BS 1910s|1910|Bollettino Salesiano Ottobre 1910

ANNO XXXIV N. 10.   Torino, Via Cottolengo 32.   OTTOBRE 1910.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: Il nuovo Successore di D. Bosco ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane . . . 297 Il nuovo decreto per l'età della Prima Comunione 300 Tesoro spirituale    302 La 38 Esposizione Generale delle Scuole Professionali e Colonie Agricole Salesiane    303

Unioni Ex-Allievi: II) Bologna    306 Il Sistema educativo di D. Bosco . . . 307 LETTERE DI FAMIGLIA: Dal Sud-Africa: L'Istituto Salesiano di Capetown : III) Vantaggi   . 310 DALLE MISSIONI: Matto Grosso: La Tribù dei Bororos: parte Va: La caccia    312 IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Pellegrinaggio spirituale - Grazie e graziati   . 217

NOTE E CORRISPONDENZE: In memoria di D. Rua - Gli orfanelli Siri - Mons. Cagliero in Guatemala - Tra i figli del popolo - Gli Ex-Allievi - Notizie varie - Necrologio e Cooperatori defunti 321

Il nuovo Successore di D. Bosco ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane

Roma, li 3 settembre 191o.

Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici,

VENGO dall'udienza del S. Padre. Dopo aver messo a parte delle soavi consolazioni provate in quei preziosi istanti i diletti miei confratelli i Salesiani, io credo pure doveroso farne cenno agli instancabili sostenitori delle opere nostre che sono i caritatevoli Cooperatori e le gentili nostre Cooperatrici.

Atterrito dall'immenso peso di responsabilità che si volle imporre alle deboli mie spalle eleggendomi a Successore del compianto D. Rua, non appena mi fu possibile volli recarmi a Roma e prostrartisi ai piedi del Vicario di Gesù Cristo per averne, insieme coll'Apostolica Benedizione, conforto ed aiuto. Vi giunsi ieri, e subito fui informato che il S. Padre mi avrebbe ricevuto questa mattina alle 9 3/4.

Inutile dirvi che fui accolto colla più squisita bontà e con quella ineffabile cordialità, che rapisce il cuore di tutti coloro che hanno la sorte di avvicinare il S. Padre. Non contento d'avere inviato ai Salesiani un prezioso autografo, d'aver loro manifestata la sua piena soddisfazione per la concordia di menti e di cuori che aveva presieduto alle elezioni dei Superiori della Pia Società, il Santo Padre Pio X volle ancora mostrare quanta fiducia Egli nutra in cuore riguardo l'avvenire delle Opere nostre. Voglia il Signore compiere i voti ardenti del Supremo Gerarca della Chiesa Cattolica, e ci aiuti a camminare sulle tracce del Venerabile Don Bosco e del desideratissimo Don Rua, come Egli ci ha caldamente raccomandato.

Nè dimenticò il Santo Padre che se ai Salesiani è dato di fare qualche poco di bene, ciò è dovuto, dopo la grazia di Dio, alla vostra industriosa carità, o buoni Cooperatori. A me quindi diede incarico di esortarvi in suo nome a continuare al nuovo Rettor Maggiore la benevolenza che aveste verso Don Rua. Sarà questo un segno evidente che voi siete affezionati non solo alle persone, ma specialmente alle Opere della Pia Società Salesiana.

Ebbe inoltre il S. Padre la degnazione d'inviare a tutti i Cooperatori e a tutte le Cooperatrici una speciale benedizione, auspice dell'immenso affetto che loro porta. Son convinto che la benedizione del Padre comune sarà sorgente feconda di grazie spirituali e temporali per voi e per le vostre famiglie.

Colgo intanto quest'occasione per assicurarvi che pur riconoscendo quanto io sia meschino paragonandomi con quel gigante di carità e di virtù che fu il compianto D. Rua, tuttavia ho la santa ambizione di non essere a lui inferiore nell'affetto e nella riconoscenza che professo e professerò sempre verso i nostri buoni Cooperatori.

Vi prometto infine che insieme coi carissimi miei confratelli e coi buoni giovanetti alle nostre cure affidati, ogni giorno avrò un speciale ricordo di voi nelle mie povere orazioni.

Si degni il Signore esaudirmi e rendervi felici nel tempo e nell'eternità.

Di voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici,

Umil.mo ed obb.mo Servitore Sac. PAOLO ALBERA.

La prima parola che il nuovo Rettor Maggiore della Pia Società Salesiana indirizza ai Cooperatori è un annunzio di benedizioni celesti. Scendano esse abbondanti anche sul suo capo e lo sorreggano nell'alta missione !

A Roma il sig. D. Albera ebbe la consolazione di ossequiare anche l'Em.mo Card. Segretario di Stato, l'Em.mo Card. Rampolla Protettore della nostra Pia Società, l'Em.mo Card. Vives y Tutó Ponente della Causa di Beatificazione e di Canonizzazione del Venerabile Don Bosco, ed altri Em.mi Membri del Sacro Collegio, ricevendo da tutti cordiali accoglienze e prove singolari dì affettuosa deferenza.

La sera del giorno 5 partiva per Milano. Eran troppo importanti le sedute del Congresso Catechistico fissato pei giorni 5-7 settembre a corona delle memorande feste del III° Centenario della Canonizzazione di S. Carlo Borromeo, perchè il Successore di D. Bosco potesse dispensarsi dal prendervi parte. E fu ben lieto di esservi andato, anche pel conforto che ebbe dall'alta stima rìpetutamente mostrata dall'imponente consesso all'Opera di D. Bosco, e per le delicate attenzioni usategli dall'Em.mo Cardinal Ferrari, che volle rivolgesse una parola ai Congressisti, dall'Em.mo Card. Agliardi Legato Pontificio, dall'Em.mo Cardinal Maffi Arcivescovo di Pisa, dall'Em.mo Card. Cavallari Patriarca di Venezia, e da tanti Ecc.mi Arcìvescovi e Vescovi, vari dei quali gli rinnovarono le preghiere fatte più volte al compianto Don Rua di avere i Salesiani nelle loro diocesi.

Il sig. Don Albera fece quindi ritorno a Torino e si pose al lavoro in quelle stesse camerette di Don Bosco, ove per 22 anni lavorò e morì D. Rua e donde lo spirito di D. Bosco ripete a tutti i Cooperatori

- Se avete aiutato me con tanta bontà e perseveranza, ora vi prego di aiutare il mio Successore! Le Opere che col vostro appoggio ho cominciato, non hanno più bisogno di me, ma continuano ad avere bisogno di voi e di tutti quelli che come voi amano di promuovere il bene su questa terra. A tutti pertanto le affido e le raccomando.

Una delle opere, che assorbe maggiormente in questi giorni le cure e le sollecitudini del secondo Successore di D. Bosco, è l'allestimento di una nuova Spedizione di Missionari. I buoni Cooperatori e le zelanti Cooperatrici, che già sanno quanto sieno dispendiose queste evangeliche spedizioni, procurino di accorrere in suo aiuto. Egli accetterà con riconoscenza anche abiti, stoffe, tele, sacri paramenti, e quanto la sperimentata carità dei Cooperatori vorrà e potrà inviargli.

L'indirizzo è il seguente : Rev.mo Sig. D. Paolo Albera, Via Cottolengo n. 32, Torino.

Il nuovo Decreto per l'età della Prima Comunione

Ci affrettiamo a comunicare ai lettori un'altra splendida pagina, scritta dal Regnante Pontefice nella storia disciplinare della Chiesa. Il decreto « Quam singolari Christus amore» emanato l'8 agosto u. s. dalla S. Congregazione della Disciplina dei Sacramenti ha messo in chiarissima luce e sancito con norme sapienti un punto importantissimo nella vita dei cristiani, quale è quello dell'età della prima comunione.

Col decreto Sacra Tridentina Synodus del 2o dicembre 19o5, il S. Padre aveva già dichiarato che il desiderio di G. Cristo e della Chiesa riguardo la Comunione frequente e quotidiana ha per motivo il congiungimento a Dio per mezzo dell'Eucaristia, affinchè i fedeli ne traggano la forza necessaria a vincere la ribellione delle passioni, a rimedio delle leggere colpe quotidiane, e a prevenire la caduta nelle colpe più gravi. Da questa dottrina segue chiaramente - come osservava la Civiltà Cattolica (1) - che l'invito della Chiesa a secondare le santissime intenzìoni di N. S. Gesù Cristo, rivolto a tutti i fedeli (omnes Christi fideles), comprende tutti i battezzati che sì trovano bìsognosi non solo dì riparare ai danni delle mancanze giornaliere, ma, e molto più, di preservarsi dalle gravi cadute, e premunirsi soprattutto contro gli assalti della concupiscenza.

Erano dunque invitati alla Comunione, e alla Comunione frequente e anche quotidìana, tutti i fedeli dal momento che in essi nasce la capacità di peccare, cioè dal prìmo uso di ragione. Ma era così generalmente invalsa la consuetudine di ammetterei fancìulli troppo tardi alla S. Mensa, che occorreva un nuovo documento pontificio per la pratica di questa salutare sanzione. E il documento è venuto, ampio, solenne e d'una chiarezza meravigliosa. Esso consta di due parti : l'una dottrinale od espositiva; l'altra regolamentare o dispositiva. Non avendo ancor per le mani una traduzione ufficiale del mirabile Atto Pontificio, diamo della prima parte un largo riassunto, e della seconda il testo originale, quale venne pubblicato nell'Osservatore Romano.

(1) Ved. Quaderno 1445, pag. 6o6.

Parte dottrinale.

Dopo aver ricordato l'amore particolare di Nostro Signor Gesù Cristo per i bambini, il Decreto dimostra come la Chiesa, per soddisfare questo amore, abbia sempre avuto cura di avvicinare i fanciulli a Gesù Cristo colla Comunione Eucaristica. Fino al secolo XIII essa diede la comunione sotto le specie del vino ai bambini cuando venivano battezzati, come si usa ancora in Oriente, e continuava ad amministrar loro sovente l'Eucaristia, sia immediatamente dopo il clero, sia dopo la Comunione degli adulti, dando ai fanciulli i frammenti del pane consacrato.

Più tardi nella Chiesa latina prima di ammettere i fanciulli alla sacra mensa, si attese che essi fossero arrivati ad un certo uso di ragione e ad una certa nozione dell'augusto Sacramento; ed il Concilio IV di Laterano e quello di Trento sanzionarono questa nuova disciplina. Ma questi Concilii, imponendo l'obbligo di confessarsi e di comunicarsi almeno una volta l'anno, giunti all'età della ragione, non intesero affatto di biasimare l'antico costume di dare l'Eucaristia ai fanciulli anche prima di quell'età.

Senonchè nel determinare l'età della ragione o della discrezione s'introdussero col tempo numerosi errori e deplorevoli abusi.

Venne distinta l'età di ragione richiesta per la Confessione da quella per la Comunione, esigendo per questa una conoscenza più completa delle verità della fede ed una preparazione più lunga ed accurata; e venne fissata l'età di dieci anni, di dodici, talvolta di quattordici e più, interdicendo la Comunione ai fanciulli di minore età.

Siffatte prescrizioni, introdotte col pretesto di onorare l'angusto Sacramento, in realtà ne allontanarono i fedeli, con grave loro danno. Ne avveniva che l'innocenza dei fanciulli, strappata alle carezze di Gesù Cristo, non poteva nutrirsi del succo della vita interiore; e la giovinezza, priva del più potente aiuto, circondata da tante insidie, perdesse il suo candore e precipitasse nel vizio, prima ancora di aver gustato le delizie dei santi misteri.

Nè meno da biasimarsi è l'uso di non confessare i bambini che non si comunicano, o di non dar loro l'assoluzione, lasciandoli così fra i legarvi di peccato forse grave, con grande loro pericolo.

Ma ciò che è ancor peggio, in alcuni luoghi i bambini che non hanno fatto la prima comunione sono privati in punto di morte anche del Santo Viatico ; e, seppelliti secondo il rito dei fanciulli, non godono di tutti i suffragi della Chiesa.

Tutti questi danni son voluti da coloro che insistono più del necessario sulla necessità di straordinarie preparazioni per la prima comunione, non comprendendo che questo genere di prudenza deriva dagli errori dei Giansenisti, che presentavano la Santissima Eucaristia come un premio od una ricompensa e non come un rimedio alla fragilità umana.

La dottrina costante della Chiesa Cattolica fu ben differente. Esposta già nel Concilio di Trento, essa venne più chiaramente inculcata nel decreto 26 dicembre 19o5 della S. Congregazione del Concilio, che ha aperto a tutti i fedeli, vecchi e giovani, un largo accesso alla comunione quotidiana, non imponendo che due condizioni : lo stato di grazia e la retta intenzione.

Non si comprende perché, mentre in altro tempo si distribuivano i frammenti delle Sante Specie perfino ai bambini lattanti, oggi si debba esigere una straordinaria preparazione dai fanciulli che si trovano nelle felici disposizioni del loro primo candore e dell'innocenza, e che più che altri hanno bisogno di quel mistico cibo in causa dei pericoli e delle insidie sì numerose alla nostra età.

Tutti questi abusi ebbero origine dal non aver ben dichiarato quale sia l'età della discrezione, e dall'averne assegnata una per la confessione ed un'altra per la Comunione.

Il Concilio Lateranense, parlando dell'età della discrezione, non distinse tra confessione e Comunione. Quindi come per la confessione si considerò arrivato alla età della discrezione chi può discernere il bene dal male, quegli insomma che è arrivato ad un certo uso della ragione ; così per la Comunione deve dirsi arrivato all'età della discrezione chi giunge a discernere il pane eucaristico dal pane comune ; la quale età è precisamente la stessa, quella cioè in cui si giunge all'uso della ragione.

Tutti gli interpreti del Concilio Laterano l'hanno intesa cosi, e la Storia Ecclesiastica ci dice come molti Sinodi e Decreti Episcopali ammettevano i fanciulli di sette anni alla Comunione. Questa è pur la dottrina di S. Tommaso e dei suoi più autorevoli commentatori, come pure del Sacro Concilio di Trento, del Concilio Romano tenutosi sotto Benedetto XIII, e del Catechismo Romano.

Da tutte queste dichiarazioni una sola e identica dottrina si raccoglie: - L'età in cui si deve ammettere un fanciullo alla Comunione è quella in cui esso giunge a distinguere il pane eucaristico dal pane comune e corporale. Non si richiede una conoscenza perfetta delle cose della fede, ma basta una qualche conoscenza ; nè si richiede il pieno uso di ragione, ma soltanto un certo uso.

Per questo la Santa Sede condannò più volte la dottrina e le usanze contrarie. Pio IX fece scrivere dal Card. Antonelli ai Vescovi di Francia il 12 marzo 1866, per biasimare l'uso che si spargeva di ritardare la prima comunione fino ad un'età avanzata e determinata in antecedenza. Il 15 marzo 1851 la S. Congregazione del Concilio corresse la disposizione presa dal Concilio provinciale di Rouen, che proibiva ai fanciulli di accostarsi alla Sacra Mensa prima dei dodici anni. Più di recente la Sacra Congregazione dei Sacramenti, il 25 marzo 1910 emetteva una decisione al tutto somigliante essendole stato richiesto, se si potevano ammettere alla prima comunione i fanciulli al disotto dei dodici o quattordici anni.

Per tutte queste ragioni, il 15 luglio u. s. la S. Congregazione della Disciplina dei Sacramenti, a distruggere gli esposti abusi e ad ottenere « che i fanciulli si uniscano fin dai teneri anni a Gesù Cristo, vivano della sua vita, ed abbiano così un preservativo contro i pericoli di corruzione » ha sancito queste Norme intorno alla prima comunione dei fanciulli, da osservarsi in tutta la Chiesa (1).

(1) Ved. Osservatore Romano del 29 agosto u. s.

Parte dispositiva.

I. L'età della discrezione, tanto per la Confessione che per la Comunione, è quella in cui il fanciullo comincia a ragionare, cioè verso i sette anni, più o meno, anche meno. Da questo momento comincia l'obbligo di soddisfare al doppio precetto della Confessione e della Comunione.

II. Per la prima confessione e la prima comunione, non è necessaria una piena conoscenza della dottrina cristiana. Il fanciullo dovrà Poi continuare ad imparare gradatamente l'intero catechismo, secondo la capacità della sua intelligenza.

III. La conoscenza della religione richiesta nel fanciullo perchè sia convenientemente preparato alla prima comunione è che capisca, secondo la sua capacità, i misteri della fede necessarii di necessità di mezzo, e che sappia distinguere il pane eucaristico dal pane comune e corporale, affine di avvicinarsi alla Santa Eucaristia colla divozione che comporta la sua età.

IV. L'obbligo del precetto della confessione e della comunione che incombe al fanciullo, ricade sopra coloro che ne sono incaricati, cioè i genitori, il confessore, gli istitutori, il parroco. È dovere del padre o di chi lo sostituisce, e del confessore, secondo il Catechismo romano, di ammettere il fanciullo alla prima comunione.

V. I parroci abbiano cura di tenere una o parecchie volte all'anno la comunione generale dei fanciulli e di ammettervi, non solo i primi comunicandi ma gli altri che, col consenso dei loro genitori o del loro confessore, avessero precedentemente preso parte alla Sacra Mensa. Che per tutti vi siano alcuni giorni d'istruzione e di preparazione.

VI. Tutti coloro che hanno direzione di fanciulli devono aver somma premura di farli accostare spesso alla Sacra Mensa dopo la loro prima comunione e, se fosse possibile, anche tutti i giorni, come lo desidera Gesù Cristo e la nostra santa Madre la Chiesa; e veglino perchè la facciano con la devozione che comporta la loro età. Coloro che hanno questa direzione ricordino il grave dovere di vegliare che i fanciulli assistano alle lezioni pubbliche di catechismo, se non suppliscono in altro modo alla loro istruzione religiosa.

VII. Il costume di non ammettere alla confessione i fanciulli o di non mai assolverli, quando hanno raggiunto l'età della ragione, è da riprovarsi del tutto. Gli Ordinarii avranno cura di far scomparire questo abuso, adoperando anche i mezzi di diritto.

