BS 1900s|1909|Bollettino Salesiano Giugno 1909

ANNO XXXIII - N. 6.   Torino, Via Cottolengo 32.   GIUGNO 1909.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: Le origini remote della divozione al Cuore di Gesù    161

Cuore di Padre e di Pastore ,    163

Pel giubileo di D. Rua    166

Tesoro spirituale   .   .   166 S. E R. Mons. Giovanni Marenco, Vescovo di Massa Carrara . . . 167 Nella nuova Chiesa di S. Maria Liberatrice . . . 169 Lettere di famiglia. Dalle rovine di Messina - Due schiere di orfanelli - Gara di carità .   170 DALLE MISSIONI : Repubblica Argentina: La Missione di Rio Gallegos nel Territorio di S. Cruz - India: La festa di Mahamakham    173

Albo d'onore di nuovi Direttori Diocesani   . 178

IL CULTO DI MARIA SS. AusiLIATrRICE: La solennità titolare nel Santuario di Valdocco - Pellegrinaggio spirituale - Grazie e graziati .   179

TRA I FIGLI DEL POPOLO: Cronaca degli Oratori Festivi : Pisa, Torino- Valdocco, Sliema-Malta, Spezia, Trieste - Altre notizie   185

NOTIZIE VARIE: Riverenti omaggi -L'8° Centenario di S. Anselmo - A Valdocco -In Italia: Bologna, Castellamare di Stabia, Firenze, Milano, Roma - All'Estero: Vianna do Castello, Buenos Aires, Rosario    189

Necrologio e Cooperatori defunti    191

LE ORIGINI REMOTE della Divozione al Cuore di Gesù

PIO X riceveva il 25 ottobre dell'anno decorso una larga rappresentanza di cattolici tedeschi, capitanati dal Card. Arcivescovo di Colonia, il quale gli presentava augurii e omaggi pel suo 50° anno di vita sacerdotale. L'amato Pontefice, il mite e forte Pio, rispondeva ringraziando, e raccomandando due cose particolarmente, cioè di essere fermi nella fede e di coltivare e propagare largamente la divozione al Cuor di Gesù.

Noi non sapremmo come meglio incominciare il mese del S. Cuore se non col far conoscere e diffondere la raccomandazione del Vicario di Gesù Cristo, divozione che sostanzialmente non è di oggi, nè di ieri, ma di oltre 19 secoli. Sarebbe errore il credere che la divozione al Cuor di Gesù sia sorta, come per incanto, nella seconda metà del secolo XVII. La verità è che essa è antica quanto il Cristianesimo e che quell'apostola del Cuor di Gesù, che fu la B. Margherita Alacoque, ebbe la missione, missione che compì fedelmente e religiosamente, di rendere pubblico, solenne, salutarmente attraente quel che era ed è nell'essenza della religione nostra santissima.

Nell'ordine della natura, come nell'ordine della grazia, non vi sono nè salti, nè sbalzi; tutto è organicamente connesso in modo che da umili e tenui principi si procede a poco a poco, dolcemente e fortemente, a grandi e salutari risultati. Ciò è avvenuto anche per quanto riguarda la divozione al Cuor di Gesù. Come mai avrebbero potuto, i cristiani de' primi secoli, quei cristiani così saldi nel credere e così forti nell'operare, che sono e saranno sempre i nostri più splendidi modelli, essi per cui la santa Umanità di Gesù Cristo costituiva oggetto del più sentito culto e della più profonda adorazione, come mai, diciamo, avrebbero potuto nella loro intelligente e pratica fede, non pensare al sacratissimo di Lui Cuore, a quel Cuore cioè che quell'umanità divina animò, avvivò, scaldò tutta quanta? È quindi naturale che noi troviamo già, anche ne' primì secoli della Chiesa, principii e tracce chiare e aperte di questa divozione. Ne fan testimonianza, per tacer di altri, S. Paolo (1), S. Agostino e S. Giovanni Grisostomo.

Di mano in mano poi che andiamo innanzi e il Cristianesimo si allarga e santamente pervade la società, vediamo crescere, profondamente sentirsi e largamente propagarsi la divozione al Cuor di Gesù. Geltrude e Matilde, questi fiori squisitamente soavi e divinamente belli del giardino Benedettino, ci presentano ne' loro scritti e nelle loro opere preghiere ed esercizi di pietà teneri e commoventi verso il Cuor di Gesù. E quel che le due sante Benedettine fecero nel secolo XIV, compiva il Certosino Lanspergio ne' primordi dell'evo moderno lavorando indefessamente non solo a far conoscere ed apprezzare l'eccellenza e santìtà di essa divozione, ma ancora e soprattutto a renderne facile l'attuazione e la pratica col mezzo d'immagini del S. Cuore. E bisogna ben dire che l'operosità di lui sia stata salutarmente grande ed efficace, quando noi vediamo i Certosini di Colonia del secolo XVI esserne così presi da affiggere sulla porta o nell'interno della cella l'immagine del Cuor di Gesù e questa immagine circondare de' loro più affettuosi e sentiti omaggi. Andiamo innanzi ed ecco apparire, sul principio del secolo XVII, l'alba foriera di quel gran giorno che doveva poi segnare il regno del Cuor di Gesù. Ecco il B. Eudes e S. Francesco di Sales presentarcisi come capi protagonisti in quest'opera sublime e salutare. Si direbbe che il nostro Santo Patrono sia stato, come in altre cose, così in questa, l'uomo suscitato da Dìo a preparar la via all'opera della B. Margherita Alacoque. A questo mirano i suoi scritti e le sue opere; figlie del Cuor di Gesù chiama le Suore della Visitazione da lui fondate; ad esse dà per stemma un cuore cinto da una corona di spine e sormontato da una croce; ad esse assegna quale compito speciale l'imitazione delle virtù più care al Cuor di Gesù, cioè la mansuetudine e l'umiltà, e in generale la vita nascosta di Gesù Cristo.

Quando quindi nel 1647 nasceva l'apostola del Cuor di Gesù, Margherita Alacoque, la via era gìà spianata e il terreno preparato alla larga manifestazione di questa divozione. Le rivelazioni alla piissima ed umile verginella, monaca dell'Ordine fondato da S. Francesco di Sales, segnatamente quella del 1675, da cui trae principio la festa e la dilatazione mondiale di questa divozione, attuavano quel che era già avviato, eseguìvano quel che era ne' voti e ne' desiderii dell'umanità credente, compivano quel che Dio aveva segnato ne' suoi eterni disegni, che cioè a riaccendere lo spirito di fede nella S. Eucaristia, a rendere più intensa e più generale la santa comunione, a rianimare lo spirito di carità pigliasse impero e si espandesse larga e potente la divozione al Cuor di Gesù.

(1) Basta leggere il I° e segg. capitoli della lettera a' cristiani di Filippi, per vedere quanto fosse viva e potente nel grande Apostolo la divozione al Cuor di Gesù.

Cuore di Padre e dì Pastore

IN data 21 aprile u. s. compiendosi - come noi preannunziammo -- l'Ottavo Centenario della morte di S. Anselmo d'Aosta, Arcivescovo di Cantorbery e Dottore di S. Chiesa, il Sommo Pontefice Pio X, che Iddio serbi lunghi anni all'affetto del mondo cattolico, emanava l'Enciclica Communium rerum, nella quale, illustrando i tempi, la vita e lo spirito del sullodato santo Dottore, in poche pagine - che sono un documento di eccezionale importanza - parla con meravigliosa lucidità e con apostolico zelo dello stato della Chiesa nell'ora presente. Il linguaggio del Vicario di Gesù Cristo è dapprima la parola del Padre amatissimo ed amantissimo, che esulta nel rilevare il fervore di molti buoni e si professa particolarmente grato a quanti festeggiarono il suo Giubileo Sacerdotale (tra cui - per noi è dolce il ricordarlo - si schierarono pure con sincero affetto molti Cooperatori) ; ed è quindi la parola del Pastore amoroso e vigilante, il quale deplora con profonda amarezza la malignità della guerra che si muove alla Chiesa da aperti ed occulti nemici, e le tristi conseguenze di questa lotta calamitosissima.

Noi, facendoci un dovere di diffondere, sull'esempio del Venerabile Don Bosco, i pensieri, le parole e i desideri del Vicario di Gesù Cristo, riportiamo integralmente le brevi pagine citate, nella speranza di far cosa sommamente utile ai lettori, speranza che diverrà certezza, ove nessuno manchi di farne suo pascolo salutare.

CUORE DI PADRE.

Indizî di ritorno delle Nazioni a Cristo.

« Fra le acerbità dei tempi e le recenti calamità che opprimono l'animo Nostro di dolore Ci è grato conforto la gara unanime, onde tutto il popolo cristiano è stato testè, e continua ad essere spettacolo al mondo e agli angeli ed agli uomini (I, Cor. IV, 9.). La qual gara se dalla vista delle presenti sventure potè avere eccitamento più pronto, come da causa unica provenne dalla carità di Gesù Cristo Signor Nostro. E poichè la carità degna di tal nome non è fiorita nel mondo nè può fiorire se non per Cristo, da Cristo solo dobbiamo riconoscere ogni frutto ch'ella reca fra noi, anzi pure fra gli stessi uomini rilassati nella fede e nemici alla religione, ne' quali se appare qualche vestigio di carità vera, è tutto merito di quella civiltà che Cristo è venuto a portare nel mondo e che essi non sono riusciti ancora a scacciare in tutto da sè e dalla società cristiana.

» Di tanto pietoso concorso di tutte le anime cristiane gareggianti a conforto del Padre e sollievo de' fratelli nelle comuni e private tristezze, è commosso e riconoscente il Nostro cuore più che non si possa esprimere a parole. E, sebbene già più volte l'abbiamo significato in particolare ai singoli, non vogliamo ora tardare di rendere a tutti pubblicamente le più vive azioni di grazie, a voi prima, o Venerabili Fratelli, indi per mezzo vostro ai fedeli tutti alle vostre cure affidati.

» E parimenti intendiamo protestare pubblicamente la Nostra gratitudine per tante e così luminose dimostrazioni di amore e di ossequio che Ci diedero i Nostri figli carissimi in ogni parte del mondo cattolico, in occasione del Nostro giubileo sacerdotale. Esse riuscirono graditissime al Nostro cuore non. tanto per il riguardo Nostro quanto per quello della religione e della Chiesa, perchè furono testimonianza di fede, intrepidamente professata quasi a riparazione sociale ed a ossequio pubblico reso a Cristo ed alla sua Chiesa nella persona di Colui che il Signore ha posto a governare la sua famiglia. Ma anche altri frutti, per questo rispetto, Ci confortarono grandemente. Così le feste, onde tante diocesi del Nord dell'America ricordarono coni religiose solennità il primo centenario della loro erezione, benedicendo il Signore, che aveva chiamato tante anime alla luce della verità nel seno della Cattolica Chiesa; così lo stupendo omaggio, ripristinato a Cristo presente nella divina Eucaristia, da migliaia e migliaia di credenti col concorso di molti Nostri Venerabili Fratelli e del Nostro stesso Legato, sul suolo della nobilissima isola d'Inghilterra; e così anche le consolazioni della perseguitata Chiesa di Francia al mirare gli splendidi trionfi dell'Augusto Sacramento, particolarmente nel Santuario di Lourdes, delle cui origini godemmo pure di veder celebrato così solennemente il cinquantesimo anniversario. Per questi e altri fatti è bene appaia a tutti, e si persuadano i nemici della fede cattolica , come lo splendore delle cerimonie e il culto della Augusta Madre di Dio, e gli stessi figliali omaggi resi al Sommo Pontefice sono tutti rivolti infine alla gloria di Dio e alla salute degli uomini medesimi col trionfo del Regno di Dio in mezzo a loro, perchè sia Cristo ogni cosa e in tutti (Coloss. III. II.).

» Questo trionfo di Dio su la terra, che deve avverarsi negli individui e nella società, sta appunto in quel ritorno degli uomini a Dio mediante Cristo, e a Cristo mediante la Chiesa, che noi abbiamo annunziato come il programma del Nostro Pontificato nel rivolgervi la prima volta la parola E supremi Apostolatus Cathedra (2), e di poi altre volte ripetutamente. A questo ritorno fiduciosi Noi miriamo e ad affrettarlo indirizziamo i Nostri propositi e desideri, come ad un porto in cui si quietino anche le tempeste della vita presente. Nè per altro motivo, appunto Ci sono grati gli omaggi resi alla Chiesa nella Nostra umile Persona, se non perchè con l'aiuto di Dio sono indizio di tale ritorno delle Nazioni a Cristo e di più intensa e pubblica adesione a Pietro e alla Chiesa.

» La quale intensità di adesione non è certo d'ogni età e d'ogni condizione d'uomini nel grado stesso e nelle stesse manifestazioni esteriori. Ma certo si può ben dire ch'essa per una disposizione provvidenziale diviene tanto maggiore quanto più avversi corrono i tempi, sia contro la sana dottrina o contro la disciplina sacra o contro la libertà nella Chiesa. »

VOCE DI PASTORE. Guerra esterna mossa alla Chiesa e sue tristi conseguenze.

«....Voi vedete... quanto siano tristi i tempi in cui siamo caduti e quanto gravose le condizioni in cui dobbiamo trovarci. Anche fra gli infortuni pubblici che ne recarono estremo affanno, Ci siamo sentiti inacerbire il dolore da avventate calunnie contro il clero, quasi che si fosse mostrato indolente al soccorso nella calamità dagli ostacoli frapposti perchè non apparisse la benefica azione della Chiesa a pro' dei figli desolati; dal disprezzo della sua stessa cura e provvidenza materna. Non parliamo poi di altre opere tristi, a danno della Chiesa o macchinate con subdola astuzia o con empio ardimento consumate, calpestando ogni diritto pubblico, ogni legge anzi di equità e di onestà naturale. Il che massimamente fu enorme eccesso di malvagità in quei paesi che ebbero già dalla Chiesa maggiore luce di civiltà. Perchè qual cosa più brutale che vedere tra quei figli, cui la Chiesa crebbe e accarrezzò quasi suoi primogeniti, suo fiore e suo nerbo, vederne alcuno drizzare furioso le armi contro il seno della Madre che li ha tanto amati?

» E non v'ha molto da consolarci per lo stato di altri paesi; la guerra medesima, benchè in varia forma, o infuria o minaccia per via di tenebrose macchinazioni. Si vuole insomma universalmente nelle nazioni che più debbono alla cristiana civiltà, spogliare la Chiesa dei suoi diritti, si vuole trattarla come non fosse punto, di natura e di diritto, società perfetta, quale fu istituita da Cristo medesimo, riparatore della nostra natura; si vuole annientato il suo regno che, sebbene primariamente e per diritto riguardi le anime, non giova però meno alla loro salvezza eterna che alla sicurezza della civile prosperità; si vuole con ogni sforzo che in luogo del regno di Dio spadroneggi, sotto mentito nome di libertà la licenza. E pur di far trionfare con l'impero delle passioni e dei vizi la pessima di tutte le schiavitù, trascinando a precipizio nell'estrema rovina i popoli - perché il Peccato fa miseri i popoli (Prov. XIV, 34 ) - non si cessa di gridare: Non vogliamo che egli regni sopra di noi (Luc., XIX, 14.).

» Quindi cacciati da paesi cattolici gli Ordini religiosi, che furono alla Chiesa in ogni tempo di ornamento e difesa e promotori delle opere più benefiche di scienza e di civiltà fra le nazioni barbare e le civili; quindi indeboliti o ristretti al possibile i suoi benefici istituti, sprezzati e derisi i suoi ministri, anzi ridotti ove sia dato, all'impotenza, all'inerzia; chiuse loro o rese in estremo difficili le vie della scienza e del magistero, massime nell'allontanarli gradatamente dall'istruzione ed educazione della gioventù; attraversate le opere cattoliche tutte di pubblica utilità; scherniti, perseguitati o depressi anche i laici egregi, di professione apertamente cattolica, quasi classe inferiore o reietta, finchè venga il giorno, che si vuole affrettato con leggi sempre più inique e con abbietti provvedimenti, di deferirli come nemici dello Stato e sbandirli anche dalle ultime manifestazioni sociali.

» E si vantano gli autori di questa guerra, tanto subdola insieme e spietata, di muoverla per amore di libertà, di civiltà, di progresso, e, a crederli, pure per carità di patria: simili anche in questa menzogna al loro padre, il qual, fu omicida fin da principio, e quando parla con bugia, Parla da par suo, perchè egli è bugiardo (Joann. VIII, 44), e ardente di odio insaziabile contro Dio e contro il genere umano. Uomini di fronte proterva costoro, che cercano di dar parole e tendere insidie agli ingenui. Non dolce amor di patria o ansiosa cura del popolo, non altro nobile intento o desiderio di cosa buona che sia muove costoro alla guerra accanita: ma odio cieco contro Dio e contro quella società divina che è la Chiesa. Da questo odio prorompe l'insano proposito di vedere fiaccata la Chiesa ed esclusa dalla vita sociale : da questo odio l'ignobile sfogo di gridarla morta e tramontata, mentre non si cessa di oppugnarla: anzi pure l'audacia e la insensatezza di rinfacciarle, dopo spogliatala d'ogni libertà, che per nulla più conferisca al benessere della società, alla felicità della patria. Dallo stesso odio viene pure l'astuto dissimulare o il tacere affatto le più aperte benemerenze della Chiesa e della Sede Apostolica, se pure non si rivolgono le nostre beneficenze in argomenti di sospetti, d'insinuazioni, di suggestioni, che s'infiltrano con arte astuta negli orecchi e negli animi della moltitudine, spiando e travisando ogni atto e detto della Chiesa, quasi fosse un pericolo imminente alla società; invece di riconoscere, com'è indubitato, che i progressi della genuina libertà e della civiltà più sincera, sono da Cristo principalmente per opera della Chiesa.

» Di questa guerra che freme al di fuori, mossa da nemici esterni, per la quale o ad oste schierata e con aperte battaglie, o con arte subdola o coperte insidie, dappertutto scorgiamo la Chiesa pigliata di assalto, abbiamo più volte premunito la vostra vigilanza, Venerabili Fratelli, e ancora nella Nostra Allocuzione pronunziata in Concistoro il 16 dicembre 1907.

Di un'altra guerra intestina e domestica, ossia del « modernismo ».

» Ma con non minore severità e dolore abbiamo dovuto denunziare e reprimere un altro genere di guerra intestina bensì e domestica, ma quanto meno palese ai più tanto maggiormente pericolosa. Mossa da figli snaturati che si annidano nel seno stesso della Chiesa per lacerarlo silenziosamente, questa guerra mira più direttamente alla radice, all'anìma della Chiesa: mira ad intorbidare le sorgenti tutte della pietà e della vita cristiana, ad avvelenare le fonti della dottrina, a disperderne il deposito sacro della fede; a sconvolgere i fondamenti della costituzione divina: volta in dileggio ogni autorità, così dei Romani Pontefici come dei Vescovi, a dare nuova forma alla Chiesa, nuove leggi, nuovi diritti, secondo i placiti di mostruosi sistemi, insomma tutta deformare la bellezza della Sposa di Cristo, per il vano bagliore di una nuova coltura, che è scienza di falso nome, da cui l'Apostolo ci mette in guardia ripetutamente: « Badate che « nessuno vi aggiri per mezzo di una filosofia « vuota e ingannatrice, secondo la tradizione de« gli uomini, secondo i Principi del mondo, e non « secondo Cristo » (Coloss. 11. 3.).

