BS 1900s|1905|Bollettino Salesiano Luglio 1905

BOLLETTINO SALESIANO

Períodíco della Pia Unione dei Cooperatori Salesíaní dí Don Bosco

ANNO XXIX - N. 7.   Esce una volta al mese   LUGLIO 1905.

SOMMARIO -- Dopo il XVI° Congresso Eucaristico 189 Il nostro Superiore ai piedi del S. Padre . . . 190 Le feste pel XXV° dell'Opera di D. Bosco al Castro Pretorio in Roma    192

Il 24 giugno a Valdocco   . . 196

Della visita del Rev.mo D. Albera alle Case di America: negli Stati Uniti    198

Indulgenze pei mesi di luglio e agosto    202

Libri ricevuti in dono . .   . . . . . 143

Il Congresso di Musica Sacra a Torino   . . 203

MISSIONI : Perù : Una nuova fondazione al Cuzco - Terra del Fuoco : Alla Missione dell'Isola Dawson - Matto Grosso (Brasile) : Consolanti notizie . . 204

Avviso importante   . . .   . 208

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE: VI. La prodigiosa Immagine - Echi della festa titolare : A Valdocco e altrove- Grazie e graziati   . 209

NOTIZIE COMPENDIATE: Il nuovo Delegato Apostolico del Messico - Dall'Italia: Cammarata, Fossano, Macerata, Milano, Trevi   .   . 216

Necrologia: L'E.mo Card. . Aiuti; Mons. G. B. Scalabrini ; D. Andrea Trombini ecc   218

DOPO IL XVI° CONGRESSO EUCARISTICO INTERNAZIONALE

NELLA prima settimana di giugno, in Roma, centro della Fede e sede del Vicario di G. C., adunavasi il XVI° Congresso Eucaristico Internazionale, che per la maestà delle adunanze, per la competenza dei congressisti, per lo splendore con cui s'inaugurò e si chiuse, verrà meritamente registrato fra le più solenni manifestazioni relìgiose del nuovo secolo.

Intanto sia benedetto il Signore, che in questa nostra età, così preoccupata degli interessi terreni e quasi dimentica degli eterni, a quando a quando suscita queste elevazioni sublimi, che sono vere visioni divine, e quasi altrettante elettriche scosse soprannaturali , e sprone irresistibile a camminare per la via del cielo. Son troppo provvidenziali, in quest'arruffio vertiginoso di preoccupazioni mondane, siffatti risvegli e lezioni di fede, che eloquentemente ci additano in Gesù Cristo la Via, la Verità, la Vita.

In un eccesso di carità ineffabile, mentre gli uomini macchinavano per sradicarlo dalla terra, egli, l'Uomo-Dio, istituì il SS. Sacramento per rimaner con noi, anche come uomo, sino alla fine dei secoli ; e molti uomini, in un eccesso d'odio o d'ignoranza o di accidia, dovevano egualmente bestemmiarlo o non farne niun conto. Coteste sono aberrazioni inconcepibili. Un siffatto portento, una tal degnazione divina avrebbe dovuto imporsi da sè. Se ogni bene ci viene da Dio, e Dio è con noi, fatto simile a noi nella SS. Eucaristia, come non serrarsi intorno a Lui?

Eppure passati i secoli delle catacombe, che furono i secoli eminentemente Eucaristici, poichè allora Gesù in Sacramento era veramente il cuore della Chiesa; il culto per la SS. Eucaristia andò man mano talmente illanguendosi, che, affinchè non si contravvenisse al precetto divino, fu necessario dichiarar grave peccato il non accostarsi alla Mensa Divina almeno una volta l'anno. Ed anche oggi, nonostante il fervore di molti, bisogna confessare che Gesù in Sacramento è assai più trascurato o vilipeso, che non attorniato ed amato

Siano quindi benedetti i Congressi Eucaristici, queste sublimi manifestazioni di fede nella reale presenza di Gesù Sacramentato ; e faccia Iddio che ogni buon cristiano ne ascolti i consigli, ne abbracci le proposte, ne assecondi i voti sapienti.

Per quell'affetto vivissimo che Don Bosco c'infuse per la SS. Eucaristia, noi cogliamo con trasporto quest'occasione per raccomandare ai nostri Cooperatori la pratica di tre doveri che ci legano a Gesù in Sacramento. Diciamolo chiaramente: dicendo Cooperatori, Don Bosco intese sempre di dire buoni cristiani. Ora il primo pensiero d'ogni buon cristiano dev'essere appunto per la SS. Eucarestia; e perciò:

I° - Andiamo a gara per ascoltare la S. Messa non solo nei giorni festivi, ma, potendo, anche nei giorni feriali. Il S. Sacrifizio della Messa non si rinnova soltanto la festa, ma ogni giorno.

II ° - Non contentiamoci della comunione pasquale, ma accostiamoci spesso e bene al Pane Celeste, che si moltiplica ogni mattina sui nostri altari. Non cibarsene che di rado, è un voler cadere in deliquio sulla via che deve menarci dalla terra al cielo.

III ° - Fra i nostri doveri quotidiani mettiamo la Visita a Gesù Sacramentato. Forse ogni giorno non potremo ascoltare la S. Messa, ma ogni giorno possiamo trovare alcuni minuti per pregare con viva fede innanzi il SS. Sacramento. Quando proprio non potessimo recarci alla Chiesa, non manchiamo di compiere almeno spiritualmente, dalla nostra casa, questo sacro dovere.

Il catechismo, o buoni Cooperatori, c'insegna che il fine per cui Iddio ci ha creati, è di conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita per andar poi a goderlo nell'altra. Or bene, persuadiamoci, che non potremo conoscere, nè amare, o servire il Signore, se vivremo dimentichi dell'Altare su cui Gesù Cristo rinnova il Sacrifizio della Croce, della Mensa nella quale Egli ci si dà in cibo spirituale, e del Santo Tabernacolo ove risiede permanentemente per ascoltare ed esaudire le nostre preghiere.

Oh! se tutti i Cooperatori praticassero e insegnassero ad altri questi doveri verso Gesù in Sacramento! Quale magnifico e desiderato omaggio ai Voti ed alle Deliberazioni del XVI° Congresso Eucaristico internazionale

IL NOSTRO SUPERIORE ED ALCUNI SALESIANI ai piedi del Santo Padre

Il veneratissimo nostro Superiore, recatosi a Roma sul finir di maggio pel XVI° Congresso Eucaristico e per le Feste Giubilari dei nostri Confratelli al Castro Pretorio, chiedeva umilmente d'essere ammesso all'Augusta presenza del Vicario di N. S. Gesù Cristo. E il Santo Padre Pio X, nella paterna bontà dell'animo suo, ammetteva in privata udienza il nostro venerato Superiore la mattina del 14 giugno p.p. alle ore 10 e mezzo.

L'udienza, improntata alla più grande benevolenza, durò circa mezz'ora. Il S. Padre s'interessò vivamente delle nostre cose, dimostrando assai chiaramente quanto ami e quanto desideri di veder prosperare l'opera di D. Bosco.

Il sig. D. Rua fece al S. Padre umile domanda di varii favori ; e il Vicario di N. S. G. C. annuì con grande bontà a tutte le sue richieste ; e lo incaricava di portare l'Apostolica Benedizione a tutti i Salesiani, alle Figlie di Maria Ausiliatrice, ai loro alunni ed alunne, e a tutti i Cooperatori.

Quindi il discorso cadde sul Congresso di musica sacra, tenutosi a Torino ; e Sua Santità disse di averne ricevuto notizie consolanti e di rallegrarsi vivamente coi salesiani per la parte importante che vi ebbero.

In fine il sig. D. Rua chiese il favore di poter prcsentare a Sua Santità otto Salesiani, tra cui il Procuratore Generale, rev.mo D. Giovanni Marenco, il Sac. Ernesto Coppo, Parroco della Chiesa della Trasfigurazione per gli Italiani a New Jork, Don Pietro Lamberti, direttore della Casa di Guarantinguetà nel Brasile e il Sacerdote Colombiano D. Rodolfo Fierro.

E il S. Padre benevolmente li ammise tutti alla Sua augusta presenza, intrattenendosi con essi circa un quarto d'ora.

Quando gli fu presentato D. Coppo

- Ah ! disse scherzando il Papa, voi venite dal paese dei dollari ?!...

- Sì, Santità ; e gl'Italiani di New-York mi hanno incaricato di portare appunto 70o dollari a Vostra Santità con preghiera di volerli gradire come pegno della loro devozione... Sono 3500 lire in oro, raccolte in poche settimane dal nostro foglio settimanale « l'Italiano in America »: sul quale, come su tutti gli oblatori e tutti i nostri confratelli, alunni e benefattori, imploro una particolare benedizione dal S. Padre.

- Con tutto il cuore, riprese il Papa.

E qui il Padre Comune dei fedeli fece chiaramente comprendere come la S. Sede abbia presentemente urgente bisogno d'essere assistita dall'obolo della carità dei suoi figli più fervorosi, trovandosi in gravi strettezze.

Quindi, con mirabile freschezza di memoria, Sua Santità chiese a D. Coppo particolari informazioni del Collegio Italìano di Troy.

- Quanti alunni avete ? gli domandò il Papa.

Circa settanta, Santo Padre.

- Bene ! ciò mi fa piacere, poichè essi si son raddoppiati. Mi ricordo, che più d'un anno fa il vostro Arcivescovo mi diceva che erano trentacinque.

In seguito volle altre notizie, su quello che si fa a New York a favore degli Italiani, e se ne mostrò assai soddisfatto.

Quando gli fu presentato il Sac. Colombiano D. Rodolfo Fierro, il S. Padre nell'udire che era un colombiano, gli chiese con vivo interesse

- E il Generale, il Generale come sta ? alludendo al Presidente di quella Repubblica.

E D. Fierro, cercando di dominare la viva commozione che sentiva nel trovarsi innanzi il Successore di S. Pietro

- Il generale Reyes sta bene, rispose in italiano ; e fa il possibile per ingrandire la nazione, ponendo sempre per base la Religione Cattolica. Quando seppe che sarei venuto a Roma m'incaricò di portare il suo riverente saluto a Vostra Santità ; di ringraziarla dell'esimio Delegato che ci ha inviato, a cui la Patria è già debitrice di molti favori ; e di chiedere nuovamente a Vostra Santità una particolare benedizione per sè e per la Repubblica cui egli presiede.

- Oh ! volontieri, rispose il S. Padre, il Generale è un brav'uomo che farà prosperare la sua patria ; io lo stimo assai.

È noto che il gen. Reyes prima di assumere il governo della Colombia, si recava a Roma per ricevere la benedizione del Papa.

Il Santo Padre parlò quindi con grande simpatia della diffusione crescente dell'opera di D. Bosco, soggiungendo che molti sono i vescovi e i prelati che a lui si rivolgono per avere salesiani fra loro ; ma egli, conoscendo pur troppo che se la messe è abbondante, gli operaì in proporzione sono scarsi, dice a tutti di rivolgere direttamente le loro preghiere a D. Rua.

- Tuttavia, soggiunse il Papa, alcune domande bisognerà far di tutto per soddisfarle.

Colla benedizione più affettuosa ai presenti, che si degnò di ammettere tutti al bacio della Sacra Destra, nonchè a tutti i Salesiani, a tutte le opere loro e a tutti i loro Cooperatori e benefattorì, il S. Padre pose fine alla consolantìssima udienza, che per noi sarà uno stimolo nuovo a procurar con lena la maggior gloria di Dio e la salute delle anime.

Particolarmente grati alla speciale benevolenza del S. Padre, mentre preghiamo il buon Dio a voler conservare lungamente alla Chiesa un così mite e santo Pastore, ci auguriamo altresì che le particolari strettezze, in cui trovasi l'augusta Sua Persona, abbiano ad accendere fra il giornalismo cattolico una santa gara per venire in soccorso dell'augusta Sua povertà,, col promuovere speciali sottoscrizioni per l'Obolo di S. Pietro.

Le Feste pel XXV° dell'Opera di Don Bosco al Castro Pretorio in Roma.

IL nome di D. Bosco era già conosciuto ed ammirato non pur nella còlta Europa, ma sin nelle plaghe remote della Patagonia, ed un pensiero stava sempre in cima ad ogni aspirazione del buon Servo di Dio : la fondazione di un Ospizio in Roma, un Ospizio che fosse l'arca di salvezza a molti orfanelli, i quali, accorsi a Roma da ogni parte del mondo per trovarvi un pane, delusi nelle loro speranze, rimanevano abbandonati in mezzo a mille pericoli... « Sinite parvulos venire ad me!» era la voce che risuonava all'orecchio di D. Bosco, voce che uscita dal Cuor di Gesù gli pareva che risuonasse affannosamente anche nell'anima del Suo Vicario, dolente spettatore dell'allagante corruzione.

E per pietosa disposizione della Provvidenza, ancor prima di morire, il nostro buon Padre potè veder vicino a compiersi il suo ardente desiderio. L'Ospizio da lui vagheggiato, pueris alendis instituendis, sorse fra il plauso del mondo cattolico, che accogliendo con santo entusiasmo la Pia Opera dei S. Cuore di Gesù (da noi nuovamente raccomandata nello scorso numero) efficacemente concorse al compimento del tempio e all'erezione dell'Ospizio Salesiano in Roma.

Era quindi ben doveroso, che al compiersi del quinto lustro dai primi inizi dell'Opera di D. Bosco al Castro Pretorio in Roma, si rendessero a Dio pubbliche e solenni azioni di grazie, alle quali non mancò la benedizione del Vicario di G. C., nè la presenza dello stesso Successore di D. Bosco, nè il plauso di molte insigni persone.

Chi desidera ampic notizie sul progressivo sviluppo dell'opera Salesiana al Castro Pretorio, può consultare con diletto la splendida monografia pubblicata in occasione di questi festeggiamenti, intitolata appunto : - Cinque lustri dell'Opera di D. Bosco al Castro Pretorio in Roma (1880-1905 ). In essa, anzitutto si presenta allo sguardo del lettore un magnifico clichè rappresentante le miti ed auguste sembianze del S. Padre Pio X, sotto le quali in nitido fac-simile si legge questo prezioso autografo di Sua Santità.

« Nell'anno vigesimo quinto dalla fondazione delle Opere Salesiane al Castro Pretorio in Roma, ai Diletti Figli di D. Bosco, ai loro Benefattori, e a tutti gli Alunni delle Opere stesse, augurando in compenso del bene operato dal Cielo le migliori grazie, impartiamo di cuore l'Apostolica Benedizione.

» Dal Vaticano li 19 Marzo 1905.

» PIUS PP. X. »

26 MAGGIO. Conferenza Salesiana.

Benedetti dal Papa, non potevano non avere un felice svolgimento i proposti festeggiamenti; e splendido preludio fu la Conferenza tenuta ai sigg. Cooperatori ed alle signore Cooperatrici della città eterna, nel tempio del S. Cuore.

« Il tempio sontuoso, così ne scrisse l'ottimo Giornale di Roma, che a traverso la severità della purissima linea architettonica richiama il Vespignani e dallo sfarzo della decorazione eleva alle beatifiche visioni uscite dal pennello del Monti, raccoglieva la schiera numerosa degli ammiratori e dei cooperatori.

» Si rivedevano essi sotto le arcate solenni del tempio ora echeggianti per la vigorosa parola d'un uomo, cui il violaceo dei vescovili paludamenti metteva vieppiù in risalto la lirica forte del volto abbronzato sotto la sferza solare per le aride lande patagoniche.

» I cooperatori e le cooperatrici salesiane udivano la voce di Mons. Cagliero, l'apostolo della ormai incivilita Patagonia; udivano pensosi e convinti. È pur bello, è pur commovente per questa nostra Italia, in questa nostra Roma, udire la voce d'un pioniero della cristiana civiltà e poter rispondere all'animo maravigliato : « Sì ! è lui, quel medesimo che parlò all'indio selvatico, e l'educò a civil costume ! L'uomo è quegli che lunghi anni indurò le membra percorrendo colla Croce di Cristo deserti e montagne ancora ignoti. »

» Egli sorgeva dal pergamo ardito e fiorente, e con l'anima dell'Apostolo convinto, memore del passato durissimo, esclamò rivolto ai giovanetti : « Voi siete una profezia!... » E lo furono, poichè 500 Don Bosco ne aveva profetati.

» Dall'incarico che nel 1880 il Sommo Pontefice Leone XIII dette a Don Bosco dell'erigendo tempio al S. Cuore, egli passò con rapida sintesi attraverso gli inizi e lo svolgersi dell'opera salesiana con ascoltate citazioni di date e di episodi di cui - per modestia egli non lo diceva - ma benissimo si sentiva il magna pars fui... Figurarsi !... Egli orfano di padre, con una mamma poverissima, contadina del Monferrato, per quanto ricca di virtù, voleva studiare l.... Aveva 12 anni; allora conobbe Don Bosco e ne fu seguace generoso ; tanto da potersi con giusta frase rivendicare il plus omnibus laboravi di Paolo Tarsense.

» Insomma, egli, da cinque vide giungere i figli di D. Bosco a cinquemila ; da trecento vide salire a trecentomila i cooperatori salesiani

» Ed aveva ragione di uscire nell'enfatico : Spectaculum fatti sumus. Degno spettacolo ch'egli rincalzò con numerosi ed interessanti episodi a lui medesimo succeduti nel molteplice suo apostolato.

» E tutto questo perchè ?

» Per sollevarc la gioventù ; quella gioventù che fu l'amore di Don Bosco, che fu la prediletta del Cuore Divino ! Con tal programma i Salesiani possono degnamente rivendicarsi la frase felice che li disse Sacerdoti del lavoro; ma ben inteso del lavoro santificato! soggiunse con sollecitudine....

» Quindi la nota melodica degli inni trionfante sull'onda maestosa degli accordi profondi infondeva negli animi il senso mistico della frase alata, uscita dal cuore magnanimo dell'Apostolo.

» Il M. ° Antolisei non poteva con più fine tecnica e più nobile magistero interpretare la mistica tonalità dell'ambiente... »

28 MAGGIO.

Festa di Maria Ausiliatrice.

IL 28 maggio i Salesiani di Roma, colle glorie della nostra pietosa Ausiliatrice, celebrarono le misericordie compiute dal Signore nei primi cinque lustri dell'opera loro. Il rev.mo D. Michele Rua era giunto tra loro, accolto con entusiastica esultanza, il giorno precedente.

Ed ecco fin dal mattino del giorno 28, specialmente alla messa della comunità, una affluenza grande di popolo gremire la chiesa ; la Comunione distribuita dal sig. D. Rua, celebrante, si protrasse per tre quarti d'ora. Quante manifestarioni di fede e di devozione ; ed anche quanti segni di riverente affetto verso il successore di D. Bosco !

Alle ore 10 vi fu la messa solenne, pontificata da Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Cagliero, che alle ore 18 pontificò pure ai secondi vespri, dopo i quali disse egregiamente il panegirico il Sac. Domenico Mancini, predicatore del mese di Maggio. La chiesa era letteralmente gremita dalla balaustra dell'altar maggiore fino alla soglia.... Alla benedizione impartita da Sua Eminenza il sig. Cardinal Cavagnis, fu uno spettacolo Commovente il veder precedere il clero uno stuolo di numerosi giovanotti, ascritti al Circolo S. Cuore, i quali, recando le torcie insieme al comitato parrocchiale, diedero col loro divoto contegno una bella prova della loro fede profonda e generosa.

Alla maestà delle religiose funzioni contribuì efficacemente la Schola Cantorum dell'Ospizio. Al mattino, durante la Comunione generale, si eseguirono classici mottetti, ed alle 10, al solenne pontificale, la messa Lauda Sion, a quattro voci, del Palestrina. Dire dei magici effetti di quelle note divine è cosa superflua ; basti il nome del celebre autore e l'aggiungere che quei buoni giovanetti si prepararono con vero impegno alla più accurata esecuzione.

Nelle ore pomeridiane, a mezzo del sig. comm. Luigi Rossi de Gasperis, Mons. Giovanni Bressan. Cappellano Segreto di Sua Santità, comunicava ai nostri confratelli, che il Santo Padre, facendo voti che l'opera dei Salesiani di D. Bosco abbia ogni dì più a fiorire e corrisponda pienamente agli attuali bisogni della Società, impartiva con effusione di cuore, a quanti si erano raccolti per festeggiare il 25° Anniversario della fondazione dell'Istituto di Roma, l'Apostolica Benedizione.

L'inaugurazione della piccola esposizione.