VIII. È un abuso detestabile il non dare il Viatico e l'Estrema Unzione ai fanciulli, dopo l'età della ragione e di dar loro sepoltura secondo il rito dei bambini. Che gli Ordinarii prendano delle misure rigorose contro quelli che non abbandoneranno questa abitudine.

Il 7 agosto il Sovrano Pontefice Pio X ha approvato queste regole; ed ha ordinato di promulgare il presente Decreto. Egli ordina a tutti gli Ordinarii di farlo conoscere non soltanto ai parroci ed al clero ma al popolo, al quale vuole che ne sia letta ogni anno, nel tempo pasquale, una traduzione in lingua volgare. Gli Ordinarii, nei loro rapporti quinquennali, dovranno esporre alla Santa Sede come è osservato il presente Decreto.

Chiudiamo questo articolo col benedire una volta di più la cara memoria di Don Bosco, che colla voce e cogli scritti c'insegnò sempre la stessa verità.

Si tenga lontano - egli scriveva - si tenga lontano come la peste l'opinione di taluno che vorrebbe differire la prima Comunione ad un'età troppo inoltrata, quando per lo più il demonio ha preso possesso del cuore di un giovanetto a danno incalcolabile della sua innocenza. Secondo la disciplina della Chiesa primitiva si solevano dare ai bambini le ostie consacrate che sopravvanzavano nella Comunione Pasquale. Questo serve a farci conoscere quanto la Chiesa ami che i fanciulli siano ammessi per tempo alla santa Comunione. Quando un giovanetto sa distinguere tra pane e pane, e palesa sufficiente istruzione, non si badi più all'età e venga il Sovrano Celeste a regnare in quell'anima benedetta (1).

(1) Ved. Il sistema preventivo nell'educazione della gioventù: II, applicazione del sistema preventivo, VII, pag. 9, edizione del 1877.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'Indulgenza Plenaria:

ogni mese:

1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno ; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona morte;

3) nel giorno in cui si radunino in conferenza;

Dal 9 ottobre al 10 novembre:

1) il 9 ottobre, festa della Maternità di Maria SS. ; 2) il 16 ottobre, festa della Purità di Maria SS.

Inoltre : ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche chiesa) reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità ed un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.

Tutte le indulgenze concesse ai Cooperatori sono applicabili alle Anime sante del Purgatorio; ma pel loro acquisto è richiesta la recita quotidiana di un Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice coll'invocazione: Sancte Francisce Salesi, ora pro nobis.

La IIIa Esposizione Generale delle Scuole Professionali e Colonie agricole Salesiane

DIAMO il cenno promesso (1). Gli Istituti che figurano in quest'esposizione sono quasi 5o, appartenenti all'Italia, all'Europa, all'Asia, all'Africa ed alle Americhe. Le Scuole sommano a più centinaia, e son disposte nell'ordine seguente

I Falegnami-ebanisti occupano quattro sale. Nella Sala Ia che è attigua all'ingresso, e nel tratto di corridoio che le sta di fronte, sono i saggi delle scuole dei falegnami dell'Oratorio Salesiano di Torino-Valdocco e di S. Benigno Canavese - nella Sala IIa e nell'attiguo corridoio quelli delle scuole di S. Pier d'Arena, Verona, Lugo, Oswiecim, Liegi, Firenze, Pernambuco (con alcune curiose ipertrofie, inviate dalla Missione dell'Isola Dawson) - nella Sala IIIa quelli della scuola di Milano e nel corridoio quelli delle scuole di Bogotà, Malta, Betlemme, Alessandria d'Egitto (con alcuni lavori di vario genere eseguiti nelle scuole delle Colonie indigene fra i Bororos del Matto Grosso, i quali fino al 19o2 erano in istato completamente selvaggio) - e finalmente nella Sala IVa (che si trova al 2° piano) i saggi degli alunni falegnami-ebanisti delle scuole di Novara e di Roma.

Le Arti Grafiche occupano due sale, corrispondenti alla sala quinta e seta. Nella Sala Va sono i saggi tipografici delle scuole di Roma, Buenos Aires-Almagro, Buenos Aires-Leone XIII, Arequipa, Pernambuco, Quito, Rawson, La Paz, Alessandria d'Egitto, S. Benigno Canavese, Ibagué, Bogotà, Firenze, Liegi e Cape Town - e nella Sala VIa quelli delle scuole dell'Oratorio Salesiano di Torino, Malta, Messico, S. Pier d'Arena Milano, e Siviglia.

Altri saggi, delle scuole di Bahia, Puebla e Cuyabà, si trovano nel salone superiore. Nel vicino corridoio è disposta

La parte didattica con i saggi dei corsi prescritti dal programma di coltura generale, inviati dalle Case di Liegi, Cape Town, Arequipa, Verona, Firenze, Quito, Alessandria d'Egitto, Roma, Oswiecim, S. Pier d'Arena, Milano, Torino-Valdocco, S. Benigno Canavese.

Nel salone dell'ultimo piano è distesa la mostra dei sarti, dei sellai, dei calzolai e dei legatori.

I Sarti hanno numerosi saggi inviati dalle scuole dell'Oratorio Salesiano di Torino, di Barcellona-Sarrià, Firenze, Castellamare di Stabia, San Benigno Canavese, Milano, Lugo, San Pier d'Arena, Roma, Alessandria d'Egitto, Malta, Spezia, Cupe Town, Novara, Oswieim, Buenos Aires, La Paz, S. Paolo, Bogotà, Siviglia, Liegi, Pernambuco, Betlemme, Quito, Verona e Cuyabà.

I Sellai offrono due esemplari inviati dalle scuole di Bogotà e d'Ibaguè in Colombia.

I Calzolai hanno molteplici lavori delle scuole di Verona, Buenos Aires, Alessandria d'Egitto, Lugo, Bologna, Roma, Oswiecim, San Benigno, Milano, Castellamare, Liegi, Cape Town, Torino-Valdocco, Firenze, Betlemme, Pernambuco, Malta, La Paz, Torino-Martinetto, S. Pier d'Arena, Cuyabà, Quito, Novara, Bogotà, e S. Paolo.

I Legatori offrono anch'essi una mostra interessante mercè il concorso delle scuole di Verona, Bogotà, Quito, Bahia, Milano, Bologna, Betlemme, Alessandria d'Egitto, Siviglia, Cape Town, Buenos Aires-Almagro, La Paz, Puebla, Firenze, S. Pier d'Arena, Torino-Valdocco, San Benigno Canavese, Roma e Cuyabà.

Dal salone si discende al pian terreno, e si entra nella galleria dei Fabbri-meccanici che ha noti lavori inviati dalle scuole di S. Benigno Canavese Oswiecim, Torino-Valdocco, Bogotà, Alessandria d'Egitto, Verona, S. Pier d'Arena, Milano, Liegi, e S. Paolo.

Sul fine di questa galleria sono alcuni saggi delle scuole di tipografia e legatoria di Parma - di quelle di disegno, falegnami ebanisti, intagliatori e fabbri meccanici di La Paz (Bolivia) - e varie fotografie di S. Paolo e di Nitheroy, con diversi saggi di arti grafiche di Nictheroy.

Nell'ultima galleria è disposta la mostra degli Scultori con copiosi saggi e disegni delle scuole di Milano, Torino-Valdocco, S. Benigno Canavese, Londra, S. Pier d'Arena, Montevideo, Quito e Sarrià-Barcellona.

Negli ultimi reparti insieme coi saggi degli intagliatori si hanno pure quelli dei falegnami-ebanisti, dei modellatori e scultori di statue, dei fabbri-meccanici, dei calzolai, dei tipografi compositori ed impressori, e dei legatori di Barcellona-Sarrià, con alcuni lavori in pirografia (fuori concorso). In fine viene la Sezione agricola la quale consta di campioni di prodotti, collezioni didattiche, monografie illustrative, e pubblicazioni di propaganda ; alla quale presero parte le Colonie d'Ivrea, Canelli, Lombriasco, Corigliano d'Otranto, Cremi san, Beitgemal e Fortin Mercedes, le Colonie indigene del Matto Grosso, e le case di S. Benigno Canavese, Siviglia, S. Paolo, Bogotà, Parma, e di Torino-Valdocco con un orticello sperimentale.

Nel giardinetto d'ingresso sorge una « baracca » dei falegnami di Catania, nella quale son raccolti i saggi delle varie scuole di quell'Istituto.

Gli incoraggiamenti profusi da ogni ceto di persone alla nostra iniziativa sono assai numerosi. Gli stessi giornali quotidiani - e innanzi a tutti il Momento, l'Italia Reale, la Stampa e la Gazzetta di Torino - se ne sono intrattenuti più volte con le espressioni più lusinghiere. Citiamo quanto ne diceva la Stampa nel numero dell'8 settembre u. s., pur sopprimendone gli elogi indirizzati a scuole e a lavori in particolare.

« Dell'inaugurazione semplice e solenne della III Esposizione Salesiana e degli scopi, dei programmi e dei modi di funzionamento delle Scuole professionali salesiane, La Stampa, come d'ogni avvenimento elle può e deve aver largo interesse nazionale e sociale, si è ampiamente occupata. A completare l'opera ci pare ora opportuno fare una breve rivista dei risultati pratici e tangibili di queste Scuole salesiane in rapporto coi saggi offerti al pubblico nell'Esposizione, che ha assunto quest'anno una importanza ancor più rimarchevole che nelle passate.

» Noi, come ogni visitatore equanime e sincero, potremo trarre conclusioni ben confortate da speranze di un risveglio intelligente e razionale delle nostre maestranze, quando i sistemi adottati in queste Scuole ed i loro principi pratici vengano attuati su larga scala nell'educazione ed istruzione operaia.

» Gli intenti delle Scuole professionali sono d'una semplicità però tutt'affatto rinnovatrice dei vecchi sistemi: dare all'artigiano la conoscenza perfetta del lavoro, cui si dedica, con una applicazione progressiva ed un progressivo e razionale perfezionamento. Il fanciullo incolto e completamente ignaro del mestiere, cui i parenti o l'Istituto stesso lo vogliono indirizzato, è portato a poco a poco attraverso vari gradi d'applicazione, alla conoscenza completa di tutti i perfezionamenti del suo mestiere e della sua arte. E poichè egli non potrà essere applicato a lavori più perfezionati se non si sarà dimostrato ben fondato e ben sicuro nell'esecuzione dei lavori più elementari, cosi niun dubbio che il giovinetto, diventato operaio con regolare diploma, si potrà veramente dire capace ed abile nell'arte sua, perchè la conoscerà profondamente e coscienziosamente...

» Di questa progressiva istruzione del giovanetto artigiano - istruzione, come i risultati dimostrano, dagli insegnanti impartita con larghezza di idee e modernità di mezzi e di intenti - ha voluto appunto l'attuale Esposizione dare una larga prova...

» Entriamo per esempio nelle sale, dove con squisito gusto estetico, sono stati ordinati i saggi delle scuole dei falegnami. Subito vi troviamo i primi rudimentali lavori dei giovanetti che ancora non hanno superato il primo semestre di tirocinio: sono le intersecazioni prima semplici, poi più numerose e sagomate e complicate. Ogni pezzo porta il nome del piccolo esecutore, colle ore che vi ha impiegato a farlo. Con una interessante progressione il visitatore trova poi lavori semplici ancora, ma meno rudimentali, compiuti da giovinetti che già hanno ottenuto un punto di profitto: sono piccole mensole, pattumiere, porta pietanze, piccoli sgabelli, altri oggetti d'uso pratico, eseguiti con tutta la perfezione possibile, data l'età degli artefici. Man mano i lavori degli allievi dei corsi superiori si fanno più complessi e di maggior mole; sono porte, finestre, intelaiature, vetrine, inginocchiatoi, portafiori, canterani, tavoli a coulisse, servantes, predelle, confessionali, fino all'esecuzione mirabile per eleganza e buon gusto, per precisione e poderosità dell'intiero mobilio di camere da letto, di stanze da pranzo, di salotti, fino agli artistici e pazienti lavori di intarsio dei giovanetti giunti alla fine del tirocinio. In questa sezione dei falegnami ed ebanisti si ammirano saggi veramente felici, che attestano in modo irrefutabile come l'insegnamento ed il metodo siano fecondi dei migliori risultati...

» E questo rimarchevole studio ci offrono tutte le altre sezioni. Nell'arte della stampa, dalle piccole composizioni con iniziali ornate, dai biglietti da visita, piccoli programmi, eseguiti dai giovinetti del primo semestre di tirocinio si sale fino alle impaginazioni accurate e di lusso, alla composizione difficile di intere opere, ai più eleganti disegni tipografici, per cura degli allievi degli ultimi corsi. E così nell'arte litografica

» Entriamo nella grande sala superiore dove sono raccolte altre interessantissime sezioni.

Quella dei sarti, con abbondanti saggi, rende, quasi più degli altri, evidente il sistema praticato dai Salesiani nell'addestramento dei suoi giovani operai. In essa vediamo confezioni d'ogni genere: abiti ecclesiastici, teatrali, militari, da società, da dignitari dello Stato e della Chiesa, e perfino divise esotiche. Accanto a questi saggi di operai, che sono già fatti, i rammendi, le prime imbastiture, le prime prove di taglio, dei giovanetti che sono all'inizio del loro tirocinio.

» Bellissimi campioni, alcuni dei quali rimarchevoli per la loro struttura, che ricorda i costumi dei paesi lontani dove furono compiuti, offre la sezione selleria

» Le più eleganti e fini scarpette da signore posano in belle e numerose vetrine accanto agli scarponcelli da sacerdoti, e agli stivaloni da cavallerizzo. E questa Mostra, organizzata dagli operai calzolai, è ricca e, al dire dei tecnici, notevole... »

Anche nella sezione dei legatori accanto a « mirabili opere d'arte » si hanno « i primi elementari saggi dei piccoli operai che hanno incominciato da poco il mestiere: esemplari di legatura rustica, a incassatura leggera, a incassatura solida, in tela inglese, in tela uso bodoniano, in pelle, in pelle zigrino, con tagli dorati, e poi, mano mano, con rilievi, con decorazioni della copertina e tagli cesellati, piccoli riporti in pelle; e poi le legature in seta, fino a quelle già più lavorate con decorazioni moderne e con lavori eseguiti a piccoli ferri... »

« Nella sezione fabbri=meccanici ammiriamo... alcuni lavori di singolarissima importanza e di fattura superiore » e insieme « saggi di precisione, dimostranti una piena, assoluta capacità e maturità dell'artefice... dati dagli allievi del quarto e quinto anno di tirocinio ».

« Questa progressione razionale e rigidamente osservata nell'educazione dell'operaio, più evidente ai visitatori appare nella sezione degli intagliatori e scultori in legno. Bellissimi saggi di plastica e colossali lavori d'intagliatura e scultura sono accanto ai primi abbozzi dei fanciulletti che da poco hanno il bulino in mano...

» E siamo nell'ultima sezione, che non è certo la meno importante : quella dell'agricoltura. Saremmo per dire che più ancora in questa che in ogni altra sezione si dimostra evidente la bontà e l'efficacia del sistema dei Salesiani di educazione e d'istruzione del lavoratore... »

Unioni Ex-allievi.

II.

Associazione fra gli antichi allievi. (Parma, 1896).

1) Lo scopo dell'Associazione è quello di conservare i vincoli di cristiana frattellanza e il vicendevole buon esempio, tenendo vivo fra i soci il ricordo dell'educazione ricevuta in Collegio, e procurare di diffondere nelle proprie famiglie il soave spirito di D. Bosco.

2) L'Associazione è rappresentata da un Comitato permanente composto di un Presidente, un VicePresidente, un Cassiere, un Segretario e quattro Consiglieri.

3) Le cariche si rinnovano secondo il bisogno o la convenienza, su proposta del Presidente e del Direttore o del Prefetto del Collegio.

4) L'accettazione di nuovi soci spetta al Presidente, dietro approvazione del Comitato permanente e dei Direttore o del Prefetto.

5) Le adunanze saranno assistite dal Direttore o dal Prefetto del Collegio e si terranno dietro invito del Presidente.

6) Tutti gli anni una larga rappresentanza dell'associazione prenderà parte all'accademia, che si suol tenere in Collegio per l'onomastico del Direttore.

7) Sull'esempio degli antichi allievi di Torino si terrà un annuale convegno con agape fraterna.

8) Ogni anno si presenterà l'omaggio di riconoscente devozione al Successore di D. Bosco nella commemorazione del 21 Giugno.

9) Ciascun socio si terrà in relazione almeno epistolare coi superiori del Collegio.

10) Ciascun socio verserà ogni anno una quota per l'acquisto di un ricordo da porsi nella Cappella del Collegio di Parma, per le spese di amministrazione e per costituire la Borsa degli antichi Allievi del Collegio di Parma a favore delle Missioni Salesiane.

11) L'Associazione si propone inoltre di zelare costantemente la diffusione delle Opere e Missioni Salesiane di D. Bosco.

12) Possono far parte dell'associazione anche gli alunni provenienti da altri Istituti Salesiani che dimorassero in Parma e dintorni.

Il Sistema educativo di D. Bosco (1)

Quale è ed in che consiste il Sistema educativo di Don Bosco?

Questo amico della gioventù, nelle sue passeggiate autunnali che furono una splendida forma di apostolato, l'anno 1864 si spinse fino a Genova ; e nel ritorno, dopo essersi fermato a Gavi, ospite del Can. Gaetano Alimonda già celebre per le sue conferenze, sul far della notte del 7 ottobre entrava colla schiera dei suoi giovani a Mornese, ove l'ospitava il zelantissimo Don Andrea Pestarino fino al giorno 11. Uno di quei giorni, e precisamente l'8, il maestro comunale Francesco Bodrato , uomo sui quarant'anni, che erasi preso l'incarico di ordinare quanto occorresse per tutta la comitiva dell'Oratorio, durante il pranzo stava ritto dietro la scranna di Don Bosco per sorvegliare il servizio. Pratico della gioventù, aveva ammirato il contegno famigliare ed affettuoso degli alunni verso il loro superiore, mentre tutti, studenti ed artigiani, conservavano per lui rispetto ed obbedienza. Osservava anche l'affabilità di Don Bosco con essi e non potè far a meno di riconoscere quanto fosse potente l'attrattiva della carità, e il molto che vi era da imparare da quel sistema di educazione.

