BS 1890s|1892|Bollettino Salesiano Luglio 1892

ANNO XVI - N. 7.   Esce una volta al mese.   LUGLIO 1892

BOLLETTINO SALESIANO

DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano - Via Cottolengo, N. 32, TORINO

Sommario.

La stampa.

Festa di famiglia nell'Oratorio di Torino.

Notizie dei nostri Missionari. - Il Lazzaretto di Agua de Dios e le Missioni della Patagonia meridionale. Conferenze Salesiane : - Faenza, Parma, Lugo, Tolentino e Milano

Grazie di Maria Ausiliatrice.

Feste in onor di Maria Ausiliatrice in varie città d'Italia.

Gara Catechistica.

Esercizi spirituali per le Maestre ed altre pie Signore e Cooperatrici Salesiane.

Betlemme. - Dall'Orfanatrofio della S. Famiglia Cristoforo Colombo, pel Sac. Gio. Batt. Lemoyne. Cooperatori defunti.

Pel IV° Centenario della scoperta dell'America la Tipografia Salesiana di Torino ha testè messo in luce la vita di CRISTOFORO COLOMBO, del Sac. GIO. BATTISTA LEMOYNE. È questa la decima Edizione dell'opera, intieramente rifatta, con eleganza di formato e nitidezza di caratteri e col ritratto dell'immortale Scopritore.

Se ne veda la Bibliografia al fine di questo Numero.

LA STAMPA

LA libertà della stampa è senza dubbio una delle più terribili armi, forse la più terribile, che gli empi adoperano con incredibile successo contro la Chiesa. Libri e giornali, volumi in foglio ed opuscoli d'ogni maniera, riviste e foglietti volanti, tutto è adoperato con febbrile attività a perfidi intenti dai nemici della nostra fede e della vera felicità del popolo, e la funesta mercanzia allaga il mondo.

« Credo, scriveva testè un illustre apologista spagnuolo, credo che, se il demonio potesse incarnarsi in qualche modo degno della sua perversità e del suo odio contro Dio ed il genere umano , s' incarnerebbe in un cattivo giornale. »

« Un cattivo libro, osserva a sua volta una gloria del pulpito cattolico, il canonico G. B. Giordano , un cattivo libro racchiude tale potenza di nuocere, che il pensiero non arriva a misurarla, è il peggiore dei nemici, è il più micidiale degli assassini. »

Dicono che il Guttemberg, quando inventò la stampa, ne vide i futuri destini nell'allegoria di un sogno. Gli parve di vedere una sorgente d'acqua purissima, la quale dividevasi in due grandi fiumi; nell'uno l'acqua si conservava limpida e pura come era scaturita dalla sorgente, nell'altro invece diveniva torbida , fangosa, puzzolente.

Ed è un fatto che questo nobilissimo ritrovato, nelle mani dei tristi, in tempi di procace licenza gabellata per libertà, è divenuto un perenne attentato contro la verità, contro la fede, contro la morale, contro la Chiesa, contro Dio.

E questo è lavoro di tutti i giorni, di tutte le ore.

Chi può calcolare i danni che fa quotidianamente questo torrente di carta stampata che si versa sulla società ? Io mi figuro un incauto lettore, cui per grande sventura cade tra le mani un cattivo libro. Forse è un giovane, delizia dei genitori, che andava crescendo virtuoso e lieto nella via degli studì. Forse un'anima generosa, sopra cui il Signore veniva formando i più bei disegni. Il buon Dio metteva in quest'anima un sentimento forte della virtù , un'indole ingenua, presagi dì pace e di nobilissime imprese, ma è giunta l'ora della suina ci vollero degli anni a crescerlo ed allevarlo nel bene; con quel libro in mano basteranno pochi giorni a traboccarlo nel vizio.

Sventurato figlio ! valeva la pena di leggere tanto, per apprendere alfine l'arte di vivere e morire infelice? La tua mente è piena di sozze immagini, il tuo cuore sembra un immondo pantano. Ov'è l'antica fede che illuminava ed informava santamente tutta la tua vita i! Ove l'antica virtù ? Inimicus homo hoc fecit. È l'opera infausta dei cattivi libri.

Che diremo del giornale cattivo ? - Latet anguis in erba. E un serpe velenoso che s'asconde in quelle colonne, ed il suo tristo lavorio sarà tanto più micidiale, quanto è più velato e meno temuto. Senza che si esca di casa ad imbattersi nei tristi, bastano quelle quattro pagine di cattiva stampa a portare il fatal veleno nelle famiglie : Satana è tanto sagace, che trae di qua trionfi di maledizione.

- Ma, si dirà, come mai una cosa tanto insignificante può recare tanto male ? - Semplicissimo ! Non udiste mai che la goccia scava il macigno? Orbene, il giornale cattivo, sia pur moderato, sia pure una semplice goccia (bene spesso è un barile), è goccia di veleno corrosivo, capace di avvelenare i cuori della tempra più forte, è goccia che cade costantemente ogni dì e alla fine, trionfa.

L'illustre Conte de Maistre, così ricco nella fede e nella pietà, diceva di se medesimo, che egli non si sarebbe tenuto sicuro di non precipitare nell'abisso dell'errore, quando si fosse abbandonato alla lettura dei cattivi giornali.

Fa spavento il pensare con quanta leggerezza si apran le porte di case onorate a questo nemico domestico , silenzioso autore della maggior parte dei disastri morali, che deploriamo nella società e nella famiglia ! Muove a sdegno la glaciale indifferenza, con che tanti stolti genitori mirano nelle mani dei figli o degli operai quelle velenose pagine.

O stampa, quanto furono grandi i tuoi vantaggi! ma oh! quanto immensi i tuoi abusi: essi sono già scritti a caratteri di sangue e diventano omai la nostra storia d'ogni dì. Chi può dire appieno dei danni della cattiva stampa? dei funesti effetti delle cattive letture? S. Francesco da Paola, spezzando la moneta di un avaro, vi trovò entro il sangue del povero; spezzate la moneta di certa stampa e vedrete scorrere il sangue tradito di Cristo.

Uniamoci, o lettori carissimi, uniamoci tutti in un solo spirito ed adoperiamoci con lena incessante per allontanare da noi, dalle nostre famiglie, da tutti i nostri dipendenti ed amici la stampa cattiva. Imitiamo un nobile Marchese di Francia, che, invitato dal Ministro degli esteri di Atene a stringere la mano al bestemmiatore della Divinità di Gesù Cristo, Ernesto Renan, ritirò inorridito la destra, esclamando con voce solenne: Io non istringerò mai quella mano che ha schiaffeggiato il mio Dio! e quando per inavvertenza avessimo anche solo a toccare uno di questi strumenti di Satana, un giornale od un libro cattivo, corriamo come il Gonzaga a lavarci le mani.

Però non basta fuggire il male : bisogna operare il bene. Declina a malo et fac bonum; ed ecco l'obbligo di sostenere e diffondere la stampa buona.

Il compianto nostro Don Bosco ce ne diede amplissimo esempio. In mezzo alle molteplici e svariatissime sue occupazioni non dimenticò mai un'opera così impor tante. Chi può enumerare le ore e talvolta le notti intiere che ei rapiva al sonno, per scrivere opportunissime operette, importanti volumi, che poi per mezzo della stampa diffondeva a migliaia e migliaia di copie in mezzo al popolo ? La Storia d'Italia, la Storia Sacra, il Compendio della Storia Ecclesiastica, dettate dalla sua penna, incontrarono un incredibile favore ed ebbero a produrre un gran bene. I suoi libri di controversia contro i Protestanti tanto spaventarono gli avversarii, che, per indurlo a deporre la penna, tentarono più mezzi, non esclusi quelli del denaro e degli attentati alla sua vita. Nelle sue sessanta e più operette sonvi pagine per ogni argomento utile ed edificante, non esclusa l'aritmetica, la geografia, commedie, racconti, novelle e via via. Si faceva tutto a tutti per dar a tutti pascoli sani e tener il popolo lungi dalla cattiva stampa. Non parliamo dei sudori da lui versati nell'impianto di più tipografie, nella pubblicazione d'innumerevoli opere dei migliori autori a difesa della Chiesa, ad istruzione del popolo ed a servigio delle scuole. Non parliamo delle pubblicazioni periodiche, tra le quali furon sempre di somma opportunità le Letture Cattoliche e la Biblioteca della Gioventù Italiana.

Ed a noi ora che rimane a fare? Sostenere e continuare con tutte le nostre forze un'opera così eccellente e salutare.

Ma quali ne saranno i mezzi pratici? Ci piace qui ricordarne alcuni, lasciando alla carità d'ognuno l'adottarne anche dei migliori e forse meno facili.

Osserviamo dapprima che molti libri non si vendono, perchè non sono abbastanza conosciuti. Giova molto perciò scriverne articoli bibliografici o brevissime riviste e farle pubblicare dalla stampa periodica. - E ciò dovrà essere lavoro esclusivo de' giornalisti? - Questi valorosi atleti della causa cattolica non vi si rifiutano, ma accettano di buon grado la collaborazione di altre penne. Quindi i Cooperatori Salesiani, quando sono in grado di poter concorrere con tale collaborazione a diffondere la buona stampa, vi si impieghino volentieri e mandino frequenti articoli alle redazioni dei periodici delle rispettive loro diocesi o regioni.

Altro mezzo efficace per diffondere la buona stampa è di parlarne sovente e raccomandarla ad ogni propizia occasione. Così facendo, molti amici nostri misero già in relazione colle Librerie Salesiane tanti seminarii, collegi, educatorii, scuole pubbliche e private. Noi facciamo voti che tale esempio sia largamente imitato.

Trattandosi poi di libri (specialmente scolastici) che si possono avere tanto dalle librerie cattoliche, quanto dalle non cattoliche, si comperino da quelle, anche quando non sono di loro edizione, per concorrere sempre meglio a sostenerle.

Che diremo dell'impianto di biblioteche circolanti di spirito cattolico? È questo un bisogno riconosciuto oggi indispensabile, per porre un argine al male grande, che fanno altre innumerevoli biblioteche, le quali diffondono in mezzo al popolo , e specialmente tra gli operai , una stampa perniciosissima.

Non omettiamo inoltre di raccomandare, specialmente ai padri ed alle madri di famiglie, ai direttori ed alle direttrici d'istituti, la stampa periodica; quindi le diverse associazioni che più volte annunziammo nel nostro Bollettino.

Infine raccomandiamo alle persone agiate il santo impegno di sostenere, con le ricchezze che Iddio ha loro dato , la buona stampa. Vi concorrano col sovvenire quanti e scrittori ed editori hanno consacrato la lor vita a questo santo apostolato. Non si limitino a comprar qualche buon libro o ad associarsi a qualche pubblicazione periodica per sè e per la loro famiglia, ma provveggano al bene di altre anime , comperando buon numero di operette, di opuscoli e di altre produzioni di stampa sana, per diffonderli nel popolo, nelle scuole, ai catechismi, agli oratorii festivi, nelle officine, negli ospedali, ovunque insomma vi sia speranza di buoni frutti.

Mettiamoci adunque all'opera, o cari lettori. - La cattiva stampa allaga di mali la terra, noi adoperiamoci alla diffusione della buona stampa per coprirla di beni. Contrapponiamo torrente a torrente , scritto a scritto , libro a libro, periodico a periodico.

« Non s'ingannerebbe gran fatto, scriveva non è molto tempo il sapientissimo Leone XIII, chi volesse attribuire principalmente alla stampa malvagia la piena dei mali e la deplorevole condizione di cose, alla quale ora siamo giunti. Avendo pertanto l'universale costumanza resa in qualche modo necessaria la stampa, gli scrittori cattolici debbono a tutt'uomo studiarsi di rivolgerla a salute della società ».

