BS 1900s|1909|Bollettino Salesiano Gennaio 1909

ANNO XXXIII - N. 1.   Torino, Via Cottolengo 32.   GENNAIO 1909.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI Dl D. BOSCO

SOMMARIO: Il Sac. Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane 1 L'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice nel 1908 8 Avviso importante 9 La Solenne consacrazione del Tempio di S. Maria Liberatrice in Roma .   . .   10 TRA I FIGLI DEI. POPOLO: Cronaca degli Oratori Festivi : Cagliari, Trino Vercellese, Spezia, Roma - Altre notizie    14 Tra gli Emigrati : New York 15 DALLE MISSIONI: Matto Grosso (Brasile) : Da Cuyabà alle sponde del Rio Vermelho - Patagonia Settentrionale : Un'escursione di 9 mesi nel Territorio del Rio Negro: Un'altra missione - In fascio : S. Ignacio, Palagones, Viedma . . . . 16

Tesoro spirituale   .

IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE.: Invocazione - Pellegrinaggio spirituale - Grazie e graziati . 24

NOTIZIE VARIE: A Valdocco: Il Sig. D. Rua: La festa dell'Immacolata - In Italia : Biella, Borgo S. Martino, Milano, Spezia - In Europa: Aywailles, Écija, Liegi - Nelle Americhe: Buenos Aires, Barranquilla, Cordoba, Quito

Necrologio e Cooperatori defunti    31

Il Sac. Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici di D. Bosco

Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici ,

IDDIO sempre ricco in bontà e misericordia, anche nel 19o8 si è benignamente compiaciuto di colmare di particolari benedizioni l'umile Società di S. Francesco di Sales. Pertanto nell'accingermi a darvi conto delle opere più importanti, che con la grazia divina e coll'aiuto della vostra carità i Figli di D. Bosco poterono compiere l'anno passato, mi pare che non possa dispensarmi dal prenderne argomento per eccitare anche in voi i sentimenti della più profonda riconoscenza.

Il Signore benedice l'Opera Salesiana.

In primo luogo v'invito a rendere a Dio le più vive azioni di grazie pel bene che Egli si degna compiere per mezzo dei Salesiani.

Nei viaggi da me compiuti in Italia e in Oriente ho visitato molte nostre case, ove mi son fermato quant'era necessario per avere un giusto concetto dell'andamento delle medesime. Orbene, da quanto ho visto co' miei occhi, udito colle mie orecchie, e, direi, toccato colle mie mani, mi è di vero conforto il poter affermare che il Signore continua a benedire la Pia Società Salesiana, e che non cessa di servirsene quale strumento di salute per moltissime anime. I nostri nemici speravano forse di spopolare i nostri collegi, distruggere i nostri oratori festivi, ispirare a tutti la sfiducia, anzi il disprezzo verso i Salesiani e privarli dell'appoggio morale e materiale dei Cooperatori. Il Signore mandò in fumo i loro malvagi intenti; infatti continuano ad essere oltremodo numerosi i nostri alunni, i quali corrispondono del loro meglio alle cure dei loro superiori e maestri, cosicchè ineffabili furono le consolazioni che provai nel distribuir loro il Pane degli Angeli, nell'indirizzar loro la parola, nel trattenermi con loro in ricreazione.

E che non siano sterili i nostri sudori a pro' della gioventù, ne son prova perentoria gli antichi allievi da cui mi sono visto circondato ed entusiasticamente festeggiato in quasi tutti gli Istituti visitati. Le calunnie e le persecuzioni dei tristi, ben lungi dall'allontanarli dai loro antichi Superiori e Maestri, segnarono un consolantissimo risveglio di affetto e di riconoscenza, e li spronarono ad unirsi e mostrarsi sempre più fedeli agli insegnamenti ricevuti.

Altra fonte di gioia e di consolazione furono i numerosi e solenni omaggi resi ovunque a Don Bosco Venerabile. Il Bollettino ebbe il compito di registrarne le relazioni, e sebbene la mancanza di spazio gli imponesse di abbreviarle quant'era compatibile, tuttavia dovette scriverne molte pagine sufficienti a darci un'idea dell'alta stima che in tutto il mondo si professa pel nostro buon Padre. Persino in Francia, ove la Chiesa Cattolica ora attraversa un periodo dei più dolorosi, in pubbliche riunioni, tenute nelle chiese, coll'intervento di ragguardevolissimi Prelati, fra il concorso d'immensa folla di popolo si encomiarono le opere straordinarie e sante del Vincenzo de' Paoli del secolo XIX e si cantò solennemente l'inno del ringraziamento. Udii varie persone ripetere che forse di nessun altro Venerabile si parlò tanto quanto di D. Bosco, ed io me ne rallegrai immensamente, perchè in tal modo il nostro buon Padre, sebbene morto da più di vent'anni, adhuc loquitur, parla con quella singolarissima efficacia di parola che il Signore si degnò di concedergli durante la vita. Inoltre a me parve che promovendo siffatte Commemorazioni si entrò sempre meglio nelle viste dell'Em.mo Card. Vives y Tutò, Ponente della Causa di D. Bosco, che nel presentare ai Salesiani le sue cordiali felicitazioni, loro raccomandava di dare la più larga diffusione al Decreto di Venerabilità, che per la sua forma e per la sua lunghezza e molto più per l'entusiasmo con cui è redatto è il miglior elogio che si possa fare del Servo di Dio ed è fatto in nome della persona più augusta ed autorevole di tutto il mondo.

A ciò si unisca la somma soddisfazione da noi provata nell'apprendere che il S. Padre Pio X, gloriosamente regnante, in data 8 luglio u. s. ratificava e confermava la sentenza emessa dalla S. Congregazione dei Riti super cultu nunquam exhibito al Venerabile nostro D. Bosco, conforme i decreti di Papa Urbano VIII. Fu un altro passo fatto dalla Causa di Beatificazione e Canonizzazione del nostro Fondatore, per cui anche i Cooperatori non devono mancare di porgerne a Dio i più vivi ringraziamenti.

A queste care ragioni di conforto non posso fare a meno di aggiungerne un'altra, che fu e continua ad essere motivo di vivissima esultanza pel mio cuore, dico la meravigliosa diffusione che, mercè lo zelo dei Salesiani e dei Cooperatori, va prendendo in ogni punto della terra il Culto di Maria SS. Ausiliatrice. Sì, miei buoni Cooperatori, il numero ognor crescente di grazie che si ottengono da sì tenera Madre, molte delle quali sono d'un'importanza non comune, le innumerevoli feste ad onor suo celebrate con tanta pompa ed entusiasmo e con tanto frutto spirituale dei suoi devoti, il moltiplicarsi delle sue immagini e dei suoi simulacri esposti alla pubblica venerazione, il sorgere incessante di nuovi altari, di nuove chiese e di nuovi santuari a Lei dedicati, tutto insomma il continuo dilatarsi della divozione per Chi fu l'ispiratrice di D. Bosco e da D. Bosco fu proclamata vera fondatrice e patrona delle Opere Salesiane, è per noi un argomento perenne delle più grandi consolazioni. In vero, se lo sviluppo continuo delle Opere di Don Bosco è la prova migliore della costante protezione di Maria Ausiliatrice, anche il diffondersi della divozione a questa dolcissima Madre parmi il pegno più certo di future e maggiori benedizioni.

Avrei ancora molte cose da richiamare al vostro pensiero le quali furono altrettanti pegni speciali dell'assistenza, della protezione e della predilezione che ha Iddio per la Pia Società di San Francesco di Sales. Il fatto stesso di aver chiamato uno dei primi alunni di D. Bosco a rappresentare il Vicario di Gesù Cristo presso un Governo Cattolico, parlo della nomina di Mons. Cagliero a Delegato Apostolico di Costa Rica, costituisce per me una prova di più dell'amore tenerissimo col quale la Divina Provvidenza tratta gli umili Figli di Don Bosco.

Opere compiute nel 1908.

Ma la riconoscenza nostra pel Signore crescerà a mille doppi, se osserveremo un po' specificatamente le opere compiute dalla Pia Società Salesiana nell'anno decorso; poichè, ovunque vi volgiate, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, voi troverete mille argomenti per magnificare la Divina Misericordia. Date infatti uno sguardo a tutte le opere salesiane : agli ospizi gremiti di poveri orfanelli, ai collegi ripieni di cara gioventù, agli oratori festivi rigurgitanti di figli del popolo, in Italia, in Europa, in America, nell'Africa e nell'Asia; ponete mente alle stazioni di missione attivate nei Territori del Sud dell'Argentina e nell'Arcipelago della

Terra del Fuoco, nonchè nell'Oriente dell'Equatore e nelle immense foreste dello Stato di Matto Grosso nel Brasile; e finalmente osservate le altre numerose fondazioni sparse nei centri di maggior traffico allo scopo di assistere spiritualmente, ed anche materialmente, le numerosissime famiglie costrette a vivere in terra straniera; e ditemi come si siano sostenute tutte queste opere anche nell'anno decorso! Oh! ve lo dirò io colla massima riconoscenza; esse si sostennero, come sempre, coll'aiuto indefettibile della Divina Provvidenza per mezzo della vostra generosa carità. Ecco, o miei cari Cooperatori, quale fu l'opera precipua a cui dovemmo attendere nell'anno passato.

Contuttociò, mossi dalla necessità, o da antecedenti impegni, noi dovemmo anche por mano a nuove opere e a nuove fondazioni.

NELL'ANTICO CONTINENTE.

Tra queste debbo anzitutto collocare la nuova spedizione di più di sessanta missionari, catechisti e coadiutori, che partirono da Torino negli ultimi mesi, parte diretti all'Oriente parte alle lontane Americhe e qualcuno anche all'India. Voi già sapete quanto siano dispendiose siffatte apostoliche spedizioni, eppure le preghiere di tanti poveri Salesiani oppressi o sfiniti dal lavoro e la messe ognor più abbondante mi costrinsero ad allestire quella nuova spedizione di operai nella vigna del Signore.

Il concorso della vostra carità, o benemeriti Cooperatori, venne pure largamente impiegato pel compimento della nuova chiesa di S. Maria Liberatrice in Roma. Ho ancor piena l'anima della gioia ineffabile che provai il io dicembre u. s. nel prostrarmi ai piedi del Santo Padre Pio X, per offrirgli, in un coi più ferventi auguri, l'Omaggio solenne della nostra illimitata devo zione nel suo Giubileo Sacerdotale. Il Vicario di Gesù Cristo se ne compiacque benignamente ed ebbe parole così affettuose pei Figli di D. Bosco e per tutti i Cooperatori, che mi parvero largamente ricompensati i non lievi sacrifizî incontrati per l'inaugurazione di quel tempio.

Inoltre, mercé la vostra carità, noi potemmo in più luoghi provvedere al necessario ampliamento dei nostri istituti. Ad esempio, qui nell'Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino abbiamo osato intraprendere la costruzione di un nuovo corpo di fabbrica, imperiosamente richiesto dall'estrema necessità di nuove sale di scuola e di studio per la numerosa sezione degli alunni studenti. La costruzione venne già condotta fino al tetto, ma abbiam bisogno di vederla compiuta entro quest'anno.

Similmente, a Borgia, in Calabria, e a Malta, nell'isola omonima, si ultimò la costruzione di quegli istituti ed io stesso ebbi il piacere di assistere alla loro inaugurazione e d'invocare sui medesimi le più elette benedizioni.

A Soverato, poco lungi da Borgia, abbiam potuto stabilire una nostra residenza, allo scopo di meglio attendere all'assistenza spirituale di quella popolazione, nonchè all'oratorio festivo.

A Migliarina a Mare, presso il porto mercantile della città di Spezia, il 6 dicembre u. s. si è inaugurata una nuova cappella destinata ad istruire nelle verità della Fede la gioventù di quella laboriosa popolazione.

Ad Alessandria d'Egitto si terminò la fabbrica di quell'Istituto, così utile e così caro a tutta la Colonia Italiana; e si condussero a buon punto gli importanti lavori di costruzione della casa di Lubiana nella Carniola e del nuovo Istituto Salesiano di Vienna, il quale probabilmente verrà adibito anche ad uso di pensionato così necessario pei molti giovani costretti, per ragion di studio, a vivere, spesso abbandonati a se stessi in quella capitale.

A Costantinopoli si son gettate le fondamenta e si sono iniziati i lavori del nuovo Istituto, al quale auguro ampio sviluppo pel maggior bene dei figli di tanti Italiani stabiliti nel Levante.

A Nazareth si è felicemente intrapresa la costruzione di uno splendido santuario che verrà dedicato a Gesù adolescente.

Nel Belgio, a Mellez-lez Tournai, in prossimità alla frontiera francese, si aperse un orfanotrofio per poveri fanciulli dai 7 ai 12 anni, i quali, fatti grandicelli, verranno accolti per l'apprendimento di un'arte nelle nostre Scuole Professionali di Tournai, ove si sono benedetti nuovi locali, reclamati dal necessario sviluppo di quel fiorente istituto; e ad Aywailles, nella splendida valle dell'Amblève in prossimità delle Ardenne, s'è inaugurata una nuova casa dedicata a S. Raffaele, con scuole diurne gratuite e classi domenicali pei poveri giovani dei dintorni.

Finalmente, pur tacendo di altre opere non meno rilevanti, a Madrid e a Carabanchel Alto, nelle vicinanze di quella capitale, si costrussero nuovi corpi di fabbrica reclamati dallo sviluppo di quegli istituii; e a Santander si potè, mediante alcuni ampliamenti, fare dell'istituto e dell'esternato due case distinte.

NELLE AMERICHE.

Anche nel Nuovo Continente l'Opera di D. Bosco fu largamente benedetta dal Signore: anzi ancor più numerosi furori qui gli ampliamenti agli istituti già esistenti, e non mancò l'impianto di opere nuove.

Tra queste mi è caro segnalare l'apertura di un altro Oratorio festivo a Montevideo e del nuovo Collegio « Cristoforo Colombo» ad Hawthorne nelle vicinanze di New York, ove felicemente abbiam potuto trasportare quel Collegio italiano così caro al cuor mio e del Santo Padre, già aperto provvisoriamente in Troy.

Anche nelle Missioni si ebbero progressi consolanti. In quella dell'Equatore si stabilì una casa succursale al Sig-Sig, che verrà aperta in questo mese, ove saranno raccolti ed educati i poveri orfanelli del Vicariato. Nel Matto Grosso si fondò una nuova residenza a Palmeiras, sulla via delle Colonie, che a tempo opportuno, non mancherà di popolarsi, al pari della Colonia di S. Giuseppe, delle famiglie più civilizzate dei nostri cari Boróros. Nella Patagonia si provvide alla costruzione di una nuova chiesa e Casa a S. Cruz; e, grazie all'invio del nuovo personale, si è stabilmente fissata una residenza nella popolazione di Trelew nel Chubut, ed un'altra al Porvenir nello stretto di Magellano, mentre pel passato così l'una che l'altra erano semplici centri di missione.

Come vedete, o miei benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, il Signore ci ha veramente .benedetti, e la vostra carità non solo fu santamente impiegata, ma ha fruttato il centuplo. Ne sia ancor una volta ringraziata la Divina Bontà e, con essa, la generosità vostra.

Ma prima di conchiudere questo punto, mi sia permesso di aggiungere un riflesso. Vi ho accennato la felice riuscita di tanti fanciulli raccolti nelle nostre case, or sappiate che quelle tenere anime incamminate alla virtù, illuminate dalla luce delle verità cristiane e rinvigorite dall'uso dei SS. Sacramenti, sono debitrici anche a voi di tanta fortuna. Non vi ho nemmeno parlato del numero sempre maggiore di selvaggi tratti dall'idolatria e dalle più abbiette superstizioni, ma credete pure che è sopratutto merito vostro, o miei cari Cooperatori e benemerite Cooperatrici, se i Missionari Salesiani riescono a spingersi sempre più addentro nelle foreste del Matto Grosso, a scorrere in ogni direzione la Patagonia, e a prepararsi ad una prossima e sicura conquista spirituale dei Jivaros dell'Equatore e di altre anime tuttora sepolte nell'ombra di morte.

Ora, anche nel 19o8, si son continuate tutte queste opere, cioè colla vostra. cooperazione si sono salvate molte anime! Ringraziatene insieme con noi il Signore, e pregatelo a concederci la grazia di poter compiere un maggior bene nell'anno incominciato.

Opere proposte pel 1909.

Ed eccomi arrivato alla parte più importante della mia lettera; poichè, dice il Signore, non basta cominciare a fare il bene, ma è d'uopo in esso perseverare fino alla morte. E quali opere proporrò alla vostra carità?

La prima e la più importante è quella di perseverare nel bene incominciato, continuate a salvare molte anime! Fate, o benemeriti Cooperatori, che gli oratori sieno sempre popolati e che sorgano e si moltiplichino ovunque questi veri asili di salvezza per tanta gioventù; adoperatevi affinchè rigurgitino di giovani gli ospizi e i collegi salesiani; procurate in tutte guise che torni a noi possibile il dilatare ognor più il regno di Gesù Cristo, sulla terra.

A questo fine raccomando tre cose: preghiera, azione e limosina. Pregate! a nulla gioverebbero i nostri sforzi senza la benedizione di Dio. Ma ricordatevi che la Divina Provvidenza ha riserbato gran parte del bene che Essa vuol compiere alle cause seconde, cioè agli uomini di buona volontà, quindi anche a voi, Cooperatori e Cooperatrici Salesiane. Lavorate pertanto, ognuno come meglio può, per far trionfare in mezzo alla società, specialmente nella vita dei giovani, la morale e la carità di Gesù Cristo. Insieme, potendo, non mancate di concorrere colle vostre elemosine al mantenimento ed educazione dei tanti orfanelli affidatici dalla Divina Provvidenza ed al sostenimento delle altre opere che noi abbiamo tra mano, ed a quelle che nel 19o9 richiederanno il concorso della carità collettiva dei Cooperatori.