» Da questa falsa filosofia e da questa mostra di vuota e fallace erudizione, congiunta ad una somma audacia di critica, sedotti alcuni, svanirono nei loro pensieri (Rom. 1. 21.), e rigettata la buona coscienza, fecero naufragio intorno alla fede (I. Tim. 1, 29): altri si vanno dibattendo miseramente tra i flutti del dubbio nè sanno essi medesimi a qual lido approdare; altri sprecando e tempo e studi, si perdono dietro a ciancie astruse, onde poi si alienano dallo studio delle cose divine e dalle sincere fonti della dottrina. Nè, sebbene denunziato già più volte e smascheratosi infine per gli eccessi medesimi dei suoi fautori questo semenzaio di errori e di perdizione (che ebbe volgarmente dalla sua smania di malsana novità il nome di modernismo) cessa di essere male gravissimo e profondo. Esso cova latente, come veleno, nelle viscere della società moderna, alienatasi da Dio e dalla sua Chiesa, e massimamente serpeggia come cancro in mezzo alle giovani generazioni naturalmente più inesperte e spensierate.

»Non è esso infatti una conseguenza di studi seri e di scienza vera, giacchè non vi può essere dissenso vero fra la ragione e la fede (Conc. Vatic. Constit. Dei Filius, cap. 4. ) ; ma è effetto dell'orgoglio intellettuale e dell'aria pestifera, che si respira, di ignoranza o cognizione tumultuaria delle cose di religione, mista alla stolta presunzione di parlarne e discuterne. E tale infezione malefica è poi fomentata dallo spirito dell'incredulità e della ribellione a Dio; onde chiunque è preso da qualche cieca frenesia di novità pretende bastare a se stesso, scuotere da sè palesemente o ipocritamente ogni giogo di autorità divina, foggiandosi poi a capriccio una sua religiosità vaga, naturalistica, individuale, che del cristianesimo simuli il nome e la parvenza, non ne abbia punto la verità e la vita.

» Ora in tutto ciò non è difficile ravvisare una delle tanto forme della guerra eterna che si combatte contro la verità divina, e che ora si muove tanto più pericolosamente, quanto più insidiose sono le armi palliate di religiosità nuova, di sentimento religioso, di sincerità, di coscienza, onde uomini ciarlieri si affannano a cercare conciliazione tra le cose più disparate come tra il delirare della scienza umana e la fede divina, tra l'ondeggiare frivolo del inondo e la dignitosa costanza della Chiesa...»

Quale sia il conforto del Papa e quale il nostro dovere.

« È cosa mirabile come l'unione dei vescovi e dei fedeli col Pontefice Romano si è venuta stringendo sempre più intimamente fra lo strepitare delle tempeste, scatenatesi lungo i secoli contro il nome cristiano, ed ai nostri tempi si è fatta così unanime e cordiale, che appare sempre più cosa divina. Essa è appunto la nostra maggiore consolazione, com'è gloria e presidio validissimo della Chiesa. Ma quanto più eccellente il benefizio, tanto più ci è invidiato dal demonio e tanto più odiato dal mondo, il quale non conosce nulla di simile nelle società terrene, nè può spiegarlo con le sue ragioni politiche ed umane, essendo l'adempimento della sublime preghiera stessa di Cristo, fatta nell'ultima Cena.

» È necessario pertanto.... sforzarci con ogni studio .a custodire e a rendere sempre più intima e cordiale questa unione divina tra il Capo e le membra, non mirando a considerazioni umane sì bene a ragioni divine, affinchè tutti siamo una cosa sola in Cristo... »

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori salesiani, i quali confessati e comunicati devotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'indulgenza Plenaria:

ogni mese:

1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno ; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona morte;

3) nel giorno in cui si radunino in conferenza;

dal 10 giugno al 10 luglio

1) il 10 giugno, solennità del Corpus Domini; 2) il 24 giugno, Natività di S. Giovanni Battista ; 3) il 30 giugno , commemorazione di S. Paolo Apostolo ;

4) Il 2 luglio, Visitazione di Maria Vergine; 5) Il 4 luglio, festa del Preziosissimo Sangue.

Tutte le indulgenze concesse ai Cooperatori sono plicabili alle anime sante del Purgatorio; ma pel loro acquisto è richiesta per tutti la recita quotidiana di un Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice coll'invocazione: Sancte Francisce Salesi, ora pro nobis.

Pel giubileo di D. Rua

L'ANNUNCIO dell'appressarsi del Giubileo Sacerdotale del Successore di D. Bosco ha destato vivo entusiasmo nelle nostre case e in mezzo ai Cooperatori.

A Torino un'eletta d'illustri personaggi ecclesiastici e laici si è costituita in Comitato per appositi festeggiamenti, che verrano con speciale appello annunziati a tutti i Cooperatori.

Qui, all' Oratorio, mentre una Commissione interna studia il modo più conveniente per commemorare la data in tutte le nostre Case, i bravi giovanetti tipografi attendono con raddoppiata diligenza alla stampa di un nuovo Messale Romano, bramosi che la prima copia abbia a servire per la Messa Giubilare.

Le Figlie di Maria Ausiliatrice, come appare da una circolare della rev.ma loro Superiora Generale, si associeranno alla nostra esultanza tenendo in Torino un'esposizione scolastico-didattica ed un'altra di lavori femminili, alle quali concorreranno tutte le case dell'Istituto.

Una ditta di Intra d'accordo coi Salesiani di quella città pubblicherà, a colori ad olio inalterabili e su tela, un grande artistico ritratto del Festeggiato, che farà riscontro con quello di Don Bosco dovuto pure al pennello di. un intrese, cioè del pittore Giuseppe Rollini.

A Napoli, sulla collina del Vomero, a ricordo del faustissimo Giubileo verrà inaugurato un artistico tempio in onore del S. Cuore di Gesù.

A Betlemme, quei nostri orfanelli pieni di affettuosa ricordanza pel Successore di D. Bosco, che l'anno scorso ebbero la fortuna di avere più settimane fra loro, « non potendo far nulla nella loro povertà, raddoppieranno le preghiere davanti la Culla di Gesù Bambino, per la conservazione dell'amatissimo Padre ».

Altri preparativi si stanno affettuosamente studiando altrove.

Mentre ci riserviamo di ritornare sull'argomento, poichè è facile comprendere quanto ci stia a cuore il dare al sig. D. RUA un attestato solenne di quella profonda venerazione e di quell'intenso affetto che nutriamo per lui, torniamo intanto a rivolgere ai lettori una calda preghiera.

Il 9 corrente, il venerando Successore di Don Bosco compie 72 anni e, purtroppo, da qualche tempo ne sente il peso.... Che Maria Ausiliatrice gli doni forza e salute da celebrare con noi le sue Nozze d'Oro e di sopravvivere ancor lunghi anni al nostro amore, a nostro esempio ed a vantaggio di tutte le Opere Salesiane ! Preghino anche i nostri lettori a questo fine.

S. E. Mons. Giovanni Marenco

VESCOVO DI MASSA CARRARA PRECONIZZATO nel Concistoro del 29 aprile, venne consacrato in Roma la 5a domenica di Pasqua, secondo gìorno della novena dì Marìa Ausiliatrice, nella nuova Chiesa dei Testaccio per espresso desiderìo del sig. D. Rua.

La solennissìma cerimonia fu compiuta dall'Em.mo sig. Card. Francesco Satolli, arciprete della Patriarcale Arcibasilica Lateranense, assistito da S. E. R. Mons. Antonio Sogaro, Arcivescovo tit. di Amida, Presidente dell'Accademia dei Nobili Ecclesiastici e da S. E. Rev.ma Mons. Giuseppe Valbonesi, Vescovo tit. di Menfi, sotto la direzione dei Cerimonieri Pontifici Mons. Respighi e Mons. Menghini, presenti una devota moltitudine di fedeli, il nobile Comitato costituitosi per la consacrazione ed una folla di rappresentanze, prime tra le quali quelle del Capitolo Superiore della nostra Pia Società, della Diocesi di Massa e di molti Ordini religiosi.

Il Comitato Romano, costituitosi per la circostanza, si componeva delle nobili signore e signorine contessa Marianna Soderini, marchesa Maria Antonietta Spinola, principessa D. Cristina Giustiniani Bandini, contessa Santucci. Fontanelli, contessa Maddalena Dalmonte Sgariglia, marchesa Francesca Serlupi, Carlotta Romanelli Tuccimei, Rosa Franchi, Natalina Piacentini, Clelia Zecchini, Enrica Forti, Maria Rossi e Rosa Fioravanti ; nonchè dei signori Antonio comm. prof. Burri, conte Massimilìano Colacicchi, Isaia Franchi, Attilio Cruciani, Giuseppe Bazzoffi, Pio Fioravanti, Stefano Bruno, Nazzareno Raffi ed Augusto Ciriaci segretario, sotto la presidenza effettiva del cav. Romeo Santini e l'onoraria del conte avv. comm. Carlo Santucci.

Il sig. Don Rua, come aveva mandato pel Concistoro apposita rappresentanza, presieduta dal rev.mo D. Paolo Albera che ebbe il conforto di umiliare al S. Padre i ringraziamenti di tutta la Pia Società Sa lesiana per l'onore fattole coll'elevazione di un suo alunno all'Episcopato, così volle presenti alla cerimonia della consacrazione due membri del nostro Consiglio Superiore, cioè il rev.mo prof. D. Giuseppe Bertello, Economo Generale e Consigliere Professionale, e il rev.mo prof. D. Francesco Cerruti, Direttore Generale degli Studi.

Erano pur presenti il rev. D. Arturo Conelli con molti Salesiani dell' Ispettorìa Romana, un largo stuolo di Figlie di Maria Ausiliatrice e varie associazioni; tra cui, con bandiera, il Comitato Parrocchiale del Testaccio, il Circolo S. Maria Liberatrice, il Ricreatorio M. A. Borghese e la Sezione Giovani dell'Artistico-Operaia.

Terminata la cerimonia, gli invitati e le rappresentanze passavano in una sala della parrocchia, ove il conte Santucci, a nome. del Comitato, offriva al nuovo Vescovo un, pastorale d'argento, come pegno di riconoscenza dei cattolìci di Testaccio per aver egli col senno e con lo zelo indefesso tanto cooperato alla erezione della bella chiesa di S. Maria Liberatrice ed all'incremento delle Opere Salesiane in quel già abbandonato quartiere. Il concerto dell'Ospizio del S. Cuore, intervenuto in corpo alla cerimonia, eseguiva in fine varii e scelti brani di musica.

Mons. Giovanni Marenco conta 56 anni, essendo nato il 27 aprile 1853 ad Ovada. Compiuti gli studi ginnasiali e filosofici nel seminario diocesano, sulla fine del 30 Corso Teologico corse fra le braccia del Venerabile D. Bosco la cui fama di santità l'aveva avvinto, che affettuosamente l'accolse fra i suoi figli.

Entrato nell'Oratorio il maggio del 1873, nel dicembre del 1875 fu consecrato sacerdote. Caro agli alunni, attese per alcuni anni all'insegnamento nel Collegio di Alassio ed in quello dei nobili a Torino-Valsalice. Di qui, nel 1878 D. Bosco lo inviava a Lucca ad aprire e dirigere una nuova casa Salesiana presso la chiesa della Croce (poi trasportata a Colle Salvetti) ove fece risplendere quello zelo indefesso e prudente e quell'amore vivissimo pel decoro della Casa di Dio, che mossero il Venerabile a preporlo al bel S. Giovanni Evangelista di Torino, non appena questo splendido tempio venne inaugurato al divin culto, cioè nell'ottobre del 1882. Quivi rimase poco più di cinque anni, ma lasciò tale memoria e così vivo desiderio di sè per l'apostolica predicazione e per l'illuminata direzione delle anime, che dura ancora. Mandato nel febbraio del 1888 a S. Pier d'Arena, portò le stesse doti preclare nella direzione dell'Ospizio di San Vincenzo de' Paoli e nell'annessa Parrocchia di S. Gaetano, finchè promosso Ispettore avvantaggiarono del suo zelo e dei suoi saggi consigli tutte le altre case salesiane della Liguria e della Toscana.

Ma più delicate mansioni e più importanti uffici l'attendevano ancora. Richiamato infatti all'Oratorio di Torino nel 1892, venne dal Successore di D. Bosco eletto suo Vicario nel consolidamento dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice; e sotto il governo di D. Marenco l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ornai sparso in tutto il mondo, prese un nuovo sviluppo, spiegando un'ammirabile operosità in svariatissime opere educative e di assistenza religioso-sociale a vantaggio della gioventù femminile.

Finalmente nel novembre del 1899 eletto Procuratore Generale dei Salesiani presso la Santa Sede, seppe mostrare costantemente quel tatto squisito e quella grande abilità nel disbrigo degli affari che mossero il S. Padre prima a crearlo consultore di varie Sacre Congregazioni Romane, poi a fregiarlo del carattere Vescovile.

Dottore in teologia e diritto canonico, oratore efficace e gradito, cuore affettuoso, saggio e zelante, noi teniamo per certo che Mons. Giovanni Marenco continuerà a compiere un gran bene anche nel nuovo campo, cui lo chiana la divina Provvidenza.

* *

Nella mestizia che il nuovo Vescovo proverà nel distaccarsi da noi, lo conforti la certezza delle nostre preghiere e la fiducia che la sua Massa e, con lei, l'industre città di Carrara e tutta la diocesi, esulteranno nell'accogliere un figlìo dì D. Bosco che nel suo Epìscopato avrà forti in cuore due santi amori : - il decoro della Casa di Dio che è la sorgente della pietà e perciò di ogni virtù in mezzo alle popolazionì cristiane ; e la cristìana educazione della gioventù, che sola può maturare, alla Religione ed alla Patria, giorni migliori.

Ad multos annos, pieni di meriti e di consolazioni, o veneratissimo Monsignore !

NELLA NUOVA CHIESA DI S. MARIA LIBERATRICE

La seconda domenica dopo Pasqua, cioè il 18 dello scorso aprile, l'Eminentissimo sig. Card. Pietro Respighi, Vicario di Sua Santità, ricevuto alla soglia del tempio dal rev.mo D. Paolo Albera Direttore Spirituale della Pia Società Salesiana, giungeva a S. Maria Liberatrice. In quella mattina doveva celebrarsi la chiusura di una santa missione cominciata la sera di Pasqua e predicata al popolo del Testaccio da due rev.mi Padri Passionisti, e insieme prender possesso della parrocchia il nuovo Parroco. E l'Em.mo Card. Vicario ebbe la consolazione di vedere appressarsi alla sacra mensa, ben quattrocento fedeli, mentre altrettante furono le sante Comunioni dispensate alle altre messe nella mattinata. Come l'Em.mo ebbe finito di celebrare, si avanzò nel presbiterio il nuovo Parroco D. Angelo Lovisolo, ex-direttore del distrutto Istituto S. Luigi di Messina, il quale, assistito dal rev.mo D. Albera e dall'ispettore Don Arturo Conelli, ebbe da Sua Eminenza il possesso canonico della Parrocchia. Era la Domenica, in cui il Vangelo ricorda la bella e commovente parabola del Buon Pastore; e lo zelantissimo Porporato ne tolse opportunamente argomento per rivolgere al nuovo Parroco ed al suo gregge preziosi auguri e santi incoraggiamenti.

Ecco dunque, benemeriti Cooperatori e zelanti Cooperatrici, il Tempio di S. Maria Liberatrice aperto al divin culto e provvisto altresi di proprio pastore. Ringraziamone tutti Iddio misericordioso e siamo certi che Egli non mancherà di spargere le benedizioni più elette su quanti nel nome del Venerabile Don Bosco, in omaggio al S. Padre, contribuirono colle loro elemosine ad affrettare una così lieta realtà.

Ma altre benedizioni tiene tuttavia in serbo il Signore per quelli che devono venire in soccorso al nuovo Tempio, poichè i lavori non sono compiuti e quindi non è ancor chiuso l'elenco delle anime generose, che avranno particolare diritto al merito di tutte le opere buone, che si compiranno nella nuova Parrocchia. Ecco infatti un elenco di lavori che al dire dell'ottimo architetto del tempio, il cav. Mario Ceradini, sono assolutamente urgenti ed indispensabili.

1) Fonte Battesimale nello stesso stile dell'altare maggiore e come esso coperto da un baldacchino di marmo: si deve eseguire in botticino di Brescia e rosso di Verona e completamente finito lucidato ed in opera, costa Lire   1500.00

2) Decorazione della volta, a vela sopra l'edicola marmorea che racchiude la venerata antica Immagine di Maria SS.ma Liberatrice. Questo lavoro deve essere eseguito a buon fresco da valente pittore e costa Lire . . 12o0.00

3) A completare il presbiterio occorre il candelabro per il cero pasquale, e deve essere semplice come la rimanente architettura che lo contorna, ma di marmo di Brescia, arricchito da intarsii di marmo rosso antico. Il suo prezzo è di Lire    6oo.oo

4) La transenna di marmo che fronteggia il presbitero è tuttora aperta nella parte centrale dove deve venire collocato un cancello in legno di noce, sagomato e scolpito sul tipo delle transenne, il cui costo è preventivato in Lire    400.00

5) Similmente per l'altare del Redentore si deve provvedere alla collocazione di un cancello, sebbene di forma semplice, il cui costo è di Lire    200.00

6) Sotto la scaletta del marmoreo pulpito, per completarlo e per chiudere anche da quel lato il presbiterio, occorre una grata ornamentale di ferro dorato che costa Lire . . . 15o.00

7) Da entrambi i lati del presbiterio, sui pilastri esistono i due armadietti per l'Olio Santo e per le S. Reliquie la cui fronte è di marmo scolpito e dorato. Mancano le portelle di legno di pero e finimenti in ferro dorato, il cui costo complessivo è di Lire    15o.oo

8) Il tabernacolo dell'altar maggiore ha tuttora una porte ha provvisoria : quella definitiva deve essere di metallo, rivestita di marmi antichi, e costa Lire    300.00

9) Come nel pulpito, così pure nell'altar maggiore i due ornamenti triangolari portanti il monogramma della Vergine e collocati ai lati del tronetto, devono essere eseguiti in mosaico e costano ciascuno Lire    400.00

10) Tuttora sono da eseguirsi i candelabri in marmo e bronzo per le candele di devozione da collocarsi ai lati dell'edicola della S. Vergine Liberatrice ed il loro costo è per ciascuno di Lire

11) Sette da un lato e sette dall'altro della medesima edicola si devono porre le lampadine votive accese giorno e notte, ma la scarsità dei mezzi non ha permesso di pensarvi. Costano per ciascun gruppo di sette, Lire . . 300.00

12) La Sacrestia è tuttora spoglia di qualsiasi mobilio. Indispensabili sono due panconi-armadii per riporre e conservare i paramenti e i sacri arredi. In legno di noce il loro prezzo per ciascuno è di Lire    2000.00

13) In un locale vicino alla Sacrestia e destinato alle confessioni per uomini manca pure qualsiasi mobilio. L'adatto confessionale per tre sacerdoti e tre penitenti, in legno di noce, costa Lire    1ooo.oo

14) Il sacro edificio appena terminato corre pericolo di deteriorarsi se non è munito delle opere protettive necessarie, a non tutte le quali per la scarsità dei mezzi, si può provvedere. Le indispensabili frattanto sono:

a) il marciapiedi laterale con Lire . . 1200.00

b) il selciato del Piazzale della Chiesa, Lire 1500,o0

e) il selciato del cortiletto davanti l'ingresso della Sacrestia e della Casa Parrocchiale, Lire 250,00

Nè l'elenco delle cose mancanti finirebbe qui, ma potrebbe estendersi da quelle importantissime e molto costose, come l'organo, i lampadarii e un adeguato concerto di campane, fino alle minori, come le tende alle finestre (che hanno una superficie di qualche migliaio di metri, ma si posson fare poco per volta) le grate metalliche nelle cantorie, altri banchi nella Chiesa, ecc. ecc.

