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ANNO VI . N. 7 .
Esce una volta al mese
BOLLET TINO SALESIANO
LUGLIO 1882 .
Direzione nell'Oratorio Salesiano . - Via Cottolengo . N. 32, TORINO
SOMMARIO - Risposta ad una cortese osservazione
sull'obbligo e misura della limosina - Grazie di Maria
Ausiliatrice nel mese di giugno -- Esercizi Spirituali
per le Signore in Nizza Monferrato - Domande per
nuove Missioni nella terra Argentina - Notizie della
Patagonia - Annunzio di un viaggio al Brasile -
Notizie sull'Oratorio di Maria Immacolata e Conferenza
dei Cooperatori in Firenze - La Festa di S . Luigi ed
un Giubileo episcopale - La Festa onomastica di D .
Bosco - Una grave perdita ossia la morte di Vincenzo
Provera - D . Gaudenzio - Una grazia del Sacro Cuore
di Gesù - indulgenze speciali pei Cooperatori Salesiani .
RISPOSTA AD UNA CORTESE OSSERVAZIONE
sull'obbligo e misura della limosina .
Un rispettabile nostro Cooperatore, setti-
mane or sono, ci fece una cortese osser-
vazione sopra alcune espressioni , pubbli-
cate nel Bollettino a proposito dell'obbligo
di dare in limosina il superfluo . Mentre lo
ringraziamo dall' imo del cuore, crediamo
pregio dell' opera cogliere questa propizia
occasione per dare qui una risposta , che
serva per le cose già esposte in passato,
e per quelle, che forse ci avverrà di pub-
blicare in avvenire sullo stesso argomento .
La legge della limosina .
Anzitutto è fuori di ogni dubbio che colui, il
quale possiede beni di fortuna ed è padrone di dis-
porne, è obbligato, sotto pena di colpa grave, a
fare limosina a chi ne abbisogna ; vi è obbligato
per legge naturale e per legge positiva divina .
La legge naturale obbliga ognuno di fare al suo
simile quello, che vorrebbe fatto a sé stesso, e per
conseguenza a soccorrerlo nelle sue necessità .
Quindi a fare limosina sono tenuti gli stessi pagani .
Chiaramente poi ci parla il divin Legislatore
« Non defraudare la limosina al povero, » Egli
dice per bocca dell'Ecclesiastico : Eleemosynam
pauperi ne defraudes (1) . E nostro Signor Gesù
Cristo dichiara nel Vangelo che i reprobi saranno
condannati al fuoco eterno per non aver fatta li-
mosina a chi ne aveva bisogno : « Andate, o male-
detti, nel fuoco eterno , dirà il divin Giudice ;
imperocchè io ebbi fame e non mi deste da man-
giare, ebbi sete e non mi deste da bere, era pel-
legrino e non mi albergaste, ignudo e non mi
rivestiste , ammalato e carcerato e non mi visi-
taste (2) . »
Riguardo alla misura, onde va fatta la limosina,
lo stesso divin Maestro disse : « Quello che vi so-
pravanza date in limosina : Quod superest date
eleemosynam » (3) . Affinchè poi si conoscesse che
questo non era semplice consiglio, ma rigoroso
precetto, Egli diceva alle turbe per bocca del suo
Precursore : « Ogni albero, che non porta frutto,
sarà tagliato e gettato nel fuoco . E le turbe lo
interrogavano dicendo : Che abbiamo noi dunque
a fare? Ed ei rispondeva loro : Chi ha due vesti,
ne dia a chi non ne ha ; e il simile faccia chi ha
dei commestibili : Qui habet duas tunicas, det
non habenti, et qui habet escas similiter » (4) .
Una delle due tuniche è di sopravanzo , e se-
condo le prime . parole di questa testimonianza si
deve dare in limosina, a fine di evitare di esser
gettato nel fuoco siccome albero infruttifero .
Appoggiati a tali ragioni e a tali divine sen-
(1) Eccli . iv .
(2) Matt . xxv .
(3) Luc . xi .
(4) Luc . in .

1.2 Page 2

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tenze tutti i Dottori della Chiesa, i teologi e i l di questa proposizione ne segue che del superfluo
moralisti insegnano che la limosina è un dovere non solo alla vita ma anche allo stato se ne trova
indispensabile ; insegnano che poi ricchi e per chi facilmente, e che perciò molti sono tenuti a fare
vive comodamente vi è obbligo grave di soccor- limosina .
rere ai bisognosi a seconda dei proprii mezzi, e
che quanto è più grande la necessità dei prossimi,
altrettanto si deve allargare verso di loro la mano .
Relativa dottrina morale
desunta dai più celebri autori.
Prenozioni.
Ciò posto, si ha da sapere quando il precetto
della limosina stringa sotto pena di colpa mortale,
e in quale misura la si debba fare.
Prima di rispondere a questi quesiti sono da
premettersi alcune nozioni .
In primo luogo, la necessità in cui può trovarsi
il prossimo può essere spirituale o temporale ;
ed ancora sì l'una sì l'altra può essere o estrema,
o grave, o comune .
La necessità spirituale estrema è quando il pros-
simo è in imminente o in grave pericolo di dan-
narsi ; la grave è quando per circostanze di per-
sone, di tempo e di luogo la eterna salute del
prossimo si rende molto difficile ; la comune è
quella, in cui il prossimo può provvedere all'a-
nima sua senza grave difficoltà . - In quanto al corpo
la necessità sarebbe estrema quando il prossimo
è in pericolo della vita ; la grave o stringente è
quando il pericolo di vita non è imminente, ma
vi sono buone ragioni da temerlo, oppure sono in
procinto di cadere o già cadute forti disgrazie, che
rendono la vita molto miserabile . La necessità co-
mune è quella di coloro, che, non potendo procac-
ciarsi nè col lavoro nè con altri mezzi il necessario
alla vita, campano mendicando di porta in porta,
o sono provveduti dalla carità pubblica .
Finalmente, in riguardo a chi fa limosina, i beni
che ei possiede possono essergli o necessarii o
superflui in quanto alla vita e in quanto allo stato .
Il necessario alla vita comprende il vitto, il ve-
stito e l'abitazione per sè e per quelli, dei quali
gli incombe la cura . Il necessario allo stato o con-
dizione abbraccia ciò, che occorre per sostenere
convenevolmente sè ed i suoi, secondo il grado,
il posto, l'ufficio e simili, senza fasto per altro
e senza lusso . Di qui nasce il superfluo alla vita
e il superfluo allo stato ; il superfluo alla vita è
quello, senza del quale si può vivere, quantunque
non convenevolmente al proprio grado ; il super-
fluo allo stato è quello, senza di cui non solo si
può vivere, ma si può vivere ancora secondo la
propria posizione sociale . Per la qual cosa ciò che
è superfluo alla vita può tuttavia essere necessa-
rio allo stato ; ma ciò, che è anche superfluo a
questo, è superfluo assolutamente .
Affinché poi, sotto il pretesto del necessario allo
stato, niuno si credesse di non mai avere del su-
perfluo da fare limosina, il Papa Innocenzo XI ,
l'anno 1679, condannò la seguente proposizione :
« Nei secolari, anche nei re, troverai appena del
superfluo allo stato ; e così, appena qualcuno è te-
nuto a fare limosina, quando è tenuto a farla sol-
tanto del superfluo allo stato (1) . » Dalla condanna
(1) Vix in saecularibus invenies, etiam in regibus ,
superfluum statui; et ita vix aliquis tenetur ad elee-
mosynam, quando tenetur tantum ex superfluo statui .
Posti questi preliminari, veniamo alla sostanza
della questione .
I Dottori ; i teologi e moralisti di tutti i tempi
e di tutti i luoghi insegnano con voce unanime
che nella necessità estrema o molto grave spiri-
tuale noi, potendo, siamo tenuti, sotto pena di colpa
mortale, a soccorrere il nostro prossimo non solo
coi beni superflui alla vita e allo stato, ma coi beni
stessi necessarii ad entrambi ; anzi in tali casi
urgenti, se vi è morale certezza di buona riu-
scita, siamo tenuti a prestargli soccorso eziandio
con pericolo e con danno della propria vita tem-
porale . Proveremo questa e le altre proposizioni
con alcuni autori antichi e moderni, che abbiamo
tra mano, i quali corrono tra i migliori, ed hanno
una irrefragabile autorità in tutte le scuole .
L'angelico dottore S . Tommaso insegna : « In
quanto alla salute dell'anima noi dobbiamo amare
il prossimo più che il proprio corpo (1) . »
Il dottissimo teologo Layman scrive : « Al pros-
simo che si trova in estrema e moralmente insu-
perabile necessità spirituale si deve porgere soc-
corso anche con certo pericolo della propria vita ;
purchè risplenda pure certa speranza di giovar-
gli . » E porta tra gli altri questo esempio : « Se
un ministro di eretica pravità diffonda in qual-
che luogo l'eresia, io dovrò con pericolo della
propria vita portarvi rimedio, se posso (2) . »
Il Viva, chiamato da Benedetto XIV uomo di
esimia sapienza, ci ammaestra : « Se il prossimo
è in estrema necessità spirituale, la carità ob-
bliga a soccorrerlo eziandio con pericolo della
vita ; purchè vi abbia speranza che l'aiuto sia per
giovargli, e non si corra pericolo per l' anima
propria . . . . Ad una comunità si deve portare soc-
corso con pericolo della vita, ancorchè la neces-
sità spirituale sia solamente grave ; perché il bene
spirituale di una comunità prevale al bene pri-
vato (3) . »
Lo Sporer, chiaro per sana dottrina e pratica,
dice : « Ogni uomo per diritto naturale e divino
positivo, sotto pena di peccato mortale, è obbligato
(1) Proximum quantum ad salutem animae magis de-
bemus diligere quam proprium corpus . - 2a 21 , Quaest .
XXV, art . V .
(2) Proximo versanti in extrema et moraliter insu-
perabili necessitate spirituali succurrendum est cum
certo pericolo propriae vitae ; dummodo spes acque certa _
proxi num iuvandi fulgeat Si haereticae pracitatis
minister haeresim alicubi diffundat, debebo cuinpropriae
vitae periculo remedium adhibere , si possu n . Lib . Il .
tract . 3, cap . 3, n . 3 .
(3) Si proximus sit in extrema necessitate spirituali,
charitas obligat ad succurrendum illi, etiam Cum pe-
riculo vitae ; si tamen sit spes, quod auxilium sit pro-
futurum, »ec detur periculum animae propriae
Comntiunitati etiam in gravi necessitate laboranti suc-
currendum est cum periculo vitae ; quia bonum spiri-
tuale comm unitatis praevalet bono privato . Tract . de
praeceptis Decalogi, quaest . XI, art . VI .

1.3 Page 3

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dalla carità e dalla misericordia a fare del bene moralisti moderni, scrive così : « Dobbiamo pre-
corporalmente e spiritualmente al prossimo, quando ferire la salute spirituale del prossimo alla nostra
lo esige una vera necessità e vi è morale possi-
bilità di farlo (1) . »
Il preclarissimo Billuart così si esprime : «Nella
estrema necessità chiunque è tenuto di esporre
la propria vita per la eterna salute del prossimo,
se siavi speranza che gli possa giovare . . . . Nella
necessità grave chiunque è pur tenuto a soccor-
rerlo con qualche danno nei beni di fortuna, im-
perciocchè un danno siffatto il privato deve sof-
frirla per la salute del prossimo . Similmente se
pericolasse la salute di un popolo , come se un
eretico lo pervertisse con falsa dottrina, il pri-
vato potendo sarebbe obbligato ad impedirlo con
pericolo della vita ; imperocchè, se qualunque pri-
propria vita corporale ... Pel caso di una neces-
sità estrema siamo obbligati di far getto dei beni
di un ordine inferiore , per adempiere il dovere
della carità riguardo ai nostri fratelli (1) . » E
bastino questi per amor di brevità .
Ora dalle suesposte sentenze possiamo merita-
mente concludere : Se, giusta i principii della più
sana dottrina morale, nelle urgenti necessità del
prossimo, vi è obbligo grave di fare limosina
persino della propria vita, chi potrà negare il
grave obbligo di farla, in simili casi, almeno
coi proprii beni materiali, specialmente coi su-
perflui allo stato
vato è tenuto con pericolo della vita a soccorrere
al bene comune temporale, per più forte ragione
Nelle necessità temporali .
deve soccorrere al bene spirituale . Arrogi che in
tal caso molti particolari si trovano in necessità
estrema » (2) .
A questi teologi più antichi ne aggiungeremo
alcuni dei più moderni e più accreditati . Fra que-
sti annoveriamo sant' Alfonso ; quel sant'Alfonso,
di cui nella Bolla di Canonizzazione il Papa Gre-
gorio XVI disse : « Quantunque abbia scritto co-
piosissimamente, tuttavia dopo un accurato esame
riuscì evidente che tutte le opere sue si possono
leggere dai fedeli senza il menomo pericolo (3) ; »
quel sant'Alfonso, della cui Teologia Morale la Sa-
cra Congregazione dei Riti con decreto confermato
da Pio VII proclamò che « le opinioni, le quali il
beato Alfonso professa nella sua Teologia Morale,
si possono professare con sicurezza » (4) ; quel san-
t'Alfonso infine che fu dichiarato Dottore della
Chiesa dall'immortale Pontefice Pio IX di sempre
veneranda memoria . Ecco adunque che cosa ne dice
in proposito questo sicuro e sommo maestro delle
anime : « Ciascuno, anche con pericolo della vita,
è obbligato a soccorrere il prossimo costituito in
estrema necessità spirituale (5) .
Il celebre Cardinale Gousset , Arcivescovo di
Reims, d'ingegno massimo, di dottrina purissimo,
di opere pieno, uno insomma dei più rinomati
Scendendo alle necessità temporali asseriamo pa-
rimenti : Per unanime consenso dei più insigni
maestri, vi è pure obbligo grave di soccorrere,
.coi beni superflui alla vita e allo stato, il prossimo
che si trova in estrema ed anche solamente strin-
gente necessità corporale ; anzi vi è obbligo grave
di sovvenirlo coi beni stessi in qualche modo ne-
cessarii allo stato . Ed ecco la testimonianza dei
già citati autori, che in questa materia riassu-
mono il sugo di tutti i migliori moralisti .
San Tommaso scrive : « Il fare limosina del su-
perfluo cade sotto precetto (2) . »
Il Viva : « Il ricco è obbligato, sotto pena di
peccato mortale, di soccorrere alla grave necessità
del prossimo coi beni superflui allo stato (3) . »
« Delle cose superflue alla vita e allo stato,
così il Layman , è da farsi limosina non sola-
mente a quelli, che soffrono necessità estrema ,
ma anche grave (4) . »
Il Billuart : « Nella grave necessità del pros-
simo siamo tenuti, sotto pena di colpa mortale ,
a sovvenirlo delle cose in qualche modo necessa-
rie allo stato (5) . »
Lo Sporer : « Al prossimo travagliato da e-
strema necessità sei tenuto sotto pena di peccato
mortale a portare soccorso non solo coi beni su-
perflui allo stato, ma eziandio con alcuni dei ne-
(1) Omnis homo iure naturali et divino positivo sub
mortali obliqatur ex charitate et misericordia proximo
benefacere corporaliter et spiritualiter
quando vera
necessitar proximiita exigit, et moralis possibilitas adest .
Tract . III, cap . VI, Sect . 1, n . 22 .
(2) In extrema necessitate quilibet tenetur exponere
propriam vita>n pro salute aeterna proximi, si sit spes
quod iuvari possit ... In gravi necessitate... si
periclitaretur salus totius populi, ut si haereticus falsa
dottrina perverteret toto n communitatem, teneretur i
privatus cum periculo vitae impedire, si posset ; si enim
quilibet tenetur cum periculo vitae suecurrere bono com-
muni temporali, a fortiori b )no spirituali . Adde quod in
tali casu pluresparticslares sint in extrema necessitate .
Tract . de charitate, dissert . IV, art . III .
(3) Illud in primis notato dignum est, quod licet co-
piosissime scripserit eiusdem tamen Opera inoffenso pror-
sus pede percurri a fidelibus posse, post diligens insti-
tutum examen, perspeetum est .
(4) Opiniones, quas, in sua Theologia Morali, profi-
tetur 13 . Alphonsus, segui tuto possìmcs ac profiteri .
(5) Tenetur quisque proximo in extrema necessitate
spirituali constituto succurrere etiam cum certo vitae
suae periculo, dummodo sii aeque certa spes illuin iu-
vandi, nequegravius indem,alunt im.mineat .Lib . II.n . 27 .
cessarii . . . . Chi ha dei beni superflui alla vita e
allo stato è tenuto, sotto grave colpa, a fare limosina
al prossimo, che soffre una necessità grave (6) . »
(1) Tratt . del Decalogo, par . I, cap . 3, art . 2, n . 359 .
(2) Dare eleemosynam de superfluo cadit in praecepto,
et sic dare eleemosynam ci qui est in extrema necessitate .
In 4, ci . 15, q . 2, a . 1 .
(3) In extrema vel quasi extrema proximi necessitate
obligamur ad eleemosynam, etiam ex superfluis ad na-
turae conservationem, et necessariis statui . . . . Tenetur
dices sub mortali de super/luis statui succurrere gravi
necessitati proximi . Loc . cit. n . VIII .
(4) Ex superfluis naturae ae personae dai da est elee-
mosyna non tantum extrema n, sed etiain gravem neces-
sitatem patientibus . Loc . cit . n . 5 .
(5) I s gravi necessitate proximi teneinur sub mortali
illi subvenire de aliquo modo necessariis statuì
Quilibet tenetur a fortiori sub peccato mortali in gravi
necessitate proximi, illi faeere eleemosynam ex superfluo
status, quod non puto a quoquam posse negari . Loc . cit .
Diss . V, art . Il .
(6) Proximo extrema necessitate laboranti sub mortali
tereris suecurrere, noi tantum de superfluis, sed etiam