Tra queste, che in verità sono moltissime, addito al buon volere di tutti alcune chiese che urge condurre a compimento.

Agli Italiani e a tutti i Cooperatori in generale raccomando il compimento del Santuario di S. Maria Liberatrice in Roma, che, sebbene teste consacrato ed aperto al Divin Culto; abbisogna ancora di molti lavori ; - la Chiesa di S. Agostino nell'istituto di S. Ambrogio in Milano che da qualche anno aspetta di veder sorgere la metà che rimane da compiere ; - e il Santuario della Sacra Famiglia in Firenze, che riuscirà anche un monumento della Pia Società Salesiana all'immortale Pontefice Leone XIII, che della divozione alla Sacra Famiglia fu ardente promotore.

Agli Spagnuoli addito con speciale affetto il Santuario nazionale del Sacro Cuore di Gesù in costruzione sul monte Tibi Dabo, presso Barcellona, al quale è intimamente legata una delle pagine più care della vita di D. Bosco.

Ai Cooperatori del Brasile raccomando il Santuario di Maria Ausiliatrice di Jaboatao presso Pernambuco, e quell'altro più grandioso, di cui si son gettate le fondamenta a Nictheroy, poco lungi dal superbo monumento ivi eretto alla medesima nostra dolcissima Madre.

Ai benemeriti Cooperatori della Repubblica Argentina faccio vive istanze affinché colla loro generosità affrettino l'inaugurazione dell'artistico tempio di S. Carlo eretto in quella capitale.

La stessa raccomandazione intendo fare ai Cooperatori di ogni altra nazione relativamente a quelle opere che per essere ad essi più vicine, debbono godere più direttamente dei frutti del loro zelo operoso ed efficace.

Ecco la prima cosa, che propongo a ciascuno dei Cooperatori nel 19o9.

Inoltre, quanto so e posso, vi raccomando di sostenere le Missioni Salesiane. L'esperienza di oltre trent'anni ci ha luminosamente provato di qual gloria esse siano a Dio e di quanta utilità alle anime. Da tutte parti a me giunge il grido dei nostri Missionari che insistono presso il mio cuore di padre per avere aiuti non solo di personale, ma anche aiuti materiali, in generi o in limosine, pel sostentamento e pel vestito loro e di tanti nuovi cristiani. Voi senza dubbio avrete seguito col più vivo interesse la comparsa della banda musicale della Colonia del S. Cuore di Gesù fra i Boròros all'Esposizione Nazionale di Rio Janeiro, il compianto vivissimo per la morte di tre di quei cari giovanetti, e le feste imponenti che si fecero al caratteristico drappello in ogni città ov'è passato. Se voi, o benemeriti Cooperatori, ci assistete, ben altro sviluppo si potrà dare a quella fiorente Missione ove sono ancora a migliaia e migliaia i poveri selvaggi; e dite altrettanto di varie altre Missioni, anche della Patagonia, ove è d'uopo raddoppiare il personale e moltiplicare, insieme con le apostoliche escursioni, anche le nuove chiese e le cappelle, per non arrestare il cammino ascendente verso, la vera civiltà di quelle terre evangelizzate. Al riflesso di tanti bisogni, io credo che ci darete benigno compatimento allorche solleciteremo il soccorso della vostra cooperazione; anzi confido che voi, anche non pregati, ci verrete nondimeno in aiuto, spinti da quello zelo per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime che cercò di infondere in tutti l'indimenticabile nostro Fondatore.

Finalmente vi raccomando un'opera che più di ogni altra fu cara a D. Bosco, cioè la Pia Società Salesiana, la quale quest'anno celebrerà l'anno cinquantesimo della sua fondazione.

Fu l'8 dicembre del 1859, che Don Bosco invitava i suoi primi aiutanti a privata conferenza nella sua stanza per la sera seguente, nella quale esplicitamente ad essi proponeva la formazione d'una società che avesse per iscopo quello stesso caritatevole apostolato che egli aveva fino a quel giorno compiuto nell'Oratorio; e il 18 dello stesso mese e dello stesso anno la Pia Società Salesiana era costituita. Nel verbale che si stese in quel dì, per noi sempre memorando, si dice chiaramente che la nuova Società istituivasi all'unico fine di promuovere la gloria di Dio e la salute delle anime, specialmente delle più bisognose d'istruzione e di educazione; e il Signore benedisse talmente i voti di D. Bosco e dei primi soci, che mi par conveniente, anzi doveroso, al compiersi del cinquantenario della sua istituzione, l'invitarvi a render grazie a Dio per le benedizioni da Lui concesse alla Pia Società Salesiana nei cinquant'anni decorsi e ad impetrarle con ardenti preghiere una speciale benedizione.

La Pia Società Salesiana abbisogna, o cari Cooperatori, di molte grazie, tra cui anche quella di moltiplicare i suoi membri, di formare cioè nuovi capi d'arte, nuovi maestri, nuovi sacerdoti, nuovi missionari, per gli istituti di Europa e le case e missioni di ogni altra parte del mondo, presenti e future. Nel solo corso dell'anno passato abbiamo avuto quasi un centinaio di domande di nuove case per ogni parte della terra, anche per l'Australia, e con nostro sommo rincrescimento, per mancanza di personale, abbiamo dovuto rispondere negativamente.

Ora dal proprio canto i Salesiani faranno ciò che possono per trovare nuovi seguaci; ma le loro file senza dubbio si faranno più dense, se a quest'opera salutare concorreranno eziandio i Cooperatori e le Cooperatrici.

« Voi, son parole di D. Bosco, potete concorrere con somministrarci i mezzi onde nutrire, calzare e vestire tanti giovanetti, che sono gratuitamente raccolti nelle nostre case, tra i quali per regola ordinaria il Signore elegge i nostri compagni di lavoro, ispirando loro ad unirsi con noi per fare ad altri quello che abbiam fatto per essi. Voi potete concorrere col suggerire a quelli dei vostri figli e soggetti, che mostrano inclinazione allo stato ecclesiastico ed alle Sacre Missioni, di consacrarvisi con animo volenteroso. Voi potete concorrere col favorire le vocazioni religiose tra i parenti ed amici, e coll'ottenere per quanto vi è possibile che l'interesse, l'amore malinteso, i pregiudizi del mondo non allontanino dalla sacra milizia coloro, che avendone i requisiti domandano di abbracciare questa nobile carriera, per farsi seminatori della parola di Dio, soldati della Chiesa, salvatori di anime, per continuare insomma la missione di Gesù Cristo e dei suoi apostoli ».

Ecco le opere che vi raccomando nell'anno incominciato.

Conclusione.

Pongo fine a questa lettera coll'implorare la pace eterna ai Cooperatori defunti, e col ricordare a voi che in tutte le case salesiane si prega ogni giorno pei nostri benefattori. Alle preghiere dei Salesiani e dei loro alunni unirò pure le mie ed ogni giorno continuerò a fare un memento speciale per voi nella Santa Messa, pregando Dio affinchè per la misericordia di nostro Signor Gesù Cristo e l'intercessione di Maria Ausiliatrice vi conceda in questo mondo tutto quello che può desiderare un'anima buona e l'eterna felicità nell'altra vita. Iddio ci benedica e ci conservi tutti nella sua santa grazia. Vogliate anche voi pregare per me, che con tutto rispetto e con profonda gratitudine mi professo,

Di Voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici,

Torino, I° gennaio 19o9.

Obbl.mo Servo

L'ISTITUTO delle Figlie di Maria Ausiliatrice nel 1908

ANCHE l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, cioè la seconda Società fondata - non senza celeste ispirazione - dal Venerabile Don Bosco per poter compiere in mezzo alle fanciulle quelle stesse opere di carità, di zelo e di istruzione ed educazione, che la Pia Società Salesiana compie in mezzo ai giovani, potè con la grazia di Dio, la benedizione della sua celeste Protettrice e la carità dei Cooperatori e delle Cooperatrici, continuare le molteplici opere iniziate e por mano a nuove fondazioni.

Tra queste, anche quest'anno, ci piace in special modo rilevare lo sviluppo e l'apertura di nuovi Convitti per giovani operaie, della cui opportunità non sapremmo dire quanto basti. Il sorgere anche in Italia e il moltiplicarsi di mille industrie toglie alla quiete delle pareti domestiche ed alle tranquille opere dei campi numerosissime schiere di fanciulle, che se ritraggono settimanalmente dagli opifici un lucro diretto di cui altrimenti le loro famiglie non avrebbero goduto, assai spesso però per l'isolamento e l'abbandono in cui vengono a trovarsi nella prolungata dimora fuori del tetto domestico, incontrano nel nuovo genere di vita scogli terribili per la pietà, pel buon costume e per la stessa preparazione alla vita di famiglia. Ad ovviare questi inconvenienti, da più anni si adoperano le Figlie di Maria Ausiliatrice assumendo la direzione di Convitti per operaie, ove le giovani non solo hanno vitto sano e opportuno e tetto ospitale, ma anche quell'educazione ed istruzione necessaria alle loro condizioni presenti e future, essendo norma precipua delle autorevoli educatrici il prepararle a divenire, sotto ogni punto di vista, abili e diligenti massaie. Non v'è quindi chi non veda la genialità e l'importanza somma di questo nuovo genere di apostolato. Ed una di queste fondazioni, attesa da più anni dall'industriale sig. Introini, venne compiuta a Legnano.

Inoltre, chiamate a Cornedo, in provincia di Vicenza, dall'ottimo Cooperatore salesiano il sac. D. Vigolo alla direzione di un Asilo d'Infanzia, grazie allo zelo del Parroco e di tutto il Clero di quella popolazione, poterono anche accettare una scuola comunale ed aprire un Oratorio festivo.

A Cuccaro Monferrato, mercè le premure del Prevosto D. Bassignano e la mediazione dell'egregio sig. avv. Mazza e consorte, apersero un Asilo d'Infanzia e un Oratorio festivo in cui le giovanette possono soddisfare ai loro doveri di religione, prendere quei sollazzi proprii alla loro età e tornare alle loro case vieppiù animate dal desiderio di far bene.

Altra nuova fondazione compìrono nel ridente paesello di Béssolo presso Ivrea, per la munificenza degli illustri coniugi avv. Revello e Giulia Poma, che essendo senza prole vollero adottare per figliuoli tutti i bimbi del paese, fondando per essi uno splendido Asilo di Infanzia amorosamente provveduto di quanto può occorrere ai piccini cominciando dal grazioso uniforme fino alla refezione scolastica.

Nella Villa di Lusignano, ceduta dall'Eccellentissimo Vescovo di Albenga alla benemerita Amministrazione dell' « Albergo dei fanciulli » di Genova, apersero una Colonia Agricola ove potranno spiegare tutta la loro attività a vantaggio dei più grandicelli dei piccoli vagabondi già da due anni affidati alle loro cure; essendo detta Colonia una succursale dell'Albergo accennato, nella quale i fanciulli più grandicelli saranno addestrati nei lavori di campagna mentre continueranno a ricevere un'educazione morale e religiosa.

Dopo lunga attesa soddisfecero anche i desideri del buon Parroco di Pernate, presso Novara, coll'assumere la direzione dell'Asilo Infantile e dell'Oratorio Festivo in quella parrocchia.

Anche nel Nuovo Continente ebbero parecchie importanti fondazioni. La Curia Arcivescovile di Santiago nel Chili, in vista del bene che già fanno colla loro Scuola Normale nella stessa città, affidò ad esse il suo « Patronato dell'Immacolata » con Scuole Professionali e Liceo per le giovanette, capace di contenere più di 5oo alunne divise in più classi, non esclusa la classe delle gratuite, alle quali s'imparte quell'istruzione e quelle pratiche nozioni che le rendono atte a guadagnarsi onoratamente un pane.

Un'altra casa venne aperta in Porvenir, nella Patagonia Meridionale, ove, come nelle altre case di Missioni, esse attendono all'istruzione intellettuale, morale e religiosa delle fanciulle, le addestrano nei. lavori domestici ed anche nel canto gregoriano, per cui le funzioni di Chiesa riescono più devote, più attraenti e perciò più frequentate.

Anche al Sig-Sig, nell'Equatore, esse ebbero una nuova fondazione ove già raccolgono frutti consolanti.

Cedendo alle cortesi insistenze del zelantissimo Parroco di Paterson, negli Stati Uniti del Nord America, colà pure si portarono le instancabili Figlie di Maria Ausiliatrice, assumendovi la direzione delle scuole Parrocchiali a beneficio di quella Colonia, che conta circa 25000 italiani.

Finalmente in S. Isabel, nell'Uraguay, vedendo un gran bisogno d'istruzione religiosa nella gioventù femminile, non badarono a sacrifizi di personale e col concorso delle benemerite Cooperatrici locali costituitesi in Comitato, vi apersero Scuole ed Oratorio festivo.

Il buon Dio conceda anche a queste instancabili lavoratrici della sua mistica vigna di accrescere le loro file di vigorose e sante vocazioni, affinché sia loro concesso di abbracciare tutte quelle opere che, a mezzo di Cooperatori e Cooperatrici Salesiane e di Autorità Civili ed Ecclesiastiche, la Divina Provvidenza offre al loro zelo intraprendente.

I Benemeriti Cooperatori ammirano senza dubbio la buona missione che con la grazia di Dio compie il Bollettino Salesiano. Noi continueremo ad inviarlo GRATIS a tutti loro, ma ora essendo edito, come annunziammo, a cura della S.A.I.D. « Buona Stampa », esso rappresenta una spesa determinata e non indifferente per il Successore di D. Bosco. Vogliano ricordarsene i benemeriti lettori, cui rivolgiamo umile preghiera, che, ove non possano fare di più, procurino d'inviarci almeno un'offerta di LIRE TRE per le spese del periodico.

L.A SOLENNE CONSACRAZIONE del Tempio di Santa Maria Liberatrice IN ROMA

IL sacro edifizio che sorge maestoso nel quartiere del Testaccio è stato dedicato con imponente solennità, e la taumaturga Immagine di S. Maria Liberatrice è salita in trionfo fra quella laboriosa popolazione, dopo essere stata più secoli fra i ruderi del Palazzo dei Cesari, augusto segnacolo delle pacifiche vittorie della Croce sul Paganesimo. Nei giorni delle solennissime feste, dinanzi all'Immacolata e potente Regina affluì con rinnovellato entusiasmo il popolo di Roma, nè mancarono di pellegrinarvi in ispirito le numerose schiere di Cooperatori Salesiani che col loro obolo concorsero al compimento del sacro edifizio.

La memoranda cerimonia rivestì il carattere di un'insigne dimostrazione di affettuosa devozione al Vicario di Gesù Cristo, per cui se ne diffuse l'eco in tutto il mondo : noi nondimeno dobbiamo registrarne alcune note di cronaca a soddisfazione e, diciam anche, a edificazione e conforto dei lettori.

La vigilia.

La sera del 28 novembre, alle 4.30, l'eminentiSSimo Sig. CARD. PIETRO RESPIGHI, Vicario di Sua Santità, si recava al Testaccio e alla presenza del rev.mo sig. D. Rua e di altri superiori della nostra Pia Società, assistito dai rev.mi Parroci di S. Maria della Provvidenza e di S. Maria in Cosmedin, dal Parroco eletto del nuovo Tempio e dall'ex-Rettore della demolita Chiesa di S. Maria Liberatrice al Foro Romano, sotto la direzione del cerimoniere pontificio Mons. Carlo Respighi racchiudeva le S. Reliquie nella teca, che all'indomani doveva esser murata nell'altar maggiore, e le esponeva solennemente.

In conformità delle prescrizioni del Pontificale Romano, subito dopo cominciò la recita del Mattutino dei Martiri e per tutta la notte si protrasse la sacra veglia.

La Consacrazione.

La cerimonia della consacrazione cominciò alle 8 precise del 29 novembre, prima domenica di Avvento; e fu compiuta dallo stesso Em.mo Card. Pietro Respighi, assistito dal rev. Don Romeo Gambalunga, Parroco di S. Maria della Provvidenza, e dal rev. D. Colussi, parroco del S. Cuore. Il clero numerosissimo, che disimpegnò tutto il servizio religioso e musicale, era dell'Ospizio del Sacro Cuore.

Fin dal principio della sacra funzione una folla devota prese ad assieparsi presso lo steccato conservato per mantenere libero il passaggio attorno il tempio, ma non appena l'Eminentissimo Cardinale celebrante ebbe compiute le cerimonie prescritte all'esterno e lo steccato fu tolto, quell'onda di popolo invase con santa gara le navi laterali del sacro edifizio, mentre sotto la guida dei cerimonieri pontifici Mons. Carlo Respighi e Mons. Gio. Battista Menghini proseguì in forma solennissima il rito della consacrazione.