Solenne nella sua cordialità e gajezza fu nello stesso giorno l'inaugurazione della Piccola Esposizione scolastico-professionale degli alunni artigiani. L'interno dell'Ospizio, messo a festa, accoglieva tra il vociare allegro d'innumerevoli fanciulli, i propri amici e benefattori, venuti per assistere all'annunziata inaugurazione.

Alle 18,30 prendeva posto sul palco della presidenza il sig. D. Rua, accolto dall'esultante evviva degli astanti e dalle note della banda musicale.

A fianco del nostro Rettor Magiore stavano il Principe Massimo, il Comm. Cesare Aureli, l'avv. Pericoli, presidente della Gioventù Cattolica italiana, il contrammiraglio comm. Rolla ed altre distinte personalità del laicato romano.

Il Direttore D. Francesco Tomasetti, lesse il discorso inaugurale. Dopo di aver accennato alla viva brama, con cui fu atteso dai Salesiani un tal giorno felice, parlò dell'opportunità che in Roma, nella città eterna irradiata dalla luce di Pietro, donde si diffonde la forza vincitrice degli errori dottrinali e sociali di tutti i secoli, i figli di D. Bosco portassero il modesto contributo delle loro forze alla solenne affermazione che non si dà vero progresso se non si armonizza col vangelo.

Quindi il sig. D. Rua si alzò, e fra il profondo silenzio degli astanti che lo guardavano commossi, prima di procedere alla solenne inaugurazione, narrò assai opportunamente un episodio della vita di D. Bosco.

« ...Viaggiava il Servo di Dio in treno, con diverse persone, quando il discorso cadde sulle opere sue.... Egli, non conosciuto, ascoltava e taceva. In generale tutti ammiravano le opere dell'umile sacerdote torinese, ma ve n'era uno che si dimostrava verso quelle poco ligio e poco fiducioso, anzi ad un certo punto uscì in parole poco corrette verso D. Bosco ed i suoi istituti... D. Bosco allora prese la parola e volgendosi a chi aveva sparlato di lui : « Ella, gli domandò, lo conosce Don Bosco ?... » « Io... veramente no » rispose l'altro impacciato. « Desidererei che la S. V. l'andasse a visitare nel suo oratorio di Torino, riprese Don Bosco.» In questo mentre il treno si fermò e Don Bosco si fece allo sportello per discendere. Al suo apparire fu un accorrcre premuroso di persone in attesa di lui: « Oh! D. Bosco, D. Bosco ! » esclamavano con entusiasmo. A quella scena quanti avevano lungamente parlato di lui e in sua presenza scnza punto conoscerlo, rimasero stupefatti; ma più di tutti quell'individuo che s'era permesso di dirne poco bene ; pcr cui avvicinatosi a D. Bosco: « Oh mi perdoni, esclamò, mi perdoni; non se l'abbia, a male; non la conoscevo. » D. Bosco sorridendo e stringendogli la mano : « Non è nulla, non è nulla, caro signore, gli rispose, ma D. Bosco l'aspetta per una visita al suo istituto... poi ne dirà ciò che vuole... »

-- Ebbene, miei buoni signori, conchiuse D. Rua, lo stesso invito io faccio quest'oggi a voi. Venite a visitare questa casa ; venite a vedere quanto hanno fatto i nostri artigianelli, e dai loro saggi conoscerete, io spero, la bontà dell'istituzione e dell'insegnamento che ad essi quivi s'imparte.

Quindi dichiarava aperta la piccola esposizione.

Una folla straordinaria, che durò più ore, prese tosto a riversarsi nei locali, mentre nell'ampio cortile la numerosa banda dell'ospizio, sotto la direzione del M.° D. Raffaele Antolisei, eseguiva scelte composizioni.

La sera, dopo cena, con una festa intima, luminaria e concerto musicale, si coronava nell'interno dell'istituto la bella giornata del 28 maggio.

* *

L'esposizione abbracciava cinque belle sale aggiustate con semplice ed elegante proprietà, ov'erano classificate le produzioni delle diverse scuole d'arte, cioè de' falegnami, sarti, calzolai, tipografi compositori, tipografi stampatori, legatori di libri.

Un' elegante guida-ricordo, fatta con praticità di criterio, veniva offerta ai visitatori. Ogni lavoro v'era contrassegnato da un numero corrispondente al numero ordinativo della guida, recante, oltre la classificazione, la natura e particolarità più rilevanti dell'oggetto, il nome dell'alunno esecutore e il numero dell'anno e semestre del suo tirocinio. Così era facile rendersi un conto esatto del punto di coltura professionale e scolastica di ogni allievo.

Un'ultima sala era destinata per la didattica, in cui furono esposti i lavori scolastici degli alunni artigiani e il loro programma scolastico-professionale.

La piccola esposizione, fu onorata dalla visita di illustri personaggi, tra i quali, con sentimento di viva riconoscenza, noi ricordiamo il Principe Carlo Alberto Massimo, la Baronessa Franchetti, la Principessa della Somaglia, il Cav. P. Pericoli, Presidente generale della Gioventù Cattolica Italiana, il Comm. G. B. Rolla, Maggior Generale, Commissario di Marina, e vorremmo pur ricordare molti altri.

4 GIUGNO.

Convegno degli antichi allievi. Solenne accademia musico=letteraria.

egli annali dell'Ospizio resterà particolarmente memorando anche il dì 4 giugno, fissato pel convegno degli antichi allievi e per la solenne accademia musico-letteraria. Mille soavi ricordi si ridestarono nella niente di quanti tornarono a riveder con gioia le mura dell'asilo benedetto che li aveva premurosamente accolti nei teneri anni della vita : e solennissima riuscì la tornata accademica, tenutasi in omaggio dei più illustri e venerati benefattori.

L'eletta adunanza (circa un migliaio d'intervenuti) era presieduta da Sua Eminenza Rev.ma il sig. Card. Mariano Rampolla del Tindaro, Protettore della nostra Pia Società. Facevano corona all'Eminentissimo, il sig. D. Rua, Mons. Cagliero, Mons. Vescovo di Tortoli, Mons. Vescovo di Bitonto

Mons. Faberi, segretario del Card. Vicario, Mons. Ciocci, Mons. Rocchi, il principe Massimo, il Padre Massimo, il Comm. Rossi de Gasperis e signora, il Comm. Contrammiraglio Rolla, il cav. Aletti, il cav. Del Giudice, il cav. Valenzano, il cav. ingegner Grazioli, il conte Aloisi Masella, il rev.mo Padre Jordan, superiore generale della società del Divin Salvatore, vari personaggi esteri ed alti impiegati e funzionari governativi, i quali tutti, colla loro presenza, ben dimostravano in quanto stima essi tengano l'Opera Salesiana di Roma.

Il rev.mo Teol. D. Arturo Conelli, ispettore degli istituti salesiani del Lazio, dell'Umbria e delle Marche, esordì con queste parole

Eminenza, Eccellenze, Signori e Signore!

Le parole di introduzione che il programma mi assegna non si possono incominciare che da un reverente saluto e da un fervido ringraziamento all'Eminentissimo Principe, che, benignandosi presiedere questa Accademia, si piacque mostrarsi anche in questo il Cardinale Protettore dell'umile Società Salesiana. Dopo Lui, doveroso è il nostro saluto e il ringraziamento a quanti vollero mostrarci la loro benevolenza all'Opera nostra coll'intervento a questa festa di famiglia: ma più specialmente a quelli fra gli intervenuti, cime ci siamo abituati a riguardare quali strumenti e ministri visibili della

Provvidenza invisibile, per la carità che ci fanno e l'appoggio che ci prestano in molteplice guisa.

E qui ricordava la ragione dei solenni festeggiamenti, la splendida riuscita delle funzioni religiose, il gradimento che aveva universalmente incontrato la piccola Esposizione. e proseguiva

Oggi gli onori del giorno toccarono agli antichi alunni di questo Ospizio, ed è il terzo gruppo di festeggiamenti indicati nel Programma.

Era un desiderio vagheggiato da tempo il nostro di convocare quegli alunni che, sebbene da anni usciti dall'Ospizio, sono da noi costantemente seguiti coll'affetto, col consiglio e con preghiere a Dio per essi. E questa ci parve occasione opportunissima, anche perchè il nostro gaudio fosse perfetto ! Oh! come gioimmo infatti nel vederne accorrere parecchi da ogni classe sociale, deporre per poco il fardello degli anni trascorsi fuori dell'Ospizio, e vivere qualche ora della vita. fratellevole d'altri tempi !

Accolti trionfalmente a suon di banda dai loro piccoli nuovi compagni, accolti fraternamente fra le braccia dei loro antichi superiori, ancora una volta come già un tempo, essi hanno accanto a noi devotamente pregato, e si sono assisti con noi alla mensa comune !

Essi, o Signori, sono i migliori testimoni che la vostra carità non è male spesa e che durevoli ne sono i frutti; essi che sempre memori e grati verso chi li ebbe beneficati, anche a voi si professano debitori e vi fanno omaggio della cristiana educazione e conveniente istruzione qui ricevuta, e della posizione onorata conseguita in società....

Quindi si svolse l'attraentissimo programma, diretto, nella parte letteraria, a far palese ai presenti qual fosse il punto di coltura dei numerosi alunni nei vari rami delle lettere e delle arti ; mentre ogni componimento era pure inno di gratitudine ai benefattori.

Piacque immensamente, e fu assai applaudita, anche la parte musicale.

Al Circolo S. Cuore.

Finita l'accademia, il sig. D. Rua era invitato nelle sale del circolo S. Cuore, sfarzosamente illuminate ed addobbate per la circostanza. Il sig. A. Poesio, Presidente, prendendo per primo la parola, salutò a nome del Circolo il sig. D. Rua, dicendo con quant'ansietà si fosse atteso quel momento in cui potevano manifestargli a voce i loro sentimenti di figliale ossequio, e ringraziarlo delle ripetute prove d'affetto date alla novella istituzione. Infine gli presentava, quale omaggio di riconoscenza, una bellissima pergamena accludente una numerosa corona di Comunioni, fatte dai soci quel mattino stesso dalle mani del sig. D. Rua, che si era degnato di celebrar loro la S. Messa. Quindi veniva servito un modesto rinfresco, e il sig. D. Rua aveva bellissime e lusinghiere parole per la nuova istituzione, da cui c'è da ripromettersi un gran bene nel popolato quartiere del Castro Pretorio.

Commemorazione funebre.

Era un bisogno del cuore ed insieme un sacro dovere il ricordare in modo speciale, in questa circostanza, i benefattori, superiori ed alunni dell'Ospizio, nello spazio di questi 25 anni già chiamati da Dio all'eternità. E ciò si fece l'8 giugno con una solenne commemorazione funebre nella Chiesa del S. Cuore.

Celebrò messa il rev.mo Prof. D. Francesco Cerruti, Direttore degli studi della Pia Società salesiana, e la mesta funzione accompagnata dal pio ricordo di cento e cento fratelli rievocanti nel sollievo delle preghiere le dolci figure di chi li precedette all'altra vita, sarà stata, senza dubbio, balsamo salutare alle loro pene, e, vogliamo sperarlo nella misericordia divina, prezzo di vita eterna. .

Durante la sacra cerimonia venne eseguita dalla Schola Cantorum la bellissima Messa funebre del M. ° D. L. Perosi.

11 GIUGNO. Adesioni e feste di chiusura.

Per questi solenni festeggiamenti, mandarono piena adesione, congratulazioni, auguri, anche parecchi Eminentissimi Principi di S. Chiesa, ad es. gli E.mi sigg. Cardinali Rampolla, Tripepi, Vannutelli Serafino, Cavagnis, Gennari, Vives y Tuto, Merry del Val ; molti vescovi, tra cui Mons. Lorenzo Passerini, Patriarca d'Antiochia; il Presidente del Consiglio Superiore della Gioventù C. I.; il sen. Malvano, i deputati Franchetti, Santini, Cortese, il conte Santucci, il Comm. Persichetti, il conte Antonelli ed altri personaggi, ai quali esprimiamo la più viva riconoscenza.

L'epilogo poi dei festeggiamenti ebbe luogo l' 11 giugno, domenica di Pentecoste. Diè maggior lustro alla solennità la presenza nell'Ospizio di 7 Eccellentissimi tra Arcivescovi e Vescovi d'America, oltre Mons. Cagliero, ben noti nell'Episcopato Cattolico per le loro alte benemerenze. Erano essi Mons. Espinosa, arcivescovo di Buenos Aires, Mons. Soler, arcivescovo di Montevideo, Mons. Thomè De Silva, Arcivescovo di Bahia nel Brasile, Mons. Terrero, vescovo di La Plata; Mons. Boneo, Vescovo di Santa Fè; Mons. Padilla , Vescovo di Tucuman e Mons. Frai Marcolino, vescovo di S. Juan de Cuyo.

Alla sera, alla presenza di S. E, Mons. Cagliero, del sig. D. Rua, del sig. D. Cerruti, del nostro Procuratore Generale, dei membri della Giuria, e di una folla straordinaria di persone e di tutti i giovani dell'Ospizio, aveva luogo la solenne proclamazione degli alunni artigiani dichiarati meritevoli di premio pei lavori esposti all'Esposizione (1).

Il sig. D. Cerruti, di passaggio in Roma, aderendo all'invito d'inaugurare l'accademia per la chiusura delle Feste Giubilari e dell'Esposizione, colla sua parola chiara , facile ed elegante, disse un breve discorso ascoltato con viva attenzione.

Pigliando le mosse dal monumento elevato, or son pochi mesi, sul Montriond nel Cantone di Vaud della Svizzera, per commemorare la Tregua di Dio, ossia la temporanea sospensione di ostilità guerresche giurata dai signori feudali ai piedi del Vescovo di Losanna nel 1036, segnalò nelle Esposizioni delle opere dell'ingegno, dell'industria e del lavoro, di cui offre frequenti saggi la civiltà attuale, una cessazione momentanea delle tempeste della vita, un'oasi fortunata, un sollievo dello spirito. Tale, egli disse, fu l'Esposizione Professionale e scolastica con cui la prima casa salesiana di Roma chiuse il ciclo delle splendide e solenni feste pel 25° della sua esistenza....

Quindi si congratulava del profitto addimostrato dagli alunni, porgeva ai membri della giuria i più vivi ringraziamenti, e rivolgendosi ai giovani, operai del lavoro e della penna, ricordava loro che quello che costituisce l'elevazione morale dell'uomo non è l'ingegno, non la gloria, non l'amore, ma bensì la bontà del cuore. A questa bontà mirava D. Bosco, a questa bontà mirano i migliori educatori dei nostri giorni, nemici di quella sopraffazione dell'educazione intellettuale sulla educazione morale, dell' intelligenza sul cuore, che guasta tanta parte della pedagogia moderna ; e si augurava che il tempio del S. Cuore di Gesù, alla cui ombra essi vivono, sia anche e sempre la loro scuola, il loro conforto, la loro vita....

Seguiva un lieto trattenimento e la proclamazione degli alunni premiati, dei cui nomi ben volentieri vorremmo fregiate le nostre colonne, se ce lo permettesse lo spazio.

Felicemente, così terminavano i solenni festeggiamenti, indetti pel compiersi dei cinque lustri dell'Opera di D. Bosco al Castro Pretorio in Roma.

Noi torniamo a raccomandar quell'istituto a tutti i Cooperatori. Il mezzo più facile, e insieme individualmente più utile e vantaggioso, è quello di ascriversi alla PIA OPERA DEL S. CUORE DI GESÙ, di cui abbiam riportato per esteso il Programma, nell'interno del Bollettino dello scorso giugno.

Il 24 giugno a Valdocco.

IL nostro veneratissimo Superiore D. Rua era partito per Roma subito dopo le feste di Maria SS. Ausiliatrice. Nell'andata visitava gli Oratori di Pisa e di Livorno ; da Roma si spingeva sino a Caserta ; indi visitando gl'Istituti di Firenze, Faenza, Bologna e Milano, si avvicinava nuovamente a Torino, riconoscente al Signore per molte consolazioni avute, specialmente nel vedere, in tutte le case visitate assai fiorenti gli Oratori festivi.

E lietissimo infatti, e, grazie a Dio, in buona salute, egli rientrava nell'Oratorio dì Valdocco, la vigilia di S. Giovanni Battista, cioè nel giorno fissato dai figli per la festa della riconoscenza ai migliori dei padri. Al suo arrivo, i giovani stavano schierati lungo i cortili ; non appena rividero le sue care sembianze, proruppero in festevoli applausi, mentre la banda intonava una marcia trionfale. Fu questo il preludio dei nostri figliali festeggiamenti.

La sera infatti, nel teatrino adorno di fiori, bandiere ed orifiamme, alle ore 2o precise, si svolse la festa dell'amore con una bella accademia.

Ai molti benefattori presenti ed alle rapprèsentanze degli Istituti Salesiani più vicini a Torino, che maggiormente devono alla paterna sollecitudine del sig. D. Rua, fu distribuito un gentil programma del trattenimento, quindi l'Inno di circostanza, composto dall'amatissimo nostro superiore sig. D. Giovanni Battista Lemoyne, ed artisticamente stampato con fine eleganza dai nostri giovanetti tipografi.

Sul programma si leggeva : - All'affettuoso ricordo di D. Giovanni Bosco, avvampa il cuore dei tuoi figli, o D. Michele Rua, e canta amoroso le glorie del tuo nome. - E la nota più tenera e commovente fu quella dell'inno, tutt'un'apostrofe entusiasta alla cara memoria di D. Bosco, cui si vuol sempre unita la festa del suo Successore.

... Salve, o Don Bosco! Adérgesi, qual tenda, un firmamento sopra il tuo capo, e splendono i soli a cento a cento.... Son l'alme che a miriadi ti gridan salvatore....

....Salve, o D. Bosco! E un nobile seggio alla destra tua, ove raggiante legge si il nome di D. Rua. ... Le schiere sue moltiplica, le salva dai perigli... finchè con lui non giungano dei Santi alla città, che de' tuoi figli al cantico festosa echeggierà.

E terminata la lettura dell'inno, che fu accolta da fragorosi applausi, l'elegantissima aula risuonò di armonie solenni e dolcissime. Erano i nostri cantori non solo, ma a quando a quando tutti gli alunni dell'Oratorio, che accompagnati dalla musica istrumentale, interpretavano con effetto sorprendente le belle note musicali, di cui, seppe rivestire ogni strofa dell'inno il nostro bravo maestro, cav. Giuseppe Dogliani. La sua composizione, per l'orditura, per la solennità della frase e pel numero dei cantori, rese mirabilmente l'effetto di un coro grandioso, immenso, universale ; come infatti in quell'ora medesima, ben conoscendo la cara tradizione dell'Oratorio, da tutti i figli di D. Bosco, anche dai più lontani, si era col pensiero a Valdocco, e al completo si prendeva parte in ispirito alla dolcissima festa.

All'inno si vennero succedendo le vivaci declamazioni dei giovanettì, alternate da scelta musica e dalle composizioni dei rappresentanti dei vari Istituti Salesiani di Valsalice, di Foglizzo, d'Ivrea, di Lombriasco, e delle Scuole Apostoliche del Martinetto.

Il Direttore D. Secondo Marchisio presentò al festeggiato i molteplici doni offerti dai figli e dagli ammiratori : tra i quali non dobbiamo dimenticare uno splendido paliotto (o contr'altare) finissimamente ricamato per l'altar maggiore del nostro Santuario dalle brave Figlie di Maria Ausiliatrice di Nizza Monferrato ; molte pianete inviate dall'Istituto delle Religiose del S. Cuore dì Valsalice, copiosa biancheria provveduta dalle Figlie di Maria Ausiliatrice del sullodato Istituto, ed un bell'Armonium del sig. Giuseppe Bocca.

Il sig. D. Rua gradì assai i doni e l'intero attestato di affettuosa riconoscenza, ed ebbe per tutti i più cordiali ringraziamenti.

All'indomani gli Antichi Allievi dell'Oratorio, secondo la lodevole usanza di tutti gli anni, vollero raccogliersi anch'essi intorno il Successore di D. Bosco per presentargli i loro auguri. Lesse un affettuoso discorso il Teol. D. Luigi Pautasso, Parroco di S. Antonino di Bra. Poscia in corpo, la nobile rappresentanza pellegrinò a Valsalice, per deporre sulla tomba di D. Bosco una corona di fiori.

La serata del 24 fu totalmente consacrata alla memoria di D. Bosco.

Esordì il rev.mo D. Carlo M. Baratta con un suo splendido dìscorso, intitolato : Nuovi motivi di conforto, che noi speriamo di poter regalare ai lettori nel prossimo numero. I canti e le poesie, tutte rivolte alla soave memoria dell'indimenticabile nostro Fondatore, vennero alternate coll'esecuzione di cinque splendidi quadri viventi, allusivi anch'essi alla missione e alle glorie del nostro buon Padre. Essi avevan per titolo D. Bosco alla Scuola del Nazzareno; e piacquero tanto, che di tutti calorosamente si volle la ripetizione.

