizio, fra i quali numerosissimi gli orfanelli del terremoto calabro-siculo, ricoverati dalla munificenza del defunto Pontefice.

» Il ricco tumulo eretto in mezzo alla grande crociera del tempio era circondato dalle varie comunità religiose, dalle varie associazioni maschili e femminili che fioriscono nella parrocchia, e da una folla di popolo riempiente le tre grandi navate...

» La valente scuola di canto degli alunni salesiani eseguì la grandiosa Messa di Requiem del Perosi. Il solerte cav. Vescovi, vice-questore di Roma, fui va meritamente tributata doverosa lode, volle presenziare la sacra funzione insieme coi principali funzionari della delegazione ed un considerevole numero di agenti. »

- Al Testaccio. - Per più giorni tutte le S. Comunioni e le altre pratiche divote che si fecero nella Chiesa-monumento del Giubileo Sacerdotale del compianto Pontefice vennero offerte al Signore - cori affettuosissimo slancio - per l'anima sua. I buoni Testaccini, memori dell'affetto e del vivo interesse che nutriva per loro il compianto Pio X, non potevano mostrargli in-miglior modo la loro riconoscenza.

S. E. Mons. Giacomo Radini-Tedeschi.

Mons. Giacomo Maria dei Conti RadiniTedeschi, nato a Piacenza nel 1857, mancò ai vivi, fra il pianto di molti, la notte del 22 agosto u. s. Con lui scomparve una delle più grandi figure di sacerdote e vescovo. La vita sua, operosissima ed esemplarissima in ogni più bella virtù, l'aveva circondato di affetto, stima e riverenza.

Sacerdote già zelantissimo in patria, a Roma fu di un'attività prodigiosa: promosse i grandi festeggiamenti mondiali pel Cinquantenario dell'Immacolata ; zelò l'opera dei pellegrinaggi a Lourdes e in Terrasanta; fu vicepresidente dell'Opera dei Congressi Cattolici e, fra mille altre cure, fu anche professore di economia sociale nell'Istituto Pontificio Leoniano. Dal 1905 era passato a Bergamo, di cui Pio X di s. m. l'aveva eletto vescovo, conferendogli di sua mano la consacrazione episcopale il giorno di S. Francesco di Sales.

Dotato di vivissimo ingegno, pubblicò numerosi lavori, fra i quali due grossi volumi sulla libertà dell'insegnamento delle scuole cristiane : oratore forbito, pronunziò numerosissimi discorsi. All'eloquenza naturale, che soggiogava appena aprisse bocca, egli univa squisitezza di forma, chiarezza, logica e opportunità meravigliosa.

Noi lo raccomandiamo in modo specialissimo ai suffragi di tutti i nostri lettori, memori, dell'onore che ci fece il 16 aprile u. s., col recarsi a tenere la commemorazione del Servo di Dio Domenico Savio qui nell'Oratorio.

Che il Signore gli doni una ricca corona di gloria in Cielo!

S. E. Mons. Geremia Bonomelli.

Si è spento serenamente in Nigoline sua patria nel pomeriggio del 3 agosto. La vecchiaia coi suoi inseparabili acciacchi ne vinse la fibra robusta: ma sul letto di morte egli conservò inalterabile la calma, e nulla rimpianse se non di morire lungi dalla sua cara diocesi. Lo consolò negli ultimi giorni la paterna benedizione di Pio X e l'alta onoranza, conferitagli di motu proprio dal Re, di Gran Cordone dell'Ordine Mauriziano.

Non tocca a noi parlare del Vescovo zelante, del lavoratore indefesso, dello studioso e del filantropo insigne. Noi, memori della schietta benevolenza che ebbe per Don Bosco e per l'Opera salesiana, sentiamo il dovere di sciogliere a Dio la preghiera perchè ricco conceda al suo Servo il premio della lunga ed operosa giornata.

S. E. Mons. Igino Bandi.

Da quasi 25 anni era vescovo zelantissimo dì Tortona; e la sua morte, avvenuta il 7 settembre u. s., fu un grave lutto per quella diocesi. Promotore indefesso dell'azione cattolica, curò intensamente l'istruzione del clero e il bene del suo gregge. Da pochi mesi aveva celebrato uno splendido Congresso Eucaristico : e in quella circostanza aveva voluto la Banda Musicale dei nostri artigianelli a far servizio d'onore nella processione solenne.

Iddio lo ricompensi dello zelo spiegato per la salute delle anime e per la gloria della nostra Fede.