BS 1900s|1909|Bollettino Salesiano Luglio 1909

ANNO XXXIII - N. 7.   Torino, Via Cottolengo 32.   LUGLIO 1909.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: Il Giubileo di D. Rua    193 La gioventù ha bisogno di cura . . 194 Feste di famiglia: Il 24 giugno - Mons. Marenco all'Oratono   . 195 Il Sistema educativo di D. Bosco: V) D. Bosco pedagogista ed educatore: § 1. D. Bosco nella storia della pedagogia; § 2. Il sistema educativo di Don Bosco e i pedagogisti moderni    198 Tesoro spirituale . . . .

TRA I FIGLI DEL POPOLO: Cronaca degli Oratori Festivi: Torino, Trieste, Quito, S. Benigno Can. Genzano di Roma, Loreto - Altre notizie . . . 204

Tra gli Italiani all'Estero: Hawthorne, New York, Sarrià-Barcellona . 209

DALLE MISSIoNi : Matto Grosso: La tribù dei bororos; studio del Sac. Antonio Malan, parte IV. - In fascio: Santa Cruz, Junin de los Andes . 211

IL CULTO Di MARIA SS. AUSILIATRICE: Pellegrinaggio spirituale - Echi della Festa Titolare: a Valdocco; in Italia - Grazie e graziati.   . 215

NoTIZIF VARIE: Riverenti omaggi -A Valdocco In Italia: Catania, Este, Ivrea, Napoli, Novara, Treviglio - All'Estero: Cape Town, Messico . 221

Comunicati    223

Con l'alba del 29 corrente spunta l'anno faustissimo del Giubileo Sacerdotale dell'amato nostro Superiore

Don Michele Rua.

A tutti i Cooperatori, alle benemerite Cooperatrici, agli alunni dei nostri Collegi ed Oratori, il fraterno invito di sciogliere una preghiera ferventissima, perchè il Signore e la Vergine Ausiliatrice spargano le più elette benedizioni sul capo venerando del Successore di Don Bosco.

È questo il miglior modo di salutare l'appressarsi dello splendido giorno in cui l'amatissimo Padre festeggerà le sue

NOZZE D'ORO SACERDOTALI.

La gioventù ha bisogno di cura

LA gioventù è la primavera della bellezza. Dio che è sempre giovane e sempre bello ha voluto nei nostri primi anni comunicarci alcun che della sembianza della sua eternità. La fronte del giovane è il lampo della fronte di Dio, ed è impossibile vedere un'anima vergine sopra un volto puro senza esser preso per lei da un segreto attraimento, che è un misto di tenerezza e di rispetto (1).

Però chi dice gioventù, dice pure cosa tenera, fragile, facilissima a corrompersi e a viziarsi, e perciò bisognosa di guardia e di cure affettuose.

Il giovanetto è simile ad una tenera pianticella che può essere piegata da ogni vento, calpestata da ogni piede, lacerata da ogni morso, se non ha riparo e sostegno ; è simile alla cera che riceve e ritiene l'impronta che le si dà, ovvero ad un campicello preparato per la semenza e poi abbandonato a sè che non produce alcun frutto ma si copre di erbe cattive.

Tali similitudini, elegantemente esposte ne' libri degli antichi sapienti, han molto di vero, ma non hanno la profondità del linguaggio dello Spirito Santo: « Il senso e le propensioni del cuore umano - egli dice - fin dall'adolescenza traboccano al vizio (2) ». Quindi non vi fidate delle grazie, dell'avvenenza, del brio, che illeggiadriscono ed irraggiano l'adolescenza: poichè sotto apparenze lusinghiere si chiude un cuore d'indole corrotta. Come il vitello cui spuntano appena le corna, colle prove che fa d'investire i tronchi degli alberi, vi dice che è nato al cozzo; come l'uc

cellino implume agitando fin nel nido le ali impotenti vi dice che è nato al volo; così il fanciullo, colle sue voglie sfrenate, colle ire irragionevoli, colle temerità, coi capricci, colle superbie, cogli spiriti baldanzosi e arroganti, vi mostra quasi fin dalle fasce la malignità degli umori che lo corrompono, e reclama una guida attenta che lo corregga (1). Fate di trascurare la gioventù e di abbandonarla a se stessa, guai ! Non ci sarà bisogno d'incentivi esteriori, non di seduzioni, non di cattivi esempi basterà che non le si adopri intorno la falce della disciplina, perchè cresca nei vizi e le buone abitudini restino soffocate dalle perverse. Al cuor del fanciullo è legata intorno la stoltezza, che lo ricinge ed avviluppa come una fascia. Come liberarnelo? Colla disciplina (2).

« Hai tu dei figliuoli? - continua ad ammonirci lo Spirito Santo - istruiscili e domali fin dalla loro puerizia perché siano docili e sappiano frenare i loro capricci e le loro passioni (3). Un cavallo indomato diventa intrattabile, e un figliuolo abbandonato a se stesso diventa pervicace (4). Piaggia il figliuolo, e ti darà delle angoscie ; scherza con lui e ti arrecherà grandi dolori. Non lo lasciar far a modo suo nella gioventù e non far le viste di non vedere quel che egli pensa (5). Il giovanetto, presa che ha la sua strada, non se ne allontanerà nemmeno quando sarà invecchiato (6).

Non basta adunque, o genitori cristiani, che voi apprestiate l'alimento del corpo ai vostri figli : non basta che curiate la loro sanità fisica, e che cerchiate di farli crescere vigorosi e sani. Oltre la vita del corpo essi hanno da vivere la vita dell'anima, la quale abbisogna di cure ancor più tenere e delicate. Oh! quanto sono stolti quei padri e quelle madri, che si trastullano quasi coi loro figliuoli, non cercando che di contentarli in tutte le loro voglie, e di secondarli in tutti i loro capricci ! Ogni educazione - sopratutto la domestica - deve essere amabile e soave, ma più che tutto vuol essere improntata a serietà di propositi, mirando ad imprimere il carattere cristiano nelle convinzioni e nei costumi de' proprii figliuoli. Ove ciò non avvenga, i figli cresceranno al vizio e al disonore; ma le loro infamie ricadranno principalmente sul capo dei genitori.

(1) LACORDAIRE, Conf di Tolosa; conf. 2. (2) Genesi, VIII, 21.

(1) Cupiditas efferata, belluarum ira, temeritas, iniuria, superbia, inflationes, magnifici spiritus, congenita et coalita mala juventutis sunt. S. BASILIO.

(2) Prov. XXII, 15.

(3) Ecclesiastico, VII, 25

(4) Ecclesiastico, XXX, 8.

(5) Ecclesiastico, XXX, 9, 11. (6) Prov. XXII, 6.

FESTE DI FAMIGLIA

Il 24 giugno.

ANCOR più solennemente del consueto si celebrò nell'Oratorio Salesiano di Torino il giorno di S. Giovanni Battista, dedicato già per tanti anni a festeggiare l'onomastico del migliore dei padri ed ora sacro alla sua dolce memoria ed alla sempre splendida dimostrazione di riconoscenza al suo Successore.

Le voci son mille, cantava il sac. Giovanni Battista Lemoyne, che al suon della cetra -di sante armonie riempiono l'etra: - duecento e più mila da spiagge remote - fanno eco a Torino con simili note; - è un palpito, un fremito di gioia infinita!...- È un canto di fede al Re dei secoli che col valido braccio gli erranti suoi figli raccolse e salvò nell'Oratorio; - è un canto figliale alla Vergine Ausiliatrice, a Lei che incessante la vita c'infiora.... nostra madre, ausilio e Signora; - è un inno di gloria a D. Bosco, trionfante nello splendore dei cieli, fra le schiere dei figli salvati   - è un canto di evviva a Don Rua, che i fatti vetusti rinnova ed avviva.... - e finalmente è un canto di prece!... a Ancor per molti anni ritorni l'aurora, che è sacra a Giovanni. Ah!... l'anno venturo! »

L'inno non poteva esser meglio intonato alla circostanza: poiché, tanto la vigilia che la sera del 24, la nota dominante di tutti i discorsi e lo spunto più caro dei numerosi componimenti in prosa e di tutte le elegantissime poesie fu l'entusiastico accenno all'avvicinarsi della data solenne delle Nozze d'oro Sacerdotali del Successore di D. Bosco. Anzi, la sera del 24, il nobile barone D. Antonio Manno, ebbe la bontà di annunziare egli stesso all'imponente assemblea la formazione di un Comitato per festeggiare nel modo più conveniente la data giubilare; elettissimo Comitato, composto di molte notabilità del Clero e del Laicato Cattolico Torinese (di cui ci riserviamo di pubblicare tutt'intero l'elenco) con a capo l'Em.mo Card. Richelmy, Presidente Onorario; il Barone D. Antonio Manno, Presidente effettivo; il March. Alessandro Corsi, il Conte Emiliano Della Motta, Mons. Domenico Muriana, Don Filippo Rinaldi Vice-Presidenti; l'avv. Saverio Fino, Segretario generale. - Don Rua si dichiarò confuso a siffatta dimostrazione e, ringraziando con umili parole, protestò che unicamente come fatto alla persona di D. Bosco egli poteva accettare ciò che udiva prepararsi pel povero Successore!

Alle due solennissime accademie, onorate dalla presenza di nobili famiglie e di molti illustri Cooperatori, allietate come sempre dal canto dell'inno musicato dal Maestro Dogliani e da classiche note e melodie, presero parte insieme coi nostri cari giovanetti il prof. D. Giovanni Battista Francesia che in eleganti sestine rievocò con grazia squisita le figure più care dell'Oratorio, il sac. Giuseppe Pavia e bravi rappresentanti dell'Oratorio festivo e di tutte le Case Salesiane di Torino e dintorni. Il prof. Don A. Fasulo, venuto espressamente dalla Sicilia, recò i vivi ringraziamenti dei Cooperatori dell'isola per la parte presa dal Successore di D. Bosco nei soccorsi alle vittime del terremoto e, particolare commovente, umiliò a loro nome un'offerta di 2500 lire insieme con oltre cinquanta telegrammi; il missionario D. Michele Borghino si fece interprete dei devoti sentimenti di tutti i Salesiani sparsi nelle Americhe; e il direttore D. Secondo Marchisio, insieme con altre numerose adesioni, presentò l'obolo dei nostri giovanetti in lire 102 e 75 centesimi come primo fondo per l'elemosina della Messa giubilare, nonché l'offerta delle Figlie di Maria Ausiliatrice in lire 2500 pei restauri alla tomba di D. Bosco.

Due altri attestati, assai grandiosi e solenni, ricevette il veneratissimo Padre.

Il primo fu l'omaggio dell'Unione Antichi Allievi, i quali al mattino, accolti secondo l'usanza al suono della banda, si stringevano attorno la sua persona, per ripetere con la consueta cordialità tutta la loro riconoscenza. Ottimo interprete dei sentimenti di tutti fu l'extenente sig. Giovanni Danieli.

L'altro attestato fu l'imponente omaggio reso alla memoria di D. Bosco da circa 6ooo exallievi dei due mondi, auspice il Circolo « Giovanni Bosco ». Il bell'Album contenente i nomi degli aderenti, nonchè 2500 lire in oro raccolte dai medesimi per la Causa di D. Bosco, vennero presentati con belle, efficaci e cordiali parole, dal sig. Alessio Pretto.

Ma, fra tutti gli omaggi, quello che destò più entusiastici applausi e riscosse l'universale soddisfazione fu la Benedizione Apostolica che il Santo Padre Pio X si degnò d'inviare al Successore di D. Bosco col paterno consiglio di far giudizio, cioè di aver riguardo alla sua età ed alle sue forze non più robuste, in modo che egli possa vivere ancor molti anni a nostro conforto!

Alla solennità delle funzioni nel Santuario di Maria Ausiliatrice si sposò per tutto il giorno la più schietta letizia su ogni volto, accresciuta da un riuscitissimo saggio ginnastico, dato dalla Re Arduino di S. Benigno Canavese e dalla Valdocco dell'Oratorio festivo.

Monsignor Marenco all'Oratorio.

GIORNO memorando per l'Oratorio. sarà pure il 29 maggio u. s. vigilia di Pentecoste. Ad un'ora pomeridiana, accolto al suono di una marcia trionfale e dagli evviva di tutti gli alunni, tornava per la prima volta fra noi, fregiato del carattere vescovile, Mons. Giovanni Marenco, Vescovo di Massa Carrara.

L'incontro di Sua Eccellenza con tutti i Superiori e l'abbraccio fraterno che egli diede a ciascun di loro fu molto commovente. Altri erano accorsi ad attenderlo oltre la soglia, altri lo aspettavano col veneratissimo nostro Rettor maggiore D. Rua sotto il porticato del « Cortile D. Bosco » alla testa delle file degli alunni festanti, che s'erano schierati dal porticato centrale alla portieria. Tutti andavano a gara per baciare l'anello al nuovo Vescovo, che aveva per tutti un sorriso, un saluto, un ringraziamento. Il signor D. Rua, sollevandosi alquanto sulla persona, appuntava lo sguardo sul figlio dilettissimo che si avanzava lentamente ; gli si leggeva in volto la soddisfazione di por fine ad un'ansia, aduna brama, da più giorni compressa. Ed ecco che gli occhi del buon Padre si illuminano di gioia e le sue braccia si aprono salutando: alla distanza di circa trenta passi il suo sguardo finalmente si era incontrato con quello di Monsignore. Il quale non appena ebbe scorto D. Rua, toltosi il cappello e consegnatolo al suo segretario Don Carlo Gatti, allargando anch'egli le braccia prese ad affrettare il passo verso il Superiore, mentre i giovani, accortisi della tenera scena, riverenti gli apersero il passaggio. Fu un istante commoventissimo. Il novello Prelato s'inginocchiò, e restando inginocchiato, volle baciare la mano a D. Rua, che alla sua volta gli baciò il sacro anello, e poi dandogli e ricevendone un lungo abbraccio, gli sussurrò all'orecchio tutta la sua consolazione. I confratelli e gli alunni presenti, molti colle lacrime agli occhi, applaudivano freneticamente.

All'indomani Sua Eccellenza tenne il suo primo Pontificale nel Santuario di Maria Ausiliatrice e la sera, dopo le sacre funzioni, ricevette il solenne omaggio fraterno della nostra esultanza. Assiso accanto a D. Rua, attorno a loro sedettero tutti i Superiori presenti all'Oratorio. Il venerando prof. D. Giovanni Battista Francesia lesse un affettuosissimo carme latino in classici senari, e a lui tenner dietro varii confratelli ed alunni ripetendo tutti il linguaggio del cuore, mentre alle declamazioni si alternavano le note di un inno di circostanza e varii delicatissimi pezzi della banda musicale. Alla fine sorse il Direttore D. Marchisio a presentare alcuni doni al festeggiato.

« Noi siamo poveri -egli disse - e povero è il nostro dono : offriamo a Vostra Eccellenza unicamente un Messale, ma composto, stampato e artisticamente legato dai nostri giovanetti. E poichè alla povertà nostra è venuto in soccorso D. Rua, noi siamo lieti di umiliare al nuovo Vescovo Salesiano un secondo dono doppiamente prezioso, perchè di oro e perchè dolce ricordo di un apostolo e di un martire; cioè la Croce Episcopale che portava sul petto l'indimenticabile Mons. Lasagna nel doloroso istante in cui morì vittima di uno scontro ferroviario!... »

Unanimi applausi eccheggiarono da tutte le gallerie del teatrino; e Monsignore, alzandosi in piedi col volto acceso di viva commozione, toltasi in sull'istante la croce che aveva sul petto, per mano di D. Rua medesimo baciò e si mise la preziosissima che gli veniva offerta.

« Questa croce - egli disse poi ringraziando - sarà quella che porterò nei giorni più solenni; e dal mio petto, allorché a Dio piacerà prendermi con sè, intendo che torni nelle mani del Superiore pro tempore della Pia Società Salesiana, affinchè passi continuamente di petto in petto episcopale salesiano! ....»

Non è facile il ridire la spontaneità e l'af fetto con cui si svolse fra noi l'ossequiosa dimostrazione al quarto Vescovo Salesiano, nè tutta l'amabile e dignitosa bontà con cui l'accolse e ce ne ringraziò il novello Vescovo di Massa Carrara.

*

Mons. Marenco si fermò all'Oratorio fino al venerdì 4 giugno, compiendo nello stesso tempo varie visite. Fu ad ossequiare l'Em.mo Card. Arcivescovo di Torino, che lo volle con sè a mensa; fu anche a Fossano per baciare l'anello al venerando Mons. Emiliano Manacorda, cui Dio ridoni perfetta salute, dal quale egli aveva ricevuto nel 1875 l'Ordinazione sacerdotale; e con delicato pensiero fu pure a visitare uno dei primi figli di D. Bosco, il carissimo nostro D. Lazzero, residente a Mathi. La mattina poi del 4 giugno recavasi a compiere la funzione del i° venerdì del mese nella chiesa di S. Giovanni Evangelista, ove per cinque anni fu rettore zelantissimo, ognor con sommo desiderio ricordato; e la sera partì per Penango Monferrato, ove l'indomani tenne la sua prima ordinazione promovendo al sacerdozio un nostro confratello fra il giubilo riverente degli ottimi alunni di quell'istituto germanico. La domenica 6 giugno fu a S. Pier d'Arena, in quell'Ospizio di S. Vincenzo de' Paoli ove il novello Vescovo fu pure per più anni direttore, e dal Comitato degli antichi allievi ebbe, in pegno di esultanza e di riconoscenza, il dono di un Lavabo d'argento massiccio.

Altre visite compì Mons. Marenco, prima di tornare a Roma, riscuotendo ovunque le più cordiali dimostrazioni di affetto. A Milano, ove tenne la prescritta conferenza ai Cooperatori nella Chiesa di S. Maria Segreta, ebbe da quell'Em.mo Cardinale Arcivescovo e da altri illustri membri del Clero e del Laicato le più delicate attenzioni.

Come nel suo ritorno a Roma, così anche nella sua venuta a Torino, raccolse durante il viaggio, preziosi e spontanei omaggi di ossequiosa esultanza. Tra questi non è da tacere la visita che gli fece alla Spezia un'elettissima e numerosa rappresentanza della sua futura diocesi. con a capo Mons. Vicario Generale, l'Arciprete della Cattedrale e il Rettore del Seminario.

Il Signore continui a spandere sul capo del nuovo Vescovo le consolazioni più care e lo con= servi a lungo, a decoro nostro ed al bene dell'importante diocesi che al suo cuore di padre e di pastore viene affidata dal Vicario di Cristo.

Nuove postille al decreto della S. Congregazione dei Riti per l'introduzione della Causa di D. Bosco.

Il Sistema educativo di D. Bosco

Nell'educare la gioventù GIOVANNI Bosco tenendo presente la divina sentenza: Il principio della sapienza è il santo timor di Dio, seguì un sistema di preveniente industria, vigilanza e carità.

V. (1)

D. Bosco pedagogìsta ed educatore. § I. Don Bosco nella storia della pedagogia.

Tre grandi figure - scrive il dott. Don Francesco Cerruti (2) - brillano di luce sovrana nella storia dell'educazione: Quintiliano, Vittorino da Feltre e Don Bosco.

