BS 1890s|1892|Bollettino Salesiano Maggio 1892

ANNO XVI - N. 5   Esce una volta al mese.   MAGGIO 1892

BOLLETTINO SALESIANO

DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano - Via Cottolengo, N. 32, TORINO

SOMMARIO

Avviso.

Maria!

Orario della Novena e Solennità di Maria Ausiliatrice. Grazie di Maria Ausiliatrice. Feste Salesiane a Parma.

La prima Casa di D. Bosco nel Belgio (Liegi). Notizie dei nostri Missionari : Un Salesiano che si consacra alla cura dei lebbrosi nella Colombia (seguito). Passeggiate (Periodo III°).

Ozanam o le grandezze della Chiesa Cattolica nell'ordine scientifico e letterario. Cooperatori defunti.

AVVISo

Speriamo che anche in quest'anno, nell'occasione della festa di Maria Ausiliatrice, mediante lo zelo dei Direttori, dei Decurioni ed anche di ottimi Cooperatori e di pie Cooperatrici sarà tenuta in molte città e paesi la seconda delle annuali conferenze prescritte dal Regolamento dei Cooperatori Salesiani all'articolo 4° del paragrafo V. In molti luoghi il conferenziere potrebbe essere uno degli oratori del Mese Mariano.

Non si lasci poi passare questa cara festa senza dare alla Vergine Santissima un cordiale tributo della nostra figliale divozione. Il giorno 24 maggio perciò o la domenica seguente consacriamo a Maria qualche speciale pratica di pietà e possibilmente accostiamoci alla S. Comunione ad uno degli altari a Lei dedicati. Il tenerissimo suo cuore sarà ben lieto di tanta pietà e le sue materne benedizioni discenderanno in copia sovra i figli diletti.

MARIA !

SULL' orizzonte cristiano brilla una stella d'ammirabile bellezza. Questo astro sfolgoreggiante del Cristianesimo è Maria! Chi non conosce , chi non ama la Gran Madre di Dio? Ogni mente a Lei s'inchina, ogni cuore Le nutre il più caldo affetto.

La divozione a Maria è il fiore più delicato ed olezzante della nostra fede , il palpito più ardente del nostro cuore. Maria invocano tutte le età e condizioni, il giovane, il vecchio, lo sventurato, l'orfanello, l'artista, il soldato, il ricco, il povero , il suddito, il re... A Lei son consacrati tanti altari e tanti santuari. Del suo nome sono ornati i fasti più belli della Chiesa, ed al suo patrocinio si collegano tante gloriose ricordanze delle nazioni cristiane. La virtù e l'eroismo, la scienza e l'arte a Lei si son sempre ispirate ; la liturgia alterna le sue feste con quelle di Gesù benedetto; e la pietà cristiana si dimostra sempre ingegnosa e feconda nel manifestare in mille modi quel dolce vincolo di schietta divozione che unisce le generazioni credenti alla Regina dei cieli, Maria. E passa forse giorno senza che ne invochiamo il patrocinio ? La triplice squilla dell'Angelus ci ricorda d'indirizzarle il saluto angelico

E quando l'alba infiorasi,

E quando ferve il sole,

E quando par che il tremulo

Raggio si spenga in mar. (1)

È un'armonia perenne che si diffonde per tutta la terra. Un giorno particolare della settimana, il sabato, un mese intero dell'anno, il maggio, sono particolarmente dedicati a Maria. Varie istituzioni religiose s'intitolano dal suo nome, e le altre tutte La riconoscono per loro potentissima Ausiliatrice; numerose associazioni e confraternite sono istituite in suo onore ; tridui e novene, pellegrinaggi e feste, preci pubbliche e private, tutto consacrasi a Lei con entusiasmo immensurabile.

Com'è grande la venerazione per la Madre di Dio!

Oh questa divozione ineffabile discenda profonda nei nostri cuori e ci accompagni ovunque e sempre !

Amiamo Maria ardentemente e ricorriamo a Lei supplichevoli in tutte le nostre necessità. Nutriamo una piena ed illimitata fiducia nella sua potenza e nel suo amore. Nessuna lacrima cadde invano ai pie' de' suoi altari, nessuna sventura Le fu raccomandata senza ottenerne sollievo e consolazione. La storia di diciannove secoli sorge a darcene solenne testimonianza.

Ed oggi la mano sua si è forse abbreviata? Accorrete ai santuarii di Maria, e mille e milioni di voci plaudenti alla Grande Ausiliatrice cantano i celesti favori che anche ora, come sempre, sono elargiti dalla sua materna bontà a quanti l'invocano fidenti.

Quanti, oh quanti peccatori sono convertiti per mezzo di Lei! Che serie immensa di anime son protette dalla sua misericordia ! Quanti, lontani da Dio, e dimentichi oggimai di lui , battevan la via della perdizione, e qualche resto di divozione a Maria, rimasto ancora nel naufragio , fu l'unica tavola che li condusse a salute : talora quell'Ave Maria imparata sino dall'infanzia, talora la medaglia di Lei messa al collo di un empio basta a salvarlo...

O Maria, tu sei la vera madre di grazie, lo fosti costantemente e lo sarai per tutti i secoli.

Maria ! e al pronunziare questo nome le rimembranze più gioconde ritornano alla mente, il cuore s'intenerisce, lo stile s'incolora e l'anima spiega voli sublimi.

Maria! e questo nome è più dolce che un favo di miele, più grato che il suono dell'arpa, più soave che la gioia più pura.

Maria ! e questo nome pronunziato con tanto affetto colle labbra infantili della prima nostra età, sarà pur quel nome che con quello di Gesù ci aiuteremo a proferire tra i singhiozzi della morte.

Sì, siamo sempre divoti della Gran Vergine benedetta e studiamoci di esserle buoni ed ossequenti figli.

Un dì un fedele rivolgeva a Maria la preghiera della Chiesa: Monstra te esse matrem! - O Maria, addimostra col tuo valido patrocinio di essere veramente la Madre nostra! - E la Madonna rispose : Monstra te esse filium! - E tu addimostra di essere veramente il figlio mio !

Sì, manifestiamoci sinceramente e con le opere d'esser veri figli di Maria. Siamo sempre studiosi imitatori delle sue virtù; riproduciamo sulla tela vivente dell'anima nostra le celesti fattezze della Madre divina; amiamo ciò che essa ama ; le anime, oh le anime del nostro prossimo soccorriamole con zelo instancabile e conduciamole a Lei, spendendo in ciò tutti i mezzi di cui ci fu larga la divina Provvidenza, e per tal modo fatti sempre più meritevoli del suo affetto e della sua protezione, La benediremo in vita, L'avremo specialmente propizia in morte e voleremo un dì a cantare eternamente le sue lodi nei padiglioni iinfiniti dell'eterna Sionne.

(1) BORGHI - Inno a Maria.

ORARIO DELLA NOVENA E SOLENNITA' DI MARIA AUSILIAT.

La Novena di Maria Ausiliatrice incomincia la Domenica 15 di questo Mese.

In ciascun giorno, lungo il mattino, dalle ore 4 1/2 sino alle 11, vi sarà celebrazione di Messe e comodità di accostarsi ai SS. Sacramenti della Confessione e Comunione. Nel mattino dei giorni feriali alle 5 1/2 antimeridiane, come nel Mese, Messa letta colla recita del S. Rosario, Comunione, canti e preghiere, quindi breve Discorso e Benedizione col SS. Sacramento; alle 7 1/2 poi altra Messa letta colla recita del S. Rosario, Comunione ed altre pie pratiche. Assistendo a queste funzioni si può lucrare, per concessione pontificia, l'indulgenza di tre anni. Il discorso della sera sarà tenuto alle 7. Nel primo giorno però avrà luogo dopo i Vespri, alle 4 circa.

A chi non potesse partecipare di presenza a queste funzioni, noi suggeriamo un apposito libretto di Don Bosco intitolato : Nove giorni consacrati all' Augusta Madre di Dio, il quale contiene una considerazione, un esempio ed una pratica per ogni giorno, ed è molto acconcio alla circostanza. Si può avere dalla Libreria Salesiana di Torino al prezzo di cent. 20.

Correndo tuttora l'anno giubilare delle Opere di D. Bosco, in questa circostanza nel tempio di Maria Ausiliatrice in Torino si celebreranno ancora tre giorni di feste solennissime in ringraziamento alla Vergine Benedetta inspiratrice e protettrice delle Opere stesse.

Domenica 22 Maggio.

Mattino. - Alle ore 5 1/2 e alle 7 1/2, Messa e Comunione generale. - Alle 10, Messa solenne pontificale.

Sera. - Ore 3 1/2, Vespri solenni, discorso e Benedizione col SS. Sacramento.

Lunedì 23 maggio.

Vigilia della festa di Maria Ausiliatrice.

Alle ore 3 1/2 pom. si terrà la Conferenza ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane.

Alle 6 1/2, primi Vespri di Maria Ausiliatrice, discorso e Benedizione col Santissmo.

Martedì 24 maggio.

Solennità di Maria Aiuto dei Cristiani.

Mattino. - Alle ore 5 1/2 e alle 7, Messa e Comunione generale. - Alle 10 1/2, Messa solenne pontificata da S. E. R.ma il veneratissimo nostro Arcivescovo di Torino, Mons. Davide de' Conti Riccardi.

Sera. - Alle 6 Vespri solenni di Maria Ausiliatrice, Panegirico e Benedizione col Santissimo.

Mercoledì 25 maggio.

Alle ore 7 1/2 del mattino, Messa, Comunione ed altre pratiche di pietà in suffragio delle anime dei defunti Cooperatori, Cooperatrici e Consorelle di Maria Ausiliatrice.

Giovedì 26 Maggio.

Ascensione di N. S. Gesù Cristo.

Le funzioni tutte come nel giorno di Maria Ausiliatrice, eccetto i Vespri che saranno alle 3 1/2.

I discorsi dei giorni festivi e della Vigilia e Solennità di M. A. saranno pronunziati da S. E. R.ma Mons. Manacorda, Vescovo di Fossano.

La musica che verrà eseguita dagli allievi dell' Oratorio Salesiano è del seguente programma

Domenica 22. - Messa per tenori e bassi del M. Mitterer.

Martedì 24 e Giovedì 26. - Musica per soprani, contralti, tenori e bassi dei seguenti autori

CHERUBINI. - Missa solemnis.

HoRAY. -- Domine ad adjuvandum. DURANTE. - Dixit e Magnificat. GALLI. - Inno. Saepe dum Christi. CAGLIERO (Monsignore). - Laudate pueri, Laetatus sum, Nisi Dominus, Lauda Jerusalem e Tantum ergo.

NB. Chi desiderasse farsi inscrivere nell'Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice troverà persona appositamente incaricata nella sacrestia della chiesa.

GRAZIE DI Maria Ausiliatrice

Viva Maria Ausiliatrice ! - Siccome la narrazione delle meraviglie di questa nostra buona Madre forma sempre la parte più consolante del caro periodico Salesiano, accettai con piacere l'incarico di scrivere per portare alla conoscenza del pubblico una nuova grazia ottenuta.

Ricevo perìodicamente l'ottimo Bollettino, che vien pur letto con santa avidità dalla mia sorella Forno Maria, ventenne e maestra di grado superiore nel Comune di Magnano. Poveretta ! Essa porta il nome della Regina celeste, che in lingua ebraica significa mar di dolori, e per aver da un anno e più perduto la salute, ebbe la sventura di provare in se stessa la verità di quanto significa il suo nome !

Assalita da un'infermità ribelle alle cure dell'arte, non ci fu verso di arrestarne i progressi. I genitori, vedendo che ai soliti intervalli il male incrudeliva a segno da costringere l'inferma ad interrompere il corso delle sue lezioni ed a tenere il letto, si allarmarono ogni dì più. E dopo aver fatto inutile ricorso a diversi medici, che esaurirono le risorse dell'arte, non sapevano far altro che dolorare colla loro figliuola.