Il Direttore dell'Oratorio diè nuovamente lettura di molti telegrammi, applaudenti alla duplice festa : nè mancò la voce stessa di alcunì dei nostri Missionari. Il missionario D. Ernesto Coppo recò al sig. D. Rua il saluto di varie Società cattoliche istituite dai nostrì a New York in mezzo agli italiani ; ed accennando il bene che si fa fra quei nostri lontani fratelli, sciolse alla memoria di D. Bosco un inno commovente. E il missionario D. Pane, dopo di aver letto una bella poesia in castigliano, deponeva nelle mani del sig. D. Rua una scatola, contenente 5o sterline in oro, con quest'iscrizione : Al loro amatissimo Padre, nel suo onomastico, i Cooperatori e le Cooperatrici di Lima, dolenti solo di non poter inviargli la quantità di pastiglie digestive sufficiente a togliere a Lui e a tutti i suoi figli e alle sue figlie i gravi dolori di capo prodotti dal microbo Puf ! (Puf è vocabolo piemontese che significa... debiti!). Il sig. D. Rua gradì assai la generosa offerta, tanto più che al ritorno dal suo viaggio trovò... varie lettere di alcuni creditori, sollecitanti senza indugio di essere soddisfatti.

La solenne accademia si sciolse con acconcie parole del nostro veneratissimo Superiore, che benedisse tutti i presenti in nome del S. Padre e propose un triplìce evviva : al Papa, a S. Giovanni e a D. Bosco. E gli evviva, un dopo l'altro, scoppiarono fragorosi, coronati da un quarto, spontaneo e ancor più intenso : Evviva D. Rua!

A ricordo della figliale dimostrazione del 1905, per cura dei giovani dell'Oratorio e degli Antichi Allievi, verrà eseguito in marmo l'altare del coro del Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, il quale così potrà fare un degno riscontro con gli altri altari del Santuario.

(1) La giuria era composta dei seguenti signori : - MEMBRI D'ONORE: Mons. Carlo Salotti, Comm. Cesare Aureli, Cav. Ing. Valentino Grazioli - MEMBRI EFFETTIVI: Pei Falegnami; Sigg. Costantino Gianloreti e Raffaele Gianloreti; - Pei Sarti. Sigg. Alessandro Giannini, Luigi Giannini e Pietro Tosoni, direttore della fratellanza Sarti: - Pei Calzolai: Sigg. Vincenzo Flanella, Giulio lesi e Gaetano Vallese ; - Pei Legatori: - Sigg. Antonio Caselli. Filippo Pozzati, e Settimino Seraceni, membri della Cooperativa Industriale fra i Legatori : - Pei Tipografi. Sig. Antonio Lanzetti, direttore della Cooperativa Poligrafica Editrice, e Sigg. Giuseppe Oldrini e Costantino Rinaldini, della Cooperativa Poligr. Editrice.

Della Visita del Rev. Sig. D. Albera alle nostre Case d'America

Negli Stati Uniti. ( Relazione del Sac. Calogero Gusrnano - ved. Boll. di giugno u. s. )

REV.MO SIGNOR DIRETTORE,

SE il nostro Vapore S. Paul, della Compagnia American Line, sarà puntuale ad arrivare come lo fu nel partire, noi celebreremo la festa delAnnunziata coi nostri confratelli di Londra e dopo solo sette giorni di traversata. Da questo, Ella potrà facilmente capire quanto sia veloce il nostro legno e debbo aggiungere grandioso e pulito. Nelle nostre cabine, a varii metri sott'acqua, l'aria è continuamente rinnovata e mi permette di prendere alcuni appunti delle molte cose maravigliose viste nella più grande e maravigliosa delle Repubbliche d'America. Non so di preciso quanto misuri di lunghezza e larghezza ; le basti però sapere che nel refettorio di prima classe v'è posto per più di 200; senza dubbio è il più grande ed il migliore dei vapori provati in 33 mesi di continui viaggi e viaggi sopratutto per mare.

Per noi, avvezzi a ben altro, è un tragitto delizioso, anche quando qualche minacciosa burrasca si solleva contro ad ostacolarne la rapida marcia, chè l'immane legno non si lascia scomporre nè spaventare dai marosi, che s'infrangono inutilmente contro la sua prua. Godiamo di trovarci, almeno in quest'ultimo tragitto, su un tal bastimento capace a resistere, senza tanto scempio dei poveri passeggieri, agli sforzi dell'infido elemento in cui balia ci troviamo. Quando partimmo, la vigilia di S. Giuseppe, la mattinata era serena, il mare placido e piano, solo leggermente increspato da un piacevole soffio d'aria e dal muoversi affannoso di tante barchette che ci stavano attorno. Sventolammo i fazzoletti, fissammo coi binoccoli i nostri amici che stavano alla spiaggia e poi muti un senso di mesta speranza c'invase : speranza di riabbracciar chi da quasi tre anni avevamo lasciato nella vecchia Europa, e che in certi pericolosi momenti si temeva di non rivedere mai più ; mestizia, perchè coloro che s'allontanavano dal nostro sguardo eran gli ultimi confratelli, cui davamo l'addio nella terra di Colombo, negli Stati Uniti.

Uno sguardo alla grande repubblica.

Gli Stati Uniti non sono tutta l'America del Nord, ma la parte più importante ; la popolazione va ogni giorno crescendo e già conta più di 8o milioni d'abitanti. Non è gran cosa certamente su di una superficie di kmq. 9420670 ; ma quando si pensi all'immigrazione ognor crescente e che dei 21 milioni e mezzo d'immigrati che essa conta attualmente, l'Italia sola in poco tempo ne ha forniti un 1.6oo.ooo ed ogni anno va aumentando il suo tributo, sì da essere la prima tra le nazioni che colà si riversano, è facile prevedere i progressi di un popolo, di cui non sappiamo ancora con precisione qual parte avrà nei disegni della Provvidenza, però senza dubbio assai importante. Noi l'abbiamo attraversata questa fiorentissima Repubblica da Messico a S. Francisco di California e da S. Francisco a New York mediante io giorni di treno diretto e ne rimanemmo sorpresi. Ciò che altrove è prodigio di attività qui non sorpassa l'ordinario : la febbre del lavoro e del guadagno consuma quegli esseri della fibra d'acciaio che invecchiano anzi tempo.

Gli Stati Uniti, tutti sanno, erano una colonia della Gran Brettagna. Il 4 luglio 1776 ne scossero il giogo. Molteplici furono le cause, non ultima, credo, la memoria degli oltraggi ricevuti e delle persecuzioni sofferte dai primi coloni, puritani e dissenzienti, dall'anglicanismo nella loro patria. L'erario inglese esausto per la guerra dei sette anni cercò di rifarsi coll'imporre certe tasse ai coloni americani. Questi si rifiutarono e bisognò rinunziarvi ; ma nel revocar l'ordine non si seppe dissimulare e si ricordò loro il diritto della Corona di dettar leggi. Spiacque agli Anglo-Americani che risposero col gettar in mare, a Boston, le casse che contenevano quelle leggi. E ciò fu la scintilla di un grave incendio. Un congresso di 51 rappresentanti delle 13 provincie, radunatosi a Filadelfia, dichiarò quai diritti stimavano di avere. Se ne risentì Londra e si ricorse alle armi. Allora il Congresso di Filadelfia, che aveva preso il nome di Rappresentanza dell'America Settentrionale, proclamò l'indipendenza e gridò generale delle armi anglo-americane il virginese Giorgio Washington. La guerra d'indipendenza cominciò fiera, accannita ; fu lunghissima e finì col trionfo degli americani. Costituiscono attualmente la Repubblica federale 45 Stati, un distretto federale e sei territori ; il Presidente dura quattro anni.

Dirò degli Stati Uniti non colla pretenzione di dare un'idea completa di questa Repubblica, fosse pure solo nelle sue grandi linee, come ho tentato di fare con quelle finora visitate. Gli Stati Uniti mi porterebbero necessariamente fuori di quella brevità necessaria e poi noi vi ci siam fermati troppo poco perchè possa farlo convenientemente ; accennerò quindi a qualche cosa di maggior rilievo, sorvolando sul rimanente, tanto più che ne hanno scritto egregiamente vari confratelli e so si preparano relazioni dettagliate sull'opera salesiana a beneficio degli emigrati italiani. Certamente sarebbe cosa edificante il pubblicare anche solo il numero dei battesimi che si amministrano, delle prime comunioni che si festeggiano, dei matrimonii che si benedicono e di quelli che si aggiustano in un paese, dove il divorzio è così terribilmente in voga. Comunque questa mia sarà l'ultima ; ella ne faccia ciò che crede e se non altro servirà a ringraziarla per l'ospitalità data alle precedenti.

L'Opera di Don Bosco in America.

Partendo da Torino, per le sue lusinghiere insistenze, io le promettevo la relazione della visita del sig. D. Albera ; certe promesse però non si farebbero davvero, se se ne potesse prevedere e misurare tutta la portata. D'altra parte è innegabile che non è così presto fatto, dire, anche per sommi capi, quanto s'è visto in 33 mesi di continuo moto attraverso tredici vastissime nuove Repubbliche, di cui qualcuna misura trenta e più volte la nostra bella Italia. Spesso ci toccava viaggiare settimane e settimane per giungere ad un centro salesiano e poscia, dopo breve sosta, riprendere la marcia ; così solo si son potute visitare, in tempo relativamente breve, le duecento e più Case. Come porto grande nella mia memoria l'idea della vastità dell'Opera Salesiana in America ! I Figli di D. Bosco e le Figlie di Maria Ausiliatrice, negli asili, nelle scuole, nei laboratori e negli Oratori festivi, vi raccolgono meglio di centomila tra fanciulli e fanciulle !

Oh ! l'opera di D. Bosco, così portentosamente diffusa e in breve lasso di tempo, ha del maraviglioso ed eccede, come diceva un giorno il Papa avanti a varii cardinali e prelati, eccede le forze umane, poiché non si concepisce che un uomo solo, sprovvisto di mezzi materiali, un sacerdote povero ed umile, abbia potuto in breve tempo, compiere le meraviglie che attonita contempla l'Europa e l'America. E dei suoi figli, ripeteva, non è gran tempo, ad una moltitudine di cooperatori Mons. Sara, Vescovo di Ancud, verrà giorno in cui la storia narrerà con sorpresa le imprese eroiche compiute dai missionari salesiani, e le generazioni venture al sapere che non furono le impenetrabili selve, nè gl'immensi ed impetuosi fiumi, nè le alte montàgne, nè l'eterne nevi o i selvaggi feroci i maggiori ostacoli che contrariarono il cammino di questi apostoli, bensì talvolta le ingratitudini o le ingiustizie umane, s'inchineranno rispettose per benedire la loro memoria; e se il nome di Magalhaes sarà immortale per avere scoperto lo stretto ove i due mari congiungono le loro acque, saranno pure imperituri i nomi venerandi di Mons. Cagliero, Fagnano, Savio, Milanesio e di tanti altri missionari salesiani che alzando nelle loro mani la croce aprirono ai confini della terra un nuovo stretto nel quale potranno abbracciarsi le anime redente dal sangue di Gesù Cristo coll'oceano infinito delle misericordie di Dio.

Alla volta di S. Francisco.

I circa sei mila km. di ferrovia da Messico a San Francisco li percorremmo in meno di cinque giorni con brevi soste ai confini, alla città di Passo, ove i Padri Gesuiti ci furono larghi di quella carità che in modo particolare profondono coi poveri figli di D. Bosco; e a Los Angeles, attesi da Don Borghino, Superiore dei Salesiani negli Stati Uniti, e da Don Redahan, venuti anche per dettarvi una missione agl'Italiani, che poi, per circostanze sopravvenute, dovette differirsi. Alcune stazioni prima ci eravamo separati da un avvocato Irlandese per nome Ryan il quale, conosciutici per sacerdoti cattolici, ci colmò di ogni gentilezza e più di una volta volle pagarci le refezioni in treno : egli accettò volentieri di essere ascritto fra i cooperatori salesiani.

Da ore il treno correva attraverso un profumato giardino di aranci e limoni e noi aspiravamo quell'aria balsamica e l'occhio, stanco dall'aridità del suolo dei giorni precedenti, ne rimaneva ricreato. Bisogna confessarlo, i Nord-Americani non conoscono difficoltà ; osservatori ed industriosi, di ogni cosa si servono per abbattere gli ostacoli della natura e mediante la loro costanza ed intelligente applicazione delle diverse leggi tutto superano e di ogni segreto si servono al bene della vita e spesso offrono dei mutamenti così repentini che si direbbero da teatro. La loro attività sorprende e stimola.

Los Angeles.

La città di Los Angeles è eminentemente commerciale ; dolce per clima, un giardino essa stessa, sormontata continuamente da nuovi e sempre più graziose palazzine, di legno nella maggior parte, e dentro le quali hanno stanza i i 2o mila suoi abitanti. L'avvenire che si prepara a questa città è dei più lieti. Il Signore pare v'abbia riversato a profusione i suoi doni, ma non uguale è la gratitudine di quegli abitanti. I nostri Italiani vi sono numerosi ; parecchi ci attendevano alla stazione e qualcuno volle accompagnarci a visitare i giardini zoologici, i laghi artificiali ricchi di ogni sorta di pesci, e tante altre cose degne di nota ma ch'io taccio.

Prendemmo di nuovo il treno verso sera ; e, mediante il direttissimo, l'indomani alle 9 eravamo a S. Francisco, alla capitale della California, ove ebbe inizio l'opera salesiana negli Stati Uniti.

A S. Francisco di California.

S. Francisco conta 356,000 abitanti: sorse l'anno stesso dell'indipendenza americana, per opera di alcuni religiosi Francescani, il cui superiore, il P. Serra, vestito di saio, ho visto con piacere tramandato alla memoria dei posteri, in un monumento di bronzo assieme coi grandi uomini di California. Allora però la città non contava che poche case, ed il suo precoce svilluppo lo deve alla scoperta di numerose miniere d'oro ed alla sua posizione.

Chi ha veduto anche per una volta sola, scrive il Bartoli, la città di S. Francisco, non può così di leggeri dimenticarla. Non ha essa la popolazione di New York e di Chicago, non possiede forse le ricchezze dell'una o dell'altra, ma gode in quella vece di tante bellezze naturali e di tanti doni di clima e di aria che fra le città del nuovo mondo non ve' n'ha nessuna che le possa stare a pari. Anzi la stessa vecchia Europa ne ha poche da opporre, sia per la bellezza del sito, come per la mitezza e salubrità dell'aria. Per trovare qualche cosa di uguale o di superiore, bisogna ricorrere al golfo di Napoli o al Corno d'oro di Costantinopoli.

Siede la bella città a mo' di gradinata, sopra uno sperone di collina alla punta settentrionale di una lunga penisola, e si specchia da un lato nelle acque azzurre della sua baia, larga dieci miglia e lunga cinquanta, mentre dall'altro contempla dalle sue verdi alture la distesa immensa del Pacifico. Fra la città che corona la estrema punta della penisola, a settentrione, e il promontorio di un'altra penisola che le sta di contro a mezzogiorno, si apre la bocca della baia, apertura larga poco meno di un miglio, profonda, sempre sicura e ben difesa, detta meritamente the Golden Gate, « la porta d'oro » per cui le navi e vapori d'ogni nazione e grandezza passano dalle onde spumeggianti dell'oceano nelle acque tranquille della baia. A meriggio poi, l'occhio spazia lontano, lontano, lungo le valli, fertili di frumento e di frutta, fino alle frontiere messicane. Il Clif House coi suoi scogli, piacevole ritrovo delle indisturbate, bionde e chiomate foche e degli uccelli acquatici, è meta di una delle più deliziose passeggiate.

Il « Palace Hótel ».

I palazzi americani per quanto si elevino fino a 15 e 20 e più piani, non hanno nulla di sorprendente per arte : sono mostri lanciati nello spazio. A S. Francisco però è degno di nota il Palace Hótel che è in se stesso una tale maraviglia da far strabigliare anche gli Americani, avvezzi a simili prodigi della civiltà moderna. Quando è pieno, può contenere 1200 ospiti, serviti in tutto e per tutto colla più scrupolosa esattezza da un esercito di servi e di camerieri. Il vapore e l'elettricità sono i padroni assoluti di quell'albergo. Non vi si fa nulla senza il loro efficacissimo concorso, e mentre altrove l'uomo fatica nella dura opra servile, qui invece, per molti bisogni non v'è da far altro che premere un bottone, girare una chiave o tener d'occhio un manometro. La forza bruta della natura, dominata dall'intelletto umano, cuoce all'uomo il cibo, gli agghiaccia l'acqua, gli pulisce le stoviglie, i panni e la casa, gl'illumina l'abitazione, gli purifica l'aria, lo trasporta da un luogo all'altro, lo ricrea e gli rende mille altri piccoli servigi.

Attorno ad uno di questi enormi quadrilateri vidi una sera un'immensa moltitudine di forse un 5o mila persone prestare la massima attenzione, in un quasi perfetto silenzio, ad un pugilato che si combatteva al 10° o 15° piano ed il cui esito una lanterna magica andava immediatamente proiettando sopra una larga tela. Mi si assicurò che in simili occasioni grosse somme si giuocano tra i partigiani dell'uno o dell'altro dei contendenti.

A favore degli Italiani.

I nostri Confratelli addetti alla Chiesa de' Santi Pietro e Paolo, chiesa sufficientemente grande e bellina, specie dopo i recenti ristauri, attendono quasi esclusivamente ai nostri connazionali Italiani e loro figli, che tra tutti passano i 15 mila. Si lavora con vero slancio e sacrificio, tuttavia una sola Chiesa, in una città vasta come S. Francisco, era insufficiente, e per quanto grande fosse lo zelo dei Salesiani non era possibile attendere convenientemente ai bisogni più urgenti dei poveri immigrati, che spesso hanno necessità estrema di chi loro rammenti che son cristiani. Ad un'ora circa di tranwai dalla prima residenza, dal lato opposto della città, detto i Giardini, v'era un nucleo di Italiani ed i nostri, benchè impari all'attuale lavoro, si sobbarcarono a costruire una nuova chiesa e casa parrocchiale, in legno ben inteso, e si divisero per tornare più utili ai molti di buona volontà. L'Arcivescovo benedisse ed incoraggiò l'idea ed in breve sorse la Chiesa detta del Corpus Christi. Mi trovai per due domeniche ad osservare il lavoro dei tre sacerdoti addetti alla Chiesa dei SS. Pietro e Paolo; ho visto i tre sacerdoti costretti spesso a binare, a tenere tre istruzioni al popolo, e catechizzare 1400 fanciulli e fanciulle che intervengono costantemente all'Oratorio le domeniche e feste ; e ad intrattenere con brevi conferenze i diversi soci delle varie compagnie del Piccolo Clero, di S. Luigi, degli Angioletti, delle Aspiranti e delle Figlie di Maria. A quest'ultima appartengono appena 80 giovanette, ma esse non solo aiutano pei catechismi, ma son pure di splendore alle varie processioni col loro abito bianco, ornato di celeste e largo velo, veramente prezioso, e quel ch'è più, attirano molti ai sacramenti col loro edificante contegno. E tutto questo senza contare le confessioni cui debbono attendere quei nostri confratelli, i battesimi da amministrare, i matrimoni da benedire o da aggiustare. D. Albera non poteva rimanere indifferente in vista di tanto lavoro, e non solo si trovava di buon mattino al confessionale, ma volle predicare, dare il suo saluto a quei nostri cari connazionali ed esortarli calorosamente a tener viva e ferma la fede dei loro padri ; inculcò l'obbligo che avevano di intervenire alle funzioni religiose, d'istruire i loro figli e di mandarli al catechismo.

La domenica, 22 febbraio, ricorreva il primo decennio dell'istituzione della compagnia delle figlie di Maria; dippiù s'inaugurava il nuovo salone, capace di un migliaio di persone, destinato nelle feste e durante la quaresima, per l'istruzione catechistica di alcune classi, di sala di lavoro, lungo la settimana; di riunione delle diverse compagnie drammatiche, alla sera, e sopratutto per le riunioni generali. Nella prima di esse si volle anche dare il benvenuto al rappresentante del sig. D. Rua. L'atto, per concorso e svolgimento, riuscì un vero attestato di stima, e persuase D. Albera che molto s'era fatto in quei pochi anni. Si distribuì a tutti un ricordo, per noi però quello che portiamo scolpito nel cuore, sarà imperituro, pel Superiore specialmente che aveva la mattina celebrata la messa della comunione generale, numerosissima, durante la quale settanta figli d'Italiani per la prima volta avevano ricevuto Gesù dalle sue mani.

