BS 1910s|1910|Bollettino Salesiano Novembre 1910

ANNO XXXIV - N. 11.   Torino, Via Cottolengo 32.   NOVEMBRE 1910.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: Ai lettori   . 329 La 3a Esposizione Generale delle Scuole Professionali e Colonie Agricole Nalesiane: Il convegno degli ex-allievi; la festa di chiusura; Albo d'onore; Elenco dei premi    330

L'Educazione estetica dell'operaio    338 Tesoro spirituale . . 341 LETTERE Di FAMIGLIA : Dal Chilì : L'incendio del Collegio di Concepción   .   342 DALLE MISSIONI: Matto Grosso: I Trionfi della Fede - Equatore: Un'escursione ad Indanza - Rep. Argentina: La Colonia agricola di Forlin Mercedes

IL Culto DI MARIA SS. AUSILiATRicE: Pellegrinaggio spirituale - Feste e date memorande - Grazie e graziati   .

NOTE E CORRISPONDENZE: muovi Missionari - Tra i figli del popolo - Gli Ex-Allievi - Notizie

Necrologio e Cooperatori defunti    359

AI NOSTRI LETTORI

Nel Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, la sera dell' 11 ottobre s'invocavano le benedizioni celesti su 104 nuovi Missionari (sacerdoti, chierici, coadiutori e catechisti) e su 2o Figlie di Maria Ausiliatrice, anelanti ai sudori ed alla corona dell'Apostolato. La straordinaria spedizione, superiore alle nostre forze ma assolutamente richiesta dalle commoventi domande fatte a viva voce dai singoli Ispettori, ha bisogno di esser condivisa dallo zelo caritatevole dei nostri Cooperatori e delle nostre Cooperatrici, cui rivolgiamo calda preghiera di una qualunque offerta da inviarsi al rev.mo sig. D. Paolo Albera, Rettor Maggiore, Via Cottolengo, n. 32, Torino.

Teniamo poi a dichiarare che i Salesiani del Portogallo, nei giorni dei noti rivolgimenti politici, non ebbero a soffrire gravi offese personali, e, grazie a Dio, quelle nostre Case sono a tutt'oggi (28 ottobre) aperte. Speriamo anche, attese le benevoli intenzioni manifestate dal Ministero Provvisorìo a nostro riguardo, che l'Opera di D. Bosco possa continuare a svolgere colà la sua benefica azione a vantaggio della gioventù povera ed operaia.

+ Raccomandiamo infine un affettuoso suffragio per l'indimenticabile Padre e superiore Don Rua e per tutti i Salesiani, Cooperatori e Cooperatrici defunti, in questo mese sacro alla memoria dei trapassati. Salga per tutti a Dio, in odor di soavità, il profumo delle nostre preghiere!

La IIIa Esposizione Generale delle Scuole Professionali e Colonie Agricole Salesiane

Dopo d'essere stata visitata con sempre maggior frequenza ed ammirazione, la domenica 9 ottobre era mèta di festivo convegno a più centinaia di ex-allievi e la domenica seguente, 16 ottobre, si chiudeva con una memoranda cerimonìa.

Noi non dubitavamo che, al pari delle precedentì, anche questa 3a Esposizione delle nostre Scuole Professionali e Colonie Agricole avrebbe avuto un esito felìce. Ce ne affidava la bontà intrinseca dell'iniziativa, ed anche il buon volere dei nostri alunni e l'esperimentata cooperazione di esimi Benefattori.

Ma oggi possìam dire che l'esito fu realmente superiore alle nostre speranze. Ne sieno quindi pubblìche grazie a Dio e a tutti i benevoli che ci diedero mano all'impresa.

Per parte nostra, mentre ci affrettìamo a comunìcare ai benemeriti Cooperatori la cronaca delle suaccennate solennità, promettiamo di dar anche un resoconto del lavoro delle Giurie chiamate all'esame dei sìngoli saggi, affinché sia agevolato il conseguimento dello scopo precipuo, che con queste esposizioni professionali noi vogliamo raggiungere.

Il convegno degli ex-allievi.

Balenò alla mente del Consiglio Direttivo del Circolo « Giovanni Bosco » e, in pochi giorni, raccolse un numero di adesioni superiore ad ogni aspettativa. Il convegno venne bandito con un entusiastico appello.

« Due avvenimenti - esso diceva - hanno da qualche tempo chiamato l'attenzione degli amici e degli ammiratori delle Opere di D. Bosco. la nomina del Successore del Venerato D. RUA nella direzione della Società Salesiana e l'Esposizione delle Scuole di Arti e Mestieri. Dell'uno e dell'altro fatto si è interessata la stampa e si sono occupati uomini d'ogni partito, e quella e questi significarono la loro viva ammirazione e l'encomio più caloroso.

» Noi, Allievi di D. Bosco e di D. Rua, noi che della vita salesiana abbiamo vissuto i nostri migliori anni, che alla Casa Salesiana ancora oggi guardiamo come al caro nido ove fummo paternamente e saggiamente preparati per la vita, noi che ancora dividiamo coi nostri maestri di un giorno gioie e dolori, ci siamo sentiti fieri e commossi ad un così generale consenso di simpatia.

» Abbaiamo sentito di avere acquistato in D. Albera un nuovo padre che ci avrebbe amati nel nome di D. Bosco, che come D. Bosco e D. Rua avrà una parola consolatrice nel dì della tristezza e per noi sempre un aiuto ed un consiglio.

» Nella Esposizione abbiamo visto i lavori dei nostri piccoli fratelli ed il loro progresso, e ci siamo ricordati delle nostre antiche ansie, dei nostri primi sudori.

» La circostanza è dunque solenne per noi, e noi questo fatto dobbiamo solennemente celebrare ».

Ed il mattino del 9 ottobre oltre trecento exalunni si radunavano nell'ampio cortile di Maria Ausiliatrice, circondati dai giovani allievi plaudenti, e quindi salivano ad ossequiare D. Albera, a cui il Consiglio Direttivo del Circolo « Giovanni Bosco » con a capo il consigliere comunale prof. Piero Gribaudi, presentava un'artistica pergamena con questa dedica:

A D. Paolo Albera, Rettor Maggiore della Società Salesiana, che con lo splendore della mente e bontà del cuore nella carità di Dio già tutti abbraccia quanti son figli di D. Bosco e di D. Rua, gli ex-allievi di Torino, auspice il Circolo « Giovanni Bosco », plaudendo festosi ai suoi trionfi augurano la gloria degli immortali Predecessori. -Torino, 9 ottobre 1910.

A tutti venne servito un vermouth d'onore, e a mezzogiorno, nell'ampia platea del teatro, tutti si raccolsero a banchetto. Alle frutta il segretario del Circolo, sig. Montalbetti, comunicò le adesioni dell'Arcivescovo di Ravenna, del Vescovo d'Asti, degli On. Micheli e Longinotti, e degli Antichi Allievi di Novara, Bologna, Milano, ecc. Parlarono quindi applauditissimi D. Francesia. il prof. Gribaudi, il teol. Milano, l'avv. Maggiorino Capello, l'avv. Battù, il prof. Fabre, il sig. Costa e il prof. Puv ed altri.

Nel pomeriggio, nello stesso teatro, gremito da una folla di superiori salesiani e di maestri d'arte accorsi da ogni parte, parlò il redattorecapo del « Momento », Emilio Zanzi, trattando dell'educazione estetica dell'operaio.

A sera, finalmente, la sezione drammatica del Circolo « Giovanni Bosco » dava ad onore del nuovo Superiore dei Salesiani, uno splendido .dramma dell'Ellero: Il Miracolo dell'Amore.

UNA LIETA COINCIDENZA.

La stessa domenica verso le io scendeva a Valdocco l'On. comm. Carlo Montù, ricevuto all'ingresso dal prefetto generale Don F. Rinaldi, dal direttore delle Scuole Professionali, dottor Don G. Bertello, dal piof. Gribaudi e da altri membri del Comitato per l'Esposizione. Il Deputato di Crescentino, attraversando tra due fitte ali di gioventù plaudente il cortile Maria Ausiliatrice, fu accompagnato nel cortile Don Bosco, ove fu salutato dalle note della marcia reale. Quivi, dalla ringhiera del 1° piano, con la sua eloquenza, forte di nobili entusiasmi e di cuore, l'onorevole disse il suo rincrescimento per non aver potuto visitar prima l'esposizione e rivolgendo il suo saluto ed il suo plauso alla geniale iniziativa dei Salesiani e dei loro allievi, a tutti espresse vivi ringraziamenti per l'entusiastico ricevimento avuto. Poi, come Deputato e come vice-presidente della Commissione Ministeriale pel riordinamento delle Scuole Professionali, dichiarò francamente di essere venuto a visitare l'Esposizione, sopratutto per imparare. Rivolgendosi ai giovani « affermò - come rilevava il Momento - che l'uomo, nella sua opera indirizzata al bene, non deve mai perdere di vista il grande ideale di Dio. Disse che tale concetto gli veniva felicemente significato dagli ex-allievi dei Salesiani, riuniti per rivivere un giorno della loro verde età fra quelle mura benedette ove avevano ricevuto con tanto amore i primi rudimenti della vita, e insieme per testimoniare della loro riconoscenza verso Don Bosco e verso Don Rua, i quali, mirando a perfezionare l'operaio, non intesero semplicemente di perfezionare l'uomo macchina, ma di educare ad eccelsi principii l'uomo nel suo complesso religioso e civile. Per cui è gloria dei Salesiani - conchiuse - l'aver dato all'Italia ottimi cittadini che fanno rifulgere all'Estero il nome della patria italiana ».

Interrotto frequentemente durante il nobile discorso, sul finire l'on. Montù fu salutato da reiterate ovazioni, e tra interminabili applausi accompagnato alle camere di Don Bosco e di Don Rua, ove fu cordialmente accolto dal rettore Don Albera, che ebbe per lui parole di riconoscenza. Circondato quindi da parecchi membri del Comitato, visitò l'Esposizione col più vivo interesse, esprimendo il desiderio di ritornarvi per studiarla minutamente.

La festa di chiusura.

Si svolse nel teatrino, e riuscì una vera apoteosi dell'educazione' professionale. « L'apparato per la straordinaria solennità - togliamo dal Momento - era ricchissimo di colorite decorazioni: lungo le loggie una distesa di tele accese, su cui fiammeggiavano ad intervalli i richiami patriottici degli stemmi; richiamo e pensiero gentile alle più grandi città d'Italia. Sul palco scenico un'onda grave, larga, di stoffe a tinta rossocupa e sotto il proscenio una scalea gremita di fanciulli pronti a cantare e di musicanti pronti ad accompagnare il canto.

» All'arrivo delle personalità spiccate per titoli, benemerenze ed interessamento alla redentrice opera salesiana, e dei membri dei vari comitati e delle giurie, il maestro cav. Dogliani attacca la marcia reale e il pubblico sorge in piedi con impulso unanime: è un momento di bella commozione e di entusiasmo tanto vibrante quanto represso da un rispetto collettivo che soverchia ogni sentimento ed ogni rumorosa espansione. Si applaude però da un capo all'altro della sala, mentre sul palcoscenico prendono posto oratori e personaggi distintissimi.

» Sono presenti il senatore comm. bar. Manno, il cav. Scamoni per il Prefetto, il conte Miglioretti di S. Stefano pel Sindaco, l'ing. Effrem Magrini, Ispettore capo dell'Ufficio del lavoro, il comm. Franco Franchi, Direttore della Cassa di Risparmio, il prof. Voglino, pel Comizio Agrario, il Colonnello del 5o' fanteria, cav. Luigi Cappello, in rappresentanza del Comandane il Corpo d'Armata, l'ing. Molli per la Commissione ordinatrice della Esposizione e l'ing. Bairati, il conte Emiliano Avogadro della Motta, presidente della Direzione Diocesana, il cav. VigliardiParavia, il cav. Gianolio Dalmazzo per la Società « Augusta », il cav. prof. Ferrua, i consiglieri comunali Nasi, Gribaudi e Fino, il prof. Pasquale Negri, il prof. Cellini, la contessa Amalia Capello, segretaria del Comitato delle Dame Torinesi Patronesse dell'Opera di D. Bosco, la signora Magrini, il dott. Clerico, il cav. Bosso per la Camera di commercio, ecc.,: ecc.

» Fra i Superiori Salesiani, oltre D. Albera, Rettor Maggiore, D. Rinaldi, prefetto generale, D. Bertello, promotore ed organizzai ore dell'Esposizione, D. Barberis, D. Francesca, e parecchi Ispettori delle Case Salesiane all'estera. 'Putti circondano l'alta figura dell'On. Cornaggia, che è fissata da mille occhi dalle logge e dalla platea; deve parlare e si attende con ansia.

» Ma prima di ogni altro si avanza il senatore Barone Manno che legge i telegrammi di saluto e di plauso di S. S. Pio X e di S. M. la Regina Margherita (che vivamente si compiace dello splendido esito dell'Esposizione, come di novello ben meritato premio all'intelligente operosità dei Salesiani) insieme con le adesioni del sindaco sen. Teofilo Rossi, del Ten. Generale Comandante il Corpo d'Armata e dell'On. Boselli, Presidente onorario del Comitato. Presenta l'On. Cornaggia con parole di ammirazione, dichiarando che egli è altissimo esempio di attività e crede che a tale esempio di vita feconda, intellettuale e industriosa si possa attagliare perfettamente un verso della Farsalia: Nihil actum, si quid agendum.

IL DISCORSO DELL'ON. CORNAGGIA.

Esordisce « dicendo che non ha voluto soffermarsi a considerare se la benevolenza, addimostratagli con l'invito a parlare in elettissima assemblea, fosse pari ai suoi meriti: tuttavia ha accondisceso con animo lieto all'invito, per l'ammirazione che egli professa all'Opera di Don Bosco, copiosa di frutti fra l'elemento operaio anche nella sua Milano. D'altronde la festa salesiana è quanto mai simpatica e notevole, perchè un'accademia di questo genere esula dalle ordinarie manifestazioni di educazione professionale e si chiude con una premiazione mirabile di lavori che innalzano le scuole salesiane a meriti superiori.

» Del resto chi ha avuto occasione di approfondire lo studio sull'ordinamento di queste scuole e dei concetti che le ispirano, non può non ammirare la sapienza di quel Grande che ha compreso i bisogni operai nelle condizioni dei tempi nuovi, prevenendo filantropi e legislatori...

» Don Bosco ha voluto innanzi tutto l'operaio colto per quel tanto che fosse compatibile con l'accurata educazione professionale, esigendo che i giovanetti prima di avviarsi per il cammino del mestiere o dell'arte, apprendessero gli insegnamenti civili dei corsi elementari non solo, ma frequentassero altresì un corso triennale di perfezionamento per l'italiano, l'aritmetica e per le nozioni più adatte alla professìone intrapresa. Cosicchè l'insegnamento artiero resta facilitato, urgendo d'altra parte i controlli e le maggiori premure, affinchè riesca abilissimo nella specificazione del suo lavoro.

» E che dire dell'igiene e di tutte le prescrizioni sanitarie che salvaguardano con cure pressanti e moderne la salute dell'apprendista? Il lavoro è alternato da riposi che variano in durata e in carattere proporzionatamente alle forze e alla natura dell'individuo. Quanto di meglio, insomma, possiamo augurarci dalle nuove leggi didattiche e sociali.

» E ciò sta a provare a luce meridiana gli scopi altissimi che si propongono i Salesiani per il bene dell'umanità e lo spirito illuminato e gli intelletti aperti e la coltura straordinaria di chi presiede a tanta opera. Ebbene! È giusto riandare con la mente al Fondatore della mirabile società, all'umile sacerdote, che in così grande concezione di propositi cristiani, forse non prevedeva i grandi destini a cui era chiamata la sua opera: egli ebbe di mira la gloria di Dio e il bene della gioventù, e queste finalità volle raggiungere al lume della religione.

» Nobile ed efficace smentita a chi vuole riconoscere nella fede e nella pietà un ostacolo all'ascensione degli umili ed al cammino dell'umanità verso i più alti ideali.

» L'insegnamento delle Scuole Salesiane è coordinato al concetto cristiano e su questo punto dobbiamo insistere, perchè solamente l'ossequio alla religione ed ai suoi precetti inculca nell'operaio la coscienza esatta e ragionevole dei suoi diritti e dei suoi doveri.

» Oggi il nuovo assetto industriale, aggiunge l'On. Cornaggia, costringe gli operai ad unirsi in leghe potenti per tutelare, i proprii interessi, mentre d'altra parte i nuovi ordinamenti politici loro assicurano una grande influenza nell'avvenire del paese. Nulla quindi è più desiderabile per quanti hanno a cuore la prosperità della patria, che pur alle classi operaie una sana educazione, conscia ugualmente dei loro diritti e doveri, tracci la via per raggiungere quella elevazione materiale e morale cui devono tendere; e di ciò è garanzia sicura la religione che è pur sempre la grande informatrice della nostra civiltà e la sua più valida difesa contro gli eccessi dell'egoismo degli individui e delle classi. A tali sentimenti l'opera dei Salesiani è informata e noi dobbiamo riconoscerli benemeriti e applaudire ».

Il discorso è salutato da un'unanime e calorosa ovazione.

LA RELAZIONE DI D. BERTELLO.

Segue D. Bertello con una breve relazione sul lavoro delle Giurie, in antecedenza alla proclamazione delle scuole premiate. Ma prima ancora egli ringrazia l'On. Cornaggia, dichiarando che i pensieri e le lodi esposte dall'esimio parlamentare saranno a noi impulso e luce a ben proseguire nel cammino intrapreso, mentre della persona di lui e dell'encomio serberemo memoria incancellabile.

Alla nostra Esposizione - egli prosegue - parteciparono più o meno largamente 55 Case dell'antico e del nuovo Continente, con un nu mero complessivo di 203 Scuole Professionali. Essa, stando a quanto ne scrissero i giornali, ed ai giudizi che da molti ci furono espressi a viva voce, incontrò l'universale gradimento e di molti superò il concetto e l'aspettazione.

Fu visitata da insigni personaggi, tra i quali mi piace ricordare S. E. Paolo Boselli, l'ill.mo sig. Sindaco di Torino Senatore Teofilo Rossi, l'onorevole Montù, il commendator Vittorelli Prefetto della Provincia, il R. Provveditore agli studi, il Direttore della Biblioteca Nazionale di Torino.

La visitarono pure numerosi istituti e scuole in corpo e comitive di operai venuti anche da lontano. La folla poi andò crescendo di settimana in settimana secondochè la notizia si diffondeva, e possiamo ritenere che non meno di 45 mila persone ne abbiano percorse le sale.

Numerosi enti vollero esprimere la loro approvazione e confortarci dei loro incoraggiamenti coll'offerta di medaglie ed altre ricompense da distribuire agli Espositori più meritevoli d'encomio.

Giova far conoscere i generosi oblatori.

Sua Santità Papa Pio X ha inviato una Medaglia d'oro.

Il Ministero di Agricoltura e Commercio, 5 Medaglie d'argento.

Il Municipio di Torino una Medaglia d'oro e due d'argento.

Il Comizio Agrario di Torino due Medaglie d'argento.

La « Pro Torino » una Medaglia vermeil, una d'argento e due di bronzo.

Gli Ex-allievi del Circeo « Giovanni Bosco » di Torino, una Medaglia d'oro.

La Ditta « Augusta » di Torino L. 5oo in materiale tipografico a scelta, da dividersi in tre premi.

Il Capitolo Superiore della Pia Società Salesiana una Corona d'Alloro in argento dorato, pel gran premio.

L'esame dei lavori esposti fu affidato a nove giurie distinte, delle quali fecero parte cinquanta tra i più insigni Professori, artisti, ed industriali della città di Torino.

Questi uomini generosi, ben compresi della nobiltà del compito che era loro affidato, non risparmiarono studi, tempo e sacrifizi per esaurirlo in ogni parte.

Essi, insieme con lodi ed incoraggiamenti, dei quali siamo debitori alla gentilezza dell'animo loro, ci fornirono un tesoro di norme, di avvertimenti, di consigli, che ci saranno guida sicura al miglioramento ed allo sviluppo delle nostre scuole.

Giovani artigiani - esclamava l'oratore - voi dovete riguardare questi uomini come vostri insigni benefattori; di loro serberete grata e imperitura memoria; di loro e delle loro famiglie vi ricorderete ogni giorno nelle vostre preghiere, ed a pegno della vostra riconoscenza erompa ora dai vostri petti un applauso entusiasta e fragoroso (prolungati applausi).

