BS 1900s|1905|Bollettino Salesiano Gennaio 1905

BOLLETTINO SALESIANO

Periodico della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani dí Don Bosco

ANNO XXIX - N. I.   Esce una volta al mese   GENNAIO 1905.

SOMMARIO -- II Sac. Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici di D. Bosco . Sommario delle nuove Indulgenze, Privilegi e Indulti concessi ai Cooperatori dal S. Padre Pio X , . 8 Il Bollettino nel 19o5    10

Per la festa di S. Francesco di Sales 11 Il Giubileo dell'Immacolata .11 I prodigi della carità - Monografie: I. Torino : L'Oratorio di S. Francesco di Sales    13 Sulla tomba dei Padre 15 Della visita del Rev.mo D. Albera alle Case di America: In Colombia   .   17 MISSIONI: Una Preziosa confessione - Colombia: La miseria nei Lazzaretti - Equatore : Il battesimo di un jivaro    23

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE - I. La divozione a Maria SS. Ausiliatrice- Feste e date memorande - Grazie e graziati

NOTIZIE COMPENDIATE: La bontà del S. Padre - Il nuovo Vescovo di Bobbio -- Italia : Bologna, Torino - Dall'estero : Zurigo, Cape Tow- Ultime notizie 28

Necrologia : La Sig. Irene Borghi ved. Masetti- - March. Achille Sassóli-Tomba - Il Sac. Giovanni Barisone - Il pittore Giuseppe Rollini - Mons. Carlo Lorenzo Pampirio    30

Stampa raccomandata    31

Il Sac. Michele Rua ai Cooperatori ed alle Cooperatrici di D. Bosco

Benemerìti Cooperatori , Benemerite Cooperatrici,

VERREI meno ad un bisogno del cuore, se nel presentarmi a voi per l'attesa relazione annuale, non tributassi tutta la mia riconoscenza alla celeste Patrona delle Opere Salesiane, a Maria SS. Ausiliatrice.

Voi sapete, com'Essa sia stata in ogni tempo l'ispiratrice, la guida e il sostegno del nostro D. Bosco. Prima ancora che egli desse mano al grande apostolato degli Oratori festivi nell' 8 dicembre 1841, di quanti favori non gli era già stata larga dispensatrice ! Ma da quel dì memorando, ben possiamo dirlo, Essa moltiplicò con lui le sue cure veramente materne, ed a suo tempo la storia racconterà quali meraviglie abbia compiute a favore del suo servo fedele.

Orbene, io debbo dichiarare che la Vergine Ausiliatrice, quell'aiuto che donava a D. Bosco, or lo dona alle Opere sue. Omai son diciassette anni, dacchè per disposizione della Divina Provvidenza io dovetti raccogliere la eredità di un tanto Padre ; ma se in questo tempo le Opere Salesiane si moltiplicarono e si svilupparono continuamente in modo quasi meraviglioso, io tengo per certo che dobbiamo esserve del tutto riconoscenti a Maria Ausiliatrice.

Anche l'anno or ora spirato fu uno di quelli più ricolmi delle incessanti benedizioni di sì pietosa Regina. E noi, nell'esultanza del cinquantenario della dommatica definizione del Suo Immacolato Concepimento, a testificarle il nostro amore, demmo mano a molte nuove opere permanenti, nonostante le strettezze finanziarie e la persistente scarsità di personale: alludo alle numerose fondazioni, compiute o avviate nell'anno 1904, quasi sotto il manto dell'Immacolata, le quali rimarranno appo i posteri come altrettanti ricordi del faustissimo Giubileo.

È per questo, che sento il bisogno di innalzare a Lei dall'intimo del cuore un inno speciale della mia più viva riconoscenza.

La bontà del S. Padre e la missione dei Cooperatori Salesiani.

Ma prima di venire all'enumerazione delle opere suaccennate, debbo anche deporre le pìù umili azioni di grazie ai piedi del Sommo Pontefice Pio X, che nell'anno testè decorso, a tacere di altre prove di singolare affetto, si compiacque di dare alla famiglia salesiana due pegni particolarissimi della più alta benevolenza. Il primo fu l'autorevole ed affettuoso autografo, che Sua Santità, in data 17 agosto, ebbe la sovrana degnazione d'inviarmi, e che io mi feci premura di comunicare a voi, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici. L'altro pegno l'avemmo in un ricchissimo Elenco o Sommario d'indulgenze, indulti e privilegi, che la medesima Santità Sua, a mezzo della S. Congregazione delle Indulgenze, ebbe l'insigne bontà di concedere direttamente ai singoli nostri Cooperatori ed alle singole nostre Cooperatrici. Voi ne troverete la versione fedelmente eseguita sull'originale, in calce a questa mia. Quind'innanzi, come ivi potrete osservare, quanti dei Cooperatori brameranno di partecipare a qualsiasi delle dette grazie spìrituali direttamente concesse, ancorchè non siano prescritte altre opere di particolare pietà, dovranno tuttavia recitare ogni dì un Pater, Ave e Gloria in onore di S. Francesco di Sales, insieme coll'invocazione : Sante Francisce Salesi, ora pro nobis. Nel nostro Regolamento era già inserito questo omaggio al nostro Patrono, e il S. Padre volle farne una condizione necessaria per aver parte ai nuovi favori spirituali; ma è una condizione così facile, che non dubito punto che andrete tutti a gara per lucrare ogni dì molte delle nuove indulgenze.

E qui, nel miglior modo possibile, vorrei, ripeto, umiliare le espressioni della mia profonda riconoscenza al Santo Padre: ma debbo confessare di non trovare a questo fine parole adeguate. Tuttavia credo conveniente di fare almeno rilevare a voi, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, che fu in vista del gran bene operato per vostro mezzo sin qui, che il Vicario di N. S. Gesù Cristo ci ha voluto onorare cotanto.

Sua Santità infatti, nel sullodato Suo prezioso autografo, ebbe la bontà di dichiarare che l'umile nostra Società « suscitata da quell'illustre personaggio, in cui risplendeva il modulo di ogni cristiana virtù, principalmente della carità, sommi vantaggi apportò alla società civile, ed a procurare la salute delle anime molte opere intraprese in ogni parte del mondo, non trascurando in nulla l'indole dei tempi presenti. » Ma quel po' di bene che hanno fatto i figli di D. Bosco non è forse da attribuirsi alla vostra generosa cooperazione? « Senza la vostra carità, ripeterò anch'io le parole che D. Bosco vi indirizzava come in testamento, io avrei potuto fare poco o nulla ; colla vostra carità abbiamo invece cooperato ad asciugare molte lagrime e a salvare molte anime. Colla vostra carità abbiamo fondato numerosi Collegi ed Ospizi, dove furono e sono mantenuti migliaia di orfanelli. tolti dall'abbandono, strappati dal pericolo della irreligione e della immoralità, e mediante una buona educazione, collo studio e coll'apprendimento di un'arte, fatti buoni cristiani e savii cittadini. Colla vostra carità abbiamo stabilito le missioni sino agli ultini confini della terra e inviato centinaia di operai evangelici ad estendere e coltivare la vigna del Signore. »

Oh! come è bella la vostra missione, o cari Cooperatori e zelanti Cooperatrici; estendendosi a tutte le opere di D. Bosco, di quali frutti copiosi e consolanti non è mai feconda! Vi confesso, che a queste considerazioni oso unire la mia voce a quella del Papa, e dall'intimo del cuore innalzo anch'io il voto che la vostra Pia Unione « prenda di giorno in giorno incremento maggiore, e la Dio mercè arrivi a tale che dappertutto, sia nelle città, sia nei villaggi, o si viva dello spirito del Fondatore dei Salesiani o se ne coltivi l'amore. » Sì, dello spirito di D. Bosco!... Ricordiamoci, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, che lo spirito di D. Bosco è spirito di lavoro continuo per la salvezza delle anime, è un continuo adoperarsi pel bene spirituale e materiale della gioventù, sopratutto povera ed abbandonata. Da mihi animas, caetera tolle ! ecco il motto preferito da D. Bosco ed il suo immutato programma. Chi ama Don Bosco, ama pure i giovanetti, si piega in soccorso dei bisognosi e si adopera per la gloria del Signore.

Opere compiute dai Salesiani nel 1904.

Ed eccomi, a vostro conforto, ad una rapida rassegna delle molteplici fondazioni compiute dai Salesiani nell'anno passato, mercè il concorso della vostra carità.

Memore dell'affetto che Don Bosco portava agli Oratori festivi, mi è caro di dirvi anzitutto, che anche il 1904 fu segnalato dall'apertura di vani oratorii. Ad esempio nelle città di Pisa e Livorno erasi già aperto da qualche anno un oratorio: ma nello scorso anno, visto il gran bene che ne proveniva e riconosciuta la necessità di estenderlo ad un numero maggiore di giovinetti, tanto nell'una quanto nell'altra città se ne aperse un secondo.

Un terzo oratorio festivo, con annesso Orfanotrofio, si inaugurò nell'industriosa città di Bari, annuendo alle istanze di quell'Ecc.m° Arcivescovo ed alle premure di un insigne benefattore. Attese le commoventi insistenze dell'Ecc.m° Vescovo di Potenza, anche in quella città aprimmo un oratorio festivo ed assumemmo la direzione di un piccolo seminario. A Schio, accanto all'oratorio si potè aprire un istituto di perfezionamento pei giovani desiderosi di associarsi all'opera nostra. A Foglizzo Canavese e a San Gregorio presso Catania si apersero felicemente due studentati teologici per la nostra Pia Società; e ad Este accettammo la direzione anche del Convitto Civico. Questo in Italia.

Anche in altri punti del vecchio continente, dentro e fuori di Europa, si effettuarono altre importanti fondazioni. A Londra, accanto all'oratorio aperto poco prima, si accettò la direzione di una nuova parrocchia; ed all' Est di Londra al Patriot Square una Missione pei Polacchi. A Sierk, nella Lorena, si fondò una casa, intitolata da S. Giuseppe, destinata all'assistenza spirituale ed alla protezione dei numerosi emigrati italiani disseminati in quei dintorni. A Dilbeek nel Belgio e a Carabanchel presso Madrid, con somma mia consolazione, si fondarono due altri studentati di teologia. Cadice vide inaugurarsi una scuola di arti e mestieri, grazie alla intelligente e generosa carità di un'esimia nostra cooperatrice. A Daszawa si aperse coi migliori auspici la seconda casa salesiana nella Polonia Austriaca. A Costantinopoli, stante la cessione di un locale conveniente, si potè dare sviluppo a quell'opera. E finalmente nella Palestina, ove si reca con tenerezza il pensiero di tutti i Cristiani, potemmo iniziare un'altr'opera a Gerusalemme, aprendovi una scuola per gli Italiani.

Passando ora all'America, godo di poter trovare qui pure il consolante avviamento di molte nuove opere. A Cuzco, una delle più antiche città del Perù, si istituì una scuola pratica di agricoltura. Nel Brasile si aperse un collegio a Bagè nello stato di Rio Grande do Sul, e s'inaugurò una nuova scuola di arti e mestieri, con annesso oratorio festivo, a Batataes nello stato di S. Paolo. Nel Paraguay a Villa Concepcion, proprio nell'anno del Giubileo dell'Immacolata, si potè aprire un ospizio con scuole di arti e mestieri; e ad Asuncion, in casa propria, si potè dare stabilità all'opera. Nella Repubblica Argentina poi si aperse la casa di Cordoba, ove da tanto tempo erano attesi i Salesiani: nella Patagonia centrale, a Rawson nel Chubut, si raddoppiò il personale per dar principio di questi giorni a due o tre nuove fondazioni: e nella Patagonia Meridionale, si benedisse a Porvenir una nuova parrocchia, a S. Cruz s'inaugurò solennemente nel 15 maggio u. S. una nuova parrocchia con annesso collegio salesiano, e ad Uswhaia, capitale della Governazione Argentina della Terra del Fuoco, si prese ad officiare regolarmente una nuova cappella a benefizio di quella popolazione, Nella Colombia si fondò una nuova casa ad Ybagué nel dipartimento del Tolima.

Come vedete, o miei buoni Cooperatori, grazie a Dio ed alle copiose benedizioni di Maria Ausiliatrice, aiutati dalla vostra carità abbiamo potuto dar mano a molte fondazioni.

Ma qui non posso fare a meno di non ricordare eziandio la bella Esposizione, che nei mesi di agosto, settembre e ottobre, ebbe luogo nell'oratorio di Torino.

Compivasi, come sapete, il decimo lustro dalla fondazione delle prime scuole professionali dell'Oratorio di Valdocco ; e parve che il miglior nodo di festeggiare la lieta ricorrenza fosse quello d'indire nell'Oratorio la II Esposizione triennale delle scuole professionali e delle colonie agricole salesiane, anche nell'intento di dare a quest'opera più ampio e sicuro cammino e di procacciarle in parì tempo la stima e l'appoggio di ogni ceto di persone. E infatti la solennità con cui la detta Esposizione si aperse, le visite preziose di cui fu illustrata, lo splendore con cui fu chiusa, tutto insomma non solo costituì un importante omaggio alla cara memoria di D. Bosco, ma riuscì pure una felice rivelazione dell'opera stessa per quanti visitarono l'esposizione. Poichè a cominciare dalle più auguste ed eminenti persone, ebbero tutti i più alti elogi per un'istituzione così provvidenziale e le dimostrarono effusamente la loro più schietta simpatia.

Di tutto sia lode al Signore; e a quanti contribuirono al compimento di tante opere nuove ed al felice esito dell'accennata esposizione, tornino graditi i miei più vivi e rispettosi ringraziamenti.

Opere delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Se Maria Ausiliatrice benedice a tutte le opere salesiane, non può non riservare una benedizione speciale a quello stuolo di sacre vergini, che godono di fregiarsi del suo bel nome.

Infatti anche le Figlie di Maria Ausiliatrice compirono nel 1904 molte nuove fondazioni. A Viarigi, nella provincia di Alessandria, assunsero la direzione di un asilo, con annesso oratorio festivo, il quale è destinato a produrre un gran bene anche in mezzo alle fanciulle adulte. Egual fondazione ebbe Ottobiano nella provincia di Pavia ; a Retorbido poi similmente nella provincia di Pavia e a Brisighella in Romagna, insieme coll'asilo e coll'oratorio festivo, apersero anche delle scuole. A Livorno in Toscana, grazie alla generosità di un' illustre famiglia, inaugurarono una scuola di perfezionamento per la regolare formazione del loro personale; e Roma ebbe, per opera loro, uri importantissimo oratorio festivo per le fanciulle.

Degni di nota speciale sono poi i Convitti per operaie aperti in Conegliano nel Veneto, in Garottola in quel di Milano e a Perosa Argentina nella provincia di Torino.

Anche fuori d'Italia compirono nuove fondazioni. Si stanziarono anzitutto a Tournay nel Belgio; quindi a Salamanca nella Spagna apersero un nuovo educatorio intitolandolo da Maria SS. Ausiliatrice. Nell'America del Sud aumentarono d'assai il numero delle loro case. Solamente nel Brasile si ebbero cinque nuove fondazioni: a Cachoeira do Campo, ove assunsero la direzione delle Scuole Comunali ; a Batataes, ove apersero un importante collegio con oratorio festivo, a Corumbà parimenti un collegio-convitto con oratorio festivo, a S. Paolo, capitale dello stato omonimo un altro collegio-convitto e a Ponte Nova dove assunsero la direzione di un ospedale.

Anche in altre regioni iniziarono opere nuove. A Cuenca apersero scuole ed oratorio festivo; nel Messico, capitale, inaugurarono un asilo d'infanzia con laboratorio; a Brinkmann nell'Argentina apersero un collegio con oratorio festivo ; a Punta Arenas, nella Patagonia Meridionale, fabbricarono un nuovo orfanotrofio e in Rio S. Cruz, nella Patagonia meridionale, fondarono un collegio con annesso un oratorio festivo per le fanciulle. Finalmente per venire in soccorso ai poveri lebbrosi della Colombia partìrono altre Suore che dovranno prendere la direzione di un lazzaretto dipartimentale.

Opere proposte pel 1905.

Ma è tempo, o benemeriti Cooperatori, che io venga alla seconda parte di questa lettera ; che passi cioè ad accennarvi quali siano le opere che intendo di proporre in particolar maniera alla vostra carità pel 1905, al quale per grazia di Dio sìamo arrivati. Mi contenterò di notarne quattro soltanto.

I) - Anche pel nuovo anno, come avrete rilevato dall'ultimo numero del Bollettino, l'opera alla quale dobbiamo convergere con particolare urgenza le nostre cure, è quella delle Missioni salesiane. Ben 200 missionari negli scorsi mesi di ottobre e novembre salparono dai nostri porti d'Europa, diretti chi all'Africa, chi all'Asia, e chi a questa o a quella delle Repubbliche Americane.

Mercè questi ingenti rinforzi di personale, che non hanno riscontro nella storia della nostra Pia Società, si consolideranno le fondazioni già esistenti e se ne faranno delle nuove. Dalla capitale del Matto Grosso nel Brasile, non appena saranno colà giunti i nuovi missìonari, partirà la spedizione per fondare tra i Coroados Bororòs una nuova colonia, che verrà intitolata all'Immacolata, dieci leghe oltre quella del S. Cuore; e se non cadranno a vuoto le mie speranze, sul cammino delle colonie, a cento chilometri da Cuyabà si fonderà un'altra stazione, per venire più facilmente in soccorso dei lontani confratelli delle due colonie e dei numerosi figli della foresta, che andranno a stabilirsi presso le loro capanne. Questo nuovo centro di missione verrà intitolato al Protettore della Chiesa Universale, il glorioso Patriarca. S. Giuseppe.

Anche la missione della Patagonia Centrale avrà un considerevole amplia mento. Il nostro Mons. Cagliero, quantunque sia stato promosso alla sede arcivescovile di Sebaste e in vista della sua età venga ritenuto dalla S. Sede in Italia, nondìmeno rimane tuttora Vicario Apostolico della Patagonia, al cui governo spirituale ha provveduto egli stesso nominandovi due Provicarî, il Rev. Don Stefano Pagliere per la Patagonia settentrionale e il Rev. Don Bernardo Vacchina per la centrale. Ora, appunto al Chubut, nella Patagonia centrale, si verrà quanto prima alla stabile fondazione di due o fors'anche tre nuove residenze, la prima a Trelew, l'altra a Gajman, la terza dove apparirà più grande il bisogno.

