BS 1900s|1909|Bollettino Salesiano Settembre 1909

ANNO XXXIII - N. 9.   - Torino, Via Cottolengo 32.   SETTEMBRE 1909.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: Una splendida iniziativa di alcuni oratori femminili

Pel Giubileo di D. Rua.   258 Il Sistema educativo di D. Bosco : Appendice: Sui divertimenti . . . .

Tesoro spirituale . . . . 261 Il Santuario della Sacra Famiglia in Firenze . . 262 DOMENICO SAVIO: Documenti varii . 263 TRA I FIGLI DEL POPOLO: Cronaca degli Oratori

Festivi: Alessandria, Schio, Macerala, SliemaMalta - Altre notizie   266 DALLE MISSIONI: Patagonia Meridionale: Da Gallegos al Lago Argentino: una missione fra i Tehuelches, 57 battesimi . . . .   268

IL CULTO DI MARIA SS. AusILIATRICE: Pellegrinaggio spirituale - Echi della Festa Titolare all'Estero - Grazie e graziati

NOTIZIE VARIE: La festa dei Premi - A Valdocco - In Italia: Giaveno, Mornese, Palermo, Randazzo, S. Pier d'Arena - All'Estero: Alessandria d'Egitto, Betlemme, Scutari, Barcellona, Messico, Buenos Aires, Cuenca   . 283

Necrologio: Mores. Emiliano Manacorda; Contessa Sofia Henry Colle; ecc. .

Una splendida iniziativa di alcuni Oratorì femminili

NON occorre enumerare una ad una le molteplici risorse di cui possono disporre le giovani, le spose e le madri cristiane pel trionfo della fede e della morale cattolica in mezzo alla civile società. Sta il fatto che la loro influenza può essere grande, e diverrà tanto maggiore quanto più intensa diverrà la loro azione.

Ma se a riuscire in qualsiasi impresa, anche di comune ìmportanza, giova la cooperazione perchè nell'unione sta la forza; a raggiungere il salutevolissimo scopo suaccennato l'unione è indispensabile. Poichè una forza di coraggio non comune fa d'uopo che abbiano in certe occasioni una giovane ed una madre cristiana, non per mantenersi cristiane nella loro coscienza, ma per mostrarsi tali, e santamente operose, anche al di fuori. Fate invece che cinquanta o cento di loro non si contentino di esser cristiane per sè, ma vogliano essere e mostrarsi cristiane anche pubblicamente, ecco sorgere nel cuor di ciascuna un coraggio invincibile e splendere dal volto di tutte una luce luminosa, la luce del buon esempio.

Gli istituti, i collegi, gli educandati, gli oratori festivi formano questi eletti manipoli femminili, questi meravigliosi drappelli di caratteri nóbilmente alteri, che sanno difendere la loro fede e i loro gigli con l'insormontabile barriera di un'aggraziata urbanità unita ad una serietà intransigente.

Ma pur troppo, anche fra le schiere che sciamano dai benefici alveari, ci son delle api che segregate dal numero ed abbandonate a sè dimenticano i laboriosi segreti della cera e del miele; e quando in una giovane o in una donna si spegne la luce delle celesti verità e viene ad estinguersi la dolce sorgente delle vere gioie dello spirito, la vita diventa, ancor più che negli uomini, pericolosa e triste.

Degna perciò di ogni incoraggiamento è l'iniziativa delle ex-allieve di vari Oratori femminili delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che pensarono di unirsi in propria associazione allo scopo

a) di non dimenticare nè l'amore ne la.pratica dei sani principi religiosi e - morali appresi nei lieti recinti dei collegi e degli oratori, ove furono educate ;

b) di adoperarsi con ogni mezzo, specie col proprio esempio, alla completa formazione di quelle giovani che han preso il loro posto in quei dolci asili di virtù e di pace;

c) di diffondere, individualmente e collettivamente, in mezzo alle famiglie, ai paesi ed alle città ove dimorano, quello spirito di cristiana franchezza a cui esse sono state formate ;

d) di tutelare energicamente e proporzionalmente i diritti e gl'interessi delle associate, giovandosi all'uopo anche dell'appoggio delle più influenti Cooperatrici Salesiane.

Ci pare un'opera, questa, troppo necessaria e salutare, perchè non abbia ad incontrar quelle difficoltà e contraddizioni che accompagnano, ordinariamente al loro sorgere, tutte le opere buone. Faccia perciò Iddio che la splendida iniziativa trovi molte anime, piene di buona volontà, di attività e di zelo, che ne ingrossino coraggiosamente le file e ne realizzino pazientemente e fiduciosamente i propositi colla certezza di compiere un grande apostolato.

Si tennero già adunanze in proposito, a Torino, Nizza Monferrato, Giaveno, Chieri, Asti, Novara, Lingotto, Trino Vercellese, ecc. ecc.

Alle Unioni di Torino o di Nizza possono rivolgersi tutte le Ex-allieve degli Istituti ed Oratori diretti dalle Figlie di Maria Ausiliatrice per aver norme o schiarimenti.

Pel Giubileo di D. Rua

L'INAUGURAZIONE dell'Anno Giubilare nell'Oratorio di Valdocco si compì il 29 luglio u. S. con una festa intima, spontanea, affettuosissima. Il sig. D. Rua celebrò la santa messa all'altare di Maria Ausiliatrice presenti tutti i superiori ed alunni; i quali a mezzodì sedettero con lui a mensa nel teatrino, che bellamente allestito ed ornato all'uopo presentava un colpo d'occhio stupendo. Fecero corona al festeggiato anche i rappresentanti delle case salesiane vicine e parecchi missionari. Brindisi cordiali si alternarono colle note della nostra banda musicale, alla quale si aggiunse a notte quella dell'oratorio festivo per chiudere degnamente la festa. Dopo le preghiere della sera, il sig. D. Rua diede la buona notte alla comunità ringraziandola per la filiale dimostrazione e raccomandando a tutti di festeggiare il suo Anno Giubilare anche col mantener viva nell'anima la grazia di Dio.

Il lietissimo giorno fu pur ricordato in altri luoghi e da altre persone. Numerosissimi furono i telegrammi di compartecipazione e di augurio che vennero inviati al Successore di Don Bosco; al quale pervennero pure relazioni di altre feste compiute.

Tra quelle celebratesi nell'intimità dei nostri Istituti ci piace ricordare l'iniziativa presa dai giovani chierici di Foglizzo, seguita da altre case congeneri, d'inaugurare l'Anno Giubilare passando divisi per turno in adorazione innanzi il SS. Sacramento tutto il 29 luglio u. s. e di offrire, divisi come sopra, tutti i giorni fino al 29 luglio 191o, un certo numero di sante Comunioni secondo l'intenzione del sig. D. Rua.

Tra le feste promosse dai cooperatori vogliamo ricordare le devote funzioni religiose promosse in più luoghi, ad esempio a Caltanisetta, mercè lo zelo di quel rev.mo Direttore diocesano, Can. Francesco Pulci.

Che il Signore, mosso da tante preghiere, doni al Successore di D. Bosco quelle grazie che il suo gran cuore desidera!

Nuove postille al decreto della S. Congregazione dei Riti per l'introduzione della Causa di D. Bosco.

Il Sistema educativo di D. Bosco

APPENDICE.

Sui divertimenti.

... e insieme fece sì, interrompendo talvolta le occupazioni, che l'animo dei giovani si sollevasse con opportune ed oneste ricreazioni. Per questo volle che le scuole da lui istituite poi figli del popolo fossero rallegrate con esercizi ginnastici e musicali.

I ragazzi - diceva D. Bosco - bisogna tenerli continuamente occupati. Oltre la scuola o il mestiere è necessario impegnarli in altro. La loro mente così sarà in continuo lavoro. Se non li occupiamo noi, si occuperanno da sè, e forse in idee e cose non buone!

« Non. intendo - ripeteva ai primi giovani che gli s'affollavano attorno nell'Oratorio di Valdocco - che vi occupiate da mattina a sera senza nessun sollievo, perchè io vi voglio bene e vi concedo volontieri e in gran numero tutti quei divertimenti nei quali non vi è peccato! »

Le clamorose ricreazioni dei suoi primi birichini sulla piazzetta e nelle vie adiacenti alla chiesa di S. Francesco d'Assisi in Torino avevano infatti dato luogo a varie recriminazioni; - la vivace allegria e l'assembramento di tanti giovani nell'abitazione dei sacerdoti addetti alla direzione spirituale del Rifugio avevano offerto alla Marchesa di Barolo uno dei pìù forti motivi per allontanare D. Bosco; - questi aveva condotto i suoi piccoli amici, che ormai salivano a trecento, alla cappella di S. Pietro in Vincoli, ma la ricreazione turbò (quantunque per poco!) la quiete di altri e un ordine municipale ne lo allontanava; - ottenne di raccoglierli nella cappella di S. Martino, presso i molini di Dora, ma in breve un contrordine municipale, provocato dai soliti esagerati lamenti, lo allontanava anche da quel luogo; - affittò allora alcune stanze in Valdocco, in casa Moretta, ma in capo a tre mesi per la stessa ragione si ebbe un altro licenziamento; - finchè, nella primavera del 1846, ridottosi a raccoglierli nel prato Filippi, dopo poche domeniche il padrone va disgustato da D. Bosco, dicendogli che il calpestìo dei quattrocento giovani rendeva il prato completamente sterile, esser egli per ciò disposto a perdere il fitto, ma rompeva il contratto!

Ed ecco il genuino racconto di uno dei quattrocento del prato, piovuto in quel tempo a Torino per guadagnarsi il pane, lavorando da garzone muratore. «...Alle 8 del mattino giunsi al sospirato Oratorio. Era un prato: una siepe di bosso lo cingeva; qui vidi una moltitudine di giovani che si divertivano senza fare schiamazzi; un bel numero di questi stavano ginocchioni intorno ad un prete che, seduto sopra una riva del prato, li ascoltava in confessione.

» Io restai sbalordito. Era estatico di maraviglia, come chi si trova in un mondo pieno di cose curiose non ancora conosciute. Un compagno accorgendosi che io era novizio tra loro, mi si avvicinò e in un modo garbato: - Amico, mi disse, vuoi giuocare con me alle piastrelle? - Questo era il mio giuoco prediletto, perciò con subito trasporto accettai la proposta. Avevamo terminato la partita, quando il suono di una tromba impose silenzio a tutti. Ognuno lasciando i trastulli, si raccolse intorno al prete, che poi seppi essere D. Bosco:

- Giovani cari, disse questi ad alta voce, è ora della santa Messa: questa mattina andremo ad ascoltarla al Monte dei Cappuccini; dopo la Messa avremo una piccola colezione. Quelli a cui mancò tempo di confessarsi oggi, potranno confessarsi altra domenica; non dimenticate che ogni domenica vi è comodità di confessarsi.

» Detto questo, suonò di nuovo la tromba e tutti si posero in cammino. Uno dei più adulti cominciò la recita del Rosario, a cui tutti gli altri rispondevano. La camminata era quasi di tre chilometri, e sebbene non osassi associarmi cogli altri, tuttavia, spinto dalla novità, li accompagnava a poca distanza, prendendo parte alle comuni preghiere. Quando eravamo per intraprendere la salita che conduce a quel convento, si cominciarono le litanie della B. V. Questo mi ricreò assai, perciocchè le piante, gli stradali, il boschetto che coprono le falde del monte risuonavano del nostro canto e rendevano romantica veramente la nostra passeggiata.

» Venne celebrata la Messa, in cui parecchi giovani si accostarono alla santa Comunione. Dopo breve predica e sufficiente ringraziamento, andarono tutti nel cortile del convento per fare la colezione. Non ravvisando alcun diritto alla refezione de' miei compagni io mi ritirai aspet tando di unirmi ad essi nel ritorno, allorquando D. Bosco avvicinandosi mi parlò cosi: - Tu come ti chiami?

- Paolino.

- Hai presa la colezione?

- No, signore.

- Perchè?

- Perchè non mi sono nè confessato, nè comunicato.

- Non occorre nè confessarti, nè comunicarti per avere la colezione.

- Che cosa si ricerca?

- Niente altro che l'appetito e la volontà di venirla a prendere. - Ciò detto mi condusse al cesto e mi diede in abbondanza pane e frutta.

» Disceso dal monte, andai a pranzo, e dopo il mezzodì ritornai a quel prato, ove con tutto mio gusto presi parte alla ricreazione fino a notte. Da quel punto per più anni non abbandonai l'Oratorio e il caro D. Bosco, che tanto bene fece all'anima mia e tanti giovani ridusse sul buon sentiero. Quanti disagi sofferse, quanta pazienza lo vidi usare, e quante industrie adoperare... Fui presente a tutte le feste ed a tutte le passeggiate le quali eccitavano un entusiasmo indescrivibile in quella accolta di giovani. Queste gite, accompagnate da avventure quasi sempre piacevolissime e talora meno gradite, davano argomento di infiniti discorsi, ed era ciò che D. Bosco desiderava, perchè la nostra fantasia avesse sempre oggetti nuovi ed innocenti intorno ai quali occuparsi con intensità... ».

L'allegria adunque, i giuochi, le passeggiate furono fin dal principio e continuarono ad essere l'anima dell'Oratorio. « D. Bosco - narra un altro testimonio - era il primo ai giuochi e l'anima della ricreazione. Colla persona e coll'occhio si trovava in ogni angolo del cortile, in mezzo ad ogni gruppo di giovani, prendendo parte a tutti i divertimenti. In una partita incominciava una contesa, e D. Bosco a dire a chi ne era causa: -Va' là in quell'altro crocchio chè manca di un giuocatore. Io prendo il tuo posto. - E giuocava ai birilli, alle boccie, al volante, col plauso di coloro che erano felici di aver Don Bosco per compagno. Quando poi in un altro luogo scorgesse qualcheduno che usava modi o parole sguaiate in certi esercizi ginnastici: - A te! dicevagli: vieni al mio posto; io prenderò il tuo. - E facevasi il cambio. Così passava da un punto all'altro del cortile, sempre riportando il vanto di abile giuocatore, cosa che richiedeva sacrifizio e fatica continua ».

« Innamorava il vederlo in mezzo a noi - dice un altro dei suoi allievi. - Alcuni di noi erano senza giubba, altri l'avevano, ma tutta a brandelli; questi a stento teneva ai fianchi i calzoni, quest'altro non aveva cappello, o le dita dei piedi si affacciavano dalle scarpe rotte. Si era scarmigliati, talora sudici, screanzati, importuni, capricciosi, ed egli trovava le sue delizie nello stare coi più miserabili! »

« Sovente - attesta D. Lemoyne - schierava in due campi i giovani per la barrarotta, e facendosi egli stesso capo di una parte, si incamminava un giuoco così animato che, parte giuocatori e parte spettatori, tutti i giovani si infiammavano per quelle partite. Da un lato si voleva la gloria di vincere D. Bosco, dall'altro si faceva festa per la sicurezza della vittoria.

» Non di rado egli sfidava tutti i giovani a sopravanzarlo nella corsa e fissava la mèta destinando il premio al vincitore. Ed eccoli allineati. D. Bosco solleva la veste al ginocchio : - Attenti, grida: uno, due, tre! - E un nugolo di giovani si slancia, ma D. Bosco è sempre il primo a toccare la mèta. L'ultima di queste sfide ebbe luogo precisamente nel 1868 e D. Bosco, non ostante le sue gambe enfiate, correva ancora con tanta rapidità da lasciarsi indietro 8oo giovani fra i quali moltissimi di una snellezza meravigliosa. Noi, presenti, non potevamo credere ai nostri occhi ».

E che dire delle passeggiate? specialmente di quelle, classiche ed uniche nel loro genere, che si prolungarono per dieci, venti e più giorni, passando di paese in paese, seguendo l'itinerario di un ben studiato programma? « Ricordo sempre, scrive il can. Anfossi - quei viaggi avventurosi che destavano meraviglia, contento ed edificazione ». Ovunque la giovane comitiva era ricevuta in forma solenne; il parroco e sovente il sindaco andavano incontro a D. Bosco, e a lui ed ai suoi piccoli amici facevano le più grate accoglienze; ovunque si cantava messa in musica e si dava concerto e rappresentazione, chè, al pari della ginnastica, D. Bosco amava la musica e permetteva il teatro.

Trovandosi egli a Marsiglia, un giorno si recava a visitarlo un religioso che aveva fondato in una città della Francia un Oratorio festivo e gli chiedeva se approvasse la scuola di musica fra i divertimenti dei giovani; e prese a narrargli tutti i vantaggi che dalla musica potevano trarsi per l'educazione, l'occupazione, e la ricreazione dei giovani. D. Bosco ascoltò approvando e rispose:

- Un oratorio senza musica è un corpo senza anima!

- Ma, soggiunse il frate, la musica porta anche i suoi inconvenienti e non piccoli; e prese a dire della dissipazione alla quale induce taluni, del pericolo che i giovani vadano a cantare o suonare nei teatri, nei caffè, nei balli e via discorrendo.

D. Bosco udì tutto senza dir parola e senz'alcuna esitazione rispose:

-E meglio l'essere, o il non essere?... Un oratorio senza musica è un corpo senz'anima!

Chi non conosce qual parte abbia nella vita di tutti gli istituti salesiani la musica vocale, e, negli oratori e fra gli allievi delle scuole professionali anche la istrumentale?

« Cari, amabili gli artigiani di D. Bosco! Hanno la musica e se ne dilettano. Sentì per tempissimo D. Bosco il tono affascinante che dalla musica si sprigiona... e subito che ebbe un manipolo di fanciulli, li volle musici. Nelle anime rapite a Dio armonizzano tutte le cose belle, mistica, scienza, poesia, suono, canto, canto di pace e canto di guerra, cioè unione con Cristo, combattimento contro di Satana. Ebbene, l'oratorio di Valdocco in cui lo spirito del fondatore si travasa, è pure una scuola di ritmo, amorosa scala di numeri. Gli artigiani hanno orchestra, hanno banda; e che cosa fanno? Cantano le lodi della Vergine, il trionfo dei giusti, la bellezza degli innocenti, le prove della virtù, le palme dei virtuosi. La musica maneggiata dai missionari dirozzò i selvaggi e per gli artigiani di D. Bosco è data a redimere i nuovi selvaggi del tralignante incivilimento. E vi è bisogno di questo... Imperocchè... tra gli operai di che le officine, le fabbriche, i laboratori dell'età nostra ingrossano, troviamo il fascino della musica, non vi ha dubbio; ma la è musica di altro suono e di altro canto. Gli operai sonatori che al secolo piacciono, vanno presso ad ispirazioni nè buone nè belle, vanno spesso celebrando i forti che opprimono i deboli, i contaminati che calpestano gl'innocenti, celebrando le turpi femmine, i saturnali del popolo, i trionfi della rivoluzione (1) ».

