BS 1900s|1901|Bollettino Salesiano Ottobre 1901

BOLLETTINO SALESIANO.

ANNO XXV - N. 10.   Esce una volta al mese.   OTTOBRE ì902

SOMMARIO - Il Cardinale Svampa al Bollettino . pag. 269 Il Cardinale Ferrari al Bollettino    270

La lotta per la vita    271

Per una nuova rubrica    273 Per gli Italiani emigrati nel Belgio . 274 Il Rappresentante del Successore di D. Bosco in America . 277 Cronaca del movimento Salesiano - Italia: (Pavia, Parma, Nurallao) - Svizzera: (Ancona, Zurigo) - Uruguay: (Las Piedras) - Parma - Lugagnano d'Arda - Este - Perosa Argentina - Gualdo Tadino    280

La più semplice e la più facile delle Opere Eucaristiche 284 Missioni - A Bahia e nella Pampa - IN FASCIO: Rawson - Chos.Malal - Acha    285

Grazie di Maria Ausiliatrice    289

Il Vescovo di Liegi    293 Necrologia: D. Giacomelli - P. Antonio da Tivoli . . 295

Per la diffusione della buona stampa    297 Cooperatori defunti . . . 298 Illustrazioni pag. 272, 275, 278. 282, 286, 290, 293.

Il Card. Andrea Ferrari ArciVescOVO di Milano al Bollettino Salesiano

Molto Rev. Signore,

Assai volontieri mando una parola di encomio, di congratulazione e di augurio alla Direzione del benemerito BOLLETTINO SALESIANO. Venticinque anni di vita nel giornalismo è un pegno di longevità, perchè in questo campo non arride la vita, se non a quelle pubblicazioni, che emergendo sulle tante altre pullulanti quotidianamente, riescono a vincere nella dura prova della lotta per l'esistenza. E che questa lotta sia stata più che felicemente superata dal BOLLETTINO, lo dimostrano le 70,000 copie mensili che si diffondono per tutta Italia, dirette ad accrescere sempre più le schiere dei benemeriti Cooperatori Salesiani, che sono il braccio destro dei Figli di D. Bosco. Il passato è caparra del futuro, e mi auguro che il BOLLETTINO vada sempre più diffondendosi e si introduca in tutte le famiglie a sostituirvi le pestifere letture.

Quantunque di questa vita rigogliosa debbansi render grazie al DATOR d'ogni bene, non v'ha dubbio però che le congratula doni al BOLLETTINO ridondano a lode di tutti coloro che cooperano alla Redazione di esso, e principalmente a Lei, M. R. Signore, che con intelletto d'amore vi dedica le sue sagge cure.

E con sensi di sincera stima, augurandole le più elette Denedizioni del Cielo, godo rassegnarmi

di Lei M. R. Signore

Arese, diocesi di Milano, 21 agosto 1901.

Dev. servo

+ ANDREA CARD. FERRARI.

LA LOTTA PER LA VITA

Nel nostro fascicolo dello scorso luglio parlando del fondamento dell'educazione salesiana abbiamo dimostrato che senza religione non vi può essere vera educazione, e che senza di essa noi non ci sentiamo di potere corrispondere alla fiducia che tanti genitori pongono in noi affidandoci i loro tesori; che non ci sentiamo, cioè, di dar loro dei giovani buoni, studiosi, morali. Ora crediamo conveniente ed opportuno, alla vigilia dell'apertura delle scuole, aggiungere che senza la religione è impossibile una educazione che possa poi dare alla patria nostra degli uomini veramente preparati a sostenere tutte le lotte per la vita.

È una cosa sconfortante il vedere tanta nostra gioventù, diciam pure, tutta la nuova generazione, crescere senza fibra, sfuggire ogni peso, ogni dovere del vivere sociale, incapace di superare con forza d'animo la più piccola difficoltà, il più piccolo disinganno.

Si è parlato tanto ai giorni nostri, nel mondo scientifico, della così detta lotta per la vita. In tutto il creato si è voluto vedere un supremo sforzo d'ogni creatura vivente per arrivare a conservare l'esistenza: si è voluto vedere dovunque una lotta immensa, continua, universale. Lasciando da parte il valore di questa teoria, che è, certo molto discutibile, per conto nostro abbiamo sempre amato meglio, in tutto il creato ammirare piuttosto l'ordine e la provvidenza infinita di Dio, che nulla lascia mancare del necessario alle sue creature. Una vera lotta per la vita, la deve invece sostenere l'uomo, lotta continua, universale. Non parliamo delle difficoltà contro cui deve combattere per procacciarsi il sostentamento. Si è voluto dare troppa importanza ai dì nostri a questa lotta, e tutti gli sforzi di economisti e di sociologi, furono rivolti ad assicurare l'uomo dalle strettezze della fame. Errore grave perchè distolse quasi interamente il pensiero della lotta principale che l'uomo deve sostenere, lotta veramente continua, universale contro sè stesso, contro tutte le difficoltà della vita.

A questa lotta la nostra gioventù non cresce più preparata, ed è per questo che quando si trova dinanzi alcuno dei doveri, ovvero gli cadono le illusioni ed i sogni di una beata esistenza, si ritrae avvilita e non si sente il coraggio di incontrare la vita che, in mezzo a qualche ora di piacere, gli fa provare tanti disinganni. Obbligo strettissimo di ogni educatore è quello di sforzarsi ad ovviare a questo male, studiare di fornire a questa gioventù le armi necessarie per questa lotta, adoperarsi perchè il suo animo cresca preparato contro le illusioni, si ritempri a nuova forza per combattere le battaglie della vita. E questo, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, non sarà mai possibile a nessuno se non si pone a fondamento di ogni sistema educativo il principio religioso.

Il giovane ha bisogno che gli si illumini la mente, che gli si infiammi il cuore, e questa luce e questo sprone noi non lo avremo mai efficace al di fuori della religione. Anzi tutto essa sola ci dà una vera idea di questa nostra vita, che, se non la contempliamo sotto un raggio di luce sopranaturale, non ci può comparire che un amara derisione. L'uomo ha in ogni suo stato dei doveri da praticare, e per questi deve combattere contro se stesso, e ciò non in causa ad una imperfezione di natura, ma in seguito ad un disordine avvenuto per una colpa. Pur troppo che ai nostri giorni si è parlato e troppo si parla di diritti, troppo poco di doveri, e questo dovere loro si presenta sotto colori odiosi, come una tirannia impostaci dall'egoismo dei nostri simili. La religione invece nel dovere, sotto qualunque forma ci si presenti, ci fa vedere una parte di quell'ordine universale stabilito dalla sapienza divina, nel quale gli altri esseri entrano inconscienti, ubbidendo ai loro istinti : l'uomo invece vi deve entrare liberamente, assoggettando a leggi naturali la sua ragione. E se sforzo deve incontrare, se deve combattere contro se stesso, non è, come abbiam già detto, perchè sia contrario alla sua natura, ma perchè nei suoi affetti, nelle sue inclinazioni vi è entrato un disordine.

E quando nella nostra vita dobbiamo incominciare a provare il dolore, che poi, o in un modo o nell'altro, deve accompagnarci in quasi tutti i nostri giorni, è la religione sola che può darci la forza di sostenerlo in qualunque momento e non lasciarci avvilire, perchè essa ci fa vedere quanto i dolori di quaggiù siano cose passeggere, ci fa vedere nel dolore un mezzo potentissimo per purificare e sollevare il nostro spirito, per compiere un espiazione, meritare per un altra vita.

Ma poco giova che la mente sia rischiarata se non si muove il cuore. Per l'infermità dell'umana natura, benchè tante volte conosciamo quello che sarebbe bene di fare, ce ne scostiamo per attaccarci ad un bene qualunque vicino e che forse anco vediamo sarà per convertirsi in nostro veleno. È il cuore adunque che noi dobbiamo cercare di muovere: è alla nostra volontà che dobbiamo cercare di presentare delle attrattive che le facciano sopportare i sacrifizi, che devono naturalmente venirci dall'adempimento dei doveri, come in qualunque triste circostanza. Per far qualche cosa di bene sentiamo, cioè, tutti il bisogno di ricorrere colla nostra mente al pensiero di un premio o di un castigo che ci aspetta, e sentiamo pur anche che questo premio o questo castigo per molte delle nostre azioni non lo avremo in questa vita, che non sarà certo tra quei beni che sono spesso una conseguenza di quelle stesse passioni che c'imponiamo di rintuzzare.

La religione in questo è superiore a qualunque sistema filosofico, in quanto che ci mette dinanzi un premio od un castigo certo per ogni nostra opera, promesso non con l'incertezza d'un opinione filosofica, ma coll'assoluta affermazione di un dogma. E secondo i suoi insegnamenti, chi ci darà questa retribuzione, non può errare, e vede perfino il nostro pensiero, tutta la nostra vita interna.

Di questo noi vorremmo sopratutto farne qui rilevare l'importanza nell'educazione. Il giovane, nel quale si svolgono i primi germi delle passioni, ha bisogno, sommo bisogno, di custodire i primi moti del suo cuore, di operare il bene, fuggire il male, non solo quando può temere l'occhio d'un superiore, ma in qualunque sua azione anche più intima, per il retto giudizio della sua coscienza, per il pensiero che sempre vi è Uno che lo vede. Ora non vi è che la religione che possa avere tanta forza da sorvegliare l'uomo anche nei momenti più nascosti della sua vita. Napoleone I° nel consesso legislativo dichiarava: le leggi non regolano, che alcune azioni, la religione le abbraccia tutte ; le leggi non arrestano che il braccio, la religione s'impadronisce del cuore; le leggi non si rivolgono che al cittadino, la religione s' impadronisce dell'uomo. Si è gettato il ridicolo sugli insegnamenti della Chiesa, e l'animo della nostra gio ventù fu avviato ad uno scetticismo spaventoso. Si è detto superstizione l'idea di un paradiso, di un'altra vita qualunque. Ma che cosa n'è avvenuto? Tolta dal giovane la speranza di un paradiso eterno ed il ritegno del timore di un castigo e di un giudizio immancabile, per quella tendenza naturale alla felicità, il giovane cerca lui di formarsi questo paradiso in terra e si cerca la sua felicità nello sfogo delle sue passioni.

La forza materiale può impedire che egli manchi nella sua condotta esterna, ma essa non giungerà mai al suo cuore; che anzi, appunto perchè represse e fregate contro voglia queste passioni, appena tolto il ritegno di una material resistenza, si sfogheranno moltiplicando, finchè, fra continue illusioni e disinganni, avrà termine la vita stanca, annoiata, inutile, anzi di peso agli altri ed anche a se stesso. E nei giorni del pianto, a certe piaghe del nostro povero cuore, le parole di consolazione del mondo non possono dar rimedio, non infonderci forza di sostenerle. È chiaro che la religione, di cui parliamo, non deve essere un semplice accumulamento di pratiche esteriori, compiute materialmente senza che il cuore vi abbia la minima parte e solo accettate e praticate per una certa abitudine di religiosità. La religione, che noi intendiamo debba essere il fondamento dell'educazione, deve essere qualche cosa di più intimo; deve abbracciare tutta la nostra mente, e tutto il nostro cuore essa ci deve mostrare quelle verità che devono essere il centro delle nostre idee, il fine ultimo delle nostre aspirazioni. La vera vita dell'uomo è la vita dello spirito: per godere di questa vita deve lottare contro tutte le difficoltà che gli vengono dalla carne, da un mondo materiale; solo la religione gli potrà dare i mezzi per sostenere con coraggio questa lotta per la vita.

Per una nuova rubrica

IL nostro BOLLETTINO nei 25 anni di sua esistenza non solo presentò mensilmente ai nostri benemeriti cooperatori la sintesi di quanto la nostra Pia Società venne operando a beneficio, specialmente dei giovani e dei poveri selvaggi, ma con articoli appropriati venne pure additando ed incoraggiando tutte quelle opere che la Carità Cristiana seppe, suggerire a tante anime elette onde lenire i mali che continuamente affiggono l'umanità. Ed ora, continuando in questo cammino tracciatosi, non può a meno di assecondare quella corrente nuova che porta allo studio dei campi tante intelligenze, rimaste deluse negli studii di altro genere. Apriremo quindi nelle colonne del nostro BOLLETTINO una nuova rubrica intitolata - SPIGOLATURE AGRARIE - e sotto questo nome verremo trattando mensilmente questioni di agraria. La nostra opera è senza pretese: saranno ragionamenti fatti alla buona, saranno quesiti cui verrà risposto in modo piano e facile, saranno dati raccolti nelle nostre colonie agrarie d'Italia, di Francia, d'America: insomma cercheremo di esporre quanto potrà interessare i nostri Cooperatori nel ramo dell'agraria.

A tal uopo ci siamo procurata la collaborazione di chi esperto in tal materia possa con una serie di articoli tra loro collegati, esporre i primi rudimenti di Agricoltura Razionale tanto necessarii al dì d'oggi per ottenere qualche cosa di proficuo dai nostri campi. A molti dei nostri agricoltori non giungono le scoperte della scienza, ad altri arrivano contrafatte dalla malafede di ingordi speculatori e noi nutriamo fiducia che per questi in modo speciale l'opera nostra sarà di vero profitto. Tutti poi speriamo vorranno non solo far buon viso a questa nostra novità, ma aiutarci coi loro consigli e coll'opera loro e far conoscere ai propri amici questo nuovo merito del BOLLETTINO SALESIANO.

Per noi sarà ricompensa gradita se in qualche modo riusciremo a compensare almeno in parte anche materialmente quanti finora ci furono larghi dei loro sussidii morali e materiali, e se al benessere dell'anima avremo potuto associare coll'opera nostra in qualche famiglia dei nostri cari Cooperatori anche il benessere del corpo. Nel prossimo numero incomincieremo quindi questa nuova rubrica.

Per gli Italiani emigrati nel Belgio

Nuovi tormenti e nuovi tormentati. - L'opera del Missionario. - Aiuto ! - Emigrati che si fanno onore. - Una preghiera al Missionario e ai nostri amici.

AVEVAMO appena letto il 2° numero del Bollettino edito dalla benemerita Opera di assistenza degli operai italiani emigrati in Europa e nel Levante - Bollettino che, tra l'altro, rileva le deplorevolissime condizioni fatte ai fanciulli italiani nelle vetrerie francesi - quando ci giunsero dal Belgio notizie non meno deplorevoli su altri petits Italiens anch'essi condannati a far mostra, in quei paesi, delle nostre miserie, condannati troppo spesso a far getto della salute e del buon costume (1). Ci facciamo premura di richiamare l'attenzione dei buoni sui nuovi tormenti e nuovi tormentati.

*

Questi ultimi sono i sorbettieri e precisamente non coloro che fanno, ma i giovani nostri compatriotti che vendono i sorbetti per le vie popolose delle grandi città. Quelli che fanno i gelati - i padroni - sono Italiani anch'essi e non rifuggono dall'inganno, dalle sevizie a danno dei loro stessi connazionali. Pratici del mestiere, si rivolgono alla povera gente dell'Italia meridionale, specialmente ai genitori delle provincie di Caserta e di Aquila, offrendo condizioni... eccellenti se affidano loro i figli per tre anni : si obbligano a sborsare subito 100 lire per il viaggio ; 200 od anche 250 lire all'anno; di più a fornire alloggio, vitto e vestito. Partono i poveri Napoletani pieni di belle speranze, persuasi sovente di dovere poi trattenersi a vendere i sorbetti nei caffé o almeno nelle baracche, come è uso il più delle volte in Italia, e al loro arrivo non trovano che amara disillusione. Attaccati a certi pesanti carretti, devono battere le vie, le piazze cittadine dalle 9 del mattino alle 11 di sera - quattordici ore continue senza riposo, senza cibo.

L'amico che ci scrive illustra fatti visti coi suoi occhi a Liegi, fatti che pur troppo devono ripetersi anche nelle altre grandi città belghe. Ci sa anche riferire delle particolarità assai minute : che i poveri sorbettieri, per esempio, al termine della giornata, quando, più morti che vivi, sentono assolutamente il bisogno di riposo, sono ancora costretti a pulire il carretto : allora, solo allora, ricevono il... pranzo : un po' di patate, fagiuoli, erbe. Così ristorati, possono buttarsi sul letto, un vero canile sudicio, lercio! Alle quattro, e talvolta alle tre, sono già in piedi per aiutare i padroni, e, ripetuto il pasto di poche ore prima coll'aggiunta di un po' di caffè, alle nove, ricompaiono sui marciapiedi a... rinfrescare il prossimo. Con quanto buon animo è facile immaginarlo, se si considera ancora che, non di rado, insieme con i fagiuoli e le patate, i poveri giovani hanno dovuto ingollare le sfuriate dei padroni. Una volta, a Liegi, erano cinque o sei i venditori ambulanti di gelati; ora sono più di 200 a farsi la concorrenza ! Naturalmente i piccoli sorbettieri non possono più riportare a casa, quotidianamente, le venti o venticinque lire ciascuno, e allora per i padroni sono dei buoni a niente, dei poltroni e magari dei ladri; così gl'infelici si logorano anima e corpo. I più deboli, dopo cinque o sei mesi di strapazzo e di crepacuore, si dànno vinti e vanno a rifugiarsi negli ospedali, dove talora vengono curati con medicine quando avrebbero bisogno di nutrimento, di conforto e muoiono incompresi dal medico e senza sfogare il loro cuore al confessore. Si dà il caso di giovanetti che, per guadagnare le 200 lire pattuite, si sforzano di trascinarsi fino alla fine dell'anno, fino a tanto cioè che, logoratasi interamente la salute, brucianti per la tisi che ne consuma il corpo già vigoroso nei nostri bei campi, invocano dal console la carità del rimpatrio.

Siamo esatti : ci sono gli arditi che, dopo aver rimborsato ai padroni, con sei mesi di lavoro, le 100 lire del viaggio, ... piantano il carretto e se ne vanno al lavoro, meno faticoso, delle mine. Ma ci vuole davvero dell'ardimento per emanciparsi a questo modo: difficoltà gravissime si oppongono alla rottura del servaggio. Prima di tutto i piccoli Napoletani non conoscono la lingua del paese: con... lingua in bocca si va anche pel Belgio; ma col dialetto napoletano dove si va a farsi intendere? Poi i padroni nei contratti hanno già dichiarato che le 600 ovvero 750 lire di paga pei tre anni non le sborseranno ai servitorelli se non alla scadenza del triennio ; i garzoni che si licenziano prima non hanno diritto a compensi, devono anzi rimborsare le spese di viaggio anticipate in loro favore. Qui è manifesta la frode più disumana da parte dei padroni : essi sanno bene che pochissimi fanciulli resistono tre anni ai loro tormenti, eppure stringono il contratto a così lunga scadenza, anzi - uomini d'ordine - minacciano di far arrestare i dipendenti che non stessero ai loro patti, facendosi consegnare per precauzione (significante precauzione!) e tenendo presso di sè i passaporti e tutte le carte di quei poveri analfabeti : solo dopo averli sfruttati due anni di seguito restituiscono loro passaporti e carte e li lasciano liberi di andarsene - a norma del contratto - senza... soldi!