Il giovedì seguente si ripetè la stessa festa alla Chiesa e nel teatrino del Corpus Christi. I due confratelli sacerdoti fecero passare una giornata completa, di vero conforto, al cuore paterno del Superiore, che non mancò di restituire la visita alle principali famiglie benefattrici di quella Chiesa e casa, la quale si può chiamare il frutto dello zelo congiunto alla carità più illuminata.

Ad Oakland - Colonia e mostra agricola.

Dal lato opposto della magnifica baia di S. Francisco, a 20 minuti di vaporino, siede la città ni Oakland, ove i Salesiani attendono ad una colonia Portoghese, che dopo tanti anni d'insistenza, potè finalmente essere accontentata. La Casa parrocchiale mi parve più comoda e migliore che le altre.

Dovevamo partire pel Nord della Repubblica e D. Albera, prima di lasciare la California, desiderò visitare la principale colonia agricola degli Italiani, ad Asti, posta a tre ore di treno da S. Francisco. Ci accompagnavano D. Gualco e D. Piperni ; ed i i fattori dei signori Rossi e De-Vecchi, principali proprietari, ci accolsero con ogni festa. L'indomani visitammo attentamente la cantina, forse la più grande del mondo. Vi sono delle botti di mille ettolitri caduna, le quali non bastando ancora, si dovettero scavare nel seno della terra alcune cisterne immense che intonacate di cimento, negli anni di abbondanza, là frequenti, si riempiono di vino. Alle cisterne si ricorre per ultimo, perchè è indubitato che nel legno il vino si conserva assai meglio. Osservammo tanti buoni contadini intenti al lavoro e seppi ch'erano tutti italiani. Parlando con essi, venni a conoscere che si trovano contenti, che la minor paga era di L. 125 al mese, oltre il vitto e l'alloggio, e certamente non sono i meglio retribuiti.

In un paesello vicino v'era un'esposizione agricola ; si attaccarono i cavalli e si volle che vi andassimo in vettura a vederla magari di volo, poichè il tempo stringeva. Era un'immenso salone costrutto appositamente, con varie gallerie e con ogni specie di vini, olii, frutta ed erbaggi, così bellamente ed artisticamente disposti da sorprendere i più accostumati visitatori di esposizioni agricole. D. Albera mi diceva che aveva avuto occasione, e in Italia ed in Francia, di visitarne varie e che le aveva trovate, alcune, più vaste, ma nessuna meglio disposta e con più ricca mostra.

Come si viaggia negli Stati Uniti.

In Nord-America i biglietti della ferrovia si possono prendere anche varii giorni prima, purchè si dica il giorno in cui si vuol partire, e presso qualunque negozio che si voglia incaricare della vendita. Ai ministri del culto si fa la riduzione del 50 % e noi, avendo già tutto pronto il primo marzo, verso sera partimmo. Lessi che gli Stati Uniti hanno più chilometri di strada ferrata che non l'Europa tutta quanta, sebbene appena una minima parte del suo vasto territorio sia attraversato, come si conviene, dalla ferrovia ; ma quando conobbi che unicamente da S. Francisco a New-York sonvi sette diverse compagnie che hanno vie pel tragitto e tutte con binario proprio, non stentai a credere quanto aveva letto . Noi abbiamo preso il biglietto solo fino a Chicago. - «Dopo cinque giorni, mi diceva D. Albera, converrà fare una tappa, almeno per celebrare la S. Messa. »

Nel convoglio, ove ci trovavamo soli, avremmo potuto per la comodità e sicurezza del sacrificio, celebrare la s. messa tanto era insensibile il movimento del velocissimo treno ; ma non so se la S. Congregazione dei Riti lo permetterebbe.

Comunque è certo che aveva ragione il Bartoli quando scriveva, che i treni, che corrono sulle strade ferrate degli Stati Uniti, superano, in generale, sia nella bellezza, come negli agi che procurano ai passeggieri, i treni d'Europa. Nella grande Repubblica dell'occidente, le vetture in uso fra noi, strette ed anguste, dove per ore ed ore seggono stivate insieme dieci o dodici persone, sono quasi ignote. Nei treni di lusso o di lungo corso degli Stati Uniti, il viaggiatore può discorrere cogli amici nel salotto, sedersi ad un lauto desinare nella sala da pranzo, irsene, dopo desinato, a fumare un sigaro nel fumoir e poi spendere qualche ora in solitaria lettura nella biblioteca. In estate i treni sono ventilati con aria compressa, riscaldati a vapore in inverno ed illuminati, tutto l'anno, a luce elettrica. Tavole da giuoco, scelti giornali quotidiani e una quantità di romanzi o altra lettura amena che le Compagnie ferroviarie offrono spontaneamente, servono a rendere al viaggiatore meno monotono e più gradito il viaggio. Chi lo desidera, può persino, cammin facendo, prendere il bagno, farsi radere la barba, dettare ad uno stenografo o ad uno scrittore a macchina, ovvero passare il tempo in altra utile occupazione. Il gran peso dei treni diminuisce di tal maniera le oscillazioni che il viaggiatore può, durante la corsa, attendere a geniali lavoretti, che presso di noi in Europa, sarebbero assai difficili, anzi nei più dei casi affatto impossibili.

Nel vagone Pullman dovemmo salire anche noi, non essendo possibile passare cinque notti seduti comunque. Un negro stava attento a prestarci ogni servizio e ad indovinare persino i nostri desideri. Ogni mattina ci faceva trovare le scarpe ben lucide e passava a spazzolarci gli abiti. Anche dal lato artistico il Pullman era degno di ammirazione; colle sue fine intarsiature e coi vetri istoriati, mi si disse che ogni vagone costava la bagatella di centocinquantamila lire ; eppure l'inventore Pullman li appresta gratis alle varie compagnie prendendo solo il fitto del Pullman che si paga separatamente dal biglietto di trasporto. (Continua).

INDULGENZE pei mesi di luglio e agosto.

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati, visiteranno divotamente qualche Chiesa o pubblica Cappella o, se viventi in comunità, la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo la intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno l'indulgenza plenaria

in LUGLIO

1° il 2, festa della Visitazione di Maria Santissima; 2 ° il 3, festa del Preziosissimo Sangue di N. S. Gesù Cristo ;

3 ° il 16, B. Vergine del Monte Carmelo ;

4 ° in un giorno scelto ad arbitrio da ciascuno ;

5 ° nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona morte.

6 ° nel giorno in cui si raduneranno a conferenza.

in AGOSTO

1 ° il 6, Trasfigurazione di N. S. G. C.;

2 ° il 15, Assunzione di M. V.;

3 ° il 16, S. Rocco confessore ;

4° il 27, festa del Purissimo Cuor di Maria. ;

5 ° in un giorno scelto ad arbitrio da ciascuno ;

6 ° nel giorno in- cui faranno l'esercizio della Buona Morte.

7 ° nel giorno in cui si raduneranno a conferenza.

Inoltre (e su questo richiamiamo vivamente l'attenzione di tutti i Cooperatori) ogni volta ch'essi reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità, ed un altro Pater, Ave e Gloria secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucrano tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella. E queste indulgenze che sono moltissime e tutte applicabili alle anime del Purgatorio, le possono acquistare tutte le volte , che pei fini indicati reciteranno i suddetti 6 Pater, Ave e Gloria, in qualunque luogo senza bisogno di confessione e di comunione o di visita, purchè siano in grazia di Dio.

Finalmente crediam bene di ricordare, che per l'acquisto delle S. Indulgenze concesse ai nostri Cooperatori, è richiesta la recita quotidiana di un Pater, Ave e Gloria secondo l'intenzione del S. Pontefice coll'aggiunta dell'invocazione : Sancte Francisce Salesi, ora pro nobis.

Libri ricevuti in dono.

SAC. ANGELO CODARA : Il Cardinale Agostino Gaetano Riboldi. - Pavia, Tip. Succ. Fratelli Fusi, 1908. L. 4,00.

Chi desidera questa splendida e preziosa biografia dei coni - pianto Card. Riboldi, morto in concetto di santità, può rivolgere le sue richieste anche alla nostra Libreria.

MONS. BAUNARD : Dio nella Scuola, ossia il Collegio cristiano. Istruzioni ai giovani. Prima traduzione italiana del Sac. Prof. Domenico Dall'Osso. - Vol. 1. S. Pier d'Arena, Tip. e Libr. Salesiana, 1905. Prezzo dei 2 volumi L. 5,00.

Attendiamo con ansia il z° volume di questo pregevolissimo corso d'Istruzioni per la gioventù.

PROF. E. BAUDO : Storia naturale, con numerose illustrazioni. Parte I: Struttura e vita del corpo umano. Zoologia: mammiferi, uccelli e rettili. - Torino, Libreria Salesiana, 1905. L. 2,50.

Con questo volume cominciano ad essere appagate le preghiere che ci avevano tante volte ripetuto molti Direttori e Professori d'Istituti d'educazione, che cioè la nostra Libreria si facesse editrice di un testo di Storia Naturale, commendevole sotto ogni aspetto.

MACCONo FERDINANDO, Sales. La Santa Cresima.

Istruzioni, preghiere, consigli. - Milano, Scuola Tip. Salesiana, Via Copernico, 9, XII-288 p.

È un ottimo e compiuto manuale per preparare e regolare i giovinetti e le giovinette che ricevono il Sacramento della Cresima.

P. Pio M. RoLFI : La Magia Moderna. - Mondovì 19o5. L. 1,25. Presso l'Autore, in Mondovì-Piazza.

SAC. ANGELO MARIA PINZANI: Il Divoto di S. Giovanni Berchmans. Grazioso volumetto, tipi elzeviriani, copertina a colori e ritratto del Santo. L. 1,00. Scuola Tip. Salesiana, Firenze.

Il Congresso di Musìca Sacra A TORINO.

NEI giorni 6, 7, e 8 gìugno, a Torino si tenne l'annunziato Congresso Italiano di Musica Sacra, il quale riuscì una splendida prova, che il sapientissimo Motu proprio pontificio accolto ovunque con entusiasmo, sarà per produrre ottimi frutti. E fu davvero consolante il vedere raccolti tanti e tanto insigni Maestri per cercare i modi più pratici, onde attuare, in questa importantissima parte della Liturgia, il volere del Papa.

Il lavoro del Congresso fu dìviso in tre differenti sezìoni.

La prima si occupò della parte vocale, cioè delle scholae cantorum, del canto gregoriano e suo accompagnamento, delle esecuzioni di musica sacra ecc.

La seconda si occupò della parte strumentale, dell'organo, dell'armonium, degli strumenti orchestrali e delle bande.

La terza trattò dell'opera dì propaganda e di organizzazione, dei libri, periodici e corrispondenze, e in fine della proposta, accolta per acclamazione, d'istituire in Italìa, sull'esempio della Germania, dell'Austria e della Svizzera, una Federazione Nazionale Ceciliana, per raggiungere quella pratica uniformità di criteri e d'azione, necessaria a ricondurre l'arte destinata al servizio del culto, a quel decoro, a quella santità, che sono reclamati dal decreto pontificio.

E questo ci pare che sia stato uno dei frutti migliori del Congresso. Seduta stante, su proposta del Segretario sig. Marcello Capra, si elessero Mons. Nasoni, il Cav. Tebaldini e il nostro confratello Prof. D. Baratta a comporre una prima commissione coll'incarico di redigere un regolamento e prendere opportune deliberazioni ; e tutti i congressisti diedero senz'altro il nome all'ideata Federazione.

Il lavoro delle sezioni, sotto l'abile presidenza di Mons. Nasoni, del Cav. Sizia e del Cav. Tebaldini, non poteva riuscire più serio, pratico ed interessante. Così pure le adunanze generali, onorate dall'ìntervento dell'Em.mo Card. Richelmy, di S. E. R. Mons. Ridolfi, Arcivescovo dì Todi, e di Mons. Re, Vescovo di Alba, saggiamente illustrate da esecuzioni di canto gregoriano e polifonico (dalle più difficili alle più facili), date in gran parte dal nostro M.° Dogliani colla sua Schola Cantorum e dal M° Bas coi Seminaristi, furono quanto mai attraenti.

Ci duole, che l'indole del nostro periodico non ci consenta una discussione minuta sugli argomenti trattati nelle sezioni, nè un sunto degli eloquenti discorsi, pronunziati nelle adunanze generali, a cominciare da quello del rev.mo Mons. Nasoni, presidente del Congresso, che in elettissima forma parlò della necessità del Motu proprio pontificio, fino agli altri applauditissimì dell'avv. Scala, dell'illustre march. Filippo Crispolti, del dotto P. Ghignoni, e dell'egregio Prof. Simonetti di Biella.

Ma non dobbìam tacere della Messa solenne, celebratasi l'ultimo giorno alla Metropolitana, con assistenza pontificale di S. E. il Card. Richelmy, alla quale la nostra Schola Cantorum, insieme ai cantori della Cappella eseguì magistralmente la Messa - Aeterna Christi munera - di Palestrina, sotto la direzione del M.° Dogliani.

Riuscitissimi furono anche i concerti dati in onore dei congressisti, le prime due sere dalle varie Scholae cantorum della città, nel nostro teatrino, che fu sede del Congresso ; e l'ultima sera, nella sala Vincenzo Troya, gentilmente concessa, dall'Accademia Stefano Tempia, che in un modo veramente insuperabile, e per fusione e per colorìto, eseguì un attraentissimo programma.

In breve, il Congresso torinese di Musica Sacra segnerà senza dubbio un'epoca memoranda nelstoria dell'arte. E noi, ben lieti di avergli dato la più cordiale ospitalità nel nostro Oratorio, come già pregammo alle solenni funzioni d'ìnaugurazione e di chiusura nel Santuario di Maria Ausiliatrìce, ripetiamo il fervido voto, che tanto buon volere e tanta solidarietà d'intenti abbiano ad allietarsi quanto prima dei frutti più copiosi, a gloria di Dio, a consolazione del Sommo Pontefice, e a decoro della Religione e dell'arte.

Il veneratissimo nostro Superiore D. Rua, dolente di non aver potuto assistere al suddetto Congresso, poichè trovavasì in Roma, rinnova per mezzo nostro ai singoli congressisti l'espressione del suo vivo rincrescimento ed i suoi più lieti auguri ; e ben volentieri mette a disposìzione dell'approvata Federazione Ceciliana Italiana tutta la sua umile, ma più ampia cooperazìone.

MISSIONI

Perù

Una nuova fondazione al Cuzco. Ricordi dell'antica capitale degli Incas e monumenti sacri. Lettera del Sac. Ciriaco Santinelli  ( Ved. Bollettino di giugno u. s. )

Monumenti sacri.

UN celebre poeta, C. L. Calero, in una poesia al Cuzco esclama: «Salve, o Cuzco, della nostra cara America tu sei una nuova Roma, secondo lo dice la storia ; nel tuo crescere hai dimostrato lo stesso potere , la stessa gloria. Com'altro Romolo, Capac presagì l'avvenire del suo impero ; e se quegli dominò in un emisfero, il secondo esercitò ugual potere nell'altro. »

Come a Roma l'attenzione del viaggiatore è portata non solo ai monumenti della città pagana ma anche alle meraviglie dei secoli di fede e pietà cristiana ; così non si può parlare del Cuzco, senza ricordare insieme colle meraviglie incaiche, i maestosi monumenti sacri, sorti in queste regioni nei loro primi secoli cristiani. La cattolica Spagna nel conquistare queste nazioni americane alla Chiesa ed alla vera civiltà ha lasciato imperituri ricordi di fede e di grandezza eternati in insigni monumenti.

Ad esempio, le chiese di Quito sono veramente insigni per architettura e per ricchezza ; tali quelle della Compagnia dì Gesù, dì S. Francesco ed altre ; e così varie del Cuzco, fra cui la sua Cattedrale. Questo monumento, uno dei più giganteschi del Nuovo Mondo, per architettura ricorda la Cattedrale d'Arequipa, che è tenuta com'uno dei migliori templi dell'America del Sud, e per ricchezza ha riscontri colla Cattedrale di Sucre, nella Bolivia.

La cattedrale del Cuzco è un tempio sontuoso, dello stile del rinascimento : misura 2o m. di altezza per 3o di larghezza e 82 di lunghezza. Fra Diego di Mendoza nelle sue Note storiche della provincia di Choxas, dice che è tutta di pietra di siglieria lavorata attentamente ; ha 3 navate ; la centrale è sostenuta da 18 colonne di colossale grandezza e di ammirabili proporzioni. Fu edificata nel medesimo posto dove ebbe il palagio l'Inca Wiracocha, ottavo Re del Perù ; la costruzione durò 117 anni; si aperse al culto nel 1654.

Le altre chiese, specialmente la Compagnia, S. Pietro, S. Francesco, la Mercede, S. Domenico, Betlem ecc. sono tutte monumentali per la grandezza, per esser di pietra solidissima, e per architettura. Le belle facciate, quasi tutte del medesimo stile, sono degne di particolare ammirazione.

Sulla facciata della Cattedrale campeggiano tre ordini di svelte colonne, con bei capitelli a rilievo, dovuti allo scalpello di autore ignoto, i quali intrecciandosi graziosamente si perdono nella cornice e terminano in una croce. Ai lati si vedono due statue di S. Pietro e S. Paolo, e due torri robuste.

Se dalla facciata passiamo nell'interno del tempio, subito lo spazioso coro di fino cedro, lavorato artisticamente, attira l'attenzione co' due ordini di statue fra colonne bellamente intagliate. Il pulpito, pure di cedro, è una maraviglia. Hanno pulpiti stupendi molte chiese, ma di quelli del Cuzco, quello di S. Biagio è, a mio parere, un vero gioiello d'arte. Si dice che sia stato fatto di un solo tronco di cedro. I motivi del lavoro corrispondono all'arte. Sotto, come se ne sostenessero tutta la mole, sono scolpiti gli eresiarchi dei vari tempi, con facce che manifestano lo sforzo per sostenerla, e attorno l'ambone in bellissime nicchie vedonsi gli Evangelisti, che fanno corona alla Vergine Purissima. Lo schienale porta scolpita l'immagine di San Biagio, patrono della Chiesa ; e il sopraccielo è sostenuto da varie colonnette dove risaltano i dottori della Chiesa, ed è coronato da una bella, posa di S. Francesco Zaverio, che alza il crocìfisso. Il pregio di questo pulpito, pel lavoro d'intaglio, l'originalità d'invenzione e l'antichità. sua, è incalcolabile.

Arte e ricchezze.

Nè mancano buone opere pittoriche in quasi tutti i templi ; fra tutte meritano special menzione nella Cattedrale, la Purissima, chiamata la Linda, patrona della Diocesi, il Signore dei Terremoti, la Vergine di Betlem nella parrocchia, del medesimo nome, la Vergine del Buon Successo in quella di S. Biagio, apparsa, come dice: una tradizione, nel muro del tempio, il cui volto pare un raggio di cielo ; e a noi pure, al primo vederla, non parve figura terrena.

Le ricchezze delle chiese del Cuzco darebbero campo a una lunga descrizione, se si volesse farne parola. Ma basti un cenno. Si conta che nell'inaugurazione della Cattedrale, il Vescovo celebrante Mons. Ortega Soto Mayor, fece coprire il pavimento di essa con placche d' amento, ognuna delle quali pesava 200 marchi d'oro. I paramenti della Chiesa sono di grandissimo valore. Incensieri e calici in gran numero, sono tutti d'argento e d'oro. Un carro per la processione del Corpus Domini è tutto d'argento : su di esso posa un ostensorio alto più d'un metro, tutto d'oro massiccio, e così pesante che un uomo robusto ne alza con difficoltà appena il piedestallo. V'è pure, di pregio grandissimo, un santo Crocifisso di avorio ed un bacolo d'argento indorato.

Taccio dei molti altari di cedro lavorati artisticamente, e dorati con oro fino, di cui i secoli non hanno potuto memomamente appannare il fulgore. Molti altari, come quello della Cattedrale, sono d'argento.

Qua e là in tante meraviglie si cominciano a vedere alcune impronte del tempo edace ; ma con lodevole premura, anche nel Perù si pensa alle necessarie riparazioni ; così a Lima fu ristorata la Cattedrale, e il bel tempio di San Domenico ; e qui la Mercede, S. Francesco, Santa Teresa ed altre.

Ricordi della conquista.

