BS 1900s|1905|Bollettino Salesiano Agosto 1905

BOLLETTINO SALESIANO

Períodíco della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani dí Don Bosco

ANNO XXIX - N. 8.   Esce una volta al mese,   AGOSTO 1905.

SOMMARIO-- Nel II° Anniversario dell'Esaltazione e dell'Incoronazione di PAPA PIO X    221 NUOVI MOTIVI DI CONFORTO . 223 Soccorriamo i nostri emigrati - Una missione a Parigi , 225 Indulgenze pei Cooperatori . . 228 Della visita del Rev.mo D. Albera alle Case di America: negli Stati Uniti   . 228 I prodigi della Carità - VII) Torino-Valsalice : Seminario delle missioni estere .   .   . 232 MISSIONI: La Pampa e la Patagonia prima e dopo la conquista : Studio di D. Lino Carbajal - Colombia : I miracoli della grazia divina ad Agua de Dios .

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE : Echi della festa titolare - Grazie e graziati   . 240

NOTIZIE COMPENDIATE: A Valdocco - Dall'Italia: Alessandria, Bologna, Firenze, Nizza Monferrato, Ronza, Savona. Dall'Estero : Siviglia, La Paz 245

ISTITUTI D'EDUCAZIONE vivamente raccomandati . 249

Necrologia e Cooperatori defunti    250

NEL SECONDO ANNIVERSARIO dell'Esaltazione e dell'incoronazione di Papa PIO X.

PELLEGRINIAMO in ispirito all'eterna città, o buoni Cooperatori e pie Cooperatrici: prostriamoci a' piedi dell'Apostolico Seggio, e rinnoviamo la professione dell'inalterabile nostra devozione al Capo visibile della Chiesa, al Successore di S. Pietro, al Sommo Pontefice Pio X. Il 4 e il 9 di questo mese son due date per Lui e per noi solenni. Son due date solenni pel S. Padre, poichè segnano il compiersi del secondo anno dalla sua Esaltazione al Sommo Pontificato e dalla faustissima sua Incoronazione; son due date solenni per noi, perchè ci ricordano la fine del lutto per la perdita dell'immortale Leone XIII che per oltre cinque lustri era stato il Supremo nostro Pastore, e ci fan gustare nuovamente la giova vivissima provata all'annunzio del suo Successore.

Pellegriniamo in ispirito ai piedi del Papa... Chi è il Papa?

Si legge nel Vangelo, che Gesù elesse dodici Apostoli e diede loro la stessa missione che Egli aveva ricevuto dal Padre suo. « Io vi mando, come il Padre ha mandato me... Andate, ammaestrate tutte le genti, battezzatele nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo. » Ma, a capo degli Apostoli, Gesù pose Pietro e gli diede un primato non solo d'onore ma anche di giurisdizione: per cui Pietro fu costituito il maestro dei maestri, il pastore ilei pastori. E questo non fu un privilegio personale dato singolarmente a Pietro; ma tale da esser direttamente e indefettibilmente trasmesso ai suoi successori, che sono appunto i Vescovi di Roma, ossia i Romani Pontefici.

Per questo la Chiesa Romana fu in ogni tempo celebrata dai Padri e dai più stimati Autori Ecclesiastici, come la Cattedra principale, la sorgente della Fede, la Chiesa madre e signora di tutte le Chiese!

« Io vedo, diceva S. Girolamo, la Chiesa di Oriente divisa in tre parti quella di Vitale, quella di Melezio e quella di Paolino; ma io non conosco alcuno di essi. » « Io sono in comunione colla Santità Vostra, aggiungeva egli rivolgendosi a Papa Damaso; io sono unito alla Cattedra di Pietro, perchè so che su questa pietra è fondata la Chiesa di Dio; so che colui che mangia l'Agnello fuori di questa casa è un profano ; so che colui che non dimora in quest'arca deve necessariamente perire, e che chiunque si stacca dalla S. Sede in materia di fede, non è più di Gesù Cristo. » Questo diceva S. Girolamo, e questo dobbiamo ripetere noi pure, o buoni Cooperatori.

Il Papa, cioè il Padre comune dei fedeli, è il Successore di S. Pietro, il Vìcario di Gesù in terra : la sua dignità non ha l'eguale. Egli governa la Chiesa visibilmente come la governò S. Pietro finchè rimase in questa vita, come invisibilmente la governa Gesù dall'alto del cielo.

O buoni Cooperatori e pie Cooperatrici, nel mese scorso, additandovi i principali doveri verso Gesù Sacramentato, vi raccomandammo eziandio la visita quotidiana al S. Tabernacolo, dove il nostro Salvatore risiede permanentemente. Che Egli sia realmente presente nel SS. Sacramento, non v'ha dubbio alcuno, è verità di fede ; ma vi è complemente presente nell'esercizio della missione che gli aveva affidato il Divin Padre, ossia come quando percorreva le città e le borgate della Galilea, e insegnava la verità pubblicamente, infallibilmente e a tutti? Nel SS. Sacramento, certo, insieme col suo Corpo Sacratissimo sono realmente presenti, perchè inseparabilmente congiunte, l'anima sua e la sua divinità; ma nell'appressarci al S. Tabernacolo ciò che ci colpisce è il silenzio. È vero che le anime pie vi sentono egualmente la Sua voce dolce, forte e divina; ma bisogna pur riconoscere, che sebbene realmente presente sotto i veli sacramentali, Gesù dal S. Tabernacolo non esercita in forma visibile il suo ufficio di Pastore, nè ci fa udire, viva e sonora, quella parola infallibile che stigmatizzava gli errori, che smascherava l'ipocrisia e impediva che le anime cadessero vittima dell'ignoranza o del sofisma. O buoni Cooperatori e pie Cooperatrici, sapete voi il perchè?... Perchè la sua verga di pastore e la sua parola infallibile son passate nelle mani e sulle labbra di San Pietro e di tutti i suoi Successorii

Quella parola di Gesù : « Io sarò con voi sino alla fine dei secoli », continuamente si compie: e si compie mediante la Sua reale presenza nella SS. Eucaristia e l'ininterrotta successione de' Papi. La SS. Eucaristia e il Papa! ecco due misteri che si completano a vicenda; due misteri per cui Gesù Cristo è realmente con noi tutto vivo e vero, anche colla sua verga di pastore, anche colla sua voce divina.

Pellegriniamo adunque in ispirito ai piedi del Papa, del Vicario di N. S. Gesù Cristo; ed in questa solenne ricorrenza diciamogli ad una voce

« Beatissimo Padre, la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, come tutta la famiglia Salesiana, è tutta con voi e per voi.

Parlate, comandate , ammaestrateci! noi Vi ubbidiremo prontamente, rispettosamente, e sempre; perchè sappiamo che sul Vostro labbro infallibile risuona la parola stessa di Gesù Cristo, e che nelle Vostre mani stringete la stessa verga del Divino Pastore! »

Nuovi motivi di conforto

( Parole dette dal Sac. Dott. CARLO MARIA BARATTA nella solenne commemorazione di Don Bosco, tenutasi il 24 giugno u. s. nell'Oratorio di Valdocco. )

È un intreccio di memorie, di affetti dolcissimi che ci raccoglie in quest'ora per l'annuale commemorazione del padre nostro Don Bosco. Ci fa pur sempre tanto bene il sentir parlare di lui, ripetere le sue lodi, unire il nostro al plauso che s'innalza al nome di lui. Per noi, che avemmo la sorte invidiabile di avvicinarlo in vita, ci par di riveder in quest'ora quel suo volto paternamente sorridente alle voci di festa che gli fremeva dintorno nell'entusiasmo dell'affetto de' suoi figli, e ancor per un istante ci par di gustare di quella gioia calma e serena, per la quale ci sentivamo fatti migliori. Ed anche per voi, che giungeste dopo, quest'ora deve riuscire piena di letizia perchè voi pure avete imparato ad amarlo Don Bosco, avete esperimentato gli effetti della sua carità, avete provato la dolcezza ineffabile del suo spirito, che vive e tutto informa quanto si svolge in questa che fu la sua casa.

Ed all'animo del figlio torna pure cosa grata il poter parlare di Lui e trovar nuove voci, nuovi argomenti per esaltarne il none. Ma che cosa trovare, che l'affetto dei figli non abbia ancor detto? E incominciando a parlare di Lui, che cosa l'affetto medesimo non vorrebbe dire ?

Tuttavia un fatto novissimo mi suggerisce la parola, dirò, di attualità: un fatto che riverbera sulla fronte del padre nostro dolcissimo un raggio luminoso di luce, e mentre ci richiama alla considerazione di ciò che fu merito suo grandissimo, ci disvela nuova fonte di gloria per lui, nuova ragione a noi di conforto. Voglio accennare all'ultimo documento papale, l'enciclica sull'azione cattolica, della quale tutto il mondo ragiona. Qui non la ricordo per farne comecchessia un commento, ma per trarne solo una considerazione di nostro particolare interesse.

Lo sappiamo come Don Bosco guardava al Papa. Non era la sua solo umile sudditanza era attaccamento figliale, era quasi direi un culto entusiastico verso di una manifestazione divina. Tutto sul Papa, tutto pel Papa volle che fosse l'opera sua e dei suoi figli, il loro costante programma. Ed a lui che s'accingeva al lavoro, alla vera azione nell'umile parte di gregario, il Signore rivelava i tesori della sua sapienza, additava il cammino ed i mezzi, e sosteneva nell'opera difficile e faticosa con carismi singolarissimi. Sicchè D. Bosco apparve qual fu ed è veramente, l'uomo della Provvidenza, l'uomo veramente del suo tempo, mandato da Dio per la redenzione del suo popolo, per la instaurazione del suo regno.

Forse non abbiamo saputo misurare e neppur sospettare tutta l'influenza salutare esercitata largamente, profondamente, dalle idee e dall'opera di D. Bosco. Forse, pur amandolo teneramente il padre nostro, non abbiamo avuto il coraggio di crederlo così grande come veramente fu, l'uomo del suo tempo, come con frase felice lo disse il compianto Cardinal Alimonda, suscitato per ridare Dio al suo secolo, per divinizzare l'età sua. Forse non abbiamo intieramente compreso come D. Bosco con sguardo profondo e antiveggente tutti misurò i mali e le cause dei mali del secolo nostro, ne vide i bisogni ed i rimedii opportuni. Miei fratelli, chi ce lo viene a chiarire e confermare nel modo più autorevole e solenne, sia pure in modo indiretto, è la parola stessa del Papa. La voce del Papa suona, e noi dobbiamo sentire con soddisfazione vivissima com'essa risponda a quanto Don Bosco aveva intuito e a noi insegnato.

Quando in questi ultimi anni nuove idee, nuove correnti agitarono la vita delle nostre popolazioni e sorse quasi un fremito per avvisare a' nuovi provvedimenti, a nuove vie di salute, abbiamo forse dubitato che, non già sulle virtù eroiche del santo, ma sul programma suo di azione impallidisse la luce dell'opportunità. Ma in brevissima ora tramontano idee, cessano correnti, spariscono uomini ed istituzioni: e scese dall'alto la parola ammonitrice, venne la luce ed il conforto pei dubbiosi: e quella parola e quella luce ci parve la parola ed il consiglio stesso di Don Bosco. Ciò faceva rilevare tanto bene il compianto teol. Reviglio nel discorso che allora teneva agli antichi allievi dell'Oratorio.

E sull'alba del nuovo Pontificato, quando udimmo ripetere come sintesi di tutta un'azione da svolgere l'instaurare omnia in Christo, non ci parve ancora di riudire la voce del Padre nostro che con tanta calorosa insistenza ci diceva dover lavorare senza posa per riportare G. C. nelle anime, per ristaurare il suo regno in mezzo al popolo, specialmente fra i figli del popolo, nella scuola, in tutto l'insegnamento ?

E il Papa quando torna a parlare, ritorna ad insistere perchè nulla sia risparmiato di opere, di studii, di sacrifizii per l'istruzione religiosa dei fanciulli nei catechismi , nelle scuole di religione, negli oratorii festivi. E non fu questo appunto la costante, preoccupazione, direi, di D. Bosco, preoccupazione che si manifesta in tutta la sua molteplice attività, in pubblico ed in privato, colla parola e colla stampa, in iscuola, in chiesa, dappertutto?

E lasciando di toccare di molte altre cose, come ad es. degli sforzi di D. Bosco per la instaurazione del canto gregoriano, che volle largamente propugnato e diffuso in tutte le sue case, e, venendo per far breve all'ultimo documento papale, quanta parte del pensiero di Don Bosco dobbiamo noi riscontrarvi! di Don Bosco, che di una cosa si mostrò sollecito , come anzitutto vuole il Papa nella sua Enciclica, non tanto di agitare e lottare, ma di formare Cristo nel cuore de' suoi figli, e primamente in quelli che un giorno avrebbe lanciato sul campo del lavoro ! di Don Bosco, che con larghezza meravigliosa di vedute, sicchè i pusillanimi o le coscienze farisaiche ne presero scandalo, tutti volle riunire gli uomini di buona voloutà, senza spirito di parte, per operare pel bene del popolo, in ispecie per preparare migliore la nuova generazione! di Don Bosco che così fortemente e costantemente volle i suoi figli lontani da ogni azione politica, da ogni agitazione di parte, affinchè in verità ognuno d'essi si potesse sempre far tutto a tutti per tutti guadagnare a Cristo ! E rileggendo l'enciclica nuovissima, in quante altre cose noi potremmo soffermarci a constatare questa rispondenza, se il tempo e l'opportunità delle circostanze mel concedesse (1).

Orbene, miei fratelli, questo risuonare all'unissono del pensiero di D. Bosco e della parola del Papa è anzitutto la più alta sanzione di gloria che Dio ha voluto e vuole concedere su questa terra all'opera del suo servo, che faticò nella umiltà e nella semplicità del cuore. - Ma è insieme nuovo conforto a noi ed ammonimento. - No, non corriamo male nè inopportunamente, seguendo fedelmente, umilmente le vestigia del Padre nostro. Convien solo che poniamo ogni nostro studio per ben penetrare il suo pensiero, ogni nostro sforzo per farlo divenire vita della vita nostra, movente principalissimo di ogni nostro operare.

Rìchiamando alla mente nostra l'amabilissima figura di lui, che ci fu padre tenerissimo, nelle sue parole, nei suoi atti, in tutte le sue disposizioni, ci accorgeremo sempre meglio che egli apparve sulla scena del mondo, in questa età che fu sua ed è pure nostra, animato da un vivo fuoco di carità, guidato da una illuminata prudenza ; ma dovremo ancora constatare ad ogni tratto, con consolante meraviglia per noi stessi, che in lui brillava uno spirito di singolare antiveggenza, sicchè non solo nell'indirizzo generale dell'opera sua, ma ancora nei mezzi più particolari, Don Bosco aveva intuito tutti i bisogni, le tendenze, il sospiro, tutta la via insomma di salute per il secolo nostro!

E noi con fidente affetto seguendo i suoi passi ci accorgeremo che l'opera nostra non solo non invecchia, ma che anzi fiorisce per efficace opportunità. Ed il conforto che noi proviamo ora nel constatare in mezzo al turbinar di tante vane opinioni come la parola del Papa per noi suoni piena sanzione del pensiero e dell'opera di Don Bosco, che deve essere pensiero ed opera nostra, quanto questo conforto s'accrescerà quando in tarda vecchiezza, cui Dio piacesse serbarci, noi, riudendo altre volte la voce solenne del Vaticano che segna il cammino in mezzo a' dubbi ed agli errori, noi potremo ancora con santo orgoglio di figli fedeli esclamare : Così ci aveva insegnato Don Bosco, e così noi abbiamo camminato! E quelli ancora che verranno lontanamente dopo di noi, se fedelmente, amorosamente, avranno studiato e seguito le orme del Padre, sforzandosi di vivificare del suo spirito tutto il loro operare, faranno pur essi esclamare al secolo stupefatto : Sempre gli uomini provvidenziali , sempre gli uomini del loro tempo i figli di Don Bosco !

(1) L'oratore qui accenna all'Enciclica sull'AZIONE CATTOLICA, di cui i nostri lettori han certamente rilevato tutta l'importanza, leggendola nei pubblici fogli.

Soccorriamo i nostri emigrati (*)

II.

Che cosa han fatto i Cooperatori fin qui - Che cosa potrebbero fare.

Esposte brevemente le deplorevoli condizioni religiose della maggior parte dei nostri emigrati, ed ammessa la necessità di un'ampia ed attiva assistenza a loro vantaggio, per opera soprattutto del sacerdote e del missionario, due cose ci restano a dire

Fino a qual punto abbiano cooperato a questa nobilissima impresa, e fin dove possano spingere la loro preziosa attività i nostri Cooperatori.

I. Che han fatto i Cooperatori Salesiani a favore degli Emigrati ?

E noto, che D. Bosco, in particolar maniera, raccomandò allo zelo ed all'attività dei suoi figli anche i bisogni degli emigrati. Ecco le pietose parole, che nel 1875 egli volgeva ai primi missionari diretti all'Argentina

« Vi raccomando con insistenza particolare la posizione dolorosa di molte famiglie italiane, che numerose vivono in quelle città e in quei paesi e in mezzo alle stesse campagne. I genitori, la loro figliuolanza poco istruita della lingua e dei costumì dei luoghi, lontani dalle scuole e dalle chiese, o non vanno alle pratiche religiose o se ci vanno nulla capiscono. Perciò mi scrivono, che voi troverete un numero grandissimo di fanciulli ed anche di adulti che vivono nella più deplorevole ignoranza del leggere, dello scrivere e di ogni principio religioso. Andate, cercate questi nostri fratelli, cui la miseria o la sventura portò in terra straniera, e adoperatevi per far loro conoscere quanto sia grande la misericordia di quel Dio, che ad essi vi manda pel bene delle loro anime... »

E, grazie a queste raccomandazioni, la prima fondazione Salesiana in America fu realmente un' opera a bencfizio dei nostri Emigrati Oltre duecento italiani attendevano ansiosi al porto di Buenos-Ayres i nostri primi missionari, i quali, quantunque diretti alla fondazione del Collegio di S. Nicolas de los Arroyos, non seppero rìmaner sordi alle preghiere dei nostri connazionali ed all'invito dell'Arcivescovo Mons. Aneyros, e benchè assai pochi (erano dieci!) si divisero in due gruppi, uno dei quali si pose subito al servizio della Chiesa Mater Misericordice, detta pure l'Iglesia de los Italiànos, nella capitale. Il sullodato Arcivescovo, di sempre cara memoria, scrivendone a D. Bosco, gli diceva

« Non è a dire con quanto piacere ho abbracciato i suoì figli, che con sì eroica risoluzione hanno lasciato l'Italia per condursi in queste lontane regioni. Il nostro buon Dio benedirà certamente il suo Istituto fra noi, ed un pegno di questa celeste benedizione è quello che sì amorevolmente ha dimostrato il nostro Santissimo Padre Pio IX. Fortificati da esso faranno certo gran bene non solo a S. Nicolas, ma anche in questa dominante (o capitale), dove è convenientissimo che abbiano una casa, non solo per facilitare la comunicazione con V. R., ma ancora perchè il bene che potranno fare qua è immensamente maggiore di quello che potranno fare a S. Nicolas. Solo gli Italiani sono un trenta mila a Buenos-Ayres... Credo dunque convenientissimo che prendano i suoi figlì la direzione della chiesa italiana che quei buoni confratelli (i soci della Confraternita ivi eretta) loro offrono.