Quintiliano, nato a Calahorra di Spagna verso il 42 dopo G. C. e condotto giovinetto dal padre a Roma, dove visse fin verso il 120, fu educatore e pedagogista; egli cioè insegnò, maestro per 2o anni di retorica, poi ritiratosi a meritato riposo scrisse l'opera sua principale: De Institutione oratoria, da lui dedicata all'amico Marcello Vittorio e pubblicata per le insistenze del libraio Trifone, sicchè essa è ad un tempo il risultato di profondi studi e di lunga esperienza (3).

Il primo dei XII libri di essa opera, senza essere un trattato di pedagogia nel senso odierno della parola, ci presenta innanzi, sapientemente raccolto, quanto vi ha di più buono e di più utile nella pedagogia antica. Gl'insegnamenti educativo-didattici di Quintiliano conservano, dopo circa 18 secoli, una freschezza maravigliosa, un'impronta, direi, di attualità, sicchè si direbbero scritti or ora e per l'età nostra, tanto che Quintiliano, anziché pedagogista dell'evo antico, dovrebbe chiamarsi, sotto un certo rispetto, pedagogista di tutti i tempi e di tutti i luoghi.

Educatore invece e non pedagogista, chè di pedagogia nulla lasciò scritto, fu Vittorino Rambaldoni, comunemente chiamato Vittorino da Feltre dal luogo di origine. Vissuto dal 1377 al 1446, colà sullo scorcio del Medio Evo, egli è là a provare quanta potenza educativodidattica chiudesse in sè l'epoca sua, quell'epoca cioè troppo male apprezzata, perchè troppo poco conosciuta. Egli raccolse nei suoi insegnamenti quanto di più saggio e di grande erasi fino allora detto ed operato intorno al magistero dell'educazione, ben degno perciò di quell'aureola d'immortalità, onde i posteri, di qualsiasi partito e di qualsiasi scuola, circondarono la fronte dell'educatore feltrese.

Pedagogista e nello stesso tempo educatore fu Don Bosco, gloria del secolo XIX, come quegli che di educazione scrisse e le sapienti massime da lui scritte e insegnate praticò egli stesso con efficacia e successo maraviglioso.

Or bene fra questi, diciamo pure, tre grandi genii che ci offre la storia della pedagogia, antica, mediovale e moderna, corrono tali punti di contatto, di rassomiglianza, direi quasi di medesimezza d'intendimenti, di metodo e di fine nella scienza ed arte dell'educazione, che si direbbero contemporanei o per lo meno plasmati sullo stesso stampo, in ciò che riguarda i principii fondamentali della pedagogia e il metodo da osservare nella educazione fisica, intellettuale e morale della gioventù.

Qual'è la prima cura, il primo dovere di un educatore, di un maestro nell'atto di dar principio all'adempimento della sua nobilissima missione? - Studiare, dice Quintiliano, studiare profondamente l'indole particolare dei giovani che gli sono affidati, e in conformità di essa indole regolare il suo operare; chè gli uni son lenti e vanno accortamente stimolati, gli altri sono impetuosi ed abbisognano prudentemente di freno; gli uni agita una vivacità prepotente, gli altri opprime il torpore; a taluni fa bene, a quando a quando, la severità del timore, i più invece non si muovono, non fanno un passo innanzi se l'incoraggiamento non li animi, li sproni; pochi abbondano di genio, la maggior parte vanno innanzi a forza di applicazione e di fatica; negli uni domina una fantasia addirittura sfasciata, negli altri una precocità eccessiva di concentramento che minaccia di farne dei filosofi fuor di modo e di tempo. Ma tutti sono educabili, continua Quintiliano, tutti sono suscettibili di raggiungere il fine loro assegnato dalla natura, così generale come particolare, purchè trovino chi li comprenda, li animi; chi conosca l'arte difficile del saper temperare ed equilibrare, arte che rifugge ad un tempo dallo sbrigliare, come dal soffocare e compassare; chi quella varietà pressoché infinita d'indoli, di temperamenti, di caratteri, d'ingegni indirizzi con intelletto d'amore a quell'unità di fine e d'intenti, a cui tutti siamo chiamati. Ordinariamente, sono sapienti parole di Quintiliano, nell'opera dell'educazione manca più l'arte che la la natura, più la cura che l'ingegno, il quale è innato nell'uomo come il volare per gli uccelli, il correre per i cavalli e simili; chè a noi è naturale l'attività e perspicacia della mente, il che fa credere che l'anima abbia origine celeste. Ne è prova la stessa etimologia della parola ingenium, quasi in nobis genitum. Dunque bando al pessimismo, bando alle idee d'ineducabilità ingenita o atavica, che si voglia dire, idee le quali non suonano altro, nel più dei casi, che imperizia o pigrizia da parte del maestro; l'educatore, il padre sopratutto si animi, si sollevi, per prima cosa, a grandi speranze sull'avvenire del nato bambino; si renderà per tal modo, fin da principio, più diligente, più attivo nella formazione di lui, fisica, intellettuale e morale. Appena poi il fanciullo ne sia sufficientemente capace, lo si ponga subito allo studio senza aspettare l'età di sette anni. Perchè mai giudicheremo inetta alle lettere, ossia agli studi, un'età che noi giudichiamo già educabile moralmente? Non sia dunque perduto il primo e più prezioso tempo della puerizia; e ciò tanto più perchè i principii delle lettere, anzi del sapere si fondano sulla memoria, la quale non solo già esiste nei piccoli, ma è in essi tenacissima; è dessa che costituisce il segno principale dell'ingegno e si rileva in due modi, cioè nel facilmente percepire e nel fedelmente ritenere. Disgraziata quella pedagogia, che andando a ritroso della natura, poco apprezza, quando pur non isbandisce affatto, nell'educazione e nell'insegnamento della prima età, gli esercizi di memoria, pretendendo, con danno enorme, morale e fisico, di concentrare tutta e solo l'opera sua nello sviluppo dell'intelligenza. Certo in questo, come in tutto, ci vuol misura e criterio, sicchè nè la memoria soltanto sia coltivata, nè gli alunni si costringano a mandar a memoria quello che non intendono. Assegnate ai fanciulli, scrive sapientemente Quintiliano, dettati, cómpiti, che racchiudano concetti, non già frivoli e leggeri, ma morali, educativi. La loro memoria li conserverà questi concetti, questi pensieri, fino alla vecchiaia; essi poi imprimendosi in un'anima non ancora imbevuta di altre idee gioveranno potentemente alla bontà de' costumi.

Così la pensava e così praticava Vittorino da Feltre, che grandi passi, sopratutto educativi, di Cicerone e Virgilio, di Demostene ed Omero, da lui prima spiegati, faceva studiar a memoria da' suoi alunni, sicchè essi insieme coll'esercizio dell'intelligenza acquistassero fin dai primi anni un corredo di cognizioni utili che li accompagnasse e loro giovasse per tutta la vita.

Così insegnava e così praticava D. Bosco che non solo grande importanza dava alla memoria, ma i passi di prosatori e segnatamente di poeti, da lui assegnati allo studio mnemonico de' suoi giovanetti, rendeva più vigorosi con la declamazione e più amabili col canto e col suono; D. Bosco, il quale inculca a' maestri che per temi scelgano i passi più adatti a promuovere la moralità (1).

Ma l'educazione propriamente detta era il primo ed essenziale scopo a cui mirava, l'ideale sovrano a cui si indirizzava l'opera così del Feltrese, come del Piemontese. Prima cura adunque era per Vittorino da Feltre quella di conoscere, di scrutare bene addentro l'indole e le particolari disposizioni dei suoi alunni. La natura, diceva egli, ha distribuito variamente i suoi doni; a nessuno diede tutto, a pochi molto, ma a tutti concesse di potersi applicare con maggiori o minori risultati, in maggiore o minor copia, ad una parte dello scibile umano. Il punto capitale e decisivo per la riuscita di un giovane sta nel conoscere, per sè e con l'aiuto dei suoi educatori, a qual parte lo pieghi la natura e ad essa parte prepararsi animoso e fidente.

Or bene che altro faceva D. Bosco? Avuto a sè un giovanetto, egli ne scrutava l'indole, le disposizioni, le tendenze particolari, penetrando con quel suo sguardo così pieno d'amabilità e d'intelligenza fino ai più riposti sentimenti dell'animo di lui, senza mai scoraggiarsi dinanzi alle difficoltà che presenta il magistero dell'educatore. E quel ch'egli praticava, insegnava pure agli altri con le parole e con gli scritti. I giovanetti, scrisse egli nel Regolamento ora citato, sogliono manifestare uno di questi caratteri diversi; indole buona, ordinaria, difficile, cattiva; ma tutti sono educabili. Nostro dovere è quindi, seguita egli, di trovare i mezzi che valgano a regolare questi caratteri, pur così fra loro diversi e variamente operanti nella convivenza sociale, sicchè gli uni non siano di ostacolo, meno poi di danno agli altri, e tutti ne ricevano, quali più, quali meno, vantaggio. E quell'ordinare che egli fa ai maestri che i più idioti della classe siano principale oggetto delle loro sollecitudini incoraggiando sempre e non avvilendo mai, si direbbe una ripetizione di quanto insegnò Quintiliano intorno a quel naturale ingegno, onde tutti, più o meno, siamo forniti, e di quello che praticava Vittorino da Feltre che nessuno mai allontanò dalla scuola per non vincibile inettitudine intellettuale.

Quanto poi sono belle, di quanta sapienza pedagogica risplendono le poche, ma così sugose pagine di D. Bosco sul sistema o metodo di educazione della gioventù, sistema che, a giudizio suo e de' ben pensanti, vuol essere preventivo, anzichè repressivo! Certo D. Bosco ha con esso risolto trionfalmente il problema così difficile per un educatore, qual è quello di conciliare una giusta severità nel mantenimento dell'ordine e della disciplina, senza cui non si dà profitto alcuno nè morale, nè intellettuale, con la carità paziente e benigna dei modi, che sola può sottomettere le menti ed espugnare i cuori. Orbene, le stesse, stessissime cose insegnarono Quintiliano e Vittorino da Feltre. Lungi il battere, scrive il primo di essi, lungi il battere, che è cosa da schiavo e atta solo ad indurire il cuore; il maestro s'adoperi invece a formare i suoi alunni con una vigilanza continua, con un'assistenza dolce e severa ad un tempo, la quale, pigliando il giusto mezzo fra la lassezza ed il rigore, impedisca possibilmente il male, senza che occorra di doverlo poscia reprimere. E il Feltrese alla sua volta non abbandonava mai i suoi alunni nè di giorno, nè di notte; anzi, per quanto gli era possibile, li assisteva egli stesso personalmente. La maggior parte delle mancanze preveniva con la vigilanza e con la buona compagnia, giacchè - diceva - niuno ignora che la solitudine è pei giovani forte incitamento alla colpa.

Ma la qualità principale, la qualità assolutamente indispensabile ad un educatore è l'onestà morale. Guai se essa manca ! Il collegio, la scuola si convertiranno in un covo d'iniquità. E anche qui è bello vedere Quintiliano, pagano di religione, ma naturalmente cristiano, procedere di pieno accordo con quei due modelli di cattolici che furono Vittorino da Feltre e D. Bosco. L'oratore, esclama egli con M. Catone, deve essere uomo dabbene. Va anzi piè avanti, giacchè proclama apertamente non solo dover l'oratore esser uomo dabbene, ma la bontà esser condizione indispensabile a riuscir oratore.

Guai a chi la facoltà del dire fa compagna del male, avversa all'innocenza, nemica della verità! Meglio sarebbe stato nascere muti e privi affatto di ragione che convertire in male i doni della Provvidenza. Ed è guidato da questi santi principii che egli vuole che si ponga la massima cura nella scelta de' precettori, esigendo che questi siano, per prima cosa, di buoni costumi, quindi dotti, o almeno non presuntuosi; nulla, scrive egli saggiamente, nulla essendo più detestabile de' falsi dotti, ossia di que' saccentuzzi tronfii, imperiosi e talvolta crudeli che, inoltrati talvolta poco più innanzi delle prime lettere, si pavoneggiano sapienti e, sotto la maschera della scienza, pretendono imporre altrui le loro goffaggini. L'opera di costoro, seguita l'immortale pedagogista, sarà fatalmente perniciosa alla formazione non solo intellettuale ma morale dei loro alunni. Tale è il caso di Leonida, maestro di Alessandro, il quale, come racconta Diogene di Babilonia, inoculò nel suo regale alunno, nel celeberrimo Macedone, certi vizi che lo accompagnarono dalla puerizia fino all'età più robusta e quand'egli era già un gran Re.

Or non pare di sentir in questo linguaggio il pedagogista ed educatore piemontese che l'onestà morale, la bontà dei costumi richiedeva come condizione sine qua non da educatori e da educandi, e lo studente superbo dichiarò senz'altro nel Regolamento educativo da lui compilato uno stupido ignorante! Nè poteva essere altrimenti, dato il concetto nobilissimo che dell'educatore aveva D. Bosco, secondo cui l'arte dell'educare è una missione, e missionario l'educatore, da lui definito un individuo consacrato al bene de' suoi allievi, il quale perciò deve essere pronto ad affrontare ogni disturbo, ogni fatica Per conseguire il suo fine, che è la civile, morale, scientifica educazione de' suoi allievi (1),

Nè altrimenti onerò Vittorino da Feltre, il quale non ammetteva nella sua Giocosa (2) che maestri religiosi e costumati. Che più? Con un rigore che parrebbe soverchio a chi non sa quanto sia facile e fatale un'impressione tristamente contagiosa nell'animo dei giovani, negava pur essa l'entrata nell'Istituto alle persone che non gli erano ben conosciute. E questo spirito di morigeratezza e di docilità egli esigeva da tutti senza umani riguardi, tanto che precettore dei figli del Duca Gonzaga riuscì a piegare a costumatezza ed umiltà il primogenito Ludovico, che su questi due punti lasciava sulle prime molto a desiderare. Non fa quindi maraviglia se all'Istituto educativo-didattico di Vittorino si accorresse numerosi ed avidi di sapere non solo dall'Italia, ma dalla Francia, dalla Germania, dai Paesi Bassi e dalla Grecia stessa, press'a poco come ora si esce d'Italia a fine, dicono, di perfezionarsi negli studi!

Vi ha però un punto nell'opera educativa in cui Vittorino da Feltre e D.. Bosco rimangono essi due soli, ed è quello della pietà cristiana, come mezzo, come fattore massimo di educazione, punto a cui naturalmente non poteva arrivare il senno pedagogico di Quintiliano, non illuminato dal raggio della fede. E qui è ammirabile, è sorprendente la rassomiglianza di questi due grandi educatori. Vittorino che ama Maria SS. di tenerissimo affetto e che a lei consacra fin dai primi anni la santa purità, virtù che conservò inviolabilmente fino alla morte ; Vittorino che ascolta ogni giorno la Messa, si accosta spesso alla S. Comunione e buon tratto di tempo, prima di cominciare le occupazioni giornaliere, passa nella preghiera e nella lettura della S. Scrittura e dei Cantici della Chiesa; Vittorino che non tralascia mai ne' dì festivi di ascoltare la parola di Dio ed in essi giorni particolarmente moltiplica le opere di carità che formarono l'esercizio quotidiano della sua vita; Vittorino che con calde parole e sermoncini pieni di fede raccomanda ai suoi allievi la frequenza a' SS. Sacramenti e su di essi fonda il suo edifizio educativo, (1), qual maraviglioso riscontro non presenta egli con D. Bosco, tenerissimo di Maria Ausiliatrice, osservatore delicatissimo e costante della castità, prete modello all'altare, sul pulpito, al confessionale; con D. Bosco portento di carità e di fede, che la frequenza ai SS. Sacramenti predica e promuove con un ardore, con uno zelo vivissimo ad un tempo e prudente, e proclama e scrive a tutti e dappertutto non potersi dare vera educazione se questa non è avvalorata, sorretta dalla frequenza alla S. Comunione! Dirò di più; vi ha un punto su cui l'educatore piemontese rimane solitario, sublimemente solitario, ed è nella qualità dei fanciulli e dei giovani che egli fa oggetto particolare delle sue sollecitudini educative. L'educazione in Quintiliano conserva sempre, malgrado tutto, un fondo aristocratico, conseguenza naturale di una religione, qual era il paganesimo, che erigeva a principio la separazione di casta, e il servus, la plebe stessa stimava di natura diversa da quella del senatus populusque romanus. Il Feltrese, pur profondamente e interamente cristiano, s'indirizza quasi esclusivamente, nell'opera sua didattico-educativa, alle classi alte e medie. Don Bosco invece, sorto in un tempo in cui la classe sociale più umile, per una naturale e progressiva evoluzione, assorge a quel posto di fraternità, libertà ed uguaglianza rettamente intese, a cui le dà diritto la sua qualità di cristiana, e che è pur la più bisognosa di cure e di attenzioni perchè non trasmodi nell'esercizio de' suoi diritti e nell'uso di questi non dimentichi mai i suoi doveri; D. Bosco, dico, fa oggetto precipuo e quasi esclusivo delle sue paterne sollecitudini la gioventù del così detto basso popolo, anzi quella più povera e più generalmente abbandonata. Che più? Una tendenza particolare lo trae come prepotentemente a' monelli, a' suoi biricchini, com'egli li chiama, a quelli che una superba, quanto poltrona pedagogia, sentenzia senz'altro incorreggibili; questi chiama a sè e tratta quali figli, questi libera dalla prigione, salva dal vizio, rialza dall'abbrutimento; questi riconduce a Dio e rimette all'onore della società.

Era una sera del 186o e il buon prete tornava al suo Oratorio attorniato da sette ragazzacci, fra i 12 e i 18 anni, dagli abiti sbrandellati, dal viso torvo e petulante, dal contegno incomposto, ineducato, prepotente di tutta la persona. - Armatevi di molta pazienza, ci disse nel consegnarceli; essi sono più disgraziati che cattivi. E pazienza ce ne volle davvero molta, perchè insofferenti di ogni disciplina, pronti ogni momento alla rissa e rotti al turpiloquio e alla bestemmia. Ma vinse alfine la carità cristiana; con essi scomparve per sempre la famosa cocca di Valdocco, ossia quella masnada di brigantelli da' 12 a' 18 anni, contro cui la Questura stessa riusciva impotente. Uno di essi, emigrato pochi anni dopo in America, anzi nel Venezuela e tornatone con discreta fortuna, fu per prima cosa a Torino da D. Bosco a raccontargli le sue vicende e a ringraziarlo ancora una volta di quanto aveva fatto per lui. Narrato il fatto, D. Bosco conchiuse volgendosi a noi : « Non è vero che i giovani siano incorreggibili ; lavorate, amateli di cristiano affetto questi giovani, troppo spesso più infelici che malvagi; la forza della volontà, avvalorata dalla grazia di Dio, vince difficoltà credute insuperabili ».