Non disperò tuttavia della sua guarigione la buona paziente, la quale - memore di certi prodigi letti nel Bollettino Salesiano,, che or chiama suo araldo celeste - concepì il pio divisamento di raccomandarsi esclusivamente a Maria Ausiliatrice, tra le cui braccia si gettò con tutta la vivezza della sua fede. Nè ricorse inutilmente, giacchè, dopo alcuni giorni ai voti e di preghiere ,. si vide libera dal fiero morbo.

In segno dì ben sentita riconoscenza uniamo a questa relazione una tenue offerta pel Santuario della nostra celeste Ausiliatrice.

FORNO D. SERAFINO Vice-parroco.

Bioglio, 21 marzo 1892.

Una medaglia di Maria Ausiliatrice. - Una giovanetta educanda, che inavvertitamente si aveva infitto la punta di un uncinetto nella giuntura tra la palma ed il polso del braccio sinistro , per cinque giorni fu nell'impossibilità di articolare quella mano. Visitata dal chirurgo, le fu prescritto uno di quei soliti rimedi che, per quanto salutari, non riescono che dopo lungo tempo allo scopo.

La Direttrice dell'istituto la sera del 12 corrente disse alla giovanetta di tenere durante la notte nella mano la medaglia che porta l'effigie della Beata Vergine di Don Bosco. Quale non fu la gioia della giovanetta, quando al mattino seguente potè senza difficoltà alcuna congiungere le sue mani per ringraziare la Santa Vergine, che volle provarci la sua potenza ! La Direttrice e noi tutte dell'istituto ci unimmo allora alla giovanetta guarita nel lodare e benedire la bontà della Vergine Ausiliatrice.

AMELIA TEDESCHI. Klagenfurt, 14 marzo 1892.

La fiducia in Maria. - La bontà di Maria non vien mai meno. Una mia parrocchiana di nome Giuditta Assandro, dopo tre anni di penosa infermità, non trovando più argomento di speranza nei rimedi dell'arte salutare, si rivolse con illimitata fiducia a Maria Ausiliatrice , e come per incanto in pochi giorni ottenne completa guarigione.

Valga questo fatto a ravvivare sempre più nei fedeli la divozione alla celeste Madre.

Bozzolo (Casale), 15 marzo 1892.

D. VALLONE, prevosto.

« Sales infirmorum. » - Il fanciullo Giovannino Rossi Cardillo giaceva infermo da tre mesi con ostinata febbre tifoidea. I medici asserivano non esservi più speranza di guarigione. Lo raccomandammo allora caldamente a Maria SS. Ausiliatrice, e come per miracolo guarì sì perfettamente, da renderne tutti altamente meravigliati e consolatissimi.

In segno di riconoscenza unisco a questa relazione la somma di lire 100 pel decoro del Santuario della nostra celeste Benefattrice.

Nunziata di Mascali, 18 febbraio 1892.

Sac. GIOVANNI FINOCCHIARO.

La preghiera d'una madre. - Coll'animo compreso dalla più viva riconoscenza, rendo nota una segnalatissima grazia ottenuta per l'intercessione di Maria Santissima Ausiliatrice. Una mia figlia era colpita da così grave infermità, da gettare nella più profonda costernazione tutta la famiglia. Mi rivolsi allora alla Vergine Ausiliatrice, promettendo un'offerta ed una visita al suo Santuario di Torino, qualora m'avesse guarita la figlia.

Oh bontà di Maria ! L'inferma prese subito a migliorare e ben presto entrò in piena convalescenza. Con premura adempio la promessa fatta e benedico con tutto il cuore la bontà della Gran Madre di Dio.

CLARETTA CANOVA.

Una novena a Maria Ausiliatrice. - Nello scorso febbraio mio padre fu assalito da violenta polmonite, per modo da metterci in angoscioso timore ; il suo stato era sì grave, secondo il giudizio degli stessi medici curanti, da non lasciare più speranza di salvarlo, e gli fu amministrato il S. Viatico.

In tanta angustia ci rivolgemmo a Maria Aiuto dei Cristiani con una novena di preghiere, promettendo di rendere di pubblica ragione la grazia e di fare l'offerta di L.100 ad onore di Lei. Durante la novena la malattia continuava a progredire, lasciando noi in grande agitazione. Ma a Maria tutto è possibile, e questa tenerissima Madre non tardò a consolarci. Al termine della novena il nostro caro padre fece un notabilissimo e sempre progressivo miglioramento, ed ora è perfettamente ristabilito, con istupore degli stessi medici curanti e con grande nostra consolazione. Sia dunque lode a Maria Ausiliatrice ! Piena di rìconoscenza verso questa nostra comune Madre, m'affretto, a nome pure della mia famiglia, ad adempiere la fatta promessa.

COGGIOLA ALESSANDRINA

Cooperatrice Salesiana.

Lu Monferrato, 10 marzo 1892.

Riconoscentissimo a Maria SS. Ausiliatrice della grazia unicamente per suo mezzo ottenuta offro pei ristauri del suo tempio in Valdocco la tenue somma di L. 10.

S. Germano Vercellese, 9 marzo 1892.

Sac. GIOVANNI VADA.

Certo Paolo Bagnati manda l'offerta di L. 50 al tempio di Maria Ausiliatrice in Torino per guarigione ottenuta dopo essersi raccomandato alla Vergine Santissima.

Bellinzago, 20 gennaio 1892.

Sac. ANTONIO APOSTOLO.

Il sottoscritto, avendo ottenuto per l'intercessione di Maria Ausiliatrice la guarigione di un suo cognato ammalato gravissimamente di doppia polmonite con meningite, manda un'offerta per la celebrazione di una Messa nel Santuario dedicato a Maria Auxilium Christianorum in Torino e pei ristauri compiutisi nel detto tempio.

Passirano (Brescia), 8 marzo 1892.

DAVINI Don EZECHIELE

Parroco.

Sono quasi sei mesi che, dopo aver subìto un'operazione all'occhio destro , fui colpita da una malattia, e tanto complicata, che varii medici da me consultati non mi davano più speranza di guarigione. Costernata, mi rivolsi con fiducia alla Beata Vergine Ausiliatrice, promisi un'offerta al suo - Santuario, pregai e mi raccomandai alle preghiere di alcuni miei parenti e conoscenti, ed ora con soddisfazione grandissima mi trovo come per miracolo in piena convalescenza.

Colla più viva riconoscenza adempio perciò la mia promessa e benedico le mille volte la bontà della mia celeste Ausiliatrice.

Racconigi, 12 marzo 1892.

CATERINA MOSCA.

Riferiscono altri celesti favori e mandano, l'obolo della loro riconoscenza :

Montrasi Margherita, Garbagnate (Milano) - Filippina Filippetti Musso. - Gaspare Mattana, Collicello (Vicenza) - Migliori Virginia, Civiasco - Margherita Trombini, Povolone (Veronà) - Gentile D. Pietro, prev. par., Livelli (Pavia) Sarazzi Rosa Ronco (Svizzera) - Isola Antonio, Milano - Eugenia Panigon, Trieste - Gaspare Federico, Verona - Quasola Catt. - Forigo Luigia, super. delle Orsoline - Pittioni Dom., Ossaria - Marabelli D. Pietro, parr., Pavia - Carnevale Alessandro, Tortona - Maranzana Fortunata, Torino Scarrone Carolina, Bozzole - Divizia Vincenzo, Consente (Albenga) - Sac. Giovanni Amech, curato, Varena (Cavalese-Trentino) - Sac. Massetto Giuseppe, Sandrigo (Vicenza) - Gallia Elisabetta, Bassano - Panizza Giuseppe, Orsara Bormida - Ottonello Catterina, Massone - Anna Daiano - Peronino Rettore, Loranzè - Castagnola Pietro, Riva Trigoso - Accastello Giovanni, Casalquallo - Rolfo Domenico, Villafranca Piemonte - Bergamasco Salesiano G. B. F. - Ortensia Brenn, Grono (Svizzera) - S. G., Trino - Caminola Sebastiano, Villafalletto - Sac. Alemanis Angelo, Cervarolo - Margeria Francesca, llfonticello (Alba) - Ferrero Domenica, Pralormo - Lorenzetti Maria, Schvaz - N. N., devota di Maria, Milano - Giuseppina Piccone, Torino - Monticare Carlo, Torino - Leporati Matteo, Vigna le - Bernardini Francesco, Branco (Udine) - Parigi Luigia, Atti - Nelli G. Buonatesi - Molino Ernesta, Asti - Carvo Maria, Torino - Pacotti Maria, Torino - Mezza Maria, Saletta (Costanza) - Peirani Luigia, Gerbidi Torinese - Dellavalle Formica, Riva di Chieri - Secchia Catterina, Biella - Manzioma N. N. - Carletta Giuseppe, Bianzè - Martoglio Elisa, Torino - Vecchia Maria Umberto, Chivasso - Romano Carlo, Mombaruzzo - Ferrero Teresa - Ghione Giuseppe, Monte d'Alba - Boschetti Angelin, Torino - Rebola Agnese, Buttigliera d'Asti - Orione Giulitta, Ulcinengo - Felicita Martini, Corneliano Alba - Marchisio Gerolamo, Coramagna - Sartoris Gabriele, Caramnagna - Neirotti Catterina, Orogliasco - Casalis Giuseppe - Fauda Giuseppe - Ferrino Filippo - Assom Giuseppe, Villa Stellone - Boccasino Sebastiano - Piano Luigi, Asti - Rubino Lodovica - Toscano Antonio, Napoli - Gambino Domenico, Villano va d'Asti - Ferrero Michele - Famiglia Beltrami - Costamagna Pietro, Villafranca di Piemonte - Bruca Angela, Villadeati - Peirana Maria, Gerbito - Sac. Vico Tommaso, parroco , Castellin.a.ldo - Morano Giuseppina, Casale - Balbiano Domenica, Volvera - Beccario Giacinta, Ovada - Cardellino Michele, Racconigi - Vota Antonio, Rivarolo Canavese - Prono Giovanni, Chivasso - G. Beatrice, Castelnuovo nei Monti - Giustetto Domenica, Torino - Pentromana - Depetro Eugenio - Debernardi Margherita -Vanzetti Paolo, Alpignano S. Giorgio - Cubassa Antonio, Vigone - Musso N., Foglizzo - Barbero Catterina, Racconigi - Caviglia Marcellina - Duri Paolo, Cavour -- Odaglio Giovanni - Butterlo, Mondovì-Breo - Troglia Giov. - Gabrino Angela - Alessio Giovanni, Orbassano - Familia Godino, Luserna - Cavaliere Paliasotti. Gia cone, Bosco nero - Avataneo Metilde - Carmagnola Domenica, l'orino - Marco Michele Via - Aprile Catterina, Pocapaglia - Bocaino Francesco, Rivera - Ferrero Giovanni - Baludi Giovanna, Metro - Favone Ernesta, S. Benigno - Giuseppina Serra ved. Prato.

FESTE SALESIANE A PARMA

Nei giorni 19 , 20 e 21 di marzo p. p. si celebrarono nel nostro Collegio S. Benedetto di Parma e nella parrocchia omonima servita dai Salesiani le feste di S. Giuseppe, di S. Francesco di Sales e di S. Benedetto, titolare della parrocchia e del Collegio. Furono precedute da una novena di predicazione fatta da due sacerdoti Salesiani alle 6 1/2 del mattino e alle 6 1/2 di sera per tutti i fedeli, che vi accorsero numerosissimi , ed alle 8 1/2 di notte pei soli uomini, i quali, avvisatine prima con una graziosa lettera circolare stampata, anch'essi affluirono in buon numero, tenendo il più edificante contegno. Alcuni malevoli tentarono di disturbare queste conferenze, ma i buoni uditori li misero energicamente alla porta e l'Autorità impedì con lodevole diligenza ogni altro disordine.

