BS 1900s|1909|Bollettino Salesiano Aprile 1909

ANNO XXXIII - N. 4.   Torino, Via Cottolengo 32.   APRILE 1909.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONI DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: Per il mese di Maria Ausiliatrice . 97

Il sistema educativo di D. Bosco: III) Il sistema preventivo in pratica: § I. Norme generali. § II. Rilievi particolari. § III. Mezzi speciali    99

TRA I FIGLI DEL POPOLO: Cronaca degli Oratori Festivi: Italia, Firenze, Roma, Aracajú, Callao, Sucre - Altre notizie    1o8

Tesoro spirituale   .   . 11o

DALLE MISSIONI : Equatore: Per la civilizzazione dei Jivaros - India: Un'altra casa salesiana - Patagonia Centrale: La Missione Salesiana del Chubut   .   . . .   111

IL CULTO DI MARIA SS. AUSiLIATRICE: Pellegrinaggio spirituale - Grazie e graziati   . 120 NOTIZIE VARIE: Omaggi a D. Bosco - In Italia: Catania, Pavia- All'Estero: Sarrià - Barcellona, Vianna do Castello, Brasile del Nord, Montevideo, Cuzco, Lima    125

Necrologio e Cooperatori defunti    126 Agli artisti . .

Per il mese dì Marìa Ausìliatrice.

PER la Famiglia Salesiana il più caro fra i mesi, perchè il più ricco di santa letizia, è quello che comincia il 23 aprile in preparazione alla solennità di Maria Ausiliatrice; ed eccoci al ritorno di quel mese santo e benedetto. Ancor pochi giorni e ci sarà dato nuovamente di mostrare tutto il nostro affetto a Colei che è Madre, Regina e Patrona nostra, col vestirne a festa gli altari, prostrarci affettuosamente innanzi le sue dolci immagini, cantarne ogni giorno le lodi ed implorarne l'infallibile aiuto.

L'aiuto di Maria!... Un giorno, trovandosi Ella sui monti della Giudea, in un sublime rapimento dell'anima , esclamava : - Tutte le generazioni mi chiameranno beata!

Perchè ?

Quella parola - spiega D. Bosco - non abbracciava solo tutti gli uomini che vivevano a quel tempo, ma quelli ancora che sarebbero venuti dopo, sino alla fine del mondo. Ora affinchè la gloria di Leì potesse estendersi a tutte le generazioni e queste avessero a chiamarla beata, bisognava che qualche benefizio straordinario e perenne venisse da Maria a tutte le generazioni, per modo che, essendo perpetuo in esse il motivo di loro gratitudine, fosse ragionevole la perpetuità della lode. Or questo benefizio continuo e mirabile non può esser altro che l'aiuto che Maria presta agli uomini ; aiuto che doveva abbracciare tutti i tempi, estendersi a tutti i luoghi, ad ogni genere di persone (1).

Ella infatti dall'altissimo suo seggio di gloria va ripetendo a tutti i cristiani

- Io abito il più alto trono di gloria per arricchire di benedizioni quelli che mi amano e per colmare i loro tesori di favori celesti (1). Per questo, fin dalla sua gloriosa Assunzione in cielo, cominciò il costante e non mai interrotto concorso de' cristiani a Maria; ne mai si udì, dice S. Bernardo, che alcuno abbia con fiducia a Lei ricorso e non sia stato esaudito. Ecco perchè ogni secolo, ogni anno, ogni giorno e, si può dire, ogni momento, è segnalato nella storia da qualche gran favore concesso da Maria a chi L'ha invocata con fede ; ecco pur la ragione per cui ogni regno, ogni città, ogni paese, ogni famiglia, ha una chiesa, una cappella, un altare, un'immagine, un dipinto o qualche segno, che ricorda una grazia concessa a chi fece a Lei ricorso nelle necessità della vita (2).

Anche il titolo di Auxilium Christianorum attribuito all'augusta Madre del Salvatore non è cosa nuova nella Chiesa di Gesù Cristo. Negli stessi libri santi dell'antico testamento Maria è chiamata Regina che sta alla destra del suo divin Figliuolo, vestita in oro e circondata di varietà (3). Or questo manto indorato e ornato di varietà come da altrettante gemme e diamanti, adombra i titoli, con cui si suol chiamare Maria. Quando pertanto diciamo la Santa Vergine Aiuto dei Cristiani, non facciam altro che nominar un titolo speciale, che a Maria conviene come diamante sopra i suoi abili indorati, e in questo senso Ella fu salutata Aiuto dei Cristiani fino dai primi tempi del Cristianesimo (4).

Infatti ogni qual volta noi imploriamo la sua bontà, ogni volta che Le diciamo ora pro nobis « prega per noi!» noi confessiamo che abbiamo bisogno del suo aiuto e riconosciamo che Ella ce lo può dare opportuno, universale, illimitato. Nè potrebbe essere altrimenti non ha Ella in mano l'onnipotenza e le infinite ricchezze delle divine misericordie per venire in nostro soccorso? non è Ella la più dolce, la più generosa, la più tenera di tutte le creature? non ha Ella un amore particolare per tutti i Cristiani , che sono i figli suoi, adottati da lei sul Calvario? Oh! beati quelli che l'amano e confidano nella sua bontà; Maria sarà il loro aiuto in vita e in morte, ed essi aiutati da Lei, protetti da Lei, di che avranno a temere?

Animiamoci adunque, o Cooperatori carissimi, a celebrare con santo trasporto il dolcissimo mese che ci prepara alla solennità che la Chiesa dedica espressamente ad onore di Lei come ad Aiuto dei Cristiani.

Ricordiamoci però, che il bisogno d'invocare Maria oggi non è più soltanto particolare, ma è divenuto generale, giacchè non son più solamente tiepidi da infervorare, peccatori da convertire, innocenti da conservare. Oggi è tutta la Chiesa Cattolica che è assalita; è assalita nelle sue funzioni, nelle sacre sue istituzioni, nel suo capo, nella sua dottrina, nella sua disciplina; è assalita insomma come Chiesa Cattolica, come centro della verità, come maestra di tutti i fedeli (1). Preghiamo quindi per le speciali nostre necessità e con fraterno affetto avvaloriamo coll'appoggio delle nostre preghiere le suppliche che durante questo mese saranno rivolte da tanti divoti a Maria Ausiliatrice ; ma deh ! non dimentichiamoci, o cari Cooperatori e zelanti Cooperatrici, neppur un sol giorno, di raccomandare a così potente Regina tutte le intenzioni sante del Romano Pontefice ed i bisogni di tutta quanta la Chiesa.

(1) Bosco: Meraviglie della Madre di Dio invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice ; Torino 1868, p. 27

(1) Ego in altissimis habito ut ditem diligentes me et thesauros eorum repleam.

(2) Bosco: opera citata, pag. 86.

(3) Adstítit Regina a dextris tuis in vestito deaurato, circumdata varietate: salmo 44.

(4) Bosco: opera citata; nella prefazione.

(1) Bosco, ivi.

Nuove postille al decreto della S. Congregazione dei Riti per l'introduzione della Causa di D. Bosco.

Il Sistema educativo di D. Bosco

Nell' educare la gioventù GIOVANNI Bosco tenendo presente la divina sentenza : Il principio della sapienza è il santo timor di Dio, seguì un sistema di preveniente industria, vigilanza e carità.

III (1).

Il Sistema preventivo in pratica.

DON Bosco interrogato più volte qual fosse il sistema che seguiva nel guidare così felicemente i giovani per la via della virtù, rispondeva:

- Il sistema preventivo, la carità!

Pressato a dare maggiori spiegazioni e a suggerire i mezzi che si avessero ad adoperare per far trionfare la carità, una volta rispose

- Il santo timor di Dio infuso nei cuori!...

« Ma il santo timor di Dio non è che il principio della sapienza - gli scriveva il Rettore del Seminario di Montpellier nel 1886 - favorisca spiegarmi il suo segreto, perchè io possa giovarmene pel bene dei miei seminaristi ».

Leggendo questa lettera ai membri principali della sua Pia Società, Don Bosco umilmente dichiarava

- Il mio sistema si vuole che io esponga! Ma se neppur io lo so! Sono sempre andato avanti come il Signore mi ispirava e le circostanze esigevano.

In queste parole è svelato in parte il segreto delle meravigliose conquiste educative di D. Bosco: a noi sembra che esse devono riferirsi specialmente a due fonti: ad una speciale assistenza di Dio su lui, e ad una sete insaziabile che egli ebbe pel bene della gioventù!

Ma come enumerare le sue tante industrie per ritrarre meno imperfettamente la pratica di questo suo sistema di carità e di timor di Dio?

§ I. -- NORME GENERALI. « I giovani ci vengono affidali da Dio! »

È da notar anzitutto che D. Bosco vedeva nei giovani un prezioso deposito, e che parlando di loro soleva dire pieno di santa allegrezza: - Dio ci ha mandato, Dio ci manda, Dio ci manderà molti giovani... Teniamone conto! Oh quanti altri giovani ci manderà il Signore in avvenire, se sapremo corrispondere con sollecitudine alle sue grazie. Non risparmiamo adunque sacrifizi per educarli e salvarli! - Ecco la radice dell'amore e di tutte le cure sante che D. Bosco ebbe per i giovani.

Quindi la salvezza dell'anima! era la prima parola che sentiva ogni giovane che entrava nell'Oratorio e l'ultima che risuonava al suo orecchio allorché ne usciva.

- Voglio che tu sia un mio grande amico! Sai che cosa vuol dire essere amico di D. Bosco? Che mi aiuti a salvare l'anima tua! Se ti farai buono, saremo amici... Pensa, il Signore ti ha mandato qui, perché tu divenissi virtuoso... La Madonna aspetta che le regali il tuo cuore... Il Signore vuol fare di te un S. Luigi!...

Così fin dal primo incontro si conquistava il cuore dei giovani. « Amante ed espansivo - scrive il teol. Can. Giacinto Ballesio nella sua Vita intima di D. Giovanni Bosco - schivava nel suo governo con noi il formalismo artificiale e il rigorismo che pone come un abisso tra chi comanda ed obbedisce; ed esercitava l'autorità, ispirando rispetto, confidenza ed amore. E le anime nostre gli si aprivano con intimo, giocondo e totale abbandono. Tutti volevamo confessarci da lui, che a questa santa e ad un tempo dura fatica consacrava da sedici a venti ore per settimana e ciò con tutto il suo da fare e per tanti anni! Sistema questo direi più unico che raro tra superiore e dipendenti; sistema dei santi (e sol di questi) che dà agio a conoscere l'indole e saviamente piegarla e sprigionarne le recondite energie ».

E qui non è il caso d'insistere sulla parte che avevano le pratiche di pietà nel sistema educativo di D. Bosco; basta rileggere quello che egli stesso ne scrisse.

Consigli che dava ai collaboratori.

Ma oltre i Sacramenti e le pratiche di pietà, egli usava altri mezzi, diremmo razionali, per ottenere il profitto dei giovani, suggeriti dallo studio continuo sull'indole loro, nonchè dal suo ingegno e dalla sua lunga esperienza.

Ai maestri diceva: - Siate i primi a trovarvi nella scuola e gli ultimi ad uscirne. Prendetevi particolar cura di quelli che sono più indietro nella classe...

Agli assistenti, o prefetti di disciplina, inculcava - Sorvegliate continuamente i giovani in qualunque luogo si trovino, mettendoli quasi nell'impossibilità di far mancanze, specialmente alla sera dopo cena, per prevenire ed impedire anche il minimo disordine.

A tutti poi raccomandava: - Non battete mai i ragazzi per nessun motivo... Non si tolleri nè l'immoralità, nè la bestemmia, nè il furto, ma trattandosi di mancanze leggere sappiasi considerare il poco giudizio dell'età infantile... Quando siete adirati od agitati astenetevi dal fare correzioni, affin chè i giovani non credano che si agisca per passione, ed aspettate anche qualche giorno, finchè non sia spento ogni sdegno e collera o passata quella violenta impressione... Così quando si deve fare qualche correzione, riprensione od osservazione ad un giovane, si procuri di prenderlo sempre in disparte, e non mai nel tempo in cui si trova agitato e adirato: si aspetti che anch'egli sia calmo e tranquillo; allora lo si avvisi e lo si lasci sempre con qualche buona parola.

E aggiungeva: - Quando un allievo si dimostra pentito di un fallo commesso siate facili a perdonargli, e perdonate di cuore. Dimenticate tutto in questo caso... Nessuno poi, mai e poi mai, dica ad un ragazzo o ad altri che abbia disubbidito, detto qualche parola insolente, o mancato in altra maniera di rispetto: Me la pagherai! Questo linguaggio non è da cristiano... Nè si diano gravi castighi per cose leggere, perchè un alunno, che si crede castigato a torto, ne conserverà in cuore la memoria e talvolta anche il desiderio di vendetta, e non potendo vendicarsi imprecherà a quel maestro o quell'assistente. Si hanno degli esempi di simili odii inveterati che fanno spavento... Quando si è costretti ad infliggere qualche castigo ad un ragazzo, si procuri di prenderlo in disparte, di fargli riconoscere il suo torto, e nello stesso tempo fargli intendere il vero dispiacere che si prova nel doverlo punire... Nè s'impongano mai castighi generali ad una classe, ad una camerata, ma si procuri di scoprire gli autori del disordine e, se fa d'uopo, si allontanino dalla casa; e si separi la causa dei buoni da quella dei cattivi, i quali son sempre pochi, acciocchè per questi pochi non abbiano a soffrirne i molti. Nello stesso tempo si dica ai colpevoli, che hanno buona volontà, qualche parola d'incoraggiamento, lasciando sempre luogo alla resipiscenza, perchè si rimettano sulla buona strada.

Due norme di grande sapienza dava anche Don Bosco ai suoi collaboratori per scoprire e allontanare certi allievi

- Per conoscere moralmente i giovani pericolosi, fin dal principio dell'anno io li distinguo in due classi. I cattivi, corrotti di costumi, e quelli che abitualmente si sottraggono all'osservanza delle regole. E primieramente in quanto ai cattivi dirò una cosa che sembra impossibile, ma pure è così come io affermo. Fra cinquecento alunni in un collegio supponiamo vi sia un solo guasto di costumi. Ecco entrare un nuovo accettato, egli pure infetto dal vizio. Questi due sono di paesi, di provincie, anzi di stati diversi: di classe, di camerata distinte; non si sono mai conosciuti, mai visti; eppure al secondo giorno di collegio, e talvolta anche dopo poche ore, voi li scorgete insieme nel tempo della ricreazione. Sembra che un malefico istinto li spinga ad indovinare chi è tinto dalla stessa loro pece, e che una calamita del demonio li attiri a stringere amicizia. Il dimmi con chi pratichi e ti dirò chi sei è un mezzo facilissimo per scoprire le pecore rognose prima ancora che diventino lupi.

» Un'altra classe di allievi non si deve tenere in casa. Quando avete qualche giovanetto che pare buono, ma è spensierato, si assenta facilmente dai luoghi ove lo vuole la regola, e lo trovate spesse volte solo negli angoli del cortile, su per le scale, sui balconi, nei ripostigli, insomma nei luoghi nascosti all'occhio del Superiore, temete sempre. Non lasciatevi illudere da apparenza di timidezza, di naturale solitario, di leggerezza o di ingenuità. Costui, o sa fingere bene, o incontrerà immancabilmente chi lo guasterà. Ritenete che questi individui sono pericolosissimi.

Come s'informasse minutamente della condotta di tutti gli alunni.

Ma D. Bosco non si contentava di dare norme agli altri; il lavoro principale per la conservazione dell'ordine in casa lo riserbava a sè. Facevasi consegnare dagli assistenti e dai maestri la lista dei voti settimanali e mensili di ciascun alunno, sia di studio e lavoro, come di condotta. Tante erano le liste quanti i maestri, compresi quelli delle scuole serali, i capi di camerata, quelli di ogni laboratorio. Ogni lista era firmata da colui che doveva presentarla ed in margine aveva sempre qualche osservazione.

Oltre il registro ufficiale della condotta, egli poi ne teneva uno particolare con tutti i nomi dei giovani, dove ogni volta che udiva qualche rapporto disonorevole, qualche mancanza leggiera ma di quelle che fanno stare all'erta un uomo prudente, qualche serio sospetto sulla condotta di un alunno, a fianco del nome egli poneva uno dei segni convenzionali che esso solo intendeva e che specificavano la qualità del male imputato. Talora, in un mese, un nome solo poteva portare dieci o quindici segni, che forse indicavano tutti la stessa cosa. D. Bosco di quando in quando dava una lettura a questo registro. Su cento giovani, novanta non avevano nessun segno, ma dieci o dodici portavano il loro nome segnato più volte ; ed egli volgeva tutte le cure a questi ultimi, indagava più minutamente la loro condotta, ponevali sotto sorveglianza speciale, osservava quali compagni frequentassero, facevali interrogare, e li interrogava egli stesso, e ben difficilmente le sue cure pazienti rimanevano senza risultato.

§ II. - RILIEVI PARTICOLARI.

Ma « la carità suggeriva a D. Bosco tante sante industrie per guadagnare anime a Dio, che dire di tutte e della pazienza da lui adoperata sarebbe oltremodo difficile. Elleno furono tante, e tanto degne da superare ogni elogio ». Così solennemente affermava Mons. Bertagna; e noi alle già accennate altre ne possiamo aggiungere, che i lettori apprenderanno con piacere ed ammirazione.

Voleva che i giovani si divertissero.

Prima industria era mettere in atto la sua divisa: Servite Domino in laetitia. Timore di Dio, lavoro e studio indefesso, e sopratutto, come corona, la santa allegria; ecco la vita dell'Oratorio. Questo mirabile insieme rendeva il vivere dei giovani in Valdocco giocondo, entusiasta e per la quasi totalità ineffabilmente soave. Chi ha non visto, difficilmente si fa un'idea del chiasso, dell'ingenua spensieratezza, dei giuochi, della gioia di quelle ricreazioni. Il cortile era battuto palmo a palmo nelle corse sfrenate. D. Bosco, che era l'anima di tutti quei divertimenti da lui voluti e promossi, ne godeva con immenso piacere ; e i giovanetti che sapevano come tutte le volte che egli poteva prendesse parte alle loro ricreazioni e conversazioni, tratto tratto alzavano gli occhi alla camera del buon padre. Allorché egli compariva sul poggiuolo, levavasi da ogni parte un grido di contentezza, e buon numero di giovani gli correva incontro ai piedi della scala a riceverlo e baciargli la mano.

Pochi, noi crediamo, ci furono al mondo che a questo modo attraessero i fanciulli a sè e che sapessero giovarsi di questa affezione pel loro bene. Don Bosco in mezzo ai suoi figliuoli era l'amabilità stessa in persona. Mons. Cagliero, i chierici e gli stessi giovani dicevano di lui: Apparuit benignitas Salvatoris nostri!

Or all'uno or all'altro egli faceva sempre conoscere che aveva a cuore tutto ciò che poteva interessarlo. Gli chiedeva notizie dei suoi genitori e della sua famiglia, del parroco, del maestro comunale e di quei suoi conterranei che avesse conosciuti; gli diceva che scrivendo a casa salutasse a suo nome questo e quell'altro e specialmente il padre e la madre; gli narrava qualche fatto più memorabile del suo paese, perchè egli sapeva a memoria gli avvenimenti che riguardavano molte città, e i villaggi degli Stati Sardi; gli parlava della chiesa parrocchiale, del campanile, di tutto ciò insomma che può essere amato da un giovanetto, il quale brillava di gioia a questi ricordi, ed era riconoscente a quell'amorevolezza paterna.