A questo fine, chiese ed ebbe da Don Bosco un'udienza, per chiedergli qual segreto avesse per dominare in tal modo tanta gioventù insofferente per natura di una disciplina.

E Don Bosco gli rispose:

- Religione e ragione sono le due molle di tutto il mio sistema di educazione. L'educatore deve pur persuadersi che tutti o quasi tutti questi cari giovanetti, hanno una naturale intelligenza per conoscere il bene che loro vien fatto personalmente, ed insieme sono pur dotati di un cuore sensibile facilmente aperto alla riconoscenza. Quando si sia giunti con l'aiuto del Signore a. far penetrare nelle loro anime i principali misteri della nostra S. Religione, che tutta amore ci ricorda l'amore immenso che Iddio ha portato all'uomo; quando si arrivi a far vibrare nel loro cuore la corda della riconoscenza che gli si dee in ricambio dei benefici che ci ha sì largamente compartiti; quando finalmente colla molla della ragione si sieno fatti persuasi che la vera riconoscenza al Signore debba esplicarsi coll'eseguirne i voleri, col rispettare i suoi precetti, quelli specialmente che inculcano l'osservanza dei reciproci nostri doveri, creda pure che gran parte del lavoro educativo è già compiuto. La religione in questo sistema fa l'ufficio del freno messo in bocca all'ardente destriero che lo domina e lo signoreggia; mentre la ragione fa l'ufficio della briglia che premendo sul morso produce l'effetto che se ne vuole ottenere. Religione vera, religione sincera che domini le azioni della gioventù ; ragione che rettamente applichi quei santi dettami alla regola di tutte le sue azioni ; eccole in due parole compendiato il sistema da me applicato, di cui ella desidera conoscere il gran segreto.

Al fine di questo discorso il maestro Bodrato, dopo breve riflessione, rispose sorridendo

- Reverendo signore, con la similitudine del saggio domatore dei giovani polledri, Ella mi parlava del freno della religione e del buon uso della ragion, a dirigerne le azioni tutte. Questo va benissimo; parmi però che mi abbia taciuto di un terzo mezzo che sempre accompagna l'ufficio del domatore dei cavalli, voglio dire della inseparabile frusta, che è come il terzo elemento della sua riuscita.

A questa osservazione D. Bosco soggiunse

- Eh caro signore, mi permetto osservarle che nel mio sistema la frusta, che ella dice indispensabile, ossia la minaccia salutare dei venturi castighi, non è assolutamente esclusa; voglia riflettere che molti e terribili sono i castighi che la religione minaccia a coloro che, non tenendo conto dei precetti del Signore, oseranno disprezzare i comandi; minaccie severe e terribili che ricordate sovente, non mancheranno di produrre il loro effetto, tanto più giusto inquantochè non si limita alle esterne azioni, ma colpisce eziandio le più segrete ed i pensieri più occulti. A far penetrare più addentro la persuasione di questa verità si aggiungano le pratiche sincere della religione, la frequenza dei Sacramenti e l'insistenza dell'educatore; ed è certo che coll'aiuto del Signore si verrà più facilmente a capo di ridurre a buoni cristiani moltissimi, anche fra i più pertinaci. Del resto quando i giovani vengono ad essere persuasi che chi li dirige ama sinceramente il vero loro bene, basterà ben sovente ad efficace castigo dei recalcitranti un contegno più riserbato che ne addimostri l'interno dispiacere di vedersi mal corrisposto nelle paterne sue cure... Creda pure, caro mio signore, che questo sistema è forse il più facile ed è certamente il più efficace, perchè colla pratica della religione sarà anche il più benedetto da Dio. A dargliene una prova palpabile, mi fo ardito d'invitarlo per qualche giorno a vederne l'applicazione pratica nelle nostre case. Le do libertà di venire a passare qualche giorno con noi e spero che alla fine della prova ella potrà assicurarmi, che quanto le ho detto è sperimentalmente il più pratico ed il più sicuro sistema.

Queste parole fecero grata impressione al maestro Bodrato, il quale, recatosi a visitare l'Oratorio, fu talmente rapito della carità di D. Bosco che si fece Salesiano e sacerdote, e mori superiore delle Missioni Salesiane nell'Argentina.

(1) Dopo averne trattato diffusamente (ved. Bollettino, anno 1909, pag. 74, 99, 135, 198, 259) aggiungiamo ora queste brevi spigolature, le quali, mentre serviranno a meglio lumeggiarlo , varranno anche a rinfrescarne la memoria in un tempo cosi opportuno , come è questo del riaprirsi delle scuole e degli Istituti di educazione.

*

Due riflessioni.

Il ch.mo prof. D. Francesco Cerruti, in un caro opuscolo, dedicato al nuovo Successore di D. Bosco ed offerto ai Salesiani, dopo aver inculcato la pratica del sistema preventivo, ha queste importantissime osservazioni

« Riteniamo (egli dice) :

» a) che prevenire non vuol dire indulgere bonariamente, nè lasciar correre le cose per la loro china, pur di non incomodarci od attirarci odiosità, nè sopratutto lasciar i giovani abbandonati a se stessi. Questa è pigrizia, non già applicazione delle massìme educative di Don Bosco. Egli, il buon Padre, lasciò scritto che, informati gli allievi delle prescrizioni e de' regolamenti dell'Istituto, occorre sorvegliare in guisa che essi abbiano sempre sopra di sè l'occhio vigile del Direttore e degli assistenti, che, come padri amorosi, parlino. servano di guida ad ogni evento, diano consigli ed amorevolmente correggano; che è quanto dire, mettere gli allievi nell'impossibilità di commettere mancanze.

La vigilanza nostra insomma sia attiva nell'osservare e pronta nel correggere, ma sempre paterna, schietta, confortatrice

» b) che la pratica del sistema preventivo è tutta appoggiata, come ci lasciò Don Bosco, sulla carità, che è paziente e benigna e tutto spera e tutto soffre. Lungi quindi da noi la teoria falsa, esiziale e contraria al sistema preventivo, la teoria cioè de' delinquenti nati. Sono naturalmente, intrinsecamente ineducabili, si dice, refrattari a qualsiasi forma di educazione; dunque abbandoniamoli. Questa è la teoria dell'orgoglio disposato alla pigrizia. No, miei fratelli, non esiste per D. Bosco, come in generale pe' pedagogisti ed educatori assennati, da Quintiliano a' giorni nostri, nè deve esistere pei figli di D. Bosco una delinquenza originaria, refrattaria assolutamente e intrinsecamente all'educazione, presa questa nel suo largo, ma vero significato. Esistono, purtroppo, degli individui, de' giovanetti, che, per un cumulo di circostanze, per lo più non imputabili ad essi, ci appaiono restii, quasi incorreggibilmente resistenti all'opera dell'educatore. Ma se questi, armatosi per prima cosa di spirito di sacrifizio e di una grande dose di pazienza, saprà pigliarli con cristiano affetto, senza antipatie come senza parzialità, scrutarli con benevolenza, intuirne le tendenze, studiarne a fondo il carattere e a seconda di questo regolare la sua azione, ora frenando, or incitando, gli uni scuotendo, gli altri temperando, tutti poi animando, nessuno mai scoraggendo, da tutti, dico da tutti senza eccezione, egli potrà ricavare un risultato educativo sufficiente... ».

Un bell'omaggio.

Quanto sia vera l'ultima osservazione e appoggiato anche da quanto aggiungiamo.

Ci venne gentilmente comunicato il 1° fascicolo stampato dall'Associazione Cesare Beccaria, di Milano, dal titolo « Studi penitenziari - 19o8 », edito lo scorso anno e contenente tre conferenze: I minorenni in carcere, del sac. Dott. Alessandro Bianchi; La tutela del detenuto, del dott. Luigi Anfosso; La giustizia penale e il sistema penitenziario, dell'avv. Ettore Salvi; e quattro Allegati, tra cui (il IV): Appunti del dott. Lorenzo Ellero sui detenuti detti incorreggibili. Ora l'onorevole Ellero, analizzando i quesiti proposti dal direttore generale delle carceri comm. Alessandro Doria, rende omaggio al sistema educativo di D. Bosco, nei termini seguenti:

» Sono ben lontano dal baloccarmi nel roseo sogno di una universale giulebbosa sentimentalità, ma son fermo nel credere, malgrado tanti esempi di umana perfidia e riottosità, che il seme fecondo di possibili rinsavimenti morali sia dato essenzialmente dall'autore - da quell'amore verso il prossimo che pure in grembo alla moderna civiltà è ancora per molta parte o formola verbale, segnacolo in vessillo, o anche materialità di atti, ma ancor poco spirito compenetrato, infiammato e infiammatore.

» Poche letture mi hanno così profondamente impressionato come quella delle poche note lasciate da Don Bosco circa l'educazione dei soggetti traviati. Memorie che ripetono il loro immenso valore dal fatto di essere dettate da uno che non fu un attivo sognatore ideologo, ma fu bensì un idealista impastato di attuoso positivismo, animatore e creatore di un'opera umana poderosa, che pochi veramente conoscono, e per la quale quello spirito imparziale e generoso che è Cesare Lombroso non esitò ad assegnare a Don Bosco uno dei primissimi posti fra i pochi che tentarono e iniziarono e fruttuosamente svolsero un razionale sistema di emenda e di redenzione.

Ebbene, si resta davvero ammirati e pensosi nello scorgere i prodigi che quell'uomo seppe ottenere sopra migliaia di esseri umani con un minuscolo rudimentale bagaglio di norme regolamentari ma con una scorta doviziosa di amore sapiente, di tatto intuitivo, di accorgimento psicologico, talchè la sua opera, anziché uniformemente e meccanicamente regolamentare, fu varia, complessa, ricca di sagaci estemporaneità, plasmata sempre sulle varietà individuali dei soggetti, su cui si esercitava.

» E quanta, quanta sapienza nel far sentire sempre il fuoco sacro dell'amore anche nella indeprecabile necessità di una punizione!

» Ah! possiamo bensì, in piena buona fede credere santissima l'ira che fa vibrare il nostro atto punitore, ma pur troppo di quanta egoistica nervosità essa è inquinata! E una facile santità questa; ed è ben più ardua e faticosa santità quella che infliggendo un castigo , lo fa derivare tutto tutto da un immanente e caldo sentimento d'ancore. E quali effetti disparati da queste disparate musicalità spirituali di sanzioni punitive!

» Molti per converso forse arriccieranno il naso nell'udire queste parole: castigo, punizione, perchè compenetrati dal moderno sentimento che l'istituto penale deve spogliarsi del tradizionale spirito vendicativo per informarsi sempre più ad un concetto curativo morale, trovano nella parola e nel fatto di punizione un sapore ingrato, antipatico, ripulsivo.

» Questi, certo in buona fede, sono vittime di un linfaticismo dottrinario, che impedisce a loro il contatto visivo rasentale colle realtà psichiche umane. Non ravvisare la parte legittima che spetta al fenomeno punitivo nella complessa terapia morale, vuol dire sognare ad occhi aperti a mille e mille metri sopra il livello delle realtà umane. Probabilmente costoro, ove dovessero discendere dalle nebbie della speculazione astratta e fossero obbligati a vedere davvicino le molte e multiformi protervie umane, e star loro a contatto per infrenarle e disciplinarle, oh, allora probabilmente quale brusco cambiamento o magari inversione di polarità avverrebbe nel loro spirito! forse essi, destandosi improvvisamente dal loro sogno di cattiva digestione ideologica, passerebbero all'eccesso opposto, coree il pendolo che oscilla e cambia da mi estremo all'altro, passando, senza fermarsi, pel giusto mezzo, rinnovando in altre fogge lo spettacolo del manzoniano Capitan di Giustizia che, sotto la determinante di una sassata alla protuberanza metafisica frontale, convertì la parola e più il pensiero di bravi figliuoli in quello di: Ah, canaglie!

» E perciò sapienza punitiva amorosa e sobria sì, ma fare a meno dell'elemento punitivo è una utopia, è un non senso della dinamica umana.

Noi potremo bensì scorgere in tanta delinquenza dei fattori psichici organici, delle fatalità di ambiente, e dobbiamo occuparcene, preoccuparcene e provvedere, ma il sistema di considerare sempre i delinquenti non come colpevoli, ma semplicemente come vittime, e farlo loro sentire, vuol dire trascurare e addormentare quella voce intima subiettiva, quel fenomeno di coscienza, che per quanto subiettivo è un fenomeno positivo, per la semplice ragione che esiste, e tutti lo sentiamo, e che è il dinamometro sensitivo delle nostre azioni di bene e di male, lo stimolo fecondo di soddisfazione o di rimorso. Bisogna insomma che sia alimentato il senso di riparazione in coloro che di molto o di poco hanno recato offesa e danno al corpo sociale. Bisogna concepire il determinismo psichico in modo ben unilaterale e semplicista, per non comprendere come nello stesso. concetto ampio e illuminato di determinismo abbia una parte essenziale lo sviluppo della umana personalità, che oggettivamente si chiama influenzabilità psichica, e subiettivamente è la coscienza del nostro io nel senso del dovere, nello sforzo volitivo a proseguire ciò che è bene, nel resistere alle suggestioni di ciò che è male.

» Ciò posto, parmi che quanto più nella riforma dei nostri sistemi carcerari ci avvicineremo al duplice risultato: semplificazione e riduzione delle macchinose norme regolamentari, e intensificazione dell'opera morale diretta da parte del personale tutto, superiore e subalterno, tanto più ci avvicineremo alla più fruttuosa integrazione di reddito pel bilancio morale della vita carceraria. Giacché gli attuali regolamenti , benchè sfrondati di certi rigorismi brutali e bestiali che richiedevano la semplice sapienza psicologica di un accalappiacani, sono obesi ancora di tanta casistica logismografica di tutte le possibili mancanze del carcerato e di parallele sanzioni punitive, hanno una così artificiosa graduatoria di infrazioni e di punizioni, la quale, nel mentre contrasta colla variabilità e relatività di contenuto in una stessa azione umana esteriore, inceppa e impedisce quella salutare ed efficace autonomia di selezione dei mezzi, che dovrebbe, entro certi limiti, essere lasciata a chi ha il governo della popolazione carcerata.

» Se Don Bosco fosse stato obbligato ad infilare la sua via sui binari dei ferrei e casistici regolamenti governativi, ne sarebbe stato il primo contravventore, e sarebbe stato licenziato come funzionario inabile ! (1) »

Noi quindi ripetiamo con Don Bosco a quanti Cooperatori hanno figliuoli da allevare o giovanetti da educare:

« Il sistema preventivo sia proprio di noi. - Non mai castighi penali, non mai parole umilianti, non rimproveri severi in Presenza altrui. Suoni la Parola dolcezza, carità e Pazienza. - Non mai parole mordaci, non mai uno schiaffo, grave o leggero. - Si faccia uso dei castighi negativi, e sempre in modo che coloro che sono avvisati diventino amici nostri più di prima e non partano mai avviliti da noi! »

(1) Ved. op. citato, pag. 74 e 75.

Lettere di famiglia.

DAL SUD-AFRICA.

L'istituto Salesiano di Cape Town.

III (1).

Necessità e vantaggi della nuova fabbrica. (Lettera del sac. Enea Tozzi).

Cape Town, 31 maggio 191o.

REV.MO SIG. DIRETTORE,

LE scrivo nella storica giornata dell'Unione del Sud-Africa. In avvenire il 31 maggio sarà festa nazionale. Il Capo, il Natal, l'Oranage, il Transvaal non saranno più Colonie, ma una nazione con un Parlamento, un Senato e un Ministero unito, sotto un Governatore Generale nominato dal Re d'Inghilterra. Dal Capo al Zambesi siam tutti fratelli; non più confini, non più lotte o coi dazi o colle cartucce, ma un nuovo popolo con tutte le franchigie di una nazione cresciuta sotto la bandiera d'Inghilterra. Una Colonia cresce, si sviluppa a spese della Madre Patria; è di là che riceve il pensiero direttivo e la volontà che s'impone con le finanze che sviluppano le risorse latenti in una contrada che è ancor sulla soglia della civiltà. Ma quando il nuovo popolo giunge alla virilità, leva il capo e dice : « son capace di governarmi da me! » e s'incammina con intrinseca energia pel cammino del progresso, con gloria della Madre Patria.

Ed oggi, in tutta questa regione, superiore di assai a quella dell'Italia, i popoli vari per lingua e per religione son raccolti attorno agli altari ad invocare la benedizione dell'Altissimo. Tutti i nostri legislatori, tanto Inglesi che Boeri, con cuore trepido ma fidente, affrontano il futuro, volgendo prima lo sguardo e la preghiera a Dio, Re degli eserciti e Reggitore dei popoli.

La Capitale Amministrativa, sede del Governatore Generale, il visconte Gladstone, e del Ministero, sarà Pretoria; la Capitale Legislativa, sede del Senato e del Parlamento, sarà la storica metropoli del Sud-Africa, la città di Cape-Town. E questa, di una duplice capitale, non è la sola contraddizione di un'unione incipiente, poichè per ora sono esclusi da ogni diritto o franchigia i popoli indigeni; il che potrà essere sorgente di gravi lotte intestine, se l'avvedutezza e la generosità dei legislatori non saprà prevenirle. Qui dunque si affaccia il grave problema dell'Evangelizzazione dell'Africa. Il Continente Nero, l'ultimo a spezzare le catene della schiavitù, è anche l'ultimo a ricevere la luce del Vangelo. Al nord e all'est i popoli Mussulmani formano una barriera alla civiltà ed alla religione; e la civiltà ed il progresso non hanno ancora miglior porta per penetrare nell'Africa che quella del Capo. Anche adesso squadre di Ufficiali e lavoranti belgi che si recano nell'interno del Congo vanno a quei paesi per la via del Capo.

Ma non era questo l'unico intento di questa mia; voglio anche parlarle del nostro Istituto in costruzione.