Scopo insomma, ideale sovrano della pedagogia di D. Bosco è l'elevazione morale e civile del proletariato giovanile con l'innalzamento a dignità di vita di coloro che una scienza altrettanto ignorante, quanto nemica della fatica e ribelle allo spirito di sacrificio pretenderebbe condannare a perpetua inabilità intellettuale e morale. Tale è il carattere educativo, particolarmente spiccato, di D. Bosco, definito l'uomo de' suoi tempi; di D. Bosco unum et idem, nelle linee sostanziali di sistema e di metodo, col Feltrese, perchè figli entrambi del Cristianesimo, perchè uomini di fede, di fede, dico, cattolica, apostolica, romana. Il Vangelo, scrisse Giuseppe De Maistre, divinizzò le leggi della natura (1); Vittorino e D. Bosco divinizzarono la pedagogia. Certo saranno sempre, l'uno il modello dell'educatore cristiano laico, l'altro l'esemplare dell'educatore cattolico prete. Dalla Giocosa di Vittorino uscirono, dice l'Andres, come dal cavallo troiano, e si sparsero per tutto il mondo uomini segnalatissimi nelle scienze, nelle lettere e nelle armi. Alla scuola di Don Bosco si formarono e da essa partirono pel vecchio e pel nuovo mondo uomini illustri in ogni ramo di disciplina e per ogni sorta di carriere sociali, avvinti a lui, all'umile prete di Valdocco, a lui, più che educatore, padre, da una potenza. di affetto, da tal forza di amore che aveva del sovrumano, come sovrumano era quell'ascendente, sovrumana quell'efficacia morale, sovrumano quell'incanto che egli possedeva sul cuore della gioventù; sul cuore, alla cui vigorosa, pura, santa formazione s'indirizzavano in modo particolare le cure, le sollecitudini di lui, sì, di lui che la paternità spirituale seppe elevare al più alto grado. Il Vicario di Gesù Cristo cingeva, due anni or sono, la fronte di D. Bosco del diadema della Venerabilità; ma i figli suoi, i figli del suo cuore, gli avevano già prima innalzato l'altare dell'amore. Chi più di lui riusci a penetrare i più reconditi segreti del cuor umano e questo cuore, santificato dalla grazia, purificato dalla virtù, fare strumento delle più nobili e più ardue imprese? Se, come sapientemente osserva il protestante Rogers, illustre professore all'Università di Oxford, se nella religione sta il segreto dei grandi avvenimenti della civiltà, non andrò, io penso, lungi dal vero, non sarà che l'affetto mi faccia velo alla ragione asserendo che nel cuore sta il segreto della grandezza di D. Bosco; nel cuore quell'émpito possente alla dilatazione del regno del bene; nel cuore quell'operosità intensa, incessante, maravigliosa per la salvezza della gioventù, soprattutto povera o pericolante.

(1) Cfr. i numeri di marzo, aprile e maggio u. s.

(2) FRANCESCO CERRUTI: Una trilogia pedagogica, ossia Quintiliano, Vittorino da Feltre e D. Bosco. Appendice alla versione italiana dell' « Éducateur-Apôtre » del Guibert del prof. Domenico dall'Osso. - Per benigna concessione dell'autore siamo lieti di riportare quasi per intero le preziosissime pagine, che egli volle dedicare, con affettuosa epigrafe latina, al suoi confratelli di America.

(3) Attesa l'indole del periodico, ci dispensiamo dal riferire in nota varie citazioni testuali in lingua latina.

(1) Cfr. Regolamento per le Case Salesiane, Capo X, Del Maestro di scuola.

(1) Cfr. Il Sistema preventivo nell'educazione.

(2) Giocosa, o secondo altri Giojosa, chiamossi l'abitazione che il Duca Gonzaga di Mantova aveva assegnato a Vittorino qual luogo di scuola pe' suoi figli e che divenne, a poco a poco, per la celebrità del Feltrese, un Istituto mondiale (CERRUTO, Storia della Pedagogia in Italia, Cap. XIII).

(1) Ved. soprattutto, fra le innumerevoli opere italiane e straniere che uscirono intorno a Vittorino da Feltre, la biografia del Platina, quasi contemporaneo, e la recente monografia del compianto Jacopo Bernardi: Vittorino e il suo metodo educativo.

(1) Soirées de St. Pétersbourg, Entretien IX.

§ II.

Il sistema educativo di D. Bosco e i pedagogisti moderni.

Il Dott. Francesco Fòrster, professore di pedagogia all'Università di Zurigo, nell'opera « Scuola e Carattere » che è davvero un importantissimo « contributo alla pedagogia dell'obbedienza ed alla riforma della disciplina scolastica » così compendia in ultima analisi le sue idee:

« ...Come si può organizzare questo culto del carattere? Noi abbiamo anzitutto consigliato le discussioni occasionali intorno a doveri ed a conflitti quotidiani della vita scolastica. Queste conversazioni spingono ad istituire speciali lezioni per l'insegnamento etico, destinate non a prendere il posto dell'insegnamento religioso, ma solo ad integrarlo dal lato delle applicazioni concrete. Siffatte lezioni porgerebbero agli insegnanti il destro di approfondire dal lato spirituale la disciplina scolastica, e in generale di collegare tutta quanta la loro azione pedagogica al culto del carattere.

» Oltre al far queste lezioni, l'insegnante dovrebbe poi imparare a compenetrare coll'elemento etico tutta la materia d'insegnamento... Per tue non v'ha dubbio che la pedagogia, addentrandosi in tal modo nei problemi dell'educazione del carattere, riuscirà a poco a poco a mitigare ed a risolvere il grave conflitto, che domina presentemente in tutti i paesi fra la scuola laica e la Chiesa. Quanto più la scuola laica, sotto l'influsso. della crescente miscredenza, andrà perdendo ogni rapporto colla cura religiosa dell'anima, per rivolgersi sempre più esclusivamente all'intelletto tanto più manifesto si farà agli insegnanti laici che il lavoro e l'ordine scolastico, senza grandi ispirazioni etiche, si riducono ad un rugginoso meccanismo, destinato alla fine ad arrestarsi del tutto, per mancanza di quella forza motrice che vien dall'anima. Si comincerà allora a dedicarsi con maggiore intensità al culto delle forze etiche, e in tal modo si scoprirà che la cura etica dell'anima, per l'intima natura della sua psicologia, richiede di esser motivata e fortificata dal principio religioso ».

E dopo d'aver mostrato nelle varie proposte d'indole pedagogico-morale « la insurrogabilità della religione in tale campo» e « l'assoluta necessità che questa cura dell'anima sia integrata dal principio religioso » « di qui - egli dice - si è tratti a dare uno sguardo al problema della separazione dello Stato dalla Chiesa. Per principio questi due enti si possono cosi poco separare l'uno dall'altro, come il corpo dall'anima nell'esistenza terrena. Ogni partecipazione degli uomini alla vita dello Stato ed ogni educazione alla vita medesima rende neccessario il culto della coscienza; ma non vi può essere mai culto della coscienza senza il culto dei misteri religiosi, nei quali l'anima umana, in base a testimonianze ed avvenimenti sublimi, viene destata alla coscienza della sua destinazione ultra-terrena. La religione soltanto parla il linguaggio primitivo dell'anima; chi vuol l'anima, chi vuole animare la vita, non può fare a meno della religione ».

Chi ci ha seguiti fin qui può, da queste parole, facilmente comprendere il posto che spetterà sempre al sistema educatìvo di D. Bosco nella vera pedagogia.

Il Fórster, nella prefazione (op. cit.) soggiunge che « la straordinaria importanza della disciplina scolastica per la formazione del carattere e per l'educazione sociale della gioventù finora non è stata chiaramente riconosciuta se non da pedagogisti americani » ma nel testo, sulla fine del Capo III, ha questa pagina testuale

« Come appendice a questo capitolo della Profilassi darò ancora un breve cenno intorno a ciò che hanno fatto altri pedagogisti, che seguono un indirizzo analogo. Menzionerò anzitutto la disciplina preventiva di Don Bosco.

» In questi ultimi tempi i principii ed i successi del pedagogista cattolico D. Bosco (Torino) hanno attirato sopra di sè l'attenzione di altri pedagogisti d'ogni scuola. Anch'egli contrappone al «sistema repressivo » il « sistema preventivo » e dice di quest'ultimo:

» Il sistema Preventivo rende avvisato l'allievo in modo che l'educatore potrà tuttora parlare col linguaggio del cuore sia in tempo della educazione, sia dopo di essa: L'educatore, guadagnato il cuore del suo protetto, potrà esercitare sopra di lui un grande impero, avvisarlo, consigliarlo ed anche correggerlo allora eziandio che si troverà negli impieghi, negli uffizi civili e nel commercio. Per queste e molte altre ragioni pare che il Sistema Preventivo debba prevalere al Repressivo.

» Il Sistema Repressivo - egli continua - può impedire un disordine, ma difficilmente farà migliori i delinquenti; e si è osservato che i giovani non dimenticano i castighi subiti, e per lo più conservano amarezza con desiderio di scuotere il giogo ed anche di farne vendetta.

» Anche per D. Bosco il « sistema preventivo » consiste in una sorta di amichevoli discussioni coi giovani, nell'investirsi dei loro desideri, dei loro conflitti e delle loro debolezze, in modo da metterli nell'impossibilità di commettere falli.»

Non basta.

Il Fórster non esita poi un istante a riconoscere che le proposte dei pedagogisti americani « hanno pur sempre un lato debole ed è la superficialità dei principii su cui sono fondate. Essi infatti - egli dice - affermano bensì con ragione che la disciplina scolastica deve mettersi più in armonia colle esigenze della nostra democrazia industriale, ma non pensano che le esigenze di una determinata forma di società non possono esser prese a norma suprema della pedagogia morale, e che l'educazione dell'uomo deve informarsi ad ideali che, al di sopra delle mutevoli esigenze dei tempi, stabiliscano quali cose soltanto, e in ogni tempo, valgano ad elevare ed a rafforzare nell'uomo la spiritualità ed a mantenere l'intima unione fra gli uomini »

Ora in ciò appunto sta il segreto dell'ammirazione che circonda il sistema educativo di D. Bosco, e più ancora della sua ammirabile efficacia.

« Il sistema introdotto e praticato da D. Bosco nell'educazione della gioventù - scriveva il compianto D. Bonetti (1) - oltre all'essere consentaneo alla ragione ed alla Religione, pareva più conforme all'indole dei tempi. Era in quegli anni un forte gridare in Italia e fuori contro i Governi assoluti; si levavano alti lamenti contro le misure di severità, colle quali generalmente si reggeva il popolo e si amministrava la giustizia. I Principi medesimi più tenaci nell'antico regime, a fine di evitare guai e prevenire tumulti, avevano creduto bene di piegarsi alle popolari domande, e introdurre nei loro Stati riforme radicali tanto nell'amministrazione civile, quanto nella giudiziaria... Di qui acclamazioni, feste, tripudii non più uditi, non più veduti, in ossequio alla libertà.... Or queste aspirazioni popolari ad un governo più mite, assecondate dai rispettivi Principi, facevano sì che i giovanetti ancora esigessero dai loro Superiori una direzione più affettuosa e paterna....» E noi nel III capitolo di questa trattazione (cfr. Bollettino di aprile u. s.) abbiamo ampiamente veduto come D. Bosco ci abbia insegnato a trattare la gioventù.

Però l'opportunità non è tutta l'eccellenza del sistema educativo del grande Apostolo della gioventù nel secolo XIX; la miglior parte di essa sta nei meravigliosi suoi risultati, i quali non potranno fallire giammai poichè frutti sicuri della ragione e della religione su cui il Sistema preventivo di D. Bosco si fonda e riposa.

(1) Cinque lustri di storia dell'Oratorio Salesiano, fondato dal sac. D. Giovanni Bosco, pag. 210.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'Indulgenza Plenaria:

dal 10 luglio al 10 agosto

1) il 16 luglio, festa della B. Vergine del Monte Carmelo;

2) il 6 agosto, la Trasfigurazione di N. S. Gesù Cristo.

TRA I FIGLI DEL POPOLO

Cronaca degli Oratorî festivi.

TORINO. - Festa Sociale dell'« Auxilium » con intervento dell'Onorevole Longinotti.

Il Circolo Auxilium dell'Oratorio festivo di San Francesco di Sales in Valdocco celebrava la sua festa sociale la prima domenica di giugno. All'uopo, atteso il buon risultato ottenuto l'anno scorso, anche quest'anno invitava i Circoli Cattolici giovanili della città ad una fraterna riunione per uno scambio amichevole d'idee, ed aveva l'ardito ma felice pensiero di sperare a presiederla l'ori. dott. Giovanni M. Longinotti, deputato al Parlamento Nazionale, e non s'illuse. Questi infatti benevolmente giunse a Torino la mattina del 6 giugno, accolto con indicibile festa dai mille giovani esterni presenti nell'Oratorio di Valdocco e dalle note della marcia reale.

Il convegno, indetto per la sera nella sala del teatrino, s'inaugurò alle ore 20 con un numeroso concorso di soci e d'invitati. L'ingresso dell'affabilissimo e simpatico Deputato fu salutato da frenetici applausi, e subito la banda ripeteva le note della marcia reale e il sipario, alzandosi, offriva la vista del palco cambiato in variopinto giardino, nel cui mezzo sorgeva la statua dell'Ausiliatrice, Patrona del Circolo. Mentre prendevano posto, dinanzi il palco e ai lati dell'Onorevole, il presidente onorario sig. D. Rinaldi, il marchese di Rovasenda, l'abate Guido Garelli, l'ispettore D. Giulio Barberis, l'avv. Saverio Fino, il prof. Piero Gribaudi, il prof. Bettazzi, il dott. Marchisone ed altri ragguardevoli personaggi, i soci con gentil pensiero offrivano fiori ai presenti, tra cui erano numerose rappresentanze dei Circoli Cesare Balbo, Fides et Robur, Excelsior, Card. Richelmy, S. Filippo, Cultura ed Azione, Arsnonia, Giovanni Bosco, S. Martino, SS. Pietro e Paolo, S. Giuseppe, Coraggio Cattolico, Vittorio Alfieri, Unione Cattolica Operaia; Antichi Allievi e Valdocco dell'Oratorio Festivo ; Vittorio Amedeo II della Madonna di Campagna; Re Arduino e Amedeo delle Lanze di S. Benigno Canavese. L'orchestrina, sorta in seno allo stesso Circolo Auxilium, allietò la fetta con gentili suonate cui si alternarono alcuni canti.

Mentre il signor Emilio Zublena porgeva un delicato saluto ai convenuti, entrò il venerando Don Rua, accolto da unanimi applausi. L'Onorevole mosse incontro al Successore di D. Bosco, caldamente ringraziandolo del suo intervento, desiderato e non sperato; quindi, presentato dal sac. Felice Giulio Cane, prese la parola.

e Iniziando il suo dire - così scriveva l'ottimo giornale Il Momento - il Deputato di Verolanuova dichiara che invitato a venire a Torino non si è sentito di dire di no, perchè dicendo di no gli sarebbe parso dire di no a D. Rua. Non farà un discorso. L'adunanza ha uno scopo pratico e pratica sarà la sua esposizione, che si limiterà nel rievocare ciò che ha imparato dai Salesiani di cui si riconosce, anche non essendo stato mai loro allievo interno, fedele discepolo. Dai Salesiani, alla Scuola di Religione di Parma, ha imparato quali sono i bisogni della società e non sa vederne altri : il bisogno della fede e il bisogno di opere della fede.

» Il problema che si affaccia dinanzi a coloro che si trovano a faccia col popolo è un solo: le popolazioni per essere oneste, i soldati per essere forti, devono essere cristiani. Non è possibile ottenere che le leggi della giustizia e dell'equità vengano messe in pratica, se manca nel popolo la coscienza della fede. Rafforzare la fede dev'essere il primo scopo delle nostre Associazioni ; rafforzarla per avere il coraggio di manifestarla. Aver fede e non sentirsene forti, tanto forti da sfidare chi la deride, è come non averne. La fede tenuta dentro di noi non basta....

Noi dobbiamo tendere a richiamare le folle, che ci hanno abbandonati, ma contemporaneamente e prima di tutto dobbiamo badare a fortificarci nei principii religiosi e fare germogliare la fede, in chi non osa avvicinarsi a noi, in chi sta lontano da noi. Il compito non è difficile: basta saper mostrare e far comprendere al popolo che anche per mezzo nostro si possono ottenere migliorie e benefizi sociali.

» Ed è a quest'opera che dovrebbero indirizzarsi le Associazioni cattoliche, se vogliono studiare il modo di evitare che coloro che crescono fanciulli nella fede e che dal più al meno rappresentano l'ottanta per cento in quasi tutte le città, la abbandonino giunti all'età maggiore, per entrare nelle Camere del Lavoro.

» A Brescia l'opera fu tentata ed è riuscita e con un mezzo semplice: riunendo in un unico fascio tutti gli apprendisti e tenendoli uniti dai 12 ai 18 anni, cioè dal momento in cui abbandonano gli Oratori sino al giorno in cui possono far parte delle leghe specializzate.

» L'opera delle Associazioni cattoliche deve avere per base il concetto: che tutto quanto, cui il popolo ha diritto, cristianamente lo dobbiamo e lo possiamo dare. Solo allorquando avremo concesso tutto il diritto, si potrà pretendere l'adempimento del dovere. Così solo si potran conquistare le masse e rendere efficace l'opera di quei pochi parlamentari che sono entrati alla Camera e che combattono in nome della libertà, della giustizia, e dell'equità, sentimenti che non possono sussistere senza un alto sentire cristiano.

» L'opera di D. Bosco dev'essere coronata da voi, giovani. Don Bosco salvò ai suoi tempi la gioventù torinese e D. Bosco, per mezzo dei giovani, deve salvare Torino ».

L'accenno a D. Bosco con cui chiuse il discorso l'on. Longinotti fu salutato da uno scroscio d'applausi che si prolongò per qualche minuto.

Diretta dall'avv. Marconcini seguì la discussione sopra uno schema di Statuto per un Circolo Operaio Giovanile; nella quale insieme con molti giovani interloquirono più volte l'on. Longinotti, l'avv. Fino ed altri valenti campioni dell'azione cattolica. La seduta si protrasse animatissima fino alle ore 23, inframmezzata da un rinfresco offerto a tutti i presenti e da una forbita improvvisazione poetica del direttore D. Giuseppe Pavia.

L'adunanza ebbe termine con brevi parole di D. Rua, che paternamente manifestò il vivo desiderio di vedere tutta la gioventù cattolica unita in un sol pensiero e in un solo intento di propositi e di opere.

TRIESTE. - Posa della la pietra della Chiesa per l'Oratorio.

Grazie a Dio, l'Oratorio Salesiano di Trieste continua a prosperare in modo mirabile. Attorno le tre squadre ginnastiche, la scuola di canto, le varie sezioni drammatiche e la fanfara e la musica, vanno affollandosi sempre più altri figli del popolo, per cui la costruzione di una chiesa capace a contenerli per le funzioni religiose si è resa indispensabile, e difatti la prima domenica di giugno se ne pose solennemente la prima pietra.

« Le festività - così l'Osservatore Triestino del 7 giugno u. s. - si apersero nel pomeriggio di sabato con una fiera di beneficenza disposta da un eletto comitato di signore assieme alle patronesse dell'Opera Salesiana. I vari edifici dell'Oratorio erano imbandierati a festa, ed i banchi di vendita, nel giardino, addobbati con festoni dai colori nazionali. Alle 5 1/2 i giovanetti cantarono un inno pregevole, lavoro del M° Toffolo, con accompagnamento di banda; seguì poi un concerto, il cui interessante programma fu svolto dai bravi ragazzi con grande valentia.