Ancora un pensiero. « Quanto si riferisce all'educazione è importante, anche il divertimento; e D. Bosco, quell'anima grande, che ha intuito tutti i bisogni dell'umana natura e sopratutto della gioventù, ben a ragione alternava gli onesti divertimenti ai lavori manuali, agli studi fecondi, alla preghiera fervente. Nei suoi stabilimenti ampli cortili pei giuochi: trapezi, manubrii, sbarre fisse, vaste gallerie, ove i giovani possono rincorrersi nei giorni piovosi, senza esporsi alle intemperie, e, in un posto d'onore, il... teatro. Sicuro, il teatro!

» Memore di quanto diceva un giorno un santo Vescovo, che una buona rappresentazione può talvolta equivalere ad una predica, D. Bosco si valse sempre del teatro, come mezzo di educazione; e i Salesiani, degni eredi del loro fondatore, nulla tralasciano per rendere belli e comodi i loro teatrini.

» Laggiù in Valdocco, nella Casa madre, quando videro che l'antico era insufficiente, ne fabbricarono un altro con tre belle gallerie ed una vasta platea, un vero teatro, che compete vantaggiosamente, per ampiezza ed architettura, coi migliori teatri di commedia della nostra città. Bisogna trovarsi colà ne' giorni delle grandi rappresentazioni (1) ».

D. Bosco adunque non trascurò nulla di quanto può giovare nè alla ricreazione ed al salubre sviluppo del corpo nè al sollievo ed alla educazione della mente e del cuore, e saggiamente lasciò scritto :

« Si dia ampia libertà di saltare, correre, schiamazzare a piacimento. La ginnastica, la musica, la declamazione, il teatrino, le passeggiate sono mezzi efficacissimi per ottenere la disciplina, giovare alla moralità ed alla sanità. Si badi soltanto che la materia del trattenimento, le persone che intervengono, i discorsi che hanno luogo non siano biasimevoli. Fate tutto quello che volete, diceva il grande amico della gioventù S. Filippo Neri, a me basta che non facciate peccati (2).

(1) Card. G. ALIMONDA: Giovanni Bosco e il suo secolo, Discorso, Torino 1888.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'Indulgenza Plenaria:

ogni mese:

1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno ; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona morte ;

3) nel giorno in cui si radunino in conferenza;

dal 10 settembre al 10 ottobre

1) il 12 settembre, festa del SS. Nome di Maria; 2) il 14 settembre, l'esaltazione della S. Croce ; 3) il 19 settembre, festa della B. V. Addolorata ; 4) il 29 settembre, dedicazione di S. Michele Arc.; 5) il 3 ottobre, solennità del SS. Rosario ; 6) il 10 ottobre, Maternità di Maria Vergine.

Inoltre : ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche chiesa) reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità ed un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.

Tutte le indulgenze concesse ai Cooperatori sono applicabili alle Anime sante del Purgatorio; ma pel loro acquisto è richiesta la recita quotidiana di un Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice coll'invocazione: Sancte Francisce Salesi, ora pro nobis.

(1) A. CAPELLO nell'Omaggio internazionale all'Opera Salesiana, Torino 1898.

(2) Sac. G. Bosco: Il sistema preventivo nell'educazione della gioventù; capo II, § III (Cfr. Bollettino dì marzo 1909, pag. 76).

Il Santuario della Sacra Famiglia IN FIRENZE

È un'opera dispendiosa, ma urgente e indispensabile. La prima idea d' innàlzare una chiesa in Via Aretina a Firenze, fu ispirata a D. Bosco stesso dalle condizioni del popoloso sobborgo di S. Salvi, abitato da famiglie operaie e insidiato dalla propaganda protestante, la quale vi ha uno dei centri più attivi e meglio organizzati. L'idea ebbe l'approvazione dell'indimenticabile Card. Bausa di ven. memoria e gl'incoraggiamenti del suo successore, Mons. Alfonso M. Mistrangelo, Arcivescovo di Firenze. Anche Leone XIII benediceva all'impresa, e Sua Santità Papa Pio X, felicemente regnante, con breve 27 giugno 1904 accettò il patronato di una Cappella del futuro Santuario; dcl quale il compianto Card. Domenico Svampa poneva con memoranda funzione la prima pietra il 21 aprile 1903, essendone padrino l'illustre prof. Augusto Conti di venerata memoria, e madrina la Nobil Donna Concetta Giustini nata Contessa Mocenigo-Sorango.

Il titolo dice tutto il pensiero animatore di D. Bosco e il programma di azione di cui la chiesa dev'essere il focolare e il centro.

L'opera oggi più importante è la restaurazione della Società in Cristo, ma la Società ha per fondamento essenziale la famiglia. Ristorare in Cristo la famiglia, specialmente la famiglia operaia, è senza dubbio il mezzo più efficace per ristorare in Cristo la società contemporanea, per indole e per aspirazioni così tendente alla democrazia.

Ed è proprio così: non sia discaro al lettore il riflettere un momento.

« Ecco un fiume, che, sempre chiuso fra le sue sponde verdeggianti, lento e maestoso attraversa vaste e feraci pianure e porta il suo tributo al mare. Donde le sue acque? Esse scaturiscono dalla gran cerchia dell'Alpi e dell'Appennino, che ci fa corona: son mille e mille umili ruscelli, che stillano goccia a goccia dall'orlo degli eterni ghiacciai; che scendono dai fianchi di quelle vette superbe; che si raccolgono a' loro piedi ; che a poco a poco ingrossano, si confondono in piccoli fiumi, e i piccoli fiumi, l'uno dopo l'altro, si perdono nel fiume reale, che passa sotto i nostri occhi e cammina verso il mare, come il pellegrino che ritorna alla patria per riposarvi in pace. Quali saranno le acque di questo fiume? Saranno chiare e limpide, ovvero torbide e minacciose? Non occorre il dirlo: esse saranno quali sono i torrenti, i fiumi che lo formano.

» Or vedete questo gran fiume della società civile, della quale ciascuno di noi, se possiamo dirlo, è una goccia. Come si è formato e ogni giorno si alimenta? Quali sono le lontane e misteriose sue scaturigini? Ogni borgata, ogni città, a guisa di ruscelli e di piccoli fiumi, versano in questo gran fiume il loro tributo. E la borgata e la città donde traggono questo tributo, che non vien meno per volgere di anni, anzi va incessantemente crescendo? Le borgate, le città, le provincie, i regni lo ricevono dalle singole famiglie: la sorgente prima e unica della società è la famiglia. Quale sarà dunque la società, volete in piccole, nella borgata e nella città, volete in grande, nella nazione? Evidentemente essa non sarà, ne più ne meno, di quello che è ciascuna famiglia, perchè la società, in tutte le sue forme più svariate, in sostanza non è che il risultato delle famiglie, come il maggior fiume è il risultato dei fiumi minori e questi il risultato delle piccole sorgenti disseminate pei monti e pei colli.

» Chi dunque vuole la società sana, robusta, morale e virtuosa, come chi vuol chiare le acque del fiume, deve far sì che siano chiare le acque delle sue sorgenti... Se noi possiamo formare la famiglia sugli eterni principii del Vangelo... noi abbiamo messo al sicuro colla famiglia la stessa società e gettate le basi d'una vera e solida riforma (1) ».

Ad ottenere questo sospiratissimo scopo nulla v'ha di più efficace che diffondere il culto, l'amore e l'imitazione della S. Famiglia, detta da Papa Leone XIII « l'esemplare delle Famiglie cristiane. »

Ma intanto, ad assicurare la benedizione di Gesù, di Maria e di Giuseppe sulle proprie famiglie non manchino i buoni cooperatori di fare una qualche limosina a favore di questo tempio artistico e grandioso, che - mentre offrirà a tutto un popolo quella comodità di compiere i suoi doveri di religione, che presentemente gli manca - diffonderà e perpetuerà il culto alla Sacra Famiglia. Il Divin Adolescente, che con ineffabili virtù e con gli esempi della sua vita domestica santificò la famiglia da Lui eletta qui in terra, guarderà pietoso le nostre, le assisterà benigno, le difenderà da ogni pericolo, le soccorrerà nelle necessità e darà ad esse la grazia di mantenersi costanti nell'imitazione della sua santa Famiglia, affinchè possano un giorno benedirlo eternamente in cielo.

Dalle due incisioni che offriamo, i lettori, se ricordano le altre pubblicatesi nel febbraio del 19o6, possono constatare che i lavori non furono sospesi, sebbene siano proceduti e procedano pur troppo assai lentamente. Il sig. D. Rua non può fare di più, l'opera è dispendiosa e dispendiosa assai; la raccomandiamo caldamente a tutti i Cooperatori.

Qualunque somma di denaro, qualunque offerta, anche di materiali da costruzione, sarà ricevuta colla massima gratitudine.

(1) Cfr. Questioni religiose, morali e sociali del giorno di Mons. G. Bonomelli; Vol. II. Lett.: La famiglia.

DOMENICO SAVIO

III (Ved. Bollettino di agosto u. s. )

Domenico Savio e Don Bosco.

Ho letto, o per dir meglio, ho meditato con attenzione e con gioia la simpatica vita dell'angelico giovinetto Domenico Savio, allievo carissimo del venerabile D. Bosco. È la vita di un santo scritta da un altro santo. Quindi essa è tutta un olezzo, un profumo di Paradiso. Che spettacolo sublime insieme e commovente per il mondo cattolico non sarebbe egli mai in questa epoca di miscredenza e mal costume, se ambedue questi servi di Dio - il maestro e il discepolo - venissero nel giorno stesso innalzati agli onori degli altari!

Nel primo la Chiesa ci porgerebbe un esemplare e un protettore del sacerdote cattolico nell'odierna costante resistenza della nostra Santa Religione all'errore ed al vizio dominanti e nel secondo un modello e un patrono della gioventù studiosa dei nostri tempi, tanto insidiata dalle sétte inique nelle moderne scuole pagane. Ecco i miei fervidi voti!...

18 febbraio 19o9.

TEODORO ANTONIO POLITO

Arcivescovo di Corfù.

A fianco di quell'ottimo, di quell'eroico D. Bosco non poteva non crescere un campione, proprio fra quei figli del popolo, alla cui educazione attende specialmente l'Opera Salesiana.

10 febbraio 19o9.

+ NICOLA JEZZONI

Vescovo di Valva e Sulmona.

Chi non ammira l'opera stupenda compiuta in sì brevi anni nella bell'anima dell'angelico giovane Domenico Savio? Mirabilis Deus in sanctis suis! In tutta quanta la vita del servo di Dio si scorge un continuo influsso dall'alto che guida il giovine su una via spirituale così diritta, così solida, sicura e bella che ci fa esclamare : Digitus Dei est hic ! Sono rimasto infinitamente edificato non so se più della vita del giovane Savio, o dallo spirito celestemente elevato del Ven. Scrittore, l'immagine del quale da anni splende sulla mia scrivania e vi forma l'ornamento più caro!

19 febbraio 19o9.

+ Fr. Gius. BERNARDO DOEBBING O. F. M.

Vescovo di Nepi e Sutri.

Santo dovette essere il Savio , poichè in sì giovane età conobbe e praticò la virtù, e la fece conoscere ed amare anche dagli altri. Ai suoi compagni certo doveva sembrare di vedere redivivi in lui S. Luigi Gonzaga, S. Stanislao Kostka, San Giovanni Berchmans ; ma, con questo specialmente, mi pare che abbia dei tratti mirabili di rassomiglianza.

E santo dovette essere anche lo scrittore che ha saputo penetrare così profondamente nell'animo del Savio, delinearne così bene le sembianze, e con tanta schiettezza, candore, vita, raccontare le opere di questo caro giovanetto. Piaccia al Signore che in tempo non lontano la Chiesa approvi questo mio giudizio decretando l'onore degli altari al Padre e al figlio.

6 febbraio 1909.

GIACOMO CORNA PELLEGRINI Vescovo di Brescia.

Certamente fra i grandi meriti del Ven. Don Bosco è ancor quello di aver formato questo santo, piccolo di età, grande di virtù, sul quale, leggendone la cara vita, studieranno con profitto e grandi e piccoli, sentendosi tutti invogliare a divenir santi.

Io affretto col mio pensiero e col mio cuore l'arrivo del giorno in cui, piacendo a Dio, noi li venereremo entrambi sugli altari e raccomandandoci allora, anche pubblicamente, alla loro intercessione, potremo rallegrarci del comune loro gaudio, al quale se il Figlio pervenne più facilmente per le salite esortazioni del Padre, alla corona di questo sarà fulgidissima gemma la gloria conseguita dal Figlio.

8 febbraio 19o9.

VITTORIO AMEDEO RANUZZI DE' BIANCHI Vescovo di Recanati e Loreto.

Uomini veramente di Dio il Direttore e l'allievo, il Padre ed il Figlio! Piaccia al Cielo di esaudire i nostri voti, e l'aureola de' Santì recinga presto la fronte dei due grandi servi di Dio. Nei tempi procellosi che corrono, la glorificazione del D. Bosco e del Savio mi parrebbe una provvidenza, una benedizione per tutti, ma specialmente pei giovani, di cui l'uno è l'apostolo impareggiabile e l'altro un soave e opportunissimo modello.

11 febbraio 19o9.

+ ANDREA RIGHETTI Vescovo di Carpi.

...Questo fiore ha voluto Iddio che fosse una delle primizie del giardino salesiano, onorando l'esperto giardiniere a cui l'affidava e il giardino stesso, e nel medesimo tempo offrendo una delle più belle prove di fatto della santità di chi fondò - certo per impulso divino - l'opera che chiamiamo salesiana.

24 febbraio 19o9.

+ LEONIDA MAPELLI Vescovo di Borgo S. Donnino.

IV.

Care rimembranze.

La vita del giovane Servo di Dio Domenico Savio mi richiama ad antiche memorie, quando cioè quarant'anni or sono, mi trovava studente di ginnasio nella Piccola Casa della Divina Provvidenza. Per la stia vicinanza all'Oratorio di Don Bosco io udiva suonar venerato il nome di questo santo giovanetto e respirava un ambiente profumato dalle sue virtù. Quante volte desiderai rassomigliargli almeno da lontano!...

8 marzo 19o9.

+ GIO. BATTISTA RESSIA Vescovo di Mondovì.

Nativo della vicina Diocesi di Susa, non mi era del tutto ignoto il nome di questo caro giovinetto; ma non mi sarei mai aspettato di trovare in lui un'anima cosi eletta, così ripiena di celeste sapienza, così addentro nelle vie del Signore e nel l'esercizio delle più belle e posso anche dire eroiche virtù; e tuttociò col serbare all'esterno un contegno semplice, gaio, disinvolto, quasi non dissi ordinario. Se un giorno, come lo spero e desidero vivamente, questo angelico giovinetto verrà innalzato all'onore degli altari, avremo in lui un nuovo modello e protettore da presentare alla gioventù studiosa, specie dei ginnasi, modello e protettore che riuscirà ai giovani tanto più simpatico, quanto ne è più fresca la memoria e può sembrarne facile la imitazione.

8 marzo 19o9.

Fr. ROBERTO ROUSSET Vescovo di Bagnorea.

Entrato anch'io all'Oratorio, cinque o sei anni dopo la morte di Savio Domenico, ricordo benissimo che l'aria che si respirava era ancora tutta imbalsamata del buon odore delle sue virtù e della sua santità. Tutti ne parlavano come di un santo!...

25 febbraio 19o9.

+ GIO. VINCENZO TASSO Vescovo d'Aosta.

Ho riletto dopo tanti anni il caro libro di Don Bosco, Maestro e Padre del santo giovane, e restai sempre più compreso di ammirazione e di venerazione verso l'angelico giovinetto. Faccio voti sinceri, che questo giglio purissimo dai giardini salesiani sia portato ai santi altari, per diffondere la sua soave fragranza nel tempio del Signore, e dal tempio nelle famiglie e nella società presente, che di salde impressioni e di edificanti esempi ha bisogno, specie la gioventù.

9 marzo 19o9.

+ FILIPPO ALLEGRO Vescovo di Albenga.

V.

Il voto di tutti.

Venga, venga e ben presto sugli altari - se la S. Chiesa lo giudica degno - il giovanetto Domenico Savio; poichè un tal protettore novello della nostra povera gioventù, cotanto insidiata oggidì fin dalla prima adolescenza, e nei costumi e nella fede, sarebbe adattatissimo agli eccezionali bisogni nostri! Effonda il Cielo, per l'esempio e il patrocinio del suo Servo Domenico Savio - gloria insigne dell'educazione salesiana - lo spirito di pietà, di modestia, e di tutte le altre care virtù, il cui odore emana dalla sua Vita, e ne innamori i cuori dei nostri adolescenti e di ogni condizione di fedeli!

11 febbraio 19o9.

+ BENEDETTO Card. LORENZELLI Arcivescovo di Lucca.

... Non soltanto desidero ma spero sinceramente di poterlo presto invocare a protezione il pio giovane non solo nelle preghiere segrete e private, ma anche in quelle di forma pubblica e legittimamente autorizzata. So che la lettura di quella vita da molti anni a moltissime anime ha fatto, fa del bene, del gran bene, e non so togliermi dal pensare che in quelle pagine parlino due santi, che dal cielo rendono efficace maggiormente la parola colle intercessioni e colle grazie.

23 febbraio 19o9.

+ PIETRO Card. MAFFI Arcivescovo di Pisa.

Nella « Vita » del santo giovane, ho ravvisate delle rassomiglianze con la santità di S. Giovanni Berchmans. Infatti lo stesso desiderio ardente di farsi santo: « volo fieri sanctus », la stessa indole mite, candida ed amabile; lo stesso spirito di santità eminentemente pratica, comune, ed aliena da quelle vie che sono inaccessibili all'umana debolezza. Come tale quindi, sembra che la Divina Provvidenza, in tempi sì difficili per l'insidiata, sedotta ed incauta gioventù, voglia venire in aiuto ai giovanetti secolari, mettendo innanzi al loro sguardo esempi nobilissimi di compagni vissuti da Angeli fra la corruttela del secolo, e così additare loro la via della virtù e della santità.

Voglia dunque l'Amabilissimo Cuore di Gesù, amico dei giovanetti, affrettare il giudizio della Chiesa in onore di questo suo Servo.

10 febbraio 19o9.

+ NICCOLÒ AUDINO Vescovo di Mazzara del Vallo.

A questo serto smagliante che tanti venerandi Pastori della Chiesa han deposto sulla fronte dell'umile alunno di D. Bosco, ci piace aggiungere una poesia del nostro confratello prof. D. Giacomo Ruffino, scritta per la Commemorazione del Servo di Dio tenutasi al Collegio-Convitto Villa Sora di Frascati, il 19 luglio u. s., in occasione dell'annuale distribuzione dei premii.

A SAVIO DoMENIco.