Unito alla cattedrale è il tempio detto il Sacrario, ove si conserva un triplice ricordo dei primi tempi della conquista. Anzitutto, vi è l'altare dove il P. Valverde, primo sacerdote che venne al Perù, e più tardi primo Vescovo del Cuzco, celebrò il Santo Sacrificio della Messa nella Metropoli degli Incas. In secondo luogo, l'effigie di Nostra Signora del Trionfo, che, secondo la tradizione, dette miracolosamente vittoria agli Spagnuoli contr'un esercito di 200,000 indii, guidati dall'Inca Manco. E finalmente la Croce della Conquista portata dal P. Valverde, innanzi alla quale si prostrarono Pizarro ed Almagro, Atahualpa e Manco II°, cioè i vincìtori ed i vinti.

Come conclusione a queste memorie sui monumenti e le ricchezze religiose, dovrei dire qualche cosa di altri edifici monumentali e delle case religiose. Ricorderò, almeno quelli della Compagnia, di S. Francesco, dei Domenicani, degli Agostiniani, dei Mercedari ecc. Tra i bellissimi, oltre ìl vasto Seminario, quello della Mercede è l'edifizio di cui s'ha da fare speciale ricordo, pel suo chiostro con portici lavorati in pietra, per le sue pitture, pei suoi lavori di ottimo scalpello, e la grandiosa scalinata sormontata da un arco di pietra nera granitica di sì bizzarra e strana struttura, che un architetto romano al vederlo esclamò : « E un passo azzardato, questo, d'architettura. »

Altre notizie.

Amatissimo Padre, m'avvedo un po' troppo tardi, che preoccupato nello stendere queste memorie, ho già passato i limiti di una discreta relazione ; quindi quasi per conclusione aggiungerò, di volo, un'idea generale della posizione e del clima di questa importante città.

La città del Cuzco, secondo le osservazioni di Nystrom, è situata ai 3.488 metri sopra il livello del mare. La latitudine è Sud di 130 32' 45". La longitudine è Ovest di Parigi di 74° 25' 11", nel tempo 4 h. 75 m. 38 s. La temperatura media nel termometro centigrado è di 13° sopra zero. Questa posizione differisce ben poco dalla determinata da Pentland nel 1842. Confina all'Est col ramo di Cordigliere de los Andes ; al Nord , con la cittadella del Rodadero ; all'Ovest, colla villeggiatura di Piccho ed al Sud con la collina di Huanacanti.

Il Cuzco, pel suo clima e per la bontà del suo terreno, temperato quello ed ottimo questo, è suscettibile delle più utili ed interessanti coltivazioni che prosperano in una zona temperata ; peccato che per ora manchi l'acqua, questo grande coefficiente dei trionfi dell'agricoltura ma tra breve, per l'attività delle autorità, anche il Cuzco avrà acqua abbondante che trasformerà i suoi campi in ameni giardini.

Però la perla dell'agricoltura sono le valli, ove crescono ogni sorta di piante e si raccoglie ogni sorta di frutta. Ivi le graminacee crescono orgogliose, il cacao, la canna di zucchero, la coca, la china, il caffè, le piante tintoree più importanti e le droghe più ricercate.

Fra le valli più ricche è quella da me visitata l'anno scorso, detta d'Oro amba, e bagnata dal fiume Vilcamota ; è lontana dalla città sette leghe, e chiamata dai Cuzchegni Pezzo di cielo.

Fra gli animali, oltre i bovinì e gli ovini conosciuti, sono speciali la llama, il guanaco, l'alpaca, la vicuna, la chinchilla, la paco-vicuña, ricchi di pelli e di lane assai stimate nella vecchia Europa.

Ma è tempo che conchiuda davvero. E conchiudo coll'annunziarle che abbiamo potuto trovare ed avere un grande terreno, attiguo alla città, assai adatto per innalzarvi le scuole d'arti e mestieri, ed anche per la colonia agricola. Nel locale, che intanto abbiamo tolto a pigione, abbiamo già cominciato le scuole ; e di giorno in giorno aumentano ì giovani alunni. Quindi c'è tutto a sperare, che la nuova fondazione, colla benedizione di Dio e di Maria Ausiliatrice, mercè la carità e l'entusiasmo dei buoni Cuzchegni, abbia a svilupparsi e ben presto, in modo consolante.

Ella però, amatissimo Padre, non ci neghi le sue preghiere; e insieme coi confratelli di questa casa, benedica anche il

Suo Aff.mo figlio in C. J.

SAC. CIRIACO SANTINELLI.

Terra del Fuoco

PATAGONIA MERIDIONALE

Alla Missione dell'Isola Dawson

(Lettera del Sac. Maggiorino Borgatello) Punta Arenas, 26 aprile 1905. Reverendissimo Sig. Don Rua,

D'incarico di Mons. Giuseppe Fagnano, Prefetto Apostolico, le scrivo alcune notizie riguardanti la nostra Missione dell'Isola di Dawson.

Sul finire del mese di febbraio u. s. ebbi il bene di fare colà i Santi Spirituali Esercizi insieme ad una trentina di confratelli, parte di quell'isola e parte di Punta Arenas, dettati da D. Giacomo Spreafico e da D. Giovanni Noat, zelanti missionari salesiani. Mentre a Punta Arenas infieriva crudelmente la scarlattina o rosalia (chiamata qui Alfombrilla) e mieteva vittìme in quantità, specie fra i bambini, in Dawson la salute pubblica era eccellente e non si conosceva ancora questa malattia. Ma appena vi giunse il battello che ci conduceva, ecco che apparve subito il fatale flagello. Pochi giorni dopo, quasi tutti gli indii ricoverati nella nostra Missione furono attaccati dalla malattia. Facemmo quindi da medicì e da infermieri, e coloro che furono obbedienti alle nostre cure guarirono tutti e presto ; alcuni però che furono ribelli ad ogni trattamento, e si lasciarono guidare dal loro capriccio, la pagarono colla vita. Basti il dire che taluno dei più vecchi, invece di starsene a letto e ben riguardato dal freddo come consigliano i medici, preferiva starsene fuori all'intemperie, sdraiato bocconi sul terreno umido e col petto nudo, per godere un po' di fresco, perchè si sentiva accalorato dalla febbre. A questi si gridava di togliersi di là e che entrassero nelle loro case, perchè quello starsene a godere il fresco così era molto dannoso alla loro salute ; ma ci rispondevano tranquillamente senza punto scomporsi

- In casa molto caldo.... non resistere.... qui star bene.

Qualcuno fingeva anche di obbedire, ossia entrava in casa, per uscirne quasi subito nascostamente. Bevevano poi tanta quantità d'acqua fredda che si direbbe impossibile. Insomma era quasi un costringere la Provvidenza a fare miracoli.

I più civilizzati invece, specie i giovani che vivono nel nostro Collegio, stavano con pun tualità alle nostre prescrizionì e nessuno ebbe a morire. Anzi per molti, la malattia fu un salutare rimedio per le loro anime ; prendendola come soave visita del Signore, fecero la loro Confessione generale e ricevettero con divozione la Santa Comunione come se loro fosse portata per viatico.

Una sera, senza che alcuno loro dicesse nulla, mi mandarono a chiamare e vollero tutti confessarsi da me , come forestiere che era per loro. Li trovai tutti pieni di tanta fede e divozione, che mi parvero degni d'esser portatì qual modello a tanti cristiani d'oggidì che, nelle pratiche di divozione, se ancora le fanno, si contentano di portare molta esteriorità, ma poco del cuore. Bravi indiani!.... Siete venuti gli ultimi alla nostra Santa Religione, ma siete tra i primi pel vostro fervore ! Perseveranza !

Una grande consolazione la ebbi da una giovane indiana, ventenne, che vidi morire come una santa. Pochi mesi prima si era ricoverata in quella missione dietro le mie esortazioni, e stava colle Suore.

Era già infermiccia e la famiglia che l'aveva come, serva non voleva più tenerla, perchè non poteva più servire e perchè temeva che attaccasse ad altri la sua lenta malattia. Le dissi che andasse a Dawson, chè si sarebbe trovata contenta. Non senza gravi difficoltà, potè finalmente raccogliersi in quella missione. Colà apparve un modello di bontà e pazienza. Il giorno seguente il mio arrivo in quell'isola, sapendola gravemente inferma, andai a visitarla. Aveva ricevuto in quella stessa mattina tutti i conforti di nostra Santa Religione e la trovai tranquilla e sorridente. Si rallegrò grandemente al vedermi, mi ringraziò del favore che le aveva fatto coll'essermi impegnato perchè fosse ricevuta in quella benedetta missione, dove s'era trovata molto contenta e dove si era preparata a ben morire. Mi disse che moriva volontieri, perchè sperava d'andare in paradiso a vedere Gesù e Maria SS. Ausiliatrice.... e che di là avrebbe sempre pregato per me, per tutte le Suore e i Salesiani. Mi chiese quindi la benedizione di Maria Ausiliatrice che io le diedi con tutta l'effusione del cuore... Ricevutala, quasi non fosse stata bramosa di altro, chiuse le palpebre e si addormentò placidamente nel Signore. Che bella morte fu la sua !... A quante di queste morti invidiabili ho già assistito fra questi selvaggi convertiti ! Fanno proprio invidia al vederli partire da questo mondo raggianti di fede e di gioia, come se andassero ad un festino, e colla speranza dipinta nel volto di entrar presto in una vita migliore per tutta l'eternità. Come son bene spese le poche fatiche dei missionari che salvano anime così belle e care a Dio !... Come sono bene impiegati i danari dei benefattori che concorrono ad un'opera così grande e così santa l....

È vero che questi poveri selvaggi muoiono assai presto e che i missionari non possono avere la consolazione di veder popolose e fiorenti per numero le nuove cristianità ; ma che importa se il fine principale per cui essi lavorano, è completamente conseguito? « Purchè si salvino! esclamava il Papa Leone XIII, di santa memoria, giacchè non è Possibile ottenere di Più. »

Ora la lotta dei civilizzati con questi poveri infelici è cessata. Più non si va alla caccia dei selvaggi, perchè ormai son tutti civìlizzatì e quei pochi che ancora rimangono nel loro stato selvaggio non possono più incutere sgomento. Ma sta sempre, che la Croce ha pienamente trionfato ed il regno di Gesù Cristo si è esteso fra questo popolo, un tempo barbaro, ed ora, quasi interamente, fervente cristiano. Ne sia lode a Dio !

Rev.mo sig. Don Rua, gradisca i sinceri saluti di tutti gl'indiani della missione dell'isola Dawson, di Mons. Fagnano, di tutti i Confratelli e miei; ci ricordi tutti nel Signore e ci benedica.

Mi creda con particolare stima ed affetto

Della S. V. Rev.ma,

Um.mo Servitore e figlio obb.mo ìn G. e M.

Sac. MAGGIORINO BORGATELLO.

Matto Grosso (Brasìle)

Consolanti notizie.

IL Missionario D. Giuseppe Solari, in una lettera inviata da Cuyabà in data 23 marzo 1905 al sig. Don Rua, dopo aver narrato come egli e i suoi compagni di viaggio, durante la traversata dell'Atlantico, si siano prestati come meglio potessero all'assistenza ed all'istruzione religiosa degli emigranti italiani che trovavansi a bordo del piroscafo « Regina Margherita », e dopo aver accennato alcuni pericoli corsi nel risalire il Paranà e il Paraguay, ci dà queste notizie riguardanti l'importante Missione fra gli Indii Coroados-Bororòs. « Dalla Colonia del Sacro Cuore di Gesù, abbiamo ricevuto le più consolanti notizie. I selvaggi continuano ad avvicinarsi ai Missionari ed a comportarsi bene. Ma il caro Don Balzola omai non sa come fare a provvedere ai bisogni di tanti poveri figli delle selve. In questi giorni arrivarono colà duecento altri sel vaggi, fra i quali cinquanta con febbre, domandando qualche medicina... Per la festa poi di Maria Ausiliatrice si spera di inaugurare la nuova Colonia dell'Immacolata Concezione e, più tardi, per aderire al desiderio di V. S., sebbene qui troppo scarseggi il personale, si spera di aprir pure quella di S. Giuseppe nel luogo detto Palmeiras. Cosi si potrà attendere ai bisogni spirituali e materiali di varie piccole popolazioni dei dintorni ; mentre le famiglie indigene meglio avviate si potranno far passare dalle Colonie ad un centro, in cui a poco a poco possano mettersi in comunicazione coi civilizzati. Anche dal Sud del Matto Grosso continuano sempre più vive le istanze perchè sia aperta in quell'estesissima regione una Casa Salesiana. Naturalmente non manca la buona volontà, ma solo il personale ».

Un telegramma, arrivato al sig. D. Rua pel suo onomastico, annunziava che la fondazione della nuova COLONIA DELL'IMMACOLATA è un fatto compiuto.

In fascio.

CUYABA (Matto Grosso-Brasile) - Feste per l'arrivo dei nostri Missionari. - Il 26 febbraio a bordo del Nioac giungeva finalmente a Cuyabà, dopo un mese di fermata a Corumbà, l'Ispettore Don Antonio Malan, al quale la popolazione intera fece una di quelle accoglienze, che dimostrano vera e sentita riconoscenza e spingono ad un impegno maggiore. Il signor colonnello Antonio Paes, presidente dello Stato, mise a disposizione del Collegio Salesiano la lancia Rio Cuyabà, sulla quale mossero incontro al Nioac, fino a Poço Grande, i Superiori e la banda dell'Istituto. Una folla plaudente attendeva ansiosa al porto. All'arrivo del piroscafo, si fece una salva di 21 tiro, mentre la banda del Collegio suonava l'inno nazionale. Il percorso dal porto al collegio fu una festa continua. Fuori del Collegio erano schierate le bande dell'8° Battaglione di fanteria e di Polizia; che all'apparire di D. Malan diedero fiato alle trombe , rompendo l'aria con una marcia festosa ; e tosto raccoltosi il fior fiore della città nell'aula maggiore, esprimeva a Don Malan la gioia più viva pel suo ritorno.

- All'Esposizione mondiale di S. Louis l'Istituto Salesiano di Cuyabà ebbe una medaglia di bronzo, per il programma educativo-didattico-professionale ; e la Colonia del S. Cuore di Gesù fra gl'indi Bororós a Barreiro do Araguaya, pei suoi lavori agricoli, fu premiata con medaglia d'argento.

CORUMBA (Matto Grosso-Brasile) - Il nuovo Collegio S. Teresa è in parte ultimato, e questa parte fu inaugurata il 29 gennaio u. s. festa di S. Francesco di Sales. Il 17 giungevano a Corumbà gli ultimi Missionari partiti pel Matto Grosso, e mentre il grosso della carovana proseguì per Cuyabà, D. Malan con D. Giuseppe Castells e D. Solari si fermava a Corumbà per le feste di detta inaugurazione. In questa circostanza si portò processionalmente la statua della S. Patrona dall'antica alla nuova dimora, con grande concorso di popolo ; si cantò messa solenne; vi fu conferenza ai Cooperatori, detta da D. Malan; ed ebbe pur luogo la solenne distribuzione dei premi ai nostri giovanetti. Nella stessa occasione i cooperatori e le cooperatrici, con lodevole zelo, organizzarono una fiera di beneficenza. Ci scrivono che il nuovo Collegio ha già quasi raddoppiato il numero degli alunni.

AVVISO IMPORTANTE

ABBIAMo ristampato, in veste elegante, il Regolamento della Pia Unione, col nuovo Sommario delle Indulgenze, la Lettera-testamento di D. Bosco, ecc. ecc.

Ogni Cooperatore , desiderandolo , potrà averlo dalla nostra Direzione, inviando un'offerta di 50 cent. per le spese di stampa e di spedizione.

IL CULTO di MARIA AUSILIATRICE

Noi siamo persuasi, che nelle vicende dolorose del tempi che corrono non ci restano altri conforti che quelli del cielo, e tra questi l'intercessione potente di quella benedetta che fu in ogni tempo l'Aiuto dei Cristiani.   PIO PP. X.

VI.

La prodigiosa Immagine (Ved. Boll. di maggio u. s. )

Si è già accennato, che il veneratissimo quadro di Maria Ausiliatrice, prima ancora che fosse esposto alla pubblica venerazione all'altar maggiore del nuovo Santuario, era già nella mente di D. Bosco. Questi, mentre fervevano i lavori del tempio, chiamò il pittore Tommaso Lorenzone e gli delineò minutamente il vagheggiato dipinto. Il pittore udì con attenzione Don Bosco e si attenne minutamente alle norme ricevute. Artista, non solo di pregio ma anche religioso, vi riuscì stupendamente ; e confessò più volte, che nel dipingere il volto di Maria Ausiliatrice, gli parve che una mano invisibile gli guidasse il pennello. Di certo, chiunque contempla quella sacra Immagine, rimane colpito dalla dolcezza di quel viso regalmente materno e si sente innondare il cuore di divozione e di fiducia.

L'Ausiliatrice, quasi celeste visione, appare in un mare di luce, che le piovon dall'alto il divin Padre e lo Spirito Santo, a simboleggiare la dignità e le grazie, ond' Ella è stata arricchita. Due schiere di angeli, librati dolcemente sulle ali, contemplano con amore la loro Regina. Ella poi alza con la destra lo scettro , e con la sinistra stringe dolcemente al petto il pargoletto Gesù, che allarga sorridendo le braccia e par che dica Pregate, Pregate mia Madre; io ho tutto rimesso a Lei! Gli apostoli e gli evangelisti le fanno ossequiosa corona ; e, collo sguardo fisso in Leì o vòlto con ansia a chi si accosta all'altare, par che dicano anch'essi : Venite, accorrete, o Cristiani : ecco la vostra Ausiliatrice ! A basso, nello sfondo, si delineano in lontananza le colline di Torino e da presso si scorge l'Oratorio e il Santuario di Valdocco, quasi per indicare la città e il tempio dei perpetui trionfi dell'Ausiliatrice. Questa è la prodigiosa Immagine, che il 9 giugno 1868 si cominciò a venerare nel Santuario di Valdocco, e che la domenica 17 maggio 1903, per decreto di S. S. Leone XIII ed in suo nome ed autorità, fu dall'Eminentissimo Cardinale Richelmy - con non più visto splendore - fregiata di auree corone.

Or chi potrebbe esporre in poche parole le grazie e i trionfi di questa veneratissima Immagine della Gran Madre di Dio ? Come dal suo altare partono ogni anno per le Americhe, per l'Asia e per l'Africa tanti generosi apostoli, che alla ricordanza di Lei si sentono animati, confortati e rinvigoriti in mezzo alle loro apostoliche imprese per le foreste e nei desertì, guadando vorticosi fiumi e dormendo interi mesi a ciel sereno, - così a Lei, come scrisse D. Bosco « si ricorre da ogni classe di persone, dai grandi e dai piccoli, dai ricchi e dai poveri, dai sani e soprattutto dai malati e dagli afflitti.... non solo dei nostri paesi, ma delle più remote contrade della terra. Giorno non passa, che non arrivino o persone o lettere e suppliche dei divoti, per domandare grazie in questo Santuario, come al trono della celeste e misericordiosa Regina. Siffatta divozione, vale a dire questo amore questa fiducia, questo trasporto e ricorso a Maria Auxilium Christianorum, si va aumentando ogni dì più fra il popolo fedele, e (notate, o buoni Cooperatori, queste parole) porge motivo a pronunziare - che tempo verrà in cui ogni buon cristiano insieme colla divozione al SS. Sacramento ed al Sacro Cuore di Gesù, farassi un vanto di professare una devozione tenerissima a Maria Ausiliatrice (1). »

(1) Cfr. Bosco - La Nuvoletta del Carmelo Prefazione.

ECHI DELLA FESTA TITOLARE

A prova delle citate parole di D. Bosco, torna eloquentissima la semplice esposizione delle feste celebratesi il 24 maggio o nelle seguenti domeniche, ad onore appunto di Maria SS. Ausiliatrice. Nella rapida rassegna, dovremo limitarci a compendiare le sole relazioni che ci furono inviate, ma ne risulterà egualmente un inno stupendo, pieno di nuovi eccitamenti ai divoti dell'Ausiliatrice.

Nel Santuario dì Valdocco,

Delle solennissime feste celebratesi a Valdocco, abbiam dato pochi cenni brevissimi nel mese trascorso : ora aggiungiamo alcune particolarità.