La fabbrica del medesimo riceve un certo colore nazionale sorgendo nell'anno dell'Unione. Allo scopo di raccogliere i fondi necessari, oltre l'appello rivolto ai nostri benefattori per mezzo del Bollettino, abbiamo iniziato un corso di conferenze nella Cattedrale di Cape Town la prima domenica di maggio. Alcuni giorni prima erasi celebrato nella stessa un solenne ufficio funebre pel nostro indimenticabile Superiore e Padre don Rua. Il servizio all'Altare e la schola cantorum erano del nostro Istituto; e Sua Ecc. Rev.ma Mons Rooney assistè dal trono alla cerimonia e compì le esequie.

La domenica dopo, salendo io in pulpito, nell'esordire unii in un medesimo lutto e in uno stesso rimpianto la memoria del venerato nostro Rettor Maggiore e di Sua Maestà il Re d'Inghilterra Edoardo VII, morto il giorno innanzi. E dissi come quella stessa pietà che ci poneva nel cuore e sul labbro la prece per i due grandi estinti, ci invitava anche ad esser generosi con i poveri orfanelli; e come la carità aveva ispirato la vita e l'opera del Ven. Don Bosco, e mercè la carità di tutti i buoni essa ebbe sviluppo, così ne attende la continuazione. Conchiusi pregando ognuno a contribuire secondo i suoi mezzi all'erezione del nuovo istituto, e chi non poteva dar subito un'offerta conveniente, a promettere un'elemosina mensile durante la fabbrica. La chiesa era gremita ed i nostri bravi cattolici diedero uno splendido saggio della loro carità. Gli operai, i soldati, i poliziotti, e persino i braccianti si tassarono con una offerta mensile! Voglia il Signore rimunerare tanto buon cuore.

Ma in un paese protestante, dove i cattolici debbono essi mantenere chiese e sacerdoti, e scuole e maestri, non si può aspettare tutto. E quindi dai paesi cattolici elle dobbiamo riprometterci un aiuto generoso, un valido contributo a coronare l'impresa. Intanto si son gettate le fondamenta in cemento e le muraglie vanno crescendo a vista d'occhio; il pian terreno è già quasi all'altezza del soffitto.

La fabbrica sorge nel centro del rione abitato dagli Italiani, di modo che avremo maggior facilità di aiutare questi nostri connazionali, che se non sono numerosi appartengono però alla classe più bisognosa. Ma non è tanto il pane materiale che loro manca, quanto un aiuto morale che li metta al livello di chi con un'educazione migliore e con la pratica della religione vive secondo le norme del nome cristiano.

La nostra azione fra loro è presentemente molto modesta e limitata. Abbiamo un Segretariato del Popolo e si fa quel bene che si può a questo e a quello, sopratutto coll'ottenere ai malati l'ammissione all'ospedale e medicine e servizio medico gratis. Ma son ridotti assai di numero; di tre mila che erano anni sono, ve n'è rimasto poco più di un decimo, e noi abbiam dovuto abbandonare anche la scuola serale, dacchè cominciò l'esodo per quella crisi finanziaria che solo ora va cessando in fierezza. Non possiamo nemmeno far più la festa che eravamo soliti di celebrare durante il tempo pasquale, quando radunati in Cattedrale essi compivano insieme il sacro precetto. Per alcuni anni ne abbiamo contati fino a trecento alla bella cerimonia; e finita la funzione, si recavano in corpo all'Istituto, ove alle note dell'Inno Reale univano gli Evviva l'Italia i più cordiali ed ardenti ch'io abbia udito. Quando avremo compiuto la fabbrica, potremo anche dare al Segretariato una propria sede.

Lo sviluppo dell'Opera nostra sarà di grande vantaggio anche ad altri immigrati, ad es. ai tedeschi. Due volte il Governo Coloniale offerse ad agricoltori Tedeschi, per attrarli a venire a stabilirsi al Capo, terre da coltivare, promettendone loro la proprietà dopo un certo numero d'anni. La prima Colonia fu formata nella Caffreria dopo la guerra di Crimea; erano tedeschi che avevano combattuto da volontari sotto la bandiera inglese. Questi fecero ottima riuscita, ed allo scoprirsi dei diamanti a Kimberley e dell'oro nel Rand, ove ora sorge la prospera Joannesburg, furono i primi nella gran ressa per conquistare ricchezze. Ma le famiglie che formarono la seconda colonia nelle vicinanze di Cape Town, nella parte Occidentale della Colonia del Capo, a Claremont, non furono così fortunate. Il terreno loro assegnato è sabbioso; e, senza risorse, senza strade, quelle famiglie ancor adesso non possono dirsi benestanti. Fra queste ve n'erano alcune cattoliche, provenienti dalle provincie del Reno e della Westfalia, le quali rimasero sempre senza prete ed anche adesso non potrebbero averne alcuno. Noì ìnvitatì a prender cura per alcuni anni di un podere e di una casa abbandonata da chi andava in cerca di miglior fortuna, ne approfittammo per mandarvi uno dei nostri sacerdoti con grande sollievo e consolazione di Mons. Rooney. Per qualche tempo quel posto ci servì di piccola casa di formazione e di villeggiatura pei nostri ragazzi, ma uno dei nostri preti vi è sempre andato e continua regolarmente a recarvisi la festa, dando a quella gente comodità di assistere alla Santa Messa, ricevere l'istruzione religiosa e preparare i piccini alla frequenza dei SS. Sacramenti. Ora vi sono circa sessanta cattolici, mentre alcuni anni fa una famiglia sola era rimasta cattolica; ed una sola famiglia un tempo cattolica continua a frequentare la chiesa luterana. Speriamo di poter fare anche per loro qualche cosa di più, se potremo dare il desiderato sviluppo all'opera nostra.

Anche una special categoria di orfanelli si ripromette non pochi vantaggi dalla nuova costruzione. Da un paio d'anni abbiamo affittato una casa attigua all'Istituto per collocarvi i sordo-muti orfani dei dintorni, poichè in nessun altro modo essi avrebbero potuto avere le lezioni delle Suore Domenicane; mentre adesso apprendono pure un mestiere e son sorvegliati ed educati con ogni cura. Essi sono in contatto coi nostri giovani solo nei laboratori, mentre in dormitorio, in refettorio e in cortile sono intieramente separati. Ci sembra che così riescano meglio, poichè essendo i poveretti naturalmente sospettosi di quelli che più fortunati di loro possono spiegarsi coi suoni della favella, non saprebbero evitare i dispetti e le risse; mentre in questa guisa il loro carattere diffidente ed iracondo viene modificandosi mercè un trattamento franco e mite. Sono però molto pii e, quando pregano, commuovono chi vede dipinti sui loro volti ed espressi nei loro segni quegli affetti e quei sentimenti, che le distrazioni spesso tolgono all'abituale espressione delle nostre orazioni. Anche la loro gratitudine è sentita; il loro grazie, che esprimono portando la sinistra al cuore mentre colla destra si toccano le labbra, è una vera effusione di riconoscenza.

Possano le loro preghiere e quelle dei nostri giovanetti ottenere molte benedizioni sui nostri benefattori e su tutte quelle anime buone che ci vengono e ci verranno in soccorso nella costruzione del fabbricato, che ogni dì più vediamo necessario dopo tredici anni passati in case poco o nulla adatte, e tutte in affitto!

Ella pure ci raccomandi alla carità ed alle preghiere dei Cooperatori, e si abbia i più vivi ringraziamenti del

Suo aff.mo in G. C.

Sac. ENEA Tozzi.

DALLE MISSIONI

MATTO GROSSO (Brasile)

La tribù dei Bororos.

(Studio del Sac. Antonio Malan).

PARTE Va. - La Caccia (1). SOMMARIO - Canti preparativi - Ordini del Cacico - Partenza per la caccia - Il ritorno dalla caccia - Festeggiamenti - Credenze superstiziose - Scongiuri sulla carne e sulla frutta.

(1) La 1a e 2a parte vennero pubblicate nei numeri di febbraio, aprile e maggio dell'anno 1907; la 3a parte nei numeri di settembre 19o8 e marzo e maggio 1909 ; la 4a parte nel luglio 1909.

Canti preparativi alle caccie.

Ammettendo i Bororos la metempsicosi o il passaggio delle anime in altri corpi, le caccie, oltre il fine primario, cioè il sostentamento, hanno anche per fine la liberazione delle anime incarnate nelle fiere, come nelle onças, antas, jaguatericas, ecc.

Le caccie hanno luogo dopo la morte di qualche indio e precisamente il mattino che segue la sepoltura del medesimo, ma si compiono anche in altri tempi dietro ordine del Bari, ora per celebrare la memoria di anime da tempo libere, invocandone la protezione nella caccia; ora per liberar quelle, che secondo la parola del Bari sono ancora in istato di trasmìgrazione. In questi casi, come pur in quello di carestia, il Bari ne dà avviso ad uno incaricato delle disposizioni della caccia: e questi, al tramontare del sole, grida ad alta voce:

- Bari acoe pà iago Boe paruddo (il Bari ha detto di tenerci pronti per la caccia).

- Tagaiddure? (vi piace?)

- Huh! (Sì).... gridan tutti con scatto e con voce prolungata, unisona e clamorosa. Giunta la notte, si radunano nel Bai Managageggeu (o casa grande delle riunioni) e sotto la presidenza dell'Aroé Torari o Bari subalterno incomincia il boe-ra (o canto della convocazione delle anime) accompagnato dal rauco suono della pana (una specie di flauto). Sul fine di ogni strofa sale un vociar infernale per accelerare la venuta delle anime! E il canto continua sempre più forte da parer un insieme di ruggiti di fiere più che voci umane. Alla fine della prima parte gli aroé cugure (gli spiriti) s'impossessano dell'Aroé torari, il quale rimane incapace di proseguire, per cui con voce soffocata e disperata come quella d'un ossesso (e tale si potrebbe dire che è realmente) emette queste grida precipitosamente:

- Hàhàhà! hèhèhc! hehèhè! hihihi! hèhèhè! hohoho !

Sono esclamazioni di dolore, quasi pegno dell'ossessione. Allora un indio gli offre, entro una zucca o entro un vaso di terra cotta, acqua fangosa e sigari che egli beve e fuma in compagnia delle anime. Calmate con tale antidoto, il serviente gli cinge il parico, ed egli impugna i bapodogue (sonagli) e in una melodia molto cadenzata comincia a cantare

- Aroé paduné Bacororó todaugué ett'aregodduré! (le anime che abitano in Bacororó arrivarono). Aroé paduré Itubori tadaugué ett'aregodduré! (le anime che abitano in Itubori arrivarono). Aroé paduré Manori tadaugué ett'aregodduré! (le anime che abitano in Manori arrivarono) ; e così di seguito, finchè non ha enumerato i nomi di tutti i regni delle anime recentemente arrivate (1). Finita l'enumerazione prende a gridare:

- Hahé, hehó, hahé, hehó, hahé, hehó...

È l'invito agli spiriti a parlare. Dopo un po' tace all'improvviso, mentre in tutto il corpo trema fortemente. E lo sforzo necessario per profetare. E finalmente parla. Le prime voci non son parole, ma suoni strani mai uditi, estranei al patrimonio stesso dell'idioma indigeno, che finiscono quasi sempre in queste frasi:

- Aroé macoré boedu maere modduie mae brae equidagoddo modde boeche, (lo spirito ha detto che gli indii vivranno molti anni, ma che i civilizzati li stermineranno).

Fatte poche eccezioni le frasi che risuonano sull'avvenire della tribù son quasi sempre le stesse, sia perchè gli indii vi prestino più cieca obbedienza, sia perchè non si allontanino dalle tradizioni. Povera gente!

Dopo una ben lunga pausa, quasi per udire quello che dicono gli spiriti, soffia fortemente sopra se stesso e si friziona il corpo con saliva, per il calore che gli spiriti gli fanno soffrire; infine geme brevemente ed a voce bassa esclama: - Hieh! hieh! (ahi ! ahi!) E subito dice la profezia sulla caccia in questi termini, emessi con una celerità indescrivibile:

- Nanananà nanananàh! nininininininininìh! Aroé macoré adogo dogué ett'aregoddure muré itoguru paga ladda! (ah!... eh! lo spirito disse che già arrivarono giaguari (tigri) e che già stanno alla sorgente di un torrente (1).

Ciò fatto, chiana da bere e da fumare, per dare da bere e fumare agli spiriti, giacché è credenza degli indii che non è già l'individuo che fuma e beve, ma le anime entrate nella persona dell'ossesso. Quando le anime si sono soddisfatte, pare che in procinto d'andarsene lascino qualche consiglio che, più o meno, è sempre dello stesso tenore: per es.: - Ta ro caba nonna brae ta ro iaguddure (non fate come i civilizzati vi comandano di fare) ; mare taedurugaddu nonna boe nogae taediaguddure (ma vivete sempre come gli indii vi insegnarono a vivere). E subito segue il commiato in queste voci, dette con calma: - Ho ho ho hoh!

Accade alle volte che alla convocazione dell'Aroé torari succeda la profezia del Bari. La vera ragione del fatto non è ancor definitivamente ben chiara. Gli uni l'attribuiscono alla solennità dell'occasione, gli altri al mal esito della convocazione dell'Aroé torari. In ambo i casi gli indii ascoltano timidi ed avidi la profezia (2) emettendo in fine rumorose grida di gioia.

(1) Ved. l'elenco dei regni sul finire della IIIa parte (Boll. di maggio 1909, pag. 149).

(1) Il Bari profetizza invaso da Burecaibo e Maereboe. Dà pure i messaggi delle anime, ma queste non entrano in lui, s'avvicinano solamente: mentre l'Aroé torari profetizza invaso dalle anime (aroe cugure,) senza comunicare con Bucrecaibo e Maereboe.

(2) La frase profetica varia a seconda delle varie specie di caccie e del luogo promettente abbondante cacciagione. Ad esempio, ora son giaguari, ora porci selvatici, ora tapiri e giaguari; e quindi ora nell'interno delle foreste, ora alle sorgenti dei fiumi e dei torrenti, ora nei campi ecc.

Ordini del Cacico.

Finita la convocazione e il resto del canto, uno dei cacichi, con voce lenta, grave, ed in tono oratorio dà gli ordini disciplinari della caccia, più o meno in questi termini:

- Tagui Migera nur'imi ducoddirinagoinno Vostro capo sono io perciò vi

tai, la via pagadd'ihuadarugí. Baroguato re, la parlo, voi ascoltate la mia parola. Domani voi

ro, modde nonna iuo ma gai la re jaguddure. farete come io vi comanderò di fare.

Cheu ure tuguiddogoddu modde barogo gi togi u Colui che frecciar dovrà la fiera primo

baroguato, iaboreu modd'ema. domani, quel tale sarà lui.

E indica il prescelto (1).

E prosegue determinando quale direzione si dovrà prendere, e il luogo della riunione prima dell'andata, terminando con le seguenti frasi di uso:

- Ta via goddo caba ihuadaru pigi, ihuadaru rugaddo; (non vi dimenticate delle mie parole; ho finito.)

E tutti si dànno in braccio a Morfeo. Poco prima dell'apparire di Venere in cielo, terminano di cantare la terza parte del boe-ra; finita questa, ricadono nuovamente per alcuni istanti nel sonno.

Partenza per la caccia.

Sull'albeggiare esce un araldo gridando: Taédaduddo paduo adugo doguéttai, quie doguettai, fugo doguéttai baro guato muré!? taédaduddo

duo ? (Svegliatevi, andiamo alla caccia dei giaguari, dei tapiri, e dei porci, già fa giorno! Svegliatevi, andiamo).

I nomi stessi delle fiere non sono detti a caso, ma son quelli uditi nell'accennata profezia. Così dicendo si arma dell'arco, recante in alto il poari dogue e le freccie, toglie dal focolare di casa un pezzo di palo acceso e s'avvia per il primo al luogo determinato dal cacico per la riunione, che è lontano ordinariamente trecento o quattrocento metri dall'aldea (o villaggio), ove giunto accende un piccolo fuoco.

Al richiamo dell'araldo gli indii senza nessun ordine e con tutta comodità si alzano e dato di piglio all'inseparabile arco, alle freccie e al poari dogue, si dirigono al medesimo luogo, segnalato dal fumo. Quivi giunti, si siedono ad aguzzare ed aggiustare le freccie. Quando son pronti, uno si alza e si incammina dicendo: - Padua! andiamo! E gli altri lo seguono in lunga fila in cerca di selvaggina, facendo or l'uno or l'altro eccheggiare ripetutamente il grido, simile al latrato dei cani inseguenti un animale: - Hi hau! hi hau! hi hau! hi hau!... ed all'invito, clamoroso e selvaggio risponde immediatamente il grido unanime degli altri: -- Hau!

Il Bari è libero di andarvi o no. Il più delle volte, egli aspetta il ritorno degli indi, la cui preda gli viene interamente consegnata, perchè la scongiuri. Nelle caccie che onora di sua presenza, il primo animale che si incontra (sia esso un iatú, una cutia o un lupo) esso è riservato a lui. Subito egli lo ferisce o qualcuno lo ammazza in sua vece, ed egli allegro se lo carica sulle spalle e torna all'aldea in aspettativa degli altri.

Gli indii continuano a girare in cerca di fiere, e se vedono le pedate di qualche animale (di un giaguari, di una tigre ecc.) o sentono un leggero calpestio nel suolo, in un attimo aizzano i cani, si dispongono in semicircolo e attenti ed in silenzio s'avanzano coll'arco e colla freccia in mano, pronti a tirare. Se l'animale è una tigre, questa, non appena è ferita, ordinariamente assalta con impeto il feritore o un altro qualunque; il quale se si crede superiore nella lotta, non indietreggia, ma arditamente le presenta l'arco che essa addenta con rabbia, e s'ingaggia allora una lotta corpo a corpo. Due o tre volte la fiera rincula, finchè ricade disperatamente sull'arco; ma di nuovo l'indio intrepido glielo presenta abilmente, finchè essa, svenendo per la perdita di sangue, cade agonizzante a' suoi piedi.

Ma se l'assalito si giudica inferiore, nel rincular della fiera grida: - Icha taguiddogogi (via, frecciatela!) e quella in un nuovo slancio verso l'arco è crivellata da una pioggia di freccie ed esanime morde la polvere.