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Lo stesso insegna il dottore sant'Alfonso . Quanto
alla necessità estrema professa : « Al prossimo
nella estrema necessità sei tenuto per regola or-
dinaria a soccorrere coi beni eziandio in qual-
che modo necessaria allo stato . » Per la neces-
sità grave dice : « E probabile che al prossimo
costituito in grave necessità ciascuno sia obbli-
gato a sovvenire con modico detrimento del pro-
prio stato . » Tanto più : « E probabile che sia
tenuto a soccorrerlo, sotto colpa mortale, coi beni
assolutamente superflui , cioè superflui alla vita
e allo stato (1) . »
Finalmente il Gousset :«Quandotlsirva
in una necessità estrema , siamo obbligati sotto
pena di colpa mortale, in mancanza d'altri , di
aiutarlo non solo coi beni superflui al nostro grado,
ma anche coi beni superflui alla vita . » Altrove
aggiunge : « Coloro, che hanno beni superflui al
loro stato, sono tenuti, pel precetto della carità ,
di soccorrere gli indigenti, che sono in una ne-
cessità grave, e per poterlo fare debbono aste-
nersi da ogni spesa vana e frivola, o che non
fosse comandata dalle convenienze di loro condi-
zione... Il precetto della limosina obbliga prin-
cipalmente nelle calamità pubbliche ... Può ac-
cadere che allora siasi obbligato d'impiegare a
sollievo dei tapini , non solo i beni superflui al
proprio stato, ma anche una parte dei beni ne-
cessarii per conservarlo in tutto (2) . »
Questo è l'insegnamento dei sommi teologi in.
quanto alla necessità estrema e grave corporale
del prossimo .
Loro dottrina
in quanto alla necessità comune.
Per loro sentenza si è pure tenuti, sotto grave
colpa , elargire almeno una parte dei beni su-
perflui alla vita e allo stato a quelli, i quali si
trovano anche solo in una necessità comune ed
ordinaria ; anzi sono reputati in cattivo stato di
coscienza e indegni pur anche di assoluzione non
solo quei crìstiani, i quali negano il superfluo ai
bisognosi posti in estrema e grave necessità, ma
quelli ancora , che non elargiscono mai o quasi
mai nulla del sopravanzo ai poveri, ancorché
ordinarii, eccetto che intendano sul serio di di-
sporne a tempo più opportuno, o lo impieghino in
altri usi pii .
Ascoltiamo in proposito San Tommaso : « Le
cose, che si hanno in soprabbondanza, per diritto
de aliquibus necessariis statui... Habens superflua
naturae et status tenetur sub mortali facere eleemosynam,
pIrI,oxni.mo50g,ra55ve. m necessitatene patienti . Loc . cita t . Sect .
ord(i1n)arPireoxeixmobionniesxterteimaam naelcieqsusoitbaotneo taednesrtiastussu,ccnuercreesr-e
sariis - Probabile est quod proximno in gravi necessi-
tate constituto quisque teneatur sobvenire cum modico
dteetnreitmuerntmoagpnruompriiincsotmautnuosdu;mqpurioaxipmaireiompseudoirienc-omPmrood-o
babile est ex superfluis naturae et status teneri aliquem,
etiave in gravi necessitate succurrere proximo, si pro-
rbiaubsi,litSeirlvpiautsetetalFiuvmmunsonvaolsaunbtve,ntsuurbumnsp;oritdaqluie., Luotc A.zcoit-.
7 . 31 .
(2) % ocg . cit . art . IV, n . 370, e 37IL
naturale si devono al sostentamento dei poveri . »
Altrove il medesimo dice : « Ciò, che si reputa
necessario a quanto è oltre alla convenienza dello
stato, si deve dispensare in limosina , e questo
cade sotto precetto . » Ed ancora : « Taluno è ob-
bligato per debito legale a distribuire le cose sue
ai poveri o per pericolo della necessità o per la
superfluità dei beni avuti (1) . »
Sporer insegna : « E probabilissimo, che coloro,
i quali hanno beni superflui alla vita e allo stato,
siano obbligati, anche sotto pena di peccato mor-
tale, a fare qualche volta la limosina ai poveri,
quantunque si trovino nella sola necessità co-
mune (2) . »
Per non andare troppo per le lunghe ci dispen-
siamo dall'addurre in mezzo le testimonianze di
altri teologi più antichi , paghi dell' autorità dei
due, che oggidì possono bastare per tutti . San-
t' Alfonso scrive : « Nelle comuni necessità dei
poveri vi è obbligo grave di fare limosina almeno
qualche volta col superfluo allo stato . » La ra-
gione si è che nel Vangelo di s . Luca si dice :
Quod superest date eleemosynam : e poi per-
chè , se i ricchi non avessero un' assoluta ob-
bligazione di sovvenire ai poveri ordinarii, que-
sti potrebbero essere da tutti abbandonati nello
proprie necessità, e dovrebbero cadere nelle ue--
cessità gravi ed anche perire (3) . »
Finalmente l'Eminentissimo Gousset così si e-
sprime al caso nostro : « Il ricco deve prendere so-
pra i beni superflui al proprio grado per fare li-
mosina ai poveri, che non hanno di che vivere,
e che non possono procacciarsi il necessario col
lavoro . Quest'obbligo è grave : non si può man-
carvi senza rendersi reo di peccato mortale
Quantunque generalmente non si possa con pre-
cisione determinare tutta l' estensione degli ob-
blighi dei ricchi riguardo ai poveri, riteniamo
come indegni dell'assoluzione coloro, che, avendo
più del bisogno per conservare il loro grado, non
danno niente ai poveri, respingono inumanamente
tutti i mendici, e non fanno limosina a quelli ,
che non possono vivere che col concorso della ca-
rità (4) . »
(1) Res quas aliqui superabundanter habent ex natu-
rali iure debentur pauperum sustentationi . Quodlib .
q . 66, a . 7 . - Illud quod necessarium reputatur ad ali
quid,
synam
quod est ultra
dispensari, et
decentiam status, debet
hoc cadit sub praecepto .
in
In
4e,lede.m1o5-,
q . 2, a . 4, quaestiunc . 1 . -Aliquis tenetur ex debito legali
sua pauperibue erogare, vel propter periculum neces-
sitatis, vel ropter superfluitatem habitorum . In 2a 21e
q . 118, a . 4 .
(2) Probabilissum est, habertes bona simpliciter super-
flua naturae et statui, etiam sub mortali teneri quando-
qneuceesfsaictaetreeneelpaeteimeonstyinbuasm.pLaoucp.erciitb.usn,. 6c0o.mmunem, tantum
gPart(oi3bo).gI1rn°aveeioxsmLmduucanni:dbiuQsueolpdeaeusmpuoepsreyurnmeasmnteecdxeastsseuipteealrtefielbmuuoisssyenssattmat.oibsPlirio.-b. ..
2° ex catione, turo quia divisio rerum communi gen-
tium consessu fatta nequit esse in praeiudicium pau-
perum ; tum quia si divites absolutam . non haberent
obligationem subveniendi consmuniter mendicis, possent
isti ab omnibus in sua necessitate derelinqui . Loc . cit .
n . 32.
(4) Luog . cit . n . 372 e 373 .

1.5 Page 5

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Risposte ad alcune difficoltà .
In quale misura si debba fare
limosina .
Taluno potrebbe fare un'interrogazione dicendo :
E non si può dunque conservare il superfluo in
vista delle future eventualità? Il principe dei
teologi, S . Tommaso, risponde che non si devono
avere in mira tutti i casi, che potrebbero acca-
dere in avvenire, ma quelli soltanto, che sono pro-
babili ed occorrono generalmente . Il fare altri-
menti sarebbe andar contro alla proibizione di
Gesù Cristo che disse : Non vogliate mettervi in
pena pel di di domani ; sarebbe un mettersi a
bello studio nella impossibilità di non mai fare
limosina contrariamente al divino precetto (1) .
Neppure vale il dire che nella propria parroc-
chia, nel paese, nella città non vi sono bisognosi,
e che quindi non occorre privarsi del superfluo
non sapendo a chi darlo ; imperocchè si risponde
che se non vi sono bisogni presso di noi, nes-
suno può oggimai ignorare quanti ed anche quanto
gravi e spirituali e temporali ve ne siano in al-
tre parti del mondo . Or non sono nostri fratelli
in Gesù Cristo tanti poveri Cattolici di altri luo-
ghi ed inciviliti e barbari? Anzi non sono nostro
prossimo gli uomini di tutta la terra? Quindi
dato pure che accanto a noi non sianvi miserie
nè spirituali né temporali, a cui sovvenire, di que-
ste ve ne sono e comuni e gravi ed estreme in
altri siti, alle quali e come uomini e come cri-
stiani dobbiamo pure estendere i nostri pensieri,
le nostre sollecitudini .
Ma non siamo tenuti, osservano alcuni, a sov-
venire a tutte le miserie del mondo . - E vero,
si risponde, e se volessimo ben farlo e fossimo
ben anco milionarii , il sovvenire a tutti ci sa-
rebbe impossibile ; ma ciò nonostante ciascuno è
obbligato a concorrere in sollievo dei miserabili
a norma delle sue forze , di guisa che, se tutti
facessero egualmente che lui, si venisse a prov-
vedere a sufficienza a tutte le necessità, secondo
l'ordine stabilito dalla divina Provvidenza . Perciò
posto anche il caso quasi impossibile e come ipote-
tico che non vi fossero bisogni nè spirituali né
corporali, nè estremi nè gravi a cui sovvenire, tut-
Vi è ancora a conoscere in quale misura siasi
tenuto di dare in limosina quello, che è asso-
lutamente superfluo . Sotto la scorta dei più ac-
creditati rispondiamo che non vi è obbligo grave
di darlo tutto in limosina, quando le necessità
del prossimo sono soltanto comuni, cioè nè gravi
nè estreme . Nel caso che la necessità corporale
sia soltanto ordinaria si ritiene essere permesso
il distribuirne una parte soltanto, purchè questa,
avuto riguardo alle proprie sostanze superflue,
non sia così da poco, che, se gli altri di pari
condizione ne dessero soltanto in egual misura ,
ne venisse tuttavia a mancare ai poveri il neces-
sario sussidio . Basti per tutti il dottissimo Sil-
vio, il quale dice : « Non è tenuto il ricco di
soccorrere tutti i poveri, che gli si offrono , né
di dar loro tutto il superfluo , ma è pur tenuto
a non darne sì poco secondo la quantità di sua
sostanza, che, se gli altri ricchi facessero egual-
mente, ai poveri ne venisse a mancare aiuto (1) . » .
Del resto, escluse le necessità dell'anima e del
corpo estreme e gravi, nelle quali, come abbiamo
di sopra dimostrato, si è in obbligo di dare non
solo tutto il superfluo, ma ancora ciò che è ne-
cessario, nelle prime, alla vita, e nelle seconde, allo
stato ; esclusi questi casi, che oggidì sono per al-
tro frequentissimi, il dottore sant'Alfonso professa
che, nelle necessità comuni corporali, dai laici si a-
dempia a sufficienza il precetto della limosina ,
quando si distribuisca la cinquantesima parte di ciò,
che è assolutamente superfluo (2) . Ma dico nelle ne-
cessità comuni corporali ; imperocchè non biso-
gna mai dimenticare che oltre queste vi sono
sempre qua e colà le necessità gravi ed estreme ;
vi sono soprattutto migliaia di anime in pericolo
di perdersi .
E questo basti per la dottrina ; veniamo ora alla
sua pratica applicazione .
Necessità spirituali nei tempi
nostri.
tavia esisterebbe l' obbligo della limosina nelle
necessità comuni, o vicine o lontane . Tale è la
dottrina dei grandi maestri .
Neppure si dica come taluno : Io non fo limo-
sina , perchè il confessore non mi obbliga . Ri-
spondiamo che il confessore talora non obbliga,
perchè il penitente o la penitente gli fa passare
a rassegna cento bisogni più o meno immaginarii,
ed egli avrebbe molto a temere di non essere
ascoltato ; ma se non obbliga il confessore, perché
non può farsi una giusta idea dello stato di nostra
Or lasciando pei momento in disparte i bisogni
corporali del nostro prossimo, chi può ormai ne-
gare le necessità gravi ed anche estreme, in cui
versano tante anime nei nefasti giorni, che cor-
rono in questa misera Italia ? Chi non conosce
come in causa delle vigenti leggi la tracotante
eresia, e l' empietà più sfacciata , piantano per
ogni dove cattedre di pestilenza a corrompere nella
fede le nostre cattoliche popolazioni ? Chi non sa
quanti giovanetti, perchè poveri ed abbandonati,
famiglia , ben ci obbliga Iddio , al quale non si
possono tessere inganni, nè addurre pretesti .
(1) Tenetur dives dare nec omnibus pauperibus occu7-
rentibus nec totem superfluum, sed non ita modieum
pro quantitate suae substan tiae , ut si alii divites sic
facerent, pauperibus deesset subsidium .
(1) Non oportet quod consideret omnes casus qui pos-
sunt conting re in futurum ; hoc enim esset de crastino
cogitare, quod Dominus prohibet . Matt . 6 ; sed debet
diudicari superfluum et necessarium secundum ea quae
(2) Ceterum Viva, Tamburinus, Mazzotta, Roncaglia
censent satisfacere probabiliter divites erogando in pau-
peres eomrnunes qui nquagesimam partem suorum red-
dituum, site duos aureos ex centum ... Ecclesiastici
vero tenentur erogar e de redditibus beneficiorum quid
probabiliter et ut in pluribus occurrunt . Loc . cit . art . 5 . quid superest eorum sustentationi . Loc . cit . n . 32 .