L'Esposizione, giusta lo scopo col quale fu bandita ed in conformità del 1° articolo del suo programma, doveva avere carattere strettamente scolastico.

Ad accertare questo carattere ed assicurare i frutti, che da esso si ripromette il Comitato organizzatore, furono date alle Giurie alcune norme direttive.

Principali le seguenti:

1) Tener conto come sono organizzate e come funzionano le scuole;

2) se nei singoli corsi si svolgano più o meno compiutamente i programmi:

3) quale sia il profitto degli alunni;

4) se i lavori di ciascun allievo avessero indicato, oltre il nome di chi li ha eseguiti, il corso ed il semestre al quale esso appartiene ed il numero delle ore spese nell'eseguirli;

5) quanto ai lavori che figurano come opera di una collettività e mirano a rappresentare la potenzialità di un laboratorio, la Giuria non dovesse assegnar loro alcuna ricompensa, se non fossero usciti da un laboratorio, in cui apparissero chiari i caratteri della scuola e fossero bene organizzati e distinti i corsi di tirocinio.

Posti questi criterii, nessuno dovrà far le maraviglie, se certi lavori di gran mole e di notevoli pregi artistici, saranno ora passati sotto silenzio. Essi rappresentano un vertice, a cui manca il corpo e la base indispensabile della scuola.

Invece, dove esiste ed è bene organizzata la scuola, potranno avere dei premii e la Casa che la mantiene, e i singoli corsi in cui la scuola è divisa, e il maestro che la dirige, e gli allievi che si sono maggiormente segnalati per diligenza e profitto.

Quanto all'Agraria, per dire anche una parola di questa sezione, trattandosi di una scienza quasi nuova e che ha bisogno di essere promossa in tutti i modi, coll'insegnamento e coll'esempio, la si volle giudicata sotto il triplice aspetto, della scuola - della propaganda per mezzo della stampa - e dell'esempio, che risulta dalla coltivazione, tenuto conto dei metodi di lavoro, delle concimazioni e dei prodotti.

E così avverrà che siano nominate a titolo di onore e insignite di qualche ricompensa le Case, che si sono segnalate sotto alcuno di questi tre aspetti.

E conchiudeva:

Or sono circa tre mesi, nell'atto di inaugurare la nostra piccola Esposizione, noi abbiamo deplorato che per la morte del rev.mo sig. Don Rua, fosse mancato Colui, al quale intendevamo di fare l'omaggio dei nostri studi e dei nostri lavori.

La Divina Provvidenza ci ha dato un nuovo Superiore e Padre nella persona del rev.mo signor Don Albera.

Or bene, chiudendo l'Esposizione, noi deponiamo nelle sue mani i nostri propositi e le nostre speranze, sicuri che l'artigiano, che fu già prima cura del Venerabile Don Bosco e delizia del signo Don Rua, avrà sempre un posto conveniente nell'affetto e nelle sollecitudini del loro Successore.

La proclamazione dei premiati fu alternata da ottima musica eseguita dalla Schola cantorum e del corpo musicale. Due fanciulli dissero un'ode ed un ringraziamento e, in fine, parlò D. Albera. concettoso e piano, ringraziando gli intervenuti. « Si dice che noi facciamo un po' di bene: sì, ma il merito non è tanto nostro quanto dei benefattori e dei cooperatori che circondano il nostro lavoro di cure incessanti ». La frase era candida come l'uomo che la pronunciava. E rivolgendosi ai giovani aggiungeva: « È festa vostra, miei cari, perchè si festeggia il lavoro: voi intanto dovete essere contenti che la vostra operosità sia stata riconosciuta ed apprezzata dai persone egregie, e consolarvi col successo di aver ben compiuto il vostro dovere. »

Gli invitati si riversarono ancora una volta nelle sale dell'Esposizione, e a mezzogiorno si riunivano a banchetto nel teatro le notabilità e le Giurìe. Brindarono il prof. Cellini, l'avv. Fino, il senatore Manno, e ringraziò di nuovo con la parola ed il gesto semplice e gentile il nostro Superiore D. Albera.

Albo d'onore.

In pegno di viva ed imperitura riconoscenza, vogliamo segnalati all'ammirazione dei lettori i nomi degli illustri personaggi componenti il Comitato d'onore, il Concitato Promotore, la Commissione Ordinatrice e le singole Giurie di questa IIIa Esposizione.

Comitato d'onore.

S. E. l'on. Paolo Boselli, 1° Segretario di S. M. pel Gran Magistero dell'Ordine Mauriziano - S. E. il Senatore Teofilo Rossi, Sindaco di Torino - Bocca Comm. Avv. Ferdinando, Presidente della Carnera di Commercio ed Arti di Torino - Rebaudengo Conte Avv. Eugenio, deputato, Presidente del Consiglio Agrario di Torino - Magrini Cav. Ing. Prof. Effrem, Ispettore Capo del Lavoro, Torino - Montù Comm. Ing. Prof. Carlo, deputato, Presidente della « Pro Torino ».

Comitato promotore.

Barone Antonio Manno, Senatore del Regno - Corsi Avv. Marchese Alessandro -Avogadro di Collobiano e della Motta Conte Emiliano - Muriana Mons.. Domenico - Fino Avv. Saverio - Gribaudi Prof. Piero.

Commissione ordinatrice.

Bertello Sac. Dott. Giuseppe - Molli Ing. Comm. Stefano - Caselli Ing. Prof. Crescentino - Bairati Ing. Prof. Giovanni - Migliore ing. Spirito - Reviglio Ing. Paolo.

Giuria.

Sezione Arti Grafiche : - Vigliardi Paravia cav. Giuseppe, Gianolio cav. Dalmazzo, Quirino Pietro, Brugo prof. Giulio, Calcagno Angelo, Tomatis Giuseppe, Montalbetti Livio.

Sezione Sarti: - Raffignone prof. Vittorio, Ferrero Giuseppe, Vacchina Giuseppe, Barabino Zaverio, Acconciamessa Giuseppe.

Sezione Legatori : - Patarchi cav. Filippo, Pacchiotti cav. Giovanni, Savoretti cav. Enrico.

Sezione Falegnami-Ebanisti : - Negri cav. uff. Pasquale, Pezza Enrico, Gamba prof. Giovanni, Casagrande Lorenzo, Gamara Antonio, Boero Michele.

Sezione Calzolai : - Cappa Giovanni e figlio, Manzetti e figli, Taglione Giuseppe, Cuschera Santi, Valle Giovanni.

Sezione Fabbri-Meccanici : - Acquadro cav. Giuseppe, Merlo Vincenzo, Pichetto Giuseppe, Guaita Fratelli, Demaria Vittorio.

Sezione Arti decorative : - Marinari prof. Garibaldo, Cerini prof. Giuseppe, Quadri prof. Pietro, Borgogno fratelli, Tellini prof. Guglielmo.

Sezione Cultura, Scuole di Disegno e Didattica - Ceradini ing. prof. Mario, Bairati ing. Giovanni, Guidazio prof. Giacomo, Carlucci prof. Rocco, Cimati prof. D. Vincenzo, Piccablotto prof. Fon Pietro, Corradini prof. D. Pietro, Ruffini prof. Rinaldo.

Sezione Agricola : - Chiej Gamacchio prof. Giuseppe, Blotto prof. Guido, Voglino prof. Pietro, Caroglio prof. D. Giuseppe.

Elenco dei premî.

a) Premi speciali.

GRAN PREMIO - Corona d'alloro in argento dorato - all'Oratorio Salesiano di Torino, pel numero, ordinamento, risultato complessivo e potenzialità delle Scuole espositrici e pel completo sviluppo del Programma.

PRIMO PREMIO - Medaglia d'oro di S. Santità Papa PIO X, all'Oratorio di S. Benigno, per l'ordinamento e potenzialità delle Scuole, e pel completo svolgimento del Programma.

SECONDO PREMIO - Medaglia d'argento del Ministero di A. I. e C. - all'Ispettoria Orientale con sede in Betlemme per lo sviluppo delle Scuole italiane all'Estero.

b) Scuole.

SEZIONE ARTI GRAFICHE ED AFFINI. a) Compositori e Impressori.

Diploma d'onore con Premio di L. 25o, offerto dalla Ditta Augusta di Torino: all'Oratorio Salesiano di Torino - Diploma di 1° Grado con premio di L. 15o all'Istituto S. Ambrogio di Milano - Diploma di 2° Grado con premio di L. 1oo all'Ospizio S. Cuore di Roma - Diploma di 1° Grado all'Orfanotrofio di Liegi, e Scuole d'Arti e Mestieri ,mai

Sarrià - Diploma di 2° Grado all'Oratorio di San Benigno e all'Istituto dell'Immacolata di Firenze - Diploma di 3° Grado all'Istituto S. Benedetto di Parma - Menzione di 1° grado all'Ospizio S. Vincenzo di S. Pier d'Arena, all'Istituto D. Bosco di Alessandria d'Egitto, e Ven. Beda di Cape Town, al Liceo S. Cuore di S. Paolo, al Collegio D. Bosco d'Ibagué (Colombia) - Menzione di 2° grado alle Scuole di Siviglia e La Paz.

b) Fonditori.

Diploma di 1° Grado all'Oratorio di Torino - Diploma di 2 ° Grado all'Oratorio di San Benigno.

c) Stereotipi.

Diploma di 1° Grado all'Oratorio di S. Benigno d) Litografi.

Diploma di 2° Grado all'Oratorio di Torino Diploma di 3° Grado alla Scuola del Messico.

e) Legatori.

Diploma con Medaglia d'oro, offerta dai Municipio di Torino, alle Scuole di Sarrià (Barcellona); e Diploma con Medaglia d'oro, a pari merito, all'Oratorio di S. Benigno - Diploma di 1° Grado all'Oratorio di Torino - Diploma di 2° Grado agli Istituti di Milano e di Siviglia - Diploma di 3° Grado alla Scuola d'Arti e Mestieri di Messico -- Menzione di 1° Grado al Liceo di S. Salvador e al Collegio Pio IX di Buenos Ayres - Menzione di 2° Grado al Collegio di La Paz, al Liceo S. Cuore di S. Paolo (Brasile), all'Ospizio S. Cuore di Roma, e all'Istituto dell'Immacolata di Firenze.

SEZIONE SCULTURA E PLASTICA.

Diploma con Medaglia d'argento, offerta dal Ministero d'Agricoltura e Commercio, alla Scuola d'Arti e Mestieri di Sarrià (Barcellona) - Diploma d'onore all'Oratorio di Torino ed all'Istituto S. Ambrogio di Milano - Diploma di 1° Grado all'Oratorio di S. Benigno - Diploma di 2° Grado all'Orfanotrofio di Liegi ed all'Ospizio di S. Vincenzo di S. Pier d'Arena - Menzione di 1° Grado all'Orfanotrofio di Betlemme, al Collegio D. Bosco di La Paz, all'Istituto D. Bosco di Oswiecim - Menzione di 2° Grado al Collegio S. Gioachino di Pernambuco.

SEZIONE FALEGNAMI-EBANISTI.

Diploma con Medaglia Vermeille, offerta dalla « Pro Torino », alla Scuola di Sarrià (Barcellona) - Diploma d'onore alle Scuole di Torino, Milano, Novara - Diploma di 1° Grado alle scuole di San Benigno, Roma, Oswiecim e di Liegi - Diploma di 2° Grado alle scuole di S. Pier d'Arena, d'Alessandria d'Egitto, e di La Paz - Diploma di 3° Grado alle scuole di Firenze, di Betlemme, di Lugo, e Verona - Menzione di 1° Grado alle scuole di Bogotà, di S. Gioachino (Pernambuco), ed Ibagué - Menzione di 2° Grado agl'Istituti di Malta e di Cuyabà.

SEZIONE FABBRI-MECCANICI.

Diploma con Medaglia d'oro, offerta dal Circolo « Giovanni Bosco » fra gli ex-allievi, all'Oratorio di S. Benigno - Diploma d'onore alle Scuole di Torino e di Oswiecim - Diploma di 1° Grado alla scuola di Liegi - Diploma di 2° Grado alle scuole di Milano e di Sarrià. (Barcellona) - Diploma di 3° Grado alla scuola di S. Pier d'Arena - Menzione di 1° Grado alle scuole d'Alessandria d'Egitto, di S. Paolo (Brasile), di La Paz (Bolivia), - Menzione di 2° Grado alle scuole di Cuyabà e di S. Gioachino (Pernambuco).

SEZIONE SARTI.

Diploma con Medaglia d'oro, offerta dalla Camera di Commercio ed Arti di Torino, alla scuola di Roma - Diploma d'onore alle scuole di Torino, di S. Benigno e di Oswiecim - Diploma di 1° Grado alle scuole di Sarrià (Barcellona), di Liegi, di S. Pier d'Arena e di Castellamare di Stabia - Diploma di 2° Grado alle scuole di S. Paolo (Brasile), di Milano, di Pio IX (Buenos Ayres) - Diploma di 3° Grado alle scuole di Cape Town, di Alessandria d'Egitto, di La Paz e di Novara-Menzione di 1° Grado alle scuole di Betlemme (Palestina), di Lugo, di Spezia e di Firenze - Menzione di 2° Grado alle scuole di Bogotà, di Siviglia, di Catania, di Verona e di S. Gioachino (Pernambuco) .

SEZIONE CALZOLAI.

Diploma con Medaglia d'argento, offerta dal Municipio di Torino, all'Oratorio di S. Benigno - Diploma d'onore alle scuole di Sarrià (Barcellona) e di Liegi - Diploma di 1° Grado alle scuole di Oswiecim, di Cape Town, e di Roma - Diploma di 2° Grado alla scuola di Alessandria d'Egitto - Diploma di 3° Grado alle scuole di Torino, di Betlemme (Palestina) e di S. Paolo (Brasile) - Menzione di 1° Grado alle scuole di Novara e di San Pier d'Arena - Menzione di 2° Grado alle scuole di Verona, del Martinetto (Torino) e di Bologna.

SEZIONE DIDATTICA. a) Scuole Elementari e Complementari.

Diploma a pari merito, con Medaglia d'argento, offerta dalla Camera di Commercio ed Arti di Torino, alla scuola di Roma; con Medaglia d'argento offerta dal Municipio di Torino, alla scuola di Oswiecim; con Medaglia d'argento offerta dal Ministero d'Agricoltura e Commercio, alla scuola di Alessandria d'Egitto - Diploma d'onore alle scuole di Sarrià. (Barcellona), di S. Benigno e di Cape Town - Diploma di 1° Grado all'Oratorio di Torino - Diploma di 3° Grado alla scuola di Quito (Equatore).

b) Disegno didattico-professionale.

Diploma di 1° Grado all'Istituto di Oswiecim Diploma di 2° Grado alla scuola di Roma.

SEZIONE COLONIE AGRICOLE. a) Coltivazione e prodotti.

Diploma con medaglia d'argento, offerta dal Ministero di Agricoltura e Commercio, alle Colonie dello Stato di Matto Grosso nel Brasile tra i selvaggi Bororos - Diploma d'onore alle Colonie di

Beitgemal (Palestina), di Corigliano d'Otranto, di Cremisan (Palestina) - Diploma di 1° Grado alle Colonie di Lombriasco, di S. Benigno, e dell'Oratorio Sales. di Torino (orto esperimentale) - Diploma di 2° Grado alle Colonie di Canelli, Bogotà, e S. Paolo - Menzione di 1° Grado alle case di S. Pier d'Arena e di Macul (Chili).

b) Scuole agrarie.

Diploma con medaglia d'argento, offerta dal Comizio Agrario di Torino, alla Colonia di Ivrea - Diploma d'onore all'Istituto di Parma.

e) Propaganda agricola.

Diploma con medaglia d'argento, offerta dal Comizio Agrario di Torino, alla scuola di Siviglia - Diploma d'onore all'Istituto di Parma.

c) Allievi. (1) SEZIONE ARTI GRAFICHE ED AFFINI.

Dell'Oratorio di Torino : Tip. Compositori : Alessio Stefano - Tip. Impressori : Angiolini Angelo - Legatori : Del Vitto Giuseppe.

Dell'Oratorio di S. Benigno : Legatovi : Darnowski - Dell'Istituto di Milano : Compositori : Bianchi Carlo, Stefanoni Guido - Impressori : Govoni Luigi - Legatori : Della Casa Serafino, Carlo Niada - Dell'Istituto di Messico : Legatori : Juan Hernandez - Del Lyceu do Salvador di Bahia : Tip. Compositori : José Castor, Edgàr Guedes; - Impressovi; Aldemar Carvalho; - Legatori : Adamastor Martins, Manoel Lemos, Julio Novaes - Delle Scuole di Sarrià : Legatori : Mariano Monge y Ayala, Enrique Ayerbe, Pedro Cubells.

SEZIONE ARTI LIBERALI.

Delle Scuole di Sarrià (Barcellona): Scultura e Plastica: Joan Mirel, Emilio Sà, Arrojo Francesco - Dell'Oratorio Sales. di Torino: id.: E. Bocchino, Cabrino Eugenio, Romersa Federico - Dell'Istituto di Milano : id.: Beretta, Nava Romeo, Corte, Adelasio Mario, Cesa Mario, Legnan, Ripamonti,

(1) Nell'elenco degli allievi premiati tralasciamo per brevità di specificare il corso al quale appartengono.

Lanzoni, Apostolo, Trevisano - Dell'Oratorio di S. Benigno : id : Mantovani, Pistamiglio Edoardo.

SEZIONE FALEGNAMI-EBANISTI.

Delle Scuole di Sarrià : Aldon Gueralto, Rafael Canelbas, Jaime Cussó, Ramon Palmarola, Vicente Faulo - Dell'Oratorio di Torino : Villa Pietro, Supersax Luigi, Garizio Pietro, Carminati Vittorio, Buffa Pietro, Torello Giovanni, Boggio Giovanni, Bergamo Luigi, Fonelli, Fiore Luigi, Grasso Bartolomeo - Dell'Istituto di Milano: Fioretti e Barindelli - Della Casa di Novara : De Gaudenzi, Miglio Giuseppe, Vitali Antonio, Grossi Giacomo, Ressimini Paolo, Grossi Angelo, Bacchetta Attilio, Voltolini Vittorio, Leporino Antonio, Brustià Francesco - Dell'Oratorio di San Benigno : Gianone, Renoglio, Nicco Michele, Barbero Augusto, Micheletto Giuseppe, Zanetto, Barzichi, Ronfano, Grosso, Barsi, Negro Luigi, Giaivia Filippo, Melle Luigi, Bozzalla, Bertero - Del S. Cuore di Roma : Piccinini Giacomo, Valerio Paolo, Coratta Nicola, Porro Ulisse, Patriani Italiano, Della Rovere, Cingolani Albino, Salvucci, Pascucci - Dell'Istituto di Oswiecim: Szczyrski, Bürger, Mynarek, Smiecinski, Engel Paolo, Janczur, Misiurkiewicz - Della Casa di Liegi : Victor Darleune, Jean Clignet, Leon Tailer, Augusto Liesens, Alfredo Leroy, Antoine Michel, Fernand Luis, Henry Delphant, Fernand Straps, Desire Cottine - Della Casa di Sampierdarena : Negro Dario, Andrea Casazza, Guido Canessari - Delle Scuole d'Alessandria d'Egitto : Schiano Michele, Jarag Zohi, Raul Arniet -Del Collegio di La Paz : Morales Natalio, Simonin - Della Casa di Verona : Jaciniani Luigi, Freon Alberto, Fracasso Giuseppe - Della Casa di Lugo : Camerani Primo, Montanari Giacomo . - Delle Scuole di Pernambuco : Graziano Ferraz, Luiz Almeda.

SEZIONE FABBRI-MECCANICI.