Abbiamo accennato alla folla continua che dal 23 al 27 maggio, nonostante il tempo variabile e talora inclemente, venne succedendosi senza posa ai piedi della Madonna di D. Bosco ; ma non siamo riusciti a ritrarre la viva pietà e l'edificante fervore di tutti quei fedeli. Era proprio uno spettacolo straordinario e commovente il veder la gara con cui cercavamo di accostarsi all'altar maggiore per poter fissar meglio l'Immagine prodigiosa, o fervorosamente pregavano innanzi la benedetta statua dell'Ausiliatrice ; la quale, adorna di centinaia di cuori d'argento a lei recati in dono riconoscente nel breve giro di un mese, rimase esposta alla pubblica venerazione fino al primo giorno di giugno.

Anche la domenica 28 maggio fu tale il concorso dei divoti, che a soddisfare la comune pietà, essendo ancora il Santuario in tutto il suo splendore, si vollero ripetute le più solenni funzioni. Gli ottocento nostri giovanetti ripeterono con grazia e bell'effetto la Missa Regia del Dumont alla liturgia della messa solenne, la quale fu celebrata dal rev.mo Prof. D. Paolo Albera. La sera poi, nonostante la turba devota che prese parte alla funzione dei nostri giovanetti artigiani, ai vespri delle 4,30 il Santuario fu nuovamente gremito fin oltre la soglia: all'una e all'altra funzione disse enfatiche e tenere parole di circostanza il Prof. D. Giovanni Battista Francesia. Così si chiuse il ciclo dei solennissimi festeggiamenti nel Santuario.

Ma la brevità, colla quale ci siamo proposti di appuntare queste dolci memorie, non ci può dispensare dal porgere le più vive azioni di grazie all'E.mo nostro Card. Arcivescovo, all'Eccellenza Rev.ma di Mons. Costanzo Castrale, che volle onorare il Santuario di Maria SS. Ausiliatrice del suo primo pontificale, e a tutti gl'illustri dignitari ecclesiastici che nel corso della novena o nei giorni seguenti la festa, benevolmente accogliendo l'invito, col loro intervento resero più solenni e a noi più care le sacre funzioni. Così vogliam pure additata alla pubblica ammirazione quella pia persona, che ognor mantenendo l'incognito, arrichiva la benedetta statua di Maria SS. Ausiliatrice nel 1903 di auree corone, l'anno scorso di aureo scettro, e quest'anno di due altre vaghissime corone di stelle d'oro ; preziosi ornamenti, di cui il venerato simulacro venne rivestito solo il dì della festa.

Nè possiamo tacere la particolare pietà dimostrata dalle Dame di Maria SS. Ausiliatrice, le gentili ed operose signore che ogni settimana, il mercoledì, scendono a Valdocco per tributare l'omaggio della loro divozione alla celeste Regina e consacrare lunghe ore nel rammendare la biancheria dei più poveri giovanetti raccolti all'ombra del Santuario. Il sig. D. Rua celebrò per loro il santo sacrifizio nel sabato precedente la festa ; e non si tenne dal rivolgere all'eletta schiera le più affettuose parole.

Finalmente, mandiamo un plauso speciale alle numerose famiglie del quartiere di Valdocco che la sera del 23 maggio illuminarono vagamente le loro case in segno di letizia per la festa dell'Incoronata Regina ; ed un altro specialissimo plauso voli gradito ai numerosi pellegrini, che qui convenuti da ogni parte d'Italia, ci edificarono col loro devoto contegno e colla loro operosa pietà. Alcuni, in tanta affluenza, non poterono accostarsi ai santi Sacramenti nel Santuario ; ma noi crediamo che Maria SS. Ausiliatrice non avrà lasciato senza premio il loro sacrifizio. Nel prossimo anno, provvederemo perchè abbiano tutti ancor maggiore comodità di compiere le loro divozioni.

In ultimo, raccomandiamo a tutti vivamente la pia pratica della Commemorazione di Maria SS. Ausiliatrice nel giorno 24 di ogni mese, quasi eco e preparazione continua della benedetta solennità del 24 maggio (1).

Altrove, Lo splendore delle feste del Santuario di Valdocco ebbe un lieto riscontro in tutte le altre chiese e cappelle dedicate a Maria SS. Ausiliatrice, e, mercè lo zelo dei Cooperatori, in molte altre Chiese.

Chieri, possiede la Chiesa più vicina al Santuario di Valdocco, dedicata a M. SS. Ausiliatrice, restaurata e decorata egregiamente lo scorso anno. Quivi, oltre la preparazione di un mese intero, si volle premettere alla festa nei giorni 25, 26 e 27 maggio, un corso di Esercizi Spirituali per le giovani operaie, predicato dai RR. D. Sibona Luigi, Arciprete di Castellinaldo e D. Augusto Vigolungo, Arciprete di Vezza d'Alba. Le funzioni della festa, celebratasi la domenica 28 maggio, rivestirono un grande splendore ed un soave profumo di sentita pietà. Le onorarono del loro intervento il rev.mo Can. cav. Rho, arciprete del Duomo, ed il sig. Don Filippo Rinaldi, nostro Prefetto Generale. Il discorso di circostanza fu detto da Sua Ecc. Rev.ma Mons. Costanzo Castrale, vescovo tit. di Gaza, il quale ebbe pure la bontà d'impartire la benedizione col SS. Sacramento.

A Riva di Chieri solenne festa in Parrocchia, mercè lo zelo del R.mo Priore. Comunione generale edificante, discorso dell'Ausiliatrice del Teol. Amateis e riuscitissima accademia la sera, nei locali dell'Asilo infantile, coronata da affettuose parole del R.do D. Cora vice-curato. Un bravo di cuore alla Pia Unione delle Figlie di Maria che sa così bene far onorare la sua potente Ausiliatrice.

Castellinaldo (Alba). - Anche lassù la Madonna di D. Bosco ha numerosi devoti per lo zelo del rev.mo Arciprete D. Luigi Sibona. Alla chiusa del Mese Mariano quei buoni popolani inneggiarono all'Ausiliatrice, proclamandola con anticipata generosa offerta per le Opere di D. Bosco, patrona dei loro vigneti contro il flagello della tempesta.

Diano d'Alba. - Preparata da devoto triduo la festa della nostra cara Madonna non avrebbe potuto riuscire più solenne ed efficace. La popolazione, già entusiasta della devozione all'Ausiliatrice di D. Bosco, venne ancor più eccitata dalla parola fervida e persuasiva del Salesiano, il quale instancabile sempre annuì ai desideri del rev.mo Teol. Arciprete Gius. Falletti, parlando più volte della Madonna di D. Bosco e della potenza miracolosa di Sua benedizione. La Comunione la mattina della festa fu proprio generale in tutta la estensione della parola e durante la giornata i fedeli si affollarono continuamente ai piedi della bella statua dell'Ausiliatrice, che durante l'anno, dall'altar maggiore, dove ha posto il suo trono, benedice ai buoni dianesi, ma che per la festa volle rendersi ancor più affabile ai suoi figli dando udienza sotto ricco ed improvvisato padiglione eretto in mezzo alla Chiesa. Grandiosa la processione della sera e così pure tutte le altre numerose funzioni che si compirono per onorar sì buona Madre. Un plauso speciale va dato alle Dame di M. A. e alle buone Oratoriane, che dirette dalle Suore di Maria Ausiliatrice, diffondono sì bella divozione in tutto il paese con immenso vantaggio.

Il 1 ° giugno celebravasi la stessa solennità dal Collegio Salesiano di Lanzo, con solenni sacre funzioni e scelta musica, il mattino nella chiesa propria, e il pomeriggio (per cortese concessione del rev.mo parroco e vicario foraneo Mons. Tresso) in quella parrocchiale. Il panegirico fu tenuto il mattino, e nel pomeriggio invece fu tenuta al popolo e ai nostri cooperatori l'annuale conferenza salesiana, alla quale i cittadini di Lanzo accorsero molto numerosi come a festa di famiglia, giacché da oltre quarant'anni hanno tra loro i figli di Don Bosco.

A Novara , la festa di Maria Ausiliatrice, celebratasi nell'elegante e devota sua chiesa, riuscì anche quest'anno imponente, malgrado la pioggia dirotta di quasi tutto il giorno. S. L. Revma. Mons. Mattia Vicario, Vescovo diocesano, volle celebrare la Messa della comunione generale ed ebbe parole calde, affettuose per la Vergine Benedetta e di viva lode per l'affollato popolo, pel devoto contegno e pel numero grandissimo di sante comunioni che egli volle avere quasi per due ore la consolazione di distribuire da solo. Alla messa solenne, celebrata dal rev.mo Can. Barberis, si eseguì una nuova. Messa a 4 voci del Maestro Cecilio Manfredi, direttore della Cappella del Duomo, che riscosse le vive congratulazioni di molti intelligenti, accorsi anche da lontano per assistere alla riuscitissima esecuzione.

Ai vespri, in cui si eseguì altra musica liturgica del maestro della nostra Schola Cantorum, nella Chiesa v'era tanta calca, che erasi resa impossibile ogni circolazione. Disse il panegirico l'egregio oramese mariano, che attirò sempre una folla eletta e divota ai piedi di Maria SS. Ausiliatrice.

La vigilia, dal nostro D. Trione, nella stessa chiesa si tenne una conferenza salesiana alle egregie Signore Patronesse delle opere di D. Bosco.

Anche al Torrione di Bordighera , nella chiesa parimente dedicata all'Ausiliatrice, il 28 maggio si celebrò assai devotamente la festa titolare, con buone esecuzioni musicali da parte dei fanciulletti di terza, quarta e quinta elementare. Bella la processione della sera, sia pel numero di coloro che vi presero parte, come pel divoto contegno di tanta fanciullezza, che nel volto sereno e divoto rifletteva l'amore il più tenero a Maria SS. Ausiliatrice, al cui passaggio, una folla s'accalcava riverente sulla via.

A Parma, nell' Istituto Salesiano, la festa di Maria SS. Ausiliatrice veniva solennizzata insieme col ricordo del cinquantesimo anniversario del Dogma dell'Immacolata, nello stesso giorno 28 maggio. È inutile il dirlo, le funzioni religiose riuscirono oltremodo imponenti : e durante la messa solenne - in cui la Schola cantorum dell'istituto diè prova di non essere venuta meno alle proprie tradizioni - il rev.mo. sig. Can. Leandro Fornari pronunciava uno splendido panegirico tessendo con sobria maestria l'origine e la storia della solennità e del culto dell'Ausiliatrice.

Un breve e vario trattenimento musico-letterario, tenuto dinanzi ai nostri giovanetti ed a numerose illustri e benemerite persone, poneva termine alla indimenticabile festa. All'accademia tra l'alternarsi delle dolci melodie del Rheinberger, del Catalani, del Bazzini e dell'Haendel, rese più soavi dalla delicatezza dell'accompagnamento (organo, violoncello, viola, violini e arpe), venivano dalla Schola cantorum Salesiana ottimamente interpretati l'Ave Maria del Gallignani, il Salmo VIII di B. Marcello e il Benedictus della missa « AEterna Christi munera » del Palestrina. Nè mancarono i discorsi e le poesie : tra i primi riscosse fragorosi applausi quello del Direttore, Sac. Matteo Ottonello, che intrattenne il pubblico, suscitando vivo entusiasmo, sulle manifestazioni di Maria Vergine attraverso i tre regni del poema dantesco ; e appropriatissime riuscirono le parole del rev.mo Mons. Pietro Del Soldato, Vicario generale della Diocesi, il quale rievocò il culto dei nostri padri per la Gran Madre di Dio.

A Bologna, nell'Istituto Salesiano, la festa della Patrona delle opere di D. Bosco, si celebrò il lunedì di Pentecoste e Sua Em.za Rev.ma il Cardinale Arcivescovo- come di consueto- interveniva a renderla più devota e gioconda.

Celebrata alle ore 7,15 la messa della Comunione generale, nella quale ebbe occasione d'improvvisare uno di quei fervorini dei quali egli ha il segreto per infiammare i cuori alla pietà, l'Em.mo Cardinale si tratteneva paternamente coi fanciulli dell'Istituto, a cui non parea vero di avvicinare con tanta confidenza l'illustre Porporato. La messa solenne fu celebrata dal rev.mo Mons. Giacomo Carpanelli, novello Prelato Domestico di Sua Santità, il quale - in attestato di benevolenza alle opere salesiane - per la prima volta appariva colle insegne dell'alta onorificenza. Si eseguì egregiamente la messa a 4 voci del Rinck, dalla Schola Cantorum dell'Istituto.

Nel pomeriggio attendeva l'Em.za Sua una gratissima sorpresa. Il Dott. D. R. Zucchi, Arciprete all'Arcoveggio, conduceva in bell'ordine fino alla Cappella dei Salesiani i bimbi e le bambine, che il giorno innanzi avevano fattala prima comunione, desiderosi di ricevere una parola di benedizione e di ricordo dal loro Arcivescovo. E questi, innanzi a quel numeroso stuolo di 15o fanciulli, accompagnati da grande moltitudine di parrocchiani, si sentì commosso ; e commosso parlò e benedisse, invocando sopratutto da Dio a quelle anime giovinette la franchezza nella professione delle pratiche cristiane.

Dopo il canto dei vespri, celebrati da Mons. Canetoli, si svolse la processione in onore di Maria Ausiliatrice, che costituì la nota gaia della splendida giornata. Le armoniose note della brava banda musicale, i canti devoti che si diffondevano per l'aria ad onor di Maria, il sontuoso stendardo dell'Istituto alla testa di due lunghe ale di giovinetti, gli allievi dell'Oratorio festivo, i paggetti in costume medioevale che spargevano fiori innanzi al Cardinale portante la Reliquia della Madonna, mentre il popolo circostante si chinava venerabondo, erano l'insieme d'una poesia che si prova, ma non si può ridire. Rientrata la processione, S. Emin. parlò per l'ultima volta di Maria Ausiliatrice e delle opere salesiane con quella semplicità e praticità, che rende piacevoli e facili alle menti più umili, concetti nobili ed elevati, chiudendo poscia colla benedizione del Santissimo.

A Faenza, la festa di Maria SS. Ausiliatrice preceduta da un triduo predicato dal dotto oratore Mons. Aristide Botti con numeroso concorso di devoti, non poteva riuscire più splendida e più solenne, onorata come fu dall'intervento di un Em.mo Cardinale e di tre Vescovi. L'Em.mo Card. Domenico Svampa, arcivescovo di Bologna, il sabato sera 20 maggio, giungeva alla stazione di Faenza, ricevuto da larga rappresentanza del clero e del laicato cattolico, ed all'ingresso nell'Istituto veniva festosamente accolto dagli allievi al suono della banda dell'Oratorio festivo, dal Comitato delle Dame d'Onore di M. Ausiliatrice, promotore della festa, e successivamente riceveva gli ossequii di S. E. Mons. Vescovo diocesano, del Capitolo, dei Canonici, del Collegio dei Parroci e del Seminario. All'Accademia datasi in quella sera in onore di Maria SS. Ausiliatrice, presieduta da Sua Eminenza, circondata dal Vescovo diocesano, dai Vescovi di Forlì e di Rimini, e dai più illustri membri del clero e laicato, intervenne il fior fiore di Faenza cattolica, tra cui numerosissimi Cooperatori e Benefattori dell'Opere Salesiane.

Fragorosi applausi accolsero le parole di chiusura, improvvisate dall'Em.mo Cardinale che commentava due semplici parole : Faentini, bravi ed avanti! Bravi, chè foste i primi a volere in queste regioni l'opera salesiana e che così bene sapete appoggiarla ; avanti sempre, nell'esserle larghi del vostro aiuto morale e materiale.

Dopo l'accademia, Sua Eminenza coi prelodati Vescovi , le Signore ed i Signori dei vari Comitati, passarono nel salone del teatro ad inaugurare la Pesca di beneficenza preparata con sorprendente attività dal nobile Comitato delle Dame di M. Ausiliatrice, le quali presiedute dalla signora Marchesa Claudia Stanga in Conti in brevissimo tempo seppero riunire premi ricchi e numerosi, non solo dai cittadini di Faenza ma eziandio da S. S. Pio X, dalla Regina Madre, da parecchi Cardinali e Vescovi, dall'on. Deputato Conte Gucci, e da molte altre autorità.

Le funzioni religiose nulla lasciarono a desiderare nè per concorso di gente, nè per divozione, nè per solennità. Divota e numerosissima (circa 250) la Comunione dei giovanetti dell'Oratorio festivo e del Ritrovo giovanile, alla S. Messa celebrata per loro da Sua Ecc. Mons. Scozzoli Vescovo di Rimini, che pronunciava pure care e commoventi parole : e più di mille furono le comunioni degli alunni interni e dei divoti, alla Messa della Comunità detta da Sua Eminenza.

Non parliamo dell'imponenza solenne della Messa cantata dal rev.mo Prof. D. Francesco Lanzoni, Rettore del Seminario, con assistenza del veneratissimo Vescovo diocesano e di Mons. Vescovo di Rimini, e, in cappa magna di S. Eminenza il Cardinale Domenico Svampa, che al vangelo pronunziava un commoventissimo e splendido panegirico su M. SS. patrona ed inspiratrice dell'Opera Salesiana. La Schola cantorum eseguiva inappuntabilmente la Missa Davidica del M.° L. Perosi.

Nel pomeriggio l'Em.mo Principe accompagnato da Mons. Scozzoli degnavasi visitare i numerosi giovanetti dell'Oratorio festivo e rivolgeva loro ben appropriate parole; dopo le quali Mons. Vescovo di Rimini impartiva la trina Benedizione.

Straordinario fu il concorso non solo ai Vespri ed alla benedizione solennemente pontificati da Sua Eminenza , ma eziandio alla Pesca e ai divertimenti dell'illuminazione e fuochi artifiziali della sera, rallegrati dal concerto dei buoni e bravi giovani della Banda dell'Oratorio festivo. Fu una giornata indimenticabile per Faenza !

L'indomani l'Em.mo Cardinale disse la Messa di suffragio pei Benefattori defunti con comunione numerose dei giovani interni, delle Dame di M. SS. Ausiliatrice e di molti devoti. Visitava poscia parecchi Istituti della città ed ossequiato da numerose rappresentanze ripartiva nel pomeriggio per la sua Bologna.

La Pesca di beneficenza continuò ad attirare pacifico e straordinario concorso per più sere e fu chiusa la sera del 1° giugno.

Un doveroso ringraziamento all'Eminentissimo Principe, ai Vescovi, e a quanti contribuirono efficacemente allo splendore delle indimenticabili feste ; tra i quali non possiamo tacere il sig. Conte Carlo Zucchini, la nobildonna Marchesa Claudia Stanga in Conti, e il rev.mo Parroco D. Domenico Pasi, zelantissimo Direttore dei nostri Cooperatori.

Il 1° di giugno, solennissima riusciva la chiusura del mese mariano nella chiesa di S. Eufrasia in Pisa, ove si tenne pubblica conferenza ai cooperatori Salesiani. L'oratore dimostrò la continuità dell'aiuto di Maria SS. in seno alla Chiesa Cattolica e si fermò a parlare dei pegni di particolare predilezione, che la Gran Vergine volle riservati all'età nostra. Parlò quindi di Don Bosco e dell'opera sua, fermandosi di preferenza a parlare degli Oratori Festivi, del bene grande che producono e della necessità che incombe ai buoni di sostenerli con tutte le loro forze morali e materiali.

Tanto alla messa della Comunione generale, che alla messa solenne ed alla sera, i giovanetti dell'Oratorio eseguirono buona musica liturgica.

Anche nell'Istituto Salesiano di Macerata la festa di Maria Ausiliatrice si celebrò con particolare solennità. Undici giovanetti si accostarono per la prima volta alla Mensa degli Angioli ; e la sera l'eccellentissimo Vescovo diocesano, nostro insigne Benefattore, impartì la benedizione col Venerabile. I giovani dell'Oratorio festivo la celebrarono il 4 giugno : a renderla più gaia e solenne si tenne una Fiera di Beneficenza a favore dell'Oratorio stesso, preparata con zelo esemplare da un Comitato di Nobildonne della città.

Eran già molti anni, che la nostra celeste Patrona veniva festeggiata in una graziosa cappella rurale, eretta in contrada Firrio, presso Caltanisetta, per cura del Prof. Michele Cucugliata. Ma quest'anno, mercè lo zelo e la divozione dello stesso egregio cooperatore, riscosse particolari onoranze proprio in Caltanisetta. L'ultima domenica di maggio, quell'eccellentissimo Mons. Vescovo, nella Cattedrale gremita di fedeli, ne benedisse una bella statua; e un nostro confratello, il Direttore dell'Istituto di S. Gregorio presso Catania, disse il discorso di circostanza. La sera poi, il nuovo simulacro, coll'intervento del rev. mo Capitolo, del Seminario, delle Congregazioni religiose e di numerose verginelle, fra i suoni giulivi della musica dell'Ospizio di beneficenza, veniva portato in processione. Fu uno spettacolo grandioso, tra un immenso popolo devoto, tra lo scampanio de' sacri bronzi, lo sparo di fuochi di gioia e gli archi di trionfo. Di quando in quando le vie apparivano interamente cosparse di fiori, mentre fiori cadevan dall'alto dei balconi sulla Immagine benedetta. Giunti alla chiesa della Saccara, si cantò un solenne Te Deum e dopo un acconcio fervorino venne impartita la benedizione col SS. Sacramento ai numerosi fedeli.

