BS 1890s|1892|Bollettino Salesiano Novembre 1892

ANNO XVI - N. 11.   Esce una volta al mese.   NOVEMBRE 1892.

BOLLETTINO SALESIANO

DiREZIONE nell'Oratorio Salesiano -Via Cottolengo, N. 32, TORINO

SOMMARIO.

I nostri morti.

Mons. Cagliero ai piedi di S. S. Leone XIII.

La vita di CRISTOFORO COLOMBO del Lemoyne e due preziosi autografi.

Le Missioni Salesiane all' Esposizione delle Missioni Cattoliche Americane di Genova.

Il X Congresso cattolico Italiano e parole di Mons. Cagliero al medesimo.

Notizie dei nostri Missionari: Dalla Patagonia, Argentina, Equatore, Colombia e Rio Negro.

Grazie di Maria Ausiliatrice.

BETLEMME - Dall'Orfanotrofio della S. Famiglia. Varietà : Buona stampa, musica sacra, Associazione della Sacra Famiglia.

Cooperatori defunti.

I NOSTRI MORTI

« Noi, dice S. Francesco di Sales, non pensiamo abbastanza ai nostri morti , e la prova che loro non pensiamo abbastanza si è che non ne parliamo che di raro; ci guardiamo dal parlare di essi come da una conversazione funesta: si direbbe che la memoria dei nostri cari defunti finisce per noi con il suono delle campane. Questi cari trapassati noi li dimentichiamo troppo, mentre essi ci hanno tanto amati in vita. »

Difatti, nulla vi ha nel mondo che più presto e più facilmente si dimentichi, che le povere anime dei nostri morti: quei vincoli stessi che loro ci univano, ne rendono il loro ricordo amaro ed importuno, come quelli che ci rammentano la morte colle sue dolorose separazioni. Noi andiamo talvolta più in là in questa via di oblìo , e appoggiandoci per una parte sulla bontà ed infinita misericordia di Dio , e per altra sulla virtù e santità di coloro che piangiamo, cessiamo lo nostre preghiere e i nostri suffragi.

E pure, i nostri parenti, i nostri amici, i nostri benefattori forse soffrono, e per nostra cagione. Queste anime dilette, in un fuoco divorante che le abbrucia in un modo incomprensibile ma pure intelligente, soffrono fame, sete e febbre: fame di Dio, sete di Dio, febbre di Dio. Ora questo

Bene che esse desiderano, quest' Essere che è tutta la loro vita, il loro riposo, la loro felicità, e verso del quale si sentono trasportate come per abbracciarlo, è assente, è lontano da loro. Qual supplizio !

Queste anime non possono più aiutarsi da se medesime. E dai loro amici della terra che aspettano soccorso. Procuriamo adunque di suffragarle.

Pregare pei morti è lavorare alla gloria di Dio, donandogli per sempre delle anime predestinate, che lo benedicano senza fine e cantino eternamente le sue misericordie; è rallegrare il suo paterno cuore, il quale ama queste anime e ne è riamato; è riparare le nostre offese e dimostrargli la nostra gratitudine pei benefizi da lui ricevuti; è esercitare un vero Apostolato, un Apostolato facile , di cui tutti son capaci, sublime e grandemente proficuo, perchè dà a Dio anìme rivestite di santità e che non possono più perdere il frutto delle opere buone; in fine il sollevare i nostri cari morti è praticare l'atto di carità più eccellente che si possa compiere verso del prossimo.

S. Francesco di Sales era solito raccomandare che si pregasse per le anime del Purgatorio dicendo, che in questa sola opera di misericordia si comprendono le altre tredici. « Non è forse, diceva egli, in certo modo, visitare gli ammalati, ottenere colle nostre preghiere il sollievo delle povere anime del Purgatorio ? Non è dar da bere a coloro che hanno così gran sete della visione di Dio e che sono in mezzo a quelle atroci fiamme, renderle partecipi della rugiada delle nostre orazioni? Non è dar da mangiare a chi ha fame, aiutare a liberare quelle anime coi mezzi che la Fede ci suggerisce? Non è veramente redimere i carcerati? Non è vestire gli ignudi, procurar loro una veste splendente di gloria? Non è insigne ospitalità procurare loro l'ingresso nella celeste Gerusalemme e renderle concittadini dei Santi e domestici di Dio nell' eterna Sionne ? Non è forse più gran servizio far entrare delle anime in Paradiso che seppellire dei corpi in terra? - E non possiamo noi paragonare quest' opera di misericordia alle altre spiritualil Quale consolazione più grande si potrebbe dare agli afflitti di questo mondo, che possa paragonarsi a quella che recano le nostre preghiere a quelle povere anime che sono in una sofferenza così opprimente ? »

Questa divozione porta seco le sue rìcompense e le sue gioie. Il ricordo ed il pensiero abituale di coloro che abbiamo perduti, la comunione delle anime ai pìedi del tabernacolo, sono consolazioni preziose. Nell'ultima nostra ora, il culto ed il ricordo che avremmo avito pei nostri morti, sono pure un conforto e per chi deve partire e per chi sopravvive. Quest'atto di carità aumenta e centuplica i nostri meriti appresso a Dio ; purifica l'anima nostra e soddisfa la giustizia divina per i nostri peccati, ci ottiene da Dio grazìe straordinarie, ci prepara un'accoglienza favorevole al divin tribunale e cì assicura la riconoscenza e la protezione speciale di quelle sante anime. E S. Caterina da Genova che ce lo attesta: « Più volte, essa dice, ciò che non otteneva per l'intercessione dei Santi, l'otteneva per mezzo delle sante anime del Purgatorio. » Prima ancora di esserne pienamente liberate, per Divina Provvidenza esse possono efficacissimamente pregare per noi.

Quanti vantaggi, quante consolazioni di ogni genere in questa bella e generosa devozione verso i trapassati! Felici adunque e beati coloro che pregano pei morti: essi avranno su questa terra la gioia, 1a fiducia e la pace, e in cielo il riposo, la felicità e l'eterna ricompensa.

I nostri lettori hanno un mezzo provvidenziale ed efficacissimo di soccorrere le anime del Purgatorio: propagare la Pia Opera del S. Cuore di Gesù in Roma

Già più volte ne abbiamo parlato nel Bollettino: diamo di nuovo il Programma di quest' Opera, raccomandandoci a tutti i nostri cari Direttori , Comitati , Decurioni e Cooperatori Salesiani, perchè vogliano usare e vadano predicando questo mezzo per santificare il Mese dei Morti.

1°. Ai benefattori della Chiesa del Voto Internazionale, dedicata al Sacro Cuore di Gesù al Castro Pretorio in Roma, era già stata promessa, quando detta Chiesa fosse compiuta, la celebrazione di una Messa ogni venerdì dell'anno, e la recita quotidiana del S. Rosario cori altri esercizi di pietà. Ad ampliare questi vantaggi spirituali e farvi partecipare più altre persone, venne stabilita nella suddetta Chiesa la Pia Opera del Sacro Cuore di Gesù, per la celebrazione in perpetuo di 6 presse quotidiane, secondo le intenzioni di chi offre una lira italìana una sola volta.

2°. Queste sante Messe verranno celebrate due all'Altare del Sacro Cuore di Gesù, due a quello di Maria SS. Ausiliatrice e due a quello di S. Giuseppe, ai quali due ultimi altari è anche legata la veneranda memoria di D. Bosco, che vi celebrò durante la sua ultima dimora in Roma.

3°. Gli inscritti vivi e defunti, oltre al vantaggio delle sei Messe, partecipano in perpetuo:

a) alla recita del Santo Rosario ed alla Benedizione col SS. Sacramento, che ha luogo ogni giorno nella stessa Chiesa;

b) alle stesse funzioni, che hanno luogo quotidianamente nella Cappella dei giovanetti dell'annesso Ospizio;

e) alla pressa, che viene ascoltata ogni giorno dagli stessi giovanetti;

d) a tutte le altre funzioni, novene, feste e solennità (che sono moltissime), le quali si celebrano nella suddetta Chiesa e Cappella;

e) a tutte le orazioni e buone opere, che vengono fatte dai Salesiani e dai loro giovanetti in tutte le loro Case, Collegi, Ospizi, Oratorii festivi, Missioni, ecc., in Italia, in Francia, in Inghilterra, in Spagna, in Austria, nella Svizzera, in America, e dappertutto dove sono stabiliti e si stabiliranno.

4°. La celebrazione delle Messe verrà fatta man mano che giungono le offerte (1). A tutti gli altri vantaggi sudescritti si partecipa fin dall'atto dell'iscrizione.

5°. Col versare una sola volta una lira italiana l'offerente ha diritto di formare l'intenzione per tutte le sei Messe, e per tutte le oltre pie opere così, a proprio, come a vantaggio de' suoi cari vivi e defunti, e di cambiar l'intenzione in ogni circostanza secondo i particolari bisogni e desiderii.

6°. Ciascuno può con eguale limosina iscrivere i bambini, gli assenti, e qualsiasi altra persona anche a sua insaputa, nonchè i defunti.

7°. Desiderando partecipare o far partecipare più abbondantemente al frutto della Pia Opera, ognuno può, col ripetere detta elemosina di una lira, moltiplicare quanto gli aggrada le iscrizioni, tanto per sè quanto per altri, vivi o defunti.

8°. Le offerte vengono erogate primieramente per la fabbrica, e poscia pel mantenimento dei giovanetti dell' Ospizio annesso alla Chiesa del Sacro Cuore di Gesù, rimanendo a carico dei Salesiani l'obbligo di far adempiere tutti ì pesi della Pia Opera.

9°. I nomi degl' inscritti verranno raccolti in tanti volumi e conservati nel Tempio del Sacro Cuore di Gesù a perpetua memoria.

10°. La Pia Opera ha due centri, l'uno a Roma, l'altro a Torino. - A Roma l'indirizzo è il seguente: Molto Rev.d° Direttore dell'Ospizio del Sacro Cuore, via Porta S. Lorenzo, n. 42. - A Torino: Reverendissimo Sac. Michele Rua, Superiore generale dei Salesiani., via Cottolengo, n. 32.

NB. Per ogni offerta vien data come segno di ricevuta una finissima cromolitografia del classico quadro che venerasi all'Altar maggiore del detto Tempio.

Per maggiori schiarimenti e per aver schede d'ascrizione rivolgersi ai due centri suddetti (v. sopra N 10).

(1) Da più di un anno si è incominciata la celebrazione di queste sei Messe quotidiane.

MONSIGNOR CAGLIERO Al PIEDI DI S. S. LEONE XIII

Roma, 22 ottobre 1892.

REV.mo E CARISS.mo sIG. D. RUA.

Ho compiuto la visita di regola e di dovere al nostro Cardinal Protettore, al Cardinale di Propaganda, al Cardinale Segretario di Stato e ad altri eminenti personaggi.

Oggi poi, sabbato 22 ottobre, fui ricevuto in udienza privata dal Santo Padre. Fu una eccezione per me che veniva da regione longinqua, perché aveva sospese le udienze per tutto il mese di ottobre.

Mi accompagnavano il nostro Procuratore Generale Don Cesare Cagliero ed il mio segretario Don Celestino Pirola.

Siccome erano quattro anni che non aveva più veduto Leone XIII e lo aveva lasciato allora vecchio cadente di 78 anni, mi pensava ora di trovarlo affatto curvo ed accasciato dal peso de' suoi 82 ben compiuti. Ebbene, tutto al contrario : entrato nella sua stanza, lo vidi maestoso sul suo seggio e più giovane di quattro anni addietro : ritto sulla persona, sostenuto nella voce, la sua mente chiara e vivace e nella conversazione animatissimo.