Le antas e capivaras alla vista degli indii si dànno a precipitosa fuga, e incontrando un fiume, un torrente, o un piccolo lago, vi si gettano a scampo. Ma nella corsa disperata attraverso alla foresta, gli indii seguono le loro pedate e i primi a raggiungerne una, la saettano con una, due o più frecciate finchè non la vedono cader morta; e allora sostano aspettando l'arrivo degli altri. Oh! che momenti ! Tutt'intorno sentesi rimbombare il suolo, come quando un corpo di cavalieri muove all'assalto d'una guarnigione. Sono gli altri che arrivano. È un inflettersi di rami, uno scoppiettio di canne, un rompersi di cespugli, mentre nuvole di sabbia si sollevano e il suolo trema al loro passaggio.

Uccisa la fiera, si radunano attorno ad essa e dato di piglio al poari dogue suonano mestamente, studiandosi d'imitare la voce delle anime, liberate secondo la loro credenza.

(1) Vige tra gli indii la credenza della rigenerazione. In base ad essa il morto viene rappresentato da un indio scelto dal padre, dal fratello o dal proprio capitano (ignorandolo la madre). Quest'indio nella prossima caccia è incaricato di consegnare la fiera da lui uccisa al parente del defunto, quale segno della liberazione dell'anima, ed il parente avrà questo conforto in tutte le caccie che si faranno in memorie del defunto fino alla morte dello stesso rappresentante.

Il ritorno dalla caccia.

Se la caccia vien fatta in luoghi alquanto distanti, il ritorno è rimandato al giorno seguente; se il luogo è vicino, esso avviene nel medesimo giorno ; ma sempre nel modo seguente.

Si pitturano il viso per non sudar troppo, e divisa la preda s'incamminano in lunga fila all'aldea. Precede il campione dei tiratori ; gli altri lo seguono in silenzio, in contegno esemplare. Giunti al primo altipiano in vicinanza all'aldea ripetono le stesse grida dell'andata, imitando i latrati de' cani inseguenti le fiere, e distaccasi dallo stuolo un araldo fortemente gridando:

- Aroé cudda aregoddo (arriva chi possedeva l'anima).

A queste voci coloro che sono nell'aldea si avvisano reciprocamente ripetendo:

- Aroé cudda aregoddo!

L'allegria anima il villaggio e una sfilata di gruppi di donne esce ad incontrare i cacciatoci per alleggerirli del peso. Nelle capanne si fermano solo le vecchie e le infermicce che si dànno al pianto od al canto monotono, elegiaco, rimembrando la perdita di qualche essere caro. La ragazzaglia, sempre allegra, sospende i giuochi e riempiendo l'aria di grida corre ad incontrare i cacciatori. Quanto più questi si avvicinano, tanto più diventa animata la rumorosa accozzaglia. Quelli però, sopravvenendo, freddamente, senza dir parola, passan tutti la preda alle donne che presentano la schiena e premurose continuano col carico fino all'aldea, mentre tutta la turba le accompagna sino all'ingresso. Qui la. scena divien degna veramente di pennello o di una magica penna! Il villaggio è animatissimo; è un via vai di gente in uno strepito indiavolato. Quà le donne consegnano la cacciagione al Bari, là con passo grave sfilano i cacciatori che vanno a riposare nel Bai Managageggeu; sul limitare delle capanne le vecchie e le deboli e i piccini osservano l'arrivo tanto desiderato ; e c'è già chi corre con vasi di terracotta alla fonte vicina, chi porta legna, chi accende il fuoco, e chi mette al fuoco la pentola che accoglierà la carne esorcizzata; il rauco suono della pana accompagna i portatori di mingau pei cacciatori, ed eccheggia la potente voce del Bari esorcizzante; alcuni ragazzi assistono spaventati agli esorcismi, mentre altri saltellando scoccano freccie nell'aria, e le donne alternano l'usato canto elegiaco che gradatamente si anima, ed un parente del defunto stringe la coda della fiera esanime congratulandosi con essa!... E mentre gli uni vanno al bagno, altri ne tornano ; e madri e spose spalmano l'odoroso urucù sul corpo dei figli e dei mariti, ed alcuni si dànno a ginnici ludi in aspettativa del festino.

Festeggiamenti.

Finito il banchetto di gala, il cerimoniere od altri in sua vece, suona la pana ed annunzia la danza. Quelli che vi devono prender parte, corrono a bagnarsi, e nel ritorno si seggono su stuoie poste all'entrata delle capanne, dove le spose li aspettano con vasi contenenti urucum, kidoguru e vari abbigliamenti, e diligentemente li vanno tingendo ed adornando. Il colore dominante in tutti è il rosso del nonogo od urucum. E chi si veste le spalle di penne bianchissime, chi ostenta guanti e calzari neri dipinti col sugo del genipapo; chi si dipinge il petto e le spalle e chi le gambe a guisa di una maglia rosso-nera; chi si adorna la fronte di una nera fettuccia che gli scende fine alle labbra; chi si cinge le tibie con unghie di tatú ; tutti poi si mettono in testa una corona bianca, ornata con gusto di penne multicolori di pappagallo.

Sul tramonto, preparato un piccolo trofeo, un capitano od altri a ciò delegato dà coi sonagli il segnale della riunione e dell'imminente principio della festa, e tutti gli abitanti dell'aldea corrono così abbigliati all'ingresso del Bai Managageggeu. Il capitano canta il prologo che riguarda l'assalto dato alla fiera; quindi intona i cantici chibai tahuado, aroia boiugeu, aroia ecureu, aroia noguari, a cui prendono viva parte gli uomini e le donne, spronati dai ragazzi e dalle ragazze.

Il canto è accompagnato ora dalla lana, ora dall'ica, ed ora dal suono monotono dei sonagli.

Subito dopo segue la danza che consiste nel saltellare con tutta gravità attorno il trofeo e i capitani, dandosi leggermente la mano e seguendo la battuta dei bapo dogue maneggiati dai cacichi. Degli uomini chi ha un cuoio pendente dalla schiena, chi unghie di porco alle tibie, chi artigli di tamanduà al petto; e le donne hanno tutte l'indispensabile ventaglio per mitigare il calore ai compagni. Quando tutti, estenuati, reclamano il dolce riposo, la festa finisce.

Credenze superstiziose.

Quando l'Aroé torari o il Bari han predetto ii buon esito di una caccia e accade il contrario, gli indii dicono che qualche essere maligno ha posto in fuga le fiere di cui hanno incontrato le pedate. Dicono anche che ciò è da ascriversi alla malvagità o all'imperfetta obbedienza di alcuni verso il Bari o il Bope. E se alcuno, ridendo, vuol persuaderli che ciò è una sciocchezza, soggiungono che gli occhi dei cacciatori non vedono più le fiere, se anche un solo di loro ha demeritato il favore !

Scongiuri sulla carne e sulla frutta.

Agli indii è permesso cibarsi delle carni innocue di tutti gli animali, quindi per le carni di certi animali non occorre formalità di sorta.

ma di altre non possono cibarsi se non dopo l'esorcismo del Bari. Le carni che devono essere sottoposte all'esorcismo son quelle degli animali in cui si incarnano gli spiriti maligni, o di quelli riservati al Bari, come giaguari, tapiri, porci selvatici, ed alcuni pesci più grossi.

Abbiamo detto come le donne ritornando con la cacciagione la depositino parte nel mezzo dell'aldea, parte sulla soglia della casa del Bari, che coll'indispensabile freccia nella mano è pronto alla cerimonia. Questi, quando ha tutta la preda a' suoi piedi, lancia uno sguardo su di essa, poi fissa il cielo e colla piano destra sulle labbra dà principio all'orazione che comincia con una monotona cantilena monosillabica e viene interrotta tre volte per le forti esclamazioni: uhó uh! che ricordano i sacerdoti di Belo scongiuranti i falsi dei a lanciar fuoco nelle vittime. Allontanasi quindi un poco e volgendo gli sguardi all'occidente continua la preghiera con voce più alta ed animata, che cresce gradatamente fino a prendere il tono di una disputa calorosa.

E lo scongiuro a Maereboe perchè espella gli esseri maligni.

Ed ecco che il Bari si agita come un ossesso e gesticola come chi adirato s'azzuffa in lotta accanita ; in seguito come chi riesce superiore in un combattimento, sempre nel medesimo stato di frenesia diabolica, rivolto all'oriente scongiura Bope, facendo sforzi conce se trascinasse o costringesse qualcuno in un luogo. Nulla si comprende di ciò che dice, causa la grande celerità con cui parla. Ma entrato, dopo il suddetto scongiuro, lo spirito nel corpo del Bari, il che è caratterizzato per una o più scosse convulse, con voce supplichevole esclama:

- Mae-reboe, boe bigi barigo hum!!! augue, boe pigi muri Bope barigo hum!!! Spirito buono, espelli da questi animali, oh! sì espelli da questi animali lo spirito maligno!

Ripetute due o tre volte tali parole, all'uscir degli spiriti maligni o degli elementi malvagi, grida allegramente:

- Huh! huh! huh! ahahà, ahahà! ahahà!

Dicono che lo spirito prima di uscir dal Bari suol dire alcune parole profetiche sull'avvenire della tribù, le quali, come si è accennato, si concretizzano sempre nelle stesse frasi che a volta si effettuano ed a volte son molto vaghe. Ordinariamente si esprime così:

Di, di, di, di, di,!?? Ai moddu care boe ocua. Sì, sì, sì, sì, sì!?? A te accadrà non morire. oppure: Nessuno di tua gente andrà a morire:

Di, di, di, di, di!?? Brae corigoddu modducare Sì, sì, sì, sì sì! ? ? Civilizzati guerra faranno non

boe-che.

a gente;

ovvero: I civilizzati non faranno guerra agli indii.

Jorubbo jameddo aregoddu moddu care tui Malattia anche arrivare andrà non di

bagui.

ritorno;

ossia : la malattia pure non tornerà Più.

Ciò detto si accomiata gridando: ho ho ho hó!!!

Esorcizzata così la preda, quelli che l'avevano portata, vanno a riprenderla e, tagliatala a pezzi, la gettano nelle pentole.

Non basta. Cotta, la carne è di nuovo consegnata al Bari perchè abbia da lui la benedizione definitiva. E questi, messosi di nuovo in, comunicazione con Maereboe o Bope, ne fa l'offerta alla divinità, alzandone simultaneamente due pezzi al cielo, dicendo:

- Mae-reboe, xia racoge xeubore! emar'emaureu, xia jerubs barigo pigi! Spirito buono, ecco (la carne) eccola qui, suvvia! caccia da essa la malattia, caccia la morte!

E addenta avidamente i due pezzi di carne come un cane affamato, inghiottendone due bocconi per parte.

Dopo questi scongiuri, ogni sorta di carne può essere mangiata senza timore: mentre prima neppure un cane avrebbe potuto lambirla colla lingua senza ricevere una bastonata mortale.

Più o meno uguale, ma molto più facile, è lo scongiuro della frutta. Il Bari convoca Maereboe che si siede vicino di lui e mangia un boccone di frutta; e questa resta senz'altro esorcizzata. Finita la cerimonia, tutti vanno ad assaggiare la vivanda.

Se gli indii desiderano qualche cibo o ghiottornia che non posseggono, ma che han visto presso qualche fazenda dei civilizzati, il Bari prega Tupà di intercedere per loro presso il Capitano dei civilizzati, cioè presso l'Ente ignoto, il quale, essendo molto benigno, non si ricusa di concedere la grazia e di soddisfare ai preghî di Tupà. In questo caso essi chiedono in sostanza di essere autorizzati a rubare; tuttavia di qui appare come questi indigeni, dando un potere limitato alle loro oscure divinità, riconoscano in qualche modo che sopra di esse il Dio dei civilizzati domina sovrano e regge le leggi dell'universo e provvede al loro imperscrutabile avvenire.

Oh ! voglia questo Dio, ad essi sconosciuto, sollevarli al più presto dal misero stato di ignoranza e superstizione in cui giaciono, e farli partecipi di sue grazie divine.

(Continua)

Sac. ANTONIO MALAN.

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente.

Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario avremo quest' intenzione generale

Supplichiamo affettuosamente la Vergine Ausiliatrice a spandere le sue materne benedizioni sui nostri Istituti nel nuovo anno scolastico, col rendere efficaci le cure degli educatori e stabile la buona volontà degli alunni.

GRAZIE E FAVORI

Grazie a te, o Maria ! (*)

Oltremodo costernata per l'improvviso ammalarsi dell'unico mio figlio quattordicenne, tentai tutte le vie per istrapparlo alla morte. Da circa 35 giorni egli giaceva oppresso da febbre altissima, e gli egregi sanitari chiamati a consulto si stringevano nelle spalle e dimenavano il capo. Nessuno sapeva spiegare la causa di quella febbre maligna ed insistente, che lo aveva ridotto a poco più di uno scheletro. Non sapendo a qual partito appigliarmi, decisi di affidare la grazia a Maria SS. Ausiliatrice, salute degl'infermi. Feci tosto incominciare una fervorosa novena da pie persone promettendo di inviare un'offerta al suo Santuario, e di rendere pubblica la grazia qualora l'avessi ottenuta. Ed oh! prodigio di Maria i Proprio allo spuntar del nono giorno la febbre, come per incanto, cessò d'un tratto ed il mio caro Lino con stupore di tutti chiese ed ottenne di alzarsi. Egli era in piena convalescenza ed al presente è perfettamente guarito. Grazie a Te, o Maria, siano rese fino all'estremo mio sospiro

Mede, 25 luglio 1910.

ADELE CASTELNUOVO.

La salute degli infermi.

I coniugi Ovidio e Maria Galoppini a mezzo mio vogliono rendere pubblica una segnalatissima grazia, ricevuta dalla nostra buona mamma Maria Ausiliatrice. Il loro figlioletto Silvano, la sera del 13 gennaio u. s., tornando dal passeggio si ammalò e nella notte la malattia si fece così grave da non lasciar alcuna speranza di salvarlo. Pareva che fosse una meningite fulminante, e dopo accurata visita medica si conobbe trattarsi di una bronco-polmonite con attacchi epilettici. Il pericolo era evidente, ed i medici non lo nascosero ai desolati genitori. In tale frangente si ricorse a Maria Ausiliatrice. Pregammo noi, pregarono i parenti e in special modo i giovanetti compagni dell'ammalato. Nei pochi intervalli di lucidità mentale anche il paziente invocava Maria e nel delirio stesso Maria era l'oggetto dei suoi sconnessi pensieri. E Maria, si fervorosamente invocata, generosamente rispose impetrando per il fanciullo una piena pronta guarigione. Riconoscente la famiglia invia una piccola offerta.

A questa io debbo aggiungere altre grazie. Non era ancor guarito il caro Silvano, che quattro suoi compagni, colti anch'essi da broncopolmonite, erano quasi alle porte dell'eternità, anzi due si trovavano in condizioni così disperate, che i genitori, collo schianto nel cuore, già intessevano ghirlande per adornarne i feretri. Ma fiori più graditi alla benedetta Madre Ausiliatrice erano le preghiere che le si innalzavano con fede , alle quali è da ascriversi la segnalatissima grazia della loro guarigione. Riconoscenti per tanti favori, i beneficati e le loro famiglie si uniscouo a me ed ai loro compagni nell'inno del ringraziamento.

Colle Salvetti, agosto 1910.

Sac. PIETRO SIGNORELLI.

Pedara (Catania). - Colta da un forte raffreddore nel p. p. febbraio, in breve mi si manifestò una pleuro-polmonite che mise in trepidazione l'intera famiglia. Di complessione piuttosto debole e delicata si temeva che noti superassi il male. Chi può dire le notti insonni, le angustie che provarono i miei cari? Furono chiamati specialisti da Catania, si usarono tutti i mezzi che l'arte medica sa suggerire, ma nulla valeva a sollevarmi. Dopo più di un mese, la malattia prese un'altra forma : si cangiò in febbre infettiva. Madre di due tenere creature, trascorrevo i più angosciosi momenti.

Fu allora che con più ardore ci rivolgemmo a Te, o Salute degli infermi, e Tu accogliesti i nostri voti.

Prodigiosamente, fin dal primo giorno della novena, cessò la febbre e da quel punto ili potei dire guarita.

Sciolgo la promessa esortando tutti a ricorrere con fiducia alla potente Ausiliatrice.

14 giugno 1910.

GRAZIELLA LEONARDI.

Vicenza. - Sia lode a Maria Ausiliatrice ! Avevo appena da pochi giorni cominciato i miei esami quando mi sopravvenne una forte indisposizione, che mi ridusse a letto. Febbre, mal di capo, inappetenza, forti dolori intestinali, un malessere ed una debolezza tale da rendermi difficili e faticosi gli stessi movimenti. Accasciato in mezzo alle mie sofferenze disperavo già di poter continuare gli esami, quando mi venne in pensiero di raccomandarmi a Maria Ausiliatrice. A Lei pertanto rii rivolsi con fiducia dimandandole salute per poter superare gli esami e promettendole di rendere pubblica la grazia, qualora si degnasse esaudirmi. E la Madre, che sempre aiuta, mi appagò. Un inaspettato miglioramento mi permise di ritornare a scuola, d'applicarmi allo studio e superare felicemente gli esami. Ed ora eccomi ad adempiere la mia promessa ed a rendere pubbliche grazie a Maria Ausiliatrice, facendo voti che ciò serva di stimolo alle anime sofferenti a ricorrere in ogni ambascia alla Regina del Cielo.

28 luglio 1910.

G. B. Ghiotto, Studente.

Bagnacavallo (Ravenna). - Da tre anni il mio fisico soffriva di un grave incomodo, dal quale non poteva guarire, se non avessi fatto ricorso ad un atto operatorio.

In queste condizioni di salute ricorsi al SS. Cuore di Gesù, affinchè coll'intercessione di Maria SS. Ausiliatrice, che si venera in cotesto Santuario di Torino, mi desse forza e coraggio a rassegnarmi e decidermi di sottopormi all'operazione chirurgica, da cui aborriva più che dalla morte ; e promisi che avrei fatta pubblicare la grazia, ed avrei inviato un'offerta.