Così presteranno un servizio immenso... »

Qui non è il caso (e non sarebbe neppur possibile), seguir passo passo l'opera dei figli di Don Bosco a favore degli Emigrati : tanto più che ancor prima che se ne facesse una rubrica a parte, se ne hanno non pochi splendidi appunti nelle pagine del Bollettino.

Ma non dobbiamo tacere, come in questi ultimi anni siasi accesa più vìvamente che mai, in tutti i figli di D. Bosco, la santa gara di adoperarsi in favore degli emigrati. Ne son pegno le varie fondazioni compiute a quest'unico scopo: scuole, oratori, comitati d'assistenza e patronati, pìù frequenti missioni date su larga scala in importantissimi centri d'Europa e d'America; ed anche l'ampia propaganda benefica dì alcuni periodici o fogli popolari, scritti in italiano, dei quali a titolo di meritato encomio ricordiamo il Cristoforo Colombo, rivista settimanale illustrata che si pubblica dai Salesiani della Republica Argentina, e l'Italiano in America, splendido foglio settimanale, in ampio formato e a sei colonne, che esce a New-Jork a cura di quei nostri confratelli. Tutto ciò si deve naturalmente all'indirizzo dato da D. Bosco alle prime Missioni, ma anche alle vive e continue raccomandazioni dello stesso suo Successore, che l'anno scorso istituiva un' apposita Commissione Salesiana per l'assistenza degli emigranti con sede nell'Oratorio di Torino.

Ciò esposto, ripetiamo il primo quesito : Che han fatto i Cooperatori Salesiani a favore degli Emigrati ?

Voi, o buoni Cooperatori, avete fatto tutto quello che han fatto i figli di D. Bosco : perchè, senza la vostra cooperazione, essi non avrebbero fatto nulla ; invece, mediante la vostra cooperazione, han fatto assai e sperano di far ancor più in avvenire. Noi quindi non esageriamo, se additandovi tanti italiani all'estero, amorevolmente assìstiti dai Missionari Salesiani, vi diciamo pieni di ammirazione e di riconoscenza : Son pur questi i frutti della vostra generosa cooperazione ! Continuate perciò con grand'animo, e più abbondanti ognor saranno simili frutti.

II. E fin dove potrebbero spingere la loro preziosa attività i Cooperatori Salesiani ?

Diciamo in poche parole tutto il nostro pensiero.

La Commissione Salesiana per gli Emigranti, fin dalla sua prima circolare alle Case e Missioni Estere Salesiane, insisteva che si venisse alla fondazione di Comitati di Patronato o di Segretariati del Popolo, ove simili istituzioni già non esistessero. Nè limitavasi la Commissione a semplici raccomandazioni e ad opportuni consigli, ma proponeva pure una base agli statuti delle raccomandate istituzioni, col seguente schema di regolamento

È istituito presso la Casa Salesiana di ...

un Comitato di Patronato o un Segretariato del Popolo per gli immigrati Italiani (1).

1. - Il Comitato ha per iscopo di offrire gratuitamente tutela o consiglio. Assiste gratuitamente i non abbienti negli atti della vita religiosa e civile, colla pròtezione professionale di avvocati notai, medici, ecc., dei proprii aderenti e collaboratori; colla corrispondenza, trattando a loro favore colle autorità: colla ricerca dei documenti, colle necessarie indicazioni della beneficenza cittadina, coll'amichevole intervento ed arbitrati ;

2. - Pone speciale studio a ricercare impiego in città e in provincia pei disoccupati, e a provvedere al rimpatrio degl'inabili al lavoro ;

3. - Si tiene in relazione colle autorità italiane Preposte all'emigrazione e colle autorità locali preposte all'immigrazione, per giovare più facilmente ed efficacemente agli Emigranti ed agli Immigrati.

4. - Ricerca tutte le notizie e informazioni che possano tornar utili agli Immigrati e ne dà pubblicazione o comunicazione a seconda del caso o sui giornali o alle autorità locali o del luogo dell'emigrazione o in foglietti da consegnarsi all'arrivo di nuovi Immigranti, ecc.;

5. - Si procura aderenti e collaboratori presso i consolati, uffici ecclesiastici e governativi, Agenzie, ecc., anche in parecchie città, nonchè la collaborazione di alcuni notai, avvocati, medici, ecc., che prestino gratuitamente l'opera loro per gli Immigrati raccomandati dal Comitato o dal Segretariato, allo scopo di tutelarli e proteggerli nei loro affari civili, nei casi criminali, e nei casi stessi di rimpatrio alle stazioni d'imbarco e di sbarco.

6. - In breve, accetta e disbriga qualunque commissione utile e vantaggiosa nell'interesse degli Immigrati ed anche degli Emigranti.

Avvertenze. - a) Si procurino benefattorì all'opera, i quali facciano annualmente una data offerta ;

b) si scelgano la Presidenza onoraria e Soci onorari tra le principali autorità e notabilità locali ;

c) ogni Comitato di Patronato, o Segretariato del Popolo, diretto da Soci o Cooperatori Salesiani, è di sua natura ausiliare diretto di ogni altro Comitato o Segretariato di egual direzione.

Fin qui lo schema proposto dalla Commissione.

Ora, a questo dovrebbe spingersi l'attività dei Cooperatori:

1 ° Ad aiutare efficacemente i Salesiani nella fondazione de' suddetti Comitati ;

2° a farsene promotori essi stessi, là sopratutto ove non può giungere l'azione dei Salesiani ;

3° in ogni caso, a prestar volentieri la loro opera personale, pel completo sviluppo e pel regolare funzionamento di tali provvidenziali istituzioni, colle quali, insieme cogli interessi della Religione e della Patria, sono così intimamente collegati gli interessi individuali, e specialmente l'eterna salvezza di numerosissimi nostri connazionali.

Queste raccomandazioni noì le facciamo specialmente ai tanti Cooperatori, che la Pia Unione conta all'Estero, in particolarissima maniera ai non pochi, emigrati anch'essi ed italiani : a questi il più caldo appello ad unirsi ai figli di D. Bosco per giovare seriamente a tanti altri connazionali.

Ai numerosissimi Cooperatori poi che contiamo in Italia, diremo una parola speciale un' altra volta : per ora ci è caro l'assicurarli di nuovo, che essi, aìutando le opere salesiane, giovano direttamente anche a tanti nostri emigrati.

(1) Altrettanto si faccia per Emigrati polacchi, portoghesi, irlandesi, ecc.

tra i nostri emigrati

Una missione a Parigi.

Quest'anno, in preparazione alla Pasqua si tenne a Parigi una missione per gli Emigrati Italiani numerosissimi.

Essi sono divisi in 7 quartieri affidati alle cure delle Suore di S. Vincenzo. Il quartiere più attivo, non però il più numeroso, ha sede nella parrocchia di SS. Eloi, rue de Reuilly, XII arr., dove sono seicento e più gli inscritti : ivi si tenne la missione, dettata dal Salesiano Dott. D. Giuseppe Capra, espressamente chiamatovi dalla direzione dell'Opera Italiana (opera di beneficenza fondata e sostenuta da caritatevoli persone francesi). E i nostri connazionali, che hanno un profondo sentimento di fede, vi accorsero numerosissimi, anche dai quartieri più lontani della città.

La cappella capace di ben mille persone riuscì insufficiente, e fu necessario che i vari membri delle famiglie si dessero il turno, essendo pur sempre gli uomini numerosi quanto le donne, e molti i giovani dai 18 ai 2o anni. L'attenzione ed il contegno erano ammirabili. Si potè proprio constatare che gli Italiani all'Estero sanno, quando se ne ha cura, farsi onore, anche col palesare la loro viva fede cristiana.

Ci scrissero : « Mai missione riuscì sì consolante e bella, dacchè fu stabilita quest'opera (e sono cinque o sei anni) ; si distribuirono circa mille sante comunioni, di cui più di 45o a uomini ».

Ben meritati dunque gli elogi fatti dal parroco locale ai nostri emigrati per la piena dimostrazione della loro fede ; ma egli pure si merita un pubblico ringraziamento per l'amore che addimostra ai nostri connazionali. Una parola di lode anche al Missionario, nonchè al sacerdote francese Don Agostini, Vice-Parroco, al quale sono affidati i nostri emigrati, e all'ottima Soeur Catherine, vero esempio di attività, che ha tanta parte nel bene che si fa a Parigi a loro vantaggio.

Per assoluta mancanza di spazio, siamo costretti a rinviare al prossimo numero una lettera del Sac. Ernesto Coppo, Parroco della Chiesa della Trasfigurazione a New York.

Indulqenze pel mese di settembre.

I Cooperatori Salesiani, i quali, confessati e comunicati, visiteranno divotamente qualche Chiesa o pubblica Cappella o, se viventi in comunità, la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, in Settembre lucreranno l'indulgenza plenaria:

1° l'8, Natività di Maria Santissima ; 2 ° il 10, Festa del SS. Nome di Maria ;

3 ° il 14, Festa dell'esaltazione della S. Croce ; 4° il 17, i Sette Dolori di Maria ; 5 ° il 29, Dedicazione di S. Michele Arcangelo ; 6 ° in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno ;

7 ° nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte;

8 ° nel giorno in cui si raduneranno conferenza.

Inoltre (e su questo richiamiamo vivamente l'attenzione di tutti i Cooperatori) ogni volta che essi reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità, ed un altro Pater, Ave e Gloria secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucrano tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo in Compostella, purchè essi siano in grazia di Dio.

Della Visita del Rev. Sig. D. Albera alle nostre Case d'America

Negli Stati Uniti.

A Chicago.

Chicago è nota per la sua mondiale esposizione del '93 : noi siamo andati a vedere l'immensa pianura dove estendevasi. Da Chicago omai si può dire che provengono la maggior parte delle macchine. Per me non ha nulla di bello se si toglie il carattere di commerciante e troppo commerciante. Quello però che non ci permetterà mai di dimenticare Chicago fu la carità fraterna con cui il P. Moreschini dei Servi di Maria ed i suoi confratelli ci accolsero e ci trattarono nel breve nostro soggiorno. Il Superiore aveva certo non poco da fare in quei giorni, ma si può dire che non ci abbandonò e volle farci non solo vedere le loro Case, Chiese e scuole parrocchiali, tutte fiorentissime a pio degli Italiani ; ma desideroso avessimo una qualche idea di Chicago, ci accompagnò per la città fin dalla sera stessa del nostro arrivo.

Quando noi lasciavamo la Casa dei PP. Serviti, le prime ombre della sera stringevano a poco a poco nel loro cupo abbraccio la città, che è dopo New York, la maggiore degli Stati Uniti. Le tenebre salivano rapidamente; nelle botteghe e negli ufficii, posti a pian terreno sulle vie, era già notte oscura, mentre gli ultimi sprazzi solari illuminavano ancora i comignoli dei tetti e facevano scintillare le vetrate del decimo quinto o ventesimo piano delle case, le quali a guisa di immobili giganti di ferro e di mattoni, levavano alto il capo fino a sessanta o settanta metri dal suolo e proiettavano le nere ombre nel fondo della strada.

Una delle principali vie ad occidente della città era, al calar del giorno, piena di popolo, vario, animato, affrettatissimo, che a capo chino e colle braccia penzoloni si allontanava. Erano gli operai che compita la giornata nelle officine, a gruppi densi e silenziosi facevano ritorno a casa. I padroni dei fondachi, gl'impiegati nelle fabbriche, gli scrivani delle banche, gli ufficiali del Governo uscivano da enormi casoni o da palazzi in istile della rinascenza, o italo-americano, e si riversavano nella via che diventava per un paio d'ore viva, rumorose, fremente : dal tramonto a due ore di notte essa era corsa da innumerevoli carrozze, solcata per ogni verso da tramways elettrici, da omnibus, da biciclette, automobili e battuta da pedoni di ogni classe, condizione e stirpe. Era un fiume umano che metteva foce per mille bocche nella pubblica via, nei teatri. nelle chiese o nelle case, dove i cittadini di Chigaco (oltre un milione e novecentomila creature !) combattevano le dure battaglie della vita.

Spesso non si può andare a piacimento, ma si è travolti dalla folla che trascina, e bisogna per orizzontarsi e giungere più facilmente alla propria destinazione, prendere gli elevated trains che corrono a varii metri dal suolo e che per le città come Chicago, New-York e simili, sono una vera necessità. Dappertutto si tace, o se qualcuno parla, è d'ordinario uno straniero.

Da Chicago siamo andati a Cleveland, ove ci attendeva D. Coppo, il Direttore della Casa di New-York, per condurre D. Albera dal Vescovo che l'interessò moltissimo per la fondazione di un Ospizio di arti e mestieri a pro dei numerosi giovani di quella grande commerciale città che conta più di 400.000 abitanti. Tutto parve favorevole a D. Albera, l'unica difficoltà da risolversi a Torino fu quella del personale, che forse ritarderà di molto l'apertura di quella Casa pur così reclamata da imperiosa necessità.

A New York.

Era sabbato: e da una settimana viaggiavamo in treno. Ci decidemmo a passare un'altra notte sulle rotaie e partimmo alla volta di New York con breve sosta alla stazione di Buffalo. Alle 9 del mattino eravamo alla grande città, improvvisata in pochi anni con tutte le attrattive delle comodità moderne, e che forse incarna la potenzialità dell'uomo ai giorni nostri.

Quando noi uscimmo dalla stazione, una fitta nebbia non ci lasciava scorgere nulla ; alla nostra casa non si arrivava mai. Ad un tratto il tramways si ferma : una moltitudine di gente, immobile avanti una chiesa, aspettava che uscissero quelli che stavano dentro ad ascoltar la messa, per compiere alla loro volta il precetto festivo. Noi non vedevamo che una spianata di ombrelli perché pioveva ; ma quel primo incontro mi impressionò favorevolmente : i cattolici degli Stati Uniti sono francamente cattolici e non si lasciano spaventare dal ridicolo rispetto umano ; nè mi venne mai fatto di vedere offendere i principii religiosi di alcuno ; per altro le guardie, quasi tutte nerboruti irlandesi, saprebbero anche colle loro sferze indurre i mal consigliati a rispettare le nostre idee religiose.

Celebrata la Santa Messa, le varie compagnie istituite nella nostra parrocchia della Trasfigurazione si presentarono ad ossequiare D. Albera ed egli rivolse a tutti parole di rallegramento e di soddisfazione. L'indomani si fece visita alle diverse classi parrocchiali. Negli Stati Uniti quasi ogni parrocchia ha annesse le sue scuole. In varie delle principali della città, il parroco accoglie nelle sue scuole più di 2000 tra ragazzi e ragazze con una spesa che non di raro supera le ottanta mila lire all'anno! La pietà dei fedeli non solo sopperisce a queste spese, ma provvede al culto, ai suoi ministri e tutto abbondantemente. Da questo lato mi pare che a noi resti molto da imparare.

L'Eccellentissimo Delegato Apostolico negli Stati Uniti in una pubblica radunanza a Filadelfia dava con queste parole ragione delle numerose scuole parrocchiali. « Per noi cattolici, egli diceva, l'educazione, moralmente parlando, la quale non è cattolica, è un'educazione impossibile. Tale è la ragione suprema per l'esistenza delle scuole parrocchiali, cioè di quelle nostre scuole, nelle quali non solo s'insegna tutto ciò che e utile agl'interessi domestici e civili, ma vi si aggiunge la perfezione per mezzo dell'educazione morale e religiosa. Le scuole senza alcuna religione non possono approvarsi, perchè esse sono nocive agli individui, alle famiglie e allo Stato. Ecco la ragione per cui i cattolici, senza venir meno al rispetto dovuto alle istituzioni civili, forti dei proprii diritti, hanno le proprie loro scuole e sono degni del favore della pubblica opinione. »

I nostri confratelli addetti alla Chiesa della Trasfigurazione si trovano nel centro di una grande colonia italiana, composta nella maggior parte di Liguri e di meridionali. Molti di loro pochissimo istruiti e quasi tutti poveri, sono perciò stesso assai esposti alla propaganda protestante, tanto più perniciosa quanto meno palese e più fornita di mezzi pecuniarii. Il collocare un figlio gratuitamente in un collegio protestante è cosa tanto facile, quanto pericolosa ; di qui le difficoltà che nascono pei nostri, tanto più che, come accennai, il culto, le scuole e lo stesso prete qui dev'essere esclusivamente mantenuto dalla pietà dei fedeli. I nostri connazionali non sanno capire la necessità di questa loro cooperazione materiale, avvezzi, com'erano, a non sentirne mai parola nei nostri paesi. Io sono entrato in una questione assai grave, che bisognerebbe dilucidare alquanto, ma credo di dispensarmene in questi appunti, sapendo che sarà oggetto di una relazione dei nostri confratelli. A me basta notare che gl'Italiani nella sola città di New York ascendono a circa quattrocentomila su i tre milioni ed ottocento mila abitanti che conta la città. Anche qui a New York i Salesiani hanno una seconda chiesa detta di Santa Brigida, essa pure destinata per gl'Italiani. Altri sacerdoti secolari e regolari lavorano nel vasto campo degli immigrati Italiani, ma tutti comprendono che per quanto si sia animati di zelo, e si studi di sopperire alle prime necessità di quel nostri connazionali, si è ben lontani dal poter bastare ai loro bisogni. Pur troppo, non pochi di essi, trovando il sostentamento materiale, dimenticano completamente i loro eterni destini ! Il sig. D. Albera incoraggiò molto l'idea di trovare fuori della città una Casa ove poter coltivare le vocazioni allo stato ecclesiastico : che il Cuore di Gesù la benedica.e la compia a sua gloria ed al bisogno estremo di tanti poveri nostri fratelli. ,

Un'escursione fino a Brooklin.

Nella sosta fatta a New York , per quanto pressato da molteplici affari, D. Albera non poteva dispensarsi da una visita all'Arcivescovo, che fu con lui di un'affabilità straordinaria, e a tanti benemeriti cooperatori e famiglie religiose che ci vennero in aiuto coll'elemosina e coll'appoggio morale. A New York il tempo vola e spesso una sola visita ruba una mezza giornata. Un giorno mentre D. Albera era andato a vedere a New-Arc, città vicina un terreno che ci offrivano per fondarvi un Collegio destinato all'Opera dei Figli di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico, salii su un elevated-train ed impiegai più di tre ore per percorrere la città di New York e quella di Brooklyn, unita per mezzo di un ponte : fortuna che qui non si paga che al salire in treno, ove si può rimanere anche tutto il giorno coi primi 25 centesimi pagati. Il ponte di Brooklyn fu condotto a termine l'anno 1883 e va annoverato senza dubbio, scrive La Civiltà Cattolica, fra le più belle opere compiute dalla scienza moderna applicata alla pratica. Brooklyn in realtà ora non forma più che una città con New York, alla quale venne unita per plebiscito verso la fine del secolo scorso, dando così origine alla immensa città denominata Greater New York; tuttavia resta sempre divisa da un braccio di mare detto East River. Dei 3.800.000 abitanti che conta la Greater New York un milione spettano a Brooklin, ed è facile comprendere di quanto interesse sia per ambedue quei popoli così vicini l'aver aperto in ogni stagione dell'anno un comodo passaggio dall'una all'altra riva . I battelli d'ogni maniera adoperati, oltrecchè insufficienti al bisogno ed alla comodità, erano anche esposti, nel caso di una vernata straordinariamente rigida a dover ristare dal servizio. Si prese adunque il partito degno di Americani, di gettare sul fiume un ponte quale non fu concepito un altro, nonchè condotto a fine. L'opera fu affidata nel 1867 all'ingegnere J. Roebling, famoso pei ponti già costruiti da lui a Niagara e a Cincinnati, poi, mancato lui, al figlio Washington che morì nel 1871.