Qualcuno che arriva a superare il doloroso tirocinio dei tre anni c'è, oh c'è; ma, alla fine, si vede pagato col carretto ! Ci spieghiamo : invece delle 750 lire riceve dal par drone addirittura il carretto dei sorbetti. Affare assai magro questo di rilevare siffatta bottega, perche essa viene a costare da 800 a 1000 lire, e però al nuovo proprietario porta ancora un debituccio, che, unito con le spese di crema, ghiaccio, ecc., ecc., mette il nuovo padrone nell'impossibilità di pagare l'antico! E se intanto il nostro giovanotto si circondasse di una famigliola? Quelli che hanno moglie e figli sono in condizioni anche più lacrimevoli : unite insieme, in una stanzuccia, più famiglie, vivono nel sudiciume e nella miseria ; mezzi nudi i piccini, mal coperti o mal vestiti i grandicelli. Di questi, pochi frequentano le classi elementari per seguire poi il carretto o l'organino del padre ; i più, scarni, scoloriti, si aggirano tutto il giorno per le vie della città, vendendo fiori, aranci, spilli o accattando tristamente : essi assistono a tutti gli scandali pubblici, vengono a conoscere la corruzione in tutte le sue forme e la subiscono con la perdita quasi inevitabile della fede ; se non muoiono tisici fradici tra i quattordici e i vent'anni, vanno a ingrossare le file degli acattolici - socialisti e anarchici specialmente - che ne fanno gli strumenti delle loro agitazioni delittuose. Eppure - ci si scrive - di questi nostri compatriotti si potrebbe fare un popolo eccellente! Quando vengono dall'Italia sono pieni di fede e di buona volontà. Solo che qualcuno si occupasse di loro!

Siamo ben lieti di far sapere ai nostri lettori che, dall'anno passato, un prete salesiano è incaricato di assistere i nostri emigrati di Liegi. Egli ha cercato lavoro ad alcuni che omai con gli antichi padroni non potevano più durarla; ha ottenuto dal console il rimpatrio di altri che, spossati, malati, si reggevano a stento; coll'aiuto delle società cattoliche di beneficenza ha soccorso i più poveri ; ha assistito i morenti all'ospedale; a tutti poi, facendo cinque centri in cinque chiese dei quartieri più popolati dagli Italiani, a tutti, con la stampa e con la parola, cercò di predicare le verità di nostra santa religione, riuscendo anche a somministrare a non pochi i SS. Sacramenti. Il Vescovo di Liegi, il grande Mons. Doutreloux, è assai soddisfatto, i cattolici belgi sono ammirati di un'opera così benefica e vengono in aiuto al missionario anche con l'elemosina; ma il missionario, non è appieno contento.

Prima di tutto ci raccomanda di gridare ai nostri compatriotti di Caserta, di Aquila, del Napoletano in genere, che, per carità, badino bene a quali mani affidano i loro figli, che non li mandino alla schiavitù e alle... coltellate. Ci scrive : Si dice che siano da 250 a 300 gl'Italiani venditori di crema qui in Liegi, città di 160,000 abitanti; siccome le spese di ogni carretto sono di 7 lire al giorno, bisognerebbe, perchè potessero vivere tutti, che ciascuno guadagnasse quotidianamente le sue 10 lire. Com'è possibile ? Altri che ne venissero finirebbero per rovinarsi del tutto o accoltellarsi. Poi il nostro confratello invoca aiuto per regolare sempre meglio ed estendere in tutti quei paesi l'opera delle missioni. Sono moltissimi lassù gl'Italiani occupati nel lavoro delle mine, presso i forni, lungo le strade ferrate e raramente, troppo raramente, ricevono la visita del sacerdote che, parlando la loro lingua, commovendoli al ricordo delle feste religiose celebrate nelle belle chiese d'Italia, ne sollevi gli animi dagli interessi materiali, forse dal vizio, e li avvicini al buon Dio. Quando ci sarà dato di correre in aiuto dei nostri missionari per ripetere la buona Novella ai nostri cari compatriotti? Questi la desiderano ardentemente e ne sono prova le accoglienze che fanno al Sacerdote che intendono, al prete del loro Paese, quando il Signore lo manda anche a loro. Ci piace a questo proposito riportare quanto riferiva non è molto un periodico di Verviers.

« Questa mattina, alle 6, abbiamo avuto il piacere di poter assistere ad una bella e cara funzione, nella chiesa di S. Rocco. Gli Italiani residenti nella nostra città, in numero di 43, quasi tutti uomini, si accostavano alla Sacra Mensa, compiendo così il loro precetto pasquale. In questa circostanza essi avevano fatto una colletta ed avevano pregato il M. R.do Parroco della parrocchia in cui risiedono, di celebrare una Messa solenne secondo la loro intenzione, Messa assistita dai R.di Vicarii e dal R.do Don Vincenti Salesiano della Casa di Liegi, che con infaticabile zelo si era per più giorni adoperato per disporli convenientemente a cibarsi delle carni dell'Agnello Immacolato.

» Una moltitudine considerevole volle partecipare a questa poco ordinaria funzione , e molti occhi si inumidirono nel vedere quegli uomini dall'aspetto non diremo indifferente (ciò che facilmente si può spiegare) , ma qualche volta quasi cupo e melanconico, ora intieramente trasformati ed animati da sentimenti del più grande rispetto e della pietà più profonda, compiere il grande atto della vita cristiana. Ciò che in modo particolare riusciva commovente si era il sentirli, nelle funzioni della sera, cantare nella lingua tanto cara della loro Patria - con un tono, se si vuole, un po' monotono, ma dolce e penetrante - delle lodi a Maria SS , e recitare le preghiere della sera. E quando già si faceva tardi e per un'ora intiera essi avevano ascoltata con reale interesse la parola del buon D. Vincenti, essi non potevano separarsi dal Missionario senza salutarlo, stringergli la mano e baciargliela.

» La funzione finì al mattino con una esortazione breve; ma efficace ; si distribuì un ricordo a ciascuno: uno scapolare ed un rosario che tutti ricevettero con visibile compiacenza. Erano le 9. Una giornata così ben incominciata doveva avere un degno compimento. Il sig. Nardone, loro capo molto stimato, e che è solito a far le cose bene, ci aveva già pensato. Diede a tutti una giornata intiera di vacanza dal lavoro e poi volle egli stesso condurre quei bravi operai in pellegrinaggio a Nostra Signora di Chèvremont. In questo modo i nostri giovani collegiali ed altri della città a cui piacciono i gelati avranno potuto leccarsi le dita, mentre lassù nelle alture di Chèvremont, sotto le volte della bella basilica, echeggiavano ancora i dolci ritornelli delle lodi a Maria. La festa doveva chiudersi con una serata straordinaria, con fuochi artificiali ed altri divertimenti, ma il buon Don Vincenti, suo malgrado, doveva partire per Liegi a celebrarvi la festa di Maria Ausiliatrice, festa patronale dei Salesiani. »

La relazione del giornale belga sta anche a provare che non tutti gl'Italiani sono, all'Estero, il disonore della patria, e vale anzi a renderci sempre più persuasi che essi sono capaci di un'alta educazione religiosa e civile. Adoperiamoci adunque in questa santa impresa. Invocato l' aiuto di Dio, uniamoci tutti a compiere la santa impresa di confermare la fede cattolica, di mantenere il buon costume, di tutelare i diritti dei nostri cari emigrati. Al missionario rivolgiamo una preghiera : s'informi se mai i nostri lavoratori, di qualsiasi condizione, patiscano ingiustizia; faccia un'inchiesta sui fanciulli italiani occupati nelle vetrerie belghe e ci mandi, ben documentata, la sua relazione : noi ci faremo premura di unire la nostra voce al coro dei buoni che si adoperano con gran zelo a sostenere la causa dell'emigrazione nazionale. I nostri amici vogliamo invitarli a pregare per i nostri fratelli lontani dalle famiglie, dall'Italia, dalle chiese loro : diciamo a Maria Ausiliatrice che protegga la loro fede, prosperi i loro interessi. E poi aiutiamoli quei nostri cari in tutti i modi e precisamente sostenendo, con offerte di danaro, di buoni libri, l'opera dei Missionari. I missionari salesiani, ad esempio, lavorano, per i nostri connazionali, nella Svizzera (a Briga e a Zurigo), in Francia, nel Belgio, nell'Argentina, a New York, a S. Francisco Cal. e il soccorso dato a loro è il modo più semplice, più efficace di beneficare la nostra emigrazione in quei paesi; è una vera benemerenza verso la patria, un gran merito che si acquista presso Dio.

(1) I nostri amici che volessero studiare quella tristissima forma patologica della nostra emigrazione che è la tratta dei fanciulli, oltre il suddetto Bollettino dell'Opera di Assistenza (che si manda gratuitamente a chi ne faccia richiesta con cartolina postale alla segreteria generale - 2, Via Donati, Torino) leggano le seguenti monografie:

March. Paulucci de' Calboli. - I girovaghi italiani in Inghilterra e i sonatori ambulanti. Lapi, Città di Castello, 1893. Id. - La traite des petits Italiens en France (1897), Encore la traite etc. (1898), Paris, Imprimerie Davy. Id- - Les statuaires du peuple in Revue des Revues (Luglio 1900). Il primo lavoro del. March. Paulucci invogliò altri valentuomini a occuparsi dell'interessante argomento : ci piace ricordare il Prof. Corsi dell'Università di Pisa e il Can. Prof. Roberto Puccini.

Il Bollettino del Ministero degli affari esteri (N. 184, Dicembre 1900) contiene un importante rapporto del R. Vice Console Avv. Lionello Scelsi su I minorenni italiani e le vetrerie francesi.

Non si trascurino poi quei giornali italiani ed esteri che finalmente alzano la voce contro le infamie degli incettatori e di certi padroni e reclamano da parte dei governi un'azione più vigilante e più energica.

IL RAPRESENTANTE DEL SUCCESSORE DI DON BOSCO IN AMERICA

(Dalle corrispondenze del Sac. Calogero Gusmano *)

Le peripezie del nostro viaggio e della nostra fermata a Puntarenas.

Terra del Fuoco, 20 marzo 1901.

PUNTARENAS! Ci arrivammo di sera; era sfarzosamente illuminata, e ci fece per pochi istanti dimenticare le noie che ci procurò durante il viaggio il Jorkshire. È un vapore inglese che da Liverpool va a Valparaiso, non appartiene però alla Compagnia Pacific Steam Navigation. Quello che doveva fare questa traversata fu dal Governo mandato al Capo di Buona Speranza ; la Compagnia dovette affittarne uno con discapito dei passeggieri. È una mole immensa di 130 metri di lunghezza e 14 e più di larghezza : un bastimento di carica che ab immemorabili non riceve passeggieri, poco pulito e mal servito in tutto. Ma fu provvidenza : altro vapore forse non avrebbe resistito ai tre giorni di tempesta che ebbimo. Dicevano alcuni passeggieri che avevano più volte fatta quella traversata, che mai s'erano incontrati in burrasca tanto terribile : è vero che il presente impressiona più che il passato, ma è pur certo che fu una brutta tirata da Montevideo a Puntarenas e che, mentre il vapore nella sua marcia ordinaria fila da 13 a 14 miglia all'ora, non ne percorreva adesso che quattro. Con due giorni di ritardo giungemmo alla nostra meta. E siccome il male porta quasi sempre con sè un bricciolo di bene, così questo ritardo ci procurò la consolazione di celebrar Messa la domenica di sessagesima pei passeggieri. Sembrava difficile in un vapor inglese... Chiesto al maestro di casa ci disse che a bordo di quel vapore mai s'era celebrata Messa ; tuttavia una signora si fece animo ed ottenne dal Capitano che si compisse il rito sacro nel salone di prima classe. Seppimo dopo ch'era la cugina del nostro compianto D. Ortuzar Camillo, redattore del Bollettino Spagnuolo e scrittore di pregievolissime opere ascetiche. Si ricordarono le virtù di quel nostro confratello, e come egli fosse fuggito dal Chilì per non esser fatto vescovo, e tanti altri aneddoti che D. Francesia ha così bene descritto nella biografia di D. Camillo.

Poggia Puntarenas sopra un dolce declivio che va a terminare alla spiaggia del mare, mentre dalla parte opposta è attorniato di piccole, rigogliose colline ed è circoscritta dai fiumi Minas a Nord, Mano a Sud. Signora dello Stretto, è visitata continuamente da un gran numero di navi. Puntarenas presenta tutte le condizioni per divenire un gran centro di commercio; il suo porto franco vi chiama negozianti da tutte le parti e vi trovano qui le comodità delle più raffinate città. Quando Mons. Fagnano vi approdò la prima volta, essa non contava mille persone, ora raggiunge gli otto mila: Inglesi , Tedeschi, Francesi, Austriaci, Italiani son coloro che formano la maggior parte della popolazione ; i Chileni sono relativamente pochi. Le sue vie sono diritte e larghe non meno di 20 metri, tre anzi arrivano a metri 50 e cominciano a far vedere qualche edificio in pietra e mattoni; del resto tutte le case son di legno, non escluso il nostro Collegio. Gl'incendii sono all'ordine del giorno, resi più terribili dal vento continuo che domina la città ; non passa settimana che non scompaia qualche casa, ed i lettori del Bollettino sanno come la nostra Chiesa di Puntarenas fu divorata da un incendio che fuse financo le stesse campane. Fu allora che Mons. Fagnano si decise a fabbricare la nuova chiesa, e sa quanto costarono i primi mattoni? La favolosa cifra di L. 300 al migliaio. Ora è quasi terminata ; si aspetta solo Mons. Jara per consacrarla. Se vedesse che stupenda chiesa! lunga 46 metri, larga 18, a tre navi, di stile classico, è tutta opera dei nostri confratelli ; pochi altri vi hanno messo mano : D. Bernabè ne fu l'architetto ed i nostri confratelli coadiutori vi lavorarono da muratori e falegnami. Il signor D. Albera, sebbene non consacrata, volle celebrarvi la Messa all'altar maggiore ed il concorso fu soddisfacente. Puntarenas non possiede altra chiesa. D. Borgatello è il parroco e la sua giurisdizione s'estende per ben 195.000 chq. Non parlo dell'accoglienze fatte a D. Albera, della gioia che i confratellì provarono. Trovandosi all'ultima estremità del continente americano., essi non vedono mai un superiore : nel 1892 vi andò Mons. Cagliero, ma non potè veder tutto. Oh come sentono questa specie di abbandono ! È uno dei più gravi loro sacrifici.

Nell'Isola Dawson.

Partiamo da Puntarenas la sera del 14 febbraio. Al porto ci aspetta un piccolo vapore, nel quale la merce, animali ed uomini vengono ammassati insieme, lasciando la cura a quest'ultimi di guardarsi dai calci e dai morsi dei compagni di viaggio. E a tutto questo po' di roba si aggiunse quella notte una burrasca spaventosa che ci ritardò l'arrivo di 8 ore: l'acqua passava da una parte all'altra del piccolo legno a spruzzi, a cavalloni, a ondate, e non vi era comodità alcuna di ripararsene. E fu contrasto assai sentito quando, dopo 15 ore di quell'inferno, entrammo nella pittoresca baia Harros, sulla cui spiaggia fu edificata la nostra Missione di S. Raffaele. Le onde sono tranquille, l'aria tiepida, le colline e i boschi che circondano la missione rigogliosi e piacevoli allo sguardo ; lontano si scorge un'enorme croce rimpicciolita dalla distanza.

Al fischio prolungato del vapore i nostri confratelli sospettarono di ciò che veramente era, perchè si osserva tosto sulla spiaggia un movimento insolito, un'agitazione, un'ebbrezza grande. In un attimo s'innalzano bandiere da ogni parte; i giovani guidati dai Salesiani accorrono al molo, gli Indi adulti lasciano i loro lavori e affannati si fanno avanti , parecchie barche sono spinte nell'onde e remando a tutta forza vengono incontro al vaporetto. In una vi è il direttore, che per il primo viene a baciare la mano al sig. D. Albera e porta il saluto riverente dei confratelli e degli Indi. E intanto dal molo continuano gli applausi e gli evviva, si stendono le braccia verso il mare, si sentono ripetere con affetto, da voci ancora selvaggie, nomi cari al cuore d'ogni Salesiano. D. Albera piange. Chi mai avrebbe potuto ricordare in quegli istanti le noie e gli strapazzi del viaggio?

L'isola Dawson s'estende per 133,000 chq., coperta di fittissimi boschi, conta più di venti milioni d'alberi. Dal Governo chileno fu ceduta per 20 anni in uso ai Salesiani per lavorarvi a beneficio degli Indi e non è molto tempo che ascendevano a quasi 500 ; ora la morte li ha decimati un poco. Qui si fanno rivivere i tempi del Paraguay felice: è una grande famiglia in cui i Salesiani e le Suore di Maria Ausilatrice fanno da capi di famiglia. Ciascuna famiglia ha la sua casa a parte: le rispettive donne a tempo conveniente sanno preparare il pranzo e la cena; le vedove vivono insieme; tutte poi durante il giorno lavorano in un grande laboratorio guidate dalle Suore. Cinquanta quattro ragazze ricoverava il Collegio delle Suore e 50 giovani quello dei Salesiani. Gli uomini sono distribuiti nei varii lavori : alcuni pescano, altri attendono agli animali, specie alle pecore che servono di loro nutrimento: molti si occupano a riempìre lagune con tronchi d'alberi, a dissodare boschi, a praticare vie. Varii dei nostri confratelli coadiutori han già fatto quasi due chilometri di strada ferrata, però tutta in... legno. Mons. Fagnano provvide una segheria che costa circa L. 120.000 ed i tronchi tagliati, abbandonati sopra un carro, senz'altro sono condotti alla segheria, dove vengono ridotti a tavole. Gli Indi certo lavorano poco ed hanno bisogno di essere sempre guidati, e tanti, che nulla vedono all'infuori dell'interesse, non sanno capire come i Salesiani non pongano alcuni operai pratici che farebbero fruttare immensamente di più quella segheria. Poverini! non comprendono essi che Mons. Fagnano ed i suoi compagni non hanno altro scopo che di concorrere con tutti i mezzi possibili per rialzare questi poveri Indi , per renderli utili a sè stessi ed al paese che abitano e per mezzo del lavoro santificare le loro anime? Non v'è dubbio, è molto più quello che sbagliano che il lucro che apportano, ma non importa. Che soddisfazione non è per gli stessi Indi vedere che le coperte con cui si coprono, che le camicie, le calze, gli abiti in gran parte son opera delle loro mogli ! Oh quanto li rialza dal loro abbattimento, quanto li nobilita ! È l'unico lavoro in cui possono essere occupati, perchè il clima, eccessivamente freddo, non permette la coltivazione della terra.