Come giglio su vergine zolla Nel sorriso d'un lepido april Schiude al sole la bianca corolla Esalante profumo gentil,

Tu degli anni nel primo mattino L'alma pia con ingenuo candor Dischiudevi al bel Sole Divino, Di Mondonio vaghissimo fior.

A l'intorno un'eterea fragranza Effondean le tue dolci virtù: Era fede serena e speranza, Era fervido amor a Gesù.

Per te lene ai desiosi fratelli L'arduo calle del cielo apparì, Anche ai torpidi spirti e ribelli Nova fonte di vita s'aprì.

Di D. Bosco cresciuto alla scola Apprendesti fanciullo a pregar: « Pila morir, che la candida stola

» abbia un dì del battesmo a macchiar ! »

E dell'alma innocente salia L'olocausto gradito al Signor, Ti sorrise dal cielo Maria E benigna ti strinse sul cor.

O primizia del nobil drappello, Serto all'inclito Padre nel ciel,

Tu, che pronto di Cristo all'appello Le dive orme seguisti fedel,

Oh! del giovane stuol che l'onora L'innocenza proteggi e la fe'! Alti sensi a nutrir tu l'incora, A spregiar quel ch'eterno non è.

TRA I FIGLI DEL POPOLO

Cronaca degli Oratorì festivi.

Al IV° Congresso Nazionale degli Oratori Festivi, che si tiene in Milano nella prima metà di guesto mese, umiliamo l'adesione più cordiale, col riverente augurio che ogni voto, qualunque deliberato e tutti i pratici suggerimenti, espressi dall'autorevole Assemblea per facilitare l'educazione e l'istruzione religiosa dei figli del popolo, abbiano a trovare un'eco duratura in folla la Penisola!

ALESSANDRIA - La festa della Dottrina Cristiana. - La festa della Dottrina cristiana, celebratasi insieme con quella di S. Luigi, riuscì uno splendore. La vigilia Mons. Villa benedisse una bellissima statua di S. Luigi, offerta dai cooperatori della città, dietro iniziativa dei soci del Circolo San Luigi. Le funzioni del giorno solenne furono onorate dell'intervento del canonico mons. Boggiani; i giovani cantori eseguirono la Missa III di Haller. Nel pomeriggio vi fu processione nel cortile dell'Istituto. A sera nel teatrino si svolse un grazioso trattenimento. La fanfara suonò scelti pezzi di musica, varii giovani recitarono dialoghi e tenne un discorso un salesiano del vicino Collegio di Borgo S. Martino. Si procedette poscia alla premiazione di 12o giovani, i migliori per assiduità all'Oratorio, buona condotta e studio del Catechismo sui quale subirono regolare esame. Fu pure inaugurato solennemente il nuovo Circolo sportivo « Alessandria » i cui soci fondatori già si sperimrentarono in varie gare ginnastiche ed ultimamente in una Maratona di marcia, compiuta in sei tappe nelle domeniche passate. La commedia « Chi la fa, l'aspetti », recitata dalla compagnia lillipuziana dell'Oratorio, pose termine a questa cara e bella solennità, alla quale seguì una dilettevole gita di tutti i giovani al vicino paese di Valle San Bartolomeo, ove furono ospiti del zelantissimo Prevosto Cav. D. Carlo Cuttica.

SCHIO - Un'opportuna deliberazione. - E cosa ottima che i giovani si ascrivano per tempo a qualche circolo giovanile di carattere serio, nel quale abbiano comodità di prepararsi e formarsi alla vita religiosa e cittadina, con apposite istruzioni, letture, conferenze e soprattutto colla assidua frequenza alle pratiche di pietà. Perchè son cose buone, anche in sè stesse, la ginnastica, la musica, la drammatica; ma coloro che frequentassero gli Oratori solo per queste attrattive, dimostrerebbero di scambiare l'oratorio con un ricreatorio laico, con una palestra ginnastica od un teatro-varietà. Per questa ragione, e ad assecondare i voti di Mons. Arciprete di Schio, cioè ad ottenere che l'Oratorio divenga il semenzaio delle Società Cattoliche di adulti operosi ed esemplari, vennero aperte ai soci della locale società « Concordia » altre sale convenientemente provviste in modo, che, anche dal lato estetico, i giovani vi avessero un ritrovo geniale e gradito ; e si stabilì che la stessa Società, avente scopo di cultura e formazione religioso-sociale, sia quind'innanzi ritenuta come la più importante dell'Oratorio, cioè che d'ora innanzi per appartenere alle sezioni di Banda, Ginnastica e Filodrammatica sia necessario appartenere alla Concordia ed osservarne lo statuto.

La bella deliberazione apporterà preziosissimi frutti a quell'oratorio già fiorente. La sezione ginnastica è distribuita in tre classi, adulti, mezzani e piccoli, che lavorano con entusiasmo febbrile. Una bell'attrattiva dell'oratorio di Schio è pur il Dopo Scuola, che è frequentato da un numero grandissimo di giovani, i quali oltre l'intrattenersi in onesta ricreazione hanno agio di compiervi i loro doveri scolastici e di attendere a letture sane ed istruttive.

MACERATA -- Un saggio della Robur. - Il 18 luglio u. s. la premiata società sportiva dell'Oratorio salesiano di Macerata ebbe invito di allietare colla sua presenza le feste solenni celebratesi ad onore di S. Antonio di Padova a Francavilla d'Ete. Fu ricevuta all'ingresso del paese dalla banda di Montegranaro e da una folla di popolo, sotto una pioggia di cartellini recanti un saluto. Il Municipio servì un rinfresco. Al pranzo il giovane presidente A. Thomas, interprete dei sentimenti dei compagni, ringraziò il paese, le autorità tutte ed il priore della festa per la splendida e cordiale accoglienza.

Alle 17, dopo le sacre funzioni, vi fu gara ci clistica tra i soci, seguita con interesse e coronata da vivi applausi ; poi , sulla piazza , ebbe luogo ancor più applaudito il saggio ginnastico. Degni di nota gli esercizi collettivi cogli appoggi Baumann, coi bastoni Jagér, con le clave e i cerchi, e gli esercizi individuali agli anelli, alle parallele ed alla sbarra. Attraentissima la lotta greco-romana. Il punto culminante fu raggiunto dall'attesa gara di salto coll'asta, dove si raggiunsero felicemente i metri 2,80. In breve, per la fiorente società fu un nuovo trionfo.

SLIEMA=MALTA - Care notizie. - Grande animazione si vide alla Sliema nel pomeriggio della 2a domenica di luglio. Padri e madri si allineavano per le vie aspettando di veder qualche cosa che li interessava da vicino e i passanti non sapevano darsi ragione di tanto movimento, finchè si vide spuntare un corteo interminabile di giovanetti che marciavano in buon ordine verso la marina. Erano 300 alunni dell'Oratorio, i giovanetti dell'Istituto Salesiano San Patrizio e quelli della Casa San Giuseppe (Bonnici), in tutto 50o fanciulli, cui la carità del sig. Alfonso Maria Galea provvedeva un'amenissima passeggiata.

Facevano parte della comitiva lo stesso signor Alfonso Maria Galea, la signora Galea, la signorina Asphar ed altre signore, Monsignor Canonico P. Galea, il Dr. Roberto Samut, il signor J. Asphar ed altri cooperatori delle opere salesiane.

Giunti alla Notabile i giovanetti furono condotti al Seminario gentilmente messo a disposizione da Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Arcivescovo Vescovo, ove venne loro servito un rinfresco. Ouindi si recarono ad ammirare la vista dell'Isola dai bastioni circostanti alla Cattedrale, e poi a visitare la grotta di San Paolo. Tornati al Seminario al suono di marcie eseguite dalle musiche dell'Istituto « San Patrizio » e dell'Istituto « Bonnici » ebbero un'abbondante refezione, provvista dallo stesso sig. Galea e servita da Monsignor Canonico Alfredo ed altri signori in unione al Direttore dell'Oratorio; dopo la quale , ad invito del rev.mo Mons. Mifsud, i giovani vennero condotti alla Cattedrale per la Benedizione.

Intanto un popolo immenso si era radunato sulla piazza, ove finita la funzione e disposti in circolo, quei 50o giovanetti cantarono l'inno dell'Oratorio e l'inno cattolico Figli di Malta con accompagnamento della musica dell'Istituto « San Patrizio » ; quindi circondati da una folla di popolo acclamante, che ingrossava a misura che la lunga fila si avanzava, tornarono alla stazione. Gli alunni dell'Istituto « Bonnici » prima di separarsi salutarono i nostri al suono dell'inno reale e questi corrisposero al saluto con un triplice evviva; e non appena giunti alla Sliema chiesero di recarsi alla residenza del signor Galea, per dare al munifico benefattore una pubblica dimostrazione di affetto.

La domenica 1° di Agosto, si inaugurò solennemente la nuova cappella dell'oratorio, essendo presenti alla cerimonia oltre seicento fanciulli. Celebrò lo stesso Mons. Arcivescovo, il quale benedisse anche una statua bellissima di Maria Ausiliatrice, titolare della nuova cappella, dispensò oltre quattrocento comunioni, amministrò a parecchi alunni dell'Oratorio e dell'Istituto S. Patrizio la Cresima e benedisse infine la nuova bandiera dell'Oratorio.

A cura dei soci della Juventutis Domus la domenica seguente ebbe luogo una riuscitissima « festa campestre » alla quale intervenne anche Mons. Arcivescovo, tenutasi allo scopo di raggranellare una qualche somma per estinguere i debiti incontrati nell'erezione della cappella.

Altre notizie.

- Ad Intra la prima domenica di Agosto si tenne la festa dei premi. Libri, capi di vestiario, scarpe, orologi, svegliarini ed altri utili oggetti regalati da rev.mi Canonici e da altri buoni signori della città, rallegrarono i numerosi giovanetti, meritevoli di ogni encomio per la loro assiduità e buona condotta. Il direttore del Collegio S. Luigi rivolse ai premiati parole d'incoraggiamento.

- Lo stesso giorno ebbe luogo la stessa festa a Borgo S. Donnino, alla quale si era fatto precedere un triduo di predicazione. Nella mattinata i giovanetti assistettero in Duomo alla consacrazione sacerdotale di uno dei loro catechisti e si accostarono anch'essi alla santa comunione numerosi e divoti. Alla sera un'eletta schiera di invitati assistette alla lieta cerimonia presieduta da S. Ecc. Rev.ma Mons. Mapelli. Prima della premiazione vi fu una gara catechistica: e fu consolante il vedere con quanta franchezza quei giovanetti rispondevano alle dimande loro rivolte.

- Egual festa celebravasi la prima domenica di Luglio nell'Oratorio di S. Gaetano a S. Pier d'Arena. Il cav. Santolini, Presidente della S. C. Pio X di Genova disse brillantemente dell'educazione cristiana dei figli del popolo impartita negli Oratori festivi. Parecchi ex-allievi presero anch'essi la parola e coll'eloquenza irresistibile dell'esempio ribadirono i concetti espressi dall'Oratore. Seguirono alcune declamazioni di circostanza dette con molta disinvoltura dai fanciulli dell'oratorio. La Schola cantorum, tutta di voci bianche, diede un saggio assai gradito. Prestava servizio d'onore la Banda dell'Ospizio di San Vincenzo de' Paoli.

I premi, convenientemente assegnati, consistettero in tagli di vestito, capi di vestiario, libri di amena lettura ed utili oggetti scolastici.

Chiuse il trattenimento l'affettuosa parola del direttore e prevosto Don Luigi Bussi, il quale ringraziò gli intervenuti e quanti avevano concorso a provvedere i premii, ed esortò i padri e le madri di famiglia ad essere costanti nell'esigere l'assidua frequenza dei loro figli all'Oratorio.

Se tutti quelli che leggono queste parole s'impegnassero anch'essi per assicurare ai loro figli una buona istruzione religiosa, quanti disinganni di meno e quante consolazioni di più avrebbero in avvenire !

DON SIMPLICIO„

DALLE MISSIONI

Patagonia Meridionale

Da Gallegos al Lago Argentino. Una missione fra i Tehuelches.

57 battesimi. (Relazione del Missionario D. Pietro Renzi).

Rio Gallegos, 25 aprile 19o9. REVERENDISSIMO SIG. D. RUA,

REDUCE da una missione di trentadue giorni attraverso la parte del Territorio compresa fra i fiumi Gallegos e S. Cruz, dopo un percorso di più di 15oo chilometri, mi affretto a stendergliene la relazione per far cosa gradita a Lei ed ai cari lettori del Bollettino.

partito da Gallegos il due marzo con un giovane catechista e una guida con tredici cavalli, andavamo contenti, accarezzati da un venticello che spirava dall'ovest ; e la speranza di poter fare un po' di bene a qualche anima mi spronava e mi faceva parer lento lo sfrenato galoppo dei cavalli.

La pampa patagonica - Quanti protestanti ! -- La caccia al leone puma.

Dopo una lunga marcia per la monotona pianura, il tre lasciammo alle spalle la florida valle di Coyle che le descrissi nell'ultima mia, penetrando nel cuore della Patagonia, scorrazzata in tutti i sensi da innumerevoli greggi di pecore, gruppi di cavalli, folte truppe di veloci guanachi e frequenti stormi di struzzi che, al vederci correre a briglia sciolta, calate le ali correvano all'impazzata facendo grandi curve serpentine ; mentre alcuni guanachi, fermi in vedetta sopra qualche piccola altura, ci spiavano attenti per conoscere se marciavamo contro di loro o li lasciavamo pascolare e nitrire tranquillamente. Di tratto in tratto, quantunque a grandi distanze, incontravamo qualche laguna che ci permetteva di estinguer la sete nelle sue onde lucenti; ma talvolta erano acque salate che esalavano un odore acre e nauseante, e tal'altra lagune secche, coperte d'uno strato di sale che sembrava una brina. Finalmente, dopo sei o sette leghe arrivavamo alla casupola d'un pastore, che seduto accanto al fuoco, con la pipa in bocca, e i cani che gli leccavano le mani callose, ora parlava e ragionava fra sè, ora canterellava una cantilena interminabile. Alzandosi dallo scranno su cui stava seduto, ci invitava a discendere da cavallo e mentre ci preparava un pezzo di carne abbrustolita sulla brace ci complimentava coll'immancabile mate. Allora si mangiava bene perchè, seconde una frase di questa gente, nella Patagonia si deve mangiare anche per la farne che ha da venire, neri essendo infrequente il caso di dover restare due o tre giorni digiuni finchè un pennacchio di fumo lontano lontano non indichi la presenza di qualche persona. Finito il pranzo balzavamo di nuovo in sella fiduciosi di ritrovare prima di notte una nuova casa dove. poter riposare le stanche membra; e, grazie a Dio, le nostre speranze furono sempre soddisfatte, e tutti al vedere il sacerdote si sforzavano di trattarlo meglio che potevano.

Così passammo, amato sig. D. Rua, i primi sette giorni, sempre a cavallo, ricorrendo di su, di giù, di qua, di là, distanze molto estese, senza che il Signore ci lasciasse mancar mai il necessario e quel che è più trovando sempre dove celebrare la Santa Messa, che è il maggior conforto del missionario.

Ma una pena mi straziava il cuore vedendo che molte delle famiglie che trovavamo, immigrate s'intende, erano di religione protestante e perciò, quantunque avessero bambini, non me li lasciavano battezzare, aspettando la visita del loro ministro. Io allora mi occupava fra i servi e i pastori dicendo a questi qualche buona parola, distribuendo catechismi a quelli che sapevano leggere, e regalando qualche immagine agli altri. Sì, anche qua arriva il ministro protestante, il quale, per altro, si occupa di preferenza dei ricchi. Parlando con un vecchio pastore inglese stanziato a circa 400 passi dalla casa d'un ricco colono protestante, gli chiesi di che religione fosse. Mi rispose: protestante, Gli domandai ogni quanto tempo vedesse il suo ministro ed egli

- Son otto anni, rispose, che sto qui e l'ho visto due volte ; ma ci non viene come lei a prendere il mate e a conversare anche con noi povera gente : no, no, egli sta sempre là coi signori ed io non gli ho mai potuto parlare.

Intanto eravamo arrivati alla valle del fiume Santa Cruz, che, fra due colline dell'altezza di duecento o trecento metri di un declivio ripido e repentino, ora si distende nella larghezza di dieci e più chilometri, ora si stringe lasciando appena passare il fiume il quale maestoso si culla nel fondo, simile ad un immane serpente che, sdraiato al sole, facendo grandi e piccole spire, lambe colla bocca le onde dell'Atlantico mentre tuffa la coda nelle terse acque del Lago Argentino, lontan lontano, lassù nelle Cordigliere. Il S. Cruz, abbondante di acque fin dalle sue sorgenti, è profondo più di due metri, e con poco lavoro per togliere qualche roccia che spunta dal suo letto, potrebbe essere percorso in tutta la sua estensione da piccoli vascelli di basso fondo, ma di molta forza per vincer la corrente che in qualche punto è abbastanza impetuosa. Il un problema che si cerca di risolvere; e senza dubbio in breve sarà risolto, con immenso vantaggio dell'occidente della Patagonia, cioè della Svizzera Argentina, come qui si chiama, che allora diverrà molto più abitata.

Le morene frontali del fiume sono in qualche punto rocciose e là offron ricetto al leone puma che cagiona tanto danno agli armenti. Questo animale non investe l'uomo, ma si precipita sopra un branco dì pecore, uccidendone una ventina ed anche più, succhiando a tutte il sangue e strappando un boccon di carne a ciascuna. Satollatosi per bene, ne porta una un po' lungi dal luogo della strage, e la nasconde in qualche fossa o depressione di terreno, coprendola di erbe e foglie per ritornare più tardi a divorarsela tranquillamente. I pastori, quando s'accorgono della carneficina, cercano la pecora, nascosta, ne rimuovono con molta cautela le foglie e le erbe, inoculano nelle carni della pecora strozzata il terribile veleno della stricnina, e nuovamente la coprono di foglie. Ritorna il leone, e trova infallibilmente la morte là dove credeva di fare un lauto banchetto. Oh provvidenza del Signore quanto sei grande! Senza questo istinto difficilmente si ammazzerebbe una tal fiera, perchè a nulla valgono contro di lei nè i lacci, nè gli agguati, nè altre carni attossicate.

Nè mancano talvolta questi pastori di andare ad assalire il leone nella sua stessa tana. Si riuniscono in cinque o sei, ed armati di fucili, rivoltelle e pistole, cavalcando, si dirigono con cani appositamente addestrati alle rocce, dove il fido animale col suo fino olfato ben presto scopre la fiera e latrando le si avventa contro. Il più delle volte, il povero cane ne riporta un terribile morso nel collo od una graffiatura che gli squarcia il ventre, e ne sarebbe certo vittima se altri cani non lo salvassero dalle zanne crudeli, scagliandosi da tutte le parti contro la formidabile fiera; la quale spinta in tal modo ad uscire all'aperto trova la morte in una micidiale fucilata; dopo di che i pastori, arcicontenti, ritornano a casa portandone in trionfo la pelle qual trofeo di vittoria.