Erano però brevissimi questi discorsi, allorché scendeva in ricreazione, sia perchè prevedeva che non tutti si sarebbero rassegnati a star fermi per ascoltarlo, sia perchè godeva vederli in movimento.

Oh ! no, non amava vedere i suoi giovani occupati in giuochi che richiedessero troppa tensione di mente, e vietava che si mettessero nei cortili panche per sedere. Così non approvava le carte, la dama, la tela, gli scacchi, dicendo

- La mente ha bisogno del suo riposo.

Anzi da savio educatore prevenivali, invitandoli a giuochi che esercitavano le forze fisiche. Ed egli stesso associavasi ai loro divertimenti e talora li sfidava alla corsa.

Alcune volte li invitava al giuoco della barrarotta ed egli si faceva tirare tra le file di una squadra, quando vedeva nella schiera avversaria un giuocatore che da lungo tempo teneva una condotta equivoca e si studiava di star lontano da lui per non essere ammonito. Incominciava il giuoco e quando era bene avviato e massima la confusione di quelli che correvano, il buon padre, adocchiata la preda, usciva a tempo dalla trincea, e schivando ogni intoppo, lo prendea e, mentre tutti gridavano: Prigioniero, prigioniero! egli dicevagli scherzando una di quelle parole che legavano i cuori.

Se non sentivasi in forza per questo esercizio, disponeva i giovani in fila a due a due, mettevasi in testa della schiera e poi in marcia e avanti. Spesso intonava uno stornello piemontese, che i giovani ripetevano centinaia di volte, andando con passo cadenzato, battendo le mani e i piedi con tale fracasso sotto i portici da farne tremare la terra. Ora si usciva all'aperto, ora si rientrava tra le arcate; ora si piegava a destra, ora a sinistra; ora si montava le scale da un lato, si passava per un corridoio, si discendeva per un'altra scala, sempre battendo le mani e levando la voce, secondo l'esempio che dava loro D. Bosco, per cui, stanchi ma lieti, sentivano con rincrescimento il suono del campanello che li chiamava alle proprie occupazioni. Questa passeggiata teneva luogo di una pattuglia in perlustrazione.

Come conversasse coi giovani.

Non sempre D. Bosco giuocava, ma sempre era in mezzo ai giovani e non taceva mai; e non si può dire quanto fosse piacevole la sua conversazione, ricca di frasi, piene di spirito e di amene narrazioni. Quanta carità traspariva dalle parole che rivolgeva a questo o a quello dei giovani nei quali s'imbatteva o che lo circondavano!

- Sta allegro! - incominciava a dire D. Bosco ad alcuno che gli si fosse presentato mesto e fosco in viso. E queste due parole pronunciate da lui producevano un tragico effetto, dissipando la tristezza, sicché il giovane sentivasi pronto e volenteroso al dovere.

- Come stai di sanità? - chiedeva ad altri e, se faceva d'uopo, s'informava che non avesse a patire per mancanza di qualche cosa. Nella stagione invernale sembrandogli che un giovanetto patisse il freddo, colle dita tastava le sue braccia per riconoscere se avesse indosso una maglia di lana sufficiente e gli diceva: - Ma tu non sei vestito abbastanza! E sul letto hai coperte che ti tengano al caldo? - E lo mandava al guardarobiere perchè lo provvedesse di tutto il necessario. Così faceva con quanti incontrava, allorché parevagli che soffrissero, anche con quelli ai quali avrebbero dovuto provvedere i parenti.

A chi sapeva trovarsi in qualche difficoltà, ripeteva: - Niente ti turbi !

Ad un altro che mal volentieri sopportava le molestie arrecategli da certi compagni: - Vince in bono malum... Alter alterius onera portate.

Ad un terzo: - Ricorda i tre S.

- E che cosa sono i tre S ?

- Sanità, studio o sapienza, e santità.

A chi avesse veduto dissipato in chiesa in tempo di predica : - Dimmi, chiedeva, tu hai male ai denti, poveretto?

- Io no!

- Ah mi sembraval... E gli spiegava come egli non aveva certo gustato la parola di Dio, per cui non poteva trarne frutto.

Un motto che aveva molto famigliare era questo:

- Quand'è che ti metti a far miracoli?

E queste frasi ordinariamente le dirigeva all'im-

provviso a taluno che stava pensoso, o pareva badasse distratto ad altro, ovvero parlava sommesso al compagno nel crocchio che lo circondava.

Talora indirizzava un avviso ad un giovanetto e poi, volgendosi improvvisamente ad un altro, esclamava: - Hai capito?

Accadeva che qualcuno si avvicinasse a baciargli la mano ed esso, stringendo quella del giovane e rattenendolo, dicevagli: -Va' a fare una buona ricreazione. - E continuava a parlare coi circostanti; finchè rivolgendosi di nuovo verso il piccolo prigioniero: -Va' dunque; gli ripeteva; che cosa fai qui?

- Ma se non mi lascia andare!

D. Bosco sorrideva, continuava a tenerlo e a parlare; e di nuovo: -Ma va', va'; sei ancor qui?

Il giovane sorrideva egli pure, e allora D. Bosco lasciavalo in libertà perchè corresse e saltasse. Usava questi tratti specialmente con quelli che sembrava avessero l'animo alquanto alienato da lui.

E tutte queste sue industrie finivano generalmente con una parola confidenziale che gli alunni appellavano: La parola nell'orecchio. Che cos'era questa parola?

La parola nell'orecchio !

Era come l'eco della parola di Dio: « viva, efficace e più affilata di qualunque spada a due tagli; e che s'interna sino alla divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture eziandio e delle midolle, e che discerne ancora i pensieri e le intenzioni del cuore ». (Hebr. IV. 12.). D. Bosco infatti con gran zelo e prudenza reggendo tutto col suo consiglio, informandosi di tutto, conoscendo ogni giovanetto interno e esterno, distinguendoli per nome e per carattere, sapeva porgere con irresistibile amorevolezza un avviso sempre addattato ai bisogni di ciascuno. Ma ciò che dava massima efficacia a tale parola, si è, che tante volte questa indicava ad un giovane cose segrete note a lui solo, e sovente avvenimenti futuri che lo riguardavano e poi pienamente avverati. Gli alunni davano perciò un'importanza immensa a questa sua salita industria e costumanza, e quindi si può arguire, ma non conoscere mai in tutta l'estensione, i suoi mirabili effetti di aumento di virtù e di salute delle anime.

Spesse volte egli diceva ad un giovane : - Vuoi che ti dica una parola? - Ovvero i giovani stessi gli chiedevano:-Mi dica una parola! - Allora egli passava una mano sul capo del giovane e curvandosi al suo orecchio gli parlava in segreto, coll'altra mano facendo riparo alla sua bocca, perchè nessuno potesse udire. Era cosa degna d'essere vista il vario aspetto che prendevano le fisionomie dei giovani in quell'atto: ora sorridenti, ora serii; taluno veniva rosso fino alla radice dei capelli, tal altro si metteva a piangere; questo accennava un sì, l'altro un no; questi si ritirava pensieroso a passeggiare solo, quegli gridava un grazie e correva a giuocare. un altro si avviava subito alla chiesa per visitare Gesù in Sacramento chi dopo aver ascoltato non sapeva più staccarsi da D. Bosco, restando come assorbito da un'idea grandiosa; e chi a sua volta facendo riparo colla mano alla propria bocca rispondeva nell'orecchio di D. Bosco o faceva un'interrogazione. La parola che D. Bosco diceva a ciasciuto non durava più di pochi secondi. Era proprio come un dardo di fuoco che penetrava nel cuore e vi restava fisso in modo da non poterlo più svellere. Ora era un consiglio, ora un'osservazione, un eccitamento al bene, ed eziandio un rimprovero. Don Bosco infatti non soleva rimproverare aspramente e molto meno in publico. Non mostrava mai d'aver poca stima per un giovane, ed anche coloro che sentivano non essere meritevoli di riguardi, sapevano che egli non li avrebbe in nessun modo svergognati. In tutta la sua vita non umiliò mai nessuno, eccettuato il caso nel quale si dovesse riparare ad uno scandalo da tutti conosciuto. Quindi la fiducia e il pieno abbandono in lui della quasi totalità degli alunni. Così l'avviso amichevole, non disonorava, produceva il bene e perseverava nel suo effetto. « La riprensione fatta al saggio ed all'orecchio docile, dicono i proverbi al Capo XXV, è un orecchino d'oro con una perla rilucente ».

E le sue parole comunemente suonavano così: - Potresti farmi un fioretto alla Madonna? Studiare un po' meglio la lezione ? - Gesù ti aspetta in chiesa per un po' di visita. - Togliti quell'abitudine di mettere le mani addosso agli altri. - Ti sei confessato bene? - Perchè non vai più sovente alla Comunione? - Ahi quei compagni! - Coraggio ! invoca Maria e ti aiuterà. - Se tu potessi vedere lo stato dell'anima tua! - Continua così; la Madonna è contenta di te! - Ricordati bene: Dio ti vede. - La morte, ma non peccati. - Fatti buono e ci troveremo insieme in paradiso. - Procura di fare una buona confessione e proverai una gran contentezza.

- Qui faciunt peccata, hostes sunt animae suae. -

Recita cinque Pater alle piaghe di Gesù per ottenere che niuno di quelli che muoiono in questo giorno vada all'inferno - Aiutami a salvare l'anima tua. - Allegro! un giorno staremo insieme col Signore. - Sii obbediente e sarai contento. - Chiedi alla Madonna la grazia di non cader mai in peccato in vita tua. - Puoi dormire tranquillo questa notte? - E cento altre frasi di simil genere che variavano secondo il bisogno. E un occhio esperto ne vedeva talvolta l'effetto immediato, negli uni coll'accostarsi ai santi Sacramenti, negli altri col maggior raccoglimento nelle preghiere, colla diligenza più esatta nei loro doveri, collo smettere certe gelosie, certi modi violenti, inurbani o tediosi verso i condiscepoli. E ve ne furono parecchi tra questi, dei quali potremmo fare il nome, che vennero portati a tale fervore di pietà da fare penitenze straordinarie, per cui D. Bosco dovette frenarli.

Opportunità di questa parola.

Ma i primi ad accorgersi dell'efficacia di questa parola erano gli stessi cui era indirizzata. « Asserisco, narrava un venerando sacerdote, un fatto particolare avvenuto a me replicatamente. quando era giovanetto. Vedendomi D. Bosco preoccupato nelle ore della ricreazione, mi sapeva suggerire parole

così opportune che io mi sentiva distolto dai pensieri molesti, e posso dire anche dalle tentazioni da cui forse sarei stato tratto al male. E così senza avvedermene rientrava la pace nel mio cuore e mi trovava bene. Ciò egli faceva non solo con me, ma con tutti, ed eziandio alla sera, quando gli si avvicinavano per dargli la buona notte, poichè nessuno andava a riposo senza avergli prima baciata la mano ».

Non tutti però gli alunni si avvicinavano con tanta figliale affezione a D. Bosco. Vi erano talora delle eccezioni anche notevoli, ma pur in queste la parola di D. Bosco produceva i suoi effetti, giungendo spesse volte inaspettata all'orecchio de' suoi figli.

Talvolta scorgendo in mezzo ad un crocchio di compagni un dissipatello, tutto caldo nel sostenere una sua opinione, lo interrompeva, lo chiamava a sè e gli diceva: -Voglio che facciamo una bella cosa. - E interrogandolo il fanciullo che cosa mai fosse il da farsi, gli soggiungeva all'orecchio : - Voglio che facciamo un buon bucato, perchè tu possa divenire amico di Dio ed essere protetto da Maria Santissima.

Mentre un altro disperatamente correva in ricreazione tutto assorto nel giuoco, sicchè non sapeva più ove fosse, ecco D. Bosco fermarlo:

- Come stai?

- Benissimo!

- Anche di anima?

A questa interrogazione imprevvista il giovane guardava D. Bosco un po' confuso, e poi abbassava gli occhi, crollava il capo, e

- Già... ma...

- Se morissi domani, stanotte, oggi, saresti contento ?

- Non troppo!

- Dunque quando andrai a confessarti? - Domani mattina!... anche subito! E in generale mantenevano la parola.

Qualche giovane malizioso cercava studiosamente di sfuggire la presenza di D. Bosco, non avendo il coraggio di sopportare il suo sguardo. Egli allora ne seguiva tutti i passi e quando quello credendosi sicuro in un crocchio di compagni stava animatamente discorrendo, ecco due mani all'improvviso porsi sovra i suoi occhi e tenergli ferma la testa, perchè non potesse rivolgersi. Il giovane era lontano le mille miglia dal supporre chi fosse colui che facevagli simile scherzo e, credendolo un compagno, prima si metteva a nominare qualcuno cercando di indovinare, poi impazientiva, quindi gridava: lasciatemi stare; e talora finiva con qualche sgarbo. Allora le due mani si toglievano dai suoi occhi, egli volgevasi rapidamente e un « Oh Don Bosco ! » usciva quasi tremante dalla sua bocca. La confusione, l'imbroglio, nel quale si trovava il povero giovane non si può descrivere. Restava lì, rosso in viso, colla testa bassa, immobile. E D. Bosco, mentre il giovane gli prendeva la mano per baciarla, gli diceva

- Perchè mi fuggi?

- Io no!

- Dunque saremo amici? Senti una parola: e mentre gli parlava nell'orecchio il giovane col capo prometteva di sì.

Allorché tornava a casa da qualche viaggio i giovani gli correvano incontro con vivo entusiasmo e si stringevano intorno a lui. Se alcuni restavano indietro appartati dagli altri, questo era segno infallibile che tenevano qualche cosa nascosta nel cuore. Per molti anni costoro non furono mai più di due o tre per volta, prova consolante che nell'Oratorio le cose procedevano bene.

Ed in questa circostanza vedendo egli i pochi che eransi messi in qualche imbroglio stare osservandolo dietro alla folla de' compagni ma da questi staccati di quattro o cinque passi, usciva a dire : - Io ho portato un bel regalo per qualcuno di voi!

I giovani pieni di curiosità aspettavano di vedere quel regalo.

- E sapete a chi voglio darlo ?

Molti incominciavano a proferire il nome dei più buoni; e D. Bosco:

- Voglio darlo a quelli là!

Tutti si volgevano indietro, meravigliati che si trattasse di coloro che essi ben sapevano non essere buoni. Quei tali che stavano appartati erano rimasti di sasso, ma D. Bosco li nominava ad uno ad uno e li invitava ad avvicinarsi, mentre i compagni aprivano loro la via. I poveracci erano nella rete, una dolce parola mormorava lene lene nel loro orecchio e non passava la sera, o al più il mattino seguente, senza che fossero andati a confessarsi.

Dichiara egregiamente Mons. Cagliero. « Sovente questa parola all'orecchio usciva come un'affocata giaculatoria con ardenti sospiri, e noi che gli eravamo vicini ci sentivamo scaldati di amore per Dio e per lui che pur tanto ci amava nel Signore: - Tutto per il Signore e per la sua gloriai - Era questo il suo ritornello quotidiano, che risuonò al mio orecchio migliaia di volte e che egli ripeteva ad alta voce dal pulpito, nel confessionale e nelle private conferenze. E questa fu l'unica ardente brama della sua vita ».

La potenza del suo sguardo.

Iddio aveva concesso a Don Bosco il dono della parola con tanta pienezza che tutto in lui, sguardo, accento, movimento, aveva ragione di linguaggio. Coll'occhio in modo speciale, esercitava simultaneamente le potenze della mente e del cuore. Col suo sguardo misurato, calmo, sereno, s'impossessava del pensiero altrui con attrazione irresistibile; e colla stessa forza, quando il voleva, era egli stesso compreso. Spesso un sol motto, un sorriso, accompagnato dallo sguardo fisso, valeva una domanda, una risposta, un invito, un discorso intero.

Sovente collo sguardo seguiva un giovane in qualunque parte del cortile e dei portici andasse, mentre egli tranquillamente conversava con altri.

Ma ad un tratto lo sguardo di quel ragazzo s'incontrava con quello di D. Bosco e leggendo in quell'occhio così limpido un desiderio di parlargli, veniva a chiedergli che cosa volesse da lui. E D. Bosco glielo diceva all'orecchio.

Non di rado, mentre aveva innanzi molti allievi, ne fissava uno o due, facendo colla mano quasi visiera ai suoi occhi, come chi è contro luce e vuol veder meglio, e pareva penetrasse nell'intimo del loro cuore. Eglino restavano confusi, moriva loro sul labbro la parola e sentivano in sè che egli conosceva qualche loro segreto. Infatti leggeva nel loro sembiante qualche oscurità di colpa o di rimorso. Un suo leggero muover di capo allora bastava: non vi era più bisogno di altro invito; restava solo da stabilire il momento della confessione.

Spesso guardava pure nel modo sopraddetto, allorché qualcuno gli faceva una promessa che sapeva non sarebbe stata mantenuta; ovvero gli diceva cosa contraria alla verità. Quell'atto esprimeva questa volta, e chiaramente, un dubbio ed un rimprovero, o una negazione, ed era come l'esordio di un buon avviso.

Accadeva eziandio che mentre egli confessava in sacrestia passasse un giovane che aveva tutt'altra intenzione che quella di confessarsi, benchè ne avesse bisogno. Eppure se D. Bosco lo avesse fissato in volto benignamente, accadeva quel che si narra dell'usignuolo che resta affascinato dal serpe. Il giovane non poteva più allontanarsi. Si arrestava indeciso, poi faceva ancora un passo verso la porta, ritornava indietro, si appressava a D. Bosco, cadeva in ginocchio ed aspettava il suo turno per confessarsi. Si era sentito attirare a lui da un'amabile forza, era svanita ogni ripugnanza, e gli si era accesa subito in cuore la confidenza figliale. Molti attestano d' aver esperimentato questa benefica influenza.

Così pure, in ricreazione, a chi pareva troppo curioso nel voler sapere ciò che altri facesse o dicesse, o nell'ascoltare qualche facezia o discorso non conveniente, egli coll'indice comprimeva leggermente il lobo dell'orecchio sul padiglione in atto di sigillarlo ; se vedeva qualcuno un po' libero negli sguardi, quasi per scherzo gli toccava le palpebre abbassandole, come per chiudergli gli occhi ; ad un altro prendendogli le labbra col pollice e l'indice chiudeva la bocca, volendo con ciò significare che non l'aprisse per mormorare. Ma lo faceva con delicatezza impareggiabile, senza pronunciar parola; il suo sguardo spiegava tutto. Erano avvisi eloquentissimi ed indelebili.

Oh la potenza dello sguardo di D. Bosco! Un alunno a notte avanzata non poteva prender sonno. Irrequieto ora si volgeva sopra un fianco, ora sull'altro. Ad ogni istante sospirava, sbuffava e a quando a quando mordeva le lenzuola. Un compagno, che dormiva vicino a lui, svegliatosi: - Ehi amico! Che cosa hai? - gli disse. Ma non ebbe risposta, chè l'altro continuava a gemere. - Ma che cosa hai?

- Che cosa ho? Ieri sera D. Bosco mi ha guardato!

- Oh bella! È forse questa una novità?

- Mi ha guardato in un certo modo... Ohi io li conosco gli sguardi di D. Bosco.