1.6 Page 6

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vivono oggidì nella ignoranza delle cose più e-
senziali alla eterna salute, scorrazzano nei giorni
festivi per le vie e per le piazze senza porre nep-
pure il piede in Chiesa, e diventano facile preda
ai lupi crudeli, che li straziano nel corpo e nel-
l'anima? Per ragioni di prudenza non parliamo qui
di certe scuole e di certi istituti, in cui o non
si parla mai di Religione, o la si deride, o la
si bestemmia, o vi si nega persino la esistenza
di Dio e la immortalità dell'anima ; e toccando
delle sole officine, ohimè ! quanti poveri giova-
netti non si trovano mai in certe fabbriche , in
certi laboratorii, in certe botteghe, dove altro
non odono che orribili bestemmie ed infami di-
scorsi, dove da mane a sera ad altro non assi-
stono che a buffonate, a motteggi , a derisioni
contro la cattolica Religione , le sue pratiche, i
suoi ministri ! Ivi i miseri fanciulli quasi insen-
sibilmente crescono nemici di Dio e della Chiesa,
crescono nelle immoralità, crescono non già per la
famiglia ma per la prigione, crescono non per la
civile società ma per le sètte sovvertitrici della
medesima, crescono non pel Cielo ma per l'in-
ferno . In molte città d'Italia ragazzi da 12 a 15
anni sono già ascritti a società massoniche col
titolo di figli dell'avvenire, sono spesso raccolti
a segrete riunioni, e istruiti al disordine e sca-
tenati poscia nelle vie e nelle piazze a gridare
morte a chi merita vita , e vita a chi merita
morte . E tali giovani, bene spesso per colpa al-
trui, non sono essi in estrema o ben grave ne-
cessità spirituale ? Se fin dai teneri anni assor-
bono il veleno di principii empii e nefandi, se
s'imbevono la mente ed il cuore di esiziali er-
rori, e se s'inspirano al disprezzo e all'odio con-
tro la Chiesa, il Papa, i Sacerdoti, i Sacramenti,
sarà ancor egli moralmente possibile il chiamarli a
retti consigli in età più - avanzata, e salvarli nel
tempo e nella eternità? Imbecille chi s'illude, e
intanto non si scuote alla vista di tanto pericolo
dei suoi piccoli fratelli .
Or quali mezzi si richiedono per sovvenire a
tali bisogni, ad allontanare o scemare almeno co-
tali disastri? Fra gli altri e siccome il più effi-
cace si richiede il fondare Ospizi, dove i fanciulli,
almeno i più abbandonati e pericolanti , possano
trovare col ricovero il pane del corpo e quello
dell'anima ; si richiede l'aprire e sostenere Case
di beneficenza, laboratorii, colonie agricole, dove
i giovani operai possano imparare un'arte od un
mestiere senza porre a cimento la loro fede e i
loro costumi, senza doversi sentire a rintronare
le orecchie da empi ed immorali discorsi, senza
essere costretti a lavorare di festa, senza dover
insomma ricevere in sì tenera età dai padroni, dai
capi, dai compagni lezioni scellerate di nefandi
delitti ; si richiede l'impiantare scuole Cattoliche,
Collegi, Oratorii festivi , giardini di ricreazione
e simili, dove la gioventù sia bellamente attirata,
e insieme colla istruzione profana, richiesta dalla
esigenza dei tempi, apprenda pure quella sapienza
celeste, senza di cui non vi è salute . - Ma tali
Opere non sono possibili senza il concorso della
carità ; quindi che ne segue ? Ne segue che quelli,
i quali possedono beni di fortuna, sieno grave-
mente obbligati a consecrarne almeno una parte
per promuovere, per sostenere, per ingrandire
queste opere salutari, queste case di rifugio, che,
come l'arca noetica, salvino tante anime incaute,
minacciate da un orrendo diluvio di errori e di
perverso massime, e ci conservino e formino uo-
mini savi, i quali ci diano col tempo una nuova
generazione e facciano rifiorire nelle famiglie e
nella civile società quelle virtù, senza delle quali
il mondo ritornerà quale selva di bestie frementi,
che si mordono a vicenda e si divorano , come
già al tempo del paganesimo .
Adunque, se, giusta la sentenza dei più sapienti
maestri di morale cattolica, nelle pressanti ne-
cessità spirituali del prossimo siamo, sotto pena
di peccato mortale , obbligati per legge naturale
e divina ad erogare per lo meno, non solo il su-
perfluo ma ancora il necessario allo stato ; se oggidì
per causa della sfrenata licenza, per la baldanza dei
malvagi, per gli sforzi degli eretici, per la col-
pevole trascuratezza dei genitori , per la oscena
ed empia colluvie di libri, di giornali, e di pub-
blicazioni di ogni fatta , tantissima incauta gio-
ventù trovasi esposta ad evidente pericolo di dan-
nazione , qualora la carità dei fedeli non ve la
strappi per tempo e la metta al sicuro, noi par-
lando o scrivendo della limosina non crediamo
punto di aver spinto le cose oltre al dovere . In-
fatti non abbiamo neppure detto di elargire il
necessario al proprio grado , ma solamente insi-
stito nel dare il superfluo .
Testimoni ; oculari della perdita irreparabile
di tanta povera gioventù, sventurata di vivere in
così iniqui tempi ; convinti che per migliaia e
migliaia di giovanetti non vi è quasi più altro
scampo di salute, fuorchè l'essere raccolti sotto le
ali della Religione, ed istruiti, educati, addestrati
abilmente alle lotte della vita, alle battaglie della
fede ; persuasi che ciò non si può fare senza la
beneficenza dei possidenti ; consapevoli che la mag-
gior parte di questi, sebbene Cattolici, non sono
punto istruiti sul dovere di fare limosina, e che
quindi o non la fanno punto, o non la fanno nella
dovuta misura ; ammaestrati dalla dolorosa espe-
rienza che per mancanza della loro carità non solo
bisogna rinunziare al pensiero di fondare Case ,
Ospizi, scuole e laboratorii, e via dicendo, ma è
d' uopo restringere , e chiudere i già fondati , e
lasciare od anche ricacciare nelle ingorde fauci
dei lupi rapaci tanti amabili agnelli di Gesù Cri-
sto, tanti fanciulli di bellissime speranze (1), oh
no, noi non cesseremo mai dal gridare a tutti e
dappertutto : Quod superest, date eleemosynam ;
se no, Iddio vi domanderà conto di tante anime,
che si saranno perdute per la vostra tenacità scon-
sigliata . Al vedere i tanti malanni morali , che
oggidì affliggono il mondo ; al vedere ogni anno
diradarsi le file dei Sacerdoti di Dio, sia perchè
i giovanetti di signorile o civil condizione , per
(1) Sappiamo che un Superiore di Case di beneficenza
lo scorso inverno dovette girare mezza Italia e parte della
Francia, in cerca di limosine per non dover chiudere
alcuni suoi Istituti e non mettere sulla via i giovanetti
ricoverati .

1.7 Page 7

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le massime pestitenziali che imparano in certe
scuole e talora in seno alla stessa famiglia, non
aspirano più alla ecclesiastica milizia, sia perché
i fanciulli poveri più morigerati e pii, che vi sa-
rebbero chiamati, non hanno i mezzi di percorrere
gli studi necessarii al nobile intento ; al vedere
come per la deficienza di sacri ministri in molte
parti della stessa Italia, centro del Cattolicismo,
migliaia di fedeli rimangono senza i conforti della
Religione, cadono nella indifferenza e spesso nelle
insidie ereticali ; al vedere come molte estere
Missioni tra le barbare genti vanno deperendo,
perché mancano gli operai evangelici, e intanto
milioni di anime redente dal Sangue di Gesù
Cristo continuano a barcollare nelle tenebre del-
l'errore, a perdersi, a dannarsi ; al vedere i bi-
sogni in cui versa lo stesso Santo Padre, che per
mancanza di mezzi materiali si trova impotente
a porgere la mano pietosa a tanti suoi figli, che
da tutte le parti del mondo fanno a Lui ricorso ;
oh ! no, in vista di tutte queste ed altre innu-
merevoli necessità spirituali e temporali , noi ,
finché avremo fiato in petto , fino a che ci stia
in mano la penna, non cesseremo dal perorare la
causa delle anime , dei poveri, della Religione,
della Chiesa, della società . Non cesseremo dal
predicare e scrivere con sant'Ambrogio : «Gran
peccato, se di tua saputa manca del necessario il
fedele, se sai che non ha da fare la spesa quoti-
diana, che patisce la fame, che si trova in mi-
seria » (1) ; non cesseremo dal predicare e scri-
vere con sant' Agostino : «Tutto ciò, che Iddio
ci ha dato oltre al bisogno, non a noi in ispecial
modo lo diede, ma lo trasmise da distribuirsi agli
altri per mezzo nostro » (2) ; non cesseremo dal
predicare e dallo scrivere con S . Basilio Magno :
« Perché tu abbondi , e quegli va mendicando ,
se non perché tu ti acquisti meriti colla saggia
distribuzione dei tuoi beni, ed egli si adorni delle
palme della pazienza ? Del famelico è quel pane,
che tu conservi ; dell'ignudo è quell'abito, che tu
ritieni nel tuo gabinetto ; dello scalzo son quelle
scarpe, che presso di te marciscono ; dell'indigente
insomma è quel danaro, che tu possiedi nascosto »
(3) ; non cesseremo in una parola dal predicare
e dallo scrivere coll'Angelo delle scuole, col dot-
tore S . Tommaso : « I beni temporali, che si con-
cedono da Dio , sono bensì di chi li possiede in
quanto alla proprietà , ma in quanto all' uso non
soltanto di lui, ma sono ancora di coloro, che ne
abbisognano . » Se così non predicassimo e non
iscrivessimo , noi avremmo timore di essere da
(1) Grandis culpa est, si, sciente te, fadelis egeat ; si
scias eum fame laborare, aerumnam patì, praesertim
si mendicare erubescat . De officiis . Lib . I . cap . 13 .
(2) Quid quid Deus plusquam opus est dederit, non
nobis specialiter dedit, sed per s os aliis erogandum tran-
smisit . Serm . 219 de Temp . - Superflua divitum neces-
saria sunt pauperum : res alienae possidentur, cum su-
perflua possidentur . In psal . 147 .
(3) Cur tu abundas, ille vero rnendicat, nisi ut tu
bonae dispensationis merita consequaris, ille vero pa-
tientiae b aviis decoretur? Est panis famelici, quero tu
tenes ; nudi tunica, quasi in conclavi eonservas ; diseal-
ceati calceus, qui penes te marcescit ; índigentis arge ìtum,
quod possides inuinatura . Hom . super illud Luc . 12
n Destruam horrea mea »
Dio rimproverati e pur condannati per aver tra-
dito il nostro dovere ; imperciocchè ci avverte
S . Gregorio il Grande : .« Chi ha occasione di
parlare al ricco , tema la condanna pel nascosto
talento , se potendo non intercede presso di lui
a favore del povero . (1) »
Umile preghiera ai nostri Confratelli
nel Sacro Ministero .
Nel porre fine a questo articolo facciamo un'u-
mile preghiera ai nostri confratelli nel sacro
ministero . Anzitutto li preghiamo che vogliano ri-
cordare e riflettere sopra una proposizione, uscita
già dalla bocca del divin Maestro in riguardo a-
gli ultimi tempi : « Et quoniam abundabit iniqui-
tas, refrigescet charitas multorum : E per aver
sopprabbondato l'iniquità, raffrederassi la carità
di molti . » Chi ha un po' di pratica delle cose
del mondo, vede pur troppo avverarsi ai giorni
nostri questo detto del divin Salvatore . L'iniquità
diluvia, dilaga, sommerge ; e quindi la carità, la
compassione , la beneficenza in molti cristiani si
raffredda e si estingue pur anche . Un freddo
egoismo regna da un capo all'altro del mondo :
tutti cercano quae sua sunt, non quae Jesu
Christi . Or bene, tocca a noi specialmente, o
confratelli amatissimi , dai sacri pergami, dai
tribunali di penitenza , nelle private conver-
sazioni, il tenere accesa, ravvivare, impedire
che si raffreddi, che si smorzi nei fedeli la
sacra fiamma della carità verso il prossimo ,
e nelle necessità corporali e soprattutto nelle
spirituali .
Pertanto facciamo tesoro nel proprio cuore e
a tempo e luogo siano tema dei nostri discorsi
quelle sentenze dei Libri Santi : « Et nos debe-
mus pro fratribus animas ponere : E noi pure
dobbiamo porre la vita pei fratelli . » - Chi avrà
dei beni di questo mondo, e vedrà il suo fratello
in necessità, e chiuderà le sue viscere alla com-
passione di lui , come mai è in costui la carità
di Dio? (2) . » - Divitibus hujus saeculi prae-
cipe facile tribuere : I ricchi di questo mondo
ammoniscili che . . . siano corrivi nel dare : » -
Nam qui volunt divites fieri, incidunt in tenta-
tionem et in laqueum riaboli: Imperciocchè quelli,
che vogliono arricchire, incappano nella tentazione
e nel laccio del demonio . (3) » Soprattutto ram-
mentiamo le molte e replicate ingiunzioni e le
parabole fatte in proposito da Gesù Cristo, le
quali non lasciano alcun dubbio che Egli vuole la
limosina da chi può farla, e la vuole sotto pena
di eterna condanna . Né al suo tribunale il divin
Giudice terrà conto di certe private interpretazioni
date alle sue parole , né di certe lasse opinioni,
che mentre restringono la mano dei ricchi, allar-
gano alle anime le porte dell'inferno .
Per la qual cosa ciascuno di noi faccia sue le
(1) Habens loquendi locum apud divitem, damnationem
pro retento talento timeat, si, cum valeat , non apud
euins, pro pauperibus intercedat .9HisonumbEvfag
(2) 1 Ioan . III .
(3) 1 Tim . VI .

1.8 Page 8

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raccomandazioni del buon vecchio Tobia al pro-
prio figlio, e le ripeta opportune et importune
a chi deve : « Usa misericordia secondo la tua pos-
sibilità . Se avrai molto, dà abbondantemente ; se
avrai poco procura di dare volentieri anche quel
poco . »
Insegniamo premurosamente non solo il dovere
della limosina, ma ancora mettiamo sott'occhio i
premii della limosina, le gioie della limosina, il
modo pur anche di mettersi in grado di fare la
limosina . Quale mezzo poi di valido eccitamento
per le anime di fede e di cuore schieriamo loro
dinanzi i bisogni immensi di questi tristissimi
tempi . In una parola facciamo in modo che quanto
abbonda ai giorni nostri la iniquità dei malvagi,
di altrettanto si accresca la carità dei buoni, onde
ad onor di Gesù Cristo, a conforto della Chiesa,
a salute delle anime, a sollievo dei miserabili si
possa dire : Et quoniam abundat iniquitas, inar-
descit charitas multorum .
tarla inferma, al vederla ora così ristabilita , ne
restano attoniti, perché umanamente parlando non
eravi più alcun rimedio per lei . Si abbia dunque
Maria SS . tutto il mio affetto, e l'eterna mia ri-
conoscenza .
GIULIA CAVALLI .
III
MOLTO REV . SIGNORE,
Ho il piacere di poter annunziare a V . S . che
grazie alla protezione di Maria Ausiliatrice, mia
sorella non solo va migliorando, ma da due o tre
giorni si alza da letto . Sia pertanto gloria a Dio,
lode a Maria SS . Ausiliatrice, e grazie molte alle
preghiere dei pii giovanetti, raccolti sotto il suo
manto .
Torino, 14 giugno .
D . PIETRO VALIMBERTI .
GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE
nel mese di giugno .
La Santissima Vergine Ausiliatrice da qualche
tempo in qua comparte grazie e favori in sì gran
copia ai suoi divoti, che è impossibile non sen-
tirsi crescere in cuore fiducia ed amore verso di
una così insigne Benefattrice , verso una Madre
così potente e pia . A gloria di Dio, ad onore di
Lei a conforto dei tribolati segnaliamo qui taluna
delle guarigioni, riferiteci per iscritto nel mese
di giugno .
I.
La nobile damigella, Maria Barlocci, era ma-
lata gravemente per febbri tifoidee . I parenti suoi,
temendo con ragione di perderla, dimandarono per
la malata la medaglia e la benedizione di Maria
Ausiliatrice, che fu tosto impartita . Posta la me-
daglia al collo dell' inferma , la gagliarda febbre
le cessò all'istante, ed ogni pericolo disparve . Oggi
7 giugno, la pia damigella perfettamente guarita
si portò al Santuario a ringraziare la SS . Ver-
gine per la grazia ricevuta . In riconoscenza di
un tanto favore, ed affinché la pietà della celeste
Ausiliatrice sia sempre meglio conosciuta ed in-
vocata, tutta la famiglia desidera che al fatto si
dia la maggior pubblicità che sia possibile .
ESERCIZI SPIRITUALI PER LE SIGNORE
in Nizza Monferrato .
Per secondare il desiderio di molte zitelle e
Maestre di scuola, nonché di pie Signore, le quali
amerebbero passare alcuni giorni di sacro ritiro
per attendere al bene dell' anima loro , saranno
dati gli Esercizi spirituali nel Conservatorio della
Madonna delle Grazie, diretto dalle Figlie di Ma-
ria SS . Ausiliatrice, in Nizza Monferrato .
Incominciano la sera del 1 di agosto e ter-
minano la mattina del 10 .
La pensione è fissata in L . 20 . Si fa una ec-
cezione per le Maestre, la cui quota sarà di L . 15 .
L'aria salubre e la campagna, il sito amenis-
simo e solitario, sono allo stesso tempo un sollievo
per lo spirito affaticato e bisognevole di riposo .
Pertanto chi volesse prendervi parte, è pregata
a farne pervenire la domanda non più tardi del
30 Luglio alla Superiora dell'Istituto delle Figlie
di M . A . in Nizza Monferrato .
Sac . Gio . Bosco .
NB. Nizza Monferrato è stazione della Ferrovia
Alessandria-Cavallermaggiore .
II.
Tempo fa da Minusio nel Canton Ticino si scri-
veva al Santuario di Maria Ausiliatrice, racco-
mandando una persona gravemente malata . Or ecco
quello che ci riferisce la seguente lettera in data
dell'11 giugno
La madre mia gravemente malata , di cui le
scriveva, è fuori d'ogni pericolo . La sua guari-
gione può dirsi un vero miracolo ; e al miracolo
ha pur gridato lo stesso medico curante . Il par-
roco poi, i sacerdoti che ebbero la bontà di visi-
DOMANDE PER NUOVE MISSIONI
nella terra Argentina .
Dall' amato nostro confratello D . Giacomo Co-
stamagna, Capo delle Case Salesiane della Repub-
blica Argentina , riceviamo consolanti notizie . Il
campo evangelico, che il Signore diede a disso-
dare e coltivare ai nostri confratelli in quelle lon-
tane regioni, va estendendosi maravigliosamente,
e producendo copiosi frutti di vita eterna per cen-
tinaia e migliaia di anime . Ecco quanto egli scrive
a D . Bosco