(continua)

(1) Per questo pio esercizio del 24 di ogni mese, nel Mauuate del :Divoto di Maria SS. Ausiliatrice (un graziosissimo libro completo divozione, opportunissimo pei nostri Cooperatori) si propongono tre belle e divote preghiere, composte da D. Bosco medesimo. Il detto Manuale, legato in piena tela, è in vendita presso tutte le Librerie Salesiane, al prezzo di 8o centesimi la copia.

GRAZIE dí MARIA AUSILIATRICE

Atteso il numero grande di relazioni, attestanti la tenerezza materna e la potenza di Maria Ausiliatrice, siamo costretti a rinviarne alcune al prossimo mese, ed a restringerne la maggior parte ad un semplice cenno nell'elenco dei graziati. Tuttavia in questo numero pubblichiamo una pagina speciale, che per mancanza di spazio non ci fu possibile inserire nel mese di giugno, contenente alcune grazie, ricevute da vari italiani emigrati in America, buoni e ferventi nostri cooperatori.

Maria Ausiliatrice, mi ha salvato il figlio.

Era la notte del 24 maggio. In casa regnava alto, profondo silenzio, quando, desta all'improvviso, odo dalla camera attigua, un gemito prolungato come di persona che trae a stento il respiro. Accorro sollecita e vedo il mio primogenito che si dibatteva nel delirio della febbre... tosto gli presto le cure più urgenti, e all'alba mando pel medico. La febbre era altissima e minacciava il tifo. Ripieno l'animo di angoscia faccio subito cominciare un triduo di benedizioni ad onore di Maria Ausiliatrice e prometto di fare un'offerta al suo santuario a grazia ottenuta.

Il male faceva intanto progressi spaventosi; verso il mattino del II° giorno il dottore avea constatato tutti i sintomi del tifo.

Rinuncio a descrivere l'angoscia dell'animo mio. Tra le preghiere e le lacrime invoco ripetutamente l'ajuto della Madonna come l'unico efficace in quel doloroso cimento. E la Vergine SS. non fu sorda alle mie suppliche. Spuntata appena l'alba del terzo giorno, con meraviglia di tutti, il mio povero Orazio dopo una notte assai cattiva, cade assopito e all'arrivo del medico curante la febbre era scomparsa

Bontà di Maria Ausiliatrice ! A Te che mi hai salvato il figlio, sian rese le più sentite grazie del cuore di una madre!

Torrione di Bordighera, 5 giugno, 1905.

LIA RICHINI.

Fui guarita da Maria Ausiliatrice.

Malaticcia già da qualche tempo, verso la metà di ottobre dell'anno scorso, fui colta da grave malore. Mi furono prodigate le cure più sollecite e premurose, si consultarono varii medici valentissimi, ma le loro prescrizioni, benchè eseguite scrupolosamente, non mi producevano che passeggeri sollievi, e dopo varie e ripetute esperienze i sanitari conchiusero che il mio male era incurabile.

La mia buona direttrice angosciata pel deplorevole mio stato, nè sapendo più a qual partito appigliarsi, piena di fede mi suggerì di rivolgermi alla cara nostra Madre Maria Ausiliatrice, facendo promessa di far celebrare una messa, d'inviare al suo Santuario in Torino la prima offerta che avrei ricevuta da una illustre benefattrice, e di far pubblica la grazia a guarigione compiuta. Pregammo insieme, e con noi pregò tutta la comunità, commossa alla vista delle mie continue sofferenze.

A iuta consolazione, ebbi subito un notevole miglioramento e già mi ritenevo esaudita, allorchè, circa la metà di febbraio, ricaddi di nuovo più gravemente ancora.

Più non mi arrideva alcuna speranza di guarigione, ma appunto allora, affidandomi alla valida protezione della Madonna, chiesi ed ottenni di lasciare ogni medicina e cominciai una divota novena a Maria SS. Ausiliatrice, la quale, senza medicine, mi ha perfettamente guarita.

Ora sto benissimo, e posso uniformarmi all'orario della comunità, mentre da tanto tempo non m'era più possibile.

Borgo S. Martino, 23 aprile 1905.

ANTONIETTA RAVIOLO Figlia di Maria SS. Ausiliatrice.

Marìa Ausìliatrìce fra ì nostri emìgratì

Virginia Cyti (NEVADA-STATI UNITI AMERICA).

- Sono circa cinque anni, cioè dal 19oo, che invoco Maria SS. col titolo di Ausiliatrice : in quell'anno la mia condizione era ben triste. Stesa sopra un letto di dolori non ero che di aggravio e di spesa alla famiglia. I trovati della scienza non servivano a nulla, quando mi sovvenni di questa potente Signora, che con continue preghiere chiamai in mio soccorso ; promettendole che se la mia salute migliorava, avrei sostenuto con elemosine le Opere Salesiane nel miglior modo che avrei pututo. Ebbene, debbo dire ch'Essa non fu sorda alle mie preghiere. La mia salute gradatamente migliorò ; dalla mia mente si diradarono i terrori antecedentemente sofferti ; ed in poco tempo potei attendere alle occupazioni domestiche. E questo non fu che il principio di una catena non interrotta di grazie, che questa Madre pietosa mi concesse, e concede tuttora non solo a me, ma ai miei parenti, amici e conoscenti.

Che la potenza di sì pietosa Ausiliatrice possa essere conosciuta ed apprezzata da tutti i sofferenti, ora e sempre.

Aprile 19o5.

La Cooperatrice B. C.

Palmeira (MARANHAO-BRASILE) - A maggior gloria di Maria SS. Ausiliatrice testifico una guarigione stimata da tutti questi abitanti prodigiosa. E un mio parrocchiano di nome Giovanni Dal Pizzol, uomo forte e robusto che attaccato da fiera polmonite e da maligna febbre, ben presto fu in fin di vita. Il medico chiamato in premura disse non vi essere più rimedio. Fu allora che si incominciarono pubbliche preghiere alla Vergine SS. Aiuto dei Cristiani e lo stesso infermo la supplicò ad intercedere presso Dio per la sua guarigione per poter sostentare la famiglia numerosissima : e contro la comune aspettazione l'Ausiliatrice venne in aiuto a tanta desolazione, poichè il sig. Giovanni Dal Pizzol adesso sta bene e manda un'elemosina al Santuario per sì bella grazia.

Palmeira, Freguezia N. S. de Caravaggio, febbraio 19o5.

P. ENRICO DOMENICO POGGI Parroco.

Porto Alegre (Rio GRANDE DO SUL-BRASILE). - L'anno scorso trovandomi sopra un tramvai a cavalli, e volendo smontare, secondo il solito, senza che il tram si fermasse, calcolai male l'inerzia e caddi così malamente che misi la mano sinistra sopra la rotaia, sicchè vi passò sopra una ruota del pesante veicolo, sfracellandomi tre dita, il medio, l'anulare e il mignolo. I medici volevano tosto amputarmele tutte e tre,, dicendo che la frattura era molto minuta ed anche, perchè attesa la mia avanzata età di 65 anni, era molto facile che andassero in cancrena. Io li pregai a voler differire l'amputazione al domani. Acconsentirono. Durante la notte, passata in atroci dolori, mi rivolsi a Maria SS. Ausiliatrice, pregandola, che almeno mi facesse la grazia di salvarmi l'anulare ed il medio, promettendo se me l'avesse concessa, che l'avrei pubblicata nel Bollettino Salesiano, ed avrei inviato un'offerta al suo Santuario di Torino.

La mattina appresso, tutto pieno di fiducia in Maria SS. mi presentai ai medici, dicendo che mi fosse amputato solo il dito mignolo. Acconsentirono, e senza cloroformio me lo amputarono, lasciando però a me tutta la responsabilità di quello che poteva succedere ; ed è successo che finalmente sono guarito in modo da poter attendere nuovamente al mio mestiere con grande sorpresa degli stessi medici.

Porto Alegre, 8 febbraio, 19o5.

GIROLAMO RIOLFI, fabbro Cooperatore Salesiano.

Northampton (MASSACHUSETTS S. U. AMERICA).

- La Signora Antonia Musante offre L. 5 per avere ottenuto la guarigione di un suo bimbo di 15 mesi. Dice che era aggravato di febbre e che ormai disperava di salvarlo. Pensò di rivolgersi alla Madonna di D. Bosco. Tosto prende un quadro di Maria Ausiliatrice, lo appende sopra la culla ed esclama : « Oh Maria, dopo che ho perduto il marito da poco tempo (circa 6 mesi) volete prendermi anche il bimbo ? Regalatemelo, o Vergine Ausiliatrice, non me lo prendete, chè è l'unica mia consolazione ». Appena dette queste parole, il bambino guarda il quadro e colla manina manda un bacio alla Madonna. Da quel momento non ebbe più febbre. In fede

Northampton, aprile 1905.

TERESA PELA Cooperatrice Salesiana.

Caxias (MARANHAO-BRASILE). - Nell'ottobre del 1903 venni colpito da forte migliare che andò progredendo a segno che dopo di aver speso molto danaro in medici e medicine tutti attendevano una prossima catastrofe. I medici mi avevano abbandonato. In tale stato mi vennero amministrati gli ultimi Sacramenti, quando mi venne suggerito di fare un voto accompagnato da una novena alla prodigiosa Madonna di D. Bosco. Accolsi di buon grado il consiglio, ed ora son quattro mesi che ho lasciato il letto e posso già occuparmi alquanto. Oh quanto è buona Maria ! Adempio la promessa coll'inviare un'umile offerta.

Caxias (Brasile), aprile 19o5.

FERRONATO ANGELO

Coop. Salesiano.

Beato Gonçalves (CAxIAS, MARANHAo-BRASILE). - Sei anni or sono, proprio nel mese di gennaio venni colpita da un forte dolore di capo, il quale, a riprese, mi continuò fino all'anno scorso. In questo frattempo soffersi i più atroci dolori. Sperimentai quanto mi venne suggerito dall'arte, ma invano. Mio marito, cooperatore salesiano, leggendo nel Bollettino le diverse e strepitose grazie ottenute da Maria Ausiliatrice, mi esortò a fare un voto e una novena alla Vergine di Valdocco, e se prima temeva di rimaner solo nella cura di 4 figli, ora si unisce a me per ringraziare la Madonna e gridare : e Viva Maria Ausiliatrice ! »

Bento Gonçalves, gennaio 19o5.

REOLON ROSA

Cooperatrice Salesiana.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di sante Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per te altre Opere di D. Bosco, i seguenti .

A) - Acerno : Alfonso acc. Salvatore, 5 - Acireale: Pietrina Gressi 10 - Alassio: N. N. 2 - Alba: Nicolis Luigi - Albenga: T. D. 20 - Alice Castello (Novara): Massara Francesca 3 - Andrano: N. N. - Arenzano: R. A. D. - Ascoli Piceno: Signora Massei in Cantalamessa io ; id.: Anna Matricardi 2,50.

B) - Baldissero: Maria Sattegna Barano d'Ischia-Testaccio: Agnese Conte 5 - Bellinzagc. (Novara): Giuseppe Bovio 5 ; id.: Miglio Angeia 2,50 ; id.: Salsa Regina 1,50 - Bergamo: Mangili Batt.stina 5 - Berzano di S. Pietro: Garino Margherita 5 - Bologna : Anna Friselli in Ranuzzi Borgomanero: Coniugi Giromini 20 - Borno (Brescia): Miorin Bartolo - Breganze: Grazioli Nello 14 - Briosco: Grasso Catterina - Bussoleno: Elisa Pareto i - Buriasco: Angela Appendino - Buttigliera d'Asti: N. N.; id.: G. M.

C) - Cagliari: N. N. 5; id.: N. N. o,5o - Calascibetta (Caltanisetta): Carmen Montagna Tito 2 - Calcinato (Brescia): Sac. Vincenzo Bertini io - Camagna Monferrato: Giovannetta Barbieri ved. Righetti - - Cambiano : Coniugi Bosio 7 - Canapomorone: Suor Innocenza N. N. 5 Capriglio d'Asti : A. V. - Caramagna: Marchisio Gerolamo - Carsi (Genova): Rossi Andrea 10 - Casal Monferrato: Boetti Carlo 8 - Caselle Torinese: Manfredi Pietro - Castellanza : Guzzetti Carolina 8 - Castellino Tanaro (Cuneo) : Tassino Francesco 8 - Cecalocco (Terni): Moretti Maria io, perchè i suoi terreni furono liberati dalla grandine - Ceggia (Venezia): Matilde Donelzeti io - Celle Bellino (Saluzzo): Ch_ Richard Giov. Antonio io - Chioggia (Venezia): una pia persona 5 - Cigliano Vercellese: Margherita Burno - Ciriè (Lanzo): Picatti Beatrice - Coassolo : Domenica Ferrando 2 - Cornegliano d'Alba: Battaglino Orsolina - Cortelà di Vo (Este): Toniolo Maria 2 - Costigliole Saluzzo: Carlo Verrua capitano contabile - Cremona: Ernesta Musoni Maglia 20, per due grazie, di cui una ricevuta il 24 maggio - Cusino (Como): Una pia persona i.

D) - Dolo di Venezia: Meneghello Giuseppe - Dozio (Valtellina): Moresi Romiglia 1,90.

E) - Ernesto Alves (Stato di Rio Grande do Sul, Brasile): Minozzo Giovannei padre e figlio 20.

F) - Forlì: C. Giuseppina 2 - Frinco d'Asti: Cappellino Andrea 6- Frosinone: Bice Nacco 5 - Frassino (Cuneo): Elena Chioppreddo 5.

G) - Genova: Giorgio Zunino, a nome di Aurelia Amata, sua consorte. - Grinzano di Cervere: N. N. 2 ; id.: Bedino Paola, cooperatrice Salesiana io.

H) - Hoboken Alabama (Stati Uniti N. A.): Aimone Prina Angelina 5 - Hyères: C. H.

I) - Isolabella (Torino): Bambaro Giovanna - Issogne (Aosta): Barrel Filippina 5.

J) - Jesi (Ancona): Sac. Antonio Sordo 5.

L) - La Loggia: Lupo Giustina - Lanzo: L. G. Catterina 2,50- Lawrence Mass (S. U. A.): Squatrito Agostina io -Lodignano (Arezzo): N. N. 2.Lu Monferrato): Capra Clotilde 1 - Luino (Como): Teresa Perucchetti Jardini - Lupia di Sandrigo (Vicenza): Vigolo Angelo, 3, per la guarigione del figlio.

M) - M*** (Canton Ticino): SI. G.. 20 - Malta Sliema: Serafino Maria Proverbio - Marcorengo: A. V. 5 - Mercenasco Canavese: Zenone Maddalena - Milano: Angelina D. Croce, a nome di una signorina - Mio glia (Genova): Patrone Maria 2 - Molare: Ester Accame Montarsolo 5 - Moncalievi-Frazione Rotta : Ferrero Lucia 7,50 - Mondoví-Breo: Regis Maria 5 - Montagnana:: Marco Realdoni 5 - Montanaro Canavese:: Frola Biagio ; id.: Rosina Fontana ved. Fiorio. 2 - Montecchio Maggiore: Adda Ersilia 2,50 - Mortara: Paolina Zorzoli i.

N) - Negrar: Fedrigo Leopoldo 5 - Nome (Pinerolo): C. C. - Novara: N. N. a mezzo dell'Arciprete di Trecate, rev.mo D. Quirico Travaini, manda una cospicua offerta in ringraziamento alla Madonna di D. Bosco per avere ottenuto la buona morte di persona carissima - Nizza Monferrato: Reggio Giovanni - Nus (Aosta): R. F. 5.

O)-Orbassano: T. G. - Ormea: N. N. i. - Orvieto: Erminia Cardinali Cerretti 5 - Orsara Bormida: Rizzo Catterina, 11 - Ossono: P. N. P.

P) - Padola: C. D. P. -- Pavia: Emilia Costa 2 - Perdoxius: Griva Teresa 5 ; id.: Achiland Delfina 1,50; id.: De Maria Daniele; id.: Dessi Giovanni i - Perosa Argentina: Mo Cesarina e Villani Maria 5 - Pozzuoli : N. N. 5.

R) - Racconigi: V. M. 5 - Randazzo: Giuffrè Luigina 2 - Rapallo (Genova): Angela Sacco Macchiavello 20 - Riva di Chieri: Tamagnone Stefano 8 - Rivalta: Ida Carignano ; id.: Piovano Pietro - Rivarolo Canavese: De Matteis Angela - Rodallo (Caluso):Zunino Marra 5 - Roburent (Cuneo) : Lorenza Sasso S.

S) - Salussola (Biella): Perino Don Giov. Giuseppe 5 - Saluzzo: D. Giacinto Galliano 10 - S. Bartolomeo: Carlo Austoni io - S. Pietro Incartano (Verona): Rossi Stella 2- S. Salvatore Monf. Rola Giovanna 5 - S. Vincent (Aosta) : Gorris Editta 5 - S. Vittoria d'Alba: Bruno Luigi - Sandigliano (Biella): Gariazzo Maria 10 - Santid: Salino Elisabetta - Scarnafigi: Tani Giuseppe 20Schiavoni (Vicenza): Stefani Bortolo 3 - Secondigliano: Pietro di Nocera dei SS. Cuori 20- Semino di Busalla: N. N. 100 - Sommariva Bosco: Garneri Antonictta, 5 - Stazzano: ch. Pietro Grossi - Stradella (Pavia): Albani Cucchi Maria i - Strona: Garlanda Giuseppina S.

T) - Tarsogno: Cardinali Luigi 5 - Temo: N. N. 10 ; id.: A. D. - Tonengo Canavese: N. N. 6 ; id.: N. N. 6 - Torbe di Prun (Verona): N. N. 3 - Torino: F. C. So, consolata la vigilia di M. SS. Ausiliatrice, dopo cinque mesi di pianto ; id.: Avio Giuseppina 2 ; id.: Quaglio Severina 20 ; id.: N. N. 5 ; id.: Chiantore Maria ; id.: Maria Elena D.; id.: C. G. io; id.: C. V. dama di M. A.; id.: Bagnara Petronilla ; id.: Francesco Gaza ; id.: N. N.; id.: N. N..; id.: N. N.; id.: Tasso Maria ; id.: Balbina Righetto ; id.: Mcrla Antonietta e famiglia ; id.: Pezzetti Margherita ; id.: Avv. Gallo Basteris ; id.: Rosso Francesco ; id.: Varallo Lucia Franco ; id.: L. D. M..; id.: Raveri Rosa 5 ; id.: Castaldi Angelina 2 ; id.: Taraglia Maria ; id.: Fenoglio Teresa ; id.: Contessa Clarina d'Agliano - Torre di Pordenone : Maria Gasparotto 5 - Tortona: Irene Vacchini Pisani 5 - Trapani : Catterina Padaro a nome della Signora Emilia Papalacqua i- Trecastagne (Catania): Turrisi Marietta, 2 - Tresivio (Sondrio): N. N. S. - Troina (Catania): Canonico Lo Giudice D. Silvestro S.

V) - Valfenera (Asti): L. G. 2- Valle S. Bartolonseo: Posino Catterina- Valletta-Malta: Leonello Ferreri 5 - Valtournanche (Aosta): Machet Battista 6 - Venezia: Savinelli Gisella 5 - Vicenza: Viccntini Maria 5 - Viedma (Patagonia): Un missionario Salesiano per varie grazie - Vigliano d'Asti: Martinetto Paolo fu Antonio 5 - Villafranca Piemonte: Martina Cristina - Villanova d'Asti: Pittarelli Secondo 3 - ; id.: Bianco Tommaso fu Vincenzo - Villanova Solaro: V. S. D. A. io - Vinovo Torinese : R. D. - Voghera La Superiora delle Madri Agostiniane io, a nome della signora T. A. - Volpiano: Zemos Filomena 2 Volvera: Martinengo Clotilde.

X) - N. N. coop. sales. So per le Missioni Salesiane di America - Giuseppina Vogliotti-Pagani - N. N. 1o- Bistolfi Filomena, 10.

Sacre funzioni nel Santuario di Valdocco.

7 luglio - Primo venerdì del mese - alle ore 5,3o messa con esposizione del SS. Sacramento e benedizione - alle 19.30 prima della benedizione, speciali preghiere.