*

Cooperatori e cooperatrici zelanti, quando potremo pubblicare un altro elenco, quello cioè dei generosi che avranno assunto l'impegno dei singoli lavori preventivati?

Il sig. D. Rua è d'avviso che se la malferma salute non gli avesse impedito di compiere anche quest'anno qualche viaggio in Italia o all'Estero, picchiando a più di una porta, egli avrebbe ricevuto ciò che purtroppo attende e di cui sente di giorno in giorno più vivo il bisogno. Oh! chi può, ascolti la preghiera e venga egualmente in aiuto al nostro venerando Superiore.

Lettere di famiglia.

DALLE ROVINE DI MESSINA

La Settimana Santa fra le macerie dell'Istituto Salesiano.

(Lettera del Sac. Livio Farina).

Messina, Ex-Istituto S. Luigi, 18 aprile 1909. REV.MO SIG. D. RUA,

PERMETTA che questo suo povero figlio le dia notizie dell'opera che insieme con i suoi confratelli, mercè l'aiuto di Maria Ausiliatrice, va compiendo sulle rovine della sventurata Messina.

Confratelli e alunni (esclusi due) tutti furono rintracciati e seppelliti nel cimitero improvvisato nel cortile degli esterni, donde per ordine superiore vennero trasportati al Cimitero centrale, ove riposano all'ombra dei cipressi e salici piangenti, in luogo solitario, donato dal municipio esclusivamente pei caduti dell'Istituto San Luigi.

Sopravvenendo la settimana santa, ci preparammo a confortare i pochi superstiti dei dintorni colle sacre funzioni di rito e col ministero della confessione. Mons. Arcivescovo benedice i nostri sforzi e c'incoraggia a .lavorare con lui per la causa di Cristo.

Il Giovedì Santo il cielo brillava d'insolito splendore. Ai vivi rintocchi delle nostre campanelle risposero gli argentei squilli delle campane dei Minori e dei Cappuccini che, indefessi apostoli, lavorano sulle colline vicine.

Alla funzione assistè numerosa folla, commossa ed esultante d'aver con sè il ministro di Dio. Al Gloria squillano per l'ultima volta le campanelle, che rompono la monotonia di tanta solitudine e ci trasportano in un orizzonte pieno di amore! E amore è il Dio che per la prima volta scende in 2o giovani cuori di messinesi superstiti, fanciulli e fanciulle, inginocchiati innanzi l'altare. La gioia che loro brilla sul volto è immensa, e quando con poche parole li animó a ricevere Gesù con slanci di fede e carità, e li esorto a pregare per sè, per le famiglie, per la loro città, tanto provata dalla sventura, piangono commossi, insieme colla folla stipata nella piazzetta.

Durante la cerimonia non mancarono i canti; un dolcissimo Panis angelicus cantato da un'oratoriana delle Figlie di Maria Ausiliatrice, la signorina Concetta Versaci, vero apostolo di carità e di zelo fra la popolazione di questa borgata, rese più solenne la funzione che lasciò un caro ricordo in quanti vi presero parte. Anche il trasporto del Divinissimo al devoto sepolcro preparato con permesso speciale dell'Arcivescovo in una piccola baracca riuscì imponente. Lungo il percorso i giovanetti e le ragazze della prima Comunione, guidate dalla suddetta oratoriana, cantavano lodi a Gesù in Sacramento, spargendo di fiori le macerie sulle quali bisognava passare. Io stringevo al cuore il Cristo Redentore e con lacrime lo pregavo per la città distrutta e per tutti i figli suoi caduti e superstiti.

Finita la funzione, l' antico cortile dell' Oratorio echeggiò ancora per qualche istante di quelle voci argentine che mi fecero pensare malinconicamente al passato, rievocando tanti bimbi spenti nella primavera della vita, allorchè formavano la nostra delizia!

Intanto il Ch. Amato, che funge da economo della piccola comunità, aveva preparato per la schiera giovanile un po' di colazione con vino bianco e biscotti. Non si aspettavano tanto ben di Dio e non finivano più di ringraziarci.

A coronare la cara festicciuola si spedi questo telegramma al Sommo Pontefice per implorare la sua benedizione sulle primizie della gioventù messinese rinnovellata in Cristo:

Augurando giorni migliori sposa di Cristo e Vicario suo, imploriamo benedizione apostolica giovanetti messinesi riceventi oggi prima volta Gesù. - Sac. Farina Livio, Salesiano.

L'Augusto Pontefice, che tanto fece e fa per soccorrere Messina, non tacque alla voce dei figli e al tramonto dello stesso giorno ci faceva arrivare la seguente risposta S. Padre ringrazia benedicendo di tutto cuore giovanetti prima Comunione.

Partecipai la benedizione del Papa ai giovani ed alle ragazze tornati a salutare Gesù in Sacramento e un forte Viva il Papa! uscì commovente da quei teneri cuori. Gli angeli del cielo debbono aver portato fino al trono di Dio il sincero augurio di quella pia schiera, che per me rappresentava in quell'istante tutte le dense schiere giovanili della futura Messina.

Il Venerdì Santo adorammo la Croce, esponendola alla pubblica venerazione nella baraccacappella che domina le rovine della città. La giornata passò in una malinconia religiosa, turbata solo da una forte scossa di terremoto, che verso le 15 ci ricordò il terraemotus factus est magnus del Vangelo, allorchè narra la morte di Gesù. All'imbrunire facemmo la Via Crucis, ed alla popolazione accorsa diedi a baciare la reliquia della S. Croce disseppellita a stento dalle macerie della sacrestia. Fu un'altra funzione commoventissima, che strappò le lacrime a tanti che, mai come allora, avevano sentito la dolcezza della rassegnazione cristiana.

Bello in un mare di luce spuntò il Sabato Santo. Sentivamo l'avvicinarsi della risurrezione e più del solito eravamo come invasi da una santa allegrezza.

Si fecero le sacre funzioni e quando il Gloria in excelsis eccheggiò perle colline, fu un piangere di gioia, un baciarsi ed abbracciarsi amichevole e fraterno in Cristo risuscitato. Dai colli squillavano le solitarie campane appese agli ulivi, e, finita la funzione, il popolo scese a valle col sorriso sulle labbra e colla pace nel cuore. Son sicuro che anche i figli caduti .avranno esultato quella mattina, e, a migliaia, avranno accompagnato Gesù Cristo nel trionfo della sua risurrezione !

E finalmente giunse la Pasqua! Il gran giorno « che il Signore ha fatto » sorse in un mare di santa poesia. Balziamo dai materassi dell'umida carbonaia, augurandoci a vicenda buone feste. Squillano nervosamente le due campane appese agli eucalyptus del nostro cortile, e in breve co mincia a giungere gente alla cappella che presto n'è zeppa tanto da costringere gli ultimi a stipare la piazzetta prospiciente.

Comincia la Messa: « Cristo è risorto! » Un tremito m'invade ed un agitarsi insolito mi scuote. Son gemiti, singhiozzi, spari di fucili e rivoltelle in aria che si mescolano al suono dei sacri bronzi, reso più solenne dal silenzio che li circonda. Il popolo non sa contenersi; e nuovamente si abbracciano e si baciano gli uni cogli altri, piangendo di gioia. Alcuni, cogli occhi timidi, guardano la città; li opprime la funerea calma della loro terra natale e forse pensano: - Oh! sorgessero anche i nostri fratelli a cantare la gloria di Cristo risorto!

Alla Comunione son più di cento quelli che si accostano alla S. Messa; poveri superstiti che si erano trascinati fin quassù per compiere il precetto pasquale!

Verso le 9 della stessa mattina binai, come tutte le domeniche, al torrente Scappo; e pur lassù trionfò Gesù nell'anima dei fedeli, assiepati fin nella piazza prospiciente la chiesa ornai semicrollante.

Amato Padre, non ho parole per esprimere le gioie spirituali di quella santa settimana. Entro di me ripetei più volte il Satis Domine di S. Francesco Saverio e insieme con questi confratelli mi votavo anima e corpo ad instaurare Cristo nei figli di questa sventurata città. Mons. Arcivescovo vuol che l'Oratorio nostro risorga presto e regolarmente.

Mi benedica, amato Padre, e con me benedica i confratelli che continuamente si sacrificano al bene di questa popolazione, aiutando i deboli, confortando gli oppressi, tergendo le lacrime agli orfanelli.

Siamo e saremo sempre i suoi figli in Corde Jesu

Sac. FARINA Livio e Compagni.

Due schiere di orfanelli

POVERE vittime del disastro, appartenenti alle provincie di Reggio e Messina crescono ora alla virtù ed al sapere negli Istituti Salesiani di Genzano e Novara.

A Genzano (in provincia di Roma) in numero di 35 vennero collocati per le paterne sollecitudini del S. Padre.

« I primi venuti - così una lettera scritta al sig. D. Rua in data 4 maggio dal Direttore dell'Istituto - furono ricevuti in questa casa il giorno 5 febbraio u. p. giorno dedicato al S. Cuore, essendo il primo venerdì del mese. La popolazione di Genzano, con a capo tutte le autorità Civili ed Ecclesiastiche,, fece loro un'accoglienza entusiastica.

Pioveva! Ma, appena giunti, fu una gara per prendere i bimbi in braccio e portarceli a casa: i buoni Genzanesi non permisero che si bagnassero e li coprirono coi mantelli. Anche nei giorni seguenti fu un continuo accorrere per portarci biancheria ed abitini, tanto che bastò per cambiarli tutti. Le Suore Agostiniane attesero con molto zelo a confezionare altra biancheria nuova. Due buone signore si prestarono, come fanno tutt'ora, per la pulizia personale... A poco a poco li mettemmo all'orario, ed oramai ci sono già così bene avvezzi che paiono vecchi convittori. Che cambiamento in tre mesi! Prima magri e macilenti in volto, ora puliti e grassocci che fanno invidia! Prima irascibili anzichenò e melanconici: ora contenti, allegri e ben disciplinati.

«Tre imparano un'arte: gli altri frequentano la scuola; 18 dei più grandicelli, ben istruiti e ben disposti, si accostavano per la prima volta alla Sacra Mensa il 15 aprile, pregando per i loro poveri morti, pel S. P. Pio X e per tutti i loro benefattori...»

Altri 20 giungevano a Novara il 24 aprile. Quel Direttore si recò personalmente a Napoli a prendere i poveri fanciulli, e caritatevole riuscì l'accoglienza alle stazione di Novara « dove - scrive l'Azione - molte elette e caritatevoli signore, tra le quali la nobildonna Faraggiana, la Prato, la Righini ecc. e molti signori, fra cui il Prefetto, il Generale, il Seri. Faraggiana, il Comm. Brughera, gli assessori Cipollino e Marzoni, nonchè il parroco di S. Eufemia Teol. Cassani e molti altri sacerdoti convennero a testimoniare ai disgraziati fanciulletti il sentimento di pietà e di carità cristiana, con cui Novara li aveva richiesti. Il corteo, preceduto dalla banda salesiana, si mosse e attraversò il corso fino all'Istituto Salesiano, seguito dai collegiali dell'Istituto S. Lorenzo e da numerosi concittadini, pieni di espressioni pietose per gli orfanelli...»

Questi 20 fanciulli vennero ritirati a cura del Comitato Novarese, costituitosi per raccogliere soccorsi per le vittime del terremoto, che mandò al Direttore dell'Istituto anche un abbondante corredo per i singoli orfanelli.

GARA DI CARITÀ.

UN'AMMIREVOLE gara di carità fu quella con cui gli alunni e i superiori delle nostre case risposero all'appello del rev.mo signor D. Rua ed a quello del Direttore generale degli studi della nostra Pia Società, accennati da noi nel Bollettino di febbraio. Ovunque fu davvero uno slancio generoso e commovente.

Porgendone a tuttti le più vive azioni di grazie, non sappiamo trattenerci dall'inviare un ringraziamento speciale alle Case di Utrera (Spagna), «Don Bosco» di Montevideo (Uruguay), «Trasfigurazione» di New York, nonchè al rev.mo Mons. Bagnano ed all'Ispettore dell'Argentina D. Giuseppe Vespignani, le cui offerte oltrepassarono la cifra di L. 1ooo.

DALLE MISSIONI

Repubblica Argentina

La missione di Rio Gallegos nel Territorio di S. Cruz.

(Lettera del Sac. Pietro Renzi).

Rio Gallegos, 1 marzo 19o9.

REV.MO ED AMATISSIMO PADRE,

PRIMA di partire per un'altra Missione fra gli indii manderai una relazione al nostro Superiore Don Rua, dandogli conto di quel po' di bene fatto nei tre anni, dacchè ti trovi in cotesta casa, non tacendo dell'ultima tua andata fra gli indii. - Così mi scriveva pochi giorni sono Mons. Fagnano, ed eccomi, amatissimo Padre, ad ubbidire, lieto anche di premetterle una breve descrizione di queste regioni affinché Ella veda ancor meglio quante difficoltà qui s'incontrano per ottenere un po' di' bene.

Rio Gallegos - Suoi abitanti - Indifferenza religiosa - Aspetto dei dintorni - Prodotti.

Rio Gallegos, o semplicemente Gallegos, è una popolazione di appena 6oo abitanti, la maggior parte europei, sopra tutto spagnuoli; ma non ostante la ridotta popolazione è il centro più importante dell'esteso territorio di Santa Cruz, sede perciò del Governatore e delle altre autorità.

Il nome Gallegos rimonta ai tempi di Magellano. Si narra che questi noli potendo più sopportare nella sua nave alcuni spagnuoli di Gallizia, perchè ribelli ed indisciplinati, li abbandonò sopra queste spiagge deserte o meglio allo sbocco di un fiume che d'allora in poi si chiamò Rio Gallegos. Ma l'attuale villaggio risale ad una ventina d'anni in qua e sorse unicamente per rivaleggiare colla fiorente città di Punta Arenas, appartenente al vicino Chilì. Vedendo il Governo Argentino l'importanza che avrebbe un porto tutto suo nello stretto di Magellano, e non possedendo neppure un palmo di suolo in quel punto favorì lo sviluppo di Gallegos, che è abbastanza vicino allo stretto: ma, per le difficoltà del porto, e per lo sviluppo prodigioso di Punta Arenas che assorbe tutto il commercio, il fatto è che Gallegos, dopo un primo slancio in cui raggiunse più di mille abitanti, prese a decadere e decadrebbe sempre più, se non fosse sostenuto dalla vicinanza di Punta Arenas.

La maggioranza degli abitanti è cattolica, per questo il Prefetto Apostolico Mons. Fagnano, già dal settembre del 1899 incaricava il missionario D. Giovanni Bernabè di fabbricarvi una chiesa ed un collegio, che fu subito frequentato da 28 ragazzi; il qual numero andò sempre crescendo finchè l'anno scorso furono ben 66 gli alunni fra interni ed esterni. Se taluno lo crede un po' piccolo, pensi che in tutto Gallegos non vi sono più di 70 od 8o ragazzi fra i sei e quattordici anni, cioè dell'età cui la legge prescrive dì frequentare la scuola, e che, oltre il nostro collegio, v'è una scuola mista governativa. Quindi Ella può chiaramente constatare, amatissimo Padre, che quasi tutti i ragazzi frequentano le nostre scuole e sono istruiti nella nostra Santa Religione, e questa è appunto la più grande consolazione che prova il nostro cuore.

Ma, anche in questo, quante amarezze e disinganni!... specialmente allorchè si vedono ragazzi in tenera età che dànno già mostra d'empietà o di indifferenza religiosa, non ostante le nostre fatiche... Ma non c'è da stupirsi, poichè i figli seguono ordinariamente gli esempi dei genitori. Infatti essendo questi abitanti, in generale, commercianti e del tutto assorti nei loro negozi temporali, frequentano la chiesa rare volte, per cui son notate a dito e non sempre benevolmente le poche anime fedeli; e, quel che è peggio, molti genitori non permettono che i figli compiano i doveri del buon cristiano. Questa è pur troppo la triste verità.

Un altro scoglio che trova il missionario è nel continuo cambiarsi della popolazione. Le famiglie che son qui da otto o dieci anni son poche; la maggior parte arriva, resta un anno o due al più, e se ne parte per altre regioni. S'immagini quindi, rev.mo sig. D. Rua, qual pena sia la nostra, nel vedere che non appena si comincia a raccogliere qualche frutto, siamo sempre costretti a cominciare da capo.

Anche il clima di Gallegos, quantunque sano, non essendo dei più piacevoli, contribuisce a far sì che la gente poco alla volta si dimentichi della chiesa. I giorni senza vento sono rari, e questi quasi tutti nell'inverno, quando il termometro raggiunge i 18, i 20, ed anche i 26 gradi sotto zero. E, se dico che tira il vento, non creda che sia un venticello soave, ma generalmente è un vento così forte che una o due volte il mese si trasforma in tremendo uragano, che spazza le vie, riempie le case d'una polvere densa e fitta, schioda le lastre di zinco dai tetti e le fa volare come agili piume, rovescia i camini delle case e sradica fin anche gli steccati. Nella festa della Purificazione della Madonna l'anno scorso ci distrusse quel po' di orto che con tanta fatica avevamo coltivato e portò via il tetto di due o tre case; e quest'anno, lo stesso giorno, quasi a celebrare l'anniversario, rovesciò tutto intero un pezzo di caserma militare per l'estensione di 200 metri di lunghezza. E poi, basti il dire che dal 12 gennaio fino ad oggi non ci ha lasciato in pace un sol giorno.