Prostratomi al Sacro Piede, mi offerse l'anello a baciare, mi fece sedere al suo fianco ed udì compiacentissimo gli omaggi che io portava dei Salesiani della Patagonia , di Monsig. Arcivescovo di Buenos Aires , dei nostri Cooperatori americani e quelli dei Superiori di Torino.

Il Santo Padre con una sovrana bontà e con paterno affetto mi tenne al suo lato per circa tre quarti d'ora, mostrando vivo desiderio di sapere notizie delle nostre missioni della Patagonia, Terra del Fuoco ed Isole Malvine.

Volle notizie religiose, politiche ed economiche delle Repubbliche dell'Argentina e del Chilì , declinando Egli stesso i nomi dei loro due nuovi Presidenti.

Domandò come ci troviamo coi Governatori di quelle regioni, e rispostogli che presentemente, grazie a Dio, siamo in buonissima relazione, mostrò desiderio di sapere lo stato religioso e morale dei cattolici e degli indigeni di quelle terre; più quanti Salesiani sono colà a lavorare pel Signore e pel prossimo. Rìsposi che tra sacerdoti, chierici, catechisti e Suore di Maria Ausiliatrice sorpassano il numero di 70 nella sola Patagonia e Terra del Fuoco!

Discorse poscia del clima, del lavoro e dei prodotti del suolo patagonico, e si rallegrò udendo che l'agricoltura va prendendo colà vaste proporzioni e che le vigne da noi piantate in quelle latitudini danno già splendidi risultati.

Finalmente entrò a conversare dello stato economico e finanziario delle nostre Missioni e dovetti confessargli tutta la verità; che cioè siamo poverissimi ed in continuo fallimento; ma che la Divina Provvidenza mai ci venne meno , mercè la carità dei buoni, l' aiuto dei nostri Cooperatori, e la borsa quantunque spesso fiacca del nostro amatissimo signor Don Rua, il quale da buon padre paga in Europa i debiti che fanno i suoi figli in America !

Sorrise il Santo Padre , e disse che non diffidassimo mai della bontà del Signore, il quale sempre venne e verrà in soccorso dei suoi operai evangelici.

La conversazione poscia si diffuse sull'andamento e progresso della nostra Pia Società e sulla esposizione dei suoi attuali bisogni. Mostrossi propenso a favorirci e ad aderire al mio esposto.

Ringraziai Sua Santità di tutto quanto fece per la nostra Congregazione, e ricordando le prove di stima e di affetto che ha dato al nostro compianto Fondatore e Padre Don Bosco e quelle che continua a dare ai suoi figli, allora il Santo Padre : « Sì, disse, sì, io ho sempre voluto un gran bene a Don Bosco, e bisogna che adesso ci aiuti dal Cielo. »

Introdotti al bacio del Sacro Piede Don Cagliero e Don Pirola mio segretario , continuò dicendo : « Ora vi benedico tutti; benedico i vostri Superiori, i vostri confratelli, le Suore di Maria Ausiliatrice coi vostri buoni Cooperatori. Domandate a Don Bosco che dal Paradiso ci aiuti; fu un santo e voi dovete pure essere santi, seguendo gli esempi suoi e praticando le sue rare virtù. »

Indi congratulossi col nostro Procuratore Generale Don Cesare, che si fosse già fatta la compra per la nuova casa di Orvieto e che fosse giunto quasi al suo termine l' Ospizio del Sacro Cuore in. Roma : « E mi dicono, soggiunse, che è un'opera grandiosa bene, bene; sarà per la salvezza di tanta povera gioventù abbandonata. » E, presa al volo la propizia occasione : - Santo Padre, disse Don Cesare, ne faremo la solenne inaugurazione nelle prossime Vostre feste giubilaci, e sarà il monumento che i Salesiani consacreranno alla memoria della Santità Vostra, memori dei beneficii che la Congregazione ha ricevuto dalla paterna bontà del Vostro Cuore. - « Bene, bene, disse allora, io fin d'ora gradisco e benedico questo vostro delicato e pio divisamento. Benedictio Dei Omnipotentis, ecc.

Così terminò la bella udienza che rimarrà incancellabile nei nostri cuori e negli Annali della nostra Pia Società.

Affez.mo in G. C.

+ GIOVANNI Vescovo titolare di Magido e V. AP.

LA VITA Dl CRISTOFORO COLOMBO

del Sac. LEMOYNE e due preziosi autografi,

Il sacerdote salesiano D. Gio. Batt. Lemoyne, scrittore della Vita di Cristoforo Colombo, di cui già noi parlammo, dedicava il suo lavoro a S. E. il Card. Lucido Maria Parocchi, e ne faceva i pervenire copia alle venerate mani di Sua Santità il Papa, quale segno di umile omaggio e d'inalterabile devozione verso l'Augusta sua Persona. L'autore ne ebbe in risposta due preziosissime lettere che crediamo bene di qui riprodurre.

IL SANTO PADRE.

N° 8562.

ILL.MO SIGNORE,

IL Santo Padre ha gradito assai l'omaggio prestato da V. S. alla S. Augusta Persona con l'offerta di una copia del suo recente lavoro su Cristoforo Colombo. Nel commettermi quindi di ringraziarnela, si è degnato aggiungere che La benedice con tutta quella benevolenza, che ebbe sempre pel compianto di Lei Superiore; ed io, mentre sono lieto di renderla consapevole di questi sentimnenti della Santità Sua, La ringrazio anche in mio nome particolare della copia dei suo lavoro a me cortesemente favorita e con sensi di distinta stima passo a dichiararmi

Di V. S.

Roma, 26 settembre 1892.

Aff mo per servirla M. CARD. RAMPOLLA. Sig. D. Gio. Batt. Lemoyne

Salesiano. Torino.

IL CARD. PÀROCCHI Vic. di S. Santità.

M. R. D. LEMOYNE,

LA « Vita di Cristoforo Colombo, » scritta da V. R. parmi risponda all'evidente scopo di Lei, che fu d'istruire il popolo, senza disgustare i dotti. Questi non vi avranno che riprendere, quello v'intenderà il suo eroe e s'infiammerà di imitarlo.

Diligente la raccolta dei fatti, a lume di critica, chiara l'esposizione, Qualità così rara nei libri storici ; propria, italiana la forma, senza ricercatezza; facile da essere compresa, anche da' poco letterati, a prima vista.

Però il massimo pregio del suo lavoro è lo spirito che l'informa. Il celebre motto di Leone XIII « Columbus noster est » qui da capo a fondo trova la più completa dimostrazione; qui s'insegna ai Cattolici di essere fedeli alla grazia , scotendo la pigra inerzia; qui si prova a' dissidenti, come si possa lavorare a vantaggio del genere umano, non solo non disertando la bandiera del Papa, ma tenendola stretta.

Tanti rallegramenti ! Le porgo i ringraziamenti dell'opera a me, tuttochè immeritevole, dedicata, e faccio voti che sia largamente diffusa.

Il Signore La conservi e lavori di lena pari ed anche maggiore , alla Sua gloria ed al lustro dei Salesiani, questi infaticabili operai dell'ora undecima, che accennan a meritarsi la retribuzione degli operai della prima.

Albano (Laziale) 12 ottobre 1892.

Aff.mo Dev.mo in G. C.

LUCIDO M. Card. PAROCCHI

Protettore dei Salesiani.

Cogliamo l' opportunità per annunciare che il Dramma « CRISTOFORO COLOMBO » in Cinque Atti del medesimo Autore è già stampato e si vende presso le Librerie Salesiane al prezzo di L. 0. 40 la copia.

Il Sac. Lemoyne in questo suo nuovo lavoro si è inspirato a que' sentimenti stessi, de' quali è informata la sua Biografia dell'Eroe Genovese, che si vende al prezzo di L. 1,50.

Per far cosa più gradita agli Attori dei Teatri Cattolici, la Direzione della nostra Collana Drammatica ha fatto precedere ogni Atto da una bella incisione che rappresenta il rispettivo scenario.

LE MISSIONI SALESIANE

all'Esposizione delle Missioni Cattoliche Americane in Genova.

In mezzo alle feste religiose e civili che i Genovesi prepararono a fine di commemorare il quarto Centenario della scoperta dell' America fatta dall'immortale loro concittadino, Cristoforo Colombo, l'Esposizione delle Missioni cattoliche Americane costituì. una delle cose più opportune, più interessanti e più utili.

« Colombo è nostro » ha detto Leone XIII, ed i cattolici Genovesi nulla di meglio avrebbero potuto trovare di questa Mostra per attestare in faccia a tutto il mondo quanto eminentemente cristiano fosse lo spiriti del Grande Genovese e di quali e quanti vantaggi sia stata feconda la sua religiosa idea.

La natura poi tutta speciale di questa Esposizione la rese importantissima sotto ogni rapporto. « Infatti, dopo aver, nei grandiosi locali dell'Esposizione Italo-Americana, ammirato le meraviglie dell'industrie, dell'arte e della scienza moderna, il visitatore si trova come trasportato in un altro mondo percorrendo le gallerie ed i giardini dell'Esposizione delle Missioni.

» Dalle statue e dai quadri preparati dai migliori artisti, dalle mobiglie ingegnosamente scolpite ed intarsiate e smaglianti d' oro e di luce, dalle vetrine scintillanti di perle e di gemme, dal rumore di cento macchine, da cui come per incanto pullulano manufatti d'ogni genere che vincono in perfezione quelli. che escono dalle mani stesse dell' operaio , il visitatore passa nell'ambiente tranquillo, dove, all'ombra della Croce, sono raccolte le reliquie di un mondo, che mercè l'influsso della Croce stessa sta per iscomparire. Qui non macchine, non industrie, non arti ; ma rozze lancie di legno o di canna, freccie dalle punte avvelenate, oggetti grossolani in selce ed in legno, vesti intessuto sopra telai formati da due travi sovrapposti, adornamenti di scorze o di insetti disseccati o di denti di belve , alte figure di uomini dal colorito rossiccio od olivastro, colla pelle tempestata di linee e di simboli formati col tatuaggio, col capo adorno di piume, e colle mani armate dell'arco e della freccia , indispensabili per le due consuete occupazioni del selvaggio , la caccia e la guerra. Ed unitamente a tutto questo i prodotti di una natura vergine ed oltremodo rigogliosa, i fiori, i frutti , i legnami, gli immani serpenti, gli uccelli, le farfalle e gli insetti dalle forme più svariate e dai più brillanti colori. Ed infine gli avanzi di una civiltà contemporanea alla fenicia ed all'egizia, mummie, scheletri, ossa pietrificale, idoli, emblemi, geroglifici e quanto altro rivede la luce dopo qualche decina di secoli, offrendo nuova messe di studio agli uomini della Scienza (1) »

Le nostre Missioni d'America, già l'abbiamo detto , hanno concorso ad arricchire questa Mostra non solo coll'inviare oggetti relativi a costumi, arti, coltura ecc. di quei popoli, ma eziandio col presentare alcuni tipi viventi dei Patagoni e Fueghini, ai quali i nostri fratelli dedicano le loro fatiche. Di questi Indi, di cui parlammo a lungo nel mese scorso, è appunto l'incisione che presentiamo. Ora, a comune soddisfazione dei nostri Cooperatori dovremmo dare l'elenco di tutti gli oggetti mandati dai nostri Missionarii d'America alla suddetta Esposizione. Ma siccome l'intero elenco riuscirebbe troppo lungo, ci limiteremo ad accennare i principali oggetti. Non faremo neanche cenno di quelli provenienti dal Paraguay, Brasile ed Equatore, perchè, essendo giunti tardi, non potemmo ancora averne l'elenco preciso, quantunque si ammirino già fin dal principio di Ottobre nella sullodata Esposizione.