Bisognerebbe non aver affatto cuore per non sentire un fremito di commozione al vedere alla domenica al tocco della campana, tutto quel paese, nessuno eccettuato, riempire la vasta chiesa, gli uomini da una parte, le donne dall'altra, e pregare all'unissono. Il sig. D. Albera distribuì a quasi un centinaio il Pane dei forti e più tardi la parola divina, e proprio la domenica di carnevale, mentre tanti cristiani civilizzati impazzano per le vie, oltraggiando il loro Creatore. Oh non è questo uno spettacolo da commuovere il cuore di un cristiano? È vero, il cimitero di quell'isola racchiude le spoglie di varie centinaia di Indi, ma sono morti tutti cristianamente; si contano cose edificantissime, si ha quasi la certezza della loro eterna salvezza, e questo consola il dilacerato cuore di quei nostri buoni confratelli, che amano gl'Indi come li amerebbe un padre. Questa razza pare destinata a perire, sia per la guerra di distruzione fatta, sia perchè, vuoi per malattie importate dagli stranieri, vuoi pel sangue guasto dallo spavento, quasi tutti muoiono affetti di tisi.

Quanto sia difficile approdare alla Terra del Fuoco.

In faccia all'isola Dawson sta la Terra del Fuoco ; con tre ore di navigazione si arriva alle sue spiaggie, ma per andare alla nostra Missione della Candelara, vicino al Capo Sunday, posta quasi al lato opposto da quello che guarda l'isola Dawson, il cammino non solo è impraticabile, ma pericoloso e molto più lungo. Quindi ci fu necessario attraversare di nuovo lo stretto di Magellano e piegare a destra dando il giro quasi a metà l'isola. Pochi hanno idea delle difficoltà che s'incontrano in questi luoghi. Noi nell'andata siamo stati fortunati; in 27 ore siamo arrivati. Fu la prima volta che il mare non ci lasciò dire la Messa e non contento ci ha prostrati all'eccesso a forza di richiederci tributi, facendoci restituire ciò che non avevamo preso. Qui in America la quaresima quasi non esiste, ma viaggiando in quei mari e si digiuna e si astiene dalle carni e si evita la promiscuità, ecc., ecc.; e lo sa il mio stomaco che per 36 ore non assaggiò neanco l'acqua; e noi ebbimo un ottimo viaggio... Le Suore, partite prima di noi v'impiegarono 17 giorni : un nuovo vapore argentino chiamato il Fueghino andò in pericolo di sommergersi; l'unico passeggiero, il capo di polizia di una parte della Terra del Fuoco, perdette tutta la sua roba, l'acqua gli portò via financo il letto e Mons. Fagnano, che l'aveva avuto alunno nel Collegio di S. Nicolàs gli regalò il materasso con tutto l'occorrente. Mi diceva questo signore che aveva viaggiato molto per mare, attraversato l'Atlantico ed il Pacifico, ma mai s'era riscontrato in burrasche tanto terribili - mi era raccomandata l'anima - concludeva - ed in 7 giorni si fece il viaggio di 40 ore ! - Non è vero, domandava al nostro Capitano, che da molti anni non si son viste di simili tempeste ? - E l'altro, per consolarlo, rispose con un già ! Poverino ! non aveva mai viaggiato in quelle parti in cui è cosa ordinaria quella che a lui sembrava tanto straordinaria. Un venti leghe distante dalla nostra Missione, nella baia Policarpo, un vapore francese di 120 metri di lunghezza con ogni sorta di merce s'interrò e non è più possibile di smuoverlo ; il padrone cede il 60 % a coloro che vanno a togliere la merce. Fu lì che l'Elena dovette fermarsi 18 giorni per prendere la carica. Noi non sapevamo niente, ci aveva detto che ritornava a prenderci dopo tre giorni ; immagini quindi la nostra ansia , quante supposizioni facevamo, là in quella grande isola, veramente isolata da tutto il consorzio umano. Non vi è telegrafo, nè posta; i privati pagano un tanto per avere quando si può la corrispondenza.

La difficoltà di quelle spiaggie è qualche cosa di straordinario ; questo naturalmente fa sì che i trasporti siano carissimi. Quante volte Mons. Fagnano si vide obbligato ad affittare un bastimento a L. 1000 al giorno e poi non poter imbarcare le vettovaglie che vi conduceva ! Uno di questi giorni a bordo di un vapore vi erano per più di centomila lire di vettovaglie e furono cose insignificanti quelle che si poterono avere, perchè il bastimento non volle accostarsi alla spiaggia senza che Monsignore gli assicurasse il bastimento, e di simili fatti potrei raccontarne molti. Ci voleva proprio il coraggio di Mons. Fagnano, la sua confidenza nella Divina Provvidenza per mettersi in opera tanto ardua, per combattere contro gli innumerabili ostacoli di natura e di mezzi che si frapponevano e tuttora perdurano.

(Continua).

CRONACA del Movimento Salesiano

Italia.

PAVIA. - La visita del R.mo sig. D. Rua. - Il nostro venerato Superiore lo scorso giugno recavasi a Pavia sia per ossequiare l'E.mo Mons. Riboldi, testè elevato dal Sommo Pontefice all'eccelsa dignità cardinalizia, come per annuire al gentile invito del direttore diocesano dei nostri Cooperatori Pavesi, D. Francesco Mariani , per l'inaugurazione della magnifica Cappella eretta al Sacro Cuore di Gesù nella sua Parrocchia del Carmine e per visitare la nostra casa e l'annesso Oratorio festivo. Cordialissima fu l'accoglienza avuta dall'E.m° Cardinale Arcivescovo di Ravenna e dal nuovo Vescovo di Pavia, Mons. Ciceri. S. E. il Card. Riboldi lo volle seco a pranzo in Episcopio, e poscia D. Rua, dietro invito di Mons. Maffi, rettore del venerando Seminario Pavese, recossi a visitare quei Rev. Chierici, ai quali rivolse paterne parole di saluto ed incoraggiamento.

Il 16 giugno, giorno destinato per l'inaugurazione della nuova Cappella del Sacro Cuore nella Chiesa del Carmine, D. Rua assistette alla Messa solenne, durante la quale tenne al numerosissimo uditorio, che gremiva la vasta Chiesa, un affettuoso sermone di circostanza. La parte musicale venne eseguita dalla Schola cantorum del nostro Istituto di Milano. Nel pomeriggio recossi a S. Teresa, Santuario di N. S. delle Grazie, dove erano radunati circa 500 giovanetti appartenenti parte al nostro Oratorio di S. Teresa e gli altri a quelli di S. Luigi e di S. Raffaele, invitati per la fausta circostanza dallo zelante direttore di S. Teresa, D. Porta Luigi. Tutti erano accompagnati dai loro rispettivi superiori. D. Rua rimase contentissimo della festa e più ancora i giovanetti, i quali avrebbero voluto non terminasse sì presto quel caro ed indimenticabile giorno.

Il mattino seguente il Successore di D. Bosco celebrò nel Santuario di N. S. delle Grazie la santa Messa per i benemeriti nostri Cooperatori e Cooperatrici. Poscia tenne pure un po' di conferenza, nella quale, letta la lettera - che noi riferiamo in altra parte di questo numero del nostro periodico-e con la quale il direttore della Missione Salesiana di Zurigo in Isvizzera ringraziava un generoso signore Pavese che gli aveva mandato mille lire per gli Italiani colà emigrati, parlò bellamente della necessità urgente di soccorrere i nostri connazionali all'estero, rilevandone con efficace parola le miserie ed i pericoli a cui sono esposti, specialmente nella Svizzera. Quindi il R.mo Prevosto del Carmine ringraziò, con eloquenza cordiale il nostro Superiore della sua venuta a Pavia, fece voti per altre sì salutari sue visite e animò i presenti a sostenere l'Opera Salesiana. Dopo la benedizione col SS. Sacramento, D. Rua diede comodità a tutti di parlargli, chiedergli consigli e ricevere la benedizione di Maria Ausiliatrice. A nome del nostro Superiore siano di nuovo e pubblicamente ringraziati di cuore tutti e tutte della cordiale accoglienza fattagli e delle dimostrazioni di stima che Egli dice di non meritare.

PARMA. - Corso Complementare Agrario. - Nel nostro Istituto S. Benedetto fin dall'anno scorso s'è aperto, e venne accolto con generale favore, un Corso complementare agrario che quest'anno verrà continuato e completato nel miglior modo possibile. Il programma di tale Corso, oltre l'insegnamento della lingua italiana, dell'aritmetica e geografia, abbraccia i primi elementi di agricoltura e di computisteria agraria ed è ispirato unicamente al proposito di fornire a quei giovanetti che non intendono di percorrere una carriera di studi tutte quelle cognizioni che possono riuscire necessarie alla vita, specialmente nelle aziende campestri. A questo corso non vengono ammessi che alunni convittori forniti di licenza elementare, o di un attestato di ammissione alle scuole secondarie e che non abbiano oltrepassato i quindici anni di età. Come prova poi in quest'anno si faranno pure lezioni di agraria nel corso inferiore del ginnasio, senza pregiudizio. s'intende, del Corso complementare agrario che resta cosa a sè.

Noi segnaliamo e raccomandiamo vivamente ai genitori questa importante iniziativa dei nostri confratelli di Parma destinata a produrre un bene immenso.

NURALLAO (CAGLIARI). - Un egregio nostro Cooperatore ci manda, in data 19 agosto, queste consolanti notizie. - Da vari giorni trovasi in questo comune il Sacerdote Salesiano D. Francesco Atzeni, venuto dalla Spagna per visitare i parenti. Il diletto figlio di Don Bosco fu accolto con giubilo dalla popolazione e fin dal suo arrivo si mostrò degno propagatore di quell'opera salutare e benefica iniziata dall'umile sacerdote Torinese e con zelo continuata dal suo successore il Rmo. D. Rua e dalla sua nobile schiera. Il Reverendo Atzeni non curante della stanchezza prodottagli dal viaggio, fin dal primo giorno, e nei successivi amministrò numerosissime comunioni non solo agli abitanti di questo paese, ma anche a numerose persone venute appositamente dai paesi circonvicini. Egli inoltre fece regalo alla Chiesa parrocchiale di una bellissima statua di Maria Ausiliatrice, in onore della quale, sempre per cura del sullodato sacerdote, fu celebrata una solenne festa la prima domenica del corrente mese. La festa tutta religiosa riuscì degna della Vergine Santissima. Di mattina furono celebrate due Messe lette ed una solenne con un bel panegirico in elogio di Maria Ausiliatrice tenuto dal Rdo. Atzeni, e di sera la Beata Vergine fu portata in processione, seguita da tutta la popolazione, che dalla medesima si attende aiuto morale e materiale.

La pia funzione terminò colla Benedizione del Santissimo, lasciando in tutti il più vivo desiderio che il Reverendo Atzeni, che fra giorni dovrà abbandonarci, torni al più presto per ravvivare nei cuori la fede in Cristo ed in Maria.

Svizzera.

ASCONA (CANTON TICINO) - Per un altare a Maria Ausiliatrice - Da quest'amena borgata dove i nostri confratelli dirigono il Collegio Pontificio, meritamente lodato per l'insegnamento tecnico-commerciale, e tanto raccomandato per lo studio delle lingue moderne ci si scrive: «Era desiderio antico e vivissimo dei Salesiani ed alunni del Collegio Pontificio e dei benemeriti Cooperatori e Cooperatrici locali, di poter erigere nella Chiesa del Collegio un altare a Maria SS. Ausiliatrice dei Cristiani. Ciò che era rimasto per vario tempo semplice desiderio è oggi consolante realtà. Noi che sappiamo come si svolsero le cose, dobbiamo ringraziare pubblicamente la generosità dei bravi alunni del Collegio, i quali vollero con delicato e felicissimo pensiero offrire in regalo al loro direttore, nell'occorrenza del suo onomastico, una bella statua di Maria Ausiliatrice. Sgraziatamente la statua giunse in ritardo per l'occasione in cui doveva figurare, e gli alunni eran già partiti quasi tutti per le vacanze : tuttavia Le si fece l'accoglienza che meritava. Venne esposta su splendido trono, e si incominciò subito una solenne novena a Maria Ausiliatrice, durante la quale il popolo Asconese accorse numeroso ad ascoltare le glorie di Maria bellamente intessute dal direttore ed a ricevere la benedizione di Gesù Sacramentato. Una solenne funzione di ringraziamento coronò sì devota novena: ma non scemò e non diminuirà l'entusiasmo dei buoni Asconesi verso la Madonna di Don Bosco. Sappiamo anzi che alcune generose offerte pervennero già, specialmente dal Conte e dalla Contessa di Loppinot, per l'acquisto dell'erigendo altare. E l'altare tanto desiderato sorgerà fra il gaudio e l'esultanza di tutti perchè allora i devoti Asconesi potranno anch'essi prostrarsi all'altare della Madonna di Don Bosco, la quale certamente avrà per tutti una benedizione, un conforto, e fari scendere più copiose le sue grazie su coloro che in qualche modo avran concorso a rendere più splendida la propagazione del culto di Lei.»

ZURIGO. - Un nuovo mazzetto di notizie intorno alla nostra Missione per gli emigrati italiani. - Il confratello D. Branda, Superiore della Missione Cattolica Italiana a Zurigo, scrive ad un generoso benefattore, che è venuto in soccorso di quella Missione con la vistosa offerta di 1100 lire : « ...A nome loro (degli emigrati) e mio vorrei esprimerlo tutta la loro riconoscenza, ma non trovo parole adeguate. Il buon Dio, che promise un premio al bicchiere d'acqua dato in suo nome, da noi pregato, saprà rimunerare V. S. per aver asciugato tante lagrime, sfamato tanti infelici. Sta scritto : exhibitio operis, probatio dilectionis. Dev'essere dunque ben grande l'amore di lei verso questi immigrati, avendo loro offerto una carità così generosa la quale serve a noi pure di stimolo per sacrificarci con più ardore a queste anime care. Oh ! se un esempio così generoso trovasse imitatori ! Quanto bene si potrebbe qui fare !

» E poichè ella dimostra tanto interessamento per questa Missione, permetta che gliene dia alcuni cenni. La nostra Missione fino al principio del corrente anno non era che un germoglio quasi soffocato, tanto ne era ristretta l'azione e inefficace al bisogno. Mancava di Chiesa propria : gli stessi missionari obbligati a mendicare un'ora dal parroco tedesco per celebrare una Messa e dir due parole ai nostri Italiani; per grazia si concedevano 45 minuti ogni dì festivo, e nell'ora più incomoda ; sicchè i nostri non v'intervenivano se non in numero assai scarso, da 10 a 15 persone in media. Ma ora, grazie a Dio e alla carità dei buoni, l'opera nostra si può ben dire opera nuova. La nostra Casa-missione è fornita di ampi locali, quali convengono a un gran centro cattolico italiano, in questa popolosa città. Oltre un gran salone per riunioni, abbiamo una Chiesa capace, ove, in ore comode, si celebrano tre Messe ogni giorno festivo; in due di queste v'è anche predica; e alla sera predica di nuovo e benedizione. Nei dì feriali vi sono catechismi pei due sessi, e la Chiesa è aperta ogni giorno. Siamo solo due preti Salesiani, ma sempre in faccenda. Visitiamo gl'infermi a domicilio e nei diversi ospedali ; e per guadagnar tempo, abbiamo il telefono, che mette la Missione in comunicazione con tutti i punti della città e dei paesi fuori di essa. Ogni due mesi si va a predicare e a confessare nelle carceri, dove pure abbiamo infermi stamane ne abbiamo viaticato uno. Nè abbandoniamo i nostri cari emigrati che son fuori di questo centro; ma, coll'accordo del parroco cattolico, ove c'è, va uno di noi a predicare ora in uno, ora in un altro paese in dì festivo.

» Abbiamo aperto un segretariato del popolo che ci dà un daffare continuo; vengono parroci per cause matrimoniali degli emigranti, sindaci che a nome dei parenti cercano individui italiani ; operai senza lavoro che attendono una raccomandazione o un pane ; talvolta si sentono ingiustamente vessati, e bisogna difenderli, giustificarli, proteggerli in tutte le maniere. Così la nostra Missione è considerata la casa comune e paterna per ogni Italiano che qui emigra e ancor più per quelli che vi hanno stabile dimora e sono ben cinquemila. Il bisogno di questi è maggiore, perchè molti di loro avevano ormai perduta ogni religione; tantochè i loro figliuoletti ignorano sino il Credo e il Pater. Ciò affermano e riaffermano essi stessi : Siamo tornati, dicono, cristiani, dacchè si è aperto la nostra chiesa e la casa della nostra Missione.

» Senta questa. Nella seconda metà di maggio u. p. fui a battezzare una bambina inferma nata nel settembre del 1900, e le imposi i nomi di Maria Emilia; poche ore dopo volava al cielo. Il dì appresso venne per dar sepoltura al cadaverino la madre, col certificato della città su cui vi era scritto che i parenti non hanno religione. Richiesi di ciò la donna, e mi rispose: Colla patria abbiamo perduta anche la religione, ma ora siamo tornati cristiani dacchè si è aperta una chiesa nostra. Non voglio tacerle che in grazia del bene che si fa colla predicazione, si è osservato che il primo maggio molti, anzi centinaia, dei nostri assidui, rifiutarono le insegne dei settari e uscirono dalle loro file. Uno dei più validi aiuti per ottenere nei nostri emigrati un miglioramento morale e religioso così nell'individuo come nella famiglia è la beneficenza. Oh! se fosse più conosciuto il bene che qui si fa e quello che si potrebbe fare! Molti ci verrebbero certo in aiuto. Spesso abbiamo casi che fanno veramente pietà e strappano le lagrime. Se non avessimo mezzi per soccorrere questi poveretti, che faremmo con sole buone parole? Noi cerchiamo lavoro dagli impresari, dalle fabbriche... ma ci vuol sempre danaro e pane per soccorrere sul momento; e se ne abbiamo è una grande consolazione! »

Lo stesso D. Branda in altra relazione al direttore dell'Italia Reale-Corriere Nazionale ci fa conoscere la grave situazione dei nostri emigrati con pericolo di aggravarsi se non si metterà pronto ed efficace riparo. « Dacchè si aperse questa Missione e segretariato, le visite dei nostri compatrioti si fanno ognor più frequenti ; e noi facciamo del nostro meglio per aiutarli nelle molteplici loro bisogne. Vengono gli uni dagli Stati germanici per timore di essere impiombati in treni speciali e rimpatriati : experientia docet. Altri provengono dagli scioperi falliti o licenziati, altri sono di recente immigrati, i quali non fanno che moltiplicare le carovane dei disoccupati. Questi ultimi abbandonarono l'Italia per trovare qui chi da vivere, chi colla speranza di maggior lucro e si trovano tutti tristemente illusi. Si rivolgono a Zurigo, come prima città della Svizzera, con 150 mila abitanti, e qui precisamente si è in piena crisi edilizia. Molti impresari hanno fallito, altri costretti a cercare lavoro in altri Cantoni, con diminuzione dei loro operai.