Con tali ventacci ognuno comprende che anche il panorama di Gallegos non può dirsi sorridente per la sua flora e ciò sopra tutto da chi è nato nelle pianure d'Italia o fra le nostre valli alpine così ricche di lussureggiante vegetazione e profumate dall'aroma di mille fiori. Qui tutto è monotonia e tristezza. Al sud ed all'ovest si distende l'immensa pianura abbronzata dai raggi del sole ed arsiccia pel vento, e soltanto lontan lontano si vede qualche collina che fa addentellata la linea dell'orizzonte. Ma s'ingannerebbe chi pensasse di trovare almeno là, dico fra quelle colline, boschetti ombrosi, amene valli, fonti cristalline. Nulla di tutto questo! S'incontrano solo rocce vulcaniche e mucchi di pietre della stessa specie, sonanti dello stridulo fischio del falco accovacciato là sopra, nel suo nido; mentre fra una pietra e l'altra spesso fa capolino l'acuto muso della volpe che allo scalpitio del cavallo corre a rifugiarsi nella tana. Quei mucchi di pietre, che non sono altro che le falde di monticelli rotondi nella cui cima si divisa chiaro il cratere di un vulcano spento, son le uniche colline che rompono la monotonia della pianura. La quale sarebbe coperta di erba abbondante, se il cielo le fosse più benigno di pioggia; e, se il vento non lo schiantasse, qua e là spunterebbe anche qualche fiorellino, specie dietro i cespugli della mata negra, che è una specie di cipresso di odore resinoso e color verde cupo, che è l'unico combustibile del povero, e che sopra il giallognolo dell'erba spicca come il mirto in un cimitero. Alberi di alto fusto non se ne vedono neppure negli orti, dove a stento e con tutte le cure appena qualche salice raggiunge rachitico l'altezza di due metri.

Se si eccettuano poi lo struzzo (rhea americana) ed il guanaco (lama huanacus) della cui pelle si coprono gli indii, anche la fauna non riesce molto interessante. Questi due animali sono gli unici che al povero indigeno hanno sempre somministrato la carne ed il mezzo di far qualche guadagno. V'è anche la volpe patagonica (canis cinereus), più piccola della europea però meno astuta, che per certo non fa onore alle sue sorelle delle nostre contrade. Un altro animaletto abbastanza abbondante e che merita d'esser descritto, quantunque conosciuto dagli Americani di queste latitudini, è il zorrino (mephitis suffocans). E questo un carnivoro della grandezza d'un gatto, d'un colore pardiglio scuro ornato da due fascie bianche che corrono lunghesso i lati del corpo, dal muso alla coda molto spaziosa. Si nutre di uova, insetti, lucertole, uccelletti e piccoli mammiferi e qualche volta entra nei pollai delle case di campo a farvi strage, tanto più facilmente, in quanto che nè il cane, nè l'uomo osano avvicinarglisi. Ciò è effetto non tanto di paura quanto di ripugnanza, a cagione di un liquido di color verdastro e di odore così soffocante che racchiude in due glandole, e in caso di pericolo getta a più di due metri di distanza. E questa l'unica sua difesa, ma così potente che mette un orrore estremo sopratutto a chi l'ha provata una volta. Basti il dire che se una gocciolina d'un tal liquido cade sopra un vestito, non c'è mezzo dà fargli perdere quel cattivo odore e bisogna abbruciarlo. Bisogna abbandonare perfino le capanne, se questo animaletto, così bello in apparenza, riesce ad imbrattarle. Un cane poi, colto comunque da questo liquido, si mette a correre all'impazzata, si getta nell'acqua, s'avvoltola nel fango e per settimane e settimane resta come ebete. Eppure la pelle del zorrino, affumicandola, perde ogni odore e diviene ricercata; come dicono che anche le sue carni sieno grate al palato.

Questi sono i campioni più importanti del regno animale nei dintorni di Rio Gallegos.

L'unica ricchezza di queste terre, e non indifferente, è l'allevamento della pecora su grande scala. Ogni proprietario (estanciero) prende in affitto od acquista almeno cento chilometri quadrati di terreno, dove mantiene migliaia ed anche decine di migliaia di pecore; la cui lana si trasporta ogni anno a Gallegos e di qui ai grandi mercati europei. Quindi nei magazzini sono occupati altri operai, nei grandi e piccoli negozi che somministrano vitto e vestito alla gente del campo sono altri fattorini, e nei pubblici uffici altri impiegati, ed ecco come vive la gente di Gallegos, tutta assorta, come dicevo sopra, nei lavori temporali e ben poco dedita alle cose dell'anima.

Ma è tempo che, lasciando questi particolari, le parli, amatissimo sig. D. Rua, di quel po' di bene, che i suoi figli, grazie a Dio, hanno potuto fare. Non varrebbe la pena di ricordarlo, però per dare una consolazione al suo cuore ed anche perchè i nostri cooperatori vedano che facciamo il possibile per compiere il nostro dovere, m'accingo al breve ragguaglio.

Oratorio festivo e teatrino - Divozione alla Madonna - Fra i carcerati - Battesimo d'un indio adulto.

Com'ho detto dapprima, il numero dei ragazzi che frequentano il nostro collegio aumentò finora di anno in anno; ma questo sarebbe troppo poco se, grazie a Dio, non crescesse fra loro anche lo spirito di pietà. La maggior parte di essi non manca di assistere le feste alla S. Messa e d'intervenire al catechismo. Fra i più grandicelli si è stabilita la Compagnia di S. Luigi, per cui tutti i mesi s'accostano ai SS. Sacramenti. Allo scopo di animarli sempre più, abbiamo edificato un teatrino secondo lo spirito di Don Bosco e fu una vera novità per Gallegos, quando, due anni or sono, il giorno della distribuzione dei premi, i nostri ragazzi rappresentavano per la prima volta una farsa in due atti, frammezzata da esercizi ginnastici, canti e dialoghi. Erano presenti le autorità del Territorio e le principali famiglie, e tutti ne restarono soddisfatti, anzi maravigliati.

E qui, ad onor del vero, debbo soggiungere che, sebbene lentamente, pure il bene si propaga; e, per il buon esempio dei ragazzi, nelle novene, nei tridui e nelle feste della Madonna, l'affluenza alla chiesa comincia a divenire più numerosa. Tutti gli anni, nella festa dell'Immacolata facciamo, se il tempo lo permette, una processione; ed in quel giorno oh! qual giubilo prova il cuore di tutti! « Viviamo in un altro mondo, esclamavano l'8 dicembre u. s. alcuni parrocchiani; in un mondo nuovo, soprannaturale, lontano da. questo materialismo che tutti ci investe! » E quando le ultime note dell'Addio alla Vergine dopo il suo mese, scendono meste e tremole sopra la turba dei fedeli, quando quell'addio tanto dolce spira fra gli accordi dell'armonium, oh! non c'è uno che si muova, tutti rattengono persino il respiro, e su molti e molti occhi spuntano le lacrime! Oh! siamo certi che la devozione alla Vergine salverà Rio Gallegos! Ella ci mostra infatti la sua predilezione con grazie continue e segnalate.

Una povera sposa, educata cristianamente, ebbe il disinganno di essersi unita a un tale che le proibì di entrare in chiesa! Eppure, ammalatasi gravemente, non voleva a niun patto ricevere i SS. Sacramenti, per timore del marito che l'aveva minacciata di divorziare, se chiamava il sacerdote. I genitori e le sorelle della sposa, buoni cattolici, afflittissimi, trovarono il modo d'introdurmi a visitare l'ammalata, ma inutilmente. Invano cercai di persuaderla che più della voce dello sposo doveva in quella circostanza ascoltare la voce del Signore; e mesto la lasciai, esortandola a cominciare una novena alla Vergine Ausiliatrice, giacché eravamo alla metà di viaggio. Oh bontà di Maria! Proprio la mattina del 24, mentre mi stavo preparando per celebrare, arriva frettolosa una sorella dell'ammalata, che mi dice di correre a confessarla ed amministrarle la S. Comunione, perchè voleva morire coi SS. Sacramenti, che difatti ricevette con edificazione e pochi giorni dopo spirò nel bacio del Signore.

Un povero padre di famiglia addetto ad un pubblico uffizio, fu trovato in una stanza donde era stata rubata poco prima un'ingente somma di denaro. Quantunque non gli si rinvenisse addosso la somma, tuttavia i sospetti e le circostanze comprovanti si moltiplicarono in tal modo sopra di lui, che fu posto in carcere, poichè sembrava menzogna la protesta della sua innocenza. La famiglia si rivolse allora a Maria Ausiliatrice, e questa buona Madre corse in aiuto di quell'infelice avviando subito le cose in modo, che il giudice, dopo pochi giorni, dovette dichiararlo innocente.

Da qualche tempo andavo a visitare un infermo di malattia mortale, ma lo esortava inutilmente a prepararsi a ben morire. Allorchè toccavo questo tasto, mi rispondeva : « Non mi parli di questo, padre; non voglio. Peccati non ne ho e con Dio mi regolerò da me! » e si mostrava così indispettito che mi pareva meglio non insistere. Intanto la fine si avvicinava; che fare? Una sera, com'ebbi ricevuta la stessa risposta, tornai a casa, e chiamati i ragazzi, radunandoli davanti all'altare della Madonna, li feci pregare per la sua conversione. Oh! se non fosse accaduto a me, forse stenterei a crederlo. L'indomani, tornato a visitare l'infermo, questi, non appena vi vede, mi dice: « Padre, penso che da questo letto non mi alzerò più per cui, la prego, mi confessi ». A queste parole non seppi rispondere, ma due lagrime di gioia solcarono le mie guancie; e ben preparato il pover'uomo spirò qualche giorno dopo.

Anche fra i carcerati la nostra missione riesce abbastanza fruttuosa. Tutte le domeniche andiamo a tener loro una conferenza religiosa, o per spiegare il S. Vangelo, o per insegnar loro il catechismo; e con quale soddisfazione ci ricevono! « Finalmente, esclamano, c'è chi non ci disprezza, non ci odia, ed ama di raccoglierci attorno a sè e s'affligge per le nostre miserie! » L'anno scorso, parlando loro della misericordia del Signore, ottenni che quasi tutti trovassero ai piedi del sacerdote il perdono delle colpe. E fu nella carcere che io incontrai anche il primo indio adulto al quale amministrai il Santo Battesimo.

Questo poveretto è caduto in mano della giustizia per un delitto, del quale neppur lui si sa capacitare; però, mentre altri si arrabbiano e non possono darsi pace, egli lavora tranquillo e quel che è più studia. Lo vedesse, sig. D. Rua, nei momenti liberi, col suo sillabario in mano o inginocchiato a terra che scribacchia sopra uno scanno! Così, in breve tempo, non solo ha appreso a parlare lo spagnuolo abbastanza correttamente, ma anche a leggerlo e scriverlo, se non bene, almeno in modo sufficiente da farsi capire. Eppure sembrava tanto ignorante! Quando presi ad insegnargli il catechismo, per molte volte gli dissi e gli feci ripetere che c'è un solo Dio. Il giorno dopo, ritorno e gli domando:

- Quanti Dei... vi sono?

Ed egli con tutta tranquillità mi risponde: - Due.

- Due? riprendo io; ma che cosa ti ho insegnato ieri? Non ti ho detto che c'è un solo Dio? - Sì.

- Dunque perchè mi dici due?

- Ieri uno, oggi un altro, e domani un altro!

Si era fatta l'idea, che Iddio cambiasse ogni giorno come cambiano i giorni del calendario? Con pazienza continuai ad istruirlo ed ebbi la consolazione non solo di poterlo battezzare, ma di amministrargli anche la S. Comunione in pubblica chiesa, il giorno di Pasqua, facendo da padrino il sig. Giudice, nostro benemerito cooperatore, Domenico Guglielmelli.

Come vede, amatissimo sig. D. Rua, un po' di bene si fa anche in questo suolo.

Una corsa per il Territorio - Tre battesimi - Fra gli indi - Celebrazione della S. Messa ed altri 11 battesimi.

Dopo il 25 dicembre u. s. col permesso di Mons. Fagnano feci una corsa pel Territorio. Desideroso di poter fare un po' di bene, presi con me il confratello Paolo Coffrè e ci dirigemmo diffilati al luogo dove stanno gli indii nelle loro carpas o capanne. Distano tre giorni da Gallegos, se si riesce a fare un 6o chilometri il giorno. Sul cammino niente di nuovo, ma sempre la stessa monnotonia. Solo si vedono, di tratto in tratto, sbucare di qua o di là stormi di struzzi che scorazzano il campo in tutte le direzioni o greggi di guanacos che col loro nitrito più acuto di quello del cavallo rompono il silenzio sepolcrale in che è avvolta la natura. Giungendo però a un certo punto, ecco che la terra cambia d'aspetto. Avevano davanti a noi una valle, irrigata da un fiumicello, il Coy, che dividendosi e suddividendosi in tante braccia, pareva tutto di argento ai riflessi dei raggi solari. Là l'erba cresceva rigogliosa e folta e le bianche pecore appena tosate spiccavano romanticamente in mezzo al verde del prato. Dall'una e dall'altra parte della valle coi loro tetti coperti di lastre di zinco luccicante scorgemmo le estancias; e là un abbaiare di cani, un nitrir di cavalli, e muggiti di vacche e di buoi, e il canto soave del pastore, insomma la vita, la prosperità, l'allegria. E una vera oasi in mezzo al deserto. Come è bello dopo anni ed anni il vedere un tratto di suolo che s'assomigli almeno alle verdi campagne d'Italia! Come esulta il cuore, e come ritornano fresche alla mente le memorie della primiera età!

In tutte le estancias fummo ricevuti con molta cortesia, quantunque, la maggior parte, quei proprietari sieno protestanti. Battezzai tre bambini il primo giorno dell'anno; e di quello stesso dì rimessici in cammino, dopo un giorno intero ed una notte passata sotto il tetto tempestato di stelle, arrivammo finalmente alle capanne popolate da famiglie indiane, situate sui fianchi di una laguna. Con gran dispiacere non vi trovai che cinque famiglie, tutte le altre erano partite per la caccia ai guanacos ed eran molto lontane.

Le capanne di questi poveri indii, appartenenti alla razza dei Tehuelces, sono ancora rudimentali. S'immagini pochi pali, alti più o meno due metri, piantati al suolo, attraversati in alto da altri pali, e coperti di pelli. Il lato che risponde a mezzogiorno è aperto, e vien chiuso solamente nelle notti molto fredde ; quando il vento soffia da quella parte, si fan girare le pelli e allora resta aperta la parte opposta. Entro queste misere capanne vive tutta la famiglia, nè solo gli uomini, ma anche i cani e gli struzzi, che gli indi amano tanto come se fossero loro figli. Durante il giorno le donne cuciono le pelli di guanaco, formandone delle splendide coperte; gli uomini, sopra i loro cavalli, vanno a caccia.

Trovai, come le dissi, soltanto cinque famiglie, che mi accolsero assai bene e prepararono subito una capanna per me e pel confratello. Rimasi fra loro qualche giorno istruendole nella nostra S. Religione ed ebbi la consolazione di poter amministrare undici battesimi. Tutti gli indii, schierati davanti la nostra tenda, assistettero con religioso silenzio a questa cerimonia. Celebrai anche sopra un povero altare, fatto alla meglio con tre cassoni, tra il latrare dei cani che venivano spesso a fiutare le ampolline e sempre circondato dagli indii che a bocca aperta guardavano e riguardavano ogni cerimonia, senza cessare di passarsi dall'uno all'altro la zucchetta, donde aspirano il mate. Come sarebbe riuscita singolare in quell'istante una fotografia!

Dopo averli regalati tutti di una medaglia di Maria Ausiliatrice, che subito si appesero al collo, ritornammo verso Gallegos, più che soddisfatti della nostra escursione, che durò dieci giorni.

Rimetto ad un'altra mia altre notizie, poichè è già troppo lunga la presente.

Domani per ordine di Monsignore ripartirò per visitare tutto il Territorio e battezzare i molti indiani che restano. Al ritorno le scriverò. Frattanto mi benedica, amatissimo Padre, e si ricordi nelle sue preghiere del

Suo aff.mo in Gesù Cristo

SaC. PIETRO RENZI,

Missionario Salesiano.

lndia.

La festa di Mahamakham. (Da una lettera del Salesiano M. Balestra)

Tanjore, 15 marzo 1909.

È dottrina insegnata dai libri indiani e sostenuta dai filosofi del paese che la macchia dell'anima procede dal peccato e che la perversità della volontà n'è la causa.

Uno dei loro poeti, Veamna, cosi si esprime

« È l'acqua che produce il fango, ed è l'acqua che lo lava: la volontà è causa del peccato ed essa sola può purificarlo ».

Questa dottrina, quantunque non seguita, prova tuttavia che gli Indiani non ignorano che il cambiamento di volontà e la rinuncia al peccato sono le condizioni, senza le quali non si può ottenerne il perdono e purificarne l'anima.

Ma questa verità che la ragione non lascierà mai distruggere anche in mezzo alle tenebre più dense dell'idolatria, è stata oscurata dalle passioni, di cui i Bramini sono divenuti schiavi. Queste fanno ad essi immaginare che anche senza rinunziare al peccato l'anima può purificarsi con diversi mezzi.

Ora, considerando il peccato quasi una polluzione materiale, non è sorprendente che essi ritengano le abluzioni quali mezzi efficacissimi per lavarlo.

Le abluzioni che si fanno in certi fiumi privilegiati, come il Gange, l'Indo, il Godaveri, il Caveri, ecc. purificano l'anima e il corpo di ogni macchia e di ogni peccato. Anche da lontano quando si è nell'impossibilità di recarsi sul luogo, basta trasportarvisi col pensiero ed immaginare di bagnarvisi: l'effetto è eguale.

La stessa virtù purificatrice è attribuita a molte sorgenti e laghi rinomati dell'India, ma questi non posseggono tale efficacia, se non in epoche più o meno lontane l'una dall'altra. Il celebre lago situato nei dintorni di Kumbaco nam (Tanjore) non acquista questa proprietà che una volta all'anno, e più straordinariamente ogni dodici anni.

Ora appunto il 6 del corr. mese si celebrava in Kumbaconam la suddetta festa.

Kumbaconam è situata ad un'ora di treno dalla nostra Tanjore. E una città popolatissima da Bramini e altri pagani Hindus e luogo di pellegrinaggio per essi. Il paese è gremito di pagode, di laghi ed altri luoghi da bagno (ben differenti dagli stabilimenti balneari d'Europa) ove i devoti si riversano ogni anno da tutte le parti dell'India a rendere omaggio agli Dei, ed a bagnarsi in quelle acque rigeneratrici che li purificano dai peccati, non solo dai commessi ma anche da quelli che pensano di commettere in futuro.

Ciò avviene ogni anno nel mese di marzo, quando la costellazione di Makha ascende; quando invece durante la rivoluzione di Giove intorno al sole, questo è in congiuntura colla luna, allora avviene il Grand Mahamakham, il che succede naturalmente ogni 12 anni.

In quel giorno un bagno nella laguna di Mahamakham ha un effetto pari a quello di molti bagni presi in tutte le acque sacre dell'India.