L'orario delle sacre funzioni pei tre dì delle feste fu il seguente : ore 5 1/2 a., Messa letta; 7 1/2, Messa della Comunione generale ; 9, Messa letta ; 11, Messa solenne ; 5 1/2 p., recita del S. Rosario , panegirico , mottetto e benedizione col SS. Sacramento. La musica classica del Cherubini , Palestrina , ecc., fu tutta a carico dei giovani convittori , che hanno già acquistata meritamente fama di valenti cantori. L' apparato della chiesa, eseguito dal signor Oliva, era veramente graziosissimo : il tono dei colori di tutte le più gentili sfumature, dal roseo al cilestrino ; la ricchezza delle sete, dei velluti, degli ori; l'artistica disposizione degli addobbi ad archi, a drappelloni, a cortinaggi, trasformarono la piccola chiesa di S. Benedetto in un piccolo paradiso. Quando si potran trasformare quei banchi e quel pavimento? Chi potrà dire lo stupendo effetto del candido simulacro della Madonna di Lourdes, illuminato da centinaia di ceri, che fra le belle pitture che lo circondavano parea riproducesse l'apparizione della Vergine ? Lo zelantissimo Priore D. Confortola era, e con ragione, gongolante di gioia.

Il giorno 20, alle 3 1/2 p., il sig. D. Francesia, Dottore in lettere , nome ben noto ai Cooperatori, teneva la conferenza Salesiana nella chiesa parrocchiale affollatissima, esponendo i progressi continui della nostra Pia Società e narrando molti aneddoti non ancor conosciuti della vita di Don Bosco. Due ore dopo, con quella soave eloquenza che gli è propria, tesseva il panegirico del dolcissimo S. Francesco di Sales, e si può dire con tutta proprietà che la moltitudine che assiepava la chiesa pendeva dalle sue labbra, beandosi di quell'abbondante miele spirituale che ne usciva a rifocillarne le anime.

Alla sera poi nel nuovo ed ampio teatrino del Collegio i giovani convittori tennero un'accademia musico-letteraria commemorativa di Don Bosco, alla presenza di parecchi illustri Cooperatori. Uno di questi, il signor Francesco Zanetti, giòvane poeta parmigiano, lesse bellissimi versi, dei quali ci piace presentar questo saggio, che è la chiusa d'una canzone a Don Bosco

« Alla tomba romita

Ombreggiata dai selci silenziosi, Piangenti, desiosi

D'un santo abbraccio colla terra santa, che ti nasconde ai guardi nostri ansiosi, Traggo devoto. Ancor tua santa vita Ne' figli tuoi rinnovellarsi io miro Ne' figli tuoi rinnovellarsi, amanti Di quel che amasti in terra. I figli tuoi contemplo, ed un sospiro M'esce dal cor, ch'è in guerra E intravvede la pace.

Alla tua tomba, o Padre, ecco mi prostro E tutto intorno tace Ma discende dal cielo una giuliva Alata schiera e canta:

Vincendo il mondo a tanto onor s'arriva. »

Tutti furono meravigliati dei progressi in pochissimo tempo fatti dalla banda musicale di recentissima formazione, la quale suonò sceltissimi pezzi. La compongono giovani del frequentatissimo Oratorio festivo della parrocchia.

Nel mattino del giorno 31, sacro a S. Benedetto, Monsignor Vicario Generale si degnò venir a celebrare la santa Messa nella nostra chiesa parrocchiale e rivolgere ai fedeli un bel discorso pieno di unzione e di zelo. Ebbe poi anche la bontà di onorare la povera mensa Salesiana con alcuni altri benemeriti Cooperatori ecclesiastici e secolari della città di Parma, alla quale dobbiam molta riconoscenza per l'affetto che in ogni occasione ci dimostra.

Le care feste si chiusero coi fuochi pirotecnici ben riusciti e con una splendìda illuminazione dell'interno del Collegio preparata da quei buoni giovani, i quali seppero con trasparenti mirabilmente lavorati trasformare le arcate dei loro portici nelle facciate dei più bei monumenti di architettura sacra in Italìa, le Cattedrali di Parma, di Orvieto, di Siena, di Milano, ecc.

Ma in questo mondo non c' è mai perfetta letizia. Quell'Eccellentissimo Vescovo, tutto zelo, tutto cuore per le sue pecorelle, e, diciamolo pure, tutto affetto per i poveri Salesiani, da qualche tempo non gode più la salute di prima ; anzi da parecchi giorni è obbligato a letto. Noi lo raccomandiamo vivamente alle preghiere dei nostri buoni Cooperatori e Cooperatrici, ed all'egregio Prelato e nostro benefattore diciamo con tutta l'anima : « Ad multos annzos, Monsignore, ad multos annos! »

LA PRIMA CASA DI D. BOSCO NEL BELGIO

LIEGI. inaugurazione dell' Orfanotrofio S. Giov. Berchmans.

L'8 maggio 1890, S. E. R.ma Mons. Nava, Nunzio Apostolico a Bruxelles, alla presenza di S. E. R.ma Mons. Doutreloux, del nostro Superiore Don Rua, di numeroso clero e di un popolo affollatissimo , poneva la prima pietra dell' Orfanotrofio S. Giovanni Berchmans, nel quartiere del Laveu a Liegi, la prima Casa Salesiana nel Belgio, ideata ed impetrata dalle preghiere di quel piissimo Vescovo negli ultimi mesi di vita dell'amato nostro Don Bosco (1).

L'8 dicembre 1891, Mons. Doutreloux, pure assistito da clero e da popolo numeroso , inaugurava il nuovo stabilimento salesiano, benedicendone i primi edifizii, che come per incanto sorsero in quel quartiere nel breve spazio di un anno e pochi mesi.

Alcuni giorni prima di questa solennità eransi recati a Liegi tre nostri sacerdoti, qualche chierico ed alcuni capi d' arte per prendere possesso dei locali ed incominciare a raccogliere una trentina di orfanelli. In quel quartiere si portarono pure un drappello di Suore di Maria Ausiliatrice per circondare i giovani collegiali di tutte le cure materie che riguardano il vitto, l' alloggio ed il vestire della fanciullezza. Gli uni si ebbero pei primi giorni una cordiale ospitalità nel gran Seminario, le altre trovarono la loro famiglia religiosa presso le Suore della Misericordia.

Il 4 dicembre, il Presidente dell'Opera delle chiese povere di Liegi, il R.m° Can. Gréban, presentava a Mons. Doutreloux ed ai Salesiani appena arrivati una bella esposizione di paramenti e vasi sacri, che la previdente sollecitudine di quei nostri benefattori e l'intelligente opera e carità di una sessantina di pie signore avevano preparato per la futura chiesa di Maria Ausiliatrice che fra pochi anni colà deve sorgere, i quali peraltro ora servono all' attuale cappelletta dell' Orfanotrofio. L' altare di questa chiesina è offerta del Capitolo della cattedrale.

La gioia del venerando Prelato ed i ringraziamenti del Direttore dell' Orfanotrofio furono per quegli ottimi benefattori e pie benefattrici un pegno della mercede del Signore. La Madonna di Don Bosco non dimenticherà che le signore di Liegi sono andate quali regine presso l' umile culla dell'Opera Salesiana nel Belgio. Non è questo forse un portare al Divin Bambino, nella persona dei piccoli orfanelli, l'oro, l'incenso e la mirra?

Spuntò finalmente l'8 dicembre. Il Santo Padre Leone XIII già si era degnato far conoscere a S. E. il Vescovo di Liegi la sua alta approvazione dell' impresa , esprimere tutto l'interesse che egli ne prendeva ed accordare a quelli che cooperarono o coopereranno a questa grande opera, ed ai giovanetti che ne approfitteranno, una speciale benedizione. Pertanto, mal grado l'inclemenza del tempo, i nostri benefattori di Liegi numerosi accorsero alle diverse funzioni annunziate. Dalle 6 1/2 del mattino riempivano la gran sala provvisoriamente destinata a cappella, risplendente dì ricca illuminazione. - Monsignor Doutreloux, che solo conosce quali pensieri e quali emozioni succedettero nell' anima sua dal giorno in cui previde questo suo futuro Orfanotrofio, celebrò la prima Messa, distribuendo il Pane deglì Angeli ai primi dei seicento fanciulli, di cui egli vuol essere padre.

Alla benedizione del locale, come pure alla Messa , era assistito dai R.mi Canonici, signori Heuschen e Gréban, e da gran numero di pii signori e signore. Prima di salire all' altare, il venerando Prelato pronunziò un tenero discorso per attestare pubblicamente la sua riconoscenza a Maria Ausiliatrice, per esortare i giovanetti a mostrarsi degni di una tal Protettrice e in fine per dire le speranze di cui quella solennità era sicuro pegno. I più illustri benefattori che si erano associati alla sua grande opera, ora partecipavano della profonda visibile sua emozione... i giovanetti erano raggianti di giubilo... i poverini si sentivano come accesi di amore e ne gioivano cordialmente.

Alle 10 ci fu Messa solenne, cantata dal R.mo Parroco di S. Veronica. S. E. il Vescovo, che in quel giorno non volle di là allontanarsi, rese più imponente la funzione coll'assistenza pontificale solenne, ed egli stesso volle benedire gli edifizi dell' Orfanotrofio. Quanto bisognava per detta assistenza graziosamente fu imprestato dal Parroco di S. Veronica, tanto buono verso i suoi nuovi parrocchiani.

Ai Vespri presiedette il R.mo sig. Canonico Hermann e la benedizione fa data da Monsignor Rutten, Vicario generale.

Noi dobbiamo rendere speciali grazie al sig. Can. Le Roy, Rettore del gran Seminario. Dopo aver accordato ai primi Salesiani arrivati nel Belgio un' ospitalità cordìale e delicata, quest' amico di Don Bosco inviò una numerosa deputazione di seminaristi alla solennità dell' inaugurazione pel canto e per le sacre cerìmonie. I nostri confratelli nelle loro relazioni-ricordano più volte la parte importante che questo soccorso prestato dai seminaristi ha avuto nello splendore della prima festa salesiana a Liegi ; e noi pure ci teniamo fortunati di poter qui rendere loro questa testimonianza, pregando quel degno Rettore ed i suoi cari seminaristi di riguardarla come un pegno della nostra gratitudine.

E come non parlare qui della benefattrice che delegò la sua cuciniera a preparare il pranzo salesiano l'8 dicembre? E come potremo dimenticare l' amico cortese che mise a disposizione dei nostri confratelli i suoi domestici ed offrì in parte il vino necessario ai convitati? La nostra penna ha ricevuto delle proibizioni... certe rivelazioni le sono interdette... ma la Madonna di Don Bosco avrà più facilità per pagare i nostri debiti di riconoscenza.

Al pranzo, di cui si tratta, il Rettore del seminario in un brindisi, che portò ai convitati, tracciò a grandi pennellate le diverse fasi dell'opera inaugurata, fe' notare la coincidenza della festa della Gran Vergine in ciascuno degli avvenimenti principali che fecero sorgere l'idea dell'istituzione e la condussero a compimento... In ogni opera di Don Bosco v'ha l'intervento di Maria Ausiliatrice, ma soprattutto in questa di Liegi ! Le sue conclusioni, le parole sue più affettuose sono indirizzate alle care primizie della novella famiglia salesiana. - Poi diede il benvenuto ai Salesiani e con termini improntati della più assoluta benevolenza il Rev.mo Can. Gréban e dopo di lui brindò a Monsignor Vescovo, autore di questa mirabile impresa, il sig. Giulio Dallemagne, il quale, assecondato dal sig. Max Doreye, aveva diretti i lavori del nuovo stabilimento con una particolare competenza e con un sacrifizio senza riserva. Nella sua risposta il Direttore dell' Orfanotrofio si fece un dovere di far notare una dimenticanza molto importante: « Il sig. Dallemagne avrebbe dovuto attribuire all'azione di Mons. Doutreloux un merito di più : quello d'aver saputo trovare

I collaboratori come quelli di cui S. Eccellenza è circondata... » Gli interessati soli protestarono contro questo accenno, ricevuto da vivi applausi.

