BS 1900s|1905|Bollettino Salesiano Marzo 1905

BOLLETTINO SALESIANO

Períodíco della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani dí Don Bosco

ANNO XXIX - N. 3.   Esce una volta al mese   MARZO 1905.

SOMMARIO --A S. S. Papa Pio X    65

Santifichiamo il lavoro    66

S. Giuseppe e D. Bosco    68

Il nostro tesoro spirituale    68

Per la quaresima    69

Comitati femminili di azione salesiana    70 per gli emigrati . 71 I prodigi della carità-III) Lanzo Torinese : Collegio S. Filippo . .   72 Della visita del Rev.mo D. Albera alle Case di America. dal Venezuela al Messico   73 MISSIONI : Patagonia Meridionale : Salviamo la fede a Punta Arenas; Patagonia Settentrionale : Dalle sponde del Neuquen; ecc. . .   . 77

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE : III) La solennità - I trionfi della Madonna di D. Bosco - Grazie e graziati   .   .   . 82

NOTIZIE COMPENDIATE: A Torino - In Italia - All'estero - Dalle Americhe   . 87

Necrologia - Mons. G. B. Bertagna; March. M. Fassati n. De Maistre; Mons. Filippo Lagorio; Ten. Gen. P. Salino; Cav. A. Sigismondi; Sign. Carmela Farrugia    93

Cooperatori defunti    95

OREMUS PRO PONTIFICE NOSTRO PIO!

TORNANDO FRA L'ESULTANZA DEL MONDO CATTOLICO A SPLENDERE L'ALBA SOAVE DEL XIX MARZO PIACCIAVI, O PADRE SANTO

O MITE E DOLCISSIMO PIO

GRADIRE I VOTI

CHE L'INTERA FAMIGLIA SALESIANA

E LE SCHIERE GIOVANILI RACCOLTE SOTTO IL VESSILLO DI DON BOSCO

NELL'UNO E NELL'ALTRO EMISFERO

INNALZERANNO DEVOTE E RICONOSCENTI

AL GLORIOSO VOSTRO PATRONO

Santifichiamo il lavoro

IL progresso fatto dall'industria in questi ultimi tempi è realmente meraviglioso; anzi è tale da non aver riscontro nei secoli precedenti. I nostri vecchi certo non sognarono mai d'impiantare alcuna di quelle grandi fabbriche che rassomigliano a interi paesi e che elevano i loro fumaioli più arditi delle torri e dei campanili.

Ma purtroppo, mentre queste cittadelle del lavoro sono insieme un giusto orgoglio dell'età nostra e la vita delle nostre città, molte volte diventano il covo della ribellione e del vizio. Gli è, che tanti uomini, stando continuamente a contatto nel medesimo ambiente e intenti allo stesso lavoro, non possono rimanere stranieri l'uno all'altro, e se tra loro c'è chi sa schizzar veleno, il contagio è rapido e fatale. Si fa più in fretta a discendere che a salire ; se ne ebbero già delle prove spaventose. Ad un cenno, come colpito da paralisi, cessa d'un tratto quell'intelligente rumor febbrile, le macchine si arrestano come spezzate nel loro organismo, e invece del gemere delle turbine e del fischiar delle cinghie, cominciano a risuonar minacciosi per le vie deserte delle città i fischi precursori d'una tumultuante fiumana umana, capace, nell'esaltazione del momento, di riprovevoli eccessi.

Un tempo non era così. Di secessioni della plebe ne ha parecchie anche la storia di Roma; ma allora non era ancor sorta la luce del Cristianesimo, nè si erano ancor udite le divine parole della fratellanza e della carità universale. Venuta l'éra cristiana, e lasciata piena libertà allo sviluppo degli ammaestramenti evangelìci, l'uomo trovò le sue gioie nel lavoro e nell'ordine; e se si ebbero ancora a lamentare tumulti e sommosse, non sempre non fu malvagità o capriccio popolare.

Invece era bello entrare nelle nostre città e nei nostri paesi in quei tempi antichi. Ovunque al principiar delle case, vi aspettava colle sue braccia aperte, come a darvi il primo saluto, il segno della Redenzione; inoltrandovi per le vie, strette e tortuose ma ricche di preziose opere d'arte, vedevate nelle piccole e scure officine succedentisi, uno sprazzo di luce scender dall'alto... la luce della lampada accesa davanti ad un'immagine sacra, o della Vergine, o di S. Giuseppe, o del Santo Patrono.

Quanta pietà e quanta felicità in quei tempi! Si udiva il campanello del viatico, e tutti si facevan sulla soglia per adorare Gesù Sacramentato che andava a consolare le ore estreme di un moribondo... Passava il sacerdote, e il babbo mandava premuroso il suo bimbo a baciargli la mano e a chiedergli la benedizione... Il suono festivo delle campane annunziava che l'indomani era il giorno del Signore, e non c'era nessuno che osasse profanarlo col tenere aperta la sua officina. Erano tempi di fede

Con questo non vogliamo dire: si torni totalmente all'antico! torniamo ad accendere il fuoco coll'acciarino, abbandoniamo inoperose le macchine, abbattiamo le manifatture, le filande, le concie, i cantieri e gli arsenali, no, no! anzi avanti sempre, ma ricordandoci che oltre il corpo ha i suoi diritti e i suoi doveri anche l'anima, e che questi van curati più di quelli del corpo, perchè l'anima non è come il corpo caduca, ma immortale.

D'altra parte « sta il fatto che sotto lo sforzo del lavoro, a quella guisa che la terra si abbellisce e si feconda, nella stessa proporzione il nostro sangue si purifica, il nostro petto si dilata, i nostri muscoli si fortificano, le parti ribellate della nostra natura si compongono in calma, i vapori di un sangue corrotto via dileguano e si inizia la rigenerazione dell'uomo. I popoli laboriosi sono sempre stati popoli casti; e i popoli casti sono sempre stati popoli laboriosi. Dopo sei mila anni di esperienza, la grandezza, la beltà, la virtù, la nobiltà, la forza si innalzano nell'uomo in proporzione del lavoro (1).»

Il lavoro è dunque legge, e legge, sancita da Dio per tutti e dalla quale non volle dispensato nemmeno il Figlio suo.

Affacciamoci all' officina di Nazareth.

Mentre la Madre di Gesù attende ai lavori di casa , Giuseppe, il Vicario del Divin Padre e lo Sposo illibato della Regina degli Angeli, lavora e suda an ch'egli nell' umile bottega di legnaiuolo. Gesù cresce in età e sapienza... e Giuseppe nella stessa guisa che ha guidato i suoi primi passi quando piccino incominciava a camminare, gli dà pure le prime nozioni di lavoro. Egli prende la piccola mano di quel dolce e tenero fanciullo e la insegnandogli a tracciare le linee ed a maneggiare la pialla... E così, nell'amore di Gesù e nel lavoro, visse Giuseppe fino alla morte; e così visse Gesù fino all'età di trent'anni, altro non facendo, come dice un pio autore « che segar tavole e costruire aratri ! »

Lavoriamo adunque noi pure; ma che il sublime esempio dell'officina di Nazareth ci stia sempre dinanzi. Chi ha avuto dalla Provvidenza agi o comodità, non si darà all'ozio od a scialacquare ; chi sentirà accendersi nelle sue vene il fuoco d'una sconsigliata riscossa, avrà bene di che frenarsi ; e quanti sudar dobbiamo per procurarci il pane necessario alla vita, avremo noi pure di che confortarci abbondantemente. Quanta pace nei cuori, quanta prosperità nelle famiglie, e quale incremento alle stesse industrie, se tutti ricopiassero i sublimi esempi della Sacra Famiglia Nazarena. Il lavoro nobilitato dalla religione è fonte di benessere sociale e di prosperità.

Nell'ora presente, o nuovi dolori strazianti o immense letizie trionfali si maturano per la Chiesa, a seconda che le masse popolari continueranno all'impazzata nella via del disordine e di un'esagerata rivendicazione, o si raduneranno fidenti all'ombra della Croce, che le ha in ogni tempo protette. S. Giuseppe, col suo santo esempio, diventi il restauratore delle classi lavoratrici, e desti in tutti, insieme coll'amore del lavoro e dell'ordine, l'amore a Gesù e alle cose celesti. Così, qual fu dichiarato dall'angelico Pio IX, Egli sarà - in modo meraviglioso - il Patrono della Chiesa universale nell'ora presente.

(1) BoUGAUD : I dommi del Credo, parte IIa.

S. Giuseppe e D. Bosco

Raccomandiamo, proprio di cuore, alle famiglie dei Cooperatori ed ai nostri alunni, di celebrare divotamente la festa di S. Giuseppe. Anche quando non era di precetto, D. Bosco la voleva celebrata solennemente nell'Oratorio. Questo buon Padre cercò sempre di accrescere in noi la divozione a S. Giuseppe. Quando pubblicò il Giovane Provveduto, fin dalla prima edizione, v'inserì una commoventissima preghiera al Santo Patriarca. Nel marzo del 1867 clava alla luce nelle Letture Cattoliche una cara Vita del Santo, raccolta dai più accreditati autori, ove si leggono delle pagine mirabili sui motivi della confidenza che tutti dobbiamo avere in S. Giuseppe; ci duole di non poterle rìportare. Nel 1868, inaugurandosi il Santuario di Maria Ausiliatrice, il primo altare dopo quello della Madonna, egli lo volle dedicato a S. Giuseppe.

Il quadro del Santo è un bel lavoro del pittore Tomaso Lorenzone, ma il concetto è di D. Bosco. Egli l'aveva ideato così: « La composizione è simbolìca. Il Salvatore è presentato in età fanciullesca nell'atto che porge un canestro di fiori alla Santa Vergine quasi dicendo: flores mei, flores honoris et honestatis. L'augusta sua Madre dice di offerirlo a S. Giuseppe suo Sposo, affinchè per mano di esso sieno regalati ai fedeli che a mani levate lì stanno attendendo. I fiori figurano le grazie, che Gesù offre a Maria, mentre essa ne costituisce S. Giuseppe assoluto dispensiere, come appunto lo saluta Santa Chiesa: constituit cum dominum domus suae. L'altezza del dipinto è di metri quattro per due di larghezza. » Noi siamo lieti di poterne offrire il dìsegno in questo mese.

IL NOSTRO TESORO SPIRITUALE

Che cosa sono le Indulgenze.

IL favore più segnalato e la miglior prova d'affetto, che la Chiesa suol dare alle più benemerite tra le pie associazioni, è quello di largheggiare con esse in tesori spìrituali, ossia in indulgenze. La vostra pia Unione, o cari Cooperatori, è in tal numero.

Per un'anima cristiana, qual cosa più amabile e più dolce dell'indulgenza? L'indulgenza, è, nella vita spirituale, l'olio, l'unzione che addolcisce l'esercizio delle forze. « Togliete l'indulgenza, dice un dotto scrittore francese, la vita stessa dell'amore è impossibile. Dio ha dunque voluto che vi fosse indulgenza nei nostri rapporti con lui, che tutto non vi fosse regolato dalla stessa giustizia. Per i poveri peccatori che non soddisfano appieno, egli ha dichiarato che si accontenterebbe delle espiazioni dei giusti, che scontano molto più che non devono. Per quel padre che non prega, che non adora, che offende Dio, egli accetta, oh ! compensazione divina, le lagrime della sua santa compagna, le preghiere dei suoi figliuoletti. La loro purità copre le sue colpe; e siccome le solidarietà umane sarebbero qualche volta ìmpotenti, nel centro di quelli che pregano, Dìo ha collocato il suo divin Figlio ; lo ha fatto della famiglia umana, affinchè i suoi meriti si potessero aggiungere ai nostri e questi potessero raggiungere una sufficienza, che per se medesimi non hanno. » E sopratutto nei meriti infiniti di G. Cristo, che sì fonda l'efficacia delle indulgenze.

Un tempo la Chiesa era molto più esigente di oggi. Essa infliggeva più severe penitenze ai peccatori che domandavano il perdono; assolvendoli imponeva loro una lunga e laboriosa carriera dì espiazioni pubbliche, di digiuni, di preghiere, di prostrazioni alla porta del luogo santo. La durata di queste penitenze variava secondo la gravità delle colpe; e talora, per certi delìtti enormi, sì doveva continuare sino al fine della vita. E con questo rigore la Chiesa non credeva che tali soddisfazioni passassero la misura, di cui il colpevole era debitore alla giustizia divina.

Più tardi, ìn conseguenza della generale rilassatezza sopravvenuta nella vita dei cristiani, la Chiesa fu obbligata, per non iscoraggiare ì peccatori, a mitigare la sua antìca disciplìna. Infatti, allorchè ci confessiamo, presentemente è assai mite la penitenza che ci viene imposta; ma ogni volta cresce immensamente il debito nostro colla divina giustizia. L' assoluzione ci monda l'anima anche da mille gravi peccatì, se di tanti gravi peccati essa è macchiata; ma l'assoluzione non fa altro che rimetterci insieme con la colpa la pena eterna ad essa dovuta, lasciando a nostro conto l'espiarne la Pena temporale, o in questo mondo con penitenze volontarie, o in un modo molto più rigoroso colle pene del purgatorìo. Ora a diminuire un tal debito, o per ottenercene il perdono, è quanto mai provvidenzìale l'acquisto delle sante indulgenze, le quali ci fanno trovare, nella soddisfazione di Gesù Cristo e nei meriti dei santi, un compenso alla soddisfazione che non possiamo fare da noi stessi. Quindi l'indulgenza non è altro che la remissione della pena temporale dovuta ai peccati attuali, già perdonati quanto alla colpa e alla pena eterna.

* *

Ringraziamo il Signore, o cari Cooperatori, della facìlità che a noi pure ha accordata di soddisfare la sua divina giustizìa. Lasciamo che gli uomini irreligiosi se ne burlino senza darsi la pena di studiare la dottrina della Chìesa, nè di sapere ciò che essa crede e insegna a questo riguardo. Deploriamo anche l'accecamento di tante anime fedeli che non si dànno alcun pensiero di soddisfare o diminuire in questa vita i debiti che dovranno pur scontare con tormenti indicibili nel Purgatorio ; per parte nostra, applichiamoci, ad approfittare dei tesori che ci ha dischiuso la Chiesa, con zelo e fervore pari alla sua generosa larghezza.

INDULGENZE PLENARIE direttamente concesse ai Cooperatori pel mese di marzo.

I Cooperatori della Società Salesiana che, confessati e comunicati, visiteranno divotamente qualche Chiesa o pubblica Cappella o, se viventi in comunità, la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, in Marzo lucreranno l'indulgenza plenaria:

1° il giorno 25, festa della SS. Annunziata ;

2° in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno ; 3° nel giorno in cui faranno l' esercizio della Buona morte.

4° nel giorno in cui si radunassero in conferenza.

Inoltre (e su questo richiamiamo vivamente l'attenzione di tutti i Cooperatori) ogni volta che essi reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità, ed un altro Pater, Ave e Gloria secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucrano tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo in Compostella, osservato però il Decreto della Sacra Congregazione delle Indulgenze del 7 marzo 1676 che incomincia: Delatae saepius (1). E queste indulgenze che sono moltissime, applicabili tutte alle anime del Purgatorio, le potranno acquistare tutte le volte, che pei fini indicati reciteranno i suddetti 6 Pater, Ave e Gloria, in qualunque luogo, senza bisogno di Confessione e di Comunione o di visita, purchè siano in grazia di Dio.

INDULGENZE STAZIONALI.

(Vedi Sommario § II).

Nella Domenica di Quinquagesima indulgenza di trent'anni e di trenta quarantene.

Nel Mercoledì delle Ceneri indulgenza di quindici anni e di quindici quarantene.

Dal giovedì dopo le Ceneri sino alla quarta domenica di Quaresima, ogni giorno indulgenza di dieci anni e di dieci quarantene.

N. B. - Per le altre indulgenze parziali Cfr. il Sommario.

(1) Cfr. il Sommario pubblicato in gennaio e la nota dichiarativa.

Per la Quaresima.

RACCOMANDIAMO vivamente ai genitori d'inviare i loro figliuoli ai quotidiani catechismi che si fanno in quaresima; e preghiamo quelli dei nostri Cooperatori che possono esserne in grado a coadiuvare con zelo i RR. Parrochi in quest'opera della più alta importanza, ricordando che è uno dei doveri maggiormente inculcati dal regolamento.

Comitati femminìlì dì azione salesiana

Beliissime pagine nella storia del Cristianesimo la donna ha scritte con le sue opere di carità. Il Vangelo ci mostra le pie femmine, che seguono Gesù nelle sue peregrìnazioni, provvedendogli del proprio i mezzi di sussistenza (Luc. 8, 3). E gli Atti Apostolicii ci narrano il commovente episodio di Tabitha, donna piena di opere buone e di elemosine, risuscitata da S. Pietro, quando una folla di vedove piangenti gli si stringeva dintorno, mostrandogli le tuniche e le vesti, delle quali Tabitha le aveva regalate (9, 36). Anche nel periodo glorioso delle persecuzioni la donna primeggia in opere dì carità; essa, protetta dalle tenebre, va sul luogo del martirio, raccoglie quelle preziose reliquie, le avvolge in bianchissimi lini, le sparge di aromi, le onora di sepolcro. E così di secolo in secolo troviamo la donna, come angelo consolatore delle umane miserie, finchè arriviamo a Vincenzo de' Paoli, che tolse dal suo cuore la più stupenda creazione del sacrificio nella terra del piacere, della forza morale nella fragilità delle membra con la suora di carità. E fu dopo Vincenzo che altre congregazioni religiose sorsero nella Chiesa con nomi e regole diverse, ma con il medesimo spirito e il medesimo intento, fino alle figlie di Maria Ausiliatrice, che il Servo di Dio D. Giovanni Bosco istituiva poco dopo i Salesiani, chè fossero loro di aiuto potente nel lavorare alla vigna di Gesù Cristo.

Però con l'intuizione propria degli uominì, che la Provvidenza fa sorgere ne' momenti opportunì, Don Bosco vide che ad opere straordinarie di carità ,per i giovani, sua delizia e sua cura, potevano esser chìamate a coadiuvare efficacemente anche le donne, cui una speciale vocazione non conducesse fuori della famiglia a prendere il velo della verginità. E, come cercò tra i laici i suoi cooperatori, così fra le dame dell'aristocrazia, notevoli per censo, e fra le donne stesse del popolo trovò le sue cooperatrici.

Che vuol dire essere Cooperatrici della Pia Società Salesiana? Vuol dire aiutare con il danaro, con l'opera, con la preghiera, con la propria influenza sociale D. Bosco e i suoi compagni e successori d'apostolato per la gioventù, ad asciugare molte lagrime, a salvare molte anime, a fondare collegi ed ospizi, a mantenervi migliaia d'orfanelli tolti dall'abbandono, strappati dal pericolo della irreligione e della immoralità; e, mediante una buona educazione, con lo studio o l'apprendimento di un'arte farli buoni cristiani e savi cittadini, com'egli, Don Bosco stesso, s'esprimeva nella sua indimenticabile lettera-testamento.

E la storia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales, la storia di altri ospizi e collegi, quali esempi di carità femminile non ci offre mai!

Mamma Margherita, l'indimenticabile madre di D. Bosco, ebbe un numero ben grande di imitatrici.

Se volessimo tutte nominarle, dovremmo incominciare dalla signora Rua, madre dell'attuale successore di D. Bosco, la quale anzi volle passare gli ultimi suoi anni in completo servizio dei figli di D. Bosco; dalla madre del compianto Monsignor Lorenzo Gastaldi, Arcivescovo di Torino, la quale più volte la settimana era in Valdocco a prodigare le più tenere cure all'incipiente istituto salesiano; volando quindi in tutte le parti del mondo, dovremmo raccogliere tanti altri nomi di esimie benefattrici e madri tenerissime da riempirne grossi volumi in foglio.

Le benefattrici salesiane di Francia, Spagna, Belgio, Svizzera, Austria, Inghilterra, Polonia... gareggiano con quelle d'Italia; quelle d'America e d'Africa gareggiano con quelle d'Europa. È uno spettacolo consolante di zelo e d'amore. E qui dobbiamo rilevare, che se vi fu sempre bisogno tra i cristiani di questa carità che ravvicini tra loro le differentì classi sociali, il bisogno è di gran lunga più urgente a' dì nostri. Si vuol dividere e sopraffare, non già unire e affratellare gli uni agli altri; conviene quindi opporsi, non però solo con la teoria e con i sistemi, bensì con l'azione pratìca e costante.