Il soccorrere quindi efficacemente tale impresa sarà senza dubbio una delle migliori elemosine, una delle più meritorie opere di misericordia. Certo che, se i buoni facessero per la diffusione della stampa cattolica quanto i tristi fanno per la stampa malvagia, in breve si otterrebbero grandi risultati, splendidi trionfi per la religione e pel benessere sociale. Quello che altri non fanno, facciamolo noi, ed il bene che ne verrà santificherà le anime, allieterà la Chiesa e tornerà di grande gloria a Dio.

FESTA DI FAMIGLIA nel nostro Oratorio di Torino.

D. Bosco e D. Rua: ecco due nomi per noi dolcissimi. Il primo ci richiama alla mente ed al cuore un poema di rimembranze ed affetti di soavità ineffabile, ed il secondo è il nome dell'attuale nostro amatissimo Superiore e Padre, di colui che D. Bosco morendo ci lasciava come un altro se stesso, erede del suo spirito e del suo cuore. Giorno perciò di festa grandissima fu per noi il 24 dello scorso giugno, nel quale celebravamo ad un tempo la memoria di D. Bosco e l' Onomastico di D. Rua.

La sera precedente in uno dei cortili interni sfarzosamente addobbato ed illuminato, tenevasi una prima accademia musico-letteraria , a cui erano accorsi distinti signori, amici ed ammiratori delle Opere Salesiane. Un coro di cinquecento giovanetti apriva il trattenimento cantando le seguenti parole, dettato nel 1846 da Don Bosco stesso ai giovanetti della città di Torino, che intervenivano al suo primitivo Oratorio, anzi si ripetevano ora con la stessa musica di quel tempo e con accompagnamento della banda musicale dell'Oratorio esterno

Andiamo, compagni, - D. Bosco ci aspetta; La gioia perfetta - Si desta nel cuor. Il tempo è gradito, - C'invita a goder; Corriamo all'invito - Di festa e piacer.

Rispondeva a questo canto popolare un secondo coro di oltre trecento cantori, eseguendo un grandioso inno del M°. Dogliani. con accompagnamento della banda musicale dell' Oratorio interno. L' effetto fu sorprendente ed imponentissimo.

Seguivano poscia le declamazioni di prose e poesie in più lingue, esprimenti affetto e riconoscenza e richiamanti alla memoria dolcissime rimembranze. Tra i molti componimenti commosse assai un dialogo, col quale i giovanetti dell'Oratorio festivo presentavano a D. Rua il loro obolo. Portava per titolo: La moneta dell'operaio. Erano ottanta lire che quei buoni giovanetti, la massima parte figli di operai, presentavano , frutto di sudori e di sacrifizi, e con santa astuzia si appellavano alla carità di D. Rua, perchè in risposta volesse dar ordine che si ponesse presto mano all'erezione già progettata del nuovo Oratorio, essendo l'attuale affatto insufficiente al numero dei giovanetti che vi accorrono.

D. Rua non dimenticava questa preghiera. Anzi al termine dell'accademia, nel suo affettuoso discorso di ringraziamento, ebbe parole toccanti e piene di accondiscendenza per la proposta di quei cari giovanetti. Disse che consegnava alla Divina Provvidenza il pensiero di far sì che le ottanta lire si moltiplicassero, mediante il concorso di santi benefattori , in ottanta mila, e soggiungeva d'aver già presentato al Municipio il progetto per tale lavoro e sperarne presto la approvazione.

La dimani, alle 9 ant., entravano nell' Oratorio, ricevuti a suon di banda musicale e con cordiali manifestazioni di festa e di esultanza, buon numero di antichi allievi di Don Bosco. Riunitisi in apposita sala, commemoravano anch'essi il compianto Padre ed inneggiavano al degnissimo suo Successore. Oltre alla presentazione del dono consistente in un ricco strato poi presbiterio dell'altare di Maria Ausiliatrice, l' illustre e Rev.m° Canonico Teol. Antonio Berrone lesse un compitissimo discorso sui Biricchini di Don Bosco. Eloquenza ed affetto gareggiavano mirabilmente in questo lavoro e strappavano prolungati applausi. Dopo la breve loro accademia, questi cari amici di D. Bosco recavansi a Valsalice a far visita alla tomba dell'amato Padre.

Frattanto nel tempio di Maria Ausiliatrice celebravasi la festa di S. Giovanni con pompa solennissima e con musica del Cherubini , Gounod e Palestrina.

La sera tenevasi altra grandiosa accademia. Non era solamente l'Oratorio che inneggiava a Don Bosco ed al suo Successore, ma tutta la Pia Società Salesiana e le altre istituzioni del caro Apostolo della gioventù nel nostro secolo.

Commossero le declamazioni, sollevarono ammirazione le cantate ed i suoni , ma ciò che meglio colpì di meraviglia fu il numero stragrande dei collegi, ospizi, missioni, comitati (1) anzi di illustri personaggi che , lontani di persona ma vicini di cuore, mandavano i loro augurii, doni, e mille attestazioni di affetto e di esultanza in questa fausta ricorrenza.

Fu una serata delle più splendide e commoventi.

Quanti signori v'intervennero, e vi erano illustri patrizi, professori, consiglieri municipali ed altre insigni notabilità, ne partirono soddisfattissimi, portando con sè sempre più viva l' ammirazione per la cara memoria di D. Bosco , sempre più sentito l' affetto per D. Rua ed infine sempre più scolpita la convinzione che nelle Opere Salesiane vi ha l'intervento della Divina Provvidenza, e perciò chi le sostiene versa i suoi aiuti nelle mani di questa gran Madre dei poveri e derelitti.

(1) Ricordiamo qui con piacere che in parecchie città d'Italia si sono costituiti Comitati promotori delle Opere Salesiano e lavorano con zelo attivissimo.

Trai telegrammi da loro spediti per questa occasione ci piace qui riprodurre quello del Comitato Salesiano di Venezia. È dettato dall' illustre oratore Padre Bartolomeo Doria gloria del pulpito italiano e dell'inclito Ordine di S. Domenico

« Rev.mo D. RUA, Torino - Nella ricorrenza tradizionale dell'Onomastico di D. Bosco, il Comitato Salesiano di Venezia porge al degnissimo Successore auguri cordiali ed ossequiosi. Inneggiando al valoroso Apostolo del secolo decimonono, plaudendo alle virtù ed ai meriti dell'attuale di lui Rappresentante implora paterna benedizione, promette zelo, alacrità, lavoro. - P. DORMA pel Comitato Salesiano.

NOTIZIE DEI NOSTRI MISSIONARI

COLOMBIA.

il Lazzaretto di Agua de Dios

I nostri buoni Cooperatori e Cooperatrici che lessero col più vivo interesse nel nostro Bollettino le notizie di D. Unia e della sua consacrazione al servizio dei lebbrosi nel Lazzaretto di Agua de Dios, leggeranno anche con piacere le seguenti informazioni sul medesimo stabilimento, che noi togliamo dalla Revista Bogotana dell' 11 marzo p. p.

« Trovasi il Lazzaretto alla distanza di venti chilometri circa dalla città di Tocaíma, e conta 730 infermi e 140 bambini inferiori ai 10 anni d'età. L'aspetto del luogo non può essere più ameno : la bianca torre della chiesa, i nuovi e rosei tetti dell'ospedale e delle costruzioni dell'anno scorso, le capanne di paglia in mezzo a fiori ed arbusti, le strade senza fango, le più pulite di tutta la provincia di Cundinamanca, producono nel riguardante una eccellente impressione.

» Si chiama Agua de Dios, perchè non ebbe mai e non ha altr'acqua, che quella che Dio gli manda in forma di pioggia. Per più d'un miglio all'intorno non si trova un fiume, un ruscello, una sorgente, uno stagno, una cisterna. L'acqua vi è portata sopra asinelli da due miglia di distanza e vi giunge perciò agitata dal trasporto e scaldata dal sole. Il Governo colombiano però ha già cominciato la costruzione d'un acquedotto.

» Sotto un tetto di legno e tegole s'innalza l'ospedale sopra solidi muri ombreggiati da alberi frondosi. La più scrupolosa pulizia e decenza vi risplendono in ogni parte. Ottanta letti nascondono le piaghe degli infermi più gravemente attaccati dal terribile morbo. L'ala destra è destinata agli uomini, la sinistra alle donne ; nel centro sorge un modesto oratorio, dove si celebra il divin Sacrifizio ; dalla parte principale pende un quadro dell'Immacolata, la cui soave figura par si volga in atto di consolazione verso i flaccidi e deformi lebbrosi.

» Il giorno 4 di marzo si collocò la prima pietra dell'Asilo Santa Maria, destinato alla popolazione infantile, che sarà affidata alle materne cure delle Suore. D. Unia, « il nostro Padre Damiano », benedisse quella prima pietra, facendo voti di poter benedire ben presto l'edifizio compiuto. Durante la bene. dizione, i bambini cantarono un dolce e melanconico inno alla Vergine Addolorata; tutti i malati che potevano reggersi in piedi vi assistevano a capo scoperto, e intanto da quelle povere teste cadendo le bende che le avviluppavano, apparvero in tutta la loro corrosiva deformità le ulceri che le coprono, presentando il più commovente spettacolo che si possa immaginare.

» Quanta pena al pensare che i visetti paffuti e rosei di quei cento bambini saranno fra non molto deturpati dall'inesorabile morbo, come le faccie mostruose di quei poveri infermi che li circondavano !

» Uomini del mondo, padri e madri di famiglia, quando accarezzate le testoline ricciute dei vostri figliuoletti e ne baciate le guancie dal color dell'aurora, deh ! non dimenticate i bambini che nel Lazzaretto di Agua de Dios aspettano come i condannati alla morte l'ora del contagio e del tormento ! »

PATAGONIA MERIDIONALE.

Riportiamo qui. tradotta una corrispondenza del Porvenir di Santiago (Chili) del 4 marzo 1893, riguardante le Missioni Salesiane della Patagonia Meridionale.

« La popolazione di Punta Arenas è tutta in giubilo. Vi si celebrò una di quelle funzioni che fanno epoca negli annali di un popolo, e che per la sua maestà ed imponenza lasciano indelebili memorie, voglio dire la benedizione d'una nuova chiesa..

» Era molto tempo che il Rev.m° Don Fagnano, Superiore di questa Missione, voleva dotare questa popolazione d'un nuovo tempio che fosse in armonia col suo progresso, giacchè finora gli uffici divini si celebravano in una cappella disadatta e stretta pel numero dei fedeli ; ma tutti i suoi sforzi si rompevano contro i gravi ostacoli che incontrava, e specialmente contro la penuria degli indispensabili soccorsi. Non si scoraggiò tuttavia, e perseverando ha vinto.

» Non era ancor compiuta la nuova chiesa, quando avvenne che passò di qui S. E. R.ma Monsignor Cagliero, Vescovo Salesiano, che veniva a visitare le missioni della Terra del Fuoco. Si spinsero allora con febbrile attività i lavori, affinchè, terminandosi durante il breve soggiorno di S. E., potesse il Vescovo benedire il nuovo tempio colla maggìor solennità possibile.

» Terminati felicemente i lavori, si fissò il 14 di febbraio per la benedizione. Fin dall'alba le campane, che erano state collocate nella svelta torre ergentesi sulla facciata del sacro edifizio, annunziavano ai fedeli colle loro allegre metalliche voci, che s'avvicinava l'ora in cui la Maestà Divina avrebbe preso possesso della sua nuova Casa.

» Notavasi nella popolazione un insolito movimento ; la bandiera del Chilì ondeggiava sopra tutti gli edifizi; il giubilo e l'allegria si vedevano dipinti in tutti i sembianti, e tutto annunziava che fra poco si compirebbe un avvenimento nuovo, singolare, grandioso, che da sè solo bastava a riempir d'entusiasmo ogni cuore.

» Alle 8 ant. uscì la processione dalla cappella di Maria Ausiliatrice. La croce apriva la marcia e dietro di essa venivano in bell'ordine gli alunni delle scuole salesiane, le ragazze, le Figlie di Maria, la Società del Sacro Cuor di Gesù, tutti. col proprio stendardo, dodici giovanetti in veste chiericale con cotta, poi il clero, dietro il quale veniva fra i sacri ministri Monsignor Vescovo.