(1) Dal periodico mensile Cristoforo Colombo

TERRA DEL FUOCO Isola Dawson (Arcipelago Fueghino)

Collarino del Missionario D. Pistone, insanguinato per la ferita ricevuta in un attentato d'assassinio, dal famoso Indo capitano Antonio Fueghino (Isola Dawson).

Arco del medesimo Indo Antonio Fueghino che attentò alla vita dei Missionarii Salesiani nel mese di Sett. 1889.

Arponi, le cui punte sono fatte con i vetri dei bastimenti naufragati su quelle coste e chè gli indiani raccolgono in quantità e lavorano con sollecitudine meravigliosa.

Terra rossa in borse di pelle di pesci. Serve per tingere oggetti.

Collane di conchiglie usate dai Fueghini.

Freccie destinate da un indiano dell'Isola Dawson per scoccarle contro il primo Missionario che si azzardasse a rimetter piede in quell'Isola.

Uccello acquatico (Albatros) delle Coste meridionali della

Patagonia.

Collana d'ossicini d'uccelli.

Mandibole di pesce che gli indiani usano come pettine. Bolla (palla) che serve per la caccia dei guanachi. Uova di struzzo.

Nervi di pesci, di cui si servono gli indiani per cucire le pelli, ed altri oggetti.

Penne di uccelli aquatici. Campioni di legno roble (quercia). Fionda formata con tendini di pesci.

Pelli conciate di Pinguini. Questi uccelli che in numero sterminato vivono in quelle località, producono il guano, e la loro carne serve per fare olio per macchine e fabbriche.

Pelli conciate di lontra. Piccola lontra imbalsmata.

Coperte a vari disegni degli indiani « Chonos ».

Scatola baule per viaggio degli indiani, di corteccia d'albero. Corazza di Armadillo.

Freccie colla punta di vetro. Laurel, legno medicinale. Specie di muschio. Piante marine

Alga marina, che si mangia dagli indiani e che confezionata in scatole è oggetto di commercio coi paesi vicini. Frutti selvatici (specie di sorbe selvatiche) che servono agli indigeni per cibo.

Pollipaio corallifero. Collezione di minerali.

Forma di cacio della Missione S. Raffaele.

Pezzo di corda ritrovato sulla costa merid. della Patagonia; si crede dell'epoca del 1500 al 1600.

Quattro remi della canoa dell'indiano Daniel. Collezione di archi da lanciar freccie. Corda formata di striscie di cuoio. faretre con freccie.

Arponi di osso mobili guarniti di asta e lunga corda di striscie di cuoio.

Trofeo di bastoni di legno duro per uso degli indiani. Trofeo di archi da lanciar freccie. Due faretre di pelle di foca. Pelle di struzzo.

Collezione di piccoli modelli di canoe e recipienti, fatti di corteccia d'albero, e trofeo di bastoni.

Punte di arpone a due palette in osso di balena. Coltelli.

Lesine. Sono formate di un chiodo infisso in un manico di legno.

Collana formata di ossicini d'uccello. Lama di coltello.

Fionda.

Punta d'arpone a due palette in osso di balena, Lenza.

Manufatto in legno. Punta d'arpone in osso. Punta d'arpone, fisso, in osso.

Raccolte di saggi calligrafici e lavori scolastici gli bambini indiani della Scuola della Missione Salesiana dell'Isola Dawson.

PATAGONIA

Pelle conciata di Jaguàro.

Stivali d'un sol pezzo, chiamati dagli Indiani « Botas de potròn ».

Pelli conciate di gatto Montés.

Stivali fatti dall'indiano Santiago Melipan Yancuche ed altri lavori del medesimo.

Pelle del leone della Patagonia (Puma) che fa grande strage nelle mandre di pecore.

Tappeti formati con varie pelli di animali e piume di uccelli. Lavori fatti dagli indiani Tehuelches a vari disegni.

Cinta usata dagli indiani.

Zampe di struzzo.

Scudiscio formato di striscie di cuoio intrecciate. Usato dagli indiani.

Campione di pino delle Cordigliere.

Bottiglie contenenti vino della Patagonia. Le vigne furono piantate dai Missionari.

Bottiglie contenenti « Guindao », specie di liquore prodotto dalla fermentazione della ciliegia.

Collezione di fotografie rappresentanti tipi e costumi degli indiani Tehuelches, Onas e Acaluf.

Tappeti indiani di pelle di guanaco (Auchenia huanaco). Pelli di leone americano (Felis concolor). Pelli di gatto dei Pampas (Felis pajeros). Pelli di volpe americana (Canis). Ornamenti delle donne indiane.

Collana di pezzettini di zampe d'uccello infilzati in nervo di foca, di cui si adornano le donne vedove.

Collana (Apushka) formata di conchiglie (turba) legate insieme con nervi di foca.

Due scudisci (rebenques) di Indi Gauchos.

Barchetta (canovitas) fatta dagli indiani Yaganes, come modello delle loro piroghe.

Staffe in argento fuso fatto dagli indiani. Cintura usata dai Gauchos.

Modelli di remi.

Tré piccoli canestri di fibre di legno.

Strumenti in osso, col quale i selvaggi estraggono dalla terra varie radici di cui si cibano. Furon fatti dall'indigena Maria Pikspul.

Peso (litico) di lenza.

« Balanus ».

Uovo di struzzo americano lavorato da mano selvaggia. Cranio di puma (Felis concolor) . Pietre scheggiate dalla mano dell'uomo. Punte (litiche) di freccia a mandorla. Punte (litiche) di freccia per la guerra. Punte (litiche) di freccia per la caccia. Gesso cotto in polvere.

Calce cotta in polvere.

Fuso con lana filata di guanaco (Auchenia huanaco). « Maqui ».

Pignuoli di Patagonia (Semi di una conifera). Frutta di arbusto.

Ramo d'albero con un nido di insetti. Armadilli (Dasypus sexcinlus). Gesso (miniera Camen).

Calcare da calce.

Concrezione di silice con entro bolle liquide. Legno pietrificato.

Silice mamellonare.

Agata levigata.

Roccia ramifera.

Vertebra d'un grosso cetaceo (fossile). Agata.

Ossidiana.

Geode.

Ametista.

Frammenti di corazza di un grosso sdentato (Glyptodon). Frutto di una conifera (fossile).

Soprabasto. È di lana di guanaco e fu lavorato da un indigeno.

IL X CONGRESSO CATTOLICO ITALIANO in Genova

e parole di Mons. Cagliero al medesimo.

Ricaviamo dall' Unità Cattolica quanto segue:

« L' Opera dei Congressi e Comitati cattolici italiani può andar ben lieta e gloriosa del X Congresso tenutosi in Genova (1). Fu un gran passo nella provvida lor via di azione cattolica ed una splendida manifestazione di quanto sappiano fare in Italia i cattolici di buona volontà. Si ammirò l' intervento di venti Vescovi e l'adesione di quasi tutto l'Episcopato d'Italia. Vi aderirono quasi tutte le Istituzioni ed Associazioni cattoliche italiane , e la stampa periodica cattolica vi mandò i suoi rappresentanti , ch presero parte vivissima al Congresso. Per molti riuscì il X Congresso come una vera rivelazione. È un' ora di convegno, dicevano taluni, in cui si declamano alcuni discorsi et hic finis. Non conoscevano essi la immensa azione della numerosa ed attivissima Associazione, che porta il nome di Opera dei Congressi e Comitati cattolici. È un' ora di convegno bensì, ma un'ora nella quale si rende conto dell'operato di tutto un anno e si prendono deliberazioni e lena per nuova azione illuminata, provvista, feconda ed incessante.

« Nell'ultima adunanza generale interveniva pure Mons. G. B. Cagliero, titolare di Magido e Vicario Apostolico della Patagonia. Il Presidente generale dell' Opera dei Congressi, comm. Paganuzzi, nel presentarlo al Congresso, ricordò con nobilissime parole le Missioni Salesiane ed il nome immortale di Don Bosco, nome reso ogni dì più glorioso dagli zelanti continuatori delle Opere Salesiane e specialmente dal valoroso ed illustre Vescovo missionario , che volle onorare di sua presenza il X Congresso cattolico italiano. L'Assemblea applaudì ripetutamente.

» Mons. Cagliero rispose portando il saluto dell'Episcopato dell'America del Sud e dei Cattolici di quelle terre. Espresse la sua ammirazione per l'Opera dei Congressi. Disse quanto coll'aiuto provvido di Dio e nel nome di Maria Ausìliatrice hanno fatto e fanno anche nell'America i figli di Don Bosco. Ricordò le gesta gloriose dei grandi Ordini religiosi, specialmente il Francescano, il Domenicano e la Compagnia di Gesù in quelle lontane. terre, gesta che infondono coraggio agli ultimi venuti, ai poveri Salesiani. La terra di Colombo fu teatro perenne dell'azione provvida del missionario di Cristo, e questo si ricorda con vanto nell'occasione dell'attuale quarto centenario.

» La parola calda, vibrata, incisiva del Vescovo missionario fu interrotta più e più volte da fragorosi applausi ed acclamazioni.

» Il comm. Paganuzzi poi non seppe tacere ; inneggiò a Don Bosco ed ai suoi figli , ringraziò commosso Mons. Cagliero ed invitò l'Assemblea a far plauso ai figli di S. Francesco d'Assisi , di S. Domenico , del Loìola e di Don Bosco pel bene che da loro viene alla terra scoperta da Colombo. E l'Assemblea alzatasi in piedi ripetè entusiastiche acclamazioni. »

(1) Questo Congresso, come tutti sanno, fu tenuto dal 4 all'8 Ottobre scorso.

NOTIZIE DEI NOSTRI MISSIONARI

PATAGONIA.

Sempre col fine di far piacere ai nostri cari Cooperatori riportiamo qui alcune notizie della Patagonia, che il nostro Missionario D. Domenico Milanesio ci scrive dall' Esposizione delle Missioni cattoliche Americane, ove trovasi ad assistere il villaggio Fueghino, in seguito ad altre già da noi pubblicate nel Bollettino di Agosto scorso.

Genova, 8 Ottobre 1892.

Una visita ai dintorni di Conesa. Progressi del Vangelo.

NEL Settembre dell'anno passato, avendo finito in Conesa quanto era necessario per dare solidità a quella nuova casa, visitai alcuni gruppi d'indiani e d'altre famiglie già civilizzate riguardo all' ordine materiale, ma molto indietro per ciò che spetta all'istruzione religiosa e morale. Questa volta la mia passeggiata fu corta, percorrendo solamente 150 miglia.

A tutti predicai la verità della Fede ; ma non tutti ne ricavarono egual frutto. Forse perchè non erano ancora frumento eletto per essere riposto nel granaio del Cielo. Imperocchè mentre un certo numero abbracciarono la fede , altri rimasero ostinati nei loro errori e non vi mancò perfino chi si ricusasse d'udirmi e non permettesse di battezzarne i bambini. E la ragione si fu per credersi illuminati , ma dalla luce di quella civiltà che nega Dio, oppure fa della Religione una mistificazione tale, da far perdere la fede a chi l'ha ed impedire di acquistarla a chi ancora non la possiede.

In altro punto trovai pure una vecchierella indigena che gode fama d'ispirata, resiste alla verità e persuade ì suoi conterranei a non ascoltare la parola del Missionario.

Ciò non ostante la Fede si fa strada a misura che quei popoli vengono illuminati dalla luce del Vangelo. In Conesa i libri parrocchiali registrano circa 100 battesimi, di cui la maggior parte sono di indigeni.