Il ponte di Brooklyn cavalca l'East-River tutto d'una tratta, lunga m. 486.60 contando dagli assi delle torri che la sorreggono a 84,25 sopra il più alto livello del mare in flusso. Quattro gomene metalliche lo sostengono, raccomandate a due maschi collocati a m. 283,60 dall'asse delle torri sopra ambedue le rive ; e poiché il ponte a partire dalle torri va digradando per cercare il piano, tutta la sua lunghezza comprendendovi le opere di terra corre per m. 1826,60.

Il piano del ponte, tutto d'acciaio, è largo m. 26.20 distribuito in cinque strade : quella di mezzo, più lata, serve pei pedoni, ed è fiancheggiata da due altre destinate alla ferrovia e tranways elettrici le due strade esterne sono ad uso dei carri e delle carrozze tirate da cavalli. Una particolare difficoltà s'incontrò nel tirar su la prima fune che doveva congiungere le due torri opposte : era composta di 5282 fili d'acciaio dei diametro di tre millimetri ciascuno, formanti il peso di tonnellate 866: il ponte sospeso pesa 6470 tonnellate. Tuttavia questo peso è ben lungi dall'arrivare alla tensione che potrebbero sostenere le funi che ascende a 49,200 tonnellate ed in ciò appunto sta la grande sicurezza del ponte che quando lo attraversai a piedi io vidi sostenere più migliaia di persone e duecento tra vagoni di ferrovia, tramwais, carrozze e carri.

Notevole sopratutto è la circostanza che morto l'ingegnere Washington, la grand'opera fu continuata per 12 anni e portata a termine da Madama Roebling, sua vedova. Infatti la valente donna che già dalla conversazione del marito doveva aver imparato più che gli elementi dell'arte sua, vistolo cader ammalato vie più vi si internò e ne afferrò i concetti ed i disegni così perfettamente che fu in grado di dirigere fino all'ultimo l'esecuzione. In riconoscimento del qual merito le fu decretato l'onore di passare, innanzi ad ogni altro, il famoso ponte, nel giorno della sua prima inaugurazione.

Riepilogando - A Londra.

Rev.mo sig. Direttore, di quante altre cose avrei da scriverle, pur limtandomi ad accennare di volo quelle di maggior rilievo. Trattandosi però di New-York è difficile mantenersi nei limiti, quindi taccio financo della magnifica cattedrale e dei mostruosi edifizi di venti, trenta ed anco trentatrè piani, forniti di ascensori, omnibus e diretti, e ripieni di migliaia e migliaia di persone ; della particolarità delle sue strade e della moltitudine incredibile che si riversa nelle principali, a date ore, tanto da permettere si cammini accompagnati e costringere a non lieve lavoro le più nerborute tra le guardie stazionate agli sbocchi di dette vie per regolare il passaggio alternato degli uomini, dei tramways, delle carrozze, dei carri, a fine di evitar disgrazie. Passo sotto silenzio le dimostrazioni ripetutamente date a D. Albera dai nostri buoni Italiani, accorrendo numerosi alle sue prediche, onorandolo con accademie e teatrini, e nemmeno dico nulla delle opere molteplici che hanno tra mano i nostri confratelli sia per attendere alle due chiese loro affidate, come per redigere il foglio settimanale « l'Italiano in America » che tanto favore ha incontrato ; e vengo subito a dirle che il nostro tragitto fu felice, se si eccettuano due giorni di burrasca che ci ritardarono l'arrivo a Londra di 24 ore.

Il 26 marzo, alle 10, eravamo coi confratelli di Londra che prepararono a D. Albera un'accoglienza cordiale ed imponente. L'Ispettore D. Macey volle che visitasse le sette case vicine e s'ebbe ad ammirare lo sviluppo dell'opera salesiana nella Grande Bretagna e in modo particolare nella più popolosa delle città del mondo, ove si hanno già quattro nostre fondazioni.

In Francia. - L'inno della riconoscenza.

Sette ore di viaggio ci condussero a Parigi. La Manica s'attraversa in breve tempo, ma che differenza di lingua, di carattere, di tipi, di costumi, di tradizione : quella striscia di mare separa quei due popoli rivali in tutto e per tutto.

In Francia trovammo le nostre opere, un giorno così fiorenti, sotto la minaccia di distruzione...

Chi sa per quanto tempo quelle centinaia di giovanetti, raccolti nelle varie scuole e nei magnifici laboratori da poco edificati o ingranditi, e scorrazzanti allegramente per gli ampii cortili, chi sa per quanto tempo, dico, potranno ancor rimanervi ? che sarà di loro e dei loro compagni di altre nostre case, delle varie colonie agricole ? Per D. Albera, che le ha viste nascere, e qualcuna ne ha pur cospersa dei suoi sudori quale primo superiore per undici anni, questa vista è una stretta al cuore che troppo sente, e noi, anche per questo, affrettiamo il ritorno e domani speriamo d'essere a Torino a rivedere persone e luoghi a noi carissimi.

Verremo a deporre ai tuoi piedi, o Vergine, i voti fervidi dei Salesiani d'America e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, dei loro neofiti e convertiti, delle migliaia e migliaia di giovanetti e cooperatori che nel giorno della tua Incoronazione, come un sol uomo, affisseranno in Te, Ausiliatrice, il loro sguardo pieno di fede e di amore, anelanti d'aggiungere la gemma della riconoscenza. Io non so ancora quello che avverrà, o Vergine taumaturga, nel tuo Santuario in quel giorno ; ma è certo che poche Incoronazioni potran avere un'eco più larga ed entusiastica se debbo giudicare dalla gioia con cui i tuoi devoti, senza numero, d'America, ne hanno accolta la prima notizia e dai grandi preparativi che si organizzano.

E noi verremo a cantare l'inno della nostra particolare gratitudine, a ringraziarti, o Vergine Ausiliatrice, della tua materna e singolar protezione addimostrataci nei diversi gravi pericoli occorsici ; non solo in mare, ma pur quando, e sulle vette dell'Azuay, caduto malamente il Superiore che io accompagnava, e rimasto penzoloni col piè sulla staffa all'orlo di orrido precipizio, Tu non permettesti che il cavallo si movesse ; e quando, costretti a sdraiarci coi poveri soldati di Colombia, colpiti da febbre gialla e anelanti di conforti religiosi ci liberasti dal morbo contagioso ; e quando desti forza a D. Albera, nonostante i primi sconcerti, di consolare i poveri lebbrosi ; e di mille e mille altri pericoli da cui, pietosa, ci scampasti nei tre anni di escursioni che in breve abbracciarono i pericoli e le fatiche dei nostri missionarii in cinque lustri ! Grazie, o Vergine, grazie di cuore e di tutto.

Un'ultima preghiera

Ma prima che termini queste mie note di viaggio lascia, o Vergine, che ti rivolgiamo, una supplica tutta particolare per quei nostri confratelli sparsi per le Americhe, ai quali ci legano dolci vincoli, resi più forti da tante prove di affetto avute.

Oh Maria Ausiliatrice, casto e soave fior di Paradiso, che hai cosparso del delicato profumo di tue virtù le Opere del tuo servo fedele D. Bosco, fa ch'esse continuino pure e fruttuose come Tu sei ; mirale con occhio benigno. Sulle terre d'America, un giorno così ferventi, distendi il tuo manto azzurro come il Cielo, e difendile dai nemici che le insidiano. Ricordati che di esse si prese possesso nel nome del Salvatore e Tuo, o Vergine Immacolata, e che da Te benedetta, dal tuo Santuario è partita la prima come la 37a spedizione di missionarii colle centinaia e centinaia di Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice che le componevano. Ricorda la fede e l'entusiasmo di quei primi cristiani, le cui traccie ovunque si rincontrano e non badare all'ingratitudine di alcuni che non ti onorano, o Madre. Proteggi la religione del tuo Figlio purtroppo omai anche là spesso disprezzata e perseguitata, e benedici e moltiplica i figli devoti del tuo fedel servo D. Bosco, perchè portino la buona novella ovunque e possano attirare attorno a sè il maggior numero di giovanetti e cooperare così alla cristiana ristorazione di tanti popoli. Ai tuoi figli, che centinaia di Chiese e cappelle hanno innalzato al tuo culto, sorrida sempre la tua immagine, o Ausiliatrice, e infonda forza e lena per sopportare le dure prove della vita sicchè valgano a conquistare infinito numero di anime, colle quali formare una viva e perpetua corona di gloria a Te, o Vergine Ausiliatrice.

Mi creda

Devotissimo in C. J.

Sac. CALOGERO GUSMANO

Al carissimo confratello, che ebbe la squisita bontà d'inviarci con premura costante la relazione della visita compiuta dal rev.mo sig. D. Albera alle Case Salesiane d'America, ov'egli l'accompagnò in qualità di fido ed intelligente segretario, pubblicamente porgiamo i più vivi e cordiali ringraziamenti. L'avidità con cui fino all'ultimo furono attese le sue pagine, e il mesto rimpianto che molti provano nel vederle compiute, gli siano pur di compenso a tanta bontà e a tanta diligenza.

Il sig. D. Albera partiva per l'America cinque anni fa, proprio in questo mese di Agosto. Allora, anche chi conosceva la sua fibra delicata, non si meravigliò del coraggio col quale il zelantissimo nostro Superiore si accingeva alla difficile impresa; ma oggi, udita la narrazione di tanti pericoli, di tante disgrazie e di tante fatiche sopportate nel lunghissimo viaggio, si è tutti costretti ad esclamare : Fu un grande ardimento, coronato di felice successo per bontà del Signore e di Maria SS. Ausiliatrice ! Ed al Signore ed a Maria SS. Ausiliatrice, dall'intimo del cuore commosso e riconoscente, noi porgiamo di nuovo i più vivi e i più profondi ringraziamenti.

Dobbiamo poi ringraziare il Signore anche per la visibile assistenza accordata fin qui ai carissimi nostri confratelli d'America : la storia meravigliosa - dei primi sei lustri delle loro apostoliche imprese a ciò fortemente ne sprona : che l'aiuto divino sempre li accompagni anche in avvenire !

I PRODIGI DELLA CARITÀ

Monografie.

VII) TORINO=VALSALICE - Seminario delle Missioni Estere.

L' ANNO 1872 segnò delle nuove ed importanti espansioni nell'apostolato di Don Bosco; ma ora diciamo solo di quella che estese le sue provvide cure al Collegio-Valsalice.

Alcuni zelanti ecclesiastici avevano rilevato da qualche anno quel nobile ed ampio Collegio (che trovasi subito fuori della cinta daziaria di Torino), nella speranza di condurlo a nuovo splendore; quando l'Arcivescovo Mons Lorenzo Gastaldi prese ad insistere così vivamente perchè D. Bosco acquistasse il detto istituto, che il nostro buon Padre, in omaggio alla volontà del zelantissimo Presule, (benché si trattasse di un collegio per nobili) si fece un dovere di accettare.

E il Collegio-Valsalice, che D. Bosco intitolò anche dall'Immacolata Concezione e subito prese ad amare con lo stesso affetto con cui amò tutti gli altri suoi istituti, per tre lustri (cioè dal 1872 al 1887) vide accorrere alle rinomate sue scuole elementari, ginnasiali e liceali, numerosissime schiere di fanciulli e di giovani, che nelle disposizioni della Divina Provvidenza dovevano stringere sempre più i vincoli di affettuosa carità di molte antiche e nobili famiglie col nostro Fondatore e col l'Opera sua. In questo tempo tennero successivamente la direzione dell'istituto il compianto Prof. D. Francesco Dalmazzo, poi primo Procuratore Generale dei Salesiani, il Prof D. Giovanni Battista Francesia, e in ultimo l'indimenticabile Prof. D. Cesare Cagliero, poi secondo Procuratore Generale.

Ma nelle vacanze autunnali del 1887, quand'era già in corso di stampa il programma pel nuovo anno scolastico, Don losco, abbisognando di luogo adatto, dove stabilire regolarmente uno studentato pei numerosi chierici della sua Pia società, d'accordo cogli altri primari superiori, prese la deliberazione di destinare a tale scopo l'ampio Collegio Valsalice, che fin da quell'anno divenne il primo Seminario delle Missìoni Estere Salesiane. E la divina Provvidenza, pochi mesi appresso, chiamando a sè il nostro venerato fondatore, disponeva che la sua salma lagrimata e compianta venisse appunto tumulata in detto Seminario.

Dire delle benemerenze dell'Istituto-Valsalice nella seconda fase della sua vita, già più lunga della prima, non è possibile in poche parole: bisognerebbe abbracciare tutto il bene operato dai numerosissimi nuovi alunni, oggi zelanti missionari in Oriente, nell'Africa e nelle Americhe, ove non pur diffondono l'amore e la pratica della Religione, ma rendono anche, in mille guise, sempre più venerato il nome d'Italia. Così il Signore premiò la figliale deferenza di D. Bosco al volere superiore, col preparargli un asilo assai acconcio per tanti suoi figliuoli, che sono felicissimi di passare nello studio e nella pietà, gli anni più cari della vita, presso la sua tomba. La quale, abbellita dall'affetto e dal concorso di ferventi ammiratori, anche oggidì è meta continua di pii pellegrinaggi.

Alcuno dei lettori, forse, qui desiderebbe conoscere a qual punto si trovi la Causa di Beatificazione del nostro caro D. Bosco e noi possiamo assicurarlo, che essa procede assai alacremente, sebbene il comune affetto la vorrebbe veder condotta con maggior sollecitudine ancor più innanzi. speriamo quindi e preghiamo.

A destra poi della tomba di D. Bosco, si eleva, ardita e leggiadra, l'artistica Chiesa di SS. Francesco di Sales, la quale venne eretta quale Omaggìo internazionale alla memoria del nostro buon-Padre, nel decimo Anniver sario della sua morte, . e serve di cappella all'istituto.

Il Semìnario delle Missioni Estere, adorno di una scelta Biblìoteca e di un eccellente gabinetto di fisica e di storia naturale, nonchè di un piccolo Museo delle Missìoni Salesiane, presentemente abbraccia i Corsi Normali, Liceali e ginnasiali, che per la serietà dell'insegnamento e pel pro ftto degli alunni, sono assai stimati, e meritamente tenuti in gran conto anche da ragguardevoli personaggi e dalle competenti Autorità Scolastiche. Le scuole son tutte nell'antico Coollegio-Valsalice, fatta eccezione delle classi ginnasiali, che, per necessità di locale, si trovano nel bell'edifizio eretto da don Bosco stesso sul Viale Vittorio Emmanuele, angolo via Madama Cristina, ora Collegìo délle Missioni , vicinissimo alla sede principale (1).

Non v'ha nessuno dei nostri lettori, che conoscendo lo scopo del Seminario delle Misssìoni Estere in Valsalice , non abbracci tutta l'importanza che esso ha nella vitalità e nel progresso della Pia Società Salesiana, delle nostre Missioni in particolare. infatti è là, che si avviano agli studi tanti giovani che anelano all'apostolato, è là che si forma la maggior parte del personale della nostra pia società, è là che si addestrano , come si conviene, i nostri futuri Missionarî. Ma tutto questo richiede spese ingenti e continue: d'altra parte, guai a noi se dovessimo restringere il numero di questi giovani generosi per non poterli più mantenere ! quel giorno segnerebbe l'indebolimento e la rovina di tante importantissime opere incominciate.

Quindi, se tra i Coooperatori vi fosse qualche generoso, che volesse impiegare vantaggiosamente parte delle sue sostanze, si sovvenga di questo importante Istituto, che vive solo di carità, e nel quale il Successore di D. Bosco deve profondere ogni anno tanta parte delle limosine che gli invia la carità dei Cooperatori. Si pensi che son centinaia di giovani leviti, cui bisggna del continuo provvedere di tutto; prodigio questo, veramente ammirabile, della Divina Provvidenza ! ma di cui la Divina Provvidenza vuole incaricati i Cooperatori Salesiani.

(1) Chi desidera programmi del Collegio delle Missioni, (cui sono annesse le classi ginnasiali ed elementari) si rivolga alla Direzione, Via Madama Cristina, num. 1, TORINO.

MISSIONI

La pampa e la Patagonìa prìma e òopo la conquista

(*) È uno studio nuovo, diligente e interessantissimo del Salesiano D. Lino Carbajal, noto autore di un'opera grande e pregiata sulla Patagonia.

I.

Gli abitanti selvaggi - Il mistero! - Mancanza d'acqua dolce, e tempeste di terra - Numero degli indii - Loro ferocia - Spedizione e conquista.

CHE cos'era la Patagonia e la Pampa nel 1875, quando arrivavano i Salesiani con a capo Mons. Cagliero ? Era un deserto temuto, sterile, abitato nella maggior parte dai più bellicosi ed audaci indii dell'Argentina, che obbligavano il Governo a mantenere un agguerrito esercito alle frontiere, esercito che disgraziatamente non fu sempre in grado di frenare le vandaliche irruzioni di selvaggi, che sbaragliavano le compagnie militari, e si gettavano sulle popolazìoni come un' onda furibonda, che metteva tutto a ferro, fuoco e sterminio.

Ecco quanto si conosceva del deserto del Pampa e della Patagonia : I suoi abitanti selvaggi !... Quelle terre lontane colle loro caverne, coi loro pantani, colle loro foreste impenetrabili, erano involte nelle tenebre più dense dell'ignoto e del mistero. Nessuno, in realtà, conosceva ciò che fosse la Pampa e la Patagonia, anche tenendo conto delle narrazioni dei viaggiatori e dei prigionieri, che le avevano attraversate come un inferno dantesco !

Attorno a queste terre mìsteriose spirava adunque un' aria di spavento ; pianure immense coperte di spine e di erbaccia infeconda ; pianure sterminate di sabbia, di lagune d'acqua salata, di terra maledetta senza alcuna vegetazione, o foreste impenetrabili di arbusti rachitici, squallidi, ritorti e spinosi. L'acqua, il limpido ruscello, la sorgente cristallina, il torrente impetuoso, il lago placido e tranquillo non si riscontrava in nessuna parte ; la siccità, l'aridità, la la mancanza completa d'acqua dolce era generale ! Dei grandi fiumi, come del Rio Negro e del Colorado, si conosceva solo il corso inferiore e la foce, perchè tutto il resto era in potere delle orde selvagge. E la mancanza d'acqua era davvero il più grande pericolo del deserto, dopo la ferocia degli abitanti ; poichè costò la vita a tanti infelici che si arrischiarono di attraversarlo, cagionò la disfatta e la vergognosa ritirata di eserciti che avevano avuto l'ardire di andare in cerca degli indii nelle loro stesse impenetrabili dimore.