A guarentigia ed a conforto del povero, Iddio chiede anche il sacrificio della persona da chi benefica. S. Agostino diceva: Se vuoi ascendere a Dio, discendi; si vis ascendere ad Deum, descende.

Così la donna caritatevole, se vuole salire a Dio discenda al povero, e vi discenda non soltanto con la generosità dell'obolo, ma inoltre con l'espansione del cuore, con la parola persuasiva, con tutta la sua attività. Le cooperatrici salesiane, se altro non possono fare, perchè i giovani da loro soccorsi trovansì in luogo sicuro e paternamente vegliati, questo sacrificio della persona lo compiano intervenendo alle conferenze, riunendosi qualche volta fra loro per eccitarsi a zelo industrioso, per escogitare i mezzi di rendere più intensa e più larga la propria azione; sottraggano qualche po' di tempo alle occupazioni domestiche o sociali per consacrarlo alla preghìera tanto raccomandata da D. Bosco, per leggere il Bollettino Salesiano e, se è possibile, per lavorare a vantaggio degli istituti, specialmente se qualche Casa salesiana fosse nella loro città. Oh! beata la cooperatrice che quaesivit linum et lanam, et operata est consilio manuum suarum!

Anche il terzo Congresso dei Cooperatori Salesiani ebbe parole di encomio per tali esimie cooperatrici. Anzi, negli Atti leggìamo queste importanti raccomandazioni : e All'Azione Salesiana ìn generale, ed alla nostra Pia Unione in particolare, furono sempre di immenso vantaggio i Comitati di Signore Zelatrici e Cooperatrici.

» Pertanto il Congresso raccomanda:

» 1°. che a lato d'ogni Direttore, Zelatore e Decurione, anche nei piccoli centri, si costituisca un comitato di attive Cooperatrici (anche di due o tre soltanto), il quale si prenda l'iniziativa e la cura di quanto è raccomandato all'azione salesiana dai Regolamenti, Circolari della Pia Unione, come sarebbero ad es.: le conferenze annuali, la diffusione del Bollettino, l'iscrizione di nuovi Cooperatori e nuove Cooperatrici, la correzione dell'elenco dei Cooperatori, le feste salesiane, i sussidii per le Missioni ecc.

« 2°. che si legga a tal fine l'opuscolo edito recentemente ad uso particolare delle Cooperatrici in cui si dànno le norme opportune per l'impianto e l'avviamento di simili Comitati, e con grande vantaggio si riportano alcuni regolamenti già adottati in Italia e all'estero (1). »

(1) Sac. Stefano Trione : Comitati di Zelatrici per l'azione Salesiana. Torino. 19o2.

PER GLI EMIGRATI

Un appello di Mons. Bonomelli. - La casa salesiana di Sierk. - Un avviso dell' « Italiano in America. »

Mons. Geremia Bonomelli, vescovo di Cremona, altamente benemerito dei nostri emigrati in Europa e nel Levante, ha scritto un memorabile appello « agli italiani di buona volontà » per animarli a concorrere all'opera di assistenza dei suddetti emigrati.

« Gettati - scrive di loro l'eloquente Prelato - in paesi di cui non conoscono nè i costumi nè la lingua, inesperti dei luoghi e degli uomini, indifesi contro le arti di disonesti speculatori, ignari di quel che si ha a fare nei casi di disoccupazione, di disgrazie e in altre contingenze della vita, e in gran parte analfabeti o quasi, questi poveri lavoratori versano spesso in condizioni veramente compassionevoli. Nè men gravi sono i pericoli morali, la perdita della fede, il guasto dei costumi, l'adesione alle sétte, lo stravolgimento delle idee, l'odio

di classe, che essi bevono a lunghi. sorsi nei giornali, nelle conversazioni, nei covi anarchici, e che dà frutti, purtroppo amari

» Tutto ciò è conseguenza naturale di quello stato di abbandono e di isolamento morale, in cui l'emigrazione getta necessariamente il lavoratore. Qui la famiglia, la Chiesa, l'esempio dei buoni, l'ambiente sociale abbastanza sano, gli fanno valida difesa e lo proteggono contro le seduzioni del vizio e le tentazioni della povertà; ma fuori di patria egli è in piena balìa di se stesso e tanto più facilmente si perverte quanto maggiori sono la sua semplicità ed inesperienza. L'emigrazione temporanea ci rende ogni anno, o entro un certo periodo di anni, i nostri operai ; ma spesso , ce li rende completamente cambiati.

» Di chi la colpa? Non facciamo il processo a nessuno ; ma riflettiamo che sarebbe gran colpa e gran vergogna se, visto il male, gli nomini di buon volere non pensassero a porvi rimedio... »

Occorre quindi, continua lo stesso Mons. Bonomelli, « seguire all'estero i nostri fratelli, aiutarli nei loro bisogni materiali e morali, fare che essi trovino dappertutto un uomo che parli la loro lingua, che si interessi di loro, li ami, li aiuti, li protegga, un uomo che rappresenti per essi la religione, la famiglia, la patria, e così li salvi da quel senso di isolamento crudele che li rende sì facile preda dei raggiratori e dei tristi... »

E questa l'opera che è pure tanto raccomandata ai nostri Cooperatori.

* *

La casa salesiana di Sierk nella Lorena, « St. Josefsheim Don Bosco » fu aperta espressamente a questo benefico scopo. I nostri fanno anche frequenti escursioni apostoliche nei dintorni, e son già consolanti i frutti che ne ritraggono. Speriamo di parlarne diffusamente in altro numero.

*

L'Italiano in America, che si pubblica per cura dei nostri Confratelli di New York, nel n° del 27 gennaio u. s, segnala un pericolo di restrizione che subirà la corrente emigratoria negli Stati Uniti. Crediamo bene di qui riassumere brevemente quell'articolo.

« Continua vivissima l'agitazione perchè il Governo dell'Unione restringa sempre più l'ammissione degli emigranti sul territorio dell' Unione. Poche cifre eloquenti, anzitutto.

» Nel 1903 l'Inghilterra ha dato 70,000 emigranti, la Germania 40,000, la Scandinavia 70,000, l'Austria-Ungheria 230,000, la Russia 136,000, l'Italia 270 mila, vale a dire il contingente massimo della vecchia Europa, contingente che da qualche anno subisce soltanto leggere oscillazioni.

» È noto che in questa città non sbarca chi vuole, almeno fra i passeggieri di terza classe ; questi caricati sopra un battello vengono portati ad Ellis Island, il grande filtro dell'emigrazione, il lazzaretto dell'Europa povera e nomade.

» E ovvio prevedere che il testo già molto ristretto delle disposizioni sarà nuovamente modificato in senso più rigorosso...

» Ora l'Italia fornisce agli Stati Uniti il maggior contingente emigratorio: un restringimento nelle maglie della rete di Ellis Island significherebbe un enorme riflusso di emigranti nella madre patria...»

È una notizia che forse potrà giovare a qualcuno dei nostri lettori.

I PRODIGI DELLA CARITÀ

Monografie.

III) LANZO TORINESE - Collegio San Filippo.

Quando un cuor generoso avvampa di carità e sotto l'influsso di questo splendido tra gli ideali, non sospira che il bene delle anime e la gloria di Dio, esso non si preoccupa tanto dei mezzi con cui far fronte alle sue magnanime imprese, ma fidente nella Provvidenza, non pensa che ad allargare il campo della sua pietosa missione.

D. Bosco, stando all'umana prudenza, avrebbe potuto sostare alquanto nell'espansione della sua carità. poichè l'Oratorio di Torino e il Collegio di Mirabello erano già un vasto campo ove espandere la sua illuminata tenerezza poi giovanetti. Ma fin d'allora, con cuore di figli e con mente di premurosi discepoli, s'era venuta serrando intorno a lui una giovane schiera di chierici e di sacerdoti, particolarmente di chierici, cui il buon Padre avrebbe desiderato di procurare, almeno nelle ferie autunnali, qualche settimana di svago fuori di Torino. Mirabello non si prestava all'uopo : e lo sguardo di D. Bosco si era posato sopra un vecchio convento, ultimamente adibito a collegio, in una piccola e ridente città nei dintorni di Torino.

Fa infatti, il 14 ottobre 1864 (l'anno dopo la fondazione del collegio di Mirabello) don Bosco inviava altri Salesiani ad abitare il vecchio Collegio di Lanzo Torinese, concessogli temporaneamente dal Municipio con regolare convenzione notarile, mediante i buoni uffici dell'illustre Vicario, il Teol. Federico Albert, di sempre cara memoria. Ma la cessione era naturalmente subordinata alla riapertura del collegio; e D. Bosco fin dall'anno 1864-65 vide accorrere alla scuola dei suoi figli una sessantina di giovanetti.

Lanzo sorge sopra un piccolo promontorio, che sembra chiudere lo sbocco dell'amenissima valle della Stura. Oggi vi si accede per un tronco speciale di commodissima ferrovia, attraverso una regione industriale e pittoresca; ed è un magnifico punto di partenza per molte passeggiate dilettevoli e svariate, quali ad esempio nella valle del Tesso, le escursioni al Santuario di S. Ignazio e a Coassolo. E l'amenità del sito saluberrimo, congiunta alla fama che aveva già levato di sè il sistema educativo di D. Bosco, raddoppiò in sì breve tempo il numero degli alunni, che fu necessario pensare alla fabbrica di un nuovo edifizio, del quale si gettarono le fondamenta nel maggio del 1870, facendo da ingegnere e da impresario il sac. Giuseppe Fagnano, allora prefetto-economo del collegio, oggidì Prefetto Apostolico della Patagonia Meridionale. Insieme con Mons. Fagnano, fin dal 1864-65, fece le prime prove d'insegnante nel collegio di Lanzo, il Vescovo salesiano monsignor Giacomo Costamagna, e qualche anno appresso il non mai bastantemente compianto Mons. Luigi Lasagna. Il primo direttore fu il sac. Domenico Ruffino; e a lui, costretto a ritirarsi fin dal 1° anno scolastico, succedeva nel 1865-66 e vi rimaneva per tredici anni, cioè fino al 1877, il sac. Giovanni Battista Lemoyne, commediografo e storico valentissimo e scrittore brioso e corretto, che vide salire fino a 200 il numero degli alunni, dai quali era amato come il più tenero dei padri.

E l'ascensione meravigliosa dell'istituto, che D. Bosco volle intitolato a S. Filippo, continuò negli anni appresso e raggiunse un vero splendore sotto la direzione del prof. D. Pietro Guidazio, passato a miglior vita, vari anni or sono, a Randazzo in Sicilia. gli alunni interni e i non pochi esterni che frequentavano le classi ginnasiali, riportarono a Torino ed a Susa, nei vari Istituti governativi, dei veri trionfi nella Licenza ginnasiale.

Intanto, nelle vacanze, il Collegio S. Filippo prestavasi opportunamente per il fine che aveva concepito D. Bosco; e la pietà dei figli, nel settembre e parte dell'ottobre 1887, vi condusse lo stesso D. Bosco, già sfinito e quasi morente, nella dolce speranza di poterne rialzare alquanto la perduta salute.

Altre date degne di nota ci sembrano le solennissime feste centenarie, celebratesi in onore di S. Luigi, nel 1891; e quelle di San Filippo nel 1895, le quali si protrassero tre giorni, e furono onorate della presenza di Mons. Costamagna. Ricordiamo eziandio l'8 giugno 1896, in cui, coll'acquisto del vecchio convento, il collegio ebbe una vasta cappella nella vetusta chiesa vicina, in seguito ampliata ed abbellita ; e finalmente la grandiosa celebrazione del quarantesimo anniversario della fondazione (17 giugno 1904), alla quale accorsero più di 200 antichi allievi col più antico direttore, cioè il venerando Don Giovanni Battista Lemoyne, ed un'eletta di illustri signori e magistrati.

Il Collegio di Lanzo, coi suoi vasti locali, rimodernati secondo le regole dell'igiene più esigente, può accogliere comodamente anche oggi più di duecento alunni. L'insegnamento è approvato, ed abbraccia , in conformità coi programmi governativi, il corso elementare e ginnasiale ; e l'esito brillante degli alunni nei pubblici esami, dovuto senza fallo all'amore allo studio e alla diligenza ne' loro doveri, che in molti anni la paterna vigilanza e il prestigio di valorosi insegnanti seppero innalzare a gloriosa tradizione, raccomanda efficacemente questo secondo collegio salesiano alle famiglie dei buoni Cooperatori.

Della Visita del Rev. Sig. D. Albera alle nostre Case d'America

Relazione del Sac. Calogero Gusmano. Vedi Boll. di Febbraio u. s.

Dal Venezuela al Messìco.

Il domani, di buon mattino, per la terza volta toccavamo Curaçao e fortunatamente il vapore non si fermava più poche ore, ma quasi due giorni dando così tempo a Don Albera di parlare coi confratelli, accettare l'invito a pranzo del Vescovo, un illustre figlio di S. Domenico, e far visita al Parroco Pastor Frie, anch'esso domenicano olandese, che tanto ama i Salesiani, e ve li ha chiamati a dirigere il grazioso ospizio di arti e mestieri che vi abbiamo, alquanto fuori della città, zeppo tuttavia di giovanetti, divisi in sei o sette laboratori. Don Albera li trovò molto ben avviati, docili, devoti, affezionati ai Superiori e si ripromise assai da quell'istituto.

Sapevamo che Curaçao, possedimento olandese, per la vicinanza eccessiva al Venezuela era il refugio naturale dei rivoluzionarii ; ma ci sorprese il vedere un superbo fabbricato, assai esteso, capace di più centinaia di convittori, condotto con tutte le regole d'arte e sul modello dei migliori seminari europei per opera di Mons. Silva, vescovo nel Venezuela. Che il Signore gli conceda di poterlo aver sempre ripieno di buoni e santi chierici.

Curaçao, con varie altre isole attorno, forma la principale colonia olandese. Graziosa la capitale Willelmstadt, che rispecchia i costumi olandesi sia nella regolarità, come nella pulitezza delle sue strade ; bianche le case e costrutte in uno stile e forma per noi nuova, ma che piace. Un ponte, formato di tante barche, galleggia sul braccio di mare che s'interna in mezzo alla città ; quando debbono entrare i vapori s'apre : noi l'attraversammo mediante 10 centesimi e ci recammo alla sponda opposta nella città vecchia. Il giorno dell'Immacolata i buoni PP. Domenicani sedettero alla nostra mensa e finito il pranzo, avvertiti che il Philadelphia fischiava, noi ci avviammo al porto.

Di nuovo alla Guayra. In pericolo di essere bloccati. Si parte.

L'indomani alle 6 eravamo di nuovo alla Guayra, ma per più di tre ore fu impossibile sbarcare ; anzi si temeva che non avremmo forse potuto rivedere i confratelli, nè riprendere le valigie, sebbene i nostri nomi fossero stati telegraficamente trasmessi al Presidente in Caracas; e come Iddio volle, dopo la lunga ansia, giunge il permesso di scendere a terra. Intanto i discorsi di noi tutti s'aggiravano attorno ad un unico soggetto, ogni binoccolo s'affissava nelle varie navi da guerra che stavano minacciose in quelle acque ; ve n'erano di tedeschi ed inglesi e noi scorgemmo anche il nostro incrociatore Bausan. Si diceva che la sera precedente era stato mandato l'ultimatum al Governo venezuelano ; i motivi son noti. Le continue rivoluzioni del Venezuela erano cagione non solo di poca sicurezza personale per gli stranieri, ma arrecavano ancora seri danni al commercio, agli interessi principalmente dei Tedeschi, Inglesi, Italiani, Francesi che vi sono numerosi, danni risentiti in modo particolare nell'ultima rivoluzione del 1898, durata tre anni e terminata colla vittoria del General Castro. Le diverse nazioni presentarono allora domande pel rifacimento dei danni sofferti dai loro sudditi ed in generale si pazientava conoscendosi le condizioni finanziarie di quella povera Repubblica, esaurite in una lotta lunga ed accanita. La Germania però non la pensò al medesimo modo, tanto più che alcune risposte del Governo venezuelano non appagavano, ed ecco il perchè dell'ultimatum. Da Londra dicevasi ch'era partita la nave Libertador carica di soldati e munizioni pei rivoluzionarii ed i Venezuelani per rappresaglia inflissero danni agli Inglesi proprietarii di alcune ferrovie del paese, perciò l'Inghilterra s'unì colla Germania. L'Italia ebbe timore pei suoi interessi e venne ad associarvisi. I ministri delle tre nazioni ed i varii agenti diplomatici s'erano già raccolti a bordo delle rispettive navi. Il ministro d'Italia, Riva, doveva in quei giorni venire a presiedere la distribuzione dei premii ai giovani del nostro collegio ; ma non fece in tempo. Poche ore dopo il nostro sbarco si udirono i primi colpi dei cannoni nemici ; a Caracas molti dei sudditi tedeschi furono arrestati, tutti i negozi degli stranieri chiusi, il popolo era impressionato e scorrazzava per le vie, i meetings si succedevano di giorno e di notte, e noi certo non potevamo star tranquilli, poichè il popolo quando è esaltato non ragiona più. Avevamo combinato il nostro biglietto coll'agenzia della Mail Royal per andare a Trinità e di là a Giamaica ; ma le navi nemiche ancorate avanti al porto non la lasciarono entrare ; ci disponevamo quindi a prendere un bastimento francese, quantunque ci facesse prolungare il viaggio, costringendoci a toccare di nuovo Colòn e di là proseguire a Giamaica ; ma neppure questo potè ricevere passeggeri e solo gli fu permesso di lasciar a terra quei che avevano il biglietto per la Guayra. Intanto i giorni passavano e gli avvenimenti precipitavano di male in peggio. Il forte di Porto Cabello era tutto bombardato, e più tardi veniva distrutto quello di S. Carlos di Maracaibo. Fortuna che i prigionieri politici, in vista del pericolo della patria comune, erano stati liberati tutti quanti.

Da un mese ci trovavamo nel Venezuela e Don Albera aveva compita la sua visita. Se ci sorprendeva il blocco che sarebbe stato di noi ? Chi sa quando ci saremmo sbrigati da quell'imbroglio ! Si decise quindi di andare alla Guayra e là ospiti del parroco dott. Armando Lurouyet, oriundo francese, attendere il primo bastimento per imbarcarci in qualunque direzione. Il secondo giorno della novena del Natale, Gesù Bambino venne a liberarci; e noi a furia di visti, di passaporti e di raccomandazioni, possiamo salire a bordo del vapor postale spagnuolo Montserrat, il quale, alle 11 si muoveva sfuggendo così noi al blocco che sorprese tanti altri.

In quarantena!

Noi viaggiavamo senza una meta, o meglio in direzione opposta a quella voluta, ma così scappavamo al blocco, unico nostro fine in quel frangente. Il Vapore era diretto all'isola di Portorico, una delle grandi Antille, celebre in Europa pel suo squisito caffè e appartenente fino a pochi anni fa agli Spagnuoli, ceduta forzatamente nel 1898 agli Stati Uniti, quale indennizzo di guerra. Al primo porto vennero le autorità, tutte NordAmericane, e ci sottoposero ad una minuziosa visita sanitaria; al secondo e principale dell'isola, a San Juan cioè, credevamo di poter sbarcare per andare tosto in cerca di un bastimento che ci conducesse a Giamaica ed invece fummo cortesemente ed efficacemente invitati a discendere in uno speciale vaporino ed assieme al nostro bagaglio trasportati in una piccola isoletta, gettata in mezzo al mare, a completare i nostri cinque giorni di quarantena perchè venivamo dalla Guayra, infetta di febbre gialla. Ci furono compagni di sventura il nostro confratello D. Montanari, che da Venezuela si recava a Messico, ed una signora che faceva ritorno a New York. L'isoletta era un vero giardino profumato, i locali ampi e ben arieggiati, il vitto discreto tanto più che ci era apprestato gratis, a differenza di altre Repubbliche che ci fecero pagare quel non desiderato soggiorno a lire quindici diarie. I NordAmericani in questo sono più logici. Ci si stava così con meno rincrescimento e non si sospettava prolungassero a bella posta quell'esiglio, punto gradito, specie quando si è lanciati a centinaia e migliaia sopra uno uno scoglio, privo di ogni comodità. Le nostre valigie furono sottoposte a rigorosa disinfettazione, ci permisero tuttavia l'uso dell'altare portatile per la celebrazione della santa messa era il conforto mattutino che spargeva un balsamo per tutta la giornata e ci rendeva meno pesanti quei lunghi giorni. Fortuna che la scienza ha scoperto che i microbi se non si sviluppano in cinque giorni non v'è più pericolo.... Guai se in questi tempi di progresso, di movimento febbrile, i bacilli fossero lenti come una volta! nè i Nord Americani ci avrebbero mantenuto gratis, nè a noi sarebbe bastato tempo e danaro per compiere un simile viaggio !