Le Suore di Maria Ausiliatrice, che fecero il loro ingresso colà nel luglio dell'anno passato, debbono aver lavorato con gran zelo, nell'istruire nella Religione le fanciulle: esse sole ottennero in un anno 500 Comunioni in una popolazìone di 600 anime. Questi sono frutti consolanti che ci fanno presagire la pronta e totale conversione di quel villaggio e de' dintorni al Cristianesimo. Ad affrettare questo fortunato momento contribuisce assai la religiosità e la pompa solenne onde si celebrano i sacri riti. Tutto quest'apparato di addobbi, sacre cerimonie e melodie, che costa non poca fatica ai Missionari ed alle Suore, come diceva un ministro protestante, fanno grande impressione sull'animo ed aiutano mirabilmente a sollevare il cuore verso Dio.

Missione in Choele-Choel. Una nuova cappella.

Terminata la mia Missione anche nei dintorni di Conesa, mi unii di nuovo col mio caro e fido Catechista, Emanuele Mendes, e ne intrapresi un'altra in Choele-Choel. Questo villaggio conta circa 50 fuochi e duemila anime si trovano sparpagliate in una circonferenza di terreno così vasto, da uguagliare una delle nostre più estese Diocesi. Lascio quindi immaginare le difficoltà che bisogna superare per visitare quegli abitanti e portar loro la luce del Vangelo. Cìò non ostante dopo un lungo andar e venir per quei deserti , cogli scarsi mezzi di cavalcatura, riuscii a battezzarne un centinaio tra grandi e piccoli.

Verso il fine di Dicembre, secondo gli ordini di Monsignore, doveva partire e visitare gl'indìgeni di Balcheta e del Limay. Ma dovendo giungere da Rio Colorado il nostro caro D. Pietro, aspettai alcuni giorni. Egli giunse la mattina del Santo Natale.

Attraversando gli immensi deserti che si trovano tra Bahia Bianca ed il Rio Colorado, egli ed il suo compagno avevan smarrito il cammino, perduto l'orizzonte, e per quasì due interi giorni non fecero altro che vagare senza sapere dove andassero. Già si tenevano per smarrìti, quando, grazie al cielo, senza accorgersene si trovarono sul Rio Colorado.

La loro venuta fu per noi motivo di gran festa. Celebrammo, con gran giubilo di quella popolazione, le tre Messe in una nuova umile cappella, ed in un ambiente che ci faceva grondare di sudore ; e dopo il confratello Mendes ci procurò un lauto pranzetto per ristorarci alquanto lo stomaco.

Quella buona gente, persuasa che non vi può essere vera felicità senza la religione e che questa non può bene sussistere senza un tempio pubblico e stabile, a proprie spese trasformò in cappella una vecchia casa, la quale misura dodici metri di lunghezza per sei di larghezza. Un nostro missionario, abile pittore, ne abbellì con variati affreschi e di squisito gusto il muro che sormonta e sul quale è aderente l' altare. Questo fu costrutto da un signor Auraco Giuseppe, il quale fece pure di sua mano un grazioso tabernacolo e vari altri lavoretti. È in questa nuova cattedrale. che celebrammo le funzioni del S. Natale. Ora quei popolani aspettano ansiosi che il nostro caro Monsignore, Superiore della Missione, loro mandi un sacerdote stabile con alcune Suore di Maria Ausiliatrice per la educazione delle zitelle. Ed hanno ben ragione, perché ve n'è un bisogno estremo. - E non solo questi, ma anche molti altri centri della Patagonia aspettano impazienti lo stesso benefizio,

La soluzione di un problema proposto ai Cooperatori.

Ma questi Missionari di che camperanno la vita? Quei popoli nella maggior parte sono indigeni, poveri ed ignudi, che oltre al riceverli gratuitamente nei nostri Collegi, oltre al mantenerli ed istruirli, bisogna bene spesso vestirli da capo a piedi. Ecco qui un problema difficile a risolversi. Nel Missionario si trova lo zelo, il coraggio, il sacrifizio della propria vita ; ma dove troverà egli le ingenti somme indispensabili a tal uopo?

A voi, o caritatevoli Cooperatori Salesiani, che comprendete lo spirito di D. Bosco, e a cui è noto il desiderio vivissimo del nostro caro Padre per la conversione della Patagonia alla Fede; a voi spetta ed è riservato lo scioglimento di questo problema coi vostri aiuti, colle vostre limosine, le quali, mentre faranno felici nel tempo e nell'eternità un numero infinito di poveri selvaggi, tireranno ancora sopra di voi e delle vostre famiglìe le più elette benedizioni del Cielo, per aprirvi poi, statene pur certi, le porte del Paradiso al fin della vita : Centuplum accipietis et vitam aetermam possidebitis.

SAC. DOMENICO MILANESIO

Mission. Sales.

REPUBBLICA ARGENTINA.

Illustre visitatore. Lieti presagi per la Repubblica.

Buenos Aires, Collegio Pio IX, Almagro, 28 Luglio 1892.

REV.mo ED AMAT.mo SIG. D. RUA,

Mi affretto a darle una buona notizia, che le farà tanto piacere, e lenirà in gran parte il disgusto che potrà averle recato il conoscere, per mezzo dei recentemente arrivati costi, lo stato deplorevole delle nostre finanze, l'edifizio nostro sospeso, l'influenza che serpeggiando per tutte le nostre case ci tenne abbattuti per un po' di tempo e fece anche qualche vittima fra gli alunni di San Nìcolàs con isgomento di tutti. Il buon Dio dunque ci ha voluto dare una consolazione, presagio, speriamo, di un più ridente avvenire anche per noi, colla visita quanto inaspettata altrettanto gradita ed onorifica del nuovo Presidénte eletto di questa Repubblica, il Dott. Luigi Saens Peña.

Egli giunse ieri (27) alle 4 pom. nella sua elegante carrozza. Ricevuto dal nostro Superiore Don Costamagna al portone che dà sul di dietro del Collegìo, di fronte alla Casa e Chiesa delle Suore di Maria Ausiliatrice, si trovò subito davanti lo spettacolo di duecento giovani che giuocavano della miglior voglia nell'ampio cortile. A un cenno del Direttore, che pronunciò il nome del Dott. Saens Peña, tutti gli studenti gli furono intorno e proruppero in un fragoroso evviva. Il nobile Magistrato, che fu per tanti anni Ministro della Suprema Corte di giustizia e collega del nostro grande amico il Dott. Abele Bazàn, si trattenne alcuni istanti ad ammirare l'aria allegra e vivace di quei fanciulli, e rispose al loro evviva con queste parole : - Siate docili e rispettosi coi vostri Superiori e riuscirete veri savii.

Salutato di nuovo con acclamazioni dagli studenti, passò a visitare i laboratori e cominciò da quello dei fabbri-ferrai. Appena i buoni discepoli di Vulcano seppero che quel visitatore era il Presidente eletto della Repubblica, gettarono le mazze e i ferri che avevano tra mano e, gridando un entusiastico evviva, si misero a battere le loro mani nere ed incallite colla miglior voglia del mondo.

Mentre si seguiva il giro fra i falegnami, si osservava il motore a vapore, il dinamo della luce elettrica, la fabbrica delle paste, il forno del pane , ecc. ecc. ebbe tempo ad ordinarsi la banda musicale in mezzo al cortile degli artigiani.

Il Dott. Saens Peña intanto si meravigliava che, senza il concorso del Governo, si fossero potuto impiantare sì vasti laboratorii, provvederli di macchine come quelle della stamperia , litografia , fonderia di caratteri; e passando nel grandioso salone dei legatori e sarti , ove stavano tanti giovanetti chi piegando, chi cucendo, chi incartonando o dorando libri , ammirato chiedeva al Direttore, se proprio tutti quei ragazzi fossero interni, e sentendo che sì, non finiva di lodare l'istituzione di Don Bosco e deplorava che non fosse ancora abbastanza conoscìuta dalla Società Argentina quest'opera, che tanti giovanetti toglie all' ozio ed ai vizii, raccogliendoli dalle strade e piazze di questa popolosa città.

L'illustre visitatore, salutando i Sacerdoti, Chierici e Maestri della Casa con somma cortesia, aveva per tutti una parola di lode e d'incoraggiamento e mostravasi ben informato dello spirito del nostro Istituto. E ci fece capire che , appunto per l' importanza che dava alla missione nostra di educare il popolo, aveva voluto fin d'ora venire a conoscere di presenza lo stato e le condizioni di questa Casa Salesiana.

Dove poi mostrò il vero spirito di carità crìstiana, unita ad una certa commozione, che dall'aspetto e dalla voce ben si notava, fu quando diresse alcune parole di saluto d' incoraggiamento alla moltitudine degli alunni che gli si era venuta aggruppando dintorno : erano trecento giovani interni , non contando i duecento e più esterni che allor allora uscivano dalle scuole. Dapprima congratulossi coi Salesiani che si dedicano ad un'opera così vantaggiosa per la società, come è quella di educare i poveri, togliendoli alla corruzione e scioperatezza delle strade ; poi animò i giovanetti ad essere grati per ciò che si fa in loro favore, dichiarando che ci sentiva la maggior soddisfazione nel trovarsi in mezzo a giovani pii, morigerati ed amanti del dovere, quali debbono essere per certo in questa casa Salesiana. Promise poi che, se la divina Provvidenza lo porrebbe diffatto a reggere i destini di questo paese, si prenderebbe appunto a cuore di proteggere tal fatta d'istituti, accennando anche alla nostra interrotta fabbrica che si condurrebbe a termine. Applaudimmo tutti di cuore alle affettuose parole del venerando anziano, che si mostrava assai commosso.

Il nostro Superiore lo ringraziò in nome di tutti per la degnazione avuta di visitare prima noi, perchè più poveri e di umile condizione, ad imitazione del Divin Salvatore che sempre predilesse i piccoli ed i poveri. Quindi facendo un appello alla pietà dei giovani, li richiese se pregherebbero di buon grado e farebbero una S. Comunione, perchè l'eletto Presidente potesse senza ostacoli entrare nel potere e governare con tutta tranquillità. Tutti risposero con un generale: Si señor ; ed il cattolico Magistrato accettando con soddisfazione la gradita offerta, aggìunse « Sì, che possa salire al potere per fare del bene. » Allora seguì un nuovo evviva più clamoroso ancora; quindi fra speciali applausi dei giovani argentini, che vollero sfogare il loro amor patrio, il sig. Dottore Saens Peña traversò di nuovo il cortile degli studenti per recarsi a visitare la Casa delle Suore di Maria Ausiliatrice, che in quel frattempo gli avevano preparato una festicciuola.

Fu eseguito con grande abilità e destrezza dalle giovanette un inno ed un canto ginnastico del M. Anfossi. Il Dott. Saens Peña, ammirato della perizia musicale delle maestre e delle allieve, qui pure sì alzò commosso e disse parole interessanti sulla educazione religiosa della gioventù, che dichiarò essere l' unico mezzo per sostenere e riformare la società; e indicando la sua veneranda barba, soggiunse essere una gran consolazione per chi è già attempato e che presto dovrà scendere nella tomba il vedere le belle disposizioni della gioventù che è destinata a sottentrare nella società.

Così festeggiato da ambidue i nostri collegi, il Presidente eletto usciva dalla porteria delle Suore , accompagnato sempre dal sig. Don Costamagna, a cui volle dare prìma di salire in carrozza uno stretto e solenne abbraccio alla americana, dicendo: « Reverendo D. Costamagna, io mi congratulo del bene che qui si fa alla gioventù e ne resto vivamente commosso. » I nostri esterni con molte altre persone accorse fecero sulla strada una nuova ovazione al degno Magistrato, il quale partiva lasciando in noi tutti la più dolce impressione. Al ridestare poi e comunicarci reciprocamente l'effetto sperimentato in noi per quella visita, ci pareva ravvisare in quel grave e ad un tempo famigliare personaggio le fattezze dell'antico nostro benefattore ed amico, il compianto Dott. Caranza!