Il sig. Can. Moureau, Decano della Facoltà teologica di Lilla, uno dei nostri affezionati amici, Don Bologna, direttore del nostro Orfanotrofio di questa città, e D. Ronchail direttore dell'Oratorio di Parigi, assistettero all' inaugurazione dell' Orfanotrotio S. Gio. Berchmans e ne riportarono una profonda impressione con la consolante certezza dello sviluppo rapido a Liegi ed in tutto il Belgio dell'Opera di Don Bosco.

« ... L'Opera Salesiana di Liegi, così scrive Le Pays de Liégi, costerà circa un milione (1). E questo non è che per fabbricare il nido; abbisogna ancora l' alimento quotidiano a questa nidiata che certamente non mancherà d'appetito. E per questo chi vi è ? La Provvidenza del buon Dio. Essa fin d'ora ha mandato l' oro necessario per pagare quello che si deve; è ancor Essa che provvederà al resto e che permetterà di aggiungere ai numerosi giovanetti che Essa nutrisce nelle Case di Don Bosco i seicento dell' Orfanotrofio liegese. »

Questa Provvidenza del buon Dio non mancherà di manifestarsi largamente ed in i misura da procurare al Belgio intiero una gioia di cui è degno, compiere cioè in poco tempo le vaste costruzioni dell' Orfanotrofio e della chiesa di Maria Ausiliatrice. La parola e le preghiere di Mons. Doutreloux già suscitarono nella diocesi di Liegi ed anche fuori una gara caritativa in ogni ceto di persone. Noi abbiamo a cuore di registrare fin d'ora qualche tratto di quella generosità che si va moltiplicando da divenire una legge pei cuori del Belgio; questi tratti hanno tutto il carattere delle cose che Dio ispira per averle poi a premiare.

I mandatarii della Provvidenza.

Vi è dapprima la graziosa offerta inviata a Monsignor di Liegi colla lettera seguente

A... 3 dicembre 1891.

ECCELLENZA,

il mio fratellino ed io abbiamo nel nostro borsellino 20 franchi, che noi destinammo per la festa di S. Nicola; ma V. E. ha tanti piccoli orfanelli, quindi preferiamo inviarli all' E. V. affine di comperar loro delle vestimenta. Quando ce ne sarà di nuovo nel borsellino gliene invieremo di nuovo , affinchè essi possano anche pagare la loro casa.

I suoi piccolini Y. T.

Viene in seguito l' offerta (fr. 25.00) trasmessa dal sig. Senden, Ispettore diocesano delle Scuole private, a nome degli allievi del Patronato San Giov. Berchmans di Saint Trond. Questa somma proviene dalla vendita di carta straccia e da economie che i giovani di quel Patronato hanno fatto sul piccolo deposito dei loro minuti piaceri; essi promettono di tesoréggiare con più ardore ancora l'anno prossimo, affin di offrire a Monsignore un elenco ricco che esprima eloquentemente il loro amor figliale.

Ammirabile è poi l' industria di una giovane figlia servente, a cui il padre richiede regolarmente tutti i suoi guadagni. Avendo niente da donare, ella tagliossi i capelli , li vendette e ne portò il prezzo a Monsignor di Liegi per l' Orfanotrofio di S. Gio. Berchmans.

Noi potremmo allungare questa lista. Noteremo solamente per ora un'ultima forma della generosa carità che è la corrispondenza dei cuori cristiani alla fede attiva di Mons. Doutreloux.

Per un orfanotrofio di più centinaia di ragazzi è indispensabile l' opera del medico, ed ecco che anche a Liegi, come a Torino ed in parecchi altri nostri Oratorii, un bravo dottore, che ogni giorno prodiga ai nostri cari giovani ed a titolo di credito a Dio le sue cure solerti. Egli è il signor Louwers, il quale in questi ultimi tempi avendo l'influenza visitato la nostra casa si prestò con amore tutto paterno. Se poi fossero necessarie operazioni, si presenta un altro dottore, il sig. Descamps, valente chirurgo, il quale intende trattare direttamente colla Vergine di Don Bosco la questione degli onorari.

(1) V. Bollettino di aprile 1888 e settembre 1890.

(1) Un calcolo più esatto però dice non meno di 1,300,000 lire.

NOTIZIE DEI NOSTRI MISSIONARI.

Colombia. Un Salesiano che si consacra alla cura dei lebbrosi. (Seguito) (V. Numero precedente, pag. 68.).

Appena in Bogotà si seppe che D. Unia per ottemperare agli ordini del suo Superiore erasi ritirato da Agua de Dios , tosto le Autorità ecclesiastica e governativa interposero la loro mediazione appresso D. Rua, perchè volesse continuare un tanto beneficio a quei poveri lebbrosi.

L' Arcivescovo di Bogotà infatti in data 3 Dicembre 1891 spediva il telegramma seguente

RUA - ORATORIO --- TORINO - Pregola autorizzi Unia restare coi lebbrosi.

ARCIVESCOVO.

Ed un altro pure dello stesso tenore ne inviava a Roma il Presidente della Repubblica Colombiana, come apprendiamo dalla lettera qui sotto

Legazione della Colombia   No 562 presso la S. Sede.

Roma, 4 dicembre 1891.

REV.MO SIGNORE,

RICEVo or ora un telegramma dal mio Governo col quale mi ordina di ottenere dalla S. V. R.ma con ogni modo a me possibile, che il Rev. D. Unia dell'Istituto da lei sì saviamente diretto si rimanga in Colombia a disimpegnare la carica che esercita voglio dire, di Cappellano nel Lazzaretto di Agua de Dios.

Conoscendo io il nobile cuore e la bontà senza limiti della S. V. R., credo di non poter far di meglio in adempimento della commissione avuta , che rivolgermi direttamente alla S. V. R.ma stessa. Qualunque siano le ragioni, che la S. V. abbia di aver richiamato D. Unia, son certo che non vorrà disprezzare la supplica che per mio mezzo le porge l' Eccellentissimo signor Presidente della Repubblica. Senza dubbio quest'alto Magistrato è stato mosso da considerazioni di ordine superiore, certo sociali e religiose, quando, parendogli tardiva la posta, mi ha comunicato il suo nobile disegno per mezzo del telegrafo. Voglia ancora la S. V. tener conto che, consacrandosi volontariamente D. Unia alla cura dei lebbrosi , ha circondato il benemerito Istituto Salesiano di nuovo splendore, e che questo sublime atto di cristiana abnegazione ne aumenterà immensamente il prestigio non solo nel Nuovo-Mondo, ma bensì dovunque si sappia che l'immortale Padre Damiano si ebbe tosto per successore un figlio di Don Bosco. Caratterizzare quest'importante avvenimento di carità e accettarlo come un legittimo frutto degli ammaestramenti e della pratica della Scuola Salesiana, è, a mio credere, una solennità degna delle feste cinquantenarie che in onore di uno dei più illustri benefattori dell'umanità si celebreranno in questi giorni.

Se non fossi certo dell'alta considerazione in che tiene la S. V. R.ma il Governo della cattolica Colombia, il quale non ha mai lasciato sfuggire occasione per dimostrare la sua ammirazione e deferenza per l'Istituto Salesiano, oserei proporle la mia antica amicizia e benevolenza verso la S. V. R.ma per ottenere una risposta favorevole; ma in quest'occasione gli sforzi personali son di troppo, per l'importanza stessa dell'assunto.

Prego la S. V. R.ma che si degni rispondere il più presto possibile e voglia gradire l'espressione della mia distinta stima ed alta considerazione.

Della S. V. R.ma

Der.m° Obbl.m° Servitore, GIOACHINO S. VÉLEZ. Hotel Royal, 31, via Venti Settembre.

Don Rua concede l'implorato favore.

Il nostro venerato Superiore D. Rua, informato allo spirito di D. Bosco che godeva ogni volta sentiva i suoi figli, specie Missionari, essersi slanciati ad opere di maggior merito innanzi a Dio, nell'apprendere la generosa risoluzione di D. Unia nella prima metà dell'ottobre scorso, provò tanto piacere in cuor suo, che non potè trattenersi, raccontando il fatto, dal manifestarlo a' suoi amici, com' egli chiama i giovani dell' Oratorio di Torino. Non è quindi a credere che egli abbia avuta la minima intenzione di contrariare questa determinazione; che anzi, non appena ebbe ricevuta la prima lettera di D. Unia a questo riguardo, si era dato tosto premura di rispondergli, revocando l'ordine pel Messico e incoraggiandolo alla missione dei lebbrosi colla lettera seguente

Torino, 13 ottobre 1891. CARISSIMO D. MICHELE UNIA,

AvRAI ricevuta la mia lettera, nella quale ti incaricava di andare al Messico a trattare le cose riguardanti quella casa, aperta colà circa due anni sono , sotto il titolo di Casa Salesiana.

Può essere che tu l'abbia ricevuta quando ti trovavi già in Agua de Dios : in tal caso non pretendo obbligarti a quel viaggio, anzi sono contentissimo della generosa risoluzione di sacrificarti in favore dei lebbrosi. Ti do il mio pieno consenso e imploro da Dio per te le più elette e abbondanti benedizioni. Tu sei disposto a sacrificare la tua vita ed io me ne congratulo. Ti raccomando bensì di usare le debite precauzioni per non contrarre quella terribile infermità o almeno contrarla il più tardi possibile. Può essere che qualche altro Salesiano, attratto dal tuo esempio, si disponga ad andare a farti compagnia per aiutarvi reciprocamente nei bisogni spirituali e temporali.

Benchè ti trovi coi lebbrosi , ti consideriamo sempre come nostro caro confratello Salesiano; anzi consideriamo Agua de Dios come una nuova colonia Salesiana, e ben vorremmo ci fosse possibile aiutare in qualche modo cotesti infermi. Con che piacere lo faremmo !

Per ora basta. Saluta affettuosamente i tuoi infermi da parte nostra e di' loro che li amiamo assai e che pregheremo per loro.

Ti raccomando che la tua condotta e la tua vita sieno sempre da vero Salesiano e figlio di Don Bosco.

Addio, Don Michele, prega pel tuo

Aff m° in Gesù e Maria Sac. MICHELE RUA.

A questa breve lettera D. Rua univa pure il seguente biglietto in risposta alle commoventi suppliche dei poveri lebbrosi

Ai miei cari amici infermi all'ospedale di Agua de Dios.

AMICI IN G. C. CARISSIMI,

Ho ricevuto il vostro telegramma con cui pregate a lasciare costì il mio diletto figlio in G. C. Don Michele Unia, e ne fui commosso fino alle lagrime.

Sebbene non vi conosca, tuttavia vi amo tanto e non saprei rifiutarvi il favore che mi domandate. Avrei bisogno di lui in altri siti ; ma in vista del vostro desiderio lo lascio in mezzo a voi. Egli si adopererà a vostro spirituale vantaggio, a salvare le anime vostre ; voi siate docili alle sue parole, secondate le sue esortazioni e sopportando con pazienza e rassegnazione i vostri incomodi adopratevi a procacciarvi molti meriti pel Paradiso.

Io ed i miei confratelli preghiamo per voi tutti; voi pregate Gesù e Maria per noi.

Vostro aff.m° amico in G. C. Sac. MICHELE RUA.

Dispiacente che queste sue lettere non fossero per anco giunte alle mani di D. Unia, il nostro Rettor Maggiore , circa due mesi dopo, rinnovava per telegramma all' Ecc.m° Arcivescovo di Bogotà il suo pieno consenso che D. Michele Unia si fermasse tra i lebbrosi di Agua de Dios, e faceva pervenire il suo gradimento per, la stessa missione al Presidente di quella Repubblica colla seguente lettera diretta a S. E. il signor Dottor Gioachino Vélez , Ministro della Colombia presso la S. Sede, Roma.

Torino, 7 dicembre 1891. Ecc.mo SIGNORE,

IN risposta alla pregiata Nota di V. E., n° 562, in data 4 di questo mese, comincio col porgere alla E. V. le più sentite azioni di grazie per gli onorevoli termini onde si degna esprimersi a riguardo della Pia Società di San Francesco di Sales dalla mia povera persona, benchè indegnamente, diretta, e prego V. E. a voler far pervenire il mio gradimento e quello di tutti i Salesiani all'Ecc.m° signor Presidente della Repubblica di Colombia per la fiducia che ripone in questa Pia Società e per la benevolenza con cui si degna di trattarla.