» In questo stato di cose i nostri Italiani fanno ricorso alla Missione, come ad una camera di lavoro. Giungono qui stracchi, laceri, affamati, senza un soldo in tasca, in istato che muovono a pietà. Il primo complimento che loro si fa è indicare il refettorio improvvisato per loro in una scuola a pian terreno : avendo qui vicino il panattiere, si procura un pane d'un chilogramma ogni due, intanto che si prepara caffè e latte, quando non c'è più minestra nè brodo; ma succede spesso che, all'arrivo del caffè e latte, il pane è già passato nel loro stomaco e si deve portarne altro per fare spesso il liquido. Sfamati che sono, si parla loro del lavoro e se ne dimanda la professione. Gli ultimi immigrati sono sarti, calzolai, falegnami, fabbri, tessitori, camerieri, cuochi: questi oggi vengono sostituiti da ragazze nei ristoranti e caffè. Tutti desiderano un'occupazione nel proprio mestiere, ma noi non possiamo procurare lavoro se non per manuali, terrazzieri e per muratori. Si rassegnano essi e con riconoscenza vanno dove li indirizziamo con nostra raccomandazione.

» Alla domenica molti di essi si presentano colle mani piene di vescichette, taluni sanguinolenti, pur contenti di potersi buscare il pane col lavoro. Altri che rimangono disoccupati vengono qui a sfamarsi; ai deboli paghiamo 30 centesimi pel letto presso Case Ospitaliere ; i robusti si recano in campagna a dormire sotto gli alberi.

» Sarebbe il caso di gridare l'alt! agli emigraturi e che si risparmiassero sofferenze inopinate a tanti nostri connazionali. Consigliar loro a non fidarsi degli amici, che per buona sorte hanno qui lavoro, perchè non possono procurarlo ad altri, nè credere a certi sfruttatori che, per avere un ospite di più, lusingano i conoscenti che giunti qui, se non pagano anticipatamente, li abbandonano sulla via. Si attengano a chi si renderà responsabile del loro viaggio e della loro assistenza. Molti vorrebbero retrocedere, ma non han soldi pel viaggio ed il console non può provvedere per tutti.

» Noi vorremmo fare anche più, ma si deve pensare alla pigione trimestrale, che è di 1025 franchi, ed i tre mesi si succedono troppo spesso, per chi deve aspettare la somma dalla carità pubblica. Si lavora volentieri; sono i nostri immigrati riconoscenti e ci dicono i migliori compagni, chè si procura loro pane e conforto morale : tutto bene. Ma si metta freno all'emigrazione e vengano in aiuto i volenterosi agiati, e noi con l'aiuto di Dio continueremo a beneficare ed a moralizzare gli immigranti. »

Nella stessa relazione D. Branda accenna pure alla visita di due autorevoli personaggi alla Missione Cattolica Italiana, cioè di S. E. R.ma Monsignor Giovanni Fedele Battaglia, Vescovo di Coira ed Amministratore Apostolico della Santa Sede per le Missioni cattoliche di questo Cantone protestante, e del rappresentante del signor D. Rua, il R.m° Prof. D. Celestino Durando tutti due giunsero alla Missione il 17 passato giugno.

« S. E. Mons. Battaglia, così D. Branda, fece il suo ingresso nell'atrio che mette alla Chiesa della Missione, e ad essa si. diresse. Ricevuto l'aspersorio dal signor D. Durando e benedetti i circostanti, s'avviò al faldistorio, dove rimase lungamente a pregare dinanzi al SS. Sacramento poscia visitò gli altari di Maria Ausiliatrice e dei Sacro Cuore di Gesù, mirò i quadri e le croci della Via Crucis e passò alla sacrestia che trovò sufficientemente provvista. Volle sapere del numeroso concorso dei nostri Italiani alle quattro funzioni di ogni domenica, della loro frequenza ai SS. Sacramenti, dei catechismi quotidiani e del molto che si fa col segretariato del popolo per gli immigrati.

» Ponderata ogni cosa, espresse, alla presenza di tutti, la sua alta soddisfazione ; fra altre sue espressioni, per noi lusinghiere, ebbe a dire

Avete fatto quanto si poteva fare ; e se si considera la brevità del tempo di questa fondazione, l'avete fatto tutto. Sentendo poi che fra i nostri alunni ben 84 erano da cresimare, subito disse Verrò presto a cresimarli, e mi sarà grata occasione per rivolgere la mia parola ai cari figli italiani. È a sapersi che Mons. Battaglia parla molto bene l'italiano. Le parole del Vescovo furono per noi Missionari di ineffabile consolazione e lo saranno pure per i benefattori di questa Missione. »

Uruguay.

LAS PIEDRAS. - Ad onore del Sacro Cuore di Gesù. - Fu veramente bella la festa del S. Cuore colla quale i nostri carissimi aspiranti e novizi di Las Piedras vollero suggellare la divozione dello scorso giugno : una festa di famiglia piena di spontaneità e di santa allegria, in cui raggruppati intorno al loro dolcissimo amico, il Cuore di Gesù, fecero e dissero quanto sa ispirare nelle anime giovani l'affetto ardente e la divozione profondamente radicata. Non si può dire lo spettacolo che offrì la Comunione generale del mattino: solo gli angeli custodi che guidarono quei bravi giovani al mistico banchetto e furono testimoni di quanto avvenne nei loro cuori immedesimati con Dio, lo potrebbero descrivere. Alle 10 fu la Messa solenne cantata dal Revdo. Don Gamba, che vuol sempre compartire queste belle circostanze coi suoi figli. La Schola Cantorum del Collegio eseguì puntualmente una Messa a tre voci del M.° Oreste Ravanello, composizione per la sua severa grandiosità veramente degna del tempio e tutta inspirata ai profondi concetti della Chiesa. La musica conforme in tutto alle prescrizioni ecclesiastiche, la esattezza scrupolosa nelle cerimonie e la consequente divozione nei fedeli diedero alla funzione quel carattere di solennità che è ancora un ideale dove manca un po' di sommissione ed un poco di buona volontà.

Di sera si cantarono i Vespri in falsi-bordoni, seguiti dalla Benedizione col SS. Sacramento, in cui si eseguì un bel Tantum ergo del M.° Cav.re Dogliani, gratissimo ricordo lasciatoci nella visita dello scorso gennaio. Poscia nel teatrino del collegio seguì uno splendido trattenimento musicoletterario, che venne aperto dalla parola calda del giovine e zelante direttore del noviziato Don Guglielmo Piani. Tra gli altri pezzi musicali meritano di essere ricordati il Coro di Verdi : Gerusalem e la Terza parte dell'oratorio La Passione di L. Perosi, che la Schola Cantorum eseguirà intero per fin d'anno. Oh! come ci sono andate fino al fondo dell'anima quelle grandi creazioni dei due geni musicali della nostra patria !

Si finì il giorno colla tradizionale illuminazione alla veneziana che versava torrenti di luce sull'effigie del S. Cuore rizzata in mezzo al cortile, mentre dai lontani cieli scendeva come un segno di approvazione il placido sorriso delle stelle. Feste di tal fatta, oltre le soavi impressioni, lasciano nell'anima la forte speranza che quei cari giovani, i quali come tenere pianticelle sprofondano ora le radici nel Divin Cuore, cresceranno robusti e fruttificheranno un dì il cento per uno nella vigna del Signore.

Parma. - La distribuzione dei premi nell'Istituto S. Benedetto. - « Il 18 luglio nel vastissimo cortile dell'Istituto eravi affollato (così la Gazzetta di Parma), nonostante il cielo poco rassicurante, uno sceltissimo pubblico accorso, come sempre, ad assistere alla solenne premiazione che in quel Collegio acquista una eccezionale importanza per il numero considerevole di convittori ed alunni che lo frequentano, sia dalla nostra città che della Provincia e di altre parti d'Italia, essendosi acquistato dovunque rinomanza invidiabile. Presenziavano la simpatica festa Mons. Conforti, Vicario Generale, il R. Ispettore scolastico in rappresentanza del R. Provveditore agli studi, Mons. Pietro Tonarelli, Protonotario Apostolico, il Rev. Abate Ferretti dell'Ordine dei Benedettini, molti Rev. Canonici, molti professori delle nostre scuole ed una larga rappresentanza degli altri Ordini religiosi. All'ora fissata, con puntualità encomiabile, si diede principio allo svariato programma vocale ed istrumentale con una Marcia per banda del M.° Contini a cui segni applauditissimo un grazioso inno a 4 voci del M.° Cervi.

» Dopo di che prese la parola l'illustre direttore del Collegio Sac. dott. Carlo M. Baratta, pronunciando un elevato discorso che raccolse in ogni punto l'unanime approvazione dell'attento uditorio. Il dotto oratore con elegante e convinta parola accennò come oramai i genitori, preoccupandosi soltanto di dare comechessia una laurea o un diploma ai loro figli, non pensano più che tanto a ricercare e con puro affetto paterno quale sia la vera vocazione dei medesimi, creandone così una infinita schiera di spostati per lo più dannosi a se stessi ed alla società in cui vegetano. Disse della grande necessità di dirigere una ben ordinata corrente di sana istruzione alla campagna fin qui troppo a lungo trascurata e tutta da redimere; in questa campagna dove, per vecchie idee incompatibili coi tempi nostri, si mandò bensì il soccorso di forze materiali, negando però qualunque suffragio di forze intellettuali. Chiuse lo splendido e stringato discorso augurandosi che sorga presto quel giorno in cui nelle solenni distribuzioni di premi si abbandoni l'uso rettorico di sciogliere vieti inni alle lettere ed alla scienza, facendo risuonare il grido: ai campi ! ai campi! Un subisso d'applausi coperse le ultime parole dell'illustre direttore, che è uno studioso appassionato delle questioni sociali che agitano l'epoca nostra. » Fin qui il mentovato giornale, il quale, data in seguito minuta relazione dello svolgimento del programma, conchlude : « Mons. Conforti pronunciò poscia opportune parole di chiusa, incoraggiando gli allievi a far tesoro degli utili ammaestramenti che loro vengono costantemente e con tanto amore impartiti sia dall'illustre direttore D. Baratta che dall'egregio attuale prefetto del Collegio sacerdote Pietro Simonetti e da tutti coloro che, animati dalla fede e dal bene, così sapientemente e pazientemente li coadiuvano. Fece poi un caldo elogio ai figli di D. Bosco, l'opera dei quali ognora più si estende, moltiplicandosi per tutto l'orbe. Le brevi ed efficaci parole di Mons. Vicario Generale furono applauditissime, e così si chiuse in nodo veramente commovente questa simpatica festa che lasciò in tutti i numerosi intervenuti la migliore, la più gradita impressione. »

Lugagnano d'Arda. - Saggio finale all'Asilo Infantile. - Ebbe luogo il 28 luglio e merita di esser ricordato, perchè dimostra una volta di più l'opera efficacissima e salutare delle Suore di Maria Ausiliatrice nell'educazione dei bimbi. Ogni parte dello svariato programma per l'inappuntabile riuscita suscitò frequenti applausi. Poesie, dialoghi, giuochi frobelliani, esercizi ginnastici, canti con accompagnamento di piano, furono eseguiti con tale spigliatezza e precisione, che ben rilevarono e lo svegliato ingegno di questi bambini e le pazienti cure delle loro maestre. La bella festa, cui crebbero solennità le armonie del concerto musicale, fu chiusa da brevi parole detto dal prof. Don Eugenio Armelonghi, direttore del Collegio Salesiano di Modena. Commentando la celebre frase, che, se la scuola non è tempio è tana, pose in evidenza i beneficii della Religione in rapporto all'educazione, rilevando, con argomenti pieni d'attualità, i danni derivanti alla società ed alla patria dall'istruzione laica. Il Comitato poi delle egregio patronesse (le quali, sia qui detto con lode riconoscente, dedicano le più diligenti ed affettuose cure al bene del pio Istituto) provvide per un copioso dono di dolciarie ai bambini, a conforto della fatica da essi sostenuta in quella, che fu per loro una giornata campale.

Este (Veneto). - Il Collegio Manfredini. - Togliamo dall'ottimo Berico di Vicenza la seguente corrispondenza intorno al fiorente nostro Collegio di Este : « È con un vivo senso di ammirazione e di alto encomio che prendo la penna per dettare queste poche righe sul benemerito Collegio Salesiano Manfredini. Informato nel suo indirizzo alle norme dettate dall'indimenticabile D. Bosco, diretto oramai da due lustri con affetto di padre dal prof D. Pietro Gallo, il Manfredini accoglie tra le sue mura, da ben 23 anni, una eletta e numerosa schiera di giovanetti provenienti da agiate famiglie del Veneto, cui viene impartita una educazione giustamente riputata per completa sotto tutti i rapporti.

» L'antica e superba villeggiatura dei Pesaro, sita alle falde degli Euganei, in una posizione felicissima, poco lungi dall'amena cittadina, accomodata alle esigenze odierne di un collegio, offre veramente un soggiorno incantevole e saluberrimo pei convittori: Vi fioriscono le scuole elementari e le ginnasiali, dirette con cura e serietà, oltre alla scuola di musica sempre fiorentissima, e quella di pianoforte, di disegno, ecc. E che l'istruzione impartitavi dia affidamento sulla riuscita degli studi, lo conferma un resoconto dell'esito degli esami di licenza che tengo sotto gli occhi. Da esso risulta, per esempio, che l'anno scorso su 15 alunni presentatisi ad una Commissione governativa - si noti bene - per ottenere la licenza elementare, 14 furono promossi; e che nell'anno scolastico 1898-1899 su nove candidati che subirono gli esami di licenza ginnasiale in varie città, otto li superarono; simile statistica si ebbe l'anno scorso. Oltre a ciò i convittori sono di continuo fatti segno a cure e sollecitudini amorose, sia dal lato igienico che da quello morale : là entro regna la pace, l'allegria e lo studio. Nulla adunque ritenga i genitori che vogliono vedere impartita ai loro figli una sana istruzione ed una schiettamente religiosa educazione, dall'affidarli alle solerti cure dei figli di D. Bosco. Ne rimarranno certamente contenti sotto ogni riguardo. »

Perosa Argentina. - Collegio Convitto S. Filippo Apostolo. - Sino dal 1898, abbiamo iniziato un Collegio Convitto a Perosa Argentina, nella ridentissima valle del Chisone, a mezza via tra Pinerolo e Fenestrelle. L'edifizio elegante, con ampio cortile e giardino, venne appositamente costruito ed è situato nella più amena posizione e a due passi dalla stazione del tranvai a vapore. La retta è mitissima; il cibo è sano e abbondante, e si usano agli alunni le cure più assidue, perchè non manchi ad essi nulla di quanto può contribuire al loro profitto morale, sanitario e scientifico. Alle famiglie cristiane, e non fornite di grandi beni, è particolarmente raccomandabile questo eccellente Istituto.

Gualdo Tadino (Umbria). - L' Istituto S. Roberto. - La valorosa Patria d'Ancona pubblicava ultimamente la seguente lusinghiera relazione intorno al nostro Istituto di Gualdo Tadino: « Chi viaggiando sulla linea Foligno-Ancona passa per Gualdo, ancor prima di giungere alla stazione, resta colpito dalla vista di un grandioso fabbricato che spicca sull'altezza di un poggio circondato da verdeggianti ulivi e da svelti alberi: è l'Istituto di S. Roberto. Ho potuto visitare il locale, e vi so dire che è magnifico. Posizione splendida, grandi cortili, passeggiate incantevoli, ambienti pieni d'aria e di luce, aria ed acqua eccellenti. Un mio amico medico mi disse queste testuali parole: - Qui i figli se si portano anche moribondi, si può star sicuri che in pochi giorni rinascono alla vita, risuscitano. E vi so dire che ha ragione.

» Non vi parlo dell'istruzione ed educazione che si imparte da quei valenti figli di D. Bosco, poichè son troppo noti sì in Italia che all'estero gli splendidi successi da loro ottenuti in questo campo così difficile; aggiungo solo che oltre al corso tecnico a tipo agrario, vi sono le classi elementari superiori e la rinomata scuola comunale di disegno e plastica annessa all'Istituto premiata già in varie esposizioni con medaglie e diplomi di primo grado. Son certo che un padre che debba collocare i proprii figli in un Istituto cattolico, se visita questo dei Salesiani di Gualdo, sarà grato alla Patria di averglielo fatto conoscere. Chi desidera maggiori schiarimenti domandi il programma al direttore dell'Istituto stesso..

La più semplice e la più facile delle Opere Eucaristiche.

Nel N. 1° del Bollettino del corrente anno abbiamo fatto un cenno della salutarissima Opera per l'Adorazione quotidiana mensuale perpetua a Gesù Sacramentato, tanto raccomandata dal Sommo Pontefice, da Cardinali, Vescovi, Superiori di Ordini religiosi, Predicatori, Congressi, giornali ecc.

Per soddisfare ora al desiderio dei lettori, crediamo utile riprodurre dallo Statuto organico del provvidenziale Sodalizio alcuni articoli, che dànno un'idea della semplicità e facilità della santa pratica, adatta a tutti i luoghi ed accessibile ad ogni ceto di persone.

Scopo principale dell'Associazione e relativa pratica.

Precipuo scopo dell'Associazione è quello di ravvivare in tutte le classi sociali la fede nella reale presenza del Divin Redentore nella SS. Eucaristia, e di renderla pratica mediante una giornaliera visita a Gesù Sacramentato, accrescendo quanto più è possibile il numero dei fedeli che si rechino effettiva, mente in chiesa - almeno una volta al giorno - per dare al Prigioniero del Santo Tabernacolo, Re e Signor nostro, un tributo di fede, di riconoscenza e di amore.