Dell'Oratorio di Torino : Goghero Teobaldo, Boltri Luigi, Aguccion Lorenzo, Cora Giuseppe, Pace Luigi, Dericci Luigi, Sofia Cornelio, Valentini - Dell'Oratorio di S. Benigno ; Panigali Vincenzo, Gregorio Filippo, Bonanno Vittorio, Rossi Luigi, Certano Antonio, Scarrone Evasio, Guerra Pietro - Dell'Orfanotrofio di Liegi : Maugin Leon, Gilson Octave - Delle Scuole di Sarrià : Montornes José - Dell'Ospizio di S. Pier d'Arena : Lovico Giuseppe - Della Casa di Oswiecim: Wasik, Tota, Kaszuba, Slerak, Lazarski, Sokola Boguszewski, Dobrowolny, Pieniazek, Ksyk, Mikenlowski, Kaleta. - Dell'Istituto di Alessandria d'Egitto : Luigi Stagliano, Timoleon, Cavanna, Emilio Barp, Eustatradis, Serafini, F. Barone, G. Hantzalis, C. Lamberto, T. Lamberto, P. Valentini, Sonch.

SEZIONE CALZOLAI.

Della Casa di Verona : Locchi Augusto - Dell'Orfanotrofio di Betlemme (Palestina): Mascolla Mosè, Jusef Domenico, Soid Ozer - Dell'Orfanotrofio di Liegi: Cecille Julien - Dell'Oratorio di Torino : Gallo Alberto, Torello Giovanni - Dell'Istituto di Novara : Miglio Antonio, Quarto Angelo

Della Casa di Lugo : Truffa Luigi - Dell'Ospizio di S. Pier d'Arena : Baiardo G. B. - Dell'Oratorio di S. Benigno : Bertacchi Apostolo, Bonomo Cesare, Fantaini - Dell'Istituto di Oswiecim: Zietara, Nowak, Grodecki. Marcou.

SEZIONE SARTI.

Dell'Oratorio di Torino : Aicardi Giovanni, Alibrandi Giuseppe, Gallo Desiderio, Brazelli Giacomo, Bertolino Domenico, Scanuzzi Luigi, Siciliano Lom., Garizio Silvio, Vigna Nicolò, Niobe Ernesto, Bonelli Celeste, Bianchi Antonio, Pastorelii, Revelli Giovanni, Seno Ilario - Dell'Oratorio di S. Benigno : Olivero Raimondo, Guerra Angelo, Muzzini Giovanni, Richard Claaffredo, Pe rolini Aldo, Della rozza, Canezzi Leopoldo, Albelîerani Francesco, Viola, Aime Giovanni - Dell'Ospizio di S. Pier d'Arena : Bacicalupo Benedetto, Rossetti Alcide, Verando, Bruzzone Agostino, Bonomi Oreste, Grancelli G. Maria - Del S. Cuore di Roma : Pastacaldi Luigi, Lena Filippo, Gatta Lorenzo, Pini Francesco, Venia Giuseppe, Scriboni Enrico, Gambi Gaetano, Di-Gregorio Lucio, Gotti Augusto, Li Silvestro, Severi Antonio, Scortecci Natale - Dell'Istituto di Oswiecim : Gradkowski Bronislaw, Krzyzewicz Giulio, Namyslo Maciej, Nioslobedzki Jan, Ostafin Stanislaw, Roga Wincenty - Delle Scuole di Sarrià (Barcellona): Barios José, Jesus Casas, Musella Federico, Faustino Pasqual - Dell'Istituto di Castellamare di Stabia Brancati Gaetano, De-Santis Nicola, D'Amato Francesco, Sacchetti Italo, Romano Giuseppe - Dell'Istituto di Milano : Tettamanzi Oscar, Mario Schizzi, Achille Affossi - Della Casa di Novara Cristina Alfredo, Resmini Carlo - Della Casa di Lino : Marini Augusto, Conti Francesco, Piazzi Armando - Dell'Istituto di Firenze: Biondi Arturo, Boniolo Angelo, Sacchi Egisto, Pini Alberto.

d) Maestri.

Oratorio di S. Benigno : Diploma con Medaglia d'argento, offerta dal Municipio di Torino, al R.mo D. Carlo Ghivarello - Diploma con medaglia d'argento, offerta dalla Camera di Commercio ed Arti di Torino, al Prof. Pietro Cenci, Capo Sarto - Diploma con medaglia di bronzo, offerta dalla « Pro Torino », al sig. Giovanni Garrone Capo Calzolaio - Diploma d'onore per insegnamanto e Manuale al sig. Pio Colombo Capo Legatore.

Oratorio di Torino : Diploma con Medaglia d'argento offerta dalla « Pro Torino », al sig. Prof. G. Giani, Capo Sarto - Diploma d'onore al sig. G. Giobbio, Capo Legatore per insegnamento e Manuale.

Scuole di Sarrià (Barcellona): Diploma per insegnamento e Manuale con Storia dell'Arte al sig. Angelo Cantamessa„ Capo Legatore - Diploma d'onore al sig. Giuseppe Recansens, Capo d'Ebanisteria, al sig. Gaspar Mestre, Capo intagliatore, al sig. Bordas José, Capo Compositore.

Ospizio di Roma: Diploma d'onore per insegnamento e Manuale al sig. Giuseppe Ragazzini, Capo Sarto.

Casa di Lima : Diploma con medaglia di bronzo offerta dalla « Pro Torino », al sig. Marcobello Arduino, Capo Sarto.

Casa di La Paz (Bolivia) : Diploma di 1° Grado al sig. Ottavio Pinto, Capo Calzolaio.

Casa di S. Paolo (Brasile) : Diploma di 1° Grado per lavorazione e Squadra ascellare al sig. Danni Pietro, Capo Sarto.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'indulgenza Plenaria:

Dal 10 novembre al 10 dicembre:

1) il 21 novembre, Presentazione di Maria Verg.; 2) il. 22 novembre, festa di S. Cecilia, vergine e martire;

3) l'8 dicembre, solennità dell'Immacolata.

L'educazione estetica dell'operaio

(Discorso di Emilio Zanzi *)

Signore, signori, giovani amici,

Io sono onorato e commosso dell'invito fattomi, con tanta bontà, di venire tra voi, antichi e nuovi allievi di Don Bosco, di Don Rua e di Don Albera, a celebrare una vittoria del lavoro, benedetto dalla preghiera.

E vorrei oggi, da giornalista ormai esperto, da visitatore di cento esposizioni d'arte, esprimere con degna parola il mio compiacimento per la vostra bella esposizione: vorrei dire le modeste impressioni da me provate visitando la IIIa Esposizione delle scuole professionali e delle colonie agricole salesiane e l'ammirazione pel meraviglioso sviluppo delle officine e delle scuole protette dal Venerabile forte e soave. Ma farei forse dell'impressionismo verboso e inutile. In questa casa, dinnanzi a tanti lavoratori e a tanti educatori, io non posso e non debbo seguire l'onda del sentimento e abbandonarmi alla retorica.

Oggi, o giovani, voi celebrate una vittoria: permettete che mi unisca a voi... celebriamola meglio che possiamo, con sobrietà di parola e con un vivo desiderio di bene.

Quando Giovanni Bosco, dopo aver gettato le basi della santa opera sua - in questa allora solitaria Valdocco - nel 1853 creava le prime scuole professionali nell'interno del suo Ospizio, non solo metteva in pratica il proposito, il motto che è diventato quasi lo stemma gentilizio della grande famiglia salesiana lavoro e preghiera - ma coll'intuizione dell'uomo di genio preparava alla società nostra, alla nervosa civiltà contemporanea, fatta di impeti eroici ma corrotta spesso da malsani furori, una grande difesa sociale. Questa difesa siete voi, artieri di tutte le arti, operai esperti in tutti i mestieri che, cresciuti in una disciplina che ha le sue basi nel profondo sentimento del dovere, uscite alla vita del mondo ben preparati alla battaglia e in possesso di un mestiere appreso razionalmente e in pace, non dovendo lottare col bisogno e colla preoccupazione del pane quotidiano; questa difesa siete voi, perchè entrando nel mondo consapevoli dei vostri diritti di lavoratori e delle vostre responsabilità di cittadini sufficientemente istruiti, portate sempre alle industrie e ai mestieri un contributo non trascurabile e non meschino di intelligente operosità e, spesso, quello di mirabili personali iniziative singolarissime.

Permettete a un vostro ammiratore, o falegnami ebanisti, che mi congratuli con i vostri maestri e con voi; poche volte, anche in esposizioni speciali, in quella permanente di Cantù, nelle mostre milanesi dei mobili del Bugatti e degli ebanisti palermitani che hanno per ispiratore un architetto di grande valore, il Basile, ho veduto uno sforzo così ben indirizzato a raggiungere la perfezione in ogni particolare e nel complesso. Secondo me la Scuola degli ebanisti di S. Benigno Canavese è perfetta in quanto allena la mano e il cervello del discepolo a conoscere le necessità d'ogni parte che unita insieme darà poi l'oggetto. Un tavolo bellissimo all'aspetto non è un tavolo se il cassetto non si muove perfettamente nelle sue interne guide: « Tu farai opera d'intarsio egregia, - diceva il maggiore dei Maggiolini, che era un grande artista e un artefice del legno bizzarrissimo ma se l'opera d'intarsio non serve allo scopo ond'è construtta, tu farai una cosa odiosa e ingombrante ». Un giovane pittore romano, Witold Lovatelli, nella passata primavera esponeva a Roma, nel foyer del Teatro Nazionale, una prima raccolta di mobili costrutti da operai romani su suo disegno e sotto la sua direzione: camere da letto, tavoli, cassoni nuziali, sedie a sdraio, tavolini da fumo, complete mobilie per sale da pranzo; una raccolta di cose belle e geniali nelle quali l'estetica è perfettamente in correlazione colla pratica. Witold Lovatelli ha saputo intonare la policromia dei vetri coll'unica tinta del legno e preparare mobili di una armonia quasi perfetta, decorativi a un tempo e semplici. Ammirando quella mostra, che giudicai significativa e caratteristica, provai maggiori e più profonde consolazioni estetiche, che percorrendo le corsie di molte pretenziose esposizioni d'arte. Quelle poche dozzine di mobili, tra grandi e piccoli, di tende, di drappi, usciti dall'inspirazione di un artista che aveva visitato tutti i più importanti laboratori del Belgio, di Vienna e di Olanda, e elaborati manualmente dall'intelligente operosità di un gruppo di operai adulti, rappresentano una speciale eccellenza dell'arte applicata a un'antica e modesta industria ; altrettanto modesta quanto necessaria.

Ma anche i giovanetti ebanisti di Valdocco e della nuova scuola di Lugo; ma anche i bravissimi falegnami dell'Ospizio del Sacro Cuore di Roma dimostrano che chi loro insegna a piallare e a incollare insegna anche un proposito di bellezza. E il mestiere in questi giovani operai diventa arte e si aristocratizza.

Così i maestri di tutte le scuole professionali ottengono lo scopo della loro buona fatica: così il lavoro che urge tutti i giorni nelle cento e cento case salesiane non si esaurisce in uno sforzo muscolare e non si perfeziona e non culmina nel guadagno, ma si esalta per un'idea di bene e di bellezza. Tutto è ordinato in queste scuole per creare l'eccellente artiere. E ogni adolescente diventa disegnatore: la disciplina morale di una parte, la disciplina dell'occhio dall'altra. La disciplina, o giovani, è tutto; l'operaio che si ubbriaca, è un operaio non ricercato, anzi squalificato; l'operaio che non è disegnatore è cieco. Il disegno - dice un grande decoratore viennese, il Klint - è come il raziocinio grafico dell'oggetto che si vuol fare.

Quello che ho detto più sopra per gli ebanisti vale, a mio parere, per tutti. Dichiaro fin d'ora poi che accennando particolarmente a qualche scuola non intendo dimostrare, poco autorevoli del resto, preferenze e simpatie. In tutte le mostre delle diverse officine ho veduto belle cose, cose mediocri e anche lavori mal riusciti. Le cose mediocri e mal riuscite provano l'eccezionale valore di questa mostra: provano cioè che è stata una mostra sincera.

Nelle scuole ci sono scolari d'ogni capacità intellettuale. Se avessi veduto, nelle spaziose sale di questa terza Esposizione, una raccolta di oggetti senza difetti, avrei pensato con Emerson che le esposizioni e le gallerie d'arte, perchè bugiarde, sono il paradiso degli imbecilli. Invece la vostra si può dire la mostra della sincerità; visitandola sono possibili paragoni. Il maestro e lo scolaro possono uscirne migliori: il primo col desiderio di far meglio, il secondo con un criterio pedagogico più preciso, per insegnare a far meglio.

Signore, e signori!

Voi, o giovani, voi, o antichi e nuovi cittadini di questo Oratorio che ha originato migliaia di Oratori in tutto il mondo, consentirete che io non mi soffermi in un esame particolareggiato delle opere esposte in questa terza Esposizione: lasciate però che esprima la mia ammirazione, fatta di autore e di commozione, per le mostre di Beitgemal, di Cremisan e di Betlemme.

Un Rabbino della Palestina, scrivendomi qualche tempo fa, accennava con parole d'ammirazione all'opera dei Salesiani che hanno saputo, con uno sforzo magnifico, iniziare qualche colonia agricola affinché la terra, isterilita dalla infamia del deicidio, fiorisse ancora. Ora finalmente le zolle che sembravano coperte di sale amaro dànno ancora bei frutti. Ho ammirato, cari giovani, più che i lavori di sartoria e di legatoria quella piccola vetrina, laggiù, nell'ultima sala dove sono esposti i primi frutti - poche bottiglie di vino, di olio e di liquore - esprimenti un grande proposito, annuncianti una stupenda promessa. Mentre i tentativi delle colonie agricole sionistiche di Terra Santa decadono irreperibilmente, essendo artificiosamente sorrette coi milioni della banca giudaica, quelle dei figli di Don Bosco, nate tra sacrifici immensi e quasi nella povertà, opere cattoliche fiorite nella terra di Gesù umiliata dalle contese settarie, annunziano gloriose aurore cristiane e preparano il trionfo là dove il cattolicismo sembra ancora avvilito e offeso.

E mi piace particolarmente dire il mio compiacimento per il constatato rispetto alle tradizioni e al genio locale. I salesiani rispettano il monito di un altro grande piemontese, Guglielmo Massaia, ai suoi confratelli: « Si badi alle abitudini dei popoli da vangelizzare e da civilizzare. »

I maestri artieri, dipendenti da questa Società. sanno adattare l'opera al gusto dell'artefice: e i calzolaretti di Siviglia fanno scarpe ben diverse per disegno e per colore da quelle fatte a Malta, a Torino e a Pernambuco o a Cuyaba; i fabbri di di Liegi trattano il ferro con intenzioni differenti da quello usato, con tanto gusto, dai fabbri di San Benigno Canavese. Ma a tutti io vorrei fossero mostrate le riproduzioni almeno delle geniali creazioni del Mazzocotelli, il fabbro artista di Milano, e le antiche memorabili opere, in ferro battuto, che si ammirano a Chambery (balconi a goffi e a volute barocche) e a Guardiagrele d'Abruzzo dove instintivi artefici ignoti, al sorgere del Rinascimento immaginavano e sapevano formare, colla fatica dei muscoli e col fuoco, meravigliose fioriture che decorano altari e fonti di battesimo, armature di guerrieri patrizi e lampadette di case plebee.

Ogni popolo ha la sua gloria di lavoro che è anche una gloria d'arte, sempre. Quando sotto la guida esperta di chi di questa esposizione è stato uno degli iniziatori più benemeriti, io ammiravo giorni sono le selle, le briglie e i lacci inviati dagli orfanelli di Bogotà e di Ibagué, e i lavori d'ebanisteria dei Bororos del Matto Grosso e di altre terre meno civili, anzi fino a qualche anno fa quasi ignote e abitate da popoli selvaggi e migratori, io pensavo che più dell'alfabeto il lavoro manuale, fatto un'opera di dovere e reso un atto di moralità dall'educazione cristiana e dalla preghiera, può condurre nell'orbita della civiltà, e iniziarli al progresso utile e alla convivenza sociale, gli uomini più restii, caduti nell'abiezione del secolare abbandono e fanatizzati dall'idolatria.

E se mi è lecito un augurio, oggi, in questa giornata che voi dedicate al buon Padre, questo augurio lo faccio consistere in una parola di incitamento. Ognuno di voi, giovani, deve aspirare a diventare artista. Ma non dovete avere, cari amici, aspirazioni inutili e superbe: non dovete intendere la bellezza come una gioia esclusiva e egoistica. Ogni operaio che riceve l'educazione nei cento e cento istituti salesiani deve persuadersi che nei cinque anni che attualmente impiega per perfezionarsi in un'arte deve non solamente imparare il mestiere, ma deve impararlo bene. Un buon calzolaio onesto e intelligente è più artista di un pittore o di un letterato mediocre: un pittore e un letterato mediocre non produrranno mai un'opera d'arte duratura: invece dall'oscuro operaio, da qualcuno di voi che m'ascoltate (e il fatto mirabile s'è già verificato tra gli antichi allievi di Don Bosco) può uscir fuori anche un artista di alto, eccezionale valore.

I poveri bambini abbandonati di Londra, che ogni anno finiscono perduti nella nebbia e nel vizio della metropoli che, con troppa facilità, chiamiamo la capitale del mondo hanno bisogno di salvezza. Il prodigio si compie... Ecco. Nella capitale del Regno Unito ogni anno si perdono, nella Londra nebbiosa e terribile, centinaia di bambini. Vengono da Lucca, vengono da Volterra. Sono i vagabondi notturni che vendono piccoli calchi di gesso e povere cosuccie di alabastro. I salesiani li raccolgono e loro dànno la consolazione della patria e dell'arte paesana istruendoli nella scoltura e nell'intaglio. E il lavoro diventa patriottismo, austero patriottismo senza retorica. Gli erranti sugli altipiani del Matto Grosso, gli Indii che hanno per casa una sella e per patria la vastità sono educati, razionalmente, gradualmente, all'affetto della terra; ma se l'Indio soffre la nostalgia d'una corsa a cavallo, d'un galoppo sfrenato di tre giorni, verso altri accampamenti Mons. Fagnano, il Padre dei vaganti cavalieri, dice: Va, figlio! E lo benedice e lo fa messaggero di lavoro e di saluto per un altro accampamento cristiano.

In Terra Santa la profezia di Isaia si è avverata: « Sii rallegrato, o deserto assetato. Che il deserto sia reso contento e fiorisca come il giglio; i luoghi aridi del Giordano si copriranno di vegetazioni. » Nel paese di Gesù - ho detto - i Salesiani fanno fiorire vigne e frutteti. E il vino è buono e il miele è dolce.

Parlo a Torino ed è giusto che, lodando le scuole tipografiche salesiane, numerosissime, varie d'importanza e così benemerite, io constati il graduale, se non ancora completo sviluppo, dell'industria del libro nelle officine protette dalla memoria e dalla santità di quel grande diffonditore di libri che fu Don Bosco; è giusto che ricordi la necessità di fare del libro, dell'opuscolo, del giornale un'opera d'arte. Il libro si impone, se la veste esteriore è simpatica. Siamo nel tempo in cui i venditori di veleno morale, di stampe oscene, di libri lunatici sanno ammanire la loro merce immonda sotto le apparenze piacevoli e lusingatrici. I tipografi delle scuole salesiane devono essere non solo tipografi, ma anche diretti propagatori della buona stampa: già le scuole di Torino, di San Benigno, di Roma e di Firenze (permettete che lodi specialmente le belle nitide edizioni della scuola fiorentina) hanno lanciato sul mercato librario opere pregevoli non solo per il loro contenuto morale ma anche per il gusto della veste esteriore.

Ricordiamo che la Società Biblica brittannica diffonde le sue ricercatissime bibbie eretiche e i suoi libri di propaganda antiromana specialmente perchè sono ben stampati ed eleganti, chiusi in rilegature squisite e simpatiche. E mi si permetta di augurare che da qualcuna delle tipografie della nazione salesiana venga pubblicata un'edizione elegante e popolare e dignitosa dei Vangeli - il libro celeste e divino - che troppo poco leggiamo e meditiamo.