Il telefono ci metteva in comunicazione colla città; ma fu per toglierci l'ultimo filo di speranza di poter arrivare a vedere i nostri cari confratelli di Giamaica. Erano stati così provati dalla Provvidenza ; gli uragani, le difficoltà dei luoghi, il clima domandavano a loro continui sacrifizi e meritavano un conforto; D. Albera avrebbe voluto consolarli colla sua presenza. Al primo annunzio del divisato viaggio quei confratelli risposero con tale entusiasmo, che rileggendo la lettera ci faceva comprendere tutta l'amarezza del disinganno.

A Portorico - Si rinunzia di andare a Giamaica - Che mesto Natale!

Eppure dopo dieci giorni lunghi, lunghi, passati in un hótel che prospettava la spiaggia, dovemmo rassegnarci e telegrafare a Giamaica che non era possibile mantenere la parola, ed ai confratelli di Messico che saremmo arrivati prima del tempo stabilito. L'aspettare è sempre lungo, tanto più quando si aspetta da religiosi, in un albergo, dopo una quarantena, con D. Albera che aveva lo stomaco ribelle ad ogni cibo e per dippiù durante le feste intime del Natale, usi a passarle presso i propri cari, attorno al focolar domestico; e noi invece dovevam far di tutto per mitigare il calor soffocante. Tutto era una delusione, un'irrisione ! Ecco la storia dei dieci giorni passati a Portorico: unica nostra distrazione si era arrivare fino alla Chiesa dei PP. Lazzaristi, celebrarvi la messa; ed alla sera, non lasciandoci il calor prender sonno, star lungamente ad osservare le manovre e le proiezioni di luce della squadra Nord-Americana, colà ancorata in quei giorni. Quando scese a terra l'ammiraglio fu un trionfo : si riversarono sull'ampio piazzale del porto non solo le autorità civili, ma in corpo le varie scuole e financo gli asili infantili con a capo le Suore della Carità, veri angeli tutelari ovunque. La calca del popolo era immensa; la giornata splendida e noi abbiamo goduto tutto dal nostro balcone, aiutati anche dal binoccolo.

La presenza della squadra tuttavia ci privò d'una consolazione assai più soave; i marinai a squadre a squadre scendevano a terra ed era difficile vi ritornassero dritti nelle proprie gambe come quando erano discesi. Fu la prima volta che mi accorsi che l'abuso della birra produce effetti peggiori di quelli del vino; noi intanto non potemmo assistere alla funzione della mezzanotte : il Vescovo prudentemente l'aveva proibita.

Un caro incontro sul « Leone XIII. »

Il 27 ci si annunzia che sta per arrivare il vapore spagnolo Leone XIII con a bordo Mons. Chapelle, visitatore apostolico di quell'isola. Il clero, avvertito in tempo, quasi per intero era ad attenderlo; il popolo s'accalcava alla spiaggia, le campane suonavano a distesa e varie barchette ornate a festa sciolsero i loro remi verso il Leone XIII. L'abbraccio col Vescovo diocesano fu commovente, ma il passaggio fino alla vicina chiesa, ove avrebbe indossato le sacre paramenta per far l'ingresso canonico alla cattedrale, fu quanto mai difficile : così entusiastica fu l'accoglienza che tutta la popolazione fece al rappresentante del papa. Noi non assistemmo a tutta la funzione; avevamo scorto a bordo alcune vesti talari e alcune Suore che dall'abito ci sembravano quelle istituite da D. Bosco; eravam ansiosi di uscire da quell'incertezza, e d'assicurarci che non c'eravamo ingannati. Montati quindi sulla prima barchetta, fummo a bordo ove trovammo una trentina dei nostri confratelli diretti ad ingrossar le file dei missionari del Messico, dell'Equatore e di Centro America ed alcune Figlie di Maria Ausiliatrice. Dire ciò che passò in quel momento non è possibile: quando si è lontani dalla patria amata da più anni, quando si son corsi tanti pericoli, arrischiandosi a lande inospitali, l'incontro di un compatriota torna sempre sommamente gradito, chiunque egli sia, e con lui si stringe la più cordiale amicizia appena conosciuti. Imagini ora ognuno la gioia che si prova quando si trovano dei fratelli, educati alla medesima scuola, sospinti su quel legno da un medesimo fine, quello cioè di estendere sempre meglio il regno di Gesù Cristo ! Quei cari missionari eran tutti nel fior degli anni, lasciavano la patria e quanto di più caro avevano allora appunto che la vita loro sorrideva colle sue vergini speranze. Si strinsero attorno attorno a D. Albera e con tanto affetto, quanto più lo vedevano dimagrito, sofferente, estenuato dalle fatiche. Un di loro, chiamatomi in disparte, disse: « E crede lei che il nostro Superiore potrà continuare a compiere il rimanente del suo viaggio in tale stato?» La nostra fiducia più che nei calcoli umani era in Dio. E forse la Provvidenza in vista di ciò aveva disposto che non trovassimo mezzi di trasporto per Giamaica, ove avremmo incontrata una temperatura ancora più elevata, ed una volta là, saremmo stati costretti a passare di nuovo per Colon e Panamà, climi non molto sani, ed arrivare fino a Centro America nel forte di quei calori eccessivi, specie per chi è avvezzo alla temperaturaa del Piemonte.

Una commovente funzione in alto mare.

Il vapore Leone XIII non fermò che 24 ore e noi partimmo alla volta di Cuba insieme a tutti i nostri confratelli. Furono quelli quattro giorni passati in ameni discorsi e rimembranze e in vicendevoli racconti delle nostre più o meno liete avventure. Il sig. D.Albera si compiacque soprattutto delle ottime notizie avute dal delegato apostolico Mons. Chapelle, che lodò grandemente il portamento a bordo di quei nostri confratelli.

Da tre giorni il bastimento non rallentava il suo corso e da poche ore era spuntata l'alba del nuovo anno di grazia 1903 e già i più potenti binoccoli cominciavano a scorgere terra; a Cuba però noi avremmo dovuto separarci da alcuni confratelli rimanendo con noi solo quelli diretti per Vera Cruz, gli altri avrebbero dovuto continuare per Colon. Uno di essi non aveva potuto emettere la sua professione religiosa prima di lasciare l'Italia; aveva però con sè e in regola tutte le carte; appena vide D. Albera lo pregò a volergli concedere una tal grazia. D. Albera annuì. Quegli rinnovò il fervore degli esercizi già compiuti, e là nel mar delle Antille, presso quell'isola ove tre anni addietro una guerra spietata faceva tante vittime, se ne immolava una incruenta e cara a Dio. Mai avrei sperato una funzione così commovente in quelle circostanze. Iddio è infinito nelle sue risorse !

All'Avana.

La pace firmata il 21 agosto 1898 tra la Spagna e gli Stati Uniti rese Cuba indipendente dal Governo spagnuolo che rinunziò ad ogni suo diritto su di essa, e gli Stati Uniti la crearono più tardi in Repubblica libera a condizione però che non stipolasse convenzione alcuna con qualsiasi altra potenza che potesse limitare la sua indipendenza e concedesse agli Stati Uniti il diritto d'intervenzione e quello di stabilirvi stazioni navali.

In quel magnifico porto il nostro vapore fermò oltre a tre giorni, e ci concessero di scendere più volte a terra. Cuba in estensione è poco meno della metà d'Italia, non arriva però a due milioni di abitanti. Ma l'Avana, la capitale, ne conta circa 300,000 ; i tramwai elettrici l'attraversano in tutti i sensi, ed in poco tempo ce la lasciarono percorrere da un lato all'altro con poca spesa. A quando a quando è ricreata da pubblici giardini. Noi la trovammo superiore al concetto formatocene. Fummo a visitare varie case religiose, ad es. i PP. Lazzaristi che ci accolsero con ogni bontà e ci parlarono della carità Cubana. L'indomani sul Ciudad de Cadiz, ove avevamo trasbordato, venne a parlar con D. Albera il Presidente delle conferenze di San Vincenzo de' Paoli insistendo e scongiurando per la fondazione di una casa di arti e mestieri in quella capitale, dicendo che già si aveva pronta ogni cosa. Rincresceva, ma altro non fu possibile che dare speranze ed assicurare che non mancava la buona volontà, bensì il personale.

A bordo del « Ciudad de Cadiz » - Un doloroso sacrifizio prima di scendere in terra messicana.

Il Ciudad de Cadiz è un vapore della medesima compagnia Transatlantica, di costruzione però non tanto recente e mancante di tutte quelle comodità e pulitezza del Leone XIII; tuttavia è un buon legno, e ce lo provò nella resistenza al mare assai agitato in quell' attraversata. Il giorno dell'Epifania ci alzammo nella speranza di poter celebrare la santa messa; il cappellano di bordo se ne accorse e ci disse che il Capitano l'aveva mandato ad avvisare che per quella mattina non si tentasse neanco di celebrare; nondimeno speravamo contro speranza e ci lusingavamo di poterlo fare almeno privatamente e per questo aspettammo digiuni fino alle 11 1/2, ma fu inutile. Era la prima volta, in 29 mesi, che non offrivamo il divin sacrificio in giorno di festa ! Come passò malinconica quella giornata! Ci pareva che ci mancasse qualche cosa e ci mancava realmente !

L'indomani, prima che spuntasse Vera Cruz, noi avevamo detto messa e subito dopo ci attendeva un gran sacrificio. Nell'Inghilterra, negli Stati Uniti, nei paesi protestanti in genere, la veste talare non concilia il rispetto e si consiglia a non portarla per non esporsi a qualche insulto del popolo, che non avvezzo ad una simil foggia di vestire ne potrebbe fare le maraviglie; nel Messico però è espressamente proibito dalla legge sotto gravi pene e non solo pei sacerdoti, ma per qualunque religioso o religiosa, sicchè anche le Figlie di Maria Ausiliatrice dovettero con loro dispiacere smettere il loro modesto soggòlo con ogni altro distintivo del loro istituto. Noi pure abbiamo provato quanto era duro abbandonare un'ambita divisa, che durante il nostro viaggio non avevamo mai lasciata. Andando a cavallo ce la raccoglievamo attorno alla vita, e dove il calore eccessivo consigliava a mutarla in bianca non l'abbiamo fatto; qui invece, venuta la visita medica, abbiamo dovuto presentarci rivestiti dell'uomo vecchio. Ci guardavamo con un senso di compassione l'un l'altro; la vista però del Superiore delle Case del Messico con altri Confratelli venutici incontro ci fece per un momento dimenticare tutto erano 22 giorni che viaggiavamo per aver il piacere di riabbracciarli.

(Continua).

MISSIONI

Patagonìa Merìdìonale Salviamo la fede a Punta Arenas.

(Lettera del Sac. Maggiorino Borgatello). Punta Arenas 29 dicembre 1904. REVERENDISSIMO SIG. D. RUA,

Anche i suoi figli di questi lontanissimi paesi, hanno fatto del loro meglio per festeggiare il Cinquantenario della proclamazione del domma dell'Immacolata Concezione di Maria Santissima. Con più splendore degli anni precedenti abbiamo celebrato tutto il mese di Maria, predicato, facendone la chiusura l'otto Dicembre, festa della Purissima. Indetto giorno vi furono 62 prime Comunioni tra ragazzi e ragazze, e si distribuirono oltre 30o altre comunioni. Si cantò una bella messa in musica, sullo stile gregoriano. Alla sera si fece una bellissima processione intorno alla piazza, alla quale presero parte oltre due mila persone. La banda musicale della città concorse a dare più lustro alla funzìone. La statua della Beata Vergine, posta sopra un ricco trono, attraeva a sè gli sguardi di tutti. Si terminò con un fervoroso discorso, detto da D. Noat, e colla benedizìone del SS. Sacramento. Molti furono coloro che in questi ultimi tre mesi acquistarono il Santo Giubileo. Così la divozione a Maria SS. ha destato un poco di entusiasmo e fatto rivivere la fede in molti cuori assopiti. Dio voglia che si conservi a lungo questo po' di fervore.

Anche il Santo Natale si celebrò con grande solennità. La chiesa, nella messa di mezzanotte, era stìpata di fedeli, e tutti tennero un contegno edificante. In detta messa si fecero circa cento comunioni. La funzione era privata e solo potevano entrare coloro che erano muniti di speciale biglietto d'ingresso. Un simpatico presepio che si fece in un angolo del tempio servì mirabilmente per attrarre molta gente alla Chiesa.

Da due anni a questa parte una turba di protestanti, provenienti da varie parti del mondo, ma in particolare dal Nord-America, fanno tutti gli sforzi possibili per fare proselìti ed allontanare dal seno della vera Chiesa di Dio tante anime incaute, le quali sedotte dall'oro e da varie comodità che loro si promettono, abbandonano la religione ricevuta dai loro genitori insieme col latte, per abbracciare gli errori di Lutero e Calvino.

Per lo più sono persone molto ignoranti in fatto di religione e povere, quelle che si lascìano sedurre. I falsi profeti si spacciano per evangelici arrogandosi il privilegio di far conoscere il vero vangelo puro, senza mescolanza di cose terrene, e regalano bibbie a profusione a chi vuole ed a chi non vuole, facendo continue conferenze ora in questa ed ora in quell'altra casa. Chi interviene due volte alle loro Conferenze è già preso in nota, e questo basta per essere divenuti evangelici, non potendosi più retrocedere secondo loro. Ora stanno fabbrìcando una chiesa a solo duecento metri dalla nostra chiesa parrocchiale. Gli inglesi dal loro canto fanno altrettanto coi ricchì.

Aprirono scuole e chiesa anche a 300 metri da noi, e per disgrazia son molti quelli che mandano i loro figli a dette scuole e che frequentano la loro chiesa. Vi è bisogno per parte nostra, di aprire più chiese in vari punti più lontani, e dare ogni comodità di frequentare le sacre funzioni, per paralizzare e distruggere se fosse possibile la propaganda protestante. A tal fine abbiamo in costruzione due chiesine, una a ottocento metri dalla Parrocchia e l'altra a circa 10 chilometri (in un luogo detto Tres Puentes) che faranno un buon servizio; ma ne abbisognerebbero almeno altre tre, perchè la città si va estendendo ogni giorno più, e se ne approfittano i protestanti per seminare la zizzania, perchè pochi sono i pastorì cattolici e privi di edifizi per radunare il gregge di Dio. La messe è molta e gli operai sono pochi.

Preghi perchè il Signore voglia sempre conservare la fede in questo popolo. Riceva gli auguri pel Capo d'anno. Mi benedica e mi creda sempre in G. e M.

Della S. V. R.ma.

Umil.mo Servitore e figlio ubb.mo Sac. MAGGIORINO BORGATELLO.

(N. d. R.) - Il 2 febbraio u. s. faceva ritorno a Punta Arenas , con un drappello di nuovi mìssionari certo inferiore ai crescenti bisogni, il Prefetto Apostolico di quelle regioni, Mons. Giuseppe Fagnano.

Nell'ultima relazione, che presentava alla Congregazione di Propaganda, Monsignore dava il seguente risultato delle nostre Missioni nella Prefettura Apostolica nella Patagonia Meridionale e Terra del Fuoco.

ANNO 1886.

Cattolici di tutto il territorio 1500 Protestanti . . . 1700 Selvaggi da convertirsi 6ooo Scuole cattoliche   . . . .1

Cappelle Cattoliche    2

ANNO 1904.

Cattolici di tutto il territorio   . . . 29000

Protestanti    3700

Selvaggi da convertirsi   . . 500

Scuole cattoliche    14

Chiese cattoliche   . . 7 Cappelle cattoliche   7

Da questa breve statistica appaiono due cose la quasi totalità dei selvaggi convertita e l'aumento di popolazione in quelle regioni, massime a Punta Arenas. Ed i benemeriti Cooperatori possono logicamente dedurne altre due cose cioè la necessità di mantenere quotidianamente tante famiglie di indiì civilizzati che avendo formato dei nuovi paesi all'ombra della chiesa della Missione, tutto attendono dai Missionari, e insieme la necessità di tutelare la fede di molti americani ed europei che vanno continuamente immigrando a Punta Arenas e nelle altre stazioni delle terre Magellaniche.

Benedìca quindi il Signore le fatiche e i sudori di quei nostri Missionari; e susciti in loro soccorso una schiera numerosa di nuovi e zelanti benefattori.

Patagonia Settentrionale

Dalle sponde del Neuquèn.

Missioni date nei dintorni di Chos-Malal nell'anno 1904.

(Lettera del catechista Serafino Sambernardo)

Chos-Malal (Neuquèn), 3o dicembre 1904. REV.MO SIGNOR D. RUA,

Assecondando un desiderio del rev. Don Gavotto, che da molto tempo consacra ogni sudore a questa mìssione Neuquenense di Chos-Malal, le invio un breve ragguaglio delle apostoliche . escursioni che il suddetto Sacerdote, accompagnato da me, o da solo, condusse a termine durante quest'anno che volge al tramonto.

Un'idea generale della Missione.

Premetto che noi siamo soliti dìvidere questa nostra missione in tre regioni : la regione Nord, nella quale comprendiamo i versanti deì fiumi Curileo e Barranca che si estendono al nord di Chos-Malal ; la regione Ovest con cui dinotiamo il gran bacino del Neuquen compreso fra la maestosa cordillera del Vento e la vicina cordillera delle Ande; e finalmente la regione Sud che si estende dal Trucuman al Cohunco, benchè molte volte nelle sue escursioni Don Gavotto si spinga anche più in giù, fino al fiume Picunleufù, tributario del Limay.

A questa suaccennata ripartizione corrisponde una spiccata differenza nell'indole religiosa degli abitanti. Nel nord questi sono religiosissimi, ed il risultato delle missìoni è sempre splendido; nell'Ovest in generale sono buoni cattolìci e le missioni dànno anche un risultato soddisfacente; al Sud i buoni sono frammischiati a molti ìndifferenti, e di conseguente il risultato delle missioni è meno consolante. Quasi tutti sono Chilenì; e riflettono il carattere dei paesi da cui emigrarono. Infatti i prìmi provengono da Talca, Linares e Parral, che si può dire sono il focolare del cattolicismo pratico del Chili : quelli dell'Ovest sono originari da Parral, San Carlos (Nuble), Chillan ed Antuco ; e quellì del Sud da Antuco, Vittoria e Temuco, che furono già dimore dei pubblici delinquenti, e che da qualche tempo sono infestati da colonie di protestanti tedeschi. Ciononostante , in generale, si può esser contenti di queste missioni, che forse dànno frutti più abbondanti di molte altre.

Oggi, in questa zona, il Missionario ha già a sua disposizìone tre case-Cappelle. Una, sita sul fiume Loncopuè, affluente dell'Agrio, che è tributario del Neuquèn, fu edificata nel 1899 dal Signor Pietro Nazarre in compimento di un voto, e questa è la migliore, però disgraziatamente fu eretta in un punto molto umìdo. Fu solennemente benedetta nel 1902 da Monsignor Cagliero, il quale vi diede una missione di nove giornì. Una seconda cappella si trova in Fortin Guanaco, sul fiume Arileo, che mette foce nel Neuquen ad ovest di Chos-Malal, quasi di rimpetto al profondo burrone ove nel 1887 cadde da cavallo Monsignor Cagliero fratturandosi due costole. Fu edificata nel 1902 per iniziativa di Don Milanesio e di D. Gavotto. La terza cappella suaccennata trovasi nella valle del Curileo nel punto denominato Meunucos. Attualmente se ne sta erigendo un'altra nella stessa valle nel posto denominato Tricaumalal. V'è ben l'idea di edificarne altre ancora, però questo si potrà ottenere solo nei centri più popolati; poichè oltre altri ostacoli, non è leggera difficoltà quella del continuo mutar domicilio, che fa questa gente.