Mentre arrivava alla casa d'un colono austriaco, s'accingevano appunto a partire per una di queste cacce ; ed io con piacere avrei accettato l'invito d'assistervi, se il dovere del sacro ministero non mi chiamava altrove.

La Vallicella Comesuaike - Tra gli indii Tehuelches - Singolare incontro -L'auri sacra fames ! - « Vogliamo che il prete balli! »

Sull'imbrunire della sera dell'undici marzo, arrivavamo ad una vallicella o meglio ad una depressione di terreno, lunga un 40 chilometri, larga meno d'uno e profonda sei o sette metri, detta la Vallicella Comesuaike. Laggiù in fondo, verso il sud, si scorgevano piccole macchie bianche che sembravano candide margarite o piccoli funghi che facessero contrasto col verde cupo dell'erba; ma qualche sottile pennacchio di fumo che s'innalzava verso il cielo sereno ci fece comprendere che là erano le tende degli indiani. Accelerammo il galoppo dei cavalli e così arrivammo che era ancor giorno alle loro tende. Qual disinganno! Sperava di vederli accorrere tutti ansiosi a farmi corona per salutarmi, parlarmi, chiedermi qualche cosa; ed invece alcuni stavano sonnecchiando, altri altercavano reggendosi a stento sulle gambe; uno, rimanendo a stento a cavallo, sbraitava a più non posso ; un altro sembrava che volesse ballare e dava continuamente in pericolosi capitomboli; e intanto qui si giuocava alle carte, più in là si udiva il rullo di un tamburaccio, mentre più donne riunite cantavano una strana cantilena di tre o quattro note soltanto, ad ogni tratto alzando il gomito per trangugiare con sommi avidità non so qual liquore. Che cosa era successo ? Subito mi raccapezzai e compresi la situazione. Nel mezzo delle tende, circondato dagli indii che facevano un baccano indiavolato, vidi un carro carico di cassette e botticelle. Era dunque arrivato fra loro un oste ambulante, uno di que' cristiani, che non meritano più questo nome, venuto non a commerciare onestamente, ma veramente ad ubbriacare i poveri figli della pampa per carpir loro quasi per nulla i migliori cavalli, le pelli di guanaco e quanto hanno di prezioso. L'indio ubbriaco diviene più idiota d'un bambino e non dandosi più conto del valore delle cose, alle volte dà per un sorso d'acquavite quanto possiede.

O « auri sacra fames » di quali colpe non sei tu sorgente! Un indio aveva venduto il suo cavallo per un prezzo di molto inferiore al valore suo reale, ma l'oste non voleva pagarglielo in denaro, e perciò prendendo fra le mani varie bottiglie di liquore: « Guarda, gli andava dicendo, guarda che bel colore! Come sarai contento quando l'avrai bevuto. Lo vuoi? Costa solo cinque pesos (11 lire). Suvvia bevilo! » A quella scena mi sentii bollire il sangue nelle vene, ma la prudenza mi disse che era meglio sopportare e tacere, perchè gli indii, già avvinazzati, non m'avrebbero certo dato ragione. E quel poveretto cadde nel laccio e per una sbornia perdette il suo cavallo. Il dì seguente parlai all'oste, e gli dissi del gran male che faceva; mi promise che non avrebbe venduto più liquori inebbrianti, e quella volta mantenne la parola perchè li aveva venduti tutti. Vi son leggi severe contro simili trafficanti disonesti, ma per le enormi distanze questi fatti si rinnovano impunemente quasi tutti gli anni.

Adunque la sera dell'11, appena smontato da cavallo, mi venne incontro un vecchio sudicio, coi cappelli arruffati, le mani unte e la bocca piena di bava, che prendendomi per mano in cattivo spagnuolo mi disse:

- Cura yo amigo tuyo... tu darme venti chancha.... pagarme copita (Prete, io amico tuo.... tu darmi venti centesimi... pagarmi un bicchiere di liquore).

E subito ecco avvicinarmisi anche un'india la quale, chiamando altri, principiò a gridare

- Cura, debe bailar.... bailar... (Prete, devi ballare, ballare).

Non valse dir loro che non ne avevo denari e non sapevo ballare: il vecchio continuava

- Sì, sì, tener plata, fiero no querer pagar chè (Sì, denaro ne hai, però non vuoi pagare tu).

Rovesciai le tasche della sottana perchè si persuadesse, ma inutilmente. Quella poi che voleva che ballassi, non smetteva dal gridare:

- Queremos cura bailar. (Vogliamo che il prete balli).

Non sapendo come cavarmi d'impiccio stava per saltar di nuovo a cavallo ed andarmene, pia ciò sarebbe stato un indisporre gli indii contro il Missionario ; per cui raccomandandomi a Maria SS. Ausiliatrice e stringendo sopra il mio petto il Crocifisso dissi loro

- Vi ripeto che non ho denaro, ma conosco l'oste e forse mi darà ad imprestito, quindi vedremo; ma prima lasciate che vada a vedere il vostro cacico, che è mio amico da molto e molto tempo. - Infatti l'avevo conosciuto in Gallegos due anni prima ed era venuto lui stesso a visitarmi in collegio.

Queste parole li calmarono ed io mi recai alla tenda del Cacico, che stava russando, ubbriaco come tutti gli altri. Colà mi trattenni finchè non udii che il rumore era passato, e in fine, alla chetichella, uscii dalla tenda e raggiunsi la guida ed il ragazzo che avevano preparato la nostra tenda un po' più in là delle altre. Adagiato per terra trovai finalmente la calma ed il sonno ristoratore.

Prima di proseguire nel racconto, mi permetta, veneratissimo sig. D. Rua, che le dica qualche cosa di questi indii.

L'indio Tehuelche - Usi e costumi - Cerimonie nuziali - Le feste del sangue - La festa del sacrifizio al Sole - Credenze e preghiere.

I Tehuelches sono molto intelligenti, di carattere vivace, arguto e socievole, ed amanti di conoscere i nostri usi civili. Hanno un affetto straordinario pe' figli, ed è questa la ragione per cui non se ne separano mai a nessun costo. Quando, come accennai, due anni or sono il loro cacico venne a visitarmi in Gallegos, lo consigliai a lasciare due suoi figli in collegio chè glieli avremmo educati e mantenuti gratuitamente, ma non consentì in nessun modo; perchè, diceva egli, ne avrebbe sofferto e la madre si sarebbe ammalata e forse ne sarebbe morta di crepacuore.

L'indio Tehuelche, alto ordinariamente più di un metro e ottanta centimetri, è di membra ben formate e robuste. Ha un colore giallognolo abbronzato, le labbra grosse e tumide, gli zigomi alquanto sporgenti e i capelli lunghi un palmo, che porta, con una bella scriminatura nel mezzo, rilegai con un fazzoletto attortigliato attorno la testa. Tiene sempre in dosso una camicia che però lava assai raramente ed ha le gambe protette dai pantaloni, oppure dal ciripa, che è un grande scialle che sa aggiustare in modo da dargli aspetto d'un paio di pantaloni molto larghi. Ordinariamente vanno scalzi, ma san anche fabbricarsi delle pianelle con cuoio di animali. Le donne vestono una tunica, legata alla cintura, che le copre dal collo ai piedi, dalla quale escono ignude le braccia. Tanto le donne poi che gli uomini si avvolgono in grandi scialli di pelli di guanaco. Nelle feste le donne usano miniarsi il volto con un colore, simile a quello della tintura di iodio, tracciandovi, un triangolo, la cui base rimane sulla fronte ed il vertice nel mento.

Anche i Tehuelches hanno le loro feste particolari, le loro proprie credenze ed alcune singolari usanze. Curioso anzichenò è, ad esempio, il modo che tengono per gli sponsali.

Quando un giovane ha eletto la fanciulla cui desidera unirsi in matrimonio, ne parla ad alcuni amici perchè la chiedano ai genitori. Questi, di buon mattino, vanno alla tenda del padre della ragazza, prima che si sia alzato, e gli fanno la richiesta. Se il padre risponde di sì allora escono, e tornano più tardi a stipulare quante cavalle lo sposo deve dare in pegno per ricevere la fanciulla. Dico in pegno, perchè se egli più tardi abbandonerà la sposa o la tratterà in modo che questa debba tornare presso i suoi, le cavalle co' loro puledri restano della famiglia della sposa; quando invece è la sposa che vuole separarsi o è essa che dà motivo alla separazione allora il marito ha diritto di ripetere il suo pegno.

Ma, tornando al racconto, se il padre non risponde, gli amici se ne stanno innanzi a lui taciturni per ore ed ore obbligando il silenzioso a rimanere a letto. Alla fine se ne vanno, ma il dì seguente eccoli di nuovo alla tenda a rinnovare la domanda. Se il padre perdura nel silenzio, essi si fermano più a lungo che il giorno innanzi e all'indomani ritornano ancor più presto. In tal modo i genitori della ragazza sono obbligati ad affrettare una deliberazione circa il proposto maritaggio e alla fine, se dicono di no, devono addurne le ragioni ; se queste non soddisfano, son rigettate, e l'allegra brigata continua ad importunarli fin che non dicono un sì. Avuto il sì desiderato, si stipula il numero di cavalle che deve dare lo sposo, il quale senz'altre cerimonie va a prendersi la sposa e la porta alla sua tenda. Se poi questa non vuol restare collo sposo, appena può, scappa e ritorna coi suoi; mentre lo sposo torna a cercarla, cerca di persuaderla a seguirlo, e difatti se la conduce nuovamente alla sua tenda; ma se l'altra si ostina, scappa un'altra volta, e in questo caso ogni contratto è rotto, e si restituiscono le cavalle.

Celebrano pure alcune feste solenni: quella del sangue, ad esempio, che corrisponderebbe ad una specie di battesimo e quella del sacrifizio al Sole, che essi considerano e adorano come sede della divinità.

La festa del sangue non ha epoca fissa, ma avviene quando il primogenito d'una famiglia giocando o in qualunque altra guisa, si taglia un dito o si fa una graffiatura o si rompe la testa, o il naso contro una pietra, insomma sparge per la prima volta alcune gocce di sangue! Allora il padre e la madre sua corrono ad avvisare i vicini, e si bandisce la festa. Tutta la tribù cessa dal lavoro e mentre il padre corre a cercare una o più cavalle e le scanna e arrostendole a pezzi sopra un gran fuoco acceso in mezzo alle tende ne offre a tutti a sazietà, la madre, o qualche altra donna attempata, con un pezzo di ferro o con un osso sottile si avvicina a tutti, uomini e donne, e fa loro una piccola incisione nel dorso della mano, tanto da stillarne qualche goccia di sangue. Ciò fatto, tutti si dànno in preda alla gioia più viva, intonano la loro cantilena, il cacico corre a cercare un tamburo, e principia il ballo che dura sino a notte inoltrata.

Per le ragazze v'ha una festa prestabilita che si celebra allorché si vuole perforare loro le orecchie per ornarle di orecchini ; e questa era appunto la festa che stavano celebrando, coll'aiuto dell'oste, quando arrivai fra loro. Durò sette giorni ed in parte vi assistei e vidi la ragazza soggetto della cerimonia: non aveva che otto o nove anni ed ebbi il piacere di battezzarla. Per la circostanza avevano raccolto le migliori drapperie possedute e fattane una tenda, detta la tenda del ballo. I pali che la sostenevano erano ornati in alto con grandi placche d'argento o di metallo luccicante. Nel mezzo della tenda stava disteso un tappeto sul quale siedeva il cacico col tamburo; e là, dopo varie e strane cerimonie, fra i canti delle donne e gli schiamazzi degli uomini forarono le orecchie alla ragazza, che subito venne da tutti festeggiata, posta in un luogo di onore. Ciò fatto ammazzarono una o più cavalle e finito il banchetto cominciò il ballo.

Il ballo è curiosissimo. Davanti alla tenda, adornata come ho detto, accendono un gran fuoco. Sotto la tenda sta il cacico col tamburo e gli altri uomini della tribù ; fuori della tenda, a sinistra del fuoco, le donne e le ragazze. Tanto queste che gli uomini ciarlano allegramente, finchè risuona il rullo del tamburo.

il principio del ballo.

S'avanzano allora dal mezzo delle tenebre quattro figure, ciascuna con due alti pennacchi, l'uno a destra l'alt o a sinistra della fronte, ravvolte in ampi scialli di pelli, e principiano a saltare attorno il fuoco, prima adagio e poi più in fretta, accompagnando il rullo del tamburo. Le donne principiano la solita cantilena composta di tre o quattro note soltanto, dal do al fa, ora discendendo, ora salendo, mentre gli uomini aizzano i danzanti co' loro: « Viva!

Bravo!.... hip!.... hip! » Il rullo del tamburo s'affretta ed allora quelli gettan via le pelli in che sono avvolti ed appaiono quattro robusti giovani, vestiti ed adornati con sonagli e campanelli. Chi più si mette a calpestare la brace al passo marcato dal tamburo è maggiormente applaudito. Ma il rullo si fa sempre più veloce ed allora un danzatore salta dal circolo, e scompare nelle tenebre, e un dopo l'altro gli altri tre lo seguono. Le donne cessano dal canto e si ripiglia la conversazione finchè un nuovo rullo non avvisa che altri quattro danzatori entranti in scena.

La festa del sacrificio al Sole avviene in questo modo. Il cacico la preannunzia a tutta la tribù, che si dirige alla spiaggia del mare dove stabilisce le tende. Colà giunti fabbricano la tenda del ballo, perchè ogni festa termina con la danza. Compiuti tutti i preparativi e stabilito il giorno del sacrifizio cercano una cavalla interamente bianca, che legano ben bene affinché durante la notte non scappi ed aspettano l'alba.

Non appena splende il primo raggio del sole sulla tersa superficie del mare, il cacico armato d'un coltello dà un taglio tremendo al petto dell'animale e ficcandovi la mano n'estrae il cuore palpitante e, rivolto al sole, glielo offre devotamente, spruzzando a quella volta le goccie di sangue, profferendo una preghiera ; e in fine lo slancia verso il sole ; mentre gli altri si precipitano sulla cavalla e tagliandola a pezzi la gettano nella stessa guisa in mare, in direzione dell'astro luminoso. Quel giorno nessuno lavora e il ballo incorona la festa nel modo suddetto.

Però, veramente, essi non credono che il sole sia un Dio, ma dicono che il loro Dio sta nel Sole; e qualche vecchio m'assicurava di averlo visto ancor ragazzino, quando, seduto su d'una bianca cavalla, questo nume tragittava le onde dell'oceano e scompariva nel sole. Una vecchia mi assicurò che lo pregava assai spesso.

- Che cosa dici? le chiesi.

Ed ella ponendosi in un atteggiamento quasi d'inspirata, e compresa da somma venerazione, borbottò varie parole mettendosi la mano prima sulla testa poi sul cuore, indi sulla spalla_ sinistra, parole che tradotte suonan cosi

- (Levando e posando la mano sulla testa) O Tu che sei il più ricco, dammi lunga vita!' (portando la mano sul cuore) : o Tu che sei il più ricco, dammi buona salute! (posando la mano sulla spalla sinistra) : o Tu che sei il più ricco, dammi ricchezze!

Credono anche in uno spirito cattivo che chiamano gualicho, al quale attribuiscono le disgrazie e le malattie. Mi narrarono pure una lunga favola ravvolgente le loro tradizioni circa la creazione del mondo, in cui sono protagonisti il dio Heller e consorte e il figlio, invulnerabile come Achille, fuorchè nel tallone; che se non è qui il caso di raccontare, rimarrà però scritta nelle Memorie della Missione. Ma è tempo di tornare al racconto.

Dove celebrare ? - Catechismo e buon cuore - La funzione dei battesimi.

Il mattino del dodici, colle membra piuttosto indolenzite m'alzai di buon'ora per trovare un luogo conveniente ove celebrare la S. Messa....

Ma dove?... Il mattino era splendidissimo. Il sole spuntava ancor prima delle cinque, e i suoi raggi s'increspavano coi tenui vapori che sorgevano dalla terra umida di rugiada, mentre numerosi uccelli volavano allegramente da un cespuglio all'altro, dando vita a quella natura selvaggia. Nella Vallicella Comesuaike molti cavalli coi loro nitriti salutavano anch'essi l'astro del giorno e i puledri rincorrevano a tutto corso la vallicella, colla corta criniera sciolta all'aria. Oh se vi fosse stato un macigno, una pietra, un tumuletto dove collocare la pietra dell'altare portatile! Come mi sarebbe stato caro offrire all'aperta campagna il santo Sacrifizio !

Sotto la nostra tenda, alta appena un metro e venti, era impossibile. Mi diressi pertanto alla capanna di un povero colono, che era già alzato con tutta la famiglia e stava intento a succhiare il mate e ad abbrustolire carne di cavalla sopra la brace per far colazione. Chiestogli permesso, là, fra l'abbaiare e il guaire dei cani e il nitrire dei cavalli, avvolto nel fumo e circondato dall'odore delle carne che cuoceva innalzai alla meglio un altarino con alcune cassette e celebrai; perchè la S. Messa è l'unico conforto del Missionario, la sua manna, il suo sostegno. A qualcuno forse potrà sembrare non troppo riverente un tal luogo per compiere un mistero così santo e forse dirà in cuor suo che era meglio ommetter la Messa piuttosto che celebrarla in tal guisa ; ma io pensai che quel Gesù che nacque in una stalla certo non sdegnava di scendere anche là a benedizione di quelle misere creature ed a conforto del suo Ministro.

Compiuto il santo sacrifizio mi diressi a visitare le tende degli indiani, che m'accolsero abbastanza bene, essendo svaniti i vapori del vino della sera precedente. Esposi il motivo del mio arrivo e vidi con piacere 15 bambini e cinque grandicelli che avrei presto rigenerata nelle acque salutari del Santo Battesimo. Subito m'accinsi ad istruire i più grandicelli. Tutti intendono abbastanza lo spagnolo e lo parlano anche in modo da farsi intendere. I poveri ragazzi divennero subito amici miei e mi si affezionarono tanto, che durante il giorno non mi lasciavano più, sicchè per recitare il breviario doveva allontanarmi dalle tende e nascondermi in qualche ondulazione del suolo in modo che non mi vedessero, altrimenti li avrei avuti subito intorno. Nè c'era modo di allontanarli nemmeno la sera; poichè per rimaner tranquillo pensai di trasportar la tenda un po' lontano ma neppur questo servì perchè tre mi seguirono e rimasero con noi fino a notte inoltrata, posponendo il ballo che era già incominciato e proseguiva fra i soliti schiamazzi, il cui rumore giungeva fino a noi. Per tal modo in breve potei disporli convenientemente ; e il Cacico mi permise di compiere la cerimonia nel luogo più decente, cioè nella tenda stessa del ballo, ove innalzai un altarino sormontato da un bel Crocifisso.