Assistevano in posti speciali Mons. Vescovo titolare di Emmaus, il rev.mo Padre Abate De Hemptinne Primate dei Benedettini col nuovo Rettore di S. Anselmo, il rev.mo Padre Abate Lolli, Generale dei Canonici Regolari Lateranensi, il nostro Rettor Maggiore D. Rua col rev.mo D. Giuseppe Bertello rappresentante il Capitolo Superiore della nostra Pia Società, il rev.mo D. Giovanni Marenco, nostro procuratore generale con vari ispettori, direttori e confratelli salesiani, Mons. Nardone ed altri prelati, nonchè varie rappresentanze di Ordini ed Istituti Religiosi. Nei coretti erano pure presenti le Nobili Oblate di Tor di Specchi, cui apparteneva la demolita chiesa di S. Maria Liberatrice, e, insieme con la sorella il prof. Architetto Mario Ceradini dell'Accademia Albertina di Torino, il geniale autore del disegno del nuovo tempio. Anche nelle navate laterali vedevansi molte ragguardevoli persone, ad es. la Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice con alcune consorelle, le Suore della Divina Provvidenza, le Signore della Conferenza parrocchiale di S. Vincenzo de' Paoli con la Marchesa Spinola, la principessa Giustiniani Bandini, la signora Clemson, le signore della Pia Unione del Comitato della Parrocchia, il cav. Antonelli, il cav. Romeo Santini fondatore della scuola catechistica con Oratorio festivo e Ricreatorio Marcantonio Borghese al Testaccio, il Presidente e numerosi soci del Comitato Parrocchiale, e il Presidente del nuovo Circolo Giovanile S. Maria Liberatrice. In breve, il tempio era gremito.

La consacrazione ebbe termine alle 12 e subito dopo cominciò la solennissima Messa Pontificale, cantata dallo stesso Eminentissimo Card. Vicario, alla quale eseguì scelta musica la Schola Cantorum dell'Ospizio del S. Cuore. L'indimenticabile funzione terminò soltanto alle 13.45, ma riusci - come scrisse l'Osservatore Romano - oltre ogni dire sontuosa, sia per la solennità delle sacre cerimonie, sia per il numeroso concorso di persone. Nessuno in vero aveva osato ripromettersi una così splendida partecipazione.

Nel pomeriggio.

Anche nelle ore pomeridiane fu un vero e ininterrotto pellegrinaggio: da tutte le parti di Roma accorsero i devoti a visitare il nuovo tempio e a venerare la miracolosa Immagine di S. Maria Liberatrice.

Alle 4, recitato il S. Rosario, salì in pulpito il chiar.mo prof. D. Giov. Battista Francesia per il discorso di circostanza; la chiesa era gremita.

Quindi S. Em. Rev.ma Mons. Francesco Sogaro, Arcivescovo tit. di Amida e Presidente dell'Accademia dei Nobili Ecclesiastici, accompagnato dai giovani della squadra ginnastica Excelsior, da quelli del Circolo S. Maria Liberatrice, dai membri del Comitato parrocchiale e da altri signori, tutti con torcia accesa, si avviò all'altare, donde impartiva l'Eucaristica Benedizione. All'uscir del popolo dalla chiesa, con mirabile effetto apparvero illuminate l'ampia cella campanaria e la facciata del tempio e poco dopo slanciavansi in aria alcuni globi aereostatici tra la gioia e il tripudio di molte migliaia di persone.

Un modestissimo numero unico, pubblicato per la circostanza, andò egualmente a ruba da doversene eseguire una seconda edizione.

Durante la novena dell'Immacolata.

Ma era conveniente che, nella nuova chiesa, la prima festa dopo la consacrazione fosse celebrata ad onore di Colei che D. Bosco proclamò Ispiratrice, Madre e Patrona delle Opere Salesiane.

Pertanto, poichè il sacro rito si era opportunamente compiuto il primo giorno della novena dell'Immacolata, con santo pensiero si volle proseguire la novena nei dì seguenti, con messa alle 8 accompagnata dal canto di sacri mottetti e devota funzione con discorso alla sera.

La seconda domenica dell'Avvento, ottavo giorno della novena e ottava insieme della consacrazione, celebrò messa all'altare di S. Maria Liberatrice il rev.mo nostro Superiore D. Rua, che ricordò con particolare riconoscenza quanti lo coadiuvarono nel compimento del sacro edifizio; e terminata la messa tenne ad un'accolta di Cooperatori e Cooperatrici Salesiane una privata conferenza nel salone della sacrestia.

Nel pomeriggio il discorso fu detto dal rev.mo D. Gambalunga, curato del Testaccio.

All'indomani, vigilia della solennità dell'Immacolata, alle 3.30 pom. il rev.mo Padre Abate De Hemptinne, Primate dei Benedettini, benedisse la Sala Clemson, il magnifico teatrino per l'annesso oratorio festivo dovuto alla munificenza ed allo zelo di una fervente anglosassone convertita alla Fede, la signora C. C. Clemson. Ma di quest'opera buona avremo agio a dire più convenientemente in altro numero.

La Solennità dell'Immacolata - La benedizione della Bandiera del Circolo « S. Maria Liberatrice ».

Sol chi ha visto la solennità dell'Immacolata nella nuova chiesa del Testaccio, può farsi una idea della missione soprannaturale che ha cominciato a compiere in quel quartiere S. Maria Liberatrice ; basti il dire che il concorso dei fedeli, nonostante il freddo intenso della mattinata, fu grande e l'affluenza ai SS. Sacramenti consolantissima.

Don Rua celebrò alle 8 distribuendo la S. Comunione ad un bel numero di giovani e di fedeli e dopo messa benedisse solennemente la bandiera del Circolo S. Maria Liberatrice.

Per lo zelo solerte del Consiglio Superiore della Società della Gioventù Cattolica Italiana, erano stati invitati alla cerimonia tutti i soci dei Circoli e delle Associazioni Giovanili di Roma; e questa prima manifestazione cattolica giovanile al Testaccio riuscì veramente grandiosa.

V'intervennero le squadre della Domenico Maria Jacobini, del Circolo S. Giorgio, della Stella e dell'Excelsior in costume, e numerose rappresentanze della Robur in fide, del Circolo Religione e patria, del Circolo della Sacra Famiglia, della Giovane Trastevere, della Sezione Giovani dell'Artistico-Operaia, dell'Unione giovanile La Difesa, del Circolo Giovani Esquilino, del Circolo dell'Immacolata, del Circolo Fede, Studio e Azione, dell'Oratorio festivo Giovani Operai, del Circolo Fede e Lavoro, del Circolo Giovani S. Giacomo in Augusta, dei Volontari di Lourdes, del Circolo S. Cuore al Castro Pretorio, della Congregazione del S. Cuore e del Comitato parrocchiale del Testaccio e molte altre; le cui bandiere facevano imponente corona al vessillo del nuovo Circolo S. Maria Liberatrice, prezioso lavoro in seta bianca e celeste con ricami in oro, eseguito con arte squisita dalle nobili Oblate di Tor di Specchi, la cui Presidente fungeva da madrina alla cerimonia.

Pronunziata la formula della benedizione, il veneratissimo D. Rua rivolse ai presenti nobili parole di circostanza, e solenne fu l'istante in cui egli, preso con mano tremante il benedetto vessillo, lo consegnava con commoventissima apostrofe ai giovani del Circolo.

Uscite dal tempio, tutte le Associazioni convenute si raccolsero nella Sala Clemson, che non poteva avere una migliore inaugurazione.

L'indefesso avv. comm. Paolo Pericoli, Presidente Generale della Società della. Gioventù Cattolica Italiana, salì sul palco e, presa la parola, ringraziò D. Rua e si congratulò con i molti giovani, i quali nonostante le varie festività che in quel giorno si celebravano nei rispettivi oratori, pure erano accorsì al Testaccio per accostarsi alla Mensa Eucaristica con quella stessa unione di spirito e di affetto che li unisce nell'azione sociale. Quindi espresse la convinzione che la splendida festa non poteva non essere di nobile stimolo ai giovani del Testaccio a proseguire per la buona via, intrapresa non con criteri di lotta, ma con l'unico ideale di fratellanza e di ancore; e conchiuse coll'augurarsi un pronto risveglio di tutta. l'azione giovanile, in modo che ovunque, nella patria nostra, vengano i giovani cattolici organizzati saggiamente.

Finito che ebbe di parlare il coram. Pericoli, prese la parola il dott. Cirgolani per inneggiare a D. Rua e all'opera Salesiana, e dopo di lui sorse il socio Martire a dire dei caratteri dell'azione cattolica che disse azione di pace sociale e di amore -; e in fine il Presidente del nuovo Circolo sig. Augusto Ciriaci ringraziò gentilmente i convenuti.

La riunione, alla quale erano presenti anche il coram. Alliata, il cav. Grossi-Gondi e il signor Ricci della Direzione Diocesana, l'ing. Parisi, il dott. Arrigo, e molti altri del Circolo di S. Pietro e del Consiglio Superiore e regionale della Gioventù Cattolica Italiana, si sciolse cori un applauso fragoroso a D. Rua, che ringraziò commosso, ed al comm. Pericoli.

Splendido suggello della mattinata era il solenne pontificale tenuto alle 1o.3o da Sua Ecc. Rev.ma Mons. Pietro Alfonso Jorio, Arcivescovo di Taranto.

Al Sacro Cuore.

Alle 13 vi fu un'agape cordialissima all'Ospizio del S. Cuore.

Al posto d'onore sedeva l'Em.mo Card. Vicario, che aveva alla sua destra Don Rua e di fronte Mons. Jorio. Erano pur presenti Mons. Martini, Mons. Salotti, Mons. Zonghi, il colonnello Franceschi e non pochi altri ragguardevolissimi personaggi. Ai brindisi sorse D. Rua a ringraziare affettuosamente il Cardinale, il quale ebbe la bontà di rispondere con delicate espressioni, che furono accolte da vivissimi applausi. D. Francesia lesse applauditissimi versi, e chiuse la serie dei discorsi il sig. Primo Acciaresi, augurando a D., Rua di vedere, ad un prossimo suo ritorno in Roma, interamente migliorate mercè l'influsso benefico del nuovo tempio del Testaccio, le condizioni religiose di quella popolazione. Nel cortile intanto eseguiva scelto concerto la brava musica dell'Ospizio.

Il « Te Deum. »

Alle 4 pom. il Tempio di S. Maria Liberatrice era nuovamente gremito. Recitato il S. Rosario, e detto da un nostro confratello il discorso di chiusura, il rev.mo D. Rua, preceduto dai membri del nuovo Circolo e del Comitato parrocchiale recanti torce accese, si recava nuovamente all'altare per sciogliere l'inno del ringraziamento.

E c'era davvero da ringraziare il Signore nel veder non pur consecrato ma così felicemente inaugurato quell'artistico tempio, il quale, mentre infonderà in tutto un popolo un nuovo soffio di fede, di carità e di morale, resterà pure nei secoli monumento insigne del Giubileo Sacerdotale di Papa Pio X.

Impartita la benedizione, una folla grande di fedeli si riversò nella sagrestia per baciare la mano a D. Rua, felici di ricevere una parola di conforto, una medaglia, o la sua benedizione. Fu uno spettacolo invero commovente che a molti trasse dagli occhi le lacrime nella convinzione che S. Maria Liberatrice aveva già preso dolcemente sotto il suo manto quella laboriosa popolazione.

L'offerta della Chiesa al S. Padre.

Fin dalla sera del 29 novembre il veneratissimo nostro Superiore doveva essere ricevuto dal Santo Padre, al quale avrebbe fatto l'offerta del nuovo Tempio; ma per l'indisposizione che dopo le eccessive fatiche delle Feste Giubilari incolse, com'è noto, Sua Santità, l'udienza venne tramandata di qualche giorno e fissata alle ore 11 antimeridiane del 10 dicembre.

Lieto di tanta fortuna, D. Rua fin dalle 10.30 si trovò il giorno fissato nelle sale vaticane, e grande fu la sua commozione nel vedersi ancor prima delle 10.45 introdotto alla presenza del S. Padre.

Dopo venti minuti passati in privato colloquio col nostro amato Rettor Maggiore, Sua Santità degnavasi di ammettere alla sua augusta presenza ed al bacio della sua sacra destra anche il rev.mo D. Giuseppe Bertello, consigliere professionale della nostra Pia Società, il procuratore Generale D. Giovanni Marenco , il prof. Don Francesia, gli Ispettori D. Barberis, D. Conelli e D. Rota, e il nuovo parroco di S. Maria Liberatrice D. Carlo Gatti.

Visibilmente commosso delle paterne accoglienze ricevute, D. Rua presentò a Sua Santità gli ammessi e il S. Padre ebbe per tutti una parola cordiale, carezzevole e squisitamente benevola ed affettuosa.

Il prof. D. Giovanni Battista Francesia lesse un breve indirizzo ove si diceva che i Salesiani erano accorsi ai piedi di Sua Santità ultimi per tempo ma non gli ultimi nell'amore, e pregavasi il Vicario di G. C. a gradire l'umile offerta della Chiesa dedicata a Santa Maria Liberatrice, come monumento del suo Giubileo Sacerdotale.

Sua Santità rispose ringraziando e benedicendo a tutta la Famiglia Salesiana, e nel colloquio che ne segui, parlando della nuova Chiesa e del quartiere del Testaccio:

« Quella -disse - è una zona di cure indefesse per mantenere i fedeli nella religione e richiamarne il più gran numero alla fede cristiana ». E volgendosi al nuovo Parroco: «L'opera vostra continuò sarà ardua; sarete combattuti dai vostri nemici, ma non vi scoraggiate. Estote fortes in bello: se persevererete nell'opera, come ne sono certo e come appare dall'azione spiegata fin qui dai miei carissimi figli del Ven. D. Bosco, i frutti che a voi ne verranno saranno copiosi e rimunerativi, perchè qui sulla terra vedrete numerose persone accorrere alla casa di Dio, e frutti più copiosi avrete in cielo perchè Dio saprà. compensare ad usura l'opera vostra ».

Alla presenza di Sua Santità erano state ammesse contemporaneamente la rev.ma Superiora Generale dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice Suor Caterina Daghero, l'assistente Generale Suor Marina Coppa, la Visitatrice dell'Ispettoria Romana Suor Chiarina Giustiniani, ed un'altra religiosa del medesimo Istituto. Sua Santità ebbe anche per loro e per tutte le loro imprese le parole più confortanti.

Quest'udienza collettiva si protrasse come la prima per venti minuti, e in fine di essa il Santo Padre invocò con affetto su tutti i presenti, sulla Famiglia Salesiana, sulle Figlie di Maria Ausiliatrice, su tutte le loro Opere, su tutti i Cooperatori e su tutte le Cooperatrici Salesiane, l'Apostolica Benedizione.

Nel dare ai lettori questi preziosi particolari, che sono appena l'indice della benevolenza che nutre per l'Opera di D. Bosco il Sommo Pontefice gloriosamente regnante, non possiamo trattenerci dal rinnovare al S. Padre - a nome di tutti - l'assicurazione che i Figli, glì alunni e gli ammiratori del Ven. D. Bosco avranno sempre in cuore l'amore più profondo e la devozione più tenera per l'Augusto Vicario di Gesù Cristo.

Nei prossimi numeri speriamo Poter illustrare convenientemente il titolo e il disegno del nuovo Tempio.

TRA I FIGLI DEL POPOLO

Cronaca degli Oratori festivi.

CAGLIARI - Pro Oratorio erigendo.

Il Corriere dell'Isola del I° dicembre dava la notizia che in fondo al Viale degli Ospizi, il « delizioso viale, nel quale gli alberi sono ancora in fiore e dal quale la vista spazia per un'incantevole panorama » vedevasi « un edifizio sorto dal suolo come per incanto, che nel corso di pochi mesi ha raggiunto la imponenza dei suoi quattro piani. »

« È il Ricreatorio Salesiano - soggiungeva - del quale nello scorso maggio Sua Em. il Cardinale Maffi posò la prima pietra. In così breve tempo, sotto la direzione degli egregi ingegneri Francesco Floris Thorel e Giuseppe Onnis e per opera solerte del bravo Madeddu e dei suoi valenti operai, tutta la parte muraria perimetrale del vasto edificio fu compita e il tetto, in tegole di marsiglia, fu collocato. »

E detto come si era festeggiato, secondo il costume, il compimento della posa del tetto, il giornale si chiedeva:

« Ed ora è tutto finito? Ci vuol altro! È un miracolo che si sia fatto tanto e pare un sogno che si sia fatto con una somma relativamente tenue: ma ora viene il buono... o piuttosto ora vengono le dolenti note. Don Piu, che ha saputo operare il prodigio, si trova al verde e dovrà sospendere i lavori se la carità dei buoni non verrà in suo aiuto. Sappiamo che le Cooperatrici Salesiane (sempre loro, poverette!) si stanno adoperando per organizzare una fiera di beneficenza; ma sarà una goccia d'acqua. Bisogna, amici miei, metter mano alla borsa. Per Cagliari, (oltre che un dovere di civismo) è un impegno d'onore veder presto ultimato ed inaugurato l'Oratorio Festivo Salesiano dal quale tanta luce di educazione e di civiltà verrà alla gioventù del nostro popolo. Animo dunque!... »

Don Simplicio rinnova cordialmente i suoi incoraggiamenti insieme con le più vive congratulazioni ai buoni Cooperatori Cagliaritani.

TRINO VERCELLESE - Una gita a Pobbietto.

L'amena borgata di Pobbietto il 29 novembre u. s. risuonava di evviva, di marcie briose e di canti divoti. Erano 17o alunni dell'Oratorio Festivo di Trino Vercellese, i quali accompagnati dai loro Superiori, con alla testa la loro bandiera e la loro brillante fanfara facevano una punta a quel paesello, ove partecipavano in corpo alla solenne processione della Madonna, che ivi suol farsi ogni anno l'ultima domenica di novembre.

I bravi fanciulli della Borgata, istruiti da zelante maestra, fecero ai piccoli ospiti le più oneste e cordiali accoglienze, offrendo loro mazzi di fiori e dando, con delicate parole, un gentile saluto.

La lieta festa ebbe il suo epilogo in un'abbondante merenda fra la più schietta allegria di tutti e fragorosi e ripetuti evviva al Fondatore degli Oratori.