Parimente mi gode l'animo di annunziarvi, che nell'isola di Macao si aprirà tra breve la prima casa salesiana in Cina, e che sono già ben avviate le trattative per concretare un'altra importantissima fondazione a Meliapor nell'India Orientale, che dovrà effettuarsi in quest'anno, se nulla osta alle intelligenze prese con quell'Ecc.mo Vescovo. Altra fondazione è pure in vista nella diocesi di Calcutta, il cui arcivescovo ha già segnato il sito in cui desidera i figli di Don Bosco.

Come vedete, l'anno che oggi comincia, resterà memorando nella storia delle nostre missioni, sia per lo sviluppo che avranno i centri già esistenti, sia per le nuove stazioni che si fonderanno e sia principalmente pel nuovo ed ampio orizzonte che si apre alla nostra, Pia Società nella Cina e nell'India. E questo il peculiare omaggio che noi ci determinammo di offrire a Maria SS. Ausiliatrice nel faustissimo Giubileo della dommatica definizione del suo Immacolato Concepimento, ma pel quale sentiamo più che mai il bisogno della vostra generosa cooperazione.

II) - Inoltre, torno a raccomandare a ciascuno di voi i nostri Emigrati. E questa un'opera altamente necessaria e caritatevole, che non può non cattivarsi ogni cuore ben fatto, ed alla quale noi intendiamo di consacrarci con raddoppiato fervore.

Fin dalla prima spedizione di Missionari, i quali partirono per la Repubblica Argentina nel novembre 1875, D. Bosco caldamente raccomandava ai suoi figli questa pietosa missione: « Vi raccomando con insistenza particolare, egli diceva, la posizione dolorosa di molte famiglie italiane, che numerose vivono in quelle città e in quei paesi e in mezzo alle stesse campagne. I genitori, la loro figliuolanza, poco istruìta della lingua e dei costumi dei luoghi, lontani dalle scuole e dalle chiese, o non vanno alle pratiche religiose o se ci vanno nulla capiscono. Perciò mi scrivono, che voi troverete un numero grandissimo di fanciulli ed anche di adulti che vivono nella più deplorevole ignoranza del leggere, dello scrivere e di ogni principio religioso. Andate, cercate questi nostri fratelli, cui la miseria o la sventura portò in terra straniera, e adoperatevi per far loro conoscere quanto sia grande la misericordia di quel Dio, che ad essi vi manda pel bene delle loro anime... »

In ossequio a queste vive raccomandazioni di D. Bosco, i missionari salesiani si son sempre premurosamente interessati degli Italiani all'estero; ma ora abbiamo stabilito di organizzare e sviluppare maggiormente quest'opera diassistenza e di protezione a favore degli emigrati, e per questo ho nominato un' apposita Commissione Salesiana. Dalle relazioni che continueranno a pubblicarsi sul Bollettino, voi potrete sempre meglio conoscere di quale necessità e di quanta importanza sia quest'opera, che riaccende potentemente nell'animo di tanti nostri fratelli l'amore alla religione ed alla patria. Intanto io ho il piacere di annunziarvi, che essendosi in quest'anno ricostituita in Sicilia una Società di Patronato, S. Michele, per gl'Italiani del Sud emigranti per l'America, un sacerdote Salesiano venne assunto per la loro assistenza all'imbarco sul porto di Palermo, mentre un altro Salesiano assiste al loro sbarco nel Porto di New York.

III) - Richiamo anche la vostra attenzione su varie chiese grandiose, che la nostra Pia Società, a tutto suo carico, ha presentemente in costruzione, oltre altre meno grandiose, ma pur molto importanti, come quella che si sta innalzando a Riobamba, dedicata a Maria Ausiliatrice. La prima delle chiese suaccennate si sta edificando a Milano in onore di S. Agostino; la seconda a Firenze dedicata alla S. Famiglia; la terza in onore del S. Cuore di Gesù sul Monte Tibi Dabo, presso Barcellona; la quarta, in omaggio al S. Cuore ed a Maria SS. Ausiliatrice, nella città di Buenos Aires. Tutte queste costruzioni, compresa l'ultima, la quale quantunque coperta è ben lungi dall'essere finita, richiedono, come potete comprendere, somme ingenti e continue. Ne posso dispensarmi dal segnalarvi anche il tempio maestoso, che mercé l'iniziativa e lo zelo mirabile dell'Em.m° sig. Cardinale Domenico Svampa, si va felicemente innalzando presso l'Istituto salesiano di Bologna. È pur questa un'opera della massima importanza , e che merita di esser presa in particolar considerazione dai singoli Cooperatori di quell'illustre Archidiocesi.

IV) - Ma ciò che mi sta più a cuore, e che mi sento in dovere di raccomandare in special modo alla vostra carità, è il mantenimento di tanti orfanelli, avviati ad un mestiere o ad un'arte, affidati interamente alle cure dei figli di D. Bosco. Per i soli orfanelli di Francia che dovettero seguire la sorte dei nostri confratelli e che ci vengono fortemente raccomandati dal dovere di riconoscenza verso nobili e generose persone di quella Repubblica, abbiamo aperte tuttora tre case, l'una a Tournai, l'altra a Guernesey nelle isole Normanne, dipendenti dall'Inghilterra, e la terza a S. Pier d'Arena. Ora, a questi aggiungete molti altri orfanelli raccolti nelle Case salesiane della Palestina e gli altri numerosi raccolti in tante altre regioni, e ditemi che cosa potrebbe fare il Successore di D. Bosco se gli venisse meno un sol giorno la vostra premurosa assistenza.

Importanti riflessioni e conclusione.

Giunto a questo punto, non posso trattenermi, o buoni Cooperatori e buone Cooperatrici, dal proporvi alcune importanti riflessioni.

Nel 1889, quando io vi faceva questo rendiconto per la prima volta, rammento che vi diceva: - Riflettiamo alla dolce consolazione che proveremo specialmente in punto di morte, quando, nel momento di presentarci a Dio, tremanti forse per il ricordo di qualche miseria, ci verrà in mente che in cielo vi è già qualche anima che prega per noi, perchè fu istruita nelle case fondate e mantenute con la nostra carità, perchè salvata per opera di missionari da noi provveduti, perchè ritornata sul retto cammino per il sacro ministero di un sacerdote da noi fatto raccogliere ancor giovanetto e favorito nei suoi studi e nella sua vocazione... Riflettiamo ancora che Dio ha promesso che la carità che noi facciamo agli altri egli l'avrebbe fatta a noi, versando a piene mani sulle nostre famiglie le più elette benedizioni.

Orbene, anche quest'anno io vi faccio le stesse esortazioni e vi raccomando di aver presenti gli stessi pensieri; e, se mi è lecito aggiungere una supplica, oh! venite generosamente in mio soccorso, come faceste in quell'anno, in cui sentivate voi pure tutta la costernazione per la recente scomparsa di D. Bosco. Nei vostri bisogni, nelle vostre angustie, nelle infermità, nelle liti, nelle strettezze, e in ogni dolorosa contingenza della vita, ricordatevi, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, delle parole che D. Bosco vi lasciava come in testamento : « In questi tempi, facendosi molto sentire La mancanza dei mezzi materiali per educare e fare educare nella fede e nel buon costume i giovanetti più poveri ed abbandonati, la Santa Vergine si costituì essa medesima loro protettrice; e berciò ottiene ai loro Benefattori e alle loro Benefattrici molte grazie e spirituali ed anche temporali straordinarie. »

Lascìate quìndi che vi esorti a ricorrere confidentemente alla potente intercessione di Maria Ausiliatrice, assicurandovi con D. Bosco, che se voi farete vostri i bisogni di quelle opere che questa buona Madre ha preso sotto la sua protezione, Ella non mancherà di venire a voi prontamente ed efficacemente in aiuto.

Prima di conchiudere, rivolgo mestamente il pensiero alle più migliaia di Cooperatori che ci abbandonarono nell'anno spirato; e mentre invoco ad ognuna di quelle anime il premio che il Signore ha riservato pei cuori caritatevoli, le raccomando eziandio ai vostri fervorosi suffragi.

Assicurandovi infine che tanto i Salesiani coi loro allievi, come le Figlie di Maria SS. Ausiliatrice colle loro alunne, pregheranno il Signore e la nostra celeste Patrona perchè vi colmino delle più elette benedizioni, vi prometto che vi avrò presenti anch'io nelle mie preghiere, e mi professo

Di voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici,

Torino, I° gennaio 1905.

Obbl.m° Servitore

Sac. Michele Rua.

SOMMARIO delle Indulgenze, Privilegi e Indulti concessi ai Cooperatori della Società Salesiana approvato dal S. Padre Pio X nell'udienza del 13 luglio 1904, con alcune note dichiarative.

I. INDULGENZE PLENARIE.

A. - Ai Cooperatori della Società Salesiana, che, confessati e comunicati, visiteranno divotamente qualche Chiesa o pubblica Cappella, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, sono concesse le seguenti Indulgenze :

1° Nel giorno che daranno il nome all'Unione dei Cooperatori;

2° Una volta al mese, nel giorno scelto ad arbitrio dì ciascuno.

3° Similmente una volta al mese, nel gìorno che interverranno alla Conferenza;

4° Una volta parimente al mese, nel giorno in cui faranno l'esercizio detto della Buona Morte;

5° Nel giorno, in cui per la prima volta si consacreranno al SS.mo Cuore dì Gesù;

6° Tutte le volte che per otto giorni continui attenderanno agli Esercizi spìrìtuali.

B. - Nei seguenti giorni festivi, se faranno le medesime opere di pietà :

1° Della SS.ma Trinità; 2° Nativìtà di N. S. G. C., 3° Circoncisione, 4° SS.mo Nome di Gesù, 5° Epifania, 6° Trasfigurazione di N. S. G. C.; 7° Pasqua dì Rìsurrezione; 8° Ascensione; 9° Pene tecoste ; 10° Corpus Domini; 11° Preziosissimo Sangue dì N. Signor G. C.; 12° Domenìca delle Palme; 13° Invenzione e 14° Esaltazione della S. Croce; 15° S. Famiglia di Gesù, Maria, Gìuseppe; 16° Immacolata Concezione di Maria, 17° Natività, della medesima, 18° Presentazione, 19° Annunziazione, 20° Sposalizìo, 21° Visitazìone, 22° Purificazione, 23° Assunzìone, 24° e 25° Sette Dolori (Venerdì dopo la Dom. di Passìone e Dom. III di Sett.), 26° Sacro Cuore, 27° S. Nome di Marìa, 28° SS.mo Rosario, 29° Maternità, 30° Purità della B. V. Maria, 31° B. Vergine del Monte Carmelo; 32° Apparizione e 33° Dedicazione di S. Michele Arcangelo; 34° S. Giovanni Battista; 35° Cattedra di S. Pietro in Roma e 36° in Antiochia; 37° Conversione di S. Paolo Apostolo e 38° Commemorazione del medesimo Apostolo; 39° Santa Cecilia Vergine e Martire; 40° S. Rocco Confessore.

C. - Ogni volta che i Cooperatori reciteranno 5 Parer, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità, ed un altro Pater, Ave e Gloria secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucrano tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo in Compostella, osservato però il Decreto della S. Cong. delle Indulgenze del 7 Marzo 1678, che ìncomincia: Delatae seepius (1).

D. - Finalmente in articolo di morte se, confessatì e comunicati, o almeno contriti, invocheranno divotamente il SS.mo Nome di Gesù colla bocca, se potranno, od almeno col cuore.

(1) In questo Decreto è stabilito che le Indulgenze così dette delle Stazioni di Roma, non si lucrano se non nei giorni notati nel Messale Romano, e che un'Indulgenza Plenaria, pei vivi, concessa alla visita d'una Chiesa, o ad una pratica di pietà, ordinariamente non si acquista che una sol volta al giorno. Non è però necessario per guadagnarle conoscerne' distintamente il numero e la qualità, ma è sufficiente lo stato di grazia, l'intenzione e la divota recita dei prescritti 6 Pater, Ave e Gloria pei fini indicati.

II. INDULGENZE STAZIONALI.

Nei giorni, delle Stazioni notati nel Messale Romano i Cooperatori visitando qualunque Chiesa o pubblico Oratorio, e quivi pregando secondo la mente del Sommo Pontefice, conseguiscono le stesse Indulgenze, che lucrerebbero, se visitassero personalmente nei prefati giorni le Chiese dentro e fuori di Roma numerate nel medesimo Messale, purchè abbìano eseguite le altre opere ingiunte.

III. INDULGENZE PARZIALI.

A. - Di sette anni e di altrettante quarantene aì Cooperatori, almeno contrìti di cuore:

1° Ognì volta che rinnoveranno la consacrazione di se stessi al SS.mo Cuore di Gesù;

2° Tutte le volte che insegneranno ad altri il modo di servire la S. Messa;

3° In tuttì i Venerdì di Quaresima recitando 5 Pater, Ave e Gloria Patri in memoria della Passione di N. S. Gesù Cristo.

B. Di trecento giorni, ognì volta che, di cuore almeno contriti, eserciteranno qualche opera di pietà o di carità.

Tutte e singole le indulgenze fin qui enumerate, eccettuata soltanto la plenaria da lucrarsi in Articolo di morte, sono eziandio applicabili alle anime dei Defunti che si trovano in Purgatorio.

IV. PRIVILEGI.

1° - Tutte le Messe che si celebrano da qualunque Sacerdote in suffragio dei Cooperatori defunti sono sempre ed ovunque privilegiate. 2° - I Sacerdoti Cooperatori godono l'indulto dell'Altare privilegiato personale tre giorni in ogni settimana, purchè però non abbiano impetrato per altro giorno simile Indulto.

3° - I Sacerdoti Cooperatori, che esercitano l'Uffizio di Direttori Diocesani, purchè siano approvati a ricevere le sacramentali Confessìoni e col consenso dell'Ordinario, godono la facoltà:

a) Di benedire fuori di Roma, privatamente ìn qualunque tempo, in pubblico poi solamente nel tempo d'Avvento, di Quaresima, delle Sacre Missìoni e degli Esercizi Spirituali, in cui terranno discorsi al popolo, Corone, Rosarii, Croci, Crocifissi, statuette e sacre medaglie, e di applicarvi le Indulgenze Apostoliche, ed alle corone di preghiere eziandio le Indulgenze dette di S. Brigida (1) ;

b) D'impartìre col Crocifisso e con un solo segno di croce nell'ultima predica dell'Avvento, della Quaresima, delle Sacre Missioni e degli Esercizi Spirituali la Benedizione Papale coll'annessa Indulgenza plenaria da lucrarsi dai fedeli, che confessati e comunìcati assisteranno alla medesima ultima predica ed abbiano udite negli stessi tempi almeno cìnque prediche dei predetti Sacerdoti;

c) D'impartire ai Fedeli Cristiani moribondi, osservando la formola e il rito della Costituzione Pia Mater della s. m. di Benedetto XIV, la Benedizione Apostolica coll'annessa Indulgenza plenaria, da lucrarsi dai medesimi fedeli, purchè, secondo la predetta Costit., siano rettamente disposti (2).

(1) Per applicare queste indulgenze ai prefati oggetti di pietà basta averne l'intenzione e fare colla destra un semplice segno di croce sui medesimi, anche senza nulla pronunziare. (Decr. 11 Apr. 1840 e 7 Gen. 1843).

(2 La Formola per impartire la Benedizione Apostolica coll' Indulg. Plen. ai moribondi si trova nel Rituale Romano sotto il titolo: Ritus Benedictionis Apostolicae in articulo mortis a Sacerdotibus ad id delegatis impertiendae.

V. INDULTI.

1° - I Cooperatori, se infermi o convalescenti, che non potranno comodamente uscire di casa, lucrano le sopra riferite Indulgenze, se reciteranno, ìn luogo della visita alla Chiesa, cìnque Pater, Ave e Gloria Patri.

2° I Cooperatori dimorantì ne' luoghi, dove non esiste alcuna Chiesa della Società Salesiana possono lucrare le Indulgenze elargite alle medesime Chiese dai Romani Pontefici, col visitare la rispettiva Chiesa parrocchiale, osservate le altre cose da osservarsi (1).

3° I Cooperatori che vivono nei Seminarii, Collegi ed in altre Comunità, possono acquistare tanto le Indulgenze proprie dell'Unione dei Cooperatori, quanto quelle, che sono concesse alle Chiese della Società Salesiana, se, adempiute le altre condizioni, visiteranno la Chiesa, o in mancanza dì questa, il privato Oratorio della loro Casa (1).

(1) Se cioè, premessa la Confessione e la Comunione, per le Plenarie, facciano ivi qualche preghiera secondo l'intenzione del Sommo Pontefice.

(1) Come nella nota precedente.

DECRETO.

La Sacra Congregazione delle Indulgenze e Sacre Reliquie, servendosi delle speciali facoltà concessele dal SS. Signor Nostro Pio Papa X benevolmente confermò, o concedette di nuovo a favore dei Cooperatori della Società Salesiana le Indulgenze, i privilegi e gli indulti annoverati nel precedente Indice, ingiuntavi però ai medesimi Cooperatori, tanto Sacerdoti, quanto laici, la condizione, che se essi vorranno godere delle prefate grazie spirituali , debbono recitare ogni giorno l' Orazione Domenicale colla Salutazione Angelica ed un Gloria Patri etc., secondo la mente del Sommo Pontefice, coll' aggiunta dell' invocazione : Sancte Francisce Salesi, ora pro nobis ; e ordinò pure che per l'avanti i predetti Cooperatori siano soltanto partecipi di quelle Indulgenze, e godano di que' Privilegi e Indulti, che nel sopra riferito elenco vengono esposti (2).

La medesima S. Congregazione volle che detta concessione sia valevole in perpetuo anche pel tempo avvenire, senza alcuna spedizione di Breve. Non ostante qualunque cosa in contrario.