Il sacro rito si compì la mattina del 14 domenica, alla presenza di tutti gli indii, ripetendo a tutti una breve istruzione sul grande atto che stavo per compiere. Quanti avranno compreso? Non lo so ! è certo però che assistettero tutti alla S. Messa con abbastanza raccoglimento. Quindi amministrai ai 15 bambini ed ai cinque grandicelli il santo battesimo. Qual gioia non provai in quell'istante, vedendo dipingersi sul volto dei cinque figliuoli, che corriprendevano benissimo ciò che in quel momento avveniva nell'anima loro, un raggio di gioia ultraterrena. Povere creature! Che la grazia del Santo Battesimo duri nelle anime loro eternamente

All'indomani, di buon'ora, saltati in sella, di nuovo ci slanciammo attraverso l'estesissima pianura che vedevamo finire laggiù ad occidente, spalleggiata dalla maestosa cordigliera andina, coronata di neve indorata dal sole che faceva capolino dalla parte opposta. Lasciavamo alle spalle le tende degli indii quasi colla certezza di non ritornare più fra loro di quest'anno, e perciò con un certo rammarico al pensare che il bene ottenuto colla mia visita era forte instabile. Per quanto tempo quei ragazzetti ricorderanno bene le verità apprese e gli insegnamenti ricevuti?

Sarebbe necessario non solo ritornar tutti gli anni, ma più volte l'anno e, se fosse possibile, restar sempre fra loro, predicando regolarmente le verità della fede e avviandoli insieme ai principi del leggere e dello scrivere; allora sì che il bene sarebbe duraturo. Ma pazienza; per ora si fa quel che si può; Iddio farà il resto.

Alla volta del Lago Argentino - Alla Laguna dell'Oro - Il 19 marzo - Fra gli indii Araucani.

Immersi in questi pensieri ci dirigevamo verso nord-ovest, per arrivare al Lago Argentino che trovasi in mezzo alle Cordigliere. Il giorno 18, cammin facendo, seppi che vicino ad una laguna chiamata dell'Oro v'erano alcune tende di indii. Distavano solamente venticinquechilometri, per cui separandomi dalla guida e dal piccolo catechista cui dissi di proseguire comodamente, mi diressi assieme ad un giovane fattore alla volta delle nuove tende che infatti scorgemmo dopo qualche ora all'apertura d'una vallicella. Erano otto famiglie e fortunatamente vi trovai undici bambini da battezzare, con gioia infinita del mio cuore. Ma la guida ed il sagrestano non comparivano. Le ore passarono una dopo l'altra, sopraggiunse la notte e con rammarico per quella sera non li vidi spuntare. Quello che più mi dispiaceva si era che il 19, proprio il giorno di S. Giuseppe, forse sarei rimasto senza celebrare, come accadde. I poveretti s'eran perduti in mezzo alla pianura e stanchi, assetati ed affamati, avevan dovuto riposare le membra contro un cespuglio al cielo scoperto. Durante la notte quattro cavalli erano scomparsi e non furono più rintracciati; c'è da sperare che sieno in qualche fattoria vicina. Essi poi, scorgendo il fumo de' nostri fuochi , finalmente ci raggiunsero, più morti che vivi, e ci raccontarono le loro peripezie. Ma era già passato il mezzodì. Perdersi in queste regioni è facilissimo, perchè in molte parti manca assolutamente ogni sentiero e la configurazione del suolo è quasi sempre eguale, per cui avviene ciò che accade in alto mare, che cioè se il cielo è nuvolo, uno perde subito la tramontana.

Il venti, messici di nuovo in viaggio, raggiungemmo un'altra volta il fiume S. Cruz, dove alcuni indii araucani forse ci aspettavano perchè battezzassi i loro bambini. Dico forse, perchè noi non sapevamo che vi erano bambini da battezzare, ed io restai sorpreso quando in tre sole famiglie trovai nientemeno che 20 creature fra bambini e grandicelli, cui amministrai il Santo Battesimo.

Gli Araucani sono un po' distinti dai Tehuelches, più vivaci, meglio formati ed anche più istruiti; non solo intendono e parlano bene lo spagnuolo, ma sapevan anche il Pater noster, l'Ave e conoscevano i misteri principali della Fede, cosicchè mi fu facile completare l'istruzione dei più grandicelli e prepararli al battesimo pel giorno seguente.

Colà era alla metà del viaggio che m'ero prefisso e bisognava che fossi di ritorno a Gal legos per la domenica delle Palme. Non aveva tempo da perdere. La valle dei Lago Argentino, ultimo punto dell'itinerario fissatomi da Monsignor Fagnano, distava ancora più di 15o chilometri, e quella a sua volta distava più di 450 chilometri da Gallegos supponendo di poter sempre seguire il cammino più corto. Balzati quindi in sella, non appena compiuta la funzione religiosa, movemmo in direzione del lago.

Il Lago Argentino - Panorama incantevole - La caccia del condor - Di nuovo fra i Tehuelches - « Mancano operai ! »

Giace il superbo Lago Argentino fra le alte vette delle Cordigliere, ove si stende a zig-zag serpeggiando, fra quei monti incrostati di neve perpetua. Là, tutto d'un tratto, cambia l'aspetto della natura. Dopo la melanconica e monotona pianura, arrivando a quell'incantevole panorama si resta fuori di sè per lo stupore. Le limpide acque che riflettono l'azzurro del cielo, i monti in forma di cono gli uni ed in mille guise diroccati gli altri, ora frastagliati da rupi d'un colore rossiccio che contrasta coll'azzurro del lago, ora coperti d'una vegetazione lussureggiante o d'un color verde cupo per le annose quercie che là stendono i loro rami ; i declivi tempestati sino a fior d'acqua di agnelli e pecore e cavalli e guanachi, le stesse onde solcate in mille direzioni non solo da uccelli acquatici, specie dai cigni dal corpo tutto bianco ed il collo e la testa d'un nero vellutato, ma anche da blocchi e macigni di ghiaccio galleggianti, che si inseguono, si urtano, si incontrano, si infrangono; tutto si fonde in un panorama stupendo che l'occhio non si sazia di contemplare. A ciò si aggiunga l'aria più mite, imbalsamata dall'olezzo di mille fiori ed il silenzio rotto solo dal belato delle pecore, dal nitrito dei cavalli, e dal soavissimo gorgheggio di molti uccelli che non vivono nella pianura. Oh com'è bello questo lago! Se le sue sponde fossero ingemmate di casupole o di ville, in nulla cederebbe ai più belli della nostra cara Italia.

Una specie di nostalgia s'impadronì di me e chissà quanto mi sarei fermato a contemplarlo se il dovere non m'avesse chiamato altrove. Che splendido posto per una colonia! Oh! se là si potessero colonizzare questi sparsi selvaggi ! Quantunque le cinquanta leghe quadrate che formano la valle siano ancora del fisco, pure vi si sono stabilite otto piccole fattorie che, per ora si occupano dell'allevamento della pecora, ma non tarderanno, io credo, a darsi anche all'agricoltura.

Lungo più di 40 chilometri, il lago s'estende, quasi con due braccia, di quà e di là, formando due seni detti Ricco e Rocca, simile ad un immane scorpione, la cui coda è il fiume S. Cruz e le mandibole i seni sopradetti. Nel punto più largo misura 22 chilometri ed è profondo più di duecento metri. A nord e ad ovest le rocce e i monti, che scendono a picco, e i ghiacciai perpetui si lasciano lambire le falde; invece a sud e ad est i declivi sono soavi e forano la così detta Valle del lago, dove stanno le otto fattorie sopra accennate. Là, la valle non supera la larghezza di cinque o sei chilometri nel punto più aperto e corre lunghesso il lago e un braccio del medesimo, riuscendo nella parte sud spalleggiata da monti scoscesi, simili ad alte e diroccate pareti. Fra que' dirupi nidifica il condor, il re degli spazii celesti, giacchè, secondo alcuni naturalisti, esso supera gli stessi voli dell'aquila, arrivando ad otto mila metri. Il condor non è pericoloso, poichè non assale nemmeno le pecore, se non rarissimamente; ma divora la carne di cavalle morte con tanta avidità che dopo essersene ben rimpinzato non può quasi più volare. Le sue penne son abbastanza preziose ed è per questo che i cacciatori lo perseguono talmente in tutta la Cordigliera, che se il Governo non ne regola la caccia, ben presto verrà a scomparire. Trovai fra i cacciatori anche un piemontese, che manda le penne a Parigi, il quale ha percorso due o tre volte in tutta la sua lunghezza la Cordigliera, vivendo, anzi facendosi ricco con tal mestiere.

Curiosissima e semplicissima è la caccia del condor. Il cacciatore pianta al suolo lunghe e grosse pertiche, fabbricando una gabbia con una gran porta. Ciò fatto, vi scanna una cavalla lasciandone le carni nella gabbia, quindi lega una corda alla porta e coll'altro capo in mano si nasconde in una tenda in mezzo al bosco o sotto qualche macigno sporgente. I condori attratti dall'odore della carne morta arrivano numerosi e, roteando e roteando, si abbassano guardando la gabbia, finchè poste le zampe in terra entrano tutti tranquillamente incominciando in essa a disputarsi l'un l'altro i pezzi di carne. Il cacciatore , attento, quando vede che ve ne sono in gabbia parecchi tira la corda e i sublimi re dello spazio restano imprigionati. Allora con lungo bastone vengono uccisi uno ad uno e le loro penne, di lì ad uno o due mesi, viaggiano sull'Atlantico per andare ad ornare i cappelli delle signore d'Europa.

Nell'amenissima valle del lago, grazie sopratutto all'ospitalità di un eccellente cattolico irlandese, sig. Giuseppe Carr, potemmo riposare alquanto e far riposare anche le cavalcature, finchè il 26 marzo, costeggiando la Cordigliera verso sud, nella speranza di trovar qualche al tro bambino da battezzare, mi rimisi in viaggio alla volta di Gallegos. Infatti una famiglia aspettava da tempo il missionario per battezzare un bimbo sui quattro anni ! Proseguendo il cammino, venimmo a sapere che nella Vallicella Comesuaike erano giunte tre nuove famiglie di indii, le quali forse avevano figli da battezzare. Non badando al disagio di allungare di due giorni il viaggio, quantunque la guida non ne fosse troppo contenta ed i cavalli meno, perchè estremamente stanchi, io volli nondimeno tornar fra i Tehuelches. Cosi vidi un'altra volta i miei cari neofiti e tre nuovi battesimi mi ricompensarono della fatica fatta e di quella che mai restava a fare viaggiando giorno e notte per arrivare a Gallegos il giorno seguente, vigilia della domenica delle Palme.

Gli indii ed anche i pochi civilizzati che convivono con loro e che omai - pur troppo -vanno perdendo quasi ogni idea di civiltà, mi chiesero ripetutamente di potere aver sempre con loro un missionario. Promisi che ne avrei parlato ai Superiori; ed oh! fosse davvero possibile di trovare almeno un sacerdote! Ella sa, rev.mo sig. D. Rua, che noi siamo molto pochi ed estesissima è la regione affidata alle nostre cure. Oh se il Signore ci inviasse qualche nuovo operaio!.... La messe è abbondante e matura, ed aspetta solo il mietitore. Si ricordi, veneratissimo sig. D. Rua, delle nostre strettezze.

Ecco, la qualsiasi relazione del mio viaggio, che, grazie a Dio, diede alla Chiesa 57 nuovi figli fra i quali 55 indigeni della pampa, alla Chiesa ed alla società tre nuove famiglie riunite debitamente in matrimonio, e a me procurò la conoscenza di 255 indi. L'assistenza del Signore e della Vergine SS. fu così evidente in molte circostanze, che non posso fare a meno dal sentirne la più viva riconoscenza.

Qui in casa, con la grazia di Dio, le cose procedono ottimamente. I ragazzi che frequentano il collegio della Missione diventano sempre migliori. Non può credere quanto giovino a stimolarli a divenir più pii, più ubbidienti, più studiosi, le Compagnie di S. Luigi e del SS. Sacramento, tanto care al nostro Venerabile Fondatore. Ci aiuti Iddio a moltiplicare il bene che si fa, e ci doni forza e salute per continuare nelle fatiche quotidiane.

Ella intanto, rev.mo Padre, gradisca i miei umili ossequi, mi raccomandi al Signore, e mi creda suo

Aff.mo Figlio in C. J.

Sac. PIETRO RENZI Missionario Salesiano.

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente.

INVITIAMO i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario avremo anche quest'intenzione generale

Pregare Maria SS. Ausiliatrice secondo le intenzioni del Vicario di G. Cristo e pei bisogni di S. Chiesa.

Echi della Festa Titolare.

All'Estero.

ESULTINO di santa letizia i divoti di Maria Ausiliatrice, perchè il culto a cosi tenera Madre e la sua gloria crescono di anno in anno diffondendosi sempre più tra il popolo cristiano. Non è possibile, in poche linee, ritrarre la pietà, il fervore e l'entusiasmo di tanti popoli parlanti lingue diverse, e tutti inneggianti alla Regina di Valdocco !

La festa di Maria Ausiliatrice è omai sinonimo di pietà e di fervore. Là dove sorge in onor suo un altare, fiorisce la frequenza alla Santissima Eucaristia; solo nel Santuario della Gratitud Nacional a Santiago nel Chili le sante comunioni dispensate la mattina del 24 maggio furono più di tremila! Anzi, in moltissimi luoghi, come a Maltebrugge-Lez-Gand nel Belgio, a Malaga, Huesca e Valencia nella Spagna, ecc. ecc. schiere di bimbi e di fanciulle innocenti vennero preparate a ricevere per la prima volta l'Ostia Santa nel giorno di Maria Ausiliatrice.

È poi inutile il dire che in tutti gli Istituti diretti dai figli di D. Bosco e dalle Suore di Maria Ausiliatrice la festa fu un trionfo. A Lisbona un nucleo di Cooperatori, il fior fiore dell'aristocrazia della città, insieme col zelantissimo Mons. D. Sebastiano de Vasconcellos, Vescovo di Beja, si unirono con commovente entusiasmo agli alunni per onorare la comune Regina. Mirabile ovunque fu pur lo slancio deferente dei venerandi Prelati nel prender parte alle sacre funzioni. Nella cappella delle Figlie di Maria Ausiliatrice a Scutari celebrò l'Arcivescovo Mons. Guerini; ad Angra, nello Azzorre, Mons. Ferreira, Vicario Generale, e Mons. Alves da Silva vollero per sè la consolazione di predicare tutto il mese le glorie di Maria Ausiliatrice, e S. E. Mons Corrêa volle assistere a tutte le funzioni del giorno ; a Bogotà in Colombia, eminenti oratori, come Mons. Guiot Vescovo dei Piani di San Martino e il Segretario della Delegazione Apostolica, predicarono lungo il mese, e la festa fu celebrata nella Basilica Metropolitana con pontificale dell'Arcivescovo Mons. Bernardo Herrera Restrepo, assistito da Mons. Higuera, Vescovo tit. di Maximopolis e da tutto il Capitolo Metropolitano. Quivi pure, alla festa intima celebratasi lo stesso dì nel Collegio Salesiano, partecipavano l'Arcivescovo Mons Ragonesi, Delegato Apostolico e le loro Eccellenze i Ministri della Pubblica Istruzione, della Guerra e degli Esteri, con altri illustri personaggi.

In altre città il giorno di Maria Ausiliatrice è divenuto una festa popolare. A Sarrià presso Barcellona, insieme coll'Ecc.mo Mons. Irala assistè alla messa solenne tutta la Giunta Municipale; e dopo i vespri la magnifica processione svoltasi per le vie circostanti al santuario riscosse i più devoti omaggi da tutto un popolo riverente. Anche a Madrid, nonostante che fosse giorno di lavoro e il santuario si trovi in un quartiere totalmente operaio, l'affluenza ai santi sacramenti e le visite alla cara immagine si protrassero tutto il giorno. Durante l'ottava vi convenne pure S. A. R. la serenissima Infante Donna Maria Teresa, colla sua dama di compagnia la Contessa di Mirasol. Sua Altezza Reale è Presidente delle Cooperatrici alla Capitale, e s'interessa vivamente dell'Opera Salesiana, come diè a vedere in quella circostanza volendo visitare minutamente l'annesso istituto. A Buenos Aires poi, per tacere di altri centri, la festa di Maria Ausiliatrice è divenuta popolaris sima nel quartiere di Almagro. La vigilia, dall'alto della cupola del nuovo tempio, la statua dell'Ausiliatrice splendidamente illuminata sembrava invitare a sè tutti i fedeli ; straordinaria infatti fu la frequenza dei devoti nella spaziosissima cripta per tutto il dì seguente.

Altre circostanze degne di nota furono le sontuose accademie tenutesi ad onore della Madonna, alle quali, in più luoghi, come a Vianna do Castello in Portogallo, presero parte tutte le Autorità, Ecclesiastiche e Civili; la consacrazione solenne di schiere giovanili all'Immacolata Madre e Signora, come si compì a Bahia nel Brasile, officiando lo stesso Ecc.mo Arcivescovo Primate; e il carattere votivo dato alla solennità, ad esempio a Morelia nel Messico, ove tutto il popolo si raccolse nel santuario di Maria Ausiliatrice per innalzare pubbliche preghiere per la guarigione dell'Arcivescovo infermo, e a Caracas nel Venezuela, ove per disposizione dell'Autorità Ecclesiastica, tutte le preghiere furono rivolte all'Aiuto potente dei Cristiani, per implorare la pace alla Repubblica.

Nè mancarono altre gioconde manifestazioni di tenero culto; come benedizioni di nuove statue, ad es. a Santander, nella Spagna, ove per la prima volta l'immagine di Maria Ausiliatrice preceduta dal Vescovo Diocesano percorse trionfante le vie della città; ed inaugurazioni di nuove cappelle e di nuove chiese, come a Rodeo del Medio nella Repubblica Argentina, ove fu aperto al divin culto un nuovo splendido tempio. Persino dalla lontana Patagonia ci son giunte relazioni di solennissime feste, di cui potrebbero vantarsi le più ferventi città cristiane.

In una parola il Culto di Maria Ausiliatrice trionfa. Anche in città manifatturiere e commerciali, su cui posava una nube di freddezza religiosa, la Madonna Santissima va riscuotendo commoventi manifestazioni di religiosa pietà. Le città di Bahia Bianca nell'Argentina e d'Iquique nel Chili offrono anch'esse da più anni il più consolante spettacolo. Ne sia benedetto il Signore!

GRAZIE E FAVORI

Una guarigione insperata.