SPEZIA - Distribuzione di premi.

Il 22 novembre, festa di S. Cecilia, ebbe luogo la premiazione dei ginnasti della « Fulgor » tanto di quelli vincitori del concorso internazionale di Roma, quanto di quelli che primeggiarono nelle gare interne svoltesi l'11 dello stesso mese. Scelto pubblico, accorso gentilmente, rese più solenne la simpatica festa, la quale riuscì veramente compita, perchè quei bravi giovani seppero dare ottimo saggio, non solo di ginnastica, ma anche di recitazione, con la rappresentazione di un riuscitissimo bozzetto e la buona esecuzione di scelti pezzi di musica. Gli intermezzi furono rallegrati dalla banda delle Scuole S. Paolo. Il presidente avv. G. B. Borachia, rievocò con acconce parole il soggiorno della « Fulgor » a Roma, soggiorno che egli disse indimenticabile non tanto per gli allori ricevuti quanto per la dimostrazione di fede e filiale amore data dalla Società alla nostra Religione Santissima ed al Vicario di Gesù Cristo. Tra un applauso prolungato di tutti i presenti la bandiera sociale venne fregiata della medaglia d'oro vinta nelle gare di squadra al concorso di Roma, dopo di che si distribuirono le medaglie e i premi individuali tra la più pura letizia.

ROMA - Echi di un Concorso drammatico.

In occasione dell'ultimo Congresso della Gioventù Cattolica Italiana tenutosi a Roma nello scorso settembre, insieme colle gare sportive internazionali ebbe luogo un Concorso drammatico al quale parteciparono 12 Società, sulle quali riportarono la palma la Filodrammatica dell'Oratorio Salesiano di Parma e il Circolo S. Cuore dell'Oratorio del S. Cuore di Roma. Unico criterio della Giuria fu, come dice la relazione ufficiale. « giudicare le concorrenti filodrammatiche nel loro complesso, esclusivamente nelle parti che ognuno degli attori sosteneva, astrazione fatta dal genere comico o drammatico prescelto a saggio di recitazione » e con questo criterio essa « non potè disconoscere la superiorità assoluta » delle due Società suddette che dichiarò inappuntabili « sia nella varia interpretazione dei caratteri, sia nel metodo spontaneo e vero della recitazione quali oggi si deve usare » per cui le premiò ambedue con medaglia d'oro.

E l'8 novembre nell'Oratorio annesso all'Ospizio del S. Cuore di Gesù in Roma ebbe luogo la consegna della meritata onorificenza ai soci del Circolo sullodato, che si erano prodotti con un nuovo lavoro del loro assistente ecclesiastico D. Ulcelli.

« Tra gl'intervenuti, così il Corriere d'Italia, oltre quasi tutti i superiori dei Salesiani, notammo il comm. Pericoli, presidente della Società Cattolica, il prof. Gattinelli della R. Accademia di Santa Cecilia, il prof. Scipione Fraschetti e il prof. Prin zivalli della Giuria delle gare filodrammatiche, il sig. Ricci, segretario della Commissione organizzatrice e moltissimi altri. Dopo scelta musica prese la parola il comm. Pericoli, il quale dopo aver accennato che la Società della Gioventù Cattolica Italiana ha sempre riconosciuto l'utilità delle Sezioni Filodrammatiche nei Circoli giovanili, si diffuse a parlare dell'esito del concorso. Disse che mentre era stata stabilita una sola medaglia d'oro, avendo la Giurìa riconosciuto la parità di merito del Circolo di Parma e del Circolo del S. Cuore di Roma, egli aveva dovuto farne coniare un'altra; e notò che essendo state vinte le medaglie d'oro da due sezioni dirette dai Salesiani, ciò dimostra la bontà del metodo di questi. L'oratore terminò mandando un saluto ed un augurio al fiorente Circolo del Sacro Cuore.

« Prese la parola per ringraziare, il presidente del Circolo Dott. Cucco, il quale accennò alla grande influenza che esercita l'arte sul popolo, ed alla necessità - per fare argine al dilagare dell'immoralità - di produzioni buone, le quali, oltrechè rispondere ai criteri dell'arte, concorrano anche a quella missione moralizzatrice senza la quale il teatro non ha ragione d'esistere: e terminò bene augurando alla Gioventù Cattolica Italiana e mandando un saluto al comm. Pericoli.

« Da ultimo disse poche parole il prof. Prinzivalli, il quale a nome della Giuria, si rallegrò con il Circolo per l'esito del Concorso Filodrammatico nel quale i bravi giovani seppero degnamente rappresentare Roma. »

Altre notizie.

- A Roma la Sezione Ginnastica Stella, sorta nell'Oratorio Salesiano del S. Cuore, l'8 settembre u. s. inaugurava il proprio vessillo, dono ed opera di gentili benefattrici e di buoni signori. Fu benedetto nel Santuario del S. Cuore, fungendo da madrina l'egregia signora Francesca Enrici. Dopo la sacra funzione si svolgeva nel cortile dell'Istituto un ben riuscito saggio ginnastico in cui i bravi giovani alla presenza di numeroso pubblico ebbero agio di dar prova della loro valentia facendo concepire le più lusinghiere speranze.

- Fiorentissimo per la frequenza non meno che per le buone disposizioni dei giovani è l'Oratorio Salesiano di Madrid. Son molti quelli che a prezzo di veri sacrifizì si accostano ogni festa ai SS. Sacramenti; e numerosa è pur la Schola Cantorum che interpreta con ammirabile buon gusto musica liturgica.

- L'Oratorio annesso al Collegio Leone XIII in Buenos Aires (uno dei 7 oratori festivi diretti dai Salesiani in quella Città) è regolarmente frequentato da 35o a 400 giovani, fra i quali inaugurossi non è molto (il 13 settembre) un nuovo circolo drammatico, intitolato da Domenico Savio, allo scopo di acquistare nuove simpatie all'Oratorio.

Nel concetto del Ven. D. Bosco, il teatrino fu sempre uno dei mezzi più efficaci per accrescere e mantenere la frequenza agli Oratori. Uniformandoci alle norme alle quali egli lo voleva informato, usiamone con santo zelo sopratutto in questi mesi d'inverno, allo stesso nobilissimo fine.

DON SIMPLICIO.

Tra gli Emigrati

NEW YORK.

Una fiera di beneficenza per i poveri della « Trasfigurazione. »

DAL 18 ottobre al 16 novembre u. s. nel basement della Chiesa della Trasfigurazione si tenne una fiera di beneficenza a vantaggio dei poveri della parrocchia. Posta sotto il patronato del Console Generale d'Italia, essa riuscì un avvenimento che superò le aspettative di tutti, coronando felicemente l'opera paziente e febbrile del Comitato centrale presieduto dal sig. Raffaele Cassetti.

La sala offriva un colpo d'occhio stupendo, inondata di luce vivissima proiettata da migliaia di lampadine elettriche, che dando splendido risalto agli addobbi dalle più graziose e svariate gradazioni di colori, si rifrangeva scintillante sui vetri dei quadri, sui cristalli finissimi, sulle porcellane, sulle argenterie, sulle ceramiche e sugli innumerevoli oggetti che formavano il trofeo della carità ed erano disposti in bell'ordine attorno alla sala in diversi scompartimenti o padiglioni, appartenenti alle varie associazioni e clubs che cooperarono con nobile slancio alla buona riuscita della fiera.

Nello scompartimento della Società di S. Vincenzo de' Paoli ammiravasi l'artistica statua di bronzo donata dalla Regina Margherita e la lettera di accompagnamento del Console. Nel padiglione della Compagnia delle Figlie di Maria era assai notato un quadrétto raffigurante la famiglia del Presidente Roosewelt e una carta da visita del medesimo, con le parole Good wishes scritte di suo pugno. Un quadro di molto valore primeggiava nel padiglione della Compagnia di S. Luigi; ed altri preziosi oggetti altrove.

I poveri della Parrocchia, di ogni nazionalità, ebbero la loro serata. La prima domenica di novembre fu il turno dei Cinesi. Il parroco Don Coppo presentò ad una folla enorme Mons. La Velle che ricordò le glorie della Cina ed espresse il voto di veder presto unito alla Fede Cattolica anche quel popolo intelligente. Dopo Monsignor La Velle sorse il Missionario P. Montanar della Società delle Missioni Estere di Parigi, ospite dei Salesiani, che parlò in cinese ai cinesi presenti.

La nobile iniziativa, ideata dalla carità e assecondata da molte energie fuse in una mirabile identità di intenti, diede naturalmente ottimi risultati.

DALLE MISSIONI

Malto Grosso (Brasile)

Da Cuyabà alle sponde del Rio Vermelho.

Un'escursione fortunata. (Relazione del Missionario D. Gio. Balzola ).

Dopo 18 chilometri arrivammo alla fattoria abbandonata della Correnteza, ove ci fermammo per visitare quel luogo che fu causa di tanti guai.

Alla sponda del S. Lorenzo - Uno splendido palmeto - La festa di Maria Ausiliatrice ! - Un accampamento abbandonato - Motivi di conforto.

Ripreso il viaggio ci attendeva una densa foresta in cui dovevano percorrere circa 45 chilometri senza quasi trovare una radura! Per fortuna, dal marzo al giugno dell'anno scorso il buon Luigi Esteves, cioè la nostra guida, insieme colla sua famiglia ed alcuni indii vi aveva aperto una via dove avevan fatto passare anche il carro. Fuori della foresta è facile aprir strade, ma qui, su un tratto di 7o chilometri, ne avevano 45 di foresta! E proprio vero che per gli uomini di buona volontà non esistono ostacoli.

Dopo 12 km. arrivammo alle sponde del fiume S. Lorenzo. Il luogo era pessimo per passarvi la notte, ma essendo il fiume molto pieno, e dovendolo noi passare a guado, risolvemmo di fermarci in quel labirinto d'insetti, attendendo che diminuissero le acque, come felicemente avvenne.

Il giorno seguente, 23 maggio, vigilia della solennità di Maria SS. Ausiliatrice, celebrai colà sotto la tenda, ma pel 24 stabilii di celebrare in casa delle famiglie Rodriguez distanti ancora 45 chilometri. Dovendo impiegar molto tempo nel guado del fiume, non era possibile di potervi arrivare di quel giorno, per cui risolvetti di mandare innanzi il compagno Emanuele ad avvisare le suddette famiglie che il dì seguente, o presto o tardi, sarei andato a celebrare Messa in casa loro.

Oltrepassato felicemente il fiume, continuammo il cammino della foresta. Dopo un 25 chilometri si uscì per alcuni istanti dall'oscurità della selva, provando la stessa impressione che si ha quando si esce da un tunnel, e ci trovammo in un'altura, donde si apriva ai nostri sguardi uno splendido panorama. Era un'estesa collina, o meglio un'alta spianata, coperta di frondose palme e di coccos di aquassù che formano, si può dire, il pane quotidiano degli indii. Che vista incantevole! Mi pareva di essere sopra le belle colline del nostro Monferrato, infatti mi uscì spontanea l'esclamazione: « Che belle vigne si potrebbero far qui!...» Ma tosto svanì quella bella vista perchè discendemmo ed attendevaci di nuovo l'oscura foresta quasi un altro tunnel. All'entrarvi osservammo un accampamento lasciato di fresco; e dai segni delle capanne improvvisate, si potè giudicare che dovevano essere stati almeno 1oo gli indii che erano di là passati.

E costume degli indii appena arrivano in un punto ove si vogliono fermare, che ogni famiglia si scelga subito sotto un albero o presso un cespuglio un luogo per coricarvisi, che pulisce con diligenza, generalmente in forma circolare, perchè nel centro accendono il fuoco. I giovani intanto improvvisano subito un Bahyto, formano cioè un circolo maggiore, conforme il numero di uomini, per le proprie riunioni; e ciò fanno fosse anche solo per una notte. Pulito il terreno, lo coprono in modo semplicissimo, piantano cioè due pali trasversali ove incastrano foglie di palme di aquassù o acury.

Ho detto che l'accampamento mi parve lasciato di fresco: infatti i compagni che venivano indietro udirono un abbaiar di cani, e l'indio Moraes che ci seguiva udì un gridio di indii in mezzo a quella splendida foresta di palme. Le dico il vero, amatissimo sig. D. Rua, che avrei voluto seguirli e andarli subito a trovare nel loro nuovo accampamento che non poteva essere lontano, ma prevalse il desiderio di andare a celebrar la messa di Maria Ausiliatrice in quelle famiglie che mi stavano aspettando.

Pertanto dopo alcuni chilometri uscimmo da quella foresta, che gli indii chiamano Camandode, ed avendo trovato un poco d'acqua, ci fermammo per passarvi la notte.

Era la notte della grande solennità di Maria Ausiliatrice, nostra buona Madre. Com'è naturale, il pensiero di tutti i Salesiani sparsi nel mondo vola al Santuario di Valdocco e si rappresenta al vivo quel consueto splendore e quell'immancabile movimento di religiosa pietà. Stando immerso in questi pensieri, non mi sembrava di essere coricato sotto un albero in un'immensa foresta e nel centro di una selvaggia tribù; ma parevami di essere all'Oratorio col cuore pieno di giubilo a godere della gran festa salesiana. Creda, veneratissimo Padre, neppure in tali circostanze, il cuore del Missionario si rattrista o piange la sua sorte, no ! perchè sa di compiere la volontà di Dio e di meritarsi grazie e benedizioni maggiori pel buon risultato della sua Missione.

E finalmente sorse l'aurora del giorno 24. Balzai dalla rete, feci radunare gli animali, e subito montati a cavallo partimmo.

Fatti circa 12 chilometri arrivammo a BóaVista (Belvedere), dove abitano le famiglie Rodriguez. Quella brava gente era fuori, di sè per la contentezza, nel veder in mezzo a loro il Missionario. Quasi tutti mi conoscevano perchè 4 anni addietro erano passati per la Colonia del Sacro Cuore coi loro carri, venendo da Goyaz in cerca di un luogo acconcio ove stabilirsi. Grazie a Dio l'anno scorso trovarono quel luogo, ove quantunque in mezzo agli indii, hanno saputo farsi benvolere e hanno già da vivere in abbondanza, con speranza di un prospero avvenire.

Appena giunto mi diedi a preparare il mio. altare in una di quelle capanne. Lo addobbai con le coperte che mi servivano per tenda notturna, e vi celebrai la S. Messa.

Finito che ebbi, diressi la parola a quella buona gente, dicendo che dovevano considerare come patrona di quel luogo Maria Ausiliatrice, quale,. si può dire, essa stessa si costituì. « Infatti, dissi, fu il 24 maggio 1886, cioè 22 anni or sono, che in queste vicinanze, sulle rive del fiume Rio Vermelho, i feroci Bororos Coroados di quei tempi disastrosi deponevano le loro armi ai piedi del Capitano Duarte, comandante della forza militare che riuscì a soggiogarli, facendo, come mi dissero alcuni che si trovarono presenti, un mucchio di archi e di frecce alto più di un metro e mezzo, in segno di pace e sottomissione!... Chi non ravvisa in questo fatto che Maria SS. Ausiliatrice fin da quel tempo si costituiva patrona di queste terre e di questa tribù? Come si può spiegare che i due fatti, a parer mio più salienti per questi luoghi, accadessero ambedue il 24 maggio? E se il primo fa una conquista importantissima, perché diede fine a tante lotte e a spargimento di sangue tra selvaggi e civilizzati: questo pure è un trionfo della Religione, perchè per a prima volta il Dio della pace è disceso sacramentalmente in queste terre selvagge e peli ministero di un figlio di D. Bosco, che è pure un figlio di Maria Ausiliatrice... Oh! le vie della Provvidenza quanto sono imperscrutabili! » Queste ed altre riflessioni feci a quella buona gente, che ne rimase fortemente animata a mettere la propria confidenza in Maria Ausiliatrice.

E se non fosse per abusare della sua pazienza e rubarle un tempo prezioso, vorrei, amatissimo sig. D. Rua, esporle la concatenazione di altri fatti, in cui ho visto sempre più manifesta la mano della Provvidenza e la protezione di Maria Ausiliatrice; ma non mi è possibile farlo in questa lettera, perchè mi resta ancor molto da dire.

Erano 122 indii - Un incantevole panorama - Uno sguardo topografico alla zona abitata dai Bororos.

Celebrata la S. Messa e preso un po' di ristoro proseguimmo per altri 12 chilometri fino alla casa della nostra guida.

La famiglia ebbe doppio motivo di rallegrarsi, primo perchè, essendo egli in ritardo di molti giorni, cominciava a fare i più neri sospetti, naturali a chi vive in mezzo a selvaggi; poi perchè lo videro arrivare non solo sano e salvo, ma di più accompagnato da un Missionario. Così Maria Ausiliatrice volle farci godere un po' della sua festa anche in mezzo a quelle selve così lontane dal mondo civilizzato.

Colà ebbi notizie precise di quegli indi di cui avevamo osservato le tracce il dì innanzi. Essi si erano là fermati ed erano stati contati fino a 122, compreso un morto che portavano con sè. Oh! poveretti, come sono scrupolosi nell'osservanza dei loro costumi! Trovandosi in viaggio, se muore alcuno di loro, piuttosto che seppellirlo senza le solite cerimonie, ne involgono il cadavere e se lo portano dietro, fintantochè non sia ridotto in tale stato di putrefazione da poterne lavare facilmente le ossa. Ridotto il cadavere a tal punto, ne puliscono diligentemente le ossa che poi mettono in un cestello tessuto a tale scopo, e le seppelliscono nel cimitero più vicino. Poveretti! son proprio degni di miglior sorte. Seppi anche che venivano dall'aldea del Cogueau (dove io contava di andare e di trovare maggior numero di indii) e che si andavano a stabilire nelle vicinanze del S. Lorenzo. Come venni a conoscere che gli indii del Cogueau e Tadarimanna avevano abbandonato i loro villaggi e si erano riuniti ad altri per paura di essere assaliti dai civilizzati, risolvetti di recarmi senz'altro presso gli indii del Rio Vermelho.