E vengano degni della tradizione tipografica piemontese, opere di fede, di coltura, di bellezza e di buona istruzione; escano, escano dalle officine tipografiche anche opere di bellezza e diletto! Continuate voi, giovani tipografi nobilissimi, la gloria del Fabre e del Di Pietro, che nel 1474 introdussero in Torino l'arte insigne: ricordate quei fratelli Fontana, artisti e stampatori che dal 1771 al 1855 fecero fiorire un'industria tipografica elegantissima e quel Mairesse, specialmente, uno dei creatori degli ex libris, tipografo, disegnatore, un po' umanista, legatore e arguto spirito, vissuto dal 1714 al 1780, dalla cui bottega uscì l'immortale Bodoni; ricordate che dal 147o al 15oo a Savigliano il De Rossi, a Mondovì il Cordero, a Saluzzo il Martin della Valle, a Cuneo quel Dolce Viotto che fu un fregiatore di molti mezzi, fecero fiorire l'arte della stampa, dando a tutti i più piccoli centri edizioni proprie, improntate al semplice gusto locale. Nè dimenticate che una delle tipografie ebraiche e di lingue orientali è sorta a Casale, dove fiorisce ancora, e che i celebri stampatori di Trino, i tre Giolito de Ferrari e i Portonari diedero al secolo XV la gloria di edizioni che rimangono modello di bellezza e di austerità

Gli operai devono amare la bellezza - ho detto - ma non per un desiderio di gaudio personale; devono amare la bellezza pel bene morale e sociale che essa origina in una pratica esplicazione. Voi, o signori, avete ammirato nelle spesso ingenue sue espressioni elementari quest'arte utile visitando la mostra delle scuole professionali salesiane. Nè mi si venga a dire, per esempio, che molti intagli sono anzichenò bruttini e certe sedioline e certi canterani e certi fregi poco riusciti.... C'è l'intenzione e basta!

Scuola e giovani. La scuola è pei giovani: i giovani imparano, con metodo, l'amore alle belle forme. Si affinerà poi, in loro, quando saranno operai completi, il necessario senso della perfezione.

E queste scuole sulle quali domina il genio e la grandezza di Don Bosco sono pure scuole di bella umanità; insegnano il risparmio, insegnano il lavoro che largisce l'indipendenza. Per questo al giovinetto, che s'inizia a un'arte, viene corrisposta la mancia settimanale, la regalia, proporzionata al suo grado di abilità e alla sua applicazione; essa è data alla diligenza ed al buon contegno nella medesima, per cui, posta l'applicazione nel compiere il proprio dovere, la mancia rimane la stessa, sia che abbondi il lavoro sia che scarseggi, sia che si dia la prevalenza all'insegnamento teorico sia che si lasci il suo posto all'insegnamento pratico. Tuttavia, a stimolo maggiore, essa è computata in base a quel qualsiasi guadagno, che si calcola dovrebbe l'alunno realizzare.

E questa mancia, mi sembra, un'ottima cosa, pedagogicamente perfetta. L'arte applicata .alla vita deve dare il necessario alla vita: il bambino che lavora a un ordegno, che produce un modesto o grande lavoro, si deve sentire subito, fin dagli inizi, degno del nome di artiere. Ma bisogna meritarlo questo guiderdone; e per meritarlo è necessario che il giovinetto lavori non solo diligentemente ma anche intelligentemente e ponga nel lavoro tutto il suo amore.

Ammirando i saggi di scultura in legno e di disegno delle scuole di Milano e di Valdocco, di San Benigno, di Londra, di San Pier d'Arena, di Montevideo, di Sarrià-Barcellona mi veniva di pensare come sia necessaria, per la completa educazione estetica dei giovani l'attento esame di opere di pura arte. Ogni operaio deve avere occhi per vedere e per ammirare; tutti gli operai che dopo cinque anni di scuola morale e religiosa escono dalle case di Don Bosco ben preparati a guadagnarsi il pane e a dimostrare, nel certame della concorrenza, la propria valentia e la solerzia dei loro maestri, debbono intendere a perfezionare la loro educazione estetica che può essere parallela a quella morale. Semplici e forti di costumi, sobri e ordinati, anziché esaurirsi, dopo il lavoro, nei giorni festivi, in chiacchieramenti inutili, essi dovrebbero visitare i musei d'arte industriale e di arte pura, ricercare nell'architettura delle chiese, nei mobili dei palazzi e delle ville antiche e moderne motivi per nuove opere di bellezza, spunti di idee estetiche, emozioni da tradursi in quelle linee che fanno, per esempio, del reliquiario di S. Benedetto di Norcia, opera di un ignoto artefice vissuto verso il 1450, un poema d'armonia: dovrebbero essere, come e meglio degli artefici e dei vasari umbri e abruzzesi, che erano analfabeti e senza mezzi, pronti a comprendere anche le superiori forme della bellezza.

Quando si pensi a Mastro Giorgio, vasaro di Gubbio, che con fervida fatica, poverino, poverino, seppe trarre dalla creta quel piatto che ha nel centro rilevata la figura del Battista, così sublime; quando si pensi che i poveri mattonari di Deruta hanno pavimentato la cappella della Confraternita della buona morte nella chiesa di S. Francesco di quel paese, con mattonelle rettangolari a stella, a croce, a ricchissime varietà di figurazioni mitologiche e cristiane allegoriche sì da formare una specie di poema fantastico : quando si pensi che quegli artefici incolti avevano pur sentita l'influenza di Michelangelo, non si può spiegare, che lamentando e deplorando, tutta la nostra miseria spirituale e l'attuale abbandono: nel 1524 dalle fornaci di Deruta usciva tale una testimonianza di bellezza che oggi, mirando le rovine, ne rimaniamo sbigottiti; perché l'operaio del 191o non è più degno dell'operaio del 1500 ?... Ma bastano, bastano i richiami al passato! Come il fondatore dell'Opera della quale escono ogni anno centinaia e centinaia di giovani artieri, bravi e galantuomini, ha ammonito più volte i suoi compagni affinché nell'educazione dei giovani curassero sempre la disciplina e la sincerità dello spirito, così ha voluto, fondando le officine razionalmente, che questi giovani fossero salutati i migliori artefici della società contemporanea, pietosi, cristiani e nobili come gli antichi.

L'educazione estetica dà all'operaio e all'artigiano, credetelo, o Signori, un senso più puro e confidente della vita. L'uomo che lavora nel fabbricare sempre meglio un oggetto utile, quell'uomo, nella febbre della perfezione, si stanca e suda volentieri. Quando gli uomini sono giustamente occupati, il loro divertimento germoglia dal lavoro come i petali variopinti dal bel fiore fruttifero. Il lavoro santificato dalla preghiera e esaltato dal desiderio della bellezza, non è più lavoro, è poesia. E può essere, qualche volta, un atto eroico e commovente. Il lebbroso che ha modellato, per riconoscenza ai suoi infermieri benigni ed eroici, il busto di Don Bosco, prova che anche un corpo che si sfascia nella mostruosità di un terribile morbo, può essere sorretto, dall'animosa virtù della preghiera e dalle beatitudini interiori che offre l'arte, quell'arte che è eguale per tutti, che si prodiga a tutti, ai re e agli umili, alla gente d'ingegno, ai poveri di spirito e alle creature sovrane.

Per tutti i giovani operai devono esserci consolazioni di bellezza. I salesiani sono diffonditori di lavoro e di dignità. I salesiani offrono il mezzo ai giovani allievi per intendere ogni bellezza, come offrono loro buon pane, buona e sana minestra e la luce dell'educazione cristiana. E questo mezzo l'offrono a tutti, con sapiente generosità, ai selvaggi del Matto Grosso, ai vagabondi di Londra, ai piccoli egiziani, agli indii, ai turchi, agli arabi, Esaltiamo dunque tanta grandezza oggi che c'è chi tenta negarla, anche con la persecuzione e con la calunnia!

I giovani artieri di queste scuole apprendano il mestiere al quale sono portati e lo apprendano con volontà di bellezza. Il monito di un grande esaltatore della bellezza sociale, il Ruskin, deve essere da voi ricordato, o giovani. Ruskin parla degli operai che lavorano, avendo per méta un'opera di bellezza: « ... Lo scopo e la méta della loro vita è di mantenersi casti, cavallereschi, fedeli ai buoni insegnamenti, diritti e sicuri nel pensiero, amorevoli e benigni nella parola e nelle azioni... ». Lo scopo è invero tale che consola alle migliori speranze, anche nelle giornate rosse, come queste. Il lavoro è anche coraggio. « Ma storniamo - è ancora Ruskin che parla ai giovani operai - questo coraggio dal lavoro ostile, dall'opera della guerra a intenti e a propositi e ad affermazioni di pace ». L'operaio deve essere infatti un assertore di tranquillità sociale e civile. Ricordate, o giovani, la vostra bella missione di pace.

Conclusione? No, o signori! Io dico: amiamo la bellezza: ansiamola come Pericle che nell'Elogio di Atene disse: « Noi amiamo il bello nella sua semplicità ». Amiamo la bellezza, ma la bellezza buona e utile. E cerchiamo che essa sia goduta anche dai più poveri di noi, come una consolazione e un premio dato agli uomini dal Signore.

La bellezza è ordine, o giovani, è igiene, è pulizia, è decoro. Nella casa ordinata, sorrisa da qualche segno gentile, nessuno bestemmia, nessuno sputa in terra; nella casa ornata di fiori, decorata da qualche immagine e da qualche mobiluccio grazioso, la vita trascorre in pace: e il padre non s'ubbriaca e il figlio non si ribella.

La casina ordinata ospita sempre un buon operajo: è la buona casa così utile e cara ai sociologi cristiani del Belgio, dell'Olanda; è la casa utile, per la patria e la famiglia, che i giapponesi ornano di lacche e di fiori, risparmiando qualche volta nella spesa del cibo e sempre in quella per i divertimenti.

Ho finito : un saluto ora ai buoni salesiani del Portogallo.... Un telegramma - arrivato or ora - di S. E. il Ministro degli Esteri, on. Marchese Di San Giuliano, assicura che sulle scuole professionali di Lisbona e di Oporto sventola, rispettato, il tricolore d'Italia. La bandiera della patria protegga sempre i lavoratori cristiani!

Lettere di famiglia.

DAL CHILI

L'incendio del Collegio di Concepción. (Relazione del Sac. Bernardo Gentilini).

Come. avvenne la catastrofe - Rimpianto di tutta la cittadinanza - Perdite considerevoli - Generosità e speranze.

Concepción, 28 agosto 1910.

ACCASCIATO dal peso della disgrazia che visitò questa casa, e solo dopo cinque giorni di amarezze, unicamente per compiere uno stretto dovere di coscienza e gratitudine mi accingo a questa relazione.

La stampa locale ha dato relazione della orribile catastrofe accaduta la mattina del 23 u. S. nel Collegio Salesiano di Concepción.

Era l'una e mezzo antimeridiana, quando un vivo splendore illuminò la mia cameretta situata nella parte centrale dell'Istituto. Mi svegliai spaventato e vidi uscire dal tetto dei laboratori una gran fiamma. Diedi subito l'allarme, e volai al telefono per domandare soccorso alla IIa Sezione di Pubblica Sicurezza, e suonai la campana a stormo. Subito i nostri alunni, mezzo vestiti, si riversarono giù per la grande scala di granito, cercando di mettersi in salvo. Erano appena giunti in luogo sicuro che il fuoco, spinto da un vento impetuoso, avvolse con i suoi vortici la scala, chiudendo ogni accesso ai piani superiori. Rinunzio a descrivere le grida e il panico dei fanciulli, il sibilar del vento, il denso fumo, l'aria soffocante, il terribile crepitare delle fiamme ed il rumore assordante delle travi e dei tetti che si sprofondavano.

Il pensiero di quella notte mi produce ancora un senso di orrore e di commozione intensa. Alle 6 del mattino il florido istituto che albergava più di 16o alunni interni era ridotto in un mucchio di ruderi fumanti!

Come si è sviluppato l'incendio? Io non so dirlo. Chi conosce me e le mie occupazioni ed abitudini, sa che son solito vegliare sino a tarda ora. Il mio studio sorgeva nel centro dell'edifizio e posso attestare che il Collegio fin dalle 9 di sera giaceva nell'oscurità e nel silenzio. Posso aggiungere che era mio pensiero costante il chiudere la corrente elettrica ; la notte del disastro tolsi colle mie mani alle 10 e 1/2 la comunicazione principale.

Anche il mio aiutante D. Raygasse aveva l'incarico di vigilare fino a tarda ora l'istituto, ed anche quella sera, verso le 11 ispezionò diligentemente le sale, i laboratorii ed i corridoi, trovando tutto in ordine perfetto.

In varie parti dell'edificio vigilavano pure altre persone, tra cui il confratello Ninati, che aveva l'incarico di visitare i laboratorii e mi consta positivamente che tale vigilanza alle volte venne prolungata fino alle 2 del mattino.

Stando così le cose, non so proprio spiegare come sia avvenuto l'incendio. Il fuoco si sviluppò nel laboratorio degli stampatori, si propagò quindi alla legatoria e invase l'intero edifizio. Ma faccio notare che da tre giorni i laboratori erano chiusi, poichè il giorno 2o si festeggiò l'onomastico del Direttore, il 21 era domenica ed il 22 si fece ancora vacanza per un po' di ritiro.

Posso invece assicurare che verso le 12 di quella notte si udirono rumori insoliti, accompagnati da forti latrati dei cani. Dunque quale la conclusione?...

Ma ciò che ci causò più impressione e ci addolorò profondamente fu la morte di un giovane, il meccanico Luigi Morales, il cui cadavere fu trovato carbonizzato. Forse venne colto da una sincope!

Tuttavia, sia benedetto il Signore che, invece di un'intera ecatombe, non permise che avessimo più di una vittima

La notizia della catastrofe si diffuse per tutta la città in un baleno. Accorsero subito S. E. Rev.ma Mons. Vescovo, il sig. Intendente della Provincia e tutto il fior fiore della cittadinanza a presentarci le più vive condoglianze e a porci in mano l'obolo della carità ; chè la disgrazia immerse nella tristezza non solo la Pia Società Salesiana, ma tutta la città, essendo ben poche le famiglie che non hanno concorso alla fondazione ed all'incremento dell'istituto.

Le perdite furono considerevoli, poichè dobbiam calcolare almeno a 400.000 pesos ciò che la carità inesauribile del popolo chileno aveva donato a questa casa durante 23 anni, per dar tetto e pane ai figli del popolo. E nè la casa, nè il santuario di Maria Ausiliatrice attualmente in costruzione erano assicurati, perchè tutte le limosine e i sussidi che si ricevevano erano convertiti in pane

La parte dell'edifizio che era denominato di S. Luigi Gonzaga e la Escuela-Taller di S. Giuseppe sono state interamente distrutte. Anche il materiale scolastico, il prezioso museo, la Biblioteca di 4000 volumi, quasi tutto fu preda delle fiamme. Vennero pure distrutti i laboratori dei sarti, calzolai, legatori, e stampatori col relativo macchinario.

Furono salve solo le sezioni dei fabbri-ferrai, dei meccanici e falegnami, e ciò mediante i nobili sforzi della compagnia « Zapadores ».

Si potè pure salvare un'ala interna dell'edifizio destinata alla scuola gratuita « D. Bosco », frequentata da 250 poveri giovanetti.

Il fuoco danneggiò, ma lasciò in piedi la fabbrica del santuario di Maria Ausiliatrice e la torre monumentale che il popolo chileno sta costruendo in onore di Cristo Redentore come omaggio di adorazione e gratitudine nel primo centenario della sua Indipendenza. L' « Apostolato della stampa » che aveva la sede nell'Istituto e distribuiva migliaia e migliaia di buoni libri e periodici, ebbe a soffrire una perdita di 12.000 pesos.

Ma qui mancherei ad uno stretto dovere, se non facessi parola del nobile contegno assunto dalle colonie straniere, specie dall'Italiana e dalla Francese, e dalle Signore di Concepción, che spontaneamente si costituirono in comitato per raccogliere limosine e sussidi a prò dell'Istituto. Similmente sento il bisogno di ripetere i più vivi ringraziamenti a coloro che ci diedero mano per diminuire le proporzioni dell'incendio, ed a quelli che offersero asilo ai figli di D. Bosco ed ai loro giovanetti.

Approfitto pure dell'occasione per esprimere i più profondi sentimenti di gratitudine a tutti quei Cooperatori ed amici, che da varie parti della Repubblica già ci mandarono il loro obolo ed in mezzo alla sventura c'incoraggiano a ricostruire.

Non so dire quanto l'Opera di D. Bosco sia amata e stimata in Concepción. Unanime è stato il grido di protesta contro un attentato, sospettato da tutti e ritenuto doloso ; ed unanime è lo sforzo dei buoni per riparare, il più presto e senza dilazione, i danni cagionati dall'incendio. Una povera serva che guadagna 10 pesos al mese, non appena ebbe sentore della disgrazia, si presentò piangendo al padrone di casa chiedendo l'anticipo di metà del suo stipendio per consegnarlo ai figli di D. Bosco! Quanti di questi fatti!... Noi ne serberemo imperitura memoria.

Tempo fa lessi e conservai sopra il mio tavolo la lista delle persone che a Santiago in una sola sera raccolsero mezzo milione di pesos per aver diritto di disporre dei palchi nel teatro dell'Opera durante la stagione lirica. Presentiva io forse la dura necessità di dovere dopo poco tempo picchiare alle porte di quelle ricche famiglie e domandare una piccola elemosina pei figli del povero che si trovano senza pane e senza tetto?

Noi intanto, pieni di fiducia, ci accingiamo all'opera di ricostruzione.

Sac. BERNARDO GENTILINI.

DALLE MISSIONI

MATTO GROSSO I Trionfi della Fede.

Una nuova schiera di selvaggi ai piedi della Croce - Feste indimenticabili - In morte di D. Rua.

(Lettera del Sac. Antonio Colbacchini).

Colonia del S. Cuore di Gesù al Barreiro, 1 maggio 1910.

REV.MO SIG. DIRETTORE,

IL nostro Ven. D. Bosco ci assicurava che un giorno non sarebbero più stati i Missionari che sarebbero andati in cerca dei selvaggi, ma gli stessi selvaggi avrebbero cercato il Missionario. Il pronostico consolante si compì fra noi sulla fine dell'anno passato.

Nel mese di settembre presentavasi a questa Colonia un gruppo di indigeni delle foreste del Rio S. Lorenzo. Era una commissione che veniva a nome di molti compagni a chiedere di potersi stabilire nella Colonia. Ella può immaginare come rimanessi a tal proposta! Ne ringraziai il Signore, e risposi che se era loro desiderio di venire e comportarsi bene, praticando ciò che noi avremmo loro insegnato, potevano venire sull'istante. La piccola comitiva si fermò qualche giorno per riposarsi dal lungo viaggio, e quindi partì dopo di averci assicurati che di lì a due lune avrebbero fatto ritorno e che giunti in vicinanza della Colonia avrebbero mandato avanti qualcuno ad avvisarci.

Mantennero la parola. Il 15 ottobre ad un tratto sentii nell'aldea un gridare ed un chiamarsi a vicenda; era il messaggero che veniva a portarci la lieta notizia.

Poco dopo venne anche il nostro cacico, al quale dissi che il giorno avanti il loro arrivo era mia intenzione di andare ad incontrarli. Dopo alcuni giorni, verso la fin del mese, il cacico stesso corse a dirmi che era tempo di muovere incontro ai nuovi selvaggi. E la mattina appresso montai a cavallo ed accompagnato da un confratello, dal cacico e da altri indii, mi diressi al luogo ove la nuova carovana si era già accampata, aspettandoci.

Passato a guado il fiume Barreiro, a poca distanza, ai piedi di una collina cui abbiam dato il nome di Mons. Cagliero, entrammo in una folta foresta, avanzandoci per un lungo e stretto sentiero. Finalmente un lontano latrato di cani e poi un vociare confuso ci disse che eravamo vicini ai nuovi amici. Il nostro cacico die' loro con un fischio il segnale del nostro arrivo, e subito un altro fischio rispose dalla macchia. Fatti ancor pochi passi, ecco che vediamo sotto una grossa pianta, disposti in tre file e seduti per terra con in mezzo il loro capo quei cari selvaggi! All'intorno, d'in mezzo ad alte felci e spessi cespugli, facevan capolino le donne ed i ragazzi guardando meravigliati.

Disceso da cavallo diressi subito la parola al capo, poi li salutai tutti un per uno ; e tutti mi contraccambiarono il saluto. Quindi stesero per terra avanti a loro una pelle di tigre, ove mi fecero sedere con a lato il vecchio cacico di questa Colonia, già battezzato e buon cristiano. Ciò fatto, il capo dei nuovi arrivati, il famoso capitan Perigo, prese la parola, e con forte eloquenza disse che avendo dovuto abbandonare i luoghi che prima occupavano per evitare le persecuzioni dei civilizzati era venuto con i suoi a cercar nella Colonia del Missionario la pace e la tranquillità, promettendo obbedienza e sottomissione. Risposi che era assai contento e soddisfatto della loro venuta e che, veramente, solo a fianco del Missionario avrebbero trovato piena pace e tranquillità, ma si ricordassero di mantener la promessa di esser docili ed obbedienti.