Mio marito Bonardi Guglielmo verso il mese di novembre cadde malato. Consultammo diversi dottori e tutti lo dissero affetto da una malattia interna incurabile e pericolosa in modo che poteva mancare da un momento a l'altro. A nulla valsero le cure; peggiorava di giorno in giorno, sicchè giunto il mese di marzo egli si trovava in fin di vita. Tuttavia io decisi di condurlo ancora una volta a Torino, ed accompagnato dal dottore ottenni di farlo entrare in una clinica di un distinto specialista, ma colà pure trovammo inutile ogni rimedio; la medicina nulla poteva più fare ad un uomo moribondo; il male era troppo avanzato, non v'era più nulla a sperate. Ma il poveretto non voleva mancare lontano dalla famiglia, non aveva ancor ricevuto i sacramenti, e i dottori non lo volevano lasciar partire perchè c'era pericolo che morisse pel viaggio. Fu allora che rei recai al Santuario della SS. Vergine Ausiliatrice, feci celebrare una messa e La pregai a concedermi la grazia di fargli amministrare i SS. Sacramenti, di condurlo a casa ancor vivo e la forza a me di poter sopportare l'imminente disgrazia. E la Vergine Santa non solo prontamente mi concesse che lo stesso giorno egli ricevesse i SS. Sacramenti e il giorno dopo giungesse a casa in vita, ma che da quel giorno il miglioramento continuasse in modo che da più di due mesi egli è ritornato ai suoi lavori con grande stupore di tutti i medici e consolazione della famiglia. Chi lo vide malato, non esita a credere al miracolo. Prego di inserire nel Bollettino questa relazione onde si conosca sempre più la potenza della SS. Vergine Ausiliatrice.

Bra, 2 agosto 1909.

BONARDI MARIA.

Una novena nel Santuario.

Con uno slancio della più viva fede il 4 giugno corrente scrissi al rev.mo sig. D. Rua implorando preghiere per un mio carissimo nipote che da ben ottanta giorni giaceva a letto con febbre non ben determinata dai medici e lo pregava di far fare una novena a Maria Ausiliatrice dai giovanetti dell'Oratorio, unendo così le loro preghiere alle tante della famiglia, dei parenti e degli amici. Oh meraviglia! Scorsi appena cinque giorni si notarono sul paziente i benefici effetti, e cioè senza ostacoli sedette sul letto, la febbre era totalmente sparita! Il giorno seguente lo vestimmo ed adagiammo su di una poltrona. Come poteva star seduto, ridotto com'era a pelle ed ossa? Fu un momento di somma e trepidante emozione! ma il passaggio dal letto alla poltrona non gli provocò il minimo disagio. Stette così dieci minuti e poi tornò a letto che gli era stato rifatto per la prima volta dopo ottanta giorni! Il dì seguente si ripetè la levata e da solo mise i piedi in terra dicendo: « Devo incominciare a fare qualche cosa da me » e stette alzato mezz'ora; la notte riposò tranquillo; in una parola l'ammalato, in un batter d'occhio, era entrato in vera convalescenza. Riconosco che la preghiera di tanti innocenti fu ben gradita al Signore!

Brescia, 16 giugno 1909.

ANTONIETTA MARCHI, fu Nicolò, di Conegliano.

La vigilia di Maria Ausiliatrice.

Il 23 maggio p. p. il mio figliuolo Lino, di anni 7, si divertiva col maggiore sul pianerottolo della scala. A un tratto gli venne la disgraziata voglia di fare « un giuoco nuovo » diceva lui, lasciandosi scivolare colla persona sulla ringhiera. Non avesse mai tentato cosa simile ! Perdette l'equilibrio e precipitò nel vuoto dall'altezza di 8 metri ! Mia moglie che in quel mentre era entrata in casa e saliva le scale, se lo vide passare accanto e mandò un grido straziante invocando Maria SS. a proteggerlo e salvarlo. Al grido e al rumore corro anch'io e mi precipito per la scala, intuendo in confuso la disgrazia accaduta. Ma non era disgrazia, perchè la Madonna aveva protetto il piccolo Lino. Secondo ogni probabilità egli avrebbe dovuto essere informe cadavere, invece lo rialzammo e non aveva che una leggera escoriazione alla testa e ad una gamba. Come nel cadere non abbia urtato nel muro, come non abbia battuto nei ferri trasversali, come non sia rimasto sul colpo, è un vero prodigio che noi attribuiamo alla SS. Vergine, da noi onorata sempre, ma in modo speciale durante il mese a Lei consacrato. Il bambino stesso in quel giorno mi disse che aveva già fatto in onore di Maria 139 fioretti col praticare atti di pietà e di mortificazione cristiana! Somma è la nostra riconoscenza alla Vergine Ausiliatrice.

Macerata, 20 luglio 1909.

Maestro ORESTE LIVIABELLA.

Tregnago. - Compio una promessa fatta alla B.ma Vergine Ausiliatrice se mi avesse concessa la guarigione di un mio amico: la buona Madre si degnò guardare l'infermo dal suo trono di misericordia ed avviarlo alla guarigione. Oggi, superata una laboriosa crisi, egli si sente rinvigorire e vede scomparire la polmonite pericolosa, in grazia della Madonna. Questa è la grazia ricevuta, giacché i medici disperavano di salvarlo. Ed io sciolgo colla mia promessa un inno alla potente Madre Ausiliatrice e Le innalzo nuove fervide preghiere, con nuova promessa per altra grazia. Grazie, Madonna di D. Bosco, grazie.

20 luglio 1909.

C. MORANDO.

Villadossola (Novara). - Mi sono rivolta alla mia buona Madre, Maria Ausiliatrice, e sono stata esaudita. Nello scorso inverno un'ulcere allo stomaco aveva ridotto la mia mamma agli estremi. Per circa 45 giorni di seguito uon potè inghiottire che qualche cucchiaio di latte bollito con acqua; mentre emetteva sangue a più riprese e in quantità, con pericolo estremo di rimanerne soffocata. I medici, chiamati a consulto, crollavano il capo per la nessuna speranza, anzi apertamente mi facevano coraggio a rassegnarmi alla prossima fine. Fu allora che, perduta ogni speranza umana, ricorsi al potente aiuto di Maria, e fui esaudita. Da quel giorno la mamma migliorò sensibilmente, ed oggi è perfettamente guarita. Se non sotto orfana, lo devo proprio a Maria Ausiliatrice.

16 luglio 1909.

BIANCHETTI MARIA fu FRANCESCO.

Candiolo. - Da tre anni una serie di disgraziati accidenti mi aveva condotta in pericolo di vita. Sottoposta a dolorosa operazione n'ebbi anche un

temporaneo benessere , ma la malaugurata caduta da una scala tornò a peggiorare le mie condizioni. Mi votai allora a Maria Ausiliatrice , promettendo una messa, una piccola offerta per le missioni e la pubblicazione della grazia, in un'alternativa di timori e speranze fino al novembre p. p. in cui tutto parve ad un tratto perduto. Sorpresa da nuova crisi e disperata dai sanitari, ebbi gli ultimi sacramenti, perdendo affatto la nozione di quanto avveniva intorno a me. In tali frangenti si ricorse con maggior fervore all'aiuto della Vergine e dopo una notte d'indicibili angosce, il medico constatò al mattino un leggero miglioramento che, accentuandosi sempre più nei giorni seguenti, mi permise dopo non troppo lunga convalescenza di lasciare il letto e adempiere la prima parte del voto. Ora, mentre col pubblicare la grazia adempio alla seconda, incomincio ad attendere alle faccende di casa, e mi riprometto da Maria SS. Ausiliatrice la completa guarigione.

2o aprile 1909.

S. L.

Spezia. - Nel febbraio scorso mio marito era gravemente ammalato lungi dalla famiglia. In un momento di profondo dolore e di supremo sconforto, mi rivolsi con somma fiducia a Maria SS. Ausiliatrice e Le promisi un'offerta a beneficio degli orfanelli di D. Bosco e la pubblicazione della grazia. Ciò che desideravo l'ottennni, per cui riconoscente compio la mia promessa unendo 10 lire.

9 aprile 1909.

VIANELLO ELISA.

Granarolo di Faenza. - Circa tre anni or sono mia sorella fu assalita da un complesso di mali che in poco tempo la ridussero in fin di vita, e valenti professori dichiararono il caso disperato. Ricorsi allora piena di fiducia a Maria SS. Ausiliatrice promettendole un'offerta se l'avesse guarita. La malattia andò molto per le lunghe e sempre coli pericolo di morte; più lunga fu la convalescenza, ma pur finalmente Maria ha trionfato, ottenendo all'inferma quella sanità che secondo i medici era follia sperare. Ne sia Ella ringraziata, poichè ancora una volta ha mostrato di essere la Salute degli Infermi.

6 aprile 1909.

ZANZI ROSINA.

Bergamo. - Era il 17 corrente ed io vittima di una falsa accusa mi trovava seduto sul banco dei rei nel tribunale di questa città per essere giudicato. Dopo lunga interrogazione di testi si voleva condannarmi a 3 anni e 5 mesi di carcere. Mi spaventai, ma non mi intimorii , perchè un pensiero in quel momento mi balenò per la mente: « Ora è il caso di raccomandarti a Maria » e con questo pensiero, colla testa fra le mani, pregai caldamente: « O Maria Ausiliatrice, che hai fatte tante grazie, fanne una anche a me. Tu sai che ho una giovane sposa e due bambini che piangono la sorte del padre, loro aiuto e conforto. » Fatta di cuore questa preghiera, alzo gli occhi al cielo, ed ecco che la sentenza si muta e si grida : « Allara è libero e sciolto per inesistenza di reato! » Si immagini la mia riconoscenza! Dissi subito: « Grazie, o Maria Ausiliatrice: io Vi sarò sempre riconoscente e farò nota a tutti la grazia che mi avete fatta! »

23 marzo 1909.

ALLARA ANGELO.

Vigone. - Nello scorso inverno, colta nella mia grave età di 84 anni da doppia polmonite, ricorsi con fiducia a Maria santissima venerata nel santuario di Valdocco in Torino, con promessa di un'offerta per le missioni salesiane. Oh! bontà della Madonna. In breve riacquistai piena e perfetta salute, cosicchè adempiendo la promessa mi reputo anche in obbligo di far nota a tutti la segnalatissima grazia ricevuta.

10 luglio 1909.

A. B.

Magreta (Modena). - Da molti anni il raccolto dei bozzoli mi andava male, per una malattia che colpiva i bachi e che nessun rimedio era capace di scongiurare. Quest'anno pensai di ricorrere a Maria Ausiliatrice, cui promisi la celebrazione di una santa Messa al suo altare. Oh meraviglia! il raccolto quest'anno fu il doppio del consueto, superando tutte le mie aspettative.

24 giugno 1909.

MARIA Lucchi ved. GIACOBAZZI.

Remate (Brianza). - Coll'animo pieno di riconoscenza rendo grazie a Maria Ausiliatrice per avermi salvato da certa morte. Affetto da gravissimo malore, fui condotto all'ospedale, per essere sottoposto ad una dolorosa operazione colla certezza mia e dei medici curanti di dover soccombere. Povero padre di famiglia, avrei lasciato nel lutto e nella miseria cinque teneri figli ! Ali rivolo con fiducia a Maria Ausiliatrice, con me pregarono altre buone persone e la grazia fu ottenuta. Sostenni l' operazione con esito felice e le stesse persone curanti nel congedarmi mi dissero: « Ricordi che la sua guarigione è un miracolo ! »

E fu un miracolo operato da Maria Ausiliatrice in mio favore. Sia sempre benedetta l'Ausiliatrice dei cristiani.

Maggio 1909.

CONFALONIERI CARLO.

Dolzago. - Il 22 maggio u. s. una bambinella dei coniugi Francesco ed Angela Lurati veniva colta da difterite della forma la più infettiva e la più grave. Impossibile ne sembrava la guarigione; ma ciò che gli uomini non potevano sperare dai rimedi dell'arte medica, fu prodigiosamente operato da Maria SS. Ausiliatrice. Mercè le preghiere fatte ad onore di lei, nel giorno 24 maggio, la bimba fece così rapido e decisivo miglioramento , che con stupore dello stesso bravo medico curante in breve si trovò completamente guarita.

14 giugno 1909.

Sac. PIETRO BENASSEDO, Parroco.

Noto (Siracusa). - Da due anni aspettava con ansia l'esito di una causa civile, poichè, se contrario , vedeva la famiglia in parte rovinata negli averi. Ma essendomi rivolto a Maria SS. Ausiliatrice coli promessa di piccola offerta, fui pienamente consolato.

13 aprile 1909.

GUASTELLA GIOVANNI.

Ceppomorelli. -- Nel novembre u. s. trovandosi due miei figli per ragione di lavoro sull'orlo di un precipizio, disgraziatamente, non so come, vi caddero tutti e due. Il maggiore ne andò incolume, e l'altro, sebbene ne rimanesse così malconcio che per circa un mese una ferita gli impedì la favella, pure, grazie a Maria Ausiliatrice, riacquistò, senza alcuna operazione e con meraviglia di tutti, la primiera salute.

2o aprile 19o9.

PINAGLIA DOMENICA ved. RAMELLI.

Saludecio (Forlì). - La nostra più viva riconoscenza alla Santissima Vergine Ausiliatrice, che in breve tempo ristabilì completamente in salute la nostra figliuola Paolina colpita da delirio allucinatorio. La tenue offerta che inviamo è un piccolo segno dell'immensa gratitudine che sentiamo per chi non abbandona mai chi implora il suo aiuto.

24 aprile 1909.

PIETRO GIORDANI.

Barlassina (Como) - Il nostro Luigino venne colto alla fin dell'anno da una forte polmonite con bronchite e nefrite e complicazione di cuore. Colle lagrime agli occhi ci raccomandammo a Maria Ausiliatrice, con promessa di pubblicar la grazia. Dopo qualche giorno cominciò il desiderato miglioramento, fino a perfetta salute.

52 giugno 1909.

Coniugi ANGELO E CAMILLA VERGANI.

Cavaglià - Dopo circa 4 mesi di lunga tormentosa malattia, Maria SS. Ausiliatrice volle che nel giorno della sua festività mi recassi al suo santuario. Riconoscente della grazia imploro la pace eterna per l'anima dell'amatissima mia consorte, e rassegnazione e conforto per me nella dolorosa separazione„

3 giugno 1909

Conte OLIVIERI DI VERNIER.

Voghera. - Coll'animo riconoscente invio l'offerta di L. 20 in ringraziamento alla celeste Ausiliatrice per le molteplici grazie che prodiga a me ed ai miei bambini. Entrambi colpiti dalla rosolia, benigna per Giuseppe, ma non così per la Cesarina, chè il medico curante la trovò pure colpita da bronco-polmonite , quale strazio fu per me tale annunzio! Ma subito innalzai una fervida prece a Maria SS. Ausiliatrice, promettendo render pubblica la grazia e inviar un'offerta al suo santuario se liberava la mia bambina dalla pericolosa malattia ; e così tenera madre mi volle pur subito consolare perchè il giorno dopo lo stesso dottore trovò già scongiurato il pericolo.

Ora che i miei bambini soli nuovamente sani e vispi, riconoscente adempio la promessa.

Maggio 1909.

LIVIA QUAGLIA-MERLI.

Cassone di Malcesine (Verona) - Zanoboni Elisa d'anni 20 il 28 febbraio del corrente anno ammalava di fiera polmonite. I pronostici dei medici erano molto brutti, il male non s'arrestava, la catastrofe si temeva vicina, i suoi cari piangevano, piangevano, piangevano. Per la pia e buona inferma vennero innalzate fervide preghiere a Maria ; le fu suggerito di chieder la grazia e di mandar un'offerta al santuario di Maria, sotto il titolo Aiuto dei Cristiani, a Valdocco in Torino. La grazia fu chiesta, l'offerta fu inviata , ed ora I' inferma perfettamente guarita scioglie l'inno della riconoscenza promettendo di ricordarsi sempre del validissimo patrocinio della Vergine Maria.

11 maggio 1909.

Sac. GIUSEPPE CHIEREGATO Parroco.

Parco (Palermo). - Colpita improvvisamente da rio malore, la mia cara mamma non dava più speranza di vita. In quel terribile momento mi rivolsi fiduciosa a Maria Ausiliatrice promettendo di pubblicare la grazia e di fare un'offerta al suo santuario, e la pietosa e potente signora esaudì le mie preghiere: dopo pochi giorni la mamma mia era completamente ristabilita. Grazie, o Maria!

1 giugno 1909.

QUARTUCCIO ANNA.

Pescantina. - Alcuni anni or sono fui colpita d'epilessia gettando la mia famiglia nel più intenso dolore. Dopo diverse cure il male si era diradato bensì, ma non spento, poiché quando incominciavo a sperare allora mi riassaliva. Un giorno, colma di tristezza, esternai alla mamma la mia delusione, ed ella mi disse : « Devi guarire perchè ho fatto una promessa a Maria Ausiliatrice ». Da quell'istante mi posi nelle braccia della nostra cara Madre Celeste confidando nella sua grande misericordia: ed ora sono trascorsi venticinque mesi e il male più non è comparso e spero nella bontà di Maria che non tornerà più.

Augusta Vergine Ausiliatrice, io ti ringrazio ed invito tutti ad esperimentare quanto sei buona e misericordiosa.

5 agosto 1909.

STELLA ZANOLLI.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti

A*) - Acqui: Maria Martini in Rolando 5 - Agugliano (Vicenza): D. Malesani Cirillo 5 - Alice Castello: Massara Giuditta 3 - Aosta: Canonico Nicco 1o a nome di Badera Celestina - id.: Can. Domenico Nousson 10 - id.: Can. Pietra Pession per la guarigione di un infermo 5 - id.: Fenoil Rosina 10 - Arena Po (Pavia): Maria Beretta ved. Pandini 1.50 - Asti: Rondoletti Maddalena 5.

B) - Bagnava Calabra (Reggio Calabria): Maria Arena 1o - Barcellona di Pozzo di Gotto (Messina): D. Giuseppe Aligerò 20 - Barghe (Brescia): Baruzzi Catina 3 - Bargone (Genova): Brunetti Emilio 5 - Biala (Galizia): Abbondio Filpa 10 - Biglini (Cuneo): Bubio Lucia 2 - Borgomanero (Novara): Cattaneo G. B. 10 - Borgo S. Dalmazzo (Cuneo): Bessone Maria vedova 4.60 - Borgo S. Donnino: Maria Barbieri - Bomo (Brescia): Bottichio Bortolina in Barsotti 5 - Boscomarengo (Alessandria): Banabello Vincenzo 5 - Bosisio (Como): Pezzoni Maria 5 - Bossolena (Cuneo): Giordano Domenico 5 - Breganze (Vicenza): Franceschi Francesco 3 - id.: Carli Ansonio 4 - Breno (Brescia): Schietti Lucia Ducati 5, - Brescia: Paolina Morelli 5 - Brienza (Potenza): Carmelina Paternoster 7 - Brivio (Como): Galbussera Maria - Brusson (Torino): R. V. 5 - Busseto (Parma): Simonetti Luigi 5 .