Ma non solo la mancanza dell'acqua dolce era un gran pericolo per il viaggiatore ; c'eran pure le tempeste di terra, le bufere di sabbia, e di polvere grigia che si sollevava da quegli antri dove sembrava regnare una perpetua agitazione, in un continuo turbinar di venti per tormentare furiosi quelle solitudini infeconde. E le tempeste del Sud erano gli alleati degli indii : i quali si servivano appunto dell'oscurità che apportavano tali uragani, per piombare, nascosti dalla polvere, sopra popolazioni e viaggiatori, in quelle spaventose agitazioni della terra e del cielo. Ancora adesso si sente raccontare dai vecchi di quelle terre, che le tempeste del Sud accompagnate dalla polvere grigia e oscura eran segnale d'invasione, perchè gli indii aspettavano quei giorni spaventosi per scendere in mezzo al rimulinare dell'arena nell'oscurità, come una valanga irresistibile, sopra l'oggetto della loro brutale cupidigia. Lo dicano Bahia Blanca, e Azul, San Rafael, Patagones e altri centri delle frontiere, lo dicano tutti gli abitanti delle fattorie o estancias di quei tempi, se non erano segni fatidici di guai maggiori quegli oscuri e arenosi uragani devastatori.

E i prigionieri delle razzie deglì indii, che riuscivano a scappare dalle mani dei loro carnefici, non riuscivano a descrivere qual in realtà era il deserto ; anzi facevano aumentare la confusione, poichè alcuni lo descrivevano colle tinte più oscure ed altri coi colori più belli e pieni d'incanto.

E così continuava l'enigma , l'inconnu di quello che fosse la Pampa e la Patagonia co' suoi abitanti.

Glì esploratori, come Musters e Moreno che avevano visitate le regioni delle Pre-Cordigliere molto poco si addentravano in questi centri che si volevano conoscere ; e quei pochi coraggiosi che si erano spinti fino alle tolderie delle Pampe per scappare alle persecuzioni politiche, non erano neppure essi i più atti a dare una giusta idea di questi deserti.

Come non si conoscevano chiaramente queste regioni, così a nessuno era noto il numero degli indigeni. I calcoli, le congetture, e le notizie date dagli indii, non servivano anche qui che ad aumentare la confusione. Così alcuni, dai guerrieri che presentavano ìn guerra, avevano calcolato a 40.000 la popolazione delle Pampe, a 15.000 quella degli Araucani del Neuquen, a 20.000 i Patagoni ; mentre altri, fondati sulle relazioni di viaggiatori, di gauci arditi e di altri prigionieri, la riducevano a metà. I Cacichi per altra parte facevano credere che gli indii fossero in numero infinito e in grado di imporre la propria volontà, sol che l'avessero voluto, anche a tutta la Repubblica. E le loro pretese, le relazioni diplomatiche col Governo, l'insistenza che facevano di unirsi con trattati ed accordi, come anche le loro minacce e le dichiarazioni di guerra, li facevano realmente supporre popoli numerosi e terribili.

Sui loro barbari costumi si sapeva qualche cosa di più ; lo manifestavano chiaramente le torture, che avevano sofferto i miseri caduti nelle loro mani. Si sapeva inoltre che non volevano accettare la civiltà sotto nessuna forma, tranne in quelle cose che loro tornavano di utile diretto ; e quindi ricusavano ìl commercio, le industrie e le arti, la religione e ogni vita sociale basata su altri costumi che non fossero i loro. Di qui la loro sete di tutto distruggere, rubare, disperdere e ammazzare.

Dal giorno in cui si armarono e organizzarono ìn selvaggia confederazione, non permisero più allo straniero di abitare in mezzo a loro, a meno che non fosse un bandito o un prigioniero. Di vita sociale, ancorchè alcuni di essi avessero potuto osservarne i benefici effetti, non ne volevan sapere : a loro bastavano le loro barbare forme di vita primitiva, burlandosi di ogni sentìmento di virtù o di vita superiore.

Nella religione vedevano un pericolo e una forza potente che avrebbe potuto distruggere o edificare il loro impero : ma mai si sarebbero disposti a entrare nel tanto odìato Cristianesimo. Nessun missionario riuscì quindi a far trionfare in mezzo ad essi la parola di Dio: non gli era neppur permesso l'attraversare le principali tolderie o villaggi senza esporre a certo pericolo la vita ; essi gli avrebbero fatto pagar cara la sua generosa abnegazione, condannandolo al più crudele martirio che i loro sacerdoti avessero saputo inventare. E fu per questa ragione che nessun sacerdote o religioso ebbe l'ardire d'inoltrarsi per quei deserti , vista l'inutilità del suo sacrifizio.

Era pertanto un problema difficile a risolvere, quello di poter ridurre questi indii superbi che si opponevano ad ogni tentativo di civiltà, e che nel loro folle orgoglio si credevano potentissimi e signori sovrani dei deserti, che nessuno poteva percorrere senza sottomettersì a loro.

Il Governo finalmente, spinto dall'opinione pubblica, si determinò di sottometterli colla forza ; e nel 1879 preparò una spedizione armata di 9.000 uomini, che vide coronata dall'esito più brillante la sua audace impresa.

I Salesiani che seguivano quegli avvenimenti, si unirono alla spedizione, facendo parte della Missione relìgiosa, e alla loro testa figurava Don Giacomo Costamagna, oggi degno Vescovo titolare di Colonia.

La spedizione militare che noi non vogliamo seguire, pose fine all'impero Pampa-Patagonico, disperse quelle bande armate, spingendo le une oltre le Cordigliere, assoggettando le altre incondizionatamente alla Repubblica.

La carabina e la spada causarono di certo danni spaventosi, ma fu una dura necessità il far sentire la forza dì cui può disporre la civiltà che per tanto tempo li aveva tollerati soffrendo le loro vandaliche invasioni, l'insulto delle loro superbe provocazioni, e l'ignominia d'innumerevoli e innominabili delitti. Fu una rappresaglia crudele, una vendetta terribile, giustificata in certo modo da quanto abbiamo detto di sopra.

Dopo la conquista - Numero degli indii sopravvissuti -Quanti erano i civilizzati prima della conquista - Qual sia presentemente la popolazione della Patagonia.

E fu allora che si venne a sapere realmente quello che era la Pampa e la Patagonia, perchè la gente avida di curiosità e di acquistar terreno, si diede a percorrere le misteriose solitudini.

Erano uomini della scienza che esploravano quelle regioni sconosciute, erano spedizioni militari che studiavano quei terreni, erano gruppi di agricoltori che andavano in cerca delle terre migliori, commercianti che si stabilivano nei centri di comunicazione e di popolazioni incipienti : e da una parte e dall'altra sorgevano i pioneers, che si internavano nei luoghi più reconditi della pianura e delle alte montagne.

Con questi gruppi, e dopo di essi, venivano i Missionari, alzando la Croce Redentrice, come segno di trionfo e di civiltà e di una nuova éra di pace e di concordia tra i vinti e i vittoriosi.

Gli indii che sopravvissero al combattimento e ritornarono dal Chilì, dovettero adattarsi alla vìta sociale : e fu allora che i Salesianì poterono compiere la loro grande opera della redenzione dei selvaggi.

Quanti Indii siano sopravvissuti non si sa ; secondò i calcoli più approssimativi, dei 40.000 delle Pampe sopravvissero circa 1o.ooo ; dei 15.000 del Neuquen circa 5.000 e dei 20.000 sparsi pei territori del Rio Negro, Chubut e Santa Cruz circa 12.000 ; i quali giorno per giorno andarono diminuendo, vittime delle prigioni e della servile schiavitù alla quale vennero ridotti, e anche di vizi e di malattie contratte.

È molto probabile tuttavia, che le cifre date prima del 188o fossero troppo alte, per lo meno quelle che riguardavano il Neuquen e il Sud del Rio Negro : poichè sopra i 40.000 delle Pampe, il gran Cacico Namuncurà mi assicurò che nei suoi villaggi del Callon Curà esisteva veramente questo gran numero di indii, com'egli dichiarò anche al Governo dopo la sua sommessione; ma io tengo che questa cifra sia ancora esagerata, o che almeno dovesse comprendere alcuni gruppi di Indii del Neuquen e Rio Negro, come sembra probabile, data la forma di confederazìone, che aveva assunto negli ultimi tempi il suo storico impero.

La popolazione civilizzata, prima della conquista degli indii, era ridotta a circa 3.000 persone viventi sulle sponde del corso inferiore del Rio Negro, nei poveri villaggi di Viedma e Patagones, presso la Colonia Gallense nella sboccatura del fiume Chubut e in alcuni altri gruppì distribuiti nei porti di Deseado, San Julian, Santa Cruz e Gallegos. La Pampa di civilizzati non ne contava alcuno, poichè Bahia Bianca, Azul, San Rafael e San Carlos appartenevano alle frontiere di Buenos-Aires e Mendoza. Quindi, anche dando la maggior estensione alle estancias o tenute, non si avevano in tutto più di 5.000 persone civilizzate ; e da Bahia Bianca allo Stretto di Magellano per il litorale, e da S. Rafael a Punta Arenas per le Cordigliere, forse non arrivavano a 1o,ooo, poichè Bahia Blanca prima del 188o non contava che 1.500 abitanti, San Rafael appena 400, e Punta Arenas 1200 tra popolazione urbana e rurale.

Ma dal momento in cui si apersero le porte del deserto, la popolazione incominciò a crescere come avviene nelle invasioni e nelle conquiste. Già nel 1885 la popolazione ascendeva a 30.000 ; nel 1895 a 6o.ooo ; e nella data in cui scrìviamo (1904) a 140.ooo a partire dal territorio cileno delle Terre Magellaniche fino a Bahia Blanca.

La Pampa, in cui nel 188o non esisteva alcun civilizzato, al presente ne conta 50,000.

Ciò che fosse adunque e geograficamente e fisicamente la Patagonia e la Pampa, si seppe dopo la conquista : come giorno per giorno si vanno studiando quelle solitudini, nelle quali l'immaginazione aveva collocato tanti misteri.

Corografia della Pampa.

Cominciamo dalla Pampa. Che regione è questa ? E veramente una pianura immensurabile, piana come una tavola immensa, coperta di erbacce in certi punti e di arene in altri ? Niente di tutto questo. La Pampa, rispetto ad altri luoghi, è veramente una pianura molto estesa, ma in essa si vedono delle depressioni di poca profondità è vero, però molto vaste. Queste vaste depressioni, che rispetto alla linea delle collìne sparti-acque non hanno una profondità maggiore di diciotto, venti, o trenta metri, si succedono le une alle altre come una serie di ondulazioni di vaste concavità. Entro queste depressioni ora crescono in abbondanza le erbe selvatìche, ora si formano depositi di lagune di acqua salata, di terra arenosa, letti di acque scorrentì lentamente e perdentisi nella vasta pianura. Il terreno è composto di una terra ros siccia e, in parte, di banchi di arena formanti piccole colline.

Gli arbusti, di uno a tre metri di altezza, senza formare delle selve, costituiscono spesse macchie nelle depressioni della parte del littorale, mentre nel centro e verso il S-O. formano dei boschi intricati di alberi discreti, che in generale non sorpassano i cinque o gli otto metri. Sono quegli stessi algarrobillos, chañares, piquillines e janillas che si ammirano nella parte orientale e che ivi con migliori condizioni si convertono in alberi ramosi.

I caldenes, specie di carrubi, sono i più frequenti ; dopo vengono i janillas grandi, e i chañares in forma di aranci.

In mezzo a questi boschi, o protetti da essi, vivevano gli indii Ranquelles, mentre i veri indii delle Pampe, quelli di Namuncurà vivevano nelle zone orientali, meno ricche di boschi e più abbondanti di saline e banchi arenosi. Per questa ragione si chiamavano le prime Boschi Ranquelini e le seconde Pampe Salinifere Sui piani si alzano cordoni di montagne verso il S-O. e anche al N-O. di Bahia Bianca.

Il fiume-limite della Pampa è il Colorado fino al punto ove riceve il fiume Chadí-Leuvú, che scorre quasi dal N. con il nome di Salado attraversando le provincie di Mendoza e di S. Luigi ; dopo del Colorado, il limite è segnato dall'Atuel affluente del Salado. Entro questo fiume e il Colorado il terreno è ineguale e montagnoso con estese saline. È la regione sterile, che ha forma piuttosto di piccoli altipiani che di vere pianure. In queste regioni vivevano alcuni indii appartenenti alla razza dei Pehuenches e Moluches.

Attualmente non esiste più indio nomade in tutta la Pampa ; quelli che sono sopravissuti in numero di più o meno tremila vivono come contadini cristiani nei loro poveri ranchos o capanne. La popolazione bianca composta di tutte le nazionalità immigrate, forma un totale di 47,000 abitanti che han ricoperto di popolazioni, di fattorie e di colonie agricole, quei piani temuti in altri tempi.

Due linee di ferrovia li attraversano da N-E. a S E. passando il Rio Colorado verso la confluenza dei fiumi Neuquen e Limay.

Corografia della Patagonia - Le tre zone longitudinali - Zona centrale - Zona andina - Loro popolazione. -

La Patagonia è un'altra cosa. La formano quattro grandi Territori : il Neuquen, Rio Negro, Chubut e Santa Cruz, con una superficie complessiva di 857.000 chilometri o 34.000 leghe. Questa vasta regione presenta tre zone longitudinali da Nord a Sud ; una littorale sull'oceano Atlantico (dalle foci del fiume Colorado allo Stretto di Magellano) piuttosto sterile, ma popolata nei suoi numerosi porti.

La zona centrale è spopolata e deserta ; è una zona variabile, che presenta collinette ora di terreni sedimentari di poca altezza sul livello del mare (da 6o a 250 metri), ora di rocce vulcaniche. I fiumi Colorado, Negro, Chubut, Deseado, Santa Cruz e Gallegos la dividono da O. a E. formando ampie vallate.

Questa zona si spinge all'ovest fino alle PreCordigliere, dove incomincia il corso medio dei grandi fiumi e le prime elevazioni di terreno in forma di montagne ; verso est arriva fin dove incomincia ìl loro corso inferiore.

Dal limite occidentale la sua topografia generale consiste in un'ammirabile gradazione di alture che si succedono in linea discendente man mano che si cammina verso il suo limite orientale. In mezzo a queste altezze sorgono qui e là delle catene o gruppi di colline perfettamente vulcaniche ; ma in generale conservano un'imponente uniformità di superficie, sia nei terreni vulcanicì, che nei terreni sedimentari. Queste alture nei terreni sedimentari, generalmente, non contengono ruscelli o sorgenti paludose, eccetto le salate, correndo in mezzo di essi i grandì fiumi popolati di salici piangenti sono sterili e le loro formazioni superiori sono terziarie.

La vegetazione erbacea è povera e dura ; quella degli arbusti è monotona, con poche varianti per centinaia dì leghe. Gli arbusti principali (di tre metri di altezza) sono i Cañares, Piquillines, Matanegras, Jarillas e Calafates; i più bassi sono rappresentati dai Mataperros, Matasebos, Algarrobillos, Breas, Inciencios ecc. ecc. A questi si uniscono le vere piante dure, che non arrivano che a un metro e mezzo, e che sogliono coprire vastissime estenzioni come quelle di Uñas de gato, Romerillos, Tomillos, Matorros, Jumes, Zampas. Queste tre ultime popolano specialmente i terreni salnitrosi e le lagune di acqua salata, mentre le altre coprono i pendii, le colline e gli altipiani. I Cactus formano anch'essi una parte della flora della seconda zona.

Nelle colline vulcaniche la vegetazione degli arbusti è più scarsa, mentre abbondano i cespugli. In compenso abbondano le sorgenti di acqua cristallina e i ruscelli che si perdono assai spesso in concavità o in paludi ripiene di giunchi e di altre erbe acquatiche naturali dell'America. La maggior catena di colline formanti quasi un piccolo altipiano di forma vulcanica, incomincia dal bacino paleoceanico di Valcheta a 25 leghe al sud del Rio Negro, e si estende fino alla vallata del Rio Chubut, e da questo fino al fiume Chico o Sénguer inferiore.

Oltrepassata questa lunga catena-altipiano, rotta solo da alcuni ruscelli e dal fiume Chubut, il terreno ritorna ad essere sedimentario fino al fiume Gallegos, salve poche estensioni dove appaiono rocce vulcaniche.

La terza zona patagonica longitudinale è formata da alte colline andine, dalle Pre-Cordigliere e dalle alte Cordigliere delle Ande. Tutto cambia e ingigantisce in queste regioni. I fiumi sono numerosi e profondi, i laghi splendidi e grandiosi, le vallate ricchìssime di pascoli, le colline alte e fertili, le montagne imponenti e coperte presso le Ande di nevi eterne, ove formano immensi ghiacciai. La vegetazione è lussureggiante, variatissima, ricca di alberi giganti e di foreste. Ovunque, salvo negli altipiani glaciali, abbondano i pascoli di terra feracissima, irrigati di pure acque, ove crescono eziandio alberi di legno durissimo e prezioso, piante fruttifere ed odorose, con fiori bellissimi, molte delle quali dànno colori, profumi, e generi medicinali efficaci e stimati.

Alla ricchezza delle produzioni devonsi aggiungere i panorami pìù pittoreschi e ideali ; laghi tranquilli incorniciati da montagne coperte dì vegetazione ; i pìù altì vulcani che han vomitato una quantità incredibile di materia ; vallate profonde ove rumoreggiano i torrenti che si precipitano dalle alte cime, e le altissime montagne, ora incurvantisi in tagli enormi, ora sollevantisi in piramidi e picchi arditi, perdentisi tra le nubi. In mezzo a questa magnificenza della natura vissero gli indigeni bellicosi del Neuquen, i pacifici e giganteschi Tehuelches del Chubut e Santa Cruz.

Essi soli han goduto di questi incanti della natura fino al giorno della conquista; da quell'epoca i civilizzati li fecero retrocedere verso il sud, e li spinsero verso le regioni deserte del centro.

Quest'invasione della civiltà ha fatto sorgere popolazioni di commercianti, colonie agricole, stabilimenti campestri, allevamenti immensi di bestiami ricercati. La popolazione va aumentando sempre più, sovrabbondando i Cileni poveri, i Francesi, gli Anglosassoni e gli Italiani. La popolazione nazionale, tolti gli indigeni, è scarsa. Dall'Alto Neuquen fino ai limiti australi del Territorio del Chubut essa ascende a 25.000 abitanti ; più al sud, senza contare Punta-Arenas, che appartiene al Chili, non supera i 2.000 in tutta la regione andina.

La popolazione della zona centrale, non contando quella delle vallate del Rio Negro e Colorado, non arriva che a 5.000 fino allo stretto di Magellano ; mentre quella della zona littorale sorpassa i 20.000. Ora, includendo gli abitanti della zona centrale lungo le vallate del Negro e Colorado, valutati a 8,ooo, si ha la popolazione totale di tutta la Patagonia Territoriale dì circa 6o.ooo abitanti. Il territorio di Magellano ne conta 13.000.

(Continua).

Colombia

I miracoli della grazia divina nel Lazzaretto di Agua de Dios.

Pubblichiamo, conforme la promessa fatta nel penultimo numero, una delle lettere, che in segno di riconoscenza furono spedite al nostro Superiore D. Rua, dopo il ritorno di D. Variara al Lazzaretto.