» Era la prima volta che nelle vie di Punta Arenas si contemplava uno spettacolo così grandioso.

» Giunta la processione al nuovo tempio che s'innalza nella via Aconcagua in faccia alla piazza, si fermò ; Monsignor Vescovo sì collocò dirimpetto alla porta che rimaneva chiusa, e die' principio alle orazioni e cerimonie prescritte dalla Chiesa per queste solenni funzioni.

» Accompagnato dal clero, girò intorno alla chiesa aspergendone le pareti esterne con acqua benedetta, mentre si cantava il salmo Miserere; tornato di fronte alla porta e recitata ancora un'orazione, la porta si aperse per dar passo al Ministro di Dio che doveva abilitarla all'offerta del divin Sacrifizio.

» Terminate entro alla chiesa le cerimonie prescritte dal Rituale, si die' libera entrata alla folla, la quale si precipitò nella spaziosa navata riempiendola completamente.

» Nel centro e in faccia all'altare s'erano collocati due genuflessorii, che furono occupati dal padrino e dalla madrina della benedizione, cioè dal sig. Governatore Daniele Briceño e sua consorte. A destra avevan preso posto le Autorità civili e militari della Colonia, col signor Comandante ed alcuni ufficiali della nave Pilcomayo.

» Credo che non dispiacerà qui una breve descrizione del modesto sacro monumento. È tutto di legno tagliato e lavorato in Punta Arenas; ha la forma di croce latina ed è lungo 30 metri, largo 10, alto 9. Le pareti sono vagamente addobbate di tappezzerie e di fiori. La vólta dipinta in azzurro , gli archi adorni di belle lesene, le colonne scanalate, i capitelli in legno lavorato, le cornici dorate formano un insieme che ricrea la vista, rallegra il cuore ed eleva l'anima a Dio. La torre esterna di 22 metri di altezza domina tutta la popolazione e lo stretto ben presto vi si collocheranno un orologio e un concerto di campane già ordinati in Europa.

» Ma continuiamo il filo dell'interrotta narrazione. Letto dal pulpito il verbale della benedizione, che fu poi firmato dai principali astanti, si cominciò la Messa pontificale, durante la quale doveva essere ordinato sacerdote un diacono Salesiano. Nel tempo della Messa le Suore di Maria Ausiliatrice e le loro educande cantarono, accompagnandosi coll'harmonium, alcuni mottetti con buona intonazione ed armonia perfetta.

» Terminata la Messa, l'Ecc.m° Monsignor Cagliero rivolse un'entusiastica allocuzione al popolo, felicitandolo per la fortuna d'aver una nuova chiesa: spiegò l'importanza della festa che si celebrava e lo eccitò ad entrarvi spesso per rendervi la dovuta adorazione all'Onnipotente e ringraziarlo de' suoi benefizi. Finì manifestando la speranza che la nuova Casa di Dio si riempisse sempre di fedeli, perchè dalla frequenza al sacro tempio si può conoscere la fermezza della fede di un popolo e il grado che raggiunse nel cammino della civiltà.

» Il Vescovo poi approfittò della sua venuta a Punta Arenas per visitar la Missione Salesiana dell'Isola Dawson nella Terra del Fuoco. Com'è noto , il Governo del Chili diede per venti anni l'uso di quell'isola ai Salesiani, affinchè vi stabilissero una missione-colonia di selvaggi fueghini per farli Cristiani e civili.

» Mons. Cagliero quando passò a Santiago ottenne un'udienza dal Presidente della Repubblica Giorgio Mont e in essa gli manifestò il desiderio di visitar la missione dell'Isola Dawson. Sua Eccellenza il Presidente ne fu contento, e per facilitar la visita pose a disposizione del Vescovo la corvetta chilena Pilcomayo, che trovavasi di stazione nelle acque di Punta Arenas. Per questa cortesia di quel supremo Magistrato, potè Mons. Cagliero, pochi giorni dopo il suo arrivo, visitar l'isola accompagnato dal Governatore e da altri signori.

» Durante la traversata dello stretto, che durò sei ore, abbian potuto stringere relazione col signor Comandante della Pilcomayo, sommamente affabile e gentile, e cogli altri ufficiali, e siam rimasti presi alla cortesia di questi giovani marinai, come ammirati della loro attività ed esattezza nell'adempimento dei loro doveri.

» Malgrado le buone qualità del vapore che ci trasportava, il mare, che in quei paraggi è quasi sempre burrascoso, non ci trattò troppo bene ; e questo ci fece considerare i travagli, ai quali si espongono i missionarii che una volta al mese devono far questo viaggio in fragili schifi per visitar l'isola, conoscere i bisogni de' suoi abitanti e recarvi gli alimenti e le altre provvigioni.

» Doppiata la punta Valentino, navigammo in mar più benigno ; il gagliardo vento di ponente gonfiava le vele e faceva correre il vascello con una velocità straordinaria. Ben presto si avvistò la casa e la baracca che si trovano in questa parte dell'isola, la quale per esser la più ricca di pascoli, fu scelta per mettervi gli armenti della Missione.

» Avanzammo diciotto miglia nel canale dell'Ammiragliato e poi entrammo nella baia Harris, dove si trova stabilita la Missione. Lo spettacolo che si presentò allora ai nostri occhi fu incantevole. La casa della Missione alzavasi nel mezzo di una piccola spianata al pie' delle colline che cingono la baia, e la bandiera chilena spiegata al vento proteggeva un certo numero di capanne poste in linea fra la spiaggia e la casa, nelle quali capanne abitano le famiglie dei Fueghini.

» Questi, allo scorgere il vapore, corsero subito alla spiaggia ben disposti in due gruppi dai Padri e dalle Suore, e ben si conosceva che avevam da fare con gente incivilita. Difatto al discendere incontrammo gli Indiani puliti e ben vestiti, i quali col cappello in mano ci salutavano dandoci il buon giorno (benchè fosse omai la sera). Mancavano loro solamente le scarpe, e chiestone il perché ai Missionarii, ci risposero che, malgrado ogni sforzo, non s'era riusciti a persuaderli d'imprigionar i piedi in quegli arnesi che noi chiamiamo scarpe.

» Vedendo il Vescovo, gli Indii gli si avvicinarono e cominciarono a guardarlo cogli occhi smisuratamente aperti e fissi, come se si trovassero dinanzi ad un essere stravagante e raro, che chiamasse in sommo grado la loro attenzione. I Missionarii già avevan fatto loro intendere l'importanza della sua carica e loro avevan detto che bisognava baciargli l'anello ; perciò si avvicinavano a lui e gli prendevan la mano, non senza molte smorfie e stravaganti gesti.

» Dalla spiaggia ci siamo diretti tutti insieme alla cappella, dove si recitò un Te Deum , e dove i piccoli Indii ci fecero udir per la prima volta le loro voci già ammaestrate al canto

» Accompagnati dal maestro, e coll'assistenza del Vescovo e del Governatore, abbiam poi dato principio a un breve esame dei fanciulli. Quando udimmo a leggere con tanta fluidità e franchezza quei ragazzini di pochi anni, che da brevissimo tempo avevano lasciato la vita selvaggia, quando li udimmo rispondere con tanta esattezza alle varie domando di catechismo, di aritmetica e di nomenclatura che loro rivolse il maestro, quando abbiam veduti i loro quaderni di calligrafia così puliti e corretti, fummo in preda alla più viva maraviglia e commozione : giammai avremmo creduto di trovar tanto profitto in quei poveri selvaggi, testè abbandonati in uno degli ultimi angoli della terra. Altrettanto dovremmo dir delle fanciulle , meno numerose, ma molto avanzate in bei lavori di cucito.

» Mentre i sacerdoti attendono alla istruzione intellettuale di quei fanciulli, i Fratelli coadiutori si dedicano alla istruzione manuale degli Indii adulti, insegnando loro i diversi mestieri e industrie che già si sono stabiliti nell'isola, come sarebbe fare il falegname, il pastore, il formagiaio, ecc.

» Ci siamo sommamente compiaciuti d'aver potuto ammirar da vicino quest'opera incivilitrice e cristiana per eccellenza, alla quale si sono con tanta abnegazione consacrati i figli di Don Bosco, e mentre li felicitiamo, di cuore pei buoni risultati ottenuti, facciam voti perchè aumentino sempre e possano veder coronati i loro sforzi e sacrifizi colla conversione di tutti i Fueghini sparsi in quelle immense regioni.

» Prima di lasciar l'isola, ci siam poi anche divertiti assai a vedere i piccoli Indiani attruppare e mungere le vacche , gettar il laccio ai vitelli, tirar al bersaglio colle freccie ed attraversare archi posti a grande altezza con arponi di legno lanciati colle mani.

» Grato ci è dunque sperare che questa Missione conti presto con sufficienti mezzi di vita e raggiunga un grande sviluppo.

» Il maggior bisogno che ora si fa sentire è quello di un mezzo di trasporto pei Missionarii per fornir l'isola di viveri e di tutto il necessario, senza i gravi pericoli, ai quali si espongono adesso, e la grande spesa che importa il noleggio di una goletta per far la traversata dello stretto e dei canalì. Non v'è dubbio che la generosità dei cattolici toglierà di mezzo questo grave inconveniente, procurando a Don Fagnano i soccorsi necessarii per acquistarsi un vaporino.

Punta Arenas, 19 febbraio 1892.

M. L. M ».

CONFERENZE SALESIANE

Faenza.

Il 31 maggio u. S. il Rev.m° Sac. Prof. Don Francesco Cerruti, per delegazione speciale del Rev.m° D. Rua , teneva una conferenza ai benemeriti Cooperatori e Cooperatrici di Faenza. Presiedeva la pia ed affollata adunanza S. E. Rev.ma Monsignor Vescovo della città e diocesi faentina.

D. Cerruti svolse e spiegò l'origine, l'incremento e lo scopo della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, attirando vivissima attenzione specialmente quando parlava e con tanto affetto di D. Bosco, ed accennava a fatti, dei quali l'oratore era stato testimonio oculare.

L'ottima Unione di Bologna, dopo aver dato relazione di questa riuscitissima conferenza, così continua

Coronarono il discorso del prof. Cerruti le nobilissime parole di Monsignor Vescovo, che ben meriterebbero di essere riferite per disteso. Sua Eccellenza encomiò l'opera provvidenziale di Don Bosco e de' suoi figli, che nominò enfaticamente « veri apostoli della carità suscitati da Dio e forniti di una educazione tutta adattata ai nostri tempi. » Disse che i Salesiani fanno quanto possono, sacrificando ingegno, sostegno, sostanze e vita per i figli dei popolo ; ma che ciò non bastando ad effettuare i santi propositi che hanno in mente, tocca ai facoltosi compire l'opera; ché a tal fine Dio loro diede le ricchezze. Ricordò opportunamente che chi dà, si rende creditore di Dio, mentre chi riceve diviene a lui debitore; infine benedisse a tutti, augurandosi che la sua benedizione fosse efficace in questa vita e nella eternità. Nè saranno cadute invano le parole del Pastore, ma troveranno un'eco generosa nel cuore dei buoni Faentini, cui sta grandemente a cuore l'educazione della gioventù.

Noi facciamo i più ardenti voti perchè in ogni città della Romagna s'introduca l'uso della conferenza salesiana, affinchè tutti i Cooperatori conoscano bene il vasto disegno dell'uomo di Dio nella loro istituzione, si conservi la necessaria unità di azione, e ne risenta maggior vantaggio la società e specialmente la gioventù delle classi operaie, alle quali rivolse ognora le più amorevoli cure la grande anima del compianto Don Bosco.

Parma - Lugo - Tolentino.

Non meno imponente e consolante fu l'esito delle conferenze tenute dallo stesso Don Cerruti, a breve distanza di tempo da questa di Faenza, nelle città di Parma, Lugo e Tolentino. Non potendo, per mancanza di spazio, dar relazione di tutte, ci limitiamo a riprodurre quanto l'Unità Cattolica pubblicava intorno alla conferenza di Tolentino in una corrispondenza pervenutale da questa città.