C) - Cagliari: Ferru Maria E. 2 - Calciavacca (Torino): Tela Maria 2 - Caltagirone (Catania): D'Antona Can. Giuseppe 2 - Canelli (Alessandria): Bosio Violante Cannobio (Novara): Sac. Antonio Rossi, parroco di S. Agata 5 - Cartosio (Alessandria): Bensi Giuseppe 5 - id.: Milano, Flaminia Gaino 10 - Casalgrasso (Cuneo): A. A. 3 in ringraziamento per guarigione da forte polmonite - Castagnino (Cuneo): G. M. - Castelrosso (Torino): Lusso Giuseppe - Castrogiovanni (Caltanisetta): Sac. Gaetano Ragusa 5 - Cavallerleone (Cuneo): Baravalle Caterina 1o - Cavour (Torino): Cotta Maria - Celle Bellino (Cuneo): Sorelle Richard fu Claudio ed altre persone 20 - Cerrina (Alessandria): Bollo Massinilla Brallo 25 - Chirignago (Brescia): Maria e Pia Saccardo 1o - Chiusa di Pesio (Cuneo): Dalmasso Teresa n - Cicagna (Genova): Aste Palmira in Solari 5 - Comiso (Siracusa): Giongardi Occhipinti Biagio 8 - Contarina (Rovigo): D. Luigi Belloni 5 - Conzano (Alessandria): Scagliotti Maria 4 - Copertino (Lecce): Checchina del Pr. 10 - id.: Gaetana Romano 5 - Costa di Mezzato (Bergamo) : Passerini Gina 3 - Costigliole d'Asti (Alessandria): Amerio Giuseppe 2 - id.: Torchio Luigia 5 - Crava (Cuneo): Sorelle Bongiovanni per una madre di famiglia 5 - Crescentino (Novara): Succo, Alessandro - Crocefisso di Rimini: Barcellini Arcangelo 5.

D) - Desenzano sul Lago: Avigo Luigi 5 - Desulo (Cagliari): Sac. S. Corte Parroco, a nome di pia persona 5 - Domodossola: Prof. C. Antonioli 10.

F) - Favara (Girgenti): Suor Maria Concetta Lombardo 5 - Ferrara: Famiglia Aavanz. 5 - Ferruzzano (Reggio Calabria): Pezzimenti Antonino 2 - Firenze: Carmelo Melli 5 - Fiume di Pordenone (Udine): Manzon Germanico 10 - Foglizzo. Canavese: Pietro Musso 25 - Formigine (Modena): R. Dolza 4 - Fornigliana Vercellese (Novara): D. Vittore Patrucco, parroco 50 - Fontanigorda (Pavia): D. Agostino Ridella 2 - Forli: N. N 2Fubine (Alessandria): Pane Angela 4 - Fumane (Verona): N. N. 2.

G) - Gallarate (Milano): Porta Albina 2Gavirate (Conio): Ossola Abele 10 - Genova: S. G. T. D. F. - id.: Pretto Carolina 25 - id.: M. O. S. 5 - id.: N. N. 5 - Grana Monferrato: Oldano Angela 5. -

L) - Lavagno (Verona): Dall'Oca Maria 2 Lenno (Corno): Sorelle Andreani 15 - Ligornetto (Svizzera): Rachele Piffarette 5 - id.: Adele Piffarette 5 - Limone (Cuneo): Suor Veronica 3 - Livorno: Cucchietti Luigina 5.

M) - Macerata (Marche): Conte Milesi Ferretti Francesco 5 - Mantova: Barbieri Cesare 4 - Martinengo (Bergamo): Famiglia Bergamaschi 10 - Masera Ossola (Novara): Minoli Luigia 5 - Mattei 5 - Mercore (Piacenza): Simonetti Luigi 5 - Mergozzo (Novara) : D. G. Mortarotti arciprete io - Messina: Concettina Vitale 5 - Milano: N. N. 2 - id.: G. C. 10 - Modica Alta (Siracusa): Abate Maria Scala - Molteno (Como): Giuseppina Gerosa Mina 5 - Momo (Novara): De Andrea Antonietta 2 - Mondovì-Santuario: F. C. 10 - Montanaro (Torino): Clementina Baudino - id.: Rina Giuseppa 3 - Monterosso: Virano Simonino.

N) - Niscemi (Caltanisetta): Can. Pietro Valora 5 - Novaglie (Verona): Danzi Angelo 4 - Novi : Una cooperatrice per la guarigione della mamma gravemente inferma di bronchite 7 - Nunziata: Carmela Villani 5 - Nuoro (Sassari): Manna Guglielmo 5.

O) - Oleggio (Novara) : Ruga Rosa 5 - Omegna (Novara) : Una persona 5 - Orla Novarese (Novara): Ronfano Maddalena 3 - Osasio (Torino): Rossi Giovanni - Ovada: Saldi Francesco.

P) - Palagonia (Catania): Vincenzo Paladino 2 - Pamparate (Torino): Briatore Giovanni 4.90 - Penioli: Maria Cardi ,5 - Pellestrina (Venezia): Tombessi Antonia 3 - Pesaro: Anna Sassi 2 - Pescantina (Verona): Giovanni Filomena, a nonne di pia persona 4o Pettinengo (Novara): Federico Fontana 5 - Peveragno (Cuneo): D. Peirone Pietro 25 - id.: Civalleri Matteo 5 - Pontecasale (Padova): Bettino Turri 10 - Pozzo di Codroipo (Udine): Piccini Luigi 6 - Priocca: Giovanni Enrico Binello 10.

R) - Renale (Milano): Confalonieri Carlo 2 - Riva di Chieri: P. C. G. R. - Rodello d'Alba: Drocco Giuseppe - Rossiglione (Genova): Piana Angela 5 - Rovegno (Pavia): Isola Luigi 1o - Rovigo: M. L. Franceschini 15. - Rubiana (Torino) Marianna G. 2o -- id.: Bruno Marianna e Domenica io.

S) - Saccolongo (Padova): Maria Embrini 5 - Sacconago (Milano): Vignati Luigi 2 - Sampeyre (Cuneo): Zanutolo Maria 2 - S. Damiano d'Asti: Pavarina Antonio a nome suo e di altri devoti 18 - id.: lo stesso 5,8o - San Donà di Piave (Venezia): Maria Muccelli Cogo 5 - Sandrigo (Vicenza): Pozza Benigno 18 - S. Giovanni Bianco (Bergamo): Sorejogni Erminia 5 - S. Germano Monferrato: R. B. 2 - S. Pietro Incartano (Verona): Benedetti Elvira 10 - id.: Vantini Lorenzo 2 Sant'Agata di Cannobio: Sac. Antonio Rossi Parroco 5 - Santa Vittoria d'Alba: Basso Pietro - id.: Poro Tardini Teresa 2 - id.: Viassone Domenica 1 - Sarnano (Macerata): Carlo Calcagnoli - Sassari: Famiglia Cambilargiu - Savona: S. G. B. 10 - Schio (Vicenza): Maria M. 5 - Sedegliano (Udine): Maria Fabris 5 Sequals (Udine): D. Ugo Sante 10 - Serramanna (Cagliari): Serro Giuseppina 2 - Serravalle Scrivia (Alessandria): Allegri Maria in Traverso 17 - id.: L. Elavanna 5 - Settimo Rottaro (Torino): Teresa R. - id.: F. M. 2 - id.: Vachino Maria 2 - Sommacampagna (Verona): Carolina F. Ducati 10 - Soncino Cremonese: Maria Foppiano 5 - Suzzara (Mantova): Una pia persona 5.

T) - Terranova di Casale: Brignone Irma - Terso (Udine): Domenica De Barra 5 - Toleto (Alessandria): Ivaldi Virginia - Tombolo (Padova): Luigia De Pieri 10 - id.: Ch. Brunone Beghetto 10 - Tonengo (Torino): Formia Domenica 5 - Torre Annunziata (Napoli): Benedetta Maresca - Torino: Balbi Lodovico 5 - id.: Giuseppina Bursi Tevini - id.: M. B. - id.: Campus Francesco - id.: Magliano Cristina - id.: Giuseppina Scavarda - id.: Rosa Gregorio id.: Catarella Orsola - Tortona: N. N. 2 - Trento: Una pia persona a mezzo di Carlotta Marinelli 1oo - Treppo Grande (Udine): N. N. 2 - Troina (Catania): Domenica di G. 1o - Tunisi: Nani Carmela 50.

U) - Udine: Cantorutti Paolina 5.

V) - Valtournanche (Torino): Perruquet Michele 2 - Vanzone (Novara): Botti Ant. 15- Va.vallo (Novara): Ingegnoli Maria 2; N. N. 2; N. N. 2; N. N. 1. - Varazze (Genova): Narizzano Marco 5 - id.: N. N. 2 - Venezia: Assunta Mainella 5 - Vestenanova (Verona): Angelina Repele Pieropan 3.50 - Vestignè (Ivrea): Faletto Domenica 2 - Vicenza: Anna Sommavilla Rigobello per una desideratissima grazia ottenuta ad un suo bambino settenne, con somara riconoscenza 1o - Villaregia (Torino): Cara Margherita nata Pasteris - Voghera: Faustina Niroli 5.

Santuario di Maria Ausiliatrice TORINO

Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per qualsiasi corrispondenza in proposito, rivolgersi al Direttore dell'Oratorio S. Francesco di Sales - Via Cottolengo, 32 - Torino.

Per celebrazione di S. Messe e per novene o tridui di Benedizioni col SS. .Sacramento, rivolgersi al Rettore del Santuario.

Ogni sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.

NB. - Nei mesi di mosto e di settembre, nel pomeriggio dei giorni festivi ví è una sola funzione, alle ore 15.3o.

NOTIZIE VARIE

LA FESTA DEI PREMI

È il tema di lunghe corrispondenze che ci vennero inviate da molti luoghi, delle quali il buon esito degli esami, la gioia degli alunni, la soddisfazione dei genitori, i rallegramenti delle autorità presenti alle solenni cerimonie e le festività religiose con cui si vollero accompagnate, sono circostanze comuni.

A Torino -Valdocco, la sera del 1° di agosto, dopo una commovente funzione religiosa nel Santuario di Maria Ausiliatrice, gli alunni si raccoglievano tutti nel teatrino per assistere alla premiazione degli studenti, nella quale disse un affettuoso discorso il chiar.mo prof. D. Francesco Cerruti commentando una lettera del Giusti - di cui quest'anno ricorre il primo centenario della nascita - e precisamente quella diretta a Giovannino Piacentini, per inculcare i doveri della riconoscenza verso gli educatori, della bontà e dello studio.

Anche a Borgo S. Martino, nel fiorente Collegio S. Carlo, lo stesso chiar.mo prof. D. Cerruti aggiunse solennità alla festa celebratasi il 17 luglio, che riuscì splendida pel felice esito degli esami, compresi quelli di maturità e di licenza tecnica e ginnasiale.

Il 23 luglio la solennissima festa si ripetè nel Collegio S. Luigi di Intra, sul Lago Maggiore, con discorso del consigliere comunale Ireneo Ceretti e parole di chiusura dello stesso sig. Sindaco Comm. Ing. Viglino, il quale, a nome della città, espresse la sua intima soddisfazione nel constatare l'odierna prosperità del Convitto.

A Modena un'orchestra di cinquanta scelti suonatori, fra i quali va ricordato l'esimio M.° Giuseppe Trebbi, accompagnò i cori eseguiti al saggio finale nell'Istituto S. Giuseppe, mentre il Direttore aveva la soddisfazione di annunziare che i candidati alla licenza ginnasiale avevano tutti felicemente superato la prova.

A Macerata la simpatica festa si svolse il 22 luglio alla presenza di Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Raniero Sarnari, Vescovo della diocesi, dell'illustre comm. Trebbi che disse il discorso, dell'avv. Galanti rappresentante il Sindaco, e di un numero grande di eletti signori. Festeggiatissimi furono sedici alunni di quinta ginnasiale, i quali ottennero tutti al primo esame la desiderata licenza.

Consimili relazioni ci pervennero dall'Istituto dell'Immacolata di Firenze, dall'Ospizio S. Vincenzo de' Paoli di S. Pier d'Arena, dal Collegio S. Carlo di Ferrara, da quello pareggiato di S. Giovanni Evangelista di Torino e da molti altri, per cui ringraziamo cordialmente il Signore che si è degnato di benedire abbondantemente le cure di tanti nostri confratelli nel decorso anno scolastico.

A Valdocco.

Cinquecento pellegrini di Legnano, guidati dal rev. D. Pederzoli, antico alunno dell'Oratorio, la seconda domenica di agosto, su treno speciale, pellegrinavano al Santuario di Valdocco ove giunsero alle ore otto. Al Vangelo il Direttore diede loro il benvenuto, eccitandoli a nutrire sempre viva in cuore ,la più tenera devozione a Maria Santissima Ausiliatrice e il venerando Don Rua impartì, dopo messa, l'eucaristica benedizione. Fecero quindi visita alle camerette e alla tomba di D. Bosco. Una squadra di baldi giovanotti veniva a Torino in bicicletta, e si accostava in corpo alla Santa Comunione il dì seguente.

Il 18 agosto fu la volta di quattrocento pellegrini croati, reduci da Lourdes. Anch'essi visitarono il Santuario e l'Oratorio e partirono santamente entusiasmati per l'opera di cristiana carità iniziata da D. Bosco.

In Italia.

GIAVENO - Nella Borgata « Selvaggio » il 22 agosto inauguravasi solennemente con intervento dell'Eminentissimo Card. Richelmy e dell'On. Boselli una nuova chiesa dedicata a N. S. di Lourdes, su disegno dell'Ufficio Tecnico Salesiano. L'infaticabile promotore del nuovo Santuario, Teol. D. Carlo Bovero, con delicata idea non solo volle ricordare l'accennato concorso nella lapide commemorativa, ma anche istituire - nella nuova Chiesa - una messa annua perpetua in suffragio del compianto nostro Economo Generale D. Luigi Rocca, che di gran cuore lo assecondava nella santa iniziativa.

MORNESE - Il 25 luglio questo paesello, che fu la culla-dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, era in festa per una visita di S. E. R. Mons. Giovanni Marenco. Il buon Prelato celebrò nella chiesa parrocchiale ammettendo alcune educande del locale istituto alla prima comunione ed alla cresima, e l'indomani presiedeva nell'istituto medesimo il riuscitissimo saggio finale.

PALERMO - Nell'amena Villa Calcara Barocchieri, all'Arenella, il 29 luglio, s'inaugurava con la benedizione del S. P. Pio X e dell'Em.mo Cardinale Lualdi un nuovo Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. La chiesina della villa era messa a festa; sull'altare, fra ceri, palme e fiori, campeggiava l'immagine di Maria Ausiliatrice. Mons. Catalonotto celebrò la messa della Comunione Generale, ricordando ai presenti la lieta coincidenza della cerimonia con l'apertura dell'anno giubilare del rev.mo Sig. D. Rua ; seguì una seconda messa celebrata dal rev.mo P. G. Pandolfo, benemerito anch'esso insieme col fratello, dell'inizio dell'opera. A sera, dopo le funzioni religiose coronate dal canto del Te Deum, venne distribuita ai signori, alle signore e a tutti un'immagine-ricordo, e servito un lauto rinfresco a cura dell'esimia signorina Agostina Calcara, dopo di che una numerosa squadra della « Panormus » eseguì un applauditissimo saggio ginnastico.

- Nel palazzo arcivescovile si è istituita una biblioteca circolante intitolata da D. Bosco, perché, come nota il Centro di Palermo, questo nome dice tutto un programma pel bene della gioventù.

RANDAZZO (Catania). - La « Vigor », la balda squadra ginnastica sorta nel Collegio S. Basilio, ebbe il 29 giugno u. S. la sua solenne inaugurazione. Il Cav.Giuseppe Fisauli dei Baroni di Flascino e Briemi, antico allievo del Collegio e presidente della nuova società sportiva, con nobili ed elevate parole la presentò all'elettissimo pubblico accorso all'Istituto, e il venerando Arciprete ne benedisse l'artistica bandiera, dono degli antichi allievi. Padrino e madrina della cerimonia furono l'On. Deputato Barone Giovanni Romeo delle Terrazze e la sua degna consorte Baronessa Giulia, rappresentati dall'avv. cav. Sebastiano Polizzi, Sindaco della città e dalla nobil dama Clotilde Fisauli dei Baroni di Flascino e Briemi. Il Sindaco, con applaudite parole, consegnò la bandiera ai ginnasti ; e nuovi applausi coronarono il discorso di circostanza detto dall'avv. Santacroce, Segretario della R. Prefettura di Catania. Dopo un'accademia ginnico-musico-letteraria, l'adunanza si sciolse al suono dalla marcia reale lasciando in tutti il più caro, il più dolce ricordo.

S. PIER D'ARENA - La solennità titolare nella Parrocchia di S. Gaetano fu onorata dalla presenza delle LI.. EE. Rev.me Mons. Ildefonso Pisani Vescovo di Anglona e Tursi e Mons. Giovanni Marenco, Vescovo di Massa e Carrara, che pontificò alla messa solenne e all'indomani presiedette la distribuzione dei premi agli alunni dell'Ospizio di S. Vincenzo de' Paoli.

Mons. Marenco, invitato dal zelantissimo arciprete Mons. Francesco Olcese, celebrava il 10 agosto nella chiesa della Cella, all'altare della miracolosa immagine del SS. Salvatore, Patrono della città, con grande giubilo suo e di molti devoti.

All'Estero.

ALESSANDRIA D'EGITTO - All'Istituto D. Bosco - Assai gaia ed improntata ad un carattere di squisita gentilezza - spigoliamo dal Messaggere Egiziano - riuscì l'ultima domenica di luglio la cerimonia della distribuzione dei premi agli alunni dell'Istituto Don Bosco. Il numeroso pubblico composto di autorità, di signore, di genitori degli allievi, si raccolse nell'ampio cortile dell'Istituto, tutto lindo e luminoso, adorno di piante e di bandiere. Al giungere del cav. Camicia, Console Generale d'Italia, la banda suonò l'iuno reale italiano applaudito. II signor Console prese posto nella prima fila di poltrone ed accanto a lui il nostro console-giudice cav. Falqui-Cao con la sua signora, il barone Guerra, direttore del Banco di Roma e la baronessa, il cav. Nacouz , ecc. ecc.