Abbiamo scelto la seguente di preferenza a tante altre tenerissime, come quella che rivela un notevolissimo pegno delle tenerezze della grazia divina e dell'azione benefica della nostra Religione santissima in mezzo ai lebbrosi.

REV.MO DON MICHELE RUA Superiore della Pia Società Salesiana Torino.

Veneratissimo ed Amatissimo Padre, 

ConoscendO la grande benevolenza e carità di V. S. Rev.ma sempre sollecita in alleggerìre la sorte degli esseri ì più infelici della terra, noi, ultime delle sue figlie, ci indirizziamo umilmente alla Riverenza Vostra, che veneriamo qual Padre amatissimo, per chiederle una benedizione ed una grazia. Ma prima ci permettiamo di manifestar brevemente i motivi che c'inducono ad implorare dalla Riverenza Vostra questi favori.

Lasciamo alla sua considerazione il ponderare quante e quali siano le pene ed amarezze che generalmente torturano una persona lebbrosa.... Noi pure siamo povere giovani, colte dal terrìbile male della lebbra, esiliate dalle nostre case, separate con violenza dai nostri genitori e congiunti ; che abbiam veduto dileguarsi in un istante e nel punto migliore le nostre più vive speranze, i nostri ardenti desiderii

Ma se fummo abbandonate dal mondo, Iddio ci accolse con particolare tenerezza e ci fece sentìr meglio le carezze della sua mano, che sor regge ogni esiliato, ha cura di ogni meschino, si stende amorosa ad ogni miserabile. E l'amore del buon Dio a noi si manifestò nei santi incoraggiamenti e nelle pietose industrie del rev. D. Luigi Variara, nostro direttore spirituale.

E da lui, cui manifestammo non tanto gli acerbi dolori del corpo, quanto quelli ancor più profondi ed intensi che tormentavano le nostre anime, che ci venne suggerito il modo di poter appagare, anche in questa casa del dolore, i nostri più vivi desideri.

Sì, veneratissimo sig. D. Rua, il buon Dio, nell'amor grande che ci porta, volle che lo stesso paese di Agua de Dios fosse il luogo dove avessimo a trovare la nostra felicità.

Stando ancora in forze, nel seno delle nostre famiglie noi sentivamo ardere nei nostri cuori la vocazione allo stato religioso ; e Dio sa quanto abbiamo lavorato per conseguirla, ma tornarono vanì tutti i nostri sforzi. Alcune fummo tolte dal collegio precisamente non appena si conobbe la nostra inclinazione alla vita religiosa ; altre per una malintesa tenerezza dei nostri parenti ci vedemmo costrette alla stessa dolorosa separazione ; altre finalmente vedemmo chiusa per noi la porta di ogni Congregazione religiosa per essere infetta di lebbra qualche persona delle nostre famiglie.

Ma chi può opporsi alla volontà di Dio ?... Dio trionfò di tutto, e trionfò coprendoci di lebbra, per la quale i nostri parenti, se non per amore, almeno per forza, si videro obbligati a distaccarsi da noi. C'inviarono quindi al Lazzaretto di Agua de Dios, ove Dio ci attendeva per dar la pace alle nostre anime e compiere ì nostri desiderii. Infatti persuase della volontà del Cuore di Gesù e facilitato il modo di compierla, cominciammo ad offrirci a Lui come Vittime di espiazione, sull'esempio e con le medesime condizioni del buon sacerdote salesiano, il compianto D. Andrea Beltrami ; ma poi risolvemmo di fare un passo avanti e formar tutte una sola famiglia, legandoci coi santi voti a Dio ed alla nostra Superìora , e praticando un Regolamento, proporzionato e conveniente alla nostra condizione d'inferme. Nostro scopo, dopo la nostra spirituale perfezione, sarà il servizio e l'assistenza dei nostri fratelli lebbrosi e particolarmente la cura dell'OratorioAsilo Michele Unia, prossimo ad aprirsi. La piccola Congregazione si chiamerà delle Figlie del Cuore di Gesù, e in essa noi serviremo a Dio, offrendoci a Lui come vittime volontarie di espiazione, sotto la protezione del Cuore di Gesù e di Maria Ausiliatrice.

Il rev. D. Variara non seppe persuadersi, che avendoci il Signore fortemente chiamato alla vocazione religiosa, dovessimo rimaner prive di tanta grazia sol per essere inferme : e fu lui, che convinto della nostra vocazione, dopo alcuni anni di prova, di riflessione e di preghiera, ci esortò a corrispondere alla divina chiamata, aiutandoci in ogni guisa fino al punto di stabilire la nostra piccola Congregazione, che per noi sarà un'oasì di felicità ìn mezzo al deserto doloroso che ci circonda.

Pertanto prostrate ai piedi di Vostra Riverenza, imploriamo umilmente la santa benedizione per ciascuna in particolare e sopra la nostra Congregazione nascente ; ma insieme la supplichiamo con tutto l'ardore dell'anima , che si degni di lasciare per sempre in mezzo agli infermi di Agua de Dios il rev.do D. Luigi Variara che sa lenire così bene i nostri patimenti... coi conforti della grazia divina. I diciotto giorni che durò la sua assenza furono i più amari della nostra vita. La costernazione che si era impossessata degli animi dei lebbrosi fu tale da muovere a compassione i più insensibili. Gli uomini non udirono i nostri pianti, le nostre pene non furono considerate, e ci volgemmo a Dio ed a Maria Ausiliatrice, certi che si sarebbero mossi a compassione delle lagrime di mille disgraziati lebbrosi, ed il nostro D. Luigi è ritornato al lazzaretto... Grazie, o dolce Cuore di Gesù ! Benedetta sia Maria Ausiliatrice, la Madre dei derelitti !.... finalmente la tranquillità è ritornata fra noi, e ne benediciamo tutti Iddio, implorando insieme dalla Riverenza Vostra la grazia che non si abbia a rinnovare tanta amarezza.

Amato Padre, le povere Figlie del Sacro Cuore di Gesù uniscono adunque le loro suppliche a quelle di tutti i fratelli d'infortunio, e certe del suo buon cuore, le promettono in segno di riconoscenza, particolari orazioni per l'amata Famiglia Salesiana e specialmente per la Riverenza Vostra, che tanto ama e favorisce i poveri lebbrosi di Colombia.

Coi sensi del più profondo rispetto e venerazione siamo

Della Reverenza Vostra,

Umili Figlie nel S. Cuore di Gesù

Oliva Sànchez - Rosa Forero - Limbania Rojas - Ana M. Lozano - M. del Carmen Lozano - Rosa María Jimenez - Aña Joaquina Reyes.

Agua de Dios, 10 febbraio 1905.

IL CULTO di MARIA AUSILIATRICE

Noí siamo persuasi, che nelle vicende dolorose del tempi che corrono non ci restano altri conforti che quelli del cielo, e tra questi l'intercessione potente di quella benedetta che fu in ogni tempo l'Aiuto dei Cristiani.   PIO PP. X.

ECHI DELLA FESTA TITOLARE.

CONTINUANDo a spigolare dalle relazioni avute, vogliam prima rilevare alcune particolarità, che furono, ordinariamente, come le note caratteristiche di tante feste celebratesi ad onore di Maria SS. Ausiliatrice.

La prima fu la straordinaria frequenza ai SS. Sacramenti : anzi, in molti luoghi (splendido esempio degno della più larga imitazione) la festa di Maria SS. Ausiliatrice fu scelta per la prima Comunione di numerose schiere di fanciulli e di figliuole. Che bel mezzo questo, per instillare nel cuore della gioventù una vera e soda divozione a Colei, che è il vero nostro aiuto in tutti i bisogni della vita !

Un' altra bella particolarità furono le solenni e divote processioni colle venerate Immagini o colle sacre statue della nostra incoronata Regina. Ed è pur questo un ossequio degno di essere reso sempre più frequente. Che esca la nostra pietosa Ausiliatrice per le nostre vie e si aggiri sorridente fra le nostre case, nel giorno del suo trionfo ! Ella saprà ridurre sotto il suo scettro amoroso tanti traviati fratelli.

Un' altra caratteristica, propria particolarmente dei nostri Istituti, fu l'esecuzione di musica liturgica ; esecuzioni, diligentemente preparate per parte dei maestri, e sostenute con alacre affetto dai giovani cantori !

Or bene, di queste caratteristiche noi vorremmo sempre adorne le feste in onore di Maria SS. Ausiliatrice, affinché la sua gioconda solennità lasci nell'animo un dolce affetto ed un salutare ricordo, che duri finchè non torni a splendere un' altra volta. Così, accompagnata dal fervore per Maria, più bella e più santa sarà per tutti la vita.

Ciò posto riprendiamo la nostra rassegna.

La festa celebratasi a Milano fu degna del fervore di quei zelanti e numerosi cooperatori. Il 23 maggio, alle ore 15, nella Cappella dell'Istituto Salesiano ebbe luogo l'annuale conferenza su Maria SS. Ausiliatrice e le sue opere, onorata dalla presenza di Sua Ecc. Rev.ma Mons. Pasquale Morganti Arcivescovo di Ravenna, di

Mons. Balconi, arciprete della Metropolitana, dei MM. RR. Prevosti di S. Gioacchino e di S. Tommaso e di molte illustri dame del Comitato Salesiano. Esordì il direttore dell'Istituto commentando il Breve Pontificio dell'agosto scorso, in cui S. S. Pio X loda e raccomanda caldamente l'opera dei Cooperatori salesiani come quella che pone validissimo argine a tanto dilagare di male tra la gioventù d'oggigiorno.

Prese quindi la parola l'illustre Arcivescovo, il quale lumeggiando il miracolo di Cana, applicò l'insistenza di Maria nel pregare il suo Figliuolo ad operare il prodigio, all'azione dei Cooperatori, che fanno dei veri miracoli di carità e di redenzione qualora coll'obolo e colla loro attività nel far conoscere e sovvenire l'opera salesiana operino instancabilmente.

La dimane, 24, alle ore 9,30 fu celebrata nella Chiesa di S. Maria Segreta solenne Messa Pontificale da Sua Ecc. Rev.ma Monsignor Arcivescovo Morganti ed i giovani dell'Istituto eseguirono maestrevolmente musica di Griessbacher, Reid, Dogliani, ecc. Lesse il panegirico sui trionfi di Maria Ausiliatrice attraverso i secoli il M. R. Dott. Achille Motta, parroco di Valmadrera.

Alla sera molti cospicui benefattori e membri del Comitato e Sotto-Comitato Salesiano sedevano a modesta agape nell'Istituto facendo bella e lieta corona all'amatissimo Arcivescovo di Ravenna.

Ai ringraziamenti fatti all'Eccellentissimo Mons. Morganti, per essersi fermato a celebrare con noi la festa di Maria Ausiliatrice, Egli commosso rispose - « È un dovere oltremodo gradito al mio cuore, amare ed aiutare quanto posso i miei cari Salesiani, dai quali io e la mia famiglia abbiamo ricevuti non pochi benefiziii quando con tre dei miei fratelli fui accolto con paterna bontà da Don Bosco nel suo caro Oratorio di Torino. »

E qui l'inclito Presule rievocando colla più tenera e filiale riconoscenza i tratti di squisita carità di cui gli era stato largo D. Bosco, raccomandava con calore l'opera salesiana di Milano a tutti i benefattori presenti e lontani esortandoli a continuare ed a crescere i loro aiuti e le loro offerte per sollevare l'Istituto di S. Ambrogio dai gravi debiti che deve tuttavia soddisfare ; ed auguran dosi di veder presto compiuta la Chiesa di S. Agostino, mercè l'attività sempre lodevole e zelante di quel Comitato , impartiva con effusione di cuore a tutti i presenti la sua pastoral benedizione.

*

La domenica 28 maggio Maria SS. Ausiliatrice veniva festeggiata all'Oratorio di Figline in Valdarno. Tutto l'Oratorio si adornò a festa nel miglior modo che fu possibile, mercè l'aiuto di buone e pie persone. Di buon mattino celebrò la messa della comunione generale il Direttore, che ebbe la consolazione di distribuire il Pane Eucaristico ad un centinaio di giovani dell'Oratorio festivo, ai quali rivolse calde parole di occasione. Alle 9 s si cantò inappuntabilmente la seconda messa con grande concorso di popolo. Nel pomeriggio, dopo i vespri, ebbe luogo la processione cui presero parte le congregate alla Pia Unione di Maria SS.ma Ausiliatrice e numerosi devoti. Alle 21 l'Oratorio ricominciò a popolarsi. Lo spettacolo era veramente incantevole. La splendida serata fu allietata dalle armoniose note della banda dell'Oratorio, che eseguì brillantemente il suo programma e venne vivamente applaudita. Durante gl'intervalli lanciaronsi razzi luminosi e aereostati che accrebbero l'allegria degli spettatori.

*

Nella stessa domenica, 28 maggio, ebbe luogo la medesima solennità nella nostra Casa d'Ivrea. Il cortile era pavesato di bandiere, con ordine e buon gusto. Il rev. Bellono, parroco di S. Maurizio d'Ivrea e Direttore diocesano dei Cooperatori disse la messa della Comunione generale ; la solenne fu cantata dal Can. D. Boggio, prof. di filosofia nel Seminario Maggiore. Nel pomeriggio, conferenza ai Cooperatori, che intervennero numerosissimi ; indi processione e benedizione. A tarda ora illuminazione generale, concerto e canti di laudi sacre in italiano, francese, tedesco, polacco ed ungherese : una festa veramente solenne e divota.

Un cenno particolare, e piuttosto diffuso, dobbiam dare della festa celebrata ad Aragona in Sicilia, una festa un po' singolare perchè in gran parte, voluta, concepita e in certo qual modo organizzata dai ragazzi stessi ; i quali, quando son bene indirizzati, son capaci di veri miracoli. Ammiratori del nostro caro Padre Don Bosco, che hanno imparato a conoscere dai nostri confratelli, stabilitisi ad Aragona da pochi mesi, come intesero che la grandezza di quel grande apostolo della gioventù provenne tutta da Maria SS. Ausiliatrice, vollero anch'essi possedere l'effigie di tanta Patrona, onorarla e farla venerare da tutta la loro diletta Aragona.

Detto fatto; si rivolsero al valente quanto modesto artista Salvatore Galluzzo, loro compaesano, già autore di parecchie altre pregiate produzioni, e lo persuasero ad assecondare i loro ardenti desiderii. E il Galluzzo, fatto proprio l'ardore di quei giovani, sfidando le difficoltà dell'arte, in venti giorni diede loro bell'e compita una graziosa statua di Maria SS. Ausiliatrice, dell'altezza netta di un metro e venti cm. Non si può descrivere la gioia di. quei cinquecento giovanetti , quando la sera del 3 giugno u. s. poterono sulle loro spalle alzare la statua di Maria SS. Ausiliatrice, sorridente nel suo maestoso e benigno atteggiamento di potente regina, lieta del suo diletto Gesù posato sul suo braccio sinistro, porgente colla destra l'aureo scettro della sua misericordiosa potenza, posata su d'un piccolo trono di candide nubi, sfavillante di gloria sullo sfondo di una semplice ed elegante raggiera dorata, coronata intorno intorno da una magnifica ghirlanda di rose e gigli. I cuori dei fanciulli tripudiavano di gioia, ed il popolo, accorrente d'ogni parte, non rifiniva d'esclamare : Oh bella ! oh bella! Portata così in mezzo alle grida di « Evviva Maria » alla Matrice, venne benedetta dal rev. Arciprete, e collocata sull'altar maggiore per la festa del giorno seguente.

E la festa cominciava alle 6 1/2 colla Messa della comunione generale, celebrata dal Sac. Giuseppe Pasquali, direttore dell'Oratorio, il quale in un commovente fervorino plaudiva ai giovanetti perchè era giunto il momento più solenne della festa tanto desiata ; e chiudeva acconciamente ponendo in rilievo la fortunata coincidenza col Congresso Eucaristico di Roma, per il quale essi avevano pregato, ed al quale la loro comunione generale era la più opportuna e bella adesione.

Se ne dava infatti poco dopo partecipazione allo stesso S. Padre col seguente telegramma Quattrocento giovanetti Oratorio Salesiano Aragona, chiudendo comunione generale, novena preghiere riuscita Congresso Eucaristico, implorano trionfo Gesù Sacramentato, esaltazione S. Chiesa, conservazione Sommo Pontefice, cui umilmente chiedono apostolica benedizione. Ed il Santo Padre degnavasi rispondere per mezzo di altro telegramma dell'Em.mo Card. Merry del Val : « Santo Padre ringrazia delle preghiere fatte a Sua intenzione, benedice giovani Oratorio e Salesiani ».

Alle nove e mezzo seguì la messa solenne celebrata dal rev.mo sig. Don Carlo M. Vella, Arciprete-Parroco di Aragona, al cui zelo e carità si deve la nascente istituzione salesiana.

Uno dei nostri Confratelli disse il discorso di circostanza, e trenta fanciulli dell'Oratorio, benchè profani dell'arte musicale riuscirono ad eseguire con precisione mirabile la Missa puerorum del Rheimberger. La Matrice era gremita di fedeli, ammirati dell'imponente funzione.

Il più bello della festa però fu la sera alla processione, durata circa tre ore ; i portatori della statua di Maria SS. Ausiliatrice ed il corteo tutto quanto era composto di soli ragazzi ; i quali, in numero di oltre a cinquecento, procedevano in buon ordine con in mano gigli o candele accese, emblemi del candore e del fervore del loro cuore ; candore e fervore che, non meno visibili dei loro emblemi, brillavano sul loro viso. Ed il popolo accorreva facendo ressa da ogni parte; e colle sue voci poderose, non di rado miste a lacrime di tenera commozione, rinforzava le argentee voci di

Evviva Maria di quei giovanetti, con cui intercalavano, a quando a quando, le melodiose pie laudi, e le armoniose marcie della nuova Banda, che gentilmente si offerse per tutta la festa.

Chiusa la processione colla benedizione del SS. Sacramento alla Matrice, si trasportò il venerato Simulacro all'Oratorio Salesiano, nel cui interno è una piccola cappella, già troppo ristretta come l'Oratorio, allo svolgimento di quell'azione, di cui Aragona ha compreso potentemente il bisogno. Ma prima che la sacra Effigie potesse esservi introdotta, s'improvvisò sulla stessa via, dinnanzi alla casa, una nuova e più viva ed entusiastica dimostrazione d'affetto alla nostra Ausiliatrice.

*

A Troia (Foggia) la festa annuale di Maria SS. Ausiliatrice, nostra Taumaturga Patrona, assume di anno in anno un carattere più solenne. Celebratasi l'8 giugno nella Chiesa di S. Benedetto con l'azione efficace dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane, con a capo il rev.mo Provicario generale della Diocesi e Direttore diocesano, Decano D. Raffaele Petrilli, quest'anno riuscì devotissima ed imponente.

Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Paolo Emilio Bergamaschi, sempre lieto di onorarla di sua presenza, celebrò la S. Messa ammettendo alla prima Comunione un centinaio di fanciulli e fanciulle delle pubbliche scuole. Prima dell'atto solenne il zelante pastore parlò a quei giovanetti con tanto affetto e tanta fede da commuovere profondamente tutti i presenti. E la commozione crebbe quando incominciata la distribuzione del Pane Divino, un coro di alunne dirette dalla valorosa insegnante, signorina Carolina Vugliano, prese a cantare inni d'occasione. Furono momenti deliziosissimi !....