La patria del taumaturgo S. Nicola, questa città così illustre ne' fasti della storia sì ecclesiastica che civile, ebbe anch'essa ier l'altro, venerdì 3 giugno, la fortuna di una conferenza salesiana. Fu a tenerla il professore Don Cerruti, venuto appositamente dalla vicina Macerata, dove i figli di Don Bosco apersero da circa tre anni una Casa, che va pigliando largo sviluppo ed importanza. Benchè la conferenza fosse come improvvisata e in giorno feriale, vi accorse tuttavia ad ascoltarla una folla veramente grande di persone, quanta raramente si scorge ne' dì più solenni.

Ed era bello veder tutta quella moltitudine d'ogni età e d'ogni condizione pendere immobile e commossa per circa un'ora dalle labbra dell'illustre conferenziere, il quale ci spiegava, qui per la prima volta, che cosa siano i Cooperatori Salesiani e quale il loro scopo ; come nacque e come si svolse e si svolge la benefica istituzione, e quale in fine ne sia l'anima, la vita. E qui, cioè sulla carità e sul dovere di esercitarla, soprattutto in pro della gioventù, ebbe parole veramente nobili e commoventi, parole che furono seguite anche dal fatto, poichè sappiamo che la questua è stata assai abbondante, superiore al certo alle previsioni, trattandosi di una popolazione non ricca ed occupata ne' lavori della settimana.

Piacquero eziandio i canti che vi eseguirono prima e dopo gli allievi musici dell'Ospizio salesiano di Macerata, condotti dall'ottimo loro direttore. Concorse inoltre a render più cara la funzione l'intervento dei giovani dell'Oratorio festivo di Tolentino, aperto da qualche anno e già fiorente sotto la direzione dello zelante canonico Tacci.

Qui poi sul finire non possiamo a meno di tributare una parola sentitissima di lode a due egregi nostri concittadini, l'avv. Tacci e il notaio Porcelli, che prepararono e diressero questa festa. Già allievi del Collegio salesiano di Alassio, non potevano essi meglio testimoniare e la bontà delle massime apprese e l'affetto vivissimo al loro antico direttore. Aggiungeremo anche che l'avvocato Tacci fondò qui a Tolentino un Circolo operaio cattolico, che egli sostiene con zelo e con intelligenza, e sta pure provvedendo per un'eguale associazione di contadini, sicchè artieri e agricoltori trovino nell'unione quella forza morale e religiosa e quei vantaggi materiali che isolatamente, a' tempi nostri soprattutto, riesce tanto difficile l'avere e più difficile ancora il conservare.

Voglia il nostro compatrono San Nicola prosperare l'opera cominciata e ottenerne da Dio il compimento colla fondazione anche qui a Tolentino d'una Casa Salesiana.

*

Milano.

Della Conferenza Salesiana tenutasi in Milano lo scorso giugno, desumiamo brevi cenni dagli articoli che ne pubblicarono gli ottimi giornali l'Osservatore Cattolico e la Lega Lombarda.

« Abbiamo assistito ieri, 14 giugno, alla Conferenza che il M. R. D. Stef. Trione, salesiano, tenne nella chiesa prepositurale di San Marco intorno a Don Bosco ed alle opere di Lui. Non esitiamo affermare che tutto riuscì egregiamente; e non poteva essere altrimenti, perchè era la festa della carità cristiana, rappresentata da uno dei suoi più vigorosi apostoli, Don Bosco. Compatta la folla degli ascoltatori, nella quale il clero, il patriziato , il laicato che si interessa del movimento cattolico, erano largamente rappresentati.

» L'oratore salì sul pulpito alle 4 1/4 e seppe per cinque quarti d'ora tener desta l' attenzione degli ascoltanti.

» Esordì con un pensiero gentilissimo di gratitudine per la nostra Milano e pel suo venerando Arcivescovo.

Passò poi a discorrere degli umili inizii del primo Oratorio Salesiano per la gioventù tanto cara a D. Bosco, del suo sviluppo, delle altre opere che ne scaturirono: seminarii per vocazioni ecclesiastiche e religiose, scuole, officine, collegi, un largo impulso alla buona stampa, e Missioni fra gli infedeli. Parlò del complesso di quest' opera immensa, che sa pientemente fondata e diretta, e più ancora abbondantemente benedetta da Dio, non soffrì alla morte del suo Fondatore, ma crebbe anzi assai nella sua potente vitalità, sicchè in questi ultimi quattro anni si ebbero a fondare molto nuove case.

» Ma i mezzi sono sempre minori a tanta mole di bene, bene che vorrebbe, massime a vantaggio della gioventù, essere aumentato, perchè aumentati i bisogni ed i pericoli. Chiuse quindi, raccomandandosi alla carità dei buoni Milanesi, i quali non mancheranno, come non hanno mai mancato di amare e soccorrere la gioventù che è aiutata ed educata nelle Case di Don Bosco.

» Tutto è buono, danaro, libri, abiti, mobilia. Anzi disse che sarebbesi costituito in Milano un Comitato , al quale cooperatori e benefattori avrebbero potuto far capo e spedire i loro soccorsi. Di esso fa parte il Rev.mo Don Pasquale Morganti, Direttore spirituale del Seminario di Milano, altro degli innumerevoli allievi di D. Bosco.

» Fin qui l'illustre oratore, e noi da parte nostra ci auguriamo che tutto risponda in conformità dei suoi desiderii e della santità ed importanza della causa che prese a perorare.

» Acconcissime ed infuocate furono le belle parole di Mons. Paolo Rossi, che presiedeva alla santa funzione, che egli stesso chiudeva impartendo la santa Benedizione col SS. Sacramento.

» Dopo una rapida allusione a quanto avea detto il conferenziere, egli, coincidendo coi voti e rilievi espressi quel dì stesso dall' Osservatore, mostrò il bisogno speciale, che si ha in Milano, di meglio guarentire la educazione della gioventù ; poscia passava ad esaltare l' operosità e saggezza dei Salesiani in tale apostolato ed a raccomandar quindi che si aiutino anche colle limosine.

» Fu felicissimo quando disse, che come paghiamo tasse per mantenere un esercito, che difende la nostra sicurezza materiale, così è giusto che ci tassiamo per sostenere questo esercito di Apostoli che salva la fede e moralità del popolo. In un vero impeto ingiunse al sig. Don Trione di riferire al Rev.mo sig. Don Rua che Milano è con Don Bosco e che nutre il più vivo interesse per le sue opere, cui per l'avvenire proseguirà a soccorrere con sempre maggiore generosità. Tutti fummo scossi dalla calda parola dello zelante Monsignore, ed è a sperare fermamente che i giusti suoi voti fian paghi.

» Dopo la bella funzione, il M. R. compagno di Don Trione riceveva in sagristia molte iscrizioni fra i Cooperatori salesiani con limosine, fra le quali una assai cospicua per mano di un sacerdote. Prima di partire, il conferenziere desiderò che pubblicamente si rendessero grazie a nome del R.mo signor Don Rua a quanti cooperarono al buon esito della conferenza ; e prima al M. R. signor Proposto di S. Marco compitissimo e generosissimo, al Comitato ed ai carissimi giovani della Sezione, che risposero con tanto slancio all'invito ricevuto dal signor Don Trione fin dal maggio scorso, e finalmente a tutti del clero e laicato, che accorsero così numerosi e generosi, ed alla stampa cattolica, che prestò la sua voce cotanto influente.

» Ora rimane che si costituisca definitivamente il Comitato Promotore delle Opere di Don Bosco, e ripetiamo il voto che il Presidente, Sac. D. Pasquale Morganti, trovi presto chi voglia associarglisi nel santo cómpito che si riassume : 1° Nel far conoscere le opere di D. Bosco specialmente colla stampa periodica; 2° Nel promuovere conferenze salesiane nella città e nella diocesi; 3° Nel diffondere l'opera del Sacro Cuore per l' Ospizio Salesiano di Roma e la divozione a Maria Ausiliatrice ; 4° Nel raccogliere aiuti per le Missioni Salesiane.

» Terminiamo col raccomandar molto l' istituzione dei Cooperatori Salesiani, che Don Bosco chiamava col suo solito lepore la Framassoneria Cristiana. Gli obblighi degli ascritti si riducono a quelli di qualunque buon cristiano con ben poco di più, e sono retribuiti con Indulgenze davvero lussureggianti, indulgenze che ognuno può conoscere dal Diploma di Cooperatore che gli fu spedito al tempo della sua inscrizione a questa Associazione. Ai Cooperatori si manda ogni mese il Bollettino Salesiano, un periodico interessantissimo e di grande edificazione, senza obbligo di tassa d'abbonamento, benchè a chi può si consigli lo sborso di L. 3 annue.

». Don Trione partiva contento dei Milanesi, promettendo d'insistere presso il venerando suo Superiore, perchè presto apra anche fra noi uno dei provvidenziali suoi stabilimenti. Oh che Don Bosco in Cielo agevoli il compimento d' un desiderio sì vivo e santo! »

GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE

Un Missionario Salesiano e la bontà di Maria.

Ecce Maria erat spes nostra, ad quam confugimus in auxilium, Ut liberaret nos et venit in adiutorium nobis. Alleluia.

(Antifona della Chiesa nella festa di M. SS. Ausiliatrice).

Ecco Maria era la nostra speranza. a Lei ricorremmo nelle nostre necessità pregandola che ci liberasse, ed

Ella fu pronta a venirci in aiuto. Alleluia.

Compionsi in questi giorni nove anni che Maria Ausiliatrice mi concedeva una segnalatissima grazia. Ero allora chierico, alunno della 2a classe di filosofia nella Casa salesiana di S. Benigno Canavese, quando una mattina, circa la metà di gennaio, giuocando caddi e battei fortemente nello spigolo di un pilastro. Portato nell'infermeria e postomi a letto , si mandò pel medico, che mi constatò una grave rottura alla spalla destra, e per la estrema delicatezza e difficoltà del luogo dove l'osso era rotto, non mi ordinò nel momento che forti fasciature. Con tale operazione non migliorai per niente, anzi dopo pochi giorni il male mi si era peggiorato assai. Fui assalito da febbre fortissima: non potevo riposare un istante nè di giorno nè di notte e temevo assai della vita od almeno d'una gravissima amputazione. Ma in buona ora mi ricordai delle parole del caro padre Don Bosco : Chi vuol grazie da Maria, aiuti le nostre Missioni. Dopo breve riflessione, feci la promessa a Maria Ausiliatrice, che, se Ella mi avesse restituita la salute, salva sempre la volontà dei miei Superiori, sarei andato missionario ed avrei pubblicato la grazia. Dopo di questo patto colla Madonna mi addormentai.

La mattina seguente mi alzai al suono della levata con gli altri compagni, e con meraviglia dell'infermiere, dei Superiori e di tutti mi posi all'orario della Comunità. Scomparve immediatamente ogni traccia di male ; e per meglio assicurarmi se la mia spalla fosse ben salda, volli metterla ad una prova ; la. sottoposi ad un grosso banco che v'era in iscuola (pesante almeno come tre banchi ordinarii) e con stupore lo alzai senza il minimo dolore. Dunque Maria Ausiliatrice m' aveva curato completamente. Allora manifestai la cosa al mio Direttore Don Giulìo Barberis , dandogliene anche relazìone per iscritto, e poi anche allo stesso signor Don Bosco, dicendogli che ero pronto a compiere ha mia promessa di farmi cioè missionarìo salesiano , quando piacesse ai mìei Superiori. Passarono varii anni in cui ebbi tempo a termìnare gli studi ed ascendere al sacerdozio , ed al principio del 1891, alla voce dei Superiori, partiva per la Colombia, contentissimo di compiere finalmente la mia promessa.