Certo non è a dìre il contento del missionario quando giunge ad una di queste case-cappelle, perchè sebbene non vi trovi nessuna agiatezza, tuttavia gode di non esser così a nessuno di peso pel tempo che dovrà fermarvisi. Altrove, si è costretti a far alt il più delle volte presso famiglie ricche di buona volontà, ma non di comodità, poichè bisogna sempre cercare quel punto che rimanga più comodo a tutti per accorrere alla missione.

Debbo però soggiungere, che in generale, si fanno tutti un onore di ospitare il missionario nella propria casa; anzi più di una volta io ho veduto delle famiglie esporsi volentieri nel cuor dell'inverno alle ìntemperie e cedere la casa pel ministero del missionario.

Ma è tempo che passi all'argomento prìncipale della lettera.

Missioni date nel 1904.

La prima escursione apostolica, come sempre, Don Gavotto quest'anno la fece nelle così dette Veranatas, nei dintorni dell'alto Neuquen. Partiti il 2 gennaio da Chos-Malal, dopo una fermata di alcuni giorni impiegati in Tricaumalal, giungemmo a Malbarco, dove, nel punto detto Pichiñire, si diede una missione di nove giorni con molto concorso di fedeli. Dopo tre giorni di sosta nel Roblecillo, ci indirizzammo a Los Llanos de Cohigamuelo. Qui ci sorprese la notizia che per la precocità delle seminagioni di frumento molta gente erasi trasferita alla Siega lungi di là un giorno a cavallo, per cui l'affluenza fu inferiore all'aspettativa. Il 22 febbraio passavamo al Chili affine di provvedere oggetti per la missione, ed il 19 marzo rìentravamo nella nostra Chos-Malal.

Dal 18 aprìle al 14 maggio Don Gavotto si intrattenne pel Curileo, dando cioè missioni in Los Meunucos, Tricaumalal e Chapira.

Il 3 giugno partimmo per Barranca, che è sempre la più consolante di queste missioni. Vi accorrono molte famiglìe, lontane uno, due ed anche tre giorni di cammino; e vi si fermano chi sette, chì nove, e chì anche undici o dodici giorni, cioè tutto il tempo che dura la missione . E veramente è bello veder giungere quei drappellì con mule cariche di commestibili e dei necessari arnesi di cucina. Presso qualche albero rizzano i loro toldos, che generalmente consistono nello stendere qualche coperta o cuoio sopra i rami della pianta; e i più facoltosi fan bella mostra delle loro tende di tela che hanno avuto la precauzione di portar seco. E intanto, mentre alcuni vanno in cerca di legna, le donne s'apprestano a far fuoco ed a preparare qualcosa di caldo : nè mai lasciano di servire in giro e alla stessa bombilla, cioè allo stesso tubetto di metallo infuso nella piccola zucca, il tradizionale mate.

Molte donne nel tempo libero dalle sacre funzioni, son tutta attività per preparare tortas, empanadas e empanadillas, che poi mettono in pubblica vendìta.

È poi bello, anche di notte, contemplare quei trenta e più fuochì, distribuitì in giro all'intorno della casa della missione presso ciascuno dei quali stanno aggruppate due, tre ed anche più famìglie!

Veramente desta grande ammìrazione la pietà di questa gente che per assistere alla Santa Missione non esita di affrontare tutte le vicende dell'immite stagione, qui specialmente cotanto varìabile. Onore a così buoni cristiani!

Il 6 luglio sì dava fine a questa seconda escursione dopo aver visitato nel ritorno Botorranquil, Tril e Chacaico.

Il 26 dello stesso mese, ripartimmo per la missione del Sud, che è la più estesa e quindi la più prolungata. Infatti si pose. termine a questa il 24 novembre dopo esserci fermati a Taquimilan, Tres-Chorros, Trilantue, Pichaigúe, Huncal, Quintuco, Pilmantúe, Cohunco, Las Lajas, Aichol, Huarinchenque, Loncopuè, El Pino, Norquin, Cholar, Trucuman, Nireco e Fortin Guanaco.

A Loncopuè Don Gavotto aveva già messo in ordine nella cappella tutto l'occorrente per fare una diecìna di battesimi, quando va alla scanzia che è dietro l'altare ove aveva deposto glì olii santi e non li trova. Cerca e ricerca ma inutilmente... Si vuol credere?... I topi afferrando la tela che involgeva la custodia dì metallo degli Olii santi, lì avevano trascinati in un buco ben profondo, dal quale, trovatili, potemmo felicemente estrarli...

In dicembre D. Gavotto fece pure un'altra visìta a Tricaumalal e Chapua in Curileo, e al principio dell'anno nuovo ricomincerà le escursioni dell'alto Neuquen. Passo sotto silenzìo le intemperie, gli acquazzoni, le nevi a cui egli dovette soggiacere, in questi viaggì, prolungati per circa 15oo km. Son cose che si possono immaginare. Piuttosto in fine a questa mia ella troverà, amatissimo Padre, i manipoli da lui spigolati nel 1904.

Intanto, reverendissimo Signor D. Rua, insieme coi nostri affettuosi saluti gradisca anche il fervido voto che noi facciamo perchè il Signore le conceda di veder tramontare ancora molti anni e in buona salute! Ci benedica, e preghi ìn modo speciale per chi si professa umilmente

Della S. V. R.ma

Obbl.mo ed Dev.mo Figlio SERAFINO SAMBERNARDO.

P.S. - Veneratissimo Sig. Don Rua,

Le offro questi pochi manipoli, come un omaggio per l'anno nuovo e per la festa di San Francesco di Sales : ìmplorando nello stesso tempo la sua paterna benedizione sopra di noi e sopra questa missione, affinché un altro anno possa inviarle delle cìfre ancor più consolanti. Le prime Comunioni fatte in missione furono circa 200.

I più umili ossequi a tutti gli altri superiori.

Mi benedica e mi creda quale sono e sarò sempre suo

Aff.mo ed Ubb.mo Figlio in G. e M.

Sac. MATTEO GAVOTTO.

Preghi per noi , che le siam tanto lontani, ma che ci ricordiamo sempre di Lei e preghìamo ogni giorno per tutti, ma specialmente per tutti i Superiori maggiori e per tutti i nostri generosi Cooperatore zelanti Cooperatrici.

Suo figlio in Corde Jesu Sac. BARTOLOMEO PANARO. Salesiano.

ANNO 1904.

PUNTI VISITATI   COMUNIONI   BATTESIMI   MATRIMONI

Pichiñire 116 12 3 Roblecillo 31 2 1 Llanos de Coyamuelo 118   6   -

Los Meunucos   95   15

Tricaumalal 750 58 2 Chapúa   76   4   - Rìo Barranca 258 35 7 Botarranquil 77 5 - . Tril 40 5 - Chacaicò 30 2 - Taquimilan 12 7 I Tres-chorros 26 13 I Trilantúe i8 13 2 Pichaigúe 17 9 I Huncal 20 - I Quintuco 2 I I Pilmantúe 25 il 3 Cohunco 31 23 I Las Lajas 30 24 - Aichol J3 21 2 Huarinchenque 25 Io 2

Loncopué   108   43   5

El Pino   17   7   - Norquin 30 11 I Cholar 92 18 6 Trucuman 53 28 3 Nireco 42 21 5

Fortin Guanaco   78   38   4

-----------Somma totale   2270   142   52

In fascio.

A bordo dell' « Orione ». - Ecco i particolari dello scontro avvenuto in alto mare tra un piroscafo inglese e l'Orione, a bordo del quale stavano i missionari diretti al Chili. Spigoliamo da una lettera del Missionario D. Luigi Costamagna.

« Grazie a Dio e a Maria SS. Ausiliatrìce sani e salvi siamo arrivati a Montevideo, dopo di aver evitato un vero disastro. Il viaggio era felicissimo : calmo il mare che ci permetteva di celebrare ogni giorno la S. Messa; ìnfinite le gentilezze prodigateci dal capitano sig. Carlo Picconi, dagli altri ufficiali e da tutti i passeggeri.

» Ma la notte del 14 novembre, e precisamente alle 2,4o antimeridiane fra il porto Bahia e il porto Vittoria, lungo la costa del Brasile , ci svegliò tutti di soprassalto una scossa tremenda : il vapore era stato investito dalla parte di poppa da un piroscafo della Compagnia Inglese del Pacifico. Saliamo esterefatti a coperta, e venìamo a conoscere il gravissimo rischio. Se il cozzo avveniva qualche metro più avanti sarebbe stata investita la macchina, e la catastrofe ìnevitabile. Per buona ventura in quel momento trovavasi sul ponte , in compagnia dell'ufficiale di guardia, il capitano; alla cui saggia manovra noi fummo debitori se non si ebbero a lamentare ulteriori avarie.

» Passato il pericolo, si celebrò una messa di ringraziamento sopra coperta nel riparto della Ia e 2a classe;: e poi un'altra nel salone dì Ia per soddisfare il desiderio di alcuni passeggeri. Una commissione si recò anche a ringraziare il Capitano... Senza altri incidenti, felicemente siamo gìunti a Montevideo ».

COLOMBIA. - Don Evasio Rabagliati scriveva in data 21 dicembre dal Rio Maddalena: - Sono di ritorno a Bogotà dopo una breve escursione alla Costa Atlantica e di aver visitato Panamà, Barranquilla e Cartagena. Ora rivedrò Medellin, almeno il suo nuovo lazzaretto per combinare qualche cosa di concreto per la sua inaugurazione , che potrebbe essere assai prossima. A Bogotà non potrò arrivare che per la metà di gennaio, e forse verso la festa di S. Francesco di Sales, nel caso che vada tutto bene, perchè mille improvvise contingenze, in questi viaggi, molto frequenti, ti rompono i più bei piani, quando meno lo pensi. Due ore fa, il vapore che mi porta, diede contro un banco di sabbia una testata, così forte, che la prua andò rotta in varie parti e l'acqua entra come in sua casa. Ora si è sossopra per salvare la merce che è a bagno, e per impedire che si vada a fondo; e ce ne vorranno delle ore prima che si riprenda la via. Ieri s'impiegò la giornata intiera nel salvare un altro vapore che si trovava arenato. Questi accidenti succedono con frequenza in questi mesi di estate, nei quali le piogge scarseggiano, il fiume abbassa, ed i viaggi si fanno lenti, ed anche un po' pericolosi. Da due giorni almeno dovremmo essere nel porto, e siamo ancora a molte leghe di distanza.... Il 2o novembre doveva chiudersi il Congresso in Bogotà, ma si prolungò fino al 15 dell'attuale, precisamente perchè si avesse tempo a discutere la nuova legge riguardo ai lazzaretti, che il nuovo Presidente Reyes aveva presentato. Non so ancora se la legge sia passata o no; e, se è passata, con quali condizioni; e non potrò saperlo fino al mio arrivo a Medellin. Spero tuttavia che il Signore abbia a disporre le cose in modo che sieno per tornare di sollievo a tanti infelici... »

Libri ricevuti in dono.

Mons. BAuNARD: Il dubbio e le sue vittime nel secolo presente. - Volumi due, tradotti dal Sac. B. PARASILITI ; pagg. 314-320; prezzo L. 3,75, più le spese postali, presso la Libreria Salesiana di Torino.

La Civiltà Cattolica (quad. 1311, 4 febbraio 19o5) in un'ampia recensione, scrive che « hanno assai benemeritato del popolo e della gioventù specialmente » l'autore e il traduttore dell'opera; e si volge a « coloro che hanno in cura la gioventù, perchè spargano quest'opera in mezzo ad essa ».

Sac. G. PAGELLA (Op. 40) : Le Sette parole di Gesù Cristo in Croce, a tre voci miste (C. T. B.) con accompagnamento ad libitum. - Torino, Libreria Salesiana S. Giov. Evangelista, via Madama Cristina, 1, 1904. Part. L. 2,50.

« É un bel lavoro magistralmente scritto in uno stile efficace e moderno da un compositore di talento qual è il sac. salesiano Giov. Pagella. Sebbene esso sia a tre voci sole (l'accompagnamento aggiunto è ad libitum) riesce di eccellente effetto, se accuratamente interpretato.

» Non soltanto il Contralto (che tocca il do terzo spazio), ma anche il tenore (che raramente oltrepassa il fa diesis acuto) ed il Basso (che rarissimamente discende più giù del sol grave) han sempre qualche cosa da dire?

» Imitazioni contrappuntistiche di una certa semplicità si alternano con. passi omofoni sempre in forma assai espressiva e divota.

» Il testo è latino, nonostante il titolo italiano, e l'autore lo ricavò sinotticamente dai quattro Evangelisti. Per es.: la prima parola è la seguente : Erat autem hora tertia: et crucifixerunt Jesum. Marc. xv. - Jesus autem dicebat: Pater dimitte iliis, non enim sciunt quid faciunt. Luc. xxiii.

» Questo lavoro non può trovar luogo nelle funzioni liturgiche, ma si suole e si può eseguire nelle funzioni vespertine della quaresima e specialmente della Settimana Santa. Ch'esso riesca a soppiantare quelle esecuzioni drammatico-teatrali solite a farsi nelle funzioni del Venerdì Santo è un voto ardentissimo del Referente ».   F. X. HABERL (*).

PAGELLA (op. 38) : Sancta Maria Virginum piissima, a quattro voci miste, con accompagnamento ad libitum. - Prezzo netto L. o,8o.

Id. (Op. 39) : Signum Magnum , mottetto a quattro voci misto con accompagnamento ad libitum. - prezzo netto L. o,8o, presso la stessa Libreria.

« La due antifone op. 38 ed op. 39 di Don Giov. Pagella, salesiano in Torino, sono molto da raccomandarsi come mottetti eseguibili dopo il canto dell'offertorio nelle feste della Madonna.

» Il bel testo sì dell'una che dell'altra antifona è trattato in veramente artistica maniera, senza lungaggini, con efficace e conveniente dinamica, e con ritmica e vigorosa declamazione.

» $ rimarchevole la maestria con cui sono combinati i belli effetti e l'impasto delle voci, nonchè la naturalezza nella condotta dei periodi e delle melodie fortemente espressive. »

F. X. HABERt.. (*)

Ab. GIBIER : Le obbiezioni contemporanee contro la religione, tradotte da ELISEO BATTAGLIA. - Serie Ia. - Libreria Salesiana di Firenze, L. 4,00.

Id. Serie Ila. - Libreria Salesiana di Firenze, L. 4,00.

Sono due splendidi volumi di « conferenze agli uomini » scritte in uno stile vibrato e conciso, che avranno in Italia, come l'hanno avuta in Francia, una meritata e grande fortuna.

(*) Dalla Musica Sacra di Ratisbona.

IL CULTO di MARIA AUSILIATRICE

Noi siamo persuasi, che nelle vicende dolorose dei tempi che corrono non ci restano altri conforti che quelli del cielo, e tra questi l'intercessione potente di quella benedetta che fu in ogni tempo t'Aiuto dei Cristiani.   PIO PP. X.

III.

La Solennità.

Sul principio del secolo decimonono, Napoleone I, dopo aver conquistata mezza Europa con le sue vittorie, non riuscendo a costringere il Papa a cedergli formalmente i suoi domini, glieli tolse con la violenza. Non si piegò per questo l'animo invito di Pio VII : ed il sacrilego imperatore lo fece arrestare, per chiuderlo in lontana custodia. Da Roma a Grenoble, il viaggio dell'augusto prigioniero fu un trionfo; e Napoleone, irritato dalle dimostrazioni di affetto e di venerazione prodigate all'ìnerme vegliardo, ordinò che venisse ricondotto in Italia e relegato a Savona, ove lo tenne tre anni. Le catene, da prima, parevano dorate; ma in breve divennero di ferro. Fu tolto al Papa ogni libro, sino il breviario! ed interdetta a lui ogni comunicazione coi fedeli. E dopo tre anni, in realtà per fargli soffrire maggiori forture, Napoleone lo fece segretamente condurre a Fontaìnebleau. Quel povero vecchio arrivò sul Moncenisio quasi agonizzante : i frati di quel convento gli amministrarono il santissimo Viatico! Tuttavia, dopo dieci giorni e dieci notti di incredibili sofferenze giunse al castello di Fontainebleau.

Gemeva nell'amara prigione il santo Pontefice; ed ì cristiani non avevano alcun mezzo di soccorrerlo, tranne la preghiera. Fu allora che Pio VII promise di stabilire una festa ìn onore di Maria Ausiliatrice, se la Madonna l'avesse ricondotto alla città eterna.

Intanto, tutto sorrideva al terribile conquistatore. Il mondo risuonava del grido delle sue vittorie, ed egli, dopo aver visto a Dresda i sovrani d'Europa inchinarlo quasi umilì vassalli, pieno dì speranza portava le armi nel cuor della Russia. Ma egli aveva detto che le scomunìche lanciategli dal Papa non avrebbero fatto cadere le armi al suo esercito, e Dio glì ricacciò in bocca quelempia parola. Infatti, nella spedizione di Russia, il freddo intirìzzì talmente le mani dei suoì soldati, che strappò loro le armi. Dei cinquecentomila che avevano passato ìl Niemen, appena ventìmila lo ripassarono. Ostinato, radunò un nuovo esercito; ma a Lipsia, nella battaglia dei popoli, fu nuovamente sconfitto, e le schiere degli alleati entrarono in Francia. Napoleone, temendo che gli rapissero il Pontefice, lo fe' ricondurre a Savona, e dopo due mesi fu costretto ad aprirgli le porte della prigione.

Pio VII s'incammìnò alla volta di Roma, ove entrò fra gli applausi del popolo romano il 24 maggio 1814, quando il suo oppressore aveva già firmato la dolorosissima rinuncia all'Impero nel ricordato castello di Fontainebleau ed era già in esilio nell'isola d'Elba.

La gloria del despota ebbe ancora un lampo di cento giorni e poi si spense per sempre. Era l'anno 1815!

Pio VII, a dimostrare tutta la riconoscenza della sua meravigliosa liberazione, che, intimamente convinto, sentiva di dover ascrivere alla Madre di Dio, cuius potentem opem, et ipse impense imploraverat et ab omnibus Christi fidelibus implorarti curaverat : il cui aiuto potente egli stesso aveva istantemente implorato e fatto implorare da tutti i fedeli, stabilì che in perpetuo, nel giorno 24 maggio, faustissimo anniversario del suo ritorno trionfale in Roma, si celebrasse una festa solenne in onore di Maria, Aiuto dei Cristiani.

Umanamente parlando, chi avesse allora seguito le vicende tutte della divozione a Maria Ausiliatrice , avrebbe detto che questo culto aveva raggiunto finalmente il suo splendore. Invece nasceva proprio in quell'anno colui, di cuì Dio si sarebbe servìto per accrescere e meravigliosamente dilatare nel mondo questa divozione dolcissima. Don Bosco nacque appunto il 16 agosto 1815.

(Continua).

I trionfi della Madonna di D. Bosco,

Scrivono da Maierato, diocesi di Mileto in Calabria (il 29 gennaio 1905):-La Madonna di D. Bosco, Maria SS. Ausiliatrice, è venuta tra noi. Grazie alla magnanimità del nostro Vescovo, Monsìgnor Morabito, il quale si degnava erigere ed indulgenziare l'altare che si è dedicato al culto della più bella tra le Vergini; grazie ad un buon sacerdote salesìano, il quale ci procurò il più bel culto a Maria, e ci aprì la porta delle grazie, dandoci l'effige di quella Madonna che fu il sostegno delle miracolose opere di D. Bosco, il giorno 29 gennaio, veniva tra noi Maria Ausiliatrice... L'annunzio della grande solennità fu dato fin dalla sera del 28, suonando a festa le campane delle dìverse chiese, e sparando razzi e salve di mortaretti. La mattina del giorno consacrato all'infaticabìle santo di Sales fu per tutti un vero giorno di gioia.

» Una folla numerosa ed entusiasta era accalcata sulla via e nella chiesa della Provvidenza, ove si benedisse la bella immagine di Maria. Quando s'intonò da numerosi petti l'inno di ringraziamento, intesi spari di razzi, di mortarettì, e le campane suonare a distesa. Volsi lo sguardo alla Regina degli Apostoli, portata in trionfo da due chierici, tra un popolo commosso fino alle lagrime, e il suo bel viso mi intenerì.