Il Signore, che volle far nascere su questa Repubblica una nuova aurora di speranza coll'elezione del Dottor Saens Peña, precisamente subito dopo il grandioso pellegrinaggio nazionale al santuario della Madonna di Lujan, compia la sua opera conducendo al sommo potere questo sincero cattolico ed integerrimo Magistrato.

Quando ella, sig. D. Rua, riceverà questa mia, il telegrafo già avrà pure annunziato costì la sanzione che il Congresso nazionale deve dare il 15 Agosto alla detta elezione; e poi pel 12 di Ottobre avverrà l' effettiva investitura del potere (1). Così per i cattolici di questa Repubblica il quarto centenario di Cristoforo Colombo e della sua scoperta sarà doppiamente solenne, vedendo dopo tanti anni il proprio Presidente reggerli cristianamente e precederli coll'esempio negli atti solenni del culto cattolico che è la Religione dello Stato.

Si compiaccia, rev.d° e car.mo Padre, dare questa. lieta notizia a S. E. l'amatissimo Mons. Cagliero, baciandogli il sacro anello in nome nostro. Egli sentirà con piacere che la sua visita al sig. Dott. Saens Peña prima di partire per l' Europa produsse questo interesse che il nuovo Presidente manifesta per l'opera di Don Bosco, e vedrà che anche Lui lontano sèguita il benefico influsso delle sue cure sulle case nostre. Benedica questa casa e tutti questi suoi figli, fra i quali ha il piacere di annoverarsi il suo

Dev.m° ed Obb.m° in G. C. Sac. GIUSEPPE VESPIGNANI.

(1) I Telegrammi da Buenos Aires del 13 Ottobre annunziano che il nuovo Presidente Dott. Saens Peña ha aperta la sessione parlamentare ed ha prestato giuramento. Il suo programma dice che governerà senza spirito di partito per ottenere l'unione di tutti gli Argentini, ma non esiterà a procedere contro i perturbatori. Porterà speciale attenzione alla gestione finanziaria, esigerà tutte le economie possibili. Infine conclude facendo appello a tutti gli uomini eminenti per rialzare le sorti del paese. Faxit Deus !

EQUATORE

Distribuzione di premii. Quito, 20 Agosto 1832.

REV.m° Sig. D. RUA,

LA prima domenica di questo mese nel nostro Collegio del S. Cuore ebbe luogo l'annuale distribuzione de' premi ai giovani dei laboratorii che si distinsero per buona condotta e per profitto nell'arte loro. La solenne accademia a ciò preparata, per la circostanza del quarto centenario della scoperta di questa terra, fu dedicata all'immortale genovese, Cristoforo Colombo, e riuscì tanto bella, che credo non le tornerà discaro che io mi accinga a dargliene breve relazione.

Intervennero alla festicciuola i Vescovi delle Diocesi Equatoriane, i quali per buona ventura si trovavano tutti riuniti a Quito , S. E. il Dottor Luis Cordero, Presidente della Repubblica e nostro buon amico, i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane ed altri distinti signori della città e dintorni.

Non le dirò con quanto entusiasmo sia stato ricevuto il Presidente della Repubblica e gli Eccellentissimi Vescovi equatoriani; nulla dirò dei canti e suoni, dei discorsi e componimenti d'ogni genere; mi limiterò solo ad accennarle due fatti particolari della nostra lesta, che commossero tutti gli astanti nel tempo elio riscossero universali e ripetuti applausi.

Il diploma da Maestro.

Oltre agli Attestati e Menzioni onorevoli, in questa nostra Casa si è stabilito, per eccitare tra i giovani maggior emulazione, di conferire il Diploma da Maestro nel proprio mestiere a coloro che, dopo aver passato il tirocinio di apprendisti, subissero un esame da una apposita Commissione di Maestri e fossero giudicati abili nell'arte loro, sia sotto al punto di vista teoretico, che pratico. Finora nessuno si era potuto meritare tanto onore , perchè , essendo la casa di recente fondazione , niuno aveva potuto compire il suo tirocinio. Quest' anno per altro abbiam avuto la consolazione di vederne uno giungere a tal punto. Egli è un sarto, di nome Raffaele Pera.

Questi , dopo avere subìto il suo esame dalla Commissione suddetta ed alla presenza del Presidente stesso della Repubblica, dopo varii mesi di pratica, abilmente dirigendo il nostro laboratorio di sarti, fu giudicato degno del diploma, che si stabilì di conferirgli con tutta solennità il giorno stesso della premiazione. Pertanto, nella lettura dei candidati, giunto al laboratorio dei sarti, avanti a tutti il giovane Pera fu proclamato Maestro nel suo mestiere, e l'Ecc. sig. Presidente stesso gliene volle consegnare il meritato diploma, abbracciandolo con tutta l'effusione del cuore, tra gli entusiastici evviva di tutti gli spettatori.

Oltre al Diploma, fu pure assegnato a questo buon giovane un altro premio, consistente in una macchina da cucire, squadre, metodo di sartoria ed un gruzzolo di monete guadagnatesi durante il tirocinio.

Il buon giovane , oggetto di ammirazione per parte delle LL. EE. i Vescovi Equatoriani , del Presidente e di tutti gli astanti , di consolazione per i Superiori e Capi d'arte e di emulazione per i duecento compagni, ricevuto il suo Diploma, chiese licenza di manifestare quanto in quel fortunato istante provava nel suo cuore, e lesse un breve ma commoventissimo discorso. Diede grazie ed implorò le celesti benedizioni sopra le ottime Suore di Carità, che piccino, orfanello, lo raccolsero dalla strada; sopra i Magistrati della Repubblica che gli hanno aperte le porte dello stabilimento, e sopra i Salesiani che con paterne cure l' hanno educato ed abilitato ad un mestiere. Infine diede un affettuoso addio ai Superiori ed ai compagni, dai quali doveva separarsi. Le sue ultime parole, tratto tratto interrotto e soffocate dai singhiozzi, trassero le lagrime a più di uno degli astanti.

Il primo Indio premiato.

Nè meno commovente fu l'istante in cui venne chiamato a ricevere il premio un indio del paese di Zambiza presso Quito, di nome Paolo Quahuano. È questi il primo indio accolto in collegio nel febbraio di quest'anno. Dopo di lui ne raccogliemmo altri sei e li ponemmo a far cappelli, impiantando così il laboratorio di cappellaj che ancor mancava. Il primo venuto fu pure quegli che maggior progresso ha dimostrato nel suo mestiere, ed a lui quindi fu aggiudicato il premio del nuovo laboratorio. Quando, letto il suo nome, si vide alzarsi ed uscire di mezzo alla schiera de' giovani il buon indietto coi suoi capelli lunghi fino agli omeri, scalzo, e nude le gambe fino ai ginocchi , vestito di semplici calzoni bianchi e curti e col poncio sulle spalle, precisamente come usano gli Indii di questi dintorni, l'assemblea tutta d'un tratto scoppiò in fragorosi applausi, nè cessò finchè il poverino, tutto confuso e commosso, fu giunto ai piedi del Capo della Repubblica. E quando questi nel consegnargli il premio, consistente in un utensile del suo mestiere, dalla contentezza che provava se lo volle stringere al seno e affettuosamente abbracciare, ricominciarono gli applausi, che accompagnarono il buon indietto fino al suo posto.

Questi sono i due fatti che sopratutto resero commovente e simpatica la nostra festa del 7 Agosto. E S. E. il Presidente nel suo discorso di chiusura manifestò la sua piena soddisfazione per essa, e come Capo della Nazione fece voti che l' Opera Salesiana estendesse i suoi benefici influssi a tutte le provincie della Repubblica ed in modo speciale alla sua diletta patria, Cuenca, dove spera presto di vedervi aperto un Collegio Salesiano.

Questo desiderio, o amatissimo signor Don Rua , e questa viva speranza dell' attuale Presidente dell'Equatore avrà davvero presto il suo compimento? Noi ce lo auguriamo per nostra consolazione , a vantaggio di questi poveri equatoriani e molto più a bene delle migliaia di Indii che sono sparsi in queste regioni. Fondando colà una nuova casa ci pare che noi lavoreremo ancor più di buon animo, perchè più vicini ai fratelli ci parrà di lavorare uniti con loro e quindi con maggior energia e poi il loro zelo sarà a noi, di esempio e di sprone.

Gradisca intanto, o Rev.mo sig. D. Rua, i rìspetti dell' amatissimo nostro Direttore D. Calcagno, di questi confratelli e giovani e specialmente di chi baciandole la mano, ha l' onore di professarsi

Dev. Obb. Figlio in G. C. Ch. G. ROCCA.

COLOMBIA

Da Bogotà. - Nel settembre scorso arrivava da Bogotà D. Evasio Rabagliati con incarichi di quel Governo e per provvedere macchine e attrezzi necessaria per i laboratorii salesiani di colà, inauguratisi solennemente alla presenza dell'Eccellent.m° Presidente della Repubblica, il giorno 24 Maggio u. s. festa di Maria SS. Ausiliatrice.

Pei poveri lebbrosi di Agua de Dios!

I giornali cattolici Colombiani del mese di Giugno sono tutti pieni di articoli e di corrispondenze a favore dei poveri lebbrosi di Agua de Dios. D. Unia in dieci mesi di dimora fra quegli infelici ha potuto conoscerne i più urgenti bisogni; tra questi vi è l' ingrandimento dell'ospedale per ìl numero ognor crescente di affetti. A tal uopo scrisse al Presidente della Repubblica, poi iniziò una sottoscrizione fra i buoni Colombiani, quindi fe' sentire la sua voce anche più lontano (1). Primi a rispondere al suo caldo appello furono trecento detenuti nelle carceri di Bogotà dette Panóptico: essi, previo permesso dell' Inspezione, si sottoscrissero ciascuno per un cuartillo, piccola moneta equivalente a poco men di un soldo. E D. Unia, passato a Bogotà per rimettersi alquanto della deteriorata salute, prima di partire, ebbe il piacere di poterli ringraziare di presenza e di segnalare all'imitazione del pubblico il generoso esempio dei poveri carcerati.

(1) V. Unità Cattolica del 27 Luglio 1892.

PRINGLES SUL RIO NEGRO

Un'india missionaria. - Paola Peilemar è una giovane india, stata alcuni anni colle Suore di Maria Ausiliatrice di Pringles. Da esse istruita, scrisse più volte a D. Rua, sì per dargli un saggio di ciò che veniva imparando, come pure per ringraziarlo d' aver colà mandate le Suore di Don Bosco. Ora uscita dall'educandato e ritornata a casa, per sentimento di gratitudine a Dio del benefizio ricevuto, cerca di imitare le sue istitutrici, comunicando a sua volta ad altri quel tanto di bene che le fu impartito. Raduna pertanto in sua casa i poveri indii, loro insegna a pregare il vero e solo Iddio, spiega loro le principali verità della fede cattolica, li prepara a ricevere il S. Battesimo, e poi li istruisce ben anche nei rudimenti della lingua castigliana; insomma Peilemar è una vera missionaria fra i suoi fratelli indii. Che il Signore benedica quest'ottima creatura e centuplichi i frutti delle sue sante industrie!