Una leggenda popolare racconta come le nove deità che presiedono ai nove fiumi dell'India si lamentassero con Kailasapathi (il Signore di Kailasa o del paradiso) perchè esse, occupate a lavare i peccati di tutto il genere umano, ne restavano troppo affaticate, per cui lo pregarono a trovare un mezzo più facile per purificare tutto il genere umano dai peccati. Il Kailasapathi additò loro il lago di Kumbaconam, dove tutti potessero lavarsi da tutti i peccati accumolati e promise che egli stesso colla moglie e i figli si sarebbe trovato presente una volta ogni dodici anni, e precisamente quando Giove in congiunzione colla luna si trova nella costellazione di Makha.

Per questo da dieci giorni le stazioni sono gremite; i treni vengono presi d'assalto e gli stessi carrozzoni, riservati alla merce, si riempiono di folla e le strade presentano un aspetto insolito. E un incrocicchiarsi di carri tirati da cavalli e da buoi: donne coi bambini a cavallo sui fianchi; uomini con altri bambini sulle spalle, altri con pignatte per cuocere il riso; e tutti corrono frettolosi, ansiosi, verso la stessa mèta.

A Kumbaconam il terreno è sparito; nessuno è più libero di andare ove vuole, ma deve andare dove la corrente umana lo porta. Si sta lì stretti fra la gente, aspettando chi sa quanto tempo che l'onda si muova, poi tutto ad un tratto si è trasportati più o meno dolcemente verso il lago.

Attorno il lago già tutto è in ordine. Molti piccoli templi hanno i loro .Swami (dei) sopraccarichi di olio, cui una folla immensa di pellegrini va ad ossequiare; e non si attende che il momento favorevole per gettarsi nell'acqua. Appena il maestro di cerimonie ha annunziato questo momento, uomini e donne, tutti, si precipitano nell'acqua emettendo grida in un tumulto difficile a descriversi; e ben presto gli uni son di nuovo stretti sugli altri, in modo da potersi appena muovere. E raro il caso che in mezzo a così spaventevole confusione non vi siano parecchi soffocati e sempre son molti quelli che si ritirano con qualche membro rotto o slogato. Ma felici, essi dicono, quelli che perdono la vita in questa occasione; la loro sorte è più degna d'invidia che di rimpianto, poichè queste vittime dello zelo religioso ottengono immediatamente un posto più bello nel soggiorno della felicità!...

Certo è doloroso il veder la superstizione che acceca questi idolatri, ma ci fa pensare alla cecità in cui vivono tanti cristiani non praticanti, che non hanno più fede nel bagno salutare che la bontà di Gesù Cristo ha preparato per mondare le anime nostre da ogni iniquità, cioè il Sacramento della Confessione...

M. BALESTRA, Missionario Salesiano.

ALBO D'ONORE di nuovi Direttori Diocesani

Acquapendente - Rev.mo Can. Vitali D. Luigi. Colle Val d'Elsa - Rev.mo Semplici Sac. Giuseppe, Parroco.

Forlì - Rev.mo Cicognani Sac. Nicola, Parr. Gubbio - S. E. Rev.ma Mons. Giovanni Battista

Nasalli Rocca, Vescovo Diocesano.

Gubbio - Rev.mo D. Bosone Rossi, Vice Dir. Ozieri (Sardegna) - Rev.mo Scano Can. Don

Salvatore, Parroco.

Pesaro - Rev.mo Mons. Molaroni D. Romolo. Rieti - Rev.mo Boschi D. Vincenzo, Arciprete. S. Miniato - Rev.mo Falaschi Can. D. Guido. S. Sepolcro - Rev.mo Ciotti Can. D. Giovanni. Sezzè - Rev.mo. Aiuti Can. D. Costantino. Todi - Rev.mo Laurenti Can. D. Ignazio. Venezia-Rev.mo Mons. Vio D. Carlo, Vice-Dir. Vigevano - Rev.mo Manzi D. Pietro.

Ai benemeriti e zelanti Ecclesiastici, dalla cui operosità molto si ripromette la Pia Unione, umiliamo nuovamente i più vivi ringraziamenti.

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

La Solennità Titolare

NEL SANTUARIO DI VALDOCCO

SPLENDIDA per l'ammirabile unione di quanto può conferire alla più fulgida maestà dei sacri riti e all'intimo scopo delle feste cattoliche, l'indimenticabile solennità del 24 maggio u. s., anche per l'enorme affluenza di popolo e l'ardente sua pietà, riusci non solo una sublime dimostrazione di fede, ma pure un indice eloquente del continuo diffondersi del culto all'eccelsa nostra Patrona e un nuovo pegno del non lontano avverarsi di queste enfatiche parole del Venerabile Fondatore del Santuario:

« ... Tempo verrà in cui ogni buon cristiano, insieme colla divozione al SS. Sacramento ed al Sacro Cuore di Gesù, farassi un vanto di professare una divozione tenerissima a Maria Ausiliatrice (1) ».

E fu davvero un vanto, quello che si fece la moltitudine immensa, che, mattino e sera, fin dal primo giorno del solennissimo mese di preparazione alla grandiosa solennità, convenne costantemente sotto le volte del Santuario; - un vanto, fu quello che si fecero tutti gli addetti al medesimo nel rivestirne di preziosi drappi e con superba eleganza le mura e gli archi, nell'ornarne gli altari, e nel decorarne le linee architettoniche e la fronte esterna e la cupola di migliaia e migliaia di luci multicolori; - un vanto, quello delle Scholae cantorum accorse devotamente in affettuoso omaggio ad accompagnare con scelte note liturgiche, ogni giorno festivo del mese, la maestà delle messe solenni; - come fu un vanto, quello dei sacri banditori della divina parola, il sac. Abbondio M. Anzini salesiano e il rev.mo Mons. Luigi Condio della Pontificia Facoltà Legale del Seminario Metropolitano di Torino, l'uno oratore delle mese, l'altro delle sere della novena; i quali, in discorsi ricchi di sacra unzione o in conferenze adorne di ammirata eloquenza, colla pratica esposizione della vita e delle virtù della Vergine o nella ricerca delle cause degli odierni mali sociali, ebbero un unico intento, quello d'infervorare tutti i cuori alla più tenera fiducia in Colei, che essendo invocata Auxilium Christianorum fu ed è realmente l'aiuto pietoso dei singoli fedeli e di tutta la società cristiana.

Pertanto lo spettacolo che presentò il Santuario a tutte le funzioni del mese, non meno nei giorni feriali che nei festivi, fu davvero qualcosa di maestoso e di consolante. E siffatte dimostrazioni di religiosa pietà crebbero ancora di magnificenza e di splendore a cominciare dal 17 maggio, VI° Anniversario della memoranda Incoronazione Pontificia della Taumaturga Immagine, sia per il continuo affollarsi di fedeli durante tutta la mattinata alla sacra mensa, sia per le numerose schiere succedentisi in ininterrotta preghiera ai piedi del venerato altare, sia specialmente per quelle piene rigurgitanti alla funzione serale, onde il tempio, divenuto angusto, appariva tutto un vasto campo di fittissime teste fin oltre la soglia.

Ma ciò, che grazie alla bontà del Signore ci fu dato contemplare dal mattino della vigilia, in cui alle 7.30 celebrò all'altare dell'Ausiliatrice Sua Ecc. Rev.ma Mons. Costanzo Castrale Vescovo titolare di Gaza, insino a tutto il giorno 25 maggio, fu veramente qualcosa d'insolito, di straordinario, e vorremmo dire d'incredibile, che non si può ridire a parole. Piazza Maria Ausiliatrice e le vie conducenti alla medesima presero a risuonare di tutti i dialetti del Piemonte e di molti della Lombardia, del Veneto, della Liguria e fin del Lazio e della Sicilia; i tribunali di penitenza ad essere assiepati; e il Santuario a rigurgitare talmente di devoti che, la stessa mattina del 23, circa trecento pellegrini tedeschi reduci da Roma si dovettero contentare di sostare sulla soglia, mentre erano venuti per visitare insieme coll'Oratorio l'altare benedetto della Patrona delle Opere Salesiane. In quei giorni anche le sacrestie si videro continuamente invase, al mattino da sacerdoti desiderosi di celebrare, e mattino e sera da fedeli accorrenti con gioia a sciogliere l'inno della riconoscenza per grazie ottenute o a chiedere con fede la benedizione di Maria Ausiliatrice.

In tanta festa e commozione di anime non mancò il pensiero riconoscente all'umile Servo di Dio, che, fidato soltanto nella misericordiosa bontà della Madonna, innalzava per queste imponenti manifestazioni il venerando Santuario. Ne fecero fede le continue schiere succedutesi senza interruzione e con ammirabile pietà alla visita delle camerette abitate da Lui; e, nel pomeriggio della vigilia, ne fu degno interprete Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Pasquale Morganti, Arcivescovo di Ravenna e Vescovo di Cervia, nella prescritta conferenza salesiana. « Chi sono i Cooperatori di D. Bossco ? Secondo il concetto del Venerabile - ripeteva l'eminente Prelato - sono i Cooperatori di Gesù Cristo nella salvezza delle anime!» e tutto il popolo, stipante in quell'ora il santuario, rimase come estatico ad ascoltare la calda parola dell'ex-alunno di D. Bosco, fregiato del carattere episcopale, il quale lumeggiava i santi ideali del Venerabile suo Maestro in quel medesimo tempio, ove al suono della calda parola di Lui aveva, ancor fanciullo, sentito in cuore i primi palpiti per l'apostolato.

Durava ancora l'eco soave di questi ricordi di famiglia allorché, armonioso e solenne, prese ad echeggiare sotto le vólte del tempio e nella sua eloquenza il linguaggio liturgico dei primi vespri della votiva solennità, che è quella della riconoscenza della Chiesa Universale all'Ausiliatrice del popolo cristiano. All'altare pontificava Mons. Arcivescovo di Ravenna e dall'orchestra la Schola cantorum dell'Oratorio di Valdocco, coadiuvata da egregi professori ed artisti della città, eseguendo classiche armonie del Magri, del M°. D. Giovanni Pagella che sedeva all'organo e dello stesso direttore cav. M.° Giuseppe Dogliani, preludeva a quell'incomparabile trionfo che riportò l'indomani nell'ammirata interpretazione della poderosa messa del M°. Agostino Donini, Vice-Direttore della Cappella di Loreto. A notte la splendida illuminazione del Santuario, i canti corali degli alunni interni dell'Oratorio e il bel concerto della banda musicale dell'Oratorio festivo protrassero la più grande animazione sulla piazza e nei dintorni fin verso la mezzanotte.

Ma nel tempio non cessarono neppure un istante i cantici e le preghiere. Allo scoccare della mezzanotte una schiera di anime fervorose salutava il sorgere del 24 maggio col canto del Magnificat, raccomandando alla gran Vergine i voti di quanti, sparsi nel mondo, imploravano dalla sua bontà grazie e favori; e all'una e mezzo cominciava la celebrazione delle sante messe che si protrasse per più di otto ore a tutti i dieci altari e fin oltre le tredici. Alle cinque e mezzo - il santuario era già gremito - celebrò il venerando Don Rua; alle sette e mezzo l'Eminentissimo Card. Arcivescovo; ed alle 10 cominciò il pontificale di Sua Ecc. Rev. ma Mons. Morganti. Infra missam il rev.mo Mons. Luigi Condio, sintitezzando in un sol quadro gli argomenti trattati durante la novena e rapidamente ricordando le più celebri vittorie riportate dalla Vergine attraverso il cammino dei secoli cristiani, salutò enfaticamente in Maria Auxilium Christianorum l'unico scampo e l'aiuto sicuro del popolo cristiano nella triste ora presente.

Degno epilogo delle solennissime feste del 24 fu la devota ed imponente processione col simulacro dell'Ausiliatrice. L'ordinatissimo corteo si mosse, al suono festoso dei sacri bronzi, dopo i vespri pontificali, verso le ore 18.30, aperto dalle fanciulle dell'Oratorio M. Ausiliatrice, col capo velato e coronato di rose, cui facevan seguito le antiche allieve dell'Oratorio medesimo, quindi i giovani degli Oratorii festivi di S. Giuseppe, S. Alfonso, S. Luigi e San Francesco di Sales con le molteplici loro associazioni, cantanti laudi sacre; la banda del Collegio degli Artigianelli, gli alunni delle Scuole Apostoliche, la banda dell'Oratorio Festivo di Valdocco, gli alunni artigiani e studenti dell'Oratorio Salesiano, le figlie dell'Addolorata di S. Giovanni Evangelista, le ascritte alla Compagnia della Consolata, le Dame di Maria Ausiliatrice, le figlie di Maria dell'Oratorio M. Ausiliatrice in candidi veli, le figlie di Maria della Parrocchia di S. Gioachino; e da ultimo la banda musicale dell'Oratorio Salesiano, il piccolo clero, una lunga schiera di chierici e sacerdoti con a capo il venerando D. Rua, e in fine il Clero parato, cioè circa trenta sacerdoti in ricchi piviali, i sacri ministri, e S. E. Rev.ma Mons. Arcivescovo di Ravenna, che precedeva immediatamente il ricco e venerato simulacro dell'Ausiliatrice, al quale facevano corona quaranta bambine biancovestite dell'Oratorio S. Angela e scorta d'onore un forte nucleo del Circolo « Giovanni Bosco ».

Chiudevano il lungo corteo numerose rappresentanze di associazioni cattoliche, di cui più di venti con bandiera ed una turba di fedeli. Due fittissime colonne di popolo ammirato fecero ala riverente durante tutto il percorso, riversandosi quindi sulla vasta piazza del Santuario, la quale non valse a contenerlo, per cui dovette rimaner pigiato fin nelle adiacenze (1).

E quelli furono gli istanti più solenni di quel giorno indimenticabile! Il rientrare che fece nel santuario il Simulacro della Vergine, scintillante di ori e di vivida luce all'accendersi simultaneo delle migliaia di lampadine elettriche ricorrenti tutte le linee della facciata, fu salutato da un applauso altissimo dell'immensa moltitudine presente; e la Benedizione col SS. Sacramento, impartita dall'Em.mo Card. Agostino Richelmy dall'alto della gradinata del santuario, annunziata con uno squillo di tromba mentre i vessilli si curvavano in adorazione coll'immensa folla devota, riscosse un nuovo altissimo e spontaneo applauso a Gesù Sacramentato. Erano migliaia e migliaia persone quelle che resero il commovente omaggio e fu appunto allora che ci sentimmo fluire dal cuore sul labbro le parole di Don Bosco: - Tempo verrà in cui ogni buon cristiano, insieme colla divozione al SS. Sacramento ed al Sacro Cuore di Gesù, farassi un vanto di professare una devozione tenerissima a Maria Ausiliatrice! - Affretti Iddio nella sua misericordia il compiersi di questo consolante augurio.

Come la sera precedente, continuò fin verso la mezzanotte la più lieta animazione nei pressi e sulla piazza del Santuario, ove fece servizio d'onore, con scelti pezzi, la brava banda musicale dei giovani interni.

La musica eseguita nel Mese e nella Solennità di Maria Ausiliatrice fu la seguente 25 aprile. - Schola cantorum dell'Oratorio Salesiano di Torino - Missa de Angelis in Gregoriano, edizione Vaticana. 2 maggio. - Schola cantorum del S. Cuore di Maria di Torino - Messa X del PAGELLA. Dopo l'Offertorio: Benedicta et venerabilis es, gran mottetto a 4 voci virili, del PAGELLA.

9 maggio. - Schola cantorum delle Scuole Apostoliche di Torino-Martinetto - HALLER : Missa quarta.

16 maggio. - Schola cantorum di S. Benigno Canavese - GOLLER : Missa in honorem Sancii Aloysii ;

PALESTRINA: O Bone jesu, mottetto a 4 voci. 17 maggio. - Schola cantorum di Foglizzo Canavese -

RAVANELLO : Missa in honorem Sancti Antoni (XI). 20 maggio. - Schola cantorum di Lombriasco (Torino) - Missa Omnipotens Genitor Deus, in Gregoriano.

23 Maggio.,- MATTINO - Schola cantorum del Seminario delle Missioni di Torino-Valsalice - WITT Missa in honorem S. Francisci Xaverii - ToMADINI: Sub tuum praesidium, mottetto a 6 voci pari.

Idem. - SERA - Schola cantorum dell'Oratorio Salesiano di Torino - Domine ad adjuvandum del M° D. G. PAGELLA - Salmi in falso bordone del M, G. DOGLIANI - Saepe dum Christi del M° D. G. PAGELLA - Magnificat del M° P. MAGRI - Litanie della B. V. e Tantum ergo (espressamente composto per la circostanza) del M° D. G. PAGELLA.

24 maggio. - Schola cantorum dell'Oratorio Salesiano di Torino - Sacerdos et Pontifex del M°

D. G. PAGELLA - DoNINI : Messa solenne in onore di S. Agostino, a quattro voci dispari. - Ai vespri tutto come la vigilia, tranne il Magnificat del M° G. BENTIVOGLIO.

30 maggio. - Tutto come il 24.

* *

Dei giorni dell'Ottavario e della chiusura delle feste, protratta alla Domenica di Pentecoste (30 maggio) con pontificale solenne dell'Ecc.mo Mons. Giovanni Battista Marenco, nuovo Vescovo di Massa-Carrara; nonchè delle principali solennità compiutesi altrove, diremo nel prossimo numero.

(1) SAC. Gio. Bosco: La Nuvolella del Carmelo.

(1) Tra le rappresentanze notiamo quelle dell'Unione Centrale degli operai cattolici di Torino, del Coraggio Cattolico, delle Sezioni S. Gioachino, Carmine, Gran Madre di Dio, San Carlo, SS. Pietro e Paolo, SS. Angeli Custodi, S. Agostino, S. Dalmazzo, S. Secondo, S. Tommaso, Madonna di Campagna, Pozzo Strada; Circoli Agostino Richelmy, Auxilium, Antichi Allievi Oratorio festivo S. Francesco, Società ginnastica Excelsior, Commissione antichi allievi D. Bosco, Istituto infanzia derelitta, ecc.. ecc.

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente.

Nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario avremo questa intenzione generale

Chiedere affettuosamente a Maria SS. Ausiliatrice che si diffonda sempre più in mezzo al popolo cristiano la fede, la divozione e l'amore per la SS. Eucaristia.

GRAZIE E FAVORI

Grazie, o Maria! (*).

Circa un anno fa la giovane Teresa Parolini cadde gravemente ammalata di tifoidea e fino dai primi giorni diede a temere moltissimo che non avesse più a guarire per varie complicazioni con altri mali scoppiati quasi contemporaneamente, come una polmonite bilaterale, una seria pleurite ed altri ancora che si omet tono per ragione di brevità. Interrogato l'egregio e valente medico curante sulla gravità del caso, ebbe a dichiarare che purtroppo non rimaneva più nulla a sperare e che non ci voleva meno di un miracolo perchè l'inferma potesse ancora riacquistare la sua primiera salute. Dopo di avere usato tutti i rimedi suggeriti dalla scienza medica, essendo i medesimi riusciti inefficaci e andando la povera ammalata sempre più peggiorando, per il pericolo gravissimo che si presentava si credette necessario amministrarle tutti i conforti della nostra santa Religione.