Il S. Padre informato della divota funzione, inviò la benedizione Apostolica a tutti i comunicandi ed ai Cooperatori con affettuoso telegramma.

Il panegirico fu detto dal rev.mo Direttore dei Cooperatori ; ed anche l'Arcidiacono Teologo Antonio Falcone, prima d'impartire la Benedizione col Venerabile, disse alcune parole di circostanza.

Facciamo anche un cenno delle feste celebratesi, il 24 maggio a Genova , con solenne funzione nella basilica di S. Siro, e discorso infra Missam del rev. Can. Catterini ;

a Mantova nella Chiesa sussidiaria di S. Maurizio, per iniziativa di quel direttore diocesano, Arciprete Amos Marchesi, con discorso del rev. Vicario locale, il quale trattò delle Opere di Don Bosco in relazione a Maria Ausiliatrice ;

a Vicenza, nella chiesa di S. Gaetano , ove per opera del solerte comitato, si tenne ai cooperatori la prescritta conferenza dal Can. D. Pancrazio Berardi, predicatore del mese mariano in duomo ;

a Maierato, con grande affluenza di fedeli, funzioni solenni e conferenza del Sac. Paolo Fusca di Filippo ;

il 25 maggio, a Verona, nell'istituto Salesiano, con intervento del nuovo Abate di S. Zeno, scelta musica sacra e splendida conferenza di Mons. Giuseppe Manzini

e finalmente, il 28 maggio nella chiesa monumentale di S. Paolo a Messina, ove le Suore di Maria Ausiliatrice tengono uno dei loro Oratori festivi per le giovanette della città. Prese parte alla festa l'Eccellentissimo Mons. Arcivescovo locale, che in quella circostanza conferì il sacramento della cresima a un buon numero di giovinette.

(Continua).

GRAZIE dí MARIA AUSILIATRICE

Da morte a vita.

L'undicenne Mascenti Felice di Bartolomeo e di Aquistapace Teresa nella seconda metà del p. p. aprile cadde gravemente infermo di pleurite, polmonite doppia, febbre tifoidea e verminosa. A tutto questo s'aggiunse una straziante meningite. Il caso era disperato e come tale proclamato pure dal medico curante. I genitori desolatissimi nel vedersi crudelmente tolto l'unico figlio maschio s'abbandonavano a pianti e lamenti disperati. Li esortai a ricorrere a Maria SS. Ausiliatrice, a fare una tenue offerta alle pie Opere Salesiane. Di buon grado accettarono la mia proposta, ed oh gioia ! subito si vede un sensibilissimo miglioramento ed ora, da due settimane il fanciullo è perfettamente guarito. Riconoscenti sciolgono la loro promessa, dolenti di non poter mandare che L. 20. Gloria, onore all'Aiuto dei Cristiani !

Gerola (Sondrio), 19 aprile 19o5.

Sac. GIUSEPPE CUSINI, Parroco. Quanto è buona Maria Ausiliatrice!

Nel dicembre u. S. fu colta, quasi all'improvviso, da grave morbo la mia cara nipote Angelica, gettando così nel dolore e nello sconforto il suo amato zio, il diletto consorte, e due teneri angioletti, che già la piangevano perduta. Infatti le si pose addosso una potentissima febbre di 40 gradi, che continuò a tormentarla per più di quaranta giorni senza darle tregua un momento. Le molteplici ed assidue cure mediche riuscirono impotenti a dominarne la violenza; dimodochè dopo ripetuti ed inutili consulti i medici tutti dichiararono di non saper più che farle, e la dissero designata a morte.

Buon per lei, chè in buon punto venne la fede, che sentiva profonda in cuor suo, a ravvivarle la speranza. Alzò gli occhi al Cielo, e si ricordò d'aver lassù una tenera Madre, Maria Ausiliatrice, che ha una cura amorosa dei tribolati. A Lei adunque si rivolse fiduciosa, e non fu vana la sua fiducia. Mandò subito la sua offerta a Torino, onde venisse fatta una novena, ed ella pure e la sua famiglia unirono le loro preci.

Quanto è buona Maria! Il secondo giorno della novena l'inferma incominciò a star meglio, ed alla fine della medesima la febbre era scomparsa del tutto, e con essa ogni sintomo del morbo fatale; ed ora, grazie alla Vergine Ausiliatrice, alla cui intercessione è dovuta certamente l'inattesa guarigione, la mia nipote sta benissimo, e può attendere, con giubilo di tutti i suoi cari, alle cure dei suoi bambini e della casa.

Viva sempre Maria SS. Ausiliatrice, Aiuto dei Cristiani, a Cui noi tutti, ripieni di grata riconoscenza, rendiamo grazie infinite per l'ottenuto favore. Prego per l'inserzione di questa mia sul Bollettino, affinchè cresca sempre più il numero di coloro, che facciano ricorso a Maria Ausiliatrice nelle tribolazioni che troppo spesso amareggiano la vita presente.

Bardalone (Firenze), 27 giugno 1905.

Sac. D. FABIO PAPERINI, Parroco.

Alcuni segnalati favori.

Causa precipua del sempre crescente entusiasmo per Maria SS. Ausiliatrice in Troia sono le grazie frequenti che Essa comparte.

Il 7 gennaio u. s. il furiere Urbano De Rosa residente in distaccamento a Pesaro, colpito da congestione cerebrale, veniva da valentissimi medici dichiarato d'impossibile salvezza. Il Maggiore Comandante Palladini il dì stesso ne inviava tosto per telegramma la dolorosa nuova a questo Sindaco. E indescrivibile l'angoscia dei suoi. Le sorelle, zelanti Cooperatrici, telegrafarono al rev.mo D. Rua e prostrate dinanzi al bel quadro di Colei cui non si ricorre invano, specie nei casi più disperati, con fede vivissima piansero e pregarono. Oh potenza di Maria Ausiliatrice! No, le lagrime delle sue figliuole non restano inconsolate. Lo stesso Maggiore, il di 9, con varî telegrammi annunziava che il bravo De Rosa con sorpresa di tutti era fuori pericolo. Egli riconoscente prega che sia resa pubblica la grazia ottenuta, e che il suo nome sia ascritto nell'elenco dei Cooperatori Salesiani.

- Nello stesso mese, una polmonite acuta incolse Carmelo Aquilino, Cooperatore Salesiano. L'arte medica non aveva rimedî il caso era disperato, la famiglia in desolazione. Tosto gli vennero amministrati i SS. Sacramenti e questo Direttore Diocesano lo esortava a confidare in Maria. Si scrisse a Torino per una novena, gli si mandò una copia della prodigiosa Immagine che l'ammalato volle baciare ; poi pianse e pregò. Da quel giorno prese a migliorare ed ora attende ai suoi lavori campestri con istupore e riconoscenza in Maria SS. Ausiliatrice.

Troia (Foggia), giugno 19o5.

Prof. RAFFAELE TRINCUCCI Cooperatore Salesiano.

Isola d'Asti. - Due anni or sono, la mia sorella Marianna, madre di quattro bambini, fu colpita da una complicazione di mali gravissimi che in breve la ridussero agli estremi. Ogni umano rimedio era ormai inutile ; i medici curanti la dichiararono spedita. La famiglia tutta era immersa nella più profonda costernazione e nel timore di un'imminente catastrofe. In quel terribile istante un grido spontaneo uscì dall'animo mio: O Vergine Ausiliatrice, salvami la sorella ed io renderò pubblica la grazia!

O prodigio! Istantaneamente si notò nell'ammalata un lieve miglioramento che andò man mano aumentando ed in poco tempo, in modo veramente meraviglioso, fu guarita perfettamente. Mentre invio un'offerta qual pegno di mia riconoscenza, domando perdono alla Vergine se tardai fin'ora ad adempiere la mia promessa e invito tutti quanti a ricorrere nelle angustie alla Madre Celeste che non abbandona mai chi a Lei s'affida.

2 novembre 1904.

PIA MARGHERITA DI STEFANO.

Genova. - Quest'inverno ebbi tutti i bambini ammalati, fra i quali il penultimo, per nome Emilio, gravissimo per un bronco-polmonite delle più maligne. Quando le speranze di salvarlo erano quasi scomparse per parte nostra non solo ma anche da parte dei medici curanti, io e mia moglie Paolina ricorremo fiduciosi al Patrocinio della B. V. invocata sotto il nome di « Auxilium Christianorum » impetrando quella grazia e quell'aiuto che solo si poteva sperare dal Cielo.

Da quel momento, la malattia, pur mantenendosi sempre minacciosa, non fece progressi e dopo circa due giorni si notò un leggero miglioramento, che di giorno in giorno andò rapidamente affermandosi in modo che dopo soli 32 giorni di letto il mio Emilio potè alzarsi ed ora è completamente guarito e ristabilito.

28 aprile 19o5.

G. TRUCCO.

S. Pier d'Arena. - Si era ai primi di aprile e una febbre reumatica colpiva un nostro caro ragazzo.

Il male sulle prime non sembrò allarmante; ma di poi, complicatosi, fece sì rapidi progressi, che il medico dichiarò essere una polmonite doppia, e chiese di tenere un consulto. Costernati , ci rivolgemmo fidenti a Maria SS. Ausiliatrice; posi sotto il guanciale del caro ammalato una Sua immagine, e gli dissi di pregarla la cara Madonna, che lo avrebbe fatto guarire.

Oh ! come subito ci esaudì Maria ausiliatrice. Il piccolo ammalato si addormentò per due ore ; e svegliatosi, mostrò tanto miglioramento, che tornando il medico nella sera, disse che gli sembrava impossibile, che quello fosse il malato visitato la mattina. Dopo dodici giorni il figlio era completamente ristabilito.

Riconoscenti inviamo un'offerta, con preghiera di pubblicare nel Bollettino la grazia ricevuta.

23 aprile 1905.

Coniugi ZuNINO G. B. ed ELISA.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti.

A) -Alessandria : Torazza Gabriele Maria, 1,5o - Aosta: Pession Pietro Giuseppe, 10 - Ascona (Svizzera): Barattini Fortunato, 5.

B) - Bagnone : Cortesini Raffaello, 5 - Bellinzago Novarese : Bagnati Giuseppe Antonio, 25 - Bergamo : N. N. 10 - Bologna : Bianchi Tonelli Faustina, 5 ; id. C. P., 20 - Bobbio (Pavia): Panerosi Teresa, 5 - Bogliasco: Maria Bozzo, 10 - Brosso: Bollettino Maria, 10 - Buttigliera d'Asti: Baruffallo Carolina.

C) - Camumarata: Suor Gioconda, 5 -CapeTown (Sud Africa): Sac. Enea M. Tozzi - Caprino Veronese : Coraini Leonilde ved. Marconcini, 20 - Caraglio (Cuneo): Sorelle Riberi, 5o per abbondante e felice raccolto di bozzoli- Caramagna (Piemonte) Coniugi Perlo ; id. Perlo Felice - Carmagnola N N. 5 - Caspoggio (Sondrio): Dioli Giuseppe, 5 - Casatisma : C. Giardini, 2 - Casteggzo : Francisetti Pietro , 1,30 - Castelletto : N. N. 5 - Cavaglio d'Agogna : Suor Celestina M. a nome di Mandelli Maddalena nata Cattaneo, 5 - Corniglio : N. N., 2 - Cheri: Menzio Marianna - Codroipo (Udine): Degonutti Attilio, 20 - Corsato : Mora Clorindo e consorte - Cósola (Alessandria): Una pia persona, 5.

D) Dasnaso (Corno): Giampedraglia Ch. Gius., 5 - Darlo : Bontempi Avv. Giuseppe, 5o.

F) - Faule: Avalle Andrea, 6 - Fratta Polesine (Rovigo): Ch. Eliseo Longati, 1,5o - Front Canavese : N. N.

G) - Genova : Notaio C. Ferrate - Grava (Alessandria): Arzani Lodovico.

L) - Lanzo: V. M. - La Paz : Celestina Francisci - Legnago : E. G io.

M) - Madonna di Tirano (Sondrio): S. B.; S. M.; S. G. - Malta Valletta : Sapiano Enrico, , - vlazzara del Vallo : Spanò Nicosio Burgio, 10 - Milano : N. Zucchelli, 2 - Mombaruzzo (Alessandria) : N. N. 2, 5o per la guarigione del fratello - Mombello : N. N. - Moriago (Treviso) : Rasera Davide, 5 - Montanaro : Tasso Mario -Morta di Costabissara : Famanelli Anna, 3,5o - Murello (Cuneo) : Rocca Domenica - Occhieppo Inferiore : Corona Maria di Eusebio.

O) - Ortona (Chieti): Corvo Maria, 8

P) - Parona di Valpolicella : Parr. D. Massimino Graziani, 5, a nome di una pia persona - Pettenasco (Novara): Martinetti Elena, 5 - Polesella (Rovigo): Achille Panizzon, 10 - Pordenone (Udine) : Gasparini Maria, 2 - Portici (Napoli) : Emilia Giannetti, 5 - Porto Maurizio Sac. Thomatis Andrea per la ricuperata salute d'una sua nipote, 10 - Provesano (Udine) Gasparotto D. Felice, 10 - Punta Arenas (Chili): Suor Angela Vallese.

R) - Rigosa (Bergamo) : Rondi Maria Neris, 5 pel figlio - Rivalta Torinese : Vay Anna - Rivarolo Canavese : Merlo Maddalena.

S) - S. Damiano d'Asti : Ch. Gerbi Fedele - S. Vittoria d'Alba : Coniugi Montanoro Vttorio ed Enrichetta, 5 - Scalenghe (Pinerolo): Canale Gaspare - Schio : Adele Negrin de Lorenzi, 12. - Solduno (Canton Ticino) : Sorelle Tognazzi fu Antonio, 15 per messa di grazie.

T) Talmassons (Udine): Sac. Liberale Dell'Angelo, Parroco, 5 - Torino: Donna Amalia Capello 5, per un'imporsantissima grazia ricevuta, e ad implorare perseveranza e santità per un'anima cara id : Borello Rosa, 5; id : R. P. 3 ; id : Ratti Terenzio ; id: Rosso Luigia ; 3 ; id: Francesco Torta, per la guarigione dell'unica sua bambina ; id: Vigliani Edoardo ; id: Coniugi Telesforo e Mariannina Vigliercio ; id: Bussone Giovanna ; id: Facta Margherita ; id: Savio G. B., i ; id: Gamba Francesco ; id: Sorelle A. V. G.; id: Felicita Capello ; id: Castagno Costanza; id : Ariccio Angelo. - Troia: Adele Trincucci, 2, per una pia persona ; id. Carmelo Aquilino, 2.

V) - Vicenza : Anna Ferrari Ved. Gallo, 5 - Vicoforte : Bertolino Marianna, 5 - Villafranca d'Asti : Marocco Francesca - Voghera (Pavia): Pozzi Virginia, 2.

X) - Brunelli Angela - Nobili Ermelinda, io - Vaschetti Emmanuele - Maria Maglion.

Santuarìo di Marìa Ausiliatrìce TORINO

4 agosto - Primo venerdì del mese - alle ore 5,30 messa con esposizione del SS. Sacramento e benedizione - alle 19,30 prima della benedizione, speciali analoghe preghiere.

15 agosto - Assunzione di Maria SS. - Come nelle maggiori solennità - Alle 5,30 e 7,30 messe delle comunità con canto di sacri mottetti. Alle io messa solenne in musica. Alle 16 vespri solenni, discorso e benedizione col SS. Sacramento.

24 agosto - Solenne commemorazione mensile di Maria SS. Ausiliatrice - La devota funzione si compirà alle messe delle 5,30 ed alle e 7,30 ore 19,30.

NB. - A cominciare dal 15 agosto fino ai primi di ottobre, nei giorni festivi vi sarà nel pomeriggio una sola funzione, la quale comincerà alle ore 16.

NOTIZIE COMPENDIATE

A Valdocco.

In onore di S. Luigi Gonzaga. - Anche quest'anno la festa di S. Luigi, celebratasi il 25 giugno, riuscì una delle più solenni nell'Oratorio. Devotissime e piene di splendore le funzioni religiose del mattino. Nel pomeriggio, dopo i vespri solenni, disse egregiamente l'orazione panegirica dell'Angelico Patrono della gioventù il ch.mo P. Giacinto Scapardini de' Predicatori. Quindi la statua del Santo venne portata in trionfo per i cortili interni addobbati per la circostanza. La lunga processione, composta tutta di giovinetti, era presieduta dal signor D. Rua, il quale impartì anche la benedizione col SS. Sacramento.

La domenica seguente, 2 luglio, l'angelico nostro Compatrono venne festeggiato nell'Oratorio festivo. L'antica chiesetta di S. Francesco di Sales, parata a festa, era rigurgitante di giovanetti che numerosi si accostarono divotamente alla S. Comunione, alla messa celebrata dall'ispettore Teol. D. Giulio Barberis. La sera poi ebbe luogo con grande splendore la solita processione colla statua del Santo. La festa, fino a notte, fu rallegrata da uno splendido banco di beneficenza , che ebbe molti visitatori ; e si chiuse coi fuochi artificiali e con un bel concerto della scuola locale. Per la circostanza convennero larghe rappresentanze di alcuni circoli e società cattoliche, tra cui notammo l'Unione Antichi Allievi, il Circolo Pio X di Pino Torinese, la Banda S. Davide dell'Unione O. C., il Circolo Fides et Robur, gli Oratori Festivi di S. Agostino, S. Filippo, Madonna di Campagna, Madonna della Pace ecc. A tutti, raccolti nel teatrino dell'Oratorio, il direttore diede un saluto di ringraziamento.

- La mattina dell'u luglio le LL. EE. Rev.me Mons. Terrero, Vescovo di La Plata e Mons. Padilla, Vescovo di Tucumàn nella Repubblica Argentina, celebravano la S. Messa nel Santuario di Maria Ausiliatrice e visitavano l'Oratorio. A Loro e agli altri Ecc.mi Prelati Argentini recatisi in questi mesi a Roma, umiliamo i nostri riverenti omaggi.

Dall' Italia.

ALESSANDRIA - Dal Convitto Salesiano, che nell'anno scolastico testè decorso riscosse tante prove di affetto e di simpatia da quell'Eccellentissimo Vescovo e dalle più spiccate notabilità del clero e del laicato cittadino, la domenica 9 luglio, una squadra di giovani appartenenti al locale Oratorio Festivo, si recava in compagnia dei proprii Superiori a Castelletto Scazzoso, meta di una gita da lungo tempo desiderata come premio della buona condotta e frequenza all'Oratorio. Ricevuti cordialmente dal rev.mo sig. D. Lavagna, Arciprete, si recarono nella Chiesa Parrocchiale per soddisfare al precetto festivo. Terminata la funzione, quei baldi giovani erano ospitati nella casa Parrocchiale, ove venne distribuita a tutti un'abbondante colazione ; e più tardi venivano gentilmente accolti anche dal sig. avv. Astori, in casa del quale i giovani cantori eseguirono scelti pezzi di musica. La lieta comitiva col cuore pieno di riconoscenza verso ospiti così gentili, faceva allegramente ritorno alle proprie famiglie, benedicendo con tutto l'animo ai Superiori dell'Oratorio (1).