1.9 Page 9

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Buenos Aires, 1° maggio 1882
MIO CARmo E REVmo SIG . D . BOSCO,
Da qualche tempo mi piovono da tutte parti
domande, preghiere, suppliche per l'impianto di
nuove Missioni per adulti, di Ospizi e scuole per
fanciulli pericolanti . Dolores , Las Flores, Salta
Chivilcoy, Tucuman e via via mi stanno ai fian-
chi, insistono, gridano e, direi, piangono, perchè
mandi tra loro alcuni Salesiani a prendersi cura
delle loro anime . Se per una parte queste domande
ci devono rallegrare, per altra parte ci addolo-
rano, perchè non ostante la nostra buona volontà
ci riesce impossibile di soddisfare a tanti biso-
gni . Non potendo per ora dare dei fatti, comin-
cio a dare delle speranze, aspettando i rinforzi
donde mi possono venire .
Alcuni dei luoghi che ci chiamano sono lontani
e disastrosi . Salta, per es ., non ha comunicazione
con Buenos Aires, se non per mezzo di vie dif-
ficilissime e di carri tirati da mule . Oltre a ciò,
per cagione della mal aria, la febbre vi piantò
il suo domicilio e vi regna tirannicamente . Ep-
pure quelle anime sono preziose quanto quelle
che vivono in sanissimo clima ; e dovranno le feb-
bri essere la causa del loro abbandono? A me
sembra che gli Apostoli non badassero alle febbri .
Donde insistono con maggiore efficacia si è da
Chivilcoy , una delle città più importanti della
provincia di Buenos-Aires . Una petizione firmata
da più di 100 persone delle più ragguardevoli di
colà è stata presentata al Revmo Mons . Arcive-
scovo, il quale mi lascia appunto di pregare il
suo D . Bosco che voglia mandarvi i suoi figli
ad aprirvi un Collegio, affinchè colla istruzione
ed educazione della gioventù si possano guada-
gnare a Dio anche gli adulti , formare una cri-
stiana generazione, ed avere eziandio degli aiuti
di sacerdoti , missionarii ed operai nella coltura
della vigna del Signore . Non contenti della do-
manda per iscritto , ieri mi mandarono apposi-
tamente una Commissione, scongiurandomi che io
spedisca loro alcuni Salesiani a prendersi cura
delle loro anime . La Commissione si presentò in
pari tempo a Mons . Arcivescovo, pregandolo ad
usare i suoi buoni uffizi pel desiderato intento .
Come debbo fare ? - Per sua norma le dico che
Chivilcoy è città importantissima tanto pel nu-
mero degli abitanti, quanto pel bisogno spirituale
di quella povera gente, che si trova da più anni
come abbandonata . Oltre a questo, la colonia ita-
liana è numerosissima, e tale circostanza aggiunge
nuovo e più forte stimolo al nostro cuore di sa-
cerdoti italiani . La città si trova solamente a 6
ore di strada ferrata da Buenos A yres, e il clima
è molto buono .
Da Tucuman è già la terza volta che ricevo
lettere le più incalzanti . Chi scrive è lo stesso
Governatore . Egli vuole ad ogni costo che io vada
a vedere ; mi paga il viaggio , e si dispone a
darci in proprietà terreno e case . Per farmi co-
raggio mi dice che il paese è ancor semibarbaro,
e che perciò i Salesiani avranno un vasto campo,
in cui esercitare il loro zelo alla gloria di Dio e
alla salute di tante anime, che ancor non lo co-
noscono . Ne ho parlato eziandio col caro D . La-
sagna, che fu qui a recarci personalmente le più
gradite notizie di Lei e dei fratelli, ed ancor egli
è di avviso che non potendo per ora soddisfare a
tutte le domande, si preferisca quella di Tucu-
man . Perciò domani mi metterò in viaggio, che
sarà di 8 giorni ; 4 in andare e 4 in ritornare .
Siamo nel bel mese di maggio, nel quale special-
mente nel Santuario di Maria Ausiliatrice in To-
rino cotanto si prega : ho quindi grande fiducia
che il mio viaggio sarà felice sotto il manto di
Madre sì dolce e potente . Andrò dunque , vedrò,
parlerò, combinerò quello che mi sembrerà della
maggior gloria di Dio . Dopo la mia esplorazione,
se il Governatore mi paga i passaggi, io, appog-
giato all'invito già fattomi negli anni scorsi dalla
S . V ., farei conto di recarmi in persona a' suoi
piedi, per implorare qualche soccorso di braccia a
dissodare e far fiorire una vigna novella, la quale
promette una vendemmia abbondantissima . La
Religione di Gesù Cristo va scemando ;nella vec-
chia Europa ? Ebbene abbia i suoi compensi nella
giovane America .
Oggi abbiamo collocata la prima pietra di una
nuova Casa : la Casa di Maria Ausiliatrice in Al-
magro .
La sanità tanto dei Salesiani quanto' delle Fi-
glie di Maria Ausiliatrice è soddisfacente . Il buon
Dio, che sa quanto lavoro abbiamo tra mano, vo-
glia favorirci nella salute, affinché, i pochi pos-
sano supplire ai molti .
Nella speranza di scriverle nuovamente tra poco
chiudo questo foglio, raccomandandomi alle fer-
vide sue preghiere, e protestandomi con inaltera-
bile stima ed invincibile amore
Della S . V . Revma
A ffez .mo figlio in G . C.
Sac . GIACOMO COSTAMA GNA .
NOTIZIE DELLA PATAGONIA.
Patagones, 11 aprile 1882 .
MIO CARISSmo E REv . D . CAGLIERO,
La lettera sua in data del 10 di febbraio mi
giunse ieri colla posta di Buenos Aires .
Al sig . D . Costamagna ho spediti tre elenchi .
Uno, che conteneva il nome, cognome ed età di
154 indii , battezzati l' anno scorso sulle sponde
del Rio Negro ; il secondo, col nome, cognome ed
età delle alunne del Collegio delle Suore di M . A .,
in numero di 89 ; il terzo, col nome, cognome ed
età dei giovani del nostro Collegio, in numero di
89 ; con una relazione dei nostri affari e delle
nostre necessità . Di tutto questo mando pure co-
pia a V . S ., pel timore che quelli di D . Costa-
magna sieno andati smarriti .
Abbiamo celebrato le funzioni della Settimana
Santa colla maggiore solennità possibile e con
qualche buon risultato . Ora stiamo iniziando la
scuola di arti e mestieri . Don Costamagna mi

1.10 Page 10

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mando Giuseppe Audisio , calzolaio che già ha
montato il suo deschetto con tre piccoli orfani,
che imparano il mestiere sotto la sua direzione .
AMATISSIMO PaDRE IN G . C .
Benedica Iddio questo granello di semenza, affin-
Le scrivo sotto una profonda impressione . Fra
chè cresca e prosperi a bene dei poveri fanciulli quattro giorni accompagnato dal buon Teodoro
disoccupati ed abbandonati .
m'imbarcherò alla volta di Rio Janeiro !
In questa settimana D . Beauvoir andrà a Guar-
Come adunque può congetturare, la mia mente,
dia Pringles, situata sopra la sponda sinistra del il mio spirito è assorto nella grandezza dell'im-
Rio Negro, a 90 chilometri da Patagones, affin- presa a cui stiamo per metter mano, e nell'avvenire
chè quella nascente popolazione possa compire il che in quel vastissimo Impero aspetta i giovani
precetto pasquale . E una popolazione riunita di Missionari di D . Bosco . Il mio cuore è adunque
300 anime circa . Si diè principio ad una Cappella in preda alla trepidazione e a grandi timori, ma
di 8 metri per 20, con povere e fredde pareti di nel tempo stesso è animato da speranze ancor
fango e tetto di ferro galvanizzato ; purchè s' i- più grandi .
nauguri presto ! Oh ! se potessimo fermarci colà !
Qui nelle Repubbliche del Plata abbiamo dovuto
Quanto bene si farebbe ! Sonovi circa 20 famiglie lottare aspramente colla malignità delle sétte .
indie ed una quarantina tra bambini e fanciulle, Orbene le difficoltà stesse forse aumenteranno di
che frequentano il Collegio .
proporzioni, e vi si aggiungeranno quelle di un
Al sud, in Viedma, Don Milanesio lavora alla clima malsano, di febbri e di malattie spesse volte
conversione degli Indii sparsi fino a 200 chilo- I micidiali . Eppure, si dovranno abbandonare alla
metri sulla sponda del Rio Negro, e specialmente rovina tante e tante anime? Se l'avidità di ar-
intorno ad un nucleo di Italiani , che vivono in ricchire trae alle spiaggie Brasiliane tanti ingordi
un luogo detto Cubanea .
trafficanti Europei , che spesso cadono cadaveri
Un vicino, il quale spontaneamente impresta l'oc- sui mucchi d' oro raccolto , lo zelo delle anime
corrente, fa un gran bene a quei popolani, poichè non potrà condurvi i Missionari Salesiani , che
presso di lui si radunano due o tre giorni per udire hanno consecrato la loro vita per conquistare nuovi
la s . Messa , confessarsi , comunicarsi, imparare figli a Gesù Cristo ?
il Catechismo e via dicendo . Questa colonia è
Ella gia conosce con che istanze commoventis-
situata alla destra del Rio Negro, a 55 chilom . sime ci chieggono soccorso gli zelanti Vescovi
da Patagones . Non ho per ora altra novità : fra del Brasile, i quali vedendosi pressochè soli in
poco le comunicherò i risultati della missione di una sfera vasta e sterminata, scorati ed affranti
D . Beàuvoir .
implorano aiuto con voci che straziano l'animo .
Scrissi al sig . Don Bosco mostrando la necessità di E dunque tempo di volare in loro soccorso, piantare'
innalzare un piccolo fabbricato per Collegio, giac- colà le nostre tende, ed inaffiare coi nostri sudori
chè le casipole che attualmente occupiamo non quelle vaste e derelitte regioni .
servono al bisogno . D . Costamagna mi aveva au-
Prima però di avventurarvi un primo drap-
torizzato a spendere 2400 franchi per la compra pello di Salesiani , prudenza vuole che alcuno li
del terreno, ciò che tuttavia non ho ancor fatto . preceda per esplorare il terreno , e per eleggere
Spero che il Governo ci continuerà il sussidio in quella immensa superficie qualche punto stra-
mensuale, che potremmo impiegare nell' edifizío . tegico e meno esposto al pericolo . - Confortato
Finora non ricevetti risposta da D . Bosco a que- dalla sua benedizione, o amatissimo Padre, e stu-
sto proposito ; così che presentemente rimedie- diandomi di seguire fedelmente le istruzioni che
remo alla meglio : i Salesiani nella casa ad uso Ella mi diede, intraprenderò questo primo viag-
Collegio, e le Suore in casa particolare .
Riverisca il carissimo padre D . Bosco, tutti i
Superiori ed alunni di cotesto Oratorio, e mi rac-
comandi alle loro preghiere .
gio , che dovrà aprire alla nostra Congregazione
le porte di un Impero, la cui estensione uguaglia
i tre quarti dell' Europa !
Martedì adunque, 9 maggio, col nostro Teodoro,
salperò dal porto di Montevideo diretto a Rio
Sono suo Affezmo
SaC . GIUSEPPE FAGNANO .
Janeiro . Ho scelto con preferenza questa circo-
stanza , perchè mi si offre la bella occasione di
accompagnare nel viaggio Monsignor Mario Mo-
cenni, il quale arrivò or ora dal Chili, e andrà
Internunzio della Santa Sede presso l'Impero del
Brasile . Oltre a ciò trattandosi di un passo si
ANNUNZIO DI UN VIAGGIO AL BRASILE .
i difficile e di suprema importanza per noi, m'è
parso più che mai conveniente farlo in un mese
Per incarico di D . Bosco, e per le calde pre- tutto consacrato ad onore della nostra buona ma-
ghiere di Mons . Pietro Lacerda, zelante Vescovo dre Maria Ausiliatrice, in tempo in cui a Torino
di Rio Janeiro, il nostro D . Luigi Lasagna il 9 non solo ma in tutta Italia si fanno tante pre-
del mese di maggio da Montevideo si diresse alla ghiere, e si prestano tanti onori a questa grande
volta della Capitale del Brasile, per concertare Benefattrice del popolo cristiano, ed insigne Pa-
l'impianto della prima Casa Salesiana in quel- trona dei Salesiani .
l'estesissimo impero . Prima d' intraprendere il
Forse il mio viaggio di esplorazione piglierà
viaggio, egli ce ne dava l'annunzio colla lettera grandi proporzioni, dovendo passare probabilmente
seguente :
dalle provincie di Rio Janeiro a quelle di Parà,