In tal periodo di tempo mio padre soffrì quasi sempre gravi ed acuti dolori colici, che alle volte lo facevano terribilmente spasimare. Povero padre ! io era dolentissimo nel vederlo in quel misero stato , specialmente quando fui a dargli l'ultimo addio prima di partire per le Missioni. Oh bontà grande della Madonna ! Pregai tanto Maria Ausiliatrice per lui. Mio padre faceva il sacrifizio di lasciarmi partìre, dandomi il suo beneplacito, e la Madonna nel giorno stesso della mia partenza, 4 febbraio del 1891, lo restituiva in perfetta salute, e da quel giorno non ebbe più alcun sentore di quell' infermità, come egli stesso mi assicurò già in varie lettere.

Di più, nel primo giorno dopo la festa di Maria Ausiliatrice del medesimo anno 1891, si risolveva nel modo da noi desiderato la questione della leva militare di un mio fratello, già rividibile da due anni, questione che in quell' anno stesso per altro mio fratello, esso pure chierico Salesiano , veniva ancor più prontamente risolta dall'estrazione del numero di leva, permettendogli così di continuare , senz' alcuna interruzione, i suoi studi.

Dopo tali grazie, un ultimo mio fratello ottenne quella che più desiderava, e che da qualche tempo con tanta istanza domandava alla Beatissima Vergine, la grazia cioè di poter entrare anch' egli nell' Oratorio Salesiano di Torino a studiare. Dio voglia che egli pure possa essere un giorno figlio di Don Bosco ! Allora saremo tre fratelli , doppiamente fratelli , a militare sotto la bandiera salesiana, oltre ad una sorella che è da più anni Suora di Maria Ausiliatrice. Mi si perdoni tale manifestazione, forse troppo intima; non mi si dica che non erat hic locus, perchè credo sarebbe colpa imperdonabile per me in questa relazione di grazie temporali ottenute dalla celeste Ausiliatrice, se non aggiungessi anche la grazia delle grazie, quella della vocazione religìosa mia e dei miei fratelli alla Società Salesiana e d' una sorella alla Pia Società di Maria Ausiliatrice. E non è la vocazione religiosa di per sé un cumulo di grazie? o il principio di una catena di altre grazie innumerabili ? Sì, è veramente il caso di esclamare che : Venerunt mihi omnia bona pariter cum illa ; che colla grazia della vocazione religiosa salesiana ci vennero tutti i beni e tutti dalla inesauribile bontà dell'Ausiliatrice dei Cristiani.

Mi convinco poi ognora più della verità delle parole, colle quali Don Bosco soleva promettere a nome della Vergine Ausiliatrice innumerevoli grazie ai benefattori delle Missioni salesiane.

Gli ottimi Cooperatori delle opere salesiane sono e saranno sempre i Beniamini della Vergine Ausiliatrìce , come ce lo comprovano mille fatti. Oh ! perchè non useranno tutti di un mezzo così facile e così sicuro per ottenere le grazie del Cielo ? E fino a quando il mondo travagliato com'è da tanti mali , afflitto da tante necessità si ostinerà a non riconoscere un rimedio nel ricorso alla Madonna ? Oh ! potesse la mia voce esser sentita da tutti gli uomini del mondo, vorrei gridare e dir loro : Mettete la vostra fiducia in Maria e sarete felici nel tempo e nell'eternità.

Bogotà, 31 gennaio 1892.

D. M. O. Mission. Salesiano.

Contro la grandine. - Il sottoscritto Rettore di Bossolo (Strambino), col concorso dei suoi parrocchiani, in ringraziamento a Maria Ausiliatrice per la grazia ottenuta della preservazione dalla grandine nell'anno scorso 1891, manda pei restauri della sua chiesa in Torino un'offerta. Una seconda poi ne unisce in ringraziamento di segnalata guarigione ottenuta da persona che, colpita da grave polmonite, si era raccomandata alla Madonna di D. Bosco.

Bossolo, 8 Giugno 1892.

Sac. Gio. BATTISTA CIGNETTI.

« Salus infirmorum. » - La signora Portinaro Antonia, colpita da sincope cardiaca, sarebbe stata senza fallo vittima della morte, se non fosse intervenuta in suo aiuto la Vergine SS. Ausiliatrice , che il popolo chiama la Madonna di Don Bosco, alla quale si era caldamente raccomandata. Il sottoscritto, dietro informazioni del medico sulla gravità del caso, egli pure riconosce in tale guarigione una grazia specialissima.

Cornegliano d'Alba, 27 Maggio 1892.

Sue. DOMENICO CORDERO Vice-Parroco,

Un operaio disoccupato che invoca Maria. - Certo P*** F.*** (1) di Casale Monferrato era frequentemente disoccupato per mancanza di lavoro e perchè, per poco che ne avesse, non sapeva astenersi dal lavorare anche nei giorni festivi di precetto. Fuvvi un dì una pia persona che vedendolo afflitto, perchè da lunga pezza disoccupato, gli suggerì di rivolgersi con fede a Maria SS., e per meglio animarvelo, gli regalò una medaglia ed un libro contenente relazioni di grazie della Beata Vergine Ausiliatrice. Il buon operaio baciò la medaglia e se la mise al collo, lesse con piacere quel libro e sentissi in breve animato da gran fiducia in Maria Ausiliatrice. L'invocò con fervore e promise, che se avesse ottenuto lavoro, avrebbe sempre rispettato ed osservato il precetto della santificazione delle feste, ed ogni anno avrebbe mandato o portato egli stesso un'offerta al Santuario a Lei dedicato in Torino. La grazia fu così pronta e piena, che d'allora in poi ebbe sempre del lavoro ed in soverchia abbondanza. Dopo varii anni dacchè mantiene puntualmente le promesse fatte, oggi desidera che sia registrata tale grazia.

26 Maggio 1892.

(Dai registri del tempio di Maria Ausiliatrice).

Sac. GIOVANNI ScArRONE.

Pisa. - Nella seconda metà di aprile caddi malato di una laringite spasmodica, che mi tenne a letto per quasi quaranta giorni.

Dopo di avere inutilmente adoperati i rimedi dell'arte salutare, mi rivolsi con fiducia alla SS. Vergine Ausiliatrice e feci pregare da altre persone. Il terzo giorno dacchè mi era rivolto alla Madre delle misericordie, nell'adottare una semplicissima cura da ultimo suggeritami, guarii quasi all' istante. Unisco alla relazione la tenue offerta di lire 5.

28 Maggio 1892.

ANTONIO RENATO ToNIOLo d'anni 11.

Conzano Monferrato. - In riconoscenza alla Vergine SS. Ausiliatrice, che mi ottenne colla sua intercessione la grazia della guarigione di mia madre gravemente inferma. offro per le Missioni salesiane l'elemosina di lire 100.

Maggio 1892.

ANTONIETTA BALZOLA.

Airasca. - La signora Domenica Ferrero, maestra, in riconoscenza a Maria Ausiliatrice per grazia ricevuta e per suffragare l'anima d'una carissima sorella defunta, offre la somma di L. 100 in oro.

Alzate (Novara). - Mando al Santuario di Maria Ausiliatrice il mio obolo in riconoscenza a Dio ed alla Vergine Santissima per un segnalato beneficio ricevuto.

21 Maggio 1892.

Sac. GIUSEPPE BRIGATTI, Parroco.

Bordighera. -Una mia sorella, dopo grave attacco d'influenza, era da più mesi travagliata da forte tosse, che non le dava requie nè il giorno nè la notte. Alla fine il male si aggravò di più e l'inferma aveva continui sbocchi di sangue. Ci rivolgemmo a Maria SS. Ausiliatrice con una novena di preghiere. Al primo giorno, fatta appena la prima preghiera, cessarono prontamente ed interamente gli sbocchi di sangue. L'inferma entrò subito in convalescenza ed al termine della novena era perfettamente ristabilita in piena salute.

11 Maggio 1892.

SALVATORE RAINERI

Cooperatore Salesiano.

Varese Ligure. - Una pia persona,. dovendosi recare in America, implorava la protezione di Maria Ausiliatrice pel lungo viaggio. Io le diedi una medaglia della Gran Madre Ausiliatrice e le raccomandai di pregare ogni giorno questa divina Stella del mare. Nel viaggio non mancarono gravi pericoli, ma furono felicemente superati; perciò, detta pia persona, in segno di viva riconoscenza, manda un'offerta al Santuario di Maria Ausiliatrice.

12 Maggio 1892.

Sac. VINCENZO BARTERI.

Torino. - Offro L. 50 in riconoscenza della mia guarigione da polmonite grave , dopo un triduo in cotesto Santuario, e desidero che questa grazia venga pubblicata nel Bollettino, avendo la nostra famiglia già più

volte, ed in diverse circostanze, sperimentata la potente intercessione di Maria SS. Ausiliatrice.

Torino, 21 Giugno 1892.

F. G. C.

Tortona. - La signora Giulietta Ighina, vedova Leoncini, ricevette una grazia segnalata per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice, a cui con fervore si era raccomandata nel momento del pericolo. Io fui chiamato presso l' inferma pei conforti religiosi nei critici momenti in cui se ne temeva la morte. Si devo riconoscere veramente in questa guarigione di si pia signora la mano di Maria SS.

Tortona, 5 Giugno 1892.

Canonico AMBROGIO DAFFRA.

NB. Insieme colla lettera di questo reverendissimo Canonico abbiamo ricevuto una lunga e bellissima relazione della detta grazia, scritta dalla stessa signora beneficata, e l'abbian posta negli archivi del Santuario.

Riferiscono altre grazie di Maria SS. Ausiliatrice e-mandano offerte pel suo tempio in Torino i seguenti