Dato a Roma, dalla Segreteria della stessa S. Congregazione, il 2 Ottobre 19o4. (Luogo del Bollo)

A. Card. TRIPEPi, Pref.

Pel R. P. D. DIOMEDE PANICI

Arciv. di Laodicea, Segretario. GIUSEPPE M.a Can.co COSELLI Sostituto.

(2) In luogo degli antichi loro direttamente concessi.

IL "BOLLETTINO" nel 1905

OGNI anima pia e gentile riguarda con particolar tenerezza un tetto, un tempio e un camposanto; cioè il dolce nido paterno, la chiesa (forse povera e squallida, ma pur sempre cara) ove fu rivestita della fulgida stola battesimale, e la terra benedetta, dove all'ombra della croce riposano le ceneri dei suoi amati defuntì.

Questi luoghi, cari a tutti, ma soavissimi e desìderati per chi dalle vicende è costretto a viver lungi dal suolo natio, hanno un lìnguaggio così vivo e commovente, cui il cuore meravigliosamente comprende e ne ha sprone gagliardo alla virtù. Qual cosa infatti torna di più soave diletto, che il rievocare le candide scene della nostra infanzia ? Che v'ha di più santo e caro di quelle benedette pareti, fra le quali, appena nati, per singolar favore del cielo rinascemmo alla grazia di Dio? E qual più ricca sorgente di sereni affetti e di santi propositì che il ricordo di quelle zolle benedette, ove giacciono le salme dei nostri cari, morti mormorando ìl saluto cristiano: Arrivederci in cielo? E tali affettuosissimi sensi, propri di ogni famiglia cristiana, li hanno e li sentono potentemente anche quelle grandi famiglie, che sono le pie Associazioni. Per questo la Famiglia Salesiana, soavemente e fortemente, predilige anch'essa un tetto, un tempio e una tomba l... Il tetto, a lei particolarmente caro, è l'Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino, chè fu la sua culla; il tempio, da lei teneramente prediletto, è il maestoso Santuario dell'Ausiliatrice, donde le vennero e le vengono in prodigiosa abbondanza le benedizioni divine; e la tomba, lagrimata e insieme carissima, è quella di D. Bosco in Valsalice 1...

E di quanti generosì propositi e di quali soavi consolazioni non è feconda la vista o il ricordo di questi luoghi dolcissimi ! Oseremmo dire, che ogni Cooperatore, a comprendere meglio la sua missione e a ricever lena per compierla generosamente e con costanza, dovrebbe non meno di ogni Salesiano pellegrinare sovente a queste mète soavissime ed assecondare i nobili impulsi che esse dànno al cuore. Chiediamo ai nostri missionari, che nel nome Bella fede e della civiltà si son votati alla redenzione di barbare tribù, chiediamo da quali pensieri essi traggano vigore e conforto negli stenti e nelle amarezze di cui è irto il loro apostolato, ed udremo come loro sorrida continuamente al pensiero, o l'Oratorio di Valdocco che in ogni lato echeggia dell'enfatico grido di Don Bosco: Da mihi animas, caetera tolle!... o il tempio di Maria Ausiliatrice, nel quale si son prostrati pregando prima di avventurarsi alle acque dell'oceano il dì che partirono per la sublime missione, o la tomba di D. Bosco, nella quale ricercano le sembianze del migliore dei padri.

Ebbene, nel 1905, il Bollettino Salesiano, pur contìnuando a svolgere ìl suo antico programma, si propone eziandio d'illustrare questi tre luoghi alla Famiglia Salesiana carissimi (1).

Con questo numero inizia anche la nuova rubrica « I prodigi della carità - Monografie, » dedicandola ai singoli Cooperatori, poichè non sarà che una rassegna illustrata delle varie fondazioni salesiane , avviate e sostenute unicamente dalla loro carità.

Con questì auspici e con questi intendimenti salutiamo con gioia il nuovo anno, che auguriamo pieno di felicità ai nostri lettori.

(1) Richiamiamo l'attenzione su l'articolo mensile, che nel 1905 iillustrerà il culto di Maria Ausiliatrice.

Per la Festa di S. Francesco di Sales

L' ULTIMA domenica di questo mese ricorre la festa di S. Francesco di Sales. È tanta la divozione che i Cooperatori e le Cooperatrici hanno pel comune Patrono, che in molti luoghi, per loro iniziativa, si canta la Messa, si dicono le lodi del Santo e s'imparte la benedizione col SS Sàcramento; e per tal modo, non solo si onora S. Francesco, ma si fa ancora un gran bene alle amane. Per parte nostra esortiamo tutti i Cooperatori e le nostre zelanti Cooperatrici a fare quanto è in loro potere, affiinchè si compia qualche pubblico omaggio al glorioso nostro Patrono.

Facciano poi umile preghiera ai sigg. Direttori, Condirettori e Decurioni, perchè nella stessa occasione vogliono raccogliere a conferenza i Cooperatori e le Cooperatrici, a norma del Regolamento, per lucrare l'indulgenza plenaria e per trattare di quegli argomenti che giudicheranno più, atti a promuovere la gloria di Dio ed il vantaggio della Pia Società Salesiana.

Il giubileo dell'Immacolata

Sarebbe nostro desiderio, che tornerebbe indubbiamente gradito ai lettori , registrare nelle nostre colonne la cronaca commovente dei mondiali festeggiamenti all'Immacolata. Ma poichè lo spazio assai ristretto non ce lo consente, ci limiteremo ad una breve rassegna delle varie manifestazioni di pietà e di giubilo, che diede in questa circostanza la città eterna.

La mostra mariana.

Il primo fra gli atti solenni fu una festa dell'arte, l'inaugurazione della Mostra internazionale Mariana nel palazzo pontificio del Laterano, la mattina de 27 novembre. L'Eminentissimo Card. Ferrata, nel discorso inaugurale, sciolse un inno festoso all'Immacolata Regina del cielo e della terra; e « in nome di Pio IX che proclamò il domma, in nome di Leone XIII che vagheggiò queste feste giubilati; in nome di Pio X che presiedeva l'adunanza (ed il busto del S. Padre dominava la sala sotto ricco padiglione) dichiarò aperta l'esposizione » ove si è potuto raccogliere quanto di più prezioso e raro per materia, per lavoro, per ricordo, ha saputo ispirare alle arti l'affetto e il culto alla Vergine.

Ma la festa dell'arte non bastava. Ci voleva (spigoliamo dalla Civiltà Cattolica) la festa della mente e del cuore: la protesta della fede, l'ossequio vivo della parola, l'inno d'amore per Colei che « tutte le genti chiamano beata. »

Congresso mondiale mariano.

E la nuova festa cominciò coll'apertura del Congresso mondiale Mariano, tenutosi dal 30 novembre

al 4 dicembre , nella Basilica Costantiniana dei Santi Apostoli, dove, fra tante vetuste memorie, dai tempi di Sisto IV a Pio IX, i Sommi Pontefici solevano impartire la benedizione del Venerabile Sacramento la sera del 7 dicembre di ogni anno. La chiesa era sfarzosamente adornata di grandi festoni, di lampadari e dei vessilli delle società cattoliche: all'altar maggiore sotto vasto padiglione spiccava l'effigie dell'Immacolata. Erano presenti gli Em.mi Cardinali Vincenzo Vannutelli, Domenico Ferrata, Mariano Rampolla del Tindaro, Giuseppe Calasanzio Vives, componenti la Commissione generale dei festeggiamenti, nonchè gli Em.mi Tripepi, Casali, del Drago, Nocella, Taliani, Gennari, Aiuti, Mathicu e Martinelli e un numero grandissimo di Eccellentissimi Arcivescovi e Vescovi. Mons. Giacomo Radini Tedeschi, Segretario della Commissione Cardinalizia ed infatigabile promotore dei festeggiamenti, altri illustri prelati, e molte insigni persone del laicato. Esordì l'Em.mo Card. Vincenzo Vannutelli con un nobile discorso in elegante forma latina; quindi prese la parola Mons. Maffi, Arcivescovo di Pisa e Vice Presidente del Congresso, rallegrandosi di vedere tanti figli intorno alla Madre accorsi da tante e sì diverse regioni « per condividere e crescere questo tripudio di paradiso. Altri, egli disse, si sono raccolti non è molto tempo in questa città... sciagurati! parlarono con voci di odio con proposito di rovina. Ma noi, figli di una Madre comune, qui ci sentiamo fratelli. » E, quasi cominciando la prima strofa di quell'inno caldo e sublime, che si svolse durante tutto il congresso, colla più soave unzione venne invitando tutti gli oratori a parlar di Maria per farla meglio amare, per farla dominare sul mondo intero adattandovi felicemente la frase di un recente poeta nella elevazione di una statua sul Rocciamelone: « Sali, o Maria Sali ; e come sulle nevi della montagna spargi il candore sulle anime. Sali : e come è vaga di fiori ed olezza l'Italia, fa sì che si colorino a vista e vaporino profumi i nostri cuori. Sali : e come sul tuo capo sono padiglioni i soli, anche su di noi oggi, tanto prostrati, riapri l'azzurro delle speranze e lo splendore dei trionfi. Sali, sali, o Maria! è il grido, è il voto, sarà l'opera di tutto questo congresso: sulle menti, sui cuori, sulla terra, o Regina, o Madre, e Immacolata, sali, o Maria ! »

Aperto così felicemente l'arringo, cominciarono a succedersi gli oratori. Ciascuno adoperò generalmente la lingua della sua nazione, trovando sempre nei componenti il vasto uditorio tanti connazionali o parlanti lo stesso idioma da essere facilmente seguito con interesse, trascinando anzi bene spesso gli animi accesi d'entusiasmo alla viva espressione di quei nobili e santi pensieri, ai ripetuti applausi e alle festose acclamazioni.

A noi è impossibile dare anche solo l'enumerazione dei singoli discorsi pronunziati, come ci duole di non poter nemmeno far cenno sommario delle singole adunanze. A quella di chiusura, insieme cogli Em.mi componenti la commissione generale dei festeggiamenti, intervennero anche gli Em.mi Respighi, Tripepi, Segna, Gennari e Cavicchioni, fra una nobile schiera di più che cinquanta arcivescovi e vescovi ; e si formularono importantissime proposte delle quali, pur facendo voti perchè abbiano tutte a riuscire una consolante realtà, ci faciamo un dovere di raccomandare in particolar maniera queste che riguardano lo spaventoso dilagare della stampa cattiva.

I voti del Congresso contro la stampa cattiva.

Considerando il gran male che una stampa empia ed immorale opera nella società cristiana, con libri, periodici, giornali e cartoline illustrate ;

Considerando il dovere che hanno i cattolici di astenersi dal favorire tale stampa e di esercitare l'Apostolato che promuova largamente tale astensione ed inculchi e diffonda nel popolo l'orrore della stampa cattiva ;

Considerando che la stampa rea si serve di ogni mezzo ed anche dei più indegni per penetrare nelle famiglie cristiane ;

Considerando che uno dei migliori omaggi che si possa fare alla Vergine Immacolata è quello d'impedire tanto male e di promuovere ed incoraggiare le sante letture con vantaggio delle anime rette e con la riconquista delle anime traviate ;

Il Congresso Mariano mondiale di Roma vivamente raccomanda

1. che i veri divoti della Vergine propongano seriamente di respingere e di far propaganda perchè siano respinte le stampe, le cartoline, ed i giornali empii ed immorali ;

2. Che i devoti di Maria non solo facciano il fermo proposito di astenersi personalmente dalla lettura della detta stampa perversa, ma appoggiando la stampa buona, si adoperino altresì contro la diffusione od anche la semplice mostra pubblica di stampe e cartoline irreligiose ed oscene ;

3. che tanto i capi, quanto i membri d'ogni famiglia, d'ogni Comunità religiosa, d'ogni collegio ed istituto cattolico, dopo d'averne dato avviso, si astengano dal favorire quei negozianti e quei bottegai i quali involgono la loro merce in giornali cattivi ;

4. che i periodici mariani, in ossequio alla Vergine Immacolata diano la più grande diffusione a queste raccomandazioni e le rammentino spesso ai loro lettori. (1)

La solennità dell'8 dicembre.

Ma il culmine delle feste giubilari fu la solenne messa papale nella Basilica Vaticana, l'8 dicembre.

Il Papa scese in S. Pietro verso le 10 col solito cerimoniale. La folla non acclamò il Papa, essendo severamente vietato, ma sventolava i fazzoletti. Il corteo era composto di tutta la corte pontificia, di 16o vescovi e circa 30 Cardinali. Giunto il corteo a metà della navata centrale, si diresse alla Cappella del Coro. Il S. Padre discese dalla sedia gestatoria e portossi là per la cerimonia della incoronazione dell'Immagine dell'Immacolata.

L'altare splendeva di vive fiammelle , e la cappella di luce elettrica. Il grande mosaico era stato coperto da un velo bianco. Ad un cenno del S. Padre cadde il velo, ed apparve splendente d'una bellezza di paradiso l'Immacolata Concezione del Bianchi, coronata del ricco diadema di Pio IX e circondata da una preziosissima nuova corona di 12 stelle in brillanti, che splendeva al riflesso di alcune lampade elettriche collocate dietro il baldacchino sovrastante all'altare. Non appena comparve questa scena commovente dinanzi agli occhi dei non molti che poterono mirarla, eruppe spontaneo ed unanime dai petti il grido di Viva Maria che si ripercosse per la vasta Basilica. Intanto le campane del tempio sonavano a festa e la Cappella Giulia cantava un mottetto di circostanza.

Seguì la Messa papale, coronata dal Te Deum e dall'Apostolica Benedizione. Splendida riuscì di quella sera l'illuminazione generale della città eterna.

Nei nostri Istituti.

Il grande e lodevole esempio dato da Roma in questa solennissima circostanza fu secondato da. tutto il mondo. Anche nelle case salesiane si commemorò nel miglior modo possibile, la data gioconda. All'Oratorio di Torino, come scriviamo nel Culto di Maria Ausiliatrice, la solennità assunse uno splendore eccezionale: e di quella sera si volle tenere con maggior pompa l' annuale adunanza accademica in onore dell'Immacolata. A Roma. nella Chiesa del S. Cuore pontificò ai vespri Mons. Cagliero, disse il panegirico l'oratore della novena, il nostro D. Trione, che fu pur uno dei sottosegretarii del Congresso, e impartì la benedizione eucaristica l'Em.mo Card. Cassetta. Ma ci è impossibile il dire distintamente per ora delle singole case.

Quindi deponendo la penna ci auguriamo di poter tornare sull'argomento nel prossimo numero, e intanto facciamo voti che almeno viva nei cuori il soave ricordo di tante splendídissime feste e vi alimenti perenne la fiamma della devozione alla più pura e santa di tutte le creature.

(1) Cogliamo quest'occasione per raccomandare vivamente ai nostri. Cooperatori l'associazione alle Letture Cattoliche, che col 1905 escono in maggior formato e in veste più elegante, ma sempre al modico prezzo annuo di L. 2,25. Un impiegato torinese diceva in questi giorni ad un Salesiano: Io leggo sempre le LETTURE CATTOLICHE, perchè mio padre morendo mi disse: « Leggi le Letture Cattoliche! Se io mi salvo, mi salvo per esse ! »

I PRODIGI DELLA CARITÀ

Monografie.

1) TORINO   L'Oratorio di S. Francesco di Sales.

Quel tratto di Torino che è il quartiere di Valdocco, coperto oggi di ampie fabbriche e di molte case operaie, nel cui mezzo si distende l'Oratorio di S. Francesco di Sales collo splendido Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, verso il 1850 era ancora un terreno deserto, sterile ed inequale, ingombro di acacie e di cespugli spinosi, e al di là di questi un ampia distesa di campi, orti e prati. appunto in uno di questi prati il servo di Dio Don Bosco nel 1845 era costretto a condurre le schiere giovanili, che a lui accorrevano nei di festivi, attratti dalle sue pietose industrie (1). Cacciato successivamente dall'Ospedaletto, dalla chiesa di S. Martino presso i molini della città e dalla cappella di S. Pietro in Vinculis, D. Bosco non fu lasciato tranquillo nemmeno nel prato.

Una domenica venne il padrone a congedarlo, pel motivo che i giovani. calpestando il terreno facevano scomparire fin le radici dell'erba. e si disse risoluto a perdere il fitto purché D. Bosco presto se ne andasse. Dove andare ? Che fare ? mentre il buon Servo di Dio se ne stava assai pensoso in un angolo del prato, una persona gli si avvicina e gli domanda, se è vero che vorrebbe affittare una casa... D. Bosco meravigliato acconsente e va subito a visitare la casa offerta. Era una miserabile tettoia, ma assai lunga, che serviva di rimessa. Il contratto è tosto conchiuso : la rimessa vien ridotta a cappella, e la domenica appresso, Pasqua del 1846, Don Bosco v'intona l' Alleluia coi suoi giovanetti. Poco dopo, accanto l'umile cappella, furono prese a pigione due stanzette, che mentre servivano per la scuola domenicale e serale, formarono eziandio la prima abitazione di Don Bosco e della sua madre Margherita. Era il 3 novembre dello stesso anno 1846, dopo d'allora lo sviluppo dell'Oratorio fu costante e potremmo dire meraviglioso.

Il numero dei giovanetti crebbe a dismisura, e poiché molti di essi erano totalmente poveri e mancavano di alloggio e di vitto, Don Bosco cominciò a ricoverarne alcuni fin dal maggio dell'anno seguente. Nel '50 diè principio alla sezione studenti, nel '52 benedisse la nuova chiesa di S. Francesco di Sales, nel '54 aperse le prime scuole professionali. La benedizione di Dio era con Don Bosco, e vedevasi visibilmente l'intervento della divina provvidenza nelle falangi dei suoi benefattori.

Oggi l'Oratorio di S. Francesco di Sales si compone di ben dodici corpi di fabbrica, fiancheggianti sei vasti cortili ed accoglie più di mille persone, fra cui ottocento giovanetti, indirizzati allo studio delle lettere e all'apprendimento di un mestiere o di un'arte.

Gli studenti hanno spaziosi locali per le scuole ed un salone della lunghezza di quaranta metri per lo studio. Anche gli artigiani hanno vasti laboratori : e son divisi in sarti, calzolai, fabbri ferrai , falegnami, ebanisti, scultori, legatori, fonditori di caratteri, tipografi-compositori e stampatori, litografi, stereotipi e librai.