» Alle 7, il prof. Attilio Caldana di Vicenza tenne un'applaudita conferenza sull'Opera Salesiana e quindi si diede la prima rappresentazione dell'opera Tarcisio (in due atti) del M° Soffredini, il quale in questo lavoro senza pretese seppe dimostrare indovinata vena melodica, saggia conoscenza degli effetti e rara valentia nell'istrumentazione. L'esecuzione poi fu davvero sorprendente. L'uditorio ne fu entusiasmato ed applausi fragorosi e ripetuti accolsero la perfetta ed artistica esecuzione dell'opera.

» La festa fu onorata della presenza del contrammiraglio Guido Couarde, del colonnello dell'i. e r. reggimento di fanteria N° 97 conte Sturgkh, del capitano distrettale e dirigente degli uffici di presidenza dell'i. r. Luogotenenza Edmondo Fabiani e di altre ragguardevoli personalità. Quale rappresentante del Superiore Generale dei Salesiani D. Rua giunse a Trieste e presenziò le feste il rev. sac. prof. Francesco Cerruti.

» Il 6 mattina le solennità si iniziarono colla celebrazione di una santa messa da parte del rev. Don Cerruti per i giovanetti che s'accostavano per la prima volta al Santo Sacramento dell'Eucarestia. Alle 9.30 il preposito mitrato mons. cav. Francesco Dr. Petronio celebrò una santa messa cantata, e quindi il prof. Attilio Caldana tenne un elevato discorso di circostanza, poi si passò alla benedizione col SS. Sacramento. Alle 4 del pomeriggio fu riaperta la fiera ed alle 5.30 si diede un concerto bandistico, con un interessante programma.

» Alla, festa del pomeriggio intervennero anche Sua Serenità la Principessa Francesca Hohenlohe con due figlie, il Podestà cav. Dr. de Sandrinelli colla consorte, la signora baronessa Emma De Seppi, con altre distinte dame e benefattrici dell'Oratorio, il deputato al Consiglio dell'Impero Spadaro, il conte Ettore Dr. de Ferra, il rev. P. Volbert. parecchi RR. PP. Cappuccini e sacerdoti della diocesi e numerose altre personalità.

» Alle 6.30 seguì la cerimonia della posa e della benedizione della prima pietra della nuova chiesa, che sarà dedicata a Maria SS. Ausiliatrice, e che riuscirà uno splendido lavoro architettonico, su piani dell'architetto sig. Dr. Cornelio Budinich. Gli invitati si raccolsero intorno al posto dove sorgerà il nuovo tempio. S. E. Mons. Vescovo Dr. Nagl, atteso ed ossequiato all'ingresso dell'Oratorio dal Direttore e da tutti i Salesiani, indossati i paramenti sacri e la mitra, seguito dai Canonici Mons. Dr. Mecchia e Mons. Kosec, da uno stuolo di sacerdoti e dai ragazzi ministranti, si portò processionalmente sul luogo della cerimonia. Dopo le preghiere d'uso, seguirono il collocamento della prima pietra e la relativa benedizione col solito rituale. La pergamena, documento della effettuata solennità, fu firmata dalle più cospicue personalità presenti.

» Il professore don Attilio Caldana tenne quindi un discorso di circostanza e poi gli invitati ed il pubblico si recarono nella sala del teatro, dove ebbe luogo la seconda rappresentazione del Tarcisio, che destò uguale entusiasmo della prima. La banda dei giovanetti suonò applauditissima vari pezzi di musica e poi la sezione adulti recitò con garbo e spigliatezza una brillante farsa.

» Il direttore porse poi i suoi più vivi ringraziamenti al sig. Podestà per aver voluto onorare di sua presenza l'Oratorio e lo accompagnò sino all'uscita fra i fragorososi applausi degli intervenuti. S. E. Mons. Vescovo si trattenne sino alla fine della festa e dimostrò ai RR. Salesiani il suo compiacimento per l'opera di civile progresso, santa ed umanitaria da essi promossa e continuata ».

Fin qui il giornale Triestino. A me intanto gode l'animo nel poter aggiungere, quasi a prova della stima in cui è tenuto il bene che va facendo l'Oratorio, come il Comitato per il Giubileo Imperiale « pro Infantia » destinando la somma raccolta a rinvigorire « quelle benemerite istituzioni che col miglior successo coltivano a Trieste in vari modi la tutela della gioventù » assegnava a quell'Oratorio Salesiano diecimila corone. Ai singoli membri del solertissimo Comitato i più vivi ringraziamenti.

QUITO (Equatore). - II nuovo Oratorio.

Accanto all'Istituto Salesiano, già prima del 1896 era stato aperto un Oratorio festivo, che per più motivi (primo fra i quali quello della mancanza di apposito ed acconcio locale) non aveva mai avuto il desiderato sviluppo. Ma ora, come annunziai, si è inaugurato ed è già frequentatissimo un nuovo Oratorio.

« Esso - dice una lettera inviata al sig. D. Rua- sorge sopra una collinetta che si eleva all'estremo lembo della città ed è destinata a formare il nodo di congiunzione fra la vecchia e la nuova Quito che non tarderà a sorgere. L'aspetto attuale è solitario, deserto e, direi, triste: contrasta stranamente col festoso azzurro del cielo che vi si gode, e col verde primaverile della pianura che gli si stende davanti. Triste e rustica si presenta pure la condizione del recinto; povera ed umile la vetusta chiesetta. Ma l'umile tempietto è memorabile e sacro per tutti gli Equatoriani; poichè racchiude il luogo, ove, compiutasi la conquista spagnuola nel 15oo, si celebrò su suolo equatoriano la prima messa.

» Dai primi conquistatori il tempio ivi eretto fu chiamato La Vera Croce; ma, col volgere del tempo caduto in rovine, nella ricostruzione sua avvenuta nel 17oo passò a noi col nome di Belén o Betlemme. Caro è il nome con cui gli Equatoriani vollero ricordata la culla della loro fede e della loro civiltà; e caro, speriamo, esso rimarrà anche nella tarda età, alle giovani speranze di questa terra, le quali inginocchiandosi là entro a glorificare il Creatore e ad udire la divina parola cresceranno degne della Religione nostra santissima e della vera civiltà.

» La festa dell'inaugurazione si compì il 28 febbraio u. s. e riuscì splendidissima. Mentre, non lontano, risuonavano le note della banda destinata a ricreare gli spettatori della barbara lotta dei tori, la città si destava all'eco di altre note e, curiosa seguiva il corpo dei nostri alunni, che, con la banda alla testa si dirigeva al nuovo Oratorio. Verso le 2 pomeridiane, vestito dei sacri paramenti, accompagnato dal direttore del nostro istituto, dai padrini e madrine della festa, il rev.mo Can. Mons. Alessandro Mateus, direttore diocesano dei Cooperatori, si avanzò per la sacra cerimonia. Il cortile era stipato di gente ed i giovanetti davano le prime prove del loro valore sull'altalena, alla sbarra fissa ed al passo-volante, pieni di vita ed in preda all'allegria più spensierata. Cessarono per un momento i giuochi ed il chiasso, ma, benedetto il cortile e consegnata la bandiera, i divertimenti ricominciarono con maggiore alacrità. Ed era gradevole il contrasto tra quei 300 giovani irrequieti e la folla dei signori covenuti alla cerimonia, i quali si ritiravano ad ascoltare il discorso del dott. Giuseppe Giustiniano Estupiiiàn, rappresentante del dott. Mariano Aguilera, presidente del Comitato Salesiano; e quelli del rev. Can. Dott. Alessandro Mateus e del direttore dell'Istituto nostro D. Rocca ».

Il zelantissimo dott. Mateus, con vasta dottrina e profondo sentimento, toccò delle presenti condizioni sociali, e movendo dal ricordo delle palestre di Grecia e di Roma, espresse la sua ferma speranza. che i giovani di Quito troveranno nella nuova istituzione non solo una palestra pel corpo, ma anche per lo spirito; dove apprenderanno colle verità religiose e morali la pratica della virtù, senza di cui fallisce ogni educazione.

La festa si chiuse colla benedizione col Santis simo; alla quale seguì una copiosa distribuzione di doni di ogni genere ai singoli giovani presenti, per parte dell'attivo Comitato costituitosi fra i Cooperatori e le Cooperatrici.

S. BENIGNO CANAVESE. - Circolo Amedeo delle Lanze.

Il 2o maggio, solennità dell'Ascensione di Nostro Signore, con apposita conferenza in quella splendida chiesa parrocchiale si inaugurò il nuovo Circolo Amedeo delle Lanze, sorto a scopo di perfezionamento e di cultura sociale fra i giovani più grandicelli che frequentano quell'Oratorio.

L'oratore tratteggiò con semplicità il bisogno urgente di educare i giovani e formarne forti caratteri, e nel nome di Gesù Cristo, di Maria SS. Ausiliatrice e di D. Bosco auspicò all'avvenire morale e civile del nuovo Circolo, bene augurando al suo influsso benefico nella vita del paese.

La sera, nel teatro dell'Istituto Salesiano, i Soci fondatori diedero con slancio il primo saggio di arte drammatica e seppero così bene immedesimarsi della loro parte da meritare il plauso più sincero del colto pubblico, che colla sua presenza volle onorare il simpatico trattenimento.

Al nuovo Circolo Giovanile vada il più sentito saluto coll'augurio cordiale della realizzazione completa di tutte le speranze concepite e dei voti di tutti i buoni.

GENZANO DI ROMA. - Progressi dell'Oratorio.

Lo sport, che sotto svariate forme ha preso tanto sviluppo in ogni parte d'Italia, non aveva pur arco fatto capolino nella gentile Genzano, la quale, benché a due passi da Roma, non aveva ancora avuto il piacere di vedere una squadra ginnastica. Fu quindi un vero avvenimento che fece riversare nelle vie, ai balconi, ai portoni delle case una folla stragrande di persone, lo spettacolo che il 16 maggio u. s. offerse quell'Oratorio Salesiano. Allineati in bell'ordine e preceduti dalla fanfara e dalla nuova squadra ginnastica in elegante divisa, oltre 200 giovanetti, oratoriani tutti, facevano una gita ad Albano. E davvero era bello vederli, a passo cadenzato, dall'aspetto fiero, non scartare d'un pelo dalla lunga fila, ubbidienti al cenno del loro Direttore.

La medesima meraviglia, lo stesso entusiasmo suscitò quel minuscolo esercito a Galloro e ad Albano. Il rullo del tamburo, le echeggianti note della fanfara, la cadenza misurata del passo, richiamò l'attenzione generale. Ad Albano si fece sosta nel convento dei Padri Cappuccini, ove fu servita un'abbondante merenda.

Il ritorno non fu meno festeggiato dell'andata; poiché quasi a compimento due egregi Cooperatori vollero offrire a tutti i giovani ciambelle e vino. A ricordo poi della splendida passeggiata si gettarono tosto le prime basi d'un Circolo Giovanile, che avrà per iscopo la formazione morale e civile di quei giovanetti. Ed il nuovo Circolo sorse fra l'entusiasmo e le acclamazioni di un nucleo di bravi giovani, pei quali fu messa subito a disposizione una sala. In seno al Circolo s'è formata anche una sezione filodrammatica, l'unica che mancasse, essendovi già la sezione di musica istrumentale e quella di ginnastica.

LORETO. - Gara e premiazione.

La terza domenica di maggio, un bel drappello di giovanetti scelti fra gli ottanta che la domenica antecedente dalle mani di Sua Eccellenza Monsignor Vescovo avevano ricevuto per la prima volta il Pane dei forti, diede un saggio pubblico della diligenza usata nello studio del Catechismo. Presiedeva alla gara catechistica il Veneratissimo Vescovo, circondato dai suoi Parroci, dal Clero tutto, e dalla parte più eletta della città. Sua Ecc. prendendo le mosse dal pensiero finale dell'oratore della festa, sig. Augusto Marinacci, con efficace parola, ai genitori e ai fanciulli, che per beli tre ore avevano saputo rispondere colla massima prontezza e sicurezza alle molteplici domande degli esaminatori, ricordò le celesti benedizioni perchè fossero loro di sprone a mettere costantemente in pratica i precetti appresi con tanto affetto.

I vincitori della gara, insieme con tutti i giovanetti che si distinsero nel corso dell'anno per diligenza e frequenza all'Oratorio, venivano premiati la prima domenica di Giugno. Per la circostanza Mons. Vescovo tornò fra i cari figlinoli ; il parroco D. Alessandro Zaccagnini disse un dotto discorso, e il generoso Mons. Giovanili dei Conti di Mercy provvide i premi i quali consistettero in stoffa per abiti e libretti della Cassa di Risparmio. Chiuse il trattenimento Mons. Vescovo che si disse fortunato di veder premiati più di 200 suoi carissimi figli, cui animò a voler coraggiosamente perseverare, assicurandoli che con lo studio del Catechismo e la frequenza all'Oratorio si sarebbero acquistato un premio molto più prezioso: la virtù e l'onore.

Altre notizie.

- Un oratorio fiorentissimo è pur quello annesso all'esternato delle Scuole Professionali Salesiane a S. Paolo nel Brasile, frequentato regolarmente da più di 5oo giovani che non di rado salgono fino a 60o ed anche a 8oo. Appartengono quasi tutti al quartiere operaio del Bom Retiro, e guai se non avessero l'Oratorio! Molti di essi frequentano anche le scuole diurne, e consolanti davvero sono i frutti che dànno.

- A cura di quel zelantissimo Prevosto, i due Oratorii di Borgo S. Martino presso Casalmonferrato, l'ultima domenica di maggio celebrarono insieme nella chiesa parrocchiale la festa della dottrina cristiana. Al mattino fu commovente fino alle lacrime il vedere quel numero di giovanetti e giovanette che gremivano la chiesa accostarsi con grande pietà alla S. Comunione; e la sera, alla distribuzione dei premi nel cortile dell'Oratorio festivo maschile, si raccolse tutto il paese che assistette con religiosa attenzione ai canti ed alle declamazioni eseguite con tanta maestria e con bella gara dai giovani e dalle giovani dei due Oratori.

- A Sansevero, in provincia di Foggia, la prima domenica di viaggio si celebrò per la prima volta in quell'Oratorio la festa della Prima Comunione. Compì la commovente cerimonia il sac. D. Felice Canelli. Durante la rinnovazione dei voti battesimali che precedette la messa e specialmente al momento della consacrazione a Maria, tutti avevan le lagrime agli occhi e si leggeva nei volti dei buoni giovanetti quel raccoglimento e quel fervore che i Superiori desideravano per la circostanza. Durante la messa vennero intrecciati alle consuete preghiere canti eucaristici a coro da tutti i ragazzi dell'Oratorio. Alla Comunione il celebrante disse un breve fervorino in tutta la commozione dell'animo suo e poi distribuì il Pane degli Angeli a quei giovanetti che si avvicinavano per la prima volta all'altare, come pure agli altri, in atteggiamento devotissimo. Fecero la Comunione anche alcuni dei parenti e le Cooperatrici presenti, fra cui non mancava la veneranda signora D. Assunta Fraccacreta, che provvide a tutti i giovani un'abbondante colazione.

- Tolgo dall'Azione di Novara: « La festa, che i giovani dell'Oratorio maschile S. Giuseppe domenica 23 maggio celebrarono per onorare il loro Santo Patrono, manifestò chiaramente quella Fede che il Teol. Lino Cassani fece tralucere dalla persona del glorioso S. Giuseppe nel panegirico; quella fede che non impedisce il miglioramento fisico per mezzo degli esercizi ginnici, delle rappresentazioni teatrali e del giuoco, poiché ogni cosa è buona e santa quando è subordinata all'amore di Dio. Ed i nostri bravi giovani questo hanno fatto vedere in diverse occasioni specialmente nelle gare al foot-ball che vollero sostenere nelle passate domeniche con quelli della Ginnastica e Scherma portando sul prato della fiera un contegno serio ed educato, che s'attirò la simpatia di quanti assistettero alle gare. La processione, accompagnata da religiose melodie della banda dell'Istituto e recante in trionfo per l'ampio cortile la la statua del Santo e, dopo le funzioni, una bella rappresentazione drammatica furono degna corona della festa.

- Il 6 giugno la Robur di Macerata diede nel cortile dell'istituto Salesiano un saggio ginnastico, al quale assistette la parte più eletta della città. Tutti i punti dell'interessante programma furono svolti con precisione, fra gli applausi del pubblico, ammirato dell'abilità dei singoli ginnasti.

- A Ferrara l'ultima domenica di maggio nell'Oratorio festivo salesiano si celebrò solennemente la chiusura del mese mariano; e commovente spettacolo fu il vedere ben 250 figli del popolo, dai 7 ai 14 anni accompagnare con serio e divoto contegno il santo Simulacro di Maria. Bella e commovente la gara, con cui i più alti si contrastarono l'onore di portare in processione la splendida statua della Vergine, dinanzi alla quale avevano ricevuto i Sacramenti al mattino. Bella infine e consolante la gioia di quella turba di giovanetti, quando la sera dopo la sacra funzione ricevettero in premio abiti, scarpe, libri, giuocattoli.

Chiunque avesse assistito alla cordialissima festa, sarebbe partito più che persuaso della somma importanza e della necessità degli oratori festivi.

D. SIMPLICIO.

Tra gli Italiani all'estero 

HAWTHORNE (New York). Solenne inaugurazione del « Columbus College ».

L'anno scorso il benemerito sig. G. M. Grane, Cavaliere dell'Ordine di Colombo, a ricordo del Giubileo Sacerdotale del S. Padre e in pegno della sua ammirazione per l'azione educativa dell'Opera di D. Bosco, donava ai Salesiani di New York un superbo edificio, sorgente nel vicino villaggio di

Hawthorne, in una posizione incantevole, dove il verde della campagna e l'azzurro purissimo del cielo richiama al pensiero un lembo della nostra penisola. Colà verme trasportato il nostro Collegio Italiano di Troy e intitolato a Cristoforo Colombo. Il 16 maggio u. s. se ne compì l'inaugurazione ufficiale.

La benedizione ai locali fu impartita da Sua Ecc. Rev.ma Mons. Diomede Falconio, Delegato Apostolico agli Stati Uniti, vestito degli abiti pontificali ed assistito da Mons. Hayes, della Cattedrale di S. Patrizio, rappresentante l'Arcivescovo Mons. Farley, e da molti altri personaggi del Clero e del Laicato. Le società dei Cavalieri di Colombo, di S. Vincenzo de' Paoli e del S. Nome, inviarono numerose rappresentanze. L'on. sig. John j. Delany, fu l'eloquente oratore di circostanza; e dissero applauditi discorsi anche il rev. Francesco Kelley e il dott. Filippo Isola, il quale istituendo un parallelo fra la scuola salesiana e la scuola laica inneggiò a D. Bosco « a quell'umile figlio del popolo che, remigando contro corrente, infervorato della vecchia aspirazione ascetica: Da mihi animas caetera tolle, pure riuscì vivendo a conquistare la più larga ammirazione riverente, e poco dopo la morte ebbe dalla Chiesa dei Santi il nome di Venerabile »; « a quel magnanimo che, dal fischio della vaporiera all'urlo dello sciopero, dal fragore della macchina industriale allo strillo del giornalaio ambulante, dallo schiamazzo della critica demolitrice al canto sereno dell'idea aleggiante per l'infinito, tutte sentendo le vibrazioni della vita moderna, tutti intuì i bisogni di essa e vi provvide con un completo sistema d'educazione e d'istruzione ». Agli intervenuti alla cerimonia fu distribuito un fascicolo-ricordo, riccamente illustrato, con in principio queste parole:

L'inaugurazione del Columbus College, onorata del vostro intervento, oltre ad essere prova di quella cordialità che gli Italiani non hanno mai smentito, è sintesi di tutto il sistema educativo dei Salesiani.