Il giorno 22 marzo dell'anno scorso 19o9 subii a Bologna in una casa di salute non una, ma due operazioni ; ma in seguito a queste fui colta da una grandissima debolezza cardiaca , accompagnata da anemia e da grandi esaurimenti nervosi, che ragionevolmente temeva di non poter più acquistare la primiera salute e di soccombere al male.

Oggi, contro ogni umana previsione, ho riacquistato una salute perfettissima , ed io l'attribuisco all'intercessione della mia Madre amatissima la Vergine Ausiliatrice , a cui continuamente mi raccomando ; ed in attestato della mia gratitudine e della gratitudine di tutta la mia famiglia adempio alla mia promessa, inviando a cotesto Santuario la somma di L. 1oo, col desiderio che venga celebrata con canto una Messa all'altare dell'Ausiliatrice iu ringraziamento e perché Ella seguiti ad aiutare me e la famiglia mia.

Viva Maria Ausiliatrice!

11 luglio 1910.

EMILIA SANGIORGI in GHETTI.

Arluno (Milano) -- Per grazia e ad onore di Maria Ausiliatrice, con grande piacere posso attestare la completa guarigione della mia bambina ottenne, ammalata di scarlattina. Mandai già al Santuario una tenue offerta e pochi giorni fa vi condussi anche la bambina a sciogliere l'inno del ringraziamento. Sia nuovamente benedetta una così tenera madre

6 giugno 1910.

GIOVANNI BERRA.

New York. - Mia figlia Vincenzina, di tre anni appena, sofferente da tempo di febbre viscerale, nel mese di marzo fu ridotta in fin di vita. Dopo di aver esperimentato tutti i suggerimenti dell'arte, ricorremmo a Maria Ausiliatrice promettendo di pubblicare la grazia e di far celebrare una messa al suo altare. Poco dopo io e la povera mia moglie eravamo seduti accanto il letto della piccina singhiozzando, nel timore che da un momento all'altro ci lasciasse per sempre, quando mia moglie ebbe l'ispirazione di mettere al collo della bambina una medaglia di Maria Ausiliatrice. Detto fatto. Ed ecco, dopo una mezz'oretta, la bambina si volta sul fianco destro senza alcun aiuto, ed incomincia a dormire serenamente. Il sonno benefico durò tutta la notte; la mattina, appena svegliata, incominciò a chiamare noi tutti e a parlare, con nostro infinito stupore e pari riconoscenza a Maria Santissima. La bimba era perfettamente guarita.

7 agosto 191o.

GIUSEPPE FERRARA.

San Pier d'Arena. - Ringraziamo pubblicamente la Vergine Ausiliatrice, di averci salvata la nostra Teresina da una disgrazia quasi inevitabile , e mentre dal nostro cuore si sprigionano i sentimenti della più viva riconoscenza verso la celeste Patrona, vorremmo che l'eco della nostra voce, animasse tutti a ricorrere a Lei nei tristi frangenti della vita.

12 luglio 1910.

ULDERICO E MARIA ADAMOLI.

Montegrosso d'Asti. - Nel mese di maggio scorso cadde gravemente ammalata la mia bimba di broncopolmonite, e il dottore che veniva a visitarla ci lasciava ben poca speranza della sua guarigione. Pochi giorni dopo si ammalò pure gravemente di polmonite un altro mio figlio. Nel colmo del dolore mi rivolsi fiduciosa a Maria SS. Ausiliatrice iniziando una novena. Alla fine di questa i miei figli incominciarono a migliorare e pochi giorni dopo erano completamente guariti.

Agosto 191o.

PATTARINO GIusEPPINA.

Palermo. - Maria SS. Ausiliatrice mi ha concesso una grazia segnalatissima ; mi ha liberato dalla condanna riportata dal tribunale di Caltanisetta, facendomi assolvere in questa Corte d'Appello e ridonandomi sano e salvo alla mia povera ed afflitta famigliuola, la quale era in pericolo di rimanere sul lastrico. Rendo grazie infinite alla Vergine Benedetta, pregando di pubblicare il grande favore.

7 luglio 1910.

GIACOMO ROMANO DI ROSARIO.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:

A*) - Acqui: Emilia Ricci Scovazzi, 5 - Adro: D. Bartolo Pacchiani - Agregliano. Santimaria Erminia, 1 - Albino: N. N., 3,90 - Alice Castello: Francescone Teresa - Appignano: Conte Francesco Milesi Ferretti, 5 - Arcole: Edvige Vanzetti, 2 - Asti: Alessandro Vercesi, 10 - Avigliano: Mancusi Vito Vincenzo, 5.

B)-Baldissero: N. N. 1,25 - Barazetto: Mattiussi Maria, 5 - Barrafranca: Annata Caputo Bruno, 2 - Bassano: Camazzola Concetta, 4 - Bazzano: Ronchini Catterina, io - Belforte Monf.: Alloisio Grillo Emilia, 5 - Bertassi: Coatto Maddalena, 5 - Bolo`-nano : Regaioli C. e L. - Biretlo : D. Costante Soliani, 5 - Borgomanero: Una madre, 5 - Borgosesia: Braziano Al. -Bosconero: Gardetto Maddalena- Boston: Marchisio Andrea, 2 - Bs-escia: Paolina ved. Morelli, 25-id.: E.A.,4 -Bricherasio: Caterina Merlo ved. Genieri, 5 -Brisighella: Maria Cottignoli Bezzi, 5 - Proni: Lolla Paolina Cambieri, 2 - Bronte: La Direttrice dell'Ospedale, 5 - Busro Arsizio: Turcone Antonia.

C) - Cilascibetta: E. Tita Corvaia, 15 - Calcinere: D. Berardo Chiaffredo, 5 - Caltagirone: Can. Lorenzo Lo Carmine, 5 - Caltavuturo: Campo Francesco, i - Comignoli: Peroni Francesco, io - Camino Monf.: Biginelli Tomasina, 5 - Cammarata: Catarella Serafina n. Vitellaro - Campo-Tarlano: Bertolini Maria, 2 - Canale d'Alba: N. N. 5 - id.: Omodei Teresa - Candide: Valentina Dell'Oste, 2,50- Canicatti: Sac. Sciascia Cannizzaro Carmelo, 5 - Cantalupo d'Alessandria: Fracchia Luigi, io - Capo di Ponte: Laffranchi Andrea, 1o- Ciramagna: Boido Caterina - Carezzano Inferiore: Sac. G. M., 5 - Carpi: N. N., 2 - Casale: Rota Amalia, 2 - Casalasco: Marchisio Caterina - id.: Colombatto Sebastiano - Cassano d'Adda: Marianna Bozzi, 2 - Castagnole Piemonte: N. N. - Caslellanza Lombarda: Eva Carminati di Brambilla De Vecchi - id.: N. N., 10 - Castellar Ponzano: Crozzi Poggi Virginia, 2 - Castello Andora: Boragno Emanuele, 5 - Castelnuovo Calcea: Carelli Maria - Castel S. Pietro: Angelica Opezzo, 5 - Castigîione di Sicilia: Concetta Camardi, 2 - id.: Agnese Bandino - Castino: N. N., io - Castrog-iovanni: Rosa G., 5 - Catania: Una figlia di Maria Aus. - Cavagnolo: Catterina Oggero, 2 - Crvallermaggiore: Abiate Giov. Matteo - Cavallerleone: Beltramo Anna, 2 - Cavedine: Maria Travaglio - Cavour: Ballari Laura - Clavesana: Devalle Giovannina - Cento: Dott. Luigi Gadani, 2 Gervignasco: Baravalle Michele - Cesarò: N. N., 2 - Champoluc: A. Novallet, Rettore, 5 - Chdtillon: Besenval Cesarina, 8 - Chiasso: N. N. 5 - Chia vari: Wariu Carlo, 6 - id.: P. Francesco Saluzzo, 7 - Chivasso: Eurasso Giovanni - Civenna: Giuditta Gadda, 3 - Concepción (Rep. Argentina): Grandi F. Brigida, 12,50 - Collegno: Ballesio Teresa - Conegliano: Rosa Allegranzi - Cordenons: Massa Antonio, 2 - Cortemilia: Ghione Benvenuto, 6 - id.: Maddalena Rabino, 4 - CI-ava: Filippi Susanna - Cuccano Monf.: Raimondo Luigia eli Pompeo, 5.

D) - Darfo: Bonomi Giovanni, 2,50 - Dignano al Tagliamento: Italia Commessatti, 5 - Divignano: N. N., 5.

E) - Edolo: Sterli Rosina.

F) - Faenza: Maria Dell'Osso - Falicetto di Vignolo: Vassallo Margherita, i - Ferrara: Ricci Vincenzo, 5 - Fezzano: Peretti Maria, 2 - Firenze: T. M. - FoClizzo: G. M. - id.: G. M., 5 - Fonzaso: Padovan Zadra Maria, 5 - Formigliana: Sac. Vaccarino Lorenzo, io - Frossasco: Dellavalle Teresa.

G) - Gazzaniga : Maestra Angelina Berardi Chiodi, 2 - Gorla; o: Brusati Adele, 5 - Gradiscatta di Varino: D. Osvaldo Schisizzo, 5 - Gravelloua Lomellina: 1). Carlo Bonelli, i r - Guatemala: Dott. Federico Arevalo, 5 - Genova: N. N. io - id.: Rosa Zanini, 5 -id.: Ivaldi Maria, 7 -id.: S. M. F. Roncagliolo, 5 ; a nome di una pia persona, 5.

I) - Isili: P;lìa Corongiu Giovanni, 6,5o.

L) - Laghi di Cittadella: Sgarbotta Gius., 5Lavis: Irma ed Elvira Gianni - Lenta: Caviglia Giovanna - Lesuno: Viganò Maria, 10 - Lignana Vercellese: C. Veglia - Lingotto: Toscani Maria - Locarla: Giacometto Marianna, 5 - Lodi: G. V. S., 5 - Lodi Vecchio: Acquistapace, 5 - Londra: Lina Monti, 5 - Lu: Meda Maria, 14 - Lula: Demoutis Giuseppa.

M) - Magliano Alfieri: Torchio Anna, So - Mandas: Corongiu Angelina, 5 - Marano di Valpolicella: N. N., 1,40 - Marmirolo: L. B. M., 5 - Marone: Cranieri Maddalena, 4,90 - Martignasco: Sac. Giov. Battista Traghetti, 5 - Mascali: Vasta Franeeschina, i - Mede: N. N., 5 - id.: alcune cooperatrici, 5 - id.: Felice Belzani, 2 - Mesenzano: Giotti Angelo, 5 - Mestre: Maria Saccardo, 12 - Miane: Luigi Bertolotti, 15 - Milano: La famiglia Turri, 25 - id.: Elisabetta Ciani, 1o - id.: Contessa Luigia Cicogna, 25 - id.: Rosa Franchini, 5 - id.: Virgilia Sozzi, i - id.: Pia Bossi, 3 - Moena: Faustino Dellantonio, 5 - Molina-Legos: Radoanni Antonio, 8 - Mondovì: V. B. - Montemerlo: Giuditta Dainese - Montese: N. N., 2,50 - Monticelli d'Alba: Angioliua Faletti - Monza: V. B., 7 - Mornese: Pastore Rosa, 5 - Mussolente: Maria Organo ved. Belloni, 2,50.

N) - Negrar: Banterle Maria, 1o - id.: D. Brighenti Domenico, 4,90 - id.: G. L., 5 - Nice: N. N., 20 - Novi Ligure: Antonio Quassolo, 2 - Nuoro: Manna Giuliano, 5.

O) - Occimiano: Notte Delodi Giuseppina, 9 - Oggiono: Francesco Invernizzi, io - Oreno: N. N., 2 - Ormea: Campagna Carolina, 5 - Orsara Bormida: Robino Maria di Giulio - Orvieto: Luisa Pollidori, 3,10 - Osasio: Peiretti Francesca - Ossona: P. Nardi, 5.

I') - Palermo: Capizzi Filippa, 2 - Palmanova: Remigio Pollidoro, 5 - Parabiago: Taverna Tito, 5 - Parona di Valpolicella: Graziani D. Mass., 2 Pavsandù: Calegari Alessandro - Pedemonte: Vantini Lorenzo, 2 - Pegli: Margherita Ferrari nata Cappato, 5 - Perletto d'Alba.- Fresco Ferdinando, 25 - Pergine Trentino: N. N., 25 - Pertusio Canavese: M. A. - Pescantina: Salvetti Leonilde, 2 - Peveragno: Civalleri Matteo, 5 - id.: Darbesio Antonio, 5 - Pieve Albii vola: Mezzadra E., 5 - Pinerolo: R. Maria, 5 - Piobesi: Delcampo Giuseppe fu Giovanni, 5 - Pontecasale: Bettino Turri, 20- Ponte S. Pietro: Bonzanni Nespoli Angiolina, 12 - Pontestura: Una pia persona, 3 - Pont St. Martin: Noussan D. Filiberto, 10 - Pordenone: Borai Maria, i - Postionna: Bertuola Luigi, 5 - Pozzolengo: Aurelio Scandola, 4 - Pra di Rorurent: Revelli Giovanni, 5 - Pra/ungo - Federico Jaeobino, 3 - Prato di Pordenone: Pusatti Tolazzi Caterina, 5 - Pregola: Erminia Damilano, i,5oPurztarenas: Luigia Bonansea, 22,50.

R) - Randazzo: N. N. - Revere: F. B., i - Roana: Salvi Maria Frigo, io - Roccaforte: Sic= cardi Andrea, 5 - Rodella: Barile Giuseppe, 5 - Rogeno: Arrigoni Giovanni, 5 - Rolasco: Piovera Amalia, i - Ronza: M. C. - id.: P. F. Balestri - id.: Sucr Margherita Mariani, 5 - id.: Ch. Domenico Giannantonio, 5 - Romano Canavese: Otello Angela, 2 - Rossiglione: N. N., 5 - Roverchiara: Pietro Chiampan, 5.

S) - Saint-Barthelemy: Cecilia Fillietroz, 4 - Saint-Vincent: Matilde ved. Vuillermin, 5 - Sale di Tortona: Cosso Giuseppina, 2 -Saluzzo:Vassallo Carlo -- id.: Gullino Margherita per grazia segnalatissima - Sompierdarena: Famiglia Annedda, io a mezzo di suor Angiolina Noli - Sanbonifacio: Luigia C., 2 - S. Daniele nel Friuli: Rosina Bazzaro, 3 - Sanfront: Sac. Domenico Marconetti - S. Gaudenzio di Voghera: Zelaschi Maria, io - S. Giovanni Geznini: Sac. Vincenzo Militello, 5 - S. Martino di Udine: F. Anna, 3 - Sannazzaro de' Rurg-ondi: Fassi T., 5 S. Pietro Incariano: Canipigotto Maria, 5 - S. Salvatore Monferrato: Rola Amalia, i - Santena: Ch. Bosio Vincenzo, 5 - N. Vigilio in Bergamo: Attilio Colombi, 3,40 - S. Ambrogio di Valpolicella: D. Luigi Adami, 5 - S. Vittoria d'Alba: Boffa Giuseppe, i - S. Stefano Roero: B. Teresa— 5 - Savigno: Narciso Battistini, ,s - Savona: Paolina Folco, 5 - Scaldasole: N. N., 2 - S'epino: Consiglio Biondi, io - Sesto al Reghena: Domenica Zampese-Fabris, io -Settimo Rottaro: Una pia persona i -Solero: F. E. L. A. - Sili: Armas Letizia, 2 - Somma Lombardo: Maria ed Angela Besnati, 5 - Sommariva Bosco: AbrateCasalis Anna, 15 - Spezia: Biragbi Pietro - id.: Hecle Spina, 2 - Stroppiana: M. Ferrari, io - Susa: Rosina Chiavanno, io.

T) - Taglio di Po: Fantini Domenico - Tigliole: Bussoleno Ernesta e Paolo - Ponto Monferrato: Angela Carpignano nata Capra, 2,80 - Torbi: Geronimo Rossi, 5 - id.: Sac. Angelo Pertica, 2 - Torino: C. M. C. - id. Rosina M., 5 - id.: N. N. - id.: V. A. - id.: V. E. P. - id.: A. A. figlia di Maria - id.: Tamagno Ida, i - id.: Rocca Giulia - id.: Andino C., r - id.: Giovanni Battista Ajres, 15 - id.: Giuseppe Castagno, 2 - id.: Maria Griasso - id.: Teresa Monasterolo - id.: Antonio Manno per grazia segnalata ottenuta alla figlia Maria - id.: Nones Roberto -- id.: N. N., io - id.: Cagliero Giovanni - id.: Sereno Ottavia, 5 - íd.: Costanzo Anna, 12 - id.: C. M. - id.: Concero Annetta, 2 - id.: Fiori Giuseppina - id.: Mondo Maria veci. Ci-ore - id.: Giovanna Pretonai, 2 - Trarzsella: Caterina Canale, 5 - Tremestieri Etneo: D. Salvatore Belfiore. 2 Tropea: Giuri Cassandra, 2 - 1'unis: Pier Giuseppe Virzì a nome di Carmela l3uhagiar.

V) - Valdidentro: Gaglia Giuditta, 5 - Valle Cadore: Coletti Alessandro, io - Valmagrera: D. Egidio Carfiguti, 5 - Vaprio d'Agogna: Bogogna Francesco, 2 - Varzu Maria Gattone Marchetti, 6 - Vedano Olona: Giulia Alirati, 5 -- Venezia: M. Alexandre, 5 - Vergano Novarese: Gironimi Francesco, i5 - Verona: N. N., 5 - Verono: D. M. C. - Vicenza: Maso Carlotta Adele, 2 - 1icopelago: Suor Giulia Enrichetta Puccini, 5 - Villalvernia: Ruggeri Marietta, 3 - Villa Collegarola: Romeo Bottazzi, 5 - Villanova So/aro: Teol. G. 13. Caglieris, 20 - id.: Valentina Gattino-Garneri - Visco: A. P., 2, 09 - Volvera: M. P. L. C M. M. - Voltri: Macciò Antonio, 5,15 - id.: Rosa Giuseppe, 20.

W) - Westfield: Falcetti Maria, 20.