Il 25 pertanto, celebrata la S. Messa e fatte le provviste per un viaggio di tre giorni, partimmo. Ero ansioso di arrivare a quelle aldee che da tanto tempo sospirava di vedere.

Il viaggio fu molto interessante, e poichè penso che ciò che fu di interesse per me non mancherà di esserlo anche per Lei, amatissimo signor D. Rua, e per quanti amano questa nostra missione, mi proverò a metterle sott'occhio un magnifico quadro che potei contemplare, dal quale mi pare che si possa aver un'idea, se non ben esatta, almeno abbastanza chiara del nostro campo evangelico.

Dunque, dopo due ore di viaggio, arrivammo sopra un altipiano, da cui ci si stendeva tutt'intorno il più vasto orizzonte. A tal vista mi fermai, chiamai il mio esperto cicerone, e ne ebbi le indicazioni che desiderava.

Ad ovest, alla distanza d'una sessantina di chilometri, sorgeva il monte che trovasi in faccia all'aldea del Kegiari, dove nel 1897 andai a piantare una croce che ancora esiste, monte sul quale io salii in quella circostanza. Più vicino, cioè ad una cinquantina di chilometri, trovavasi il luogo dell'antica Colonia Teresa Cristina, e discendendo il S. Lorenzo per altri 2o chilometri vidi il Correjo grande, dove attualmente dimorano molti indii, presso i quali trovasi il Capitano Federico con la sua turma, quel medesimo Federico che fu battezzato nel Santuario di Maria Ausiliatrice nel 1898 e che io non ebbi ancora il piacere di rivedere, quantunque sia venuto più volte sulle mie tracce per parlarmi. Nella stessa direzione oltre il Rio S. Lorenzo, nel Caitè, trovasi la turma del Capitano Emanuele Cocco che io conosco.

A sud-ovest, alla distanza di circa 15o chilometri, corre il Rio Itiqueira, che io tragittai nel 1899, tornando dalla missione al Coxim, ora assai frequentato dagli indii, i quali però non vi hanno alcun villaggio, pel clima pestilenziale. Seppi tuttavia che un buon numero di essi si è raccolto in quelle vicinanze e vi dimora quasi permanentemente, presso alcune famiglie di civilizzati, e che più al sud, ad un centinaio di chilometri, abitano altri indii, nelle stesse condizioni.

A sud poi scorgevansi i monti da cui scendono le acque dei fiumi Jorigui (il Floriano Peixoto), Tadarimanna e Cogueau, e il luogo del villaggio di Aygieri. I tre fiumi suddetti sono gli affluenti principali del Rio Vermelho, che alla sua volta è il principale tributario del S. Lorenzo. I monti accennati mandano, dall'opposto versante, il loro tributo di acque all'Araguaya.

A sud-est stanno i monti donde nascono alcune sorgenti del Cogueau, e il cui opposto versante dà origine al Rio das Garças che bagna la Colonia dell'Immacolata. Credo che noi fossimo distanti da quei monti un 1oo chilometri in linea retta, e al di là di essi ancor un 15o chilometri trovavasi l'accennata Colonia dell'Immacolata. Ho detto in linea retta; perchè certamente la lunghezza della via aperta da poco per quelle parti, è assai maggiore. Detta strada, se strada si può chiamare, parte dal Rio Vermelho, gira ai piedi dei monti, segue il versante dell'Araguaya, dove in vari punti a distanza trovansi alcune famiglie Carvalhos, e va alle sorgenti del Rio das Garças ove abita il vecchio Emanuele Carvalho; e di là continua fino all'Araguaya e a Goyaz.

Ad est scorgemmo il gran Naboreri, il Jardori e il Noiddori e, più in là, i Colli della Trasfigurazione, presso cui l'anno scorso avvenne il nostro incontro cogli indii del S. Lorenzo, come le scrisse D. Malan. Nel Jardori gli indii avevano un buon aldeamento che ora è abbandonato. Di là alla Colonia del S. Cuore potevasi calcolare un tragitto di circa 20o chilometri.

A nord-est finalmente mi fu additato il punto dell'aldea del Pouchereu, e a nord e a nordovest la zona degli indii dell'Alto S. Lorenzo e del Pogubbochereu.

Questi dati forse potranno essere più o meno esatti, ma dànno un'idea della zona abitata dai Bororos e dimostrano chiaramente come il punto centrale della medesima sia quello occupato dai villaggi del Rio Vermelho.

Il fumo di un villaggio - Liete accoglienze - Importante abboccamento con 130 indii.

Trascorsi alcuni momenti nell'ammirazione di quello stupendo panorama, ci rimettemmo in cammino discendendo verso il fiume, seguendo un piccolo sentiero degli indi. Non c'era meglio e si dovette sudar fatica per proseguire.

Nondimeno continuando animosamente a far picada, cioè ad allargare il sentiero col nostro coltellaccio, al tramonto del sole, dopo di aver percorso circa 33 chilometri ci trovammo nelle vicinanze dell'aldea del Noidduguru-uarareu o della Cachoeira. Infatti, oltrepassate ancora alcune boscaglie, vedemmo alle falde di un monte il bosco coperto di fumo, indizio certo di un villaggio. Alcuni indii, che ritornavano dalla pesca, appena ci videro, corsero nell'aldea gridando:

- Braide areegoddu; Padre Giovanni arregoddu! Son arrivati dei civilizzati... E arrivato Padre Giovanni

La nostra sorpresa maggiore fu, all'entrar nell'aldea, l'udire una vecchia tromba che pochi giorni prima alcuni di quegli indii avevano ricevuto in dono a Cuvabà!

Entrati nel villaggio, ci si fè incontro il Capitano Candido che m'invitò nella sua capanna, togliendo egli stesso la sella al cavallo e portandola in casa, e ripetendo gli atti ospitali che aveva visto praticarsi dai civilizzati. Lo pregai di mandare a prendere legna pel nostro fuoco e a tagliar pali per la nostra tenda perchè i nostri uomini con le bestie da soma sarebbero arrivati a notte avanzata; ed egli ne passò subito l'ordine ad alcuni de' suoi soldati, come ci li chiamava. Il resto della comitiva giunse infatti con grande difficoltà due ore dopo.

Nel frattempo io feci una visita alle capanne e le contai. Erano 15 e abbastanza ben fatte poste in circolo attorno il grande indispensabile capannone o Bahyto, lungo 14 metri e largo 7. Incontrai alcuni indii di antica conoscenza che fecero atti di grande meraviglia nel vedermi dopo 10 anni in mezzo a loro e in un luogo tanto appartato.

Nella capanna del Capitano Barros, chiesi che cosa avessero da offrirmi, se caffè o latte... ed essi messisi a ridere mi offersero una bevanda che stavano preparando con meliga pesta nel mortaio... Berne mi ripugnava, perchè generalmente quella meliga non solo è fermentata nell'acqua; ma è spremuta sotto i denti delle indie per trarne più facilmente il sugo. Non berne? ne sarebbero restati offesi. Quindi accostai il vaso alla bocca e ne presi un sorso che bastò a soddisfarli.

Arrivata la mia comitiva, si radunarono tutti gli uomini per curiosare e vedere ciò che aveva portato. Me ne approfittai per occuparne alcuni ad accendere il fuoco e a piantare la nostra tenda, e non tardai ad entrare nel mio assunto principale, cioè nell'argomento del mio viaggio.

Essi vollero sapere le disposizioni del Governo e dei civilizzati a loro riguardo, specialmente di quelli che avevano ammazzato i loro compagni. Si fecero forti dicendo che i Bororos non avevano ammazzato nessuno dei civilizzati, mentre questi avevano ucciso sei di loro. Lasciai che si sfogassero e in fine dissi:

- Il Capitano Grande (il Capo dello Stato) è molto ben disposto con voi, e vi vuole molto bene. Tanto è vero che mandò me a ristabilire la pace, cioè a dire ai civilizzati che vi lascino stare, se no li manderà a prendere dai soldati; ma altrettanto manda a dire a voi. Egli desidera che vi comportiate bene, che lasciate di perseguitare i braides. Se alcuno di voi si comporterà male di nuovo, non manderà i soldati contro tutti, ma li manderà a prendere colui che avrà fatto il male.

A queste parole tutti approvarono, come di costume, gridando:

- Hu! hu! hu!

- Ora, aggiunsi, dovete mandare a chiamare il Capitano Andrea, affinché venga qui anche lui coi suoi compagni, e si decida a desistere di perseguitare i braides del Buryty. -

In fine dissi:

- Sappiate pure che il Capitano Grande mi ha dato ben molte cose per regalare ai Bororos boa; e questo lo farò domani. Intanto ascoltatemi: - Voi dite che i Bororos non hanno ammazzato i braides; non è vero, l'anno scorso hanno ucciso il giovane Melchiorre Borges senza nessun motivo; mentre se i braides hanno ammazzato i Bororos, essi vi furono costretti, essendo stati perseguitati e minacciati giorno e notte da loro.

A queste parole si scusarono gettandone la colpa su quei del Baire Giuseppe e del Capitano Andrea, dicendo: - Quelli son cattivi e non vogliono ubbidire e stare con gli altri Capitani buoni.

La discussione durò molto tempo, ma in fine ci accordammo su tutto, e promisero di ubbidire al Capitano Grande e praticare i miei consigli.

Il giorno seguente, 26, preparai il mio altare sotto la tenda e quindi feci radunare tutti gli indii del villaggio, affinché assistessero alla S. Messa! Che splendida scena per una fotografia... ma non avevamo il fotografo!

Dopo messa parlai a tutti del Papai Grande, e ricordando i tempi della Colonia Teresa Cristina, dissi che siccome essi allora non amavano il Papai Grande per questo Egli ci aveva tolti di là e mandati a fondare la Colonia del S. Cuore, dove i Bororos sono più buoni e i loro figli son già così civilizzati che erano andati con la banda di musica al Bacurireu (cioè all'Esposizione) di Rio Janeiro! Quindi ripetei a tutti ciò che avevo detto la sera innanzi ai soli uomini.

Finita la funzione religiosa, li feci mettere in fila e distribuii a ciascuno degli oggetti portati, cioè pezzi di stoffa, fazzoletti, ami da pescare, cordicelle, filo, specchi, forbici, coltelli, aghi, ecc. Li contai; erano 130 persone, ma ne mancavano alcuni che si trovavano ancora alla caccia e alla pesca. Ciò che mi addolorò fu il vedere pochi giovanetti. Ne domandai il perchè e mi fu detto che erano morti. Ricordo infatti che anni addietro udii parlare di un'epidemia, di cui furon vittima molti bambini.

Fatta la distribuzione e visto che tutti eran rimasti contenti, ne invitai alcuni ad accompagnarmi fino all'aldea del Jorigui-paru.

Incontro col famoso « Piloto » e col Capitan « Perigo » - Una scenetta curiosa - Abboccamento con altri 150 indii.

L'aldea distava più di 30 chilometri in direzione del Tadarimanna. Partimmo. La via che seguivamo era un piccolo sentiero, battuto unicamente da indii; nondimeno il tragitto fu buono abbastanza ed alle 5 di sera eravamo di fronte all'aldea. Ma trovandosi questa un po' lontana dal fiume ed essendo il fiume largo 120 metri, parve conveniente di pernottare al di qua della sponda, ove feci alzare le tende.

Però, entrato in una piccola canoa insieme con due indi, io raggiunsi subito la sponda opposta, donde mossi senz'altro all'aldea.

Rimasi meravigliato di trovarla così ampia. Vi contai 22 capanne, che visitai una ad una. Nulle erano colà le mie conoscenze: ma in una incontrai il famoso Piloto della Colonia Teresa Cristina, l'indio cieco di un occhio, basso di statura, e sempre terribile, cercato a morte dagli abitanti dell'Araguaya perchè ritenuto autore della morte di un tal Villela, ma con noi sempre galantuomo.

Gli parlai dello scopo della mia escursione e gli raccomandai di ripeterlo agli altri durante la notte e d'invitarli pel mattino seguente a passare il fiume per assistere alla S. Messa, promettendo che avrei fatto a tutti molti regali.

Egli allora mi ricordò gli anni passati alla Colonia e ripetè che mi voleva bene, che aveva fatto molto pei missionari, ma ora aveva bisogno di camicia, di calzoni, di coperta, di coltello, di scure, di aghi, di filo, di ami e di tante e tante altre cose! Gli risposi di compiere a dovere la mia commissione e l'avrei soddisfatto. Povero Piloto! durante la notte non so quanto tempo abbia gridato a squarciagola, narrando mille meraviglie dei missionari.

In un'altra capanna incontrai il famoso capitan Perigo, sofferente per reumatismi, al quale feci le stesse raccomandazioni. Era tempo che c'incontrassimo finalmente! Come le dissi in altra mia, Don Malan ed io l'avevamo mandato a chiamare già nella nostra prima escursione ai Colli della Trasfigurazione, ma egli giungeva il giorno dopo la nostra partenza. Nella seconda escursione che feci io, arrivò due giorni dopo con circa 8o indii, cinque dei quali furono da lui lasciati in Ponte de Pedra, affinchè mi aspettassero e mi conducessero alle loro aldee; ma pur questi, dopo avere aspettato inutilmente quasi un mese, se n'andavano ed io giungeva tre giorni dopo. Ma alla fine l'incontrai, e tosto ci salutammo come vecchi amici, sebbene ci vedessimo allora per la prima volta.

L'indomani, 27 maggio, ripassato il fiume, tornai di buon mattino all'aldea. Tutti erano già in movimento per recarsi all'altra sponda, ove dovevano « vedere il Papai Grande e ricevere tante cose belle ». Feci nondimeno ripetere l'invito a tutti, perchè voleva che tutti fossero presenti, anche per poterli contare. Conobbi che avevano compreso molto bene il mio desi derio, poichè mi condussero a vedere una donna ammalata, la quale, mi dissero, non poteva seguirli. Assicurai la poveretta che rimanesse tranquilla promettendole che avrebbe avuto egualmente i suoi doni.

Ma una scenetta piuttosto curiosa mi attendeva al ritorno al nostro accampamento.

Il terreno che separa l'aldea dal fiume era paludoso e pieno di pantani. Non volendo bagnarmi, chiesi che mi indicassero il sentiero più asciutto; e, pronto, il mio Piloto alza la voce sopra tutti e mi si offre a compagno per un sentiero che credeva il migliore, ma che invece mi condusse sull'orlo di un pantano. Non le so dire, amato Padre, come il pover'uomo ne rimanesse mortificato; ma subito mi guardò in faccia e volle ad ogni costo caricarmi sulle sue spalle. Conobbi che l'avrei disgustato a non accontentarlo; quindi mi rassegnai. Ma, arrivato nel mezzo del pantano, essendo egli, come ho detto, basso di statura, mi trovai anch'io coi piedi nell'acqua, ove a quando a quando mi sentiva immergere anche le ginocchia, poichè il poco valente ma allegro Piloto cominciò a ridere e a gridare a più non posso:

- Imi burro Padre!... imi caballo Padre!... imi tapiru Padre!... Io sono il somaro del Padre!.. Io sono il cavallo del Padre!... Io sono il bue del Padre!...

E ad ogni esclamazione dava in una risata omerica, che produceva un'immersione più profonda delle mie gambe nel pantano ! Per fortuna il tragitto era breve e non fui costretto a prendere un bagno totale.

Passato il fiume, allestii l'altare in un punto dal quale tutti potessero comodamente vederlo, e incominciai la S. Messa. Era un'altra scena magnifica, degna di essere fotografata: una Messa in riva a un fiume, all'orlo di una foresta, alla presenza di una turba selvaggia, attonita e, vorrei dire, riverente !

Finita la Messa, mi voltai e tenni il discorso.

Parlai del Papai Grande (N. S. Gesù Cristo) e della Muga Grande (la Gran Madre, cioè Maria SS.ma) e ripetei le stesse cose, dette nell'altra aldea.

Compiuto l'atto religioso, li feci mettere in fila e li contai. Erano circa 15o, ma calcolando nel computo anche molti che si trovavano assenti, toccavano proprio i 200; e con mia soddisfazione vidi tra essi una trentina di ragazzi, i quali, se Dio ci aiuta, fra pochi anni potranno essere educati religiosamente e civilmente come quelli della Colonia del S. Cuore.

Ciò fatto, feci distribuire per prima cosa un pezzo di stoffa alle donne, che per essere lungi da ogni influsso di civiltà non avevano proprio nulla : quindi diedi a ciascuno parecchi og getti che li resero oltremodo contenti. A Piloto ed al capitan Perigo diedi quanto bramavano, cioè camicia, calzoni, coperta, fazzoletti, scure, coltello, corda, spago, filo, ami da pesca, ecc., ecc., e così pure largheggiai cogli altri capitani Cutà, Giuseppe, Tuagogo i quali, arcicontenti, mi circondarono con tutta confidenza. Ed avendo ad essi annunziato che mi recava più in su per visitare il Cogueau e l'Arojari allo scopo di trovare un luogo per fondare un'altra Colonia, mi dissero subito che non mi conveniva, ma che là, in mezzo a loro, io doveva fondarla, perchè là v'è abbondanza di pesci e nei dintorni molta cacciagione, essendovi un 10o chilometri di foresta. Conobbi che forse non avevano torto, ma non volli rinunciare ad una visita all'Arojari, perchè me l'avevano dipinto come veramente propizio. Quindi, compiuta la distribuzione dei doni, dovetti congedarmi da quei carissimi indii, per ritornare al Tribujau, cioè alla dimora della famiglia del buon Luigi Esteves, la nostra cara guida, ove giungemmo sull'annottare.