In seguito mi furono presentati i ragazzi e le donne, ed io offersi a tutti qualche minuscolo oggetto a ricordo di quel primo incontro.

Durante la distribuzione sentii un gemito angoscioso; domandai se avessero con sè qualche malato ed il cacico mi rispose che avevano una donna che da molto tempo stava soffrendo e che purtroppo non sarebbe guarita, perchè era in potere del demonio. Corsi a vederla, e la trovai agli estremi. Mi parve realmente un cadavere. Con dolce zelo le rivolsi alcune parole ed essa aperse gli occhi stanchi, e mi guardò facendo cenno di parlare, ma non poteva... Le dissi di non temere, chè Dio, il Grande Spirito, le avea mandato il Missionario per cacciarle dal corpo il demonio e aprirle il Paradiso; ed aggiunsi una elementarissima e breve istruzione catechistica, che ella attentamente segui, per cui, presa dell'acqua mi affrettai a versarla sul suo capo proferendo le parole sacramentali del battesimo. Per un istante parve rinascere a vita novella: ma non eravamo ancora usciti dalla foresta che ci giunsero all'orecchio le grida strazianti dei selvaggi ed i loro tristi e lugubri canti di rito: quella poveretta era già volata in Paradiso.

Il giorno dopo, fin dal mattino cominciò nella nostra aldea una grande animazione. Tutti attendevano l'arrivo della comitiva. Giunse verso mezzodì, in lunga fila, un dietro l'altro, gli uomini avanti e le donne indietro. Le accoglienze furono quanto mai cordiali. I nostri piccoli musici li salutarono colle note festose della banda che suscitarono timore e meraviglia nei sopravvenienti, che non avevan mai visto e mai sentito una cosa simile.

Era un quadro stupendo! nel mezzo della piazza dell'aldea stavano i nostri indii già tutti vestiti e in mezzo noi Missionari; i nostri giovani interni e la banda di musica da un lato ; e dall'altro tutti i nuovi arrivati, naturalmente ignudi ; gli uomini con in pugno l'arco e le freccie, adorni di penne e piume dei più bei colori, e le donne colle loro gerle sulle spalle, mentre i ragazzi si nascondevano tra gli uni e le altre.

Perigo tenne il discorso di arrivo e subito i parenti e gli amici corsero a prender per mano l'uno o l'altro dei nuovi ospiti, per condurli alle loro case. Così ebbe fine la semplice cerimonia.

Quest'aumento di indii ha accresciuto, è vero, il nostro lavoro, ma ha pur raddoppiato le nostre consolazioni.

Il 19o9 volse felicemente al tramonto coi più lieti auspici, fra la gioia delle care feste dell'Immacolata e del S. Natale che celebrammo solennemente. Segregati dal mondo civile, qui tutto corre eguale e monotono; solo le feste portano una nota di varietà e di gaiezza.

Più felicemente ancora sorse il nuovo anno, sapendo che sarebbe venuto presto a visitarci il nostro amato Ispettore. Invece passarono i mesi di gennaio e di febbraio, e solo nei primi giorni di marzo ci giunse l'annunzio del suo prossimo arrivo. Nella certezza che arrivasse di giorno, gli avevamo preparato un solenne ricevimento; e invece giunse a notte inoltrata. Tuttavia gli indii vollero al par di noi aspettarlo ed i musici non mancarono di dar fiato ai loro strumenti. Fu una scena commoventissima e la domenica dopo si compì la semplice dimostrazione di vero affetto. Finite le funzioni, tutta la Colonia convenne nel nostro cortile interno, ove, disposti in semicircolo, gli uomini da una parte, le donne dall'altra, ed in mezzo i ragazzi interni ed esterni colla piccola banda di musica in uniforme, venne a sedersi il signor Ispettore, circondato dai confratelli e dai due cacichi, salutato dalle note festose della musica e dagli evviva di tutti i presenti. Terminata quell'ovazione, il sottoscritto disse a quell'udienza alcune parole in lingua indigena, spiegando il significato di quell'atto e di quella riunione. Come ebbi finito, si alzò uno dei capi rivolgendo agli uomini appropriate parole d'occasione; e dopo il primo sorse l'altro cacico ripetendo alle donne con sentimento e con forza il perchè di quella festa, ed inculcando a tutti obbedienza e sommessione. Presero poi la parola alcuni degli stessi ragazzi interni ed esterni che fecero ammirati gli adulti per il loro franco parlare; e infine due piccoli selvaggi dei nuovi arrivati presentarono un mazzolino di fiori al festeggiato, accompagnando l'omaggio con un affettuoso saluto. La banda alternò colle sue suonate il piccolo atto accademico e rese più bella la festa.

Don Malan ringraziò esprimendo la sua dolce impressione, e distribuì un po' di rapadura con farina di mandioca a tutti i presenti, che tornarono entusiasmati alle loro case.

Ma consolazioni ancor maggiori ci erano riservate pel giorno consacrato a S. Giuseppe. Fu quella una festa indimenticabile! Il suono della piccola campana invitò tutti alla cappella pel Santo Sacrificio. I nostri indietti vi entrarono raccolti recandosi al loro posto, mentre dieci di loro si disposero ai piedi dell'altare, per fare la Prima Comunione. Dire la loro pietà, il loro fervore, e la contentezza che loro traspariva dagli occhi, non è possibile.

Un altro atto solenne si compì in quel giorno; la benedizione nuziale di due giovani indigeni e 74 battesimi. Rinunzio a descrivere la magnifica cerimonia, che impressionò vivamente tutti i selvaggi. Certo anche gli occhi di Gesù e di Maria SS. Ausiliatrice si devono essere piegati con gioia sull'umile nostra cappella in quegli istanti ! La giornata trascorsa in una gioia purissima, coronata da vari divertimenti, compreso un saggio di esercizi e di evoluzioni ginnastiche eseguite dei nostri indietti interni.

Una festa così solenne e cara, compiuta nell'onomastico di Papa Pio X, ci suscitò il desiderio di comunicare la bella e consolante notizia al Vicario di Gesù Cristo ed il telegrafo portava al Santo Padre la grata novella con queste parole:

Santo Padre - Vaticano-Roma. - Oggi, omaggio Vostra Santità, 74 neofiti indigeni, vostri figli pel Battesimo! Imploriamo Benedizione...

Il giorno dopo ricevevamo questa risposta:

Santo Padre ringrazia figliale omaggio ed invia di tutto cuore implorata benedizione apostolica, auspice divini favori. - Card. Merry del Val.

La parola del Papa raddoppiò la nostra gioia e la nostra buona volontà: ne sia ringraziato il Signore.

Ma dopo queste liete notizie, pur sentendo sanguinarmi il cuore, non posso non ricordare la scena di dolore che offersero anche queste selve all'annunzio della morte del sig. D. Rua.

Chiudo questa mia col ricordare come anche noi celebrammo un solenne funerale di settima alla presenza di tutti i confratelli e di tutti gli indigeni. Nel canto della Messa di Requiem si unirono alle nostre voci anche quelle dei fanciulli indigeni, invocando dal Signore la pace eterna, l'eterno riposo all'amato Padre che non conobbero, ma che da noi impararono ad amare teneramente. Tutti, vedendo la nostra tristezza, ce ne domandavano il perchè! E noi a dir loro che era morto il nostro Padre, colui che ci voleva tanto bene, che era stato anche il padre loro, perchè amava tanto teneramente i poveri selvaggi, e ci avea mandato a loro, perchè volessimo loro bene e loro insegnassimo ad esser buoni e a vivere cristianamente. Poveretti! a queste parole più d'uno fu visto asciugarsi una lacrima, e più d'uno dei nostri ragazzi fu visto accostarsi piangendo, il giorno dei funerali, alla Santa Comunione. Non so, se altre lacrime, fra le molte che devono essere state sparse per la morte del Successore di D. Bosco, avranno avuto più eloquenza agli occhi di Dio, quando si pensi che, otto anni or sono, qui regnava ancora la barbarie!

Parlino queste lacrime anche al cuore dei buoni Cooperatori, e delle nostre zelanti Cooperatrici, incoraggiandoli a non desistere dal venire in soccorso dei poveri abitatori di queste selve.

Di lei, sig. Direttore,

Dev.mo Confratello

Sac. ANTONIO COLBACCHINI,

Missionario Salesiano.

(N. d. R.) - L'Ispettore D. Antonio Malan, Superiore delle Missioni del Matto Grosso, alle quali si è accinto a tornare ai primi di questo mese con un buon rinforzo di personale, ci ha dato una consolantissima relazione sullo stato di quelle Colonie. La pubblicheremo, con varie illustrazioni, nel prossimo numero.

EQUATORE

Un'escursione ad Indanza. (Relazione del Missionario D. Michele Allioni).

Gualaquiza, 31 luglio 191o.

LA domenica 19 giugno, un kivaro abitante in Kalagras venne alla missione per vendere cautchout e per avere medicine. L'occasione era propizia per passare da Gualaquiza ad Indanza, visitare le case kivare, catechizzare, battezzare i bambini e per ultimo visitare i nuovi coloni di Indanza. L'anno scorso il caro D. Santinelli era giunto alle porte di Indanza venendo dall'altipiano, ed erasi inoltrato fin dove il nuovo cammino mulattiero glielo aveva permesso. Aveva deciso di visitare spesso i nuovi coloni, di fondare quest'anno una cappella in Indanza su terreno già nostro, porvi una residenza di Missione e di qui spingersi fino a Junganza, Chupianza e Méndez. Anche il Vescovo di Cuenca si era interessato moltissimo per Indanza e prometteva tutto il suo appoggio; ma purtroppo! insorsero nuove difficoltà ed ancora non si è potuto far nulla.

Poangera, l'indio accennato, accettò di accompagnarmi fino alla Sierra. Il tempo prometteva bene, preparammo i sacchi, e la stessa sera, in compagnia di due giovani valenti, a piedi beninteso, si prese il cammino della foresta.

I sentieri kivari - In casa di Katipi - La tragedia di Unguchasa - Un allarme.

La prima notte la passammo in prossimità di Gualaquiza nella casa di Zuinghi fratello della nostra guida.

Il cammino che conduce a Kalagras e ad Indanza quattro o cinque anni fa era stato compiuto per iniziativa di D. Mattana perchè vi si potesse andare a cavallo; aveva costato dure fatiche e l'idea era grandiosa, ma i Missionari non possono da sè tenere aperto un simile cammino. Il sentiero kivaro è appena accessibile a piedi; solo. un occhio lungamente esercitato sa intravvederlo in mezzo alle spine, agli alberi caduti, nel fondo dei burroni, lungo il letto dei fiumi; per tali sentieri conviene essere equilibristi modello; ogni tronco d'albero giacente nel sentiero fa parte di esso, e il selvaggio vi cammina colla speditezza di una scimmia; molti rigagnoli si attraversano nello stesso modo, sicchè l'occhio deve restar sempre fisso al suolo a causa delle radici e delle spine, alcune delle quali sono così dure che forano le scarpe.

La mattina che salimmo dalla casa di Zuinghi era piovigginosa, e la pioggerella si mutò più tardi in pioggia che durò tutto il giorno. Ciascun di noi aveva il suo carico sulle spalle ; il kivaro faceva da Cicerone: salivamo la lunga costa dell'Untucar, ove l'anno passato il capitan Kayapa fu morso dal makangi, e P. Francisco cadde da cavallo, e più in là perì una mula della Missione, e più avanti ancora posero gli alloggiamenti i kivari corsi ad uccidere Ramon Huà. Là pure, un albero gigantesco, le cui radici scoperte lasciano una grande apertura ai piedi, fu testimone dell'assassinio di un kivaro di Macas, per mano del fratello, desideroso di farne una shanzha!... Alla sinistra del cammino si susseguono per oltre tre ore sorgenti di acque tiepide, a base di sali di sodio e di magnesio. I kivari le conoscono e sanno che a queste sorgenti vengono ad abbeverarsi il pakki (cinghiale selvatico), il pamàh (o tapiro americano) e l'aontze (o gallina della foresta), ed anche il famoso yahnáh (tigre), non pericoloso per l'uomo.

La camminata fu lunga e penosa a causa della pioggia. La sera giungemmo al rio Kalagras, precipitoso e profondo. Lo passammo a guado coll'acqua alla cintola ed entrammo nella casa di Katipi.

Katipi è un tipo curioso, sui cinquant'anni, alto, ben sviluppato di muscoli, con una barbettina lunga due dita e rara. Sa poche parole in castigliano e parla poco, ma ride sempre.

La sua casa è l'unica che sia in Kalagras ed è ad un giorno di cammino dalle case kivare più vicine; il suo orto è il maggiore che abbia finora visto, e ben coltivato. Katipi è un tipo bonario, amante della compagnia, senza pretensioni. Ci ricevette con piacere e per prima cosa ci regalò un grappolo di banane pesante da otto a dieci chili. La famiglia era mia vecchia conoscenza ed i piccini li ebbi subito e tutti attorno, bramosi di regalucci ed avidi di chiedermi tante cose. Eppure questo Katipi fu l'eroe di una tragedia accaduta il 1° gennaio u. s. nel rio Unguchasa. Forse vale la pena che la racconti, perchè appaia una volta di più il carattere subdolo e proditorio di questo popolo selvaggio.

Era morto in dicembre presso il rio Pausa un vecchio di oltre ottant'anni, e naturalmente la colpa doveva ricadere su qualcuno, e questi fu il medico Huá di Unguchasa, che era venuto a visitare l'infermo, dieci giorni prima della morte. Huà, secondo i Kivari, l'aveva ammaliato e gli aveva confitto nel cuore un insetto! Designata per tal modo la vittima, il figlio del morto, anzi l'ultimo figlio, Cinguñi, un giovanetto di 16 anni, si mise in viaggio per trovar gente pronta a fare giustizia. Venne anche in Gualaquiza e non trovò fortuna; raccolse invece i kivari di Indanza, la famiglia di Katipi ed altri di Junganza, Chupianza, e così accompagnato giunse al rio Unguchasa, dove il vecchio Huá viveva lontano le mille miglia dal tradimento che l'attendeva.

In altri tempi Katipi era stato suo amico; quindi lo chiamò ad alta voce. La casa del medico sorgeva all'altra riva del fiume e da quella parte stava anche la barca. Huá con un figlio saltò nello schifo e remando venne incontro alla morte. Mentre si avvicinava, continuarono a parlare ad alta voce; però Katipi teneva nascosta dietro un albero la sua carabina, e due altri kivari avevano in mano la lancia. Quando la barca fu alla riva ed il medico era intento a legarla con una liana ad un albero della sponda, Katipi tirò, Huà cadde e gli altri kivar , saltati fuori dai nascondigli, compirono la vendetta. Anche il figliuolino venne ucciso colle lancie! Buttati i cadaveri nell'acqua, gli assassini fuggendo ritornarono alle case loro. Non tagliarono la testa di Huá, perchè ai medici non si deve tagliare; e fu risparmiata la sua casa e la sua famiglia più per paura che per generosità.

Senonchè vittima chiama vittima, e Ambush, il fratello del morto, mandò dire a Katipi che appena avrebbe avuto tempo, sarebbe corso a vendicare su lui la morte di Huá. Di rimando Katipi gli rispose senza paura; ma invece il poveretto vive in grande trepidazione. La seconda sera che io mi trovava in casa sua ci fu un allarme. Mentre due figlie eseguivano una danza kivara accompagnata dal canto, egli udì o gli parve d'udire come il rotolare di un palo fuori della casa.

-Shuarcha viñaui! (il nemico viene!) fu il suo grido e nello stesso istante tutta la casa fu in subbuglio.

Una donna assicurava di aver visto un'ombra correre dietro la palizzata. Armarono due carabine, prezzo probabilmente di due teste kivare convertite in shanzha, spararono anche un colpo, e perlustrarono tutt'intorno alla casa. Katipi mi diceva:

- Quando i nemici vengono, mandano uno che riconosca esattamente la posizione della casa, che veda tutti i sentieri che conducono a quella, per saperla accerchiare ed occuparne tutte le entrate in modo che il primo che n'esce la mattina seguente possa essere ucciso.

« Dammi l'acqua di Dio » - Cinque battesimi - Le rovine di « Sevilla del oro » - Attenti alle spine!

È sempre la stessa storia raccapricciante! Vendette e sangue ! Katipi non è cristiano e mi domandava il battesimo.

- Se tu non mi dài l'acqua di Dio, mi diceva, morendo io non posso andare in Cielo; dàmmela, io sarò buono, imparerò quello che tu mi insegnerai; perchè la dài ai miei figli e non la vuoi dare a me? Anche P. Francisco battezzò la mia vecchia madre Potouma e non volle battezzar me.

Poveretto ! gli dissi che venisse almeno per quindici giorni in Gualaquiza; ove gli avrei insegnato il catechismo e facilmente l'avrei disposto al battesimo; ed egli:

- La mia casa è qui, ed in Gualaquiza vivono i miei nemici; non posso.

Questo discorso ripetevasi più volte al giorno. Alla sera li raccoglieva tutti, li faceva pregare nella loro lingua, e nella loro lingua li intratteneva a lungo parlando della creazione del mondo, degli angeli, della Redenzione e delle verità più importanti della fede. Era un dialogo curioso, in cui Poangera faceva da interprete nei punti oscuri. Tre volte celebrai la S. Messa nella casa di Katipi, perchè fuori il tempo imperversava; e cinque furono i bambini battezzati; almeno questi diverranno buoni cristiani?

Il terzo dì comparve il sole : e ci ponemmo in cammino nuovamente. Poangera non poteva accompagnarci, perchè si era ferito in un piede ed anche perchè temevano un assalto alla casa. In vece sua mi seguirono due ragazzi, Ambam e Atzote sua sorella, sui dieci o dodici anni al più. Ma, ahimè! il sole che aveva fatto capolino si nascose di nuovo e la pioggia ci accompagnò sempre.

Camminavamo verso il Pan de Azúcar, una punta triangolare altissima che si slancia verso il cielo a più di due mila metri sopra il piano circostante. E uno scoglio isolato, visibile a grandissima distanza; ai cui piedi sta una pianura ondulata, che il rio Pakki bagna da una parte e il rio Kalagras dall'altra. Quivi, secondo la tradizione indigena, era la famosa Sevilla del Oro, ricchissima e popolosa città nel primo secolo della domìnazione spagnuola. La tradizione indica ancora il cammino che guidava alla distrutta città. Salimmo da Chordeleg il mattino, pranzammo in Huaimotambo in mezzo al Paramo e la sera eravamo nel punto della famosa città, presso cui si trovavano ricchissime miniere di oro, le stesse che fornivano il prezioso metallo a tutto l'Azuay e più tardi il tributo che pagavano al conquistatore Inca. Il governatore spagnuolo era stato crudele, aveva imposto un tributo esorbitante che gli indii non potevano pagare; e questi si sollevarono e in numero di quarantamila in una notte sola incendiarono, massacrarono e ridussero la città ad un mucchio di rovine. Al governatore ed ai magistrati che si erano mostrati così assetati di ricchezze, colarono oro giù per la gola !

Alcuni vecchi cascarilleros mi dicevano di aver visto essi stessi in quel luogo ancor molte ruine della grande città, oggi coperte. La cosa non è improbabile ; ma è impossibile che le povere mi nere aurifere di Ayon e S. Barbara potessero dare le ingenti quantità d'oro ritrovate nelle numerose tombe di Chordeleg e di Sigsig. Queste terre sono tornate inesplorate; la foresta tropicale ha invaso tutto ed ha sepolto nell'oblio fin le traccie dell'antica civiltà. Soggiungo che i distruttori della città non furono i kivari, sibbene gli indii Quichuas dell'altipiano, che popolavano queste terre.