Gli studenti son pure istruiti nel canto e nella musica vocale; gli artigiani hanno anch'essi scuola di canto gregoriano e di mu sica. La schola cantorum e la musica istrumentale dell'Oratorio Salesiano hanno già delle pagine gloriose e son tuttora ambite nelle più solenni funzioni.

Il sistema di educazione è quello luminosamente tracciato da D. Bosco; e nulla si trascura perchè ciascun alunno tornando in seno alla società non sole possa guadagnarsi onoratamente un pane o continuare felicemente la carriera degli studi, ma abbia ad essere esempio ad altri per splendore di virtù e per retto carattere. Infatti è glorioso il rilevare, come dall'Oratorio siano usciti molti valorosi alunni, che percorrono le carriere più brillanti nelle lettere, nelle arti, nel foro, nella magistratura e nella stessa gerarchia ecclesiastica son parecchi i Vescovi e gli Arcivescovi che ricevettero la prima educazione all'Oratorio.

Centro poi dell'istituto e suo vero ornamento è il Santuario di Maria Ausiliatrice innalzato da D. Bosco colle spontanee Offerte di migliaia di persòne beneficate, a servizio dei suoi mille figliuoli e della numerosissima popolazione del quartiere di Valdocco. Fu aperto al divin culto il 9 giugno 1868 e splendidamente decorato nel 1892. Quivi è canonicamente eretta l'Arciconfraternita deì divoti dell' Ausiliatrice, la cui taumaturga Immagine, solennemente incoronata con autorità papale il 17 maggio 1903, è ornai celebre e venerata in tutto il mondo cattolico. Dinanzi a Lei accorrono in ogni tempo numerosi pellegrini, ed ardono continuamente dodici lampade alimentate dalla riconoscenza e dalla pietà dei divoti. Migliaia di ex-voti di argento ornano gli altari e le lesene del sacro edifzio, e migliaia di grazie annualmente si registrano nei suoi annali. Il Bollettino Salesiano è il bollettino ufficiale anche del culto dell'Ausiliatrice.

Degno di particolar menzione è anche l'ampio Salone-teatro, che nel 1903 accolse il III Congresso salesiano, e nell'anno scorso fu sede della II Esposizione triennale delle scuole Professionali e delle Colonie Agricole di D. Bosco.

Finalmente, annesso all'istituto, continua ad aver vita rigogliosa e benefica il primo Oratorio festivo, al quale accorrono costantemente da ottocento a mille fanciulli. Le sue varie scuole di religione, di musica istrumentale e di canto, di drammatica e di ginnastica, quanto mai ferenti, esercitano un vero apostolato.

Le scuole, le sale di studio, i dormitorii, i cortili e i portici numerosi sono illuminati a luce elettrica a cura di un'interna officina dinamica : e così vari motori elettrici mettono in moto tutto il macchinario delle officine, non escluse la pompa poderosa che distribuisce l'acqua in ogni parte dello stabilimento, assorbendola da un sottostante pozzo artesiano, e la madia impastatrice del vasto panificio, che deve somministrare giornalmente più di sei quintali di pane! Cosa meravigliosa, quando si pensi che più di 300 dei giovanetti ricoverati sono intieramente a carico del l'istituto; e gli altri retribuiscono una pensione mensile od annua tanto tenue, che il ricavo totale delle pensioni è appena sufficiente a pagare il pane. (1)

D'altra parte le domande che in quest'anno non fu possibile esaudire per mancanza di posto o di mezzi superano le duemila! Sono commoventi le scene che accadono spesso in direzione. Un esempio recente. Si presentano tre fratelli. Il giù grande ha 18 anni. Sì cava il cappello e colle lagrime agli occhi: « L'anno scorso, dice, ci è morto il babbo; ora veniamo dal camposanto dove abbiamo accompagnato la mamma. Signor Direttore! io non so come fare... quel poco che guadagno, basta appena per me. Deh ! mi accetti i due miei fratelli: questo ha tredici anni e questo otto !... » Il bimbo di otto anni, siccome non ha l'età richiesta, è raccomandato ad un asilo di beneficenza, e il fanciullo di tredici è subito accolto nell'Oratorio...

O benemeriti nostri Cooperatori, continuate nella vostra carità : son ottocento i giovanetti che pregano quotidianamente per voi innanzì all'altare di Maria Ausiliatrice.

(1) Il prato occupato da D. Bosco e da' suoi giovanetti oggi è coperto da una fabbrica di ghisa, che sorge nell'angolo formato da via Cigna e via Cottolengo, a pochi passi dall'Oratorio.

(1) A Lilla, grazie alla pietosa iniziativa di Madama de Montigny, si era istituita a favore di quell'Istituto Salesiano l'Opera del Pane. « Qual mezzo migliore, diceva la buona signora, per commemorare le date più solenni della nostra famiglia, sieno esse tristi o liete (come una perdita di un dilettissimo congiunto, un battesimo, un matrimonio ecc.) che provveder di pane per quel giorno gli orfanelli di D. Bosco? » L'idea piacque, e l'Istituto di Lilla aveva preventivamente assicurato l'ammontare della spesa del pane per quasi tutti i giorni dell'anno! E perchè non si potrebbe fare altrettanto per l'Oratorio di Torino, che versa sempre in gravi strettezze?... Qual mezzo migliore per suffragare un caro estinto, o per implorare più abbondanti le benedizioni celesti su un bimbo testi venuto alla luce, o su una coppia felice, che applicare a tal fine tutte le comunioni e le preghiere di un giorno intero offerte a Dio dai più che mille abitanti dell'Oratorio?

Sulla Tomba del Padre

IL 31 gennaio si compiono diciassette anni dacchè D. Bosco moriva. e Noi l'amavamo come si ama il sorriso della fancìullezza, le speranze della gìoventù, i sostegni, i beni dell'età matura. Era per noi quanto di più grande, di nobile, di affettuoso, di generoso potesse trovarsi sulla terra... L'amor nostro per lui era cento volte più vivo che l'amore di un figlio verso il padre, perchè a lui centinaia di mìgliaia di fanciulli erano debitori di ciò che i genitori non avevano loro saputo o potuto dare » (1). Il 1° febbraio, la sua salma compianta, rivestita degli ornamenti sacerdotali, fu recata di buon mattino nella chiesa interna dell'Oratorio trasformata in cappella ardente, e circondata da ceri accesi e da funebri corone venne collocata sopra un palco vestito di gramaglie, dolcemente assisa, colla testa leggermente inclinata dal lato sinistro, col sembiante calmo e quasi sorridente, cogli occhi semichiusi fissi nell'immagine di Gesù Crocifisso che stringeva divotamente fra le mani giunte, precisamente in atto di chi dopo lunga ed onorata fatica, si abbandona soavemente ad un santo e meritato riposo. Tutta Torino si riversò in quel giorno a contemplar quella salma, ed essa pareva che a tutti ripetesse

« Laboremus! laboremus! Lavorate, lavorate con lena pel Signore ; e voi pure un giorno vi riposerete in Paradiso. » All'indomani le si resero gli estremi onori e parvero un trionfo; quasi centomila persone accorsero a quei funerali. Ma la sera del 4 febbraio, trasportata privatamente a Valsalice, ove per singolar disposizione del Cielo erasi inaugurato da pochi mesi lo studentato della Pia Società Salesiana, quella salma benedetta veniva religiosamente tumulata in quel sepolcro, ove nella pace del Signore riposa da diciassette anni, forse aspettando il dì glorioso, in cui la Chiesa abbia a comporla con esultanza sotto un altare. Con queste parole noi non intendiamo di prevenire menomamente il giudizio supremo della Chiesa; esponiamo solo una cara speranza che portiamo in cuore, e che di giorno in giorno si fa più viva e gigante, al contemplar l'incremento prodigioso che il Signore dona alle opere di D. Bosco.

Certo la gloria va tutta al Signore: a Domino factum est istud ! e non è quindi a stupire se appaia meraviglioso agli occhi nostri ; ma contemplando i nuovi e vasti orizzonti che la Divina Provvidenza va schiudendo all'Opera Salesiana, non è forse il caso d'inferirne, che Don Bosco dovette essere uno di quegli uomini grandi cui il Signore dà una speciale missione?

Chi sa con quale ardore D. Bosco si sia adoperato a favore della gioventù, mettendo anticipatamente in azione tutti quei mezzi di cui oggi si predica l'assoluta necessità per compiere un po' di bene, è spinto a ringraziare il Signore che, nella sua bontà, si volle servire dell'umile pastorello di Castelnuovo d'Asti per compiere cose grandi. Oggi infatti, a favore delle classi operaie, vanno moltiplicandosi società cattoliche di mutuo soccorso, scuole serali e festive, patronati ecc., nel tempo stesso che di giorno in giorno si palesa sempre più qual fascino esercitino sugli animi giovanili la musica, lo sport, e la ginnastica. Ebbene, non fu D. Bosco il primo in Italia ad aprire scuole serali e festive fin dal 1845, come cinque anni appresso ci dava nell'Oratorio il primo esempio di una società cattolica di mutuo soc corso ; e assai prima, musìca, sport e ginnastica erano state indirizzate da lui a conseguire un bene più vasto fra le schiere dei. suoi giovanetti ? Ma se a lato di quest'intuito meraviglioso dei tempi, da lui tanto saviamente seguito qual norma costante nel moltiplicare le opere del suo zelo a vantaggio della gioventù, noi poniamo quella carità operosa e intelligente con cui, senza menomare le cure alle numerose falangi giovanili, rivolse l'ardore del suo cuore di apostolo a molte altre nazioni, ricercandovi con tenerezza materna i nostri fratelli emigrati, e tócco in fondo all'anima dallo stato infelicissimo di molte tribù selvagge spinse i suoi figli nella civilizzata Patagonia e additò al loro zelo futuro altre terre remote, chi non si persuade che Don, Bosco abbia realmente avuto una missione speciale, uno speciale mandato dalla Divina Provvidenza?

Pertanto, pellegrinando il 31 corrente alla sua tomba in Valsalice, a pregare pel riposo di quell'anima benedetta, persuadiamoci, o cari Cooperatori, che cooperando con Don Bosco noi cooperiamo colla Provvidenza Divina a salvare molte anime.

(1) Bollettino Salesiano, marzo 1888.

Della Visita del Rev. Sig. D. Albera alle nostre Case d'America

In Colombìa. (Relazione del Sac Calogero Gusmano. Vedi Boll. di dicembre u. s. )

Poveri soldati. - In un vapore ospedale.

Giunti a Puerto Berrio, dopo 13 giorni di viaggio, 2000 soldati aspettavano un vapore che li portasse alla costa ove s'abbisognava del loro aiuto. Il General Garcia intimò al Capitano del nostro vapore di sbarcare i passeggeri e di cederlo; si fanno rimostranze ma a nulla approdano; si diceva che la difesa della patria non ammetteva repliche, e dopo 24 ore la forza stessa ci avrebbe costretto a discendere. Buon per noi che avevamo a compagni di viaggio due governatori e l'incaricato degli Stati Uniti pei negoziati del Canale di Panamà, che telegrafò immediatamente al Presidente della Repubblica dicendo che se fosse stato impedito di continuare il viaggio declinava ogni responsabilità. Da Bogotà si rispose telegraficamente al General Garcia che ci lasciasse proseguire; e così fece, ma ci tolse quasi per intero i viveri per dar da mangiare ai soldati ed il nostro capitano ci diminuì la già magra razione. Questo era il meno: per tre giorni ci saremmo aggiustati alla meglio.

Poveri soldati ! li abbiamo visti durante quella fermata tutti mal vestiti come e peggio di quando stavano nelle loro campagne: ve n'erano di ogni età e statura. Obbligati a dormire lungo le strade pubbliche, durante la nostra fermata ne morirono quattro di febbre gialla; erano distesi sui duri ciottoli e noi inchinati su di loro li abbiamo potuti confessare. D. Albera più tardi voleva anche venire in un vapore-ospedale ove si trovavano più di 8o soldati colpiti dalla stessa infermità o, come diceva l'arguto medico di bordo per non spaventare, d'una che distava un millimetro dalla febbre gialla. Scongiurai il Superiore che non volesse esporre la sua vita, non essendovi vera necessità; che pel momento bastava il solo segretario; che i Confratelli di Bogotà e di altre Repubbliche l'attendevano e che se mai qualche disgrazia fosse avvenuta, di chi la responsabilità? di segretari che potessero e volessero accompagnarlo non ne sarebbero mancati. S'arrese D. Albera ed io feci tutto quanto m'era possibile verso quegl'infelici che morivano rassegnati vedendosi accanto il sacerdote.

Ad Honda - In marcia verso Bogotà - Il sospirato incontro.

Il 24 fummo ad Honda, così chiamata perchè sprofondata fra le gole di diverse montagne che la circondano: un vero forno. I Padri Agostiniani che reggono la parrocchia hanno perduto in poco tempo parecchi confratelli; ci accolsero fraternamente per quella notte e l'indomani partimmo alla volta di Bogotà riprendendo le nostre marcie a cavallo che da 25 giorni avevamo lasciato. Si era intesi che con noi sarebbero venuti il Governatore della Provincia di S. Marta ed il Console di Colombia a New York e che saremmo stati scortati da una compagnia di soldati; ma all'indomani a quei signori i soldati non parvero in numero da dar sicurezza e rimandarono la partenza : noi, però, fidati in Dio, ci avventurammo soli. Le difficoltà del viaggio presso a poco erano uguali a quelle incontrate per andare a Gualaquiza : inferiori nei primi tre giorni fino a Bogotà, maggiori in qualche punto nei dieci giorni susseguenti impiegati per giungere a Contratación: e sempre con un po' di apprensione di qualche non ambita sortita dei rivoluzionarii, tanto più che la nostra guida diceva che aveva dovuto vigorosamente difendersi da un agguato che a sentirlo raccontare sembrava più effetto di fantasia riscaldata che altro ; ma pur tuttavia qualche impressione sinistra non mancava di farcela.

I confratelli e i giovani di Bogotà a circa due ore di distanza fin dove arriva la ferrovia con un treno speciale, gentilmente offerto dal Governo, ci vennero incontro. Abbraciammo Don Rabagliati Evasio e gli altri confratelli ; salutammo i giovani e i cooperatori accorsi : quella accoglienza ci fece dimenticare ogni fatica e noi ricordavamo, solo a nostro svago e di coloro che ci attorniavano l'impareggiabile capitano del nostro vaporino un vecchio canadese, che aveva il torto di solcare da più di 4o anni le acque del Maddalena e credeva quindi di poterne contare le goccie d'acqua. Aveva la barba ed i capelli completamente bianchi ed una tuba all'alpinista, anche bianca, a doppia visiera. Quasi mai avvicinava i passeggieri, ma continuamente borbottava lamentando la poca educazione di questo o di quell'altro; portava continuamente in mano un elegante binoccolo che adoperava tanto di giorno come di notte. Se non era del pensiero che a bordo di una nave il Capitano è tutto, c'era da divertirsi, specie quando a chi meno lo richiedeva faceva professione del suo ateismo o cercava scioccamente di mettere in ridicolo le credenze altrui. A ravvivare il vigore scemato della vecchiaia faceva uso non so di qual bevanda alcoolica ed allora più facilmente accadeva che udisse ciò che non si diceva, e temesse l'assalto dei rivoluzionarii, capace anche di sgridare i passeggieri che in pien meriggio, sopraffatti dalla stanchezza e dalla noia, chiudevano le palpebre al sonno e conchiudere imprecando ai sacerdoti che benedicevano i ladri. Povero capitano ! non lo dimenticherò mai nonostante che il Lopez Penha poco dopo sia rimasto sommerso. Chi me ne dava notizia aggiungeva : In Colombia non s'insulta impunemente il sacerdote.

I Salesiani a Bogotà.

La nostra casi di Bogotà è un'antica caserma, poco bella nella parte vecchia, fabbricata secondo le regole d'igiene la nuova, ove sono i laboratori; laboratori un giorno fiorenti specie quello dei fabbri ferrai, i cui lavori si ammirano nei grandi fabbricati, alle porte delle pubbliche chiese ed anche in paesi lontani da Bogotà. Ora, causa sempre la guerra, si avevano pochi giovani. Bisogna vivere la vita di queste Repubbliche sud-americane per capire il fascino che esercita su tutti questa magica parola anche negli alunni del Santuario ed in coloro stessi che già dal mondo s'erano appartati.

Visitammo anche i laboratori dei calzolai, dei falegnami. dei compositori, degli stampatori, dei panettieri, ecc. L'indomani si passò alle classi degli studenti, assai più numerosi che gli artigiani. Tra tutti la casa conta un duecento convittori.

In Bogotà stessa i Salesiani hanno cura dell'Opera della S. Infanzia, che consiste nel raccogliere verso sera i giovanetti che non hanno nè parenti, nè tetto; impiegati ordinariamente nel pulir scarpe e camini o nel vendere giornali. Là si rassettano alquanto nel corpo e nell'anima; s'insegnano loro le orazioni e si provvedono del vitto necessario: è un'opera eminentemente caritatevole di cui abbisognano le grandi città.

Le figlie di Maria Ausiliatrice fanno quel tanto che la ristrettezza del locale loro consente; hanno molte vocazioni e tra le principali famiglie. D. Albera vuole assolutamente che si provvedano di un ampio locale perchè vede che faranno immenso bene, corame immensa è la stima che universalmente godono.

La Chiesa del Carmen, ufficiata dai Salesiani non si può chiamare artistica, non lascia però d'esser devota e molto prediletta dai buon Bogotani, che ammirai per la loro pietà. Io la vidi molto frequentata e all'istruzione domenicale tenuta da D. Evasio Rabagliati addirittura assiepata, e quando seppero che avrebbe predicato D. Albera , a contener tutti sarebbe stato necessario fosse stata il doppio, e Don Albera dovette quindi replicar la domenica seguente.