Esordì uno degli alunni declamando una poesia intitolata Su le rovine, dedicata ai sovrani d'Italia, vivamente applaudita, e dopo un intermezzo musicale si produsse in iscena il melodramma Salvatorello. La rappresentazione fu seguita con vivace e sempre crescente interesse dal pubblico che fu prodigo di applausi ai minuscoli cantanti, specialmente ai cori rilevanti un'accuratissima concertazione. Il Console Generale e tutte le nobiltà intervenute espressero il più vivo compiacimento per la lieta impressione destata in tutti dalla splendida cerimonia. Per la circostanza venite pure allestita e fu assai ammirata una piccola esposizione di lavori eseguiti dagli alunni artigiani ripartiti nelle sezioni dei fabbri-meccanici, falegnami, ebanisti, legatori, sarti, calzolai, tipografi compositori ed impressori.

BETLEMME - Un busto a D. Belloni - La signora Amalia Dupré ha inviato in dono all'Orfanotrofio Cattolico di Betlemme un busto del compianto e venerato fondatore, il canonico Antonio Belloni. Dipinto a marino antico, e in grandezza naturale, il busto è di una rassomiglianza perfetta, specie nell'occhio e nel sorriso. Così le fattezze di colui che ebbe palpiti di tenerissima carità per tutta la gioventù della Palestina rimarranno ognor presenti all'occhio degli orfani betlemiti che godono più abbondantemente dei frutti soavi del suo zelo instancabile. All'esimia scultrice vivi rallegramenti.

- Nella Chiesa del S. Cuore il 18 giugno celebravasi con divotissima pompa la festa titolare. Mons. Luigi Piccardo, Vescovo Ausiliare del Patriarca Latino di Gerusalemme, disse la messa della comunità nella quale distribuì più di 400 comunioni. Numerosissime furono le altre comunioni dispensate nella mattinata. Cantò messa solenne, con assistenza pontificale di Sua Eccellenza e musica sacra ottimamente eseguita dagli orfanelli, il rev.mo P. Guardiano dei Francescani. La parte più cara della festa fu la solennissima processione col Divin Sacramento nelle ore pomeridiane, alla quale parteciparono, fra due fitte ali di popolo, tutti i nostri giovanetti interni ed esterui, gli alunni della casa di Cremisan, le suore di S. Giuseppe e della Carità con le loro educande e i Fratelli delle Scuole Cristiane coi loro alunni. Il baldacchino, portato da quattro chierici in dalmatica, era preceduto da 24 sacerdoti in pianeta e seguito dai notabili della città. Non meno di cinquemila persone presero parte alla splendida cerimonia.

- L'ultimo pellegrinaggio italiano diretto da Mons. Vicini fece visita all'Orfanotrofio. I pellegrini, accolti al suono dell'inno reale, ebbero parole di encomio pei piccoli musici e, visitando le scuole interne ed esterne, restarono meravigliati del bell'accento con cui gli orfanelli pronunciano l'italiano.

SCUTARI (Albania) - All'Orfanotrofio femminile Italiano, diretto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, il 7 giugno ebbe luogo l'inaugurazione ciel nuovo locale con l'intervento del R.° Console Generale d'Italia Conte Mancinelli Scotti e della sua distinta Signora, del Governatore Turco, del Parroco D. Giovanni Busciati e de' suoi coadiutori, e di una folla di altri distinti invitati, italiani ed indigeni. La festa si svolse nel salone del teatro, bello nell'elegante sua semplicità, e con ricco programma, nella cui interpretazione le orfanelle mostrarono una disinvoltura ed una compitezza ammirabili. Il pubblico, entusiasmato, le applaudì ad ogni numero, anzi, ad ogni costo, a furia di battimani e di applausi volle di alcuni numeri la ripetizione.

BARCELLONA. - Sul finir di luglio, nei tristissimi giorni in cui il mondo udì con raccapriccio gli eccessi di una schiera di forsennati, anche i nostri confratelli di Malarò, di Sarrià e di Barcellona rimasero Per lunghe ore in preda al più terribile spavento.

A Matarò ebbero le Porte incendiate e corsero rischio della vita; poichè, invitati ad abbandonare il collegio, ubbidirono ma furono solleciti a rientrarvi, non appena si accorsero che il piombo dei rivoltosi, come aveva fatto con altre comunità, tentava di decimarli per via.

A Sarrià l'intervento dell'egregio Console Generale d'Italia, comm. Davide Gaetani, ottenne dal Capitano Generale un picchetto di cavalleria, che fu la salvezza delle nostre Scuole Professionali ed anche dei dintorni. L'unico danno che noi avemmo fu il fuoco appiccato ad un carro di biancheria e di vestiti e ad un altro di provvigioni, che accompagnavano 15o poveri fanciulli rimasti nell'istituto durante le vacanze, i quali per maggior sicurezza venivano mandati in campagna, ove, per tre giorni, furono costretti a vivere all'aperto.

A Barcellona l'Istituto Salesiano San José che sorgeva fra le vie Floridablanca e Rocafort, cioè nella zona più bersagliata dai rivoltosi (che distrussero non pur case religiose commettendo crudeltà e nefandezze inaudite, ma chiese monumentali, grandiosi edifizi e benefici asili di carità gettando sul lastrico migliaia di bimbi ricoverati gratuitamente) venne completamente incendiato, ma non distrutto. Anzi uno dei saloni principali, dopo pochi giorni, fu adibito a chiesa pubblica, essendo state le due parrocchie vicine completamente rovinate.

Anche la casa delle figlie di Maria Ausiliatrice di Barcellona fu presa di mira dal violento uragano, e, unta di petrolio e incendiata, completamente distrutta.

Ma, grazie a Dio, nè fra i Salesiani nè fra le Figlie di Maria Ausiliatrice si ebbe a lamentare alcuna vittima ; mentre nella stessa nostra casa di Barcellona due degli insorti passarono tragicamente all'eternità, vittime delle fiamme da loro accese, poichè saliti fino all'ultimo piano colle loro scope ardenti incendiando a destra e sinistra, non trovarono più modo di discendere.

Noi pubblichiamo queste linee unicamente per rassicurare i nostri lettori e con un'angoscia in cuore pari a quella che strazia il buon popolo di Barcellona e di tutta la cattolica Spagna; e senza recriminazioni e senz'astio di sorta riprendiamo coraggiosamente il lavoro, colla speranza che la terribile lezione, frutto della miscredenza alleata all'anarchia, apra gli occhi a quanti credono ancora che si può far senza religione.

MESSICO. - Ci scrivono che la mattina del 3o luglio u. s. tre forti scosse di terremoto (alle 4, alle 4,10 ed alle 7) gettarono lo spavento ed anche la morte nei sobborghi della Capitale. Ma, per grazia di Dio e di Maria SS. Ausiliatrice, nella nostra Casa non si ebbero nè morti nè feriti, quantunque alcuni locali sieno stati dalla violenza delle scosse resi inservibili. Tanto per tranquillità dei lettori.

BUENOS AIRES - Una cara visita ebbe il Collegio Pio IX di Almagro il 10 luglio u. s. per parte degli illustri italiani che vinsero il concorso per l'erigendo monumento commemorativo dell'Indipendenza Argentina in Buenos Aires, cioè del Comm. Moretti e del Cav. Brizzolara.

Dopo una breve visita allo studio di scultura del maestro Quintino Piana, si diressero al nuovo Tempio, che ammirarono in tutti i suoi particolari, salendo fino alla cuspide del campanile ed all'ultima balaustrata della cupola. Gli alunni fecero ai visitatori le più festose accoglienze, ed uno di essi nel più puro accento italiano rivolse loro queste parole :

« Gli alunni del Collegio Pio IX si onorano d'aver occasione di salutare ed ammirare in voi, egregio commendatore Gaetano Moretti, un illustre campione dell'arte, che onora altamente l'Italia, per aver saputo proporzionare in compagnia dello scultore cav. Luigi Brizzolara, un nuovo trionfo alle glorie tradizionali di una nazione che si gloria di figli come Dante, Raffaello e Michelangelo. E ciò che più vi onora è l'aver trionfato con la sola forza di una sublime estetica e d'un savio tecnicismo; con cui vi siete attratti e vincolati gli spiriti più cólti ed intelligenti. Splendida pertanto si erigerà in Piazza Maggio la mole armoniosa da voi creata e quivi starà per stringere i vincoli che legano l'Italia con la Repubblica Argentina. Oh! quando nuovi squadroni di italiani giungano alle nostre spiaggie cercando campo per la loro attività, e venendo dal Rio ammirino nell'alto il vertice della gloriosa mole, il cui splendido gruppo da voi ideato si staccherà radioso sotto il bell'azzurro del nostro cielo, certo si vanteranno di un'opera italiana sì notevole e si rianimeranno a pensare che quì essa perdura come simbolo di fraternità e di unione tra due nazioni sorelle ».

Entusiastici evviva all'Italia ed alla Repubblica Argentina coronavano l'ossequioso saluto.

CUENCA (Equatore) - Le vigilia di Maria Ausiliatrice, domenica 23 maggio, ebbe luogo la benedizione dei nuovi locali per le scuole professionali Salesiane. La bella cerimonia fu seguita da un'accademia musico-letteraria, presieduta da Sua Ecc. Rev.ma Mons. Emmanuele Maria Pòlit, Vescovo diocesano, al cui impulso si deve l'iniziativa dello sviluppo di quella fondazione, essendo presenti tutte le persone più ragguardevoli della città. Pronunziò nobilissime parole l'egregio avv. Remigio Romero Leòn.

NECROLOGIO

S. E. Mons. Emiliano Manacorda Vescovo di Fossano e Decano dell'Episcopato Subalpino,

VoLò al cielo la mattina del 29 luglio, carico di meriti, dopo oltre cinquant'anni di sacerdozio e quasi trentotto di episcopato.

Nato a Penango Monferrato il 6 agosto 1833, ordinato sacerdote il 9 aprile 1859, fu preconizzato Vescovo nel 1871.

Non è compito nostro il tessere l'elogio di tanto Pastore, meritamente acclamato per affettuoso consenso di popolo cittadino onorario della sua Fossano, « ove la sua parola alta e serena fu sempre segnacolo di concordia, conforto ad ogni dolore, pacificatrice di ogni dissidio, e dove egli più che coll'impero della sua dignità, regnò costantemente coll'amore ». Della sua pietà, della sua dottrina, del suo zelo intraprendente ed instancabile, sono splendidi monumenti il Santuario di Cussanio da lui interamente ristorato , ampliato e decorato , i suoi scritti eloquenti, gli atti del Sinodo celebrato nel 1882, i solenni trionfi della Beatificazione del Venerabile Giovanni Giovenale Ancina, del III° Centenario della diocesi, e del V° Centenario del B. Oddino.

A noi piace ricordar due cose.

La prima è la venerazione più che filiale e l'amore caldo, sincero e costante che egli ebbe pel nostro Venerabile Fondatore. Ancor semplice chierico venne all'Oratorio risoluto di fermarsi con D. Bosco; non gli era troppo simpatica la vita di seminario e gli pareva di esser chiamato ad una maggiore attività ed esercizio di pratiche religiose. D. Bosco, che pur aveva tanto bisogno di aiuto, lo ascoltò con bontà e lo persuase a tornare in Seminario, dicendogli che, quando avrebbe finito gli studi teologici, allora si sarebbe veduto quale risoluzione fosse da prendersi. Negli anni seguenti tornò più volte presso il Venerabile, anche per esporgli il disegno di andar missionario in paesi infedeli; ma il Servo di Dio lo consigliò a salire quietamente al Sacerdozio ; finchè già sacerdote, verso il 1863, ci tornò nuovamente all'Oratorio rimanendovi sei mesi ; nel qual tempo D. Bosco gli disse d'intraprendere la carriera prelatizia, e divenne difatti vescovo, e precisamente uno di quei vescovi preconizzati dall'immortale Pontefice Pio IX il 24 novembre 1871, la cui elezione è una delle pagine più belle della vita di D. Bosco.

L'altra cosa che ci piace rilevare è il fatto, che se l'angelico Pontefice Pio IX con suo Autografo del 21 novembre 1877 costituiva il nostro San Francesco di Sales Patrono della Stampa Cattolica - proprio in quei mesi in cui. D. Bosco pose mano alla pubblicazione del Bollettino Salesiano (settembre 1877) fregiandone i singoli numeri col ritratto del Santo Vescovo di Ginevra - il prezioso Rescritto Pontificio che cinse di quella nuova aureola la fronte di San Francesco di Sales venne apposto ad una supplica inviata a tal fine al S. Padre dal pio, dotto e zelantissimo Vescovo di Possano.

Per queste speciali ragioni, e più ancora per quella singolare benevolenza che l'insigne Prelato ebbe e mostrò in ogni tempo anche ai figli di D. Bosco - che volle in due distinti istituti nella sua Fossano - noi chiediamo per l'anima sua affettuosi suffragi.

La morte lo colse mentre il Re lo nominava di motu proprio Commendatore dei SS. Maurizio e Lazzaro, il Papa gli inviava un Autografo riboccante di affetto, e tutte le autorità e il popolo della sua città e diocesi si univano attorno a lui per festeggiarlo, come un vecchio padre adorato. Egli n'era commosso ; ed aveva anche fatto sapere a D. Rua che sarebbe venuto ad aprire il ciclo dei festeggiamenti per le sue nozze d'oro sacerdotali ai piedi di Maria Ausiliatrice e sulla tomba di D. Bosco a Valsalice!... Iddio invece lo chiamò a celebrarle accanto il suo Trono in paradiso.

La Contessa Sofia Henry Colle.

UN'altra gravissima perdita ha fatto la nostra Pia Società colla morte di questa nobile e caritatevolissima signora, volata serenamente a Dio il 28 marzo u. s. dalla città di Tolone in Francia.

Nata da una famiglia che ebbe a capo un generale della Grande Armata e un Pari di Francia, ricevette nel focolare domestico un'educazione squisitamente signorile. Ancor in giovane età unita in matrimonio col signor Giuseppe Luigi Henry Colle - cui Papa Leone XIII donò poi il titolo di Conte Romano - non aveva altra ambizione che di allevare cristianamente l'unico figlio che aveva ricevuto da Dio e di assecondare lo sposo in tutte le sue opere di carità e di zelo.

Ma venne un giorno terribile. Quel figlio, su cui i felicissimi sposi avevano fondato tante speranze fu colto da morbo crudele. Sembrando inutile ogni rimedio, chiamarono al suo letto il Venerabile D. Bosco, sperando, ove fosse necessario, anche un miracolo. Ma il nostro vene ratissimo Padre, dopo aver passato alcune ore presso il giovanetto disse agli addolorati genitori che Iddio voleva un grande sacrifizio: i giorni del figliuolo erano contati e quel giglio di purità doveva essere trapiantato in cielo! La virtù della signora Colle apparve in quella dolorosa circostanza veramente eroica; poichè non solo accettò con edificante rassegnazione la terribile prova, ma, con quello spirito cristiano che aveva profondo nell'anima, comprese che Iddio le toglieva il figlio affinché ella divenisse la madre dei poveri. Difatti dopo d'allora i suoi figliuoli divennero innumerevoli; e la sua vita fu una serie continua di opere buone. La carità le ispirò anche il sacrifizio di ridurre al puro necessario le spese di famiglia, unicamente per donare di più ai poverelli, ed ebbe la consolazione di vedersi in questo generoso proposito piamente assecondata dal marito. Così, pur soccorrendo le opere cattoliche della città, la famiglia Colle fu il sostegno e la provvidenza dei Figli di D. Bosco, delle loro Case e delle loro Missioni. Il Santuario del S. Cuore di Gesù in Roma la ricorderà in eterno fra i più generosi benefattori.

Mórtole anche il consorte, l'indimenticabile signora fino all'ultimo de' suoi giorni non pensò ad altro che ad accrescere i suoi meriti per l'eternità.. Una tal vita, totalmente intessuta di opere buone, crediamo le abbia già dischiuso le soglie celesti; tuttavia, con particolarissimo affetto e con profonda riconoscenza, noi la raccomandiamo ai suffragi dei lettori, supplicando Iddio a donare alla nostra Società altre Cooperatrici, somiglianti alla pia, caritatevole, e zelantissima Contessa Colle.

La Cont.a Gabriella de Rege di Donato.

CONFORTATA dai carismi della Chiesa, dalla benedizione speciale del Santo Padre e dalle benedizioni di Mons. Masera vescovo di Biella e di Mons. Gamba vescovo di Novara, assistita amorosamente dalla famiglia e dal clero locale, spirava in Roppolo Castello il 30 luglio u.s.

Figlia del conte Cesare di Castagnetto, l'illustre autore delle « Consolazioni del Vangelo » e delle « Considerazioni delle lettere degli Apostoli » e consigliere sagace e prudente dei Re Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II, la contessa Gabriella imparò fin dall'infanzia ad unire insieme l'amore alla religione ed alla patria. Non è possibile l' enumerare le buone opere compiute dalla nobilissima estinta in Italia ed anche all'Estero, ove passò gran parte della vita. Basta ricordare la carità e l'eroica abnegazione con cui, realizzando il pietoso mandato di S. A. I. e R. la Principessa Maria Laetitia, nel 19o5 visitò in compagnia della Contessa Amalia Capello tutti ì paesi della Calabria colpiti dal terremoto.

All'esimia Cooperatrice non manchi da nessuno dei nostri lettori il pio tributo di ferventi suffragi!

Mons. Nicolò Filippini Abate di Santa Maria alla Spezia.

VOLò al cielo dal natio Vezzano Ligure, il 29 luglio u. s. Soave figura di asceta, passò nella semplicità e nell'innocenza la lunga e santa vita. Al candore dell'anima egli accoppiava quello squisito e decoroso sentire, che è proprio di chi comprende tutta la grandezza del ministero sacerdotale, nonchè un buon gusto del bello per cui anche le lettere lo ebbero a solerte cultore.

Sulla tomba di questo modello di sacerdote e di pastore, ammiratore sincero di D. Bosco e delle Opere Salesiane e nostro zelante Cooperatore, deponiamo con vivo cordoglio il più affettuoso suffragio.

Sua Ecc. Mons. Domenico Marengo Arcivescovo di Smirne.

VOLò al paradiso il 12 maggio u. s. per infermità di cuore. Da cinque anni reggeva l'importante ed antichissima metropoli di Smirne fondata da S. Policarpo nel primo secolo dell'era volgare. Gloria dell'inclito ordine domenicano, anzi della Provincia Domenicana Piemontese, nutrì un affetto grande per D. Bosco e per le Opere Salesiane. I nostri Confratelli di Smirne hanno in lui perduto un padre. Una prece per l'anima sua.

Pier Giacomo Croce Industriale.

MoRivA santamente in Torino il 13 maggio nell'ancor bella età di 55 anni. Beneficò vivendo le Opere di D. Bosco ed il Signore gli rese centuplicata la sua carità, ottenendogli dalla Vergine Ausiliatrice vivissima fede, edificante rassegnazione ai divini voleri, ed una inalterabile pazienza nel lungo e doloroso martirio delle sofferenze che gli apersero il Cielo. Raccomandiamo alle preghiere dei Cooperatori l'eterno riposo dell'anima sua.