X) - Valsesia Angela -Manzoni e Conti Bambina, 7 - Luisa Chirone, 2 - N. N., 5 - Giuseppina Righetti Geronimi Restelli, 25 - C. A. - C. M., 3 - Sac. G. B. Ghiringhelli, io - Marchisio Luigia.

Santuario di Marìa Ausìlìatrìce TORINO

Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano.

Ogni sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.

Per celebrazione di S. Messe e per novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore del Santuario.

Dal 10 ottobre al 10 novembre.

NB. - Dal 1° ottobre al 1° marzo la funzione vespertina nei giorni feriali ha luogo alle ore 17. Nei giorni festivi hanno luogo due funzioni, cioè: alle ore i5 ed alle ore 16,3o vespri, predica e benedizione.

16, 17 e 18 ottobre - Solenni quarant'ore - Dalle ore 5 alle 10 messe lette - Alle ore 6 messa dell'esposizione - Alle 17 vespri, discorso e benedizione.

24 ottobre - Commemorazione mensile di Maria SS. Ausiliatrice.

1° novembre - Solennità di tutti i Santi - Ore 6 e 7,30, messe della Comunione generale; ore 9,30 messa solenne; ore 15,30, Vespro dei Santi e dei defunti, discorso e benedizione.

2 novembre - Commemorazione di tutti i fedeli defunti - Ore 7 messa solenne.

4 novembre - Primo venerdì del mese - Ad onore del S. Cuore di Gesù, esposizione del SS .mo Sacramento dalle 6 alle 17 - con benedizione alla messa delle 6 ed alle ore 17.

NOTE E CORRISPONDENZE

In memoria di D. Rua.

Come abbiamo detto nello scorso numero, non possiamo intrattenerci di tutte le onoranze funebri rese all'Estero al compianto Successore di D. Bosco; ma crediamo di dover fare un cenno del gran funerale celebratosi nella Cattedrale siro-cattolica di Mossul in Mesopotamia, di cui ci pervenne una lunga relazione. I riti, solennissimi, vennero pontificati dall'Ecc.mo Mons. Habra, Arcivescovo, assistito dall'Ausiliare Mons. Daniel, dal Vicario Generale Mons. Khayath e da tutto il Clero, presenti le Autorità cittadine, i Rappresentanti delle potenze estere, e gli alunni di tutte le scuole. Disse l'elogio funebre il Vicario Generale Mons. Khayath, ponendo in luce le virtù dell'estinto, specie la sua caritatevole compassione per la gioventù della Siria.

Gli orfanelli siri.

Siamo lieti di presentare ai lettori il ritratto degli orfanelli giunti dalla Mesopotamia, vestiti secondo il patrio costume. La loro accettazione fu una delle ultime generose iniziative del compianto Don Rua.

Nel settembre dell'anno scorso veniva all'Oratorio l'Arcivescovo di Mossul (l'antica Ninive), Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Butros Habra, per manifestare il vivo desiderio di avere una casa salesiana nella sua diocesi. Per mancanza di personale i suoi desiderii non poterono esser soddisfatti. Sua Eccellenza pregò allora il sig. D. Rua di voler accettare alcuni giovinetti e farli studiare nelle case salesiane d'Italia, nella speranza di poter col tempo stabilire in Siria per mezzo loro l'opera desiderata.

D. Rua accondiscese volontieri ed offerse il posto per 20 giovanetti.

Non appena rimpatriato, primo pensiero del zelantissimo Arcivescovo fu quello di sceglier subito alcuni orfanelli e d'allestire l'occorrente per la loro spedizione. Essi infatti partirono da Mossul il 30 maggio u. s. accompagnati dal Vicario Mons. Khayath, e scortati fino ad Aleppo da due cavalieri del governo turco.

Il secondo giorno del viaggio la carozza si ruppe, e furono obbligati a fermarsi per due giorni nella città di Tallahafar, dove non v'è nemmeno un cristiano. Rimessisi in cammino, dopo 3 giorni giunsero ad Ain-Gazal, popolato di soli beduini, ove si fermarono per fare un po' di provviste. Arrivati ad Aleppo, presero il treno per Beirut; qui giunti, uno della piccola comitiva si ammalò e tutti dovettero sostare sette giorni.

Finalmente salirono sul piroscafo, e dopo una breve sosta ad Alessandria d'Egitto, arrivarono a Genova dove li aspettava il procuratore del Patriarca Siriaco accorso da Roma ad incontrarli. Si fermarono un poco a Sampierdarena, quindi partirono per Torino, ove giunsero la sera del 5 luglio. I poveri orfanelli furono così bene impressionati dalla bella accoglienza ricevuta a Valdocco, che andavano ripetendo ad un salesiano loro compatriota:

- « Abuna! (padre nostro) non può immaginarsi quanto ci accolsero bene all'Oratorio! »

Presentemente essi attendono con amore allo studio dell'italiano; hanno già imparato le preghiere del mattino e della sera.

Buoni, vivaci, e d'ingegno, noi speriamo che essi abbiano a corrispondere alle cure dei loro istitutori, alle speranze del loro zelante Pastore, ed alla carità di D. Rua. Li raccomandiamo, a questo fine, alle preghiere dei Cooperatori e di tutti i giovanetti accolti nei nostri istituti.

Mons. Cagliero in Guatemala.

Ecco le notizie promesse ai lettori.

Il 9 giugno l'Ecc.mo Delegato Apostolico di Costarica sbarcava nel porto di S. Josè, e dopo aver ricevuto gli omaggi delle Autorità ecclesiastiche, governative, civili e giudiziarie e delle numerose rappresentanze di Associazioni religiose e sociali, in treno speciale messo a sua disposizione dall'Ecc.mo Presidente della Repubblica partiva alla volta di Guatemala:

A tutte le stazioni era una folla acclamante; ad Ecuintla, ove il treno fece una lunga fermata, l'entusiasmo andò al colmo.

L'entrata nella capitale, nonostante la pioggia che cadeva, fu un trionfo. Le vie erano infiorate e vestite a festa e rigurgitanti di popolo devoto ; e non si erano fatti inviti, nè pub blicati manifesti, nè formate commissioni pel ricevimento. Era un'esplosione spontanea di fede popolare, grandiosa e commovente. L'incontro di Mons. Cagliero coll'Arcivescovo di Guatemala fu una scena tenerissima; la folla applaudiva, le musiche suonavano l'Inno pontificio, dall'alto della granitica torre della Cattedrale sventolava la bandiera del Papa!

Monsignore entrò nella Basilica Metropolitana e salì il pulpito. Al suo apparire la folla scoppiò in un frenetico applauso, ed egli parlò della Fede e dell'eterna giovinezza della Chiesa, e ringraziò il popolo della festosa accoglienza fatta al rappresentante del Papa. A notte tutta la città s'illuminava per incanto.

Nei dì seguenti cominciarono ininterotti i ricevimenti; ogni associazione volle essere ammessa in udienza dal Delegato per protestare alla Santa Sede Apostolica amor figliale, ossequio profondo e riverenza incondizionata.

Quali esempi non dànno all'Europa cristiana le giovani repubbliche del Centro America!

Tra i figli dei popolo.

ROMA. - Distribuzione di premi. - Uno sciame irrequieto di fanciulli e una massa imponente di padri e madri di famiglia si radunavano la sera del 1° agosto nel cortile delle scuole elementari pontificie di via Marmorata, pavesato riccamente di damaschi su cui campeggiavano i ritratti di Pio X e di Vittorio Em. III. Più di mille persone e più di trecento bambini aspettavano il lieto coronamento dei loro sudori e delle loro speranze. Alle 17,30 precise giunse mons. Giuseppe Ceppetelli, vice gerente di Roma, il quale prese posto sul trono appositamente preparato, circondato da monsignor Cordeschi della commissione pontificia, dal Parroco del Testaccio, da mons. Maglioni, dalle marchesine Spinola, dalla signora Capo, dalla signorina Rossi, dalla direttrice delle Figlie della Divina Provvidenza e di Maria Ausiliatrice, dal signor Pugliese, dal signor Bazzoffi, dal signor Pio Fioravanti, ecc.

Si diede principio alla festa con una marcia eseguita dalla fanfara del Circolo S. M. Liberatrice e con un inno corale cantato da tutti gli alunni delle scuole. La distribuzione dei numerosi premi. consistenti in libretti della cassa di risparmio e in ricche medaglie d'argento, fu intrammezzata da esercizi ginnastici della squadra Excelsior, comandata dal prof. Montiroli, da cori cantati dalla « schola cantorum », da marcie per fanfara, e da versi di occasione. Il pubblico applaudì cordialmente.

NAPOLI. - All'Oratorio Salesiano del Vomero si è istituita ed inaugurata una squadra sportiva, col nome Partenope. A passo di corsa essa fece la sua entrata nell'ampio recinto dell'Oratorio adorno con festoni e bandiere; ed ossequiati gl'intervenuti dal porta-bandiera esegui, con maestria ed eleganza, marce ed evoluzioni militari di plotone, salti, esercizi elementari a corpo libero e a piccoli attrezzi, e giuochi e gruppi su scala volante.

Ora si pensa di dar vita ad un Gabinetto di lettura con biblioteca circolante. Che il santo desiderio divenga quanto prima realtà!

SAVONA. - L'Oratorio Salesiano colle varie sezioni S. Luigi, S. Giuseppe, S. Giov. Berkmans e Sportiva, in tutto un 15o giovanetti, la domenica 3 luglio fece meta della sua annuale gita di piacere il paese di Cogoleto. Ricevuti alla stazione da quel rev.mo Arciprete e dalla fanfara dei Luigini, assai simpatica ed applaudita, assistettero alla messa in S. Maria Maggiore e con pietà edificante si accostarono alla Sacra Mensa. A mezzogiorno, nel Ricreatorio locale, sorto per opera dell'infaticabile Arciprete, ebbe luogo il pranzo sociale condito di schietta allegria. Quindi la banda dell'Oratorio svolse sul piazzale della chiesa uno scelto programma; mentre le altre sezioni facevano gare podistiche, di foot-ball ecc. ecc. Poco prima della partenza il rev.mo Arciprete prof. D. Edoardo Del Buono e il suo zelantissimo cappellano offersero a tutti i giovani dolci e rinfreschi.

Alla stazione, in attesa del treno delle 18 che doveva ricondurli a Savona, convenne in folla la parte migliore della popolazione e tra gli evviva a Savona, a Cogoleto, a Don Bosco ed all'Arciprete, il treno si mosse, restando nell'anima di tutti il desiderio di riveder presto quei cari giovani.

NEW YORK. - Nella Chiesa di Maria SS. Ausiliatrice nel mese di giugno venivano ammessi alla Prima Comunione circa 20o fanciulli e fanciulle, tutti figli d'italiani. Nel pomeriggio dello stesso giorno era loro conferito anche il Sacramento della Cresima nel basamento di Santa Brigida, ove lo spettacolo di circa 20o cresimandi e di altrettanti tra padrini e madrine, e di molti genitori e conoscenti, fece una profonda, indelebile impressione su tutti gli animi. L'Ecc.mo Mons. Cusak disse belle parole sui doveri dei cresimandi, le quali . diventarono assolutamente eloquenti quando parlò delle virtù singolari, d'una grandezza e continuità senza paragone nella storia degli Italiani. «Agli Italiani -- egli disse - la Fede, la robustezza dei martiri; agli Italiani, la conquista delle arti e delle scienze!.... »

Possano le nuove generazioni educate nell'amore e nella pratica della Religione Cattolica in quelle terre ospitali, tener alto il prestigio d'Italia.

MERCEDES (Uraguay). - Presso il Collegio S. Michele fiorisce un caro oratorio, intitolato da S. Francesco di Sales, al quale accorrono in gran numero i figli degli italiani. Il 20 luglio u. S. essi celebravano la solennità di S. Luigi Gonzaga, destando sincera ammirazione nel pubblico per le riuscitissime gare fra le cinque sezioni di foot-ball, non meno che per la sincera pietà_ mostrata durante le sacre funzioni. Quasi tutti frequentano le scuole diurne o serali del Collegio, ove ha il suo posto d'onore anche la lingua italiana.

Gli Ex-allievi.

TORINO. - La Federazione internazionale fra le Società, Unioni, Circoli degli ex-allievi è un fatto compiuto. La sera del 31 agosto, sotto la presidenza del rev.mo Rettor Maggiore D. Paolo Albera si radunarono nel teatrino dell'Oratorio di Valdocco insieme con gli Ispettori e i Delegati della nostra Pia Società che avevano preso parte al Capitolo Generale, il rev.mo Mons. Domenico Muriana, il Can. cav. D. Antonio Berrone, Presidente dell'Unione Primaria degli Antichi Allievi di Torino, il teol. avv. Carlo Milano, gli avv. Vincenzo e Prospero Battù, l'avv. Saverio Fino, il sig. Alessio Pretto, ex-Presidente del Circolo «Giovanni Bosco » con numerosi soci del medesimo, e molti, altri ex-allievi. Premesse alcune parole dal sac. Giovanni Minguzzi sul modo pratico di fondare le Unioni di ex-allievi e dal sac. Felice G. Cane sul lavoro compiuto dalla Commissione per la Federazione, il rev.mo Don Filippo Rinaldi aperse la discussione sullo statuto della medesima, che dopo una lunga e serena discussione venne definitivamente approvato. Noi lo pubblicheremo, non appena il Consiglio direttivo avrà compiuto l'esame delle osservazioni e proposte varie, richieste alle singole società con circolare del 31 maggio u. s.

Intanto siamo lieti di annunziare che, seduta stante, ben 27 associazioni diedero il nome alla Federazione.

BUENOS AIRES. - Il convegno internazionale. Non pareva possibile celebrare un vero congresso in una circostanza in cui Buenos Aires, nella « Settimana di Maggio » anzi in tutto quel mese e nel seguente fino al « 9 di Luglio » (le due date dell'Indipendenza e della Costituzione della Repubblica), offriva un programma svariatissimo e continuato di festeggiamenti, di fronte a' quali ogni altra festa doveva restar sbiadita, pallida e senza concorso. Tuttavia le adesioni al progetto di un Convegno internazionale furono così numerose ed entusiaste che subito si conobbe che il risultato avrebbe sorpassato le speranze della commissione organizzatrice.

Infatti nelle riunioni preparatorie in cui si dovevano proporre e discutere le risoluzioni, d'interesse ed indole internazionale, furono rappresentate ben 25 Unioni di Ex-allievi, distinti per nazionalità nel modo seguente: 1 di Torino per tutta l'Europa, 11 di Buenos Aires e provincie argentine, 3 dell'Uruguay, 4 del Brasile, 2 del Chilì, 2 del Perù e Bolivia, 1 del Messico, 1 del Paraguay.

I temi su cui dovevano svolgersi le discussioni erano i seguenti:

1°) Azione interna ed esterna degli Ex-alunni di Don Bosco.

2°) Mezzi di unione, protezione mutua, ed organo internazionale dell'Associazione.

3°) Propaganda dell'educazione popolare a base di Religione e Patriottismo.

Le discussioni dei temi suddetti furono maestrevolmente dirette dai rappresentanti di distinte nazioni, l'Argentina, l'Uruguay, il Chilì ed il Brasile. Non si sapeva se ammirare più l'eloquenza dei relatori o' la forte convinzione o la invitta franchezza coli cui proclamavano i sani principi della Fede e della morale cristiana applicati all'educazione, alla beneficenza ed a quel sentimento patriottico e democratico elle stringeva in quei giorni tante menti e tanti cuori sotto il bel cielo dell'Argentina. Se si volesse dire qual nazione fu meglio rappresentata al convegno, difficilmente si riuscirebbe ad una classificazione: tutti eccitarono il più vivo entusiasmo e si cattivarono le simpatie dell'uditorio e nutriti applausi.

- In merito al I° Tema: « Azione interna ed esterna degli Ex-alunni » si stabilì:

1°) di lavorare alacremente per ascrivere alle varie Unioni il maggior numero possibile degli alunni degli Istituti Salesiani fin dal giorno della loro uscita di Collegio: - dar vita rigogliosa alle varie Associazioni con Sezioni sportive, drammatiche, musicali, letterarie e sociali, e Biblioteche, Corsi di lingue ecc. ecc. perchè tutti abbiano un attraimento e quasi un vincolo a frequenti riunioni: insinuare e proporre con Corsi di conferenze i mezzi di preservazione o di perseveranza, suggerendo in tutte le Unioni l'adempimento in corpo al precetto pasquale, a pellegrinaggi, ecc, ecc.;

2°) si fece un parallelo fra l'azione degli Exalunni e quella dei Cooperatori Salesiani, sottolineando per norma di quelli i punti principali del Regolamento dei cooperatori.

- Sul tema: Protezione mutua ed organo internazionale delle Associazioni, si disse:

1°) quanto si è già fatto in Buenos-Aires per mezzo della così detta « Caja de previsión » una specie di Cassa di risparmio con premii e vantaggi importantissimi per i socii;

2°) dopo lunga ed animata discussione si stabilì che il solo « Bollettino Salesiano » doveva essere, almeno per ora, il vero organo internazionale degli Ex-alunni, come lo è pei Cooperatori.

- Nella trattazione del 3° tema : Propaganda dell'educazione popolare a base di Religione e di Patriottismo, si elogiarono le Sezioni Catechistiche di Ex-alunni che trovano la loro delizia nel prestare l'opera loro agli Oratorii festivi, e per addestrarsi a compiere bene un tale uffizio hanno stabilito conferenze, saggi e gare orali e per iscritto, che ebbero il plauso dei Vescovi dell'Argentina e contribuirono assai alla fioridezza degli Oratorii di quella popolatissima capitale. Le risoluzioni versarono quindi sull'Azione Catechistico-oratoriana e sulle scuole di Religione.