Bogotà è città simpatica, posta ai piedi delle montagne di Guadalupe e Monserrat della Cordigliera Orientale delle Ande, al lembo estremo orientale dell'altipiano posto all'altezza di m. 2620; varii fiumi l'attraversano e conta 1oo.ooo abitanti. Il clima è temperato. Quando i popoli sud-americani si saran persuasi che la loro grandezza comincierà dal giorno che cesserranno le guerre fratricide, Bogotà potrà estendersi, mettersi in comunicazione coi principali centri di commercio e prendere posto tra le grandi città.

A Fontibón e a Bosa.

Fummo anche a Fontibón dove i nostri reggono una parrocchia, fanno scuola ai giovani e mantengono un fiorente Oratorio festivo. Le alunne delle scuole femminili con a capo le loro maestre in corpo vollero venire a ringraziar D. Albera dell'istruzione religiosa che imparte loro il Direttore della Casa salesiana. Un tempo a Fontibón esisteva il noviziato dei chierici; la scarsità dell'acqua ed altri motivi consigliarono cambiar sito e quanto prima sarà trasportato a Mosquera in un ampio locale, dono di un ottimo cooperatore salesiano. A Bosa fu costrutto un collegio a due piani, il terreno cedette da un lato, la rivoluzione sopravvenne e tutto fu paralizzato. Qui pure si attende alla Parrocchia e ai giovani per la scuola e l'Oratorio festivo; altrettanto praticano le Figlie di Maria Ausiliatrice che lentamente vanno tirando su la casa che dovrà servir loro per Noviziato. Alla Missione di Villavicencio a tre giorni di cavallo non s'è andati, poichè abbiamo visti tutti quei confratelli a Bogotà. Così pure si rinunziò a tanti inviti per vedere locali per nuove fondazioni e per quanto vantaggiose fossero le profferte la risposta non poteva essere che una, mancandosi di personale. D. Albera raccomandò però si facesse ogni sacrificio per aprirne una nel dipartimento di Antiochia, a Medellin, vivaio di vocazioni religiose. Iddio benedica le pratiche iniziate.

In visita ai Lazzaretti.

Per quante difficoltà presentassero le visite ai Lazzaretti di Contratación e di Agua de Dios, D. Albera non vi volle in alcun modo rinunziare. I dieci giorni impiegati per giungere a Contratación furono pieni; alle 4 del mattino eravamo sempre in piedi e celebrata la s. messa montavamo a cavallo perchè ci premeva molto di non giungere alla stazione obbligatoria a notte avanzata e stanchi: l'abbiamo provato una sol volta e ci bastò a convincerci della doppia fatica e del pericolo che si corre.

I primi giorni di viaggio, ch'erano in pianura, i nostri cavalli fecero assai bene la loro parte; ma quando vennero le terribili montagne cominciarono a provare difficoltà di respiro e per quanto si stimolassero ad andare avanti e si versasse alcool nell'interno delle orecchie per scuoterle e infondere ad essi vigore, non fu possibile smuoverli ed in poco tempo dovemmo abbandonarne cinque per via, e assegnarci a fare a piedi buona parte del cammino che ci rimaneva ancora.

I benefizi della religione a favore dei poveri lebbrosi.

Eccoci adunque nel paese del dolore. Al sentir nominare Contratación, Agua de Dios non si creda di trovar due lazzaretti uso ospedali, in cui non possa penetrarvi alcun dei sani ; no, son due paeselli, anzi Agua de Dios su 4000 abitanti conta appena poco più di mille infermi e nei giorni di mercato vi si accorre da tutte le parti a negoziare quel tanto di denaro che viene distribuito ai lebbrosi. Come dovevano essere terribilmente tristi quel luoghi prima che vi penetrasse il sacerdote a portarvi i conforti di nostra santa religione ! Si sa, come prima che la Chiesa, questa tenera madre ed educatrice dei secoli, avesse rivolto benigna il suo sguardo su di loro, il lebbroso era isolato, proibito severamente di presentarsi in luoghi pubblici, mercati, convegni di qualunque genere; di toccar oggetto che non fosse di sua proprietà; di attraversar strade strette, attingere acqua, uscire persino senza aver inalberata l'insegna della sua terribile malattia. Doveva costrursi la misera capanna in un luogo deserto e recondito e gli era vietato di rivolgere la parola a chicchessia; il suo fiato infettava l'aria ; le sue labbra non potevano appressarsi a sorgente alcuna; le sue mani non posarsi sul capo dei bambini; il silenzio, la solitudine ecco l'unica sua compagnia.

Sulla loro fronte, anche quando si sforzano di comporsi a riso, sta scolpito il segno dell'eterna malinconia e della morte vicina. La loro presenza richiama la calamità dei tempi remoti e per quanto la pietà nazionale si sforzi a dimostrare che la lebbra non è contagiosa e la carità animi, tuttavia non si può a meno di sentire un certo qual orrore. E l'orrore che se ne prova lo comprende benissimo chi ha potuto presenziare la trasformazione della più gaia bellezza in orribile bruttezza : vedere annichilita la più vigorosa robustezza; fatto segno a tutte le miserie l'ammirabile organismo del Re della natura, e la superiorità del suo essere ad altro non servirgli che ad accrescerne la tortura. La lebbra è il castigo di Dio all'uomo ed all'uomo unicamente, giacchè per quanti esperimenti ed inoculazioni siansi fatte, nessun animale l'ha mai ricevuta. Il martirio dell'infelice affetto di questa malattia, si direbbe non ha limiti. Invisibili carnefici ne torturano il corpo e tristissime idee straziano l'anima sua. Prima che andassero i nostri ad Agua de Dios i suicidii erano all'ordine del giorno. Quei miseri fuggiti dalla società, anzi rilegati in quei centri, mai avvicinati neanco dal sacerdote, non confortati dal pensiero di una vita futura, s'inasprivano, si davano ad ogni sorta nefandezza e poi finivano col togliersi la pesante esistenza ; conseguenza, starei. per dire, naturale per un essere che soffre quanto il lebbroso, senza fede e speranza in una ricompensa avvenire.

Il clima più adatto ai lebbrosi.

L'esperienza dimostra che a prolungare l'esistenza di questi infelici si richiedono gli estremi: o un forte calore o un intenso freddo; ma privo di umidità. Contratación è il luogo che manca di tutte e due queste condizioni: posta in una gola di montagne si sprofonda in una ristretta valle, la cui vista è assai circoscritta; spesso il calore è soffocante e l'umidità vi domina sempre, sicchè qui è ben raro che i miseri giungano a trascinare la loro esistenza per otto o dieci anni: i più muoiono entro i cinque.

Agua de Dios al contrario ha una temperatura che varia dai 28 ai 40 gradi, circondata da arena, i raggi del sole ripercuotendosi, offendono la vista: molti son ciechi, vivono però lungamente e vi sono di coloro che assistono per 4o anni al disfacelo del proprio corpo.

Accoglienze a Contratacion.

Quando noi arrivammo a Contratacion erano tre anni che non avevano più una visita di un superiore; quei poverini quindi, eccetto gl'immobili uscirono tutti dalle loro capanne, ove vivono soli od uniti in famiglia a seconda dell'inclinazione o della gravità del male. L'esercito di nuovo genere era schierato, e, noi a cavallo lo passammo in rivista. I primi a presentarsi furono i bambini e le bambine che giuocavano e si rincorrevano, ignari quasi del male che li divorava; ma i pochi capelli, la nodosità dei tessuti epidermici, le macchie che appaiono nella faccia, sulle braccia ed altre parti del corpo, chiaramente dànno a vedere che il male fa progressi e che quei miserelli son destinati a perire prima ancora che raggiungono il loro completo sviluppo.

Più in là v'erano i lebbrosi e le lebbrose tosto al termine della loro travagliata carriera di lenta corruzione; alcuni non hanno più nè occhi, nè naso; le teste vagano come chi va in cerca di luce tra fitte tenebre; le orecchie ingrossate spesso si dividono e pendono a brandelli. Venivano in seguito i lebbrosi che si trascinavano a stento nelle ginocchia o sulle gambe piegate; altri giunti i moncherini delle mani, le cui dita erano state corrose dal morbo fatale, domandavano religiosamente la benedizione a D. Albera; altri finalmente, perduto il tessuto epidermico, apparivano quali non oso descriverli; sembravano cadaveri ambulanti, cadaveri anatomicamente preparati per una sala di sezioni. Quella vista fu orribile ; un quadro tale delle umane miserie resterà eternamente scolpito nella mente a guisa di ricordo imperituro impresso sul bronzo ! Era proprio il caso di esclamare col nostro poeta : E se non piangi, di che pianger suoli ? Cionondimeno m'appigliai ad ùn partito contrario. Il pianto era un amaro ricordo della loro disgrazia. Tra i lebbrosi, più che in altri infelici, è accertato che vi sono gradazioni: tollerabile il primo periodo, insopportabile l'ultimo. Sapevo come in mezzo a loro vi fosse una gara, per sollevare i più disgraziati ad occultare o dissimulare i loro mali un sentiimento nobile che un autore volle chiamare, il pudore della pena ; a quello spettacolo non si può tuttavia rimanere impassibile, un movimento viene spontaneo : si sorrideva, ma era un sorriso di dolore. Quell'atto non so se fu capito ; da quella sera tutte le volte che ci recavamo dalla nostra capanna alla Chiesa, si schieravano lungo il passaggio e ci venivano attorno.

Dissi dalla nostra capanna, e l'era realmente una stanzuccia di paglia, senza mattoni, fu quella assegnata a me insieme con un confratello; quella di D. Albera non era gran fatto migliore. Quella casa, prima che venissero i Salesiani al lazzaretto era l'abitazione di una famiglia di lebbrosi. Il Direttore D. Garbari soffre forti reumi; ma volentieri sopporta quel poco, com'egli dice, per alleviare il molto dei suoi cari disgraziati.

Le Figlie di Maria Ausiliatrice han la miglior casa; è posta nel punto più alto; son cinque, e la cappelletta non ne terrebbe dippiù; la stanza d'entrata la notte si cambia in dormitorio. Queste eroine, ancor esse figlie di D. Bosco, dopo aver soffocate e vinte le più lusinghiere aspirazioni strappandosi con maschia abnegazione dalle lagrimanti lor madri e sorelle, pare che in solo cinque anni abbiano consumato lo splendore e la vigoria di lor giovinezza, e sarà necessario cambiarle ; esse attendono all'ospedale, visitano quelle che più soffrono e fanno da madri a quelle bambine che non hanno più braccia che le sorreggano.

Commoventi dimostrazioni di affetto e di fede.

La missione predicata in Contratación si chiuse colla processione del SS. Sacramento. D. Albera dopo aver aiutato dal pulpito e dal confessionale, volle anche sotto quel sole cocente portare Gesù in processione, questo divino Taumaturgo che, uscito dal Tabernacolo, sfolgoreggiante di quanto di meglio si potè avere, si mostrava agli infermi che lo seguivano, ai morenti che si son fatti trascinare sul limitare dell'ospedale o delle loro capanne, gridando chi poteva, come un giorno le turbe in Palestina Gesù, Figliuol di Davide, abbi pietà di noi ! Iddio non ha voluto operare nessun miracolo nel corpo; ma nell'anima quanti se ne contarono ! V'erano persone da anni aggravate da lebbra spirituale, peggiore della visibile; nessuno però resistette e ne furono mondati, lo speriamo, nella misericordia di Dio.

In Agua de Dios la missione predicata da Don Albera e D. Rabagliati fu molto più faticosa pel numero dei lebbrosi che vi dimorano, ma non meno consolanti ne furono i frutti. Essa si chiuse con una bella processione in onore di Maria SS. Ausiliatrice, che riuscì una solennissima testimonianza della gratitudine di quel popolo infelice verso la Consolatrice degli afflitti.

Nulla dirò dello stratagemma di nascondere le mule per ritardare la partenza di Don Albera , nulla dell'accademia improvvisata dai lebbrosi in suo onore e per attestare la loro riconoscenza verso chi visitandoli s'era sforzato di lenire le loro pene spirituali e temporali, mi terrò pago di riferire le parole di uno di loro che scrisse : Nella S. Scrittura si legge che i lebbrosi furono ingrati, ma se la nostra lingua potesse esprimere quanto sentiamo in questo momento nell'intimo del cuore pei Salesiani e per le Suore, tutti sarebbero convinti che tal rimprovero non farebbe per noi.

L'apostolo dei lebbrosi.

Ci accompagnava in quella visita ai due lazzaretti l'apostolo dei lebbrosi, il M. R. D. Evasio Rabagliati, vero apostolo in tutta l'estensione della parola. In quella memoranda notte della domenica decimaterza dopo Pentecoste nella quale la Chiesa racconta la guarigione operata da Gesù dei dieci lebbrosi, e da prudente superiore s'opponeva a Don Unia (che, mosso da speciale divina chiamata, voleva consacrarsi e subito al bene dei poveri lebbrosi e non desistette finchè non n'ebbe il permesso), non pensava certo che ben presto ne avrebbe ereditato il doppio spirito Quest'uomo infatti non vive che pei suoi cari infermi; pel loro bene corre da un capo all'altro della Repubblica con sacrificii che solo può apprezzare chi conosce i cammini difficili della Colombia e quanto soffra quest'uomo a montare a cavallo; per essi fa conferenze e predica dai pulpiti; per porre un argine al propagarsi spaventoso del morbo sopportò lo scusabile momentaneo risentimento degli stessi lebbrosi che si vedevano privi di certi diritti concessi dalla natura; ma la vera carità tutto affronta. Quella che avvampa nel cuore di questo apostolo non è una semplice fiamma che possa esser soffocata; ma piuttosto un incendio di amore, di zelo che per quanto il vento delle contrarietà si scateni violento non fa che ingagliardirlo ed estenderlo maggiormente. Le opposizioni lo confermano sempre meglio nei suoi progetti, gli dànno occasione di nuove industrie si chiamino esse leggi speciali del Governo o il Banco dei lebbrosi o con altro nome ; ma tutto e sempre converge al miglioramento di quei suoi cari. Quest'uomo solo da Dio può attingere tanta costanza ed ardore in un'impresa assai difficile e spesso ingrata: con D. Rabagliati non si parla che di lebbra e di lebbrosi: Iddio dia compimento ai suoi umanitarii e e santi desiderii !

In procinto di riprendere il viaggio.

Da tre mesi eravamo in Colombia e bisognava continuare il viaggio; varii dei nostri buoni cooperatori però gli fecero violenza e non permisero si allontanasse senza vedere una, rarità della Colombia, il Salto di Tequendama. Coi migliori cavalli della città ed accompagnati da quei signori, in tre ore volammo a contemplare quella maraviglia.

Il fiume Bogotà dopo aver percorso con passo volge il suo corso e scorre in mezzo al cordone di montagne che stanno al sud di Bogotà. Qui lascia la sua lentezza malinconica, accelera il passo, forma onde, mormorio, spuma e scorrendo sopra un piano inclinato aumenta continuamente in velocità. Correnti impetuose, colpi contro le rocce, salti, rumore minacciante si succedono al silenzio ed alla tranquillità. Alla sponda del precipizio, alto 147 metri, tutto il Bogotà si slancia in massa sopra un primo banco di pietra, contro la quale s'infrange, dà colpi terribili, forma ebollizioni e si precipita in forma di penne divergenti. Là in fondo il colpo è terribile; un rumore come di cento tuoni che scoppiano le mille volte: non si può presenziare senza terrore. Le acque precipitandosi si trasformano in penne vistose; si convertono istantaneamente in pioggia, in colonne di nubi sollevant si al cielo ; si direbbe che il Bogotà accostumato a scorrere per le regioni elevate delle Ande discenda mal volentieri a quella profondità e voglia di nuovo, orgoglioso, innalzarsi in forma di vapore. Quando il sole splende su quella maravigliosa cascata, l'arcobaleno è costante.

(Continua).

MISSIONI

Una preziosa confessione.

UNO scrittore protestante, il sig. Lohman scrivendo nel giornale « Amsterdam ourant » le impressionì di un suo lungo viaggio scientifico, fa questa preziosa confessione che dedichiamo con esultanza ai nostri Missionarii ed ai generosi Cooperatori che li aiutano continuamente colla preghiera e colle elemosine.

« Impossibile non esser penetrati da un sìncero rispetto dinanzi aglì immensi benefici che ovunque spandono gli Ordinì religiosi, ed i missionari cattolici. La fede cattolica conserva una potenza, che tarderà poco a portare una vittorìa finale sul protestantesimo.

So bene che queste affermazioni mi attireranno le ire d'un gran numero dei miei compatrìotti, ma ìo non esito a ripetere che ìl cristianesimo protestante moderno finirà per non essere che una frase vuota dì senso.

Nelle Indie orientali e occidentali, come nelle diverse regioni d'Europa io ho potuto osservare da vicino la vita esemplare dei religiosi e dei missionarì cattolici, ed ì prodigi di carità delle suore istitutrici e delle suore infermiere.

Moltì tra i nostri, prima di venire in questo paese, sia per ignoranza sìa per rispetto umano, insultavano il cattolicismo; ma alla vìsta delle maraviglie dell'apostolato cattolico tra lebbrosi e negri tanto sprezzati, io li ho sentiti confessare, arrossendo, che l'eroismo della carità cattolica sorpassa tutto ciò che si possa immaginare, ed è unico nel mondo e nella storia. »

Colombia.

La miseria nei lazzaretti.

SONO giunte altre lettere al sig. D. Rua, in cui il nostro D. Rabagliati chiede con pietosa insistenza aiuti e soccorsì speciali pei suoi poveri lebbrosi. Nell'ultimo numero (1) abbiam già pubblicato gravi e sconsolanti notizie , ma nessuno avrebbe immaginato che avessero ad essere tanto desolanti. Ecco come si esprime il nostro Missionario in una lettera scritta in ottobre.