Desideroso di compiacere , nei limiti del possibile, all'Ecc.m° signor Presidente e a V. E., di buon grado aderisco alla domanda fattami nella surriferita sua Nota di lasciare in Colombia il sacerdote Salesiano D. Michele Unia e nella carica che esercita attualmente nel Lazzaretto di Agua de Dios, raccomandandolo di tutto cuore alla protezione di S. E. il signor Presidente.

Sarebbe tuttavia conveniente, per gravi motivi, che V. E. facesse sapere questa disposizione a S. Santità il Papa e a S. Eminenza il Cardinal Simeoni , Prefetto della S. Congregazione di Propaganda.

Dopo aver così risposto alla pregiata Nota di V. E., ho l'onore di protestarmi col più profondo rispetto e con la più alta considerazione

Di Vostra Eccellenza

Dev.m° ed Obbl mo Servitore SaC. MICHELE RUA.

Ringraziamenti per l'ottenuto favore.

Legazione di Colombia presso la S. Sede.   N° 564. Roma, 12 dicembre 1891.

REV.mo SIGNORE,

PROFONnA è la mia riconoscenza per aver la S. V. R.ma acconsentito che il Rev. Don Unia continui ad esercitare l'ufficio di Cappellano nel Lazzaretto di Agua de Dios, lodevole notizia che la S. V. mi ha comunicata con lettera del 7 corrente e che io ho trasmessa, per non perdere tempo, per mezzo del telegrafo all'Eccellentissimo signor Presidente della Repubblica. Quest'alto funzionario apprezzerà nel molto che vale la benevolenza della S. V. R.ma ed userà specialissimi riguardi verso del Rev. D. Unia.

Avendo mostrata la lettera della S. V. R.ma agli Eminentissimi Cardinali , il Segretario di Stato di S. Santità ed il Prefetto della Propaganda , tutti e due mi hanno manifestato che gradivano la deferenza della S. V., né avevano a fare alcuna osservazione sopra la determinazione presa a riguardo di Don Unia.

Con la più distinta stima ho l'onore di sottoscrivermi

Della S. V. R.ma

Dev.m° amico e fedel servitore GIOACHINO S. VELEZ.

Il telegramma di D. Rua all'Arcivescovo di Bogotà, trasmesso ai poveri sofferenti di Agua de Dios, portò loro pace abbondante e gioia indescrivibile. Già eran trascorsi otto giorni che D. Unia era da loro partito, e più non avevano ricevuto parola alcuna di speranza. Ora, benchè ancor nol veggano, sono certi del suo ritorno : è il loro Arcivescovo , è Don Rua che ne li assicurano : D. Unia continuerà a consolarli , D. Unia starà sempre con loro ! Suonano quindi a festa le campane, sparano mortaretti, e tutti quelli che possono corrono alla Chiesa ad intonare un inno di ringraziamento a Dio. Poi tutti si dànno d'attorno ad innalzare archi trionfali, ad apparecchiare bengala, bandiere ecc., insomma a preparare un ricevimento migliore del prime al povero Salesiano che loro si donava intieramente. Quindi inviano a D. Rua la lettera seguente di ringraziamento pel gran favore loro concesso

REv.m° SIGNORE,

IL Cielo pietoso e pieno di misericordia per gl'infelici ci guarda con amore e ci concede la sua eccelsa protezione.

Il separarci dal nostro amatissimo Cappellano, il Rev. Don Michele Unia, ci get tava nel più profondo dolore, ma la Provvidenza ascoltò le nostre suppliche e ci restituì l'amico, il padre, l'angelo di pace e di consolazione che avevamo perduto

Il vostro animo pietoso, il vostro cuore sensibile ed amorevole accolse con tenerezza e carità evangelica la supplica che a nostro nome; vi rivolse S. E. R.ma il nostro Arcivescovo impietosito al nostro affanno.

Concedendo il permesso al Rev. D. Unia per continuare come nostro Cappellano nel Lazzaretto , ci avete fatta la più preziosa concessione, ci avete dato un tesoro inestimabile : a cotesta santa Congregazione dobbiamo uno dei suoi più cari membri , alla vostra nobile patria uno dei suoi diletti figli e al cielo uno dei suoi eletti.

Che Dio vi benedica per aver consolato il nostro giusto e sincero dolore, ascoltando la nostra umile voce e cambiando il cordoglio che contristava i nostri petti in vera allegria. Dal Superiore di una Congregazione tanto benefica non si poteva aspettare che questo generoso risultato.

Benedica Iddio nel vostro nome amato e venerato la sacra Comunità di cui siete degno Superiore, e ricedete dalle nostre anime riconoscenti un sospiro che rappresenti la nostra fervorosa preghiera all'Altissimo per la vostra salute e prosperità ed a Maria Ausiliatrice perchè tutti vi protegga.

Dal Lazzaretto di Agua do Dios (Repubblica di Colombia), 18 dicembre 1891.

Firmati all'originale

Amalia L. di Battista, Fidelia G. di Valdez, Transito Giorgi, Maria Teresa Ronderos, Dolores S. di Aquilera, Letizia Franco, Teresa Franco, Angelo Maria Gaitan, Eudoro Valdez, Crisostomo Battista, Pietro Galvis, Eraclio Farero e cento settantaquattro altre firme, senza contare quelle di più che quattrocento infermi che non firmano perchè non sanno scrivere, ma che concorrono pieni di entusiasmo e di riconoscenza a questa dimostrazione.

PASSEGGIATE.

Periodo terzo.

CAPO III. (V. Capo Il nel numero di Dicembre 1891.)

in viaggio per la villa S. Secondo. - Di nuovo la pioggia. - Siamo a Piea. - L'Angelo pietoso. - Generosa ospitalità dei signori del castello. - Serata memorabile. -La festa alla Villa. - Si passa ad Alfiano.

Questa piccola sosta (a Mondonio) aveva servito a radunare le membra sparse del nostro corpo, disseminate qua e là secondo le forze delle gambe, ed anche a sperare che il nostro buon compagno Savio Domenico non avrebbe mancato di proteggerci dal cielo, perchè qui ci sorprese di nuovo la pioggia, ed in che modo ! Che fare? Si cercò di usare un po' di spirito, di mettere un po' di allegria e di tener desta la nostra povera mente con arguzie e facezie. Era con noi un maestro, che scherzando pronosticava che quell'avventura sarebbe stata a suo tempo un bellissimo argomento di composizione, e rivolto a noi, soggiungeva : « Quanta materia avreste, non è vero ? Non farete mica come quel tale, che dopo averci pensato su un po' di tempo, con mille stenti, con mille sforzi, non seppe mettere fuori altro, che questa classica descrizione : Tuonò, lampeggiò e poi piopette! » A questa sparata come si poteva stare dal ridere? E noi ridevamo e andavamo ripetendoci : « Tuonò, lampeggiò e poi polpette ! Oh se invece di acqua piovessero polpette ! » Senza esagerazione qui il cielo volle scherzare con noi, perchè la pioggia veniva giù a catinelle, a secchi, a riversa. Allora tutto ci venne in acconcio, perfino il sipario del teatro. Ci collocammo sotto ad una pianta, lo si distese quanto era lungo e largo, e poi riparati alla bell'e meglio, cantammo l'Ave, Maris Stella ! Come lo ricordiamo quell'inno cantato in quell'ora, in quel luogo, e con quella tribolazione della pioggia ! Avevamo tanta speranza di essere esauditi, che a noi pareva che dovesse venir da un momento all'altro il sole a rallegrarci. Un po' di pena ci sentivamo nell'animo per i più piccoletti, che, meschini! cantavano anch'essi con fiducia il confortevole Monstra Te esse matrem! Ora Siam rei di mille errori. Ricordavamo con mesto desiderio le premurose istanze fatteci a Castelnuovo : quelle voci amorevoli delle donne « Oh poveri figli! » Dicevamo tra noi : « Si vede che le mamme hanno proprio un istinto particolare per indovinare ciò che può far male ai loro figli. Se le avessimo ascoltato ! » Chiamavamo fortunati quelli che si fermarono a Castelnuovo e quelli che ricusarono di seguirci.

S'aggiunge che tuonava orrendamente in quella valle, e si temeva che dovessimo pagar cara la nostra imprudenza di star fermi al riparo di quella pianta, col pericolo di una scarica di fulmine. Ci confortava però il pensiero che il fulmine ci avrebbe dovuto risparmiare anche in quel luogo, come in quell'anno stesso si era sperimentato all'Oratorio. Ma alcuni dei nostri erano piccoli ancora, dall'aria delicati, di salute più delicata ancora, e « chi sa, dicevamo, chi sa che con questa pioggia, in mezzo a quest'intemperie non abbiano a soffrirne, ma ora dove ripararci? » Intanto l'aria era divenuta sempre più scura, malgrado che la pioggia avesse rimesso un poco della sua furia primiera. Perciò temendo d' esser sorpresi dalla notte, in quei luoghi niente conosciuti, e con pericolo di dover poi battere la campagna per troppo tempo, si avviluppò il sipario, e su per la valle. Si va dove la strada ci conduce quasi al caso ; si sente qualche tromba in lontananza, più dappresso la battuta del tamburo, e poi di quando in quando un grido che si spande e si propaga come per arte, per richiamarci a vicenda, come chi va di notte fra le tenebre e senza lume.

Finalmente siamo in un paese. « Oh benedetto ! abbiamo esclamato. Sapessimo almeno come si chiama, per orizzontarci dove ci troviamo : se camminiamo pel buon sentiero »

Uno dei più coraggiosi si avvicina ad un casolare per prendere lingua del luogo ed assicurarsi se si camminava bene. Poveretto! si tirò dietro i cani della cascina, che parevano disposti a sbranarlo. Cosicchè dovette fuggire con la velocità del baleno, e tolse a noi che gli eravamo insieme la voglia d'imitarlo. « Dunque si vada, abbiamo detto, e senza paura! Ma per dove? ci domandavamo? qui è oscuro come una notte d'inverno, e non ci si vede più nessuno, chè tutti stanno tappati nelle loro case. » Mentre eravamo là come incerti del dove volgere i nostri passi, uno di lontano ci gridò che eravamo vicini al paesello detto Piea. « Che sia davvero? Oh di nostra conoscenza ! abbiamo detto , e perciò anche non più lontani dall' ultima nostra meta. Dunque coraggio! »

Dobbiamo dire che del coraggio ne avevamo bisogno e che eravamo già quasi al termine. La vista perciò di qualche lume in lontananza acceso entro le case sparse qua e là, la certezza di essere tosto al sicuro, di poterci riposare un poco, ci faceva ritrovare una forza che noi non credevamo più d'avere. Sta bene qui di dire che il paese è collocato quasi tutto sopra il ciglio di un'amena collinetta, ma su terreno di tufo. La terra è feracissima di ogni bene di Dio, e specialmente di vino; ma quando riceve la pioggia, diventa liscia e sdrucciolevole come il ghiaccio. Pareva che noi montassimo sovra un legno insaponato, tanto ci riusciva difficile salire. I primi, anzi il numero grosso, sbagliando la indovinarono, perchè seguendo la via larga e comoda l'allungarono bensì, ma con un solo giro lontano si portarono là ai piedi del paese, senza tante fatiche inutili e guai che accaddero a noi. Prendere la via larga e comoda a noi sembrava perdere tempo, ed intanto per voler guadagnare un po' di tempo ne abbiamo perduto troppo di più ; chè salire per colà si sarebbe rotto il collo ogni più destro orso. Però quel montare lento e discendere rapido, quella lotta ferma ed ostinata ci ritornò un po' d'allegria, rimise un po' di novità in quella monotonia mortale della pioggia, dell'oscurità e della dispersione di tuttì. Colà ci siamo raggiunti a vicenda, e pochi alla volta si tentava di guadagnare la cima, che noi chiamammo con nome assai volgare a quei tempi della torre di Malachoff. Oh che ridere vederci arrampicare colà con i nostri strumenti, tirarci su, su, e poi su ; giungere quasi alla cima, dirci a noi stessi : « Ancora un passo, e poi saremo al sicuro ; » invece in quel medesimo istante perdere il piede di sotto, e scorrere accovacciati in giù, imbatterci in altri che con fatica montavano, e formare un giuoco ameno per chi l'avesse veduto, ma non già divertente per noi. Si gridava, si berteggiava, si provava una e due volte e poi si era da capo. Intanto capitò peggio a chi portava la gran cassa. Cospetto! perdendo l' equilibrio andò per terra lui e lo strumento, e fu fortuna che cadde per davanti e lo strumento si slegò, altrimenti chi sa che male avrebbe potuto fare. Come una valanga che passa, si lasciò libera la via, e rotolando

Precipitando a valle Batte sul fondo e sta.