- Ti sarai sbagliato. Abbi pazienza, e non disturbare la camerata, concluse quel giovane; ma al mattino chiese a D. Bosco se egli la sera antecedente avesse guardato quel compagno con qualche intenzione speciale. Don Bosco gli rispose: - Domanda un po' a lui che cosa gliene dice la coscienza! - E la coscienza rispose in modo, che il poveretto andò a confessarsi e rimase tranquillo.

Vigilanza, prudenza e carità.

Agli sguardi univa anche modi faceti perchè restassero meglio impressi i suoi avvisi. Ma tutto questo non lo distraeva dalla vigilanza su tutto il suo ovile, espertissimo com'era nel conoscere le sue pecorelle. Perciò in tempo di ricreazione quando scorgeva certi crocchi e poteva dubitare s'intrattenessero in cose men convenienti o in mormorazione, ne chiamava uno e dicevagli: - Ho bisogno di un piacere da te: prendi la chiave di mia camera, cerca nello scaffale il tal libro e portamelo. - Il giovane correva, ma talora il libro non si trovava, veniva il fine della ricreazione, e D. Bosco ringraziandolo lo mandava a scuola.

Altra volta mandava uno in portieria a vedere se fosse giunto un forestiero, un altro a cercare un compagno al quale diceva aver da parlare, un terzo a vedere se il prefetto era in ufficio, un quarto a prendere una berretta, a recare una lettera, ovvero a chiedere ad un professore le pagine della scuola. Era ingegnosissimo in questi trovati e i giovani essendo costretti a dargli risposta della commissione eseguita, erano tutti in moto, contenti di far servigio a D. Bosco, senza che si accorgessero del fine pel quale così operava.

Era poi di una prudenza ammirabile. Un superiore sospettoso, è sempre causa di mormorazioni, irrita i poco buoni, rende diffidenti coloro che si regolano bene e perde l'affezione. Certe sere invece di ritenere presso di sè i giovani che andavano affollandosi, li disponeva in lunga fila e si metteva innanzi ad essa, ordinando che tutti imitassero quei gesti che egli avrebbe fatto pel primo. Ora batteva una mano contro dell'altra, ora saltellava sopra di un sol piede, ora camminava un po' curvo, ora colle braccia alzate, ora facendo mille movimenti colle dita, ora piegando le ginocchia in modo che i giovanetti volendo fare lo stesso sforzo andavano rovescioni per terra. Gli altri compagni sparsi qua e là accorrevano a vedere, abbandonandosi a risa e a battimani prolungati. Quindi tutti si mettevano in marcia preceduti da D. Bosco il quale faceva cento strani giri intorno a tutti i pilastri, negli angoli nascosti, nei luoghi ove non giungeva la luce dei fanali, ordinariamente i più deserti del cortile; e così cantando, ridendo, gesticolando, assicuravasi cogli occhi suoi che nulla accadesse di male.

Mentre di tutti l'inconvenienti che scopriva e di tutte le industrie da lui usate ragguagliava i suoi aiutanti dando avvisi e norme in proposito ; egli moltiplicava sempre queste industrie cercando di attrarre a sè i singoli giovani, sui cuori dei quali anelava di avere una incontrastata influenza per il loro progresso nella virtù ed anche nella perfezione cristiana.

Perciò ogni domenica, per turno invitava a pranzo alla sua mensa i giovani che avevano ottenuto i voti migliori di condotta; prima di ciascuna classe di studenti successivamente e poi gli artigiani di ogni singolo laboratorio, uno dopo l'altro. A questo snodo quasi tre volte all'anno ogni classe ed ogni laboratorio era rappresentato nel refettorio dei superiori. Finito il pranzo i giovani si intrattenevano con D. Bosco che dava loro una pasta dolce. Così anche, come premio e in segno di confidenza, invitava qualcuno di questi ad uscire in sua compagnia per Torino, onde potergli parlare liberamente sull'argomento della vocazione. Nel Giovedì Santo a dodici, scelti fra gli ottimi, lavava i piedi alla funzione della sera e poi li conduceva a cenare con sè, cortesia che era a tutti assai gradita. Similmente, per dare una prova della stima che aveva per quegli alunni che servivano in chiesa, senza distinzione fra i meno diligenti o i più esatti nei loro doveri, tutte le domeniche faceva pranzare coi chierici i due giovani che erano stati destinati a servire la messa della comunità nella settimana antecedente.

Udienze particolari.

D. Bosco, nonostante le sue molte e gravi occupazioni, era anche sempre pronto ad accogliere in sua camera, con un cuore di padre, quei giovani che gli chiedevano un'udienza particolare, e voleva che lo trattassero con famigliarità e non si lagnava mai dell'indiscrezione colla quale talvolta era da essi importunato. E siccome in lui non si vedevano mai nè atti di sorpresa, nè precipitazioni di giudizio, nè moti violenti, ma sibbene calma inalterabile e portamento sempre uniforme, tutti gli si presentavano volentieri, col cuore alla mano, e non fa meraviglia se esercitasse tanta potenza sullo spirito anche dei più riluttanti. A ciascuno lasciava piena libertà di far domande, esporre gravami, difese, scuse, e un giorno avendogli chiesto uno dei suoi il motivo di tanta pazienza, egli coprendo la virtù e scherzando rispose: - Sai tu che cosa significhi esser furbo? Saper fare il bonomo! Così faccio io: lascio dire tutto quel che si vuol dire, ascolto l'uno, ascolto l'altro, attendendo bene alle parole; ma in fine nel decidere tengo conto di tutto, e vengo a conoscere perfettamente ogni cosa.

Però nel presentarsi a lui gli alunni non omettevano mai una precauzione richiesta dal galateo e dai riguardi dovuti al superiore. D. Bosco, essendo inappuntabile nella pulizia della sua persona, esigeva questa nettezza anche negli altri; e i giovani sapevano che quando uno di essi si presentava a lui, egli ne esaminava il cappotto e il colletto, dava un'occhiata alle scarpe e se non li trovava in ordine li mandava a ripulirsi. Nel resto li trattava come i grandi signori; li invitava a sedere sul sofà, stando egli seduto al tavolino, e li ascoltava colla maggior attenzione come se le cose esposte fossero sempre importanti. Talvolta si alzava e passeggiava con loro nella stanza. Finito il colloquio li accompagnava fino alla soglia, apriva egli stesso la porta e li congedava dicendo: - Siamo sempre amici neh!

« Le tre passeggiate »

In tali colloquii si appianavano molte divergenze, ma se accadeva che la carità di D. Bosco non ottenesse pienamente l'intento, di solito egli ricorreva ad una medicina o ripiego da lui detto delle tre passeggiate. Quando v'era qualche ruggine o dissenso un po' accentuato fra due grandicelli e vedeva esser difficile il rimetterli in buona armonia, invitava il primo a far una passeggiata con lui. Quest'atto di amicizia calmava quel cuore alterato, mentre D. Bosco lo lasciava raccontare tutta la storia dei torti che quegli pensava aver ricevuto. Un altro giorno invitava il secondo ad un'altra passeggiata e lasciava che dicesse a carico del compagno tutto quello che voleva. S'intende che colle sue affabili ragioni cercava di dissipare i pregiudizi dell'uno e dell'altro, senza urtare però coi loro sentimenti. Finalmente un terzo giorno invitavali tutti due insieme a prendere con lui un po' di svago. Sul principio facevano qualche smorfia, ma nessuno osava dirgli di no e silenziosi ed incerti lo seguivano. Ma egli non tardava a prendere la parola, li faceva venire ad una spiegazione, li rallegrava, li muoveva al riso, cosicché quando li riconduceva all'Oratorio erano di nuovo amici.

III. - MEZZI SPECIALI. I biglietti.

Non contento delle massime che suggeriva confidenzialmente a voce, egli le scriveva anche in bigliettini, che faceva pervenire ai giovani in moltissime occasioni e sempre opportuni. Ad es.: - Quanto fai, parli e pensi procura che tutto sia in vantaggio dell'anima tua. - Soffri volentieri qualche cosa per quel Dio, che tanto sofferse per te. - Nelle fatiche e nei patimenti non dimenticar mai che abbiamo un gran premio preparato in cielo. - Voglio che ci aiutiamo a vicenda a salvar l'anima. - Chi non è ubbidiente sarà privo di ogni virtù. - Chi cammina coi buoni, coi buoni andrà in paradiso. - Nell'ora della morte, ti rincrescerà d'aver perduto tanto tempo, senza alcun vantaggio dell'anima tua. - Non merita misericordia chi abusa della misericordia del Signore per offenderlo. - Se perdi l'anima, tutto è perduto. -Che cosa ti ha fatto il Signore che lo tratti male? -- Sta preparato. Chi oggi non è preparato a morir bene, corre grave pericolo di morir male. - Custodisci i tuoi occhi, riserbandoli a contemplare un giorno il volto di Maria Vergine in paradiso.

Più volte scrisse un biglietto particolare a ciascuno di quei della casa, quando il loro numero saliva quasi al migliaio!

Corrispondenza epistolare.

Non contento neppure dei biglietti, in parecchie circostanze dell'anno soleva scrivere ai suoi giovani anche bellissime lettere, ai chierici generalmente in latino, intessute di detti tolti dai vangeli, dai Santi Padri e dal libro dell'Imitazione di Cristo. Solendo tutti gli anni recarsi al Santuario di S. Ignazio sopra Lanzo per dettare gli esercizii spirituali, sebbene colà fosse occupatissimo nell'ascoltare le confessioni, tuttavia trovava tempo per scrivere moltissime lettere anche a quelli dell'Oratorio. « Io ne conservo parecchie, confermò un pio e dotto sacerdote antico alunno, e posso attestare che i pensieri ivi contenuti ed espressi da D. Bosco da luogo lontano, giungevano a me molto opportuni per i bisogni della mia anima, come di persona che mi fosse stata presente ». Questo faceva pure le varie volte che recavasi per qualche settimana in altre città.

I biglietti dei buoni propositi.

Le lettere dei giovani suggerirono a Don Bosco un nuovo mezzo per rendere sempre più sicura la loro perseveranza nella virtù, cioè diedero origine ai biglietti che in certe occasioni speciali ci richiedeva da essi, come padre che per sua norma e per loro vantaggio desiderava la loro confidenza. In questi, chi aderiva, scriveva il suo proponimento di praticare una speciale virtù, secondo giudicava esser suo meglio; ovvero di fuggire un difetto, un vizio nel quale fosse solito ad inciampare. Non vi era però nessun obbligo di scrivere tali biglietti, e mentre ei ne dava il consiglio, in nessun anodo importunava chi la pensasse diversamente: ma lasciava tutti in libertà, promettendo sempre il segreto. E i giovani in buon numero scrivevano con sincerità i loro proponimenti. Il che richiedendo un atto di volontà risoluta, una riflessione attenta su quello che promettevano, un riandare, anche con un solo sguardo, il loro passato e il loro stato presente, serviva di eccitamento ad una riforma spirituale. Quei fogli chiusi erano consegnati in mano allo stesso D. Bosco, il quale leggevali e a tempo e luogo ricordava privatamente ai singoli individui i propri proponimenti, li esortava a mantenerli, li ammoniva se vi mancavano.

Chi non resta commosso a questa intima e piissima industria, immaginando il momento nel quale i buoni alunni, colla penna in mano e con un foglio dinanzi vergavano quelle linee colle quali fissavano le foro sorti per la beata eternità, come dobbiamo sperare! E non vi pare di vedere composte a serietà quelle giovanili sembianze, quegli occhi sollevati in aria per cercare la frase, e quel candore che manifestavano nei loro atti porgendo a D. Bosco la carta dei loro segreti! Ah! il Signore vi benedica, o cari giovani, e un giorno vi presenti a titolo di gloria i vostri biglietti!

Nè qui è a tacere come D. Bosco ne conservasse con gran gelosia i più importanti, quale voce di richiamo per l'avvenire. Quante volte un giovane non ricordando più le promesse fatte al Signore, e piegando verso il male, vedevasi presentato quel biglietto che rimproveravagli dolcemente la sua infedeltà... Quante altre, certuni che da tempo eransi restituiti alle case loro, quando meno se lo aspettavano, quando non pensavano neppur più all'Oratorio, in mezzo agli affari, alla dissipazione e forse ad una vita libertina, si videro giungere per posta quel biglietto così eloquente, ricordo degli anni della grazia e stimolo a ritornare sulla buona via!

Giunto a questo punto, chi legge non può far a meno di sentirsi pieno di ammirazione per tanto zelo e carità di D. Bosco; eppure quelle che abbiamo ricordate non sono che una parte delle sue sante industrie.

Le Compagnie.

Perfetto educatore, D. Bosco cercava d'infondere nei giovani non un passeggero entusiasmo, ma la persuasione di dover essere buoni e a ciò mirava continuamente colla parola e coll'esempio. Le compagnie dell'Immacolata, di San Luigi, di S. Giuseppe, del SS. Sacramento, del Piccolo Clero e simili, da lui istituite, erano altrettante palestre di virtù, di un buon esempio affascinante e vorremmo dire infallibile. Ci riserbiamo di parlarne diffusamente più innanzi. In esse Don Bosco dava una parola d'ordine ai ben disposti e volenterosi, e tutta la gran massa dei giovani veniva a poco a poco ad imbeversi dello stesso spirito. A ciò egli mirò anche, ritraendone mirabili frutti, col sermoncino della sera; il quale, si può dire, fu la chiave maestra dell'edifizio morale dell'Oratorio.

Il sermoncino della sera.

Erano poche parole, una sola idea, ma sempre a proposito e così bene esposta, che i giovani ne restavano profondamente compresi. D. Bosco non cedeva ad altri questo che egli stimava suo dovere a meno che ne fosse assolutamente impedito.

« Terminata la scuola serale di canto e di suono per gli uni, di grammatica e di aritmetica per gli altri (così il Teol. Ballesio narrando dei primi tempi dell'Oratorio) alla concitata ed argentina chiamata del campanello, ci adunavamo per la preghiera. Caro e sublime momento; il mio cuore tripudia di dolcissima gioia a pur rammentarlo! S'intona una lode e trecento giovani fanno un coro imponente, che i cittadini odono da lontano. Tutti insieme ad alta voce si prega con D. Bosco in mezzo a noi, ginocchioni sul pavimento di pietra, o nel parlatorio, o sotto il porticato. Ed oh se era bello e santamente composto D. Bosco in quegli istanti! Finita la preghiera, egli dolcemente aiutato da noi montava sulla piccola tribuna, ed al vederlo comparire lassù con quel suo sguardo paternamente amorevole e ridente, che si aggirava su di noi, udivasi in tutta quella grande famiglia un senso, una voce, un dolce mormorio, un lungo sospiro di soddisfazione e di contentezza. Poi in religioso silenzio, gli occhi e gli sguardi di tutti restavano, fissi in lui... ».

In quel momento alcuni alunni gli presentavano

gli oggetti trovati, che venivano annunciati e restituiti al proprio padrone. Quindi incominciava a parlare. Il suo aspetto diceva chiaro: - Tutto quello che io faccio non sono che mezzi da me adoperati per riuscire a salvarvi eternamente; e quanto tollero di fatiche e di stenti, tutto è per le anime vostre.

O figliuoli, ascoltate i precetti del padre, e così tale per esser salvi (Ecclesiastico , III.).

Ed era di una varietà sorprendente; là sua parola non recava mai noia o disgusto. Da tutta la sacra Bibbia, dalla Storia Ecclesiastica e da moltissime storie profane di popoli antichi e moderni, dalle vite dei santi, dei filosofi, degli artisti celebri, dalle opere del Magister sententiarum, Giovanni Gersone, celebre cancelliere dell'università di Parigi, dai Bollandisti, e da altri moltissimi autori aveva raccolto un tesoro inesauribile di fatti e sentenze che egli esponeva mirabilmente ogni volta che facevano pel suo argomento. - Raccontava anche privati e pubblici avvenimenti contemporanei, accompagnati con una riflessione adattata al bisogno ed all'ammaestramento dei giovani, o dava ordini per l'indomani, raccomandava qualche opera di pietà, o faceva la commemorazione di un benefattore defunto. Il sentimento della riconoscenza oh! come era vivo in D. Bosco.... Ed ogni volta il sermoncino terminava con l'augurio: Buona notte! che i giovanni ricambiavano con un generale, fragoroso, cordiale saluto: Grazie!

Disceso dalla cattedra tutti gli si stringevano attorno bramosi di sentire ancora una parola confidenziale. Ed egli con grande calma e bontà li accontentava!

E l'augurio di D. Bosco li accompagnava, poiché la buona notte era preparata colle sue parole e accompagnata dalle sue prescrizioni. Entrati i giovani in camerata, mentre si coricavano, un lettore leggeva per un dieci minuti un libro spirituale e finiva con un : Tu autem Domine, miserere nobis, al quale non tutti rispondevano Deo gratias, perché già presi dal sonno; e si abbassavano i lumi.

*

In conclusione, Don Bosco governava l'Oratorio « col santo timor di Dio, coll'amore, coll'edificazione del buon esempio. Qualcuno chiamerà questo governo teocratico. Noi - dice il Teol. Ballesio - lo chiamiamo governo della persuasione e dell'amore, il più degno dell'uomo. E non è a dire quanto fossero mirabili gli effetti di questo regime! Le centinaia di giovani studenti ed operai compivano con ardore ed esattezza i loro doveri. Ed un bel numero di loro non solo erano buoni, ma ottimi, ma veri modelli di pietà, di studio, di dolcezza, di mortificazione, guida amorevolissima, esempio fulgidissimo ed efficace. Giovani che non avrebbero fatto um peccato veniale volontario per tutto il mondo. Giovani di una divozione così soda e tenera, che aveva veramente dello straordinario. Com'era bello vederli in chiesa rapiti in un'estasi beata, celeste! E quante volte il patrizio dalla città conduceva i suoi figli all'oratorio a specchiarsi nei figli del popolo, divenuti inconsapevolmente nobili e grandi per la loro pietà! Erano quésti i carissimi di D. Bosco, e pieni del suo spirito lo aiutavano potentemente e molto grande e salutare influenza esercitarono sui loro compagni. Si videro nell'Oratorio le dolci e belle virtù: l'innocenza, la semplicità, la felicità cristiana, onde sono tanto cari i primordii di San Domenico, di S. Francesco d'Assisi coi loro discepoli. E quello che l'uomo profano chiamerebbe leggenda è verissima istoria » (1). -

(1) A nome anche dei lettori, teniamo a ringraziare pubblicamente il venerando scrittore delle Memorie biografiche del Sac. Giovanni Bosco, Don Giov. BATTISTA LEMOYNE, il quale ci ha benevolmente permesso di estrarre queste care notizie dal suo VI Volume, ove egli consacra quasi cento. pagine ad illustrare le sante industrie di D. Bosco educatore.
Nello stesso tempo protestiamo di non attribuire ad esse altra autorità fuorchè l'umana, non volendo in niun modo prevenire il giudizio della Chiesa.

TRA I FIGLI DEL POPOLO

Cronaca degli Oratori festivi.

MALTA - All'Oratorio Ven. Don Bosco - Nobile omaggio al S. Padre.

L'oratorio festivo Ven. D. Bosco della Sliema (Malta) è una vera provvidenza. Più di 500 giovanetti lo frequentano assiduamente partecipando con vero slancio alla sua vita, promossa dalle pratiche religiose, nonchè dalle compagnie di S. Luigi e di S. Giuseppe, e dal Circolo Filodrammatico e dalla Scuola di Canto, istituiti di recente.