Fu allora che l'inferma, consigliata dal sottoscritto, si rivolse con la più viva fede e con la più tenera e figliale divozione a Maria Ausiliatrice e le fece solenne promessa che, se le accordava la grazia di una perfetta guarigione, avrebbe visitato il suo Santuario in Torino, deposta ai suoi piedi un'offerta, e di tutto ciò fatta relazione sul Bollettino Salesiano.

Potenza di Maria ! Appena fatto questo voto, subito si scorse nell'ammalata un notevole miglioramento il quale andò sempre aumentando tanto che in breve si trovò fuori d'ogni pericolo e fu dichiarata libera affatto da tutti i suoi mali. Ed ora, dopo quasi un anno che la sua salute si è sempre conservata eccellente, anzi migliore di quella che era prima che si ammalasse, la giovane Parolini si è recata a sciogliere il suo voto, e, per mezzo mio invita tutti a confidare in ogni bisogno nella bontà e nella potenza di Maria Ausiliatrice.

Albino (Bergamo), 3o aprile 1909.

Sac. CRISTOFORO Rossi.

Antibo (Alpi Marittime). - Da oltre venti anni soffrivo dolori nel fianco sinistro, che la maggior parte dei giorni mi impedivano qualunque maniera di occupazioni. Fui visitato e curato dai migliori medici che io conoscessi senza riceverne mai un sollievo duraturo , che anzi i miei dolori crebbero di intensità e di frequenza a misura che mi avanzavo negli anni. Finalmente dovetti rassegnarmi a subire una dolorosa operazione, dopo la quale stetti qualche mese che mi credetti guarito , ma quando mj pareva di aver ricuperato le forze di prima e di non aver più a temere, mi si risvegliò il male, che mi gettò in un grande sconforto. Fui consigliato ricorrere a Maria SS. Ausiliatrice ; l'ho pregata e fatta pregare dagli altri di mia famiglia e promisi far pubblicare la grazia ed ascrivermi tra i Cooperatori Salesiani s'io guarivo. Il male scomparve da dodici mesi , ed ora, nella fiducia di esser definitivamente guarito, mantengo la mia promessa, pieno di gratitudine e di venerazione verso l'augusta Vergine Ausiliatrice, che avrà sempre un filiale culto nella mia famiglia.

Aprile 1909.

PIETRO ISNARDI.

Carisio (Novara). - Nello scorso febbraio, colpita da grave malore alla mano destra, consultai l'egregio sanitario locale che mi dichiarò affetta da flemmone di forma infettiva e d'esito fatale. Desolatissima pel gran male e per la paura di perdere la mano, mi rivolsi con fiducia a Maria SS. Ausiliatrice cominciando subito una novena e promettendole un'offerta. Saputo il caso, pregavano pure la SS. Vergine, per me, la mia cara mamma che corse subito al mio letto, mio fratello e mia figlia. Ora sono quasi completamente guarita e la mia mano è salva ; onde riconoscentissima a Maria SS. Ausiliatrice, alla cui intercessione ascrivo il favore, le rendo pubbliche grazie pregandola a volermi continuare la sua valida protezione.

10 maggio 1909.

MADDALENA MASSA-ROBBIANO.

Sampierdarena. - L'unico nostro figlio Gustavo Sartoris, di anni due e mezzo, in men di tre giorni venne da una forte polmonite ridotto in fin di vita. In sì crudo cimento ci rivolgemmo a Maria Ausiliatrice e ponemmo una medaglia sotto il capezzale del bimbo, promettendo di pubblicare la grazia. Oh! bontà di Maria ; in breve il bimbo guarì ed ora è vispo ed allegro come prima.

20 marzo 1909.

Coniugi SARTORIS.

Rivarossa Canavese. - Felice , o Maria, chi in te confida, chi in te spera ! Mi prostrai ai tuoi piedi nell'ora dell'afflizione, e tu, benigna, mi concedesti la sospirata guarigione da atroci dolori reumatici che da otto mesi non mi davano più tregua. Riconoscente, adempio ora la promessa di rendere pubblica questa mia guarigione, della quale , rendo grazie a te sola, o Madre di bontà e di benedizione.

1° maggio 1909.

GONELLA CLARA.

Torino. - Riconoscente alla Vergine Ausiliatrice, Le rendo pubbliche grazie perchè con pietà materna ascoltò la mia voce di pianto e di preghiera. Un mio figlio era in pericolo di aver amputata la mano sinistra; io mi rivolsi alla Vergine con una novella e la promessa di fare una piccola offerta, ed oggi ho la consolazione, dopo tre mesi, di vedermelo guarito. Sciolgo il voto della mia riconoscenza , ai piedi del suo altare nel Santuario di Valdocco.

17 aprile 1909.

VANOTTI EMANUELE di Berbenno.

Castelnuovo Scrivia. - Immensa è la tua bontà, o Maria SS. Ausiliatrice ! Colpita da malattia, in un momento di dolore e di supremo sconforto a Te ricorsi con tutto lo slancio, con tutta la fede del mio cuore, inviando un'offerta per la celebrazione di una messa dinanzi la tua effigie e promettendo di render pubblica la grazia qualora tu mi avessi guarita. E tu, pietosa, esaudisti l'ardente mio desiderio: mi ridesti forza, salute e vita. Imperitura riconoscenza a Te, invocata col dolce titolo di Auxilium Christianorum.

13 aprile 1909.

LAURA DE-ANGELIS.

Cavagnolo. - La mia unica bambina, di soli 16 mesi, era stata colpita da influenza acuta con forte febbre, per cui si temeva assai, anche a detta del medico , di perderla. In questo timore incomin ciammo una novena alla potente Ausiliatrice dei Cristiani, e la SS. Vergine ci esaudì. Dopo due giorni la febbre era scomparsa ; e la cara bambina riebbe, assai presto la primiera salute. Riconoscenti, inviamo una tenue offerta, invocando dalla pietosa Ausiliatrice perenne protezione sulla cara bambina e su noi tutti.

3o aprile 19o7.

DOMENICO OGGERO e famiglia.

Voghera. - Nel mese di luglio 1907 la mia bambina fu presa da febbri fortissime, che la resero paralitica alle gambe. Invocai Maria Ausiliatrice che mi venisse in aiuto ; e vidi la mia piccina sempre migliorare. Ora son passati quasi due anni ed è in via di guarigione. Grata della grazia ricevuta, mantengo la promessa di pubblicarla, fiduciosa che la Vergine Santa continuerà a proteggere la mia piccola Eugenia.

11 marzo 1909.

ESTER CANEPA GAZZANIGA.

Monza. - Il nostro piccolo Alessandro, colto sulla fine dello scorso gennaio dal grupp , era ridotto agli estremi. Accendemmo un lumicino innanzi un'immagine di Maria Ausiliatrice e con fede cominciammo una novena. Oh! gioia! Subito il bimbo prese a migliorare e guari perfettamente. Inviamo una piccola offerta in segno di riconoscenza.

24 marzo 1909.

PIETRO e MARIA CAMESASCA, Coniugi.

Romallo. - Non si ricorre invano a Maria Ausiliatrice! Nell'aprile 1908 fui presa da un male che in pochi giorni mi ridusse in fin di vita. Benchè in età di 6o anni fui sottoposta all'operazione; e si disperava di salvarmi. In tanto pericolo ricorsi alla bontà di sì tenera Madre colla promessa di pubblicare la grazia, e Maria non fu sorda alle mie preghiere, perchè ora mi trovo in perfetta salute. Sciolgo la promessa, mandando un'offerta per una messa di ringraziamento.

16 aprile 19o9.

GIOVANNINA SCARLATA.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:

A) -- Abbiategrasso (Milano): Briandrate Giovannina 5 - id.: La famiglia Mazza - Agro (Ticino): Annetta Bernasconi 10 -- Albino (Bergamo): Manzanelli Zenoni C. - Alfiano Natta (Alessandria) Scagliotti Teresa 5 - Alice Castello: Franciscono Luigia 2 - Altare (Savona): Lodi Guglielmo - Airale di Chieri: Bori Giovanni - Aosta: N. N.. 3 - Avas: P. T. i - id.: Furnie Battista.

B) - Barlassina(Milano): Speroni Ermenegildo, arciprete io - Benevello d'Alba: Vigolungo Se condina - Bergamo: Tiraboschi Caterina 9.50 - Besate (Milano): Migliavacca Angelina 5 - Biella: Gatti Giuseppina-Bistagno (Alessandria): Branda Maria - Bonvicino (Cuneo): A. G. io - Bo;gomanero (Novara): C. A. 5 - Borgotarc (Parma): Giacinta Gasparini ved. Tazzi 25 a nome di Bal-, dini Pietro - Bova (Reggio Calabria): Marietta Natoli nata Mollica 5 - Bosco Marengo (Alessandria): Cesarino Maino.

C) - Cagliari: Angelina Contini 20 - id.Agnese Ballero 2.5o - id.: Agnese Rossi Giuseppina 3 -- Candio lo 'Torino): Spircello Margherita - Capo di Ponte, (Brescia): Una divota per grazia speciale 10 - Carmagnola (Torino): Allegraro Giacinta - id.: Avalle Emanuele 5 - Casale Monferrato: Morano Ermelinda 10 - Casoni: Busnardo Maria 5 - Caspoggio (Sondrio): Pegorari Costantino 2.75 - id.: Pegorari Lorenzo 5 - id.: Bricalli Assunta i - Castellamonte: Giordano Lucia 5 - Catania: Barone Orazio Francica Nava 5o -Cavagliìi (Novara): Antonio Sandigliano 2 - id.: Barbero Domenica 5 - Centallo (Cuneo': Abrate Giovanni io - Ceppomorelli (Novara): Vinaglia Domenica ved. Rainelli 11 -- id.: Oberto Angiolina i; Chilli Teresa i; Balmetti Maria 2; Santoni Rosina 1; Garbarmi Caterina. 2; Oberto Maria 2 -Champorcher (Torino): D. Novailet Alcide 20 - Cignano (Brescia): Arici Mombelli Vincenza 15 - Cimalinotto (Ticino): Pontoni Adele 14 - Cisterna d'Asti: Una madre 2 - id.: Palma Andrea 5 - Civitella Roveto (Aquila): Onorina Fabiani 3 - Colico (Como): D. Antonio Perravicini 5 - Collinas (Cagliati): Sac. G. Denio Parroco io - Como: Teresa Zambra io - id.: Camilla Cario 2,50 - Conzano Monferrato: Seagliotti Maria 5 --Corneliano d'Alba (Cuneo): Giordano Marianna 15,40 - Corte di Taggia (Porto S. Maurizio): Costanzo Emanuell S -- Cortemilia (Cuneo): Giacinta Traversi Rabellino - Cortenova (Como): Maria Selva 2 - Cossano Belbo (Cuneo): Lagorio Caterina z -- Cremona: Un'associata al Bollettino 15 -- id.: T. A. 1. - id.: M. C. 2.

D) - Desana )Vercelli): N. N. a mezzo del : a:-.. Ermenegildo Bianco -- Desio (Milano): Agostino Bargna - Demonte (Cuneo): Arnando Caterina 10 - Dervio (Como): Paruzzi Angela 2.50 - Dolianova (Cagliari): Pusceddu Francesco 2.

E) - Edolo (Brescia): Comensali Maria 5.

F) - Faenza (Ravenna): Maria dall'Osso 5 - Fezzano (Genova): Reboa Francesco 2 - Fiume di Pordenone (Udine): Infanti Ernesta 10 - Fogli9zo Canavese: Rosso Camilla - Fontanelto da Po: Massa Giulietta 5 - Forlimpopoli (Forlì): Teresa Giorgeti 25 - Fubine (Alessandria): Pane Angela 4.50.

G) - Gabiano (Alessandria): Zanotti Luigia - Gallarate (Milano): Angela Fornara 3 - Girgenti: Cesare Sciascia 5 - Granarolo di Faenza (Ravenna): Fenati Angelina 3 - Gromo (Bergamo): Bettineschi Luigi 2. E. M. Cooperatrice.

Villalba. - Col cuore profondamente commosso emetto il grido della riconoscenza verso la potente Ausiliatrice di Torino. Mesi addietro fui sopraffatta per più giorni da un acutissimo dolore alla gamba, che non mi dava requie. Inutili furono le cure dell'arte medica. Conoscevo però , o Maria, la tua potenza, e fiduciosa incominciai una novena in tuo onore. Prima di giungere alla fine camminavo speditamente, già perfettamente guarita. In pegno della mia viva riconoscenza invio una tenua offerta.

16 marzo 1909.

I) - Imola (Bologna): Enrico Galeati 2.

L) - Legnanello di Legnano- Maria Bernasconi s - Lodi Vecchio: Antonio Acquistapace 7 - Lombriasco (Torino): I superiori ed alunni della Casa S. Gioachino per essere stati preservati da grave disgrazia.

M) - Malo (Vicenza): D. Pietro Zambon 2 - Mandello Lario (Como): Zucchi M. E. 10 - Mazzunno (Brescia): Inversini Maria 5 - Mezzanabigli (Pavia): Clementina Scappini 2 - Milano: Clotilde Casazza Mapelli 6 - id.: N. N. - id.: Ridolfi Conte Alessandro 5 - Monesiglio (Cuneo): Fraviga Vittorio 5 - Montabone: Ferraris Margherita - Montebello (Pavia): Valdata Giovannina 3; a nome di un suo cugino 5 - Morbegno (Sondrio): D. C. per la guarigione del figlio.

N) - None (Torino): C. C. 5.

O) - Ossona di Casorezzo (Milano): P. Nardi 5.

P) - Padova: Maria Frizzarin 5 - Pamparato (Cuneo): Briatore Giovanni 10 - Parco (Palermo): due divote di Maria Ausiliatrice 4 - id.: Caterina Vassallo 3 - Parona di Valpolicella (Verona): Tedeschi Chiarina 2 - Palermo: Spina Ecle 5 - Patone (Trento): Luigi ved. Frapposti e congiunti 11 -- Pavarolo (Torino): Camilla Boci - id.. Demo Angela i -- id.: Aprà Vicenza- Perarolo (Belluno): Odorizzi Maria Luigia 6 - Piazzoana (Ticino): Paroni Maria 5 - Pinerolo: Maritano Giuseppe -- Pordenone: Garlatti Marianna 3 - Presceglie (Brescia): D. Giacomo Graziotti Parroco so per segnalatissima grazia.

R) - Riva sul Garda (Trento): Righi Ippolito 21 - Rivoli: F. Ferrari 5 - Roana (Vicenza): Zotti Giovanni 1.90 - Robbio Lomellina (Pavia): D. Giovanni Travostino a nome del sig. Giuseppe Mortarotti 5 - Roccapetra (Novara): Arbella Adelina in Tamietti 2 - Romallo (Trento): P. T. 3id.: Caterina Luchi 2, Salvaterra Maria 2, Lucia Pancheri i, una divota persona i, ed altri cooperatori -. Rosegaferro (Verona): Zabarelli Angela - id.: Tabarelli Virginia - id.: Cordioli Regina.

S) - Sale (Alessandria): Fornasari Annetta TO - Saluzzo: D. Onetto - Sampeyre-Rore (Cuneo): G. Battista Ricchiardi 5 -- Sannt-Vincent (Aosta): Mus Martina 2 - S. Benedetto Belbo: Carlo Chiavarino e famiglia io - S. Damiano d'Asti: Franco Gabriele - id.: Antonio Pavarino 7 - San front (Cuneo): Dossetto Giacomo 20, per la guarigione della consorte Barra Anna - S. Giovanni Bianco (Bergamo): Milesi Lucia 4 - id.: N. N. 4 - San Macario (Milano): Sac. Motta Galdino 7 - S. Maurizio Canavese: Laura Marchini Re 30, per avere avuto salvo il figlio da certa morte - S. Maurizio d'Opaglio (Novara): Porta Carolina 5 - Santa Vittoria d'Alba (Cuneo): N. N. 5 - id.: Dabbene Maddalena 2 - id.: Angeli Prando Teresa 3 - Santo Stefano Belbo: Colla Anna Maria 5 - Santo Stefano d'Aveto: Antonia Pareti - S. Vito dei Normanni (Lecce): Romano Francesco 1.50 - Savona: Ferdinando Mondino - Scaldasole (Pavia): Chiapuzzi Rosa 2 - Senago (Milano): Dotti Natale 5 - Sernio (Sondrio): Patroni Maria 5 - id.: Bellesi Maria i -- Serramanna (Cagliari): Zemi Luigina 2 - Sesta Godano (Genova): Arcebi Caterina io - Settimo Vittone (Torino): N. N. i.5o - Sondrio: La Superiora di un istituto per la guarigione di un'educanda 5 - Suna (Novara): Antonini Maria 5 - Susa: Liverdino Marcellino.

T) - Tirano (Sondrio): S. E. Billia 2 - id.: Nozza Margherita 10 - id.: Bellesini Martina 2 - Tombolo (Padova): De Pierri Luigia - Torino: C. R. M. - id.: Emilia Tabbia - id.: Rosso Maddalena - id.: Macario Carolina - id,: Margherita Colombo Gay 2 - id.: Colombo Caterina 3 - id.: Piovano Giacinto - id.: Cavalletto Carolina - id.: A. M. - Torre di Zuino (Udine) : P. Tiussi 4, a nome di Anna Grotton - Troina (Catania): Tito Giovanni di Giuseppe 5 - Tronzano Vercellese: Belvirotti Maria.

U) - Udine: Teresa Prospero 5.

V) - Varazze: D Giovanni Paseri 5 - Varengo (Alessandria): Pietro Cabiate Arciprete 3 - Venezia: Aquilin Ange% i - Verona: Elena Beccherle 12 - Vezza d'Alba (Cuneo): Pasquero Secondo - Viarigi (Alessandria): Pastrone Margherita ved. Negro 6 - id.: N. N. 10 per importantissima grazia - Villa d'Ossola (Novara): Bianchetti Emilia S. 6.5o - Voghera (Pavia): M. S. P. Pastore 20.

Santuarìo di Marìa Ausiliatrìce TORINO

Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per qualsiasi corrispondenza in proposito, rivolgersi al Direttore dell'Oratorio S. Francesco di Sales - Via Cottolengo, 32 - Torino.

Per celebrazione di S. Messe e per novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore del Santuario.

Ogni sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.

Dal 10 giugno al 10 luglio:

24 giugno - Solennità di S. Giovanni Battista e Commemorazione di Maria SS. Ausiliatrice. Indulgenza' plenaria. - Alle ore 5,30 e 7,15 messa della comunione generale; alle io messa solenne; 16,30 vespri solenni, discorso, e benedizione col SS. Sacramento.

27 giugno - Solennità di S. Luigi Gonzaga, Compatrono dell'Oratorio. Indulgenza plenaria. - Alle 5,30 e 7,15 messa della comunione generale; alle io messa solenne alle ore 16 vespri solenni , discorso, processione nell'interno dell'Oratorio e benedizione col SS. Sacramento.

29 giugno - Solennità dei SS. Pietro e Paolo; come il giorno 24.

2 luglio - Primo venerdì del mese, ad onore del SS. Cuore di Gesù, esposizione del SS. Sacramento per tulle il giorno (dalle ore 5,30 del mattino alle ore 8 di sera.