Quanto altra volta ci avrebbe fatto ridere , ma in quella sera, che per noi pareva fosse quella del pianto, ci fece pena un momento la sorte del compagno, a cui era stato consegnato, ma poi tutto finì, chè ciascuno aveva da pensare per sè. Tanto più che qualcuno aveva tentato di salire per tre o quattro volte, e non arrivava mai ad afferrarsi a quell'ultimo lembo di ripa, dopo la quale si era al sicuro. Ci fermammo per aiutare il compagno caduto che si temeva si fosse fatto male. Uno discese a prendere la gran cassa, un altro lo aiutò a portarla un po' in su, e poi un terzo se ne impossessò del tutto e gridando avanti! saliva l'erta faticosa. Chi era costui? Questo caro angelo consolatore era nientemeno che il signor... che malgrado il suo corpo pingue anzi che no e la stanchezza della corsa via, arrivato a quel punto tanto pericoloso a noi piccolini vide che l'opera sua era opportuna. Si tolse la gran cassa, e poi si arrampicò per il mal passo, gridando : « Venite dietro di me ! » Oh! il signorino anfanava anche lui, doveva andar curvo e quasi col capo rivolto a terra, perchè il peso dello strumento non lo facesse piegare all'indietro e con suo danno lo trascinasse in giù. E prendendo occasione da una frase del nostro Gianduia e della corpulenza della sua persona, « Ecco, diceva con aria trionfale , ecco ristabilito l' equilibrio Europeo! » E noi, giubilanti pel nuovo aiuto, dietro a' suoi passi, confidenti ora di poter finalmente arrivare alla desiderata cima. Egli giunse alla sponda, vi si sedette tranquillamente come un soldato arrivato sulla breccia, e di là dava mano a noi che lo pressavamo da una parte e dall'altra. Stavolta ci arrivammo, con mille sudori, con mille stenti, ma eravamo giunti. Se non era dell'ora così tarda, della notte e della pioggia che continuava a cadere, ci saremmo forse fermati a mirare non l'onda perigliosa , ma quella via che ci aveva fatto versare tanti sudori.

Ma da Piea si continuerà il cammino ? È troppo tardi : le vie orribili. Mentre però noi ci pensavamo di essere abbandonati, un angelo pietoso vegliava alla nostra custodia. Questo, non è nemmanco da dirsi, era Don Bosco. Egli arrivava a Piea un' ora prima di noi, e sapendo come il signore del castello l'avrebbe avuta a male se eglì fosse passato per quei siti senza andare a visitarlo, si fece condurre dal legnetto fino ai piedi , e poi lo licenziò ed egli sali solo soletto. Quando il domestico annunziò che Don Bosco era alla porta, fu una gioia indescrivibile dei signori, che gli vengono all'incontro, lo introducono in casa, gli offrono quanto gli può occorrere. E Don Bosco con calma ed insieme con la più affabile maniera dire che eglì viene da Castelnuovo e che non è solo. Questa parola mise quasi in un orgasmo quei signori, che subito si alzarono per andare in cerca di quelli che essi temevano di aver lasciati involontariamente fuori alla pioggia. Si accorse Don Bosco dell'equivoco, e subito si corresse dicendo come i suoi poveri figli erano tuttavia in viaggio e che stavano per arrivare a momenti.. Questo allargò il cuore a quei signori, i quali furono ben contenti di dare a Don Bosco ed a' suoi figli quel po' di ristoro che il tempo ed il bisogno potevano richiedere. Si spediscono intanto messaggieri ad annunziare che D. Bosco ci aspettava, e non più a Villa S. Secondo, ma nel castello di Piea. Con qual consolazione fu ricevuta questa notizia che annunziava diminuita la nostra via ! Il cav. G. fece accendere un gran fuoco nel tinello, dove si soleva fare il bucato, e poi di mano in mano che si arrivava si andava a passare una mezz'ora di quel salutare ambiente ed a raccontarci le mille ed una venture della passeggiata.

- Ma, D. Bosco, gli diceva il Cavaliere, vuol proprio andare a Villa San Secondo ? - Sì : perchè ci aspettano. - Oh, insisteva quel caritatevole signore, facendo le nostre parti ed il nostro vantaggio: l'ora della notte, e la via fangosa e più ancora la pioggia che pur continua a cadere, dovrebbero persuaderla del contrario. - Eppure... - Intendo ; ella teme che questa improvvisa loro venuta metta me e la mia famiglia in un serio imbarazzo. Certamente non sarebbe, se invece che a Piea ci trovassimo solo a Chieri, perchè qui, colti all'improvviso, non si può anche volendo preparare un poco da togliersi con onore l'appetito. Ma, a casi disperati, tutto può e deve servire ed anche bastare. Mi dica alla buona, quando si ristorarono i suoi figli? - D. Bosco sentivasi tutto consolare alla generosa uscita dell'ottimo cav. G., e ripreso fiato, gli rispose: - Veda, caro signor cavaliere, mangiarono con appetito e per noi lautamente a Castelnuovo dopo mezzodì. Ora non si dovrebbe far altro che un po' di cena. Per essa tutto serve. Faccia una polenta, una minestra, un po' di brodo... poi... - Egli voleva aggiungere ancora, ma il generoso patrizio gli troncò a mezzo ogni altra sua parola, perchè, diceva dopo , non era attuabile nel suo castello. Si alzò con premura dicendo a D. Bosco: - Ho inteso, vado e vengo subito. Essi staranno con me questa notte, mando a disporre per la cena, per i letti, e se vuole ancora per un po' di ricreazione, perchè le serate sono già lunghette... lei m'intende, io me li voglio godere tutto per me questi cari suoi figli. -Disse e scomparve in fretta per comunicare a' domestici i suoi ordini.

Intanto Don Bosco ci venne a trovare. Oh che momento lieto e pieno di fracasso! Tutti gli fummo d'attorno; tutti volevamo narrargli le nostre peripezie, e sentire come egli era venuto fino colassù : se c'era probabilità di bel tempo, e quando e come dovevamo ripartire dopo quel propizio ristoro del fuoco e delle sale. - Miei cari , ci disse con quel modo insinuante e grazioso suo proprio: ho una notizia da darvi, che non so se vi piacerà. Qui il signor Cavaliere mette un grave incaglio alla nostra partenza e non so come la combineremo. Insomma egli vuole che ci fermiamo qui : egli penserà per la tavola, per il letto, e ciò farà da par suo, mentre si raccomanda che noi gli facciamo onore. - I bene , i bravo e gli evviva scoccarono da tutte le parti all'improvviso e la proposta benefica fu ricevuta ed approvata ad unanimità.

Ora si dovrebbe dire l'aspetto che presentavamo noi, i signori, i corridoi del castello che erano risonanti delle nostre voci e dei nostri passi : ma comincieremo per ordine e, come ragion vuole, anche per grado. Diremo dei signori che diedero gli ordini con abbondanza e senza risparmio di nulla. Essi medesimi fecero differire la loro cena, perchè in campagna i nostri signori sogliono pranzare per lo più a mezzodì a comodo di quanti li vengono a visitare e cenano a sera avanzata. Prima vollero pensare a preparare la cena per noi, e poi per sè e per i nostri superiori. Ed i domestici? Anch'essi dovettero fare del loro meglio per apparecchiare roba per tanta gente e così ben disposta a servirli. I signori tutti a fraternizzare con noi, a venirci ad interrogare se avevamo patito, se avessimo ancor bisogno di fuoco, se di bere, se di riposare: le signore con carità materna si avvicinavano ai più piccolini, a chi loro pareva pallidetto , e poi li interrogavano su quanto dubitavano potesse loro occorrere. Uno dei nostri ebbe un po' di emorragia al naso, e fu argomento della medesima cura, che a lui pareva ed era forse soverchia, ma da quelle pie gìudicata importante. L'atto fino di carità ci commosse, e ci fece comprendere come la carità di Gesù affratella i grandi coi piccoli, i poveri coi ricchi senza alcuna distinzione di età e di ceto. Di tutto questo movimento a nostro vantaggio chi ne godeva di più era D. Bosco, che, quando meno se lo aspettava, la Provvi denza era accorsa in suo aiuto. - Il Signore non mi abbandona mai, si sentiva esclamare, e vuole proprio che noi confidiamo nella sua assistenza. - E noi approvare in silenzio le lezioni che il buon Padre ci dava, mentre ne vedevamo i mirabili effetti. Erano le otto e più di sera, e la famiglia di Don Bosco alloggiata, nel castello di Piea sedeva con appetito ed allegria a tavola se non sontuosa, che non era necessario, però molto abbondante. Nella fretta, pel timore di trovar pane per tutti, si era messo al fuoco due pentole, una per la minestra ed un'altra per la polenta. Qualcuno dei nostri più altetti prestarono mano forte ai poveri cuochi, che furono ben contenti di eseguire gli ordini dei loro padroni. - Poveretti , diceva il cuoco, voi mi ricordate i miei figli , e sarei ben contento che nei vostri casi trovassero un'anima pietosa. Lavoro di più, ma mi fa del bene. -- Venne anche il pane, vennero gli intingoli, venne la minestra, vennero tante altre cose, che non erano forse meno a tempo a noi, che la manna nel deserto al popolo d'Israele. Mentre noi ci facevamo onore... e stavamo comodamente seduti a tavole improvvisate sotto a quegli archi famosi, Don Bosco con gli altri superiori erano anche loro a cena. Il buon cav. G. diceva che quella sera era la più memorabile di tutta la stagione.

Dopo veniva il divertimento, la serata, il teatro , come meglio si voglia chiamare , ma nessuno di noi se ne sentiva proprio coraggio. Eravamo siffattamente consumati dalla stanchezza che non si poteva , malgrado la nostra volontà, dimostrarci riconoscenti, ci era impossibile proprio far allegria. Si intonò un canto : ci morì quasi sul labbro, ed invece di un finale allegro pareva che si andasse perdendo per aria. Si chiamò, e venne Gianduia : ma il sonno, il sonno prepotente superava tutti i nostri sforzi, ed anche il faceto Gianduia non riuscì a nulla, anzi ci pareva una nota fuor di tempo, come cantare il Te Deum in un funerale. Allora scattò fuori fresco come una rosa, e per la prima volta si rivelò (termine tecnico) artista provetto , chi mai? Ricordate quell'uomo pietoso che prese la gran cassa laggiù in quel sito del pianto e che liberò noi da grave imbarazzo? Ebbene, venne fuori lui in persona, cantò, suonò, saltò e con tal maestria, novità e grazia, che ci fece ridere e svegliare, e rallegrò quei signori quanto essi potevano desiderare. Lui solo improvvisò la serata, e sostenne e salvò l'onore delle armi con la sua barcarola veneziana, col suo amenissìmo Ciriciribich adess al vien, come con il suo addio alla patria diletta. Il poveretto, esule veramente dalla sua terra natale, cantava con tal inspirazione, da farci credere che esule non poteva essere più infelice di lui, e non poteva meglio manifestare i suoi dolori per farsi compassionare.

Piacque e si volle ripetuta la romanza da lui composta

È quello il ponte della pietà!

Il trattenimento riuscì di comune diletto, e quei signori ebbero la bontà di dirci che ce ne ringraziavano. Le persone educate non si lasciano mai superare in cortesia, e noi eravamo meravigliati di vederla così nobilmente esercitata colà in quella sera.