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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vale a dire dal Sud all'estremo Nord del grande
Impero, percorrendo tutta la sua costa occidentale
bagnata dall'Oceano Atlantico, fino alla foce del
più gran fiume del mondo, le Amazzoni . Mi pro-
pongo fin d'ora di tenerla ragguagliata di ogni
cosa, e di inviarle notizie particolareggiate dei
diversi punti che toccherò .
Da più giorni abbiamo burrasche furiosissime
nel vicino Oceano, ed il vento Pampero infuria
e rugge spaventosamente d'intorno a noi . Deh !
non voglia Iddio che abbiamo a subire sul piro-
scafo Equateur le agonie sofferte nel 1876 sull'I-
beMria! a non voglio evocare tristissime rimem-
branze . Confidiamo in Dio e nella protezione della
Vergine, e intrepidi salperemo dal porto di Monte-
video alla volta della Capitale del Brasile . - L'Ar-
cangelo S . Raffaele ci salvi dalle procelle e dalla
voracità dei pesci !
Ci benedica tutti, ottimo sig . D . Bosco, e mi
creda nel Signore
Villa Colon, 6 Maggio 1882 .
Suo affez.mo
SAC . LUIGI LASAGNA .
NOTIZIE SULL'ORATORIO DI MARIA IMMACOLATA
e conferenza dei Cooperatori in Firenze .
M. R. SIG. DIRETTORE,
Oggi ricorre la festa dell'Invenzione di Santa
Croce, e V . S . sa come questa Invenzione fu fatta
a Gerusalemme quindici secoli or sono ; ma noi
senza andar tanto lungi di tempo e di luogo l'in-
venzione della Croce la facciamo anche oggidì e
molto vicino a noi, anzi sulle nostre stesse spalle .
E la croce Iddio ce l'ha data e grande e pesante,
ma poiché è Dio che ce l'ha data, e che colla sua
grazia ci aiuta ogni giorno a portarla, bisogna
fa-ne festa, ed io oggi per meglio far la festa
della S . Croce voglio trattenermi alquanto con la
S . V . e parlarle non delle croci, che Iddio ci ha
voluto regalare in questo primo anno di nostra
stazione in Firenze, ma degli aiuti e delle con-
solazioni grandi e soavissime, con cui il Signore e la
nostra buona Madre Maria SS . Immacolata ci fe-
cèro già ben progredire, e ci aprono ora la via a
progredire sempre più in avvenire nelle opere
nostre, a vantaggio della povera gioventù . - L'o-
pera a cui attendiamo è opera essenzialmente
buona, santa, umanitaria, divina, e come scrisse
l'Areopagita, delle cose divine la più divina, per-
chè diretta a portar rimedio alla povera umanità
fatalmente ammalata, e salvarla , per quanto è
possibile, dalla cancrena e dalla dissoluzione to-
tale, salvando la povera gioventù, quella gioventù
che informata ai santi principii della fede, illu-
minata dalla vera scienza , bene addestrata nella
lotta della vita , fatta robusta dal lavoro e dalla
virtù deve compensare la società di quella parte
di se medesima, che cresciuta nell'ignoranza del
vero e nella scienza del male, oziosa, effeminata,
abbrutita dal vizio , ne attenta alla vita mentre
ne forma la vergogna ed il disonore .
Perché io abbia motivo di invitare la S . V . e
tutti i nostri amici a lodare e ringraziare il Si-
gnore e la Vergine SS . ed animarci insieme a
portare con coraggio la nostra croce, io voglio ac-
cennarle di volo quello che in poco più di un anno
abbiamo potuto fare in Firenze . Arrivati in que-
sta gentilissima città ed ospitati in una piccola
casetta in via Cimabue, non potendo far altro per
l'angustia dei locali, si attivò l'Oratorio festivo,
che fu benedetto da Dio, e fiorì, e per mezzo del
quale si potè fare del bene a tanti poveri giova-
netti, che vi intervennero sempre volentieri, fre-
quentando con molta premura i SS . Sacramenti,
santificando come conviensi i giorni festivi, assi-
stendo alle sacre funzioni, istruendosi nel Cate-
chismo, sollazzandosi onestamente, lontani dai pe-
ricoli . Solennizzavano con un trasporto immenso di
santa allegrezza le principali feste dei nostri santi
Protettori, la Vergine SS . Immacolata , S . Giu-
seppe, S . Francesco di Sales e S . Luigi, la cui
festa, come la prima che si fece nell'Oratorio e
come maggiormente attraente e dirò così simpa-
tica pei giovanetti, lasciò nei loro cuori si cara
e forte impressione,-che io credo non se ne di-
menticheranno giammai . Mi par ancora di vederli
e di udirli alcuni di questi vispi giovanetti , la
sera della festa del caro Santo, prima di partirsi
per far ritorno alle loro case, stringersi d'attorno
al Direttore, assordandolo con queste e simili in-
genue domande : « Quando ritornerà la festa di
S . Luigi? Quando si farà ancora una festa così
bella, quando, quando? »
Buoni ragazzi ! come bene si manifesta in essi
l'anima naturalmente cristiana, l'anima che aspira
alle pure gioie della fede, della pietà, della reli-
gione, e le gusta e ne resta soddisfatta! E perché
non é dato abbracciarli tutti, portarli tutti all'al-
tare di Gesù e di Maria , affezionarli tutti alle
pratiche della religione, raccoglierli tutti all'om-
bra dell'Oratorio, dove ammaestrandosi nella ve-
rità e nella virtù, e gustando le vere gioie che
solo la religione può dare, imparerebbero ad ab-
bominare l'errore e dispettare le false gioie, che
un mondo voluttuoso e corrotto suole promettere
senza mai poter dare realmente .
Ma oltre l'Oratorio festivo in quella prima casa
si fece altro . Dal giugno al settembre, tempo delle
vacanze per le scuole di questa città , si attiva-
rono le scuole autunnali , alle quali i giovanetti
accorsero in tal numero da non saper più dove
metterli, con tanta contentezza dei poveri geni-
tori, che così trovavano modo di togliere i loro
figliuoli dai pericoli delle strade, dall'ozio e dalla
scioperaggine . D . Bosco poi, che nella sua visita
fattaci nel maggio dello scorso anno, avea riscon-
trato la insufficienza del locale per poter conti-
nuare e progredire nell' opera caritatevole, tanto
più che quel locale era stato preso semplicemente
a pigione , prima di partire da Firenze m' avea
incaricato di trovare terreno . « Ivi, ei disse, tire-
remo su quattro mura e faremo il nostro Ospizio,
le nostre scuole, il nostro Oratorio . » E la parola
di D . Bosco fu efficace . Senza un soldo, senza far

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tanti calcoli umani, s'incominciarono le trattative,
e si acquistò un grande spazio di terreno, e per
maggior provvidenza unite al terreno due villette,
dove poter anche subito alloggiar noi, continuare
il nostro Oratorio festivo , e dar anche principio
al progettato Ospizio per la povera gioventù . Il
giorno 4 di novembre dello scorso anno si pren-
deva possesso della nuova stazione , e D . Bosco,
quando la sera del giorno 8 dell'ultimo aprile ri-
vide Firenze, ed io lo condussi in questa nostra
casa, trovò a terreno due stanze, ridotte una a sa-
crestia e l' altra a Cappella, con un' aggiunta in
legno per raccogliervi i giovanetti esterni dell'O-
ratorio festivo ; attigue alla Cappella le officine di
falegname e di fabbro-ferrai, e pure a pian terreno
il parlatorio, due scuole e studio per gli interni,
e nei piani superiori altre salette ed i dormitorii .
Dall' una parte e dall'altra delle due villette, il
luogo della ricreazione per gli interni e per gli
esterni ed una grande tettoia, che congiungendo le
due ville, mette, mediante opportuna separazione,
al riparo i giovanetti medesimi interni ed esterni
dall'inclemenza delle stagioni . Vide dietro la casa
stendersi una grande area di terreno, sul quale
si sono già concepiti molti progetti, e si aspetta
che Iddio col tempo li faccia maturare . D . Bosco
fu soddisfatto di tuttociò, ma ancor più quando a
un tratto si vide circondato da una trentina di
giovanetti convittori, tutti festanti, che non fini-
vano di mirarlo, mentre il Direttore gli presen-
tava in essi le primizie dell'Oratorio dell'Imma-
colata di Firenze .
Era il giorno solenne di Pasqua, e Don Bosco
dopo gli interni rivide anche gli esterni, che in-
tervengono all'Oratorio festivo, e quel giorno, dopo
cantato il Vespro, egli l'intrattenne tutti piace-
volmente dal pulpito con un discorso sul mistero
del giorno, e poi impartì loro la Benedizione col
SS . Sacramento .
Conferenza ai Cooperatori
e Cooperatrici .
La sera poi del 10 aprile fuvvi la Conferenza .
Già i nostri Cooperatori e Cooperatrici erano stati
avvisati con apposita lettera a stampa del seguente
tenore
Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici,
Nel maggio dello scorso anno ebbi l'onore di
tenere in questa illustre città la prima Confe-
renza ai Cooperatori Salesiani , e quest' anno ho
pure la grande consolazione di annunciare che al-
tra Riunione dei medesimi avrà luogo nella chiesa
di S . Firenze nel giorno di lunedì, 10 del corrente
mese di aprile .
Il Sommo Pontefice manda una speciale bene-
dizione e concede il segnalato favore dell' indul-
genza plenaria a tutti coloro, che interverranno
alla pia Riunione .
S . E . R .ma il benevolo e benemerito nostro Ar-
civescovo Monsignore Eugenio Cecconi si degna
di approvare e presiedere la pia Adunanza .
Mi è cara questa occasione per ringraziarvi
della Cooperazione, che finora mi avete prestato, e
spero che la vostra carità non mi verrà meno in
avvenire . I giovani beneficati si uniscono a me
per ringraziarvi ed invocare le celesti benedi-
zioni sopra di voi e sopra tutte le vostre fami-
glie, mentre con gratitudine ho l'alto onore di
potermi professare in G . C .
Dev .mo servitore
Sac . GIOVANNI Bosco .
Il benemerito giornale cattolico di Firenze, Il
Giorno, ne aveva pur dato annuncio ai proprii
lettori ; la bella e devota chiesa di S . Firenze, a
titolo di fratellevole carità concessaci dai MM . RR .
e tanto benemeriti Padri dell'Oratorio, era a di-
sposizione della pia Radunanza . Verso le 5 pom .
i Cooperatori e Benefattori nostri e gran numero
di altri devoti assiepavano la cattedra di verità,
e presiedeva S . E . Rma Mons . Arcivescovo, con
buon corteo di Ill.mieCaRnovc,Pri
Sacerdoti e chierici del Seminario fiorentino .
Dopo la solita lettura di un capo della vita di
S . Francesco di Sales, D . Bosco salì sul pulpito
ed intrattenne i suoi ascoltanti per quasi un'ora .
Io non istarò a ripetere alla lettera quell'impor-
tante discorso . Non furono cose peregrine quelle
che disse, ma la esposizione nuda e cruda della
più desolante realtà dei fatti, tanta povera gio-
ventù, cioè, abbandonata a se stessa, iniziata nella
via della depravazione, e che sta per addivenire
presto il flagello della società per poi finire nel-
l'eterna dannazione . Mostrò quindi lo scopo del-
l'Opera Salesiana, che cerca per quanto le è pos-
sibile di portare rimedio a questa gran piaga so-
ciale cogli Oratorii festivi , colle Scuole , cogli
Ospizii . In fine richiese di aiuti morali e mate-
riali tutti coloro, che amano sinceramente la re-
ligione e la patria ; aiuti materiali con offerte sia
in danaro, sia in generi o biancheria od effetti
mobiliari ; aiuti morali o col dar mano ai Sale-
siani nell'istruire la povera gioventù, o col pro-
curar loro tra le persone di propria conoscenza dei
nuovi Cooperatori e Benefattori . - « Noi abbiamo
aperto, diceva D . Bosco, fuori Porta la Croce, in
Via Masaccio, N° 8, l'Oratorio festivo, e poscia
non senza gravi sacrificii, e per riattazioni delle
case e per provvista di mobilia anche l'Ospizio pei
poveri giovanetti, e parecchi già vi ricevono quanto
occorre al corpo e all'anima . Numerose domande
si sono già presentate per altri, che sarebbero in
grande necessità di essere ricoverati, per strap-
parli all'evidente pericolo di loro perdizione . Ma
ormai la casa è piena, non vi è più un posto, ed
il Direttore è costretto di respingere con gran
dolore del suo cuore le più pressanti istanze colla
dura parola : Non c' é più luogo . Vi ha di più .
Oltre l' Oratorio festivo e l' Ospizio si deside-
rerebbero eziandio come necessarie in quell' e-
stremo angolo della città , dove non ve ne sono
altre se non quelle degli eretici, le scuole esterne ;
ma anche per queste, come per l'Ospizio, ci
vogliono fabbriche . Ma come fabbricare ed incon-
trare per tal modo nuove ed ingenti spese, men-
tre si ha ancora da pagare un debito di venti-

2.3 Page 13

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quattro mila lire , incontrato per l' acquisto del
terreno ? Io do ordine di fabbricare ; per il resto
confido in Dio, nella B . V . Immacolata, che ha
preso questa nostra Casa di Firenze sotto la par-
ticolare sua protezione , e nella carità vostra , o
buoni Fiorentini . Dalla carità vostra appunto io
aspetto i mezzi per pagare i debiti fatti, per fab-
bricare una nuova Cappella ed ingrandire l'abi-
tazione attuale, per sostenere la spesa dell' Ora-
torio festivo e delle scuole esterne, poiché per al-
lettare i giovanetti ad intervenirvi è pur necessario
provvedere e mantener loro giuochi e divertimenti,
somministrare loro libri, dar loro premi . Dalla ca-
rità vostra aspetto il pane ed il necessario alla vita
ed alla buona istruzione ed educazione cristiana
e civile ai giovanetti ricoverati, ed a quelli che
si sperano di accettare in seguito, e che, poveri
ed abbandonati, non hanno altro patrimonio che
il vostro buon cuore . Perchè poi il vostro aiuto ri-
sponda al bisogno io vi invito e vi prego a vo-
ler tutti sottoscrivervi per offerte mensili, sieno
pur anche di poche lire, o di una sola lira, o di
mezza lira, o di pochi centesimi, tanto solo che
nessuno ci nieghi o in poco o in molto il proprio
concorso . Alcuni Decurioni eletti con apposito di-
ploma riceveranno le vostre sottoscrizioni e le
vostre offerte, per passarle poi alla fine di ogni
mese nelle mani del Direttore dell'Oratorio Sale-
siano di questa città, e così speriamo che l'opera
nostra aiutata dai vostri continui sussidi, soste-
nuta dalla vostra carità possa progredire e fare
tutto quel bene che si desidera . »
D . Bosco terminò la sua Conferenza coll' inse-
gnare a trovar nel superfluo dei proprii beni ma-
teriali , nel vero amor di Dio e dei prossimo ,
nella fede alle promesse divine, i motivi ed il
modo di venirci in soccorso, e coll'implorare da
ultimo sopra tutti i nostri Cooperatori e Benefat-
tori le celeste ricompense .
E qui dovendo per brevità tacere di tante di-
mostrazioni di affetto ricevute da D . Bosco nella
sua fermata in Firenze da ogni sorta di persone,
non posso però non rilevare il nobile slancio di
cristiana carità addimostrato dai bravi giovani del
Circolo della Gioventù Cattolica, nel prestarsi spon-
taneamente a raccogliere la elemosina fatta a be-
neficio del nostro Istituto in occasione della Con-
ferenza, e il contrassegno di verace stima e be-
nevolenza porto dai medesimi a Don Bosco nel
trovarsi in corpo alla stazione ferroviaria per dargli
l'addio nella sua partenza per Roma . Iddio rime-
riti largamente quella eletta schiera e la prepari
con nuovo coraggio a nuovi sacrificii in aiuto
delle opere buone, e di tutto che possa tornare di
vantaggio e di decoro alla religione ed alla ci-
vile società .
Chiusura della lettera .
D . Bosco è partito, ed io sono rimasto con una
buona croce sulle spalle, e però sento grande bi-
sogno che la S . V . preghi e faccia pregare per
me, perché l'abbia a portare volentieri e con van-
taggio dell'anima mia . Ma poi io desidererei un'al-
tra cosa dalla S . V . Questi signori e signore di
Firenze ormai possono conoscere bene l'opera no-
stra ed il bisogno che ha di essere beneficata,
poiché ne parlarono loro nella chiesa di Badia di
questa città con eloquentissime ed ardenti parole
nel marzo dell'anno scorso l'Illmo e Revmo Cano-
nico della Metropolitana fiorentina Aldo Luigi Bro-
gialdi, il di cui discorso meritamente fu dato alle
stampe, e nel marzo di quest'anno il Rev.mo Pa-
dre Bausa dell'Ordine dei Predicatori, oggidì ele-
vato da S . S . il Papa Leone XIII alla dignità di
Maestro del Sacro Palazzo, e ne parlò ancora e-
splicitamente D . Bosco nelle sue due Conferenze .
Ma i signori e te signore, nonché gli stessi Coo-
peratori Salesiani delle 500 parrocchie di questa
Diocesi e di tanti altri paesi e città, che potreb-
bero venir in soccorso a questa nostra Casa, forse
non ne sanno nulla . E siccome spiritus ubi vult
spirat, e talvolta avviene che anche nel più umile
paesello si trovino anime piene di zelo e di santa
carità, e che sanno fare i più ardui sacrifici per-
la gloria di Dio e il bene delle anime, ed i soc-
corsi alle opere buone vengono talora da dove e
da chi meno si sarebbe pensato, così io preghe-
rei la S . V . a voler nel Bollettino Salesiano dar
un cenno dell' Opera nostra in Firenze , e delle
strettezze in cui versa, e del bene grande che si
potrebbe fare, se i mezzi materiali non ci venis-
sero meno ; la pregherei a fare un invito a tutti i
buoni di qualunque paese essi sieno a venire in aiuto
con offerte mensili, come D . Bosco trovò neces-
sario stabilire, ed in particolare poi alle anime
più ardenti di carità, perché vogliano assumersi
l'incarico di Decurioni e Decurione , e farsi così
Collettori e Collettrici di dette offerte mensili .
Frattanto mi è cara l'occasione per professarmi
con tutta la stima
Firenze, Via Masaccio, n° 8, 3 maggio 188°- .
Suo Aff.mo confratello
SaC . CONFORTOLA FAUSTINO .
LA FESTA DI S . LUIGI
ed un Giubileo episcopale .
Giorno lietissimo fu il 22 del p . p . Giugno pel
nostro Collegio di Borgo S . Martino . Vi si celebrò
la festa di S . Luigi Gonzaga patrono dei giova-
netti, trasferita a quel dì, affinché fosse onorata
dalla presenza di Sua Eccellenza Rev ma Mons .
Pietro Maria Ferrè Vescovo di Casale, che ha la
degnazione di riguardare quella Casa di oltre a 200
giovanetti quale una benedizione per la sua Dio-
cesi . Egli giungeva in Collegio verso le ore 7 1/2
del mattino, vi celebrava la santa Messa, distri-
buiva la Comunione, amministrava la Cresima ;
indi con calde parole infiammava di divozione e
d'amore gli animi di tutti .
Non è nostro cómpito di qui riferire l'intiero an-
damento della festa, la quale riuscì splendida-
mente e per la musica, e per gli apparati, e per
la illuminazione, e per lo sparo di mortaretti, e
pel concorso di forestieri, la maggior parte pa-