Nella ricorrenza della festa di S. Francesco essi diedero un consolante spettacolo di pietà. Dopo un divotissimo triduo, la mattina del 31 gennaio, fra l'ammirazione e la compiacenza di tutti, ordinati in bel corteo, preceduti dalla badiera nazionale e cantando lodi ed inni di occasione, si recarono dall'Istituto S. Patrizio alla sede dell'Oratorio, facendo scorta d'onore a 3o fortunati loro compagni che per la prima volta dovevan fare la S. Comunione.

Quanti assistettero alla indimenticabile sfilata furono santamente commossi nel veder tanta gioventù così divota, e così edificante.

Nella provvisoria cappella, fra canti e suoni, si svolse la bella cerimonia con una comunione veramente generale. Dopo messa ebbero l'onore di accogliere coli caldi evviva S. E. Mores. S. Grech, Vicario Venerale di Malta, che rivolse loro parole di incoraggiamento e di plauso per i frutti consolanti che sapevan cogliere dall'Oratorio festivo.

Quella mattina ebbero pure la visita di non pochi membri del Comitato composto di Monsignori, Capi di Dicastero, Giudici di S. M., Deputati, Direttori della Stampa locale e signori dell'aristocrazia Maltese, costituitosi per provvedere l'Oratorio di un'ampia cappella essendo affatto insufficiente l'attuale, atteso il gran numero di giovani che v'intervengono. Allo stesso fine lavora pure un Comitato di signore e signorine, e tutti son pieni di grande attività per raccogliere offerte, sicché la costruzione della nuova cappella può dirsi assicurata.

Ma se l'Oratorio festivo pei fanciulli e giovanetti e la Juventutis Domus per gli studenti di Liceo e di Università, con relativi e splendidi locali, provvedono efficacemente all'educazione religiosa e morale di tanta gioventù maltese, ciò è dovuto alla munificenza del sig. Alfonso M. Galea, che, coadiuvato dalla sua degna consorte Elisa e dalla signorina Mary Asphar, volle istituire, or son pochi mesi, opere di così evidente utilità.

Anzi è caro soggiungere che il signor Galea, con delicato pensiero, il. 23 novembre dello scorso anno, ammesso in udienza particolare offriva al Sommo Pontefice Pio X le istituzioni giovanili da lui fondate come un omaggio del suo Giubileo sacerdotale. Il Santo Padre gradì assai il filiale ossequio e benedisse con effusione tanto il munifico offerente che l'Oratorio festivo e la Juventutis Domus; e si può dire con santa compiacenza che la benedizione del Vicario di Gesù Cristo ha cominciato a portare frutti consolanti nelle opere suddette.

FIRENZE - Festa titolare della Sacra Famiglia.

Si celebrò il 24 gennaio con la partecipazione di molti buoni fedeli del quartiere circostante. Il modesto programma dei festeggiamenti ebbe un esito riuscitissimo, tanto è vero che Sua Eccellenza Mons. Donato Velluti Zati dei Duchi di S. Clemente manifestò più volte il suo pieno compiacimento nell'aver trovato così fiorente e pieno di vita l'Oratorio. Più di cento furono i giovani che con edificante raccoglimento ricevettero per le mani di Sua Eccellenza la SS. Eucaristia, cosicchè per non protrarre troppa la funzione si dovette assecondare il desiderio di Monsignore e da uno degli altari laterali continuare ad amministrare la Comunione ai numerosi devoti che si erano uniti ai giovanetti.

Gli ascritti alla « Schola Cantorum » furono davvero infaticabili, e meritano un plauso sincero, perchè oltre alle funzioni del mattino ed a quello della sera, fecero gustare anche a sera inoltrata, note squisitissime di una musica superiore alla loro età ed alle loro forze intellettuali.

Infatti dopo le funzioni la sala del teatrino venne come presa d'assalto da un affollatissimo numero di parenti dei giovani e di benemeriti signori e signore ammiratori dell'opera benefica dell'Oratorio, ove la festa ebbe termine con bei canti ed un'acconcia rappresentazione.

Tutti i giovani furono regalati in sì lieto giorno di arance, caramelle ed altri dolci, grazie la carità di alcune anime buone e generose. Schiette congratulazioni a queste e ai singoli membri del Circolo dell'Immacolata e della Fortitudo (la brava schiera ginnastica, una cui squadra fu premiata con medaglia d'oro al Convegno Giovanile tenutosi in Vaticano nello scorso autunno), i quali con impegno altamente encomiabile si adoperano in varie guise per l'incremento dell'Oratorio.

ROMA - All'Oratorio del Testaccio.

Le notizie dell'Oratorio del Testaccio sono sempre buone. Nello scorso carnevale il teatrino attirò molti spettatori. Gli attori furono i membri del Circolo S. Maria Liberatrice e delle Scuole Pontificie. Piacque assai un'operetta nuovissima del M° Liviabella. I giovani delle Scuole hanno eseguito egregiamente i cori e si sono divertiti essi stessi, mentre gli spettatori trasecolavano di vedere i loro figli presentarsi al pubblico spigliati e disinvolti. Anche il concerto mandolinistico sorto fra i soci del Circolo S. Maria Liberatrice ha dato qualche saggio e c'è a sperare che si renda atto a far servizio negli intervalli delle rappresentazioni. Si sogna una vera scuola di musica istrumentale; ma come provvederne gli strumenti nelle presenti strettezze ? d'altra parte prima c'è da pensare a bisogni più urgenti; tuttavia c'è da credere che sorgerà, fra, i zelanti promotori degli oratori, anche chi voglia far fronte a quella spesa.

Le preoccupazioni delle recite non fecero trascurare il catechismo; che anzi in quelle domeniche si fece ancor meglio avendo dovuto aumentare il numero delle classi ed alcune volte, sembrando che dovesse riuscire men attento, nel pomeriggio, si fece il mattino dopo messa.

Al cominciar della quaresima si invitò un bel numero di giovani che non avevano ancor fatto la prima Comunione, i quali ogni dì nelle ore pomeridiane libere dalla scuola, sia comunale che pontificia, vennero preparati al grande atto. Il Signore illumini pienamente: le loro menti ed, imprima nei loro cuori saldi propositi di vita cristiana.

ARACAJU (Brasile) - Un altro bell'omaggio al Santo Padre.

Coll'appoggio di alcuni Cooperatoti, i Salesiani di Aracajù-Sergipe hanno potuto realizzate la compra di un pezzo di terreno, edificarvi un'umile casetta ed una cappella provvisoria e così aprire un nuovo Oratorio festivo a ricordo del Giubileo Sàcerdotale del S. Padre. Il nuovo Oratorio venne inaugurato solennemente il 15 novembre. La festa ebbe principio con una messa nella chiesa parrocchiale ed una bella comunione generale pel Sommo Pontefice. Alle 9.30 vi fu messa solenne nella cap pella dell'Oratorio, cantata da Mons. Emmanuele Raimondo De Mello, Vicario Foraneo in Sergipe, rappresentante di Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Arcivescovo di Bahia. L'Ispettore della case salesiane del Brasile del Nord disse un discorso, in cui mise in rilievo l'utilità pratica degli Oratorii mostrandone i frutti raccolti in ogni parte, ma specialmente in Torino ed in S. Paolo, e conchiuse col manifestar la miglior speranza pel nascente Oratorio di Aracajú, mediante il concorso delle Autorità e dei buoni Cooperatori.

Gli alunni della Scuola Agricola della Thebaida diedero una nota brillante alla festa colla loro banda, col canto della messa e con un lieto trattenimento comico-musicale alla sera, chiudendo il giorno, come s'era inaugurato, col suono dell'inno pontificio.

Mattino e sera si ebbe gran concorso di popolo. Tutte le autorità si mostrarono molto favorevoli all'opera. Anche il sig. Prefetto della città, sebbene il 15 novembre fosse giorno di festa nazionale e perciò impegnato in riunioni ufficiali, pure si degno di fare una visita all'Oratorio.

CALLAO (Perù) - Distribuzione di premi.

Il 31 gennaio, anniversario della morte del Ven. D. Bosco, compivasi con grande solennità la premiazione di ben 250 giovani fra i 400 inscritti a quell'oratorio festivo. Un pubblico elettissimo, composto delle principali famiglie della città rese più imponente la festa. I premi provveduti da apposito Comitato di signore e signori, cui sarebbe inferiore ogni più bell'elogio, consistevano in 125 vestiti completi, 35 paia di scarpe americane, e in varie dozzine di eleganti cappelli, di camicie, di maglie e di utilissimi oggetti di cancelleria. L'atto fu trammezzato dalle note festose della banda del Collegio Salesiano e dalla rappresentazione di un dramma in tre atti; ed ebbe termine con opportuni rallegramenti e parole di ringraziamento ed incoraggiamento dell'ispettore delle Case Salesiane del Perù e della Bolivia.

SUCRE (Bolivia) - Un Oratorio fiorente.

Annesso al Colegio « D. Bosco » de Artes y Oficios esiste un Oratorio che conta regolarmente 2oo alunni. Più che festivo, potrebbe dirsi quotidiano, poichè i giovani vi accorrono anche nei giorni non festivi per ricevervi un'adatta istruzione scientifica, morale e religiosa, divisi in 5 classi. Nè mancano di esservi esercitati nel canto, nella ginnastica e nella declamazione; anzi la schola cantorum e la sezione drammatica dànno spesso ottimi saggi, tra cui meritarlo special menzione quelli che ebbero luogo per l' inaugurazione di un artistico quadro in mosaico recante i nomi dei soci delle Compagnia di S. Luigi, che numera più di 5o membri. Altrettanti giovani sono ascritti al Club « FootBall » D. Bosco, che diviso in due squadre, con giusta moderazione rende ogni festa assai amene ed interessanti alcune ore di ricreazione.

Negli ultimi due anni (1907-08) ben 103 giovani furono peparati ed ammessi alla prima Comunione nell'Oratorio, la maggior parte dei quali venne poi cresimata nella pubblica chiesa di S. Agostino dall'Ecc.mo Mons. Sebastiano Pifferi, Arcivescovo locale, che per i poveri fanciulli nutre un affetto veramente paterno.

Altre notizie.

- A Quito (Equatore), si è aperto in locale proprio un oratorio maschile sotto il patronato di alcune signore cooperatrici e coll'assistenza di un gruppo catechistico, composto di sacerdoti dell'uno e dell'altro clero. La direzione è dei Salesiani, che vi seguono il regolamento di D. Bosco. È già frequentato da 300 alunni.

- La direzione dell'Oratorio Salesiano di Ferrara ci comunica: « La domenica 24 gennaio si distribuirono ai giovanetti, che numerosissimi lo frequentano, i premi regalati dagli ottimi nostri benefattori. Erano scarpe, pezze di stoffa, giocattoli, dolci, che resero felici quei poveri figli del popolo. Speriamo che questa premiazione e le altre quasi mensili che furono loro promesse, servano di allettamento nuovo anche ai più incostanti, a recarsi ogni festa là dove possono passare allegramente la giornata, e nel tempo stesso ricevere il salutare influsso di una sana educazione e istruzione religiosa e civile. Dio benedica i benemeriti signori e le gentili signore che ci vennero in aiuto ».

- « Il Catechista Cattolico » è un bollettino mensile edito dal sig. Giuseppe d'Isengard, Prete della Missione e da Mons. Ghizzoni, in servizio dei catechismi e delle scuole di religione. La bontà, l'opportunità e la chiarezza della materia lo rendono prezioso per tutti gli amici della gioventù. L'abbonamento si può avere dalla Libreria del S. Cuore di Torino, che lo pubblica ed anche da tutte le Librerie Salesiane. Il mite prezzo annuo è di Lire tre.

DON SIMPLICIO.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzioue del Sommo Pontefice, possono lucrare l'INDULGENZA PLENARIA:

ogni mese:

1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno;

2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte,

3) nei giorno in cui si radunino in conferenza;

dal 10 aprile al 10 maggio:

1) l'11 aprile, Pasqua di Risurrezione;

2) il 3 maggio, Invenzione della S. Croce ;

3) l'8 maggio, Apparizione di S. Michele Arcangelo sul monte Gargano.

Inoltre: ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche Chiesa) reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità ed un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.

DALLE MISSIONI

Equatore

Per la civilizzazione dei Jivaros.

(Lettera del Sac. Ciriaco Santinelli).

Cuenca, 31 gennaio 19o9.

AMATISSIMO E REV.MO SIG. D. RUA,

IN questi giorni felicemente è giunto fra noi il nuovo personale destinato in nostro aiuto, e tutti i Salesiani del Vicariato ne dànno per mezzo mio vivissime grazie all'amato Padre D. Rua ed agli altri Superiori. Siamo veramente commossi ai sacrifizi cui si assoggettano per il bene e per l'incremento di questa Missione di Mendez e Gualaquiza.

Porgendomisi l'occasione, credo dover mio di inviarle insieme qualche notizia dello stato attuale della Missione e dei progetti che abbiam fra mano per far prosperare sempre più l'opera nostra nel Vicariato.

Sviluppo della casa di Cuenca. - Apertura di una nuova residenza al Sigsig.

La casa di Cuenca che per adesso è il centro principale della Missione, prospera a vista d'occhio. In men d'un anno si è restaurato il locale, si son regolarizzate le classi, si sono aperte tre scuole professionali per giovani interni, si è ripulita la cappella decorandola con una tinta ad olio, e, presentemente, si sta edificando un salone per altri laboratori. Secondo il desiderio del nostro amato benefattore Mons. Vescovo Manuel Maria Polit, la inaugurazione solenne del nuovo edifizio si compirà il 24 maggio p. v. Anche il numero degli alunni cresce di giorno in giorno e se quest'anno per mancanza di locale non potremo oltrepassare la cinquantina, abbiamo fondata speranza di giungere l'anno venturo al numero di centoventi.

Quanto a quello che più importa, dico la formazione del personale per la Missione, grazie a Dio andiamo di bene in meglio, poichè si attende con serietà ed impegno a tutti gli studi sacri e profani di cui deve essere fornito il Missionario, e si è anche regolarmente stabilita una classe di lingua jivara, cosa importantissima per i futuri evangelizzatori.

Come poi le aveva preannunziato, il 2o corr., festa del glorioso martire S. Sebastiano, patrono della popolazione del Sigsig, si è aperta in quel luogo una nuova casa-missione intitolata Chiesa e Collegio di S. Francesco di Sales. La popolazione del Sigsig, come sanno i lettori del Bollettino, è del tutto salesiana e devotissima di Maria Ausiliatrice ; quindi l'inaugurazione fu celebrata con grande entusiasmo, e tutto ci dà speranza di ottimi risultati, per cui confidiamo anche di veder presto ultimata la chiesa ivi in costruzione.

Nuove lotte fra i Jivaros.

Però le notizie riguardanti i nostri selvaggi non son molto consolanti. Mentre il missionario si sforza di spargere la buona semenza nei loro cuori feroci per ridurli a vita civile con l'insegnamento diario del catechismo e con l'educazione dei fanciulli quando si possono tenere alcun tempo nella casa della Missione, essi, i poveri jivari, si distruggono vicendevolmente con guerre intestine.

Come si disse più volte nel Bollettino, la vendetta è cosa sacra presso loro e passa in eredità dai padri ai figli. Ora per quanto i Missionari si siano sforzati d'instillare nei loro cuori la legge della carità e del perdono, ottenendo con ciò meno vittime, tuttavia non sono ancor riusciti ad estirpare del tutto quella terribile e funesta radice. Ma in questi ultimi tempi pareva che la tregua dovesse essere di lunga durata; quando si ruppe improvvisamente nel mese di dicembre u. s. I jivari di Mendez si unirono a quelli di Pachicoz, e capitanati da Cayupa, Nantipa, Tibi e Puénchara assalirono una famiglia nemica che abitava in Junganza, facendo tre vittime, che secondo i loro barbari costumi decapitarono, portandone con sè le teste in aria di trionfo.

Nei tempi passati la loro ferocia metteva alla prova anche i coloni cristiani stabiliti nelle loro vicinanze; molte volte ne incendiarono le case, distrussero i loro campi seminati, e massacrarono intere famiglie. Oggi, grazie l'influsso della religione cristiana, loro inculcata dal missionario, almeno rispettano le persone e le abitazioni dei coloni, anche quando stanno in guerra; come successe or ora e in varie altre circostanze. Di più, non posso tacerlo, il jivaro apprezza già grandemente la medaglia di Maria SS. Per tutti gli oggetti religiosi che loro si regalano essi hanno molta venerazione, tanto è vero che li conservano con rispetto nelle loro capanne. Ma per le medaglie della Madonna hanno un attraimento ed un affetto speciale, che per noi è pegno di finale ed intera conquista. Ultimamente, in tempo di guerra, uno di essi diceva: Io mio petto medaglia tenendo, la palla del fucile niente facendo; io più forte sono, e più combatto!... Certo c'è ancor molto da faticare, ma non dimentichiamoci che la Patrona del Vicariato è Maria SS. Ausiliatrice.

Una nuova residenza a Gualaceo nel 191o.

Fin dall'ultima mia relazione le accennava, amatissimo padre, ,alla probabile fondazione di una Colonia Agricola in Gualaceo, la quale servirebbe sopra tutto per la formazione del personale della Missione, e insieme per l'educazione dei giovani e per il progetto della colonizzazione.

Gualaceo per l'ottimo clima si presta egregiamente all'agricoltura ed è nel medesimo tempo il miglior punto strategico per la colonizzazione.

A Sud della Missione si trova già Gualaquiza ed alle sue porte la casa del Sigsig. Ora per la zona della Missione al Nord è necessario aprirci un cammino per Indanza, per arrivare a poco a poco a Chupianza, Junganza, Mendez, ecc. ed alle porte di Indanza, ad un sol giorno di cammino, si trova la suddetta Gualaceo. E il Signore proprio in questi giorni ha determinato in modo provvidenziale la fondazione di quella residenza.

Desideroso di conoscere sempre meglio il campo delle nostre fatiche, mi era diretto in compagnia di D. Spinelli a Gualaceo per poi visitare Indanza. Il rev.mo Parroco Don Luigi Salazar, ottimo cooperatore salesiano, ci ricevette con squisito affetto di vero amico; e proprio il 24 corrente, festa della Sacra Famiglia e solennità principale di quella popolazione, dopo molte diligenti ricerche trovammo un luogo adatto al nostro intento, e Dio volle che nello stesso giorno facessimo il contratto e cosi assicurassimo il locale per la nuova residenza che apriremo l'anno venturo.

Sieno rese vive grazie a Maria Ausiliatrice che nel giorno sacro mensilmente al suo culto volle aprire alla nostra opera un nuovo campo di lavoro. Così l'anno prossimo 1910 incominceremo a lavorare anche a Gualaceo, come fin d'ora, nel marzo p. v., daremo principio alle nostre escursioni ad Indanza, che speriamo si ripeteranno di quando in quando per assistere i cristiani che si trovano colà allo scopo di aprire nuove strade.