Quando poi si trattò dell'educazione popolare e dell'influenza degli Ex-alunni di Don Bosco nell'infondere nella gioventù il sentimento patriottico, l'entusiasmo dell'assemblea andò al colmo. Per comprenderlo bisognerebbe conoscere l'insuperabile trasporto che i figli dei paesi americani sentono per le loro giovani repubbliche. L'assemblea applaudì freneticamente a Don Bosco, il quale scrisse una bella Storia d'Italia e insegnò ai suoi figli a formare uomini rispettosi delle Autorità, amanti delle glorie della patria, osservanti scrupolosi dei doveri e franchi sostenitori dei diritti del cittadino: e fe' voti che tutti gli ex-alunni sieno colla vita di onore alla patria, ne studino con amore la storia, ne commemorino le epoche gloriose , e promuovano feste ed accademie, in cui sieno distribuiti premii speciali a quegli alunni ed Ex-alunni che sappiano porre in miglior luce i fasti più belli della propria nazione. L'ultimo voto fu che l'amor della Patria non abbia mai a separarsi da quello della Religione.

La gran sala del « Collegio Pio IX » risuonò dei più festosi applausi al chiudersi della trattazione di questo tema, e parve che queste note sublimi Religione e Patria, nella circostanza così solenne del Centenario Argentino, volessero dimostrare come l'opera di Don Bosco abbia operato un vero prodigio pedagogico fra la gioventù americana.

- Spettacolo di fede e di riconoscenza. - Pareva che tutto dovesse limitarsi a discorsi e a discussioni, ma non fu così.

Ricorreva in quel medesimo giorno la solennità del Corpus Domini e il zelantissimo Arcivescovo Mons. Espinosa - che aveva inserito nel programma dei festeggiamenti, insieme col Pellegrinaggio al Santuario di Lujàn, anche una processione solenne del SS. Sacramento - avendo saputo dell'Adunanza, con lettera diretta all'Ispettore dell'Argentina, invitava tutti gli intervenuti a rendere omaggio a Gesù Sacramentato.

E più di duecento Ex-alunni coi loro distintivi e colle loro bandiere presero parte al solenne Trionfo Eucaristico che si svolse nella gran Piazza « 25 de Mayo » e « Vittoria ». Il contegno edificante, le preghiere e i cantici imparati nella fanciullezza mostrarono quanto profonde radici avessero gettato in quegli ex-alunni durante la vita di collegio la fede e l'amore a Gesù Sacramentato.

Terminato quest'atto di religione, si radunavano ad agape fraterna nel Collegio Pio IX, rallegrata da canti e brindisi in italiano, spagnuolo, e portoghese, inneggianti a Don Bosco, a Don Rua, ed agli antichi Direttori e Maestri, e rievocanti teneri ricordi della vita di collegio. Vi fu chi ne descrisse l'entrata e le prime impressioni; altri benedissero la memoria dei Salesiani defunti; e non mancò chi illustrò il dolce ricordo della devozione a Maria Ausiliatrice, protestando che non l'avrebbe mai trascurata. Vi fu anche un pio ed eloquentissimo avvocato del Brasile che narrò l'effetto salutare che in lui produsse la confessione e la Prima Comunione, conchiudendo: - « Don Bosco ci faceva condurre in Collegio vita da Angeli!... E noi evochiamo tali ricordi, appunto perchè essi costituiscono per noi il Paradiso in terra! » - Un altro illustre membro del foro brasiliano inneggiò al fior fiore degli antichi alunni, cioè ai Salesiani Americani: « Ecco là - diceva - i migliori nostri compagni, ecco gli eroi che non solo col cuore, colle parole e coi ricordi seguirono al par di noi i nostri maestri, ma entrarono nelle loro file per salvare altra gioventù! Ad essi c'inchiniamo rispettosi e baciamo le mani, pregandoli a ricordarsi di noi sull'Altare, di noi che navighiamo nel mar burrascoso della vita! »

In breve l'Assemblea Internazionale di Buenos Aires fu la più bella esposizione di quanto colla benedizione di Dio e la protezione di Maria Ausiliatrice si è potuto ottenere in 35 amni di lavoro fra la gioventù americana; ed ebbe la sua corona con un Pellegrinaggio alla Vergine di Lujàn, compiutosi il 28 maggio. Così ebbe termine questo congresso, che lasciò in tutti i convenuti un ricordo indelebile, e costituì la miglior prova dell'efficacia del Sistema educativo di D. Bosco, mentre fu anche uno splendido saggio di quella forza d'azione che gli antichi discepoli possono svolgere in mezzo alla loro famiglie ed alla società.

S. BENIGNO CANAVESE. -- Il 28 agosto si raccolsero in adunanza gli ex-allievi delle Scuole Professionali di San Benigno. Apriva il convegno il sig. Alessio Pretto illustrando i vantaggi della unione di quanti debbono la loro educazione o la loro istruzione professionale ai Salesiani. Parlarono poi molti antichi allievi, e in fine l'ispettore D. Nai e il rev.mo Teol. D. Giulio Barberis, già direttori dell'Istituto.

A mezzodì vi fu pranzo sociale, ed al levar delle mense vari brindisi salutarono gli antichi Superiori e bene augurarono alla costituita Associazione. Erano presenti le Autorità Conmnali ed il venerando Prevosto Mons. Ciocchetti.

Nel pomeriggio, dopo la benedizione della bandiera della « Re Arduino », si svolse nel cortile del Collegio un saggio ginnastico al quale presero parte alcune squadre sportive di Torino. Il saggio terminò coll'esecuzione degli esercizi collettivi del concorso nazionale di Padova, con accompagnamento della musica istrumentale dell'Istituto.

SARRIÀ-BARCELLONA - Una vera festa di famiglia fu quella elle celebrarono gli ex-alunni di Sarrià e di Barcellona il 24 giugno. Assistettero a tutte le funzioni solenni del giorno ; sedettero a mensa coi superiori e, in apposita adunanza, si animarono scambievolmente ad attuare ogni miglior modo per rinvigorire ed ampliare lo scopo della fiorente associazione.

Notizie varie.

ALESSANDRIA D'EGITTO. - All'Istituto D. Bosco la domenica 29 luglio u. s. ebbe luogo la festa dei premi. « Chi ha assistito a quelle, e non furon poche, fatte negli altri istituti stranieri della città - così il Messaggero Egiziano - con soddisfazione avrà assistito a quest'ultima. Numerosi gl'intervenuti, parenti degli alunni e invitati; ne era affatto gremito il vasto locale abbellito da bandiere italiane.

» Il R. Console Generale d'Italia arrivava alle 4 1/2 ed accolto al suono della Marcia Reale prendeva posto nel centro del gruppo delle altre autorità invitate.

Dopo un indirizzo di saluto e di ringraziamento all'assemblea, recitato bellamente da un alunno indigeno, principiò lo svolgimento del programma. La parte principale era il melodramma il « Piccolo Haydn », interessante pel soggetto altamente educativo

» La distribuzione dei premi coronò, sobria e celere, il trattenimento. Il premio all'alunno più distinto nella lingua italiana fu dono del R. Console generale, e dono pure furono i tre premi di buona condotta generale, e qualche altro nelle differenti materie. Tra gli offerenti fu fatto il nome del Dr. Colloridi, del prof. Fichera, del sig. G. Bekhyt. La cerimonia fu assai interessante....»

NICHTEROY (Brasile). - II Ministro Plenipotenziario del Governo d'Italia, il nobile barone Romano Avezzana, accompagnato dal Console Italiano di Rio Janeiro, il 28 luglio u. s. si recava a visitare il Collegio S. Rosa in Nichteroy. Ricevuto allo sbarco dal Direttore e da altri Salesiani, Cd accolto alla soglia dell'Istituto dagli evviva dei 420 alunni interni e dalle note della Marcia Reale, gradì l'omaggio di un discorso di circostanza in italiano letto da uno degli insegnanti e la declamazione di una poesia italiana detta da un alunno, accompagnata dall'offerta di un mazzo di fiori. Quindi visitò le scuole, i dormitori e le officine con grande soddisfazione, e salì con la funicolare al « Monumento di Maria Ausiliatrice » che ammirò lungamente insieme con la « Galleria Mariana ».

BUENOS AIRES. - Nel Concorso Sportivo Naziovale, indetto dalla Dirección Generai de Tiro y Gymnasia in occasione delle Feste Centenarie, i collegi salesiani di Buenos Aires raccolsero copiosi allori.

Il Gran premio di onore fu assegnato al maestro Edoardo Castagneto, ex-alunno del collegio Pio IX e maestro nello stesso Collegio, per aver organizzato, istruito e preparato da solo una divisione di 12oo fanciulli.

Nelle gare libere di squadra ottennero il 1° premio con grande medaglia d'oro il battaglione del Collegio Pio IX, altra medaglia d'oro il signor Edoardo

Castagneto; il 2° premio con medaglia l'Asilo degli Orfani di Don Bosco (Collegio Leone XIII), e di Santa Caterina; e medaglia d'oro i signori Luigi Argerich del Collegio Leone XIII, ed Aniceto Rodríguez del Collegio di Santa Caterina.

Nelle gare unite di squadra ebbero il 1° premio di prima categoria con medaglia d'oro il Collegio Pio IX e l'Asilo degli orfani di D. Bosco; il 1° premio di seconda categoria con medaglia d'oro i giovani del Collegio di Santa Caterina; il 1° premio con medaglia d'oro grande il maestro Edoardo Castagneto e il sig. Luigi Argerich; il 2° premio il maestro Aniceto Rodríguez.

Nelle corse di cento metri ottennero il 3° premio con medaglia d'argento il sig. Manuel Otero del Collegio Leone XIII, - di mille metri ebbe il 2° premio con medaglia d'oro il sig. Abelardo Vàzquez del Collegio San Carlo, - di 400 metri con ostacoli riportò il 1° premio con oggetto d'arte il sig. Guglielmo Wilson del Collegio Leone XIII.

Nel salto in alto senza spinta, il 1° premio consistente in un oggetto di arte fu conseguito dal sig. Giuseppe Berjaúi del Collegio Leone XIII - nel salto in alto con spinta, il r ° premio fu riportato dal sig. Giovanni Baglli del Collegio San Carlo; e il 3 ° premio dal signor Guglielmo Wilson del Collegio Leone XIII.

Altri premii furono vinti dai signori Roberto Brumelier ed Ignazio Mujica del Collegio Leone XIII e Giovanni Baglli del Collegio San Carlo.

NECROLOGIO

S. E. Mons. Carlo Marozio.

Morì quasi all'improvviso il 3o agosto, sinceramente e profondamente compianto dal Clero e dai fedeli della sua Diocesi di Susa. Contava poco meno di 63 anni. Era stato preconizzato e consacrato Vescovo nel 1903. Le sue rare virtù, specie la sua pietà e la bontà di animo squisitamente paterna, ed il suo zelo pastorale, crediamo gli abbiano già ottenuto il premio dei santi. Tuttavia, memori della cordiale benevolenza che il buon Pastore aveva per noi e per le Opere nostre, invitiamo caldamente i lettori ad unirsi a noi ed ai suoi Diocesani nel pregar pace al degno Prelato.

S. E. Mons. Francesco Cherubin.

Vescovo di Belluno e Feltre, spirò nel bacio del Signore il 2 luglio in età di 72 anni. Prelato illustre, bell'ingegno e cuore di padre, lasciò vivo rimpianto in quanti lo conobbero. Noi ricordando l'esimio cooperatore che nel 1888 tessè uno splendido elogio funebre dell'indimenticabile nostro Padre D. Bosco nell'Istituto Sale siano di Mogliano Veneto, lo vogliamo affettuosamente raccomandato a particolari suffragi.

Contessa Orsolina Rizzardi.

La sera del 7 maggio si addormentava placidamente nel Signore la contessa Orsolina Rizzardi Ravignani di Verona, nostra benemerita cooperatrice. La sua vita fu tutto uno splendore di elette virtù, specialmente di carità, che speriamo le abbiano dischiuso il regno dei santi; nondimeno imploriamo per lei un devoto suffragio.

Raimondo Caterina.

Per 25 anni attese con mirabile zelo all'insegnamento del catechismo, ed il Signore benedisse largamente l'opera sua. Pia, buona, caritatevole, dopo lunga malattia volò al cielo il giorno di Maria Ausiliatrice nel maggio u. s. Una prece per l'anima sua.

Pia Rossato ved. Bianchi.

La sua bell'anima volò al Paradiso, dopo breve ma dolorosa malattia il 13 maggio u. s. da Legnano. Donna di squisiti sensi cristiani, umile e pia di nome e di fatto, fu molto benemerita delle Opere Salesiane La raccomandiamo vivamente alle preghiere de' lettori.

Cav. Matteo Cogliolo.

Volò 21 premio eterno la sera del 13 agosto dalla Spezia. Cittadino intemerato, cattolico e cooperatore fervente ed esemplare, da tempo si veniva preparando all'ultimo passo, per cui la sua morte fu quella del giusto. Una prece per l'anima sua; alta desolata famiglia le nostre più affettuose condoglianze.

FACCIAMo anche particolari suffragi pei seguenti defunti dal 1° gennaio al 1° aprile 1910.

Actis Grande Angelo - Rodallo.

Agnelli Dott. Roberto - Grottamare. Agostino Maria ved. Savitha - Cuorgné. Alanzone Cristina - S. Vittoria d'Alba. Allasia Bartolomeo - Montanera. Airaldi Can. D. Domenico - Alassio. Angioli Antonietta - Migliano. Arnaldi Mons. Benedetto - Genova. Artaria Can. D. Giovanni - Lugano. Assalini Giacomo - Ospitaletto.

Austoni Carolina ved. Carnaghi - Caragliano. Balbo Pietro - Cappello. Ballotti Laura - Faenza. Balzari Luigia ved. Savini - Borgomanero. Bana Giovanna ved. Carsani - Ponte S. Pietro. Banfi Ambrogio - Lingano. Baravalle Teresa - Lucerna S. Giovanni.

Barbero Caterina n. Coppa - Cornegliano d'Alba. Barbieri Elisabetta - Borghetto Corbera. Barigazzi Margherita - Parma. Baroni Maria - Rossano Veneto. Bassani Ing. Carlo - Tivoli. Bastonero Cap. Marco - Torino. Bava Antonia - Giarole. Beanato Domenico - Rovallo. Beccaria Bernacchini Teresa - Torino. Belegatti Clara - Gabbiana di Bagnone. Bellelli Giuseppe - Correggio Emilia. Bellini Adele n. Tagliaferri - Marradi.

Beneventi D. Domenico - Reggio Emilia.

Berardi D. Luigi - Rimini. Beraudo Teresa - Piozzo. Bertarione Pietro - Vico Canavese. Bertami D. Vincenzo - Reggio Emilia. Betti Gaetano - Monterotondo.

Biason Battista - Cinte di Pieve Tesino. Bianchi Conte Ignazio - Genova. Bigi D. Diego Arcip. - Muzzodella. Bodeo Giacomo - Ghedi. Bonelli Mons. N. - Padova. Bonetti Can. D. Giacomo - Saluzzo. Boni Dorice -- Serra Mazzoni.

Bonino D. Giuseppe - Pievano-Vaglierano. Bono D. Dionisio - Genova. Boria Conte G. B. - Genova. Borelli Eugenia - Cuneo. Bormida Camilla - Montelupo Albese. Bortolani Fausta - Serra Mazzoni. Bosio Giovanni - Valdivilla. Botto D. Domenico - Genova. Briolini D. Celeste Vic. - Bergamo. Burgarella D. Giuseppe - Trapani. Bussetti D. Carlo - Genova. Cabras Rit. Corongiu - Mandas. Calchi Novati Marianna - Milano. Cali Luigi - Torino. Campantico P. Tommaso - Genova. Campi D. Francesco - Pieve di Albignole. Canini Caterina - Bienno. Cantù Eugenio - Pontestura. Capìtanio Lucia - Lovere. Capizzi Salvatore - Riesi. Cappellini Maria - New York. Capriolo Dott. Luigina - Pocapaglia. Carati Giovanna - Monza.

Carbognini D. Domenico - Montecchia di Crosara. Carlini Anna - Villafranca Veronese. Carpegna G. B. - Chivasso. Catalano Vincenzo - Cornegliano d'Otranto. Catella Cristina - Ceramo. Cavallo Avv. Cav. Michele - Cuneo. Cavallo Pomero Maria - Fossano. Cavoli Giacomo - Piuzolo, Austria. Ciardi Cav. Antonio - Firenze. Coda Giuseppe - Pozzolo Formigaro. Colombo Antonio - Caronno Milanese. Crescini Giacomo - S. Ambrogio di Valpolicella..Crestanello Angelo - Roveredo. Croci Rosa - Fabbiano.

Carico Vignato Francesca - Gambellara. Dal Santo Girolamo - Caltrano. D'Ambrogio Celestino - Dalpe.

Da Molin Domenica - Nova Padova di Cacias, America. De Angelo D. Antonio -Venezia. De Colli Can. D. Carlo - Vigevano. De Filippi Pietro - Cavaglià. De Francesco Margherita - Predazzo. De Giorgio Pietro -- Biella.

Della Rovere D. Felice - Cusignasco. Dell'Oca Giuseppe - Andalo. De Martini Silvestro - Genova. Denigri Tommaso - Foagli.

Di Coccia D. Luciano, Arcip. - Santomema. Dolci Rag. Carlo - Almenno Salvatore. Dovigo Silvia - Montecchio Maggiore. Drago Battista - Caravonica. Dutto Carlo - S. Mauro di Boves. Ebranati Pietro -- Salò. Evangelisti Annunziata - Stra. Faccia D. Giuseppe - Villaga.

Fasoli Fraccaroli Elisa - S. Pietro Incariano. Ferrari Elisabetta - Arcene. Ferrari Pietro - Porto Legnago. Ferrario Carolina - Mendrisio. Ferreri Maria - Terni d'Isola. Ferri Nicola - Compiano di Borgotaro. Ferri D. Nicola - S. Nazzaro di Lisca. Fietta Maria - Asolo. Fiorini Pierina - Roma. Folliolcy Carolina - Donnoz. Franzinetti Giovanna - Re. Franzoni Catterina - Ghedi. Fusari Giosuè - Cesarò. Gelassi Antonio - Rovereto. Galli D. Michele - Castellaneta. Gallo G. Antonio - Valdivilla. Gallo Sebastiano - Caramagna. Gardin Maria Wallosuigh - Conegliano V. Garlanda Paolina n. Tonella - Flecchia. Garossini ved. Ambrosini Catterina - Torino.