Un ballo sospeso. - Il 9 Luglio è per tutta la Provincia del Rio Negro festa civile. Per solennizzare detta festa ogni anno a Pringles si suol dare un grandioso ballo, forse di beneficenza come si fa nei nostri paesi un po' più civili, dove però chi ne scapita sono sempre le povere anime e specialmente l'inesperta gioventù. Le Suore di Maria Ausiliatrice a malincuore soffrivano un simile spettacolo, e quest'anno vennero in pensiero  di impedirlo con un teatrino nel loro collegio; e vi riuscirono a meraviglia. E facile immaginare le fatiche che dovettero sopportare quelle povere Suore per le prove ed i preparativi; la speranza di evitare un gran male morale rendeva loro facile e leggiero ogni travaglio. Per impegnare poi tutta la popolazione ad assistere alla recita, usarono una bella industria: procurarono che tutte le ragazze del paese, che frequentano le loro scuole e l'oratorio festivo, avessero qualche piccola parte nella grande rappresentazione.

Venuto il dì della festa, i genitori, trattandosi di vedere le proprie figlie divenire attrici, tutti preferirono il piccolo teatrino al gran ballo, e l'impresario di questo, nonchè chiudere le porte, per poter coprire in parte le spese d'impianto dovette inoltre adattarsi a cedere al teatrino le sue sedie. Quella sera si chiusero pure tutte le cantine e le vendite di liquori, nè si videro certe scene - solite in simili feste -- che avviliscono l'uomo fino allo stato di bruto. Quelle buone figlie di Maria, vedendosi riuscite nel loro intento, gongolavano di gioia e ne ringraziavano Iddio; ed all'indomani ricevettero un mondo di ringraziamenti per parte delle madri e spose di famiglia, le più sincere congratulazioni di tutti i buoni, una bella somma di 150 pesos raccoltasi durante la recita per ordine del Municipio e loro consegnata dal Segretario Municipale, e di più, quel che recò loro maggior piacere, essendo giorno di domenica, si videro tutti quegli abitanti ad assistere alla Santa Messa, cosa che non sarebbe capitata se la sera precedente si fossero dati al ballo ed ai consueti baccanali.

GRAZIE Di MARIA AUSILIATRICE

Parole di Don Dosco.

Il compianto nostro Don Bosco, scrivendo delle grazie di Maria SS. , dettava le seguenti memorabili parole:

« Noi siamo in questo mondo come in un mar burrascoso, come in un esilio, in una valle di lagrime. Maria è la stella del mare, il conforto nel nostro esilio, la luce che ci addita la via del cielo , asciugandoci le lagrime del dolore. E ciò fa questa tenera madre coll' ottenerci continui aiuti spirituali e temporali. Noi non possiamo entrare in alcuna città, in alcun paese ove non vi sia qualche monumento delle grazie ottenute da Maria ai suoi devoti. »

Qui il pio scrittore enumera tante grazie temporali che si ottennero dai fedeli nei santuari di Maria e poscia soggiunge : « I favori accennati riguardano solamente ai bisogni temporali ; che cosa diremo poi

delle grazie spirituali, che Maria ha ottenuto e ottiene ai suoi devoti ? Bisognerebbe scrivere grossi volumi per enumerarle tutte. Quante vergini devono la perseveranza in questo stato alla protezione di Lei ! Quanti conforti aglì afflitti! Quante passioni combattute ! Quante insidie del demonio superate ! S. Bernardo, dopo avere enumerato una lunga serie di favori che Maria tuttodì ottiene a' suoi divoti, finisce con dire che tutto il bene che ci viene da Dio, ci viene per mezzo di Maria : Totum nos Deus habere voluit per Mariam » (1).

La bontà di Maria continua anche oggi ìl suo larghissimo ministero; corriamo quindi a Lei con fiducia ed Essa ci esaudirà e manderà paghi i nostri voti.

Maria benedice le campagne; -

Spediva mesi sono un' offerta per le Missioni Salesiane, promettendone di cuore una seconda qualora la Vergine SS. Ausiliatrice, avesse preservato quest'anno i miei poderi dalla grandine.

Adempio ora con la più sentita riconoscenza la mia promessa. Grazie alla protezione di Maria SS. Ausiliatrice noi fummo immuni da questo flagello che ìn più volte distrusse i raccolti intorno a noi.

Nel sciogliere la mia promessa rendo pubbliche grazie a Maria SS. Ausiliatrice, alla cui potenza mai non ricorsi invano.

Cuneo, 3 settembre 1892.

MARIA DI BENEVELLO MOIRANO.

L'aiuto di Maria. - Ero prossimo agli esami del 4° anno e di laurea in belle lettere, quando fui assalito da un' acuta anemia cerebrale , che, oltre obbligarmi a sospendere gli studi, mi privava quasi del tutto della memoria. In tale grave stato di cose mi rivolsi all'amato signor Don Rua, il quale, incoraggiatomi amorevolmente, mi ordinò di affidare la cosa in mano di Maria SS. Ausiliatrice.

A tal uopo incomincìai un triduo di preghiere, giacchè tre giorni appunto mancavano agli esami. Il terzo giorno, fidato nell'aiuto del Cielo, per compiere l'ubbidienza de' miei Superiori , mi presentai al primo esame che, non ostante l'insistente mio mal di capo e le preoccupazioni sfavorevoli di alcuni professori a mio riguardo, mi riuscì bene.

Nello stesso modo potei subire tutti gli altri esami e completarli colla laurea.

Non potendo non riconoscere in ciò una speciale assistenza del Cielo, intendo di rendere a M. SS. Ausiliatrice pubbliche grazie.

S. Benigno Canavese, 16 agosto 1892.

Sac. D. FINCO.

Viva Maria Ausiliatrice! - A maggior gloria di Dio e della Vergine Ausiliatrice debbo pubblicare , secondo voto fatto , d'aver ricevuto una grazia straordinaria a ben di questo Educatorio. L' esito delle nostre preghiere parea difficilissimo e troppo spinta la speranza comune; ma alla dolce Regina del Cielo non si ricorre invano. Ci vide supplici al suo altare per nobile sebben difficile causa , e con un supplice cenno a quel Cuore Divino, su cui Ella impera, ci esaudì, ci allietò!...

Altra volta si ricorse alla Vergine a pro di una bambina che un morbo fatale, secondo l'assicurazione di due medici, l'avrebbe certamente condotta alla tomba. La Madre di grazia, a cui nulla è difficile, rese erroneo il predetto dai medici, chè la bimba fu subito e completamente da Lei risanata.

Lode adunque alla Vergine sommamente pia, che provò ancora una volta quanto giovi pur negli eventi disperati confidar in Lei ed invocarla!

LA DIRETTRICE dell'Educandato di S. Teresa in Chieri.

Una figlia riconoscente. - Con animo sommamente riconoscente, mandai una offerta a Tuo onore, o Maria, Aiuto dei Cristiani, per aver Tu salvata la morente vita di mia Madre. Versasti un vero balsamo sul mìo cuore, o Madre del Cielo, quando affranta dal dolore Ti ho invocata per la guarigione dell'amata inferma.

Grazie adunque, o Maria, di questa e di altre importanti grazie ricevute.

Continua, o Maria, la Tua materna protezione su tutta la mia famiglia e ottienmi, Ti prego, altre grazie, che tanto desidero e spero dalla Tua tenerissima misericordia.

Torino, 21 maggio 1892.

MARIA LUMELLO.

L'Avvocata potente. - Tre sorelle afflittissime, a cagione d'una lite che da cinque anni andava loro consumando il patrimonio e la salute, si rivolsero a Maria SS. Ausiliatrice implorando la grazia di esserne liberate al più presto, qualora fosse piaciuto alla Divina Maestà di Dio. La grazia non si fece di molto aspettare, giacchè i tribunali emanarono sentenza a loro favorevole, ed esse riconoscenti alla Vergine Aiuto dei Cristiani offrono la tenue somma di L. 50.

Torino, 10 ottobre 1892.

Sac. DOMENICO BELMONTE.

Maria Salus infirmorum - Amat. m° e Rev m° Sig D. Rua. - Devo compiere un dovere ben sacro di riconoscenza e di venerazione verso Maria SS. che si mostra sempre vero Aiuto dei Cristiani, contandole due grazie ottenute dalla tenera bontà di questa nostra Celeste Benefattrice.

I. Essendo stato per alcuni mesi cappellano dell' Ospedale Maggiore della città di San Paolo, nelle visite che due volte al giorno faceva agli ammalati, incontrai un Italiano gravemente affetto di pneumonite. Mi avvicinai al suo letto, ma con sommo mio dispiacere dovetti pur troppo accorgermi subito che di cristiano non aveva che il nome. Gli dissi solo poche parole, perchè egli subito incominciò a bestemmiare, imprecando contro il prete. Ritornai per ben venti o trenta volte, aspettando sempre un felice momento per dirgli qualche parola di confidenza in Dio; ma sempre rispondeva con insulti, disprezzi e bestemmie, nascondendo la testa sotto le lenzuola, che teneva ben strette tra le mani. Già avevo perduta la speranza di ottener un felice risultato, e mi affliggeva al pensiero di trovarlo qualche volta morto impenitente. Il male faceva grandi progressi. Una mattina, mentre stavo per uscire dall'Ospedale e recarmi al Liceo del S. Cuore, mi sento chiamare da una Suora di Carità al letto del poverino. Corsi, e davvero stava ben male, non poteva più articolar che poche parole tronche dal rantolo.

Al sentir la mia voce e quella della buona Suora che mi accompagnava, aperse gli occhi, e con quanta forza ancor aveva, ripigliò con le solite bestemmie ed imprecazioni, sforzandosi di più di sputarmi in faccia. Col cuore afflìtto, ma con viva fede, ricorsi a Maria Santissima. Presentai al povero morente la medaglia di Maria Ausiliatrice, ma non ne volle sapere di toccarla o lasciarsela mettere addosso. Invocai allora di cuore Colei che è il Rifugio dei peccatori; chiesi alla Suora un cordoncino, vi attaccai la medaglia, legai alla lettiera il cordoncino ponendo la medaglia sotto il guanciale, e poi me ne uscii.

Lo crederebbe, sig. D. Rua? ancor non avevo disceso l' ultima scala, che fui richiamato indietro: era l'ammalato che desiderava il prete per confessarsi. Si confessò difatti e diede ripetuti segni di vera compunzione, e poscia ricevette il sacramento dell'Olio Santo. Una settimana dopo, stando io al Liceo facendo scuola, mi chiamarono in portieria. Che è mai ? Quell' Italiano che pochi giorni prima era moribondo all' ospedale, ora perfettamente ristabilito in salute veniva per confessarsi e comunicarsi, dando grazie a Maria Santissima, che volle nella sua materna bontà e misericordia dargli la guarigione non solo dell'anima, ma ancora del corpo.

Ritornò poi più volte ancora, sempre facendomi vedere la medaglia che avevagli io presentato al letto del dolore, e che poi sempre porta al collo con vera riconoscenza e divozione.