Ricondurre la scuola alle grandi tradizioni Italiane, pur seguendo da vicino il risultato dei tempi che si svolgono senza tregua, è lo scopo della nostra istituzione. Che lo sviluppo dell'intelligenza si avanzi di pari passo con la feconda educazione del cuore, fu sempre il punto da cui partirono le nostre fatiche, e sarà la corona del Columbus College, se il vostro aiuto non ci verrà meno.

La semplice cordiale celebrazione di questo giorno si fondi sul comune ricordo che noi siamo figli di quell'antica madre e maestra che fu per tanti secoli guida ai popoli; che noi siamo gli umili fedeli seguaci di quella Fede che se, per avventura, è assopita nel pensiero di molti, è sempre viva nel cuore dei nostri connazionali.

Bene scelto a noi parve il nome di Cristoforo Colombo, anche perchè recentemente, a petizione del Senatore Sullivan e della Colonia Italiana di New York, il Governatore Hughes firmava la legge con la quale il 12 ottobre, il Columbus Day, veniva proclamato festa nazionale. Rilevando il fatto dell'inaugurazione del « Columbus College » nello stesso anno in cui si festeggerà per la prima volta il Columbus Day, l'Italiano in America scriveva:

- Il « Columbus Day » è l'apoteosi che la storia, presto o tardi, fa degli uomini grandi attraverso tutte le ingiustizie degli uomini e dei tempi. Questa coincidenza significa che il miglior modo di commemorare i grandi è quello di seguire e di attuare le loro idealità. E l'idea di Colombo era quella di diffondere la luce della civiltà in mezzo ai nuovi popoli. La statua torreggiante maestosamente sopra l'ultima colonna che si innalza nella principale arteria di New York, all'ingresso del « Central Park, » fa pensare al Grande Capitano dell'Oceano, in alto, sopra l'albero della nave. Allora, mentre le tempeste infuriavano intorno al suo capo glorioso, Egli dall'alto spingeva il suo intrepido sguardo di aquila verso la terra; ora, dall'alto della colonna, lo spinge al di là dell'isola di Manhattan e della Baia di New York, verso il lontano Oceano e aspetta che si completi il suo sogno, che venga e si diffonda dalla sua patria maggior luce di civiltà e di progresso.

NEW YORK.

Inaugurazione della nuova sede del « Segretariato del popolo ». - Quattrocento prime Comunioni.

Il 31 maggio u. s. il « Segretariato del Popolo » della nostra Parrocchia della Trasfigurazione a New York inaugurava la sua nuova splendida sede al 105 Park Street. A rendere più solenne la cerimonia, che si compì colla benedizione rituale impartita dal parroco D. Coppo, venne organizzata una breve gita a Lodi, a venti minuti da New York, per la quale l'Italian Union Realty et Security Co. offerse gratuitamente i biglietti di andata e ritorno ed una colazione a quanti, muniti del n. 21 dell'Italiano in America (precisamente quello della domenica 30 maggio) vollero prendervi parte. Gl'intervenuti furono in gran numero, e grazie allo zelo indefesso dei componenti la Conferenza di S. Vincenzo de' Paoli, cui si deve il mantenimento del Segretariato, specialmente del dott. Pompeo Cereseto, presidente, tutto procedette con ordine, soddisfazione e solennità.

- Il 30 maggio poi, nella Chiesa della Trasfigurazione, 400 fanciulli e fanciulle al mattino erano ammessi alla il, comunione e la sera ricevevano il sacramento della Confermazione dall'Ecc.mo Mons. Cusack. Le fanciulle tutte vestite di bianco, e i ragazzetti con al petto il prezioso distintivo della loro sorte avventurata, spandevano un effluvio di candida gioia sul loro passaggio, edificando col loro devoto e modesto contegno, e riempiendo di singolare meraviglia lo stesso Prelato per l'ordine che mantennero durante le cerimonie.

SARRIA' = BARCELLONA (Spagna). Per le vittime del « Foca ».

Il 1° maggio giungevano in tram da Barcellona a Sarrià sessanta marinai della R. Nave-Scuola Italiana Palinuro. Scesero innanzi la chiesa di Maria Ausiliatrice, accolti dalla banda salesiana al suono della marcia reale italiana e spagnuola, e quindi entrarono nel tempio artisticamente apparato, per un solenne ufficio funebre in suffragio delle vittime del Foca. Il Comandante, insieme coll'ufficialità, prese posto in luogo riservato, accanto il Comm. Gaetani, Console Generale d'Italia, e il sig. Vice-Console, ambedue presenti colle loro famiglie; e i marinai si misero nei banchi insieme cogli alunni del Collegio S. Angelo e quelli delle nostre Scuole Professionali. Celebrò il direttore D. Costamagna, e i giovani cantori eseguirono una messa di fattura gregoriana.

Terminata la cerimonia venne servito un rinfresco all'ufficialità, e a tutti i marinai vennero offerti dei sigari, mentre la banda ripeteva gli Inni reali ed eseguiva altre marce. La partenza dei graditissimi ospiti, tra i quali erano alcuni nostri ex-allievi, venne entusiasticamente salutata da quegli alunni che, avendo tutti regolarmente anche scuola d'italiano, furono ben lieti di sentir risuonare nel loro cortile l'armonioso linguaggio d'Italia.

DALLE MISSIONI

Matto Grosso (Brasile)

La tribù dei Bororos.

(Studio del Sac. Antonio Malan). IV (1).

SOMMARIO: « Bahato » e « Bahyto ». - I « caciques ». - Vita nomade. - Industria e commercio. - Capanne, vesti ed ornamenti. - Banchetto comune nel « bahyto ». - Pesca. - Anni, mesi e modo di contare. - Risse. - Esercizi di guerra. - Assalto alla « jaguaterica » e all' « onça ». - « Aroe-rerua » . - Visite del « Baire » supremo. - Divisione della tribù. - Le nostre Colonie.

« Bahato » e « bahyto ».

I Boróros, amando appassionatamente le vicinanze dei fiumi e i punti più densi delle vergini foreste, scelgono di preferenza questi luoghi per loro dimora, e vi si stabiliscono a gruppi, formando dei bahatos, o villaggi, i quali son governati da un capo supremo, l'aroe-torari, o da un baire capo, da cui dipendono tutti gli altri, di cui si è parlato nella terza parte di questa monografia.

I villaggi sono abitati da tre categorie di persone: i baires, cioè i nobili; i paguimigeras, la borghesia; e i bororos, la plebe.

I bororos si suddividono in due categorie : i medos o paesani, e i paredos o soldati.

I parenti stan riuniti sotto il medesimo tetto od anche separati, ciascuno nella sua piccola capanna; i baires vivono come in comunità e i caciques abitano colla propria famiglia che è ad essi sottomessa in ogni cosa. I baires comandano i guerrieri anziani, chiamati tagareguedos; e i caciques governano i più giovani cioè i cheraides.

Nel centro del Bahato (o del villaggio) sorge il bahyto, più volte ricordato nelle mie relazioni, o capannone centrale, che è contemporaneamente tempio, sala di consiglio e di parlamento, luogo di riunione, quartiere, dormitorio, refettorio, officina e luogo di ricreazione. È qui che i baires compiono le cerimonie rituali, e i guerrieri veterani e juniori, raccolti come in un'officina, riparano le armi vecchie e ne fabbricano delle nuove.

I « caciques »

I caciques sono gli inviati parlamentari, le spie, gli esploratori, i generali del baire supremo. Istruiscono i cheraides tanto negli esercizi militari quanto nella caccia, e fanno ai medesimi da tutori, poichè provvedono loro il vitto e, a suo tempo, una sposa.

I caciques presiedono il bacururù che si fa per l'uccisione di un'onça o di un'jaguaterica o d'un'irara; dirigon le caccie e le danze ed hanno pur l'onore d'intonare i cantici: Aroia curireu, aroia boiugeu, aroia merigeu, aroia ecureu e aroe nogàri; nonché, delegati dal baire supremo, possono compiere il bacarurù degli aroes, ma non hanno il potere di evocar questi ad un'intervista, sebbene possano, come i baires, far uso dei bapos piccoli e grandi.

Vita nomade. - Industria e commercio.

I Boróros, non appena vedono che in un luogo gli alimenti cominciano a scarseggiare, volubili per natura, emigrano subito in altri luoghi la cui fertilità garantisca per qualche tempo le provvigioni necessarie. Così essi sogliono levar le tende anche allorchè quattro o cinque di loro vengono a scomparire, o qualche civilizzato va a stabilirsi non troppo lontano dai loro Bahatos, od accampamenti. Il giorno che partono, dan fuoco alle capanne e poi si mettono in cammino in quest'ordine: nel mezzo le donne e i fanciulli; in retroguardia un nucleo di guerrieri anziani; ai lati due altri gruppi di guerrieri; un quarto gruppo, il più valoroso, marcia alla testa, pronto a qualunque incontro.

L'industria di questi selvaggi è tutta nel trarre qualche vantaggio dalle pelli degli animali che uccidono; pelli che essi sanno stirare abilmente e conservare in tutta la loro freschezza finchè non trovano modo di farne il cambio. Abili a preparare freccie ed archi, talvolta ne fabbricano dei bellissimi ; e sanno pure allestire paiuoli ed altri utensili domestici in terra cotta, tessere stuoie e ceste, e prepararsi i loro molteplici ornamenti. Cosicchè il commercio si riduce a cambiare questi loro oggetti con vesti, utensili od altri oggetti di cui abbisognano e sono avidissimi.

Capanne, vesti e ornamenti.

Le capanne o casuccie sono di una forma ancor molto primitiva. Piantati intorno un albero quattro pali, li legano a due pertiche trasversali che ricoprono di foglie di palma, ed ecco in un batter d'occhio costrutta l'umile capanna che deve proteggerli dalle intemperie e dai rigori della stagione.

Vesti non ne usano: ordinariamente vanno in costume adamitico. Ma nei giorni di festa si adornano di penne multicolori, e si coprono di un tessuto delle fibre di una pianta chiamata codobíe-i. Innumerevoli però sono i loro orna= menti. I più noti sono: il panico, specie di raggiera di penne di arata, che portano attorno il capo; il pari-bà, od orecchini; l'aquigo-boeiadadau, una fascia che si avvolgono attorno il corpo; l'icana gagigeu, sottili cordicelle di cui si cingon le braccia; l'hiure-paro-gagigeu, fili con cui si legano i braccialetti; il jucubù, una corda di peli di scimmie; il bocadóri inogue, unghie di tatù lavorate a mezza luna; il paragúgo, denti di scimmia legati in forma di corona; il nabure batagage, fili di penne d'arara e di bigúa; il pebo-qua-bourada o l'oparo-qua-bourada, penne delle ali o della coda di aquile brasiliane; l'aquigo-boareu, o cintura multicolore; il cogua ihuvi, una fascia nera intessuta di fibre di coguai, della quale le donne si cingono i fianchi; ecc. ecc.

Banchetto comune nel « Bahyto ».

Talvolta si raccolgono tutti insieme a banchetto nel bahyto. In tal caso, prima di tutto uno dei capitani tiene un discorso per annunziare il banchetto solenne: e la notte precedente il giorno fissato compiono un bacururù solennissimo che termina alle cinque del mattino, scopo del quale è di invitare gli aroes a prender parte al festino. Un'ora dopo, un gruppo di giovani va a raccogliere foglie di palma colle quali adornano il bahyto; ed alle otto tutti gli abitanti del villaggio si raccolgono, e subito comincia la cerimonia pel ricevimento degli Aroes con grida ed urli d'una violenza incredibile. Finalmente, verso le nove, il banchetto incomincia e non termina che dopo le cinque di sera.

I cibi sono in grande abbondanza e ne consumano quanto basterebbe per tre pasti ordinarci. Le vivande vengono servite in grossi vasi di terra, alla cui vista sorge un baccano infernale; e sempre consistono in mais cotto in differenti maniere, e cocos, caràs (o patate selvatiche), palmitos, radici di leguminose e frutti svariati: nè mancano gli snervanti vini di frutti di palme, nè il miele selvatico. Allorquando sono ben sazii, si stendono alla rinfusa fra i loro arnesi di cucina e dormono profondamente.

Pesca.

Uno dei divertimenti favoriti è la pesca. Annualmente son due le pesche solenni, una delle quali è preceduta da apposito bacururù.

Come son certi dell'aiuto delle loro divinità e fiduciosi nella felice riuscita della spedizione, partono in cerca di pesci prelibati. A pescare usano talvolta la lenza come noi, ma più spesso si servono di ingegnosi ordigni fatti da loro stessi; e frequentemente alzano delle chiuse entro l'acqua, ove con lunghe pertiche appuntate o larghe pale di legno costringono i pesci a raccogliersi e così in un tempo relativamente breve giungono a prenderne un'enorme quantità d'ogni specie.

L'altra grande pesca ha luogo sulla fine della solennità dell'Hayge, che è una delle maggiori feste annuali. In questa circostanza stabiliscono attraverso il fiume un'ingegnosa barricata, alla quale attaccano delle barchette di tacudra (o bambù) e poi con rumore camminando allineati nell'acqua, costringono i pesci a fuggire a quella parte. I pesci spaventati, cercano di saltare l'ostacolo, ma la maggior parte va a cadere entro le piccole barche, ove presto rimangono immobili trovandosi fuor d'acqua.

Anni, mesi e modo di contare.

L'almanacco dei Boróros esce inmancabilmente ogni anno... a cura della natura; infatti essi contano gli anni dal rinnovarsi delle stagioni che per loro si riducono a due, quella delle secche e quella delle pioggie; e calcolano i mesi dalle fasi della luna.

Anche la loro scienza numerica è molto limitata. Essi contano Metdtege - 1; pob étege - 2; aurè-pobe-inametia-boquare - 3 póbe-aure-póbe, - 4 ; póbe-augure-pobemd-inametia-boquare, - 5 E basta !

Da 6 in su per loro è tutto un gran numero solo - magari! - cioè « molto! » o talvolta inacà-guragua! cioè « molto, molto! »

Risse.

Causa di risse e di conflitti sono ordinariamente le parole ingiuriose ; quali ad esempio: auraquigado! « testa pelata! » iure boareu! « piede storto! » e simili, secondo i difetti fisici di ciascuno. Però gli alterchi non possono durare a lungo. Dopo qualche giorno, l'offeso invita l'offensore ad una lotta; e se il vinto non fa delle scuse, si viene ad una seconda sfida, in cui usano come arma il terribile dardo della arraja brasiliana; e se neppure questa prova è sufficiente, vengono alle armi ordinarie, cioè all'arco ed alle freccie : ma, alla fine della terza prova, il vinto è costretto ad emigrare in altro villaggio.

Gli alterchi femminili sono ancor più emozionanti. Le due donne rivali escono dalle capanne, e dopo essersi slanciato a gara i titoli più grossolani, vengono finalmente alle mani, prendendosi pei capelli e mettendo in moto non solo le loro unghie acuminate ma anche i loro denti acutissimi con una rapidità violenta e vertiginosa; e non si lasciano, finchè l'una o l'altra non si senta sfinita. La miserabile, allora, si ritira sotto la sua capanna gemendo, coperta dagli scherni di tutte le compagne e dalle risa degli uomini, pei quali simili scene costituiscono uno dei divertimenti più appetitosi.

Esercizi di guerra.

Dotati d'una passione straordinaria per ogni esercizio violento e d'un'intrepidezza a tutta prova, i Boróros affrontano col maggior sangue freddo le belve più terribili ed irritate: come ridono dei più gravi pericoli incontrati nella loro vita randagia. Manovrando abilmente sotto la direzione di esperti capitani, passano per così dire tutta la vita in mezzo ad esercizi guerreschi.

Ogni giorno, si esercitano al tiro, al pugilato, alla corsa, al nuoto ecc. il che è per essi d'incontrastata utilità in caso di conflitto. Il tiro è sempre alla distanza di oltre 20o metri; per la lotta scelgono regolarmente un luogo sabbioso, ove giunti, il più coraggioso esce dal gruppo e sfida uno qualsiasi dei compagni; pel nuoto cercano il punto più profondo e più rapido del fiume, ove si gettano tutti in un colpo. E con questi esercizi che arrivano a sfidare i pericoli di qualunque genere in qualunque tempo e in qualunque luogo.

Assalto alla « jaguaterica » e all' « onça ».

Certo, non tutti i selvaggi son capaci di affrontare questi feroci animali, che sgozzano sovente i loro assalitori : ma solo i più valenti e i più esercitati. Questi, quasi armati di baionetta, si avanzano coll'arco teso; guai se puntano male, l'ultim'ora loro sarebbe scoccata. Prima di muovere a questa caccia sogliono tingersi il corpo di urucù; sanno che il color rosso spaventa le tigri. Ogni qual volta poi un selvaggio, anche giovane, uccide un'onça o una jaguaterica, il villaggio intero gli offre un banchetto d'onore, cui egli prende parte assiso sopra la pelle dell'animale atterrato. Anche per questo hanno le loro cerimonie. Verso sera tingono il vittorioso di urucù in tutto il corpo, nella sua stessa capanna; quindi lo trasportano al bahyto. Là giunti, uomini, donne e fanciulli passano le mani sopra di lui per tingerle d'urucù, e quindi cominciano a stropicciarsi con esse la persona, persuasi di acquistare così un po' della forza e del valore che possiede il festeggiato.

« Aroe-rerua ».

Queste parole voglion dire: « Le anime degli indii danzano » e dànno il nome al bacururù con cui evocano glì Aroes per trattare dei destini del villaggio. L'Aroe che viene a presiedere la cerimonia è il vecchio Boróro, fondatore e padre della tribù, col quale vengono tutti gli altri aroes, ma fra tutti si distingue un boróro - guerriero d'Itubori che incarnasi nel baire supremo - il quale suona il flauto e, preso in mano il bapo, batte il tempo e segna le mosse dei danzanti in cerchio.

La sera della vigilia, verso le dieci, si tiene un'apposita cerimonia per annunziare la festa agli Aroes; è un tributo di venerazione e di amicizia verso i morti. Poi circa le cinque del mattino adornano il bahyto con foglie d'acury, e alle dieci ha luogo un'altra cerimonia per invitare le anime alla festa, che comincia un'ora dopo. Da quell'istante gli Aroes prendono possesso dei selvaggi fino all'ora della danza, la quale consiste nel saltare da destra a sinistra e viceversa in corsa accelerata.

L'interno del Bahyto è ornato di paricos e di pezzi di tela, pendenti dalle pareti: e verso le tre pomeridiane, il baire, i caciques e i selvaggi più anziani, presi i paricos e i pezzi di tela, se ne ornano la testa ed escono dal bahyto incominciando a ballare dal lato di oriente. Durante questa cerimonia il baire supremo suona la pana, poichè in lui è incarnato Itubori. Le famiglie intanto nell'introdurre le vivande nel bahyto, le presentano ad un capitano, che intona su di esse il bacururù d'invito agli Aroes parenti delle singole famiglie, per il pranzo famigliare. Gli Aroes invocati si affrettano all'invito, s'incarnano nei loro parenti e mangiano per la loro bocca.

Visite del « Baire » supremo.