La festa dell'Ascensione al Tribuiau - Altri indii - Una caduta fatale.

Al Tribujau, con gran meraviglia trovai 27 indii che mi stavano aspettando, avidi di regali. Era il 27 maggio, vigilia della solennità dell'Ascensione che avevo stabilito di passare in santa letizia. Tutte le donne delle vicine famiglie Rodriguez erano là per confessarsi, comprese 4 giovani che all'indomani dovevano accostarsi per la prima alla Santa Comunione. Infatti, il giorno 28, celebrai, presenti anche gli indii, ed ebbi la consolazione di distribuire 14 comunioni. Più tardi amministrai alcuni battesimi e così la festa passò veramente in santa esultanza. Nel pomeriggio ad accrescere la nostra gioia, giunsero altri 10 indii in cerca del Missionario. Eran quelli che il dì prima mancavano al Jorigui, e che al ritorno venuti a conoscenza della visita del P. Giovanni, erano corsi sulle mie traccie percorrendo ben 35 chilometri. Poveretti! tra essi ve n'erano due che mi parvero i più vecchi dell'aldea, eppure non avevano voluto perdere quell'occasione. Giunsero molto stanchi, ma assai felici di avermi raggiunto e di ricevere in regalo « tante belle ed utili cose che non avevano mai veduto! »

Di quella sera, congedatomi da quelle buone famiglie, scelsi tre indii, giovani e robusti, che invitai ad accompagnarmi nell'escursione all'Arojari, in cui avremmo dovuto prendere una direzione a noi tutti interamente sconosciuta e passare per sentieri dov'era indispensabile il far picada.

Sorta l'alba del 29 partimmo in nomine Domini verso l'oriente. Ci precedevano due dei scelti, i più robusti, con falce e coltelli per aprire il cammino, cui seguiva il terzo portando i loro archi e le loro freccie. Fortuna volle che dovessimo tenere la stessa direzione dei 122 indii passati giorni prima, per cui il sentiero era un po' aperto.

Sul far della notte ci accampammo sulle sponde dell'Arareiau e l'indomani, celebrata che ebbi la S. Messa, tragittammo il fiume, mentre la guida, adocchiato un magnifico cervo, spianò il suo piccolo fucile e lo uccise. Fu tanta manna pei giorni seguenti !

Ma mi attendeva una disgrazia. Strada facendo attraversammo altri corsi d'acqua e caso volle che appunto nel guadare un torrentello la mula che portava il bagaglio dell'altare con la scatola dei paramenti, del vino, delle ostie, cadesse in una fossa. Fu un attimo! estrassi sull'istante la cassetta dall'acqua, ma le ostie erano già inzuppate e rese inservibili. Fu quello per me il momento più triste di tutto il viaggio, poichè vidi che non avrei più potuto celebrare! Nondimeno dovetti rassegnarmi, disponendomi a supplire con più frequenti comunioni spirituali la, mancanza prolungata del cibo eucaristico, che veramente è il più grande conforto del Missionario.

(Continua).

Patagonia Settentrionale

Un'escursione di nove mesi nel Territorio del Rio Negro.

IL missionario D. Andrea Pestarino, dal 12 ottobre 1907 all'8 luglio u. s. ha compiuto una laboriosa missione nel Territorio del Rio Negro, percorrendo più di 8oo leghe, visitando 415 famiglie con un totale di 3590 persone, disseminate, al nord, a Potrero Grande, China Muerta, Pueblo de Pringles, Cerro Bichador, Ciudad Rio Hegro, Puerta del Diablo, Laguna de la Piedra, El Chingolo, El Cacique, El Pepe, La Comercial, Bajo S. Pedro, Laguna del Agarrobo, San Cayetano, Cinco Lagunas, Salitral Chico, Conesa Norte; e, al sud, a Pueblo de Conesa, Las Màquinas, San Antonio Oeste, Los Jaguelitos, La Bombilla, El Fuerte, El Salado de Sierra Grande, El Chara, Aguada del Té, Sierra Grande, Sierra Bellido, La Palma, Los Pocitos, Puerto Lobos e Arroyo Verde del Chubut; Arroyos de la Ventana e de los Berros, Aguada del Capitàn, Sierra Colorada, Aguada del Chingolo e Aguada Amarga, Arroyos, Paja Alta, Valcheta, Salado, Treneta, Yaminùa, Tapiluque, Pailanuf, Comicó, Chasicó, Limen Neyeu, Caltrauna, La Escondida, Tren Neyeu, Maquinchao, Puerto Rosales, Quetrequiles, Yepetren, Atraieó, Cari Lauquen Chico, Colitoro, Lezan Neyeu, Lagunitas, Menucos del Sur, Corral Chico, Arroyo Seco, Nahuel Neyeu, Pueblo Valcheta, Aguada Cecilio, Cinco Chañares, San Antonio, Laguna del Barro, La Esperanza, Gualicho Chico, Laguna del Monte, Pozo Moro, La Invernada, Las Aguadas e San Javier.

I frutti raccolti furono:

Battesimi di Indii: 177 (143 di inferiori ai 7 anni, e 34 dai 7 ai 7o anni).

Battesimi di bianchi; 141.

Totale dei battesimi: 318.

Cresime amministrate: 216.

Matrimonii benedetti: 34 (25 di Indii, 9 di bianchi).

Nella stessa apostolica escursione vennero dispensati 1500 oggetti religiosi (corone, medaglie, quadretti, croci e scapolari); 55o catechismi e 16oo periodici e libri morali e religiosi.

Accompagnò il missionario il catechista coadiutore Giuseppe Caranta.

Un' altra Missione.

IL missionarìo D. Domenico Milanesio, scriveva da Bulson (Territorio del Rio Negro) in data 11 agosto u. s.: - Son 4 mesi che sono partito da Junin allo scopo di visitare una parte di questa vastissima missione predicando e insegnando le verità della fede a quanti mi vogliono ascoltare. Dopo di avere benedetto una cappella in S. Carlo di Bariloche, ho intrapreso quest'opera di carità in vari punti, preferendo i centri più popolati da gente indigena, senza trascurare le famiglie già civilizzate. Non sono ancor giunto alla terza parte del mio cómpito ed ho già percorso 66o miglia. Le istruzioni catechistiche sommano già a 15o e i battesimi a 140, la maggior parte di gente indigena... Il campo è immenso e la messe biondeggia: il Signore ci mandi nuovi operai. »

In fascio.

S. IGNACIO (Neuquén, Rep. Argentina). - Colà, il 1 agosto u. s., dopo una vita laboriosa e di buon cristiano moriva il colonnello Emmanuele Namuncurà, figlio di Calfucurà e nipote del celebre Huentecurà che facilitò il passaggio delle Ande al gen. San Martin cui diè pure valido aiuto nella battaglia di Chacabuco combattutasi nel 1817. Ricordano i lettori l'amabile figura del giovane Ceferino Namuncurà, aspirante al sacerdozio, condotto da Mons. Cagliero in Italia, donde volò troppo presto al cielo? Era uno dei figli del defunto colonnello Emmanuele, con cui è scomparso l'ultimo superstite dei gloriosi cacichi delle Pampas.

PATAGONES (Rep. Argentina). - Nella Chiesa di Nostra Signora del Carmen, omai completamente trasformata ed abbellita, il 18 ottobre consacrato alla solennissima festa votiva-patronale, fu inaugurato un nuovo altare in marmo, splendido lavoro nello stile del rinascimento. Preceduta da novena con acconcia predicazione, la festa si svolse con pompa singolare, mercè lo zelo di apposito Comitato. Degne di nota: la cerimonia della benedizione dell'altare, l'imponenza della messa grande accompagnata da scelta musica liturgica, la fiera di beneficenza allestita dalle signore della Conferenza di S. Vincenzo de' Paoli, e la processione votiva alla quale parte tutta la popolazione e, in corpo e in divisa, gli alunni del Collegio S. Giuseppe.

VIEDMA (Rio Negro, Rep. Argentina). - Anche la festa patronale di Viedma, celebratasi il 24 settembre, col concorso di tutte le autorità civili ed ecclesiastiche e dell'intera popolazione, riuscì imponentissima. La processione fu una grandiosa dimostrazione di civiltà, di pietà, e di segnalato progresso.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'INDULGENZA PLENARIA:

ogni mese:

1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte;

3) nel giorno in cui si radunino in conferenza;

dal 10 gennaio al 10 febbraio:

1) il 17 gennaio, SS. Nome di Gesù ;

2) il 18 gennaio, Cattedra di S. Pietro in Roma ; 3) il 23 gennaio, Sposalizio di Maria Vergine; 4) il 24 gennaio, festa della S. Famiglia;

5) il 25 gennaio, Conversione di S. Paolo Apostolo ;

6) il 29 gennaio , festa di S. Francesco di Sales (visitando però una chiesa salesiana ove esiste, altrimenti la propria Parrocchia, o, se viventi in comunità, la propria Chiesa o Cappella privata, pregando come sopra) ;

7) il 2 febbraio, Purificazione di Maria SS.

Inoltre: ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche Chiesa) reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità ed un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

Sorge un altro anno, o Madre, e dalle terre più remote rapido e supplichevole il

pensiero di milioni di cristiani vola al Tuo benedetto altare, implorando te Tue

benedizioni. Che una benedizione specialissima discenda su tutta la Chiesa!

O Invocata da tutte le genti, tremenda, Tu lo vedi, é l'ora presente!... Nemici esterni ed interni, più feroci e più audaci degli antichi, insidiano in mille guise il gregge di Cristo... Deh ! Tu ravviva la fede nei cuori, sollevali sulle ali della speranza agli ideali eterni, e accendili tutti di quella carità - oggi troppo affievolita nel mondo - che fortemente abbraccia in soave amplesso Dio e i fratelli, ed è vivida fonte dì pace e sicuro pegno di gloria.

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente

INVITIAMO i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario avremo anche quest'intenzione generale

Imploreremo una speciale benedizione di Maria SS. Ausiliatrice sopra tutti i suoi divoti che nell'anno incominciato saranno chiamati all'eternità!

GRAZIE E FAVORI

La salute degli infermi *).

Nutro fin da fanciullo una divozione così tenera per la dolce Madonna del Ven. D. Bosco che, potendo, cerco di inculcarla anche ad altri, ottenendone segnalatissime grazie. Taccio delle mie che furono e sono senza numero e ne accenno alcune altre.

Una donna, affetta da tumore interno e ridotta in fin di vita, doveva, a detta dei medici, con esito molto incerto sottoporsi ad una difficile operazione. Costernata a tale annunzio piangeva inconsolabile, finchè fu consigliata a raccomandarsi alla Vergine Ausiliatrice di cui teneva una medaglia benedetta. Oh! grazia insigne di questa buona madre! nel momento che decisa dalle insistenze de' suoi e de' medici l'inferma acconsente di essere operata , questi constatano che il tumore è scomparso, per cui non vi fu più bisogno d'operazione. Infatti (ed è già da tempo) essa non ha più risentito alcuna traccia dell'interno malore e continua a godere perfetta salute.

Un colono del vicino villaggio di Masiera ridotto in fin di vita da polmonite doppia e fortissimo tifo, veniva già pianto come morto dalla sposa che si vedeva vedova e nella miserìa con alcuni figliuoli. Diedi alla sconsolata una medaglia benedetta di Maria Ausiliatrice, animandola a fare la novena consigliata dal Ven. D. Bosco. E la Madre Santissima ascoltò subito le preghiere della povera donna, poichè l'infermo con meraviglia di tutti tornò da morte a vita, anzi al pieno lavoro dei campi, con cui mantiene onestamente la sua cara famiglia.

Una povera madre, desolata da interno malore che lentamente la andava consumando, si fece portare a questo ospedale di cui sono cappellano, per ritrovare in un'operazione chirurgica un qualche definitivo scioglimento del suo male. Stettero lungo tempo in forse i medici e non ardivano avventurarsi. ad un'operazione che, per la natura del male e per la condizione dell'inferma debolissima, era di troppo rischio. Pure vi si accinsero; e veramente pareva, subito dopo, che l'infelice dovesse soccombere, perchè la vita andava sfuggendo da quel corpo quasi esanime. Ma la buona cristiana erasi raccomandata a Maria SS. Ausiliatrice , e questa buona Madre pregata con gran fede anche da altri, infuse nuovo vigore nelle sue membra, sicchè ella oggi è quasi pienamente guarita.

Mentre scrivo, un fanciullo degente nel medesimo nostro Ospedale, colto da terribile tifo con minaccia di meningite, venne raccomandato all'Ausiliatrice e gli fu data una sua medaglia benedetta. Ebbene egli è già fuori pericolo e va a grandi passi per la via della guarigione.

Valga questo piccolo saggio ad attestare sempre meglio la bontà della Vergine Benedetta e a stimolare tutti quanti ad invocarla col dolcissimo titolo di Aiuto dei Cristiani.

Bagnacavallo (Ravenna), 12 ottobre x908.

D. LoDovico TALLANDINI Parroco di S. M. della Pace.

Dalle lettere dei nostri emigrati. Nuova Milano di Caxias (Stato di Rio Grande do Sul). -- Una mia carissima nipotina dì pochi giorni, il 29 marzo u. s. era moribonda. Andando alla messa, la raccomandai a Maria SS. Ausiliatrice, promettendole una messa di ringraziamento, e cominciai una novena. La grazia non si fece aspettare, poichè tornando a casa trovai la bambinella fuori di pericolo, ed anzi debbo dire che dopo d'allora fu sempre sana e vispa con meraviglia di tutti.

29 ottobre 19o8.

BRAMBILLA PASQUALF, Cooperatore.

Santa Teresa (Stato di Rio Grande do Sul). - L'8 agosto 1907 la mia consorte venne assalita da altissima febbre maligna che in breve prese a minacciare la sua esistenza. Mandai subito per un medico e per un sacerdote, ma il medico non si potè avere che dopo 6 giorni di angosciosa aspettativa. Intanto l'ammalata ricevette con fervore i SS. Sacramenti e con vivi sentimenti di fede si apparecchiò all'estremo passo. Arrivato il medico, dopo un minuzioso esame trovò l'ammalata affetta di broncopolmonite all'ultimo grado e disse che non v'era più alcuna speranza di salvarla. In tanto frangente che fare? Mi rassegnai alla volontà di Dio ma ricorsi con fervore, insieme colla famiglia e coi parenti ed anici, alla nostra cara madre Maria Ausiliatrice, pregandola caldamente a voler conservare la nostra cara ammalata all'affetto di tutti.

Dalla visita del medico passarono altri 4 giorni in cui l'ammalata andò sempre peggiorando fino ad entrare in agonia, sicchè ci mettemmo tutti in ginocchio attorno il suo letto recitando le preghiere per gli agonizzanti. In quello stato durò quasi tre ore, dopo le quali riaperse gli occhi dando ancor segni di vita. Crebbe la nostra fede e da quel momento ella andò sempre migliorando gradatamente fino a potersi alzare da letto, nel qual tempo ebbe un'altra visita del medico, che restò sorpreso di trovarla non solo viva ma financo guarita. Maria SS. Ausiliatrice ha luminosamente mostrato a noi la sua meravigliosa potenza!

30 ottobre 19o8.

CARLO GIORDANI, Coop. Sal.

Maria Ausiliatrice mi ha donato la vita.

Da un anno godevo poca salute per duplicata emottisi, quando il io aprile 1907 fui colpito da emorragia bronchiale. Non valse rimedio per arrestare l'uscita abbondante del sangue: due infermieri avevano il loro da fare per la mia assistenza, anzi uno di essi ebbe ad esclamare « Sono 16 anni che servo gli ammalati, e non ho mai veduto tanta perdita di sangue ». Il 23 aprile, apertura del mese di Maria Ausiliatrice, si cominciò per me una novena di preghiere nel Santuario di Valdocco, ma la novena giunse al termine ed io andai sempre peggiorando, sicchè il 5 maggio telegraficamente fu chiamata mia mamma affinchè corresse a vedermi per l'ultima volta.

Agli 8 di maggio fu incominciata una seconda novena, ma il mio stato andava sempre più aggravandosi. Conoscendo perfettamente di essere agli estremi, ricevetti gli ultimi sacramenti e la benedizione di Maria SS. Ausiliatrice. Fu allora, quando tutti i mezzi umani furono riconosciuti insufficienti per la guarigione, che Maria SS.ma venne in mio soccorso. Mi addormentai per breve ora e, non appena mi svegliai, sentii di star meglio. L'emorragia era cessata e prima che finisse la novena, io stava già bene. Rimasi a letto ancora per alcuni giorni ma alla fine di maggio mi alzavo fra l'universale ammirazione.

Avrei dovuto pubblicare prima questa grazia ma nol feci affinchè meglio si constatasse la mia guarigione. Lo faccio ora, cioè dopo 19 mesi, poichè quelli che mi conoscono possono far testimonianza della mia perfetta salute.

Torino, 24 dicembre 19o8.

Ch. MAGGIORINO SPRIANO.