II. Mandato l'anno scorso, nel mese di luglio, dal mio ottimo signor Direttore di Lorena per assistere alle solenni feste che nel Liceo di arti e mestieri in S. Paolo si celebrano in onore del Sacro Cuore di Gesù, me ne stava una mattina davanti alla Chiesa contemplando il grandioso edificio e magnifico Santuario ideato e diretto dal nostro confratello Delpiano, quando vedo venir a passi concitati una donna lagrimando per chiamar di un prete italiano che andasse a confessare suo marito gravemente ammalato da molti giornì. Accortomi dal parlare che era piemontese, la consolai nel nostro dialetto, e partii prontamente. Giunto a quella casa, vi trovai l' ammalato ben grave: mi consolò e animò molto però il veder subito, al metter piedi nella camera dell'ammalato, il ritratto del nostro caro Padre D. Bosco. L'infermo ricevette i Sacramenti con grande pietà e fervore. Per la grande lontananza e strettezza a di mezzi essendo difficile una cura come conveniva alla sua grave malattia, lo interrogai se andrebbe volentieri all'ospedale, chè io lo raccomanderei a quelle buone Suore di Carità, le quali l'avrebbero accettato e trattato con tutte le cure a lui necessarie. Dissi poi al figlio dell'ammalato che venisse al Liceo del S. Cuore all'indomani per prenderne la risposta. Andai diffatti direttamente all'ospedale, parlai colla Rev. Madre Superiora, e ne impetrai il favore. Volle però esser informata della malattia , e dalle indicazioni avutene mi rispose che « con tutto piacere l'avrebbe accettato, ma che con suo rincrescimento doveva pur dirmi che al più tardi fra otto giorni l'ammalato sarebbe partito per l'altro mondo, perchè il caso era disperato, e nessuno fin ora eravi guarito di tale infermità ». Disgustato ritornai al Liceo, studiando il modo di partecipar la notizia , senza disanimare nè affliggere troppo quella buona famiglia. Mi raccomandai a Maria Santissima, affinchè mi inspirasse Essa le parole. Venne il buon figlio Pietro a prendere la risposta. - Va, mio caro, gli dissi, va in Chiesa davanti all'altare di Maria Ausiliatrice , e prega per tuo padre; fa qualche promessa a Maria per ottenere la guarigione di tuo padre, perchè Essa sola può guarirlo. - Andò il buon giovane con quella gran fede che aveva ricevuto sin da bambino dalla pia sua madre e fortificato dagli ottimi e zelanti direttori del Seminario Arcivescovile di Bra, dove aveva fatto tre anni di Ginnasio. Dopo circa mezz'ora di orazione, se ne uscì. - Padre, mi disse, promisi a Maria di farmi salesiano, se Ella ottiene la salute del mio caro papà.

Ritornò a casa, e lo crederebbe ? trovò il padre più animato. Contò il fatto e ottenne dai pii genitori il pieno consenso anche di partir subito. Diffatti dovendo io ritornar dopo due giorni al collegio di S. Gioachino qui in Lorena, ei venne subito con me per incominciare il tempo della prima prova.

Alcuni giorni dopo ricevette una lettera scritta dal padre stesso. « Caro figlio, così il padre, con grande piacere ho ricevuto tue care notizie, che stai così bene. Ringrazio il Signore della grazia che ti ha fatto, che con tale combinazione hai incontrato un luogo così pio, così santo, tutto come tu desideravi. Ti dò notizia della mia salute: grazie al cielo, la Madonna ha pregato bene per me, perchè mi fa stupire come tanto infermo come io era, in così poco tempo son guarito così bene; ora sono cinque giorni, che incomincio a levarmi da letto, è vero che sono ancor molto debole di forze, ma mi sento sempre molto appetito, di tutto ciò che mangio faccio pronta digestione: così presto sarò guarito. Caro Pierino, ti raccomando calde preghiere ai Cuori di Gesù e di Maria, onde ori assistano nella presente necessità materiale ». Fin qui la lettera.

Pochi giorni dopo fece a piedi ben tre chilometri, accompagnato dalla moglie e dalla figlia per andar a ringraziare Maria SS. al suo altare nel Santuario del Sacro Cuore nei Campi Elisi e accostarsi ai SS. Sacramenti.

Poco tempo dopo per la sua buona condotta il figlio fu ammesso alla seconda prova, ricevendo l'abito chiericale dalle mani del nostro Ispettore D. Lasagna, e continua molto bene con nostra e sua somma soddisfazione.

Ma la bontà di Maria verso di questa famiglia non si fermò qui. I negozi di famiglia andavano poco bene e talvolta venivano giorni di stento. Ricorsero con fiducia altre volte a Maria Santissima, e adesso la figlia è stata ricevuta gratuitamente nel Collegio di N. S. del Carmine, diretto dalle Suore di Maria Ausiliatrice, ed i genitori trovarono pur essi un buon impiego. Dovendo io andar alla Domenica da Lorena in quella città di nome Guaratinguetà per confessare , predicare e celebrare la S. Messa, m' imbatto frequentemente in quei due pii e fervorosi cristiani, i quali non sanno parlar d'altro che della segnalata grazia o meglio delle grandi grazie ricevute dal Cuor amantissimo di Maria Santissima.

Eccole, o Rev.m° Sig. D. Rua, narrato alla meglio e in tutta fretta le due grazie ottenute da Maria Ausiliatrice ; se crede che possano servire ad accrescere la fiducia nel potere prodigioso della Vergine Ausiliatrice nelle varie necessità della vita, ne dia pur pubblicazione....

Lorena (Brasile), Collegio di S. Gioachino, 23 Giugno 1892.

Aff. e Dev. figlio in G. e M. D. SEBASTiANo GASTALDI.

Riferiscono altre grazie e mandano offerte in segno di riconoscenza

D. Francesco Bellia, S. Raffaele-Prevosto D. Carlo Tavella, Staghiglione - D. Francesco Lucarda Cappellano di Costoza (Vicenza) - Pino Bianca, l'orto Maurizio - Bogliacino Giovanni, S. Stefano Bello - D. Claudio Stetani, Poggio Bermi - D. Santi Savoia, Gargagnano - D. Luigi Tavola Parroco di Sormano (Milano) - D. Pietro Poltroneri Arciprete, di Sommo (Pavia) - D. Antonio Pozzi, Fossalunga - Luigia Rubinato-Bernardi, Colfosco - D. Paoli Mantelli - Don Evasio Mo, S. Stefano Belbo - Francesco Allavena Maestro, Pigna - D. Giovanni Battista Pastorino, Arciprete, Danzi Pietra- D. Maurizio Suffia, Arciprete, Igliano (Murazzano) - CAL. Siroui, Borgo S. Merlino - Costa Ferdinando, Torino - Carolina Galetto, Cavour - Filomena Marchello, l'aguzzo - Don Lorenzo Aurenda Rettore di Creppo (Porlo Jlaurieio) - Giovanni Eula, Racconigi - Margherita Morano,, Buttigliera d'Asti - Nicola Bisio, Tascarolo - Maria Cristina Canonica, Front Carrarese - Bartolomeo Gastaldi, Pinerolo - Germano Martign.oni, l'orto Valtravaglio (Lago Maggiore) -Bianca Marcio, Rocca Grimalda-Alberto Garroni, Quiliano (Savona) - P. Costantino Rernaggio, Parroco, l'osteria - Caterina DompP-Costarnagna, BeneVagienna - Maria Piancastelli, Ponte Nonno - Ch. Giuseppe Krainz, Capodistria - D. Giuseppe Masetto, Sandrigo - Vittoriua Butteri , Viguzzolo (Tortona) - Caterina Nava, Catania - Teresa Rossi, Genova - Filomena Carnevale, Tortona - D. Vincenzo Mirabile, Casteltcrntini - Gesuina Selva, Pescarenico - Giuseppe Tizzoni, Cureggio - D. Pietro Perazzi, Crora - Fr. Giovanni Moscon, Pollina -- Can. Giovanni Tacchi, Arona - Scalvino Giorgi Zorzara, Bagolino (Brescia) - Don Michele Amo rte, Manerba sul Lago (Brescia) - Don Costantino Manico Parroco di Caselle Luruni - Felicita Rognoni V„ Calvi, Jlede Lomellina -.Maria Campana, Chiapponeelli -Marietta Brianese, Soave - Bernardino Mossotti, Cotogno-Teresa Cariga, Cagliari - Bernardina Trentin, Pere (Bassano Veneto)- Guglielmo Rubatto, Moncalieri - Felice Quaglino, Cambiano - Maddalena Riccardi, S. Vittorio d'Alba - Maria Grosso, Trinità - Cesira Ved. Cinioli, Macerata - Giovanni Battista Mascarino. Mellazzo-D. Stefano Blengia Arciprete, Vicoforte Molino - Dott. Natale Krehich, Zara (Dalmazia) - G. B. Tommasi, Mogoro (Cagliari) - Don Giuseppe Carpi, Casalbarontoto (Parma) - Michele Carano, Pagliano Superiore -D. Giuseppe Rovati, Broni - Francesco Callierotti , Predazzo (Tirolo) - Silvia Piazza, Malo (Vicenza)-La Superiora delle Religiose del Sacro Cuore, Torino.

(1) Vedi Il Mese di Maggio, pel Sac. Bosco Giovanni, capo 30° (vendibile presso le Librerie Salesiane a lire 0,30 la copia).

BETLEMME Dall'Orfanotrofio Cattolico della S. Famiglia.

7 settembre 1892.

Rmo. SIG. DON RUA,

Quantunque i mezzi siano molto scarsi, noi continuiamo a fare il maggior bene possibile a questi poveri giovanetti, appoggiati alla Divina Provvidenza che non ci verrà mai meno. I bisogni sono molteplici , i ragazzi abbandonati sono in gran numero e noi proviamo inesprimibili angoscie vedendo, a soli due passi da noi, l'eresia ricca dei beni della terra e che cerca di guadagnare questi poveri fanciulli !

Buone notizie. - Don Durando.

In mezzo alle nostre sofferenze, il Signore ci procura pure alcune gioie. L' arrivo di Don Durando a Betlemme è per noi tutti un felice avvenimento.

Don Durando, l'amico del nostro reverendissimo Superior Maggiore , dopo essere stato quello di Don. Bosco, associato ai loro disegni più intimi, è Ispettore delle Case Salesiane di Palestina.

Ma le sue visite non possono essere che troppo rare, giacchè indipendentemente dalle sue occupazioni continue all'Oratorio, la sua vasta ispezione comprende, oltre la Palestina, la parte meridionale del litorale del Mediterraneo, ed un assai gran numero di Case disseminate nelle diverse parti dell'Europa. La sua presenza a Betlemme è un vero beneficio del cielo. Molte difficili questioni hanno ricevuto o stanno per ricevere un felice discioglimento.

Ritiro.

La sua presenza ci fu nel nostro annuale ritiro di molta edificazione ; i legami di carità che uniscono i membri anziani e novelli si sono fortificati e sembrano presagire, col soccorso della grazia divina, un' èra novella, feconda per la nostra opera di frutti di salute. Don Belloni, nostro venerato Superiore, lavora con tutte le sue forze per ottenere tal risultato , e i Salesiani venuti per aiutarlo non mancheranno d'assisterlo.

I mezzi materiali soli sono scarsi e Don Belloni confida nella Divina Provvidenza e nei soccorsi dei benefattori.

Distribuzione dei premi.

Don Durando assistette alle distribuzioni dei premi delle nostre tre Case di Betlemme, Beit-Gemal e Cremisan. Io non descriverò queste distribuzioni di premi. Anch'ella ha assistito a un numero assai grande di solennità di simil genere per conoscerne tutti i particolari. Qui noi procuriamo di rimpiazzare per questi poveri fanciulli la famiglia che loro manca, giacchè, salvo pochissime eccezioni, essi non hanno nè madre per abbracciare il giovane laureato, nè padre per posare sulla sua fronte raggiante di speranza una corona meritata dai suoi lunghi e coraggiosi sforzi !

La presenza a Betlemme di S. E. Monsignor Appodia, Vescovo ausiliare e Vicario Generale , quella del sig. Console Generale di Francia, davano alla nostra distribuzione dei premi uno splendore particolare.

Sì son letti e cantati diversi componimenti e pezzi di musica in parecchie lingue , e si indirizzarono alcuni ringraziamenti ai due rappresentanti della Religione e della Francia.

A Crémisan si sono spogliate le vigne per ornare le vòlte di pampini e di grappoli d'oro.

A Beit- gemal una doppia cerimonia riuniva gl' invitati e il personale : Distribuzione dei premi e Benedizione delle campane. Tutta la popolazione era in festa.