Negli abitanti di quei dintorni si è destato un vero entusiasmo per la missione, sapendo che quanto prima innalzeremo in Indanza una cappella e più tardi una residenza pei missionari. Ad Indanza propriamente detta non esiste che una famiglia di Jivari, ma a dieci leghe di distanza ve ne sono più di 400. Il luogo è amenissimo, ferace di ogni sorta di vegetali, e si trova sulle sponde del Rio Santiago che è navigabile e sbocca nel gran Marañon. Anche al Nord e non lungi da Chupianza, a due giorni di cammino, son altri 400 indigeni, e più in là si trova Junganza con altri 20o jivari, ed in fine giace Mendez con più di 1ooo poveri figli della foresta! E noi, amato Padre, speriamo di chiudere la Missione dal Sud al Nord con buone fortificazioni, cioè con la fondazione del Sigsig e di Gualaceo, e coll'aiuto dei Cooperatori, l'efficacia delle loro preghiere e l'invio di altro personale, di continuare a poco a poco con altre fondazioni ad affrettare la civilizzazione di questi selvaggi. E se sarà possibile stabilire in queste splendide zone la colonizzazione e l'immigrazione, l'opera nostra diverrà senza dubbio sempre più efficace e duratura. Voglia Iddio che i nostri disegni non tardino ad essere effettuati per mancanza di aiuti materiali e di personale!

Termino ringraziandola nuovamente dell'aiuto che ci ha inviato e la prego a volerci benedire. Mi creda intanto quale mi professo nei cuori di Gesù e Maria

Suo obb.mo e amant.mo figlio

Sac. CIRIACO SANTINELLI Missionario salesiano.

India.

Un'altra Casa Salesiana. Lettera del Sac. Giorgio Tomatis).

Meliapor, 4 febbraio 19o9. REV.MO SIG. D. RUA,

EBBI già il piacere di annunziarle il nostro felice arrivo a Meliapor, ed ora godo di poterle dire che, secondo il suo desiderio, abbiam preso la direzione dell'Orfanotrofio S. Tommaso di questa città.

L'Orfanotrofio conta cinque lustri di esistenza e, da 19 anni, si trovava sotto la direzione del rev. P. Da Costa, il quale per la sua età aveva diritto ad un meritato riposo. Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Teotonio de Castro, Vescovo di Meliapor, che ce l'ha affidato, nella sua bontà e nell'amore che nutre pei Salesiani dice che l'Istituto non poteva celebrar meglio e più felicemente il compiersi del suo giubileo di argento.

I ragazzi che abbiamo sono 37 ed ho il piacere di mandarle la loro fotografia, insieme coi primi

rispettosi loro ossequii per Lei, veneratissimo Padre, e per tutti gli altri Superiori, e pei nostri egregi Benefattori e pie Benefattrici.

Questi ragazzi sono tutti di origine europea, perchè l'Orfanotrofio S. Tommaso è esclusivamente per loro.

Invece l'Orfanotrofio di Tanjore, a 220 miglia di qui, sempre però nella diocesi di Meliapor, è per i nativi indiani soltanto. Quella scuola professionale, come Ella sa, è stata riconosciuta dal Governo e fa ogni giorno nuovi progressi. Ebbi il piacere di poterla rivedere in occasione della festa di S. Francesco di Sales. Pensi lei, amatissimo Padre, qual gioia ne ebbi, dopo sette mesi di assenza.

La devota, festa riuscì oltremodo solenne. Molti cooperatori vi presero parte, e lo stesso parroco della città, rev.mo P. Coelho, tenne ad essi la conferenza, e gli orfanelli diedero in loro onore una bella rappresentazione: nientemeno che il S. Eustachio di Mons. Filippo Allegro, tradotto in tamul. D. Mederlet e il ch. Balestra lavorano indefessamente e fanno davvero ciò che possono, ma sentono proprio estrema necessità di aiuto.

Anche qui a Meliapor c'è molto da fare. I nostri giovani sono tutti studenti, e poichè nella maggior parte essi aspirano ad un impiego nelle ferrovie o nelle poste o telegrafi, procureremo di stabilire a loro vantaggio anche un corso di istruzione tecnica, che meglio li prepari ai loro intenti.

Gradisca, amato Padre, queste poche notizie e, insieme cogli ossequi degli alunni, anche le proteste affettuose dei pochi salesiani di Meliapor, e specialmente del

Suo aff.mo Figlio in Corde Jesu

Sac. GIORGIO TOMATIS.

Patagonia Centrale

La Missione Salesiana del Chubut. (Relazione del Sac. D. Bernardo Vacchina).

Nel mese di ottobre u. s. pubblicammo una breve statistica sull'operato dai nostri confratelli residenti al Chubut durante l'ultimo triennio, ed ora siamo ben lieti di offrire ai lettori anche la bella relazione che l'accompagnava, la quale, solo di questi giorni, giunse alle nostre mani,

Stato della Missione.

Popolazione e religione. - Frutti di sacro ministero raccolti nell'ultimo triennio.

IL Chubut è un Territorio della Repubblica Argentina, vasto quasi come l'Italia misurando 250 mila chilometri quadrati, ed eminentemente cosmopolita abbondandovi inglesi, italiani, boeri, spagnuoli, allemanni, polacchi, francesi, russi e cileni.

Gli aborigeni (indii) sono ancor molti, anzi il Chubut è il Territorio meridionale dell'Argentina che conta le tribù più numerose, sebbene abbian deposto quasi del tutto la primitiva indole feroce.

Due sono le religioni qui dominanti: il Cattolicismo professato dalla maggioranza della popolazione, ed il Protestantesimo, cui appartengono i gallesi, i boeri, gli allemanni, divisi in un guazzabuglio di sette, ciascuna col suo tempio, ministro o preside, secondo le differenti confessioni.

Gli indii sono in gran parte cattolici: cercano di costituire la loro famiglia col matrimonio cattolico, battezzano i figli e vivono cattolicamente, Il Codice Civile Argentino favorisce questa loro inclinazione, autorizzando il Missionario a presiedere alla formalità del cosidetto matrimonio civile ed incaricandolo del registro per l'iscrizione dei neonati. Dagli adulti si cava poco profitto: le generazioni nuove si mostrano più arrendevoli e farebbero anche buona riuscita, se convivessero ed usassero con cristiani davvero, come lo dimostrano gli indii delle nostre case. Gli indii pagani poi non esercitano più pubblicamente le loro superstizioni; molti anzi se ne beffano.

La Missione fondata nel 1885, dovette attraversare non poche burrascose vicende, come l'innondazione del 1899 che la distrusse del tutto, ma potè avere nuovo impulso nel 19o5. Dal 19o6 a tutto marzo 19o8 sommano a 1370 i battesimi, dei quali circa una metà di indii, di tutte le età e condizioni. Le Cresime raggiunsero il numero di quasi duemila; nelle Pampas i neobattezzati sono anche cresimati, non potendosi fare altrimenti per la somma scarsità dei missionarii, l'immensa estensione del territorio e la difficoltà delle comunicazioni. I matrimonii sommarono a 120; per questi la difficoltà maggiore sta nel disporre convenientemente i contraenti al Sacramento. Nei paesi dove la Chiesa esercita regolarmente il suo ministero, tanto e tanto vi si riesce; ma nelle campagne, dove la popolazione usum fidei non habet, torna difficile. Tuttavia pochi sono quelli che non vogliono assolutamente adattarvisi, ed anche da questi, destramente interrogati, si cava quel tanto di cui si può contentare il missionario, cioè prendere semplicemente il consenso, come si fa nei matrimonii misti: una cerimonia così nuda da ogni solennità spiace ai contraenti ed è una buona lezione per gli altri.

Ma qui bisogna rilevare, come il numero dei battesimi, delle cresime e dei matrimonii potrebbe essere annualmente triplicato, se si avesse maggior numero di missionarii. Riguardo le confessioni e comunioni convien distinguere la Pampa ed i centri senza chiesa, dai centri costituiti regolarmente con governo ecclesiastico e civile. Nel campo la frequenza ai Sacramenti non c'è, semplicemente perchè in pratica è quasi impossibile od almeno difficilissima. Come frequentare i Sacramenti senza chiese e senza preti? « Potrebbero farlo quando passa il missionario » si dice. Vero; ma vediamo: questi, ogni anno e non sempre, passa volando. Tutt'al più si ferma in ogni famiglia un paio di giorni ove si radunano varie altre dei dintorni per battezzare i figliuoli. Le case nelle Pampas non sono palazzi, si sa, due stanzuccie, in cui si raccolgono tutti ed è grazia se vi resta un posto per l'altare portatile. Col missionario e con chi l'accompagna vi sono i doveri dell'ospitalità da compiere. Andate a dire a quelle donne cariche di bambini che strillano, od a quegli uomini che non possono del tutto trascurare i loro armenti ed in faccenda per macellare ed allestire il famoso asado tre volte al giorno : « Preparatevi alla confessione! » vi guarderanno trasognati. E poi sarà cosi facile pretendere da loro, che quasi mai vedono un prete, che mai odono una parola di Dio, di religione, pretendere che abbiano subito voglia di fare quello che loro si consiglia? Se costì, con tante chiese ed abbondanza di preti e religiosi, con ogni comodità, i nostri buoni parroci hanno bisogno di ricorrere a novene, a tridui, a missioni speciali e feste di gran parata per attirare ai Sacramenti, e non sempre conseguono il lodevole intento ; come non compatire questa povera gente che non sa o non sente voglia d'approfittare d'una visita alla sfuggita per atti che giudica assai serii e lo sono in realtà? Ah povera popolazione! Si deve proprio pensare che per lei la misericordia del Signore dovrà allargare assai più le maglie delle sue reti, per pescarla tutta, talvolta anche senza l'uso di quei mezzi, che altrove non si possono trascurare!

« Ma il missionario non potrebbe procedere con un po' più di calma? » Sì, se ve ne fossero molti: ma quando in pochi e solo per cinque o sei mesi all'anno (i mesi in cui è possibile viaggiare) si deve percorrere una regione sterminata, ove i bisogni sono generalmente urgenti ed uguali per tutte le famiglie; quando i viaggi si devono fare con cavalli quasi inadatti, e tra casa e casa corre un tratto di trenta o quaranta e anche più chilometri, come è possibile fermarsi ovunque lungamente? E una pena, un cruccio continuo questo di pensare a tutti; perchè, mentre il missionario si vorrebbe davvero moltiplicare e dividere, si vede costretto a precipitare, perchè almeno i ben disposti approfittino della sua parola e del benefizio dei Sacramenti. E necessario che queste cose si sappiano, affinchè a forza di udire l'abbandono in cui si trovano tante anime, molti raddoppino la loro carità e si moltiplichino le vocazioni di uomini potenti opere et sermone, e così possano anche queste Pampas senza orizzonte essere seminate di chiese e di evangelici operai.

Invece nei paesi con regolare governo ecclesiastico la frequenza ai Sacramenti è buona. Ad esempio la popolazione cattolica di Rawson non giunge a mille abitanti e nell'anno trascorso diede un risultato di oltre tremila comunioni, cioè circa 6o ogni domenica, poichè in questo calcolo non vanno computate le persone religiose e neppure quelle che si comunicano lungo la settimana, ma le comunioni solo di persone secolari nei giorni festivi od in qualche altra speciale occasione, come i venerdì consacrati al Sacro Cuore. Ed è per secondare i desiderii del Santo Padre che si tiene minuto conto di questo movimento, termometro della sodezza religiosa d'una popolazione, e felicemente constatiamo un annuale visibile progresso. Gli uomini, è vero, lasciano a desiderare; ma, ringraziando Iddio, anche tra loro si nota un risveglio progressivo. Da questa regolare frequenza nasce nelle famiglie la sollecitudine di procurare la prima Comunione ai figliuoli e chiamare il prete al cappezzale dei moribondi. Sono contate le famiglie che trascurino questi gravissimi doveri.

Scuole. - Stampa. - Associazioni.

La nostra azione riceve grande efficacia dalle scuole, dalla buona stampa e da varie associazioni d'ambo i sessi.

Le scuole governative nel Chubut sono 30, per un nucleo di 25 mila abitanti, tutte laiche e parecchie completamente atee. Quindi la scuola cattolica s'impone. La missione ne ha quattro (due per ogni sesso, con un totale complessivo di 261 tra alunni ed alunne), e malgrado alcune mene liberalesche sono le più fiorenti. Gli scolari frequentano gli oratorii e, sommati con quelli che accorrono alla Missione solo nelle feste formano un totale di 287 tenere pianticelle, allevate cattolicamente. Questa cifra potrà sembrare non molto rilevante agli assueffatti a grandiosi collegi; ma giova riflettere che si vive in luogo di missione, e che queste scuole, quantunque non appariscenti per abbondanza d'allievi, tuttavia hanno un'influenza decisiva nei paesi dove si trovano; ove il frutto loro sarà duraturo e servirà di solida base di rigenerazione cristiana. Mille ragazzi, in un collegio cattolico di Buenos Aires, formano appena un centesimo del totale numerico degli scolari della capitale che è di zio mila, settanta su cento in Rawson superano invece i due terzi; mille famiglie su centomila non possono avere una grande influenza, settanta su cento possono cambiare tutto l'ambiente. E così che le nostre scuole, poco importanti in se stesse, sono decisive relativamente allo sviluppo di questa società. Più lustri di vita patagonica ci fanno persuasi che la scuola è qui assai influente anche sugli adulti: guadagnato il cuore dei figli, non costa troppo la conquista di quello dei genitori, il cui esempio, alla sua volta, potrà avere efficacia su altri, ed ecco incamminata tutta questa popolazione sulle vie del Vangelo.

Ma se si brama che le scuole producano il loro effetto in tutta la missione è indispensabile moltiplicarle, dotarle di buon personale, fornirle del necessario arredo didattico e sostenerle e incoraggiarle se si vuole che giungano a far fronte e competenza alla scuola senza Dio, in favore della quale i figli delle tenebre anche qui sono nel loro genere prudentiores quam filii lucis, spendendo e spandendo e arrabattandosi in tutti i modi.

Il nostro Venerabile D. Bosco soffriva nel vedere un ragazzo che, prima di compiere la sua educazione, usciva dalle nostre case; eppure, in Italia restano ancora tanti altri porti ove riparare dopo un primo naufragio; mentre i poveretti che escono da noi, ove andranno che non siano travolti dagli accavallati marosi dell'ignoranza religiosa, dell'incredulità e della corruzione che qui sorgono minacciosi ovunque?

Però anche le nostre scuole, sebbene non tanto come le governative, devono lottare contro l'apatia di parecchi padri di famiglia e la pigrizia di non pochi alunni, da cui risulta una grande irregolarità nell'assistenza giornaliera, ed un'istruzione a sbalzi e non poco deficiente. Contro questo inconveniente si dichiarò più volte la nostra Cruz del Sur; e pare che si voglia incominciare a rimediarvi, anche con alcune leggi al riguardo. Noi, per altro, ci studieremo sempre più di far amar la scuola col teatrino, coi giuochi, colla musica vocale ed istrumentale, come s'è cominciato e con buon esito.

Ossequenti alle replicate raccomandazioni del Santo Padre e di Sua Ecc. Rev.ma Mons. Cagliero abbiamo anche caldeggiato la diffusione delle sane pubblicazioni giornaliere e periodiche. Ed era supremamente necessario neutralizzare la maligna influenza dei periodici empii e corrotti, che, anche in questo ultimo lembo del mondo, circolano in modo allarmante. Ad ogni corriere giungono molti sacchi di carta stampata, che viene sparsa fin dove giunge il servizio postale, avendo queste popolazioni, come tante altre, la passione di leggere. Il fatto stesso di essere isolate le rende ancor più avide delle notizie del giorno, per cui non badano a spese, pur di soddisfare la loro non sempre sana curiosità. E per questo che noi cerchiamo di diffondere, oltre il Bollettino Salesiano, il Descanso Domenical, il Flores del Campo, La Verdad, il Cristoforo Colombo, El Pueblo, ed altri buoni periodici, negli alberghi, tra i carcerati, nei villaggi e nelle famiglie. La stessa nostra tipografia pubblica la Cruz del Sur, periodico settimanale, redatto in casa, che è letto volentieri anche da molti protestanti ed è più diffuso degli altri periodici locali. Peccato che il servizio postale non sia regolare in tutto il Territorio, perchè allora conterebbe gli associati a migliaia ! Sebbene lo scopo sia religioso-apologetico e pedagogico, pure dà le notizie più interessanti del giorno e non trascura i progressi materiali del Territorio, e piace e fa del bene.

Un altro vantaggio che a noi viene da questa pubblicazione è quello di vedere la Missione più rispettata ed anche un po' temuta. Benchè nessuno terna che quest'arma della stampa in mano nostra possa giungere ad aggredire ed offendere, pure nessuno ignora che all'uopo ce ne possiamo valere per naturale diritto di difesa; e perciò i nemici e contrari alla Religione procedono più cauti con noi ed anche stanno quieti. Ma non si può nascondere che la tipografia della Missione è tutt'altro che grandiosa e ben fornita: manca di tipi, manca d'una buona macchina di maggior portata, manca di operai. Quindi se il fracasso prodotto è più grande della quantità delle noci contenute nel sacco, ciò è dovuto alla laboriosa pazienza ed abilità del proto, il quale conosce la partita religiosa e morale che si giuoca, e, per amore di Dio, la vuole vinta a tutti i costi.

Le Associazioni sono varie; abbiamo quelle delle Dame Cooperatrici e della Pia Unione del Sacro Cuore, quella delle Figlie di Maria e la Compagnia di S. Luigi.

In Trelew s'iniziò tra gli alunni delle Scuole e la gioventù del paese una classe di canto ed un circolo drammatico che promettono bene. Per ora l'azione di queste corporazioni non esce dal proprio seno, ma più tardi, crescendo gli aderenti, riusciranno senza dubbio di grande aiuto.

L'Ospedale del « Buen Pastor ».

Ma tra le opere più simpatiche e salutari iniziate e sorrette dalla Missione è certo da porsi l'Ospedale del Buen Pastor. Esso funziona regolarmente da più anni, tuttora per soli uomini, che però vi capitano da ogni parte; è gratuitamente assistito da un medico nostro compatriota e, in sua assenza, da uno dei nostri; e poichè in esso, sull'esempio del Divin Salvatore, insieme colla cura del corpo si cerca la salvezza dell'anima, possiam dire con nostra consolazione che niun infermo ne esce senza aver acconciato le sue partite con Dio. È una vera piscina salutare, messa in moto dalla carità, ove non uno ma decine e decine di ammalati ricuperano la sanità dell'anima e del corpo. Nè esso fa del bene solo agli ammalati, ma anche ai sani del paese, offrendo a questi occasione di praticare in molte guise, la carità, mentre concilia alla Missione stima ed amore, facendone più estesa ed efficace l'opera sua.

« I preti, si diceva testualmente e non è molto in un crocchio evoluto, son tutte birbe, ma qualcuno galantuomo ce n'è ancora; l'Ospedale n'è una prova! » Com'è vero che il linguaggio della carità è sempre il più chiaro e il più compreso!

Esso però ci arreca grandi spese, lavoro non poco e gravi pericoli. Tutti i Salesiani più provetti, in caso d'urgenza, debbono prestar aiuto all'infermiere; e ciò non succede senza scapito delle loro occupazioni nel Collegio, e con manifesto pericolo della salute generale della casa. Quest'anno si ebbero alcuni malati di tifo; e la malattia si attaccò ai Salesiani; due ne furono colpiti e uno ne morì. Una morte incontrata per una causa così generosa è un onore per una comunità ma lascia sempre un vuoto, e tutta la popolazione, pur plaudendo a noi, vuole che prendiamo le precauzioni necessarie, desidera cioè un personale ad hoc che, nei casi pericolosi, se ne stia confinato nell'ospedale, come in un lazzaretto... esigenze ragionevoli e doverose, ma come si fa ad effettuarle, essendo così pochi?

Qualcuno potrebbe obbiettare che ammmalatì contagiosi non dovrebbero essere accettati E dove dovrebbero andare, se non v'ha altro ospedale, e generalmente gli ammalati che si presentano a noi sono scapoli e derelitti?