S. Macario. - La febbre malarica contratta durante il mio soggiorno in paesi della bassa Lombardia, mi produsse un'anemia così grave con tale prostrazione di forze, inappetenza, dif ficili digestioni e conseguente dimagramento da sembrare affetto da consunzione. Dopo una cura in montagna, allorchè sembrava scongiurato il pericolo , una forte emorragia di petto con lesione al lobo superiore del polmone destro mi ridusse in fin di vita. Riavutomi alquanto, ma dichiarato affetto di tubercolosi e spedito da parecchi medici , dovetti con mio sommo dispiacere lasciare la casa dove mi trovava e ridurmi quiescente in un paese di campagna. Fu allora che mi rivolsi con gran fiducia alla Vergine Ausiliatrice, alla potente Madonna di D. Bosco, cui, oltre varie promesse, feci voto di pubblicare la grazia qualora mi concedesse salute sufficiente a poter attendere al sacro ministero. Ora che la grazia l'ho ottenuta, m'affretto a compiere il dovere della pubblicazione, con animo pronto a soddisfare quanto prima le altre promesse.

10 novembre 1908.

Sac. GALDINO MOTTA.

Sedrina (Bergamo). - Una immensa sciagura era per piombare sopra di me, che avrebbe immerso nel lutto più desolante la mia povera famiglia. Ma la Vergine Santa esaudì le preghiere che in quei momenti angustiosi Le porsi. Che sia dunque benedetta ora e sempre la Vergine Ausiliatrice!

20 settembre 1968.

GIMONDI FUSTINONI TERESA.

Intragna (Canton Ticino). - Il sottoscritto rende infinite grazie alla cara Madonna di D. Bosco, Maria SS. Ausiliatrice, per l'ottenuta guarigione di sua madre, che nella tarda età di 87 anni potè ancora superare una malattia gravissima da ridurla in pericolo di morte. Felici coloro che mettono la loro fiducia dopo Dio in Maria SS. Ausiliatrice!

24 settembre 19o3.

Sac. GIACOMO CAVALLI.

Camerana. - I coniugi Antonio e Delfina Viglione da Camerana, miei parrocchiani, offrono L. 10 alla Chiesa di Maria Ausiliatrice in riconoscenza di una grazia segnalatissima ricevuta. Una loro bambina di nome Maddalena, dai quattro ai cinque anni, colpita da gravissima malattia che la tenne per parecchio tempo tra la morte e la vita, e disperata dai medici, fu raccomandata in ispecial modo a Maria Ausiliatrice di cui i detti coniugi sono molto divoti. Appena fatta la raccomandazione, la bambina migliorò come per incanto: e il medico locale, con suo stupore, la trovò tosto fuori di pericolo. La grazia è indubitata e i genitori desiderano che sia pubblicata sul Bollettino.

3 agosto 1908.

D. L. CHIESA, Arciprete.

Montelupo Albese. - Da oltre venti mesi, mio figlio settenne in seguito a forte scarlattina sofferta rimaneva col collo reclinato ed intirizzito per atrofizzazione dei tendini. Messo in cura presso vari medici specialisti anche di Torino non si ottenne miglioramento di sorta e tutti dichiararono che il bambino non sarebbe guarito. Mia moglie, testè defunta, cooperatrice salesiana ed assidua lettrice del mensile Bollettino, viste le portentose grazie che Maria Ausiliatrice giornalmente fa a chi Le si raccomanda, ebbe anch'ella la felice inspirazione di raccomandare il figlio a Maria Ausiliatrice promettendo una novena di ringraziamento e di pubblicare sul Bollettino la grazia. E fu con nostra somma gioia che subito fatta la raccomandazione: il bambino cominciò a migliorare ed in brevi giorni guarì completamente con meraviglia dei compaesani e lo stupore dei sanitari che invano avevano esperimentatò ogni mezzo suggerito dalla scienza.

Adempio anche per incarico dell'indimenticabile mia consorte, alle promesse e ai doveri di riconoscenza.

28 ottobre 1908.

CAV. GIOVANNI BORMIDA.

Tromello (Pavia). - Sciolgo a Maria Ausiliatrice i miei voti di ringraziamento per grazia ricevuta. Anni sono mi sorprese un doloroso male agli orecchi, la cui guarigione a detta d'uno specialista non sarebbe avvenuta che a prezzo d'un'operazione non facile e costosa. Mi rivolsi all'Aiuto dei Cristiani ed a Gesù Sacramentato, promettendo una tenue offerta e la pubblicazione della grazia. Oh portento! Il male scomparve in breve senza che fosse necessaria opera di chirurgo e la guarigione dura costante. Poichè non m'è più lecito dubitare del beneficio ricevuto, sciolgo al fine la promessa dicendo a Maria con tutto lo slancio dell'anima: « Grazie! grazie! »

3 ottobre 19o8.

GUGLIELMINA MANFREDI, Maestra.

Conegliano Veneto. - Trovandomi da circa un mese affetta da forte nevralgia che giorno e notte mi faceva spasimare e non trovando rimedio alcuno, mi rivolsi fiduciosa a Maria Ausiliatrice. La Vergine si degnò esaudirmi ed ora ne sono perfettamente guarita.

Altra volta fui presa da vari gravi disturbi, che mi durarono parecchie ore e assolutamente non volevano cessare. Mi raccomandai alla Vergine Ausiliatrice con promessa di inserire la grazia nel Bollettino, e tosto mi cessarono i dolori e tutte le dolorose conseguenze. Tanti altri favori e grazie si degnò concedermi Maria Ausiliatrice, per cui vorrei che tutti si unissero a me nel ringraziarla.

10 ottobre 19o8.

Suor MARIA ARMELONGHI.

Londra. - Quest'inverno avendo avuto il mio bambino gravemente ammalato, feci voto a Maria Ausiliatrice che se me lo faceva guarire, avrei fatto celebrare due sante Messe al suo altare in Torino, e resa pubblica la mia riconoscenza nel Bollettino Salesiano. Ottenni la grazia, ed ora adempio la mia promessa unendo L. 1o a tale scopo.

8 ottobre 19o8.

MARIA STEINER.

Cavasso Nuovo. - Una mia figlia da tanto tempo soffriva forti dolori di testa, ed ogni rimedio era quasi inutile. Io pure soffrivo disturbi di stomaco e provava molti rimedi, ma non sentivo alcun sollievo.

Fiduciosa mi rivolsi alla Santa Vergine Ausiliatrice promettendo una piccola offerta e di pubblicare la grazia nel Bollettino Salesiano. Da quell'istante tanto io che mia figlia sentimmo un grande miglioramento, ed ora grazie alla Santa Vergine possiamo dire che siamo perfettamente guarite.

2 ottobre 19o8.

SAVI ERMINIA.

Torino. - Accusato di rapina a mano armata, poichè la fatalità schiacciante mi opprimeva venni arrestato, e i più valenti avvocati chiamati per la mia difesa disperavano di poter far brillare la mia innocenza, poiché troppo io appariva colpevole. Mi rivolsi allora con tutta l'anima alla nostra Vergine Maria Ausiliatrice con una novena. Era appena terminata questa da tre giorni, ch'io veniva rimesso in libertà poiché era stata comprovata la mia innocenza. Riconoscentissimo adempio oggi al mio dovere.

3 ottobre 1908.

G. B.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti

A) - Acireale: D. Bartolomeo Guarrera Mangeri - Acqui: Chiappero Paolo 3 - Agira: M. Seminara Sciropoli - Alice Castello : Gravia Eugenio 2 - id.: Caldera Lodovico fu Lodovico - Andorno (Biella): Lorenzo Bernardi 20, profondamente grato - Aosta: D. Giuseppe Dupont 5.

B) - Bagnacavallo (Ravenna): D. Lodovico Tallandini, parroco, per alcune grazie - Bagnone (Massa): Pia Bellegotti 1,5o - Bagolino : Melzani Giorgio 5 - Belveglio (Alessandria): Caratti Leonarda - Bergamo: Santa Marcorini 2 - id.: Una famiglia consolata ioo - Borgo S. Martino (Alessandria): Maria Rota io -Brusasco: Carrera Mattia.

C) - Cannero (Novara): A. T. 30 - Cardè (Corno): Basso Giovanni Battista 2 - Cardona: B. E. - Carignano: Grosso Pierina 7 - Casale Monferrato: Cosera Stefano 2 - Casamicciola: Morgera Giosafatte per varie grazie io - Cassano Valcuvia (Como): De Tomasi Teresa 1 - Castell'Alfero d'Asti: Caldera Marietta - Castellamonte: Bonardelli Emma - Castelrosso: Lusso Gioacchino - Cavallerleone (Cuneo): Giordano Giovanni - Cenale di Sopra (Bergamo): Zenoni Francesco 5 - Chdtillon: Vuillerme Pietro, 5 - id.: G. G. Aymanad 5 - Chertey (Inghilterra): N. N. - Chiusa di Pesto: Basiglio Elisabetta 5 - Chivasso: Marra Michelangelo, chimico farmacista, 10 - Cividale (Udine): Anna Liberale a norie di pia persona 5 - Conegliano (Treviso): Maria Del Favaro Segati 2 - id.: Roma Annita 5 - Conzano: Scagliutti Maria 5 - Corro: Baima Caterina 2 - Crocefieschi (Genova): Lily Daglio 2 - Cuneo: Una figlia di Maria - id.: Brigida Pichieri 5.

D) - Datano: Diodà Caterina 5 - Dolzago di Brianza: D. P. Benessedo 5.

E) - Envie: Sorelle Gloria - Ernesto Alves(Brasile) : Minozzo Matteo 5 - Esine : Fenini Paolo 5.

F) - Fano (Marche): Prev. Francesco Masetti - Feisoglio: Morello Natalina 1o - Fener (Belluno): Agrizzi Giovanni 2 - Ferrazzano (Campobasso): Nicolangelo Lombo 5 - Fontanelle d'Oderzo (Treviso): Conte Rosanna Marcello del Mayno, 10 - Fossano: Manzoni Caterina 10 - Fossornbrone (Pesaro): Tomuraselli D. Edmondo 5 - Franchini di Altavilla Monferrato: Baralis Maddalena 2 - Frossasco: Albertina Salvaj 15.

G) - Genova: R. Zanni 5 - id.: Virginia Grosso ved. Grimaldi 5 - Greci (Avellino): Elvira Boscia di Emanuele 7

I) - Intra (Novara) : Pierina bucini, a nome della signora Garbolo Maria, 4.

I,) -Livorno: Marchese Pietro Malenchini, 10o - Lodi : Maria Cremonesi 5 - Lupia di Sandrigo (Vicenza): D. Giuseppe Masetto, parroco, 5 a nome di Rossato Maria Maddalena.

M) - Malonno: D. Giudici David 3 - Maniago (Udine): D. Giacomo Brovedani 5 -- Mariano di Valpolicella: Lanardi Luigi di Bartolo-Marzamemi (Siracusa): Ciavola Sebastiano e Carrubba Concettina 2 - Messina: D. Angelo Lovisolo io - id.: Clotilde d'O. 11 - Milano: G. Bianchi e G. Ardesi i - id.: Graziosi Giulio 5 - Militello di Rosmarino: Gnecco Salvatore 2, 50 - Mineo: Fortunato Albertini 1,25 - Mombarcaro: Pagliano Maddalena 5 - Mombello Torinese: Cerruti Bartolomeo - id.: Cerruti Francesco - Montaldo Dora Gioannetti Matilde - Montaldo Pavese: N. N. 2 - Montecchio Maggiore: Coniugi Vezzano 5.

N) - Negrar (Verona): Boni Teresa e famiglia 21 - Nizza Monferrato: Giuseppe Denicolai i - Noto: Vincenzina Tasca ,5 - Nova Padova di Caxias (Brasile): Bozo Giovanni 5 - id.: Tatto Vittorio 1,75 - Novara: Ch. A. Z. i.

O) - Olivola (Alessandria): Berrone Amalia Barberis 5 - Ozieri (Sardegna): Una Cooperatrice 5.

P) - Padova: D'Adda Carolina 14 - Palermo: Sac. Lanza Gaetano - Palestro (Pavia): Lumazza Luigi 2 - id.: 2 - Pallanza (Novara): Franzini Gnocchi Giulia 12 - Perlengo: Luisia Bodo ved. Tarchetti 50 - Piazza Armerina (Caltanisetta): G. J. F. 2 per due grazie - Piazzano Monferrato (Alessandria): Famiglia Spinoglio 10 - Pietra de' Giorgi (Pavia): C. M. 5 - Pontecasale (Padova): Bettino Turri 10 - Pontestura (Alessandria): Berruti Carlo 3 - Pordenone (Udine): elisa B. Guarnieri 5 - id.: Ernesta Falusca 2 - Portici (Napoli): Scognamiglio Angelo 15 - Postiglione: D. Rossi Biagio 3 - Prarolo: Ferraris Margherita.

R) - Rancio Valcuvia (Como): D. Giov. Battista Vannetti, parroco, 10, per una madre consolata - Ranzo (Porto Maurizio): Favara Giuseppe - Re (Novara): Maria Tamboloni 3,40 - Rivanazzaro: Adele Perngotti 4 - Rivarolo Ligure: Campora Eugenia 2.

S) - Sanguinetto (Verona): Gobbi Primo - S. Daniele del Friuli: Marcuzzi Eleonora 5 - S. Lorenzo de Villa (Brasile): Pedrotti Giuseppe, Parise Policarpo, Fiorini Attilio, Possamai Luigi, Rabaioli Giovanni 7,20 - S. Michele al Tagliamento: Una persona divota 2 - S. Pietro Incariano: Fasoli D. Arcadie 5 per segnalata grazia temporale - S. Margherita Ligure: M. B. B. 5 - S. Ambrogio Torinese: Berto Barbara - Scaldasole (Pavia): Necchi Giuseppe 5 - Soave (Verona): Barello Bettili Carolina 15 - Spezia: Isola Giacomo io - Staghiglione (Pavia): Nicolina Pisani 6.

T) - Terralba (Cagliari): Anna M. Caboni 5 - Tonengo (Torino): Peretto Teresa 2 - Torino: A. C. - id.: Pietro P. - id.: Tasso Domenica - id.: Maria Depaoli - id.: Bagliore Paolino - id.:

Un cooperatore in pegno di continua riconoscenza e per implorare segnalatissima grazia - Torre Pellice .(Pinerolo): Udini Michele - Turrida di Sedegliano (Udine): Antonio Floreanini 5.

V) - Valduggia (Novara): Testa Lorenzo 2,50 - Valeggia sul Mincio (Verona): Porcolli Liugia 3 - Valfenera: Sorba Tomaso 5 - Vallermosa (Cagliari): Teresa Dlelis 3 - Venasca: Rinaudo Marianna 20 - Venezia: Teresina Scarpa d'Ambrosie 7 - id.: M. C. 2 - Vignole Borbera (Alessandria): Pasquale Eleon. 11 - id.: 5 a nome di una pia persona -Villagrande (Montefeltro): Cleofe Giannini - Villalvernia (Alessandria): Sartirana Maria 2 - id.: D. Bottazzi, prevosto, a nome di pia persona, 1,1o - Villaretto: F. G. - Villa S. Sebastiano (Oneglia): Trucco Antonio, 5 - Villa Talla (Portomaurizio): Trucco D. Carlo, Arciprete, 3 a nome di Pellegrini Tommasina - Vobarno (Brescia): Gozza Francesco 2 - Voghera (Pavia): Ravini Maria 2 - Volvera: Martinengo Clotilde.

Z) - Zelata (Pavia): Castellotti Domenico 4 - Zone: Bordiga Battista per due segnalatissime grazie.

X) - Pasqualina Nochi - Pia Rossi.

Santuario di Marìa Ausilìatrice TORINO

Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per qualsiasi corrispondenza in proposito, rivolgersi, al Direttore dell'Oratorio S. Francesco di Sales - Via Cottolengo, 32 - Torino.

Per celebrazione di S. Messe e per novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore del Santuario.

Ogni sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.

Dal 10 gennaio al 10 febbraio:

15 gennaio, S. Maurizio - Ore 6, Messa, predica, benedizione - Ore 17, Vespro , predica e benedizione.

24 gennaio - Solenne commemorazione di Maria SS. Ausiliatrice -- Orario festivo.

26-27-28 gennaio - Triduo in preparazione alla Festa di S. Francesco di Sales - Dopo la Messa delle 6, predica e benedizione - Alle 17, lode, predica e benedizione.

29 gennaio - Festa di S. Francesco di Sales. - Messe dalle 4.30 alle 11.30 - Ore io, Messa pontificale - Ore 15.30, Vespri pontificali, panegirico e benedizione.

30 gennaio - Tutte le preghiere fatte nel Santuario sono applicate in suffragio dei Salesiani, Cooperatori e Benefattori defunti.

2 febbraio - Purificazione di Maria SS. - Ore 6, messa, predica, benedizione. - Ore 17, vespro, predica, benedizione.

3 febbraio - S. Biagio: benedizione della gola.

5 febbraio - Primo venerdì del mese - Ad onore del S. Cuore di Gesù , Esposizione del SS. Sacramento per tutto il giorno.

NB. - Le due funzioni vespertine della domenica (vespro, istruzione e benedizione) cominciano la 1a alle ore 3 ; - la 2a alle ore 4.30.

NOTIZIE VARIE

A Valdocco.

Il rev.mo D. Rua, nell'occasione della sua andata a Roma, visitò parecchie nostre case. Nell'andata si fermò a S. Pier d'Arena, Spezia, Livorno, e Colle Salvetti. Durante la sua permanenza in Roma trovò modo di fare una visita anche a Trevi, Gualdo Tadino, Genzano e Frascali; e dopo la chiusura delle feste di S. Maria Liberatrice, fu a Caserta, Napoli, Portici, Castellamare; e quindi a Loreto, Ancona, Lesi, Firenze, Milano e Novara. Fu anche a Perugia, ospite gradito di quell'ecc.mo Arcivescovo. In tutti questi viaggi l'accompagnò il prof. D. Giovanni Battista Francesia.