Intanto si era preparato pel dormire. Un gran salone a pianterreno erasi riempito di paglia, colà pure si erano portate lenzuola, Coperte e quant'altro poteva tornarci utile e opportuno. Dopo le preghiere dette là in famiglia, discendemmo accompagnati dai nostri assistenti nel nostro dormitorio improvvisato, ed in meno che non si scrive, noi fummo tutti addormentati. Uno dei più tardivi ad assopirsi diceva al mattino che dopo un po' sul tardi era calato D. Bosco per dare la buona notte a' suoi figli, e che partì contento nel vederli e nel sentirli tutti in pace e profondamente addormentati.

Alla dimane il tempo erasi rabbonacciato, ma le strade erano orribilmente fangose. Dovevamo allora andare senza manco alla Villa S. Secondo, perchè ci aspettavano per cantare la messa. Due anzi, per non lasciare negli imbarazzi quel buon Pievano, erano andati ad avvisarlo fin dalla sera antecedente, narrandogli come noi non eravamo più lontani, e che la pioggia non ci avrebbe impediti di venire alla festa all'ora ed al tempo conveniente. Di fatto verso le dieci del mattino noi avevamo già fatto quella traversata a piedi ed in mezzo a tanto fango che conciò i nostri abiti proprio pel dì delle feste. Se non era della musica che operò un potente distrattivo tra quella gente che venne al nostro incontro, non avremmo potuto osare di entrare senza prima fare quel che si dice un po' di toeletta. Ma la musica pare che avesse capito tutto, e noi differimmo a fare quest'opera di pulizia fin là dov'eravamo attesi da tanto tempo. Si rivide il carissimo Pievano, il suo Curato D. Ca, uomo burbero di apparenza e di modi, ma di cuore ottimo. Anche la sorella, che noi chiamavamo mamma, ci venne all'incontro, e con soave affetto ci disse avere tanto sofferto nella sera antecedente. E lo credevamo senza dubitarne, perchè proprio dimostrava di volerci un grande affetto. A Piea si era fatto un po' di asciolvere per non mancare per via, e alla Villa i musici lo ripeterono per cantare e suonare meglio. Ciò voleva il Pievano, e bisognò arrendersi e farlo. Beata quell'età in cui lo stomaco è fatto a forma di sacco di gomma elastica e senza sforzi si dilata sempre e prende roba senza fine !

Oltre la bella funzione in chiesa, che riuscì come nell'anno antecedente di comune soddisfazione, noi abbiamo voluto preparare un po' di teatro. Dico un po', ma per modestia, e per non comparir vanitosi, perchè, a detta del colto pubblico , e dell' inclita assemblea , fu un vero teatrone. Pensate che si vollero recitare nientemeno che I due sergenti. Questo dramma in cui l'amicizia fa quanto può per dimostrarsi utile al suo prossimo, e che perciò dovunque si rappresenta suol ottenere generali applausi, ebbe una felice interpretazione dai nostri piccoli attori. Naturalmente fu corretta e adattata per noi, questo s'intende, ma con tal garbo e naturalezza che pareva scritta per noi. Entrò anche Gianduia, che là su quelle colline si gusta perchè quasi conterraneo ; e parlando lo schietto vernacolo delle sponde della Dora, ci fece, non solo ridere, ma sbellicare dalle risa. Si volle replica, e si diede con qualche aggiunta. La voce delle nostre rappresentazioni raccolse alla Villa molti signori torinesi padroni dei castelli di quei contorni, che un tempo erano argomento di storia e di lacrime, ma che ora, e forse anche allora (perchè anche a quei giorni la religione era gagliarda e viva sotto la corazza di ferro e nel cuore delle signore castellane) sono di pietà e di beneficenza. Si terminò verso le undici di sera; e poi si andò a riposo chè ne avevano bisogno.

Noi ci eravamo fermati due giorni, ed il nostro itinerario aveva perciò sofferto un piccolo cambiamento. Ma al martedì si doveva partire anche a costo di ripigliarci la pioggia. Ornai saremmo stati accostumati, e venendo l'avremmo sostenuta senza fastidio, come pure senza danno. Si partì dunque dalla Villa verso l'una o le due pomeridiane. Alla sera eravamo aspettati nel piccolo paesello di Alfiano. Il quale, come tutti quelli del Monferrato, ha un raccolto ricco di uve e porta fortuna de' suoi abitanti. Arrivammo un po' tardi, dopo un viaggio di parecchie ore. Noi passavamo nella lunga valle, e vedevamo come in un vaghissimo anfiteatro i paesi posti a ridosso della collina. Ci prendevamo diletto di interrogare i villici che incontravamo, i quali cortesi rispondevano ad ogni nostra domanda. In una risposta si accordavano senza fallo, ed era nel dire sempre, quando s'interrogava se un tal paese era ancora distante : C'è un'oretta. Capitava poi che si viaggiava per una buon'ora , sempre nella speranza di giungere al vagheggiato paese, e mai non compariva. Allora a ripetere la domanda : « Bravo uomo, ci vuole ancor molto per arrivare... ?» « Un'oretta ! » E dalli con quest'oretta, che ci faceva ridere, e sovente quasi da comprometterci con quelle persone che rispondevano col miglior senno del mondo. Il guaio però era che spesso, dopo aver sentito prima un'oretta e poi una mezz'oretta , dovevamo sentirci, mentre più ci credevamo vicini alla meta, che c'era ancora la distanza di due buone orette. E siccome le notizie dolorose si credono più facilmente, noi, invece di ridere, come si sarebbe fatto in altro momento, ci disgustavamo veramente. Però, abituati dall'esperienza, dovemmo conchiudere che i buoni contadini, senza badare tanto al tempo che passa e che essi sogliono impiegare tra un paese all'altro, rispondono per cortesia, e loro sembra sempre breve , un'oretta , il tempo ben impiegato, per lungo che mai possa essere o sembrare. Che belle vedute ad ogni svolto di via! Ora è Tonco , ora è Frinco, ora è un altro che noi vediamo di lontano, e che vorremmo saperne almeno il nome, non potendolo visitare dappresso.

Era parroco di Alfiano una cara persona, e curato un suo degno fratello. Se le persone si dovessero misurare a metri , certamente fra tutti e due non si sarebbero stimati gran che , per la ragione che erano tutti due piccolissimi. Una sorella poi, che la faceva da Marta e da Maria, non era guari più alta dei fratellì. Dall' aria di pulizia che traspariva da ogni cosa di quella tranquilla abitazione, cominciando da quella di Dio; dalla serena, soavità del volto, dalla famigliarità con cui subito ci vollero trattare, si capiva che erano piccoli di persona, ma altissimì di mente e di cuore. Di fatto, appena arrivati, fummo trattati proprio con carità esimia. C'era il posto per tutto e per tutti. Si suonò la benedizione ed in un momento la chiesa fu gremita di gente. Dopo cena ci fu un po' di ricreazione gioconda e chiassosa, e quindi raccomandati in varie case, dove ciascuno aveva comodamente da dormire. La parola era di trovarsi alla mattina seguente per tempo, e che perciò si fosse solleciti per la levata. I piccoli fratelli con la sorella prepararono una colazione non ordinaria, perchè D. Bosco aveva detto che fino al santuario di Crea non si sarebbe potuto più prendere altra refezione. Oh benedetta previdenza ! Vedrete ciò che ci sarebbe capitato, se mai ci fossimo illusi col differire di ristorarci lo stomaco. È il caso di ripetere sempre, ma specialmente in viaggio , e nei sopra tutto : Chi ha tempo non aspetti tempo. Erano le undici quasi o giù di lì, quando, con l'aspetto di chi va a qualche grave imprésa, noi ci disponevamo a partire. Si suonò nel cortile della canonica, ove il buon Prevosto volle ancora che bevessimo una volta, perchè, ci diceva, se i miei parrocchiani sapessero che vi ho lasciati partire senza prima inumidirvi la gola, se la prenderebbero con me, e non so che cosa mi farebbero. Si bevette allegramente, si gridò viva e grazie al cortese ospite, e poi su per la collina in cerca del Santuario di Crea.

(Continua).

OZANAM

e le Grandezze della Chiesa Cattolica nell'ordine scientifico e letterario,

Con questo titolo l'Unità Cattolica pubblicava testè una stupenda lettera aperta del Prof. G. Toniolo dell' Università di Pisa al Prof. D. F. Cerruti sovra La Civiltà nel quinto secolo, di F. OZANAM (1).

Ne riportiamo qui alcuni brani.

« Ella mi chiede, così il Toniolo, un giudizio intorno al merito e alla opportunità della pubblicazione del magistrale lavoro di F. Ozanam : La civiltà nel quinto secolo, che ora ricomparisce, per opera dei Salesiani, in formosa veste tipografica ed in lingua e stile prettamente italiani , a merito del valentissimo professor Fabre. L' invito , per me lusinghiero , mi torna sommamente gradito, perocchè il nome di quell'onore del laicato cattolico e di quel tipo attraente d' ingegno, di scienziato , di cittadino e di credente , quale fu Federico Ozanam, tutt'altro che attenuarsi col decorso del tempo nelle menti e nei cuori di quanti sono ammiratori del sapere accoppiato a virtù , ognor più risplende e sfavilla.

» ...Tutte le opere di Ozanam sono ispirate all'alto e costante proposito di rivendicare mediante la storia la civiltà, che ebbe origine dalla Croce, e che attraverso i socoli fu unico conforto, decoro e gloria della umanità militante dietro il vessillo della Chiesa. Questo stesso Volume, ora ricomparso, ne è testimonianza solenne ; e tanto più efficace, in quanto quivi si additano gli albòri della civiltà cristiana aprirsi la via fra lo scialbo e sconsolato tramonto di una società irreparabilmente destinata a perire e le tenebre fitte e turbinose in cui si aggiravano le novelle ma rozze e prepotenti generazioni, destituite di ogni raggio di cultura.

» In una parola, egli riuscì a sorprendere i germi di una vita nuova anche nei secoli della più depressa ed umiliante decadenza; quei germi che, riscaldati ed avviati da una mano divina nel corpo mistico della Chiesa, rivelarono un sapiente quanto recondito lavorio di rigenerazione , da cui si poteva arguire il rigoglio della vita che in sul meriggio avrebbe brillato di nuovo sovrumano splendore.

» Nulla pertanto di più opportuno ai dì nostri di questo ordine di ricerche, intese ad abbattere pregiudizii radicati profondamente nel seno di tutte le classi colte, da cui poi trapassano nelle moltitudini, generando l' odierno moto sociale anticristiano. E poichè questo moto disordinato e ruinoso prese inizio dalla scienza pervertita, così è da ripromettersi che il restauro (per quanto dipende dal concorso umano) derivi egualmente dalla scienza, persuadendo alle generazioni crescenti, che esse, conscie od inconscio, osteggiando la Chiesa, osteggiano la madre della civiltà ; e che dalla Chiesa stessa, vincitrice di ben altre formidabili difficoltà sociali, esse possono solamente, anche oggi , conseguire salvezza ed appagamento di ogni legittima e più nobile aspirazione; tutto ciò per irrefragabili prove storiche, a cui, più che a filosofiche argomentazioni, il secolo nostro accondiscende.

»... Voglia il buon Dio che la ricomparsa di questo Volume segni il ravviamento delle rette dottrine sociali cristiane anche in Italia, che è centro della civiltà cattolica e del Pontificato; ciò che additerebbe il ritorno nei cuori di questa bella, immortal benefica - fede ai trionfi avvezza, ma insieme il ripristino di una scienza più soda, serena ed educatrice; e finalmente il ridestarsi di più sincero patriottismo.