Una delle maggiori difficoltà in questi cammini è il guardarsi dalle spine, che sono frequentissime ad ogni passo; dalle invisibili delle ortiche e del Loranthus (le quali dànno un'enfiagione dolorosa per tre o quattro giorni) fino alla spina della palma « Bactris » o chonta, una spina lunga da 10 a 15 cm. durissima, scagliosa e velenosa. La mia mano sinistra serba ancora le cicatrici delle ferite riportate il primo giorno di viaggio, quando inavvertitamente posai la mano sopra il tronco della chonta. A stento potei estrarre la punta, fu necessaria un'ora di pazienza e di spasimi per liberarmene ; ciò nonostante la mano mi si gonfiò e mi fece dolorare una settimana. La prima salita che s'incontra usciti da Kalagras, prende appunto il nome dalle numerose piante spinose che stanno sul cammino; essendo detta Janguinaindz (o costa delle spine). È lunga due ore, e bisogna percorrerla ad occhi molto aperti.

Il colle serve a dividere il bacino fluviale del Kalagras da quello dell'Indanza incomparabilmente più grande e più abbondante di acque. Per primo s'incontra il rio Yangush, poi tocca risalire un altro colle, a tanti ripiani or rotondi e concentrici, detto Tandanainz, con alla sommità un bosco di alberi giganteschi, dalla corteccia liscia, cinerea, probabilmente appartenenti alla famiglia delle Laurinee, donde il nome di Changray alla vetta.

Lassù trovammo tre ranchos, abbandonati, ove, preso un boccone, stendemmo un po' di foglie sul nudo terreno ed avvolti nei nostri sottili ponchos di viaggio ci addormentammo, affidati alla Divina Provvidenza.

La notte nella foresta - Abbigliamento leggero - « Vengono i nemici! Colpisci! » - Cinque altri battesimi.

Ma la foresta tropicale, neppure nel più fitto della notte, è silenziosa; anzi lo stridio dei grilli è assordante ed il canto degli uccelli notturni è cupo e triste. Per altro la pioggia era cessata, splendevano le stelle, e la luna nella sua pienezza rendeva poetica la solitudine, se non avesse tirato un vento freddo dal vicino Pan de Azúcar, che ci svegliò più di venti volte, sicchè trovammo più comodo attizzare fortemente il fuoco acceso dall'una e dall'altra parte del rancho e fare conversazione. Alle quattro del mattino avevamo già recitate le orazioni: era l'alba del 24 giugno ed io fui dolente di non poter celebrare la Santa Messa. Quel giorno però toccammo con mano l'aiuto del cielo. Dovevamo passare il rio d'Indanza, pericoloso e profondo, e se anche quel giorno avesse piovuto non ci sarebbe stato possibile passare il fiume e visitare i nuovi coloni cristiani che ci aspettavano. E il cielo fu splendido dal mattino alla sera. Ci lanciammo quindi subito in cammino e il desiderio di passare al più presto il fiume pericoloso ci mise le ali ai piedi. Non v'erano più da salire e scendere grandi creste, cosicchè guadagnammo strada ed alle 11 1/2 ci affacciavamo alla valle di Indanza ed un quarto d'ora dopo eravamo al recinto della prima casa kivara. Aggiungerò che l'esperienza ci aveva insegnato un abbigliamento da viaggio, che mentre ci rendeva spedito il camminare, ci assicurava sempre qualche poco di vestiario asciutto per la notte successiva; poichè in una maglia, in un paio di calzoni, uosa e scarpe consisteva tutta la mia toeletta; mentre la veste, il panciotto, la camicia ecc. formavano, avvolti nel poncho, un rotolo contenente anche libri e regali per i kivari, e il rotolo ci stava come zaino sulle spalle.

La figura di tre individui vestiti a quel modo, lordi di fango ed armati, non doveva inspirare soverchia fiducia in chi ci avesse veduto per la prima volta. Difatti un kivarino che stava nell'orto, vedendomi scavalcar la palizzata, lanciò il grido di guerra:

--Shuarcha viñaui, Jjúkta... Vengono i nemici, colpisci!...

La casa era piena di uomini; il padrone aveva raccolta una miarga e stavano facendo abbondanti libazioni. Grida selvagge e concitate risposero al fanciullo e quando mi presentai alla porta di casa mi vidi all'incontro, nel mezzo di essa, mezza dozzina di visi ostili con armi al braccio, lancie e fucili; e il Tandu che cacciava in quel momento la capsula nella carabina.

- Chai vinaje! - mi affrettai a gridare: - Padri Miguel itijae; urà asbramauí?... (Sono io che vengo; sono il Padre Miguel, di che temete?)

Mi guardarono sospettosi, guardarono i miei compagni, guardarono le guide, e poi si rasserenarono, deposero le armi e sorridendo mi dissero:

- In questi giorni temiamo l'arrivo di Anguash; Anguash, Zarembu e Saomar si sono uniti e vogliono farci guerra; ma di te non temiamo, che ci porti?

Mi sedetti sulla peaka del jeemba (del padron di casa), feci toeletta tornando al vestito da Missionario colla croce sul petto, e chiesi un po' di ristoro. Quasi sette ore di corsa e la leggera colazione del mattino aveva destato un appetito for midabile nei viaggiatori. La densa, bianca e spumosa nihamanci, fabbricata dalle signore di casa, fu il primo e più poderoso soccorso al nostro stomaco; dopo averla provata molte volte, posso assicurare che la ciccia kivara è gustosa e saporita. Se si astrae dal sistema di fabbricazione, chiunque la dirà una bevanda delle più corroboranti e sostanziose.

Mentre la olla kivara cuoceva la yucca e mezza dozzina di banane arrostivano tra le brace, continuò la conversazione concitata, ed io distribuii regali e mi accaparrava il Tandu, perchè mi facesse passare il fiume di Indanza. A questa stessa famiglia era venuto tanti anni fa il nostro Pancheri, vi aveva trovato il Tugupi e Chamileu. Allora la famiglia era numerosa, ora è assai diminuita; una strage tremenda ha distrutta quasi tutta la progenie. Se avrò tempo e riuscirò a raccogliere la storia di tanti assassinii, si vedrà come ogni morte è l'epilogo di molte altre ed è causa di altre ancora. Questo popolo finirà per sterminarsi da se stesso, se non s'intrometterà anche il Governo ad imporre colla forza e colla ragione il diritto comune.

In quella casa battezzai altri cinque bambini fra cui tre della kivaria di Parumnas, una delle più isolate e più remote del territorio; a venir là avevano impiegato tredici giorni!

Alle due, in compagnia di Tandu, continuammo il cammino o meglio la corsa. Dopo due ore e mezzo eravamo in casa sua e del suo vecchio padre Domingo; dopo una mezz'ora di fermata, un'altra corserella ed eccoci alle sponde dell'Indanza. Sono due fiumi quelli che là si incontrano: il Pakki e l'Indanza; di là ancora dieci minuti di trepidazione durante il guado impetuoso e finalmente terra cristiana ! Deo gratias !

Mezz'ora dopo, eravamo in casa del sig. Juan Cobos, che da otto anni sta lavorando quelle terre a canna da zucchero. Ci accolsero con rispetto ed ammirazione; la notte fu breve e il giorno seguente passai alla nuova azienda del sig. Luis Rios di Gualaceo.

Due difficoltà per la colonizzazione dell'Oriente - Esuberante riechezza di quelle terre.

La colonizzazione di Indanza è nei suoi principii; ma per quanta buona volontà abbiano i nuovi coloni, da sola la colonizzazione interna non potrà riuscire, per due motivi.

In primo luogo l'Ecuador ha una popolazione di circa un milione e mezzo di abitanti; e di questi forse appena mezzo milione sono di razza spagnuola o sangue misto, che soli possono colonizzare. Chi non comprende che, essendo così pochi, a stento riescono a coltivare una parte delle terre dell'altipiano, dove il clima è soave e le comunicazioni possibili, mentre per l'Oriente le comunicazioni sono difficilissime, e il clima snervante?

Altra difficoltà insormontabile è la mancanza di capitali e di credito interno; poichè quanti si posero al lavoro di coltivazione vi si accinsero con capitali irrisori. Il sig. Luis Rios in sette anni, spendendo 89oo pesos, pari a 22.250 lire italiane, si è formato il miglior entable di tutto l'Oriente, che ora in media gli produce 6ooo Pesos, ossia 15.ooo lire di annuo guadagno.

Oh! se in queste immense terre vergini, in cui il prezzo della terra varia da L. 2,50 a L. 5 l'ettaro, venissero i nostri forti connazionali!

Speriamo! Il Governo Equatoriano sta preparando una legge a favore dell'immigrazione colonica.

Da Indanza il giorno seguente salii per Chordeleg impiegando tre giorni di cammino, già conosciuto per le lettere che l'anno scorso mandò Don Santinelli di ritorno della sua escursione. Qui ricorderò le ultime parole che egli mi disse al ritorno del viaggio: e Solo il nostro territorio di Missione, grande quanto tutto il Piemonte e la Liguria, potrebbe accogliere due milioni di emigranti; le sue ricchezze sono incommensurabili ». Nel tempo della mia permanenza in Gualaquiza ho constatato io stesso la presenza dell'oro, della pirite, della calce, del marmo, dello zolfo, del sale; mi fu assicurato esservi pure carbon fossile, ma non posso assicurarlo per scienza propria; le ricchezze vegetali poi sono senza numero; manca solo la mano dell'uomo, poichè l'ultimo indizio di civiltà si arresta a Gualaquiza. Di qui fino al gran Maraiion regna la barbarie in tutta la sua intensità.

Eppure anche questi kivari feroci son nostri fratelli ! quando suonerà l'ora della loro completa evangelizzazione?...

Sac. MICHELE ALLIONI, Missionario Salesiano.

REP. ARGENTINA

La Colonia Agricola di Fortín Mercedes. (Appunti del Sac. Pietro Bonacina).

CHI l'avrebbe detto? Quindici o venti anni fa la regione della Patagonia Settentrionale compresa fra Bahia Bianca e il Rio Negro, sopra un'estensione di 35o km. di larghezza per una lunghezza quattro volte maggiore, era deserta e non costituiva se non un'immensa pianura incolta, coperta appena di arbusti ed erbaccie tisiche che facevano esclamare ai rari visitatori:

- Questa terra è veramente sterile; imbevuta di sali nocivi alla vegetazione, con un clima così secco, essa non vedrà così presto l'aratro; ma solo fra qualche centinaio d'anni potrà avere colonie e città, e queste steppe si copriranno di boschi frondosi e di messi dorate.

E in tanto poco conto si tenevano realmente queste terre, che il Governo Argentino le poneva in vendita da 500 a 2000 pesos (da 125o a 5000 lire) la lega quadrata, pari a 25 km. quadrati.

Eppure Don Bosco ci aveva detto di aver visto quelle zone ricoperte di rigogliosa vegetazione e popolate di città e colonie, ed i suoi figli sparsi qua e là intenti a seminarvi la parola del Vangelo insieme con i principi della cristiana civiltà, dirigendo gli indi nei lavori del campo, insegnando loro arti e mestieri e facendosi tutti a tutti.

Chi glielo aveva detto? Non occorre che io lo ripeta, perchè i lettori conoscono bene chi era Don Bosco. Dirò piuttosto che i Salesiani si stabilivano al Rio Colorado nel 1895. Si era in pieno deserto. Gli abitanti erano disseminati a grandi distanze gli uni dagli altri. Il 29 giugno del 1895 prendemmo possesso di cinquanta e più ettari di terreno sulla costa sinistra del fiume, occupando parte d'un forte già distrutto, divisando innalzare uno spazioso edifizio sopra una collinetta da cui si domina per lungo tratto la valle e la campagna circostante.

Non si vedeva un segno di civilizzazione all'intorno: solo il filo del telegrafo ci teneva uniti con il resto del mondo, e la galera o corriera nazionale che di dieci in dieci giorni passava nel suo azzardoso viaggio attraverso la pampa patagonica.

L'Opera Salesiana qui pure doveva avere il doppio scopo di evangelizzazione e di colonizzazione, perciò fin da principio si pensò ad istituire una scuola agricola. Ma impropriamente ho detto scuola, poichè le condizioni climatiche della regione soggetta ad improvvisi sbalzi, e il fine che ci eravamo proposti - di esperimentare cioè la coltivazione di quelle terre inospitali, decisi ad ogni costo di introdurre la civilizzazione con questo mezzo per risvegliare nella mente dei nostri giovani utili sentimenti - avrebbero presentato ad ogni momento seni inconvenienti, qualora ci fossimo fissati ad una vera scuola agricola propriamente detta, con orario e con metodo.

Tuttavia in pochi anni questa valle incolta e queste colline spoglie d'ogni vegetazione si copersero di alberi frondosi e fruttiferi e di ridenti praterie; ed ora dal cortile principale del collegio, con soave declivio discende per 400 metri uno spazioso viale fiancheggiato da doppia fila di giganteschi pioppi (alamos) che termina in una piazzetta circolare nelle prossimità del fiume, pure ombreggiate da frondosi pioppi, che chiamammo il Valdocco. Questo viale è una delle principali arterie da cui a destra e a sinistra partono differenti vie pure ombreggiate da differenti alberi che separano i vari appezzamenti coltivati. Ed un secondo viale di 8 metri di larghezza per 8oo di lunghezza, parte pure dal Collegio e va a terminare a Murialdo, un'amenissima prateria ove pascolano in luoghi ridenti vacche, pecore e cavalli. Per la lunghezza poi di cima 1500 metri anche la sponda del Colorado è oggi tutta artificiale; e lungh'essa assecondando le insenature della corrente, si è tracciata una strada pur fiancheggiata da pioppi, salici piangenti e piante fruttifere.

Tutti questi lavori si sono fatti un po' per anno ed ora la Colonia conta migliaia di piante forestali, come il pioppo, il salice, il tamarisco, l'alicanto, l'alamo del Canadà, delle Caroline, l'Albaribay, il fresno, l'Eucalyptus, ecc. e qua e là in macchiette ben disposte fa pompa anche di cipressi, pini marittimi, pini delle Cordigliere, ecc., ecc.

Ricordo che anni sono, come regalo ai giovinetti raccolti nel Collegio io portava da Bahia Blanca una cesta di uva e altre frutta perchè le conoscessero, l'assaggiassero e più facilmente s'innamorassero del lavoro che doveva più tardi procurar loro in abbondanza siffatti prodotti. Ebbene dieci anni dopo, la nostra scuola agricola era in grado di mandarne a Bahia Blanca se fosse possibile il trasporto! Oggi conta 2500 viti nel loro pieno sviluppo, circa 500 piante di pesche di differenti classi, ed albicocchi, peri, meli, ciliegi, prugni, granati e cotogni, la cui produttività è meravigliosa.

Si è fatto anche un esperimento di cultura di limoni, aranci, guayaho ed altre piante congeneri; ma il freddo e i geli estemporanei ci han consigliato a desistere.

Tuttavia al dolce delle frutta non mancammo dì unire l'utile dei legumi ed abbiamo avuto la soddisfazione di veder prosperare ogni sorta di ortaggi, ben sviluppati ed alcuni anzi in proporzioni veramente colossali. Gli stessi asparagi si propagano e producono in abbondanza.

E come si è ottenuto tanto, se la pioggia è scarsa e il suolo secco di natura? Pur di ottenere una irrigazione abbondante e a buon mercato, abbiam fatto ricorso ad un sistema primordiale. Abbiam posto in azione varie ruote di più metri di diametro, leggere e solide, aventi confisse varie lamine dì zinco di 1 metro per 8o centimetri, fermate l'una con l'altra con, forti fili galvanizzati, sostenenti all'estremità altrettanti recipienti di latta di vari, litri ciascuno; in modo che spinti dalla corrente, questi salgono carichi d'acqua e si versano senza interruzione in una piccola vasca, donde l'acqua corre ad irrigare le piantagioni. Una ruota così costrutta dura parecchi anni e ci dà in media 400.000 litri d'acqua in 24 ore. Presentemente tre di queste ruote alimentano l'acqua alla nostra oasi di Fortín Mercedes, da cui è partita l'iniziativa delle grandi tenute o estancias, che si vanno formando in queste pampas.

Le previsioni adunque del nostro Venerabile Don Bosco si compiono. Sono passati soltanto 15 anni, i 150 km. che ci separano da Bahia Bianca non son più deserti e incolti, ma coperti di fiorenti campagne e di Colonie vigorose; i campi che allora avevano un valore infimo, valgono oggigiorno 1 e 2 pesos il mq.; se ancora non vi s'incontrano città, tuttavia vi s'incontrano paesi di 2000 e 3000 abitanti, che solo di quest'anno hanno esportato 5 milionì di quintali di grano. Ed ora è in costruzione anche la linea di ferro che attraverserà tutto il territorio!

Sac. PIETRO BONACINA.

Il

IL CULTO di Maria Ausilitrice

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente.

Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che sì celebreranno nel santuario avremo quest'intenzione generale

Ricorrendo in questo mese il XXXV Anniversario della 1a spedizione dei Missionari di D. Bosco raccomandiamo con particolare affetto alla Vergine Ausiliatrice tutte le Missioni Salesiane.

Feste e date memorande.

MESSINA. - Nella parrocchia di S. Giuliano, affidata ai Salesiani e dedicata a Maria SS.ma Ausiliatrice, l'8 settembre per mano di Monsignor Luigi Orione, Vicario Generale dell'Archidiocesi, veniva solennemente incoronata una statua di Maria SS. Ausiliatrice, la quale era stata estratta quasi incolume di sotto alle macerie. La funzione riuscì splendida e commovente anche per un breve discorso di Monsignore, tutto affetto per la Madonna. Benedette le preziose corone, dono della famiglia Lisciotto, ne fu ricinta la fronte di Gesù Bambino e della SS.ma Vergine, mentre si cantava il mottetto Corona aurea super caput eius....

Il popolo messinese, particolarmente divoto di Maria, accorse numerosissimo alla bella funzione, e parecchie anime pie vollero offrire alla Vergine Ausiliatrice preziosi doni in oro ed in argento.

Seguì il triduo in preparazione alla festa solenne, che ebbe luogo la domenica seguente, l'11 settembre. Quel giorno fu tutto un divoto pellegrinaggio alla Parrocchia di S. Giuliano. S. E. R. Mons. Letterio D'Arrigo vi accorse a celebrare la messa della Comunione generale. Il Venerando Pastore rivolse ai presenti, in particolar modo ai comunicandi, la sua parola, calda di grande affetto per la Vergine e di zelo per il bene delle anime. Tra i fedeli elle si accostarono alla S. Comunione vi furono i Soci del rinascente Circolo Don Bosco e molti giovanetti dell'Oratorio S. Luigi, accorsi in corpo alla cerimonia con i loro vessilli.

Convennero alla festa anche i soci della Compagnia di S. Giuseppe di Alì Marina, i quali dopo aver fraternizzato coi soci del Circolo D. Bosco assistettero alla messa solenne, che fu accompagnata da musica del Perosi.

A ricordo delle splendide feste, si decise di fondare la Pia Associazione delle Figlie e delle Dame di Maria Ausiliatrice, e di commemorare con particolari funzioni il 24 di ogni mese.

GRAZIE E FAVORI

Salvata dalla morte (*).

Una mia amatissima sorella, sposa da pochi anni, si trovò improvvisamente in tale stato di salute che si giudicò doverla sottoporre ad una difficilissima operazione. Lo strazio del marito e della famiglia era indescrivibile. Ogni mezzo per salvarla fu tentato dai valenti professori che l'avevano in cura; ma pur troppo ogni umana speranza era vana e con dolorosa trepidazione si vedeva arrivare il momento fatale, senza neppure poterle amministrare i SS. Sacramenti, perchè era priva affatto di sensi.

Costernata a tale notizia, mi rivolsi con fede a Maria Ausiliatrice che l'aveva già sal vata due anni fa insieme col marito e colla bimba,, dal terribile terremoto, promettendo di pubblìcare la grazia , se fossi esaudita. Oh ! bontà di Maria ! Proprio al momento ch'io facevo la promessa, la mia carissima Rosina dava il primo segno di vita e poco dopo, con stupore dei medici stessi, era miracolosamente fuor di pericolo. Ora da circa un mese è completamente guarita e scioglie con me l'inno della gratitudine alla Taumaturga Regina di Valdocco, che per ben due volte l'ha salvata da morte.

Lugagnano, 5 settembre 1910.

Sr. ANGELINA BOFFA.

Ricorrete a Maria Ausiliatrice!