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renti dei giovani allievi . Vogliamo in quella vece
rilevare una specialissima circostanza , ed è che
in quel giorno D . Bosco volle che dai giovanetti
e loro maestri si desse un particolare attestato
di venerazione e di ossequiosa riconoscenza al-
l'Eccellentissimo Mons . Ferrè, mediante apposita
accademia in ricordo del suo Giubileo episcopale,
celebrato già in Casale nel mese di marzo . A
quest'uopo si eresse un trono sotto i freschi viali
del giardino, e, terminate le sacre funzioni della
sera, Sua Eccellenza venne pregata a voler gradire
gli omaggi dei maestri e loro discepoli . Facevano
bella corona al Revm° Prelato molti Parrochi e Sa-
cerdoti della Diocesi, tra cui Mons . Felice Bava
prevosto di Casorso, poc'anzi annoverato tra i Ca-
merieri segreti di Sua Santità Leone XIII . Rav-
visavansi pure varii ragguardevoli signori dei
paesi vicini ; tra gli altri notavasi l'illustre conte
Cesare Balbo di Torino, venutovi appositamente
da Nizza Monferrato a fare da padrino ai gio-
vani cresimandi . Si diede principio col canto di
un inno musicato per la singolare circostanza ;
indi giovanetti di tutte le classi lessero graziosi
componimenti in più lingue : in latino, italiano,
francese e pure in greco . Per circa un'ora parve
che la poesia e la prosa, la musica e la letteratura
gareggiassero amorosamente a celebrare il fausto
avvenimento, a ricordare l'amore, lo zelo, la bontà
del dolce pastore, a promettergli docilità , sotto-
missione ed ubbidienza, ad implorare sopra di
lui le grazie più belle . Monsignore fu visibilmente
commosso ; onde in fine , presa la parola , tenne
un mirabile discorsetto ai giovanetti , che come
estatici pendevano dal suo labbro . Egli con quella
lucidezza di mente, che gli è propria , con quel-
l'ardenza di affetto , che gli avvampa il cuore ,
svolse da pari suo due nobili pensieri . La sostanza
del suo discorso fu questa : - « Non a me come
uomo, ma a me come Vescovo, come ad incaricato
delle vostre anime, voi avete data questa cordiale
ed ossequiosa dimostrazione ; e in questo senso io
l'accetto e ve ne ringrazio . La venerazione verso i
Sacri Ministri è quella che mantiene l'ordine nella
Chiesa, è quella che forma di tutti i fedeli come
una famiglia sola, è quella che rende il popolo cri-
stiano quale un esercito agguerrito ed invincibile .
Per questo motivo mi consolò l' averne avuta una
non dubbia prova, quando mesi sono celebrai in
Casale il Giubileo del mio Episcopato ; e mi
consola il veder oggi rinnovata da voi quella
solenne dimostrazione di fede . Per mezzo di
questa concordia osservate che mirabile spetta-
colo : I Sacerdoti uniscono i semplici fedeli col
Vescovo, il Vescovo unisce fedeli e Sacerdoti col
Papa, il Papa congiunge fedeli, Sacerdoti e Ve-
scovi con Gesù Cristo, e così di tanti si forma un
popolo solo, che dà gloria a Dio in sulla terra per
dargliela eternamente in Cielo - Voi in queste
Case, continuò Monsignore, voi in questi Istituti, che
dovrebbero moltiplicarsi a cento, a mille, insieme
colla istruzione letteraria apprendete in pari tempo
la dovuta sottomissione, la docilità agli insegna-
menti dei Pastori della Chiesa ; ma, miei cari
giovinetti, non basta' che siate docili e sottomessi
in questo recinto : per la vostra eterna salvezza
bisogna che vi manteniate saldi in questi senti-
menti medesimi allora altresì, quando sarete in
mezzo alle procelle della vita, tra i mali esempi,
e tra gli scandali del mondo . »
In tale argomento l'egregio Pastore discorse
per oltre ad un quarto d'ora, e le sue parole, che
furono luce e fuoco, vennero ascoltate colla più
alta attenzione . Mons . Ferrè ripartiva per Casale
in sul far della notte tra gli evviva ed applausi,
confessando che simili feste gli innondavano l'a-
nima di gioia indicibile .
LA FESTA ONOMASTICA DI D . BOSCO .
La sera del 23 e del 24 Giugno, festa di S .
Giovanni Battista , i giovanetti dell' Oratorio di
S . Francesco di Sales , con molti altri dei più
antichi loro compagni celebrarono l' onomastico
di D . Bosco loro superiore, benefattore e padre .
Ad essi unironsi molte persone della città e un
buon numero di Cooperatori e Cooperatrici fore-
stieri . Nè solo la Casa di Torino , ma tutte le
altre concorsero nella figliale dimostrazione ;
poichè le più vicine mandarono loro rappresen-
tanti, e le più lontane spedirono lettere , regali
e componimenti . Alla nobile gara non mancarono
le Case di Francia, Spagna, America, e neppure
quelle della Patagonia .
Appiè del trono preparato pel re della festa
stava un tavolo carico di doni, pervenuti da molte
parti, non solo dai Salesiani, ma dai loro Coo--
peratori e da Cooperatrici d'Italia e di Francia. .
Fra gli altri attiravano gli sguardi di tutti un
paramentale in tela d'argento, offerto da una pia
signora di Torino, e un ricco e magnifico tappeto,
largo quanto il presbitero della Chìesa di Maria
Ausiliatrice, adoperato, per la prima volta nella
festa di S . Giovanni . E frutto di sudori e di ri-
sparmii degli antichi allievi dell' Oratorio, i quali
nella stima , amore e riconoscenza a D . Bosco
mostransi ognora figliuoli primogeniti, ed esempio
a tutti gli altri .
In faccia al seggio, nella parte opposta, sorgeva
un gran quadro, sopra cui comparivano i nomi
della maggior parte degli Istituti di D . Bosco ,
e intorno intorno formate da lumi di vario colore
leggevansi le parole del salmo : Filii tui sicut
novellae olivar u m : I figli tuoi come novelle piante
di ulivi .
In ciascuna sera il trattenimento durò da due
a tre ore . La musica vocale e la istrumentale ,
la prosa e la poesia, le lingue classiche e i dia
letti, tutto fu messo in opera per esternare gli
affetti dei figli verso l'amatissimo padre .
Al mattino della festa un attestato non meno
cordiale venne dato da una schiera di 60 a 70
uomini fatti, rappresentanti centinaia e migliaia di
altri già stati in passato allievi di D . Bosco, Sacer-
doti e laici . Uno di loro lesse un discorso ricco di
sublimi pensieri e di nobili affetti, che speriamo
di offrire ai nostri lettori nel prossimo n . del
Bollettino . Qui ci basti il dire che D . Bosco
rivedendosi innanzi tanti suoi cari giovani , stati

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già l'oggetto delle sue amorevoli sollecitudini,
udendoli a promettere che anche in mezzo al
mondo, nei loro impieghi, in seno alle proprie
famiglie sarebbero rimasti ognora fedeli agli in-
segnamenti religiosi e morali, che loro aveva
impartiti nei verdi lor anni, ne provò ineffabile
piacere, e si sentì cemmuovere sino alle lagrime .
Egli li ringraziò pertanto delle cose lette , li
ringraziò del magnifico tappeto, regalatogli per la
Chiesa di Maria Ausiliatrice, li ringraziò soprat-
tutto delle promesse fattegli di regolarsi sempre
da buoni cristiani tra mezzo a tutte le vicende
della vita , assicurandoli che Dio non li avrebbe
abbandonati giammai . « Se D . Bosco ha qualche
nome nel mondo , diss' egli , non lo deve già nè
alle sue virtù nè ai suoi talenti, ma lo deve alla
buona riuscita, alla buona condotta dei suoi figli .
Si avverò per me quello che si legge nei libri
Santi : Gloria patris filius sapiens . Continuate
dunque ad essere buoni cristiani e savii cittadini,
e così sarete ognora la mia consolazione, il mio
gaudio, la mia corona . »
Anche l'Unità Cattolica e il Corriere di To-
rino parlarono di questa affettuosa dimostrazione,
la prima nel suo n . 148 col titolo : Una festa
di famiglia all'Oratorio Salesiano, e il secondo
nel suo n . 149 : Onori e regali a D . Bosco .
Il buon Dio ci conceda di poter celebrare questa
dolcissima festa ancora per anni moltissimi .
UNA GRAVE PERDITA
ossia la morte di Vincenzo Provera.
Coll' anima immersa in profondo dolore dob-
biamo registrare la morte di una persona, che ci
fece un gran bene . Il 13 dello scorso giugno in
Mirabello Monferrato, in età di solo 51 anno, mo-
riva Vincenzo Provera, il quale per oltre a 4 lu-
stri ci fu, più che amico, fratello affezionatissimo .
Insieme coll'egregio suo padre Giovanni Battista,
col degno suo fratello, il Sac . D . Francesco, già
chiamati negli anni addietro agli eterni riposi, in-
sieme con tutta la buona e cristiana sua famiglia,
egli aveva cooperato efficacemente all' impianto
del primo nostro Collegio nel suo-paese ; e dal
1863, in cui quell' Istituto fu aperto sino al
giorno in cui il male lo incolse, quel virtuosis-
simo uomo più non cessò di consacrare ad esso
pensieri ed affetti . Nel 1870 il Collegio fu tra-
sferito in Borgo S . Martino, a 3 miglia di di-
stanza da Mirabello ; e da quel tempo in poi l'o-
perosità del Provera non che scemare si era ac-
cresciuta . Era infatti cosa che riscuoteva l' am-
mirazione di tutti il vederlo, d'inverno per pioggia
e neve, d'estate sotto le sferzate di un sol cocente,
andare e venire tra Mirabello e il Collegio, ora
per recar provviste, ora per domandare se si a-
veva bisogno di lui, ora chiamato e il più delle
volte spontaneamente ; e tutto ciò egli faceva senza
alcuna retribuzione, fuorchè il piacere di poterci
aiutare e la speranza di aver parte ai premii da
Dio promessi a chi coopera al bene della gioventù .
Quantunque la malattia della madre e la cagio-
nevole salute della sorella l' obbligasse all' assi-
stenza dell'una e dell'altra, tuttavia il suo amore-
a D . Bosco era tale, che, per così dire, gli mol-
tiplicava la persona . Per noi egli era a Casale,,
era a Vercelli, era ad Alessandria . Laonde si può
dire che il servizio che egli ci prestò fu di tal
sorta, che forse passeranno molti anni prima che
sorga un'altra persona, la quale ci ricompensi della
perdita fatta .
Né la carità e lo zelo del sant' uomo si limi-
tava a noi ; poichè nel suo paese egli era l'anima
e il sostegno di tutte le opere buone . Tale era
la sua abilità, tale l'impegno, tale la sua equità
e disinteresse, che tutti facevano capo a lui . Il
Parroco, il Municipio, la Fabbriceria, la Società
degli Operai Cattolici, le Confraternite, la Compa--
gnia dell'Addolorata e via dicendo lo richiedevano
in loro aiuto . Desideroso di fare del bene a tutti
e dappertutto egli non si rifiutava mai a nessuno ;
onde non potendo disbrigare tanti affari di giorno,
vi attendeva di notte, logorandosi in tal modo an-
che la vita .
La sua calma poi era ammirabile ; non fu vi-
sto mai ad impazientirsi per affari che avesse tra
mano ; non fu udito mai a pronunziare una pa-
rola, che potesse come che sia offendere il pros-
simo . Era quindi da tutti stimato, da tutti ascol-
tato, da tutti amatissimo .
Che diremo poi della sua pietà ? Occorrerebbe
un grosso volume per dirne anche solo a mezzo .
Basti il notare che non ostante tante occupazioni
egli trovava tempo e modo di ascoltare ogni giorno-
la Messa, e rare erano le volte che non vi fa-
cesse anche la santa Comunione . Sotto le vesti da
secolare egli nascondeva lo spirito di un perfetto
religioso .
Sul principio di giugno, caduto malato di feb-
bre tifoidea, egli domandò subitamente i santi Sa-
cramenti , che ricevette col fervore di un santo .
Poco prima di spirare intonò il Te Deum e il
Salmo Laudate pueri Dominum . Alla sorella ,
che al vederlo sorridere gli domandò che cosa a-
vesse, egli rispose : « Mia cara sorella , tu non
puoi immaginarti la contentezza che io provo in
questo istante : oh ! quanto deve essere dolce il
Paradiso . » Sull'aurora del 13 giugno, Vincenzo
Provera, senza dolore, col sorriso sul labbro, colle
mani incrocicchiate al petto, spirava soavemente
nel Signore . Morte più ambita non si potrebbe
fare . Meritamente il Direttore del Collegio di
Borgo S . Martino nel darci la triste novella
di tanta perdita ci scriveva : Vincenzo Provera
ha fatto una morte da santo ; e fu quale la
sua vita .
Caro Vincenzo, sappiamo che prima di morire
ci hai mandati a salutare, e nella tua umiltà ci
hai fatto domandar perdono, se mai tu ci avessi
in qualche modo offesi . Ah! no, dolcissimo amico,
tu non ci hai offesi giammai, ma sempre amati,
beneficati, edificati . Deh! ora da quel luogo di
pace, dove fondatamente ti speriamo arrivato, pro-
segui a volerci bene, ci proteggi , ci difendi, ci
ottieni di riunirci presto a te a contemplare , a
godere, a lodare eternamente Iddio .