(1) Il Convitto Salesiano di Alessandria, anche nel prossimo anno scolastico 19o5-o6, accoglierà alunni ascritti alle RR. Scuole Tecniche ed al R. Istituto Tecnico. Quest'elegante Istituto, fornito di ampi locali, vasti cortili con giardino, illuminazione elettrica, calorifero ecc. ecc. si raccomanda per l'amenità del luogo e la salubrità dell'aria. Gli alunni sono accompagnati e ricondotti dalla scuola; e trovano nell'Istituto gli aiuti necessarii per la riuscita negli studi e la formazione religiosa e morale. Nell'Istituto sono anche accettati alunni di Quarta e Quinta Elementare come Semi-Convittori od Esterni. Chiedere programmi alla Direzione, Via S. Maria di Castello, Alessandria.

BOLOGNA - Nella Cripta del Tempio Votivo del Sacro Cuore di Gesù, che per magnanimo impulso dell'Em.mo Card. Domenico Svampa, sorge maestoso ed ammiratissimo fuori Porta Galliera in Bologna, si celebrò anche quest'anno, e più solennemente dei due anni precedenti, la festa del Sacro Cuore di Gesù. Celebrava il medesimo Em.mo Cardinale Arcivescovo e vi assistevano numerosissimi devoti, i quali si accostarono alla Sacra Mensa. Erano presenti molti istituti religiosi della città con suore ed educande, il conte Grosoli, il marchese Malvezzi Campeggi colla famiglia, il rev.mo Mons. Pietro Canetoli, vicario a S. Luca, che in tale occasione non ismentendo la sua munificenza ben nota a tutti i Bolognesi, fece la cospicua offerta di L. 2000 pel sacro tempio; e molte altre illustri persone.

L'Eminentissimo nel discorso tenuto dopo celebrata la Santa Messa si dichiarò felice di annunziare agli intervenuti che la Cripta, dedicata al suffragio dei defunti, sarebbe d'ora innanzi regolarmente officiata dai Salesiani. Disse che molto lo consolavano i lavori assai progrediti in soli quattro anni, mercè le offerte di tanti buoni ai quali egli rendeva perciò i più vivi ringraziamenti. Fece notare come in modo visibile il Signore stesso lo assiste nella costruzione del sacro edifizio, non avendo mai permesso che accadesse la menoma disgrazia agli operai. La medesima lentezza con cui si compiono i lavori dà occasione a ripetute opere meritorie da parte dei buoni, e non gli dà affatto timore di giungere al termine, perché le maggiori e più belle chiese a cui Bolognesi posero mano in passato, richiesero tutte un numero ben grande di anni. È vero, che se Egli si fosse accontentato di costruire un'umile e semplice chiesa di campagna a quest'ora l'avrebbe già terminata colle offerte pervenute; ma così facendo, Egli avrebbe creduto di far torto al Signore al quale, se fu così solenne e anzi mondiale l'omaggio reso da tutto il mondo al fine del secolo scorso e al principio del presente, era ben giusto che fosse grandioso il Tempio, che di questo solenne omaggio è compimento e suggello: d'altra parte Bologna, così ricca di superbi edifizi e monumenti eretti in passato, esigeva che non fosse di inferiore bellezza il monumento che si sta innalzando al presente.

Lo stesso Eminentissimo pose termine alla funzione, impartendo la benedizione col SS. Sacramento. Molte furono in tal giorno le offerte pervenute per la costruzione del sacro edifizio, del quale in quest'anno si compirà la facciata, e l'anno prossimo, a Dio piacendo, il tetto e le cupole.

Lieti di queste consolanti notizie, facciamo caldissimi voti, perchè non solo dall'Archidiocesi bolognese, ma da tutta Italia e da tutto il mondo, copiose affluiscano all'Em.mo Card. Arcivescovo di Bologna le offerte necessarie per condurre a termine un così artistico monumento, che sarà forse il più splendido di quanti vennero dedicati a Gesù Redentore sul principio di questo secolo.

FIRENZE. - Pel Santuario della S. Famiglia. - Sua Ecc. Rev.ma Mons. Alfonso Maria Mistrangelo, Arcivescovo di Firenze, in mezzo alle cure e ai bisogni della sua Archidiocesi, si degnava di rimettere al Direttore dell'Opera della S. Famiglia una sua graziosa offerta, accompagnata da questa preziosissima lettera:

M. R. Sig. Direttore,

Il mio pensiero corre spesso a Lei, all'Opera della Sacra Famiglia, desideroso che la nuova Chiesa dei benemeriti Salesiani sorga presto a maggior gloria di Dio e al bene delle anime.

Tengo dietro con vivo interessamento a quest'Opera, e confido sullo zelo della S. V e sull'attività del Comitato, dal quale molto mi riprometto.

Ella, sig. Direttore, faccia animo, e si dedichi tutto alla sollecita erezione del tempio.

Le mando lire cento perchè le aggiunga alle altre offerte che spero maggiori della mia.

Vorrei fare molto di più, ma i bisogni della Diocesi sono lati e tanti che mi impediscono di seguire l'impulso del cuore.

Benedico a Lei, e a tutti coloro che la coadiuvano. A.fino nel Signore FD ALFONSO M., Arcivescovo.

All'Ecc.mo Presule tornino graditi anche gli umili nostri ringraziamenti.

NIZZA MONFERRATO - Grandiose feste in onore della Madonna delle Grazie. - Come prima si diffuse in città e dintorni la fausta novella, che nella chiesa dell'Oratorio del S. Cuore si sarebbe inaugurata una cappelletta che fosse pio e grato monumento alla Madre delle Grazie, che in quei paraggi per tanti secoli avea profusi i tesori del Cielo, perchè colà venerata fin dal 14oo in un tempio francescano, (il quale, chiuso in seguito al decreto di soppressione degli Ordini Religiosi, è oggi ritornato al divin culto, ma come chiesa privata delle Figlie di Maria Ausiliatrice) spontanea suonò sul labbro di tutti la parola del più vivo compiacimento. E il 1° giugno fu una di quelle giornate, che scrivono nella storia di una popolazione le pagine più belle i Nicesi di tutte e tre le parrocchie, uniti in ammirabile concordia, con a capo il rev.mo Clero, celebrarono nel gaudio la festa gentile.

E fu uno spettacolo commovente fin dal mattino, quando il rev.mo sig. Vicario Teol. Annibale Robba distribuì con la parola di vita eterna la Eterna Vita istessa, Gesù Sacramentato, ad una moltitudine di devoti che non finiva, mentre una soave melodia si diffondeva per l'ampia distesa navata, ripercotendosi nelle anime.

Alle 10 1/2 cantò la messa solenne il rev.mo sig. Arciprete di S. Siro, D. Poggio Camillo. Cento voci d'argento eseguirono dai coretti musica delicata e melodiosa con grande finezza e sentimento.

La cerimonia dell'inaugurazione della cappelletta era stata fissata per la sera. Dalla chiesa maggiore di S. Giovanni, dove si erano raccolti i fedeli delle varie parrocchie, uscì dopo i vespri una processione, di cui non si ricorda se altra ci sia stata mai più numerosa ed imponente. Precedevano col loro stendardino le bimbe della Prima Comunione, vestite di bianco, coperte di un velo, cinte di fiori, portanti fra le mani il giglio candido, specchio della loro immacolata innocenza: venivano subito dopo, coi loro vessilli, quattrocento ragazze dell'Oratorio del S. Cuore, trecento ragazzi dell'Oratorio di San Antonio, il Circolo Cattolico C. Balbo, tutte le Confraternite, le Corporazioni Religiose, il Clero ed una fiumana di gente.

Giunta la processione alla chiesa, tosto presero luogo ai posti d'onore il padrino e la madrina della festa sig. Ing. Asinari e la sua egregia consorte e presso loro un gran numero di signore, ex-allieve dell'Oratorio ; e d'intorno e dietro, un'onda di popolo ansiosa e devota. Il momento è solenne : si scuopre il quadro, opera pregiata dell'illustre pittore torinese, il cav. Reffo, presente anch'egli alla cerimonia.

Mentre il sig. Vicario benedice solennemente la cappelletta e il quadro, gli occhi di tutti cercano di ammirare il grazioso dipinto. La Vergine SS. vi è ritratta seduta, in un'atteggiamento di dolcezza e di bontà ineffabile. Il Bambinello, che le dorme in seno con bella grazia, ma tanto profondamente, sembra che abbia detto alla Madre : « Accoglierai gli omaggi e li ricambierai coi miei tesori   io dormirò per lasciarti più libera e più larga nella generosità : Ti costituisco Regina e dispensiera di tutte le grazie ! »

Quindi salì il pulpito il rev.mo sig. Arciprete di S. Siro, facondo ed efficace oratore, che, dalla bella festa trasse argomento a parlar di Maria, quale sorgente di fede, di coraggio e di speranza : le sue parole, ascoltatissime, fecero grande impressione nei cuori. Con la Benedizione di Gesù Sacramentato si pose fine a questa tenera dimostrazione di affetto alla Gran Madre di Dio, le cui grazie invochiamo abbondanti, come nei tempi antichi, sulla gentile e pia città di Nizza Monferrato.

ROMA. - Sull'Esposizione Professionale al Castro Pretorio. - Delle grandiose feste giubilare, celebratesi al Castro Pretorio pel XXV dell'Opera di D. Bosco in Roma, che per la solennità e varietà con cui si esplicarono e pel numero degli illustri ed eminenti personaggi che vi presero parte, assursero ad un vero avvenimento, ci siamo occupati lo scorso numero. Abbian detto delle imponenti funzioni religiose nel tempio del S. Cuore, del lieto convegno degli antichi allievi, della brillante accademia di omaggio offerta ai più illustri benefattori, della solenne commemorazione funebre de' benefattori, superiori ed alunni passati a miglior vita nei cinque lustri trascorsi , e finalmente della riuscitissima esposizione professionale, che delle feste fu vero ornamento e corona. Ora, quasi a suggello della relazione inviataci, vogliam riportare per esteso ciò che dell'esposizione medesima scrisse l'egregio letterato e pubblicista P. Mattei Gentili, certi di far cosa gratissima ai lettori (1).

Ho voluto dedicare una di queste mattinate, omai troppo calde per invitare alle escursioni suburbane, alla visita di una esposizione. Oh! ma non si spaventino i lettori! non si tratta di una esposizione d'arte, che varrebbe ora ben poco, mentre è aperta quella di Venezia : si tratta invece , di una esposizione assai più modesta e più semplice, sebbene per me sia riuscita assolutamente nuova.

E nuova è, per molti rapporti almeno : per questo, senza dubbio: che in essa si raccoglie la minor somma di vanità che in una esposizione sia possibile raccogliere. Pensate : nessuna rivalità, qui, nessuna invidia di artisti sogghignanti nei crocchi la commiserazione per il quadro o la statua del collega - ma la semplice armonia di spiriti giovanetti, affratellati dallo studio e dalla fatica ; non la sete, avida sete talvolta fatale, della gloria - ma l'umile aspirazione al pane onestamente guadagnato. Parlo della piccola esposizione in cui si raccolgono i saggi della scuola professionale tenuta dai Salesiani, in quell'ospizio al Castro Pretorio, il quale ha con tanta fortuna affermato nel cuore della Roma moderna il trionfo della carità cristiana.

Lassù si faceva festa in questi giorni, poichè cadeva il venticinquesimo anniversario della fondazione dell'ospizio ; e i giovani artigiani prendevano parte a questa festa esponendo i saggi del loro lavoro; e non, come altrove si è fatto, i saggi migliori, ma quelli progressivi, dal più basso al più alto gradino della loro abilità tecnica. Una esposizione, anche per questo, singolare : simile in certo modo, alla mostra che della diversa opera della natura troviamo nei, gabinetti di mineralogia, dove dalla più umile pietra che rotoli in balia dei torrenti si sale fino al diamante che vuol essere cercato nelle viscere della terra dal sudore degli uomini.

Vi è la sala della « scuola dei falegnami » e vi son quelle della « scuola dei sarti » e della « scuola dei calzolai ». Dai primi esercizi di lavoro sul legno - studio di incastro dei pezzi, tavolinetti della più semplice forma e del più umile legno - fino ai lavori degli allievi del secondo e del terzo anno - banchi da chiesa, armadi... - e a quelli, mirabili per precisione ed eleganza, degli allievi che ebbero già il e diploma di operaio » - è tutta una scala di ben regolato e rapido progresso. Voi trovate qui qualche cosa che vi ricorda certi tentativi vostri fanciulleschi, quando vi sognavate di essere chi sa quali emuli di Giotto o di Jacopo della Quercia, e vi trovate i bei mobili di stile, scolpiti son precisione, nel legno lucente ed opaco, i bei mobili di noce o di larice americo, degni della vetrina di un negozio di lusso o di una esposizione d'arte decorativa. E la medesima progressione si ripete per i sarti e per i calzolai : dai primi esercizi di cucitura e di riparazione, alla redingote dal taglio perfetto; dalla preparazione dello spago e dai piccoli lavori di ciabattino, fino alle eleganti e bizzarre calzature per signora. Poi vengono i tipografi e i legatori di libri e, tra i primi, i compositori espongono dai più semplici tentativi di composizione delle righe alle impaginazioni e a lavori di fantasia d'ogni genere; gli stampatori, dalla stampa dei biglietti-réclame alle illustrazioni a due o tre colori; mentre i legatovi ci mostrano saggi di piegatura dei fogli e di cucitura in rustico, accanto alle legature in carta, in tela, in pelle, in seta, di tutti i gusti e di tutte le eleganze.

Mi son soffermato nell'ultima sala a leggere il « programma scolastico e professionale » degli alunni artigiani dell'ospizio. Quanta chiarezza e quanta precisione d'intenti! quanta regolarità meravigliosa nella distribuzione e nella scelta delle nozioni proprie a ciascun mestiere e di quelle di cultura generale necessarie a ciascun artigiano ! quanta prova di esperienza e di amore in tutto ! - V'è, tra l'altro, un intiero paragrafo dedicato alla formazione di buoni commessi di libreria. -Quante cose non devono conoscere questi commessi, destinati a maneggiare la merce intellettuale del libro? La pronuncia dei nomi stranieri e, almeno nelle linee generali , il pensiero di ogni grande autore moderno; la storia dell'attività letteraria di questo e quello scrittore e le oscillazioni bizzarre dei gusti dei lettori, del mercato librario... Il commesso può farvi acquistare un buon libro e lasciarne uno meno buono; può, con una sola frase , con un sorriso discreto, illuminarvi intorno alla vera fortuna delle opere di un autore, intorno al vero valore di un libro che non conoscete. Il commesso, se ha studiato ciò che questo programma gli addita, saprà, col dovuto rispetto e con la più profonda cortesia insegnare qualche cosa al cliente, anche se egli sia dei più cólti e dei più dotti, o confonderlo un pochino se è dei più vacui e dei più ciarlieri divoratori di libri insulsi

Umili cose, sì; ma io so che uscendo dall'ospizio, accompagnato dal sorriso buono degli uomini che spendono là dentro tutta la loro vita, e scendendo giù per le vie della città agitate dalla febbrile corsa di mille diversi interessi, di mille diversi egoismi, pensavo tra me e me se l'attendere a queste umili cose non sia infinitamente più grande che seguirne altre tanto maggiori all'apparenza, tanto più piccole in realtà, per tutto quel che di piccolo noi vi mettiamo.

(1) Cfr. il Momento di Torino del 9 giugno u. s.

SAVONA. - Scuole Tecniche ed Istituto Tecnico. - Per il nuovo anno scolastico 1905-06 i nostri confratelli di Savona hanno aperto in questa bella ed industriosa città della provincia di Genova e rinomata stazione balnearia, un Istituto-Convitto per i giovanetti delle Scuole Tecniche ed Istituto Tecnico. L'edifizio, ampio ed elevato, venne espressamente costruito in prossimità della stazione ferroviaria: e l'amena vista del mare e delle colline, il grande cortile, gli spaziosi saloni, i vasti corridoi, le sale luminose ed aerate lo rendono sommamente ameno e salubre. I giovani convittori, assistiti ed illuminati con cura nell'adempimento dei loro quotidiani doveri, frequentano le scuole governative della città, alle quali sono ogni giorno accompagnati. Per il grogramma rivolgersi al Direttore dell'Istituto-Convitto N. S. della Misericordia, Savona.

All'Estero.

SIVIGLIA. - Esposizione didattico=professionale. - Il giorno 24 giugno veniva inaugurata una piccola mostra didattico-professionale dei lavori eseguiti dagli alunni artigiani del nostro fiorente Istituto d'arti e mestieri nella città di Siviglia.

Anche in questa mostra gli oggetti esposti vennero classificati colla dichiarazione del nome dell'alunno, del suo corso professionale e del tempo impiegato nell'esecuzione, per meglio valutare il progresso e l'abilità del medesimo. E con piacere abbiamo notato, che anche in Siviglia avvenne quello che notammo nelle altre città ove vennero iniziati questi pubblici saggi ; cioè un'ammirazione generale. La stampa, senza distinzione di partito, fu unanime nel lodare la bella iniziativa e nel riconoscere l'indiscutibile valore dei giovani artisti.

« Due grandi forze, così opportunamente scriveva il Correo de Andalucía, si unirono a produrre questi mirabili frutti che noi contempliamo: il lavoro e la preghiera. Il lavoro che è come lo spirito che tutta informa l'opera di D. Bosco; la preghiera che è il balsamo che rende il lavoro più dolce, fa l'operaio più umile, il padrone più caritatevole : la preghiera che è carità, è appunto quello che mosse i Salesiani a stendere la loro mano al povero abbandonato onde istruirlo convenientemente e ridarlo alla società operaio valente, cittadino onorato, ottimo padre di famiglia... »

LA PAZ (BOLIVIA) - Il Presidente della Società Geografica di la Paz, in data del 14 aprile u. s. inviava al nostro confratello Don Giuseppe M. Reyneri, direttore del locale istituto salesiano, il comunicato seguente

Il Consiglio Direttivo della SOCIETÀ GEOGRAFICA DI LA PAZ, che ho l'onore di presiedere, apprezzando i meriti della S. V. e i servizi resi al paese nel ramo dell'istruzione e delle arti ha deciso di chiamarlo in seno all'Istituzione in qualità di Socio attivo, coree appare dal diploma che ho l'onore di accluderle.

Il Diploma è così concepito :

LA SOCIETÀ GEOGRAFICA DI LA PAZ, avuto riguardo ai meriti che distinguono il Sig. D. Giuseppe Reyneri, gli ha conferito il presente DIPLOMA DI Socio ATTIVO.

La Paz, 14 aprile 19o.5.

M. V. BALLIVIAu, Presidente. Luigi S. Crespo, Segret. Gen.

DON REYNERI venne pur nominato Cappellano della Società di Beneficenza Italiana, ad unanimità di voti.

ISTITUTI DI EDUCAZIONE vivamente raccomandati ai nostri Cooperatori

ESSENDO questo il tempo, in cui molti genitori debbon pensare alla scelta di un istituto di educazione ove collocare i loro figliuoli, nella certezza di far cosa utile a molti de' nostri Cooperatori, diamo l'elenco degli Istituti maschili, diretti dai Salesiani, e degli Educandati per giovinette, diretti dalle Figlie di Maria Ausiliatrice.