« Il nuovo Presìdente Raffaele Reyes propose una legge per la fondazione di un lazzaretto per ogni Dipartimento della Repubblìca e per provverdere i mezzi per mantenervi quanti vi saranno accolti. Intanto le notizie che ricevo dai due lazzaretti da noi assistiti sono veramente brutte. Da una lettera dì uno dei nostri ho queste che traduco ad litteram: - Durante due mesi in questo Lazzaretto di Agua de Dios si sofferse quello che ìo non so, nè posso esprìmere. La fame è entrata in quasi tutte le famiglie. Molti di questi poveri lebbrosi dovettero contentarsi di una piccola tazza di cioccolatte al giorno. I meschini per non sentire troppo gli stimoli della fame, stavano il giorno e la notte sdraiati, sforzandosì di dormire; ma come si fa a dormire giorni e settimane di seguito collo stomaco vuoto! Altri poi quasi non hanno più di che coprirsi, e per pudore non osano nemmeno presentarsi alla soglia del loro tugurio per chiedere l'elemosina. Non si era maì rubato in questo lazzaretto; ultimamente si trovò forzata la serratura della cassetta delle elemosine. Quanta fame rivela questo fatto ! -

» Cose peggìori mi scrive la Superiora delle Figlie di Maria Ausiliatrice da Contratacion. - Sono due mesì che non riceviamo più nulla per i nostri cari lebbrosi, e la fame regna sovrana in tutte le case. Di più neglì ultimi giorni sono arrivati cinquanta nuovi ammalati, e ne sono annunziati altri cento cinquanta senza sapere dove metterli, e peggio ancora senza avere di che sfamarli e con che coprirli, perchè quasi tutti giungono sfinitì dalle fatiche del viaggio fatto a piedi, e presso che nudi. Sono cose che ci fanno piangere. E anche ì loro bisogni spìrituali quanto sono grandì ! Molti dell'età di 2o a 3o anni non hanno ancor fatto la prima confessione, e non sanno neppure chi li mise al mondo. Uno di essi che morì or non è molto tempo, al sentir la spiegazione del Catechismo, mi dìceva : Hermanita, yo no comprendo nada; come me criaron con los marranos ? Sorella, non intendo nulla; ma mi hanno forse educato coi maiali?... Le scene poi cuì dobbiamo assistere giornalmente ci fanno proprio piangere il cuore. -

» Col denaro portato dal Cauca, si rìmediarono in parte tanti mali. Ma già mi scrivono che fra 8 giorni tutto sarà finito, ed allora saremo da capo. Leggo in un giornale di oggi la seguente notizia: « Dieci lebbrosi presa la fuga da uno dei Lazzaretti volevano entrare in un paese vicino; vi si opposero le guardie per ordine delle Autorità, perchè giorno di mercato. I lebbrosi allora, dato di piglio al machete (specìe di grossa scure) ed ai coltelli, ferirono gravemente la guardia e fattosi libero il passo entrarono !...» Non è dìfficile indovinare il perchè della fuga; li ha spinti la fame. E queste fughe sono frequentì, e omai di tutti i giornì. La fame è così brutta cosa che spaventa anche i più valorosi, e dà forza anche ai più fiacchi.

» La strada che conduce ad Agua de Dios, in questi giorni è percosa da molti di questi infelici, gli uni scortati dai poliziotti, altri, che scappano spinti dalla fame....

» Ieri un medico di Bogotà mi dìceva, che in questa città solamente vi saranno almeno mille lebbrosi; molti dei quali non osando farsi vedere il giorno, si approfittano delle tenebre della notte, per andare in cerca di un'elemosina. »

E il Missionario conchiude: « Ma lei, carissimo Padre, mi dirà: - La guerra è finita da due anni; come mai succedono ancora fatti così dolorosì?...

» Rispondo: La guerra è finita, ma non sono finite le conseguenze; e queste dureranno ancora per molto assai. Una prova che vale per tutte è questa: Il cambio è ancora al dieci mila per cento! Di qui deduca quali siano i prezzi delle cose più necessarie alla vìta, principalmente della tela e stoffe che tutte vengono dall'estero! Maledette queste guerre che tante rovine apportano a queste povere Repubbliche Sud-Americane; e disgraziati questi poveri lebbrosi che sono sempre i primi e gli ultimi nel sopportane le conseguenze!... Oh! se qualche anima buona si sentisse anìmata a mandarci qualche grossa limosìna per questi poveri amici! Sono a raccomandarli a Lei, amatissimo Padre, e Lei li raccomandi aì lettori del Bollettino.

» Prima della fin di ottobre andrò a Cartagena per trattare una fondazione d'un lazzaretto sulla Costa, e di là a Panamà, chiamato con insistenza da quelle autorità allo stesso fine. Ella mi benedica ogni giorno, e mi creda

Suo Umil.mo Figlio in Domino. D. EvAsio RABAGLIATI.

Equatore

Il battesimo di un Jivaro.

A una lettera diretta dal chierico Giovanni De Maria, a S. E. Rev.ma Mons. Giacomo Costamagna in data 16 agosto u. s., dalla missione di Gualaquiza, togliamo quanto segue

Il mattino del mercoledì, io agosto, giungono alla missione due Jivari di Pachicosa accompagnati dal Capitan Cayapa ad avvisarci che un certo Yangura stava in punto di morte, per essere stato assalito e lacerato da una tigre. Il poverino non era ancor battezzato. Pigliai in fretta alcune medicine, il catechismo jivaro e partii coi due selvaggi, raccomandandomi alle preghiere dei confratelli e dei giovani. Strada facendo m'incontrai col giovane Francesco Lopez, nostro ex-alunno, che s'offerse di accompagnarmi e mi fu di grande aiuto. Si dovette passare a nuoto un ramo del fiume Bomboysa, che uscito dal letto ordinario s'era fatto un fiume abbastanza grande e impetuoso: il Bomboysa lo passammo su una piccola canoa, ma così vecchia che lasciava entrar acqua da tutte le parti.

Era già tardi quando giungemmo alla casa del vecchio Naranza. Ci salutò cordialmente, ci offerse yuca, banani, ma continuammo il cammino fino alla casa del jivaro Giovanni Chiriapa, il quale colla moglie ed una figlia tristi ed angosciati stavano seduti sul suolo, canterellando tristissime note. Li richiesi della cagione, e mi risposero esser morto da pochi giorni il loro figliuoletto, loro gioia, loro delizia... lo avevano seppellito lì nell'interno della stessa casa, vi avevano messo sopra la pentola della loro ciccia, un cesto di yuca, ed ora chiamavano la bianca animuccia, perchè uscendo dalle selve circonvicine, degnasse di venirsi a saziare del nettare soave e ad aleggiare intorno ai suoi cari che inconsolabili ne piangevano la perdita. Mi commosse tanto dolore e feci loro intendere che l'anima candida non girovagava per la foresta, ma che godeva già della gloria celestiale, e che di là li avrebbe aiutati di molto.

Si riebbero alquanto, mi offersero ospitalità e un po' di cibo che accettai di buon grado; e pregato alquanto con essi mi sdraiai accanto a loro. II mattino giungeva di buon'ora il figlio di Naranza, Michele Ignazio Taiuta, mandato dal padre perchè m'accompagnasse e mi servisse d'interprete. Ci rimettemmo tosto in cammino: verso mezzodì eravamo sulla spiaggia del fiume Chuchumbleza, assai cresciuto per le continue pioggie ; e mancava la canoa: fu mestieri passarlo a nuoto... Erano le 5 della sera quando i miei compagni giunti ad un ruscelletto si fermano, si lavano nelle limpide acque, si pettinano per benino, si dipingono bizzarramente il volto, insomma fanno in tutta regola la loro toeletta. Capii che la mèta era vicina. Infatti dopo alcuni passi il latrare dei cani ci annunzia prossima la casa. Usciamo dalla foresta ed entriamo in un orto accuratamente coltivato a yuca. Vi sono tre capanne, una del vecchio Ungucha , l'altra del medico Cayucha e la terza del jivaro Nantipa. Nel centro havvi una spianata, sopra la quale stanno preparando i pali necessarii per fabbricarvi una casa grande, ove radunare le tre famiglie.

Mi avviai alla capanna dove giaceva l'infermo. Al vedermi mi vennero tutti all'incontro, salutandomi e dimostrando un contento ineffabile. Li salutai anch'io e li feci inginocchiare là sulla spianata a recitare una preghiera; quindi entrai nella capannuccia fatta espressamente per Yangura, il quale nonostante gli acerbissimi dolori mi dimostrò meglio che potè il suo contento. Stava il poveretto sul duro letto lamentandosi dolorosamente. Gli scoprii il corpo, ed ahi orrore ! era veramente lacero! Il braccio destro era affatto dilaniato; sotto l'ascella pendevano le carni lacere e putride, l'osso era frantumato in diverse parti e ridotto a scheggie; seguendo il braccio fino alla mano vi si contavano 15 morsicature, che passavano le carni da parte a parte, il tutto era un ammasso di carne, gonfio e pieno di materia putrefatta ; nella gamba sinistra pure si contavano sei morsicature, altre quattro si vedevano nel braccio sinistro ; da ciascun foro prodotto dalle morsicature usciva continuamente materia putrefatta, esalando un fetore insopportabile. Lo lavai con acquavite, applicai sulle ferite dell'acido fenico, gli appesi al collo la medaglia di Maria Ausiliatrice, gli feci recitare una piccola preghiera, e cominciai a prepararlo a ricevere il santo Battesimo, perchè salvo un miracolo della Vergine SS. era certa la sua prossima morte. Fui a visitarlo durante la notte ed al mattino fatto un po' di catechismo ai selvaggi, e curate nuovamente le ferite all'infermo, andai a vedere un'altra jivarìa, situata più in là verso occidente, a due ore di cammino.

Tornato alla jivaria dell' Ungucha, passai il giorno facendo un po' di bene a quei selvaggi e preparando l'infermo a ricevere degnamente le acque battesimali che gli promisi per il giorno dopo.

Al mattino del sabato infatti mi alzo più presto del solito, corro al caro Yangura; gli ripeto ancora una volta in jivaro linguaggio le cose più necessarie: l'unità e trinità di Dio, la giustizia divina, la venuta, morte e risurrezione di Cristo, la necessità del battesimo : e radunatisi tutti gli Divari all'intorno, fatto recitare il Pater noster ed il Credo, chiamandolo col nome di Giuseppe Maria lasciai cadere sul suo capo le acque purificatrici, le acque che dovevano lavare l'anima sua e rompere le catene del demonio, che da più di 3o anni lo tenevano avvinto. L'atto solenne era compito e il poverino assai commosso ben dimostrava di conoscere la grazia grande che in quel momento aveva ricevuto...

L'indomani, domenica, mi premeva trovarmi per tempo a Gualaquiza. Feci un po' di catechismo a quegli indii, quindi distribuii loro alcuni gingilli, e salutato un'ultima volta l'infermo, partii in gran fretta, ma per varii incidenti non giunsi alla missione che la domenica sera. Pazienza: è sempre un gran conforto quello di avere avviato un'anima al paradiso!...

IL CULTO di MARIA AUSILIATRICE

Noí siamo persuasi, che nelle vicende dolorose del tempi che corrono non ci restano altri conforti che quelli del cielo, e tra questi l'intercessione potente di quella benedetta C che fu in ogni tempo l'Aiuto del Cristiani.   PIO PP. X.

1 - La divozione a Maria SS. Ausiliatrice.

LA storia della soavissima divozione che tutto il mondo cristiano professa a Maria Santissima è la storia delle meraviglie operate dalla Regina del Cielo a favore del popolo cristiano.

Oggi - per divozione a Maria Ausiliatrice - s'intende generalmente quell'affettuosissimo culto in cui si tiene la taumaturga Immagine, venerata nel Santuario di Valdocco in Torino. Ma, se si pon mente, la divozione a Maria, sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani, s'identifica, in realtà, colla stessa divozione che la Chiesa ha sempre avuto per la Madonna ; ed è il vero aspetto in cui la Chiesa Cattolica, sin dai tempi apostolici, ha riguardato la Madre di Dio.

Pertanto, la divozione a Maria Ausìliatrice risale al dì solenne che il Redentore moribondo, dall'alto della croce, comandò al discepolo prediletto e in lui a tutti i cristiani, di riguardare e rìtenere Maria Santìssima qual dolcissima Madre. La confidenza e l'amore che l'apostolo san Giovanni pose in quell'istante nella benedetta Madre di Dio, furono i primi omaggi dì quel tenerissimo culto col quale ogni secolo ha poi onorato la pìetosa Ausiliatrice.

Anzi, se una delle glorie di Maria è l'essere stata, al pari del suo divin Figlio, prefigurata in mille guise nei libri dell'antico Testamento; e la sue figure più belle sono, al dir dei sacri interpreti, quelle eroine che furono l'aiuto e la salvezza del popolo d'Israele, possiamo dire con tutta verità, che Debora, Gìuditta ed Ester preconizzarono la Vergine Santa, appunto quale amorosa e potente ausiliatrice del popolo cristiano.

Conforme è il linguaggio dei Padri. La bella ed affettuosa preghiera: «Sancta Maria, succurre miseris.... » con cuì si chiede alla Vergine che tutti quelli che celebrano la sua memoria, sentano gli effetti del suo aiuto, è del più grande dei Dottori della Chiesa, cioè di Sant'Agostino. S. Efrem dìce esplìcitamente, che Maria è dei peccatori e dei miseri avvocata ed ausiliatrice, e ferma salvezza di tutti i cristiani che ricorrono a Lei con schiettezza di affetto (Serm. de laud. Deiparae). S. Giovanni Crisostomo, il più dotto ed eloquente dei Padrì della Chìesa Orientale, inneggia a Lei, onore, gloria e sostegno della Chiesa: Ave... Ecclesiae nostrae decus, gloria et firmamentum (In serm. - Apud Metaph). S. Gregorio Nazìanzeno l'ìnvoca assidua e potente ausiliatrice (Trag. « Christus patiens. »); S. Andrea di Candia, propugnacolo della fede cristiana, aiuto dei fedeli e comune rifugio di tutti i cristiani (Serm. IV in Nativ. -- Serm. l in dorm. Deip. etc.); S. Germano Patriarca di Costantinopoli, non contento di averla invocata rifugio miracoloso ed amorevole di tutti i cristiani (Serm. in Annunt. Deiparae. ), la prega « a stendere a tutto il mondo la sua destra ausiliatrice » universo mundo auxiliatricem manum team porrige (Serm. in praesent. Deiparae.). S. Epifanio, che definì la Vergine « un libro misterioso, di cui Dio è l'autore e nel quale il mondo intero ha potuto leggere agevolmente tutti i misteri del Verbo-Dio fatto uomo », anch'egli l'invoca affettuosamente fiducia fermissima dei Cristiani (In laudibus Deiparae.). S. Anselmo, Arcivescovo di Cantorbery, ne' suoi Colloqui celesti non si sazia di chiamarla sua celeste ausiliatrice « coelestis auxiliatrix » (Alloquia coelestia, sive faculae piorum affectuum XXI, XXVIII etc. ).

E finalmente, per tacere di altri, San Bernardo dichiara solennemente che « non si è mai udito, dacchè mondo è mondo, che alcuno ricorrendo alla protezione di Lei, implorando il suo patrocinio, domandando il suo aiuto, sia stato abbandonato. »

Eguale è pure lo spirìto di tutta la sacra liturgia : « Concedi, o misericordioso Iddio, un nuovo sostegno alla nostra fragilità in occasione della memoria che celebriamo della santa Madre di Dio e la che la sua intercessione ci aiuti a risorgere dalla morte dei nostri Peccati (In hon. B. M. V. post Purif.).» Altrove si attribuisce unicamente a Maria la sconfitta di tutte le eresie: « Tu sola, cunctas haereses interemisti in universo mundo ».

Tuttavia, nelle Lìtanie Lauretane, ove si enumerano non solo i privilegi e le virtù della Madre di Dio e i simbolì con cui i Profetì preconizzarono le sue glorie, ma anche ì titoli che Ella Possiede alla nostra fiducia e l'altissima sua dignità sopra tutti glì esseri creati, mancò per molti secoli l'invocazione più commovente ed espressiva di ogni altra: « Auxilium Christianorum, ora Pro nobis ».

Date memorande.

Nel Santuario di Valdocco. - Omai la pompa con cui si svolgono la sacre funzioni nel maggior Santuario di Maria Ausiliatrice e la pietà con cui sono accompagnate, son note ai lettori ; e noi, anche per non ripeterci, abbiamo stabilito quest'anno di far menzione appena di quelle solennità o di quegli avvenimenti speciali, di cui sarebbe una mancanza il non far cenno speciale. Ma fin da gennaio, dobbiam tornare sul carissimo argomento ; poichè il Santuario di Valdocco certo fu a pochi secondo nel commemorare solennemente il Cinquantenario della Definizione Dommatica dell'Immacolata Concezione di Maria SS.

La memoranda festività dell'8 dìcembre fu preceduta da un triduo solennissimo, preannunziato da appositi inviti, largamente diffusi, aventi a lato una splendida immagine dell'Immacolata, quella stessa di cui fregiammo lo

scorso numero del Bollettino. Alle funzioni celebratesi al mattino e alla sera con analoga predicazione divota, intervenne sempre anche una gran folla di popolo con un contegno veramente edificante. La vigilia poi mentre la sommità esterna della cupola splendeva di cento fiammelle attorno la , statua dell'Immacolata lassù torreggiante, tutta la grande famiglia dell'Oratorio (mille e cinquanta persone!) sì riversava nel gran tempio per recitare in comune, unita in un solo affetto, le preghiere della sera. Il Santuario era immerso in un mare di luce. Attorno l'altar maggiore e le lesene, e tutt'in giro il cornicione e fin sull'alta cupola splendevano più di tremila e cinquecento candele e lampade elettriche, che insieme alla ricchezza degli addobbi di raso rosso in seta con bianchi fiorami imitanti vagamente l'argento, davano al Santuario un incanto e un'imponenza che non si può descrivere. L'altar maggiore poi nel nuovissimo suo apparato scintillava sfarzosamente, e su di esso la prodigiosa Immagine colle auree corone splendentissìme, tutta ammantata di vivissima luce, campeggiava sorridente, attraendo a sè non pure lo sguardo, ma anche il cuore di tutti. E noi per tutti pregammo in quei momenti solenni, ma specialmente per quelli che avevano fatto richiesta di particolari preghiere e per tutti i nostri benefattori. Questa, a parer nostro, fu la miglior apertura della grande solennità, che per la frequenza dei Santi Sacramenti, per la dolce severità della musica, pel ricordo delle particolari attinenze fra l'Immacolata e D. Bosco, per l'offerta alla Vergine dell'Omaggio gìubilare della Famiglia Salesiana e per la suggestività della data cinquantenaria, nè poteva riuscire più spontaneamente solenne, nè destare nell'animo di tutti emozioni più vive e profonde. Disse il panegirico il salesiano Don Anzini, tessendo un inno entusiastico ed affettuosissimo che commosse gli affollati uditori. Prima della benedizione si ripetè con effetto sorprendente la grandiosa antifona Corona aurea, del M. Cav. Dogliani, da ottocento voci! Oh! duri eterna nei nostri cuori la memoria di sì lietissima festa.