Quest'opera eminentemente caritatevole si sostiene colle spontanee elemosine della popolazione, ma vive alla giornata. Qualche volta la nostra fede è messa alla prova; ma non si indietreggia; perchè la provvidenza adeguata al povero finora non è mancata mai; e chi, ammalato, senza tetto, senza famiglia, senza un giaciglio, trova tutto ciò in buono stato e pulito, con un cuore che glielo offre per amore di Dio e s'interessa di lui, può chiamarsi contento. E contenti e grati si mostrano, con noi, i carissimi infermi, i quali, uscendo guariti, divengono le trombe che diffondono l'opera di Dio col linguaggio più eloquente, il linguaggio incontrastato dei fatti.

Nuove opere intraprese.

Assistenza religiosa dei carcerati. - Chiesa e scuole in Trelew. - Nuovo edifizio in Rawson. - Restauro della Chiesa.

Malgrado i grandi bisogni e le pressanti istanze ricevute da ogni parte non si potè pensare a nuove fondazioni propriamente dette, mancando oltre che di personale, dei mezzi pecuniari. Tuttavia qualche cosa di più anche nel 19o8 si è fatto: ci siamo addossata l'ordinaria cura spirituale dei carcerati. Un sacerdote, due volte la settimana, fa loro un'istruzione, ed ogni festa celebra ad essi la santa messa e spiega il Vangelo.

I poveri carcerati ne sono così contenti, che alcuni hanno chiesto ed ottenuto di potere, scortati da una sentinella, prestarci aiuto in diversi lavori materiali, secondo il mestiere loro.

Una delle nostre più gravi preoccupazioni era il paese di Trelew, ove dopo tre anni di pratiche e di difficoltà finalmente si potè riuscire a qualche cosa.

Trelew è un paese fondato da inglesi di Galles a venti chilometri da Rawson, che in breve tempo prese straordinario sviluppo ed è l'emporio commerciale del Territorio. Sul principio la popolazione era tutta protestante, ed esercitava il suo culto con ogni solennità; oggi è mista, anzi si potrebbe dire che vi dominano i cattolici. Questi, senza chiesa, senza prete, con scuole laiche e in continua comunicazione coi protestanti, non è a stupire, se a poco a poco venivano immersi nell'indifferentismo religioso; e la gioventù specialmente veniva inclinandosi spiccatamente al protestantesimo. A Trelew adunque, grazie gli aiuti della nobile famiglia Marucco di Napoli, potemmo edificare una chiesa ed aprire scuole elementari col nome di Collegio S. Domenico.

La chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice è regolarmente frequentata, specialmente dagli Italiani, e la nostra scuola ha maggior numero di alunni che le singole governative. Essendo insufficenti i locali, domandammo, ed ottenemmo dal Governatore locale una casa di legno ad imprestito. Una tale circostanza rendeva la situazione di quelle scuole precaria, ma Iddio non volle abbandonare l'opera sua. Presto avremo locali propri e speriamo che l'opera di D. Bosco produrrà, anche in Trelew, quei frutti di religione e di civiltà che ci consolano in Rawson.

Qui, poi, fino al 1904 mancavano laboratorii, dormitorii, refettorii, e persino una qualche stanza pel personale; oggi si è provvisto a tutto senza lusso, ma con decenza, secondo gli usi del luogo. Le scuole non mancavano, ma erano ristrettissime: d'estate vi si soffocava pel calore e d'inverno per mancanza d'aria. Coll'aiuto di Dio abbiamo provvisto nuove sale ampie, ben arieggiate e piene di luce, e vi unimmo il teatrino. Dapprima, durante la stagione piovosa, si era costretti o a star pigiati in angusti corridoi o guazzare nei pantani. Ora non più: un ampio e lungo porticato, con pavimento di cemento, ci difende dai raggi del sollione e dalle pioggie. In una parola, si è innalzato un bel corpo d'edifizio che risponde a tutte le necessità dell'igiene e della pedagogia; ed i nostri buoni fanciulli, civilizzati ed indii, ne hanno guadagnato in tutto. I debiti, è vero, turbano la nostra contentezza, ma l'opera sorse per stretta necessità, con buon fine e colla benedizione dell'obbedienza, per-cui speriamo di non avere a tribolare troppo per soddisfare tutti i creditori.

La chiesa esteriormente si presentava bene, ma l'interno era un vero magazzino. Ciò disdiceva alla nostra fede nell'Augusto Sacramento, tanto più che siamo in mezzo a protestanti che ci spiano. Era adunque mestieri far qualche cosa per abbellire la casa di Dio. Fatte alcune riparazioni di muratura e trovato a Buenos Aires un buon artista, per disgrazia sua e fortuna nostra senza impegni, lo contrattammo. Ed ora, colle sue cappelle, con decorosi altari, tutta ben dipinta, anche la chiesa concilia maggiormente il rispetto e la divozione.

Splendido elogio dell'Opera Salesiana nel Territorio del Chubut.

Insomma, grazie a Dio, il buon seme che si è gettato in Rawson, fruttifica già in modo consolante. Tutti ci rispettano, anzi ci amano, e colle stesse autorità civili, col sig. Governatore e col Giudice Federale, non potremmo essere in rapporti migliori. A proposito, sarei un ingrato se mancassi di trascrivere una pagina di questo Eccellentissimo Governatore, qual si legge nella Memoria stampata sul governo ed amministrazione di questo Territorio, diretta all'Ecc.mo Presidente della Repubblica, che destò la maraviglia generale della nazione. Dopo d'aver egli enumerate tutte le gravi difficoltà che s'oppongono allo stabilimento delle scuole nel Territorio del Chubut, volgendo il pensiero alla Istituzione Salesiana dice:

« Questi ostacoli e ogni altra contrarietà non si possono altrimenti ovviare che unendo alla scuola l'internato che permetta all'alunno la convivenza col proprio maestro durante l'anno scolastico. E per questo ed anche per attirare l'indio alla vita civile, non v'ha, a mio parere, altro mezzo di più sicuro risultato, che la creazione di missioni, le quali nello stesso tempo s'incarichino dell'insegnamento, sostenute dal Governo centrale col medesimo denaro che si dovrebbe invertire pel funzionamento delle scuole e fornirle dei mobili e di tutti gli altri attrezzi necessaria; tanto più che questa disposizione interpreta il vivissimo desiderio dei fondatori e costituenti della nostra nazionalità. L'ubicazione di queste Missioni si determinerà nel giorno in cui si decreti la loro creazione, ma fin d'ora si può dire che dovranno situarsi nelle zone più popolate da indigeni. E per queste fondazioni nessuna società è più alta che la Salesiana, da molt'anni domiciliata in Patagonia, e già molto onorevolmente vincolata alla storia del suo morale progresso.

» Bisogna pure essere giusti e riconoscere che l'abnegazione e il distacco generoso d'un missionario apostolico non può trovarsi ne' nostri maestri di scuola, salvo che questi si chiamassero Vittorino da Feltre... M. Leamnau nell'opera « Il progresso delle Nazioni » studiando la diversa influenza del Cattolicismo e del Protestantesimo nell'opera grandiosa della propagazione della cultura, fa notare che il Missionario cattolico considera l'indio come membro della famiglia umana, con un'intelligenza da perfezionare e un'anima da salvare. Da ciò proviene che non rifugga dal consorzio e dalla famigliarità coll'indio rozzo e truce, ma che s'impegni nell'istruirlo nelle arti e nell'industria e nel migliorare la sua condizione fisica e morale, elevandolo nella scala della civiltà e trasformandolo in un elemento. sociale pacifico e regolarmente laborioso. E tale è l'opera che come educatori compiono i Salesiani nella Patagonia, siccome ho potuto toccar con mano io stesso in questo nostro Territorio. Le Scuole Salesiane portano il contingente dei loro sforzi all'opera civilizzatrice che il governo realizza in queste regioni; e non v'ha motivo per rifiutare sì valida cooperazione in un'impresa cui sono legati e congiunti sì eminenti interessi, per cui tutti i sacrifizi saranno sempre pochi.

» Luigi Vives, eminente riformatore della scienza dell'educazione, dice che l'istruzione dell'anima devesi diligentemente coltivare. affinchè conoscendo il bene. ed il viale, la virtù e il vizio, possiamo facilmente fuggire l'uno ed abbracciar l'altra; senza di che ridonderebbe affatto vano ed inutile ogni insegnamento. Ora se questo è certo, e se quelli che consacrano la vita alla realizzazione di così sublime ideale hanno merito grandissimo, i Salesiani degnamente conquistarono un bel posto in questa nostra patria. Ricevono ed educano gratuitamente i figli degli indii sprovvisti d'ogni protezione, esponendosi ad ogni genere di privazioni, con un interesse ed una alacrità meritevole d'ogni miglior encomio.

» Agli occhi del paganesimo trovò grazia la religione di Cristo solo per le sue opere di carità, non apprezzando in essa se non quello che si risolveva in positivi vantaggi; perciò quando suonava l'ora tragica delle persercuzioni i pagani più previdenti, volendo intercedere per la sorte dei primitivi cristiani, dicevano in loro difesa: essi alimentano i nostri poveri, lasciateli in pace!

» E così anche noi a quanti per divergenza di credenze religiose o per ubbriaco chauvinisme volessero combattere ed anche escludere l'azione della Società Salesiana, consultando il nostro proprio interesse protremmo dir loro: Essi educano i nostri indii, furono la nostra avanguardia nelle gentilità patagoniche, ed oggi sono i nostri collaboratori volontarii nell'incorporazione e nella trasformazione dell'indigeno. Valga loro almeno questa considerazione, giacchè sarebbe vera ingratitudine e slealtà misconoscere che le loro scuole furono le prime nel diffondere in queste regioni l'idioma della patria... ».

Espressioni sì magnifiche, sgorgate dal cuore di quest'uomo profondamente cattolico e di mente coltissima, malgrado la nostra buona volontà sentiamo di non meritarle : ci mostrano piuttosto il da farsi, la via e la sublime meta nostra, rivelano scultoriamente la potenzialità del cattolicismo e dell'opera stessa di D. Bosco, se contasse qui al suo servizio altri uomini, altri confratelli più degni di noi e più atti a questa palestra per le loro virtù e per non volgare dottrina.

Prove e tribolazioni. Mancano mezzi e personale!

La Missione, come tutte le opere di Dio, non mancò di tribolazioni, contrarietà e persecuzioni. Non vogliamo ricordare tra queste le inseparabili privazioni proprie delle opere di questa specie, perchè conosciute; neppure accenneremo, i tanti pericoli sì frequenti, di cui ogni missionario potrebbe, come S. Paolo, formare un lungo, catalogo. Noi però abbiamo quest'anno a registrare un'altra difficoltà, assai seria, per le Missioni nel campo, cioè il brigantaggio organizzato in tutta forma, che il Governo cerca di reprimere, finora con poco esito. Due vere bande di briganti, oltre quelli che lavorano isolatamente per conto proprio, infestano le regioni centrali ed occidentali del Chubut. L'una, composta di Nord-americani, assale viaggiatori, ruba intere mandre di animali, deruba ricche case di commercio e di estancieros. E perseguitata da un distaccamento di soldati, ma invano, perchè un buon servizio di spie e sentinelle la mantiene sempre sull'avviso. L'altra è di Cileni fuorusciti dal dipartimento dell' Unión, dove quel Governo concentra il rifiuto della popolazione, facendoli rigososamente sorvegliare ed anche giustiziandoli sommariamente. Perseguitati dalla giustizia, ove riescano a passare le frontiere, prendono stanza nelle gole e nei boschi della Cordigliera, rendendo inabitabili quelle amenissime zone pei loro continui delitti. Anche contro di costoro il Governo inviò un distaccamento di soldati, ma inutilmente.

Un'altra difficoltà è quella dei mezzi pecuniari. Il Venerabile Cottolengo vedendo sorgere i numerosi edifizi della sua Piccola Casa, ripeteva Oh Santa Provvidenza! Santa Provvidenza!

Ma nell'opera del Cottolengo, quantunque spicchi mirabilmente l'intervento soprannaturale della Provvidenza, si vede anche la porta dell'aiuto umano, essendo sorta nel cuore del Piemonte sempre generoso, in Torino, dove la gentilezza dell'animo e la pietà per la sventura sono proverbiali. Questa nostra Missione invece si trova in un deserto, isolatissima, quasi sconosciuta, non conta protettori, non ha entrate di sorta, e di più per mancanza di personale non è possibile andare alla cerca. Ciò nonostante in questi ultimi anni si sono spese molte migliaia di lire. La cifra è davvero sorprendente, per cui il motto: « Santa Provvidenza » vorremmo scriverlo a caratteri d'oro sul frontone delle nostre case, e tanto indelebilmente, come l'abbiamo scolpito nel cuore. Ma tuttavia che giorni, che settimane, e che mesi si passano talvolta!... E allora?!... Avanti, sempre avanti in Domino! il denaro che ci capiterà, lo credano i buoni cooperatori, sarà tutto impiegato in salvar delle anime. Ci sono ancora più di dieci centri importantissimi che hanno assoluto bisogno dei benefizi della religione che non si possono loro somministrare per mancanza di mezzi!

Insieme colla mancanza dei mezzi dobbiamo lamentare la mancanza di personale, che a noi fu resa ancor più grave per l'inaspettata scomparsa di parecchi piissimi e valenti operai evangelici, rapiti da morte prematura. Quindi l'ultima parola di questa relazione suona preghiera al cuore dei nostri giovani e zelanti confratelli ed a quello dei nostri Superiori. Si vuol conoscere il campo?

La società del Chubut è eterogenea, come qualunque popolazione cosmopolita; gli individui d'ogni nazionalità, in via ordinaria, si costituiscono in altrettante colonie, per cui abbiamo tra noi la Colonia Inglese, Italiana, Spaguola, ecc. Tutte queste collettività si trasmettono principii, usi, abitudini, ecc. ecc. Gli inglesi, scrupolosi osservatori della domenica, hanno generalizzato questa santissima pratica. L'italiano espansivo, amante della compagnia e delle feste, organizza serate, rappresentazioni, ecc.; e società d'altre nazioni l'imitano, come non è raro veder copiate vicendevolmente le costumanze casalinghe: così l'italiano usa il the, il mathe, e sul desco dell'inglese, non è cosa insolita veder fumare un magnifico piatto di appetitosi maccheroni o succolenti taglierini. In conclusione, da tutto l'assieme risulta un'emulazione vicendevole, un movimento generale di civiltà e progresso, capace di sgrossare, pulire ed inverniciare anche i più tangheri calati dalle montagne.

È una civiltà curiosa, sui generis, s'intende, ma che li fa un po' pretenziosi e di difficile accontentatura. Bisogna perciò indovinarli, adattandosi, fin dove si può, alle loro esigenze. L'omnibus omnia factus pel missionario dev'essere sempre all'ordine del giorno. Non basta la pietà, non conterebbe neppur molto una scienza singolare; vogliono l'uomo di società, o, come si dice qui, che abbia il don de gentes. Chi lo possiede fortunato lui; s'insinua facilmente ed ottiene, se non tutto, molto. Ecco il criterio che è mestieri avere nella scelta stessa del personale, specialmente se deve trattare col pubblico. E non bisogna credere che tra gli indii le cose procedano altrimenti: dal consorzio coi civilizzati di certa specie, più che le idee cristiane e civili, attingono i sospetti, le malizie, l'inganno, lo sdottorare ed in furberia danno dei punti all'europeo più astuto, dimodochè anche con loro fa d'uopo saper maneggiarsi, tanto più che giudicano il prete come tutti gli altri wincas. - Perchè, diceva uno di noi ad un indio incarcerato, ti trovi qui? - Rispose : -Lavorando con alcuni compagni, uno di questi, poveretto! cadde morto accanto a me. Io fui trovato con un coltello, e mi trassero qui a passare la mia gioventù.- Ma il tuo coltello fu trovato sporco di sangue. Naturale: mi scivolò quando m'abbassai per sorreggere il caduto. - Che cosa potrebbe inventare di meglio la birba più matricolata in sua difesa?

Ecco lo stato di questa Missione, ove, grazie a Dio, già si lavora con grande alacrità in più luoghi e si cominciano a raccogliere frutti consolanti. Quando potremo stabilire in altri centri altre residenze, per moltiplicare le pacifiche e gloriose conquiste della vera civiltà e della nostra Santa Religione?

Sac. BERNARDO VACCHINA.

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente

INVITIAMO i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario avremo anche quest'intenzione generale

Implorare con filiale affette, abbondanti benedizioni su quelli che invocheranno l'aiuto della Regina del popolo cristiano nel soavissimo mese a Lei consacrato.

GRAZIE E FAVORI

Una novena a Maria Ausiliatrice.*)

Nei primi giorni dello scorso gennaio, era a letto in stato gravissimo per una broncoalveolite con altri guai , manifestatasi prima come un'abbondante emorragia boccale, per cui durante tutto questo tempo ebbi le mie spalle crivellate da iniezioni, dal chinino al guajacol ed all'iodio fosforato, con accompagnamento di pillole, bibite, pastiglie, polveri, massaggi ecc. Perduta ogni umana speranza, invocai l'aiuto del Ven. D. Bosco, ma in modo speciale il patrocinio della Vergine Ausiliatrice con una novena che oggi ho chiuso anche colla celebrazione della S. Messa. E proprio oggi con una calma inusitata mi trovo fuori di letto per la prima volta, alle 8 di sera, per grazia della Vergine, scrivendo la presente. Evviva Maria Ausiliatrice

Selegas, 18 febbraio 19o9.

Sac. FRANCESCO BAY, Parroco. « Maria Ausiliatrice, aiutatemi ! »

Maria Bagnara, allieva dell'orfanotrofio femminile, colta da bronco polmonite, era in fin di vita. I medici avevano tolto a tutti ogni speranza e nell'istituto si era in grande dolore! Ma anche disperando della guarigione si volle ricorrere a Maria. Alla piccola inferma fu posta al collo una medaglietta e le fu fatto dire, come potè, perchè lo stato era gravissimo: « Maria Ausiliatrice, aiutatemi ! » Intanto da noi si cominciò un triduo. Fin dalla notte seguente, con stupore di tutti la bimba ebbe un lievissimo miglioramento e, non appena finito il triduo, era salva!

Io aveva promesso di pubblicare la grazia se ci veniva accordata, e le alunne dell'orfanotrofio di far celebrare una messa ; ed ecco sciolto l'uno e l'altro voto col cuore in esultanza e con riconoscenza imperitura verso Maria Ausiliatrice.

25 febbraio 19o9.

MARIA CRUDELI Dirett. Orfanotrofio femminile.

La medaglia di Maria Ausiliatrice.

Unita a tutti i miei cari, elevo un inno di lode e di ringraziamento. Mia sorella Maria di 27 anni, madre di teneri figli, si ammalò di nefrite. Non mancarono le più assidue cure dei dottori, ma inutilmente ; la poveretta peggiorava rapidamente. Chi la salverà? Il mio pensiero volò a Te, Maria Ausiliatrice, che sei Madre di misericordia, salute degli infermi e consolazione degli afflitti. Incominciai una novena, promettendo di pubblicare la grazia e di far celebrare una messa al Tuo altare. Alla fine della novena mi vien la notizia di recarmi presso l'inferma con queste parole: « Forse dimani non potrà più parlare. » Fu una stretta al mio cuore, ma più che mai invocai l'aiuto della Vergine Santa! Giunta al letto della cara sorella, le appesi al collo la medaglia di Maria Ausiliatrice, esortandola a confidare in Lei. Da quel momento essa migliorò, e in pochi giorni fu dichiarata fuori di pericolo. Oggi, ristabilita completamente, s'unisce a me nel ringraziare la Madonna benedetta e nell'esaltare le Sue misericordie.