Cimussa Maria, di Caramagna - Salvetti Maria, Goloso - Bausola Stefano, Torino - Gallo G. Battista, Benevagenna - Peretti Teresa, Usario - Stavarenio D. Gio. Batt. - Rosetto Celestina, Cumiana - Migliavacca Giov. , Castelnuovo Calcea - Sionatti Martino, Strambino - Torchio Angela, Chieri - osso Catterina, Monticelli Alba - Degaspari Giovarmi - Rosso Margherita, Bra - Carugo Giuseppina, Chiuro - Calzoni Rosa Franchino - Arbellino Carlotta, Asti - Lancina Domen., Torino - Ferro Domenico, Montanaro - Ferrero Stefano, Orbassano - Gerra Gambarogno, Canton Ticino (Svizzera) - Sartirana Alessandro - Aichino Carolina - Malino Stefano, Calarengo - Sella Secondina, Crasi Mosso di Biella - Rosatto Giuseppe, Orbassano - Grandi Giuseppe, Rufia - Viaggo Maria, Caresano - Gallo Amato - Gariglio Francesco - Bonansea Angela, Luserna - Montersino Catterina, Carmagnola - Tricca Filomena, Cabosso Riva di Chieri - Gianoglio Domenica - Lachia Catterina, S. Martino Canavese - Devalle Francesco, Cavallerleone di S. Secondo - Dominici Maria, Carignano - Rebuffo Maria Francesca, Cuneo - Balla D. Enrico, parroco, Savigliano Micca - Rosella Lina - Russi Domenica, Saluzzo - Giacolina Serafina, Fobello - Staccione Margherita, Torino - Vuillermin Clotilde, Valle d'Aosta St.-Vincent - Rossi Maria, Dusasso - Gallina Maria, Agnella Belbo - Tesio Felicita Martinolo, Torino - Arborio Mella Alessandro - Piovano Teresa, Cambiano - Pios Teresa, Torino - N. Giuseppina - Scagliatti Pietro fu Paolo , Camagna Monf. - Casale Gio. Batt., Veirolengo - Maspoli Carolina, Torino - Allinei Teresa, CostiglioleStura Maddalena - Torti Maria, Torino -Tesio Catterina, Torino - Contino Vittorio, Romano Canavese - Rubatti Maria - Catania Francesca - Massa Luigia V. Barra - Grandis Vittoria, Orbassano - Piccola Stura - Enrico Giovanna., Romano Stoffa- Morra Giuseppe, Chieri - Dente Pietro, Caramagna Prono Margherita, Torino - Vedova Bagnara Maria, Sestri Ponente - Arnando Margherita, Marene - Mondino D. Gio. Batt., Mondovì - Castellano Pasquale, Casale Monf. - Re Luigia, Confienza. Mariano Rigozzi, Sortino - Manin Cormelli Bodratti, Alessandria - Pedezzoli Angelo, Erbanno - Ottelio Catterina - Caccia Annunciata, Gandino - Zelinda Proletti, Verciano - Peracchio Giuseppe, Lu - Sac. S. M. Cardo, parroco, Villurbana - Il. Markevicz, Lemberg - Segala Margherita, Cittadella - Caravello Colombano, Mondovì- Reggio Margherita, Strevi - Gido Santa, San Bonifacio - Giuseppe Rampazzo, Padova - Salvotti D. Francesco, Pescarso - Scarrone Carolina, Bozzole - Avv. T. Pollcdri, Padova - Sac. prof. Cesare Viola, Milano - Rota Eufrasia, Lazzarone - A. Zanetti, Drena (Tirolo) - Carrera Luigia, Valgreghentino - D. Antonio M. Balladore, prevosto, Beinasco - D. Giovanni Bollorotti, parroco, Vico Bagnone Ortensia Piani, Piacenza - Teologo Bernardo Arato, Cavour - Francesco Delpedro, Trasquera - Tozzi Giuseppe, Mamma - N. N., Mandas (Cagliari) - Novelli D. Angelo, Vignola - Macciò Annetta, Cremolino - Montegrosso Giuseppe, Carmagnola - Maria Gardellin, Sondrigo (Vicenza) - De Cardina, Torino - B. B., Torrione -lato Maddalena Patrncco, Rive Vercellese - Vela Beatrice, VeroUngo - Grosso Maria, Trinità - M. Staffei, Saluzzo - Giuseppe Rampazzo, Padova - Teodora Borelli, Germ-asino - Sala sac. Antonio, Perga - Ruschena Vittoria, Vigndle - Merati Luigi, Bonate Sopra - La famiglia Trisogiio, N. N. - M. Tallandini, Bagnacavallo - Carbonatti Rosa, Cnorgnò - Schiapparelli Giovanni, Occhieppo Inf. - Panizza Giuseppe, Orsara Bormida - Bernardo D. Tarditti, Bricco di Cherasco - Gianmaria sac. Trio, Putignasso - Panizzi D. Giovanni, Palmanova - Angelo Cozzio, Mortaso - Bergonzo M., Tortona - Ragazzini Carolina, Gussola - Lutterotto L., Caldaro - Sorelle Gilardi, Lecco - E. T., S. Stefano d'Aveto - Teresina Garbari, Vezzano - Martelli M. Teresa, Strambino - Rozza ing. Francesco, S. Angelo Lodigiano --Vico D. Tommaso , Castellinaldo - Pischedda avv. Efisio, Oristano - Gavirielli Giuseppe, Bellinzago - Sorelle Croce, Pinerolo - N. N., Pianezza - G. E., Torino - Rossella Lima, Torino - Carolina Ferrante, Torino.

(1) Per particolari ragioni sopprimiamo talvolta nel Bollettino i nomi di quelli che ci consegnano relazioni di grazie.

FESTE IN ONORE DI MARIA AUSILIATRICE

in varie città.

Ci pervengono da molte città e paesi d'Italia e dell'estero consolanti relazioni di grandiose feste celebratesi nello scorso Maggio in onore di Maria Ausiliatrice, che il popolo va sempre chiamando col nome di Madonna di Don Bosco.

Moltissimi predicatori del Mese Mariano, ad un semplice invito di qualche pio Cooperatore Salesiano, od avendo letto quanto scrivemmo noi su tal proposito nel nostro Bollettino, fecero uno o più discorsi per ravvivare nel popolo la divozione verso la Vergine SS. Ausiliatrice. In moltissime chiese vi s'aggiunse una Conferenza Salesiana.

Di tutto sìa gloria a Dio ed alla potentissima Ausiliatrice del popolo cristiano.

Tanto bene come venne? In molte parrocchie parti la scintilla di dette feste ed anche delle più splendide dallo zelo di qualche umile Cooperatore o pia Cooperatrice. La loro iniziativa incontrò pronto favore e fruttò esito così consolante. Serva questo di conforto e di santa soddisfazione per queste pie persone e sia d'incoraggiamento ad altri molti a fare altrettanto l'anno venturo.

Ci è caro inoltre di poter annunziare che in molte chiese si è già esposta alla pubblica venerazione l'immagine di Maria Ausiliatrice, ponendola come sotto quadro in qualche importante altare o dedicandole cappella od altare appositamente eretto o rinnovato. In qualche chiesa si fece dipingere il quadro di Maria Ausiliatrice da valente pennello, in moltissime si adottò la grande e riuscitissima oleografia fatta da noi eseguire l'anno scorso e della quale. già parlammo più volte. I fedeli accorrono a quegli altari non solo nel mese di Maggio, ma tutto l'anno; quindi è perenne colà la manifestazione di pietà e di ardente divozione che si dà alla Vergine SS. Ausiliatrice, alla Celeste Ispiratrice e Sostenitrice delle opere di D. Bosco, alla Gran Madre di tutti i Salesiani e dei loro benemeriti Cooperatori e pie Cooperatrici.

Alì Marina (Sicilia)

Ricaviamo alcuni brevi tratti dai bellissimi articoli pubblicati su tale festa dall'ottimo Corriere Peloritano di Messina, dolenti di non poterli pubblicare per intero.

« La domenica ultima di maggio il collegio femminile salesiano di Alì solennizzò per la prima volta la festa di Maria SS. Ausiliatrice, sotto la cui protezione è surto quel benefico istituto.

» Alle ore 9 ant. giungeva alla stazione ferroviaria l'Ill.mo ed Eccell.mo Arcivescovo di Messina. Il ricevimento fattogli dal popolo fu un vero trionfo.

» Giunto Mons. Arcivescovo nella chiesa salesiana, indossò gli abiti pontificali e celebrò la santa Messa.

» Alle ore 11 vi fu la Messa solenne con assistenza di S. E. R.ma Monsignore, il quale, finita la messa, rivolse al popolo, che gremiva la chiesa, un bellissimo discorso sull'importanza del Sacramento della Cresima, e quindi lo conferì ad alcune alunne, preparate per la circostanza.

» La Messa fu cantata egregiamente dalle alunne del collegio con accompagnamento di harmonium,

» Quale giubilo in quei buoni abitanti ! Quel giorno per loro fu un avvenimento.

» In quella ricorrenza quasi tutti vollero accostarsi alla s. Mensa, per partecipare così nel miglior modo alla festa di Maria SS. Ausiliatrice.

» Più tardi Monsignore assisteva ai giuochi, coi quali vengono intrattenute le fanciulle del villaggio nell'Oratorio festivo, aperto da quelle buone Suore di Maria Ausiliatrice.

» E là ci è stato dato di ammirare messo in pratica il vero sentimento della democrazia, auspice la santa istituzione dei Salesiani.

» Attesa la ristrettezza dello spazio concessoci ci asteniamo con dispiacere di infornare i nostri lettori dello sviluppo che ha preso l'anzidetto collegio, e dell'accademia che in questa circostanza ebbe luogo nello stesso.

» Noi assistevamo commossi al succedersi di tutte quelle feste, ed un sentimento di santa invidia ci predomina nel pensare sul perchè noi ancora non possiamo aver la fortuna di ospitare tra noi i RR. Sacerdoti Salesiani e le loro molteplici istituzioni. Ma ci affida la promessa formale da loro data, che quel giorno sospirato non sarà lontano.

» Il sole già volgeva al tramonto e noi lasciavamo quel fortunato villaggio tra le grida di Viva Monsignor Arcivescovo, che mescolavansi al lieto squillo delle campane.

» Quanto han dovuto dal cielo compiacersi quelle anime fortunate dell' avv. Marini e della sua consorte, che hanno saputo tanto bene impiegare i loro averi in questa così provvida istituzione. Quante benedizioni s'innalzeranno al cielo in pro di quelle anime benedette.

» Oh se tanti nobili e ricchi patrizi fossero compresi dei veri bisogni del popolo nel secolo nostro, non disperderebbero i loro denari in tante sciocchezze che non apportano nessun bene !

» Prima di chiudere questa modesta rivista, sentiamo il dovere di ringraziare affettuosamente il R.do Don Chiesa egli altri sacerdoti della Pia Società Salesiana, venuti per quel giorno da Catania, delle loro cortesie usateci in quella ricorrenza. »

Catania.

Dalla Campana di Catania

Devotissima e davvero corrispondente al concorso che vi è stato in tutto il mese di Maggio fu la festa di Maria SS. Ausiliatrice celebratasi nella chiesa di S. Filippo Neri, uffiziata già da alcuni anni dai Salesiani nella nostra città. La Comunione generale fattasi in sul mattino dai fedeli fu numerosissima e stupendo il fervorino recitato da un Sacerdote Salesiano prima della Comunione.

Alle ore otto si celebrò una seconda Messa per tutti gli Istituti Salesiani della città. Vi erano i convittori dell'Istituto di S. Francesco di Sales, le figlie del Conservatorio delle Verginelle, gli alunni delle scuole diurne di S. Filippo e le figlie dell'Oratorio festivo femminile.

Pareva che da tutti questi diversi Istituti di D. Bosco raccolti ai piedi di Maria SS. in un giorno così caro si andasse a gara coll'ottimo e devoto contegno, con melodici alternati canti e con preci diverse, ad onorare la loro buona e comune Madre Ausiliatrice. Prima della Comunione parlò il Reverendo Sac. D. Tullio Allegra, con parole accese e piene d'unzione. Fece pure grata impressione l'esecuzione di un facile canto fatto durante la Comunione dai piccoli alunni delle scuole diurne dei Salesiani. Per esser la prima volta che essi si espongono al pubblico, non si poteva aspettare di meglio.

Alle dieci si eseguì in Messa di Maria Ausiliatrice di Mons. Cagliero, e recitò acconcio panegirico il Rev.m° P. Ignazio Rìzzo.

Alla sera, dopo i Vespri solenni, impartì la benedizione del SS. Sacramento il Reverendissimo Can. Marcenò. Tanto la Messa cantata che i Vespri riuscirono ottimamente, vuoi per il decoro e la gravità delle sacre cerimonie, vuoi per la precisa e maestrale esecuzione della musica, e sopra tutto per il continuo concorso dei devoti all'altare della Vergine Benedetta. La quale ultima cosa se in modo particolare ci rese più cara questa festa, ci fu causa ad un tempo di grande consolazione, sapendo bene che la divozione a Maria è la più copiosa sorgente di benedizioni per la nostra città.

GARA CATECHISTICA

Una solenne Gara catechistica aveva luogo il 12 Giugno u. s. nell'Oratorio Salesiano di Torino, alla presenza dell'Ill.mo e Rev.M° Monsignor Agostino Richelmy, Vescovo d'Ivrea, circondato da parecchi distinti personaggi del clero e del laicato torinese e dai Superiori ed alunni dell'Istituto. .

I gareggianti, in numero di cinquanta, tutti giovanetti artigiani, erano schierati in due palchi all'uopo preparati. Da una parte i tipografi fonditori, compositori, stampatori, legatori e librai ; dall'altra, nel palco di fronte, i calzolai, sarti, falegnami, fabbriferrai e scultori.

Dopo un breve discorsetto d'occasione, letto da uno dei gareggianti, in auguravasi la Gara, la quale era divisa in quattro parti, che venivano intermezzate da scelti pezzi di musica eseguiti dalla Banda dell'Istituto.

Parte 1a. - Estrazione a sorte di domande del Catechismo Diocesano per gli adulti (detto anche Catechismo Grande), lette dal. Direttore della Gara, alle quali i gareggianti uno per parte dovevano rispondere con precisione letterale.