Di tanto in tanto il baire supremo visita le singole aldee della tribù. In queste visite egli è accompagnato da un corpo di guardia, composto di dodici uomini, che si mutano dall'uno all'altro villaggio. Uno di questi celebri baires, stimatissimo in queste foreste, è il baire Cunha Mattos (ora chiamato Miguel Rua in omaggio al nostro veneratissimo Superiore Generale) che nel 1895 compi una visita nel modo accennato. Indescrivibili furono le feste con cui egli fu ricevuto: ululati di gioia che andavano alle stelle, bacururù solenni, lauti banchetti! È da lui che ho appreso il seguente censimento dell'aldee allora esistenti, che affido alla pazienza del lettore, poichè esso rimanga per la storia.

Presso i fiumi Garças, Araguaya e adiacenze erano i villaggi: Nonogo-giuro-paro; Cuguboparo; Turigau-paro; Jaruru-paro; Uai-uaiúparo; Bocaiau-paro; Orauau-paro; Troguiauparo; Baregue-jau-paro; Torigarireu-paro, Cupijau-paro; Jarubujau-paro; Carigada paro; Tugorijau-paro. (1)

Nel Roncador ed adiacenze le aldee: Merojauparo; Noidori-paro; Bacugomabado-paro: Poecureu-paro; Taricurireu-paro.

Al Cayapò Grande : Okiara-i-iau-paro; Buturico-paro.

Al S. Lourenço e dintorni : Poguborureu-paro; Jurigue-paro; è presso questo fiume che trovavasi la colonia « Theresa Christina ».

Al Barreiro: Cogiba-paro, ov'è l'attuale Colonia del S. Cuore.

Alcuni di questi bahatos esistono ancora; la maggior parte però sono in rovina, e molti altri non nominati furono distrutti anni sono da civilizzati per occuparne il territorio.

Divisione della tribù.

Il territorio occupato dalla tribù dei Boròros si può dividere in due parti, settentrionale e meridionale. La settentrionale comprende:

1) la parte superiore del Rio S. Lourenço; prima che questo riceva il fiume Cuyabà, con tre aldee (Aroia-curireu-paro, Cogueiau-paro; e Aroia-biegareu-paro), e dopo aver ricevuto il Cuyabà, con altri tre villagi (Pooxereu-paro, Jorigue-paro, e Tadarimana-paro);

2) il fiume Roncador con due villaggi sulla sponda sinistra;

3) il fiume Cayapó Grande con 3 villaggi;

4) il fiume Barreiro con un villaggio;

5) gli affluenti dell'Araguava con due villaggi.

La parte meridionale comprende i villaggi siti sui fiumi affluenti e confluenti del Paranapanema, Pardo, Verde, Dourados ecc. e comprende anche le grandi estensioni del Camapuan. Non conosciamo i nomi dei villaggi ivi esistenti.

(1) La parola indigena paro equivale a foce; infatti i luoghi preferiti dagli indii per lo stabilimento delle aldee sono le confluenze dei fiumi.

Le nostre Colonie.

Il numero totale dei Boróros è calcolato a diecimila.

Per loro noi abbiamo già stabilito tre Colonie ed aperta una residenza:

1° la Colonia del S. Cuore al Barreiro ; 2° la Colonia dell'Immacolata al Garpas;

3° la Colonia S. Giuseppe al Sangradouro; 4° la Casa-missione di Palmeiras.

Se non difettassero i mezzi, quanto bene di più avremmo già potuto compiere per questi carissimi selvaggi!

Sac. ANTONIO MALAN.

In fascio.

SANTA CRUZ (Patagonia Meridionale). - Il 3 maggio con grande solennità venne inaugurata la bella chiesa parrocchiale, eretta per cura di quei nostri confratelli. Officiò Monsignor Fagnano, assistito da altri ecclesiastici, alla presenza delle autorità locali e della popolazione dei dintorni di S. Cruz. Il Giudice di pace rappresentò il Governatore del Territorio; e la Visitatrice e la Direttrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice rappresentavano la signora Maddalena Ezcurra de Ezcurra e la sua figlia, madrine del tempio inaugurato. Attendiamo altri particolari.

JUNIN DE LOS ANDES - (Patagonia Settentrionale). - D. Domenico Milanesio, superiore della Missione di Junin de los Andes, in una escursione evangelica compiuta nel 19o8 percorse 2150 chilometri. La missione di Junín abbraccia una superficie pari a due terzi dell'Italia con circa 30.000 abitanti, parte indii o discendenti di indii, parte immigrati. L'anno scorso venne benedetta una nuova cappella nel Territorio della Missione, e precisamente a S. Carlo di Bariloche, simpatico paesello posto sulle sponde del lago Nahuel-Huapì (od Isola del tigre) a 300 chilometri da Junin.

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente.

INVITIAMO i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario avremo anche quest'intenzione generale

Chiedere a Maria SS. Ausiliatrice ogni più eletta benedizione sul veneratissimo nostro Superiore DON RUA. che il giorno 29 corrente vedrà sorgere l'Anno Cinquantesimo della sua Ordinazione Sacerdotale.

Echi della festa titolare

Nel Santuario di Valdocco.

LA pietà, l'affluenza e il fervore del mese di preparazione si protrassero per tutto l'ottavario, anche nei giorni in cui non si compì alcuna funzione speciale.

Solennissime poi furono le sacre cerimonie del giorno 30, Domenica di Pentecoste, in cui ebbe luogo la chiusura dei festeggiamenti. Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Marenco, Vescovo di Massa Carrara, tenne in quel giorno il suo primo pontificale e nel pomeriggio, ai piedi di Maria Ausiliatrice, amministrò solennemente il sacramento. del Battesimo ad un giovine israelita, convertito alla Fede. Alla commovente funzione seguì il discorso del Direttore D. Secondo Marchisio, che addusse i consolanti motivi per cui anche quest'anno dovevasi sciogliere a Dio ed alla benedetta sua Madre - nostro aiuto potente e misericordioso in ogni necessità spirituale e materiale - l'inno del ringraziamento. E il canto del Te Deum nelle dolcissime note gregoriane dell'edizione liturgica sorse armonioso ed imponente dal cuore di tutti i giovani; quindi Sua Eccellenza impartì la trina benedìzione.

L'indomani 31 maggio, seconda festa di Pentecoste ed ottava della festa di Maria Ausiliatrice, pellegrinavano al Santuario tutte le figlie del vicino Rifugio dell'Opera Pia Barolo che si accostavano alla S. Comunione; e alle 7 1/4 celebrava pei nostri alunni studenti Mons. Marenco, il quale dopo messa amministrò il sacramento della Cresima ad un bel; numero di giovani, rivolgendo loro care ed affettuose parole.

- Un ringraziamento speciale, da parte del sig. D. Rua, ai vari Cooperatori, Ecclesiastici ed antichi Allievi, che il 24 maggio gli facevano pervenire con telegrammi l'assicurazione delle più cordiali partecipazioni in ispirito alla nostra solennità e i più lieti auguri per la splendida riuscita della medesima.

ALBA. - Nella chiesa di S. Caterina - Grazie allo zelo del direttore diocesano D. Petronio, in, buon numero accorsero i Cooperatori ad udire la. Conferenza prescritta, ed a recare l'obolo della loro carità per « le opere di D. Bosco e dell'Ausiliatrice ». Tale appunto fu il concetto svolto dal conferenziere.

CASTELNUOVO DI VERONA.- Il 24 maggio, a cura dell'arciprete D. Giuseppe Piazzi, tutta quella buona popolazione tributò solenne omaggio, alla nostra Patrona. Al mattino grande frequenza ai SS. Sacramenti ; alla sera funzione solenne, con discorso di circostanza, dinanzi il pilone di Maria SS. Ausiliatrice, che sorge all'entrata del paese.

CHIOGGIA. - Il 24 e il 30 maggio nella Cappella dell'Istituto S. Giusto. - La prima, pubblica, preceduta da un mese di predicazione, fu onorata. dall'intervento del rev.mo Mons. Carlo Voltolina, Decano Capitolare, che celebrò la messa della comunione generale e nel pomeriggio disse il panegirico. La seconda ebbe luogo a cura del Circolo San Giusto, con discorso del rev.mo can. Mons. Dott. Ravelli, e splendida conferenza religiosa con proiezioni fisse, nel teatro dell'Istituto, tenuta dal rev. P. Giovanni Beauvais dell'Ordine dei Predicatori.

DIANO D'ALBA. - Il 30 maggio nella chiesa parrocchiale. - Mercè lo zelo di quel rev.mo Arciprete la festa fu preceduta da un triduo solenne, predicato dal sac. D. Abbondio Anzini. Quella religiosa popolazione il 30 partecipò largamente alla Comunione generale ed alla processione imponentissima che si tenne dopo i Vespri. Tornata la processione in chiesa, si tenne il panegirico e, finite le funzioni, ebbe luogo una splendida accademia nell'Oratorio delle Figlie di Maria Ausiliatrice. A corona della festa e dell'intero mese di maggio, il giorno 31 si compì la commoventissima funzione della consacrazione dei pargoli alla Benedetta Madre di Dio.

FERRARA. - Il 27 maggio nel Collegio S. Carlo. - Commovente la funzione della Prima Comunione di 22 convittori celebrata da Sua Em. il sig. Card. Giulio Boschi, Arcivescovo diocesano, che si degnò intrattenersi familiarmente coi fortunati giovanetti e far loro un suo prezioso regalo. Anche nelle altre funzioni, celebrate da Mons. Andrea Baldi e da Mons. Luigi Ferretti, fu oltremodo consolante l'intervento dei divoti ed edificante il contegno e l'entusiasmo degli alunni. A rendere più bella la festa concorsero pure molti, che non potendo parteciparvi di persona, inviarono candele e fiori. Per la circostanza il Circolo Filodrammatico e Ven. Giovanni Bosco » diede uno splendido saggio del progresso fatto nei pochi mesi dalla sua istituzione.

ISOLA D'ASTI. - Il 24 maggio nella chiesetta al Piano. - Il triduo di preparazione ebbe l'aspetto di Corte di Maria. Predicò tutti i tre giorni il rev. D. Agostino Laiolo e consolantissima fu la frequenza ai SS. Sacramenti. Bella e devota, sebbene fosse dì feriale, riuscì la festa. La sera del 25 vi fu la prescritta Conferenza pei Cooperatori detta dal sac. Abbondio M. Anzini.

INTRA. - Il 30 maggio, solennità di Pentecoste, nell'insigne collegiata di S. Vittore; il Direttore del Collegio S. Luigi della città tenne l'annuale conferenza. Il vasto tempio era gremito. L'oratore tratteggiò dapprima gl'inizi dell'Opera Salesiana ed intrecciando al nome di Don Bosco quello dell'Ausiliatrice, dimostrò come l'opera di di Don Bosco, sorta sotto la protezione di Maria, s sia uno splendido poema di prodigi, il cui principio si svolge come un soave idillio pastorale nei campi d'un oscuro paese del Piemonte, innalzandosi a poco a poco ad epica grandezza ». Fatto poi un rapido quadro dello sviluppo che hanno oggi le opere salesiane, specialmente nelle lontane missioni, parlò della necessità di forze cooperatrici per mantenere ed accrescere un'opera così vasta e complessa.

IVREA. - Il 23 maggio, nella Chiesa della Colonia Salesiana - Celebrò la messa della Comunione generale e disse un tenero fervorino il Vicario Generale Mons. Cignetti e cantò messa il rev.mo Can. Frola. Ai Vespri tenne la conferenza il missionario D. Tallachini, che parlò dell'aiuto di Maria nella missione di D. Bosco e dei suoi cooperatori. « Lavoro e preghiera, egli disse, sono le due note colle quali D. Bosco volle fosse intessuto l'inno che i suoi figli sparsi per tutto il mondo avrebbero cantato a Maria ». Numerosi devoti parteciparono anche alla bella processione che si svolse sotto i verdeggianti pergolati e fra le splendide piantagioni della Colonia.

LUGO. - Il 6 giugno nell'Istituto Salesiano. - Nello stesso giorno s'inauguravano nuovi locali per le scuole professionali dell'Istituto. Compì la cerimonia S. Ecc. Rev.ma Mons. Francesco Baldassari, Vescovo diocesano. Numeroso popolo accorse a tutte le sacre funzioni, celebrate con splendore e scelta musica. Il sig. D. Rua vi mandò a rappresentarlo il rev.mo prof. D. Giuseppe Bertello, Economo Generale e Consigliere Professionale della nostra Pia Società.

MOGLIANO VENETO. - Il 3 giugno nell'Istituto Bellavite Astori. - Celebrò la messa della comunità il rev.mo arciprete Mons. Felice Busan, la cantata il prof. D. Francesco Cerruti, direttore generale delle nostre Scuole. Infra Missam tessè l'elogio dell'augusta nostra Patrona il rev.mo Mons. Carlo Vio, Parroco di S. Cassiano in Venezia ; e le solenni funzioni del pomeriggio vennero coronate da un trattenimento musico-letterario, con discorso finale del sig. D. Cerruti. A notte artistica luminaria nel cortile del Collegio.

MONDOVI PIAZZA. - Nella chiesa di S. Teresa preceduta da sacro triduo. - Al mattino intervenne buon numero di fedeli alle sante messe, ed a ricevere la S. Comunione. A sera, dopo la recita del Santo Rosario, tenne l'annua conferenza ai Cooperatori il M. R. D. Giuseppe Occelli di quella città, il quale, mettendo in rilievo e con molto affetto la potente mediazione di Maria SS. Ausiliatrice in favore della Chiesa Cattolica e dei cristiani, trattò delle Opere del Ven. D. Bosco pel bene spirituale e temporale della gioventù d'Italia e del mondo intero.

PALAGONIA. - Il 24 e il 30 maggio.- Il 24 vi fu messa cantata, panegirico e comunione generale; e nel pomeriggio, a cura delle locali Figlie di Maria Ausiliatrice, una devota accademia. Il 29 Sua Ecc. Rev.ma Mons. Damaso Pio De Bono, Vescovo diocesano, che il dì innanzi aveva amministrato la S. Cresima a 300 fanciulle dell'Oratorio, celebrò la S. Messa per tutte le Oratoriane, 6o delle quali si accostarono per la prima volta alla S. Comunione. Le fortunate fanciulle chiusero i festeggiamenti con una bella gara catechistica ed un'affettuosa accademia in onore di Monsignore.

PALERMO. - Il 24 maggio nel Collegio Salesiano a Sampolo. - La vigilia, alle ore 18, con intervento d'Istituti, di Clero e di devoti, per la prima volta, il venerato simulacro di Maria Ausiliatrice percorse in solenne trionfo quelle vie adiacenti. Il giorno 24, alle 10, nella grande Cappella dello stesso Collegio vi fu Messa solenne con panegirico; ed alle 17, l'annuale Conferenza pei Cooperatori detta dal rev. Can. Bigiaretti di Matelica. Dello splendido esito della festa va molta lode allo zelo costante del rev.mo Mons. Catalonotto, direttore diocesano.

PAVIA. - Questa città non venne meno agli anni decorsi nel generoso contributo all'opera salesiana in occasione dell'annuale conferenza per la festa di Maria Ausiliatrice. Le benemerite signore Cooperatrici, che con assiduità vi prendono parte, alla grande considerazione ed al raro apprezzamento che già facevano dell'Opera mondiale di D. Bosco hanno aggiunto, vorremmo dire, una specie di venerazione. Ciò è d'ascriversi all'intensità d'azione affettuosa, prudente ed efficace, del rev.mo Direttore Diocesano dei Cooperatori Salesiani, Mons. Francesco Mariani, Prevosto di S. Maria del Carmine. Il conferenziere fu il rev.do D. Lorenzo Saluzzo, direttore dell'Istituto S. Ambrogio di Milano.

PERNATE (Novara). - Il 30 maggio, in quel tranquillo paesello, inaugurandosi una grande artistica statua di Maria SS. Ausiliatrice, donata dal rev.mo sig. Prevosto all'Oratorio femminile, vi fu un'imponente processione, cui prese parte anche il corpo musicale dell'Istituto Salesiano di Novara.

ROMA. - Il 30 maggio nella chiesa parrocchiale del S. Cuore di Gesù al Castro Pretorio. - Al mattino, dopo la messa della comunione generale, distribuita da S. E. Rev.ma Mons. Cesare Boccanera, Arcivescovo di Nicosia, avea luogo la messa cantata, pontificando S. E. R. Mons. Domenico Ambrosi, Vescovo di Terracina, Sezze e Piperno.

Nel pomeriggio poi - scrisse la Vera Roma - dinanzi a numeroso uditorio il rev. sac. prof. Pietro Gallo, dei Salesiani, disse il panegirico della Madonna, svolgendo il tema: Maria Madre nostra, con ricchezza di sapere e con eleganza di forma, e con quell'ardore apostolico che gli è proprio e che era stato ammirato in lui pur nel mese mariano.

Le funzioni del caro giorno chiudevansi con la Benedizione impartita col Venerabile, previo il canto delle Litanie Lauretane e del Tantum ergo in musica, da Sua Em. Rev.ma il sig. Card. Giuseppe Calasanzio Vives y Tuto.

TRENTO - Il 6 giugno all'Istituto Salesiano e nella chiesa di S. Pietro. - Nella bella chiesa dell'Istituto, fra la piena edificazione dei devoti, si svolsero tutte le sacre funzioni della gioconda solennità: nella chiesa di S. Pietro il prof. D. Albino Carmagnola recò ai Cooperatori il saluto e la benedizione del nostro venerato Superiore D. Rua e tenne la prescritta conferenza, illustrando tre importantissimi campi dell'Opera di D. Bosco: l'educazione della gioventù, la diffusione della buona stampa e le Missioni fra gl'infedeli.

VERONA. - Il 28 maggio all'Istituto D. Bosco. - Celebrò la messa della Comunione generale il rev.mo Mons. Abate di S. Zeno, e la solenne il cav. D. Pietro Scapini. Dopo la messa cantata il prof. D. Venanzio Bini, direttore del Cittadino di Mantova, parlò per circa mezz'ora sull'apostolato salesiano, così benedetto e reso fecondo da Maria Ausiliatrice. Fu il suo - scrive il Verona Fedele - un rapido quadro sintetico, a tinte vivaci ; egli rivendicò per noi cattolici nelle grandi opere dell'apostolato cristiano anche il sentimento patrio dell'italianità di fronte a coloro, che vogliono strapparci la sola sorgente della nostra vera grandezza, la fede degli avi nostri,

GRAZIE E FAVORI

Una guarigione insperata. (*)

Il caso fu piuttosto unico che raro. Mia moglie si ammalò di nefrite e, causa altre complicazioni, stette venti giorni sull'orlo del sepolcro. Fu operata per ben due ore e di nulla si avvide, delirando continuamente; e le parole dei medici erano terribilmente sicure: « essere impossibile una guarigione ». Ma io sarei rimasto nel più gran dolore e con quattro bambini, bisognevoli più che mai delle cure materne ! Le Figlie di Maria Ausiliatrice elle da molti anni lavorano a bene del paese colle scuole e coll'oratorio, mi suggerirono di ricorrere a Maria Ausiliatrice, e di questa buona Madre e del Venerabile Don Bosco fu posta l'effigie sotto il cuscino dell'ammalata, mentre da me, in unione coi bambini e colle ragazze della scuola, si fece una fervorosa novena. Ebbene la mia cara moglie, contro ogni aspettazione, fu salva. Ella aveva perduto nella terribile malattia anche la vista e la ragione, ma riacquistò l'una e l'altra. Unisco tenue offerta per il Santuario e prego la Vergine a gradire il nostro profondo sentimento di gratitudine e a conservare sempre la mia famiglia nella divozione a Lei.