Denno (Trentino), 11 febbraio 19o9. ANGELINA BERTI.

« Tu l'hai salvata!... »

Da poche settimane era madre allorchè un triste giorno del dicembre u. s. la mia piccola Adelina cominciò a lamentarsi ed a gemere penosamente. Chiamai uno specialista egregio per malattie infantili, e questi mi disse trattarsi di bronco-polmonite gravissima. Rimasi come annientata ! Una malattia simile in una creaturina di sei settimane equivaleva alla morte e ad una morte oh quanto dolorosa! Infatti il medico, cui chiedevo con indicibile angoscia se me l'avrebbe salvata, mi disse apertamente che di bambine così piccole, con tale malattia, era un prodigio se si riusciva a salvarne una o due su cento ! Eppure io non poteva rassegnarmi a perdere il mio primo angioletto; e ricordando con più viva fede la dolce Madonna di D. Bosco, che nella cappella del patrio Oratorio avevo tante volte pregata con tutto lo slancio della giovinezza, mi rivolsi a Lei, scongiurandola a compiere il miracolo ! E la pietosa Ausiliatrice mi esaudì ! Quindici giorni e quindici notti vegliai alla culla della mia creatura sempre in lotta disperata col male che voleva rapirmela; ma la fede non venne mai meno, ed alfine ebbe il premio che anelava... La bimba fu dichiarata fuori di pericolo, ed oggi è nuovamente vispa e sana, come se non avesse mai avuto male.

O Maria Ausiliatrice! Tu l'hai salvata, io te la consacro; proteggila sempre, e fa' che cresca e si conservi degna di Te!

Parigi, 14 gennaio 19o9.

INES ZUCCHI STRADA

Ex- Oratoriana dell'Istituto M. A. di Novara.

Reggio. - Il 28 dicembre in cui anche la, città di Reggio fu scossa del terribile flagello del terremoto, appena giunta la nuova alla mia diletta famiglia, il fratello minore e la sua sposa si rivolsero fiduciosi a Maria SS. Ausiliatrice promettendole un'offerta e di pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano se io fossi stata immune. E la dolce Madre prevenne benignamente i loro voti, scampandomi miracolosamente da certa morte, poichè non era passato che un secondo, da che ero uscita dalla mia cella mezzo vestita, che il muro crollò travolgendo con le macerie il letto sul quale un istante prima mi trovavo. Grande è la gratitudine verso l'augusta Madre Ausiliatrice del mio amatissimo fratello unitamente alla sua sposa, della famiglia e mia.

1 marzo 19o9.

Suor GIUSEPPINA MARIA Russo della Visitazione di S. Maria.

Omegna. - La convittrice Federici Pierina, d'anni 14, da Civitavecchia, sul finire dello scorso gennaio si mise a letto per morbillo, che degenerò tosto in bronchite capillare, con pericolo di morte imminente. La sera che i medici tennero consulto e la diedero perduta, le Suore assistenti, mettendo al collo della fanciulla una medaglia di Maria Ausiliatrice, la consigliarono di raccomandarsi a quest'amorosa Madre , promettendo d'inviare al Bollettino la relazione della grazia e l'offerta delle prime dieci lire che la convittrice avrebbe guadagnato al lavoro. La Vergine SS. consolò la fede della malata e di tutte , facendo sì, contro ogni umana speranza, che la fanciulla in breve cominciasse a migliorare tanto da lasciare il letto molto più presto di quello che si poteva prevedere. Sia dunque mille volte benedettala Vergine SS. Ausiliatrice !

2 marzo 1909.

Suor AMALIA MAGGIOROTTI, Dirett. Convitto Operaie.

Verona. - La comunità dell'Istituto Seghetti tribolava da parecchi anni stretta da angustie penose; e le condizioni si erano fatte talmente critiche da far prevedere imminente lo scioglimento dell'Istituto. Chi può immaginare lo strazio che tal previsione cagionava nei membri della pia comumunità, e le ardenti preghiere che da tutti si alzavano al cielo per scongiurare un tal pericolo? Si ricorse con grande confidenza alla cara Madonna Ausiliatrice e quando si iniziarono le trattative d'unione con un altro Istituto, si promise la pubblicazione della grazia e un'offerta al suo altare, se quelle avessero sortito esito felice. La Vergine pietosamente benedisse quelle pratiche trionfando di mille ostacoli; e proprio il 17 giugno 1907, in cui si era quell'anno trasportata nella diocesi di Verona la festa di Maria Ausiliatrice, l'unione fu conclusa. Il 24 ottobre seguente le Religiose Figlie del Sacro Cuore di Gesù vennero ad unirsi a noi, a fondere nel loro il nostro istituto, ridonandoci la vita.

La memoria di tal grazia sarà eterna nei nostri cuori in un alla riconoscenza verso l'eccelsa, clementissima Vergine, che a buon diritto è invocata col dolce titolo di Auxilium Christianorum!

20 gennaio 19o9.

MARIA CRISTINA ZOCCOLETTI.

Cavedine (Trento). - Nel luglio scorso mia madre venne assalita da crudo malore che in pochi giorni la trasse agli estremi. Il medico curante, non ci lasciava più alcuna speranza, anzi dichiarò che le rimanevano ben pochi giorni di vita. In tal doloroso frangente non mi perdei di coraggio, ma fidente in Colei che chiamasi ed è l'Aiuto dei Cristiani, in lei riposi tutta la mia fiducia, promettendo di pubblicare la grazia.

Oh prodigio!.... Subito un raggio di speranza venne a consolarci e il miglioramento crebbe e continuò fino a completa guarigione.

29 dicembre 19o8.

MARIA BONETTI.

Città di Castello. - Nell'agosto 1907, avendo letto nel Bollettino Salesiano le relazioni delle grazie dì Maria Ausiliatrice, mi sentii animata a riporre una gran confidenza in questa buona Madre. Il giorno dopo, un mio figliuoletto era colto da un forte insulto prodotto dai vermi, con tali disturbi che credei di perderlo , come due anni prima ne avevo perduto un altro, assalito dallo stesso male. Anch'esso già non prendeva più nulla e pareva cadavere. Mi gettai dinanzi alla Madonna e con fiducia e rassegnazione Le dissi: « Madonna, metto il mio bambino nelle vostre mani; se lo volete, prendetelo, è vostro, ma noli me lo fate soffrire ; se no, guaritemelo, ed io faccio voto di pubblicare la grazia e di far impartire una benedizione dal vostro altare in Torino. » Il bimbo rimase assopito per tutta la notte e avanti giorno si svegliò perfettamente guarito.

Due altre grazie ricevetti dopo d'allora dalla Vergine Santa , per cui avrei un rimorso di coscienza se tardassi di più a compiere il mio voto.

26 febbraio 19o9.

CATERINA PIPORNETTI.

Livorno (Toscana). - Pieno il cuore di riconoscenza alla Vergine Ausiliatrice inviai un'offerta poco tempo fa per ottenuta guarigione. Or questa Madre celeste, da me invocata, si compiacque esaudirmi un'altra volta, per cui ben volentieri ripetendo l'offerta sono lieto di acclamare alla benignità e clemenza della Madre comune dei Cristiani.

Febbraio 1909.

Marchese PIETRO MALENCHINI.

Casoni di Bassano (Vicenza). - Il sottoscritto, militare nell'89° fanteria , si trovava a Messina la notte del 28 dicembre, e per aver invocato la Vergine SS. Ausiliatrice fu salvo con 10 compagni, unici superstiti della sua compagnia. Pieno di riconoscenza offre lire 100 pel Santuario.

28 febbraio 19o9.

BUSNARDO PACIFICO.

Sanluri (Cagliari). - Col cuore profondamente commosso ringraziamo Maria SS. Ausiliatrice per la grazia concessa al nostro Rinaldo il 28 febbraio u. s. Nel momento in cui l'opera dei medici, per quanto abile e pronta , non era sufficiente senza l'aiuto della Celeste Benefattrice, ricorremmo a Lei promettendo di pubblicare la grazia non appena il caro figlio si fosse alzato di letto, ove era abbattuto da terribile febbre. Una medaglia di Maria Ausiliatrice messa fra le mani del bimbo, bastò per ottenere e ridare miracolosamente al nostro angioletto la vita e con essa la favella già perduta. Viva, dunque, Maria Ausiliatrice!

3 marzo 1909.

BRAJ MICHELE Cooperatore salesiano.

Biella. - Viva Maria SS. Ausiliatrice! Colpito da grave malattia dovetti assoggettarmi ad una dolorosa operazione chirurgica. Dopo circa un mese di sofferenze , mentre tutto pareva dovesse risolversi felicemente, il medico mi dice esser necessaria una seconda operazione per evitare guai peggiori. In così terribile frangente invocai di cuore il vostro aiuto, o Madre cara, per la intercessione del venerabile vostro servo Don Bosco, e Voi non siete rimasta sorda alle mie povere suppliche. Grazie dunque, grazie dal più profondo dell'anima siano rese alla vostra misericordia, o Vergine benedetta, soave Rifugio dei peccatori!

Febbraio 1909.

GARDANO STEFANO.

Tunisi. - Nel novembre scorso una nostra figliuola cadde gravemente colpita di tifo che la ridusse presto in fin di vita. In un momento di dolore e di supremo sconforto mi rivolsi con fiducia a Maria Santissima Ausiliatrice e Le promisi un'offerta per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento e le Opere salesiane, nonchè la pubblicazione della grazia. Ciò che desiderava l'ottenni, per cui riconoscente compio la mia promessa.

28 febbraio 19o9.

CARMELA NANI.

Bistagno. - Lo scorso anno ebbi mia figlia gravemente ammalata di nefrite. La raccomandai con immensa fiducia a Maria Ausiliatrice quando già i dottori disperavano di salvarla, e Dio me l'ha ridonata sana e salva. Inoltre tutti gl'inverni andava soggetta a bronco-polmonite : promisi il mio obolo se quest'anno n'andava esente e Maria Ausiliatrice ebbe pietà del mio cuore di madre; mia figlia non è stata mai così bene.

Riconoscente adempio la promessa implorando una preghiera ai piedi di Maria Ansiliatrice.

15 febbraio 19o9.

CATERINA POGGIO.

Amandola (Ascoli Piceno). - Da qualche mese una pia signora di qui era tormentata da forte malattia di cuore. Dietro mio consiglio, si ricorse alla Vergine Ausiliatrice con una novena per implorare una pronta guarigione. Non appena la novena ebbe principio, l'inferma incominciò a migliorare ed ora sta bene. Mentre in suo nome invio a titolo di riconoscenza lire 100 per le Opere salesiane prego di continuare a pregare per la graziata e mi raccomando anch'io per una speciale preghiera.

Can. DOMENICO MACELLARI Parroco.

Genova. - Avevo un bambino colpito da bronco polmonite ridotto all'estremo periodo. Confidando nella SS. Vergine Ausiliatrice, di cui posseggo una medaglia che toccò la salma del Venerabile Don Bosco il giorno dopo la sua morte, la posi al collo del bambino incominciando un triduo di preghiere e il bimbo guarì. Commossa e riconoscente sento il dovere di pubblicare la grazia.

Febbraio 19o9.

MORENO MADDALENA ved. OLIVIERI.

Torino. - Pieno di riconoscenza son lieto di attestare quanto segue. Mia madre era affetta da bronco polmonite gravissima e per la debolezza fisica e per l'età avanzata dava serii timori per la sua esistenza. La raccomandai con fiducia a Maria Ausiliatrice e in pochi giorni migliorò e continua tuttora nel miglioramento.

Inoltre la vigilia di Natale, mia moglie, passando presso il fuoco, disgraziatamente fu così investita dalle fiamme e tanto ustionata che il dottore disperava di salvarla. La raccomandai a Maria Aiuto dei Cristiani e non solo fu scongiurato il pericolo, ma anche, invece di 6 mesi che al giudizio del Dottore curante sarebbero occorsi per la sua completa guarigione, dopo due soltanto si trovò guarita.

Febbraio 19o9.

CARLO VIALE.

Cervere. - Lo scorso anno, certo Milanesio Antonio fu Francesco, colto da grave malore al capo, per esserglisi infracidito l'osso dietro l'orecchio destro, ebbe a subire a Torino nell'Istituto Gradenigo due dolorosissime operazioni. Non ebbe tempo a riaversi che di nuovo il male si fece sentire ed allora per consiglio dei dottori l'infermo si sottomise ad altre operazioni; ma più che tutto si raccomandò di cuore a Maria SS. Ausiliatrice, nel cui Santuario di Valdocco lasciò un'offerta d'impetrazione e poi di ringraziamento. Dopo un anno egli continua a godere ottima salute, per cui lieto e riconoscente m'incarica di pubblicare tanta grazia.

27 febbraio 19o9.

LUIGIA NICOLONE.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti

A*) - Acqui (Alessandria): Dealexandris Ortensia 10 - Agugliano (Vicenza): Finagua Emmerica 1 - Angri (Salerno): Raffaele Giordano 10, a nome di Teresina Giacomoniello di Antonio - Artogne (Brescia): Vielmi Caterina 10, per aver ricuperato la vista, nonostante i suoi 72 anni - Asti: Avv. Porrati Gabriello Teresio.

B) - Bagnone (Massa Carrara): Pia Bellegotti 6 - Bassano (Vicenza): Bordignoni G. 2 - Belforte Monferrato (Alessandria): Briata Anna di Michele io, e 5 a nome di pia persona - id.: Allaisio Anna di Giacomo 5 - Bertinoro (Forlì): Augusta Severi 5 - Biella (Novara): Zandegiacorni Giovanni 10 - Borgaro Torinese: Cumino Barbara - Brasile: Maria Borgarino - Breganze (Vicenza): Meneghini Giovanna 4.

C) - Calascibetta (Caltanisetta): Elisa Tita Corvaia 5 - Cammarata (Girgenti): Sac. Salvatore La Corte Carmeci a nome del cav. Bongiorno 5 - Camo di S. Stefano Belbo: Massa Giovanni, Prevosto 6 - Caprino Veronese: Anna Sorretti Perinelli io - Caramagna Piemonte: Ferzero Giovanni - Cardè (Cuneo): Dossetto Caterina 5 - Carmagnola: Sifaci Giovanni - Caronno Milanese: L. Magnaghi 10 - Cartosio (Alessandria): Gallo Teresa 10 - Casale Monf.: Rosa e Candida Barbano di S. Germano 8 - Cascine Vica (Torino): Riccardi Carlo fu Giuseppe - Casorate Sempione: Ines Bruni 1 - Castell'Alfero (Alessandria): Gerolla Orsola e Giovanni 10 - Castellinaldo d'Alba: Mortara e Benso, capimastri 5 - id.: Boarino Domenica 2 - id.: La famiglia Boarino io - id.: Pasquero Bonifacio; Ferrero N. 2; Isnardi Teresa 2; Morello Giovanna 2; Coscia Giuseppe e Teresina 3; Bordino Rosa 5 - Castelnuovo Bormida (Alessandria) Briata Paolo 1 - Castrogiovanni (Caltanisetta) Sac. Gaetano Ragusa 15 - Cessole (Alessandria): Emma Zoppa, 0,50 -- Chiari (Brescia): Arrighetti Faustino - id.: Turla Paola - Ciminna di Palermo: Sarullo Anna 5 - Cividale (Udine): Amalia Agricola Carli 10 - Copertino (Lecce): Costanza Del Prete 10 - Corte di Piove di Sacco (Padova) Marri Angelo 2,50 - Cuccavo Monferrato: Suor Marianna Avataneo - Cuneo: Audisio Giacomo 2 - id.: S. C. M.

E) - Erba (Como): M. Gaffuri 5.

F) - Faenza: Angela Resta 7 - Firenze: Ilaria Galardi 10 - id.: Clelia Suchet, 5.

G) - Gambellara (Vicenza): Domitilla Zin Vignato 10 - Gazzelli (Porto Maurizio): Germi Giuseppe 10 - Genova: L. M. 5 - id.: Ines Dasso 10 - id.: Ivaldi Celestina io - id.: Maria Della Rovere 5 - Granarolo (Ravenna): Fenato Angiolina.3.

L) - Lentini (Siracusa): Giuseppe Arrigo vedova Geronimi 2 - Lodi Vecchio: P. Acquistapane 5 - Lupia di Sandrigo (Vicenza): Rossato Maddalena Maria 5.

I) - Ivrea: C. M. F. 5

M) - Malta: D. Salvatore Bugeia 5 - Miggiano (Lecce): Zao Adelina 5 - Milano: Ceresa Marianna io - Mirabello Monf.: Una pia persona a mezzo della Direttrice delle Figlie di M. A. 2 - Mogoro (Cagliari): Paxis Loddi Giovanni - Mombello Torinese: Gianasso Adelaide - Moneglia (Genova) C. G. e A. V. - Montanaro: Bassino Nicolino - id.: M. P. - Morello: Bruseolotti Feliciano 2 - Mortara: N. N. 5 - Mursecco (Cuneo): Zoanelli Lorenzo 10.

N) - Nueva Cordoba (Rep. Argentina): G. S. - Nureci (Cagliari): Soi Luigi, maestra, 5.

O) Ognina (Catania): Litteri Giuseppina 5 - Oliena (Sassari): Sac. Pietro Bisi a nome di pia persona cooperatrice 10 - Ollomont (Aosta): Casali Oreste - Orbassano (Torino): Cavaglia Bartolomeo - id.: G. T. - Orsara Borvnida: Rizzo Caterina.

P) - Palagonia (Catania): Salerua Lucia 1,50 Peccia (Trento): Sac. Gio. Guggio 9.75 a nome di pia persona - Piobesi d'Alba: N. N. 1 - Pontecasale (Padova): Bettino Turri 30 - Pontedassio (Porto Maurizio): G. G. - Pontelagoscuro (Ferrara): N. N. 3 - Porto Maurizio: Sorelle Giribaldi 50.

Q) - Quart (Aosta): Vevey Annetta 10.

R) - Ramona (Santa Fé, Rep. Argentina): Sac. Adelgiso Vassallo, parroco, 21,50, a nome di Caterina Baudino - Raveo (Udine): Sorelle De Marchi 50, a mezzo del loro parroco D. Giuseppe Giorgis, in pegno di gratitudine per avere avuto preservate dalla grandine le loro campagne nel 19o8. - Rio Grande do Sul (Brasile): Uno studente di teologia Roma: Ida Magni 3,50 - id.: Emilia De Vincenzi 10 id.: AmaliaSalviucci 2 - Rubiana (Torino): S. M. 1.

S) - S. Benigno Canavese: A. N. Z. 5 - S. Cataldo (Caltanisetta): Giuliani Saporito Francesco 5.50 - S. Damiano d'Asti (Alessandria): Antonio Pavarino 36 - San Dona (Venezia): Vanischio Rosa io - S. Giovanni di C. (Udine): Fabris Osvaldo io - S. Giovanni Bianco (Bergamo): D. A. Bagini io a nome di Gamba Angelina - S. Maurizio Canavese: N. N. 3 - San Remo (Porto Maurizio): Elvira Simondetti 50 - Savigliano: N. N. pel piccolo Domenico 5 - id.: P. G. 50 - Sciolze (Torino): Ved. Mondo Delfina - Selva di Volpago: Zanatta Angela 5 - Serramanna (Cagliari): Manias Celestina 2 - Serra S. Bruno (Catanzaro): Carmelo Genovesi 7 - id.: Tedeschi Michelina 5 - Sezzè (Alessandria): Caterina Buffa 5 - Sondrio: Menatti C. M. 6.90 - Spezia (Genova): Melloni Checchina 5 - Spilimbergo (Udine): Cominotto Francesco da Gaio 20,95 - Stazzano (Alessandria): R. C. M. 2.