» ... Sia lecito dunque fare augurio che questo Volume, quasi pegno di nuovi tempi, trascorra nelle mani di ogni persona onesta e colta; degli uomini maturi per ravvederli di deplorevoli pregiudizi forse lentamente assorbiti coll' atmosfera infesta che ognora li avvolse ; degli adolescenti quasi antidoto preventivo di una istruzione monca e falsata ; dei giovani ascritti già a studi superiori, ad elidere sinistre dottrine quotidianamente risonanti negli Atenei ; dei sacerdoti stessi, ad apprendervi una nuova forma di apologetica cattolica efficacissima; di quanti sono in Italia uomini di mente e di cuore, che ben iscorgono e misurano la gravità dei doveri che in supremi momenti loro incombono a difesa della società, della religione e della patria.

» Questi tutti leggeranno nel nome di Ora nani compendiato un intero programma, che ha per termine ultimo della nobile impresa la civiltà cattolica, e per presidio la scienza sorretta dalla fede, fecondata dall'opera caritatevole, guarentita e santificata dalla pietà.... »

(1) LA CIVILTÀ NEL QUINTO SECOLO, di F. OZANAM. Introduzione alla Storia della Civiltà nel Medio-Evo con un saggio intorno alle Scuole Italiane dal V al XIII secolo. (Versione italiana sulla 4a Ediz. Franc. di Alessandro Fabre, dottore in Lettore) Prezzo    L. 4 00

Cooperatori defunti nel Febbraio e Marzo 1892.

92. Pettinato Francesco , maestro - Bronte (Catania).

93. Petracca Pasquale - Ricadi (Catanzaro).

49. Raimondi D. Gio. Battista -Roascio (Cuneo).

95. Richeri teol. D. Luigi, arcip. V. F. - Finalmarina (Genova).

96. Rivalta Geltrude -Russi (Ravenna). 97. Roatti Anna - Racconigi (Cuneo). 98. Romagna Margherita - Chieri (Torino).

99. Rovene D. Antonio - Gradisca dell'Isonzo (Austria).

100. Rubino D. Agostino - Bronte (Catania).

101. Buggeri-Zanetti Angela - Sedrina (Bologna).

102. Sartore Teresa - S. Vittoria d'Alba (Cuneo).

103. Saroldi D. Andrea, parroco - Piacenza).

104. Sassi Lucia veda Fiorentini- San Matteo in Arcieri (Firenze). 105. Sasso D. Maurizio - Elvo (Novara). 106. Scessiero D. Giovanni - Vicenza. 107. Schettini D. Donato - Montecorvino (Salerno).

108. Spano-Orrù Pietro - Mogoro (Cagliari).

109. Sparoni D. Giuseppe, parroco - Casamontanara (Ancona).

110. Spisani D. Pietro, parroco - Trebbo (Bologna).

111. Spontoni D. Gio. Battista, parroco. - S. Venerio (Genova).

112. Sura D. Giovanni - Chieri (Torino). 113. Teppa, damigella -Chieri (Torino) 114. Tiazzi Anna - Cento (Ferrara). 115. Torello-Sala D. P., abate - Pescia (Lucca).

116. Tredici D. Stefano - Caiello (Milano).

117. Trenta Chiara - Lucca.

118. Viara Dott. Uff. Cav. Giovanni - Fossano (Cuneo).

119. Vicini D. Pietro, prevosto - Costamezzano di Noceto (Parma). 120. Vigliero D. Bartolomeo, arcipr. - Murialdo (Cuneo).

121. Vivaldi Maria - Genova.

122. Zanone Simone - Zumaglia (Novara).

Cooperatori defunti nel Marzo e Aprile 1892.

1 Alagna Suor Giuseppina - Marsala (Trapani).

2 Alberti Bava D. Stefano, parroco - Bergarno.

3 Alemanni D. Angelo, curato - Cervarolo (Novara).

4 Alisiardi Giuseppe - Torino.

5 Agnisetta Rosa vedova Boido - Torino.

6 Allora Teresa -Castagnifo (Cuneo). 7 Allosia Simone - Incisa Balbo (Alessandriao.

8 Amoretti D. Vincenzo, can. - Oneglia (Porto Maurizio).

9 Angeloni D. Nicola, can. - Velletri (Roma).

10 Angiolini D. Paolo, parroco - Nugareto (Bologna).

11 Anzè Lucia nata Goletti - Torino. 12 Arduino Teresa - .Montegiove (Torino).

13 Balbo di Vinadio contessa Maria nata Gattinara di Zubiena- Torino.

14 Balsamo Don Giuseppe - Carrù (Cuneo).

15 Marini Luigia - Fumane (Verona). 16 Basso can. Bartolomeo - Alassio (Genova).

17 Beltramo comm. Marco - Torino. 38 Benassi Mons. Francesco, vescovo Guastalla (Reggio-Emilia). 19 Blasich D. Ferdinando, rettore - Udine.

20 Bledigli D. Valentino - Altana (Udine).

21 Bombasotti D. Carlo, teol. can. - Novara.

22 Bona Stomi Vincenzo - Lozzo Cadore (Belluno).

23 Bono Mazzucchi Fanny - Torino. 24 Bonvicini Suor Maria Vittoria - Modena.

25 Borello D. Giorgio, coad. - Bareno (Novarao.

26 Borghesi Luigia, vedova - Mechel (Austria).

27 Borsati D. Luigi - Venezia.

28 Bortoli D. Giovanni, cappellano - Gambellara (Vicenza).

29 Bottini Andrea - Bagni di Casciana (Arezzo).

30 Brenna D. Ferdinando - Birago (Milano).

81 Brunetti D. Giuseppe, vicario - S. Antonio (Cuneo).

32 Bruni D. Stefano, parroco - Pezzazze (Bergamo).

83 Bruschi D. Attigliano - Pian di Anghiari (Arezzo).

34 Busca Lorenzo, capitano - Alba (Cuneo).

85 Campi D. Antonio - Crespino (Rovigo).

36 Canepa Fortunato - Becco (Genova). 37 Canova D. Antonio - Postagno (Treviso).

38 Capo Villa D. Domenico - Crespano Veneto (Treviso).

39 Capurro Maddalena vedova Bezzo - Becco (Genova).

40 Carboncini D. Francesco, rettore - Monterappoli (Firenze).

41 Cavazzoni D. Angelo, priore - Gavasetto (Reggio-Emilia).

42 Cerveni cav. Giuseppe, tenente colonnello medico - Punzone (Alessandria).

43 Colombo D. Ambrogio - Arluno (Milano).

44 Colombo Giuseppe, albergatore Meudrizio (Svizzera).

45 Coininotti D. Angelo, vicario - Venezia.

46 Cominotti D. Osvaldo, parroco - Viltalta (Udine).

47 Coppi D. Francesco, vice-curato - Signatico (Parma).

48 Crema Laura - l'orino.

49 Cubia D. Giacomo, tool. prof. - Candia Canavese (Torino). 50 Curonico D. Carlo - Altana (Svizzerao.

51 Crateri Anna - Occimniano (Alessandria).

52 baghero Francesco. giardiniere - Mengliano (Torino).

53 Bassano D. Paolo Angelo - Cambiano (Torino).

54 Davaglio D. Giacomo - Guastalla (Reggio-Emilia).

55 Da-Vià Mona. Antonio - Pieve di Cadore (Belluno).

56 Delfino Bernardo - Arenzano (Genova).

57 Desiderio D. Luigi, can. -- Eboli (Salerno).

58 Ferraris Matilde - Borgomanero (Novara).

59 Foltran I). Feliciano - Treviso.

60 Gaggia D. Virgilio, curato - Pelizzano (Austria).

61 Castaldi Giuseppe - Chieri (Torino). 62 Gandè Giuseppe - Chieri (Torino). 63 Gerbi Pietro - Bibbiena (Arezzo). 64 Graziani 1). Bortolo - Conegliano (Udine).

65 Grella D. Andrea, vice-curato - Osaato (Torino).

66 Grigolli D. Antonio - Boaro Polesine (Rovigo).

67 Ghirardini D. Antonio , nmans. - Badia Polesine (Rovigo).

68 Laghetto D. Giuseppe,arciprete - Salvatronde (Treviso).

69 Lanza D. Pietro, can. - San Remo (Porto Maurizio).

70 Leporatti. D. Lmlovico, can. - Pistoia (Firenze).

71 Lobbia D. Giovanni, rettore - Carnporovere (Padova).

72 Macebi Carlo - Milano.

73 Maffei Ernesta - Lonigo (Vicenza).

74 Maiolo Domenico di Luigi - Vicenza.

75 Maistrelli D. Giov., curato - Gognola (Trento).

76 Mantellino Luigia - Torino.

77 Marani Venusta - Argenta (Ferrara).

78 Marchetti Agnese - Castelfondo (Austria).

79 Marchetti Cristoforo fu Paolo - Gamabellara (Vicenza).

80 Marietti cav. Giovanni - Castiglione (Torino).

81 Marino D. Francesco, priore   Castelletto di Busca (Cuneo).

82 Mattordes Giacomo - Castello (Austria).

83 Michecco D. Gaetano, arcip. - Trevignano (Roma),

84 Macchi Vittoria -Ottabiano (Pavia).

85 Mondini D. Agostino - Caslagnito Secco (Cremona).

86 Montagna D. Giuseppe - Mairano (Paviao.

87 Morchio cav. Giuseppe - Venezia.

88 Nardi D. Andrea, economo spirit.Avena (Arezzo).

89 Navi D. Eugenio, rettore -Modena. 90 Nonino D. Giuseppe - llfereto (17diue).

91 Olmi Faustino - Chiari (Brescia). 92 Panato Germano- Vestcnanova (Verona).

93 Panni D. Augusto, reti. - Morra d'Alba (Ancona).

94 Paolncci D. Venanzio, parroco - Alergnano (Maceratao.

95 Parnssu Mattia - Mussotto (Cuneo). 90 'Pellegrini D. Giacomo - Urruri (Canìpobasso).

97 Pestoni D. Filippo, arcipr. -Meleti (Milano).

98 Pettinà D. Filippo - Spezza (Verona).

99 Pianesi-cav. dott. Benedetto - Macerata.

100 Piazza D. Francesco, vie. for. - Pavere di Veto (Verona).

101 PistelliEmidio-Ca,naiore(Lucca). 102 Punzone Anna - Valfenera (Alessandria).

103 Rancanà io. Giuseppe, curato - Cologna Veneta (Vicenza).

104 Recchi Raffaela nata Desideri - Offida (Ascoli-Piceno).

105 Rinaldi D. Luigi, parroco - Ilon. caglio (Alessandria).

106 Rivetti Carolina nata Gatti -Montemagno (Alessandria).

107 Rolando D. Giovanni, rettore - Gazzo (Genova).

108 Rossi D. Antonio, prevosto - Montenaro (Piacenza).

109 Rumi Rina - Dongo (Como).

110 Saba-Pinna Giovanni - Nureci (Cagliari).

111 Sala Barberina - Bottigliera d'Asti (Alessandria).

112 Scaletti D. Curzio, parroco - Viaio (Arezzo).

113 Sciartella D. Angelo - Fallo del colle (Ilari).

114 Sforzo D. Ferdinando, beneficiato - Mirteto (Massa Carrara). 115 Speggiorin D. Eugenio, -arciprete vie. for. - Barbarano (Vicenza). 116 Tavonati D. Giovanni - Mezzotedesco (Austria).

117 Tedesco D. Camillo - Valdagno (Brescia).

118 Terraroli D. Gio. Batt., parroco - Soiano del Lago (Brescia). 119 Tessarolo D. Gio., parroco -Spezza (Vicenzao.

120 Titone Giovanna in Alagna - Marsala (Trapani).

121 Toffolini D. Agostino - Lonigo (Vicenza).

122 Tommasi Maria - Fumane (Verona).

123 Tommasi Teresa - Marano Valpolicella (Verona).

124 Tappi D. Angelo, parroco - Figino (Milano).

125 Tubino Antonietta - ReGio (Como). 126 Turba D. Marcello, vice-parrocoNetro (Novara).

127 Valente D. Cristiano - Brusegana (Padova).

128 Vercellone D. Bernardo Viverone (Torinoo.

129 Zanchi D. Carlo, can. - Campagnano (Roma).

130 Zubani Cosmo -- Tavernole (Brescia).