Adernò. - Il 21 novembre u. s. fu per questa città un giorno di vera esultanza. Nelle ore antimeridiane una nuova statua di Maria SS. Ausiliatrice fu portata in trionfo, tra lo sparo di mortaretti e gli evviva del popolo, dalla Chiesa dei SS. Filippo e Giacomo Apostoli alla Chiesa Matrice. Quivi cantò la messa il Direttore del Collegio Salesiano di Catania, e tessè il discorso di circostanza il rev.mo Ispettore delle Case Salesiane in Sicilia. L'egregio oratore trasfuse nel panegirico tutto l'ardore di un'anima esuberante di amore per la Vergine Benedetta.

Verso le 4 pom. il simulacro venne portato in giro per le vie della città. Al suo uscire di Chiesa, ebbe luogo gran getto di fiori, di strisce, e la così detta volata dell'angelo, tradizione che trova forse l'origine nelle laudi del trecento. Per le vie da ogni parte piovevano fiori e si gridava: Viva Maria Ausiliatrice! Compito il giro delle vie principali della città, si tornò alla chiesa che era tutta una festa di luce e di armonie, ove si impartì la benedizione.

GRAZIE dí MARIA AUSILIATRICE

Nella festa di Maria Ausiliatrice.

La nostra bimba Rosaria, di anni sette, in seguito a scarlattina, ricadde seriamente ammalata per nefrite con febbri altissime, sicchè medici distinti ed affezionati temevano pei giorni suoi. La malattia si manifestò appunto un gìorno o due prima che si cominciasse la novena a Maria Ausiliatrìce. Durante la novena si fecero in paese preghiere e tridui, ma pur troppo al sabbato, vigilia della festa di Maria Ausìliatrice, sembrava che la nostra cara ammalata non dovesse più rivedere il giorno. Allora, in que' terribili istanti, prostrati in ginocchio, confidando nell'aiuto potente di Maria Ausìliatrice, promettemmo un'offerta al suo Santuario. Dopo alcune ore la nostra ammalata, come se ritornasse a novella vita, si mise a ridere e scherzare co' presenti, a chiamar vicino a sè ì due dottori suoi zii e poi si addormentò placidamente. Alla domenica, festa dì Maria Ausìliatrìce, la temperatura che negli altri giorni si manteneva verso 40 gradi o 41, scese a 38 ed al lunedì disparve. Troppo essendo palese il potente aiuto di Maria, e illuminando i medici, e sorreggendo noi poveri genitori, di gran cuore adempiamo la nostra promessa, in un altro giorno a Maria non men caro, invocando da Lei la sua protezione sempre, ma più ancora in morte.

Vezzo d'Alba, 8 dicembre 1904.

FELICE, LUIGIA e ROSARIA TROIJA. Ricorriamo a Maria Ausiliatrice.

La mia sorella Pia s'era messa a letto con una angina reumatica. Passarono 7 giorni, ed il male cresceva ognor più, di modo che all'ottavo giorno si presentò un ascesso nella parte superiore della volta palatina, ma di dietro le tonsille, dimodochè il medico non lo poteva vedere per ficcarvi la lancetta. Non giovava alcun rimedio dell'arte medica, ed all'undicesimo giorno il male s'era fatto sì serio, che bisognò rìcorrere al consulto di altro medico, giacchè oltre l'ascesso era incominciata la paresi del velo palatino ed esofago con minaccia d'estendersi sempre più. La paziente era già quasi un dì che non poteva inghiottire la più piccola goccia d'acqua, mancandole i moti peristalcici dell'esofago. Il caso era assai disperato, e ci preparavamo ad un grande dolore. Mi venne allora l'ìdea di telegrafare a Don Rua a Torino acciocchè coi suoi fanciulli pregasse Maria SS. Ausìliatrice. Spedii il telegramma circa le 3 poro. del 24 novembre ed io incominciai una novena di preghiere a Maria SS. Erano le 10 1/2 di notte ed il male era sempre grave. L'ammalata piangeva, disperata. La incoraggiai e le dissi di confidare in Maria SS. Ausiliatrice e di recitare con me, almeno mentalmente, una Salve Regina. Chi il crederebbe? Le preghiere dei buoni orfanelli di Don Bosco, preganti per l'inferma durante la Benedizione serale col SS. Sacramento erano state esaudite (1). Alle 11 di quella stessa notte bevette due scodelline di latte. La grazia era incominciata. O Maria SS. Ausiliatrice, sii tu benedetta! Io, mia sorella i miei tutti ti siamo eternamente grati. Tu sei veramente Madre con quelli che a te fidenti ricorrono. Grazie, grazie

La Pia ora è perfettamente guarìta ed accudisce alle sue faccende.

Cividale del Friuli, 3 dicembre 1904.

Sac. UBALDO Picco Cooperatore Salesiano.

(1) Rechiamo a conoscenza delle persone che desiderano grazie da Maria SS. Ausiliatrice, come uno dei mezzi più frequenti con cui suole elargire i suoi favori questa tenerissima Madre, è quello di pregarla con un triduo o una novena di Benedizioni col SS. Sacramento, all'altar maggiore del suo Santuario.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:

A*) Acqui: D. Guglielmo Falco per A. F. 5. - Alassio. Ghiglione Egidio 0,45. - Alba: N. N. Appendino Giacomo: Rosello Delfina. - Alcamo Dia Brigida 2. - Alessandria: N. N. - Almese: Cinato Giustina ; V. P. - Ancona: Novelli Vincenza 5. - Arbatax (Cagliari) : Donna Rosina Loy Balleco 5. -Arignano: Esiore Margherita. - Asti: N. N. 100; M. S. 5. - Aulla: N. N. 5. - Avellino: D. Giovanni Gionfrida 10. - Avuglione: Vidotto Anna e Pavesio Vitalina.

B) - Baffodi: D. G. B. Lasi 50. - Bagnone (Massa): Sbarra Emilia per N. N. 5. - Besano: Alini Pietro io. - Rinasco: N. N. 5. - Boca: Del Boca Vittorio. - Bra: Raimale Giovanni. - Budrio : G. M. 1. - Buggerru (Cagliari) : Rava Pietro 10. - Busca; Gallo Lucia. - Busto Arsizio: Motta Crocifissa 5. - Busto Garolfo : Besana Don Giovanni io.

C) - Cagliari: Mancanza D. Edoardo 2 ; Clara Pignoli 5. - Calascibetta (Caltanisetta) : Tita Cor vaia Elisa 5. - Camerana : Bosio Carlo 3. - Cantalupa: Pignatelli Teresa 3. - Cardè: Villosio Maddalena. - Caresana Novara): Vacino Giulietta 5.-Carloforte: Buzzi Giuseppe 1. -Carmagnola: S. M. - Cascina Arcore (Voghera) : Stassano Teresa Scaccheri 10. - Casteggio: Francisetti Pietro 1,30. - Caslelnuovo Calcea: N. N. 2. - Castelnuovo d'Asti: N. N. 5. - Castelrosso: Busello Angela. - Castiglione Tinella: Frasinetti Giuseppe 1,15. -- Castrogiovanni: Ragusa can. Gaetano Wiluro 2. - Cavaglià : D. A. Broggini per N. N. 5. - Cavaglio d'Agogna : Tacca Clara 5. - Cellarengo (Asti) : Mignatta Giuseppe ; Bordiga Tommaso. - Centuripe : Gulisano Francesco di Giacomo 2. - Ceppomorelli (Novara) : Pinaglia Domenica io. - Ceva : G. M. 5. - Chieri : Berruto Margherita i ; N. N. - Chivasso: Gurgo Cristina 5. - Clavesano: Devalle Giuseppe. - Cloz (Trentino) : Rizzi Serafina 15. - Codevilla (Pavia) : Migliora Maria 5. - Conversano: N. N. - Costigliole di Saluzzo: Catterina Savio Dogliani. - Cordignano (Treviso) Nicolò Civran. -- Cortina (Austria): Alvera Veneranda 7,85. Cumiana. Turinetta Candida. - Castellinaldo (Cuneo) : Bordino Rosa.

D) - Druent: Mensio Rosa.

F) -- Fagagna (Udine) : Gonano Burelli Marianna 40. - Feletto Canavese : Oddone Agnese. - Fumane (Verona) : Arduini Augusta 2,50.

G) Gagliano Castelferrato (Catania) : Cuva Cav. Alessandro 10. - Genoni: Tola Battista 11o. - Genoz'a: Luigia Bonino Del Re 50; Sac. G. R. 5. - Giuonaglio (Svizzera) : Piezzi Innocenta per Cerini Maria 5. - Grinzane d'Alba: Viglione Rosa n. Pelissero.

I) -- Iglesias (Sassari) : N. N. 1.- Isolabella: N.N. - Isola d'Asti : G. R. - Ivrea: N. N. 2.

L) - Lanusei (Cagliari) : Ibba Demuro Monserrata o. - La .Stille (Aosta) : Done, Elena. - Livorno : N. N. - Long-astrino (Ferrara) : Ferretti Giuseppa 2. - Lovere (Bergamo): N. N. 5. - Lugo : Malferrari Antonio 5o. -- Luino (Como): Giuseppina Camisoni Colombani 2.

M) - Magadino: Moschetti Giacomo 5. - .haniago (Udine) : Calligaro Vittoria 5. - Melano (Svizzera) : Broggi Angela 2. - Mineo (Catania) Capuana Giuseppa ved. Sidoti 3 ; Sidoti Luigi i. - MirabelloMonferrato: Ch.° Luigi Ricaldone.Mogoro : R. P. 1o. -- Moncucco : Gaiotto Rosa. - Mondovì: N. N. - Monteluao: Cioni Carlo.

N) - Negrar: Brughenti D. Domenico per N. N. 4,90. - Nizza Monferrato: Lissa Maurizio. - Nobiallo: Pettazzi Giulia, Mssa 40.

O) - Ortonovo : D. Livio Colombo 5. - Ozieri: Liri Leonardo 5.

P) -- Palermo : Luisa Cosertino Barba 10. - Passirano (Brescia) : Micanzi Maria. - Perletto: Delpiano Angela ; Muratore Giovanni 40. - Piano d'Isola d'Asti : Mombercelli-Biglia Luisa 3. - Piobesi : Aliberti Catterina. - Ponte di Legno (Brescia): D. G. B. Signorini 25. - Ponzone d'Acqui : Ivaldi Celestina di Pietro 42. - Pucisce-Praznice (Dalmazia) : Caterina Mihovilovic-Savij di Giovanni.

R) - Riobamba (Equatore) : Marelli Leopoldo. - Riva di Chieri : Benedicenti v., Teresa 5. - Roma: Enrici-Guerci Francesca 10, pel figlio Enrico. - Roncaglia (Piacenza) : Maria Corvi Gentilini 10. - Roreto: Lambert; Francesca. - Rosa (Vicenza) Ferrarese Angelo 8. - Rossiglione : Pizzorni Luigi 2.

S) -- Saluggia : Scala Maddalena. - Saluzzo Maria Abbà Musso 5. - Sampierdarena . Conzani Raineri. - S. Renmo : Chiavasso Lucia 5. - Sirma Salvatore Monf : N. N. 2. - S. Albano Zavattarello. Cullacciati Paolo fu Antonio 2. - Santa Brigida (Firenze) : Brilli Annunziata 1. - Santa Croce di Magliano (Campobasso): N. N. 5 ; Prospero Can. Tartaglia arciprete 10. -- S. Maria della Versa (Stradella) : Cattaneo Giuseppina 9,90. - S. Vittoria d'Alba (Cuneo) : Poro Iardini Teresa 7 ; M. A1. 1,50: Bricio Orsola e Teresa ; varie persone divote 86,95. - Saltrio : G. G. 2. - Scaldasole (Pavia) : Poltroneri Giovanni 1. - Senorbi (Cagliari) : Capri Albina io. - Sesto al Reghena (Udine) : Angela Brusadini 3. - Settala (Milano) Gatti D. Giuseppe 5. - Settignano (Firenze) : Paoletti Adele 5. - Soave: Busello Carolina Bettile 5: - Solduno (Ticino) : Taglio Catterina 5. - Sommariva del Roseo : Abate Casalis. - Spezia : N. N. 100 ; P. C. studente liceale. - Stresa : Tognacca Marianna v. Mozzolatti 5.

T) - Tarsogno : Noberini Fortunata. - Tonco Monferrato: Ansaldi Maddalena 5. - Torgnon: Ottin Joseph 4. -- Torino: Oggero Giusto ; V. R. ; Marello Margherita 6 ; Sorelle Rossi 2 ; Gai Maria ; Manfredi Pietro ; Formentano Gio. ; F. R. ; Bellezia Maria n. Burlengo ; N. N. ; N. N. 5 ; Massa Costanza ; Valente Maddalena 5. - Torre S. Giorgio : Costamagna Antonia. - Tortona : Ministelli Lucia. - Treviso: D'Aletti ch. Vittorio 1o. - Trignano : Perfetti D. Luigi parroco 5. - Troina: Saluzzo Grazia 10 ; Can. Lo Giudice 5. - Troncano (Novara) : Maffei D. Alfonso 2o.

V) - Valfenera d'Asti: Visconti Antonio ; Famiglia Fiorito ; Quarona Giuseppe. - Venezia: Rubini Prof. Antonio 5 ; C. Bianchini Luigia 5. - Ventimiglia : Raineri Maddalena 5o. - Vercelli Mancassola Giovanni 22, anche a nome del bambino Ivaldi di Vercelli ; N. N. 5. - Vezia (Svizzera) : Daldini Felice 20. - Viarigi : N. N.; Ponzone Giovanna 2. - Vicenza : Bottazzi Antonio 30. - Vicoforte: Coniugi Pularini. - Vigliano d'Asti: Alciati Maria. - Villa di Chiavenna (Sondrio) Tam Orsino 3. - Vinchio : Rondoletti Angela 13. - Vinovo : Benso Maria. - Voghera : Maria San Pietro Pastore.

X) - Ch. Cirillo Malesani. - Antonietta Rollè. - N. N. Seminarista 1,50. - D. S. M. Santuario di Maria Ausiliatrice - Torino.

A comodità dei Cooperatori e delle Cooperatrici torinesi, pubblichiamo l'orario delle sacre funzioni mensili del Santuario di Valdocco,

6 - Epifania di N. S. G. C. - Ore 6,30 e 7,30, Messe della Comunione generale : Ore 10, Messa solenne: Ore 15,30, Vespro, discorso e benedizione solenne.

15 -- Festa di S. Maurizio - Alle 10, Messa solenne.

24 - Solenne commemorazione di Maria SS. Ausiliatrice - Speciali funzioni alle 6, 7,30 ed alle 17.

26, 27, 28 - Triduo in preparazione alla festa di S. Francesco di Sales - Dopo la messa delle 6, predica e benedizione.

29 - Festa di S. FRANCESCO DI SALES - Messe ogni mezz'ora, dalle 5 fino a mezzogiorno - alle 10, messa pontificale - alle 15,30 vespri pontificali, panegirico e trina benedizione col SS. Sacramento.

30 - Tutte le preghiere fatte nel Santuario sono applicate in suffragio dei Salesiani, benefattori e cooperatori defunti.

31 - XVII Anniversario della morte di D. Bosco; alle ore 10 messa solenne pontificale in suo suffragio.

Notizie compendiate

La bontà del S. Padre. - Apprendiamo con la più dolce commozione, che il S. Padre Pio X si è degnato d'inviare un bellissimo dono alla Scuola dí Religione dell'Oratorio Salesiano « S. Filippo Neri » di Catania. È un bellissimo orologio di argent-broulé, stile rinascimento, con lo stemma pontificio in rilievo, circondato dalle seguenti parole : Filiorum pielati Patris amor. All'orologio il Santo Padre degnavasi di unire in un elegante astuccio, tre belle medaglie commemorative del I anno del suo Pontificato, una d'oro, un'altra d'argento ed una terza di bronzo. Questi oggetti doppiamente preziosi, saranno dati in premio ai migliori per studio e frequenza. Il Santo Padre, degnavasi anche d'inviare l'Apostolica benedizione al Direttore della Scuola, nonchè agli insegnanti ed agli alunni. I giovani dell'Oratorio S. Filippo non potevano ricevere un eccitamento più caro ed autorevole allo studio ed all'amore di nostra S. Religione.

Un altro tratto della singolare benevolenza del S. Padre toccò al piccolo Seminario di Potenza, affidato recentemente da quell'Ecc.mo Vescovo ai Salesiani. Lo zelante Pastore, nell'ultima udienza a lui concessa dal Sonno Pontefice, esponeva a Sua Santità i bisogni della sua Diocesi e l'urgenza di soccorsi pel piccolo Seminario. E Sua Santità, togliendo dallo scrigno due biglietti da mille, consegnandoli a Mons. Monterisi : « Prenda, Monsignore, gli disse : serviranno pel suo piccolo Seminario. Siamo poveretti, è vero; ma facciamo volentieri quel poco che possiamo... E quando si trovasse proprio nelle strettezze, ci scriva, Monsignore ; non mancheremo di venirle in soccorso. »

Il buon Dio conservi per molti anni un Pontefice così affabile, mite, zelante e caritatevole, al bene ed all'amore di tutta la Chiesa

Il nuovo Vescovo di Bobbio. -- A reggere l'illustre Diocesi di Bobbio, rimasta vacante per la promozione di S. Ecc. Rev.ma Mons. Pasquale Morganti alla Sede Metropolitana di Ravenna, fu eletto dal S. Padre l'ill.mo e Rev.mo Mons. Carlo Castelli, obblato dei SS. Ambrogio e Carlo, e Proposto-Parroco della città di Busto Arsizio. Il 7 dicembre, festa dell'ordinazione di S. Ambrogio e nella perinsigne sua Basilica in Milano, il novello Vescovo fu consacrato dall'Em.mo Card. Ferrari, assistito da Monsignor Morganti e da Monsignor Ciceri, Vescovo di Pavia. Voli gradito al nuovo Pastore della Chiesa Bobbiese anche l'omaggio della nostra esultanza e dei nostri ferventi auguri.