Fezzano, 24 maggio 19o9.

REBOA FRANCESCO.

Credete alla bontà dell'Ausiliatrice.

Di ciò che narro è testimone tutto il paese di Monticello d'Alba. Nel settembre u. s. una mia cara sorella, madre di una gaia bambina di pochi mesi, disgraziatamente veniva colta da delirio ambulatorio e da allucinazioni terrífiche. Vista per noi difficile la necessaria assistenza e impossibile ogni cura, fu accompagnata ad una casa di salute; quando, sul finire di dicembre, poichè continuava a peggiorare, si dovette non solo ritirarla, ma intraprendere le pratiche necessarie per internarla in un manicomio. Intanto, da me e dai miei, si era fatto ricorso a Maria Ausiliatrice; e questa buona Madre, proprio sull'estremo, venne prodigiosamente in nostro soccorso. Dal 29 dicembre al 3 gennaio l'inferma passò cinque giorni agitatissimi, per cui la sera del 3 più fervorose che mai salirono le suppliche della desolata famiglia al trono della Madre celeste; ed ecco che nella notte dal 3 al 4 gennaio l'inferma dorme tranquillissima, e la mattina, svegliandosi per tempo mentre suonava in parrocchia la Santa Messa, si volge a chi l'assisteva e dice: - Andiamo a messa!... - E ci volle anelare, stette in chiesa con grande divozione, e, tornata a casa, riprese le faccende domestiche, come se non fosse mai stata malata. Era perfettamente guarita. Durante la malattia era divenuta uno scheletro, e in una settimana si rimise talmente in fiore da eccitare lo stupore di tutti. Chi l'ha guarita? Oh ! siamo persuasi che questo è stato un prodigio di Maria Ausiliatrice. O quanti piangete, credete alla sua bontà! Ho atteso fino ad oggi a stendere il presente ragguaglio, unicamente per meglio accertare la suesposta guarigione.

24 aprile 1909.

Sac. GIOVANNI MARGIARIA.

Stradella. - Sarei un ingrato, se tardassi ancora a rendere di pubblica ragione un favore segnalatissimo, concessomi da Maria Ausiliatrice.

Il 23 agosto dello scorso anno mio fratello Annibale scendeva da Villa Marone a Stradella conducendo in vettura la mia Mariuccia di anni 1o e il piccolo Fausto di appena 4 anni. A pochi passi dal paese, ove la strada presenta una discesa alquanto ripida, il fratello scese di vettura per guidare a mano il cavallo, quando ad un certo punto il cavallo s'adombra e, liberatosi da chi lo guidava, si dà a precipitosa fuga. Si può immaginare lo spaveuto dei miei poveri figli, che mandavano acutissime strida ! Tale era la veemenza con cui il veicolo veniva trainato, che questo dava forti sobbalzi ed aveva le ruote posteriori quasi continuamente sollevate da terra. A duecento passi di distanza, seguiva a piedi la vettura un altro mio fratello, il quale alle grida dei nipoti ed alla vista di quella scena raccapricciante, insieme con Annibale innalzò un grido di preghiera e di angoscia a Maria Ausiliatrice. La vettura intanto era scomparsa; e quale non fu la loro meraviglia quando, dopo lo svolto della via, videro la Mariuccia che, sbalzata di vettura e trascinata per un cinquanta metri aggrovigliata alle redini del cavallo, si alzava incolume da terra non avendo che una lieve escoriazione alla tempia destra, mentre il piccolo Fausto perfettamente incolume era rimasto in vettura. Chi fermò tutto d'un tratto l'impeto del cavallo?

Anche per un altro segnalatissimo favore rendo grazie all'Ausiliatrice pregandola di continuare ai miei cari il suo potentissimo, visibile patrocinio.

15 maggio 1909.

GIOVANNI RICCARDI.

Torino. - Una crudele malattia cominciò a minare mio figlio Enrico nel marzo 1907 ; un'ematuria renale lo tormentava, cosicchè il povero bambino consumava ed io temeva di perderlo. A nulla valse la scienza medica, a nulla le lagrime, le premure della famiglia!... Io vedeva il suo povero corpicino illanguidirsi sempre più. - Venne il 1908 e le crisi sanguigne si ripetevano tratto tratto. Ma tornò il maggio e con esso la festa di Maria SS. Ausiliatrice. In quel giorno lo portammo al suo santuario in Valdocco e là, dinanzi alla Taumaturga Immagine, pregammo che ci ridonasse sano e salvo il piccolo Enrico. Oh! potenza di Maria! Ella pienamente ci esaudì. Da quel giorno Enrico non ebbe più nessuna crisi sanguigna ed ora, allegro e contento ci sorride d'attorno ed attende volonteroso a' suoi doveri scolastici. Ringrazio di vero cuore la Vergine Ausiliatrice e con essa il Ven. D. Bosco, che vollero consolarci, e invito tutti a porgere per me un inno di ringraziamento a così pietosa Avvocata.

25 maggio 1909.

BICE RE.

S. Giuletta. - Ogni anno, d'inverno, mia mamma si ammalava gravemente, ed io, per assisterla, doveva, con tanti dispiaceri e disturbi, assentarmi dalla scuola per qualche tempo. Temendo che, come di solito, ciò si ripetesse, posi la mia fiducia in Maria Ausiliatrice, e La pregai di ottenermi dal suo Divin Figliuolo che la mamma si mantenesse in salute. Di fatto essa non si ammalò più gravemente, ed io non ebbi bisogno di abbandonare il mio ufficio per recarmi ad assisterla.

In questi giorni poi una mia cara nipotina, di 4 anni circa , si ammalò di difterite e fece temere assai della sua vita. Invocata fervidamente la Madonna di D. bosco, il male subito diminuì, ed ora sono lieta di poter attestare anche tale guarigione.

Di tutto sieno vive grazie alla Vergine Maria Ausiliatrice.

31 marzo 1909.

ROSA VILLA.

Certosa. - Da quattro anni soffriva dolori che m'impedivano di attendere alle mie occupazioni domestiche. Consultai parecchi dottori e da ciascuno ebbi un nome nuovo alla malattia e ognor differeuti mezzi di cura, ai quali mi attenni fedelmente ma senza giovamento alcuno, anzi peggiorando eli giorno in giorno. Allora riposi tutta la mia fiducia nella Madonna Ausiliatrice promettendo una messa al suo altare, un'offerta per le Missioni Salesiane e la pubblicazione della grazia. La Vergine omai mi ha esaudito, per cui adempio le mie promesse nella certezza che Ella vorrà continuarmi la sua benedizione.

14 aprile 1909.

LINDA MOISELLO.

Padova. - Vivamente commosse e riconoscenti sentiamo vivo il bisogno di porgere pubbliche grazie a Te, o Maria Ausiliatrice, che, invocata fervorosamente, hai saputo consolare il nostro cuore, ottenendoci la guarigione della cara mamma, ammalata gravemente di otite. Salve e grazie , o Benedetta ! Chi ricorre a Te non è mai abbandonato.

15 aprile 1909.

Sorelle Covi.

Malta. - Riconoscentissima a Maria SS. Ausiliatrice per quattro grazie concessemi subito che ad Essa mi rivolsi con promessa di pubblicazione e di una piccola offerta per ogni grazia, adempio con gioia la mia promessa. Oh ! quanto è buona questa celeste Avvocata.

23 aprile 1909.

MARY AGIUS CASSAR.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:

A) - Acqui: Chiappero Cristina 3 - id.. Teresa Bisio 5 - id.: Lavallea Luigina 10 - Adernò (Catania): Pia Frison 5 - Agira (Catania): Avv. V. Russo Serio 10 - Agliano d'Asti: Franco D. Francesco 5 - Albignasego di Padova: Zanin Alberto 5 -Aosta: A. F. v. M. 5 -Arco (Trento) : F. A. e P. T. 6 - Arequipa : A. L. de R. - Arignano (Torino): Grenetti Giuseppina - Armeno (Novara) Bertini Luigia - Avola (Siracusa): Tiralongo Corrado fu Giuseppe 3 - Assisi (Perugia): Una persona riconoscentissima r5.

B) - Badolato (Catanzaro): Barone Antonio Paparo 40 -.Bagnatici (Bergamo): Brevi Albina ,5 - id.: Fretti Luigi 2.75 - Balerna (Canton Ticino): N. N. 2 - Balestrate (Palermo): Suor Innocenza Vallino, a nome di N. N. - Bellano (Corno): Grandi Elena ved. Cariboni 5 - Bellinzona: N. N. 1.5o - Benevento: N. N. - Bergamo: Sonzogno Fedele 10 - Bianzè (Novara): Goria Maria - Bibiana (Torino): Ramello Maria - Biella: Una persona divota - Borgo di Terzo (Bergamo): Maria G. V. 5 -Borgomanero (Novara): Ambrosini Maddalena Fornara - Borgomasino (Torino): Pasquale Marta - Borgo Vercelli (Novara): Greppi Antonia pel figlio Giovanni - Bosa (Cagliari): Antonietta Chelo, a nome di N. N. riconoscente per la guarigione di una bambina rachitica ,5 - id.: Francesca Salinas Leddu 10 - Brusasco (Torino): Angela Bonfante - Bubbio (Alessandria): Ghiglia Clara, per segnalatissima grazia - Busca (Cuneo): Gallo Luigia 5 - id.: L. L. 0.75 - Busto Garolfo (Milano): P. A. Tettamanzi 5 - Buttigliera d'Asti: N. N.

C) - Cagliari: Sac. L. F. 5 - Calamandrana: Giuseppina Zoccola Albertotti 7 - Caluso (Torino): P. S. - Cammarata (Girgenti): Sac. Salvatore La Corte 5, a nome di pia persona - Camogli (Genova): P. M. 15 - Campagna di Maniago (Udine): D. Giacomo Brovedari 10 - Canale S. Bovo (Trento): Loss Rubin Monica 5 - Candia Lomellina: D. Eusebio Palestro 10 - Caramagna Piemonte: Merlo Caterina - Carobarba Lombardo (Milano): Manzini Giuseppe - Cannagnola: Sora Giuseppe fu Domenico - id.: M. G. - Casa bianca di Verolengo: Giovannini Giuseppe - Casa Castalda (Perugia): Ginesio Bensi 2 - Casale Monferrato: Francesco Imanisio 10 - Casale Scodosia (Padova): Francesco Sorze 5 - Casella Scrivia: Rosa Arrigo ved. Bondanza - Casellette (Torino): Grato Teresa - Casto (Brescia): Paolo Garetti 5 -- Cassano Spinola (Alessandria): Bressetti Maria 2 - Castellano: Adele Baroni, maestra - Catania: Suor Torresi Agatina 25 a nome di Francesca Ficchera Torresi - Cavaglio d'Agogna (Novara) : C. R. - Cavallermaggiore : Bersia Oreste i - Cavour (Torino): Scalerandi Maria 15 - id.: Ponte Margherita io - Cattolica (Forlì): Gaudenzi Adele 10 - Cella Dati (Cremona): L. Scandolara 1.25 -- Celle: Morando Antonietta - Cercivento (Udine): Della Pietra Rosa 10 - Cerrina (Alessandria): Mezzano Carlo 5 - Cervere (Cuneo): Oliva Caterina - Chambave (Torino): M. E. 5 - Cherasco (Cuneo): Angela e Antonio Racca 5 - Chignolo d'Isola (Bergamo): Micheletti Caterina 5 - Chivasso: Cena Alessandro - Chiusa di Pesio (Cuneo): C. P. a nome di pia persona 5 - Cigliano (Novara): N. N. 1 - Cignone (Cremona): Frittoli Giuseppina 6 - Cimalmotto (Canton Ticino): Pontoni Adele - Cisterna d'Asti: Pavarino Antonio 12 a nome suo e di altre persone - Cittadella (Padova) Linda Rossi 2.50 - Civitavecchia: Giuditta ved. Corte), Elvira Vignati e Caterina Barbone 6 - Clavavezza (Genova): Angela Franco per Marietta Zirpo in Reggiardi 5 - Clavesana (Cuneo): Devalle Giuseppe 5 - Colonia Guarany (Rio Grande, Brasile): Domenico Zorzan 15 - Como: Chierico Maria Villa 1 - Coniolo (Alessandria) : Giovanni Martinotti 5 - Conzano Monferrato: Adele Roati - Cornedo (Vicenza): Vigolo Maria 5 - Cornello di Calolzio (Bergamo): Scola Ambrogio 5 - Costigliole d'Asti: Savina Costantina - id.: Rossi Clementina - Crevacuore (Novara): Maria Mazzin 6 -N.: M. C. F. - Crevalcore (Bologna): Ermelinda Vaccari 5 Crocefreschi (Genova): Scorza Aquilina -Cumiana (Torino): Ruffino Michele 5 - Cuorgnè Canavese: Marocco Luicia 10.

D) - Dernio (Alessandria): Rossetti Maria - Dronero (Cuneo): Simondi Giuseppa.

E) --Este (Padova): Lovo Jernide 3 - id.: Dova Angelo Costiglioli.

F) - Faenza (Ravenna): N. N. con immensa gratitudine io - Firenze: Beata Emilia 5 - id.: Teresa Mangano 3 - Fontanetto da Po (Novara): Maria Ottino ved. Demonti e figli 3, Luigia Bassignana Demonti i, Antonia Demonti i - Frascati (Roma): Maria Petrini 5 - Friburgo (Svizzera): L. B. 20Frossasco (Torino): Bonansea Angela.

G) - Garlate (Como): Greppi Giovanna 16 - Gazzaniga (Bergamo): Teresa Bonzano 3 - Genova: Carolina Marinelli - Gramona (Vicenza) : Carolina Negri 30.

H) - Hawthorne (New York): Angelo Laghi.

I) - Iglesias (Cagliari): Antonio Silesu 2 - Intra (Novara): Diac. Antonio Zanotti 20 - Isolabella (Torino): Gambino Orsola -- Ivrea: Olimpia Florio, a mezzo del sac. Eugenio DI. Bianchi, i.

L) - La Gande (Alpi Marittime): Casale Chiaffredo - Levigliano (Lucca): Neri Elia ,5 - Licinico (Gorizia): Vidoz Amalia 5 - Lilliarres (Torino): BiIlet Vincenzo . - Lisnon (Costa Rica): Andrea ed Enrichetta Barzone 5o - Londra: Lina Monti ,5 - Loano (Genova): Bunoz Picasso M. 5 -- Loeche Ville: Conti Maddalena 5 - Lugo (Ravenna): Gaetano Manfrini 5.

M) - Macello di Pinerolo: Sorelle Manassero - Magenta: S. N. Fava a nome di pia persona 5 - id.: Rag. Leva Severino 5 - Mantova: Montini Giuseppe io - Margo (Cuneo): Vola Marietta Cantone - Marangana (Novara): Teresa Massara Pellizzetti 10 - Mathi Torinese: Paolina Rocchietti -Medole (Mantova): Botturi Caterina z - Milano: Giovanna Cornaggia Scotti per ringraziamento della guarigione del figlio Ambrogio 10 - id. : Saronni Luigia 5-Militello Val Catania: A. M. 10 -Monteghirfo (Genova): G. M. fu Nicolò, - Monticello Alba (Cuneo): Prandi Maddalena - Monza (Milano) Bernardino Riva - Murisengo (Alessandria): Fava Giacomo - Marta (Genova): Parodi Luigia ed Angela 10.

N) - Noana (Vicenza): Zovi Maria Azzolini 5 - Noale Veneto Giacomo Sailer - Novi Ligure: Rinaldi Gerolama 10 - id.: B. L. 20 implorando nuove benedizioni.

O) - Occiiniano (Alessandria): Gasparolo Celeste 8 - Oltre il Colle (Bergamo): Maria Gera e Bernardo 4.90 - Oncino (Cuneo): Allisio Domenico io - Orbassano: Gallino Vincenza - Osasio (Torino) Peiretti P.

P) - Palagonia (Catania) : Grandi Esterina - Palermo: Candelo Giulia 3.50 - Parabita (Lecce): A. Finetto Angela 1 - Parco (Palermo): Una famiglia divota di M. A. per una segnalatissima grazia 10 - id.: Lucia Adele 2 - id.: Vassallo Caterina in Sciortino 2 - id.: altra persona 1 - id.: Quartuccio Anna, 5 - Parma: D. Anselmo Oddi, a nome di Melipoli Teresa, maestra, 5 - Pavia: Sorelle Moro 5 - Pescantina (Verona): Righetti Leonilde r5-Peveragno (Cuneo): C. M. 10 - Piazza Armerina (Calta nisetta): R. F. 2 - Piazzo Alto (Bergamo): Diotallevi Zeduri - Pieve di Casio (Bologna): Clelia Moruzzi 5 - Piobesi (Torino): Muzzetti Pietro di Giuseppe Pontecasale (Padova): Bottino Turri 10 - Portogruaro (Venezia): Lucia Avoledo 1 - Porlo S. Giorgio (Ascoli): Tombolini Gina 10 - Poschiavo (Canton Ticino): A. D. 6 - id.: D. Francesco Rossi io--Preghena (Trento): Maria e Giuseppe Pancheri - Puja di Pordenone (Udine): Pujatti Giuseppe 3.

O) - Quartona Sotto: Mailo Maddalena 2 -Quito (Equatore): G. M. Chiezzi.

R) - Ragusa Inferiore (Siracusa): Rosso Baronella Emmanuella 10 - Reggio Emilia: Marianna Scapinelli 3 - Rivalta Torinese: Cumino Teresa - Roccaforte di Mondovì (Cuneo): Martini Caterina ved. Bongiovanni - Roffjeno-Minsiolo (Bologna): Mattioli Z. 2 - Roma: A. Prudenzi 1 - id.: Fabbri Virginia 2 - Romano (Torino): Castaldi Cristina, 5 - Ronsecco (Novara): Coggiola Giovanna - Rovetta (Bergamo): P. L. 10 - Rossano Veneto (Vicenza): N. N. per la sua sorellina.

S) - Sale Castelnuovo (Torino): L. o. 5 - Cataldo (Caltanisetta): Greci Arcangelo 5 - S. Didero (Susa) Davi Angela - S. Damiano al Colle (Pavia): Arciprete Cristiani 5 - Sanguignano (Tortona): Doli Marcello Cantò, parroco, 5o a nome proprio, e 1o a nome di Luigia Belleni Franzoli, io a nome di un infermo - S. Pietro di Monterosso (Cuneo): Lucia Tallone 5 - S. Vito al Tagliamento (Udine): Pia Fancello 3 - id.: Secondiana Fancello 5, a nome di pia persona - S. Alberto di Ravenna: Pietro Cavalieri 5 - S. Ambrogio Torinese: Vigo Angelina per due grazie - S. Margherita (Varzi): D. Carlo Fiocchi, parroco, 2 - id.: Angela Barbagelata - Santena (Torino): Lupotto Giuseppe 2 - S. Stefano di Cadore (Belluno): Ersilia de Candido Maria - Sassello (Genova): Rossi Caterina in Dabone 5 - Sernano (Macerata): Calcagnoli Carlo 10 - Serravalle Langhe: Ravina D. Alfonso, arciprete 5 - Sesto al Reghena (Udine): Zampese Vincenzo 12 - Siddi (Cagliari): D. Antonino Pusceddu 2 a nome di R. Rimbotti e 1.25 di vani cooperatori. -- Sinnai (Cagliari): G. A. P. P. 2 - Soave (Verona): Burello B. Carolina a nome di Bettili Eugenio e Leonilde 10 - Sordevolo (Novara): N. N. e N. N. 6.15 - - Sovramonte (Belluno): Cinque divoti a mezzo di Piva Giovanni 2.50 - Spezia (Genova): Heche Spina 5 - Staffarda (Cuneo): Massimino Domenica 15 - id.: M. D. 10 - Strambino (Torino): Carissono Cristina - Suzzana (Mantova): Rizardi O.