4 luglio - Solennità del S. Cuore di Gesù. - Ore 5,30 e 7,30 messa della comunione generale; alle io messa solenne; alle 16.30 vespro, discorso e benedizione.

TRA I FIGLI DEL POPOLO

Cronaca degli Oratorì festivi.

PISA - Onoranze a Don Bosco Venerabile ed imponente omaggio all'Em.mo Card. Maffi.

L'alba del 25 aprile fissata per le onoranze in Pisa a D. Bosco Venerabile, e per un solenne ed affettuoso omaggio al Card. Maffi, sorse splendida fra l'attesa di migliaia di cuori. Fin dalle prime ore il lieto suono delle campane e delle bande musicali, salutava i numerosi circoli affluenti all'Oratorio Salesiano.

Alle 7 e 1/9 Sua Ecc. Rev.ma Mons. Friorini, Vescovo di Pontremoli, celebrò la messa della Comunione nella chiesa di S. Eufrasia, indirizzando calde parole ai Circoli D. Bosco e S. Luigi di Pisa, all'Oratorio di Livorno, al Circolo ricreativo-drammatico L'Immacolata di Firenze e ad altri presenti con bandiera.

Alle 10 un imponente corteo esce dal cortile dell'Oratorio: sono 6o società, di cui 40 con vessillo, frammezzate dalle bande musicali delle scuole S. Paolo della Spezia, dell'Oratorio S. Cuore di Livorno, Saglietto di Livorno, dell'Oratorio Salesiano di Pisa, del Circolo Gioventù Cattolica di Bientina, che si avviano alla Chiesa dei Cavalieri, schierandosi tutto intorno la piazza. Son circa 2000 giovani in attesa del Cardinale, che nella storica chiesa riceverà il calice-ricordo della Gioventù Cattolica Pisana. Il suo arrivo è annunziato dalle note della banda delle Scuole S. Paolo cui rispondono in coro le altre bande, ed ecco apparire la vettura di Sua Eminenza scortata dai ciclisti della « Turris » di Pisa e dalla « Veloce » di Bientina in elegante montura. Il Cardinale, commosso, entra in chiesa, benedice il bianco vessillo dei Giovani Democratici Cristiani di Pisa, e comincia la Santa Messa, All'offertorio il giovane Giovanni Gronchi presenta con infervorate parole l'artistico calice che la gioventù cattolica pisana offre all'amatissimo padre, qual pegno di affetto e di riconoscenza. È un momento commovente. Sua Eminenza consacra il calice, e legge un discorso il quale mostra tutta la bontà del suo gran cuore e l'amor suo per la gioventù: è il pastor buono che s'appressa a' figli, li abbraccia e li anima: vuole l'unione e l'energia, benedice la lotta per la causa santa, ed è tutto per essi, con essi prega e lavora.

« Nella casa del Padre - egli dice - sono molte e diverse le mansioni: ebbene, giovani miei, qualunque sia quella nella quale piacerà alla Provvidenza di volerci adoperare - o nelle opere dell'ingegno o in quelle della mano, nei clamori d'una città o nel silenzio della campagna, fra lo stridore delle officine o nella quiete di domestiche pareti, fra gli umili o fra i potenti.... siamo tutti, come il Venerabile di Torino, che oggi ha gloria tra noi - siamo tutti - i fedeli e generosi apostoli del Sangue di Gesù! »

Terminata l'indimenticabile funzione, si riordina il corteo per tornare al cortile dell'oratorio salesiano, ove l'avv. Mario Augusto Martini tiene il discorso in onore della bandiera benedetta poc'anzi; e a lui segue il prof. Galbiati dell'Unione Popolare, quindi il prof. Toniolo che incoraggia i giovani al lavoro ed alla perseveranza.

Il banchetto di oltre 400 coperti ebbe luogo sotto i magnifici porticati dell'Arcivescovado, e fu presieduto dall'Eminentissimo circondato da Mons. Fiorini e da altri distinti personaggi.

Alle 15,30 il corteo rientra nell'Oratorio parato con trofei, bandiere ed iscrizioni; ove poco dopo giunge anche Sua Eminenza il Card. Arcivescovo, in compagnia del Vescovo di Pontremoli e dei suoi segretari Mons. Calandra e Mons. Modena, e tosto al lieto suono delle bande sale il palco della presidenza, circondato dalle bandiere delle associazioni. Dopo i ringraziamenti del Presidente del Circolo D. Bosco e dell'Ispettore Salesiano D. Tommaso Laureri rappresentante il sig. D. Rua, tra le note festose dell'inno salesiano e i battimani frenetici della folla si scopre un busto a D. Bosco, egregio lavoro, in candido marmo di Carrara, del Prof. Bozzano dell'Accademia di Belle Arti di Pietrasalita. Il monumento prospetta l'ingresso al teatrino e porta la seguente iscrizione: A Don

Bosco Venerabile - Dodici anni dopo la fondazione di questo Oratorio - Cooperatori e giovani riconoscenti - auspice il Circolo di Don Bosco - Pisa, 25 aprile 1909.

Sale quindi la tribuna l'avvocato Saverio Fino, il quale tratteggia mirabilmente la figura di Don Bosco come amico del popolo, sommo educatore della gioventù e fedele seguace del Vangelo. Il discorso non poteva far meglio risaltare la popolarità di D. Bosco, detto un grande precursore della Democrazia Cristiana.

Segue il concorso musicale, quindi continuano le gare di recitazione cominciate il giorno innanzi; e l'Eminentissimo, insieme con Mons. Fiorini, ha la degnazione di rimanere fra i giovani sino al termine della festa. Allorchè egli uscì dall'Oratorio per far ritorno all'Arcivescovado, era già passata la mezzanotte.

Cordiali rallegramenti alla gioventù cattolica di Pisa ed un bravo di cuore ai soci del Circolo «Don Bosco».

- Nel Concorso musicale ottenero la medaglia vermeil: la Banda musicale dell'Oratorio salesiano della Spezia, la Banda musicale dell'Oratorio S. Cuore di Livorno, e la Banda musicale dell'Opera per la salvezza della gioventù di Livorno.

Nel Concorso drammatico fu assegnata la medaglia vermeil al Circolo ricreativo « L'immacolata » di Firenze e al Circolo S. Luigi di Pontedera; la medaglia d'argento all'Oratorio S. Cuore di Livorno e alla Filodrammatica della Pia Opera della Salvezza della Gioventù di Livorno ; la medaglia di bronzo alla Filodrammatica di Buti.

TORINO=VALDOCCO - Scuola di disegno e gara catechistica.

L'incremento che da qualche tempo si manifesta nelle arti industriali ha reso ognor più necessario nell'operaio un aumento di coltura artistica, che lo renda capace di concorrere con opera proficua e cosciente al continuo miglioramento della produzione. E se questo progresso è dovuto al rivolgimento scientifico ed artistico elle si agita nei nostri tempi, esso trova anche la sua ragione nella favorita istruzione della classe operaia elle, acquistando sempre più la coscienza del proprio compito, traduce meglio in atto le concezioni di quell'altra classe di operatori che svolgono la propria attività nei campi della scienza e dell'arte, strappando alla natura nuovi segreti e bellezze nuove a vantaggio dell'umano benessere. Infatti questo progresso è appunto più notevole in qualche nazione estera, in Germania ed in Inghilterra specialmente, dove milioni di lire annualmente si spendono per l'istruzione popolare dai governi, dai municipii, dalle corporazioni e da enti pubblici e privati, gareggianti in tutti i modi per fondare e dar sempre maggiore sviluppo alle loro scuole professionali.

In Italia questo movimento fino a pochi anni or sono era meno notevole, ma omai va aumentando mirabilmente.

L'Oratorio pertanto, che sì gran parte della sua azione esplica in mezzo alla gioventù operaia, non può non salutare, e con entusiasmo, questo crescente progresso industriale, che segna per la patria nostra un conseguente aumento di prosperità e di benessere finanziario; e non può non portare il suo contributo a questo benefico movimento ascensionale, procurando che al progresso economico sempre vada congiunto il progresso morale, necessario non meno del primo a tener alte le sorti di una nazione.

Ed è appunto con questo duplice intento che nel corrente anno scolastico, nei locali dell'Oratorio festivo di Valdocco si aperse una Scuola serale di disegno (come primo passo verso una scuola professionale operaia) il cui programma, tracciato con criteri modesti ma pratici e completi, promette un'attuazione altamente proficua.

Adattata a questo fine una delle migliori aule, e provvedutala di abbondante illuminazione e di tutti gli arredi necessari, senza tanta pubblicità si annunziò ai giovani dell'Oratorio l'apertura del corso pochi giorni appena prima del 15 ottobre in cui principiarono le lezioni; e fin dalla prima sera il numero di coloro elle domandarono di esservi inscritti superò quella dei 27 posti disponibili, per cui si dovettero rimandare alcuni dei più giovani e che sembravano meno preparati.

Se ciò fu la prima prova dell'utilità di questa istituzione, una seconda anche maggiore si ebbe nella esemplare assiduità con cui gli inscritti frequentarono le lezioni anche nelle serate più fredde e nevose dell'inverno (poiché se la maggioranza di essi abita nel popoloso borgo di Valdocco, alcuni venivano da parti assai lontane della città e qualcuno persino dalle borgate d'oltre Po); ed una terza prova anche più evidente si ebbe dal profitto notevole che tutti gli allievi, benchè in grado diverso, hanno saputo trarre dall'insegnamento, come ne fan testimonianza alcuni saggi di lavori eseguiti esclusivamente dagli alunni ed esposti nella scuola stessa per loro incoraggiamento. Sono disegni semplicissimi a solo contorno con qualche tinta piatta in cui, fra le frequenti incertezze del regno, durezze di tratto ed i non pochi pentimenti propri di chi dà i primi passi nelle esercitazioni grafiche colle mani stanche e dure pel pesante lavoro giornaliero, l'occhio attento scorge lo sforzo diligente e l'intenso amore che ne ispirò e resse l'esecuzione. L'anno venturo, gli allievi promossi da questo primo corso costituiranno l'elemento di un secondo anno di Corso comune o preparatorio in cui avrà maggior sviluppo il disegno ornamentale e si spiegheranno gli elementi delle projezioni e delle principali costruzioni comuni a tutte le professioni, cogli elementi più indispensabili dell'aritmetica e della geometria; e già si vagheggia il Corso speciale, che terrà dietro a quello preparatorio ed in cui gli alunni saranno distribuiti in diversi gruppi secondo le varie professioni esercitate.

Un plauso sentito a chi, con mente ispirata alla più sana modernità, intuendo i bisogni del tempo seppe fondare e sostener questa nuova iniziativa; a lui, all'egregio prof. F. Balbis insegnante, ed a quanti li coadiuvarono nella nobile impresa, sia di conforto l'affetto riconoscente dei giovani allievi che altamente apprezzano il bene ricevuto.

- Le tante sezioni fiorenti nell'Oratorio di Valdocco, dirette a scopi diversi ma tutte a vantaggio dei giovani che le costituiscono, non fanno scordare il fine principale, ma sono altrettanti mezzi potenti che conducono a quello, dico all'educazione cristiana dei figli del popolo. Prova ne sia la splendida gara catechistica, tenutasi la sera del 9 maggio. La prontezza, il brio, la vivacità con cui i gareggianti risposero alle domande, furono una bella prova dell'amore che nel 1° Oratorio di D. Bosco si continua ad avere pel Catechismo. Il principe, il giovane Virone Angelo, fu regalato di un orologio d'argento ed altri orologi ebbero pure i giovani Bocca e Ferrero, i quali insieme col principe, accompagnati dall'instancabile loro direttore Don Giuseppe Pavia, sedettero festeggiatissiini a cena cui Superiori dell'Oratorio Salesiano, mentre 10 altri giovani si ebbero in premio un bel taglio di stoffa.

SLIEMA (Malta) -- La Pasqua a S. Patrizio.

A comodità degli Associati alla Confraternita di Maria SS. Ausiliatrice, dei Soci della Juventutis Domus, e di quanti vollero profittarne, dalla domenica delle Palme al sabato santo, a Sliema-Malta si tenne nella Cappella dell'Istituto di S. Patrizio un Corso di Santi Esercizi.

Oltre 4oo giovani, la mattina di Pasqua alle 7 si recarono in corteo dall'Oratorio alla Cappella, cantando lodi sacre, recitando preghiere e facendo scorta d'onore a 75 loro compagni che per la prima volta si dovevano accostare alla S. Comunione.

La Messa fu celebrata dal rev.mo Parroco della Sliema, che, prima di distribuire la SS. Eucaristia, rivolse brevi parole di circostanza. La lunga sfilata dei 75 fanciulli, che si appressavano alla sacra mensa per la prima volta, strappò a molti genitori presenti lagrime di tenerezza.

All'uscita da S. Patrizio fra una vera siepe di bandiere ondeggianti, lo sventolio dei fazzoletti, e canti ed evviva, i 75 fortunati fanciulli furono riaccompagnati all'Oratorio sotto un'incessante pioggia di fiori. La via era gremita di gente, che non si saziava di contemplare quella scena gioconda.

Dopo brevi parole del Direttore e il canto dell'inno dell'Oratorio, tutta quella folla giovanile gaiamente sciamò, portando per le vie e per le case il soave profumo della pietà e della festa cristiana.

Nel pomeriggio i Soci del Circolo Filodrammatico S. Genesio diedero un trattenimento drammatico-musicale in onore del compagni della prima Comunione. Il teatro della Juventutis Domus, pur così vasto, fu incapace di contenere quanti avrebbero amato di assistere al lieto trattenimento, poichè ai giovani dell'Oratorio si era unita una folla immensa di parenti, che furono larghi di applausi ai piccoli attori.

Intanto sotto l'alto patronato di Mons. Arcivescovo di Malta, del sig. Lady Micallef, e delle nobili marchese Testaferrata Olivier e Maffei, nel terreno adiacente all'Istituto S. Patrizio in Strada D. Bosco, si svolse una gran fiera di beneficenza a favore della Cappella erigenda dell'Oratorio.

SPEZIA - Accademia ginnastica.

Il 18 aprile, festeggiando il 1° anniversario della sua fondazione la « Fulgor » tenne una riuscitissima accademia ginnastica.

Dopo una marcia di introduzione ed il canto dell'inno ginnastico eseguito dalla Schola Cantorum delle scuole S. Paolo, il prof. Can. D. Vincenzo Paoli di Massa Marittima pronunciò un magnifico discorso ponendo in rilevo i vantaggi di una buona educazione fisica e morale combattendo, con vigorosi argomenti, quelli opposti dagli avversari dello sport; in fine ammirò lo sviluppo della « Fulgor » e si augurò che la gioventù preparata nelle palestre sia pronta a difendere, ove occorra, i diritti della libertà e della giustizia.

Una straordinaria ovazione accolse le parole del facondo oratore; quindi la squadra allievi eseguì una brillante progressione agli appoggi Baumann, e la squadra dei ginnasti, sotto l'abile direzione del Maestro Casati, offerse perfette esercitazioni di bellissimo effetto. La stessa squadra si produsse in una difficile progressione alle parallele; e la squadra allievi eseguì un'altra progressione allo stesso attrezzo. Gli esercizi individuali diedero campo di ammirare il vero valore di molti ginnasti, sia alle parallele, che agli anelli e alla sbarra.

Negli intermezzi la banda dei Salesiani suonò scelti pezzi e la Schola Cantorum si fece ammirare per alcuni cori assai gustati. Numeroso e scelto pubblico assistette con grande soddisfazione alla geniale accademia.

TRIESTE - Due passeggiate.

La mattina del 18 aprile 11o alunni dell'Oratorio Salesiano di Trieste, appartenenti alle scuole di musica istrumentale, di recitazione e di canto, si recavano per mare a Capodistria; e per cara combinazione montava con loro sul piroscafo Sua E. R.ma Mons. Vescovo, che recavasi ad impartire la cresima a una ventina di alunni dell'Istituto Grisoni. Al molo li attendeva la banda del Beato Elio; e le due bande, suonando, si fecero un onore di accompagnare Sua Eccellenza all'Istituto Grisoni; quindi continuarono la loro marcia trionfale, trascinandosi dietro tutto il popolo e suscitando sincera ammirazione. Ogni scuola diè saggio di sua valentia. I cantori, alle 10, eseguirono con spigliatezza e precision scelte armonie a due voci, alla messa solenne; la banda diè pubblico concerto sulla piazza dalle 11 a mezzogiorno; e pei drammatici alle 5 pomeridiane divenne troppo piccolo un ampio salone. A notte fra due fitte ale di popolo, nuovamente accompagnati dalla banda del B. Elio, i 11o giovani oratoriani ritornavano al molo, donde soddisfatti e arcicontenti, con speciale piroscafo muovevano alla volta di Trieste.

La 1a domenica di maggio fu la volta di tutto l'Oratorio. Banda, ginnasti, cantori, e cinque lunghe schiere di giovani, in tutto 664 teste, alle 9 uscivano allegramente dalla soglia e giù per la Madonnina, Barriera, Via Boschetto, Piazza Ospitale, Acquedotto, proseguivano fino al Cacciatore. Alle 11 tre quintali di pane, due fusti di birra e salami e formaggi interi, provveduti generosamente dalle signore benefattrici, sparirono per incanto. Peccato che la pioggia venne un po' a turbare l'onesta allegria di quel lietissimo giorno.

Altre notizie.

- A Roma il giorno di Pasqua 40 giovanetti debitamente preparati nei catechismi quaresimali, ricevevano la prima Comunione e la santa Cresima per mano dell'Em.mo sig. Card. Cavicchioni, nella chiesa di S. Maria Liberatrice. Numerosissimi altri giovani si accostarono essi pure in quel mattino alla mensa eucaristica con grande soddisfazione dell'Em.mo Porporato. Tutti poi vennero condotti nella sala Clemson ove venne loro offerta la tradizionale refezione, alla quale prese parte anche il giovane prof. Martire che parlò a quei figli del popolo con quello spirito cristiano che tanto lo distingue, e portò anche il saluto e il plauso del Comitato Diocesano ai Salesiani ed al cav. Romeo Santini che già da molti anni iniziava nel quartiere del Testaccio questa santa opera che ogni anno chiama a raccolta nel giorno di Pasqua tanti giovani.

- A Sansevero (Foggia), il sac. Felice Capelli si è fatto editore di un foglietto mensile intitolato il Buon Seme o l'Opera di D. Bosco a Sansevero. Il secondo numero parla con giusta soddisfazione dei trionfi della Schola Cantorum-dell'Oratorio festivo. Cordiali rallegramenti.

- A Trino Vercellese il giorno della SS. Annunziata, preceduta da un bel trattenimento musicoletterario, aveva luogo la premiazione dei giovani dell'Oratorio Festivo che nell'anno 19o8 si segnalarono per frequenza, studio di Catechismo e buona condotta. I premi furono 16o e tutti in vestiario. L'accademia, riuscitissima, si svolse innanzi a numeroso pubblico che ne andò cordialmente soddisfatto. .