Parte 2a. - Domande scambievoli fra i gareggianti estratte dal detto Catechismo. In questa 2a parte ciascun interrogato, dopo aver risposto all'indirizzatagli domanda, ne rivolgeva subito un'altra di sua scelta all'avversario, leggendola sul libro che teneva in mano.

Parte 3a. - Domande scambievoli fra i gareggianti sopra il detto Catechismo Grande e sopra il Catechismo Piccolo (noto in Diocesi sotto il nome di Catechismo pei fanciulli), eccettuate le lezioni sulle principali solennità della Chiesa. In questa 3a parte, come nella seguente, le domande si facevano a memoria, senza libro in mano, dai singoli gareggianti, dopo aver risposto all'interrogazione dell'avversario.

Parte 4a. - Domande scambievoli tra i gareggianti vittoriosi sopra amendue i Catechismi, senza alcuna eccezione di materia e senza libro in mano.

Ogni volta che alcuno dei gareggianti non sapeva rispondere, o rispondeva men che esattamente alla domanda fattagli, l'avversario stesso alzava la destra verso il banco di presidenza, ed allora un tocco di campanello indicava al vinto di ritirarsi dal combattimento. Questi, prima di abbandonare il campo, rivolgeva ancora una domanda al suo vincitore , il quale talvolta rimaneva ancor lui vinto, e discendevano perciò dai palchi entrambi sconfitti.

Susseguendosi così le domande e le risposte e ritirandosi ad ogni tratto qualcuno dalla lotta per mancata risposta, le file dei gareggianti si diradavano, e la Gara finiva per isvolgersi tra pochi più valorosi, i quali, spronati dall'esito felice che loro arrideva, persistevano nella lizza sempre con maggior ardore, fino a tanto che, superato ogni rivale, rimaneva solo sul campo l'ultimo superstite. Questi allora, al suono della marcia reale , veniva salutato PRINCiPE DELLA GARA e riceveva dalle mani del Superiore il vessillo dei vincitori.

È uso tuttavia che i quattro ultimi sconfitti partecipino all'onore del trionfo e formino quasi un corteggio al Principe. Ci è caro, ad incoraggiamento dei giovani stessi, dare qui per ordine di merito i nomi dei vittoriosi

Vela Manfredi da Verolengo, fabbro-ferraio, Principe.

Consolini Angelo da Bogliaco (Brescia), falegname, 1° Console.

Giona Felice da Schierauco (Novara), falegname, 2° Console.

Ferrari Francesco da Cremona, libraio, Legato.

Gagliardi Camillo da S. Salvad. Monf., tip. fonditore, Alfiere.

A maggior emulazione poi non solo tra i singoli giovani, una ancora tra i gruppi distinti, secondo i laboratorii rappresentati, una bandiera tenuta dai giovani gareggianti, indicava, durante la lotta, il laboratorio vincitore a cui appartenevano, passando così, ora all'uno, or all'altro campo, in dominio del partito vittorioso.

Brevi ed infuocate parole dell'Eccellentissimo Vescovo presente chiudevano la solenne Gara, eccitando nell'animo di tutti un vivo desiderio che si ripetano di frequente tali utilissimi saggi catechistici o lasciando ben consolato l'animo del Catechista Don Anacleto Ghione, anima e vita di questi trattenimenti.

Quanti tra i nostri lettori si trovassero nel caso di adoperarsi a promuovere lo studio del Catechismo per mezzo di tali Gare, siano sempre meglio convinti degli ottimi frutti che se no possono ricavare.

ESCRCIZI SPIRITUALI PER LE MAESTRE e per altre pie signore e Cooperatrici Salesiane.

Anche in quest'anno, nella Casa di Maria Ausiliatrice in Nizza Monferrato, avranno luogo alcuni giorni di Esercizi spirituali per le Maestre ed altre pie Signore e Cooperatrici Salesiane, che desiderassero di attendere colla dovuta tranquillità di spirito alle cose dell'anima e dell'eternità.

Un buon numero di esse vi presero parte negli anni scorsi con viva loro soddisfazione; speriamo che altrettanto sia per avvenire nell'anno presente.

Pertanto, imitando l'esempio del compianto nostro D. Bosco, il Sig. D. MICHELE RUA fa loro caldo invito ad intervenire numerose; e qualora non potessero recarsi quelle degli anni passati , egli le prega ad inviarvi le proprie figliuole o sorelle, oppure indirizzarvi altre pie donne o donzelle del paese, conoscenti od amiche.

La pensione è fissata a lire 20; per le maestre a L. 15.

Gli Esercizi cominceranno la sera del 3 agosto e termineranno il mattino del 12. Essi saranno dettati da Sacerdoti Salesiani.

Chi intendo di prendervi parte è pregata a significarlo, non più tardi del 30 luglio , alla Superiora delle Suore di Maria Ausiliatrice in Nizza Monferrato.

NB. Nizza Monferrato ha stazione propria sulla linea ferroviaria di Alessandria-Cavallermaggiore.

BETLEMME

Dall'Orfanotrofio cattolico della Santa Famiglia.

Betlemme, 20 marzo 1892.

La pioggia ed il bel tempo.

La Palestina in questa stagione è leggiadra. Sotto i caldi raggi d'un sole primaverile , il suolo irrorato dalle abbondanti pioggie invernali si è rapidamente coperto di fiori. Le roccie stesse, sì nude e sì aride per qualche tempo, si nascondono in parte sotto verdeggianti tappeti. Dappertutto dove avvi un po' di terra, un piccolo fiore spunta e sboccia come per incanto. Il cangiamento si produce a vista d'occhio. Sfortunatamente, al dir dei nostri saggi agricoltori, le pioggie cessarono troppo presto e la siccità che incomincia dà inquietudini per la prossima raccolta.

Le cavallette.

Siamo minacciati da un grande flagello. Le cavallette allo stato di bruco, cioè non ancora provviste d'ali, hanno fatto la loro comparsa sopra alcuni punti della Terra Santa, sulle spiaggie del Giordano nei dintorni di Gerico. Il Governo si è scosso, ed il Pascià di Gerusalemme, accompagnato da un distaccamento di soldati, è partito colla musica alla testa per Gerico, affin di dare esempio e coraggio alle popolazioni minaccìate, perchè si temono terribili guasti. Questi piccoli animali, come ognuno sa, viaggiano in bande innumerevoli e sono provvisti di un appetito veramente formidabile. Speriamo che S. Giuseppe dì cui abbiamo celebrato la festa ci proteggerà e ci preserverà.

La festa di S. Giuseppe.

Ieri abbiamo celebrato con tutta la solennità possibile la festa di S. Giuseppe. Il Protettore della Sacra Famiglia, Patrono della Chiesa universale, avrà sorriso alla nostra povertà , ma le numerose e devote Comunioni de' nostri cari fanciulli hanno certamente rallegrato il suo cuore paterno.

Per la seconda Messa, le buone Suore di S. Giuseppe ci hanno favorita la loro cappella, più vasta della nostra. La Messa solenne, con diacono e suddiacono, fu cantata in modo soddisfacente, con accompagnamento d'harmonium. Se non fosse pei costumi dei fedeli e pei tappeti di paglia che sostituiscono le sedie , si sarebbe creduto trovarsi in una chiesa d'Europa ; e forse il paragone è in nostro favore, perchè fanciulli e adulti mostrarono un raccoglimento che raramente si vede nei nostri paesi d'Europa. Dopo la Messa abbiamo augurato buona festa alla venerata Superiora e l'abbiamo ringraziata della sua ospitalità.

Siccità.

Se la siccità della terra inspira inquietudini pei raccolti, la siccità della borsa dell'Orfanotrofio è passata, si può dire, allo stato cronico. Noi supplichiamo i cari e generosi protettori dell'Opera della Santa Famiglia a procurarci altri benefattori , che facciano discendere una rugiada feconda su questa povera borsa. La diminuzione delle risorse è straziante; non solo non possiamo fare tutto il bene che da noi si attende, ma se il disavanzo continua, noi saremo nella dura necessità di diminuire il numero dei nostri fanciulli. E come abbandonare ai lupi dello scisma e dell' eresia questi poveri agnelli che il Signore ci ha confidato ? Oh ! San Giuseppe, venite in nostro aiuto !

La chiesa del Sacro Cuore.

La chiesa che il Sig. Can.° Belloni stava innalzando al Sacro Cuore è quasi terminata. Questo nostro Superiore ringrazia di tutto cuore Iddio, che si è degnato servirsi della sua povertà e debolezza, per innalzare una chiesa in onore del Cuore adorabile del suo Divin Figlio, in questa piccola città di Betlemme, dove questo Cuore adorabile ha palpitato per la prima volta in una vita completa ed indipendente della vita di sua Madre Immacolata. Possa questa chiesa essere un pegno dell'amore e delle misericordie del nostro Salvatore per la sua disgraziata patria !

Gli ultimi echi del carnevale.

Il carnevale è terminato per dar luogo alle austerità della Quaresima. Prima di seppellirlo, i nostri giovani vollero dargli il loro addio, e il lunedì grasso diedero una grande rappresentazione, alla quale molti RR. PP. Francescani ed alcuni altri Ecclesiastici fecero l'onore d'assistervi. Un dramma cristiano, l'Imperatore Giuliano, fu rappresentato con successo. E consolante fu il vedere la Giustizia divina punire anche in questo mondo i colpevoli e far trionfare la causa del giusto. I terrori e la morte di Giuliano, che la storia ha bollato col nome di apostata, come pure il trionfo dell'eroe cristiano Gioviano furono applauditi con entusiasmo. Ma i giorni grassi non potevano terminarsi senza qualche farsa brillante. La nota gaia ci fu data dalle avventure di quel povero signor Timiducci, la cui timidità e poltroneria presenta scene fantastiche.

Il ritorno di S. E. il Patriarca latino.

Col carnevale disparve il colèra. Le quarantene sono finalmente tolte ed il nostro Ec.m° Patriarca ritorna da Beyrouth, dove fu lungamente trattenuto per le quarantene. Deo gratias !

Il suo ritorno renderà tutto il lustro alle processioni solenni che vanno ogni sabbato a venerare i Luoghi Santi durante la Quaresima. Esse sono veramente imponenti. Il Patriarca presiede la funzione; assistito da tutto il suo capitolo, e seguìto da numerosi pellegrini. Un distaccamento di soldati turchi rende gli onori militari all'arrivo del corteggio ai Luoghi Santi.

....Addio; il mio pensiero vola sovente a Torino; ma qual fortuna è il poter pregare su questa terra calcata dai piedi divini del nostro Redentore !

A. N.

Betlemme, 30 Aprile 1892.

Aspettazione dei pellegrini - Qualche parola sulla Settimana Santa.

Dopo i dolorosi ricordi della Settimana Santa e le gioie della Risurrezione, questa Terra Benedetta si prepara a ricevere gli annuali pellegrinaggi che sono la sua vita, non solamente per l'elemento spirituale che questi atti di fede ravvivano e raffermano nelle anime, ma anche sotto il punto di vista puramente materiale. In effetto, l'arrivo dei pellegrini arreca profitto al commercio del paese, sia per lo sborso di danaro che ne risulta, sia per l'attività più grande delle relazioni commerciali coll' Europa. Anche il Giudeo aspetta con gioia questo momento, per ismerciare la sua mercanzia e per realizzare i suoi piccoli benefizi.

Ma lasciamo questo punto di vista che ha poco interesse per un'anima cristiana, e gettiamo rapidamente un colpo d'occhio sulla Settimana Santa a Gerusalemme.

Io non descriverò gli splendori della Chiesa cattolica a Gerusalemme.; D'altronde l'han già fatto altri prima di me e meglio.

Ma ohimè ! queste cerimonie non possono svolgersi con tutta libertà. Il tempo è loro misurato con una desolante parsimonia. Dio mio ! quando verrà il giorno, in cui la vostra santa religione sarà la sola padrona dei vostri preziosi santuarii !... Che dolore pei fedeli essere obbligati d'abbandonare momentaneamente questi luoghi santificati dalla passione e dalla morte dei Salvatore, per cederli a coloro che misconoscono le parole di Gesù Cristo, affin di persistere nella loro rivolta contro il Successore di Pietro! Per questo la Settimana Santa è doppiamente dolorosa pei cattolici della Palestina.