T) - Ticino (X...) : R. S. - Tiedoli (Parma) Bardini Pietro 2 - Toirano (Genova): Merlino Eugenia 5 - Tonengo Mazzè (Ivrea): Vittonato Elena 2 - Torino: A. N, riconoscente per segnalatissima grazia, raccomandandosi alle preghiere di tutti i divoti dell'Ausiliatrice - id.: Calosso Placido io - id.: Lovazzano Eugenio - id.: J. Silvia - id.: Una madre riconoscente - id.: Accastello Angela - id.: Minetti Pietro io - id.: E. G. F. 25 - id.: A. B. - id.: Etnnia Bona Vercellone - id.: B. S. - id.: Margherita Restagno 2 - id.: Proi Teresa - id.: Maria Maria De Martini 10 - id. : Musso Do1nenica - id.: Pollano Cristina - id.: M. L. - id. F. M. - id.: A. B. C. - id.: Costantino Giovanni, a nome di una famiglia riconoscente per aver avuto salve le campagne degli ultimi freddi intempestivi - id.: Una persona di servizio, per varie grazie. - id.: N. N. per grazia spirituale importantissima - id.: una cooperatrice per avere ottenuto la pace in famiglia e salve le campagne dalle recenti brineTorre Pellice (Torino): L. M. - Torriglia (Genova): Sciatto Luigi 5 - Trento (Austria): Emilia de Peisser io - Trivano (Padova): Randi Carlotta 2 - Trinità (Cuneo): Damilano Maria 5 - Trino Vercellese: Sac. Agostino Gastaldi 5 - Trivero (Novara): Una pia parrocchiana 5 - Troffarello (Torino): Bonaudo Michele - Troina (Catania): N. N. per assistenza in lungó viaggio di mare.

U) - Ubiate (Bergamo): D. Giuseppe Panseri 5 - Valdomino (Conio): Badi Giuseppe 2 - Valnegra (Bergamo): Z. M. - Valtournanche (Aosta): Teresa Bic d'lilie i - Vaprio d'Agogna (Novara): Bogogna Francesco 4 - Varzo (Novara) : Stomi Marietta 5 - Venasca (Cuneo): Cesare Barra 1o - Venezia: L. D. D. 12 - Ventimiglia: Teresa Muratore 5 - Vercelli: Erminia Mondelli Bogatto 5 - id.: Pastore Alessandro 5 - Verolengo: Rosa Battista fu Lorenzo - Vicenza: Elisa Estesa e Vittoria Francescato 2 id.. Annetta Sommavilla Rigobello - Vico Esquense (Napoli): Catello Storace 200 - Vigevano: Carlo Casazza per la sorella - Vignone (Novara): Innocenta Bordini 2 - Villafranca Piemonte: Avv. Ricciardi e Maria coniugi - Villalvernia (Alessandria): Bianchi Edoardo 5 - Villanova d'Asti (Alessandria): Famiglia Vigna io - id.: Bianco Margherita 5 - Vinovo (Torino) : Farò M. e Tommasino - id.: B. D. 10 - Vizzini (Catania); N. N. Cooperatore 5-id.: I. C. M. 2.

Z) - Zavattarello (Pavia): Maggi L. C. 1o.

ESERCIZI SPIRITUALI.

Dal 4 all'll del prossimo agosto, in Nizza Monferrato, presso l'istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, si detterà da Sacerdoti Salesiani un corso di spirituali Esercizi, ai quali potranno prender parte pie secolari, Maestre e Signorine. La retta è di L. 18 a meno che si richiedano speciali riguardi pel vitto e per la camera.

Per le domande rivolgersi alla Superiora Generale Suor Caterina Daghero, non più tardi del 3o corr.

NOTIZIE VARIE

Riverenti omaggi

SUA Eccellenza Reverendissima, Monsignor Luigi Spandre, da dieci anni Vescovo titolare di Tiberiade ed Ausiliare dell'Eminentissimo Card. Arcivescovo di Torino, il 14 giugno u. s. fu dalla bontà del S. Padre nominato Vescovo e Principe di Asti.

All'esimio Pastore - gloria dell'Oratorio di Valdocco, ove per quattro anni fu alunno carissimo al nostro Fondatore - l'augurio fervente di copiose consolazioni e di un lungo e glorioso Pontificato !

- Il S. Padre si è pur degnato d'innalzare alla dignità episcopale due nostri Cooperatori sardi : il rev.mo Mons. Saturnino Peri, Parroco della Metropolitana di Cagliari, eletto Vescovo di Cotrone ; e il rev.mo Mons. Salvatore Scanu, Direttore Diocesano e Parroco di S. Lucia di Ozieri, eletto Vescovo di S. Marco e Bisignano. Ai còlti ed attivi Prelati l'omaggio cordiale dei voti più ferventi.

A Valdocco.

Ospiti illustri. - La domenica 6 giugno abbiamo avuto l'onore di avere fra noi l'On. Deputato Dottor Giovanni M. Longinotti venuto a presiedere la festa sociale dell'Auxilium. Dopo il pranzo famigliare, mentre la banda eseguiva un concerto in suo onore, l'Onorevole venne presentato ai giovani dell'egregio Avv. Saverio Fino con acconce parole. Ringraziando rispose il festeggiato coll'inviare un plauso alla memoria di D. Bosco, al suo successore ivi presente ed al carissimo D. Carlo Maria Baratta, alla cui scuola di Religione in Parma il valoroso quanto modesto Deputato disse di esser debitore della chiara conoscenza che egli aveva acquistato dei doveri della vita. Si pensi l'entusiasmo dei nostri giovanetti.

- L'8 dello stesso mese veniva per celebrare all'altare di Maria Ausiliatrice e per intrattenersi col sig.. D. Rua Sua Ecc. Rev.ma Mons. Sebastiano Leite de Vasconcellos, Vescovo di Beja in Portogallo. L'attivo e colto Prelato, prima di esser fatto Vescovo, aveva aperto un istituto professionale nella città di Oporto, sua patria, ed è venuto a chiedere i Salesiani per dirigerlo. Il Signore mandi nuovi operai nel suo campo, affinchè possano essere esauditi questi ed altri ardentissimi voti.

La bontà del S. Padre. - Il nostro venerando Superiore il 2 giugno, 74° compleanno di Sua Santità Papa Pio X , facevasi un dovere di umiliare al Vicario di Gesù Cristo i voti figliali più ferventi di tutta la Pia Società Salesiana; e il S. Padre, aveva la squisita bontà di far pervenire in risposta a D. Rua il seguente preziosissimo telegramma:

Santo Padre gratissimo per filiale devoto omaggio felicitazioni genetliaco, imparte di cuore Signoria Vostra, Case tutte Salesiane, nonchè Cooperatori e Cooperatrici, speciale Apostolica Benedizione, testimonio paterno affetto, pegno celesti favori. - Card. Merry del Val.

Grazie infinite, Beatissimo Padre; il Cielo vi conservi ancor lunghi anni all'amor nostro, alla nostra devozione illimitata, ed al bene di tutta la Chiesa!

In Italia.

CATANIA - All'Istituto di S. Francesco di Sales. - Il 5 giugno nell'intimità della divota cappella interna presenti i giovani convittori e alcuni signori e signore, si svolgeva in tutta la magnificenza del rito la grandiosa cerimonia della Sacra Ordinazione di cinque giovani Sacerdoti e di tre Diaconi della Pia Società Salesiana. Pontificò Sua Eminenza Rev.ma il sig. Card. Francica-Nava assistito da alcuni rev.mi Canonici della Metropolitana e da' suoi cerimonieri, al quale, per questa prova d'affetto ai figli di D. Bosco , umiliamo i più vivi ringraziamenti. A sera, nell'ampio cortile dell'Istituto, pavesato per la circostanza e illuminato fantasticamente, si tenne una riuscitissima accademia musicoletteraria ad onore della Vergine Ausiliatrice e dei novelli Sacerdoti, onorata dal largo intervento di signori e signore , nonchè di numerosi antichi allievi che vollero rievocare le dolci emozioni di un tempo, stringendosi attorno ai loro Superiori. Il dott. Fernandez-Crispo, decoro del laicato cattolico catanese, disse in, imo splendido discorso di Maria « conce valida protettrice della gioventù studiosa contro la sistematica miscredenza di molte aule scolastiche » e, dopo aver accennato alla necessità di affermare con santo orgoglio le proprie convinzioni religiose « nobile retaggio dei nostri padri » finì inneggiando con frase calda e brillante alla missione sublime del Sacerdozio Cattolico nell'ardua impresa della ristorazione sociale in Cristo.

ESTE - S. E. R. Mons. Pasquale Morganti, Arcivescovo di Ravenna, nel tornare dalle Feste di Maria Ausiliatrice di Torino, passava a Milano e di là ad Este, dove a suo onore, nel salone di S. Francesco, venne dato un trattenimento musico-cinematografico. Una folla di gente accorse a rendere sincero omaggio all'illustre Presule e ad applaudire i valenti esecutori del variato e scelto programma.

Al termine della serata, Sua Eccellenza rivolse un caldo e affettuoso saluto e un vivo ringraziamento al numeroso pubblico, e con forbita parola disse dell'Opera di D. Bosco, augurandosi che ad Este, ove i Salesiani dirigono due collegi, abbia a crescere sempre più il numero dei Cooperatori dell'Opera Salesiana.

IVREA - Nove alunni del III° Corso della nostra Scuola d'Agraria nel maggio u. s. si presentavano a subire gli esami di agronomia, botanica e parassitologia, e frutticoltura, alla Regia Accademia di agricoltura di Torino, riportandone tutti con eccellente classificazione il relativo diploma.

Crediamo di far cosa utile a molti lettori col ricordare che, da tre anni, esiste nella Casa Salesiana d'Ivrea una Scuola teorico-pratica di agricoltura, che ha per iscopo di formare degli agricoltori pratici a coltivare e dirigere la coltivazione dei campi secondo gli ultimi progressi della scienza agraria. Ammette giovani dai dodici ai diciassette anni, che, sotto la guida di buoni maestri, consacrando parte della giornata allo studio e parte al lavoro, nel breve corso di un triennio, si abilitano a tutti i rami principali dell'agricoltura. Campi, prati, vigna, orto, frutteto, pollaio, stalla , cantina sono oggetti di studio e di pratico esercizio. La casa ha nel suo recinto un podere modello per tutti i generi di coltura. I nove diplomi brillantemente conseguiti dagli alunni del III° Corso alla R. Accademia Albertina, sono il migliore elogio di questa Scuola.

Per programmi rivolgersi al Direttore della Scuola Agricola S. Isidoro - Borgo S. Antonio, 34 - IVREA.

NAPOLI - Prime Comunioni al Vomero. - Il 24 maggio, a cura delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ebbe luogo una bella indimenticabile festa sul Vomero, cioè la prima comunione di molte alunne dell'Istituto da esse con tanto zelo diretto. « Il grande salone - scrive il periodico La Croce - trasformato in cappella ed adornato di piante raccoglieva parecchie centinaia di persone, tutte intese ad ammirare la funzione che si svolgeva sull'altare, preparato con molto gusto, ricco di ceri e di fiori. Le bambine vestite di bianco circondavano l'altare, comprese appieno della solennità della giornata, essendo state già preparate, nei dì precedenti, con appositi sermoncini da Mons. Can. A. Ferrandina. Un coro di fanciulle elevava al cielo angeliche voci inneggianti ora a Gesù ed ora a Maria, accompagnate dall'armonium. Celebrò messa bassa pontificale Mons. Can. Ferrari, vicario generale dell'archidiocesi, che preparò quelle fanciulle alla prima comunione ed alla rinnovazione delle promesse battesimali con discorsini recitati con entusiasmo di apostolo e commozione di padre affettuosissimo. Fu una festa riuscita ottimamente e tutti ebbero parole di lode per quelle Suore che formano con il loro Istituto modello e l'Oratorio per le figlie del popolo una vera oasi di fede in uu rione, dove tutte le più svariate iniziative di bene sono sempre poche ed impari ai bisogni dell'ambiente ».

NOVARA - Una festa dei lavoro - Ebbe luogo nel teatrino dell'Istituto Salesiano, in occasione della distribuzione dei premi agli alunni delle scuole professionali, presente un pubblico numeroso, fra cui spiccate autorità, come il generale Valcamonica, il comm. Cacciò in rappresentanza del prefetto della provincia coram. Ferrari, il cav. Odone, presidente del Tribunale, il cav. Raviola, procuratore del Re, il cav. dott. Marchisio, il cav. Comune, in rappresentanza dell'intendente di finanza comm. Del Guerra, il cav. Oldani, il coram. Bollati, l'avv. commendatore Caire, ecc. ecc. - I premi consistenti in libretti del Piccolo Credito varianti da io a 5o lire furono 16. A cinque allievi venne assegnato il diploma di compiuto tirocinio. Il discorso di circostanza, detto dal prof. cav. Domenico Raspini, fu applauditissimo. Dissero pure applaudite parole Mons. Del Signore, rappresentante Sua Eccellenza Mons. Vescovo, il teol. D. Giulio Barberis, rappresentante il sig. D. Rua, e il direttore dell'Istituto.

TREVIGLIO - Saggio ginnastico. - La domenica 9 maggio, la Virtus del Collegio della S. Famiglia di Treviglio diede - come scrive l'Unione di Milano - « un riuscitissimo saggio di esercizi ginnici dinnanzi l'elite della città. Da un palco appositamente eretto presiede il sindaco cav. avv. Giacomo Tiragallo, cui fanno corona alcuni membri del Consiglio comunale. A sinistra sta il pubblico scelto e numeroso: a destra prendono posto i 26o convittori ; evoluzioni di squadra, esercizi a corpo libero, agli appoggi Baumann, alle parallele, ai bastoni Jaeger, frammezzati da alcuni gruppi. In tanta varietà di esercitazioni si ammira costantemente precisione, sicurezza , grazia ed una severa disciplina che attira ai bravi ginnasti frequenti applausi dal pubblico, che s'interessa vivamente al loro saggio. Piacciono di preferenza i gruppi, dei quali alcuni veramente artistici presentavano tali difficoltà di posa e di equilibrio che sembrava impossibile si potessero ottenere da giovanetti che attendono alla ginnastica unicamente nelle ore di sollievo durante alcune ricreazioni della settimana. La giuria, espressamente costituitasi, assegnò ai migliori medaglie vermeil, d'argento e di bronzo, offerte da gentili e benemerite trevigliesi con a capo le signore del Sottoprefetto, del Sindaco, dell'on. Cameroni, del doti. Luigi Vertova, che vollero incoraggiare quei baldi giovanetti a realizzare in sè il « mens sana in corpore sano. »

All'Estero.

CAPE TOWN (Sud Africa) - Un grandioso trattenimento di beneficenza, a favore dell'Istituto Salesiano locale, si tenne il 26 maggio u. S. nella vasta sala del palazzo di città capace di ben duemila persone ed affollata dei più distinti personaggi del clero e del laicato, sotto l'alta presidenza dell' ecc.mo sir Walter Hely-Hutchinson, governatore della colonia. Per la circostanza l'onorevole Alessandro Wilmot, senatore e cavaliere di s. Gregorio Magno, tenne un'interessantissima conferenza sulla Palestina con proiezioni luminose; la società filarmonica di Cape Town, composta di ben 15o artisti eseguì con finezza e colorito mirabile due cori del Gounod e del Mascagni e le allieve delle scuole domenicane di Rondebosch e Wynberg un coro del Mendelssohn ; mentre la banda dell'istituto, già conosciuta ed apprezzata in città, aprì il concerto con una marcia, sonò un intermezzo e concluse il programma coll'inno nazionale « God save the King ».

I più sentiti ringraziamenti agli organizzatori del grandioso trattenimento, specialmente all'on. Wilmot, agli artisti ed alle buoue allieve delle suore domenicane che prestarono gratuitamente l'opera loro. Il provento della rappresentazione andrà a benefizio del nuovo fabbricato, cui si porrà mano quauto prima, reclamato dallo sviluppo dell'istituto.

Dell'opera (lei salesiani al Capo di Buona Speranza facciamo conto d'intrattenere più diffusamente i lettori in un prossimo numero.

MESSICO - II nuovo Arcivescovo, S. Ecc. Rev.ma Mons. Giuseppe Mora y del Río, il 5 maggio recavasi a visitare il collegio salesiano di S. Giulia. Ossequiato da un'apposita Comissione di cooperatori e salutato dagli evviva degli alunni e dalle note festose della banda musicale, l'illustre prelato visitò la cappella e i singoli laboratori con vivissima soddisfazione e dopo mezzodì assistè benevolmente ad un trattenimento accademico in suo onore, nel quale superiori ed alunni andarono a gara nel manifestare i più affettuosi sentimenti di figliale esultanza a Monsignor Arcivescovo. Questi volle manifestare a tutti, con paterna parola, il piacere provato in quella visita e la gratitudine stia alla memoria di D. Bosco pel bene compiuto dai salesiani nell'archidiocesi.

COMUNICATO.

Il Segretario particolare del sig. Don Rua, Sac. Angelo Lago, fa noto ai vari corrispondenti e a chiunque possa interessare, che nell'Oratorio Salesiano di Torino non si accettano più messe da celebrare colla elemosina di una lira, perchè l'Autorità ecclesiastica diocesana ha fissato la limosina delle messe a L. 1,5o per tutta la città.

Per le messe poi che si vogliono all'altare di Maria Ausiliatrice che ora, per concessione di S. S. Pio X, è altare Gregoriano, la limosina è almeno di L. 2. Questo per norma di chi vuole mandar messe da celebrare.

IMPORTANTE.

Ad evitare un grande perdita di tempo e la dispersione di molti bollettini, preghiamo i signori Cooperatori e le signore Cooperatrici, che, quando hanno da modificare o correggere l'indirizzo col quale ricevono il periodico, accompagnino sempre la commissione con una delle ultime fascette col quale l'hanno ricevuto.

Agli Artisti.

È bandito un concorso per l'illustrazione delle scene più importanti della Vita di D. Bosco.

I disegni possono essere eseguiti a penna, a carboncino, ad acquarello, a tempera ed in qualsiasi altro mezzo adatto alla riproduzione per incisioni a chiaroscuro. I progetti dei disegni sono ad arbitrio dei concorrenti.

I lavori devono essere presentati pel 15 settembre p. v. Di tutti si farà una pubblica esposizione, prima e dopo il verdetto della Giuria.

Pel programma particolareggiato ed ogni altra informazione rivolgersi alla Direzione dell'Artista Moderno, Via Nizza, 149, Torino.