9 luglio - Solennità del SS. Cuore di Gesù - Esposizione del SS. Sacramento dalle 5,30 del mattino alle 6 di sera - alle 5,30 e 7,30 messa della Comunione Generale; alle io messa solenne - alle ore 16,30 vespro, predica e benedizione.

NB. Gli alunni delle varie compagnie dell'Oratorio si succederanno a fare l'adorazione, ricordandosi in parlicotar maniera di tutti i benefattori.

24 luglio - Commemorazione mensile di Maria SS. Ausiliatrice - speciali funzioni alle 5,30, 7,30 e 19,30.

Notìzie compendiate

Il nuovo Delegato Apostolico del Messico.

6 giugno il nostro Oratorio di Valdocco aveva la fortuna di ospitare Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Giuseppe Ridolfi, Arcivescovo-Vescovo di Todi, chiamato dal Santo Padre all'ufficio di Delegato Apostolico al Messico.

L'accorta prudenza dell'esimio Prelato, la squisita cortesia dei suoi modi, l'indefessa suà operosità per cui in poco più di otto anni tanto bene ha saputo arrecare a tutta la sua diocesi, gli assicurano un esito felice e lusinghiero nella nuova delicatissima mansione. E noi, memori delle mille prove di affettuosa benevolenza ricevute, pubblicamente porgendo all' Eccellentissimo Delegato Apostolico l'espressione sentita della più viva esultanza, osiamo pure assicurarlo, che insieme colle nostre, l'accompagneranno sempre le preghiere dei Cooperatori.

Sua Eccellenza rimase fra noi fino al giorno 9, in cui ricorreva il 37° anniversario della consacrazione del Santuario di Maria SS. Ausiliatrice e in quella mattina celebrava appunto all'altar maggiore del Santuario. Il giorno antecedente si era recato a celebrare nel nostro seminario di Valsalice, presso la tomba di D. Bosco.

Rinnoviamo all'esimio Prelato i più devoti omaggi ed i più lieti auguri.

Dall' Italla.

CAMMARATA-Conferenza Salesiana. - Nella Chiesa di S. Domenica, ove si venera una bella statua della SS. Vergine Ausiliatrice, a cura del solerte Direttore locale Sac. Salvatore La Corte, nelle ore pomeridiane del 4 aprile u. s. ebbe luogo la prima Conferenza annuale prescritta dal Regolamento.

La conferenza fu tenuta dal quaresimalista Sacerdote Carmelo Chiarenza, il quale fu ascoltatissimo dal numerosissimo uditorio composto dai Cooperatori e Cooperatrici di Cammarata e del vicino S. Giovanni Gemini premurosamente intervenuti, ai quali dimostrò con parola facile ed elegante i primordi e lo sviluppo dell'Opera di Don Bosco, i doveri inerenti ai Cooperatori, e l'eccellenza del culto a Colei, che a buon diritto è chiamata Auxilium Christianorum. Conchiuse con un caloroso appello ai presenti, perchè siano sempre larghi di soccorso e di aiuto verso le Opere Salesiane. Il Clero con a capo i RR. Arcipreti di Cammarata e S. Giovanni Gemini era largamente rappresentato come pure il ceto signorile dei due paesi. L'Opera Salesiana, che tante simpatie già godeva in Cammarata e dintorni, dopo l'efficace parola dell'ottimo oratore, speriamo abbia guadagnato nuovi ammiratori ed amici. Nella medesima circostanza venne esposta alla venerazione dei fedeli, dopo la benedizione di rito, una bella immagine del glorioso Patrono della Famiglia Salesiana.

FOSSANO - La distribuzione dei premi agli alunni dei Collegio D. Bosco ed a quelli dell'Oratorio Festivo, segnalatisi nello studio della religione si svolse nel teatrino dell'Oratorio stesso, e sarebbe riuscita lieta e solenne, se la morte, avvenuta poche ore innanzi, dell'egregio avvocato Gamba, non l'avesse velata di mestizia e non avesse anche impedito al desideratissimo Mons. Vescovo di prendervi parte.

Prestava gentilmente servizio di concerto un nucleo di ventiquattro musicanti del reggimento, concessi per benignità esimia del Comandante, i quali, sotto l'abile direzione del furiere di musica Valenti, colla perfezione loro propria eseguirono vari pezzi scelti, ed una nuova ed originale composizione dello stesso maestro dirigente. Gli alunni declamarono abilmente prose e poesie, e il Prof. Bertini direttore del Regio Ginnasio, facendo eco al direttore dell'istituto che disse il discorso di circostanza, inneggiava ai meriti di una vera e completa educazione. Fatta la distribuzione dei premi, il sig. Ravera, che era presente in qualità di sindaco, poneva fine al trattenimento con opportune parole.

MACERATA. - Fiera di beneficenza. - Imponente davvero, per il concorso di gentili persone e per il numero degli oggetti esposti, è riuscita la fiera di beneficenza a favore dell'Oratorio festivo tenutasi la domenica 4 giugno, sotto il portico del locale Istituto Salesiano elegantemente addobbato per l'occasione.

Vanno di ciò tributate lodi a tutte quelle buone persone che, secondando il generoso impulso del loro cuore per ogni opera buona, si degnarono inviar doni ; in modo speciale poi sono degne di encomio e di riconoscenza le Nobil Donne : contessa e contessina Tommasini-Barbarossa, contessa Zorli, marchesa Ciccolini-Ritzu, contessa e contessina Fiori-Aghemo, contessa Stelluti-Scala, signora e signorina Brancati, signora e signorina Pascucci: le quali con zelo pari alla bontà dell'opera si interessarono per la buona riuscita della fiera.

MILANO. - Alle Scuole Professionali dell'Istituto Salesiano di Via Copernico, veniva assegnata nel maggio u. s. una medaglia d'oro dalla Camera di Commercio di Milano, in omaggio non solo allo scopo caritatevole dell'istituto, ma anche all'ottimo suo indirizzo artistico e professionale. Contemporaneamente venivano messe a disposizione del direttore dell'istituto, D. Lorenzo Saluzzo, quattro medaglie d'argento per quegli allievi che si segnalarono nell'ultima esposizione dei lavori.

Ecco il documento

Mi dico lieto ed onorato di comunicarle che con deliberazione del 12 corrente questa Camera ha assegnato una medaglia d'oro a favore di codesto onorevole Istituto in omaggio all'azione provvida ch'esso compie non solo come fondazione di pura beneficenza ma ancora e più come centro cospicuo di insegnamento professionale d'arti e mestieri.

Ha voluto inoltre la Camera mettere a disposizione della S. V Reverendissima, quattro medaglie d'argento per quegli allievi dell'Istituto che si segnalarono nell'ultima esposizione di lavori.

Gradisca, reverendo Sig. Direttore, distinti ossequi.

Il Presidente: A. SALMOIRAGHI.

E lo scorso mese si diedero nell'Istituto solennemente gli esami professionali. In un'ampia sala elegantemente addobbata, facevano di sè bella mostra i lavori d'esame dei giovani artigiani. Un biglietto collocato sopra ogni lavoro indicava il nome dell'allievo che l'aveva eseguito, il corso che questi frequentava, e il tempo impiegato nell'eseguirlo. Varie commissioni composte dei migliori capi tecnici d'arti e mestieri di Milano esaminarono ogni singolo lavoro alla presenza dell'allievo, il quale doveva darne la relativa illustrazione.

- Nel medesimo Istituto si tenne brillantemente una Gara Calechistica. - Furono una quarantina i concorrenti, tutti artigiani, divisi in due partiti, che per circa tre ore si contesero il primato e dimostrarono ai numerosi intervenuti con quanta diligenza avessero studiato il catechismo. Interessante assai fu quando i superstiti, deposto il Catechismo,, aprirono, saremmo per dire, un vero fuoco di fila, incalzandosi a vicenda con domande e risposte fatte con tale precisione, da strappare al pubblico continui applausi. Superiori ad ogni lode si mostrarono in ultimo i giovani Forloni Federico allievo comporitore e Grassi Mario, allievo stampatore, i quali dopo un assai lungo ed accanito combattimento furono finalmente dalla Giuria proclamati invincibili e principi entrambi della gara. Il Grassi, essendo riuscito principe anche l'anno scorso, fu ben contento di cedere la corona di alloro al suo rivale Forloni, la quale veniva imposta da Mons. Francesco Balconi, arciprete del Duomo, in mezzo ai fragorosi battimani e al suono della banda. Gli altri due vincitori furono Tomasini Luigi, allievo sarto, e Pagani Giacomo, allievo legatore.

TREVI. - Una visita gradita. - Leggiamo nell'ottima Gazzetta di Foligno: « Accolto festosamente giungeva in Trevi la sera del 29 aprile u. s. S. E. R. Mons. Giovanni Cagliero, Arcivescovo di Sebaste.

» Erano ad ossequiarlo alla porta della città le principali autorità civili ed ecclesiastiche, i giovani del Convitto Lucarini, le scuole Municipali, nonchè un'eletta schiera di cittadini desiderosi di vedere per la prima volta l'intrepido Missionario Salesiano reduce dalla Patagonia dopo 3o anni di apostolato in quelle lontane regioni.

» E quando salutata dal concerto cittadino e dal suono festoso delle campane apparve la maestosa figura dell'Ecc.mo Arcivescovo, gli sguardi della moltitudine si posarono su quella faccia abbronzata, da cui traspariva una dolcezza ineffabile, una carità sconfinata. Chi può ridire le dolci emozioni che inondarono il nostro animo la mattina del 3o aprile, in quell'artistico e monumentale santuario della Madonna delle lagrime?

» Verso le 8, celebrò la messa della Comunione Generale S. E. Mons. Cagliero, il quale dopo poche ma affettuose parole, dispensava la S. Comunione ad uno stuolo di vispi giovanetti del Collegio Lucarini, che raggianti di fede e d'ancore si accostavano per la prima volta alla S. Mensa Eucaristica.

» Alla Messa solenne S. Ecc. volle assistere pontificalmente e recitò una bellissima Omelia eccitando tutti ad un amore sincero e cordiale verso la Vergine benedetta, aiuto potente dei Cristiani.

» Il vasto tempio era letteralmente gremito di fedeli; mai da alcuni anni in qua s'era visto tanto concorso di gente in quel Santuario.

» E la stessa frequenza, lo stesso concorso numeroso s'ebbe anche alla sera, quando dopo il canto delle Litanie Lauretane l'Ecc.mo Arcivescovo impartiva la trina benedizione.

Questo giorno resterà indelebile nella mente dei cittadini Trevani, che orgogliosi di ospitare l'illustre Prelato, andarono a gara per esternargli il loro tributo di omaggio e di venerazione ».

All'indomani gli alunni del Collegio Lucarini, con una cara e simpatica festa di famiglia, vollero anch'essi manifestare la loro riconoscenza per la graditissima visita.

NECROLOGIA

L'Em.mo Card. Andrea Aìutì.

LA mattina del 28 aprile, dopo penosissima agonia, spirava serenamente in Roma, sua patria, l'Em.mo Card. Andrea Aiuti, già nunzio a Lisbona.

La sua vita fu tutta a servizio della Santa Sede Apostolica.

Ordinato sacerdote, fu nominato Aggiunto alla Congregazione del Concilio. In seguito fu inviato a Rio Janeiro quale segretario d'Internunziatura e poi come Incaricato d'affari. Nel 1886 accompagnò in qualità di segretario Mons. Agliardi, ora Eminentissimo Vice-Cancelliere di S. R. C., quando questi venne inviato Delegato Apostolico nelle Indie, con lo scopo di ricostituirvi la gerarchia cattolica. Richiamato l'Agliardi in Europa, Mons. Aiuti venne nominato suo successore e il 31 marzo 1887 fu preconizzato Arciv. titolare di Acrida, titolo che poi lasciò per quello di Damiata.

Richiamato in Roma nel 1891, fu Segretario di Propaganda per gli affari di rito orientale e cooperò al grande lavoro che preluse alla pubblicazione dell'Enciclica sull'unione delle Chiese.

Nel '93 andò Nunzio Apostolico a Monaco, e finalmente nel dicembre del '96 fu nominato Nunzio a Lisbona, ove volle dare all'opera nostra ripetuti segni di grande affetto e di speciale benevolenza.

L'Em.mo Aiuti era stato creato Cardinale nell'ultimo concistoro di Papa Leone XIII il 22 giugno 1903.

Un suffragio speciale per l'anima sua !

Mons. Gìov. Batt. Scalabrìnì Vescovo di Piacenza.

LA mattina del 2 giugno, mentre le campane di Cremona salutavano giocondamente il giorno, in cui s'iniziavano in quella diocesi i festeggiamenti per la messa d'oro di Mons. Bonomelli ; a Piacenza, Mons. Scalabrini, l'intimo amico dell'illustre Presule di Cremona, il suo compagno di lavoro a pro degli emigranti italiani all'estero, spirava nel bacio del Signore l'anima eletta, fra la costernazione di tutto un popolo.

Erano 29 anni dacchè Mons. Scalabrini tutto cuore e carità reggeva la Diocesi di Piacenza, educandola alle più elette virtù religiose e civili.

I Piacentini ricorderanno sempre la sua dottrina, il suo zelo, l'amor suo per le scienze e le arti, ma specialmente la sua incomparabile carità ; come l'Italia intera gli sarà sempre riconoscente per essersi egli fatto il padre, l'amico il conforto di tanti fratelli lontani.

Noi pure, memori della benevolenza che ebbe per l'Opera Salesiana, e dei preziosi incoraggiamenti di cui fu largo a molti dei nostri Istituti d'America, in occasione dell'ultimo suo viaggio in quel continente, ci prostriamo con dolore sulla sua tomba, ed invitiamo tutti i Cooperatori ad unirsi a noi nel suffragarne l'anima grande e nobilissima.

D. Andrea Trombìni.

IL 25 dello scorso maggio, nell'età di 83 anni, munito di tutti i conforti della nostra santa religione, e confortato dalla benedizione del Santo Padre e del Card. Ferrari, nella propria abitazione in Gallarate, dopo 6 mesi di malattia sopportata con singolare edificazione, si addormentava nella pace del Signore il Sacerdote Can. D. Andrea Trombini.

Fu una perdita dolorosa pel clero diocesano, che in lui aveva l'esempio delle virtù sacerdotali esercitate con modestia pari alla generosità. Non fu mai, se ben ricordiamo, in cura d'anime; si mantenne sempre a vita privata, ma quanto zelo sentisse egli per le anime, lo dicono le sue larghe munificenze a pro delle istituzioni volte alla educazione della gioventù.

A Gallarate, sua patria, avendo conosciuto che un'opera per le Orfanelle sarebbe stata utile e accetta, la fece tutta a sue spese, e vi prepose a dirigerla le RR. Canossiane, dotandola subito e largamente per l'avvenire. Qua e là per la Lombardia e 6specialmente a Milano diffuse le sue beneficenze.

Tardi assai conobbe l'opera di D. Bosco, e subito l'amò come un padre può amare la sua famiglia. Com'era provvidente l'opera sua. Un giorno venne all'Oratorio, e pioveva. Traversando il poggiuolo per andare nella camera di D. Bosco per presentarsi al signor D. Rua, dovette passare sotto alla pioggia. Gli bastò per pensare subito alla convenienza di provvedere una piccola tettoia di zinco. « Così, diceva quasi in aria di trionfo, se piove non mi bagnerò più, e se ci sarà il sole starò all'ombra ! » Noi non avevamo mai pensato a quella mancanza, ma subito approvammo il benefizio.

Aveva molti incomodi di salute, che sapeva eroicamente e santamente sopportare. Quando si tenne a Torino l'Esposizione d'Arte Sacra, egli tra altre cose aveva veduto un ascensore, ed avrebbe desiderato potercelo regalare per quanti, che, come lui, soffrivano a salire le scale. Ai superiori doleva quella spesa, e non sapevano come distogliere il pio donatore e pregarlo a volerla destinare ad altro. Ma poi trovando il prezzo superiore a quanto avrebbe pensato, lasciò cadere il progetto. « Tuttavia, disse, quanto io credeva di spendere per l'ascensore è vostro, ed in che lo posso impiegare?» Avevamo la scala principale, che aveva i gradini incomodi e pericolosi. Ci fu chi disse a D. Trombini : « Faccia una nuova scala ! Questa sarà più utile di tutti gli ascensori del mondo ! » Ed egli : «Si faccia la scala, che io la pagherò! » E ne sostenne la maggior parte della spesa.

Un giorno andò a visitare la nostra colonia di S. Antonio ad Ivrea. Dopo di aver percorso quelle immense creste di pietre, che si andavano man mano tramutando in serene aiuole e fruttiferi vigneti, esclamò : e Ma voi avreste bisogno di aver anche quel terreno là » e lo segnava.

« E come si fa a comprarlo senza danaro ? »

« Lo comprerò io, e ve lo regalerò ».

E come disse, così fece.

A Foglizzo, poco dopo la benedizione di quella chiesa, lo pregarono di dotarla di un piccolo organo. « Lasciate fare » rispose. Calcolò la spesa, e promettendo che ne avrebbe sostenuta la maggior parte, lasciò che si facesse a gloria di Dio ed a miglior agio di quei chierici.

Ma quando i Salesiani posero la sede in Milano, allora il suo affetto speciale lo indirizzava a quella casa, e specialmente alla costruzione della Chiesa di S. Agostino.

Fu l'uomo della carità, ma fatta secondo prudenza e con rettitudine. Era tutto felice, quando sentiva che l'opera sua otteneva felici risultati. Avendo un giorno saputo che un ricoverato a Milano, scrivendo alla mamma, diceva tra le altre cose: « Se adesso mi trovo più buono, sapete a chi lo devo ; se un giorno non vi farò più piangere, e se già oravi rallegro il cuore, sapete a chi lo devo ; e questo vi scrivo, perchè siamo tutti riconoscenti al caro D. Andrea che fu per me e per voi l'angelo consolatore »; il buon Trombini versava lacrime di compiacenza, assicurando che così si sentiva sempre più animato a continuare nella sua vita di beneficenza. E continuò davvero sino alla morte.

Confortato dai sacramenti che la Chiesa tiene a beneficio dei moribondi, egli, già da molte malattie preparato al gran passo, consolato dalla dolce speranza di avere in questa vita rasciugate molte lacrime e sparso il balsamo della carità, cessava di vivere, in mezzo al compianto di tutti i buoni nella sua diletta Gallarate, addì 25 maggio di quest'anno 19o5.

Valgano le opere da lui compite in vita ad accelerare all'anima sua benedetta l'acquisto della beata eternità. Con grande affetto la raccomandiamo alle preghiere dei cooperatori.

Il Prev. Antonio Colli Direttore dei Cooperatori di Vigevano.

Venerdì 14 aprile, alle 10 di sera, dopo pochi minuti di placida agonia, rendeva l'anima a Dio il prev. D. Antonio Colli, in età di circa 69 anni. La morte, benchè improvvisa lo trovò preparato. Il buon prevosto, appena si accorse della sopravvenuta sospensione delle funzioni cardiache, si dichiarò subito pronto ai voleri di Dio, chiese i conforti religiosi, e raccomandandosi con grande fiducia alla clemenza di Gesù Crocifisso, di cui stringeva e baciava fervorosamente l'immagine, esalava sereno l'ultimo respiro.

Da molti anni era membro del Comitato diocesano ed ebbe per tutte le opere cattoliche, specie per la buona stampa, il più grande interesse.

Direttore diocesano dei nostri Cooperatori, ne favorì costantemente la Pia Unione, non solo col procurarle nuovi membri, ma anche col promuoverne le prescritte adunanze.

Fu pure oratore affettuoso e facondo, e cultore appassionato delle memorie patrie.

Noi preghiamo all'anima eletta del compianto prev. Colli la pace dei giusti, certi di avere a compagni in questo doveroso tributo tutti i cooperatori della diocesi di Vigevano.

La sig.ra Collina Pratolongo Ponta.

Il 24 marzo, in Varenna presso Pegli, spirava santamente la pia e zelante signora Tullina Pratolongo Ponta.

Ottima madre educò i figli a sani principii ; e pia e benefica sparse di buone opere tutta la sua vita ; talchè di lei si potrebbe ripetere l'elogio che della donna forte fa la Santa Scrittura.

Le condoglianze più vive ai suoi congiunti ; ai nostri cooperatori l'invito d'una fervida prece per la zelante cooperatrice estinta.

Costretti, per mancanza di spazio, a rinviare altri cenni necrologici, ci daremo premura di Pubblicarli nel Prossimo numero, insieme coll'Elenco dei Cooperatori defunti.