T) - Talamona (Sondrio): Zaccalli Martino - Tomba di Merello (Udine): Angelo Ponte - Torino: Castagneri Maria - id.: P. S. - id.: Perisi Edmondo - id.: Cecilia C. Allasia - Travagliato (Brescia): Ester Abeni.

V) - Valbona Garfagnata (Massa): Florinda Pedrini n. Pioli 5 - Valfenera d'Asti: Novarese M. - id.: Cerrato M. - id.: Lanfranco Maria - id.: Cerrato Lucia - id.: Lanfranco Vincenzo - id.: Coggiola C. - Valguarnera Caropepe (Vicenza): N. N. 2 - Venezia: M. C. 6 - id.: Borean Antonio 10 - Verona: Nobil Famiglia Facchetti 5 - Verrès (Aosta): Barone Rosa - Villa S. Caterina (Modena): Ferraguti D. Clemente 5 - Vira Mezzovico (Canton Ticino): Larati Anna 10 - Virginia Nova (Brasile): Bartelli Giuseppe 6,5o - Vizimi (Catania: C. Giarrusso 2 - Voghera (Pavia): Zucchi Della Cha 10.

X) - Dalla Provincia di Alessandria: F. C. 5 - Repubblica Argentina: Cepollato Gio. Battista 1oo -Clotilde 5 - A. B. 13.

Santuarìo di Marìa Ausìlìatrìce TORINO

Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per qualsiasi corrispondenza in proposito, rivolgersi al Direttore dell'Oratorio S. Francesco di Sales - Via Cottolengo, 32 - Torino.

Per celebrazione di S. Messe e per novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore del Santuario.

Ogni sabato, alle 7.3o speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.

Dal 10 aprile al 10 maggio:

11 aprile: Pasqua di Risurrezione - Ore 6,30 e 7.30, Messa della comunione generale. Ore 9,30 Messa solenne - Ore 15.30, Vespro, discorso e Benedizione solenne.

23 aprile: apertura dei Mese di Maria Ausiliatrice - L'orario del mese è il seguente:

Giorni feriali: Messe dalle 4,3o alle 10,30 -Ore 5,30 Messa, predica, benedizione - Ore 7,30, Seconda Messa della Comunità -- Alle ore 20: lode, predica, benedizione.

Giorni festivi.. Messe dalle 4,3o alle 11,30- Ore 5,30 e 7,30 Messe delle due Comunità - Ore 10 Messa solenne - Ore 15 e 16,30, Vespri, predica, litanie e benedizione solenne.

Oratore: Rev. D. Abbondio Anzini, Salesiano.

24 aprile: Commemorazione mensile di Maria SS. Ausiliatrice - Indulgenza plenaria - Speciali funzioni alle ore 5,30, 7,30 e alla sera.

2 maggio: Festa del Patrocinio di S. Giuseppe.

7 maggio: - Primo Venerdì del mese - Ad onore dei S. Cuore di Gesù, esposizione del SS. Sacramento per tutto il giorno.

NOTIZIE VARIE

Omaggi a D. Bosco

IL 9 febbraio nella Chiesa dell'Orfanotrofio a S. Cataldo (Sicilia) si tenne una bella commemorazione del Ven. D. Bosco pel XXI anniversario della sua morte. Prose e poesie declamate con garbo dagli alunni del locale oratorio festivo, i discorsi entusiastici detti dal comm. Mons. Alberto Vassallo e dal Can.co Calì, e le parole di chiusura aggiunte da un salesiano lumeggiarono assai bene la grande figura dell'apostolo della gioventù con viva ammirazione degli intervenuti. All'omaggio erano presenti, con a capo il rev.mo Ab. can. Arcangelo Salomone, molti illustri personaggi del clero e del laicato Sancataldese e i nostri cooperatori.

In Italia.

CATANIA - I giovani dell'Istituto S. Francesco di Sales di Catania, dove trovarono rifugio i Salesiani e i nostri alunni scampati al disastro di Messina, in carnevale consacravano alla beneficenza due serate. Nella prima gli oblatori furono gli stessi convittori, che diedero un'altra prova della loro fraterna solidarietà, giacchè raccolsero la bella somma di lire 360. Pel secondo trattenimento essi lasciarono il salone del teatro esclusivamente ai Cooperatori, che accorsero in gran numero e si mostrarono generosi verso gli sventurati fratelli messinesi, mentre i piccoli artisti ebbero lodi e applausi col Salvatorello del Soffredini e con una brillante commedia.

PAVIA - Il 25 marzo u. s. compivasi il III° Centenario di un prodigio che diè origine al Santuario della Madonna delle Grazie, ora officiato dai Salesiani. Il Comitato, costituito da quell'Ecc.mo Vescovo per l'opportuna commemorazione, dichiara in un appello di circostanza che le feste « oltre allo scopo di glorificare la Vergine benedetta al chiudersi di tre secoli dal giorno in cui volle stabilire una fonte di grazie presso la nostra città nel Santuario suo e nell'immagine che illustrò con prodigi, vogliono essere un omaggio al ven. Giovanni Bosco e alla memoria del Cardinale Agostino Riboldi: del del ven. D. Bosco desiderano i figli suoi e i numerosi Cooperatori Salesiani della nostra città festeggiare l'introduzione della Causa di beatificazione; alla memoria del Cardinale Agostino Riboldi saranno le feste una manifestazione di pietà riconoscente per la predilezione ch'egli ebbe al Santuario di Maria SS. delle Grazie. »

Il periodo solenne dei già aperti festeggiamenti sarà dal 6 al 9 giugno, con intervento di Ecc.mi Vescovi, oltre l'amatissimo Pastore diocesano, e con devoti pellegrinaggi.

All'Estero.

SARRIA-BARCELLONA (Spagna) - Il Santuario di Maria Ausiliatrice è stato arricchito dal S. Padre di speciali indulgenze, tra cui una plenaria da lucrarsi la prima domenica di ogni mese.

Il S. Padre ha pur concesso un'indulgenza di 300 giorni da lucrarsi ogni volta che si compia qualche beneficenza a vantaggio delle Opere Salesiane di Spagna, e specialmente del Tempio in costruzione ad onore del S. Cuore di Gesù sul monte Tibi Dabo.

VIANNA DO CASTELLO (Portogallo) - Sua Maestà Don Manuel Il nella sua andata alla gentile città ebbe la degnazione di visitare anche l'istituto salesiano. Due reggimenti, l'uno di artiglieria e l'altro di fanteria, prevennero il suo arrivo, schierandosi colle loro musiche nei pressi dell'istituto che sulla fronte recava numerosi trofei di bandiere portoghesi ed italiane, e nell'interno accoglieva tutte le principali famiglie benefattrici. Il Re vi giunse accompagnato dal Presidente della Camera e da vari Ministri ed alti personaggi di Corte. Ai piedi dello scalone un alunno gli offerse un gran mazzo di fiori. Il ricevimento ebbe luogo nel salone dell'istituto. Il direttore umiliò a Sua Maestà un indirizzo di ringraziamento, e questi rispose di essere « oltremodo contento di visitare una casa del lavoro, destinata a dare alla patria laboriosi ed onesti cittadini » e fece i voti più ardenti per la prosperità dell'istituto. Quindi appose la sua firma nel libro d'onore del medesimo e fra le acclamazioni più frenetiche ripartì. Gli alunni, come avevano fatto il mattino pel suo arrivo, anche la sera si recavano alla stazione colla loro banda e colla loro bandiera per ossequiare ed acclamare il giovane Sovrano.

BRASILE DEL NORD. - L'Istituto del SS. Salvatore di Bahia all'Esposizione Nazionale di Rio Janeiro, ricevette due medaglie d'oro ed argento; la prima fu assegnata all'istituto pel suo complesso, la seconda alla sua scuola di legatoria, la terza a quella di tipografia.

- Il Collegio del S. Cuore di Recife è stato pareggiato a quelli nazionali; ed anche il Collegio San Gioacchino, colle sue scuole d'arti e mestieri e i suoi 28o alunni, è tenuto in gran conto e potrebbe fare un bene maggiore se non scarseggiasse di personale.

- La Colonia Agricola della Thebaida fa anche essa progressi rilevanti. Asciugata una parte del terreno paludoso con frequenti fossi di scolo, quei giovani, avviati alla pratica dell'agricoltura secondo i moderni sistemi, vedono omai prosperare e le piantagioni di canne da zucchero e di mandioca, e i vari frutteti e bananiere. Il buon esperimento desta un promettente risveglio anche nei coloni circostanti.

- Anche i lavori del Santuario di Maria Ausiliatrice in Jaboatào del quale intrattenemmo più volte i lettori, procedono sempre, quantunque lentamente.

MONTEVIDEO (Uruguay). - Il « Circolo Mons. Lasagna » fra gli ex-allievi del Collegio S. Cuore, già conta 15o soci, studenti dell'Università e alcuni anche professori della medesima. Per sua iniziativa si tenne una solenne tornata musico-letteraria nella sede del primo Circolo Cattolico di Montevideo; si bandì un concorso letterario al quale prese parte la Gioventù Cattolica di tutta la Repubblica; si compì un pellegrinaggio composto di 6oo giovani al Santuario di Maria Ausiliatrice di Villa Colon, e si promossero altri solenni dimostrazioni religiose. Nello scorso inverno si svolse anche un corso di conferenze sociali pei membri, e vennero aperte scuole serali per giovani operai.

Non possiamo fare a meno d'inviare un plauso ai membri del Consiglio o Comitato Direttivo, coll'augurio di veder coronata di buon successo la sua nuova iniziativa della Federazione di tutte le società cattoliche giovanili della Repubblica.

CUZCO (Perù) - Inaugurazione di un Osservatorio. - Il 3 gennaio alla presenza del sig. Prefetto del dipartimento dott. Celso G. Pastor quale rappresentante dell'ecc.mo dott. Augusto B. Leguía, Presidente della Repubblica, inauguravasi un Osservatorio Meteorologico nel Collegio Salesiano dei Cuzco. Alla benedizione, che fu impartita da Mons. Giovanni Cosio, decano del Capitolo e Delegato di Mons. Vescovo, seguì un'accademia musico-letteraria, nella quale si distribuirono anche premi e speciali menzioni di onore ai migliori alunni dell'anno scolastico allora allora decorso. Presenziarono l'atto numerosissimi distinti signori. Il Prefetto del dipartimento ebbe per l'Opera di Don Bosco in generale e per tutti gli istituti salesiani del Perù parole di alta ed affettuosissima benevolenza.

LIMA (Perù) - Nella Chiesa Salesiana di Breña, il 28 gennaio si compì un solenne funerale di trigesima per le vittime del disastro siculo-calabro. Insieme coll'Ecc.mo Mons. Dolci, Delegato Apostolico, era presente alla mesta cerimonia anche S. E. il sig. Conte Mazza, Ministro d'Italia.

- Il 15 dello stesso mese, altro solenne funerale erasi celebrato nelle chiesa salesiana della Concezione a Callao, ad iniziativa dei nostri, al quale - nuova e bella prova di generale simpatia, non mancò nè la presenza del R. Ministro d'Italia in Lima, nè l'assistenza ufficiale del Governo della Repubblica rappresentato dal Prefetto della Provincia, nè la partecipazione di tutte le associazioni italiane colà residenti - come rilevò in una nota di ringraziamento a quel direttore il R. Agente Consolare David Prefumo.

NECROLOGIO

Giovanni Trumellini.

CHIEDIAMo affettuosamente una prece per l'anima pia e caritatevole di questo vecchio e buon Cooperatore, spirato in Candia Lomellina il 12 febbraio u. s. Cuor d'oro, amò intensamente Dio e il prossimo, colmando i suoi anni di opere sante. Fin dal 1868 entrò in relazione col nostro Venerabile padre Don Bosco, al quale lo attraeva un sentimento di altissima ammirazione per la sua carità, e continuò la stessa benevolenza al nostro venerato Superiore D. Rua fino all'ultimo dei suoi giorni. Il Signore, pregato da tutti i Cooperatori, affretti al fervente ed esemplare cristiano la gloria dei Santi.

Francesco e Marianna Casalegno.

QUESTI buoni coniugi si spensero serenamente ottuagenari in Castelnuovo d'Asti verso la fine dello scorso febbraio. Attivi cooperatori salesiani consacrarono all'Istituto Paterno D. Bosco il loro affetto, il consiglio e tutte le loro cure. Iddio conceda loro in compenso il premio dei giusti.

marchesa Maria Spinola Cataldi.

PROSTRATA da brevissima malattia, il 2 marzo u. s. da Genova volava all'eternità questa veneranda matrona, pia e attivissima, dopo una vita spesa tutta quanta pei poveri e in ogni opera di carità. Benefattrice dell'Ospizio San Vincenzo de' Paoli in San Pier d'Arena e cooperatrice insigne, ella ha diritto a ferventi suffragi. La raccomandiamo a tutti i buoni lettori.

FACCIAMO anche particolari suffragi pei seguenti defunti dal 1 ottobre al 10 febbraio 1909

Adorna Domenica - Villette, Novara.

Agostino Cecilia n. Canavotto - Valperga, Torino. Arcangeli Mons. Giacinto Vescovo - Asti. Anzi Dott. Carlo - Vicenza. Barallo Orsola - Arsiero. Bartolini Carmelinda - Filettole, Pisa. Battio Prospero Cav. N. - Torino. Bazzicchi Giulia Ved. - Ponte Stazzemese. Benini Rosa - Molino Nuovo. Bergia Caterina - Cuneo. Bertoloni Virginia Ved. Cagnola - Torino. Bianchi Rosalia - Bucyrus. Boaro D. Antonio, arciprete - Carpenedo. Bonora Maria - Milano.

Borghesi Angelo - Salzano.

Bononi Adelaide V.a Accame - Pietra Ligure. Brambilla Armando - Lecco, Como. Bretto Caterina n. Torello - Montanaro. Burlandi Teresa V.a Data - Torino. Cairo Giovanni fu Carlo - Nizza Monferrato. Calabrese D. Gaetano - Francavilla Sicilia. Calcagno Giovanni - Torino. Cardullo Antonio - Palermo. Carlarino Giovanni - Sestri Ponente. Carlini Angela - Novara. Carozzi Giuseppe - Orsara Bormida. Casirati Francesca Nera - Treviglio. Cazzaniga Emilia - Cremona.

Celotti avv. Mario Felice - Casale Monferrato. Chiappale D. Luigi - Saluzzo. Citran D. Luigi - Venezia. Colombero D Giacomo - Torino. Cornetti Frigo Felicita M. - Anziani. Conti Giuseppe - Torino. Covi D. Antonio Arciprete - Avesa, Verona. Daddi D. Domenico Parroco - Bolsena. Damilano Domenico - Trinità.

De-Filippi Michele Giusti - Cogoleto, Genova. Destefanis Camilla - Paullo Lodigiano. Del Turco Rosselli Giuseppe - Firenze. Ducloz Conelli Elisabetta - Ameno. Fabbi Maria Luigia - Montecchio. Faiesi Catterina - Lanzo Torinese. Flangini Giuseppe - Nervi. Ferrari prof. Celeste - Braida di Sassuolo. Fillia Teresa Maestra - Sanfront, Cuneo. Fiorio Ermenegilda - Torino. Fornasio Carlotta - Torino. Fr. Silvestro dei Fratelli S. C. - Torino.

Fr. Primitivo di Maria dei F.lli S. C. -Torino Gallina D. Ernesto - Parona Lomellina. Garello Giuseppina - Monticello d'Alba. Gastaldi Anna - Farigliano. Gerbotto Margherita - Chiusa di Valpesio. Ghirardi Maria fu Pietro - Carmagnola. Giacisa Giuseppina - Alassio. Gidoni Enrico - Venezia. Grassi Luigia - Corbetta. Grassi Marianna Ved. Baccherini - Santeano. Landozzi Rosa n. Arriguzzi - Orvieto. Manera Adelaide - Asti.

Marengo D. Giuseppe, parroco - Grinzane d'Alba. Massinelli Federico - Montale, Modena. Mellica Chiaffredo - Villafranca Piemonte.

Mo Dott. Natale - S. Stefano Belbo.

Morazzoni Giovanni - Meda. Morivo Bernardino - Nervi.

Negrelli Francesca Ved. Giuliana Rinaldi - Torino. Nicoletti Sebastiano - S. Arcangelo di Romagna. Nicolone Carolina Ved. Ghiglione - Cervere. Olcesi Carolina Ved. Ponrini - Piacenza. Olivero D. Michele - Margarita, Cuneo. Olivieri Mons. Raimondo - Acqui. Parigi Ottavio - Moncalieri. Paroncini Lavinia Ved. Borgiani - Mergo. Perelli Antonio - Villafranca Piemonte. Perez Coniugi - Messina.

Perosi Cav. Giuseppe, maestro - Roma. Petrelli Maria - Sarmano. Pezzuoli Pio - Maranello. Piacenza Maria Borsieri - Torino.

Pitone Mons. Michele Arcang., vescovo - Nusco. Poggi Teresa Ved. Cartone - Voghera. Pomini Angelo - Massa Superiore. Promino Catterina - Villafranca Piemonte. Promis Borbonese Marianna - Torino. Probasi Antonietta - Firenze. Provera Carolina Ved. Sisto - Mirabello. Quaglia Bonaventura - Crescentino. Raffaelli Anna - Bagnone. Rampa Rosina - Carnerata Cornelio. Riccardi Giuseppe - Villa Marone. Rinaldi Lucia - Alice Belcolle. Rizzo Gio. Batt. - Santa Fè, Rep. Arg. Rondelli Eletta - Castel Rigone, Perugia. Ruscon Carlo Bernardo - Pisa. Saladannara Margherita - Grosseto. Sachero Giovanni Celestino - Torino. Silvestri Amalia n. Gallo - Ascoli Piceno. Sormani D. Camillo, parroco - Crema.

Suor Virginia Emilia Gazelli - Avigliana, Torino. Suor Lucia di S. Domenico - Treviso. Suor Catterina Benvenuti Berni - Marradi. Torri cav. prof. Giuseppe - Torino. Trinchieri Corrado - Robbio Lomellina. Vanalli Giuseppe - Pavia. Venturi D. Luigi - Saludecio. Vismara Elia - Mariano Comense. Zonato Pompeo - Montebello.

Agli Artisti.

È bandito un concorso per l'illustrazione delle scene più importanti della Vita di D. Bosco.

I disegni possono essere eseguiti a penna, a carboncino, ad acquerello, a tempera ed in qualsiasi altro mezzo adatto alla riproduzione per incisioni a chiaroscuro. I progetti dei disegni sono ad arbitrio dei concorrenti.

I lavori devono essere presentati pel 15 settembre p. v. Di tutti si farà una pubblica esposizione, prima e dopo il verdetto della Giuria.

Pel programma particolareggiato ed ogni altra informazione rivolgersi con cartolina doppia alla Direzione dell'Artista Moderno, Via Nizza, 149, Torino.