I. - ISTITUTI MASCHILI. a) Istituti con classi Elementari e Ginnasiali.

Piemonte) TORINO: Oratorio di S. Francesco di Sales, Via Cottolengo, N. ,32. - TORINO: Collegio delle Missioni, Via Madama Cristina, N. i. - BORGO S. MARTINO (Alessandria) Collegio S. Carlo. - CASTELNUOVO D'ASTI: Istituto Paterno D. Bosco. - CUORGNÈ CANAVESE: Collegio-Convitto Giusto Morgando. - FOSSANO: Collegio D. Bosco. - FossANO: Collegio-Convitto Civico (I). - INTRA (sul Lago Maggiore) : Collegio-Convitto S. Luigi. - LANZO TORINESE: Collegio S. Filippo. - NOVARA: Istituto S. Lorenzo Prete e Martire. - PEROSA ARGENTINA: Collegio S. Filippo Apostolo. - TRINO VERCELLESE: Collegio del S. Cuore di Gesù. (ha le sole classi elementari),

Lombardia) MILANO : Istituto S. Ambrogio. - SONDRIO : Istituto S. Rocco (ha le sole classi elementari). - TREVIGLIO: Istituto della S. Famiglia.

Canton Ticino) ASCONA : Collegio Pontificio. - MAROGGIA : Collegio D. Bosco.

Veneto) EsTE: Collegio Manfredini. - ESTE: Collegio-Convitto Civico (2). - LEGNAGO: Istituto_ S. Davide. -MOGLIANO VENETO: CollegioConvitto Astori. - VERONA: Istituto D. Bosco.

Emilia) BOLOGNA: Istituto della B. V. di San Luca. - FAENZA : Istituto di S. Francesco di Sales. - FERRARA: Collegio S. Carlo. - LUGO: Oratorio S. Giuseppe (le sole scuole elementari). MODENA: Istituto S. Giuseppe. - PARMA: Collegio S. Benedetto.

Liguria) ALASSIO: Collegio Municipale (3). - SAMPIERDARENA : Ospizio S. VincenLO de' Paoli. SPEZIA: Scuole S. Paolo. - VARAZZE • CollegioConvitto Civico.

Toscana) COLLE SALVETTI (presso Pisa) : Collegio S. Quirico. - FIRENZE: Oratorio Salesiano dell'Immacolata, Via Fr. Giov. Angelico, N. 16.

Marche) LORETO: Collegio della Madonna. - MACERATA: Istituto S. Giuseppe.

Umbria) GUALDO TADINO : Istituto S. Roberto. - TREVI: Collegio Lucarini.

Lazio) FRASCATI: Collegio-Convitto S. Carlo. - ROMA : Ospizio del S. Cuore di Gesù al Castro Pretorio.

Provincie Meridionali) ALVITO (Caserta) : Collegio-Convitto Municipale. - CASERTA : Istituto S. Cuore di Maria. - CASTELLAMARE DI STABIA Istituto S. Michele.

Sardegna) LANUSEI: Collegio-Convitto S. Eusebio.

Sicilia) BRONTE: R. Collegio Ven. Capizzi. - CATANIA : Istituto S. Francesco di Sales. - MESSINA : Istituto S. Luigi. - RANDAZZO : Collegio S. Basilio.

b) Scuole dell'Opera dei Figli di Maria Ausiliatrice, ossia per giovani adulti che aspirano allo stato ecclesiastico.

Piemonte) TORINO : Scuole Apostoliche al Martinetto - CHIERI: Oratorio S. Luigi.

Liguria) SAMPIERDARENA : Ospizio S. Vincenzo de' Paoli.

Emilia) LuGO: Oratorio S. Giuseppe. Sicilia) PEDARA: Istituto S. Giuseppe.

e) Convitti per ascritti alle RR. Scuole Ginnasiali, Liceali, Tecniche ed ai RR. Istituti Tecnici.

Piemonte) ALESSANDRIA : Convitto Salesiano

S. Giuseppe (per ascritti alle RR. Scuole Tecniche ed all'Istituto Tecnico) - BIELLA : Convitto S. Cassiano (per ascritti alle RR Scuole Tecniche e Ginnasiali - CHIERI : Convitto Salesiano S. Luigi (per ascritti al Corso Ginnasiale Superiore ed al Liceo).

Liguria) SAVONA: Convitto Salesiano della Madonna della Misericordia (per ascritti alle Regie

Scuole Tecniche ed all'Istituto Tecnico).

Lombardia) TREVIGLIO: Istituto della S. Famiglia con Convitto per ascritti alle RR. Scuole Tecniche.

Emilia) FAENZA: Istituto S. Francesco di Sales, con Convitto per ascritti alle RR. Scuole Tecniche. Il - ISTITUTI PER GIOVINETTE.

Piemonte) NIZZA MONFERRATO: Istituto della Madonna delle Grazie, con Scuole Elementari. Complementari e Normali pareggiate, e corso esemplare di tirocinio e giardino d'infanzia pareggiati

- ALESSANDRIA : Istituto Maria Ausiliatrice (Pensionato per Normaliste) - CHIERI : Educandato S. Teresa - CASALMONFERRATO : Istituto Sacro Cuore - GIAVENO (Torino) : Istituto Maria SS. Ausiliatrice - CRUSINALLO (Novara) : Istituto S. Giuseppe - MORNESE : Istituto Maria Ausiliatrice - NOVARA : Istituto Immacolata Concezione.

Veneto) CONEGLIANO VENETO: Collegio Immacolata.

Liguria) TORRIONE DI BoRDIGHERA : Collegio Maria Ausiliatrice - VARAZZE : Istituto S. Caterina da Siena.

Emilia) LUGO: Istituto S. Gaetano.

Umbria) CANNARA : Istituto Salesiano - TODI Istituto della Provvidenza.

Lazio) ROMA: Istituto S. Famiglia.

Marche) ASCOLI: Convitto Normaliste.

Sicilia) ALI' MARINA: Istituto Maria Ausiliatrice - BRONTE : Collegio Maria - CATANIA : Istituto Maria Ausiliatrice - MASCALI: Collegio Immacolata - TRECASTAGNI : Conservatorio dell'Immacolata.

NB. - Gli educandati di Chieri, Casale, Novara, Giaveno e di Ali Marina hanno il corso elementare e complementare completi ; gli altri le scuole elementari e corsi di perfezionamento.

(1) Il Collegio Civico di Fossano, oltre le RR. Scuole Ginnascali e le classi elementari comunali con sezioni interne pei convittori, ha pure le RR. Scuole Tecniche.

(2) Il Collegio Civico di Este oltre le scuole Ginnasiali, ha pure le Tecniche pareggiate.

(3) Il Collegio Municipale di Alassio ha pure il Corso Liceale.

NECROLOGIA

Mons. Carlo Manara Canonico della Metropolítana di Ancona.

IL 12 giugno p. p., si addormentava nella pace del Signore, nell'età di 67 anni, il Can. Mons. Carlo Manara, fratello dell'Em.mo Card. Arcivescovo di Ancona.

Sacerdote secondo il cuore di Dio, non lasciò inoperosi i grandi talenti avuti dal Signore, come con le sue belle doti di mente e di cuore seppe rendersi a tutti carissimo.

Colto, or son 18 anni, da un lento malore, non ne ebbe affranto lo spirito, anzi nella pazienza, nella rassegnazione e, nella pratica delle opere buone trovò modo di raffinare sempre meglio le preziose disposizioni che aveva sortito alla pietà ed alla vita cristiana.

Impedito dal prestarsi a qualunque opera esterna, la sua vita non fu meno operosa. Sull'esempio dei Divino Maestro si dedicò tutto all'educazione dei giovinetti, di cui raccoglieva sempre una numerosa schiera accanto a sè, facendosi piccolo con essi ; procurando loro, oltre ad onesti divertimenti, l'istruzione e l'educazione religiosa ; ed alcuni avviandone con sacrifizi e cure personali, allo stato ecclesiastico.

Ed ora il Signore lo volle a sè : sopraggiunta una nuova e più acuta forma di male, questa, nonostante le più premurose cure dell'arte salutare, in pochi giorni lo trasse alla tomba. All'Em. Porporato suo fratello, che ha pei nostri confratelli di Ancona un affetto di padre, ed all'esimia sua famiglia, le nostre più vive condoglianze... Una prece fervente per l'anima del compianto Monsignore !

Marìanna Rossellì del turco nata Uguccioni Gherardi Piccolomini d'Aragona.

Spirava nel bacio del Signore il 7 maggio in Firenze.

Donna di alto sentire, di fede viva e profonda, si può dire che in lei allignassero tutte le virtù. Convinta che la missione femminile deve applicarsi, non già nel turbinio della vita mondana, ma nel silenzio delle domestiche pareti, Ella fece della sua casa un modello di casa cristiana.

E nella sua casa appunto si compiaceva di scendere il nostro venerato Fondatore Don Bosco, ogni qualvolta si soffermava in Firenze ; l'animo di Lui, espandendosi nell'entusiasmo santo del suo ministero, gettava in terreno fecondo il seme di una devota cooperazione. Infatti l'estinta fu tra le prime e più generose benefattrici dell'Opera nostra : il suo caldo interessamento alla costruzione del nuovo Santuario della Sacra Famiglia si manifestava con cospicue elargizioni, ed una delle sue ultime visite fu dedicata ai lavori del Santuario, dei quali vivamente si compiaceva.

I nostri confratelli di Firenze, la vigilia di Maria SS. Ausiliatrice, celebrarono un solenne funerale per l'anima dell'illustre signora, che noi vogliam raccomandata anche alle comuni preghiere.

La Sig.ra Catterìna Rossì de Vigo.

San Nicolas de los Arroyos , nella Repubblica Argentina, passò a miglior vita la buona e pia signora Catterina de Vigo, che tanto bene fece alla nostra istituzione.

Spirò alle 2 del mattino del 21 marzo u. S. in età di anni 47, munita di tutti i conforti di nostra Santa Religione ; e Dio avrà accolto certamente nella sua gloria la caritatevole signora, l'eccellente donna, moglie e madre esemplare. I suoi funerali furono imponenti per la dimostrazione di stima e d'affetto che le tributarono molti conoscenti ed amici nell'accompagnarla all'ultima dimora.

Il Direttore di quel nostro Collegio pronunciò poche parole, lamentando l'irreparabile perdita e rilevando che la morte della signora Catterina de Vigo ha lasciato un gran vuoto nella desolata famiglia non solo, ma in quanti poterono apprezzare le sue virtù e godere dei frutti della sua operosa carità.

La virtuosa donna era dama di Maria Ausiliatrice e si accostava quotidianamente alla S. Comunione . tuttavia la raccomandiamo caldamente a particolari suffragi. Alla desolata famiglia, specie al vedovo consorte, le nostre più vive condoglianze.

cooperatori Defunti

dal 15 novembre 1904 al 1° febbraio 1905.

Mariani D. Giuseppe - Bernate, Como.

Mariano D. Nicolò, Congr. SS. Red. - Pagani, Salerno. Marinetto Rosa - S. Damiano d'Asti, Alessandria. Marino Margherita V.a Mongo - Pinerolo, Torino. Mariucco Donna Elisa n. De Angelis - Napoli. Marone Giovanni - Lamporo, Novara. Martinelli D. Luigi - Rivarolo Canavese, Torino. Martini Caterina V.a Zambelli - Langhirano, Parma. Masetti Irene Borghi - Bologna.

Mazetti Petronio - Tignano, Bologna.

Mazza Giuseppe, arciprete - Lodi, Milano.

Melini D. Domenico, arciprete - Madurera, Parma. Menzani Cesare - Piano del Voglio, Bologna. Merlo Giuditta - Vanzaghello, Milano.

Messina De Cristoforo Concettina V.a Politi - Ali Marina, Messina.

Michelis M. Vincenza - Oneglia, Portomaurizio. Miloni Luigi - Fiesso Umbertiano, Rovigo. Mingardi Luigia - Bagnarola, Forlì. Mischia Elisabetta - Negrar, Verona. Mocenni Card. Mario - Roma.

Moglia Pietro di Lorenzo - Bagnaria, Pavia. Moisello Giuseppe - Campomorone, Genova. Mondino prof. Giovanni - Cuneo.

Montaldi damigella Marietta - Cremona. Montereale-Mongiardini Fanny - Ovada, Alessandria. Monti Arnalia V.a Garghentini - Merate, Como. Morandini Teresa - Bienno, Brescia. Morchio Elia, negoziante - Genova. Morelli V.a Carolina - Torino.

Morselli D. Simone - S. Giovanni in Persiceto, Bologna Moschetti Giuseppe - Castagneto Marittimo, Pisa. Motta Carmelo - Catania.

Mottini Florinda V.a Nicolini - Spoleto, Perugia. Mussano V.a Teresa - Perletto, Cuneo.

Nanni Emidio - Brasa di Castel d'Aiano, Modena. Negri-Bella Giulia - Verona.

Negro Giuseppe - Pessinetto, Torino.

Nicita D. Gaudenzio, Mansionario - Ragusa Inferiore, Siracusa.

Nicolone Francesco - Torino.

Nizzero Martinelli Caterina - Valdagno, Vicenza. Novara Secondo - Cisterna d'Asti, Alessandria. Oberto D. Gaspare - Gozzano, Novara. Oddone Pietro - Rossiglione, Genova. Olgiati Virginia n. Gaffuri - Bareggio, Milano. Olivares Ing. Giovanni - Corbetta, Milano.

Olivotti Antonia, Superiora Coll. delle Grazie - Vicenza. Omodei Carolina n. Galletti - Vigevano, Pavia. Orani Liberata - Cagliari.

Orlandi Gio. Battista - Vizzini, Catania.

Osti D. Antonio, parroco - Costiola, Rovigo.

P. Bernardino da Montemarciano - Smirne, Turchia. P. Carmelo da Sitizzano, cappuccino - Fiumara di Muro, Reggio Calabria.

Panizon Giacomo - Trieste.

Paoletti Cecilia - Pitelli, Genova.

Parissi Emanuele - Galati di Tortorici, Messina. Pasinelli Maria fu Giovanni - Fonteno, Bergamo. Pasquale Nicola, dottore in legge - Montaldo, Ascoli Piceno.

Pasquinelli D. Francesca. rettore - Pitelli, Genova. Passeggia Raffaela V.a Pagano - Torre Annunziata, Napoli.

Pedretti-Bertoletti Caterina fu Stefano - Fonteno, Bergamo.

Pellegrino Caterina, maestra - Torino. Pellitu Ignazio - Cagliari

Pennacchio Gregorio, farmacista - Itri, Caserta. Penzo Angela - Chioggia, Venezia.

Penzo Mons. Angelo, parroco - Chioggia, Venezia. Peraldo Maria - Biella, Novara.

Perosa D. Bonardo - Venezia.

Perra Gaetano - Oristano, Cagliari.

Pesce Francesco - Cassinelle, Alessandria.

Petitti Eugenia V.a Tirinanzi De Medici - Biella, Novara.

Piavi Mons. Ludovico, Patriarca - Gerusalemme. Piazzi D. Michele, parroco - S. Galgano, Siena. Piccinini Natale - Paderna, Alessandria. Piccioli Marianna - Bassano, Roma. Piccione Prof. Corr. Bonfiglio - Noto, Siracusa. Piccione D. Luigi, canonico - Avola, Siracusa.

Pili Nicolò, negoziante - Flumini Maggiore, Cagliari_ Pio Ernesto - Caluso, Torino. Pischedda Elisa n. Satta - Oristano, Cagliari. Pisu Agostino - Buggerru, Cagliari. Pittoni Mons. Eugenio Celestino, canonico - Venezia_ Piziali Angelica V.a Bertoletti - Fonteno, Bergamo. Pizzi Pellegrino - Creta, Piacenza. Poli Francesca - Modena.

Pontremoli Virginia - Spezia, Genova.

Prigione Teol. D. Gio. Batt., canonico penitenziere - Alessandria.

Prina D. Antonio, cerimoniere - Milano. Pronino Maria - Villafranca Piemonte, Torino. Prospero D. Gerolamo, parroco - Carpeneto, Udine. Quadri Marina - Germignaga, Como. Quaglini Serafina - Trecate, Novara.

Quaranta Camilla, parroco - Cava dei Tirreni, Salerno' Racca Prof. Filippo - Torino. Racca Lucia - Savigliano, Cuneo. Ramelli V.a fu Massimino - Airolo, Ticino Svizzera. Rametta D. Paolo - Avola, Siracusa. Ramponelli Pietro, sacrestano - Felizzano. Rangoni contessa Rosa - Vaciglio, Modena. Recaldini Omobono, maestro - Piancamuno, Brescia. Redeonagni Paolo - Paullo Lodigiano, Milano. Regazzoli D. Pietro, coadiutore - Gorgonzola, Milano. Reggente Grifo dei Conventuali - Marsala, Trapani, Regis D. Pietro, rettore ospizio - Biella, Novara. Remedio D. Gio. Battista, parroco - S. Margherita d'Adige, Padova.

Reniere Gio. Batt., farmacista - Vittorio, Treviso. Ricca Giovanni fu Vincenzo - Torresina, Cuneo. Ricca Maurizio - Torresina, Cuneo. Rola Matteo - Reusa, Massa Carrara. Rollino Luigi - Lu Monferrato, Alessandria. Rollo D. Gaspare - Avola, Siracusa. Rosa D. Luciano - Lonigo, Vicenza. Rossi Teresa - Strambino. Torino. Rotondo D. Pietro, canonico - Palermo. Roux D. Giovanni - Moncucco, Svizzera-Ticino. Ruggeri Rosa - Albino, Bergamo. Saccheri D. Giovanni - S. Remo, Portomaurizio. Sacchi Marangoni Luigia - S. Spirito, Pavia. Sacco Giuseppe - Dosoledo, Belluno.

Salbego D. Gio. Battista, curato - Saline, Vicenza, Salino cav. Pietro, maggior generale - Torino. Santagata P. Ignazio, curato - Genova. Santagostino D. Luigi, parroco - Garlasco, Pavia. Sangregorio D. Celestino - Milano. Santini D. Girolamo - Camerino, Macerata. Santoro D. Camillo - Pratola Peligna, Aquila. Saporetti D, Achille, parroco - Piangipane, Ravenna. Sarteur abbé Gio. Batt., curé - S. Rhémy, Torino. Sarti Elconide - Bologna.

Savelli Spinola Mons. Antonio - Roma. Savi Prof. Mons. Venanzio - Venezia.

Scala Signorini Donna Giuseppina - Alessandria. Scalese D. Giuseppe - S. Mauro Forte, Potenza. Scalzotto Luigi - Sossano, Vicenza.

Scati Grimaldi di Casaleggio marchese Vittorio - Torino. Scher D. Tommaso, pievano - Peveragno, Cuneo. Schiavi Giuseppe - S. Albano, Pavia. Silva D. Luigi. cappellano - Airuno, Como. Simbola D. Domenico, vice-parroco - Nurallao, Cagliari. Slobbe D. Luigi, econ. spirit. - Maina, Udine. Sonaglia cav. Paolo - Torino. Sosso D. Lorenzo, cappellano - Cavour, Torino. Spada Federico - Alano di Piave, Belluno. Speri Maria - Negrar, Verona. Stocco D. Giuseppe, arciprete - Fonte, Treviso. Suliani Lucca - Vilmaggiore, Bergamo. Suor Alessandra delle Giuseppine - Torino.