- Il 18 aprile 22 ragazzetti, studiosi e diligenti, si contesero l'onore di essere proclamati principi nella gara catechistica tenutasi nel teatrino dell'Oratorio festivo di Caluso. Il direttore rivolse da principio un ringraziamento cordiale a tutti gli intervenuti ed un augurio ai gareggianti i quali, franchi e disinvolti, diedero quindi per lunga ora il più splendido saggio del loro amore al catechismo. Vive congratulazioni ai vincitori e ai vinti, e rallegramenti sinceri al rev.mo Clero ed ai buoni Cooperatori Calusiesi che amano ed efficacemente sostengono il loro Oratorio.

* *

Dolente di rinviare, per mancanza di spazio, altre notizie al prossimo numero, faccio intanto untile preghiera a tutti gli addetti agli Oratorii di procurare - nel miglior modo possibile - perchè la frequenza degli alunni non abbia a soffrire alcuna diminuzione nei mesi di estate.

DON SIMPLICIO.

NOTIZIE VARIE

Riverenti omaggi.

NEL Concistoro del 29 aprile u. s. vennero pure elevati all'Episcopato vari nostri benemeriti Cooperatori, e cioè gli ill.mi e rev.mi Mons. Giovanni Fossà, arciprete di Lonigo (Vicenza), eletto Vescovo di Fiesole, - Mons. Emanuele Mignone, Canonico Prevosto e Vicario Foraneo di Ovada, preconizzato Vescovo di Volterra; - Mons. Domenico Lancellotti, Canonico Penitenziere delle Cattedrale di Ascoli Piceno, nominato Vescovo titolare di Delco e deputato Visitatore Apostolico della diocesi di Troia ; -- Mons. Domenico Pizzorno, Vicario Generale di Savona, creato Vescovo titolare di Comana e deputato Ausiliare di Mons. Emilio Parodi Arcivescovo di Sassari; - Mons. Giacinto Gaggia, Prevosto mitrato di S. Nazaro in Brescia, deputato Ausiliare di Mons. Giacomo Corna-Pellegrini, Vescovo di detta città, col titolo di Vescovo di Adrumento; - Mons. Antonio Padovani, Vicario Generale di Cremona, deputato Ausiliare di Mons. Geremia Bonomelli, Vescovo della stessa Diocesi, col titolo di Vescovo di Canopo.

Ai nuovi Eccellentissimi Presuli l'omaggio della nostra cordiale esultanza e gli auguri più fervidi di glorioso Pontificato, a nome anche di tutti i Cooperatori.

L'8 Centenario di S. Anselmo

Accogliendo la preghiera di S. E. Rev.ma Mons. Tasso Vescovo di Aosta, Sua Maestà la Regina

Madre ha accettato il patronato delle Feste Centenarie di S. Anselmo, non solo « per attestare ancora una volta tutta la sua benevolenza verso la simpatica regione di cui sa ed apprezza l'antica affettuosa devozione, » ma per « associarsi insieme alle onoranze che con nobile sentimento di patria essa si appresta a rendere all'illustre e venerato suo concittadino ».

Lo scultore Bistolfi sta lavorando un'artistica statua in bronzo rappresentante S. Anselmo come Arcivescovo e Dottore di S. Chiesa, la quale, su base di granito, sarà inaugurata in Aosta durante le Feste Centenarie.

A Valdocco.

Ospiti illustri. - In aprile visitarono l'Oratorio, desiderosi di avere un'udienza dal nostro venerato Rettor Maggiore, l'ecc.mo signor Francotte,- Minìstro del Lavoro a Bruxelles, e Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Francesco Turinaz, Vescovo di Nancy; e ai primi di maggio il rev.mo P. Michele da Carbonara, Prefetto Apostolico dell'Eritrea. Agli egregi personaggi, che ebbero le più lusinghiere parole per l'Opera Salesiana, vadano i nostri sentiti ringraziamenti.

- Il 9 maggio, i Soci del Circolo « Giovanni Bosco », festeggiando l'inaugurazione dei nuovi locali, convenivano a Valdocco nella Cappella privata del nostro Venerabile Fondatore. Con religioso pensiero essi vollero che le liete feste del giorno - un riuscitissimo banco di beneficenza ed un trattenimento di famiglia con splendide proiezioni luminose frammezzate da scelta musica - pigliassero le mosse da una devota funzione. Il sig. D. Rua celebrò per loro la santa messa ed ebbe espressioni di caldo encomio per lo spirito dell'associazione - la quale, se è opportuna ovunque son ex-allievi d'istituti salesiani, in Torino è addirittura indispensabile - e con paterni accenti, raccomandando di conservare la più stretta unione sociale pur discutendo liberamente, incoraggiò il valoroso manipolo a tener sempre alta la bandiera di D. Bosco. Presente alla cerimonia era, fra i soci, il Consiglio Direttivo al completo, con a capo il presidente prof. Piero Gribaudi.

I nuovi locali del Circolo « Giovanni Bosco » sono in Via Consolata, n. 2. La benedizione lustrale venne impartita dal rev.mo P. Germena, Curato di S. Dalmazzo.

In Italia.

BOLOGNA - Adunanza di ex-allievi. - Accolti a festa, la seconda domenica di maggio convenivano all'Istituto Salesiano di Bologna cento antichi allievi « memori, come scrisse l'Avvenire d'Italia, di quel tempo, quando raccolti ed amati dallo stesso padre, studiavano e vivevano la medesima vita di lavoro e di speranze. »

Moltissime furono pur le adesioni, tra le quali in special modo acclamate quella di Mons. Morganti, Arcivescovo di Ravenna , antico allievo dell'Oratorio di Valdocco e quella del veneratissimo nostro Superior maggiore D. Rua, che vi mandò anche, qual suo rappresentante, il rev. D. Enea Tozzi, alunno dell'Istituto di Faenza e Direttore delle Scuole Salesiane al Capo di Buona Speranza.

Prima di mezzodì gli intervenuti assistettero con divozione alla S. Messa, e chi sa quanti e quanti affetti avrà ridestato la vista della Cappelletta ! A mensa regnò la più cordiale allegria, e parlò , più di ogni altro festeggiato ed applaudito , il primo direttore dell'Istituto, D. Carlo M. Viglietti, che rievocò con elette e commoventi parole gli anni trascorsi, pieni di soavi rimembranze.

Nel pomeriggio vi fu assemblea generale , nella quale si gettarono con entusiasmo le basi della società. Presidente onorario fu proclamato D. Viglietti ; a presidente effettivo fu eletto l'avv. cav. Francesco Brazioli , che , fra lunghi applausi, propose il seguente telegramma a D. Rua

« Antichi allievi Don Bosco residenti provincia Bologna, orgogliosi essersi oggi costituiti in regolare associazione , aderendo consorella Torino, mentre rinnovanVi espressione devoto, inalterabile, riconoscente affetto, Vi esprimono le grazie più sentite per l'interessantento paterno e per l'augurio soave. -- Avv. BRAZIOLI, presidente. »

Dopo l'adunanza la banda del collegio, che fece tutto il giorno gli onori di casa, eseguì uno scelto programma; e a sera, con gran concorso di gente e l'intervento gratissimo di S. E. Mons. Vincenzo Bacchi, ebbe luogo nel teatrino dell'Istituto, ad onore degli ex-alunni convenuti, una bella rappresentazione.

CASTELLAMARE DI STABIA. - Il 22 aprile u. s, era giorno di schietta esultanza per molti giovanetti dell'Istituto Salesiano. Per iniziativa e raccomandazione di D. Bosco medesimo in tutte le nostre scuole fioriscono varie associazioni, atte a promuovere fra gli alunni il buon esempio e l'amore alla pietà, allo studio e al lavoro. E appunto i soci delle Compagnie del SS. Sacramento e di S. Luigi , con a capo la banda dell'Istituto , in tutto più di cento giovani, la mattina del dì suddetto si recavano a Pagani, in provincia di Salerno, per una gita di premio. Dopo aver assistito ad una devota funzione nel Santuario della Madonna, in rezzo ad una fitta calca di popolo si recarono a colazione nei locali della Società Operaia; e quindi, ancor prima di pranzo, s'incamminavano al venerato monastero di S. Alfonso Maria de' Liguori , ove ebbero il conforto di venerare le ossa del Santo e visitare la stanza da lui abitata, gentilmente ricevuti da quei buoni padri. Che le dolci impressioni, gustate nel contemplare così care memorie di tanto devoto di Maria Santissima, durino a lungo in quei teneri cuori per mantenerli accesi di devozione per la Benedetta fra tutte le creature.

FIRENZE. - L' Esposizione-vendita , promossa con mirabile zelo dal nobile Comitato Ars et Charitas, ebbe luogo nella grande sala del palazzo Guicciardini-Corsi nei giorni 27, 28 dello scorso marzo. Il provento che se ne colse, destinato alla costruzione del Santuario della S. Famiglia, oltrepassò la somma di lire cinquemila; cospicuo contributo pei lavori del Santuario, ma impari tuttavia a farli progredire con quella celerità che si vorrebbe. II sig. D. Rua fa quel che può e manda sempre ma i bisogni crescono e le offerte vanno scemando. Ci pensino i buoni Cooperatori di Firenze e studino anche qualche altro mezzo per affrettare il compimento del sacro edifizio.

Intanto, associandoci a quei nostri confratelli, noi inviamo i più vivi ringraziamenti, invocanti le più elette benedizioni del Signore, all'intero Comitato, e diciamo tutta la nostra riconoscenza alle singole signore ricamatrici , nonché alle gentili signorine Piccioni e Guidotti , al Marchese Ottavio Lenzoni ed al sig. Nehuhaus, che rallegrarono l'esposizionevendita con sceltissime esecuzioni vocali e strumentali.

MILANO. - L'istituto S. Ambrogio il 22 aprile aveva una visita carissima. Mons. Pasquale Morganti, il primo direttore del Comitato Salesiano Milanese, colui che ebbe sì gran parte per lo sviluppo dell'Opera Salesiana in quella città, di passaggio per Milano, non volle privare i suoi cari figli di Don Bosco di una preziosissima visita.

Celebrò al mattino la messa della comunità distribuendo a numerosi giovanetti il pane Eucaristico e rivolgendo a tutti forti e sentite parole. Disse dei pericoli nei quali in questi giorni specialmente s'imbatte la povera gioventù e le insidie onde è continuamente circondata ; parlò della fede, il più dolce e più grande tesoro del cuore umano, che gli si vorrebbe togliere per gettarlo nella miseria, nel vizio e nell'ateismo ; e additò i mezzi per combattere e vincere, togliendo a modello il grande convertito d'Ippona. Sua Eccellenza a mezzogiorno si degnò sedere alla nostra mensa, e nel pomeriggio tenne ai generosi Signori e alle ottime Signore del Comitato un'affettuosissima conferenza.

ROMA - Conferenze con proiezioni per soli uomini. - Dal 22 al 27 marzo nell'ampio coro della chiesa del S. Cuore di Gesù al Castro Pretorio, si tenne unn corso di conferenze d'indole apologeticoreligiosa esclusivamente per uomini. Il nobile tentativo sortì un esito che superò ogni aspettativa, tanto e tale fu il numero, l'impegno e, diciamolo, il contegno di più centinaia d'uomini, d'ogni classe e condizione, accorsi all'appello zelante di chi null'altro si riprometteva dalle proprie fatiche che lin po' di bene all'anima loro. Dettero il loro concorso generoso e gentile alcuni signori dell'Opera degli interessi cattolici, segnatamente l'egregio Avv. Alessandro Cremonesi che coadiuvò il conferenziere nello svolgimento d'alcuni importanti soggetti. I terni trattati furono: - Cause dell'indifferenza religiosa, la Religione e la famiglia , il sensualismo, i prodigi di Lourdes , l'apatia dei cattolici , il ritratto morale di Gesù Cristo: - tutti della più. grande attualità ed efficacia ; ed un'intima commozione era il vedere l'interessamento con cui un mezzo migliaio d'uomini seguiva la parola degli oratori , che andava proprio al cuore, desideroso di un po' di sollievo spirituale, dopo le diuturne preoccupazioni dei quotidiani interessi materiali. Ogni sera la Direzione del Corriere d'Italia distribuì a tutti gli intervenuti una copia del giornale, ed all'ultimo giorno l'offerta generosa di alcuni zelanti signori permetteva di lasciare ad ognuno in ricordo una copia degli Evangeli nell'elegante edizione della Società di S. Girolamo.

Che simili conferenze possano sempre in luogo opportuno ripetersi in ogni città e in ogni centro popoloso , ove nell'ora che attraversiamo , non è più possibile, atteso il soffio di freddezza glaciale per ogni pratica di religione - specie poi per le prediche e le istruzioni - vedere gli uomini accorrere alla chiesa.

All'Estero.

VIANNA DO CASTELLO (Portogallo). - Nell'inaugurazione dei nuovi locali i Salesiani dell'Officina de S. José ebbero una bella prova della simpatia che gode l'opera loro. Entrati a Vianna nel novembre del 1904, avevano veduto la necessità di por mano a! rinnovamento completo dell'istituto. E difatti vi si accinsero e lo resero ampio, decoroso e rispondente ad ogni norma suggerita dall'igiene. Ma anche le spese salirono alto... e il giorno dell'inaugurazione erano ancor parecchie le migliaia di lire che attendevano il saldo. Ebbene, fra i numerosi visitatori, che in quel giorno ebbero parole di ammirazione e di lode pel lavoro compiuto , ve ne furono due che, udite le strettezze finanziarie, saldarono sull'istante ogni debito. Un bravo di cuore ed un grazie riconoscente alle anime generose!

BUENOS AIRES. - II dott. Ramos Mejia, Presidente del Consiglio Nazionale per l'educazione, ha stabilito che tutte le scuole della repubblica prestino giuramento eli fedeltà alla patria bandiera. Or la domenica 21 marzo gli alunni dei Collegi Salesiani della Capitale ottemperavano insieme a questa prescrizione , che la Voz de la Iglesia dice « ideata in un momento di felice ispirazione ».

In numero di mille cinquecento, schierati nel cortile maggiore del Collegio Pio IX in Almagro, presente un pubblico numeroso, fra cui uno stuolo di 400 ex-alunni, al suono della banda essi cantarono in coro l'inno nazionale. Seguì mi dialogo d'occasione, poi un quadro allegorico, quindi un eloquente discorso di un ex-alunno e, dopo questo, un brillantissimo saggio ginnastico. Cessati gli applausi, l'ispettore D. Giuseppe Vespignani benedisse le bandiere pei singoli collegi, ai quali nelle persone di tre alunni vennero consegnate dallo stesso dott. Ramos Mejía presente ; e, in fine, dopo una vibrata allocuzione del direttore del Collegio Pio IX, tutto quell'esercito di giovani, alzando la destra, promise « solennemente, a Dio ed alla Patria, di seguir sempre la bandiera nazionale, di difenderla a costo anche della vita e di non abbandonarla giammai! » La cerimonia non poteva riuscire più imponente. Come è sempre affascinante l'unione dell'amore alla Religione ed alla Patria !

ROSARIO (Repubblica Argentina). - Il «Cristoforo Colombo » del 18 marzo, pubblica con esultanza un prezioso autografo pontificio, che dice:

Ai diletti figli, i Salesiani del Collegio San Giuseppe di Rosario di Santa Fé, agli alunni e Cooperatori, ai Direttori , Redattori e .Lettori della Rivista Italiana « Cristoforo Colombo », col voto che l'opera di vera religione e di civiltà cristiana da tutti esercitata sia coronata dai migliori successi in segno di gratitudine e di particolare benevolenze impartiamo l'Apostolica Benedizione. - Pius PP. X.

Vivissimi rallegramenti.

NECROLOGIO

Contessa Livia Grosoli n. Pironi

È volata in paradiso dopo alcuni anni d'infermità l'11 maggio u. s. « Madre - scrisse il Momento - di un uomo carissimo a noi, a tutti i cattolici italiani e ad ogni persona di qualunque partito che abbia avuto la fortuna d'incontrarlo sul proprio cammino, di lei si può riassumere la vita, dicendo che fu degna di tal figlio....» Cooperatrice zelante, amò sinceramente D. Bosco e le Opere Salesiane, mostrando una speciale benevolenza pel Collegio di Ferrara, ove; come si era pregato molto durante l'aggravarsi della malattia, si continuò a pregare con affetto dopo la sua morte.

A chi la piange con esemplare affetto figliale le nostre sentite condoglianze e la promessa di ferventi suffragi.

Alessandro Gaido.

SPENTOsi quasi settuagenario il 21 marzo u. s. in Murello di Cuneo, congiunse bellamente le sollecitudini del domestico affetto alla pratica delle virtù cristiane ; e, tenerissimo verso Maria Ausiliatrice ed il Veri. D. Bosco, zelò il culto dell'eccelsa nostra Patrona ed ebbe costantemente operoso interesse per la nostra Pia Unione. Fervente cooperatore, fu uno dei più solerti collettori pel Bollettino.

Chi legge non gli neghi un devoto suffragio, che gli affretti la gloria dei Santi !

FACCIAMO anche particolari suffragi pei seguenti defunti dal 10 febbraio al 10 aprile 1909. Gaida Can. Bartolomeo - Ivrea.

Gelli Mons. Giuseppe - Volterra. Giaccardi Biagio - Mazzole.

Gilardi cav. Giovanni -- Castelnuovo d'Asti. Goretti Alessandro - Roma.

Graziani nob. Gaetano - S. Pietro Incariano. Guata Pennino Giuseppina - Torino. Rubli Agata - Torino. La Fata D. Giuseppe - Carini. Lobbi D. Bernardino - Crescentino.

Lombardo Maria ved. Vorzere - S. G. Batt., di Sestri. Lucia avv. Antonio - Catania. Marnio Teresa - Costigliole d'Asti. Martini Mons. Luigi - Roma. Mauri Guidetta n. Redaelli - Lecco. Mauro D. Francesco - Ceva. Mazzoglio Pietro - Lu Monferrato. Meneguzzo Antonio - Castello di Arzignano. Montrucchio Catterina ved. Bertolotti - Lanzo Torinese. Morales Maria -- Alessandria. Morelli Teresa - Azzorre.

Nani Bey - Alessandria d'Egitto. Noli D. Alessandro - Bergamo. Palagi Vitalina - Borgo a Muzzano, Patrito Gaspare - Chieri. Pelligriuelli Maria - Angolo.

Pellizzari Cav. Giovanni - Castelfranco Veneto. Peraccino Giovanna - Occimiano Monf. Piuma Antioco Luigi - Iglesias. Pulcini Vincenzo - Ripatransone. Ratti Carolina - Rivara Canavese. Ricca di Castelvecchio Cont. Giulia - Torino. Riva D. Carlo - Borca Cadore. Rizzi Angelo - Mestrino, Padova. Rocca D. Pietro - Mioglia. Rossignoli Can. Giovanni - Novara.

Sandrone Eletta ved. Marcato - Mombello Torinese. Savoini Luigia n. Balsari - Borgomanero. Schimid D. Antonio - Fornace. Sola Francesco - Carmagnola. Sola Cav. Giuseppe - Torino.