Ovunque il veneratissimo Superiore non solo ebbe le più liete accoglienze da parte dei confratelli, alunni e cooperatori, ma provò anche le più grandi consolazioni. Egli era partito alquanto indisposto il 9 novembre e fu di ritorno all'Oratorio il 22 dicembre u. s. in discreta salute. Ne ringraziamo cordialmente il Signore, augurando all'amatissimo Padre ancor lunghi anni di vita a vantaggio dell'Opera di D. Bosco, riserbandoci di comunicare ai lettori alcuni particolari di questo suo viaggio nel prossimo numero.

La Festa dell'Immacolata rivestì quest'anno uno splendore speciale essendosi voluto commemorare in quel giorno il faustissimo Giubileo dell'Apparizione di Lourdes e della Messa d'Oro del S. Padre. Il triduo fu predicato dal prof. Don Albino Carmagnola, che nel giorno della festa disse uno smagliante discorso. All'accademia musico-letteraria parlò il prof. Piero Gribaudi e i nostri giovanetti, dopo un bel serto di prose, poesie e canti, chiusero il delicato omaggio con un quadro finale rappresentante il culto prestato da tutti i popoli a Maria Santissima.

In Italia.

BIELLA - I Convittori di S. Cassiano la sera del 19 novembre salivano fino ad Oropa, ove erano accolti amabilmente dal rev.mo can. Boscaglia rettore di quell'insigne Santuario. La mattina seguente assistevano alla messa celebrata da S. E. Rev.ma Mons.

Giov. Andrea Masera, Vescovo diocesano, dalle cui mani ricevettero tutti la S. Comunione ; e, a sera, dopo di aver speso tutto il dì nel visitare le cappelle e i luoghi pittoreschi di quel sacro monte, facevano ritorno a S. Cassiano felicissimi della splendida gita e del pio pellegrinaggio compiuto.

BORGO S. MARTINO (Casalmonferrato) - La festa patronale del Collegio S. Carlo - Preceduta dal triduo solito a tenersi negli istituti di D. Bosco sul principio di ogni anno scolastico , celebravasi il 18 novembre con intervento del rev.mo D. Cerruti, direttore generale delle Scuole Salesiane, nè poteva riuscire più bella e simpatica. Alla messa della comunità, detta dal rev.mo D. Bisoglio, prevosto eletto di Lu ed oratore del triduo, la S. Comunione fu davvero generale; e scelta musica fu eseguita alla messa solenne, cantata dal rev.mo D. Cerruti, fra la quale il prelodato oratore disse di S. Carlo conce riformatore cristiano del suo tempo, deducendone l'obbligo che stringe tutti alla riforma personale per recare un contributo al risanamento della società. A pranzo, canti e declamazioni salutarono gli amici dell'antico collegio accorsi in buon numero a rendere più bella la festa, come una piccola fiera tenne tutto il dì lieti ed animati quegli alunni. La memorabile giornata si chiuse colla benedizione del SS. Sacramento, seguita da una bella illuminazione dell'istituto e dall'accensione di alcuni fuochi artificiali.

LANZO TORINESE - Nel Collegio S. Filippo Neri a complemento della scuola serale per adulti s'è cominciato un corso di lezioni di lingua francese non solo per gli alunni della scuola ma per quanti intendono prendervi parte. L'iniziativa merita lode, tanto più che si va attuando cori intenti pratici, essendo le lezioni altrettante conversazioni di argomento commerciale perché abbiano a riuscire di utilità immediata per quelli che le frequentano.

MILANO - L'Istituto Salesiano di S. Ambrogio, a mezzo del suo primo Direttore D. Lorenzo Saluzzo, il 23 novembre u. s. aveva la fortuna di umiliare al S. Padre una superba pergamena, ispirata alle miniature del cinquecento, recante gli stemmi di Sua Santità, di Milano e della Pia Società Salesiana, col prospetto dell'Istituto e l'epigrafe seguente: A Sua Santità Papa Pio X - nel Suo Giubileo Sacerdotale - l'Istituto Salesiano di S. Ambrogio in Milano - benedetto ne' suoi inizi dall'augusta sua presenza - porge omaggio di filiale devozione. La pergamena era chiusa in una cornice di noce, intagliata con grazia e gusto finissimo. D. Saluzzo offerse al Santo Padre anche un bellissimo messale artisticamente rilegato in finissima e candida pergamena, tutta fregiata a mano in istile del rinascimento. Sua Santità si degnò di ammirare la finezza dei doni e a chi glie li presentava ricordando il Comitato e i giovanetti da Lui benedetti : Oh lo ricordo, rispose, l'Istituto di S. Ambrogio, ricordo il Comitato delle ottiene Signore che per esso tanto lavorano ed i suoi generosi benefattori: a tutti mando nuovamente con l'effusione del mio cuore l'Apostolica benedizione. Ho sentito parlare anche della Chiesa di Sant'Agostino dove già si fa tanto bene, specialmente con l'Opera di Sant'Agostino, il cui scopo santo ed altissimo è preservare e ritrarre la gioventù dalla corruzione e dal vizio; faccio voti e prego il Signore che Opera sì nobile abbia un incremento maggiore; e fate in modo che la Chiesa sia quanto prima terminata, per crescere ognora il bene di citi è grande il bisogno.

SPEZIA - La benedizione di una cappella a Migliarina a mare. - « L'idea dell'erezione di una cappella con annesso oratorio festivo nella pianura estesa ad oriente della città che parte da Porta Rocca spingendosi sino a S. Bartolomeo (così il corrispondente del Cittadino di Genova) era vagheggiata da molto tempo. Fu primo il Venerabile D. Bosco che, qual profondo conoscitore dell'avvenire e destinato da Dio ad assurgere a cose grandi, intuì e previde nella sua mente lo sviluppo prodigioso della pianura di Migliarina, e diede incarico ai suoi figli che già avevano piantate le loro tende alla Spezia di aprire in detto luogo una cappella ed un oratorio destinati per i figli del popolo. »

Dopo qualche anno la cappella, anzi l'oratorio, si aperse, ma in due povere stanze a pian terreno, che ben presto apparvero insufficienti all'uopo. Pertanto coll'aiuto di Dio e la carità di alcune egregie persone, tra cui meritano special lode gli egregi fratelli Mariotti che donarono il terreno, tre anni or sono si pose mano alla costruzione di una vera cappella, la quale già compiuta da un anno, finalmente venne benedetta nel pomeriggio del 5 dicembre u. s., e il giorno dopo solennemente inaugurata.

La benedizione, per delegazione di Mons. Vescovo, venne compiuta dal rev.mo can. Don Giovanni Battista d'Isengard, Vicario Foraneo della Spezia. La devota funzione, nonostante l'ora insolita ed il giorno feriale, assunse il carattere di gioconda solenuità, alla quale parteciparono anche molte buone cooperatrici della città. E funzioni solenni vi si svolsero l'8 dicembre ad onore di Maria SS. Immacolata, tutte con numeroso concorso di popolo.

In Europa.

AYWAILLES (Belgio). - L'istituto S. Raffaele, aperto come casa di riposo e convalescenza peti personale e scuola gratuita pei giovani dei dintorni desiderosi di avviarsi alle scuole medie, ha già dato buoni risultati. Gli alunni della classe diurna sommarono ad una ventina, alcuni dei quali sul finir dell'anno ebbero coronati i loro voti, essendo stati felicemente promossi al 1° corso normale o ginnasiale. A questi, a poco a poco, se ne aggiunsero una trentina nei giorni festivi, per un corso elementare di contabilità e di disegno. A premiare la buona riuscita degli uni e degli altri si tenne apposita premiazione, presenti i membri del Comitato che si affatica indefessamente a prò di quei giovani, insieme coi parenti di questi.

Presentando i gruppi dei primi alunni, auguriamo ad un'opera, umile sì ma tanto proficua, frutti ancor più lusinghieri nel nuovo anno incominciato.

ÉCIJA (Spagna). - La « Schola Cantorum » del Collegio Salesiano di Ecija, intervenendo al Congresso di Musica Sacra tenutosi in Siviglia nel novembre u. s., al dire del Correo de Andalucía vi ha avuto il successo più brillante. Essa meritò lode specialmente, per le esecuzioni gregoriane. Essendo noti i desideri del S. Padre pel ripristinamento del canto liturgico, non possiamo non congratularcene.

LIEGI (Belgio). - La « Jeunesse Salésienne », la balda squadra ginnastica delle scuole professionali dell'Orfanotrofio di S. Giovanni Berchmans, nell'anno scorso mietè davvero copiosi allori. Invitata a Visé per presenziare la benedizione della bandiera di una nuova squadra ginnastica, vi riportò i primi trionfi. In luglio varcò la frontiera francese prendendo parte al gran Concorso Internazionale tenutosi a Saint-Amand les Eaux, sotto la presidenza dell'Arcivescovo di Cambrai, e vi ebbe sette primi premi ed un secondo premio, con lode speciale della Giuria. L'abbé Devos, organizzatore di quel grande convegno, al quale parteciparono 72 società ginnastiche, francesi e belghe, con un complessivo di 3600 ginnasti, non esitò a dichiarare che la squadra dei Salesiani di Liegi era stata modello alle altre per disciplina, contegno, abilità e resistenza. Similmente al concorso di Verviers essa ebbe le prix d'honneur su 62 società, belghe, francesi, olandesi ed alemanne. Pur tacendo di altri trionfi, non possiamo fare a meno di congratularci sinceramente con quegli ottimi alunni, augurando loro un'egual riuscita nell'esercizio dell'arte cui attendono e nella cristiana formazione del loro carattere.

Nelle Americhe.

BUENOS AIRES. - Nei Collegi Salesiani. - L'anno 19o8 si è chiuso sotto i migliori auspizi. Gli alunni, animati dall'esempio degli antichi compagni, corrisposero più che mai alle cure dei Superiori. Edificantissimo il loro contegno al Santuario di Lujan, ove il 18 ottobre pellegrinarono insieme in numero di 16oo. Il 31 ottobre anche le Figlie di Maria Ausiliatrice vi conducevano ben 1500 alunne.

La seconda domenica di novembre vi fu una genialissima festa ad Almagro per la distribuzione dei premi ai giovani artigiani del Collegio Pio IX che si segnalarono in un concorso bandito dal Gruppo « Studi sociali » sorto fra gli Antichi Allievi. Contemporaneamente si fece la consegua della coppa Vivot al Circolo Vindex vincitore della Robur, e si distribuirono premi speciali agli antichi allievi vincitori in una gara di tiro a segno compiutasi il giorno che anch'essi in numero di 350 pellegrinavano al Santuario di Lujan.

-Nella Cripta del nuovo tempio di S. Carlo 2000 alunni dei Collegi Salesiani della Capitale si raccoglievano ai primi di novembre per un solenne funerale in suffragio dei caduti nelle memorande battaglie dell'Indipendenza Argentina. La Repubblica si prepara a celebrare con solennissime feste il centenario di tale avvenimento, pel quale anche nella parrocchia di S. Carlo si è stabilito un attivo comitato, il cui presidente, comandante Angelo Alegre, assistè in forma ufficiale al rito suddetto. Sulla piazza, all'arrivo dei giovani per la cerimonia, prestava servizio una musica cittadina. La messa venne celebrata dall'Ispettore D. Giuseppe Vespignani, che in fine esortò quell'esercito di giovani a tener sempre vivi ed uniti nel cuore l'amore di Dio e l'amore della Patria. S'inaugurò quindi nell'interno della cripta una lapide commemorativa. Compiuta la cerimonia, gli alunni di ciascun Collegio, preceduti dalla propria bandiera, schieravansi ordinatamente innanzi la facciata, ove cautavano con accompagnamento della banda del Collegio Pio IX e col più vivo entusiasmo l'inno nazionale.

- L'Opera del nuovo tempio non è ancora compiuta, sebbene i lavori proseguano senza interruzione. Nell'anno scorso si ultimarono parecchie opere decorative importanti, del salesiano Quintino Piana, vivamente encomiate anche dallo scultore Calandra che fu sul luogo a visitarle. Tra queste ricordiamo la porta in bronzo collocata all'entrata della cripta, su cui è artisticamente scolpito il dogma consolante del Purgatorio.

BARRANQUILLA (Colombia). - Fra le feste celebratesi nelle nostre case per solennizzare il Giubileo del S. Padre, merita un cenno speciale quella di Barranquilla; imponenti le funzioni compiutesi nella parrocchiale il 16 novembre , e riuscitissimo l'atto accademico, di cui venne distribuito a tutti gli intervenuti opportuno fascicolo-ricordo.

CORDOBA (Repubblica Argentina). - Anche Il Collegio Pio X di Cordoba ben a ragione solennizzò con particolare entusiasmo il Giubileo del S. Padre, di cui porta il nome. La commemorazione ebbe luogo l'8 settembre. Fu preceduta da un triduo di esercizi spirituali, in cui 35 alunni vennero ammessi alla prima Comunione : e l'8 vi fu pontificale solenne di Mosignor Cabanilla, Vescovo Ausiliare, circondato da distintissimi membri dell'uno e dell'altro Clero, presente un'eletta rappresentanza di Cooperatori e Cooperatrici. L'ispettore Don Giuseppe Vespignani tenne il discorso di circostanza. Alla sera vi fu solenne tornata accademica, in cui applauditissimo fu il discorso sul Pontificato, detto dall'esimio dott. Marcellino Berrotaran.

QUITO (Equatore). - Entusiastica dimostrazione di filiale affetto al S. Padre seppero dare anche i Salesiani di Quito coi loro alunni, cooperatori e cooperatrici. Alle feste locali essi aggiunsero un altro pegno della loro illimitata devozione nell'inviare al S. Padre un elegante disegno chiuso in artistica cornice eseguita nelle scuole professionali dell'Istituto, e le cooperatrici un preziosissimo camice lavorato dalle Suore del Buon Pastore.

NECROLOGIO

Il Sac. Giuseppe Belmondo.

Mori a Torino il 23 dicembre u. s. Sacerdote pio, e di cuore largo e generoso, zelò l'incremento di ogni opera buona. Per le Opere di D. Bosco ebbe tanta ammirazione che un tempo gli fece sorridere il pensiero di ascriversi alla Società Salesiana ; e se non lo fece, fu però un cooperatore zelantissimo, che spiegò un'attività non comune nel raccogliere offerte pel Bollettino, per le Missioni e per tutte le opere nostre.

È quindi un dovere di riconoscenza quello che ci stringe ad implorare ampia messe di suffragi per l'anima sua, e noi lo compiamo con sincero affetto, certi anche della corrispondenza dei lettori.

Guglielma Colomberi ved. Clary.

MAESTRA piissima e zelante , si spense a Sampeyre, ammirata e compianta da tutti. Il bene che questa buona cooperatrice compì non fu in vero comune. Piena di venerazione per D. Bosco, ne parlava con slancio singolare ai suoi alunni, cui raccomandava caldamente le letture delle biografie di Savio Domenico, Besucco Francesco, Magone Michele. Niuna meraviglia quindi; se dalla sua scuola sieno usciti ben quindici sacerdoti sparsi per la diocesi, pei collegi e nelle missioni, oltre parecchi maestri i quali si fanno un vanto di seguire il suo sistema pedagogico. Una prece per la pia defunta!

Can. D. Giuseppe Maquignaz. DIRETTORE diocesano dei Cooperatori Salesiani di Aosta, ha diritto ad un ricordo speciale. Il Signore gli avrà certo ascritto a merito di vita eterna il bene da lui compiuto in vita, nondimeno noi lo raccomandiamo affettuosamente alle comuni preghiere.

Giuseppe Rossella Del-turco.

DI largo censo e di cuore generoso spese la sua vita nel sovvenire tutte le opere di beneficenza. Affezionato all'opera salesiana e al ven. Giovanni Bosco, che varie volte si tenne onorato di ospitare nel suo palazzo, fu uno tra i primi e più benemeriti cooperatori. Inviamo coll'animo commosso sincere condoglianze alla famiglia, mentre raccomandiamo la bell'anima dell'estinto alle preghiere dei lettori.

La signora Belzani Teresa.

DONNA del popolo, ma di virtù non comuni e di abitudini elette, colla mirabile sua attività e saggia economia seppe sempre avanzare qualche cosa per soccorrere le opere salesiane. Purificata da terribile malattia, ne sopportò gli spasimi con edificante rassegnazione e spirò il 5 novembre a Brescia-Fornaci invocando Maria Ausiliatrice e D. Bosco.

Ci sarebbe carissimo che tutti i Cooperatori sciogliessero una prece per la virtuosa defunta!

FACCIAMO anche particolari suffragi pei seguenti defunti dal 10 maggio al 10 giugno 1908.

Turco Rosa - Cano d'Alba, Cuneo.

Tebaldi D. Giuseppe -- S. Martino Suizano. Tres Antonio - Virginia Nova, -Brasile. Tacca Pietro - Cavaglio d'Agogna.

Vitelleschi P. Gio. Maria d. C. d. G. - Mondiagone. Verderone Dott. Francesco - Leyni, Torino. Vanni D. Giacomo - Valleavellana. Zucca Giuseppe - Moriondo, Torino. Zicari Calogero - Girgenti. Sunino Teresa Ved. Ciarlo - Varazze. Zanini Corug Ersilia - Cavergno, Svizzera.

Zara Giuseppe - Vanzaghello.

Dal 10 giugno al 1° ottobre.

Arato not. Ranieri - Serravezza. Avattaneo Maria - Poirino.

Alberti Inglese Eugenio - Mazzarino. Alberti Bar. C. n. Bartoli - Mazzarino. Bolla Aurelio - Milano. Bona Giovanni - Arguello, Cuneo.