» Il clero, i confratelli di due religiosi sodalizi, le autorità del paese, i cooperatori salesiani col comitato direttivo decorato delle medaglie di Maria, disposti in ordine, accompagnavano « L'Aiuto dei Cristiani ». Le strade erano gremite di gente, e dai balconi delle case ben addobbati si gettavano rose. Ma il più commovente fu, quando posta l'Effige sull'altare, tre persone ringraziavano la Madonna di D. Bosco, che prima di venire tra noi, aveva già loro concesse delle grazie, che proclamavano piangendo di gioia. Si cantò messa solenne ; e magnifico e grave fu il canto eseguito per la solenne cerimonia religiosa. Belle le parole del rev. D. Ruffa sui prodigi di Maria SS. Ausiliatrice e sulla Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, già sì diffusa in Maierato, e cui si ascrissero in quel giorno cento nuovi soci.... »

GRAZIE di MARIA AUSILIATRICE

« Mi ha salvato il fratello ! »

Il carissimo mio fratello venne colpito da una polmonite. Sulle prive parve leggera, ma in seguito cangiossi in malattia seriissima, che fu dai medici constatata incurabile. La moglie, devota di Maria Ausiliatrice, si fece inscrivere fra le Cooperatrici Salesiane, promettendo di fare nota la grazia, sia che il suo sposo amatissimo ricuperasse la salute del corpo, sia che dovendo soggiacere al male provvedesse a tempo alla salute dell'anima. Io pure corsi al letto del fratello e, trepidante, lo vidi avvicinarsi alla tomba, sempre lontano da quella religione che sola sa dare rassegnazione e conforto. Gli parlai della bontà e misericordia di Dio, dell'eternità della vita futura, nè m'allontanai senza suggerirgli tutto ciò che il cuor mi dettava in quegli istanti di pericolo e d'ambascia; ma dopo tutto mi misi a pregare con fervore e lo raccomandai pure alle preghiere di molte consorelle. E fummo esaudite. L'infermo chiese e ricevette i SS. Sacramenti con una devozione ed un fervore da strappare le lagrime, e dopo quindici giorni, calmo e contento, spirava nel bacio del Signore.

Novembre 1904.

Suor Musso MARIA Figlia di Maria Ausiliatrice.

Un buon consiglio !

La mia povera moglie già da anni essendo affetta da polmonite cronica, trovandosi in istato interessante cadde gravemente ammalata di bronchite e polmonite con attacchi al cuore e al fegato. Il caso si presentava tristissimo: il dottor curante ed altri chiamati a consulto ci dissero che l'arte medica poco avrebbe potuto giovarle. Per consiglio di una sorella dell'inferma, cominciammo una novena alla Madonna di Don Bosco. Ma il male si aggravava, più frequenti le sopravvenivano i deliqui, e a questi si univano attacchi di paralisi. L'ultimo giorno della novena, promettemmo di far restaurare una piccola cappelletta per collocarvi il quadro di Maria SS. Ausiliatrice, di pubblicare la grazia e d'inviare un'offerta al suo Santuario e da quel giorno ! l'inferma prese a migliorare.

Ora è perfettamente guarita e attende alle faccende di casa.

Gordona, 17 gennaio 1905.

BIAVASCHI BERNARDINO di BATTISTA.

Ricorrete a María Ausiliatrice!

Si era sullo scorcio di febbraio 1904 ed una febbre violenta improvvisamente colpiva la nostra Graziella. Dapprima il male non sembrò allarmante, ma di poi complicandosi, si spiegò in una bronco-polmonite infettiva, la quale ribelle ad ogni rimedio della scienza, faceva disperare i due medìci curanti di poterla salvare. E già la febbre sempre alta per circa 30 giorni, la costituzione debole, l'età tenerissima della piccola inferma, avevano esaurito quel delicato organismo, e sul pallido visino dagli occhi vitrei si posava la morte.

La nostra desolazione era immensa : ma trovammo conforto nella presenza e ne' suggerimenti di un sacerdote, amico di casa, che ci consigliò a ricorrere a Maria Ausiliatrice, vera consolatrice degli afflitti. Fu un raggio di speranza che ci sorrise !...

Si cominciò da noi una novena: si depose sotto il guanciale della piccola inferma una immaginetta di Maria Ausiliatrice, e si telegrafò a Torino chiedendo preghiere con promessa di fare un'offerta e di pubblicare la grazia sul Bollettino. Non è a dire in quale angosciosa aspettativa si passò da noi quel giorno: con l'immaginazione si seguiva il percorrere del telegramma, sicuri che appena arrivato a Torino, Maria Ausiliatrice ci avrebbe esauditi.

E non fu vana la nostra speranza. La grazia ci venne concessa e quasi istantanea.

Quella notte istessa, in cui i medici avevano presagita la catastrofe, fu notato un sensibile miglioramento, e la visita medica dell'indomani confermò la provata consolazione, dichiarando scongiurato il male, ed attribuendo ad un miracolo, anzichè ad una grazia, la quasi repentina guarigione.

Oggi la bambina è perfettamente guarita, e col suo innocente sorriso, e con la sua gaiezza predica altamente quanto grande ed ammirabile sia la protezione di Maria Ausiliatrice. Riconoscenti inviamo un'offerta con preghiera di pubblicare nel Bollettino la grazia ricevuta.

Andria (Prov. di Bari), 22 dicembre 1904.

I coniugi TOMMASO DESIMONE ed ELENA DESIMONE-COCCO.

E sempre grazie!

Pochi momenti ancora ed una povera famiglia sarebbe rimasta priva del suo sostegno...

Quando ricevei il telegramma, un fremito indicibile mi passò per le membra. Temevo venir meno... Ma gli occhi miei allora s'incontrarono per buona ventura in una bella immagine di Maria Ausiliatrice. Una folla d'idee, di ricordi, di grazie mi balenò alla mente... e sentii nascere in me una dolce speranza. Corsi al capezzale di mio padre morente. Vicino a varcar la soglia di casa, vedo uscir tre medici che parlano sommessi e seri. Riconosco il medico di casa, che mi aveva fatto telegrafare.

Non ti far veder subito, mi dice, poichè potrebbe aggravarsi ancora e chi sa!... »

Intesi, ma non ebbi parole da rispondergli, da salutarlo, da chiedergli informazioni. Sapevo solo che era una doppia polmonite. Dopo qualche ora passai a vederlo. Il malato era grave, il respiro affannoso e di quando in quando gli occhi rimanevan velati. Il mio cuore gemeva, e lo strazio era maggiore udendo i singhiozzi di mia madre e dei miei fratellini.

Quasi quasi ogni speranza svaniva: « Oh Madre dolcissima, supplicai ancora con fiducia, o Maria Ausiliatrice, salva mio padre ! »

Alla nuova visita il malato sta meglio. Si fanno, si raccomandano, si raddoppiano preghiere e dopo il 70 giorno è fuori di pericolo. Ma si affaccia ancora un altro male alla testa. Torna lo sgomento, ma cresce anche la speranza, e dopo un mese egli è salvo. Oh ! chi non ha ricevuto grazie da Lei avendole implorate con fede?

Foglizzo Canavese, 6 gennaio 1905.

Chier. DOMENICO TARCHI.

Copertino (LECCE) - L'anno scorso, appena convalescente da lunga e grave malattia per infezione malarica con altre complicazioni, mio marito, fu assalito da atroci dolori nell'articolazione della mano destra. Dopo pochi giorni cominciò a manifestarsi un forte gonfiore, ritenuto da molti e valenti dottori una periostite. A nulla valsero tutti i rimedi della scienza, e trascorsi parecchi mesi di acute sofferenze, si verificò la suppurazione. Fu in quei momenti di forte trepidazione e di ansia indescrivibile che mi rivolsi con viva fede a Maria SS. Ausiliatrice, come ad unica àncora di salvezza, e fu proprio per sua grazia speciale, che i chirurgi operandolo riscontrarono meravigliosamente, e contro ogni loro aspettativa, che l'osso era perfettamente sano, per cui si ottenne una immediata e completa guarigione. Compio il mio voto col render pubblica la grazia.

Copertino (Lecce), 27 ottobre 1904.

COSTANZA DEL-PRETE.

Scarnafigi (CUNEO). - Da cinque anni circa un lento ed occulto malore m'aveva colpita e minacciava serie conseguenze se, nonostante i provati mezzi dell'arte medica, Maria SS. Ausiliatrice, la Madonna di D. Bosco, non m'avesse dal cielo stesa la sua mano pietosa. Nello svolgersi della malattia, fin dal primo tempo, io aveva rivolti gli sguardi e gli ardenti voti a questa generosa Madre, e le innumerevoli testimonianze che il Bollettino Salesiano andava rendendo per le grazie da Lei largite, mi ispirarono tale fiducia che non mi lasciò sino a questo momento fortunato, in cui con la più viva riconoscenza e col cuore commosso rendo di pubblica ragione la grazia.

2o febbraio 1905.

GULLINO MARGHERITA.

Chieri. - Essendo stato colpito da una forte polmonite che mi mise in pericolo di vita, mi raccomandai a Maria Ausiliatrice, e dal giorno che le domandai la grazia della mia guarigione cominciai a migliorare ed ora mi trovo completamente ristabilito.

Febbraio 19o5.

ELIA GIOVANNI.

Vittorio (TREVISO). - Colpiti troppo spesso dalla grandine, 85 famiglie della parocchia di Pianzano, in questa diocesi di Ceneda, si votarono anche nel 1904 a Maria SS. Ausiliatrice, colla ferma speranza di essere preservati dal temuto flagello. E Maria SS. Ausiliatrice li esaudì. Inviando la loro offerta di riconoscenza, aspettano una bella Immagine della cara Madonna di D. Bosco, da esporre in cornice, magari alle porte delle case...

21 gennaio 2905.

Can. Mons. ANDREA CARPENÈ.

Vineland (New Jersey). - Pochi giorni fa, mi trovava a caccia a pochi passi di distanza da un altro cacciatore, il quale, vista una lepre che sbucava di vicino a me, le tirò; ma il colpo invece di colpir la lepre colpì me nella faccia e nel petto. Subito mi vidi gli occhi pieni di sangue e caddi a terra tramortito. Ma la bontà di Maria Ausiliatrice mi volle completamente salvo, senza la più piccola offesa, nemmeno alla vista.

28 dicembre 1904.

DAVIDE CERVINI fu Francesco.

Rimini. - Nello scorso autunno le pioggie continue e impetuose minacciarono lo straripamento di due terreni che attraversano il nostro stabilimento. Il 10 ottobre il pericolo giunse al punto da far credere che si sarebbero nuovamente provati ancora una volta i tristi affetti dell' inondazione che già più volte ci aveva apportato incalcolabili danni. Come in ogni triste circostanza si ricorse alla preghiera; ed io che mi trovavo in famiglia, gettando nella corrente una medaglia di Maria Ausiliatrice, feci la promessa di una piccola offerta, più di rendere pubblica la grazia se l'avessimo ottenuta. E Maria Ausiliatrice non smentì la la sua fama e venne in nostro aiuto nel momento in cui nulla più si poteva ottenere dall'opera umana e tutto pareva concorrere a nostro svantaggio.

Fu una sorpresa per tutti l'essere usciti da tanto pericolo senza danni, ma io non dubito di attribuire il fatto ad una grazia della Madonna di Don Bosco.

ESTER FABBRI.

Civitanova-Marche. - Nel marzo del 1903 mi trovavo a letto oppresso da forti dolori artritici per modo che non potevo tollerare neppure il contatto delle coperte. Ebbi a caso da un amico il Bollettino Salesiano, e leggendo le tante grazie dispensate da Maria SS. Ausiliatrice ai suoi devoti, più con le lagrime che con le parole mi raccomandai a questa buona Madre perchè mi facesse la grazia di potere andare a messa il giorno di Pasqua, ed eravamo al Venerdì Santo. Infatti fui esaudito, e pieno di riconoscenza mandai una piccola offerta; e da quel giorno mai più sono stato a letto per tale incomodo, sebbene per qualche tempo ancora sia rimasta qualche traccia del male specialmente nel camminare.

Passato circa un anno, mi ricordai del favore ricevuto, e volli nuovamente mandare una tenue offerta per mezzo di vaglia postale, e nello stesso momento che la spedii , mi sentii subito del tutto libero, come lo sono tutt'ora. Sia quindi per sempre ringraziata la cara Madonna di D. Bosco.

3 fe,braio I9o5.

RAFFAELE RUGGERI.

Bellinzona. - Il marito d'una mia carissima amica fu preso nello scorso giugno da fortissima nevrastemia, forse a causa d'un'insolazione. Standomi molto a cuore la sua guarigione feci ricorso a Maria SS. Ausiliatrice; e la mia amica ora si unisce con me per ringraziarla di aver ridonato perfetta salute a suo marito. Anch'io ho ricevuto dalla Madonna di D. Bosco una grazia ; e non mancherò, a suo tempo, di farne aver relazione a cotesto Santuario.

11 gennaio 1904.

SOLDINI ONORINA.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:

A*) - Alcamo: D'Angelo Stefano 10; id.: Manna Giuseppe 2. - Andato (Trento) : Maria Zeni. - Andritz bei Graz (Austria) : Felice Da Monte, 26, 25. - Antignano: G. V.5. - Aosta: R. Q.: 5. - Arco (Tirolo) : Maria Cavedine. - Ascona : Barattini Fortunato 10. - Aviano: Cia Cristofori.

B) - Bagnatica (Asti) : Valsecchi Savina 7. - Barbaresco (Alba) : Racca Giuditta. - Barcellona Pozzo di Golfo (Messina) : Vittoria Corno 4 a nome di una divota. - Bastia di Padova: Zaffari Francesco, 2. - Bollano: Santi Carlo, 5. - Borgo Sesia: D. Pietro Ardizio 10. - Bra: Testa Francesco io. - Brickmand (Rep. Arg. Cordoba) : Bertolo Anna. - Buggerru (Cagliari) : Malatesta Antonio.

C) - Calascibetta (Piazza Armerina) : Corvaia Elisa Tita, 12. - Colleretlo-Castelnuovo: Savoia Giovanni, 2. - Cannobio (Pallanza) : Can. Cesare Bagnati 105. - Caprile : Zanella Eleonora 2,50. - Casalmonferrato : Frascangeli Piacenza per varie segnalatissime grazie 5. - Castagnole Piemonte: Schierano Teresa ; id.: Gribodo Cecilia ; id.: Delfino Giuseppa. - Castel Boglione (Alessandria) Ferraris Francesco. - Castelmerlino: Ferraro Teresa. - Castrovillari (Cosenza) : Olimpia Bellizzi i. - Catania: Gemma Saitta Giuseppe 10; id.: Illi Gemma Saitta 10. - Cellatica (Brescia) : Bailoni Antonio 5o. - Cellarengo (Alessandria) : De Canalis Maria e Sorba Giovanni ; id.: Boero Giovanni. - Cevraia: Borgan Antonio 4. - Chivasso: B. G. C. 3. - Cisterna d'Asti: Povero Anna. - CollaNetro: Zanone Don Zefirino per la guarigione del fratello 100. - Comiso (Siracusa) : Don Raffaele Perna 5 e Salvatore Gioncardi 5. - Cossano Belbo (Cuneo) : Saglietti Teresa. - Costa Val Imagna (Bergamo) : Angelo Mazzoleni 31,40. - Cozzego di Cardezza (Novara): T. F. 5. - Cuorgnè: Mussatti Luigia.

D) - Demonte (Cuneo) : Amando Catterina 1o.

E) - Este (Padova) : Maria Pia Fracanzani pel fratello.

F) - Faenza: M. A. 5. - Firenze: Suor Battista Piccioli 14. - Fiumicello (Litorale Austriaco) Riccardo Gottard 4,19. - Forotondo (Alessandria) Sac. Carlo Gaggione, parroco, 3,50. - Forlimpopoli (Forlì) : Teresa Giorgetti Brioni 10. - Francenigo (Treviso) : Raimondo Cao 2.

G) - Galbiate: Longhi Rachele 5. - Gavi: Maria Corno 5. - Genova: Ch. Giovanni Marsano 2. - Ghilarza: Mura Spano Antonio 3.

I) - Ivrea: Gastone Penel Beaufin chierico.

J) - Jerzu (Cagliari) : De Murtas Battistina 7.

L) - La Loggia (Torino) : Griffa Michele 5, per la figlia Catterina. - Lu Monferrato: Trisoglio Cristoforo. - Lenta (Novara) : D. Alberto Antoniazzo 5. - Lesino: Il suddiac. Giovanni Galliani riconoscente per moltissime grazie, specie di vedersi ormai vicino al sacerdozio, dopo molte difficili vicende. - Lugo: Ugania Vittorina 5o. - Luserna S. Giovanni: Prina Francesco, 1o.

M) - Mandas: Pirano Adelina ved. Posolini i. - Marano Vicentino: D. Giuseppe Brolatti a nome del Sig. De Joni Domenico 15, completamente guarito dopo una novena a Maria SS. Ausiliatrice. - Marone: Prandini Lucia levatrice 2. - Marsala Paolo Parrinello. - Mazzarino: Mons. Vincenzo Quattrocchi, per aver ottenuto la guarigione di una sorella 10o. - Mirabello _Monferrato: Ch. Ricaldone Luigi.

N) - Nibbiola (Novara) : Grazioli Margherita 3 per una pia persona. - Nizza Monferrato: Antonia Robuffo 3.

O) - Orbassano (Torino) : Visconti Giuseppe io. - Ottiglio: Celonia Effisia di Stefano 2. - Ovada: D. Gatti Francesco 5.

P) - Pergine: Sac. G. B. Dalle Piatte 20. - Piazza Armerina: D. Giovanni Carnulo 2. ; id.Can. Teol. Calogero Mina Capelli, 5. - Pietraperzia (Caltanisetta) : G. M. B. 10. - Pinerolo: Campo Giovanni 5. - Pocapaglia (Cuneo) : Da Coma Giuseppe. - Pentecaule: Bettino Turri 1o. - Pozzo Maggiore: Serra Elvira 5.

R) - Regalbuto (Catania) : Don Carmelo Campine 5, per la sig. Giuseppina Mannino La Vignezza. - Reno di Tizzano (Parma) : Guidetti Catterina 15- Riva di Trento : Teodolinda ved. Dal Ri ; id. Benini Angelo e Maria 2. - Rovella: Pedrocchi Antonio 5.

S) - Saluggia: N. N. 8. - Saluzzo: Sorelle Girillino offrono riconoscenti per grazia ricevuta un pacco di biancheria per le missioni. - S. Lorenzo di Fossano: N. N. - S. Paolo (Brasile) : Giorgis Teresa. - S. Remo: Alessandro Chiavassa 5. - S. Severino Marche: Giuseppe Splendori, parroco, 2 a nome di Maurizio Mauroni. - S. Stefano Belbo: Camo, cooperatore salesiano. - Savigliano: Testa Catterina, 7. - Soazza (Svizzera-Grigioni) : Carlo Zimara 10,25, per la guarigione del nipote Celestino.

T) - Terzonio (S. Stefano al Mare) : Ferrari Battistina 10. - Torino: N. N. 2 ; id.: Fabbre Teresa; id.: Rosa Capellino-Vercelli 5 ; id.: Davico Onorata; id.: Calcina Costanza; id.: Massili Francesca 5 ; id.: la famiglia Pretonari 5 ; id.: Costa Giuseppe ; id.: Berutto Margherita. - Tresico Valtellina (Sondrio) : Minatti Cesara 3. - Triuggio (Milano) : Giuditta Beretta. - Trenzano Vercellese (Novara) : 5. - Turrida di Sedigliano (Udine) Pasqualini Riccardo 8.

V) - Valdagno (Vicenza): Giovanni Caneva 10 per una segnalatissima grazia ; e Teresina Tedesco 5. -- Valguarnera Caropepe (Caltanisetta) : Francesco Federico 5. - Varazze (Genova) : Molinari Brigida 5 ; id.: Piccardo Agostino 5. - Vezzano Ligure: Annetta Ottolini Giuliani. - Viarigi: Accornero Giuseppina 30. - Vicoforte: Ramondetti Margherita 5. - Villa San Giovanni (Reggio Calabria) : Lorenzo Oltani 5. - Vineland New Jersey Scaglia Antonio fu Carlo e Giacomo Scrivani 25,75. Vittorio (Treviso) : Mons. A. Carpenè a nome del sig. Francesco Vettoretti. - Voghiera (Ferrara) Angela Droghetti 3. - Volano (Trentino) : Giuseppe Panizza. - Volvera: Maina Teresa.

X) - Una Cooperatrice di Lombardia 30. - Lavelli Paolo 5. - P. Giuseppina, 5. - Chiarina Montei.