Due mesi or sono ebbi sentore di un grave malanno che aveva colpito una povera donna prossima a diventar madre, moglie ad una guardia daziaria, che fu per qualche anno in casa nostra. Vado a trovarla; e il marito, la madre, il fratello, piangenti lui invitano a passare nella camera della sofferente. Entro; il dottore curante che era rimasto solo, dopo una dolorosa operazione fatta con altri due distinti sanitari, le faceva respirare l'ossigeno, ed alla mia richiesta sullo stato dell'ammalata mi rispose che tutto era finito: « Siamo alla fine. » La donna aveva perduto la conoscenza fin dalla sera e si dibatteva fra le convulsioni.

Mi sentii stringere il cuore, le lacrime mi salirono agli occhi, cercai di far coraggio al povero marito e gli dissi: « Abbi fiducia, preghiamo la Vergine Ausiliatrice; se ci otterrà la guarigione, tu le manderai una piccola offerta e faremo pubblicare la grazia. » Il poveretto fin da quel momento voleva darmi la sua offerta, ma io soggiunsi che l'avrei accettata a grazia ottenuta.

In quel giorno stesso venne dichiarata fuori di pericolo imminente! Per altro il male continuò, ebbe delle alternative, ma nel mio cuore pensavo che la Madonna non avrebbe lasciata incompiuta l'opera sua ; difatti l'ammalata ora è in piedi sana e salva, guarita perfettamente anche della nefrite che la tormentava. Sia ringraziata la Madonna santa, anche per conto mio che le sono debitrice di tanti favorì.

Acqui, 2 ottobre 1910.

CLOTILDE MORENO AcHINO.

Viva Maria Ausiliatrice

La mia cara figliuola d'anni undici venne colpita ai primi di marzo da una paralisi, per cui ebbe deformato notevolmente il viso. Io e tutta la famiglia eravamo in grande costernazione nel vedere quell'angioletto di bimba, poco prima piena di vita e graziosa come un fiore, ridotta in uno stato da far pietà. L'allegria era scomparsa dalla famiglia, e si rinnovava l'acerbissima pena ogni volta che il nostro sguardo si posava su quel visino contraffatto dal male. Nella piena del dolore raccontai l'avvenuto ad una mia sorella, Figlia di Maria Ausiliatrice, la quale mi consigliò a domandare la grazia della guarigione alla Madonna per intercessione di D. Bosco, con promessa di un'offerta per la celebrazione di una messa nel Santuario e di far pubblicare la grazia. Accettai volentieri il consiglio, e con tutta la famiglia incominciai subito la novena. Oh potenza della Vergine Ausiliatrice ! La bimba cominciò a migliorare di modo che al termine della novena era perfettamente guarita. Riconoscente adempio la promessa, mentre dal labbro, e più dal cuore, innalzo spontaneo il grido Viva Maria Ausiliatrice!

Torino, ottobre 1910.

ANTONIO MANNA.

Torbi (Genova). - Sento il dovere ed il bisogno di rendere pubbliche grazie alla cara Madonna di D. Bosco. Nel mese di aprile fui colpita da fiera polmonite che sembrava ribelle a tutte le cure dei medici. Due volte mi furono amministrati i SS. Sacramenti, e due medici chiamati a consulto giudicarono la malattia pericolosa e quasi disperata.

Fu consigliato a me ed alla mia famiglia di ricorrere con fiducia alla Vergine Ausiliatrice con promessa di un'offerta per una messa al suo altare in Torino e per le opere salesiane. Fu subito visibile il miglioramento, sicchè mi posi a baciare con trasporto l'immagine di Maria, a lei rivolgendo le più fervorose preghiere. Ed ora sono guarita !

18 giugno 1910.

GERONIMA Rossi.

Las Rosas (Prov. S. Fé, Rep. Argentina). - Era. il 1 di maggio e da molto tempo mio marito soffriva dolori atroci al braccio destro, senza aver alcun sollievo dalle prescrizioni dei più distinti dottori; quando leggendo sul Bollettino le mille grazie concesse da Maria Ausiliatrice, mi misi anch'io sotto la sua protezione, le promisi un'offerta e la pubblicazione della grazia. Chi lo crederebbe? il giorno dopo, 2 maggio, egli riprese i suoi lavori, senza nessun dolore ! Imparino quanti sono ammalati a mettersi sotto la protezione di tanta Ausiliatrice e saranno esauditi.

22 luglio 1910.

MARIA COLOMBA.

Chioggia. - Una gravissima disgrazia in breve ora piombava sulla nostra famiglia. Nostro padre smarriva il senno! Una mattina scappò inosservato di casa; invano lo cercammo per tutto il giorno. Presaghe di qualche grave sventura ancor più dolorosa della prima, ci rivolgemmo a Maria SS. Ausiliatrice promettendole di pubblicare la grazia nel Bollettino e di inviarle un'offerta se ci avesse consolate. E Maria ci esaudì ! Fuori di città, egli vagò per tutto il giorno attorno un paesello sulle rive dell'Adige dando segni di pazzia, finchè a notte alta gettossi nel fiume. Prontamente soccorso da persone che avendo notato il suo stato anormale, l'avevano sempre tenuto d'occhio, fu ricondotto a casa incolume, e in brevi giorni egli riacquistò la lucidità di mente, guarendo perfettamente come il medico ebbe ad attestare.

Come potremo, o Maria, manifestarti tutta la nostra profonda gratitudine? Te ne saremo eterna mente grate, perchè nell'ora del dolore ci hai doppiamente graziate.

8 luglio 1910.

Le Sorelle VENTURINI.

Lu Monferrato. - Era il quarto angioletto che il Signore mi regalava, una cara bambina! ma quale non fu il mio dolore, quando m'avvidi che la piccina viveva di una vita, che non era vita, ma in un'inerzia quasi totale di tutte le facoltà.

Desolata al sonno, profondamente ferita nel mio amore ed anche nel mio orgoglio di madre, nella costernazione la più viva che si rinnovava ad ogni istante compresi che non mi rimaneva che una sola speranza, la speranza di un aiuto soprannaturale.

E fu allora che con fede imi rivolsi alla Vergine Ausiliatrice supplicandola a volermi consolare col dare alla piccina salute e vigore, oppure a toglierla da tutte le miserie della vita. Promisi, intanto, di pubblicare la grazia, ed inviai una piccola offerta al suo Santuario in Torino. E la Vergine pietosa, fu pronta a consolarmi, poichè nel giorno stesso in cui la bambina compiva il suo primo anno, cominciò a dar segno di vita ed a manifestare un barlume d'intelligenza. Ed ora cresce sana e vigorosa e con gioia la presento alle persone conoscenti, invitando tutte a rendere grazie a sì buona Madre.

È proprio vero che non si ricorre mai invano a Maria!

2 aprile 1910.

ISALA MARIA in ROTA.

Santa Vittoria. - Mia figlia Marietta, sposa da un anno, fu colpita da febbre puerperale con paralisi alla gamba ed al braccio destro. Il suo stato peggiorò tanto che a detta dei medici era imminente la catastrofe. In tale frangente io mi rivolsi con fervorosa preghiera a Maria Santissima Ausiliatrice, promettendo di far pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano, se Ella mi avesse guarita la mia carissima figlia. Fui pienamente esaudita, poichè la povera malata a poco a poco migliorò, ed ora è perfettamente guarita. Con tutta l'effusione del mio cuore ringrazio Maria Santissima Ausiliatrice per il segnalato favore.

Maggio 1910.

ORiCO CANDIDA.

Agliano d'Asti. - Con fervide preci t'invocai nell'ora del dolore e tu pronta nii ascoltasti. Sul finir di gennaio m'ammalai gravemente di una malattia molto triste. Consultammo diversi dottori, e dubitarono molto della mia guarigione. Ed io, oh ! quanto mi sentivo triste ! non riuscivo a trovar più in cosa alcuna un po' di consolazione. Mi risovvenni allora delle grazie che Maria SS. Ausiliatrice si compiace elargire a chi ricorre a Lei con fiducia, e subito incominciai una novena e la proseguii di tutto cuore pregandola a togliermi da quello stato tanto penoso, promettendo una piccola offerta e una messa di ringraziamento. Oh ! bontà di Maria ! Non appena finita la novena con stupore di tutti incominciai a migliorare, ed in breve riacquistai salute e gioia. Coll'animo pieno di riconoscenza adempio la mia promessa.

Ottobre 1910.

BOLOGNA AMALIA n. ALIBERTI.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, .e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti

A*) - Acquarossa (Svizzera) : Toschini Beretta Maria, 20 - Agaggio Inf.: Verrando Caterina, 10 - Agliano: Rosa Dellavalle in Truffa, 5 - Agliè: Gallinati Alessandrina, 2 - Ales: Anna Melis, 5 - Alessandria: Luigia Lingua, 3 - Alice Castello: Massara Francesca. I,5o - Almenno S. Bartolomeo: Mazzoleni Tommaso, 5 - Almese : V. G. - id.: Bertola Antonio , 30 - Aosta : N. N. , 8 - Arixi: Sedela Angela, io - Avigliana: D. C.

I3) - Bagnalica: Gritti, 3 - Belpasso: Giuseppe Distefano, 5 - Belvedere Langhe: Schellino Annetta - Bergamo: Nava Angelina - id.: Bergamaschi Ancilla, io - id.: Giulia Passerini, 20 - Bed (Svizzera) : Antoine Duelos, - Bistag>no Poggio Caterina, 2 - Bobbio: N. N., io - Bonate Sotto: Malvestiti Pietro, 5 - Borgo San Dalmazzo: Aime Mario, i - Borgosesia: Brazione Maria, 2,50 - id: N. N., 5 - Rosa: F. S., 5 - id: Gedda Francesca, 5 - Boscomarengo : B. A., 5 - Bra: Andrea Lenta, 4,50 - Branzi: Pedretti Giuseppe, 20 - Brivio: Luigia Delente, 5 - id.: N. N., 5 - Brusson: Graziani Matilde, 5 - Buenos Aires (Rep. Argent.): Campanini Camillo, 5.

C) - Calascibetta: Etisa Tito, io - Caltavuturo: Campo Giuseppe, 3 - Camogli: N. N., 25 - G711dia Lomellina: Belasio Maria, 18 - Canove: Antoniotto coniugi, i - Cantavenna Alonf.: Camilla Guazzotti, io - Caprino Ver.: Anna Sometti Perinelli, io - id.: Annetta Agosti Franchini i - Carloforte: Boggio Laura, i - Carinagnola: Gallo Anna, 2 - Carmignano: Carvini Giovanni - Carugo: Maria Bonatti , 7 - Casale Monf.: Maria Barberis - Castacnole Piemonte: Cappa Maria, 50 - Castellalfero: Zaberti Eugenia, 5 - Castellazzo Bormida : Orsini Paolo, 2 - Castelnuovo Calcea R. M. - Castelnuovo Gaifagnana : Luigino Cevo, 4 - Castel Rocchero: Fossa Maddalena , 2 - Castel S. Pietro: Accomiuotti Maria, io - Catania: Garufi Giuseppina, 5 - Cavagnolo : N. N., io - Cuneo: Iavellio Elisabetta - Cerami: N. N., i9,So - Cerrina: Ulla Enrichetta, 4 - Cherasco: Barbero Maria - Cilavegna: Famiglia Callegari, 2 - Cissone: Maria Cavallo, 5 - Cittadella: Lago G. B., 2 - Cizzolo: Piardi Vincenzo, 4,50 - Cles (Trentino): Vialli Antonietta, 12 - Collio. I. Benedetti, 5 - Conegliano: Annita Roma, 5 - Cordovado: Carolina Nonis Cristante, 5 - Cortemilia: N. N. - Cossano Belbo: Bussi Giuseppe, 8 - id.: Giordano Andrea, 2 - Costermano: Caliari Sofia, 2 - Costigliole d'Asti: Ameno Giuseppe , 5 - id.: Torchio Luigia , 5 - id.: Torchio Secondo, 5 - id.: Corino Maria, 2 - id.: Rogero Candida, i - Crevola d'Ossola: Rosa Bisogni Emilia, 3.

D) - Desenzano sul Lago: Famiglia Bagatta, 5 - Dogliani: Gabetti Maria - Donato: Rosso Caterina V. Botalla, 3 - Dronero: Pessino Cristina,5o.

E) - Liste: D. Antoniol G. B.

F) - Finalmarina: Vadone Carmelina, 2 - Fognano: Sangiorgi D. Michele, ioo -- Frassinello: Savio Adelaide, 2,50 - Frassinetto Po: Chiesa Alessandrina.

G) - Gabiano Monf. : Laverraco Francesco, 5 - Gambellara: Maule Anna, 3 -- Gemona: Lenna Noemi - Genova: Marselli Irene, io - Gerra Verzasca (Svizzera) : Foletta Marianna , 5 - Ciarole: Nebbia Francesco , 5 - id.: N. N., i - Cordola: Beresini Filomena, 5 - Corno: Varichetti Giovanna, 5 - Grana Monf.: Avezzano Giuseppina, 7.

H) - Hollister (California) : Vosti Besino Teresa, 5.

I) - Isili: Loi Manca Giov., io - Ivrea: Giglio Maria, 5.

L) - Lambrate: Vassallo Maria, 5 - Lanusei Solis Agostino, 5 - Lanzo Tor.: Drovetto Elena, 5 - Latisana: Massanetti Giuseppina, ii - Lione (Francia): Celso Andreina - Lodivecchio: Acquistapace 1'., 5 - Longavilla: Piccinini, Clotilde, 2 - Lugagnano d'Arda : Suor Elisa Spalla, 2.

M) - Maniago : Siega Costante, 20 - Maserada: Celana Emma, 1,6o - Masserano: Faccio Giuseppina, 5 - Miani : Bartolotti Laura - Milano : Collina Luigi, 30 - Moltraso: Maggi Maria - Moncalieri: Badrucco Margherita, 9 - Monteforte d'Alpone: Simoncello Domenica, 6 - Morano di Valpolicella: Prognol, io - Morgongiori: Rita Massidda Scauo, 5 - Murisengo : Luparia Maria, 2 - Mussolenle: Alessi Maria, 25.

N) - Niscemi: Buscenu Rocca , io - id.: Artesi Alfonso, 5 - Nizza Maritt. (Francia): Ghiglione Egidio, 2,50 - Nizza Monf.: G. Viotti, i - Novi Ligure: Rancati Anna, 3 - id.: Mantero Romilda.

O) - Occimiano Monf. : Gasparolo Celeste, 2 - id.: Rossi Giuseppina, 5 - Oleggio: Donato Fortina , 2 - Olivola Monf.: Pia Vincenzina , io - Omegna: Dell'Aglio Guglielma , 2 - Ortona al Mare: Paolucci Teresa Bevilacqua, i - Osasco: Demarchi Adelina, 1,50 - Ostiario: Balestreri Giuseppina, 4 - Ovada : Bice Buffa , 5 - Ozieri Solis Giovannina, io.

P) -Parebiago: Ciprandi Valentino, 3 -Parma: Mori Lorenzo.- id.:- Rissone Rosa - Paupisi: Morelli Amalia - Peccioli : Gentile Ferdinando, so - Perego: Vagliati - Piacenza: N. N., 5 - Pietrecilua: Attua Colle Colesanti, 2 - Pinerolo: Tirauti Lucia, 5 - Pont Can.: F. D. - Pontecasale: Bettino Turri, 2o-Pontechianale: P. Broard, 2 - Pontestura: N. N. - Pralorno: Gariglio Anna, i - Praia di Pordenone: Alice Barabani, 2 - Pruno: Guidi Giuseppina.

Q) - Quebec (Canadà): Octave Rog, 25,60 - Quinzano d'Oglio: N. N., 3.

R) - Rapallo: R. Teresa, 5 -- Reazzino: Bacciarini Rosina , io - Refrancore: Casalone Cristina - Regalbuto: Marchetta Epifanio, 5 - Rivarolo Canavese: Antonia Maspes-Fornaca - Rivoli: Rumaga Cristina - Roatto d'Asti : Porta ch. Carlo, 2 - Rocca Grirnalda : N. N., 5 - Rocchetta Palafea: D. G. Lanzavecchio, io - Rochemolles: Vallory Luigi, 5 - Roddi d'Alba: Musso Carlo, 2 - Rorna : C. Z. - Romans (Austria) : Gratton Maria, 4 - Roppolo: Monti Cristina, 2 - Rosario (Santa Fè); Pigatto Vincenzo, 42 - Rosciate: Sac. Luigi Bonasio, 5 - Rudiano: D. Angelo Apollonio, 5.

S) - San Bonifacio: Capuccini Maria, 2 -- San Pier d'Arena: Pillotti Francesca, 3 - Sandrigo Cardellini Edvige, 2 - Sant'Alberto : Cavalieri Pietro, io - Santa Geltrude (Brasile): Soiamanna Basilio , 20 - San Pietro Monterosso : Damiano Battista - Santo Stefano di Cadore: De Mario Marianna, 2 - SI. Vincent: Mus Margherita, 2 - Seraievo (Bosnia) : Contessa Elena Giacchi , 20 - Savona: S. A., 5 - id.: Dal Gallo Carmelina, 2 - Scarnut no: Ghiggia Ardissono Luigia, 2 - Schio: Rompato Romana - Seriate: Perico Barbara, 5 - Serrarrzanna: Marongiu Giuseppe, 5 - Serra Riccò Semino Luigi , 25 - Settimo S. Pietro: Schirru Pietrina, o,so - id.: Pori-ti Luigina, i,So - Solduno (Svizzera) : D. Agostino Anzini, io - Solero: N. N., 3 -- Spezia : N. N., 25 - Staghiglione Percivalle Cesare, io - Strona: Quario Quintino - Stroppiana: Ferraris Maddalena, io - Susa C. 0., 5.

T) - Tarcento: Armano Luigia, 2,30 - Tavernelli: Garbesi Groppi Carolina, 5 - Teolo: N. N., 5 - Teveno: Agoni Pietro, 5 - Thiene: N. N., 3 - Todi: Luigi Cittomolle, 4 - Torino: N. N., 2 - id.: M. R., 3 - id.: M. A. B. G. - id.: Biauchi Francesca, 5 - id.: Ferrero Rosa, 2 - id.: G. G., 3 - id.: R. P. - id.: Sorniano Adolfina, 2 - id.: Marengo Emilia , 25 - id.: Capra Teresa - id.: Falchero Orsola, 2 - id.: Fia Antonietta - id.: Boccardo Rosa, 2 - Traghetto: Righini Don Arturo, io - Treviso: Bortolussi Ofelia, 5 - Tribano: Graziato G. B., 5 - Trignano : Perfetti D. Luigi, 3 - Trino: Maiolo Edoardo - Troina: Maria Miraglia, 5 - Tronzano Vercellese: Orecchia Petronilla, io

U) - Udine: Sabot Elena, 5.

V) - Valganna : De Pari Bellavita Tecla, i - Valguarnera Caropepe: N. N., 5 - Valmontone: Zaira Trionfera, io- Vazzola: Teresa Rosa Nardi, 2,50 - Venezia: Ing. Alexandre Pietro, 5 - id. Rosanna Marcello , 20 - id.: Milani Cecilia, 2 - id.: Padovin Pietro , 5 - Vercelli: Opezzo Dott. Massimino , 5 - id.: Luisa I. M. - Verona : N. N., 25 - Vicenza: Crosara D. Bortolo, 40 - id.: Busatta D. Bortolo, io -- Villiano Biellese: E C., 1,50 - Vigone: Margherita S. - Villa d'Ajano: Fuigeri Cesira, 20 - Villa di Tirano: Ninatti Giacomo, 55 - Villafranca: Trabucchi Romano, 5 - Villafranca Lunigiana : Cecconi D. Battista,. 5 - Villalba: Cafizzi Sac. Giuseppe, io- Villalvernia: Corana Maddalena, s - Virolengo: S. R. - Volvera: Porporato Michele fu Giulio, 3.

X) - Maria Boldrini - Sissia Carolina, io - N. N., 33 - E. G., io.

Z) - Zinasco Nuovo : Cuzzoni Ferri Giuseppina, i.

Santuarìo di Marìa Ausìlìatrice

TORINO

Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano.

Ogni sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.

Per celebrazione di S. Messe e per novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore del Santuario.

Dal 10 novembre al 10 dicembre.

24 novembre - Commemorazione mensile di Maria SS. Ausiliatrice.

2 dicembre - Primo venerdì dei mese - Ad onore, del S. Cuore di Gesù, esposizione del SS.mo Sacramento dalle 6 alle 17 - con benedizione alla messa delle 6 ed alle ore 17.