Con questa visita il pio Sodalizio si propone di risarcire Gesti Cristo dello bestemmie, insulti, profanazioni e sacrilegi, ai quali continuamente è fatto segno, e dell'indifferenza, della dimenticanza e dell'abbandono, in cui è lasciato nel SS. Sacramento dell'Altare; cercando così di placare - in qualche modo - la divina Giustizia, irritata per il moltiplicarsi dei peccati e delle ingratitudini degli uomini, e di allontanare i castighi minacciati per il dilagare dell'iniquità, attirando, invece, sulla terra le benedizioni del Cielo.

Natura della visita e modo di praticarla.

La visita quotidiana può essere fatta in qualsiasi Chiesa o Cappella, nella quale si conservi il Santissimo Sacramento.

Non sono fissate, per tale visita, né la Chiesa, nè l'ora, nè la durata, né speciali preghiere.

Ognuno è perfettamente libero di farla dove, quando e come gli torna comodo.

Per chi non ha agio di soffermarsi in Chiesa, è sufficiente una visita brevissima, anche di un solo minuto.

Registrazione del nome degli Associati.

In ogni Chiesa o Cappella, in cui è stabilito il Sodalizio, si tiene un apposito registro per inserivervi il nome e cognome, e, possibilmente, anche l'indirizzo delle persone che intendono di aggregarvisi.

Questa registrazione è indispensabile per poter lucrare le Indulgenze proprie dell'Associazione.

L'iscrizione al Sodalizio è interamente gratuita. Così pure è gratuita la distribuzione dei foglietti-pagelle agli ascritti.

Esortazioni e schiarimenti.

Trattandosi di una pratica di pietà semplicissima e facilissima, tutti indistintamente i fedeli d'ambo i sessi sono saldamento invitati a far parte dell'Associazione.

Il tenuissimo impegno della visita giornaliera a Gesù Sacramentato, non obbliga così che, omettendo, si commetta peccato neppur veniale. - Solamente, in tal caso, si resta privi del tesoro delle Indulgenze, che si sarebbero lucrate facendo la visita. - Le persone, che hanno la lodevole abitudine di assistere ogni giorno alla Santa Messa o di recarsi a prendere la Benedizione del SS. Sacramento, soddisfano, con tali pratiche di pietà, all'impegno dell'Associazione.

Mentre esortiamo i lettori a favorire sempre più lo sviluppo dell'Adorazione quotidiana, alla quale in certo modo già preludeva il nostro venerato D. Bosco, soggiungiamo che per aver copia dello Statuto organico generale dell'opera occorre farne domanda, con cartolina doppia al seguente indirizzo : - Rmo. sig. Direttore Generale dell'adorazione quotidiana universale perpetua (Chiesa di San Tommaso), TORINO.

Alla stessa Sede Primaria devono rivolgersi per la comunicazione delle Indulgenze le Diocesi, le Parrocchie e gli Istituti non ancora regolarmente ad essa aggregati.

MISSIONI

PATAGONIA

A Bahia Blanca e nella Pampa Centrale.

(Relazione di D. Giovanni Beraldi)

Buenos Aires, 15 luglio 1900. REv.mo SiG. D. RUA,

APPROFITTO di alcuni momenti di libertà per iscriverle di nuovo e farle sapere alcune notizie dei nostri Collegi di Bahia-Blanca e delle Missioni della Pampa Centrale.

A Bahia Blanca - Bene che fanno i Salesiani e le Suore di Maria Ausiliatrice - Festa di Maria Ausiliatrice.

Certamente fa per me una grata sorpresa quando, dopo tre anni di assenza da ogni centro popolato, avvezzo solo a contemplare le immense pianure Patagoniche, e le povere e rare casuccie, che a gran distanza si trovano l'una dall'altra, mi vidi nella bella e gentile città di Bahia Blanca, contemplai il suo magnifico porto di mare, ed entrai nel nostro così fiorente Collegio Don Bosco, diretto con tanta perizia dall'instancabile D. Borghino. All'entrare di Monsignor Cagliero i 500 allievi che trovavansi in fila sotto gli spaziosi ed eleganti portici del vasto cortile, proruppero in clamorosi evviva e battimani. Il buon Padre salutò i suoi amati figli ed i suoi piccoli amici e quindi si diresse alla Cappella per celebrare la S. Messa, dopo la quale rivolse tenere ed affettuose parole a tutti quei buoni giovani, che con indicibile contento lo stavano ascoltando.

I pochi giorni di dimora in Bahia Blanca furono consacrati al bene della gioventù ed agli interessi spirituali di quella popolazione alle nostre cure affidata. Monsignore andò ad ispezionare i lavori della nuova e grandiosa Chiesa Parrocchiale in costruzione, visitò la Casa e l'annesso Oratorio Festivo, dove i nostri due confratelli D. Carlo Cavalli e Don Fabrizio Soldano tanto lavorano per la gloria di Dio e per la salute delle anime. Visitò pure il nostro Ospizio della Pietà ordinando nuovi lavori per le scuole di arti e mestieri.

Andò al Collegio delle Suore di Maria Ausiliatrice, dove vi sono più di 500 allieve, e il loro Oratorio Festivo serve a più centinaia di altre giovanette e figlie di Maria : è proprio un vero giardino della Madonna, dove migliaia di fiori mandano i loro profumi al Paradiso. Quello che mi fece molta impressione in Bahia Bianca si fa il gusto così squisito e la nettezza così delicata degli altari, dei paramenti e dei vasi sacri : muovono proprio a divozione e fanno concepire una giusta idea della nettezza e delicatezza di coscienza di quei pii giovanetti e dei loro zelanti Superiori.

Il tre di giugno, domenica, si celebrò nella Casa Centrale, nel bel Collegio D. Bosco la solennità di Maria SS. Ausiliatrice che non avrebbe potuto riuscire nè più bella, nè più fruttuosa per le anime. Ancorchè il tempo non fosse molto favorevole, nondimeno grande fu il concorso dei fedeli per venerare l'Ausiliatrice dei Cristiani. La Messa della Comunione generale fu celebrata da Monsignor Cagliero il quale ebbe la consolazione di vedersi circondato da tanti stuoli di vispi giovanetti che con edificante pietà parteciparono del Pane degli Angeli. Nella Messa solenne egli parlò con santo entusiasmo del valido aiuto di Maria a noi poveri suoi figli : parlò pure di D. Bosco, delle sue Opere e del gran bene che i Salesiani fanno in Bahia Blanca: disse in fine essere dovere di ogni Cooperatore e Cooperatrice l'aiutarli in una così sublime e divina missione. - Si chiusero le funzioni religiose con una bella accademia.

Ma il momento di abbandonare gli amati confratelli ed i buoni giovani di Bahia Blanca arrivò pur troppo veloce, e la mattina seguente, ci recammo, accompagnati da Don Borghino, alla stazione per prendere il treno che dovea condurci alla Pampa Centrale. È questo un nuovo territorio di 144.000 chilometri quadrati, con molte selve di caldenes e ricchi pascoli; ha una popolazione di 30 o 40 mila anime, affidate alle cure dei nostri Missionarii. È la seconda volta che Monsignore visita questa Missione.

Arrivo in Acha - Illuminato a bengala Ricevimento accademico - Missione - Benedizione del nuovo Collegio -- Gli italiani nella Pampa - Partenza per Toay.

Dopo undici ore di viaggio si pervenne ad Acha, paese di circa tre mila abitanti.

Erano le 7 pomeridiane, ed essendo questa la stagione del più rigido inverno per l'America, faceva assai freddo e già regnava l'oscurità della notte. Nondimeno la stazione era piena di gente desiderosa dí vedere il Vescovo Salesiano ; vi erano anche le autorità civili e militari ed una Commisione di rispettabili signori con alla testa il nostro confratello D. Pietro Orsi, direttore del Collegio e Vicario di quella Parrocchia. Il nostro Collegio era illuminato a bengala. In un suo lungo e spazioso salone ebbe luogo un lunch pubblico e generale, rallegrato da una orchestra di abili dilettanti, che eseguirono pezzi di musica classica : si pronunziarono discorsi d'occasione e si declamarono belle e graziose poesie. Fu in questa così solenne circostanza che Monsignore promise la fondazione in Acha di un Collegio di Suore di Maria Ausiliatrice.

La mattina seguente s'incominciò la missione, che durò cinque giorni, e benchè il tempo non fosso molto favorevole, si fece dei gran bene ad anime così ben disposte : vi furono numerose confessioni e comunioni ed al mattino ed alla sera di ogni giorno non pochi cresimandi, l'istruzione dei quali ci teneva assai occupati. Una volta non potei neppure assistere la Messa a Monsignore per confessare cinque buoni giovanotti italiani, addetti ai lavori della nuova ferrovia; i quali ante lucem erano venuti per fare la S. Comunione. Di questi nostri compatrioti se ne incontrano dovunque, e si può dire, che viaggiando udiamo parlare in quasi tutte le stazioni la nostra bella lingua italiana e spesso il piemontese, il genovese, il lombardo, il veneto ed il toscano. Nella costruzione poi delle ferrovie, che si moltiplicano in questi territorii tolti agli Indi nel 1880, sono preferiti i lavoratori dell'alta Italia, soli, al dir di tutti, capaci a sopportare le fatiche di sì improbo lavoro e di farlo bene! Peccato che troppo presto perdano i buoni costumi e con essi la fede che avevano portato dai loro paesi !

Degna di essere ricordata è la solenne benedizione del nostro nuovo Collegio. Assistettero ad essa tutte le autorità e le principali famiglie del paese. Riuscì una funzione imponente quanto mai. Le Suore di Maria Ausiliatrice godono dappertutto molta stima e sono tenute in venerazione, ed in Acha, oltre il Collegio, vogliono dar loro anche la direzione di un nuovo ospedale. Tutto sia per la maggior gloria di Dio e pel bene delle anime.

La domenica mattina , 10 giugno, festa della SS. Trinità, Monsignore, dopo di avere celebrato la Messa, fu accompagnato da molti suoi ammiratori e da D. Orsi alla stazione, dove, salutati i suoi buoni amici, partì per Toay, piccolo paese, vicino a Santa Rosa. Quivi il fondatore di quel fiorente paesello, un buon signore protestante di nome Jon Brown, che sta per convertirsi al cattolicismo, volle avere l'onore di ospitare in casa sua il Vescovo salesiano e lo trattò con grande cortesia. Anche il sig. direttore delle scuole del Governo fu gentilissimo ed ossequioso. Radunò subito i suoi giovani (lo stesso fece la signora maestra colle ragazze) affinchè il venerato Pastore li animasse tutti allo studio della religione, alla pratica della virtù ed al compimento dei doveri cristiani. Monsignore con vivo interesse si occupò di essi, parlò come un amoroso padre ai suoi figli e promise di mandar loro un sacerdote per istruirli e prepararli alla prima Comunione.

Erano presenti i principali signori della località e Mons. Cagliero domandò loro, parlando di una bella Chiesetta che vogliono edificare, qual sarebbe stato il Santo Protettore e titolare della Chiesa e del paese. Ed essi risposero : Maria Ausiliatrice. Il buon Padre si rallegrò immensamente della loro ottima elezione e benedisse la santa impresa.

Per dare poi a tutti, anche ai lontani, comodità di far cresimare i loro figli, di confessarsi e ricevere la Santa Comunione avvisò che sarebbe ritornato il martedì, 12 giugno. Quindi accompagnato alla stazione dal sig. Jon continuò il viaggio fino a Santa Rosa, importante paese ultimamento scelto a capitale provvisoria della Pampa Centrale.

Santa Rosa di Toay - Ricevimento dei Governatore - Missione in Toay e in Santa Rosa - Fotografia - Partenza in choche - A Buenos Aires.

Anche qui il Vicario apostolico della Patagonia fu ricevuto con entusiasmo dalle Autorità governative e dai più rispettabili signori, tra i quali v'era il fondatore del paese, Tommaso Màsson ed il nostro D. Stanislao Cinaleski, direttore di quella fiorente Missione Salesiana. Il giorno dopo, andò a visitare il Governatore Dr. Luro Giuseppe, che quantunque a letto, affetto d'influenza, lo volle a pranzo colla famiglia. Visitò pure i principali del luogo e finì coll'occuparsi totis viribus del bene della gioventù. Verso sera fece venire alla Chiesa i giovani e le ragazze delle scuole del Governo e fece ad essi una bella istruzione sull'obbligo di studiare il catechismo, assistere alla Santa flessa e ricevere i SS. Sacramenti. Quei vispi fanciulletti e quelle buone figliuole risposero alla chiamata e non lasciarono mai d'intervenire alla dottrina ed alle altre funzioni religiose.

Il giorno 12, dovette, secondo la sua promessa, ritornare a Toay per la Cresima : e quivi furono tanti i fedeli che desideravano confessarsi e tanti i ragazzi e le ragazze della prima Comunione, che, essendo già l'ora avanzata, ed anche per fare le cose con maggior divozione, Monsignore fece avvisare che per le Confessioni e Comunioni sarebbe ritornato un sacerdote la vigilia del Corpus Domini, ed avrebbe passato con essi quella solennità. Si procedette immediatamente a dare una breve istruzione ai numerosi cresimandi ed alle confessioni dei medesimi nella sala principale del Collegio, convertita in modesta Cappella: io confessava nella vicina stanzetta i ragazzi, D. Orsi mi aiutava confessando tra i banchi della scuola, convertiti in banchi di Chiesa ; e Monsignore domandato un lenzuolo ed una sedia, copri il cavaletto e la lavagna della scuola, si sedette in questo confessionale di nuovo conio e vi confessò le ragazze e le donne.

Alle 11 si celebrò la Messa, dopo la quale s'incominciò subito la Cresima che durò fino alle 2 pomeridiane. Veda, amatissimo signor D. Rua, quanto lavoro nelle Missioni e come si tocca con mano la verità di quelle parole di Nostro Signore: messis quidem multa, operarii autem pauci! Oh quante anime da salvare! Quanta povera gente si perde per mancanza di operai evangelici!... E pensare che molte di queste anime sono del bel paese

che Apennin parte

il mar circonda e l'Alpe!

Dopo pranzo, salutati i nostri amici dí Toay, ritornammo a Santa Rosa per attendere ai ragazzi e ragazze della prima Comunione e dare la benedizione col SS. Sacramento. Monsignore, ancorche si trovasse molto stanco, fece ancora la sua predica al popolo, come l'aveva fatta le due sere precedenti con grande vantaggio delle anime. Una lode ben meritata si deve dare alla maestra della scuola governativa, che col suo ben affiatato coro di ragazze diede maggior bellezza alle sacre funzioni della nostra missione; come pure al nostro catechista Ambrogio Barello, il quale anche balbettando raduna e dirige con zelo e pazienza salesiana il nuovo Oratorio festivo, frequentato da molti e cari giovanetti.

Preceduta da un triduo così solenne, bella ed imponente quanto mai doveva riuscire la festa del Corpus Domini. Ma il demonio si vendicò con una forte pioggia per cui non poterono intervenire alle sacre funzioni tutti i fedeli. Non mancarono però le Comunioni, specialmente di giovanetti e giovanette, che per la prima volta vi si accostavano. Finita l'ultima Messa cessò la pioggia ed allora una gran folla riempì la chiesa per udire ancora . una volta la parola del buon Pastore e far cresimare i ragazzi. Vi fu lavoro fino a mezzodì. Subito dopo la Santa Cresima si diede la benedizione solenne col SS. Sacramento e si terminò quella cara festa e fruttuosa missione di Santa Rosa.

L'ora della partenza era venuta ed alle 2 pomeridiane abbandonavamo quella buona popolazione per metterci in viaggio verso Buenos Aires. In due carrozze vennero le autorità ad accompagnare fino alla stazione il Vescovo Salesiano. Un fotografo gli prese il ritratto mentre si aspettava l'arrivo del treno e fotografò la folla quando Monsignore la benediceva. Il Governatore del territorio ed altri benemeriti signori fecero venire espressamente un carozzone riservato di prima classe con un cameriere di servizio e ci provvidero di ogni cosa.

Il viaggio quantunque lungo (18 ore) fu gradevole per la vista delle verdeggianti pianure e delle lagune che le bagnano. Alle 8 del mattino del 15 giugno si giungeva a Buenos Aires, dove Monsignore era desiderato dai confratelli Salesiani, dai 500 e più giovani del Collegio S. Carlo ; dagli 800 e più delle scuole D. Bosco per gli esterni, dalle Figlie di Maria Ausiliatrice coi loro 10 Collegi : ed aspettato per trattare personalmente col Presidente della Repubblica e coi Ministri di varie cose riguardanti il bene delle Missioni Salesiane della Patagonìa e Terra del Fuoco.

L'angelo del Signore fece prospero il nostro viaggio e ci liberò da ogni pericolo. Ne sia adunque lodato e benedetto quel buon Dio che colla sua amorosa assistenza ci ha protetti e difesi.

Finisco qui la mia relazione perchè le occupazioni ed i doveri del sacro ministerio non mi permettono estendermi più oltre. Oh quanto desidererei poterle scrivere tante altre interessantissime notizie ! Il Signore che vede i grandi sacrifizii dei poveri Missionarii di Don Bosco li premia abbondantemente colla salute d'innumerabili anime.

Degnisi, amatissimo Padre, pregare per noi e benedirci perchè siamo degni suoi figli e specialmente voglia benedire chi colla più profonda venerazione e gratitudine gode raffermarsi nel Sacro Cuore -di Gesù

Af.mo figlio D. GIOVANNI BERALDI.

IN FASCIO

Rawson (TERRITORIO DEL CHUBUT). - Viaggi di missione. - Il nostro confratello D. Nicolò Carrena ha fatto in questi due ultimi mesi due fruttuose escursioni apostoliche. La prima verso Sud e v'impiegò un mese, visitando Camarones, Cabo Raso, Punta Tombo, Las Canteras ed altri siti sopra un cammino di 400 chilometri. Per la seconda impiegò tre mesi, visitando la parte nord e ovest del Territorio. Suo compagno di viaggio era il confratello Emiliano Rigazio. Verso nord si fermò specialmente nelle popolazioni di Telshen, Ranquilvan, Sacana, Blampilquin, Blancute, Jalalaopat, Gastre e Nancuchique. Verso ovest, tra le immense vallate delle Cordigliere, visitò le stazioni di Fofocahnel, Gualcaina, Arroyo Pescado, Zeuñica-Paria, Corinto, Colonia, Teca, Potrachoique, Genua ed altre popolazioni di minor importanza. Da tutte parti l'aspettavano ansiosi, l'accolsero con festa, l'ascoltarono e gli diedero occasione d'amministrare più di centotrenta battesimi e di benedire più di venti matrimoni, compiendo pure tutti gli atti civili, essendo stato all'uopo dal Governatore incaricato anche del Registro Civile.