Dall'Italia.

BOLOGNA. - Adunanza di Cooperatori Salesiani. - L'Avvenire di Bologna dà un ampio resoconto dell'adunanza tenutasi dai Cooperatori nell'istituto salesiano fuori Porta Galliera, la domenica 27 novembre.

« L'egregio Mons. Carpanelli, così l'ottimo Avvenire, annunciò all'eletto stuolo intervenuto la partenza del M. R. Don Viglietti, chiamato dall'ubbidienza a portare in altra città la sua attività e il suo zelo. Parlò quindi il nuovo Direttore Don Riccardi, dicendo della sua trepidanza nell'accettare la successione di Don Viglietti il quale aveva saputo guadagnare tutta la simpatia e l'appoggio dei bolognesi. Si mise , per così dire , nelle mani dei Cooperatori Salesiani ; assicurò tutti della massima sollecitudine dei Salesiani in pro della gioventù bolognese, specialmente con gli Oratori festivi ; e raccomandò, oltre la carità del danaro, anche quella del lavoro per i diversi laboratorî...

« Anche il nostro direttore, Rocca d'Adria, raccomandò l'Istituto, per il bene che ne deriva e ne deriverà sempre maggiore ai figli del popolo della nostra Bologna. L' Eminentissimo Card. Svampa chiuse l'adunanza ricordando quanto bene si è potuto fare, e quante volte egli e Don Viglietti ebbero a toccare con mano l'intervento della Provvidenza in questi nove anni; da quante angustie li tolse il Signore man mano che i lavori progredivano, a quali e quanti bisogni si potè far fronte. Ciò che si è fatto è un pegno di quello che si potrà fare coll'aiuto e lo zelo dei buoni Cooperatori. I Salesiani vi mettono tutto il loro spirito di sacrificio, e non fu lieve sacrificio quello di Don Viglietti di lasciare Bologna, e quello di Don Riccardi di lasciare per Bologna Torino. A questi sacrifici del cuore, i Cooperatori si uniscano col sacrificio della borsa. Raccomandò che si tengano più frequenti le adunanze dei Cooperatori, che si rinvigoriscano i comitati per modo che si debba presto vedere il frutto dello zelo comune, mediante nuovi aiuti della Provvidenza.

» L'adunanza si sciolse con una breve funzione nella cappella dell'istituto, ove venne impartita la benedizione col SS. dal M. R. Don Farina ispettore salesiano per l'Emilia. »

TORINO - Il decennio dell' « Unione Antichi Allievi » dell'Oratorio festivo di Valdocco. - Gli antichi allievi dell'Oratorio esterno di Valdocco, il 10 dicembre celebrarono il decennio della fondazione della loro Unione con una funzione religiosa alla quale intervennero dodici Società con bandiera ; indi recarono un cuore d'argento al Santuario di Maria Ausiliatrice, nonchè una corona stilla tomba di D. Bosco. All'agape sociale, che ebbe luogo nel Collegio di Valsalice, parlarono assai applauditi il direttore Don Giuseppe Pavia, il sig. Arduino, un rappresentante delle unioni professionali, il sig. Cominetti pel Coraggio cattolico, il sig. Corino e molti altri. Chiuse la serie dei discorsi l'avv. Saverio Fino, il quale ricordò la benedizione di D. Bosco che perdura sopra le sue opere, e fu applauditissimo. La banda del medesimo Oratorio prestava servizio d'onore.

Dall'Estero.

ZURIGO - Lavoriamo per gli emigranti. - Il giorno 20 dello scorso novembre S. E. Mons. Giovanni Fedele Battaglia, Vescovo di Coira, accompagnato dal suo cappellano di palazzo Sac. Dott. Rouss e dal nob. cav. Edoardo d'Orelli, si degnò di visitare la Missione italiana, diretta dai nostri Confratelli, per assistere pontificalmente alla S. Messa e per amministrare la Cresima a cinquanta giovinetti italiani. Ringraziamo ex corde lo zelante Pastore, facendo voti che in un'altra sua visita, che speriamo prossima, abbia il conforto di raccogliere una messe anche più abbondante.

A questo proposito sappiamo che, negli ultimi giorni dedicati all'istruzione della Cresima, si presentarono alla Missione per ricevere il S. Sacramento più di 20o ragazzi italiani. I nostri Confratelli non poterono esaudirli, perché li riconobbero del tutto ignoranti nella dottrina cristiana. Il fatto, mentre attesta la pietà, pur sempre radicata nell'anima buona dei nostri connazionali, reclama la necessità di un intensa opera istruttiva, per i nostri emigranti - all'estero ed in Italia.

CAPETOWN (Sud-Africa). - L'Istituto salesiano, aperto in questa lontana colonia, va prendendo un lieto sviluppo. Non essendo più sufficiente l'antico fabbricato a dar ricetto al numero grande di fanciulli che reclamano una buona educazione, si tolse in affitto un vicino locale capace di 72 letti. In questo modo si poterono sviluppare e regolare le scuole. Inoltre il 15 ottobre, nella Cappella dell'Istituto, si tenne la 1a Conferenza salesiana con grande affluenza di Cooperatori. Mons. Rooney, Vescovo locale, impedito d'intervenirvi mandò al Direttore una cara letterina, nella quale manifestava tutta la sua simpatia per l'opera salesiana. Frutto immediato della conferenza fu una pubblica sottoscrizione per una Casa più ampia, capace di soddisfare ai bisogni della gioventù povera ed abbandonata della Colonia del Capo.

Ultime notizie.

*** A Batataes, pittoresca e promettente città dello Stato di S. Paolo del Brasile, si stanziarono ultimamente i figli di D. Bosco e le Suore di Maria Ausiliatrice. Queste vi assunsero la direzione di un importante Collegio per giovanette, con annesso un Oratorio festivo. I Salesiani anch'essi presero possesso di un bel locale per un Collegio interno di ragazzi ov'apriranno anch'essi un Oratorio festivo. Il ricevimento fu entusiastico e solenne.

*** In Vianna do Castello, illustre e antica città della provincia del Minho in Portogallo, si accettò la direzione di un'altra Casa di arti e mestieri.

* ** Alla Commissione organizzatrice dei solenni festeggiamenti Mariani nel 5o° dell'Immacolata in Nictheroy (Brasile), il S. Padre Pio X si degnò di mandare un nuovo pegno della sua soddisfazione pel brillante esito che hanno avuto quelle feste. quanto prima daremo una relazione completa degli ultimi pellegrinaggi.

* ** Dall'Equatore i Missionari chiedono ai benemeriti Cooperatori l'aiuto di speciali preghiere. Temono che abbiano a rinnovarsi vi e amarezze per tante anime pie di quell'eletta e generosa Repubblica.

* ** Cominciano ad arrivarci notizie del viaggio delle singole carovane dei nostri Missionari. Quelle che ci son finora pervenute, son tutte consolanti; tranne uno scontro terribile in alto mare del piroscafo Orione con un bastimento inglese. Sull'Orione trovavansi 15 missionari con a capo Don Luigi Costamagna, diretti al Chili; ma per grazia del cielo non ne seguì alcun sinistro. I particolari ad altro numero.

NECROLOGIA

La Sìgn.a Irene Borghì ved. Masettì.

IL giorno 22 nov. u. s. si spegneva nel bacio del Signore l'illustre cooperatrice Irene Borghi ved. Masetti, rapita nell'età di 72 anni, dopo breve e improvvisa malattia, ai parenti, agli amici e a quanti esperimentarono il cuore benefico di lei.

Degli agi che la Provvidenza le aveva concesso in copia, fu larga verso il prossimo e specialmente alla famiglia salesiana bolognese, perla quale ebbe affetto di mamma.

La sua pietà fervente, la carità verso i poverelli e quell'amore tutto materno di cui fu sempre accesa verso i figli di D. Bosco, ci affidano che presso il divin tribunale abbia trovato misericordia e pace. Nondimeno il cuore nostro, compreso dai più vivi sentimenti di gratitudine e di affetto, non cesserà mai dal suffragarne generosamente l'anima benedetta !

March. Achile Sassòlì-Tomba.

LA mattina del 28 novembre, cessava di vivere, poche ore dopo essersi piamente accostato alla Mensa Eucaristica il nobil uomo Marchese Avv. Achille Sassòli-Tomba, Commendatore dell'Ordine di S. Gregorio Magno.

Era nato a S. Agata in quel di Bologna il 10 febbraio 1836. Studiò nei primi anni al Seminario di Bologna, indi si laureò in legge in quella Università. Ancor giovanissimo fu un cattolico militante di vaste vedute. Fondatore col Casoni, col Venturoli ed altri, dell'Accademia filosofica di San Tommaso d'Aquino, prese parte attivissima dal 1893 alla Società della Gioventù Cattolica, assistette ai celebri congressi di Malines nel Belgio, e fu uno dei primi a far conoscere ai cattolici italiani l'utilità di ricercare nelle associazioni l'incremento delle forze per opporsi al male.

Prese parte vivissima a tutti i più importanti congressi cattolici, e fu Vice-Presidente del I° Congresso Salesiano, tenutosi l'anno 1895 in Bologna. Ricordiamo che in quelle imponenti adunanze egli riferì della necessità di dare un'educazione cattolica ai giovani operai prima per mezzo della madre in famiglia, poi per mezzo del padrone cristiano nell'officina, e contemporaneamente in ogni dì festivo per mezzo del sacerdote. Fu lui che pose trepidando il grave dilemma: « O voi ponete mano a quest'opera santa, e la società sarà salva; o voi non abbracciate con tutto lo zelo quest'opera, e (mi duole dirlo) farete congressi, moltiplicherete ogni maniera di opere buone, vi acquisterete grandi meriti professionali, ma le moltitudini infinite dei nostri monelli, fatte torme d'uomini senza fede e senza legge, porteranno terribili rovine alla patria, e immensi lutti a quella religione, che voi vi gloriate di professare e difendere da generosi soldati in Cristo! (1) »

Il nobil uomo, amato e stimato da tutti lascia larghissimo rimpianto. Egli godette l'amicizia di Pio IX che lo fece marchese, e la benevolenza di Leone XIII che lo insignì della commenda di San Gregorio Magno.

La memoria di lui sarà anche fra noi eternamente cara e solenne. Le nostre sentite condoglianze alla nobile sua famiglia.

Il Sacerdote Gìovannì Barìsone Direttore diocesano dei Cooperatori di Alessandria

NAto a Castelspina, fu alunno del Collegio S. Carlo di Borgo S. Martinò e poi del Seminario di Alessandria. Fatto sacerdote dispiegò il suo zelo prima a Piana di S. Michele come Vice parroco, poi per breve tempo a Casalbagliano e quindi in S. Giovannino ad Alessandria ove fu prevosto.

Fu questo il campo della sua fede operosa e incrollabile. Molte infatti sono le opere, cui rimarrà perpetuamente legata la sua memoria. Questi meriti gli avevano ottenuto la croce pio Ecclesia et Pontifice. Era pure direttore zelantissimo dei nostri cooperatori.

Sia pace eterna all'anima sua, per la quale noi invochiamo abbondanti suffragi da tutti i cooperatori, specialmente da quelli della diocesi in cui egli era direttore.

Il pittore Giuseppe Rollìnì.

MUNITO dei conforti di N. S. Religione, il 29 novembre u. s. spirava dopo lunga e dolorosa malattia il pittore Giuseppe Rollini, antico alunno dell'Oratorio. Con lui si spense una forte e nobile figura di artisti che amò l'arte con passione, e con tenace volontà ne proseguì gli ideali più eletti.

Nato a Gattico Novarese nel 1842, e venuto a Torino nel 1859, ebbe in D. Bosco un padre e un mecenate premuroso e intelligente. Il Gamba e il Gastaldi furono suoi maestri insigni ed amici affettuosi. I molteplici lavori da lui lasciati attesteranno anche ai posteri quanto egli abbia saputo giovarsi dei loro ammaestramenti.

Nell'Esposizione del 1884, in collaborazione col Vacca, decorò il castello medioevale. E da allora, soprattutto, fu per lui un avvicendarsi continuo di importanti lavori, eccellendo specialmente in quelli nei quali il sentimento religioso porgevagli potente inspirazione.

E così abbiamo di lui la decorazione del Duomo di Pinerolo in istile del quattrocento; della Chiesa del R. Parco nei dintorni di Torino, pel card. Alimonda in istile bizantino; del duomo di Cussanio in istile moderno; del castello del conte Bonoris a Montichiari Bresciano in istile del quattrocento, senza parlare di una quantità di lavori minori che il suo pennello instancabile e geniale sparse per l'Italia e per l'estero, tra cui ad esempio una diligentissima tela « La prima communione di S. Luigi » pel nostro Collegio di Borgo S. Martino.

Ma, come scrisse il Momento, « se queste furono vittorie, egli sognava il trionfo e l'ebbe nel Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino, che dipinse, chiamato per antica designazione del fondatore D. Bosco, e dove vinse grandi difficoltà tecniche, da esso il suo nome attendendo la gloria di un posto non ignorato nella storia dell'arte.» Il ricordo affettuoso del nostro valente antico alunno durerà eterno fra noi per queste pitture appunto e pel fedelissimo e fine suo ritratto ad olio rappresentante le sembianze del nostro Fondatore.

Siamo certi che l'anima di Giuseppe Rollini, dalla bontà riconoscente di Colei di cui egli ritrasse così splendidamente le glorie nella cupola del suo Santuario, sarà ammessa alla gloria celeste; tuttavia le invochiamo affettuosi suffragi.

Mons. Carlo Lorenzo Pampirio dell'ordine dei Predicatori, Arcivescovo di Vercelli.

QUEST'ILLUSTRE figlio di S. Domenico, oratore sacro eloquentissimo e pastore pio, saggìo e infaticabile, volò a ricevere il premio dei giusti la sera della seconda festa di Natale.

Era nato il 10 dicembre 1836 a Bosco Marengo, e quivi nel 1852 vestì l'abito religioso. Ordinato sacerdote nel 1859, si distinse assai nel suo Ordine, dove, oltre quella di Lettore in Teologia, coperse cariche insigni. Fu due volte Priore del Convento di Torino e poi Provinciale della Provincia del Piemonte ; ma sopratutto fu oratore sacro eloquentissimo, degno veramente di stare nel numero di quella pleiade di illustri banditori della parola di Dio che vanta l'Ordine di S. Domenico. Leone XIII il 27 febbraio 188o, lo preconizzò Vescovo di Alba, ove rimase fino al 1889, lasciando imperituro, carissimo ricordo. Il 24 maggio 1889, fu promosso all'arcivescovado di Vercelli; e quanto alta e proficua sia qui stata l'opera sua, non è possibile dire in poche parole.

Ma anche fuori dì queste sue diocesi Mons. Pampirio seppe esercitare un apostolato glorioso e ammirabile. Ad es. a molti congressi, tra i quali ricordiamo quello degli oratori festivi nel 1902 e il III Congresso Salesiano nel 1903, l' illustre Prelato domenicano fece risuonare patetica e persuasiva la sua voce. Per la sua morte quindi, non solo la Diocesi gloriosa di S. Eusebio, ma tutto il Piemonte prende il lutto. Noi pure, memori dell'alta benevolenza che ci portava il compianto Arcivescovo di Vercelli, deponiamo riverenti sulla sua tomba copiosi suffragi, e lo raccomandiamo con affetto alle preghiere dei Cooperatori.

(1) Cfr. Atti del Congresso Salesiano da Bologna.

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Fede e Civiltà - Mensile, illustrato. Abb. L. 2. Istituto Missioni Estere, Parma.

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La Domenica dell'Operaio - Settimanale. Abb. L. 2,50. Ferrara, Via Cairoti, 22.

Il Martello - Settimanale, umoristico. Abb. L. 2. Verona, Via S. Cosimo, 6.

L'Operaio Cattolico - Settimanale. Abb. L. 2. Vicenza. L'Ordine - Bisettimanale. Abb. L. 6. Alessandria, Via collegi, 10.

L'Araldo Lomellino - Settimanale. Abb. L. 3. Vigevano.

La Liguria - Settimanale. Abb. L. 2. Genova, Via Lomellini, 17-3.

Il Paese -- Settimanale. Abb. L. 4. Perugia.

Il Pensiero del Popolo - Settimanale. Abb. L. 3. Ivrea, Tipografia Tomatis.

li Rocciamelone - Abb. L. 3. Susa.

La Voce del Cuore - Quindicinale. Abb. L. i. Reggio Emilia.

La Patria - Foglio domenicale. Abb. L. 2,60. Lugano. Popolo e libertà - Foglio domenicale. Abb. L. 3. Locarno, Via delle Palme.

Bollettino della Società Antischiavista d'Italia -- Palermo. Bollettino del Terz'ordine di S. Francesco - Mensile.

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Il buon Consigliere - Rivista illustrata settimanale. Abb. annuo L. 4, semestrale L. 2. Roma, Via Pontefici, 49.

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Alessandro Volta - Periodico scientifico, letterario. Quindicinale. Abb. annuo L. 3. Como, Piazza Grimoldi, 2.

Fiori Cattolici e Bullettino Ecclesiastico - Opera periodica. Abb. annuo L. 2. Napoli, Largo Trinità Maggiore, 9.

L'Unione dei Parroci - Periodico canonico-giuridicoecclesiastico. Quindicinale, con appendice di predicazione, in 24 pagine. Abb. annuo L. 2. Presso il direttore sig. Don Giovare Eusebio Ferraris, prevosto in Serralunga di Crea (Alessandria). La Scintilla - Giornale della Domenica. Abb. annuo L. 3. Matera.

L'Amico   Periodico per i cattolici italiani del litorale. Settimanale. Abb. annuo, L. 6. Trieste, Piazza S. Giovanni, 4, II.

(1) Riconoscenti, diamo l'elenco dei giornali e periodici gentilmente inviati alla nostra Direzione od alla Libreria Salesiana.