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D. GAUDENZIO
CAPO VIII .
fatto sacerdote - Celebra la prima messa in
patria - Un ospite inatteso - La verga di Mosè .
- Leggi, leggi, disse sorridendo il Prevosto,
io non fui che il segretario : ben altri ne fu l'autore .
Ubbidiente allora Matteo cavò di dentro all'in-
volto una grossa lettera, che portava a caratteri
ben distinti la intestazione della Curia Arcivesco-
vile di Torino .
Invitato a leggere forte il contenuto, egli senza
alcuna difficoltà leggeva quanto segue
Pare anche a noi arrivato il tempo da conso-
lare il cuore del nostro afflittissimo Matteo . Qua-
lunque altro avrebbe forse levato grida di lamento,
per le continue opposizioni, che sorgevano contro
al compimento de' suoi voti ; ma non Matteo, da
tanti segni e da tanti anni ammaestrato nella do-
lorosa via delle prove . Nei momenti in cui più
grave sentiva la perdita fatta sia del padre, sia
della prima messa differita, non sapeva nè poteva
far altro, che, alzando gli occhi al cielo, ripetere
col profeta Giobbe : Dio ce lo ha dato, Dio ce lo ha
tolto, sia benedetto per sempre il suo santo nome .
Trascorsi però alcuni giorni di lutto, e con il
cuore omai quieto della sofferta burrasca, egli pen-
sava che almeno al S . Natale avrebbe potuto dirsi
finalmente sacerdote di Dio . Anche la buona ve-
dova sua madre riposava il pensiero su quel giorno,
e gioiva nella speranza, che finalmente anche per
lei, in quelle feste, gli angioli del cielo avrebbero
ripetuto in coro, che ritornerebbe in terra la da
tanti anni sospirata pace . Ah sì ! esclamava nella
amarezza dell'animo, datemi, o Signore, un poco
di tranquillità, e contentate i desiderii di questo
carissimo figlio !
La preghiera quando parte da un cuore addo-
lorato ottiene quanto si desidera dal Signore . Ed
ecco due settimane dopo la morte del padre di
Matteo, venne a far visita alla vedova ed al figlio,
colui che soleva in tutte le loro vicende essere
l' angelo delle consolazioni, cioè il Paroco . Chi
l'avesse veduto entrare in quella casa della pietà
e del dolore, con quel suo fare consueto, grave e
sereno, avrebbe dovuto dire che veniva ad annun-
ziare delle novità . - Cominciò adunque a parlare
di varie cose ; della salute che vedeva essere abba-
stanza buona per i suoi cari naufraghi, come in quei
giorni soleva chiamare la vedova ed il figlio ; poi
come Dio benediceva il suo popolo per l' abbon-
danza, che si sperava specialmente nei vigneti, e
poi che anche quando par che castighi, si risolve
sempre in segni di bontà e di misericordia . I suoi
uditori non sapevano che dirsi di quel linguaggio
misterioso e coperto, anzi cominciavano a temere
qualche altra cosa di grave . Cessando finalmente
quel fare di contegno, cercò in tasca un plicco di
carte, che avevano tanto di bolli, e poi tra l'ilare
e serio, disse, rivolto al buon Matteo
- Non sapeva, che tu avessi tante relazioni con
quelle persone, che sogliono fare il temporale ed
il bel tempo . Se tanto fai ora che sei semplice
chierico, che cosa dovremo aspettarci quando sa-
rai avanti negli anni e nelle dignità
- Caro signor Prevosto, disse Matteo, dopo a-
ver data un'occhiata all'indirizzo, scusi, questo viene
a Lei : e se v'è qualcuno che abbia con esso fatto
il sereno e il cattivo tempo, dev'essere lei stessa .
« CARISSIMO SIG . PREVOSTO,
Sua Eccellenza Mons . Arcivescovo aderisce ben
volentieri al desiderio manifestatole dalla S . V .
Molto R . di domandare le Ordinazioni in tempo
straordinario pel chierico Matteo ... L' Ecc . Sua
sentì nel profondo del cuore che quel bravissimo
suo figliuolo sia stato visitato da Dio in un modo
tanto doloroso, ed é ben lieta di poter in questa
occasione fare come il buon samaritano , versare
un po' di balsamo nella ferita . Dal Nunzio, resi-
dente qui a Torino , ha potuto far la pratica
rapidamente anzi che no, ed oggi stesso ho la
consolazione di comunicarle la risposta favorevole
venuta da Roma .
Desidererei poi che Ella avvisasse cotesto suo
amato figliuolo per la festa del S . Rosario .
Il buon Signore La benedica e La conservi per
lungo tempo « a benefizio di cotesta sua vigna,
» dove io so che Ella compie così bene gli uffizii
» del buon Pastore . »
Non saprei dirvi come restasse l'animo del caro
Matteo appena si accorse di ciò che si trattava .
Dapprincipio la sua voce era intiera, e poi a poco
a poco si indebolì tanto, che terminò in un dirot-
tissimo pianto . I suoi occhi erano grossi di lacrime
e non potevano più vedere le lettere, lasciò ca-
dere di mano lo scritto, e se ne rimase muto senza
poter articolare parola . La buona vedova sospirando
si asciugava anch'essa le lacrime che in copia le scen-
devano tacitamente dagli occhi . Era però tanto
solita alle pene ed alle spine, che non poteva credere
vero quello che aveva sentito a leggere, e conti-
nuava a temere, che questa fosse una pia inven-
zione del Paroco, per sollevarla dal profondo do-
lore in cui la vedeva piombata .
Alla fine, come destandosi dal sonno, rivolta al
figlio, che non sapeva ancor credere a se stesso :
- Dunque il buon Gesù ha udito le nostre pre-
ghiere? Potrò finalmente vederti all' altare ce-
lebrare i divini sacrifizi ? Chi può misurare e
comprendere la gioia del mio cuore ? Mio figlio,
vieni e andiamo a ringraziare il buon Dio del be-
nefizio che ci ha concesso .
Si alzarono insieme, ed in fretta si portarono
alla chiesa, dove da tanto tempo erano soliti quei
cuori a venire a pregare per trovare consolazioni .
In breve la buona notizia si sparse pel paesello,
e tutti ne ringraziavano il Signore, come di con-
solazione propria e meritata, ed opportuna per i
loro benefattori .
Quei pochi giorni, due settimane circa , che
lo separavano dalle Ordinazioni , volle andarli
a passare, col consenso del superiore, nel caro
santuario della Madonna dei fiori, dove nel mas-
simo dolore aveva di corto trovato pace e rassegna-

2.7 Page 17

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zione . Sotto la scorta di abile religioso egli colà
si preparava alle ordinazioni . Una gran parte de-
gli esercizii già fatti prima gli doveva servire
come di norma . Di fatto egli portando seco gli
accenni che aveva presi allora, e rileggendoli sen-
tiva le medesime impressioni dalla grazia a scen-
dere nel suo cuore . Una cosa gli piacque assai
quando la. rilesse, e che quasi aveva dimenticata
per le dolorose vicende degli ultimi giorni di e-
sercizii, ed era questa che noi ci faremmo scru-
polo se non la mettessimo qui per disteso . Essa
ci insegnerà, con quali disposizioni egli si acco-
stava al sacerdozio, e di qual tempra ministro di
Dio egli era per essere . Copiamo senz'altro dalle
sue memorie
« Sono passati alcuni giorni di questo sacro ri-
» tiro, che ci prepara alla gran dignità di mini-
» stri di Dio . La pace e la carità legano i cuori
» di tutti coloro che sono qui radunati ; ed al-
cune volte vi si sente aleggiare lo spirito del
» Signore .
» Come sono belli, o mio Dio, i tuoi taberna-
» coli ! L' anima mia si compiace . nel riposarsi.
» vicino a loro, come la colomba nel proprio nido .
Qui si sente Dio, qui lo si vede, qui lo si gu-
sta, e l'anima entusiasmata dalla sua presenza
e dalla sua dolcezza è obbligata ad esclamare ,
» o genti, o genti : gustate et videte quoniam
» suavis est Dominus .
» Ieri dopo una magnifica predica, fatta sulla
condizione e sulla santità del sacerdote, ci siamo
tutti compresi di soave paura, e ritornarono
anche in me i timori non ancora del tutto as-
» sopiti . Andammo a far visita al predicatore, e
» lo trovammo in camera, mentre tutto sudato
ancora stava piangendo ai piedi del crocifisso .
» Volevamo da lui parole di conforto, di aiuto
» che valessero a ritornar la calma all'abbattuto
nostro spirito . Ed egli ce là diede queste pa-
» role, e furono tali che non le dimenticheremo
» mai piè . Fra le altre cose ci disse
» Essi fra pochi giorni saranno unti sacerdoti !
» O giorno, o momento, che stamperà nel loro
» cuore il carattere di ministri di Dio, e saranno
» banditori in mezzo al popolo cristiano della lieta
» novella della salute eterna . In quel giorno suole
» Gesù esser largo di favori celesti verso chi glieli
» domanda, e vogliano loro pregarlo di concedere
• che mai parola sia da loro detta invano o dal
» pulpito, o dal tribunale di penitenza, od anche
» in altro modo debbano parlare al pubblico ; di-
» mandino di custodire nel loro cuore e comuni •
care agli altri la vera sapienza, di cui il buon
» Dio è la sorgente e l'autore .
» Mio Dio, coi-ne queste parole, pronunziate con
» accento vigoroso ed infuocato, riaccendevano i
nostri cuori di particolare affetto ! Dividendoci
per tornare nelle nostre celle, abbiam presa la
» risoluzione di domandare nel giorno delle sacre
ordinazioni il bel dono della parola ; ma non
» di quella parola, che riempie solo di fumo chi
» la proferisce e lascia vuoto il cuore di chi la
» sente, ma bensì di quella, che ci rapisce dai bassi
» affetti terreni alle sante voglie del cielo .
» Fate, o buon Dio, che il vostro servo sia
» lume ai popoli, per guidarli in mezzo alle tene-
» bre di questo secolo, e condurli a Voi, che siete
» la luce della verità e della vita . E ne sarò de-
» gno? Mandate il vostro Angelo, come al pro
feta Isaia, coi carboni accesi a purificare col
» fuoco del paradiso il mio labbro, affinché io sia
» capace di annunziare con fedeltà e vantaggio il
» vostro santo Vangelo . »
Questi ed altri tali erano i pensieri, che anima-
vano in quei giorni Matteo ed i suoi compagni ;
e tali pure adesso si rinnovavano . Colà ai piedi
di Maria SS ., raccolto in soavissima quiete, i
giorni volavano per il buon Matteo, ed aspettava
con ansietà e gioia il mattino delle sante Ordina-
zioni .
Era Arcivescovo di Torino Mons . Fransoni, che
fu chiamato l'Atanasio del suo tempo, per la fede-
incrollabile, che mantenne ai sacri diritti della
Chiesa, e per le molte persecuzioni a cui fu sot-
toposto . Allora però le cose correvano in appa-
renza assai bene tra la Chiesa e lo Stato, nè an-
cora si presentivano i giorni formidabili della bat-
taglia . Ma come Egli fu sereno e grande nella
lotta, era in quei giorni di calma con anima mae-
stosa e vigilante al bene della vasta Diocesi, che
Dio gli aveva dato a reggere . Esperto conoscitore
dei tempi e degli uomini, non fu sorpreso dalle
novità, ma vi era preparato da lungo tempo . Pa-
reva altero, e non era che sentimento della pro-
pria autorità, che sapeva a tempo quasi dimen-
ticare per guadagnarsi i cuori de' suoi dipendenti .
Egli morto esule da venti anni a Lione, donde
continuò ad essere per 12 anni vigilante Pastore,
aspetta tuttavia il suo biografo, che colle virtù
del suo coraggio apostolico metta in bella vista le
esimie doti della sua mente e del suo cuore .
Esso medesimo accolse con lieto animo la pro-
posta di accelerare le sacre ordinazioni, esso rac-
comandò con viva istanza la domanda, ed esso me-
desimo ottenne così rapidamente ogni dispensa .
Verso la fine di settembre, anzi all'ultimo giorno,
terminati gli esercizi, il pio Matteo, lasciato il
divoto santuario di Maria SS . dei fiori, si av-
viava per alla volta di Torino in compagnia del
suo Prevosto, che dati gli ordini opportuni in pa-
rochia per la festa della prima Messa, volle pre-
sentare il pio Samuele, come lo chiamava per
vezzo, al tempio, ed assisterlo alla sua consecra-
zione . Qui seppe, che l'Arcivescovo aspettava lui
ed il giovine levita nella sua villeggiatura di Pia-
nezza, posta a poche miglia dalla città, e sulle ,
amene sponde della Dora . Egli accolse con amo-
revole bontà i due ospiti e li volle alla sua ta-
vola . Nel discorrere così alla famigliare con il suo ,
Arcivescovo, Matteo, timido dapprima e poi rinfran
cato, rispondeva con sì bel modo, che S . Ecc . ne
tolse il piè lieto augurio . E rivolto al degno Prevosto
andava ripetendo . « Che perla di giovane mi avete
proposto in questo chierico, e che bravo coadiu-
tore preparate a voi stesso . Mi pare che ci sia
stoffa da fare un santo ministro degli altari . » Il
buon Prevosto non faceva che confermare il suo
giudizio, ricordando questa o quella ventura che
resero così memorabile la vocazione del pio Mat-
teo . Questo intanto si vedeva daddovero vicino