Santuario di Maria Ausiliatrice - Torino.

A comodità dei Cooperatori e delle Cooperatrici torinesi, pubblichiamo l'orario delle sacre funzioni mensili del Santuario di Valdocco

3 marzo - Alle 6 funzione del I° Venerdì del mese in onore del S. Cuore di Gesù.

8, 9, 10 marzo - Corte di Maria. Alle 6 Messa, predica, benedizione solenne - 7,30 Messa della comunione generale per i giovani studenti. Dalle 9 alle 18 gli alunni studenti ed artigiani divisi per classe e per laboratorio faranno preghiere speciali pei loro benefattori ai piedi della Taumaturga Immagine - Ore 19, Lode, predica e benedizione solenne.

16, 17, 18 marzo - Triduo solenne in preparazione alla festa di S. Giuseppe. Dopo la messa delle 6, benedizione. Ore 19,30 Inno Te Joseph e benedizione.

19 marzo - Festa di S. GIUSEPPE. Ore 6 e 7,30 messa della comunione generale; alle io messa solenne. Alle 1,6 Vespro, panegirico e benedizione solenne.

24 marzo - Solenne commemorazione mensile di Maria Ausiliatrice - la devota funzione si compirà alla messa delle 6 e delle 7,30 e alle ore 17 e 19.

25 marzo - SS. Annunziata - Ore 6 Messa, predica e benedizione -,Ore 19 Compieta, predica e benedizione.

NB. - In tutti i Venerdì di questo mese alle ore 17 e 19, Via Crucis .e Benedizione. Dal I° marzo a tutto settembre la benedizione nei giorni feriali si dà alle ore 19,3o. - Nei giorni festivi: ore 14,30 e 16,30. Vespro, predica e benedizione.

NOTIZIE COMPENDIATE

IL S. Padre Pio X, nel giorno di S. Francesco di Sales, assistito dagli eccellentissimi Vescovi di Piacenza e d'Asti e presenti alcuni Eminentissimi signori Cardinali, conferiva l'episcopale consacrazione a Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giacomo Conte Radini-Tedeschi, eletto vescovo di Bergamo.

Al nuovo Vescovo, instancabile promotore di ogni opera buona e da molti anni esimio nostro Cooperatore , porgiamo riverenti l'augurio di un lungo e glorioso apostolato.

A Torino.

La festa di S. Francesco di Sales a Valdocco quest'anno riuscì di uno splendore eccezionale, forse perchè cadeva in domenica. Il Santuario di Maria SS. Ausiliatrice fu affollato ad ogni ora del mattino e nelle solenni funzioni della sera. Alla messa cantata doveva tener pontificale Mons. Cagliero, ma alquanto indisposto fece solo assistenza. Celebrò in sua vece Mons. Fagnano. Il panegirico detto con facondia e con affetto dal rev.mo Can. Teol. Luigi Condio della Metropolitana di Torino, fu la corona della splendida festa. Mons. Cagliero impartì la benedizione col Venerabile. A notte una lodevole rappresentazione dell'Aristo di G. Ellero radunava nel teatrino insieme coi superiori e cogli alunni un buon numero di benemerite e distinte persone. A norma del regolamento, tutte le preghiere che si fecero l'indomani nel Santuario, vennero offerte a Dio in suffragio delle anime dei Salesiani, Cooperatori e Benefattori defunti.

Il XVII Anniversario di D. Bosco. - Commovente fu la funzione funebre celebratasi il 31 gennaio nel Santuario di Maria Ausiliatrice per l'anniversario di D. Bosco. S. E. Rev.ma Mons. Cagliero assistè pontificalmente alla Messa solenne da Requiem e compiè la rituale assoluzione al tumulo. La chiesa nel severo e splendido suo apparato di lutto e gremita di fedeli, presentava un aspetto imponente. La Schola Cantorum dell'Oratorio, sotto la direzione del M.° Cav. Dogliani, eseguì in poderoso coro e coll'usata accuratezza la nuova messa del M.° Cav. Geremia Piazzano, direttore della Cappella Metropolitana di Vercelli. L'esimio autore assisteva all'esecuzione.

« Lo stile di questo lavoro, scrive l'Italia RealeCorriere Nazionale, è sobrio e severo senza rigidità, e al tempo stesso religiosamente e soavemente melodico senza volgarità alcuna ; dignitoso sempre e degno del tempio. I pezzi più notati per ispontaneità di ispirazione ed efficacia di composizione sono il Requiem, Te decet e Kyrie, d'una gravità mistica e soave nella magistrale condotta delle voci ; l'Ingemisco nel Dies irae; il Sed signifer e Quam olim, all'Offertorio; l'Agnus Dei, in cui l'intreccio delle parti, senza perdere il carattere funebre, ha qualche cosa di celestiale; e le Esequie, specie nel Quando coeli e nel finale ». Vive congratulazioni all'illustre Maestro.

- La Restaurazione sociale e l'anniversario di Don Bosco. - Con questo titolo, lo stesso giorno 31 gennaio, il giornale l'Italia Reale-Corriere Nazionale di Torino pubblicava un articolo in omaggio alla memoria del venerato nostro Fondatore, rilevando il carattere provvidenziale della sua missione. Eccone i pensieri principali (1).

Oggi, 31 gennaio, un mesto ricordo ci conduce a Valsalice, dove le ombre dei salici proteggono le spoglie mortali di D. Bosco, siccome sta scritto là presso quella tomba, mèta di pie peregrinazioni Protegunt umbrae umbram eius, circumdabunt cum salices torrentis...

Ed ecco apparire la figura veneranda di D. Bosco, che emerge ognor più grande, quanto più allontanandosi dai dì che passò fra noi, affronta il severo giudizio della storia. In mezzo ai tanti pigmei, è consolante sollevarsi al pensiero di tali grandezze e trarne più salda la convinzione che l'uomo è grande, quando è strumento docile nelle mani di Dio per compiere i suoi ineffabili disegni.

Contrapporre alle vane apparenze di grandezza dell'età nostra, i fulgori della grandezza vera; riparare ai mali del secolo che errò, appunto perché si credette grande e non lo fu ; non seguire il secolo ne' suoi errori per accarezzarli coll'illusione di raddrizzarli, ma bensì ne' suoi bisogni per soccorrerli, nelle sue infermità per sanarle: ecco l'augusta mèta dell'apostolato cristiano.

Precipuo errore del secolo in cui sorse l'opera di D. Bosco fu il fallace vanto di essere il secolo della libertà, mentre fu il secolo della ribellione; cioè libertà senza limiti, che generò invece la schiavitù; libertà senza freni che fece divampare la corruzione; libertà senza leggi veraci, cioè emancipazione dal Legislatore Supremo, che condusse a deificare l'umana ragione, e che finì nella più vergognosa abiezione...

D. Bosco a tale libertà, sorgente di tanti amari frutti, oppose la libertà dei figli di Dio ; e concepì la sua opera come un'opera di affrancamento, di redenzione, di instaurazione in Cristo, cominciando a far rivivere questo alito di libertà verace nell'anima dei piccoli figli del popolo...

D. Bosco trovò una società pagana e paganeggiante, e tutto si diede a riforbirla, negli elementi suoi costitutivi, dall'alito di questo riviviscente paganesimo, peggiore dell'antico ; Don Bosco trovò pagane le correnti della scienza, dell'arte, della letteratura, e tutto si adoperò ad avviarle al cristianesimo ; trovò pagana l'educazione e la risollevò all'ideale cristiano; trovò pagana la famiglia e si accinse a farvi rientrar Dio; trovò pagana la scuola e l'officina ed egli ne fece il peristilio del tempio. Chi visita le Case Salesiane si allieta scorgendo quasi l'umanità nelle varie sue manifestazioni, riconsacrata in tutte quelle istituzioni che vi sono raccolte...

Se le meraviglie di Ars furono la risposta a Voltaire, le Opere di Don Bosco sono la risposta ai liberi pensatori dei giorni nostri.

- La Conferenza a S. Giovanni Evangelista. - La sera della Purificazione di Maria SS. i Cooperatori Salesiani di Torino convenivano numerosi nella Chiesa di S. Giovanni Evangelista sul Corso Vittorio Emmanuele per assistere alla prescritta conferenza. Presiedè l'adunanza il rev.mo Don Rua. Dopo la lettura della Lettera-testamento lasciata da D. Bosco ai suoi Cooperatori, salì il pulpito il sacerdote Stefano Trione, il quale coll'usata facondia e con particolare praticità intrattenne l'attento uditorio sulla eccellenza e vastità della missione dei Cooperatori, sulle prove di crescente simpatia, che la loro Pia Unione va riscuotendo da ogni ceto di persone, e ne trasse vivissimi stimoli a raddoppiare il gran bene già compiuto. Il suo dire, pieno di opportune e soavi rimembranze di S. S. Papa Pio X, di Leone XIII, di Pio IX, del Card. Alimonda e di D. Bosco, lasciò la più cara impressione. Alla devota funzione eseguì scelta musica del M.° Pagella la Schola cantorum dell'annesso Collegio delle Missioni, sotto la direzione dello stesso autore. Infine il rev.mo sig. D. Rua impartì la benedizione col SS. Sacramento.

(1) L'Italia Reale-Corriere Nazionale di Torino ha XXXII anni di vita, ed è un giornale che tien vivo l'ardore della fede, l'entusiasmo pel Vicario di Gesù Cristo, l'ossequio ai Pastori della Chiesa e lo spirito di carità nel popolo cristiano ; è un amico fedele che mai non dovrebbe mancare nelle famiglie pie, negli Istituti e nelle Comunità religiose. Il prezzo di semplice abbonamento è estremamente mite, cioè L. 12 annue. Direzione ed Amministrazione: Via Principe Amedeo, 26 - Torino.

In Italia.

ALVITO (Caserta). - Solenne omaggio a Don Bosco. - Il 9 febbraio nella chiesa di S. Nicola si è fatto un solenne funerale in suffragio dell'anima dell'amato Don Bosco. Un valente artista di Sora eresse sotto la cupola un maestoso catafalco sormontato da festoni leggiadramente disposti. Ad un semplice invito del Direttore accorse numeroso il fiore della cittadinanza Alvitana, sì da riempire tutto il vasto tempio. Vi prese parte anche tutto il Clero di Alvito. Cantò la messa il Vicario Foraneo, rev.mo sig. Abate Cesidio Persichetti, Cooperatore e ottimo amico dei Salesiani, e la musica venne eseguita dagli alunni interni ed esterni di quel Ginnasio, coadiuvati da due bassi della città e dal bravo prof. Richiardi.

BOLOGNA. - Nella chiesa del Corpus Domini il 21 gennaio u. s. si radunavano i Cooperatori salesiani per la conferenza prescritta dal regolamento. L'adunanza era presieduta dall'Em.mo Arcivescovo, sig. Card. Domenico Svampa, la cui augusta presenza, unita al vivo interesse che nella buona cittadinanza bolognese suscita l'Opera salesiana, vi attirò numerosi Cooperatori e uditori. Si attendeva anche la parola del parroco bolognese Don Francesco Comastri, nuova per tale riunione ; e la parola si fece udire chiara e vibrata, facile ad un tempo ed elegante. E l'oratore narrò con evidente commozione il suo incontro, in una carrozza ferroviaria, con D. Bosco, il cui nome risuonava per tutte le bocche ed era oggetto d'ammirazione e di venerazione. E la semplice e buona figura dell'umile servo di Dio rapì il cuore dell'oratore, che si sentì trascinato verso D. Bosco e l'Opera sua. E di D. Bosco ricordava l'oratore un grido che straziante gli usciva dal cuore: « Salviamo la gioventù! » E «salviamo la gioventù! » ripetè più volte angosciosamente l'oratore, enumerando i pericoli e le insidie di cui è fatta bersaglio questa povera gioventù. Continuò svolgendo la sua tesi con stringente evidenza, e conchiuse con un fervido quanto pratico augurio, che cioè per opera dei buoni Cooperatori bolognesi, numerosi oratori festivi sorgano nei vari centri popolosi e bisognosi della città. L'adunanza si termina colla benedizione del Venerabile.

Alla sera, nel teatrino dell'istituto, dai giovanetti dell'Oratorio festivo e dai cantori dell'istituto venne rappresentato, alla presenza di Sua Eminenza, il « Cristoforo Colombo » del Lemoyne, ammirato nella sua intima bellezza e nella buona esecuzione.

BORGO S. MARTINO (Casalmonferrato). - II 29 gennaio u. s. sarà lungamente ricordato dagli alunni del collegio S. Carlo in Borgo S. Martino. La vigilia giungeva S. E. Rev.ma Mons. Lodovico Gavotti, festosamente ricevuto ed accompagnato dalla stazione al collegio da tutti i Superiori ed alunni in mezzo ad una fantastica fiaccolata. Quivi Sua Eccellenza veniva accolta dalle note festose dell'incipiente fanfara dell'Oratorio .festivo, ben lieta di fare in questa occasione il suo debutto, e lo fece felicemente.

L'indomani, nella Cappella del Collegio, Monsignor Vescovo ordinava sacerdoti tre professori del Collegio stesso, due dei quali già brillantemente laureati alla R. Università di Torino. Poco dopo S. E. assistette pontificalmente alla Messa cantata, e infra Missam con pensieri elevati, resi con parola semplice ed affascinante, propose San Francesco di Sales come modello di virtù, di carità e di studio ai convittori che lo ascoltavano. Al pranzo degnavasi di aggradire l'omaggio dei convittori, e le vive parole di ringraziamento che a nome dei colleghi, dei superiori, dei parenti e degli alunni, disse uno dei novelli sacerdoti. Monsignore rispose con frase commossa, semplice ed ispirata. Ripartì verso le ore 17 salutato da entusiastiche acclamazioni.

Alla sera si tenne un'accademia musico-letteraria in onore dei novelli sacerdoti, che all'indomani tra la più viva commozione loro e dei presenti celebrarono la loro prima Messa. A mezzodì un medesimo salone accoglieva per il pranzo i festeggiati e i loro parenti, i superiori e gli alunni. A chiusura delle belle feste la sera del 30 fu rappresentato brillantemente dagli alunni di V Ginnasiale il « Saul» dell'Alfieri.

FAENZA. - In onore di S. Francesco di Sales. - Una doppia festa venne celebrata in onore del nostro Patrono nella chiesa dell'Istituto Salesiano di Faenza. II 29 furono ammessi alla prima comunione 12 alunni interni, e celebrò la messa della comunità il prof. can. Francesco Zangani, cooperatore salesiano. Alle 10 vi fu messa solenne cantata da Mons. Aristide Can. Botti, in mezzo alla quale il rev. parroco Prof. D. Sante Rossi lesse un bell'elogio in onore del santo festeggiato. Dopo le solenni funzioni della sera i più grandi dei giovani che frequentano la sala del ritrovo giovanile diedero nel teatrino una ben riuscita rappresentazione.

La domenica seguente si ripetè la festa pei giovinetti dell'Oratorio Festivo, dei quali circa duecento si accostarono quella mattina alla santa Comunione. Alla sera disse loro le lodi del santo il Direttore Diocesano dei Cooperatori , rev.mo parroco D. Domenico Pasi ; e sul finire di una bella rappresentazione sostenuta per loro dagli alunni interni, tutti ebbero uscendo dei dolci inviati dall'Ecc.mo Vescovo Diocesano, sempre benevolo con quei nostri confratelli. Questi non solo attendono all'Istituto, ma nell'Oratorio Festivo, nel Ritrovo Giovanile e nella Scuola di Religione cercano di giovare più che possono alla cara gioventù di Faenza.

- Coll'intervento di affollatissima udienza, di quasi tutto il clero della città, del rev.mo Capitolo e del Seminario il 16 febbraio u. s. si tenne l'annuale Conferenza Salesiana. Non si era mai per l'addietro avuto un'accolta così numerosa di Cooperatori. Parlò con viva ed efficace eloquenza il Salesiano Don Pentore. Incominciò coll'esame dei vari metodi di educazione moderna e ne espose gli effetti disastrosi per la famiglia e per la società qualora a fondamento della formazione delle giovani coscienze non sia posto il sentimento della religione. Confortò il suo dire facendo risaltare il sempre crescente numero dei delinquenti minorenni dell'età nostra, i quali stanno là a testimoniare la vacuità di una nuova pedagogia che formerà i demagoghi della piazza e le facili reclute del socialismo e dell'anarchia. Venne quindi a dire del farmaco che a tanti mali portano le opere salesiane dirette specialmente a formare gli uomini cristiani della società future. Illustrò poscia i grandi progressi delle' opere di Don Bosco; e concluse il suo dire con un ringraziamento a Faenza cattolica ed in particolar modo a S. E. Monsignor Vescovo, al Clero, nonchè al Comitato delle Dame di Maria Ausiliatrice.

- Fu pure tenuta la Conferenza Salesiana a Lago nella Chiesa dell' Istituto alla presenza di Monsignor Vescovo d'Imola, ed a Ferrara, nella Chiesa dei Teatini, graziosamente concessa.

GENOVA. - Una conferenza dell'Arcivescovo di Ravenna. - Il 31 gennaio, anniversario della morte di D. Bosco, si tenne nella Basilica di S. Siro la conferenza ai Cooperatori Salesiani. Così ne parla l'egregio Cittadino di Genova:

« Oratore quest'anno era S. E. Rev.ma Mons. Morganti, Vescovo di Bobbio ed Arcivescovo eletto di Ravenna.

» Con la sua parola sgorgante proprio dal cuore di un figlio di D. Bosco dinanzi a un numeroso e scelto uditorio svolse tre passi della Sacra Scrittura. - In memoria aeterna erit iustus, dimostrando che D. Bosco sostiene i suoi figli che lavorano in quella porzione della vigna del Signore, a lui affidata dalla Provvidenza , e li spinge di giorno in giorno a dedicarsi a novelle imprese, a farsi insomma tutto a tutti. - Omnibus omnia factus. Tratteggia mirabilmente l' opera salesiana ornai estesa per tutto il mondo. Parla degli studenti che, educati nelle case salesiane, occupano in società onorifiche cariche tanto nel ceto ecclesiastico quanto in quello civile. Si diffonde nel dimostrare l'opera benefica che i Salesiani esercitano per mezzo delle scuole professionali, in cui i giovani, mentre apprendono un'arte od un mestiere , che procaccerà loro il pane della vita, acquistano quel grado d'istruzione, che, congiunta ad una sana educazione morale, li farà un giorno cittadini degni della Religione e della Patria. - E poichè a tanta vastità di azioni non possono da soli supplire i Salesiani, Monsignore passa all'ultimo pulito della sua conferenza: Quod superest date pauperibus. -- Considerato che il bisogno di toglier dalla strada fanciulli abbandonati si fa sentire specialmente ai giorni nostri, esorta tutti i buoni a venire in soccorso dei figli di D. Bosco, i quali, animati dallo spirito del loro fondatore, non reggendo loro l'animo di vedere tanti giovani andare miseramente perduti, li ricoverano nelle loro case fidando nella Divina Provvidenza; e dopo aver esortati i Cooperatori e le Cooperatrici a non mancare di offrire il loro obolo a chi tanto si sacrifica pei figli del popolo, pone fine alla sua splendida orazione richiamando alla memoria la promessa del Salvatore, che la carità fatta al prossimo la terrà fatta a se medesimo e che darà in questa vita e nell'altra il meritato guiderdone ».

Impartì la benedizione col Venerabile il Direttore Diocesano Mons. Gian Carlo Balestrino.

GENZANO DI ROMA. - All'Oratorio Festivo dell'Istituto Salesiano. -- Una cara ed indimenticabile festa coronava nel 15 dicembre u. s. la carità solerte e provvida dell'egregio Comitato costituitosi sotto la presidenza del sig. Domenico Pantani a favore dell'Oratorio Festivo. I cortili dell'Istituto Salesiano rigurgitavano di vivaci fanciulli, di signore e di molto popolo accorso alla premiazione dei più assidui e diligenti. Si esordì il trattenimento con una bella suonata del concerto Ariccino. Dinanzi allo sguardo avido dei giovanetti e della folla intervenuta stavano i molteplici premi dall'illustre comitato provveduti. Dal costoso giocattolo pel figlio del benestante e del signore, alle forti e belle calzature, agli eleganti vestiti pel poveretto, l'occhio percorreva una serie svariatissima di oggetti scelti a beneficio ed utilità dei bambini e delle famiglie.