Chos-Malal (NEUQuEN). - Escursioni sugli affluenti del Neuquen. - Il nostro Missionario Don Matteo Gavotto col catechista Sambernardo, verso la metà dello scorso aprile, attraversato, nelle prossimità di Chos-Malal, il Neuquen, il temuto fiume che tante vite ingoia ogni anno, seguitarono in direzione di nord-ovest per giungere alla sera del dì seguente all'Arroyo Cholar, dove dovevano aver principio le loro missioni. Dopo tre giorni di fermata, con soddisfacente frutto spirituale, il 22 dello stesso mese passarono al Trucuman; il 30 a Nireco ed il 7 maggio ad Alileo con fermata di nove dì per pubblicare e dare comodità a tutti di acquistare il santo Giubileo. Il 17 passarono il Lileo e giunsero sulle sponde del Neneve a Mallin de las Yegnas. Al quinto giorno, guadarono il Neneve all'imboccatura dell'Arroyo Callanta ; poscia costeggiando sempre il Neneve salirono fino all'Arroyo Manzano Crespo. Quivi D. Gavotto benedisse solennemente il nuovo cimitero ed una gran croce. Il 31, conchiusa questa missione, ripiegarono in direzione est. Ripassato il Neuquen in un cassone sospeso a un sol cordone di filferro, sostarono due giorni nell'Arroyo Nuevo che discende dalla Cordigliera del vento. Poscia, costeggiando il corso del Neuquen, rinfrescati a quando a quando da qualche aquazzone, giunsero all'Arroyo Huinganeo e l'8 giugno a Chos-Malal. Durante questa escursione si fecero oltre 32 battesimi e circa 600 Comunioni : cifra rilevantissima per chi ha una piccola idea di quei luoghi e dei loro abitanti.

Generai Acha (PAMPA CENRALE). - Il 1° Ospedale pampeano. - In uno di questi ultimi mesi fu benedetto ed inaugurato in Acha, capitale della Pampa Centrale, il primo Ospedale pampeano. Al solenne Te Deum assistettero tutte le autorità e gran concorso di popolazione. Poi tutti in corpo dalla Chiesa si recarono all'Ospedale, dove, dopo la benedizione di tutti gli edificii, il Parroco D. Orsi, Salesiano, con brevi e sentite parole, felicitò gli abitanti di Acha perchè gli avevano data la terza occasione di benedire gli edifici pubblici alla presenza delle più alte autorità del territorio. Inneggiò con parole sublimi alla missione e pietà della donna, sempre iniziatrice di bene esortando alla perseveranza. Vi furono in seguito altri discorsi, tra cui quello del Dott. Luque Governatore di quel territorio e padrino del nuovo Ospedale che parlò con molto entusiasmo. Questa bell'opera di carità si deve all'iniziativa di una Commissione di dame di quella località.

Il Secolo del S. Cuore di Gesù.

È questo il titolo del Bollettino mensile che ha incominciato lo scorso giugno le sue pubblicazioni in Bologna, sotto la protezione dell'Emo Card. Svampa, al fine di propagare sempre più la divozione al S. Cuor di Gesù, farla conoscere, infiammare tutti di zelo e di amore per essa, promuovendo in pari tempo la costruzione del bellissimo tempio che la diocesi Bolognese ha stabilito di erigere al divin Cuore del Redentore. I primi numeri sono ben redatti e pieni di interesse. Noi raccomandiamo questo caro periodico ai nostri Cooperatori é Cooperatrici. L'abbonamento costa solo L. 2 fino al Dicembre -Rivolgersi alla Tip. ARCIVESCOVILE in BOLOGNA.

GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE

Si acclami pure con sempre più magnifiche lodi l'AusILIATRICE POTENTE E CLEMENTISSIMA DEI CRISTIANI, la Vergine Madre di Dio, che ben n'è degna, e si supplichi a Lei con più sentita fiducia. Infatti gli argomenti di confidenza e di encomio si accrescono per quella dovizia svariata di beneficii, che ogni dì più larga e per ogni dove , mercè di Lei, si diffonde a comune vantaggio. Nè mancano per verità da parte dei cattolici significazioni di devotissimo affetto verso così grande Benefattrice ; mentre più che mai in questi tempi, tuttochè si avversi alla religione , ci è dato vedere desto e ardente in ogni classe di persone l'amore e il culto alla Vergine beatissima. Di che sono chiara testimonianza il ristabilirsi per tutto e moltiplicarsi associazioni sotto la sua tutela ; l'erigersi splendide Chiese all'augusto suo nome ; l'accorrere in numerosi e piissimi pellegrinaggi a' suoi santuari più venerandi ; l'adunarsi congressi, intesi ad ampliare il campo delle sue glorie ; ed altre opere simiglianti, ottime in se stesse e di lieto presagio per l'avvenire.

Con queste entusiastiche parole di encomio all'Ausiliatrice, il sapientissimo LEONE XIII incominciava, nel 1895, l'immortale sua Enciclica sul SS. Rosario, e noi riverenti le abbiamo fatte nostre in questo mese di ottobre per eccitare in tutti maggiore confidenza ed affetto verso la nostra cara Madonna ed un più grande entusiasmo nel pubblicarne le glorie e zelarne la devozione.

E ciò si può fare facilmente da tutti e con portare a conoscenza delle persone che si avvicinano le grazie ed i prodigi che la Madonna di D. Bosco, dal suo Santuario di Valdocco, diffonde nel mondo intero, e, sopratutto, con essere assidui, secondo le pontificie prescrizioni alla recita del S. Rosario in chiesa e nelle proprie famiglie. È questo il mezzo più sicuro per ottenere qualsiasi grazia dalla Madonna. Se ne faccia la prova e nuove prestantissime grazie pioveranno dalle mani di Maria a giocondare il nostro terrestre esilio.

Due grucce all'altare di Maria.

Nel bel mese di maggio testè passato mi recava dal mio paese a Torino, e portava al Santuario di Maria Ausiliatrice due grucce, ricordo di giorni tristi e di celesti benedizioni. Erano 36 mesi che un male sconosciuto, ribelle ed ostinato, m'aveva preso ad un piede. Dolori spasmodici, che si risvegliavano al più piccolo movimento, mi avevano obbligata ad usare le grucce che d'altronde mi servivano sì poco. L'ultima volta che mi ebbe a visitare un valente professore, dichiarò disperata la guarigione. Dire come rimanessi non è facile, ma quelle parole furono pure il principio della mia salute. Deserta d'ogni umana speranza mi rivolsi a Maria Ausiliatrice ed incominciai una fervorosa novena... Il male cessò come per incanto; in meno di un mese gettava le grucce e camminava come nessun male mai avessi avuto. Fu un miracolo questo ? Il mio cuore riconoscente non ne dubita punto e ne ringrazia tuttora la potenza della cara Madonna di Don Bosco che volle anche in Pinasca affermare l'efficacia della sua materna protezione.

Pinasca, 14 maggio 1901.

MACCARI FEDELA.

Maria Ausiliatrice m'ha ridato la vita.

Se ancora sono in vita lo debbo a Maria SS. Ausiliatrice. Per cinque mesi fui obbligata a stare immobile in letto perchè al più piccolo movimento veniva assalita da forti eccessi cardiaci che potevano essere per me fatali. Visitata da quattro medici, due dei quali rinomatissimi specialisti, furono invano tentati tutti i rimedi che la clinica terapeutica suggerisce in simili. casi. La malattia andava per le lunghe, e pigliava una cattiva piega, quando, approssimandosi la bella festa dell'Ausiliatrice, fui consigliata a fare con fede la novena, domandando la grazia della guarigione. Si pregò con fervore anche dalle mie buone consorelle; ma sembrava che la Madonna fosse sorda alle nostre preghiere, poiche, al 23 maggio, vigilia della festa, mi trovavo aggravata più del solito. La fede però non venne meno, che anzi con più ardore feci appello al cuor generoso di Colei che doppiamente mi è madre. Spedii tosto l'offerta per la celebrazione d'una Messa al suo altare in Torino, promettendo di pubblicare la grazia sul Bollettino e di fare l'offerta di Lire cento. La Madonna di Don Bosco non fu sorda alle mie preghiere e promesse. Il giorno della sua festa la febbre diminuì, in seguito scomparve; io continuai a migliorare lentamente, e venti giorni dopo fui in grado di recarmi a Torino a deporre ai piedi della potente Ausiliatrice il fiore della riconoscenza e l'offerta promessa. I due medici specialisti mi rividero con istupore ed uno di essi mi salutò dicendomi : - Ecco la nostra morta risuscitata! - Sì, risuscitata da Maria Ausiliatrice! Ora continuo a star bene, e posso assicurare che non mi rimase alcuna reliquia come pur troppo lasciano le malattie cardiache. Grazie, o Vergine benigna della tua valida protezione; grazie della vita ridonatami ! Deh ! fa ch'io la spenda a tua maggior gloria e a vantaggio della povera gioventù.

Nizza Monferrato, 24 maggio 1901. Suor CLELIA ARMELONGHI.

La voce della gratitudine.

A titolo di riconoscenza non voglio più ritardare a far pubblicare sul Bollettino alcune delle tante grazie che in questi tre ultimi anni la nostra celeste Madre, la potente Ausiliatrice dei cristiani, ha elargito alla mia famiglia. Alla sorella maggiore venne un tumore ad una guancia con pericolo di serie conseguenze, stante che la periostite minacciava più gravi operazioni con sfiguramento del viso. Oh bontà tutta materna di Maria ! Per buona sorta in quel dì era di passaggio da noi il successore di D. Bosco e l'inferma ricevette da Lui la benedizione di Maria SS. Ausiliatrice. Dopo pochi giorni era in via di miglioramento; ed ora con grande consolazione di tutti è perfettamente guarita. Oh quanto sei buona, Madre ed aiuto dei cristiani ! Grazie ti rendo pure che ci salvasti lo zio dalla morte. Cadendo egli dall'alto d'una loggia, fatta per la circostanza della festa del paese, doveva miseramente soccombere, se Maria SS. non gli avesse ottenuta una strepitosa grazia. Ne ebbe rotte le costole; ma, mercé Maria, dopo lunga salutare convalescenza, si ristabilì pienamente. Continua, o Madre, a proteggerlo questo nostro buon zio e compi sii di lui i tuoi amorosi disegni

La mia fiducia in Te è grande, e mentre ti ringrazio di tutte le grazie che ci largisti, molte e molte grazie ancora spero dalla tua materna bontà.

Io attendo dalla tua potenza due guarigioni assai difficili e di persone a me carissime, il babbo ed il fratello maggiore, i quali da dieci e più anni sono tribolati da una gravissima e seria malattia. Se li hai conservati in vita finora non è forse perchè vuoi essere da noi pregata? E se si tratta di adoprare il braccio della tua potenza, e tu lo adopra, o Maria ! Sei tu che presso il trono dell'Altissimo non preghi, ma comandi, e noi per quanto meschine, deboli, e immeritevoli creature, amate, aiutate, protette da Te, diverremo trofei del tuo amore.

Varazze, 20 luglio 1901.

Suor TOMMASINA FABIANI.

Prodigiosa guarigione.

Eravamo nel mese di maggio ultimo scorso, quando fui sorpreso da una così detta furia di sangue alla parte sinistra della faccia ed ostinatamente ai denti, accompagnata da febbri che mi portavano fino al delirio. Dopo aver esauriti tutti i mezzi proposti dall'arte e vedendo che il male si manteneva sempre minaccioso e pericoloso, mi rivolsi a Maria Ausiliatrice di cui era allora cominciata la novena e subito entrò la fiducia nel mio cuore. A poco a poco cessò la febbre ed ora mi trovo in piena convalescenza. Invio in ringraziamento a Maria L. 25 in memoria anche dei miei 25 anni di parrocchia di cui ricordai l'anno scorso il compimento e per aiutare le grandi Opere Salesiane. Mi professo pertanto riconoscente a Maria SS.ma, alla cui protezione son debitore dei giorni di vita che ancora mi verranno concessi, ed obbligato doppiamente a spenderli tutti a maggior onore e gloria di Dio.

Montaldo di Mondovì, 20 giugno 1901. ANSALDI D. BERNARDINO. Vicario di S. Anna.

Torino. - Sia sempre lodata la Madonna di D. Bosco, che non si scorda mai de' suoi devoti, quando è invocata nei pericoli. Alcuni mesi fa dovea essere sottoposto ad un'operazione dolorosa al labbro superiore ed alla guancia sinistra. Il male andava sempre più aggravandosi, e non vi era mezzo di guarire senza una dolorosa operazione. Volli ciò differire di un giorno; e nel frattempo mi rivolsi a Maria SS. Ausiliatrice, promettendo di far celebrare una Messa a suo onore e di far pubblicare la grazia sul Bollettino. Il giorno dopo, quando il medico venne per farmi l'operazione, io era già in via di salute. Grazie a Maria Ausiliatrice pochi giorni dopo potei continuare i miei studi; ed ora sono pienamente guarito. Riconoscente dalla grazia ricevuta adempio la mia promessa.

8 giugno 1901.

GIUSEPPE MOCCHETTI.

Tavagnasco. - Da quindici mesi travagliata da un forte nervoso in tutte le membra, già aveva consultati i più valenti periti, quando perduta omai ogni speranza di guarigione, venni consigliata a far ricorso alla Madonna di D. Bosco. Fiduciosa tentai ancora questa prova, ed oh me felice! nell'istante stesso in cui feci promessa d'un'offerta a Maria e di pubblicarne la grazia in caso di guarigione, l'Ausiliatrice di Don Bosco esaudì i miei voti, e da quel punto il mio male andò man mano dileguando, lasciando in breve sana e libera la mia persona. Riconoscente a sì buona Mamma sciolgo il mio voto e mi unisco a tutti i devoti della Vergine Ausiliatrice per celebrare le Sue eccelse prerogative.

30 maggio 1901.

GIOVANETTI ANTONIA.

Cotignola (RAVENNA). - Da più di un mese io mi trovava afflitta da dolori addominali non continui, ma che mi si ripetevano tre e quattro volte al giorno facendomi orribilmente soffrire e lasciandomi un malessere e una spossatezza generale. Esercitavo ugualmente il mio ufficio di maestra, ma soffrivo molto e vedevo bene che non avrei potuto durare a lungo a sostenere la fatica della scuola. Il medico che mi curava dichiarò che il mio male non era pericoloso, ma sarebbe stato lungo e per un pezzo mi si sarebbero ripetuti quei disturbi gastrici, specialmente dopo il pasto.

Un giorno che i dolori all'addome furono anche più forti, vedendo che nulla giovava a calmarli, mi rivolsi alla pietà e potenza di Maria Ausiliatrice e Le promisi di far nota la sua grazia e di far celebrare al suo altare una Messa di ringraziamento, qualora mi avesse guarita. Fu quello l'ultimo giorno della mia malattia, imperocchè il male mi cessò quasi sull'istante. Perciò piena di riconoscenza non solo per questa, ma per tante e tante altre grazie ricevute per intercessione della B. V. Maria Ausiliatrice, io La lodo, La ringrazio e La benedico ripetendo col Poeta:

Donna se' tanto grande e tanto vali che qual vuol grazia e a te non ricorre, sua desianza vuol volar senz'ali. »

ELEONORA Rossi CERONI

Maestra..

Penango. -Una persona di Alfiano Natta si era fatto un taglio al dito mignolo della mano ed il male crebbe tanto che il medico credette necessaria l'amputazione di tutto il braccio ridotto ad uno stato compassionevole. Si volle tentare un consulto, ma i periti diedero per disperato il caso ; l'ammalato avrebbe dovuto soccombere anche dopo fatta l'amputazione. Non può descriversi la costernazione della famiglia tutta a quel tristissimo annunzio: fu allora appunto che la cognata dell'ammalato pregò con fede Maria Ausiliatrice perchè non volesse lasciare nella desolazione una moglie con due teneri bambini. Promise di far celebrare una Messa di ringraziamento e di far iscrivere l'ammalato tra i Cooperatori qualora fosse scampato dal pericolo prossimo. Mirabile a dirsi! Dopo quaranta giorni di letto e di spasimi atroci l'ammalato cominciò a migliorare: non si parlò più di amputazione tanto meno di morte, e colle cure ordinarie dell'arte salutare ben presto potè riprendere l'uso del braccio. Rimangono tuttora le cicatrici di innumerabili tagli praticati in tutta la lunghezza del braccio, ma la guarigione è completa ed egli adopera il braccio come se non fosse stato menomamente leso. L'ammalato soddisferà al suo debito verso la Madonna di D. Bosco; frattanto la cognata manda una tenue offerta perchè sia celebrata la Messa promessa.

12 maggo 1901.

Sac. LUIGI M. TERRONE.

Rasa (CANTON TICINO). - Nello scorso marzo una mia figlia venne colpita da gravissima polmonite, che in pochi giorni la ridusse in fin di vita. Aggravatosi il male in modo veramente allarmante, sì da togliere ogni speranza di guarigione, e vedutosi come i rimedii umani a nulla giovassero, in buon punto si fece ricorso alla Regina del Cielo, invocata sotto il titolo di Maria SS. Ausiliatrice, anzi con felice pensiero fu posta al collo dell'inferma una sua medaglia benedetta. Oh bontà veramente tenerissima della nostra cara Madre Celeste ! Da quell'istante l'inferma cominciò a migliorare; potè ricevere con piena cognizione i SS. Sacramenti, mentre prima ne tornò sempre impossibile l'amministrazione, causa il delirio ; ben tosto trovossi fuor di pericolo, ricuperò le sue forze, ed ora è sana e disposta come se non fosse stata malata mai. Sia sempre benedetta e ringraziata la pietosissima salute degli infermi Maria SS. Ausiliatrice !

30 maggio 1901.

SIMONI FRANCESCO fu GIUSEPPE.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Torino, o per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane,, o per le altre Opere di D. Bosco, i seguenti:

A*) - Alessandria: Milanese G., L. 1 per grazia. - Alfiano Natta: Carmela Gabbiano Delù, 4 per la prodigiosa guarigione della sorella. - Almisano (Vicenza): Mistrorigo Ortensia, 2 per grazia.

B) - Bagnaria: Della Torre Sac. Attilio, 5. - Benevagienna: N. N., 10 per grazia ricevuta. - Biella: N. N., 1 ; Barbera Severino, 1. - Borgo S. Marco Muraro Olimpia manda offerta per l'ottenuta guarigione della madre. - Bormio : Berbenni Ch. Paolino, 5. - Brescia. Nob. Ippolita Averoldi, 10: Passerini Giacomo, 50 per insigni favori ricevuti. - Brivio: Sala Giovannina, 3 per Messa di ringraziamento. - Bronte: Spedalieri Giov. Paolo, 100, avendo ottenuto specialissima grazia.