Malgrado la fatica del viaggio fattosi la vigilia , il nostro caro Ispettore dovette rifare all' indomani (29 agosto) il cammino di Betlemme, cioè 9 ore di cavallo per una via che per le sue scabrosità è perfettamente paragonabile a quella del Paradiso. La sua presenza era necessaria, poichè S. E. Monsignor Patriarca di Gerusalemme avea annunciato per il martedì , 30 agosto, la sua visita al nostro Orfanotrofio.

Visita di S. E. Mons. Patriarca.

Infatti, il giorno indicato, alle ore quattro di sera, l'illustre Prelato arrivava all'Orfanotrofio accompagnato dal suo Vicario Generale, Mons. Appodia, e dal segretario, canonico Villanis. Benchè questa visita sia stata troppo breve per soddisfare ai nostri desiderii , ciò nondimeno noi serbiamo nel fondo del cuore una profonda riconoscenza per l'esimio Prelato, che non dimentica alcun de' figli affidati alle sue amorevoli cure.

Partenza di Don Durando.

Ahimè, che stavolta debbo finire con una nota triste ! Il breve soggiorno di Don Durando fra di noi ha segnato un periodo di pace e di progresso nella vita religiosa. Noi eravamo talmente abituati a vederlo in mezzo a noi, che ci sembrava non dovesse più abbandonarci. Noi appartenevamo a lui e ci pensavamo che anch'egli appartenesse a noi. Oggi stesso ebbe luogo la sua partenza che ci lascia un gran vuoto.

Su questa misera terra, sì piccola per altro, ci è giuocoforza ben di soventi dare de' dolorosi addii, e non è che nell' immensità dei cieli , in mezzo alle gioie ineffabili della vita eterna che non vi saranno più per noi nè lagrime, nè separazioni.

Dev.mo ed Um.mo figlio AD. N.

VARIETÀ LA BUONA STAMPA

I Cattolici leggono poco!

« Non vogliamo certo lodare i divoratori di giornali e di libri, ma i Cattolici pendono dal lato opposto. O per economia, o per occupazioni, o per principio leggono troppo poco, vivendo segregatì dalla vita dell'umanità: è un difetto, perchè di fronte all' azione energica, febbrile del male, non si riesce ad opporre che un'azione valida di pochi, perchè i più si segregano e vivono chiusi nella cappa di piombo dell'egoismo.

» Facciamoci della lettura buona un dovere, facciamocene un obbligo preciso e giornaliero, procuriamo diffusione alla buona stampa collo stesso entusiasmo con cui faremmo la carità. Carità sublime, nobile, splendida è quella di diffondere la stampa cattolìca, che è una preziosa raccolta di ottimi consigli , una specie di buoni esempi, un' esortazione continua al buono e retto operare.

Propaghiamola.

» Le lotte ai dì che corrono si vincono colla propaganda. Fanno propaganda i partiti politici per i loro amici, i negozianti per le loro merci: perchè non sarà tollerabile un po' di propaganda anche per le idee buone, peri principi sani? La Chiesa amò sempre la Propaganda: tanto è vero che essa ha fondato un istituto che porta tal nome e che è un modello stupendo di possente e saggia organizzazione. Dìo viene in soccorso, allorchè ci vede nell'opera alacri e solerti.

» Propaghiamo la stampa cattolica : introduciamola dove non arriva, dove non è voluta; cominciamo col diffondere poche copie che a poco a poco cresceranno per incanto e le nostre deboli speranze saran superate, poichè verrà in nostro aiuto l'opera di Dio.

» Mettiamoci in capo, che a tutta prima non bisogna mirare a grandi risultati; che invece occorre contentarsi del poco.

» E quale potente mezzo di propaganda non avremmo noi dalla costituzione mirabile della Chiesa ! Non un alpestre villaggio, non una dimenticata borgata senza il suo prete, senza il suo nucleo di cattolici. Quanto costerebbe a costoro il far venire in paese un buon periodico cattolico ? »

Abbiamo riprodotto questo bellissimo articoletto dal Numero unico, LA BUONA STAMPA, pubblicatosi il mese scorso a Genova per cura di ottimi Cattolici e ne raccomandiamo la diffusione. È lavoro che merita di essere largamente diffuso. - Rivolgersi a Monsig. Vincenzo Persoglio - S. Torpete, Genova (L. 3 ogni 100 copie).

Noi ci approfittiamo intanto di questa occasione per raccomandare nuovamente le nostre Letture Cattoliche , Ascetiche , Amene, Drammatiche e tutte le altre edizioni salesiane periodiche e non periodiche, delle quali noi ci occupiamo col vivo studio, affine di rispondere sempre meglio alle raccomandazioni lasciateci dal compianto nostro Don Bosco.

MUSICA SACRA

Una buona composizione di musica sacra, teste edita in isplendidissima edizione dalla Tipografia Salesiana, si è il Tantum ergo del sacerdote salesiano dottor Matteo Ottonello e dedicato a S. E. Rev.mi Mons. Giovanni Cagliero. Detto lavoro è a quattro voci (S. C. T. B.) e di genere polifonico, con accompagnamento d'organo ad libitum. In esso è notevole la forma rigorosa, convenientemente sacra, e l'ottima disposizione delle parti. - - Si vende alla Libreria Salesiana, via Cottolengo, 32, e a quella di S. Giovanni Evangelista, via Madama Cristina, 1 , Torino, al prezzo di L. 1,50 la copia e lire 0,30 ciascuna parte staccata (Unità Cattolica).

L' Arca di Salvamento per le Famiglie Cristiane, ossia L' ASSOCIAZIONE UNICA ED UNIVERSALE DETTA DELLA Sacra Famiglia di Nazaret, approvata da S. S. Papa Leone XIII con BREVE DEL 14 GIUGNO 1892. - Opuscolo in 32° su carattere elzeviriano, di pag. 24, con bell'immagine della Sacra Famiglia. Alla copia L. 0,05; - copie cinquanta L. 2,25; - al cento L. 4.

Il presente Opuscoletto fu compilato per comodità dei Parroci e delle Famiglie Cristiane, che intendono dare il nome alla suddetta Pia Associazione cotanto lodata e raccomandata dal S. Padre Leone XIII. In esso trovansi esposti in disteso lo Statuto generale della medesima, i favori spirituali concessi agli Associati, le Preghiere da recitarsi ogni giorno dinanzi l'immagine della S. Famiglia, i Privilegi che godono gli Ascritti ed i rispettivi Parroci-Direttori, e in fine l' Atto di consacrazione alla Sacra Famiglia, quali vennero ultimamente approvati dalla S. Sede e spediti ai Vescovi dell' Orbe Cattolico. Non occorre quindi far rilevare l'opportunità di questo opuscolo, essendochè il titolo ne esprime già per se stesso tutta l'importanza e l'utilità.

Preghiera e Formola ad uso delle Famiglie Cristiane per la loro Consacrazione alla S. FAMIGLIA Di NAZARET, coll'Elenco delle indulgenze e Privilegi. - Altro opuscoletto sul formato del precedente con bell'immagine della Sacra Famiglia, di pag. 15. - Alla copia L. 0,05; - Copie cinquanta L. 1,75. - Al cento L. 3.

In questo secondo Opuscoletto, estratto dal precedente, le Famiglie Cristiane già ascritte, o che intendono farsi ascrivere alla Pia Associazione della S. Famiglia, troveranno esposto, oltre la Formola della Consacrazione, le Preghiere e le Opere che devono fare per essere partecipi delle numerose Indulgenze, ivi descritte, loro concesse dal S. Padre Leone XIII.

Facciamo pertanto caldo appello a tutti i nostri Cooperatori e specialmente ai Parroci e Rettori di pii Istituti , affinchè col suddetto Opuscolo vogliano eziandio provvederli di questo, farlo conoscere ai loro rispettivi Parrocchiani dipendenti, e consegnarne copia alle singole Famiglie nell'atto che vengono aggregate alla S. Famiglia, quale memoria od attestato della loro Ascrizione, secondo il modulo posto in fine.

Cooperatori defunti nel Settembre e Ottobre 1892

1 Ameglio Girolamo-S. Remo (Porto Maurizio).

2 Appendini Teol. Arc. D. Bernardo - Caramagna (Cuneo).

3 Arnoni Can. Francesco - Cosenza.

4 Bayard Do Volo Conte Teodoro - Modena.

5 Balbo Cav. Luigi Magg. d'Artiglieria - Torino.

6 Benucci Dott. Filippo - S. Ginaignano (Siena).

7 Bottini D. Antonio - Villaluerla ,(Vicenza).

8 Braga D. Michele - Gazzolo (Cremona).

9 Brunetti Cav. Giuseppe - Salazzo (Cuneo).

10 Burco Giacoma- Cividale del Friuali (Udine).

11 Cerioli noli. Francesco - Cremona.

12 Cicouetti D. Alipio Parroco - Montegiorgio (Ascoli-Piceno).

13 Cottini Domenica - Valgotora (Verona).

14 De-Falco Can. Domenico Parroco - Ortona a Mare (Chieti).

15 Demattia Can. Ampelio - Treia (Macurata).

16 Filia D. Michele- Alghero (Sassari). 17 Gaggioli Angelo - Mura (Brescia). 18 Gattelli Margherita. - Fistoia (Firenze) .

19 Gemelli D. Pietro - Gozzano (Novara).

20 Ghiselli Camporasi N. - Foggia.

21 Giorgi Francesco - Bobbio (Pavia). 22 Girandi Cav. Teol. D. Giovanni - So1rro (Alessandria).

23 Gottardi D. Antonio - Jaeve (Anstria).

24 Lupieri Can, Alessandro - Udine. 25 Maschio Domon. -Pontebosio (Massa-Carrara).

28 Martinengo Francesco - Chivasso (Torino).

27 Massa Luigia - Genova.

28 Molini Lucio a Maestra - Motecrestese (Novara).

29 Montecuccoli Can. March. Giuseppo - Modena.

30 Pagliari D. Bartolomeo -- Modena. 31 Paolucci Don Venanzio Parroco - Mergnano (Macerati).

32 Parola D. Giacomo Dottore - Dassobuono (Verona).

33 Pavan D. Giovanni - Bassano (Vicenza).

34 Perassa Carlo Paolo - Siena.

35 Perotti Gio. Domenico - Sale Castelnuovo (Torino).

36 Pozzi Maria ved. Porta - Voghera (Pavia).

37 Radicati di Brozolo Contessa Gabriella nata Gloria - Brozolo (Torino).

38 Riccardi di Netro Conto Augusto - Centallo (Cuneo)

39 Rissone Carlo Capo Stazione - venavigo (Alesaudria).

40 Rossi Domenico, - S. Pietro I'nc2riono (Verona).

41 Rossi D. Francesoo Parroco - Porlezza-Corrido (Como).

43 Ruffini Garatti Domenica - Pian Camuno (Brescia).

43 Rati D. Antonio Parroco-Agnano (Macerata).

44 Sattanino D. Giuseppe Prevosto - Gratterìa di Mondovì (Cuneo).

45 Scavanucci Voli. D. Francesca nata Ciocchioi - S. Maria a Marte (Firenze).

46 Severi Dott. Antonio Notaio - Modena.

47 Siccardi D. Enrico - Modena.

48 Solito Francesco falegname - Nizza Monferrato (Alessamdria).

49 Trevaini D. Marco Parroco - Seriate (Bergamoo.

50 Trizzi Antonio-Viadana (Cremona). 51 Veglio N. -ala mesa (Svizzera). 52 Viarongo ,f1,a,, _ ved. Pesce - Venaria Reale (Torino).

53 Vicentini Marianna - Verona.

54 Vidali D. Luigi - Mani (Verona). 55 Vieri D. Vincenzo Prevosto - San Venanzio (Modella).

56 Weingartnez, Cur. - Baden-Baden (Germania).