Applaudito il dotto discorso del rev.mo Arciprete, che dinanzi alle più cospicue personalità cittadine volle inneggiare alla carità cristiana ed agli apostoli di essa; ordinata la distribuzione degli oggetti intercalata da suoni e poesie ispirate a sensi della più sentita riconoscenza. Un ringraziamento speciale all'illustre comitato ed alla signora Matilde Bagni che in quel mattino aveva procurato a quelle centinaia di ragazzi un'abbondante colazione.

LEGNAGO. - Conferenza ai Cooperatori. - All'Istituto S. Davide fu tenuta il 9 febbraio una conferenza ad un discreto numero di Cooperatori, accorsi nonostante i rigori della stagione. Il dotto conferenziere, tratteggiò ampiamente l'influsso benefico dell'Opera salesiana nel campo didattico e professionale, e concluse insistendo perchè quest'Opera di utilità multiforme continui ad essere benevolmente sorretta dai Cooperatori salesiani.

LIVORNO. -- Anche a Livorno Dio benedice le fatiche dei Salesiani che attendono al bene della gioventù in due Oratorii festivi. Nell'Oratorio del S. Cuore il 5 febbraio celebravasi la festa di S. Francesco di Sales. Oltre trenta giovinetti, parte dell'Oratorio festivo, parte alunni delle scuole serali, si accostarono a ricevere per la prima volta il Pane degli Angeli dalle mani di Mons. Vescovo, il quale amministrò pure la Cresima ad un bel numero di fanciulli e benedisse il nuovo stendardo della Compagnia del S. Cuore. Lo zelante Pastore rivolse calde ed infocate parole ai giovanetti, mostrandosi soddisfattissimo del loro contegno ed esortandoli ad essere riconoscenti verso quelli che si affaticano pel loro bene, coll'essere docili ai loro insegnamenti. Terminava con lusinghiere parole di elogio ai superiori dell'Oratorio ed implorando le celesti benedizioni sulle generose persone alla cui munificenza si deve l'Opera salesiana in Livorno. La festa coronata con un riuscito trattenimento nel teatrino, lasciò in tutti una cara impressione, tanto per la pietà dimostrata dai buoni giovanetti, quanto pel profitto che essi hanno fatto in breve tempo nella musica e nella declamazione.

GORDONA (SONDRIO). - Anche in questo bel paese della Valtellina si ricordò solennemente il nostro santo Patrono. Il Parroco ne tenne un discorso a tutto il popolo, per incoraggiamento dei Cooperatori e per eccitare tutti ad aver cura dei giovanetti sull'esempio di DD. Bosco. Ci rallegriamo di cuore con quel rev.mo parroco, sig. D. Tommaso Bosci; e a lui, ai giovinetti della sua scuola serale, ai cooperatori ed al popolo di Gordona auguriamo in ricambio le più elette benedizioni del cielo.

IESI - All'Istituto Salesiano. - Il 21 gennaio u. s. si compì nell'Oratorio salesiano di Iesi la distribu zione dei prernii agli interni studenti ed artigiani, e ai giovanetti dell'Oratorio festivo. Splendido fu il discorso sull'educazione , tessuto dal Canonico Dottor Raffaele Zannini, che alla fine esilarò gli spettatori con versi berneschi. Il Direttore ringraziò l'oratore, i signori e le signore, ed esortò i genitori a mandar con assiduità i figliuoli all'Oratorio festivo. Ci scrivono « che il risorto concertino e la Schola Cantorum fecero mirabilia. I premii per gl'interni furono libri e menzioni. Agli esterni si diè un vestito per primo premio, una giubba ed un giubbetto per secondo, ed una camicia per terzo. I premiati sono stati un centinaio. »

MILANO - II decennio dell'Opera salesiana in Milano fu degnamente commemorato il 7 e l'8 dicembre nell'Istituto S. Ambrogio, e il giorno dell'Epifania nell'Oratorio salesiano di Via Commenda.

Degna di menzione speciale è l'accademia musico-letteraria tenutasi all'istituto la sera di S. Ambrogio. Presiedeva S. P . Rev.ma Mons. Pasquale Morganti, Arcivescovo di Ravenna, che, dopo aver unito alle lodi e ai canti dei giovanetti un inno alla Vergine bella, cui tutto il mondo tributava i maggiori onori, rivolse il suo pensiero e la sua parola all'Opera salesiana di Milano, commemorandone con tutto l'entusiasmo del suo gran cuore il primo decennio.

« Sono oggi 10 anni, diceva egli, e dall'Oratorio di Torino, accompagnato da un solo chierico e da un coadiutore, arrivava tra noi il Direttore dei Salesiani, D. Lorenzo Saluzzo. Fui io, io solo ad accoglierlo alla stazione. La giornata era uggiosa, e non sapevo ove condurlo a rifocillarsi. Si andò in una povera osteria. Oggi D. Lorenzo avrebbe in Milano e in qualsiasi ora la tavola imbandita in molte delle più nobili famiglie. E che cosa fecero i figli di D. Bosco in questi dieci anni? Non occorre che io mi dilunghi in parole. Basta osservare questo grandioso istituto, le sue scuole e i suoi laboratori, i 35o giovanetti che vi sono raccolti, e la risposta l'abbiamo eloquentissima. Da questi laboratori già uscirono molti giovanetti che onestamente ora si guadagnano il pane, giovanetti che con la loro condotta e il loro lavoro rendono paghi e soddisfatti i propri padroni ; giovanetti che senza l'Istituto di S. Ambrogio, oggi sarebbero forse disoccupati per le vie di Milano, d'aggravio e di pericolo alla cittadinanza.

» Ne' nostri seminari annoveriamo già parecchi giovani usciti dalle scuole dell'Istituto e avviati alla via del sacerdozio. Il mondo non vuol capire che sia il ministro di Dio; per lui un sacerdote di più o di meno è la medesima cosa, ma io riconosco nel sacerdote un Alter Christus e se i figli di Don Bosco, nella nostra Milano non fossero riusciti ad altro che dare alla Chiesa un solo sacerdote, i Cooperatori salesiani dovrebbero esser paghi delle beneficenze loro. Ma il bene che essi fecero alla nostra Milano è di gran lunga maggiore, e maggiore ancora riuscirà quando essi, se non verrà a mancare l'aiuto dei buoni, ora più che mai necessario, potranno aprire al culto divino la loro chiesa di S. Agostino, i cui lavori con mia grande soddisfazione veggo procedere alacremente. » Mons. Arcivescovo terminava rivolgendo un caloroso plauso e ringraziamento ai buoni e zelanti Cooperatori, al solerte Direttore e a tutti i Salesiani e giovanetti; e noi alla nostra volta mandiamo un plauso ed un riugraziamento ancor più vivo all'infaticabile e zelantissimo Mons. Morganti, che fu in ogni tempo, dei Salesiani di Milano sostenitore, consigliere e padre affettuosissimo.

- Nei giorni 8, 9 e 10 febbraio a cura dell'attivissimo Comitato Salesiano milanese si tenne, nell'Istituto dei Ciechi in via Vivaio, a favore dell'Istituto S. Ambrogio , una Fiera di Beneficenza, per la quale inviarono doni SS. Papa Pio X, il Card. Arcivescovo, e distinti signori e signore.

Il 9 verso le 15, come notò la Lega Lombarda, vi compariva Sua Eminenza il Card. Ferrari, Arcivescovo « al quale un artigianello dell'Istituto dei Salesiani in nome dei suoi superiori leggeva un patetico saluto ed un cordiale ringraziamento dell'alta degnazione, e lo pregava di benedire ai signori ed alle signore che con tanto zelo avevano preparato quella fiera di beneficenza. S. E. ringraziava, rivolgeva a tutti paterne parole di benedizione e di incoraggiamento , e fatto acquisto di vari oggetti lasciava una graziosa offerta e se ne partiva benedetto ed acclamato da tutti i presenti. »

ROMA - La solennissima festa di S. Francesco di Sales, celebratasi alla chiesa del S. Cuore di Gesù al Castro Pretorio con intervento di Sua Eminenza il Card. Cavicchioni e di altri dignitari della Chiesa, fu preceduta, nel giorno 27 gennaio, da una conferenza preparatoria, detta dal sac. prof. Francesco Cerruti, direttore delle scuole e della stampa della Pia Società Salesiana. Ad un pubblico numerosissimo, e scelto di prelati, sacerdoti, signore e signori, il prof. Cerruti delineò in forma efficacissima lo scopo dell'associazione dei Cooperatori, che è quello di aiutare la buona stampa, fare dei buoni preti e aiutare la gioventù povera e abbandonata, specialmente cogli Oratori festivi. I frequenti richiami ai detti e fatti di D. Bosco resero la conferenza sommamente interessante.

S. PIER D'ARENA (GENOVA) - Feste in S. Gaetano. - Le feste giubilari dell'Immacolata ebbero nella parrocchia salesiana di S. Pier d'Arena una nota veramente grandiosa per ricchezza di apparati, bontà di musica e concorso di fedeli. La solennità fu preceduta da novena con predicazione ; ed alla novena tenne dietro un triduo di festeggiamenti, con discorsi del can. Lanata di Genova. Alla comunione generale del giorno 8 prese parte in corpo anche la Società Operaia Cattolica della città.

- Il 29 gennaio si celebrò la festa di S. Francesco di Sales con pontificale di Mons. Francesco Olcese, Arciprete della chiesa Matrice di S. Martino e di S. Maria Assunta della città, zelantissimo Condirettore Diocesano dei nostri Cooperatori. Disse il panegirico il rev. D. Gio. Battista Sammorì direttore del collegio civico di Varazze. - Venerdì Poi, 3 febbraio, ebbe luogo nella medesima chiesa parrocchiale un funerale solenne in suffragio di Don Bosco. La Schola cantorum dell'annesso Ospizio eseguì una messa funebre del M.° Pagella.

SPEZIA - Anche nel santuario di N. S. della Neve, il tempio caro alla gentile città della Spezia, si festeggiò con la consueta solennità la festa di San Francesco. La novena fu predicata con molta semplicità e con frutto dal rev. Sanguinetti , parroco ad Isola ; il quale, nel giorno 30, dopo il solenne funerale pei benefattori e cooperatori defunti, tenne ad un'eletta ed affollata udienza anche la conferenza prescritta. Noi siamo fortunati di poter registrare queste belle notizie ; ma conoscendo quanto siano ancor alte le le spese non soddisfatte e che si dovettero incontrare dai figli di D. Bosco per l'erezione dello splendido santuario alla Patrona della città e del golfo della Spezia, facciamo voti vivissimi che qualche anima generosa venga in loro aiuto.

VERONA - Per un novello Monsignore. Alla festa del nostro Patrono, celebratasi solennemente il 9 febbraio nell'istituto D. Bosco di Verona con scelta musica ed uno splendido discorso del rev. dori Giuseppe Chiot, quei superiori ed alunni vollero intrecciato l'omaggio della loro esultanza per la recente nomina di Mons. Serenelli, direttore diocesano dei Cooperatori, a Prelato domestico di Sua Santità. Il festeggiato celebrò la messa della comunione generale ed impartì l'eucaristica benedizione. La sera dopo di aver ricevuto le congratulazioni del Comitato salesiano, si recava anch'egli al teatrino per una rappresentazione. Dopo il primo atto, il direttore Don-Ciprandi rese omaggio al novello Monsignore in nome suo, dei superiori e degli alunni, presentandogli alcuni volumi d'edizione salesiana. Indi Mons. Grancelli lesse una vivace poesia a- nome del Comitato salesiano ; seguì la comunicazione di due telegrammi l'uno di D. Veronesi, ispettore delle case venete, l'altro del R.mo signor Don Rua, e la lettura di alcune brevi composizioni degli studenti e degli artigiani.

Finito lo spettacolo, Mons. Serenelli disse brevi parole di ringraziamento al direttore, ai suoi sacerdoti, agli amici, al R.mo Don Rua, a' giovani per i quali conchiuse : « Non cercate gli onori; se vi venissero, vi siano sprone a far meglio ; cercate il tesoro della virtù, che sola può rendervi buoni cristiani ed utili cittadini. »

All'estero.

TUNISI - Nella parrocchia del Rosario, retta dai Salesiani, il 13 dicembre si festeggiò solennemente il XVI centenario di s. Lucia. La magnifica chiesa, mesa a festa, aveva preso un aspetto imponente : e i fedeli accorsivi per riconoscenza, i devoti pellegrinaggi, i voti compiuti, le numerose comunioni, le offerte, i pianti di consolazione ed i sospiri furono tali da intenerirne i cuori più apatici e duri. Verso le dieci il clero della Parrocchia e parecchi curati e sacerdoti della città, vestiti dei sacri paramenti, ricevettero Sua Ecc. Rev.ma Mons. Tournier, vescovo titolare di Biserta per la messa pontificale. I vespri furono pontificati da Sua Ecc. Rev.ma Mons. Combes, Arcivescovo di Cartagine e Primate d'Africa. Il rev. D. Angelo Lovisolo, Ispettore dei Salesiani di Tunisi, disse l'orazione panegirica, dopo la quale Mons. Arcivescovo impartì all'affollatissimo, popolo la benedizione col SS. Sacramento.

- Splendide e divote riuscirono antecedentemente anche le solennità giubilari dell'Immacolata tanto nella suddetta parrocchia quanto nell'Oratorio quotidiano del S. Cuore.

Pel XXV delle Opere di D. Bosco nella Spagna. - I Salesiani di Spagna si stanno preparando per celebrare degnamente insieme coi loro cooperatori il XXV- dell'entrata del primo drapprello salesiano in quella nobile nazione. Fu il 16 febbraio del 1881, che i primi Salesiani mandati da D. Bosco e guidati da Mons. Giovanni Cagliero arrivarono ad Utrera, presso Siviglia. Quanto bene, colla grazia di Dio, si è potuto fare in 25 anni! Le fondazioni salesiane nella Spagna presentemente sono 28, senza contare quelle non poche delle Suore di Maria Ausiliatrice. E quindi veramente doveroso ringraziarne pubblicamente il Signore; e noi plaudendo alla bella iniziativa dei Salesiani e dei Cooperatori della Spagna, preghiamo Maria Ausiliatrice a volerla benedire e a renderla feconda di nuovo fervore a maggior gloria di Dio e a maggior sviluppo delle Opere di D. Bosco. -

- Agli ultimi di febbraio partivano per la Spagna per compiervi la visita degli istituti salesiani il Rev.mo D. Filippo M. Rinaldi, Prefetto Generale della Pia Società Salesiana e già Ispettore di quelle case, e il Rev.mo D. Luigi Rocca, Economo Generale. Ai venerati Superiori, la cui presenza tornerà di alto gradimento a tutti i Salesiani e Cooperatori di Spagna e Portogallo, il fervido augurio di un viaggio felice e di copiosi frutti di benedizione.

Dalle Americhe.

BAHIA (Brasile) - Nel Collegio salesiano del Salvatore si inaugurò il 2o novembre scorso una piccola esposizione dei lavori eseguiti dagli alunni delle Scuole professionali del Collegio. Una Commissione, competente in materia, esaminò la mostra e il suo giudizio fu oltremodo lusinghiero. Nei pochi giorni che stette aperta la piccola esposizione fu un continuo succedersi di ammiratori; e alcuni benemeriti signori, in vista del bene operato, si dichiararono disposti di aiutare coi loro obolo un'istituzione così provvidenziale.

BUENOS AIRES - Al collegio Pio IX in Almagro, sul finir di dicembre, nell'ampio cortile degli artigiani trasformato in uno splendido salone, presente Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giacomo Costamagna, ebbe luogo la distribuzione dei premi. Dopo il canto dell'inno nazionale e brevi parole del Direttore, calorosi applausi salutarono i primi nomi dei premiati, cioè i vincitori nella Gara Catechistica, quasi tutti italiani o figli di italiani. Intanto giungeva l'Ecc.mo Internunzio Apostolico Mons. Antonio Sabatucci, che fu accolto da un'entusiastica ovazione. Distribuiti i premi, Mons. Costamagna rivolse dei preziosissimi avvisi agli alunni e ai loro genitori, e pregava il Rappresentante del Papa ad impartire la sua pastorale benedizione. In quest'occasione s'inaugurò una esposizione dei lavori eseguiti nelle scuole professionali di Almagro e degli Huerfanitos D. Bosco di Maldonato, nonchè dei lavori manuali degli alunni del corso normale annesso al collegio Pio IX di Almagro.

- Nella cripta del nuovo tempio l'8 gennaio s'inaugurò il nuovo Anno dell'Immacolata., cioè il ciclo dei festeggiamenti mensili , che per benigna concessione apostolica si possono compiere nel 1905 in onore di Maria Immacolata, cogli stessi privilegi ed indulgenze dell'anno passato. Tutte le preghiere, le comunioni, ed altre opere di pietà che vi si compiranno saranno offerte alla Vergine pei benefattori del nuovo tempio.

- Una solennissima gara catechistica fu quella che ebbe luogo il 17 dicembre u. s. nell'istituto delle Suore di Maria Ausiliatrice, parimenti in Almagro. Vi presero parte le alunne interne ed esterne del collegio di Almagro, e delle loro case della Boca, di Calle Brasi!, di Barracas, di Moròn, di S. Isidro, di Bernal e la Plata. Duplice fu l'esame: uno di intelligenza e per iscritto; un altro di memoria, a voce. Gli esami per iscritto ebbero luogo in distinti saloni dell'Istituto : la gara di memoria durò serrata e animatissima oltre quattr'ore.

- Presso il Collegio di S. Caterina V. e M., sempre in Buenos Aires e dirette dai Salesiani, si è formato un Coro di voci reali per l'esecuzione del Canto Gregoriano, in omaggio alle prescrizioni di S. S. Papa Pio X, di cui fu lieto di poter prendere il nome. Il Coro Pio X è composto per ora di una ventina di cantori, e quasi tutti italiani ; ed è così ben avviato e promettente, che potè prestar servizio, e con onore, nel grandioso annuale pellegrinaggio operaio al celebre santuario di Nostra Siguora di Lujan.

- SS. Papa Pio X ha indirizzato un affettuosissimo breve all'ispettore D. Giuseppe Vespignani, in ringraziamento dell'Obolo di S. Pietro inviato dai giovanetti dei collegi salesiani dell'Argentina.

MESSICO - u Missionario D. Domenico Milanesio, col permesso del sig. D. Rua recatosi nel Messico per cercar sussidi per le Missioni della Patagonia, in data 7 gennaio u. s. scriveva al nostro Superiore: « Dovunque, tanto nelle città che nelle campagne mi si ascolta con piacere. Ciò non è frutto della mia poca abilità, ma della benedizione sua e di Maria Ausiliatrice. È altresì innegabile che il popolo Messicano è un popolo di gran fede. Ciò fa onore alla Spagna, che ha saputo instillare così profondamente la fede cattolica nel cuore degli indigeni Messicani, che oggidì rappresentano i 3/4 della popolazione. Il liberalismo ha fatto quanto ha potuto per ischiantare dal cuore dei Messicani la vera fede, ma non vi è riuscito. Le chiese smantellate dalla furia dei giacobini ritornano in potere del cattolicismo, e dove furono completamente distrutte si vanno riedificando. In una parola, Dio non ha rinunziato al suo legittimo dominio sopra il Messico, e di giorno in giorno il cattolicismo vi va guadagnando terreno. Le accoglienze fatte dovunque in questi ultimi mesi al Delegato Apostolico Mons. Serafini ne sono anche una prova. Di questi giorni i Gesuiti prendono possesso del magnifico collegio tolto ai Filippini durante la rivoluzione come pure i salesiani andranno a prendere la direzione dell'umile istituto dei Vicentini, fondato dal sig. dott. Abarca.

NICTHEROY (BRASILE).-Ancora delle feste Mariane. - Diamo i particolari della chiusura dei solenni festeggiamenti giubilari ai piedi del monumento (li Maria SS. Ausiliatrice in Nictheroy. Dopo l'imponente spettacolo che si contemplò nel mese di novembre di tutto un popolo di ogni età e condizione che si affollò ai piedi del monumento, era legittima l'aspettazione che per la chiusura delle feste giubilari si avesse a vedere uno spettacolo ancora più imponente : e questo si ebbe nel giorno i i dicembre, e al dire dell'Ecc.mo Arcivescovo di Rio «fu una splendidissima apoteosi della Vergine SS., una corona, una chiave d'oro dei brillantissimi festeggiamenti. » Mons. Arcivescovo celebrò la Messa della Comunione generale, e Mons. Giulio Tonti, Nunzio Apostolico, celebrò la Messa campale ai piedi del monumento, presenti Mons. Arcivescovo suddetto e il Vescovo di Petropolis. Là, ad un popolo immenso, parlò della Vergine il Dott. D. Giulio Maria ; e si conchiuse col canto solenne del Te Deum.