Tra le pratiche dei scismatici, quella che attira più grande concorso di popolo è la cerimonia del fuoco sacro. I scismatici greci danno a credere che essi hanno il privilegio del fuoco sacro, cioè di un fuoco acceso miracolosamente il Sabato Santo nel Santuario del Santo Sepolcro. Quel giorno una folla compatta si accalca nella vasta chiesa ; ciascuno tiene un piccolo cero in mano. La folla è sì densa, che non raramente avvengono accidenti. Inoltre alcune volte certi cattivi buffoni sollevano qualcuno sopra la folla e provocano così esclamazioni e risa, che grandemente dispiacciono alla pia adunanza.

All'ora fissata il Patriarca greco-scismatico, accompagnato da due diaconi, penetra nella piccola cappella del Santo Sepolcro. Dopo alcune cerimonie ed invocazioni, la folla vede comparire il fuoco sacro da una delle aperture. In un batter d'occhio tutti i ceri sono accesi; la folla presenta allora l'aspetto di un mare di fuoco e si vede una nube di fumo uscire dalle finestre superiori del tempio. Le diverse sette scismatiche, Armeni, Cofti, Siriaci, Caldei , pagano somme assai considerevoli per aver parte a questo fuoco sacro, che i Greci pretendono avere dal Cielo. Quanto è triste questa cosa !

Visita di Monsignor Luigi Piavi patriarca latino di Gerusalemme.

Il nostro Orfanotrofio ha avuto domenica scorsa la buona ventura di ricevere la visita di Sua Ecc. Monsignor Luigi Piavi, patriarca latino di Gerusalemme. Sua Eccellenza era stato chiamato a Betlemme per l'occasione delle nozze d'oro di un venerabile Padre Francescano, che celebrava il cinquantenario del suo sacerdozio. Il nostro venerato Patriarca , dopo aver ricevuto i giovani e tutto il personale , si trattenne lungamente coi nostri superiori, dipoi visitò la nostra chiesa del S. Cuore, testimoniando la sua alta soddisfazione a D. Belloni per aver potuto condurre a buon fine un'opera di tale importanza. Sua Eccellenza ebbe una parola graziosa per tutti: si degnò dire al nostro caro confratello D. Useo nel momento della partenza, stringendosi la mano di lui sul cuore: « Voi siete un mio caro amico. »

Noi, pieni di riconoscenza verso l'esimio Prelato, conserveremo piamente il ricordo della sua visita, persuasi che la sua benedizione è pegno delle benedizioni del Signore sopra dì noi e sopra le nostre opere.

La chiesa del Sacro Cuore.

I lavori della nostra chiesa del Sacro Cuore s'appressano al fine. L'altar maggiore è compito. La statua colossale del Sacro Cuore domina l'altare e tutta la chiesa. Essa si eleva dal fondo del coro sotto la cupola, dove il pittore ha rappresentato un'apparizione del Divin Maestro alla Beata Margherita Marìa Alacoque, dimodochè il pensiero dei fedeli sarà costantemente portato verso il Cuore adorabìle di Gesù. Fra 15 giorni tutto sarà terminato ; l'inaugurazione avrà luogo il 24 di maggio prossimo, festa di Maria Ausiliatrice, la cara e potente protettrice di Don Bosco e dei Salesiani.

I nostri raccolti.

Nell'ultima mia corrispondenza manifestava timori riguardo ai nostri raccolti; ma il buon Dio ci ha mandato abbondanti pioggie, che cangiarono i nostri timori in liete speranze. Il pericolo delle cavallette pare scomparso , e noi possiamo ringraziare il Signore della sua misericordia.

A. N.

Sac. G. B. Lemoyne

CRISTOFORO COLOMBO

Decima edizione intieramente rifatta. Un elegante voi. in-16° di pag. 536 - L. 1, 50.

Per la Congregazione Salesiana, le feste che si celebrano a Genova pel quarto centenario della scoperta dell'America, sono, si può dire, una festa di famiglia. Basta volgere uno sguardo alla carta dell'America del Sud, per vedere quanti missionari nostri si sono, in questi ultimi anni, slanciati a domandare la loro parte d'eredità in questa vigna del Signore, così vasta, così feconda, da formare le speranze più belle della Chiesa. Da Mons. Cagliero all' ultimo catechista di Puntarenas, laggiù nella Terra del Fuoco , tutti guida lo stesso spirito, lo stesso zelo una la fede, uno l'intento, una la bandiera, una la ricompensa ; il manipolo della messe di Dio , manipolo copioso , stretto in pugno da quegli operai fino al momento di portarlo lassù, testimonio del lavoro, dei sacrifici, dell'olocausto di se stessi.

E mentre i Missionari Americani inviano dalle loro stazioni oggetti per l'Esposizione, ed altri di qui si dispongono a tener conferenze apposite, un altro Salesiano, già noto per lodati lavori storici, li emula nella gara di riconoscenza, che anche essi vogliono dimostrare a chi scoprì il campo delle loro fatiche e delle loro vittorie.

Il sacerdote GIAMBATTISTA LEMOYNE va a dividere coi nostri Missionari il merito di contribuire alla mostra Salesiana dell'Esposizione. A lui era sprone la patria del grande navigatore, che fu anche la culla sua; e l'amor della terra natìa, e la memoria delle patrie glorie, e gli alti ideali di arte e di fede, sgorganti uniti sotto la sua penna smagliante, gli hanno fatto compilare una nuova Vita di Cristoforo Colombo, in cui non sai se più trionfi il navigatore, il messaggero del Vangelo o il figlio della Repubblica di Genova, tanto congiunto si trovano in tutta l'Opera queste tre qualità di Cristoforo. Tutta la vita di Genova di quell'epoca, tutta la fede di Colombo, tutte le sue vicende, quali giorno per giorno le consegnò lui stesso ai giornali di bordo (il che è non piccolo pregio dell' opera), si trovano così intrecciati e così vivi nelle pagine del sac. Lemoyne, che tu vivi la vita d' allora, palpiti con Colombo, ringrazi il Cielo come cattolico, piangi di gioia come italiano. E se qualche cosa ci spinge a raccomandare quest'Opera, non è davvero il fatto che essa sia nostra e di uno dei nostrì scrittori; ma è la verità, la luce purissima che quest'Opera riflette su Colombo, tale che non è più possibile a quelli che di Colombo vorrebbero fare un avventuriero, per non vederlo cattolico convinto, apportatore della fede, non è più possibile , diciamo, sperar quartiere. La figura di Colombo , nella sua purezza, esce viva dall'Opera, come viva stacca dalla magnifica incisione che abbella il volume; i suoi viaggi, sulla falsariga del suo giornale di bordo, diventano un'attrattiva, quale non furono mai neppure i libri di Viaggi più in voga ; le notizie storiche , le ricerche , gli aneddoti, il quadro della vita genovese e spagnuola del quindicesimo secolo la rendono un'Opera che non si lascia se non alla parole FINE.

Noi lo raccomandiamo specialmente alla gioventù. A lettura finita essi ci ringrazieranno del dono e faranno tesoro di tante verità storiche, sconosciute ai più e indispensabili a sapersi ai nostri giorni, in cui anche la storia porta l' impronta della leggerezza dei tempi.

Cooperatori defunti nel Maggio e Giugno 1892.

1 Aquarone D. Giacomo , prevosto - Torazza (Porto Maurizio).

2 Artalo Ernesta nata Salghelli-Drioli - Zara (Austria).

3 Baccini Angela nata De Cavi-Ovada (Alessandria).

4 Baudino Antonio fu Gio. Batt. - Chiusa di Pesio (Cuneo).

5 Barattini Teodosio - Vergato Monteso (Bolognao.

6 Beraldi D. Giuseppe, Arciprete - Vallerano (Genova).

7 Bernardi D. Edoardo - Magadino (Svizzera).

8 Botta Francesco - Viariggi (Alessandria).

9 Bonardi Giacomo - Idro (Brescia).

10 Bonomi D. Luigi, Parroco-l'adorno d'Adda (Corno).

11 Boscolo D. Luigi, Parroco - Chioggia Sottomarina ( Venezia).

12 Bossi D. Luigi. Arciprete - Casalmorano (Cremona).

13 Cacciatore Giuseppe. Causidico - Casalborgono (Torino).

14 Catterini D. Giacomo, Arciprete - Carbonera (Treviso).

15 Chiardi Matilde ved.a Bertagna - Castelnuovo d'Asti (Alessandria).

16 Chiavero Felicita veda Benedettini - Torino.

17 D'Amico Serafina - Mascali Nunziata (Catania).

18 Delitala di Manca Marchese Ferdinando - Villanova Monteleone (Sassari).

19 Dolfi D. Marco, rettore - Bergatto (Parmao.

20 Dona D. Giovanni - Belluno. -

21 D'Oncien Contessa Lucia- Cremona. 22 Dongias Dope Fortlani - Londra (Inghilterra).

23 Fabbroni D. Silvestro - S. Piero in Bagno (Firenze).

24 Fannelli D. Gaetano , Parroco -Chieve (Salerno).

25 Feletti D. Andrea, Mans. Apost. - Treviso.

d6 Fiegna D. Francesco, Canonico - Conto (Ferrara).

27 Frattini D. Antonio, Provi,. Gen. - Subiaco (Roma).

28 Gaglione D. Francesco, Arciprete Rivarolo Ligure (Genova).

29 Galanto Mons. Antonio - Treviso. 30 Gasparini Gio. Batt. fu Giacomo - Idro (Brescia).

31 Gastaldi Bernardina nata Bessone - Chiusa di Pesio (Cuneo).

32 Gattoni Mais. Antonio Roma.

33 Gerbi Donato - S: Pietro in Frassino (Arezzo).

34 Girardella Maria - Esto (Padova). 35 Lagofreddo Matteo - Tuero (Belluno).

36 Lovera D. Carlo, Prevosto   San Rocco di Bernezzo (Cuneo).

37 Malfatti Olimpia - Lucca.

38 Manacorda Benedetto - Mombollo Monferrato (Alessandriao.

39 Marega D. Antonio - Cormons (Austria).

40 Mariani D. Celestino - Camerino (Macerata).

41 Martinengo Comm. Giuseppe - Savona (Genova).

42 Mascoti Giuseppe - Corrodo (Austria).

43 Molai Don Giovanni, Prevosto - S. Pietro (Firenze).

44 Mezzadri D. Ferdinando - Parma. 45 Milani D. Zaverio, Parroco - Curzolo (Novara).

46 Molinari D. Luigi, Rettore - Fugazzolo (Panna).

47 Parodini Mons. Vincenzo - Sarzana (Genova).

48 Perini D. Giovanni - Valeggio sul Mincio (Verona).

49 Piccoli Cecilia - Vezzano (Tirolo). 50 Piccone Ambrogio di Eugenio- Varazze (Genova).

51 PolveriniD. Domenico - Montigliari (Firenze).

52 Razziai Francesco - Villafranca in Lunigiana (Massa Carrara). 53 Recanatini D. Raffaele   Montagnolo (Ancona).

54 Rosani Catterina - Brescia. 55 Sala Lucia - Brivio (Como).

56 Salghelli-Drioli Emma - Zara (Austria).

57 Saraggi D. Giuseppe, Cappellano - Cassola (Vicenza).

58 Solari D. Luigi, Canonico - Lavagna (Genova).

59 Spegazzini D. Luigi - Treviso.

60 Stardoro Antonio - Vigone (Torino). 61 Taori Ingegnere Antonio - Brescia. 62 Tosolini D. Vincenzo, Parroco - Qualso (Udine).

63 Vianco Cav. Canonico. Michele - Pinerolo (Torino).

64 Villata Francesca - Vinovo (Torino). 65 Viola Giuseppe - Castronovo (Palermo).

66 Zigliani D. Giov. Battista - Goglione Superiore (Brescia).