C) - Calliano: G. B. R. rende pubbliche grazie per essere stato miracolosamente preservato dal servizio militare. - Catitagna: De Ambrosis Costanza, 5 per Messe di ringraziamento. - Camerana: Stenta Giacinto, 10. - Campiglia Cervo: Stupenengo Costanza, 6. -Campo Bernardo : Buffolo Andrea, 6 per la guarigione del figlio Antonio da grave polmonite. - Capriata d'Orba: Griffero Felicita in Fossati, 25 per grazia insigne ottenuta. - Carpasio : Can. Mons. N. N., 10 per Messa di ringraziamento, essendo guarito da grave malattia. - Castel Ceriolo : N. N. manda offerta di ringraziamento. - Castellanza: Scotti Beniamino, chimico farmacista, 10 per grazia. -Cesarò Zingale Calogero manda offerta in ringraziamento a Maria Ausiliatrice di averlo serbato incolume da una caduta mortale. - Chatillon: L. M. G., 2. - Claiassotis: Della Mea Maria, 10 per una Messa di ringraziamento. - Ciano d'Enza : Moscatelli Antonio, 12. - Colloredo di Prato: Del Forno Luigi, 10. - Cessato F. D. A., 20 per miracolosa guarigione da igroma prerotuleo. - Crenna : Lusto Ernesta.

G) - Gerace Superiore: Mangano Can. Giovanni, 20 per specialissime grazie ottenute. - Giarrotana: Piazza Giuseppe, 10 per la guarigione della consorte da disperata malattia. - Gris : Strizzolo Antonio, 4 per la guarigione della figlia Ida da febbre tifoidea. - Guarene Barbero Agnese, 5.

L) - Leguigno: S. D. S., 5 per grazie ottenute e per domanda di altre. - Lizzano: Lenzi D. Leopoldo, 3. - Locana : Motto D. Matteo, 10 per grazia insigne ricevuta. - La Monferrato: Capra Pietro, 15 per la guarigione della moglie da grave malattia.-Lucera: Venditti Can. Alfonso ringrazia per ricuperata salute.

M) - Macagno : Girardi Giacomo e Vittoria, 10 per la guarigione della figlia Enrichetta. - Melazzo (Alessandria): Bodrio Guido, 10.- Modica: Blardini Rosina e Maddalena, 40 per grazia insigne ricevuta. - Moena : Volcan Antonio, 12 per completa guarigione da dolori articolari e idropisia. - Moncrivello: N. N. 5. - Monte Castello : Lunati D. Pasquale, 20 per guarigione di una nipote da mortale malattia.

N) - Napoli: Sersale March. Francesco, 5. - Niscemi : Salerno Concettina, 5 per la guarigione del nipote Franceschino. -Novara: Gancia Raspini Rosetta, 3 per grazia. - Nuraminis. N. N., 5.

P) - Parma : L. R. ci scrive : « Un mio fratello doveva presentarsi agli esami di licenza ginnasiale nella sessione di luglio di quest'anno. Ma nella seconda metà di giugno dovette tenere il letto, sicchè era deciso di rimandare l'esame ad altra epoca, tanto più che non era riuscito a prepararsi convenientemente. - Mettiti sotto il patrocinio di Maria Ausiliatrice - gli dissi io - e tenta l'esame. - Tutta la famiglia fece una novena con questa intenzione e mio fratello guarì bene, subì l'esame e riportò un esito oltre la comune aspettazione, superando tutti i suoi compagni. » - Pavia: Pertusati Annunziata, 10. - Podenzano : Scotti Dr. Antonio, 10 per grazia ricevuta. - Pozzolo Pormigaro: Pellacà Celestina, 5.

Q) Quarna Sotto: Rampone Umberto rende grazie per ottenuto vantaggio ne' suoi studi.

R) - Reggio Emilia : Scapinelli Marianna, 1; Predelli Carolina, 1. - Revò (Trentino): Il sac. Giuseppe M. Borghesi ci scrive : « Certa M. R. B., mia parrocchiana, contro ogni umana previsione, ottenne la sospirata grazia di vedere riconciliate due persone a lei care, che da diversi anni vivevano in aperta inimicizia. Fece ricorso alla Vergine benedetta, ed allora appunto, quando pareva che non vi fosse più speranza alcuna, venne la grazia. Sieno rese adunque a Maria SS. le più vive azioni di grazie e da questo fatto ognuno apprenda che giammai invano si ricorre a Colei, che giustamente s'appella l'Aiuto dei Cristiani. - Rogeno: Rigamonti Giovanni, 1,50. - Rodallo : Mascheroni Dino, 5: Artis Dato Carolina, 5 per grazie ricevute. - Rosà: Stella Maria, 2.

S) - S. Maria Versa : Faravelli Cattaneo Vittoria, 5. - S. Vittoria d'Alba: Casavecchia Teresa, 2. - Saluzzo: Lovera Maria rende grazie per ottenuta guarigione da malattia nasale. - Savona : Beccaria Francesco, 15 per insigne razia ricevuta. - Semione (Svizzera) : Ferrari D. Celestino, 6 per due Messe di ringraziamento. - Soazza (Svizzera) : Foschini Maria, 20 per 5 Messe di ringraziamento. - Storo : Cimarolli Margherita, 20 per segnalatissima grazia ottenuta. - Stradella : Daccò Marietta, 5 per Messa di grazie. - Sano : Mellone Caterina, 25 in ringraziamento di favori ottenuti in causa difficile.

T) - Terracina : Filosi Maria, 5 per superata operazione chirurgica. - Testaccio (Napoli) : Jacono Angela, 5: Jacono Caterina, 5 per grazie ricevute. - Torino: B. M., 3: Ferrari Antonio, 10 per le Opere di D. Bosco in ringraziamento all'Ausiliatrice per aver avuto miglioramento d'impiego.

U) - Udine: Beretta Contessa Filomena, 10 per grazia ricevuta.

V) - Valfenera: Arduino Teresa, 5. - Venezia: Del Pol Luigi e Lucia inviano offerta per desideratissima grazia ottenuta; Bianchini Contessa Giulia, 5; Staccardo Antonietta, 2. - Vignale Monferrato: Pozzoli Giovanni, 5. - Villaraspa : Zan Domenico, 7 per grazie insigne. - Volongo : Rocca Luigi manda offerta per Messa di ringraziamento, avendo ottenuta completa guarigione d'una ferita alla gamba.

Z) - Zibido al Lambro : Danelli Giuseppina, 50 per aver superate felicemente due gravissime malattie

MONS. GIUSEPPE VITTORIO DOUTRELOUX

VESCOVO DI LIEGI

QUANDO, nell'Agosto passato, si sparse d'un tratto la notizia che il Vescovo di Liegi, Mons. Doutreloux, aveva cessato di vivere, ovunque - in tutta la cristianità - fu un cordoglio profondo. Era morto un uomo benefico, un sacerdote dalla pietà intima e serena, un Vescovo Apostolo e tutti i cattolici che preparano nei travagli il regno di Cristo, l'avevano in venerazione. Egli il padre degli umili e il presidente del comitato per i congressi eucaristici, il fondatore degli orfanotrofi e dei templi cristiani, il sostenitore delle antiche scuole cattoliche e delle nuove opere sociali. Le nuove idee, le nuove opere sociali furono appunto la sua croce e la sua gloria. Mente eletta, questo prelato sorto da umile famiglia a reggere uno dei paesi più industriali d'Europa, intuì subito l'importanza di quel tremendo fatto sociale che è l'agitazione di un proletariato troppo esteso, che è, insomma, il movimento democratico, e, cuore generoso, apostolico, si accinse arditamente a renderlo cristiano. Fondò l'Union des patrons en faveur des ouvriers, promosse i Congressi cattolici, i celebri Congressi di Liegi, i quali, studiando i più ardui problemi economici contemporanei, gettarono le basi della scienza sociale cristiana e fecero scuola. Vide allora germogliare tutta una fioritura d'istituzioni sociali (cooperative, segretariato, sindacato misto, opere di patronato, associazioni d'emigranti), fioritura che allietò e allieta, per opera dei sacerdoti, il Belgio intero e ogni borgata, ogni comunello della vasta diocesi liegese.

Com'era previdibile, in un'impresa irta di gravi difficoltà teoriche e pratiche, non tutti i buoni furono con lui; ma il forte campione di Cristo, tra le pene acerbe, potè gustare la gioia suprema di udire il Sommo Pontefice a proclamare con la Rerum Novarum e la Graves de communi il suo ordine di idee. Ha detto bene la Croix:

"Per Mons. Doutreloux l'Enciclica Rerum Novarum fu quasi una vittoria personale." E fu anche sprone a nuovi ardimenti: basti ricordare l'istituzione dei Cappellani del lavoro, attivissimi religiosi, la cui missione è quella appunto di zelare il risorgimento materiale e morale del ceto operaio. È lecito così consentire a chi affermò che il glorioso Episcopato cattolico ha perduto in Mons. Doutreloux un suo Grande.

E noi Salesiani abbiamo perduto uno dei più grandi benefattori, un fedele amico delle nostre case nel Belgio, mentre il nostro Orfanotrofio S. Giovanni Berchmans di Liegi piange in lui il suo fondatore e il suo padre. Il santo Vescovo conobbe molto bene D. Bosco: raccontava egli stesso che ne ottenne il consenso per estendere l'Opera Salesiana anche a Liegi, pregando con lui e piangendo dinanzi al SS. Sacramento. E l'ospizio voluto a vantaggio della gioventù operaia sorge ora, sebbene incompiuto, grandioso ed ammirato. È opera di Mons. Doutreloux, com'è opera sua e la bella chiesa dedicata alla Vergine, che, dopo un fervido appello del Vescovo al clero ed ai suoi fedeli sempre generosi, gli s'innalza accanto, e l'altro Istituto Salesiano di Liegi, la casa-famiglia di S. Lorenzo. Impossibile poi dire le tenerezze paterne che riservò costantemente ai poveri figli di D. Bosco e alla folla dei loro piccoli operai. Con essi festeggiò tutti gli anni l'Immacolata, S. Francesco di Sales, Maria Ausiliatrice; per essi aggiunse al ringraziamento della Messa, e alle preghiere della sera un memento speciale. Ritornava da un viaggio! la sua prima visita era all'Orfanotrofio: riceveva personaggi distinti? li conduceva al suo Orfanotrofio. Il nostro noviziato di Hechtel non dimenticherà mai la sua carità: carità preziosa sempre, ma specialmente nei primi anni della fondazione, che furono al solito molto duri. Il buon Padre volle accompagnarli egli stesso i giovani novizi al modesto villaggio che da molto tempo non vedeva più Vescovi e, in cinque anni, ben quattro volte tornò a visitarli, chiamandoli sua speranza, contandoli perfino, perchè diceva: D. Bosco mi ha promesso che i Salesiani, sei anni dopo il loro arrivo a Liegi, si sarebbero triplicati. Quel nostro direttore ricorda sempre l'affettuosa semplicità con cui una volta ebbe a raccomandargli, e per lettera, di non accostare ai muri ancora freschi i letti degli alunni.

Oh il cuore paterno che ebbe per noi Mons. Doutreloux! Tutta Liegi lo conosceva ed ammirava.

Durante i funerali, che riuscirono davvero un trionfo, al passaggio, nel corteo funebre, dei nostri confratelli ed alunni, si udì più volte il popolo ad esclamare: "Sono i Salesiani; hanno perduto il loro padre!" Chi l'avrebbe dubitato quando, non è molto, l'ammiravamo raccolto in lunga, fervorosa preghiera sulla tomba di D. Bosco? Ci ha lasciati improvvisamente, quando, a 64 anni, era ancor vigoroso il giorno stesso della sua morte (24 agosto), aveva tenuto le ordinazioni e, il giorno prima, un affettuosissimo discorso ai suoi preti, commentando le parole di Gesù alla Cena : Manete in dilectione mea. E così chiuse i suoi 22 anni di episcopato - anni pieni e gloriosi - come il divin Salvatore, con lo stesso ricordo salutare.

Vescovo santo, Padre amantissimo, ottieni dal Signore alla Chiesa tanti ministri che ti rassomiglino ; ottieni a quelli che nel tuo testamento di povero hai chiamati i tuoi cari Salesiani, il tuo zelo ardente e forte.

A te, Sacerdote fedele, risplenda, la luce di Dio !

NECROLOGIA

D. G. B. Gìacomellì

Cap. dell'Ospedaletto della March.a Barolo ìn Torìno.

NELLA invidiabile età di ottant'anni, e passata tutta nel servizio del Signore, si spegneva in Torino nel giorno stesso di domenica 28 luglio scorso il nostro buon amico D. Giacomelli, il costante consigliere di Don Bosco e suo confessore dal tempo che venne a mancare D. Giuseppe Cafasso. A noi la sua presenza era un continuo richiamo dolce ed affettuoso del venerato Padre, ed anche egli, che sapeva la nostra ardente sete di notizie, prendeva ogni occasione per dirci ora questa ed ora quella particolarità. Per dir tutto come si meriterebbe, delle sue virtù e dei suoi pregi, dovremmo occupare più pagine del nostro Bollettino. A noi potrebbe bastare l'elogio che di lui faceva D. Bosco, dicendoci : È sempre stato il mio più grande amico, e prezioso modello di ogni virtù. Era nato ad Avigliana nell'anno 1821. Fatti i primi studi elementari in patria, passava per il corso del latino nel prossimo Seminario di Giaveno. Ricordava sempre con affetto i suoi primi maestri, e specialmente il suo direttore spirituale. Vestito presto l'abito chierìcale, ed andato a Chieri per lo studio della filosofia, incontrò le prime prove della vita sociale e più fina. Egli veniva da Avigliana, ove a quei tempi la vita era affatto di famiglia, e dove la mamma soleva fare tutto ciò che riguardava alla sua prole. A lui quindi, tra le altre cose, la mamma gli aveva preparata una berretta un po' irregolare, in confronto con quella dei compagni. Perciò quando egli comparve tra loro con quel fare un po' timidetto, che poi lo accompagnò per tutta la vita, e nuovo e mal pratico del seminario, fu accolto con una sonora ilarità. Ed il poverino rimase là un po' sconcertato, ed era quasi in pericolo di provare chi sa qual effetto, se non era di Don Bosco che, togliendoselo con se, il condusse in disparte, e con un bel pretesto si fece dare la sua berretta quasi per prenderne un modello e passò insieme quella ricreazione. Quale non fu però la sua meraviglia, quando alla dimane gli si presenta di nuovo il chierico Bosco con un altra beretta !

- E la mia ?

- La tengo io. Non è più di moda.

- Ora capisco perchè ieri i nostri compagni...

- Ti accolsero ridendo ? Che vuoi ? avresti fatto ridere anche me, se non avessi cercato di vincermi. Adesso è tutto accomodato. Prendi questa, e vedrai che più nessuno farà le meraviglie.

Questa fu la prima relazione che il buon. sacerdote ebbe con D. Bosco. Ma gli rimase tanto impressa, che anche negli ultimi anni di sua vita, ci raccontava quest'avventura, per dirci come D. Bosco aveva un buon cuore, e pensava in tutte le maniere di consolare e di evitare agli altri dei disgusti.

Fin dal seminario diventato intimo e famigliare con D. Bosco e con tutti quelli che gli apparivano migliori, cercava di regolare su di loro la sua vita. In Torino, dove stette, appena diventò sacerdote, dopo gli studi al Convitto di S. Francesco, era ammirabile la sua condotta in ogni uffizio a cui fu destinato dai suoi superiori. Fu dapprima direttore spirituale ad un Pio istituto poco distante dall'Oratorio, ora portato in collina, e vi stette alcuni anni. A noi era di buon esempio la comparsa di questo giovane prete specialmente nelle feste, che veniva nel nostro piccolo coro e vi si fermava durante le funzioni, ed in atteggiamento sì raccolto che ci pareva o S. Luigi o S. Giovanni Berchmans. A noi, che domandavamo chi fosse, diceva Don Bosco : Se lo conosceste ! Fu sempre modello in Seminario, ed ora è un sacerdote dei più esemplari ! L'elogio che gli faceva allora D. Bosco, sarebbe quello che si dovrebbe ripetere per tutta la sua vita. Semplice nelle sue maniere, cortese e dolce con tutti, amante delle cose di Dio e della sua gloria, godeva nel vedere Don Bosco che faceva tanto e che egli non poteva nulla. Senza invidia e coi mezzi che il Signore gli aveva concessi, favoriva l'opera di D. Bosco. Non era predicatore, non era gran maestro di spirito, ma dato alla preghiera ed al raccoglimento.

In lui D. Bosco aveva messa la sua confidenza : e ci pare che in questo sia il più bell'elogio di D. Giacomelli. Ci ricorda che un giorno, D. Bosco fu chiamato in fretta al suo letto, mentre si temeva che morisse... - Che dici, gli soggiunse D. Bosco, hai ancora da assistere un altro !... e poi fini, perchè la commozione lo prese e si tacque. Quando due o tre anni dopo, alla vigilia della morte di D. Bosco abbiamo veduto il caro D. Giacomelli, piangente a sua volta ed intenerito, vestito di stola benedire il compagno moribondo, ci siamo ricordati delle parole di allora, e meravigliati contemplavamo il quadro veramente solenne.

D. Giacomelli fu per quaranta e più anni Cappellano all'Ospedalotto della Marchesa di Barolo. Per lui era un piacere ricordare che là aveva avuto principio l'Oratorio, e ci mostrava cori tenerezza un'effigie di S. Francesco di Sales, dipinta sul muro esterno, ed ormai tutta scomparsa. Da molti anni alternava la sua vita dalla sua casa all'Oratorio dove s'intratteneva a raccontarci quanto sa, peva di D. Bosco. Col pensiero di non aver più nulla che lo impedisse dall'occuparsi delle cose di Dio, aveva dato tutto ai poveri per mezzo dei. figli dell'Oratorio, ed accettava, direi quasi con gratitudine, ciò che la provvidenza gli mandava per la sua sostentazione. Quando il male gli impedì di celebrare e dovette starsene in letto, accolse come grazia il poter sovente ricevere dall'Istituto il conforto dell'Eucarestia. Sovente visitato da noi e specialmente dal nostro Superiore D. Rua, ringraziava con affetto delle cure che gli si prestavano, e prometteva riconoscenza... Moriva alle ore 15 del 28 luglio.

Riposate in pace, amico dilettissimo di Don Bosco, e dal paradiso, dove speriamo che già vi troviate, continuate a voler bene a noi che non cesseremo di ricordarvi con particolare gratitudine pel bene che portavate alle Opere Salesiane.

Il R. P. Antonio da Tìvolì, Guardiano di S. Caterina in Alessandria d'Egitto.