Nello stesso giorno, alle 2 pomeridiane, Mons. Vescovo di Petropolis benedisse con pompa la funicolare « Maria Ausiliatrice » che sale sino ai piedi del monumento.

VIEDMA (Patagonia) - Un trovato di un Missionario. - Ci scrivevano ai primi di quest'anno: « Aspettiamo con vivo desiderio il ritorno del dott. Don Evasio Garrone, Direttore dell'Ospedale salesiano di questa città... Non si può credere quanto sia sospirato il dotto consiglio di quest'umile figlio di D. Bosco, che senza far chiasso ha reso veri servigi anche alla scienza. Il suo Fons salutis ne è una prova. Nel prepararlo in seguito a intelligenti esperienze, egli riuscì a trovare il modo di poter somministrare ai propri ammalati il rimedio più universalmente suggerito contro tutte le affezioni broncopolmonari e in modo speciale contro la tubercolosi sotto forma di gradevole elisir, accoppiando alla nota efficacia anche quella pregevole e nuova della facilità con cui può essere ingerito e tollerato.

» Una lunga esperienza ha fatto constatare fino all'evidenza, che coll'uso del Fons Salutis non solo si possono vincere le malattie bronco-polmonari, ma ancora la stessa tubercolosi è superata al primo e secondo stadio, e se non del tutto vinta nei suoi effetti deleterii, è efficacemente contrastata anche nel terzo stadio.

» Il Creosoto che del Fons Salutis costituisce la base, viene spogliato delle sue proprietà caustiche ed infiammatorie, per cui può essere facilmente tollerato anche in dosi relativamente considerevoli e durante un tempo indeterminato, poichè le funzioni gastriche non ne sono menomamente disturbate. Che anzi gli elementi che ad esso si associano nella sua preparazione, lo rendono tonico, efficace e buon ricostituente ; sicché in breve tempo l'ammalato si sente rinvigorire le forze e aumentare il peso e l'appetito. Non piccolo vantaggio di questo preparato sul creosoto ordinario, è quello di eliminarne quasi interamente il naturale odore acre e disgustoso, e perciò usandone non ne resta offeso l'odorato. Ben a ragione adunque qui e a Buenos Aires il Fons Salutis è tenuto il rimedio migliore di tutti gli altri del genere... » Vivi rallegramenti all'operoso e buon missionario (1).

D. Garrone arrivava felicemente a Buenos Aires, diretto alla sua cara Patagonia, nella seconda quindicina di gennaio. I giornali d'ogni colore gli diedero il ben tornato; ed il governo, oltre l'esenzione dei diritti doganali di ogni medicinale destinato alla farmacia dell'Ospedale Salesiano di Viedma rimetteva nelle sue mani un generoso sussidio per la nuova chiesa, che a Viedma è in costruzione.

- La splendida processione della Purissima. - Abbiamo accennato allo splendore delle feste celebratesi in Viedma pel Giubileo dell'immacolata : qni pubblichiamo i seguenti particolari dell'imponente processione compiutasi l' 11 dicembre. « Nei giorni precedenti i Salesiani non risparmiarono fatica per ornare con festoni, bandiere ed archi trionfali le vie per le quali sarebbe passata la Madonna. Non si era mai veduta una processione così bella. Aprivano il corteo le bimbe dell'Asilo coperte di un velo bianco, ciascuna con un piccolo canestro di fiori che spargevano lungo la via. Poi veniva una turba di angioletti, poi le aspiranti e le Figlie di Maria, indi numerosissimo il piccolo clero, e poi i sacerdoti, la reliquia e l'Immagine della Madonna, seguita dal signor Governatore e dalle altre Autorità locali. Un picchetto di soldati faceva servizio d'onore. Seguivano i fanciulli della Compagnia di San Luigi, e infine il Circolo Operaio Cattolico col suo stendardo. A questo si aggiunga il suono festoso delle campane, le note della banda, i canti, lo sparo dei mortaretti. Il contegno di tutto il popolo durante la processione non poteva essere più devoto; fu un vero trionfo della Madonna... »

(1) Crediamo bene di aggiungere che il Fons Salutis del Dottor Garrone, insieme colle norme per servirsene, trovasi in Italia presso la Farmacia Belmonte, Via Duchessa Iolanda, 8 - Torino, ed anche nelle principali farmacie.

Necrologia

mons. Gìov. Battìsta Bertagna Arcivescovo tit. di Claudiopoli.

PER vivo sentimento di riconoscenza ci associamo commossi all'universale rimpianto, che ha destato nella città e nell'archìdiocesi di Torino e in mezzo al venerando Clero di tutto ìl Piemonte la morte di Sua Ecc. Rev.ma Monsignor Giovanni Battista Bertagna, Arcivescovo titolare di Claudiopoli, Rettore dei Seminari e Vicario Generale dell'Archidiocesi.

Conterraneo di D. Bosco, ebbe pel nostro fondatore un riverente affetto e per le opere sue una benevolenza costante. Era nato nel 1828. Ordinato sacerdote, attese con predilezione a coltìvare la teologia morale nel Convitto di S. Francesco d'Assisi in Torino, sotto la guida del servo di Dio D. Giuseppe Cafasso. Morto D. Cafasso nel 186o, fu nominato rettore del Convitto il can. Eugenio Galletti, che poi fu Vescovo di Alba, e il Teol. Bertagna venne eletto capo delle conferenze morali. In questo ufficio l'esimio teologo per circi 18 anni fu il maestro di tutti i sacerdoti di Torino e di più altri delle vicine diocesi, riguardato siccome un oracolo nell'arte di guidare le anime negli ardui sentieri della virtù.

Sciolto il Convitto, Mons. Savio, vescovo di Asti, lo chiamava in diocesi qual professore, di teologia morale e direttore delle conferenze nel suo Seminario, e poco dopo lo nominava provicario generale e canonico della Cattedrale. Morto Mons. Savio, il nuovo Vescovo Mons. Ronco creavalo suo vicario generale.

Ma Leone XIII, conoscìute le virtù e le fatiche del Bertagna, lo ridonava all'archidiocesi torinese come ausiliare dell'Em.mo Cardinale Alimonda, preconizzandolo vescovo titolare di Cafarnao nel solenne Concistoro del 24 marzo 1884. Il 1° maggio di quello stesso anno Mons. Bertagna ricevette la consacrazione epìscopale nella Metropolitana di Torino e fin d'allora riprendeva l'insegnamento della teologia morale al Convitto della Consolata, ove recavasi giornalmente, anche dopo di essere stato nominato Rettore del Seminario Metropolitano di Torino e di tutti gli altri Seminari e Vicario generale dell'Archidiocesi. Alle sue lezioni accorrevano numerosi non solo i preti novelli, ma i piu esercitati ancora, tutti ammirando la chiarezza della sua mente, la profondità del sapere e la facilità di sciogliere i più scabrosi casi di coscienza.

Nel 1901 grandi furono le feste pel giubileo sacerdotale di Mons. Bertagna. In quella fausta ricorrenza Leone XIII lo innalzava all'onore di Arcivescovo titolare di Claudiopoli. E malgrado l'età già avanzata, l'operosissimo Monsignore continuò a lavorare instancabilmente nelle sue varie mansioni fino alla chiamata Divina, alla quale rispose con un sorriso.

Le sue dotte lezioni, litografate per cura dei suoi stessi allìevi, vanno a ruba per l'Italia e per l'estero, ma anche la sua semplicità ammirabile, la sua pietà, la sua famigliarità e la sua morte veramente edificante saranno lungamente ricordate da quanti lo hanno conosciuto. Spirava poco dopo il mezzodì dell' 11 febbraio, cìrcondato dai suoi parenti, benedetto più volte dal S. Padre e dal Card. Arcivescovo, amorevolmente assistito dal nipote Mons. Matteo Filippello, Vescovo d'Ivrea , visitato da vari Vescovi del Piemonte, e pianto da tutti.

Ai solennissimi funerali presero parte anche i nostri primari Superiori, con a capo il signor D. Rua; il quale , in duomo , anzichè fra le rappresentanze del Clero, era invitato dal teologo Garelli a prender posto fra quella di Castelnuovo d'Asti, alla cui cittadinanza il sig. D Rua fu anni or sono aggregato.

Noi vediamo con dolore e con un senso di insistente mestizia, scomparire un dopo l'altro tanti amici e benefattori del nostro buon Padre, e veri nostri cooperatori.

Una prece per l'anima santa del compianto Arcivescovo di Claudiopoli.

March.a Maria Fassatì Roero San Severino nata De Maìstre.

AL sorgere del 4 febbraio, spirava serenamente l'anima eletta la Marchesa Maria Fassati Roero San Severino nata De Maistre, cìrcondata dai nobilissimi suoi parenti, confortata degli ultimi carìsmi della religione e fidente nelle immortali speranze del Paradìso.

Nata nel 1824, per tutta la vita, alla nobiltà del casato seppe congiungere le attrattive di ogni bella virtù. Di una pietà profonda e ìlluminata, di una coltura squisita e insieme di una modestia e semplìcità singolare, era il modello della nobildonna cristiana. La Regina Maria Adelaide, sposa di Vittorio Emanuele II, la volle sua Dama di Corte, anzi sua prima amica ed intìma confidente.

Ma la virtù caratteristica della Marchesa Maria era la carità. Nei Cinque lustri dell'Oratorio si leggono pagine commoventi della carità del suo illustre consorte, il Marchese Domenico Fassati, che aveva per gli orfanelli di D. Bosco un affetto di amorosissimo padre. E affetto di madre ebbe pur sempre per l'Oratorio la illustre estinta. Il nome della nobile famiglia Frisati, che udimmo risuonare tante volte sul labbro di D. Bosco con la più viva riconoscenza, resterà scritto a lettere d'oro nei nostri annali, come crediamo che pur quello della defunta benefattrice sia già scritto in Paradiso.

Dolenti per l'irreparabile perdita, rinnoviamo ai nobili congiunti, ma specialmente alla figlia Baronessa Azelia e consorte Barone Ricci des Ferres, ai fratelli Conte Eugenio de Maistre e Conte Francesco e consorte nata di Vìlleneuve, alla sorella Madre Maria Teresa Medolago delle Figlie del S. Cuore, e alla cognata Contessa Francesca de Maistre nata de Villequier, la solenne promessa di ricordare la veneranda defunta nei nostri più fervorosi suffragi.

Mons. Filippo Lagorìo Can. Prev. della Cattedrale di Ventimiglia.

Confortato di una speciale benedizione del S. Padre, il 22 gennaio, dopo lunga e penosa malattia, sopportata con cristiana rassegnazione , si addormentava nel Signore questo nostro caro benefattore, Mons. Fìlippo Lagorio, Missionario Apostolico e Canonico onorario della Cattedrale dì Monaco, Cameriere Segreto soprannumerarlo di Sua Santità, e Canonìco Prevosto della Cattedrale, di Ventimiglia.

Dire degnamente di lui. o solo del suo affetto cordiale per D. Bosco e pei suoi figli, non ci è possìbile in poche linee. Ripetiamo che il suo affetto all'Opera Salesiana era veramente singolare; e quìndi con speciale insistenza noi intendiamo di raccomandarlo ai suffragi dei nostri Cooperatori.

Il Ten. generale Pietro Salino di Cavaglià.

Dopo lunga e penosa agonia, munito anch'egli di tutti i conforti religiosi e di una speciale benedizione del S. Padre, il 19 gennaio rendeva placidamente in Torino la sua anìma a Dio, nella veneranda età di 93 anni il ten. generale Pietro Salino, Commendatore dell'ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, e insigne nostro cooperatore.

Nato il 12 agosto 1812 in Cavaglià (Biella) da antica gente illustre per insigni personaggi dati alla magistratura, all'università, alla scienza e al sacerdozio, si consacrò giovanissimo alla carriera delle armì, che percorse brillantemente. Ritiratosi a vita privata, diè tutto l'animo suo alla prole ed al paese natio, ove anche le nostre Scuole Decaroli lo ricorderanno per sempre quale loro munifico protettore.

Agli illustri parenti e congiunti le più vive condoglianze e l' assicurazione dì particolari preghiere pel venerando estinto.

Il Cav. Alessandro Sìgìsmondì di Roma.

Questo caro amico di Don Bosco e delle opere salesiane cadde ammalato verso la metà di dicembre e di semplice influenza, che per di più pareva benigna. Ma il Signore aveva stabilito di prenderlo con sè; e infatti lo chiamava al godimento celeste nella seconda metà di gennaio u. s.

I nostri confratelli che furono più volte a visitarlo durante la sua malattia, a sua richiesta gli avevano ottenuto dal Vicariato di celebrare le tre Messe nel suo oratorio privato il giorno di Natale; favore di cui mostrò colle lagrime la più viva rìconoscenza.

Il Cav. Sigismondi era un'anima bella, tutta del Signore. Sappiamo che all'Ospizio del Sacro Cuore si sono fatte per lui speciali preghiere; noi pure abbiamo pregato e invitiamo a fare altrettanto i nostri lettori.

La sìgnora Carmela Farrugìa.

La domenica 15 gennaio si addormentava nel Signore a 58 anni , dopo brevissima malattia, la signora Carmela Farrugia di Malta. Visse nubile, dedita solo alla pìetà ed alla più fervorosa devozione. Si comunicava tutti i giorni e un'ora prima di morire recitava il S. Rosario !

Le nostre profonde condoglianze al rev.mo suo fratello Mons. Luigi Farrugìa, zelante direttore dei nostri cooperatori; e ai cooperatori maltesi ìn particolare la viva preghiera di ricordare l'estinta nelle loro orazioni.

Cooperatori Defunti

dal 15 marzo al 15 novembre 1904.

Snichelotto Angela - Vicenza.

Soffietti Angeta fu Giacomo - Viù, Torino.

Solinas Piras Francesca - Bosa, Cagliari.

Sortino Giuseppe di Ignazio - Mazzarino, Callanisetta. Speri Maria - Negrar, Verona.

Staffoni-Zanardini Alceste - Pisogne, Crescia. Stefanutti D. Francesco, parr. - Campoformido, Udine. Tamburino Mario, decano - Mineo, Catania. Tanzi D. Clemente, coadiutore - Milano. Tenore D. Gennaro, parroco -S. Bartolomeo, Avellino. Tescari Mons. G. Battista Vescovo - Borgo S. Bonnino, Parma.

Tirapelle D. Valentino, parroco - Poiana Maggiore, Vicenza.

Tobia D. Giuseppe, arciprete - Stella, Genova. Tomatis Rosa - Busca, Cuneo.

Torno D. Andrea, curato - Guardabosone, Novara. Torquati D. Luigi, canonico - Caldarola, Macerata. Torriani Maria, Monastero Clarisse - S. Francesco d'Albaro, Genova.

Tosi Raffaello - Tempagnano, Lucca.

Turco Nicola, segret. comunale - Riace, Reggio Cal. Vecchi Giacomo - Livorno (Toscana).

Venturini Rosa in Grispigni, contessa - Viterbo, Roma. Vicario Delfina - Terruggia Monferrato, Alessandria. Vigliani D. Carlo - Torino.

Voces Domenico, barone - Piedimonte Etneo, Catania. Wenzel Enrico - Roma.

Zabali Vittoria - Polesella, Rovigo.

Zanibaldi D. Girolamo - Portogruaro, Venezia. Zambelli D. Pietro - Langosco Lomellina, Pavia. Zoccante D. Pietro, parroco - Castelvero, Verona. Zocco Francesca - Modica, Siracusa.

Dal 15 novembre 1904 al i febbraio 1905.

Aceto Cristina - Occimiano, Alessandria.

Acquistapace Andrea - Roma.

Addessi Mons. Vincenzo, vescovo - Teggiano, Salerno. Aghemo Filomena - Torino. Aghib Carlo - Pisa.

Albani D. Pasquale, cappellano - Macerata. Albertino Agostino - Carmagnola, Torino. Alessi D. Giuseppe, professore - Padova.

Allasia comm. teol. D. Gaspare, avvocato - Torino. Alliandi D. Paolo, Vie. Perpetuo - Cozzo, Pavia. Amicarella D. Luigi, parroco - Roccapreturo, Aquila. Andreis D. Giuseppe, prevosto - Sambuco, Cuneo. Anelli-Bagnino Paolina - Livorno. Angiari Luigi - Minerbe, Verona. Antonella Alfonso - Morovalle, Macerata. Antoniui D. Andrea, beneficiato - Loreto, Ancona. Arcuri D. Pietro, arciprete - Porcile, Cosenza. Arigoni Isolina - Balerna, Svizzera. Armellini D. Settimio - Stienta, Rovigo. Astesana Angela - Saluzzo, Cuneo. Audisio D. Antonio, arciprete- Spinetta, Cuneo. Bacchella Giacinta - Vigevano, Pavia. Balsamo-Crivelli marchesa Marianna - Milano. Balsani D. Luigi - Buglio, Sondrio.

Barbano Arnoldo - Genova.

Barbero Bartolomeo fu Carlo - Mombercelli, Alessandria.

Barrufaldi Antonio - Ossuncio, Como.

Baruffotti- D. Domenico; parroco - Valdena, Parma. Barisone D. Giovanni, prev. parroco - Alessandria. Bartolini D. Antonio - Stia, Arezzo. Basteri D. Vincenzo -- Varese Ligure, Genova. Bazzanella D. Giovanni - Mori, Austria.

Bechis comm. D. Pancrazio, prevosto - Troffarello, Torino.

Bedoni D. Giacomo, arciprete - Bannio, Novara. Belli cav. Michele, avvocato - Torino. Belli Michele, maestro - Arcevia, Ancona.

Benassi D. Martino, rettore - Cereggio, Reggio F,milia. Benuzzi Giacomo, dottore - Dro, Austria. Beone Margherita - Saluzzo, Cuneo. Bernasconi Giuseppe, - Torricella, Canton Ticino. Berra Maddalena - Cervatto, Novara. Berretta D. Gaetano, Vie. For. parroco - Porlezza, Como. Bersani comm. Giuliano - Roma. Bert Maria ved." fu Pietro - Rubiana, Torino. Bertini D. Giovanni, rettore - Cadi, Reggio Emilia. Bertolini comm. Giovanni - Vicenza. Bevilacqua Domenico - Minervino Murge, Bari. Bianchi Antonietta - Novara. Bianchi Carlo, ragioniere - Novi Ligure, Alessandria. Bianchi D. Luigi, prevosto - Fino Mornasco, Como. Bianchi teol. avv. D. Paolo, can.co Cattedrale - Asti, Alessandria.

Bianchi Mons. Raffaele, vese. tit. di Lampsaco - Pienza, Siena.

Biffi Giacomina - Torre dei Busi, Bergamo. Bisso cav. Davide, capitano - Roma.

Boasso Biagio, (Real Basilica di Superga), mastro - Torino.

Boeri D. Antonio - Badalucco, Porto Maurizio. Boffa Carolina - Torino.

Boggio D. Gio. Battista, canonico - Cavaglià. Novara. Bonacina Teresa - Trieste.

Bonaldo Mons. Nicolò Maria, decano - Chioggia, Venezia.

Bonesana Luigi - Treviglio, Bergamo. Beni Luigi - Negrar, Verona.

Bonomo Gioconda - Mombello, Vicenza. Bonora Vittoria - Finalmarina, Genova.

Bonsignore dottor Davide, med. chir. - Castonaci, Trapani.

Boscarato Domenico - Cavanella d'Adige, Venezia. Boscolo D. Serafino - Grisolera, Venezia. Bossi Elisabetta S. Bassano, Cremona. Botta Claudia - Alfianello, Brescia. Bovòne Antonietta - Nevi Ligure, Alessandria. Brugnetti Padre Gio. Batta, confessore - Monza, Milano. Bruno Maria - Bra, Cuneo.

Bucchi-Accica Mons. Domenico, vescovo - Orvieto, Perugia.

Buffoni D. Giovanni - Gallarate, Milano. Bulgherini eh. Tullio - Sommacampagna, Verona. Bullo D. Domenico - Trieste.

(Continua, ).

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