5, 6 e 7 dicembre - Triduo solenne deil'Immacolata - ore 6, Messa, predica e benedizione; ore 17, lode, predica e benedizione.- NB.: Il 7, orario dei giorni festivi.

8 dicembre - Solennità di Maria SS. Immacolata - ore 6 e 7,30 rilesse della comunione generale; ore 10 messa solenne; ore 15, vespro, panegirico e benedizione solenne.

NOTE e CORRISPONDENZE

I nuovi missionari.

Tra sacerdoti, laici, e catechisti, sorpassavano il centinaio. La commovente funzione di addio ebbe luogo la sera dell'11 ottobre, e secondo il consueto ai piedi dell'altare di Maria SS. Ausiliatrice, presente una gran folla di fedeli.

A mezzogiorno si erano assisi a mensa col rev. D. Albera, raccogliendo dalla sua bocca tutto un tesoro di saggi avvertimenti, di dotti consigli, di care speranze. Poi avevano trascorsa qualche ora nei cortili dell'Oratorio, ove aleggiano pur sempre, specialmente in queste circostanze , le anime inobliate del Ven. D. Bosco e di Don Rua. Intorno a ciascun di loro si erano stretti in gruppi gli amici, i parenti, i conoscenti, compresi tutti, in quegli istanti solenni, da un indicibile sentimento di commozione, in cui il dolore del distacco, misto alla ammirazione, richiamava sul viso le manifestazioni del pianto unite alle espressioni del giubilo che prevede l'esaudimento dei voti più ardenti.

Nel presbiterio, circondati da numerosi confratelli uniti con loro per invocar la protezione di Dio, i centoquattro partenti, inginocchiati pregavano con l'aspetto calmo, sereno, proprio delle anime inspirate, dalla fede pura, che in Dio han riposta tutta la loro fiducia. Pregavano con essi, infervorate dai medesimi sentimenti, venti figlie di Maria Ausiliatrice, inginocchiate fuori del presbiterio.

E dal pulpito, fra il silenzio solenne, rotto a tratti solo da qualche sommesso singulto di parenti e di amici, echeggiò la voce incuorante dell'Ecc.mo Mons. Giacomo Costamagna, Vicario apostolico di Méndez e Gualaquiza. La parola sua, calda di fervore evangelico, densa di lunga esperienza, scese nei cuori qual balsamo di vita lasciando in ogni animo la visione chiara della grandiosità dell'opera che i Missionari di D. Bosco compiono nelle lontane terre derelitte, ove alito di Religione e di civiltà non è ancor giunto a sollevare gli animi.

Visibilmente commosso l'Em.mo sig. Card. Richelmy, dopo aver solennemente benedetto col SS. Sacramento la schiera dei partenti, rivolse loro dall'altare la paterna parola del Pastore, che piange nel dolore del distacco dei figli spirituali e si conforta nella fede che rassicura loro un raccolto ferace.

Alla fine, dopo la benedizione e l'imposizione delle croci, i singoli pellegrinanti, con effusione di lacrime, con slanci di cristiano affetto, ebbero l'ultimo abbraccio del Rettor Maggiore Don Albera e di tutti gli altri membri del Consiglio Superiore; ed uscirono dal tempio tra due fitte ali di popolo, commosso ed orante.

Alcuni partirono subito pel campo delle loro fatiche; altri li seguivano a breve scadenza, gli ultimi si allontanano in questi giorni. L'Angelo del Signore li accompagni, e il Cielo prosperi le loro fatiche!

Trai figli del popolo.

ROMA. - All'Oratorio del S. Cuore. - I giovani più assidui, in numero di 15o, ebbero una bellissima passeggiata straordinaria fino all'amena e vasta Villa Heritz presso la Villa Reale fuori P. Salaria.

Fu un giorno di vera allegria per i vispi folletti divertentisi in mille guise nei boschi, nelle pinete, nei prati e nei viali spaziosi della villa principesca, messa a completa loro disposizione. Ebbero agio di compiere le pratiche del precetto festivo nella cappella esistente nell'interno; nè mancò la comodità di ampi refettori e cucina fornita d'ogni ben di Dio, che facilitò assai l'allestimento del pranzo. Nei viali la sezione sportiva fece una gara podistica di 5000 m. riuscendo vincitore il giovane De Berardinis Elviso. Ai 1oo m. riuscì primo Del Frate Augusto. Vi furono gare di foot-ball, cortei coreografici, macchiette umoristiche, capitanate dal Fausti, il brillante della compagnia. Il concertino del Circolo S. Cuore allietò colle sue esecuzioni e tutti i bravi soci del circolo stesso, intervenuti col loro presidente, andarono a gara nell'aiutare il Direttore per il mantenimento dell'ordine e per il servizio di cucina e di tavola agli irrequieti commensali. Sul tramonto diedero tutti con rammarico l'addio alle fragranti pinete ed ai molli prati ove si erano divertiti un mondo.

TREVIGLIO. - All'Oratorio festivo. - La domenica 25 settembre 455 giovanetti, dei più grandi che frequentano il numeroso Oratorio Salesiano di Treviglio, si recavano in devoto pellegrinaggio al Santuario di Caravaggio, Il corteo accompagnato dalla banda musicale dei PP. Giuseppini di Castel Cerreto procedeva diviso in isquadre di 30 giovani ciascuna, con a capo il proprio catechista. L'ordine perfetto ed il passo cadenzato segnato dalla banda musicale attirò l'ammirazione dei cittadini di Treviglio e di Caravaggio. Giunti alla soglia del Santuario, il clero locale li ricevette solennemente con le cerimonie d'uso.

Dopo le funzioni, disposti in gruppi e seduti sull'erboso recinto del Santuario, ebbero pane, salame, formaggio, vino e frutta in abbondanza. Il ritorno si compì nell'ordine più perfetto come l'andata, col cuore ripieno di purissima gioia.

MALTA-SLIEMA. - Gara catechistica. - Fra i giovanetti dell'Oratorio Salesiano di Sliema il 28 luglio ebbe luogo una gara catechistica che essendo cosa nuova per l'isola attirò una vera folla di amici, parenti dei giovani e benefattori.

Dopo gli applausi che accolsero l'amato Arcivescovo-Vescovo Mons. Pace accompagnato da vari Monsignori, il direttore rivolse brevi parole agli intervenuti, facendo rilevare come la piccola semente dell'Oratorio, cominciato con umili principi, avea dato nel corso di due anni molte consolazioni alle famiglie dei giovani, ai benefattori tutti e a quanti s'interessano dell'educazione della gioventù. Ricordò i Zio giovanetti ammessi in tal tempo alla Prima Comunione e i 182 promossi alla S. Cresima, nonchè l'Istituzione di cinque fiorenti associazioni, della Bibliotechina circolante «Savio Domenico », e della Sala « Don Rua » ; e finì pregando Sua Eccellenza a voler benedire lo sviluppo dell'Oratorio, come n'avea confortato gl'inizi.

Seguì uno scelto e breve programma di dialoghi e versi intercalati da canti eseguiti dai giovani oratoriani, con accompagnamento dell'Orchestrina della « Iuventutis Domus, » e quindi si diè principio alla Gara Catechistica. Comparvero sul palco, accolti da fragorosi applausi 29 giovanetti gareggianti; e lette le norme della gara, il rev.mo D. Paolo Vella Mangion, Dottore in Teologia, ed ora Gran Cancelliere della Curia Arcivescovile, qual direttore del saggio diè principio al medesimo. Fra l'attenzione vivissima di tutti, per oltre un'ora domande e risposte s'incrociarono con un crescendo consolante; ma dopo aver ripetuto più volte il Catechismo, appena pochi eran caduti. Allora si passò alle domande libere, alle obbiezioni, alle interrogazioni scambievoli, finchè fra gli ultimi 7 rimasti invincibili si delineò l'ultima gara decisiva, nella quale il giovanetto Galea Giuseppe di Francesco fu dichiarato principe, e fra entusiastici applausi di tutta la folla condotto dinanzi a Mons. Vescovo, il quale gli consegnò un bianco e ricco stendardo. Il fortunato giovane fu invitato a sedere accanto a Sua Ecc.za; quindi anche a Gauci Ruggiero di Giov. Battista, riuscito 20, e a Bugeia Giuseppe di Salvatore, riuscito 3°, furono dati altri ricchi stendardi, nonchè bellissimi libri legati in raso bianco, mandati in dono da S. S. Pio X, uno dei quali con sfarzosa legatura era pur consegnato al principe.

In seguito per le mani dell'Ecc.mo Mons. Pace anche i giovani riusciti con lode negli esami delle varie Classi di Catechismo ricevettero splendidi premi; e, a chiusura della festa, dai Filodrammatici del Circolo S. Genesio fu dato un breve spettacolo ammirato per la, brillante esecuzione.

BIRCHIRCARA=MALTA. - In questa graziosa cittadina si inaugurò, come annunziammo, un nuovo Oratorio che ha preso il nome di Oratorio Domenico Savio. In meno di cinque mesi si vide sorgere una vasta chiesa con un ampio salone di teatro ed annessi locali di abitazione, mentre si adattava lo spazioso cortile. Durante i lavori, i giovanetti venivano preparati alla vita dell'Oratorio in provvisorio locale mercè le cure del giovane e zelante sacerdote D. Michele Samut.

La bella festa d'inaugurazione si compì il 31 luglio e fu onorata da S. E. Mons. Can. L. Attard, Vicario Generale di Malta che, in assenza di Mons. Vescovo, benedisse solennemente la nuova Chiesa celebrandovi quindi la S. Messa a cui assistevano oltre zoo giovanetti, che nella maggior parte fecero la S. Comunione, mentre la schola cantorum dell'Oratorio di Sliema eseguiva canti soavissimi.

Quel giorno si susseguirono altre imponenti funzioni, come la messa solenne in musica, i vespri ufficiati dal rev.mo Preposito di Birchircara Don Alfonso Borg D. D. e la solenne benedizione eucaristica. A sera nel vasto cortile fantasticamente illuminato e ricco di trofei e di bandiere un allegro concerto musicale, tenuto gentilmente dalla filarmonica locale, intrattenne la gran folla di giovani e di popolo che non cessava di ammirare la nuova opera e di benedire l'insigne benefattore che l'aveva portata a compimento.

L'Oratorio di Birchircara, aperto ogni giorno ai figli del popolo, è una. vera benedizione per le famiglie, e le molte centinaia di giovani che v'intervengono vanno di giorno in giorno formandosi alla pietà ed allo studio della Religione.

Un plauso al benemerito sig. Notaio Michele Casolari ed alla sua degna consorte, fondatori dell'opera provvidenziale, coll'augurio che il loro esempio trovi generosi imitatori.

Gli Ex-allievi.

LA PAZ (Bolivia). - La domenica 3 luglio s'inaugurò solennemente l'Associazione Ex-allievi nell'Istituto Salesiano. Il pubblico sceltissimo, che prese parte alla festa, applaudì meritamente la buona interpretazione del dramma: Il 4° comandamento eseguito dagli stessi ex-allievi, e tutti gli altri numeri del programma. Il Direttore spiegò il significato del motto della loro bandiera: Religione, Patria, Lavoro, animandoli a perseverare nell'osservanza degli insegnamenti ricevuti negli anni di Collegio. Presiedeva la festa l'eccellentissimo sig. Console d'Italia, cav. Giovanni Torti, padrino dell'inaugurata Società, che ha già sperimentato la bontà generosa del suo protettore. Anche il Governo locale vide di buon occhio il riunirsi. di questo gruppo di baldi giovani, dall'anima piena dei più nobili ideali, approvando gli statuti della nuova Società e somministrando armi e munizioni per la sua sezione di tiro a segno, che s'inaugurò la domenica appresso.

NOVARA. - Gli ex=allievi dell'Istituto Salesiano, desiderosi di unirsi in associazione, colsero l'occasione del XXV dell'ordinazione sacerdotale del loro direttore D. Giov. Battista Ferrando, per radunarsi in fraterno convegno la domenica s 8 settembre. Erano oltre un centinaio.

La cordialità e l'allegria più schietta e profonda fu la nota dominante di ogni parte del ricco programma. A presidente della nuova Unione fu eletto il Sig. Angelo Sacco.

MAROGGIA (Canton Ticino). - Il 25 settembre si radunavano una settantina di ex-allievi del Collegio di D. Bosco di Mendrisio, Balerna e Maroggia; sacerdoti, medici, industriali, professori, avvocati; tutti lieti di rivedere i superiori e gli amici d'un tempo. Dopo un vermouth d'onore ed un giro pel vasto giardino, al suono della campanella si raccolsero tutti ad ascoltare la S. Messa, quindi si assisero ad un'agape fraterna. Tra la più dolce allegria e i brindisi più cordiali, si venne anche a qualcosa di concreto, si posero cioè le basi di un'Associazione, di cui fu proclamato presidente onorario il dott. Casella, e presidente effettivo l'avv. Noseda.

Il lieto convegno si chiuse coli una posa fotografica e con una breve funzione religiosa, preceduta dal canto dell'inno del ringraziamento.

CAVAGLIÀ. - Nella stessa domenica si costituì anche a Cavaglià nel Biellese un'associazione tra gli Ex-allievi delle Scuole Decaroli, la quale inviava piena adesione alla Federazione internazionale. La festa inaugurale si affermò con un ben riuscito trattenimento drammatico.

Notizie varie.

BERNAL (Buenos Aires). - Nel Collegio di N. S. della Guardia ebbe luogo un trattenimento musicodrammatico, brillantemente eseguito dagli allievi di quel collegio. Il programma era prettamente italiano; e in italiano - scrive il Bollettino dell'Itatalica Gens (num. di agosto-settembre) - furono recitati bei componimenti, e con pensiero patriottico la festa fu dedicata alla memoria di Italiani illustri, Cristoforo Colombo e Don Bosco.

PAYSANDÚ (Uruguay). - Ai primi di settembre si inaugurò un nuovo Segretariato- del popolo in quella importante città, che è la seconda della Repubblica. Per la circostanza in una sala del Circolo Napolitano il dott. Giuseppe Serralunga tenne una conferenza sull'Emigrazione e la tutela dell'Italianità, che ripetè la sera dell'8 a Montevideo nella sala della Lega Patriottica Italiana.

La nuova iniziativa, senza dubbio, apporterà un gran bene a quella numerosa Colonia.

PERNAMBUCO (Brasile) - Un nuovo corpo di fabbrica, richiesto dal numero ognor crescente di alunni nel Collegio del S. Cuore, venne solennemente benedetto il 24 agosto u. s. Compì la cerimonia S. E. Rev.ma Mons. Luigi da Britto Vescovo Diocesano, fra un gran concorso di benefattori e di popolo. Il sig. Francesco Andrade Lima, ex-alunno, tenne il discorso di circostanza.

NECROLOGIO

Mons. Giacomo Bertoldi.

La mattina del 15 ottobre, spirava serenamente in Asolo Mons. Giacomo Bertoldi, Preposto della Cattedrale di Asolo, Protonotario Apostolico e nostro buon Cooperatore.

D'ingegno pronto e versatile, di erudizione vasta e di coltura profonda, animo sempre aperto a tutte le opere di carità, fu sinceramente rimpianto in tutto l'Asolano e nella Diocesi Trevigliana.

Una prece per l'anima sua benedetta.

Catterina Belmonte Cussino.

Donna di eletta intelligenza, di soave e delicato sentire e di pietà profonda, dopo un martirio di lunghe sofferenze santamente sopportate, mancava ai vivi la mattina del 3 settembre.

Sposa al sig. Giuseppe Belmonte, fratello del compianto Salesiano Sac. Domenico Belmonte, di v. m., lasciò nel pianto il marito e sei teneri figli, che nelle preclare virtù di una così degna madre avevano nobilissimo e cristiano esempio. Vogliano i lettori unirsi a noi nel suffragarne l'anima eletta.

Teresa Cucchietti Oddenino.

Volò al cielo la mattina del 15 settembre. Aveva 76 anni, ma nella sua mente limpida si trovavano ancora i più bei ricordi di oltre un mezzo secolo della città di Chieri, ov'era nata e vissuta.

La missione di carità e di virtù che ha compiuto, poichè ai bisognosi, ai sofferenti fu larga di conforti materiali e morali e a tutti fu esempio costante di ciò che possa un cuore animato da fede inconcussa, ci affidano della sua sorte beata; tuttavia le imploriamo con affetto un fervente suffragio.

Maria Maddalena Giordano Ved. Cambiaso.

Spirò santamente, come visse, la sera del zq settembre, in età di 73 anni, in Genova. Donna pia e virtuosa, cooperatrice zelante, fu modella di sposa e di madre cristiana. Una prece per l'anima sua

FACCIAMO anche particolari suffragi pei seguenti defunti dal 1° gennaio al 1° aprile 1910.

Gastaldelli Teodora - Tomba Extra, Verona.

Gastaldelli Giuseppe -   »   »   » Gazzera Michele - Levaldige. Gesta D. Giacomo - Almese.

Genia Maria - Torino. .   "" Germanetto Giorgio - Bricco Faule. Ghione Leonardo - Canelli. Ghisalberti Pietro - Sedrina.

Giaccone Catterina - Murello al Martinetto. Giacosa Fraschini G. - Villa S. Secondo. Giordanengo Bartolomeo - Torino. Giordani Pietro - Fossombrone.

Giordanoni ved. Manzoni C. - S. Giov. su Lecco. Girodo Maria - Rubiana. Glatz D. Sebastiano - Merano, Austria. Glerean Assunta - S. Giorgio Latisana. Grimovero D. Valentino - a. Maria Lalonga. Guerrinr Battista - Marone. Guglielmi Carolina - Borgosesia. Guglielmoni D. Bernardo - Fusio.

Hippoliti di Paradiso Bar. Luigi - Borgo, Austria. Ippoliti Anna Maria -- Monterotondo. Ivaldi Giovanili - Torino. Lamoretti D. Valentino - Mauzano, Parma. Lardi Caterina - Le Prese di Poschiavo. Leanza D. Antonio - Cesaro. Leanza Francesco -   » Livati D. Rosario - Mazzara S. Andrea. Lombardi Pietro - Cagolino. Macri Marianna ved. Casolati - Torino. Madalà Giovanni - Torino.

Maloria Clotilde - Chieri.   .. Malvasio D. Luigi - Genova.

Mammana Bua D. Antonio - Patti. Mantegazza Lucia - Riva S. Vitale. Manzoni Giovannina - Borgio. Marana March. Cav. G. - Genova. Marchi Irene ved. Faelli - Maniago. Mari Clementina - Piazza del Golfo. Marocchino Anna u. Cataldi - Vercelli. Marocchio Antonio - Casarze della Delizia. Marti D. Francesco - Corigliano d'Otranto. Mattera Antonio - Fontana. Mattina Teresa - Barrafranca. Mazzola Giovanni - Grana.

Meneghetto Angelina - Rossano Veneto.   ` Mengoni Marinelli Cont. Silvia - Ancoma. Merlizzi Not. Can. D. Giuseppe - Tirano. Messi Luigia - Bonate. Mezzano Zaveria - Castellamonte. Mezzano Domenico - Cortemiglia. Migone D. Alessandro - Genova. Milesi Domenica -- Roncobello. Mina Lucia - Villarbasse. Moderiano D. G. Pievano - Pontebba.. Moletti Luigia - Cerano. Molinari D. G. M. Parroco - Barsizza. Monfrini D. Filippo - Zevio. Montaldo Can. Dott. Agostino - Genova. Moresca Nicola - Torre Annunziata. Moretti Giuseppe -- Morsano di Strada. Moro Battista - Albino. Murru Dott. Antonio - Guspini. Nardini Tommasina - Spezia. Noberini Domenico - Tarsogno. Nucci D. Giuseppe - Talacchio. Olmi D. Gaspare - Genova. Orlando Antonia in Lipari - Alcamo. Osella Domenico - Carmagnola. Ostorero ved. Paola - Torino. Pacini Can. D. Giov. - Firenze. Paolenti Emilio - Filettole. Parizia Giuseppa - Felicetto. Parodi Giuseppina - Primaluna. Patrone D. Francesco - Genova. Patta Maria - Linate. Pedrazzoli Giovanili - Livorno. Pedrotti Giovanni - Mairano. Rautassi Padre Pellegrino - Genova. Ricca Padre Raffaele - Genova.