Lo scorso marzo moriva in Alessandria d'Egitto il R. P. Antonio da Tivoli, Francescano, Superiore del Convento di S. Caterina e nostro insigne benefattore. L'animo suo schietto e leale, il suo cuore tenero e generoso gli cattivarono sempre la stima e l'affetto di quanti ebbero la sorte di avvicinarlo. Padre dei poveri, amico e sostegno di tutti i buoni Alessandrini, lo fu specialmente dei Salesiani stabiliti in quella città, cui porgeva del continuo aiuto e protezione. Non è a dire con quanto dolore sopportarono essi una perdita così grave. Sospesero quel giorno il teatrino che dovea farsi in onore di S. Giuseppe, e il dì seguente, dopo aver applicato in suffragio dell'anima sua le loro sante Comunioni, presero parte con una numerosa rappresentanza e colla banda dell'istituto al servizio funebre celebratosi nella Cattedrale. Vi assistettero pure le rappresentanze di tutti gli Istituti latini d'ambo i sessi, del Clero di tutti i riti cattolici orientali, delle Autorità consolari dei vari Stati cattolici e molti insigni personaggi delle diverse colonie europee, oltre ad una folla immensa d'altre persone d'ogni classe. Tanto era grande l'affetto e la stima ch'egli godeva presso tutti gli Alessandrini.

Il P. Antonio era nato a Tivoli il 9 febbraio 1825. A 19 anni fece la sua professione religiosa nell'Ordine dei PP. Francescani. Ordinato sacerdote il 22 dicembre 1849. fece, per quasi 20 anni, parte della Curia generale del suo Ordine a Roma. Nel 1869 fu nominato segretario del R. P. Custode di Terra Santa. Sul finire del 1874 fu nominato superiore a Larnaca in Cipro, donde nel 1883 andò ad Alessandria come Superiore del. Convento e Curato della Parrocchia di S. Caterina. Ecco una vita bene spesa e piena di meriti. Noi speriamo che egli goda già il premio delle sue lunghe ed apostoliche fatiche; tuttavia non lasciamo di raccomandarlo alle preghiere dei nostri buoni Cooperatori e Cooperatrici, i quali ci faran certo cosa gratissima, unendosi a noi nel rendere al P. Antonio un suffragio che ben gli meritò la sua carità.

Un bel libro.

Il Cuore di Gesù, il sole di grazia al principio del secolo vigesimo. - È questo il titolo di un trattatello d'oro del P. Martino Hagen, Gesuita, sulla divozione al Cuore di Gesù, tradotto in italiano dal sac. dott. Mario Quaresima di Vicenza. La Civiltà Cattolica dice di questo libro « se la materia d'esso non è nuova, nuova certo è la forma, nuova la divisione e in parte nuovi gli assetti onde qui l'argomento è proposto.» Noi lo raccomandiamo specialmente al clero quale preziosa miniera di splendidi argomenti di predicazione. Costa solo L. 1,25 e si può avere anche presso la Libreria Salesiana di Torino.

Le nostre illustrazioni.

Crediamo opportuno dire d'ora innanzi due parole sulle nostre illustrazioni, perchè abbiano a riuscire per tutti di maggior interesse.

1. - La Missione Salesiana dell'Isola Dawson nello Stretto Magallanico (pag. 272) - è una delle più geniali creazioni salesiane. Intorno ad essa si leggano le importanti notizie a pag. 278 e seguenti.

2. - In partenza per il deserto (pag. 275) - Rappresenta un gruppo di nostri Missionari della Pampa Centrale sulle mosse per recarsi a dare missioni.

3. - Il ritorno da una Missione (pag. 278) - Rappresenta il nostro Missionario D. Giuseppe Boido di ritorno in abito di Gaucho da una missione data nel deserto Cui lo scorso marzo.

4. - Alunne interno della missione della Candelara raccolte ed educate dalle Suore di Maria Ausiliatrice (pag. 282).

5. - Il Missionario D. Giaccardi con due Jivaros di Gualaquiza (pag. 286) - Fra le tribù degli Jivaros di Gualaquiza e delle vicinanze regna da parecchi mesi perfetta pace ed armonia. Intanto il missionario continua la sua opera civilizzatrice della quale daremo quanto prima ampia relazione.

6. - Chiesa di S. Rosa di Toay nella Pampa Centrale (pag. 290). Veggansi notizie a pag. 287.

IMPORTANTISSIME AVVERTENZE per la maggior diffusione della stampa cattolica

Ci gode l'animo il poter significare a tutti i nostri Cooperatori e Cooperatrici che la Libreria Salesiana Editrice S. Giovanni Evangelista, via Madama Cristina, N. 1, Torino, ha pubblicato il 2° numero del suo Bollettino Librario Trimestrale nuovamente ricco d'opere d'ogni genere e di coudizioni vantaggiosissime, specie per i nuovi patti d'associazione alla pubblicazione periodica bimestralee delle Letture Amene ed.Educative, di cui col 15 del corrente mese d'ottobre resta aperto l'abbonamento per l'annata del 1902. Facciano pure tutti richiesta di detto Bollettino Librario e si troveranno contenti, perche tratta d'una pubblicazione benedetta da Sua Santità Papa Leone XIII ed encomiata da eminenti personaggi e che farà un bene immenso ad ogni classe di persone e specialmente alla nostra cara gioventù che tanto gusta la lettura amena ed allegra. La stessa Libreria avverte che oltre al deposito completo di tutte le edizioni salesiane, è editrice ed ha il deposito delle seguenti pubblicazioni musicali e letterarie: Don Bosco fanciullo, melodramma in due atti di A. GARLASCHI Il Piccolo Galateo di L. CHIAVARINO; Grammatica della lingua latina di F. DACOOMO; Ieri ed, oggi, due racconti storici di C. MANNUCCI; Letture Amene ed Educative, pubblicazione periodica bimestrale; musica sacra e profana del distinto M. G. PAGELLA.

In detta Libreria trovasi anche qualsiasi libro scolastico per le scuole elementari, complementari, normali, tecniche, ginnasiali e liceali, libri di religione e d'amena lettura, libri per premio e strenne, musica sacra e profana e tutte le varie opere che mensilmente sono notate nella Rivista Bibliografica ed annunzi varii delle ultime pagine e copertina del Bollettino Salesiano. Presso la medesima Libreria si ricevono pure le associazioni alle seguenti pubblicazioni periodiche: Letture Amene ed Educative, Letture Cattoliche di Torino, Letture Drammatiche, Giornale Arcadico, Archivio Musicale per Banda, Rivista illustrata: Pro familia, Bollettino Salesiano (offerte per le Opere e Missioni salesiane) ed a tutti i giornali e periodici religiosi ed educativi cattolici.

L'Amministrazione delle Letture Amene ed Educative, via Madama Cristina, 1, Torino, si pregia notificare a tutti i benemeriti Cooperatori salesiani e benemerite Cooperatrici salesiane che fino al 30 aprile avrà ancora corso l'abbonamento straordinario per avere un'annata delle Letture Amene ed Educative, oppure un orologio-sveglia per solo centesimi 25!

Chi desidera quindi approfittarne, lo faccia pure tranquillamente, perchè si ripete che con solo 25 centesimi ciascuno potrà riuscire ad avere un'annata intera delle Letture Amene ed Educative, oppure un elegante orologio-sveglia, ed aiuterà l'Opera Salesiana, da cui tali Letture dipendono. Pare una cosa incredibile, ma è vera. Bisogna provare per credere.

L'Amministrazione attesta che tale straordinario abbonamento finora incontrò assai il favore del pubblico, specie nei grandi centri e stabilimenti, e nello spazio di un anno solo, più di 550 furono le persone che con solo centesimi 25 poterono avere un'annata delle Letture Amene ed Educative, oppure un elegante orologio-sveglia a loro scelta.

La Direzione della Libreria Salesiana Editrice S. Giovanni Evangelista e l'Amministrazione delle Letture Amene ed Educative, via Madama Cristina, N° 1, Torino, saranno grate e riconoscenti a tutte quelle benemerite persone che nella loro bontà vorranno chiedere ad esse Bollettini Librarii, Cataloghi, Elenchi, Programmi delle Edizioni e Pubblicazioni Salesiane e favorirlo Indirizzi di persone, famiglie, Collegi ed Istituti di educazione, Conventi, Monasteri, Case religiose. Seminarii, Biblioteche Cattoliche Circolanti, Gabinetti di Lettura, Circoli e Società Cattoliche, ecc., a cui inviare, gratis detti Bollettini Librarii, Cataloghi, Elenchi, Programmi. Se ciascuno dei nostri Cooperatori e Cooperatrici favorissero detta Libreria ed Amministrazione anche di un solo Indirizzo, farebbero certamente cosa veramente favorevole alla diffusione della stampa cattolica, meritando grandemente presso Dio e la società. Coraggio adunque, e mettiamoci all'opera.

Per il clero missionario.

BREVIARIUM ROMANUM, 1 vol. in-12 (17 1/2 X 10 1/2) a fascicoli staccati. - Edizione da viaggio a grossi caratteri, arricchita da numerose incisioni e conforme del tutto agli ultimi decreti della S. C. de' Riti. - Sciolto, L. 26. - Legato in bazana forte nera, taglio rosso, impressioni a secco, L. 31. - In zigrino nero, taglio dorato, L. 34.

Il formato ed i caratteri di questo Breviario TOTUM a fascicoli per viaggio sono splendidi. Nel volume legato si contengono il Salterio, il Comune de' Santi, le Omelie delle Domeniche dopo la Pentecoste e gli Uffici Votivi. Tutto il rimanente è diviso in fascicoli disposti in guisa che per la recita dell'Ufficio, qualunque questo sia, non si abbia bisogno che del volume legato aggiuntivi due fascicoli uno per il Proprio del tempo, uno per quello de' Santi. Questi fascicoletti mobili si pongono a piacere all'interno del volume, secondo l'epoca dell'anno. Mai si rimanda da uno all'altro fascicolo, e le divisioni sono fatte in modo da non imbarazzare la recita dell'Ufficio.

Questo stupendo Breviario esce dalla rinomatissima ditta Desclée Lefebvre e Comp., ma si vende anche presso la nostra Libreria di S. Giovanni Evangelista, via Madama Cristina, 1, Torino.

AccATiNo A. - L'Aritmetica insegnata alla 4a e 5a ginnasiale colle aggiunte necessarie al completo sviluppo dei programmi 24 ottobre 1891. L. 1. - Tip. Fiaccadori, Parma.

L'autore volle ridurre alle esigenze del nuovo programma questo suo lodatissimo lavoro, talchè esso risponde pienamente a quanto prescrivono i programmi governativi. Speriamo che i meriti del libro omai riconosciuti da professori emeriti (quali sono Bettazzi, Pirondini, Nassò, Formenti, ecc.) e da competenti periodici (Scuola Nazionale, Didascalico, Periodico di Matematica, ecc.) varranno a popolarizzare nei nostri ginnasii questo libro veramente razionale.

AcCATINO A. - Nozioni di Aritmetica ad uso delle scuole elementari superiori. - Parte 1a per la IV elementare L. 0,50. Parte 2a per la V elem. L. 0,50. - Tip. Fiaccadori, Parma.

Quest'operetta è compilata col desiderio di soddisfare ai bisogni che più si sentono nelle scuole degli Istituti privati, ove richiedesi una quantità maggiore di esercizi, di problemi graduati. L'alunno poi da sè può nel ripassare con facilità ricordare ed apprendere quanto il maestro venne spiegando in classe, giacchè il libro dall'esempio risale alla regola generale. Questa 2a edizione migliorata per ogni lato sarà certo la ben accetta, come le recensioni e le lodi di autorevoli periodici (vedi ad es. Scuola Nazionale) ce ne danno speranza.

M. PRANDI. - Foglie d'autunno. - Libreria Salesiana S. Giovanni Evangelista. Torino. L. 1,00.

Ricco d'ingegno e nutrito di forti studi, Don Angelo lascia questa terra a 24 anni, quando l'opera sua si iniziava promettente in servizio della causa buona. Prevedendo vicino il termine della propria vita, nota quasi giornalmente le ultime impressioni; e queste consegnate all'autore , formano la la parte di Foglie d'Antenne la quale, sola o quasi, risponde con precisione al titolo del libro, mentre la 2a e la 3a parte, quantunque tratto tratto vi si parli d'ideali svaniti, non sono che versi e prose di argomenti vari, pubblicate come saggio di quanto valeva e prometteva in arte quell'ingegno così prematuramente falciato dalla morte.

Il Diario è scritto dal 25 marzo al 15 maggio, quando tutto è vita e sorriso intorno al povero tisico, che prova più amaro in sè il senso della morte. Il cuore sanguina nello staccarsi da questo bel mondo che fugge, dove lascia i giovani che una missione santa gli aveva dato in retaggio, ed i vecchi genitori, i quali coli lui vedono crollare le speranze così a lungo e intensamente accarezzate. L'Autore scruta ed analizza questo fluttuare continuo tra il desiderio del cielo e l'affetto alla terra, e si rivela con osservazioni acute e vere. Come è naturale, una nube di tristezza avvolge spesso le pagine di questo Diario, ma è cosa passeggera: il sole della speranza cristiana dissipa sempre ogni nebbia e tristezza.

Foglie d'autunno è un libro che si legge volentieri. Ha pagine di una trasparenza squisita, che riescono care e commoventi quando l'A., colto felicemente e con intensità lo stato psicologico dell'amico, lo presenta ai lettori senza artefarlo rimpinzando le pagine di aggettivi belli e di eleganze di cassettone: cosa purtroppo che avviene più volte. La ricerca affannosa della frase in sè nuoce e fa, sotto certe parvenze di vita, sentire il freddo della morte. La forma nel senso di rispondenza perfetta tra idea e parola, fra argomento e veste letteraria ad esso propria manca sovente in questo volume, specialmente nella 3a parte dove non v'è neppure l'attenuante che si può addurre per il Diario, voglio dire lo stato del supposto scrivente il quale cori una potenzialità grandissima di vita intellettuale ed un affievolimento estremo nel fisico, col soffio dell'eternità che già gli batte in viso, ci si presenta in uno stato diverso dal comune, e non ci sorprende quindi se in momenti solenni adopera un linguaggio che non è il linguaggio nostro di tutti i giorni.

Nonostante i nèi accennati, questo libro del Prandi nel complesso è ben riuscito e l'A. ha diritto ad un sincero incoraggiamento. Altre sue produzioni, che speriamo non lontane, saranno ben venute nel campo, per verità finora non molto rigoglioso, delle letture, buone ed utili.

Cooperatori defunti dal 15 luglio al 15 agosto 1901.

1. Artis Grosso Elena - Rodallo (Torino).

2. Apparati Can. D. Carlo, Cancell. Arcivescovile - Bologna.

3. Baiocchi Annibale- Favoleto (Pesaro.

4. Bancalari Edoardo Giuseppe - Chiavari (Genova).

5. Bevilacqua Camillo -- Bollano (Genova).

6. Bombrini Carina n. Baronessa Gamba - Piea (Alessandria).

7. Bultinoni Carolina - Milano.

8. Cagliani Giuseppe - Trezzo d'Adda (Milano).

9. Casalegno Anna - La Ciotat (Francia).

10. Casalegno Cav. Luigi, Membro della Società Zootecoinca - Torino. 11. Capra Francesco Maurizio - Sassari.

12. Cava Giorgio - Vilmaggiore (Bergamo).

13. Cercato Pietro -Montecchio Magg. (Vicenza).

14. Cerri Lucia Carminati - Caravaggio.

15. Chiapello Giuseppe - Bernozzo (Cuneo).

16. Cimadoro Pietro-S. Pier d'Arena. 17. Contino Don Pietro, Arc. Vie. l'or. -Castagnole Lanze (Alessandria). 18. Corarino Domenico fu Simone - Molino (Genova).

19. Corino Luigi di Battista - S. Anna (Alessandria).

20. Corra Alfonso - Grancona (Vicenza).

21. Custo fattorina in Cimadoro - S. Pier d'Arena.

22. Delfi Giuseppina Ved. Rossetti - Alfiano Valla (Alessandria). 23 Delucchi Don Giov. Antonio, Provesto di S. Giacomo - Chiavari (Genova).

24. De Nicola Giuseppe - Frascati (Roma).

25. Di Prima Don Filippo - Aci SAntonio (Catania)

26. Dogliani Cav. Antonio - S. Pier d'Arena.

27. D'Oneglia Padre Carlo - S. Margherita Ligure (Genova).

28. Fanin Nicola - Mestrino (Padova). 29. Terrori Cav. Don Giov. Batta. Cappellano dell'Ospedale Umberto I Torino.

30. Focacci Maria - Casafreddo di Arnborzasco (Genova).

31. Fona Margherita -Malonno (Brescia).

32. Fossa Don Antonio, Dirett. Scuole Apostoliche - Ronco Scrivia (Genova).

33. Gandolfo Clemenza - Pontedassio (P Maurizio).

34. Garibotto Antonio fu G. B. - San Bartol. di Ginestra (Genova).

35. Gastaldi Don Maggiorino - Grava (Alessandria).

36. Gastaldi Nieolò fu Giuseppe -Belzaneto (Genova).

37. Gissei Vincenzo - Pontedasio (P. Maurizio).

38. Ginetini Don Giuseppe - Malamecco (Venezia).

39. Gotta Prof. Cav. Pietro -Cassino (Alessandria).

40. Iodice Don Pasquale, Parroco Basilica Sette Dolori - Napoli.

41. La Ganga Don Felice - Mistretta (Messina).

42. Lagorio Fra Silvano - Pietra Lig. (Genova).

43. Lamberti Maria - Melloa (Cuneo). 44. Lavagna Battista di Domenico - Villatalla (P. Maurizio).

45. Levroro Girolamo - Bolzaneto (Genova).

46. Lo Giudico Donna Maria n. Ladelfa - Valguarnera (Caltanissetta). 47. Magoni Angela - Chiari (Brescia). 48. Magoni Maria -   id.   id. 49. Macera Angelica - Toreo.

50. Massa Don Ginv. Batta; Arciprete - Cantone di Masserango (Novara).

51. Massini Orsola - Quinzano d'Oglio. 52. Mazzarello Giuseppe fu Giovanni - Mazzarelli (Alessandria). 53. Melano di Portula Gabriella Vedova Michelini di S. Martino e Rivalta - Ivrea.

54. Miglino Eleonora - Montafia (Alessandria).

55 Moffa Dam. Prosa - Montafia (Alessandria).

56. Molle Vittorio di Giacomo - Chiusa Vecchia (P. Maurizio).

57. Mussio Lucia - S. Lorenzo d'Arzone (Udine).

58. Nessi Pietro - Mendrisio (Svizzera). 59. Nicolato Don Pietro - Lonigo (Vicenza).