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agli Ordini santi, e sentiva con la gioia anche la cerdote immortale e santissimo, pronunziò le so-
trepidazione che suol essere compagna dell'anime lenni parole della sua totale consecrazione al Si-
del Signore .
gnore . Chi l'avesse veduto in quell' occasione vestito
Quel giorno lo passò quasi tutto in chiesa ai de' sacri abiti, col calice alla mano, inginocchiato
piedi del santo Tabernacolo . Quante volte egli di- sul pavimento accompagnare con pietà vivissima
ceva al Signore che lo ascoltava : - Se voi co- e profonda il Vescovo celebrante e consecrante
nosceste che io non fossi di salute a me ed agli l'Ostia divina, avrebbe applicato a lui il celebre
altri, Signore, prendetemi ora alla vigilia, o do- pensiero del poeta, che disse di un'anima immolata
mani appena unto sacerdote . - Stava talora curvo a Dio
davanti al Signore, quasi colla fronte sopra il pa-
vimento, e ripeteva le parole del profeta Davide :
Egli è cosa di Dio, nessun lo tocchi !
« Come sono soavi, o Signore, le vostre tende né avrebbe creduto di proferire un giudizio esa-
l'anima mia va in estasi d'amore nel dimorarvi gerato .
dappresso . »
Verso le dieci egli era proprio sacerdote ! Dopo
Alla sera della vigilia delle ordinazioni fino ad la consecrazione si fermò assai tempo davanti al
ora tarda se ne stette in chiesa, donde a sforzo se Signore, a ringraziarlo di quel massimo benefizio
ne allontanò per ritirarsi in camera . Quale però ricevuto, né sapeva allontanarsene . Gli fu giuo-
non fu la meraviglia dei domestici al mattino, che
coforza, perché Monsignore lo voleva con sè a
andati per assestare il letto, e ripulire i mobili, prendere almeno un poco di cioccolata, prima di
trovarono tutto al suo posto, ed il letto fatto e ritornare al paesello . - Il medesimo D . Matteo,
sprimacciato come l'avevano lasciato alla sera . Ri- quando mi ripeteva le amorevoli accoglienze ri-
maneva ancora la piccola rimboccatura delle col- cevute non sapeva attribuirle ad altro che all'im-
tri ; ma poi nessun segno che qualcuno si fosse mensa carità dell' esimio Pastore, che si faceva
coricato . Cominciarono a discorrerne tra sè come a sembianza del Modello divino tutto a tutti, e
di una cosa la più strana del mondo, e poi la por- che si dilettava della famigliarità coi pargoli .
tarono alle orecchie dell'Arcivescovo, il quale no-
Se mai qualche sacerdote mettesse l' occhio su
tando ogni particolarità, che gli veniva esposta, queste povere pagine, egli non penerebbe a cre-
sempre più si confermava delle rare virtù di quel dere quali impressioni ricevette il buon Matteo,
santo giovane che Egli benediceva e consecrava dall'idea di essere ministro di Dio e di dover alla
ministro dell'Altissimo .
dimane celebrare la s . Messa! Mi ricordo d'a-
Il buon Matteo aveva veramente passata la notte verlo veduto io nel ritorno da Pianezza e d'aver
quasi tutta in santi affetti col suo Dio ; e solo posò ricevuto da lui la lieta novella della sua prima
un istante la persona sopra una sedia, quando fu Messa ! I suoi occhi erano scintillanti di una pu-
estremamente stanco .
rissima gioia, ed il suo cuore si sentiva ardente
Io che scrivo mi ricordo d'avere sentito più di grande affetto .
volte a riferire questo medesimo fatto e ripetere
- Son prete! mi disse con gioia, e domani
più altre particolarità, che ora qui avrebbero del- celebrerò in paese!
l'esagerato .
- Ti ricorderai di me? Sai che anch'io corro
Più ore prima che Monsignore discendesse in per la medesima meta . Fa che Dio mi aiuti a
cappella, egli già si trovava per preparare un meno raggiungerla .
indegno luogo al suo Signore . Non eran presenti
- Non mancherò di farlo . La consolazione, di
all'atto augusto della consecrazione, che quelli che cui Dio per sua bontà mi ha concessa, desidero
formavano la famiglia dell'Arcivescovo, e poi il che si comunichi a tutti i miei fratelli di Semi-
prevosto di Don Matteo . Nessuno si saziava di nario .
vederlo vestirsi dei sacri abiti, camminare all'al-
- Addio, amico prediletto ed invidiabile !
tare, e starvi inginocchiato davanti, come forse
Gli presi la mano per baciargliela e dargli que-
stanno gli angioli in paradiso . Accompagnava le sto primo atto di ossequio non più solo come a
parole dell'Arcivescovo consecrante con tale di- compagno, ma come a ministro del Signore . Cercò
vozione, con tale affetto, con tale sentimento, che umilmente di schermirsene, ma dovette alfin ce-
più volte si videro inteneriti gli astanti . Chi lo dere al mio desiderio . L' imagine di quel primo
potè avvicinare in quell' occasione diceva essere incontro mi rimase impressa, ed anche oggi non
parso a lui, come Mosè sulla montagna di Oreb, mela posso dimenticare, tanto più che vedo come
quando sentiva da Dio la missione di andare in Dio benedisse largamente la missione di quel santo
Egitto a liberare il suo popolo .
sacerdote .
Era ed è giorno solenne per Torino il primo
Verso sera giungeva al paesello, dove era ac-
di ottobre, consecrato a san Remigio vescovo di colto con bellissimi atti di gioia e di tripudio . La
Reims in Francia, per la particolare unione che un festa del S . Rosario, che capitava appunto alla' di-
tempo stringeva la metropolitana di Torino con quella mane, era solenne per quella terra, e s' aggiun-
francese . Anche questa circostanza fu argomento di geva a renderla più balla e veramente grande la
maggior pietà per Matteo, il quale non finiva di rac- celebrazione della prima Messa del nostro Don
comandarsi a questo Santo, per ricevere nelle sacre Matteo . Si vedevano archi di trionfo alla porta
ordinazioni tutte quelle grazie di cui sentiva gran del paese , con iscrizioni che aveva preparata
bisogno . Vicino alle unzioni solenni egli rinnovò il paroco prima di partire, ed il suono delle cam-
i suoi voti, le sue promesse, e poi come vittima pane annunziava il fausto avvenimento . Tra la
di carità, come Gesù, suo divin modello e gran Sa 1 molta gente che venne loro all' incontro si vide

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pure una donna avvolta in nerissimi veli, e che
nascondeva la faccia con una candida pezzuola . Non
vi sarà difficile riconoscere in lei la buona ve-
dova, che non potendo più resistere ad aspettare
in casa il fortunato suo figliuolo, si era confusa
tra i molti che erano accorsi per accoglierlo al
rintorno fra loro . Entrati quasi subito in chiesa
per la benedizione si videro per la prima volta
dal loro benefattore D . Matteo benedire col San-
tissimo Sacramento . Il prevosto, prima di licen-
ziare quella buona gente per le loro case, si cre-
dette in dovere di ringraziarla, per le religiose
feste che fecero al nuovo sacerdote, dicendo in
bel modo, che gli era parso di vedere il popolo di
Gerusalemme correre all' incontro di Gesù . Sog-
giungeva poi, che la elezione di un sacerdote è
una vera benedizione per il popolo cristiano, e che
essi a preferenza di altri dovevano in quella sera
cantare Benedictus qui venit in nomine Domini
Con queste care parole li invitava alla festa del
domani a venire, annunziando che la Messa nuova
si sarebbe detta verso le dieci . Succedette intanto
una gara religiosa fra gli uomini per baciare la
mano al nuovo unto di Dio, quando egli arrivò
in sacristia, e poi quando egli ritornava a casa,
accompagnato dal prevosto e da un altro buon sa-
cerdote, che soleva nelle principali solennità ve-
nire in paese a prestar una mano per le confes-
sioni dei fedeli . Perché in quella fortunata paro-
chia non si poteva dire che ci fosse solennità, se
la più gran parte degli adulti non facesse la santa
Comunione . Ed in quella occasione fu proprio ge-
nerale .
Che dirò ora del modo con cui D . Matteo ce-
lebrò la prima volta la s . Messa? Se dal saggio
si può argomentare della bontà della merce ; che
dovremo noi dire dei sentimenti coi quali egli si
accostò all'altare ? Prima dell'ora fissa il paese era
tutto raccolto nella umile parochia : molti fore-
stieri erano pur convenuti, e tutti aspettavano con
religioso raccoglimento la sacra funzione . La Messa
fu cantata secondo il rito gregoriano, ed accom-
pagnata dalle dolci melodie dell' organo. All'ele-
vazione lo sparo dei mortaretti annunziava alle
vicine terre, che Gesù crasi degnato di discendere
sull'umile altare tra le mani del suo servo fedele .
- Ogni nostro dire sarebbe poco per esprimere
la pietà, la riconoscenza, la gioia del buon sacer-
dote, e che palesemente si manifestavano a vicenda
dagli occhi e dal volto e dal movimento di tutta
la persona .
Gli occhi di tutta quella numerosa gente erano
sopra il giovane celebrante, che con le lagrime
agli occhi pareva non si saziasse di contemplare
il suo Signore . Dopo la Messa ed il ringrazia-
mento, accompagnato dal prevosto e da varii al-
tri degni ecclesiastici, da quel zio che era pure suo
padrino, egli si ritirò in casa a pranzo frugale e
adattato alla qualità della festa . Certamente che
questa sarebbe stata più compita se si fosse tro-
vato ancor vivo il padre, ma fu bastevolmente
sostituito . Sei poveri del paese furono invitati a
tener il posto del defunto, e si ebbero dal nuovo
sacerdote e dalla vedova le più liete e cordiali
accoglienze . Non é bisogno di dirlo che la signora
Nannina in quel dì la faceva da Marta e da Ma-
ria, e che tranne nel tempo della s . Messa, non
ebbe più tempo come a pensare alle sue pene pas-
sate, così alla gioia presente .
Ogni mensa ebbe i suoi doni in quel giorno
nel paesello di D . Matteo, e ciò per opera sua e
col consiglio del prevosto, fedele interprete del
desiderio di questo suo divoto figliuolo . Intanto
che lieto discorrere, che ameno raccontar episodii,
che rumore quasi si levava d'attorno a quella ta-
vola ! Chi lodava la musica, chi il canto, chi le
voci, chi la chiesa parata a festa, chi anche, e
questo già era di necessità, la voce del celebrante .
Ma il commensale che più di tutti fece parlare
di sè e che onorò la divota funzione, era il ma-
gnifco sole, che, dopo due settimane di quasi con-
tinua pioggia, finalmente era comparso sull'oriz-
zonte e vi produceva i suoi benefici effetti sulle
campagne, per le quali cominciavano a temere i
poveri contadini . Perciò al comparir del sole fin
dalla vigilia, e al suo ritorno splendido e senza
nuvole nel dì della festa, tutti quei buoni villici
attribuivano quel favore alle preghiere del nuovo
sacerdote o si auguravano assai di più nei giorni
a venire . Tanta speranza mette in ogni cuore la
presenza di un'anima veramente di Dio . Al levare
della mensa non mancarono le poesie e special-
mente l'indispensabile sonetto ; ma noi crediamo
di potercene dispensare, se non fosse fin troppo
il riferire una sola strofa di una stupenda saffica
letta dal prevosto a noma della sua popolazione .
Salve, o Lecita! dell'amor la cara
Letizia apprendi, che ci brilla in viso ;
Salve, o Levita! nel comun sorriso
I nostri voti impara!
Ognuno alla sera si aspettava la predica, o fatta
sul nuovo sacerdote, o da lui medesimo sulla so-
lennità del giorno . Il buon prevosto invece di al-
tri predicatori invitò il medesimo D . Matteo, che
volesse così appagare il desiderio universale, col
fare il panegirico sulle glorie di Maria SS . del
Rosario . Non poteva tal parola cadere in terreno
meglio preparato . Il suo cuore aveva bisogno di
uno sfogo e presso Dio e presso gli uomini, e fu
ben contento di questa occasione per soddisfare
all'uno ed all'altro desiderio . Con quanto giubilo
egli ascese quel pulpito ; e con quanto piacere lo
rivide colla stola al collo il suo popolo !
Cominciò dal ringraziare Iddio per il segnalato
benefizio d'averlo voluto elevare alla dignità di
suo ministro, malgrado ogni suo demerito, e poi
rivolto al popolo, che già lo accompagnava con
attenzione nel suo discorso, uscì in queste acca-
lorate parole :
« E voi, miei cari amici, come mi avete sor-
preso con le vostre acclamazioni e con la vostra
gioia! Come potrò sdebitarmi della riconoscenza
che vi debbo? Caro Gesù, ricompensateli voi con
la vostra benedizione, della riverenza manifestata
verso il vostro ministro ! Io poi vi assicuro che
non potendo mai più dimenticare questo giorno,
che dev' essere il più bello ed il più importante
di tutta la mia vita, così non dimentichero quanto
voi avete fatto per rendermelo più caro . Pre-
gherò per voi, per le vostre famiglie, per le vo-

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stre campagne, per gli altri vostri interessi e spe-
cialmente perché regni fra di noi il santo timore
di Dio ; e mi stimerò felice se potrò lavorare qual-
che poco alla vostra santificazione . »
Venendo poi a dire della grande solennità del
giorno, egli con semplicità e divozione paragonò
il S . Rosario nelle mani del buon cristiano alla
verga miracolosa di Mosè . Descrisse come ai tempi
di s . Domenico, per opera degli eretici, fosse af-
flitta e piagata la religione . Notate le principali
eresie, che, a guisa dei mali, che molestarono l'E-
gitto, correvano a danno delle anime in quasi tutto
il mondo cristiano, e quali mezzi adoperati fino al-
lora senza alcun giovamento, parlò, come Dio suscitò
s . Domenico ed i suoi figli, a purificare la sua
mistica vigna, a castigo degli empi ed a speranza
de' buoni . La Vergine stessa aver insegnata la
preghiera, che poteva rendere più efficace la loro
missione e più duraturi i frutti . Il Rosario dalle
mani di Maria esser passato in quelle di s . Do-
menico, e dalle sue in quelle di tutti i cristiani .
Con esso chiamar le grazie da Dìo, con esso vin-
cere le tentazioni, con esso confondere il demo-
nio, con esso ravvivare la fede, con esso, in una
parola, far uscire anche dalle rupi sorgenti di
acqua viva e ristorante, cioè operar meravigliose
conversioni . . . Non possiamo seguirlo in tutto il
suo discorso, perchè non ce lo consente il tempo
ma sappiamo che piacque infinitamente, e che con
le altre memorie di quel giorno rimase famosa la
verga di Mosé . Anche adesso D . Gaudenzio adopera
un uso frequente del s . Rosario, nel quale ha spe-
ciale confidenza ; e chi lo conosce suol dirgli che
egli è il novello Mosè, perchè lo trova sempre con
in mano la prodigiosa corona, e che non si stu-
pisce di quella sua particolare divozione, avendo
in quel dì ricevute le sante ordinazioni .
UNA GRAZIA DEL SACRO CUORE DI GESU' .
REV mo SIGNORE,
Da qualche tempo era travagliato da forte mal
di stomaco, che mi rendeva assai tristo di giorno
ed irrequieto di notte . Mi sono per tempo rivolto
ai rimedii dell'arte umana per vedere se in tutto
o almeno in parte cessasse l'indisposizione ; ma
non ne fu nulla . Che anzi la prima domenica di
giugno (e sarà quello per me un giorno memora
bile per tutta la vita) il male accrebbe a tal se-
gno, che non potendo più reggermi in piedi fui
forzato a coricarmi intorno le otto ant . Per tutto
quasi quel giorno si succedettero in me il dolore
e la noia ; mi pareva che in quello stato non a-
vrei potuto resistere . Verso sera mi balenò alla
mente una felice idea . Era quella di raccoman-
darmi caldissimamente al Sacratissimo Cuore di
Gesù . Detto fatto ; gli innalzo tosto una calda pre--
ghiera, facendo voto nel tempo stesso, ove otte-
nessi là grazia di una guarigione , d' essere più
divoto nella pietà e più assiduo e diligente nei
doveri del mio stato . Ed oh ! bontà grande del
Signore verso di me miserabile peccatore ! Quella
preghiera saliva gradita al trono dell' Altissimo .
In quel punto stesso cominciai a star bene, la
notte ho potuto riposare, e la mattina seguente coi
mio grande stupore e contento mi vidi in istato
da poter riprendere le mie interrotte occupazioni .
Alzatomi, mio primo pensiero fu di ringraziare .
cordialmente chi mi aveva concesso un tanto fa-
vore . Questo però non basta . Una grazia così por-
tentosa ben si merita, a mio parere, d'essere re-
gistrata nel Bollettino Salesiano, perché sia nota
ai fedeli a loro vantaggio spirituale e temporale .
Perciò prego la S . V . che voglia pubblicarla, af-
finché sia vie meglio conosciuto , onorato ed in-
vocato il dolcissimo Cuore di Gesù .
Torino, 15 giugno 1882 .
EUDALIA GIOVANNI
INDULGENZE SPECIALI
pei Cooperatori Salesiani .
Per concessione pontificia, in data del 9 di mag-
gio 1876, ogni Cooperatore ed ogni Cooperatrice
può guadagnare tutte le Indulgenze dei Terziarii
di S . Francesco di Assisi, tanto plenarie, quanto
parziali .
Fra le altre può acquistare Indulgenza plena-
ria una volta al giorno, da applicarsi alle anime
del Purgatorio, recitando la terza parte del Ro-
sario di Maria Vergine avanti al SS . Sacramento,
e non potendo avanti al divin Sacramento, reci-
tandola innanzi al Crocefisso .
Indulgenza plenaria ogni volta che si accosta
alla santa Comunione .
Può altresì lucrare moltissime Indulgenze nel
corso del giorno , mediante la recita di sei Pa-
ter, Ave e Gloria, secondo la mente del Sommo
Pontefice . E queste indulgenze , applicabili alle
anime purganti , le può acquistare toties quo-
ties, ossia tutte' le volte che recita i suddetti Pa-
ter, Ave e Gloria in qualunque luogo, senza bi-
sogno di Confessione e Comunione, purchè sia in
grazia di Dio .
Oltre a queste, un'altra Plenaria ne può gua-
dagnare ogni Domenica, e nei giorni qui sotto
notati, purchè confessato negli otto giorni, e co-
municato visiti una qualche Chiesa o pubblico
Oratorio, pregandovi secondo la mente del Som-
mo Pontefice .
Mese di Agosto .
1 . S . Pietro in Vincoli .
2 . Dedicazione di Nostra Signora degli Angeli
- Indulgenza plenaria toties quoties nelle
Chiese Salesiane pei Salesiani e loro Coope-
ratori e Cooperatrici .
4 . S . Domenico .
5 . Beata Vergine della Neve .
6 . Trasfigurazione di Nostro Signor Gesù Cristo .
12 . S . Chiara Vergine, fondatrice delle Clarisse .
15 . Assunzione di Maria Vergine in Cielo.
16 . S . Rocco .
24 . S . Bartolomeo Apostolo .
25 . S . Luigi Re di Francia .