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Direzione nell' Oratorio Salesiano . - Via Cottolengo, N . 32, TORINO
-
SOMMARIO - Il 20 Anniversario della elezione di Le-
one XIII celebrato nel Santuario di Maria Ausiliatrice
- La festa di S . Francesco di Sales in Torino, inco-
ronata da una
-Relazione sulla festa di S . Fran-
cesco di SalesgiranziBaagnarola - La conferenza dei Coo-
peratori in Lu - S . S . Leone XIII e i Parochi e Sacri
Oratori - D . Bosco a Marsiglia e la Conferenza ai Co-
operatori - Storia dell'Oratorio di S . Francesco di Sa-
les - Il serpe che avvelena a morte o la lettura dei
libri pericolosi - Bibliografia Salesiana - Altra Bi-
bliografia - Agli Associati alle Letture Cattoliche -
Benedizione a sei Missionarii nell' Africa centrale -
In occasione del decimosesto centenario del Martirio
dei santi Solutore, Avventore ed Ottavio - Non troppa
sollecitudine - 2° Nota dei Cooperatori defunti - Er-
rata Corrige della Nota 1° - Indulgenze speciali pei
Cooperatori Salesiani .
IL 2° ANNIVERSARIO DELLA ELEZIONE DI LEONE XIII
celebrato nel Santuario di Maria Ausiliatrice .
La sera del 20 p . p . i giovani dell'Ora-
torio di San Francesco di Sales col festivo
suono delle campane venivano raccolti ap-
pie' di Maria SS . Ausiliatrice, onde rendere
a Dio grazie vivissime per la elezione del
Santo Padre Leone XIII al soglio Pontifi-
cio, della quale ricorreva in quel giorno il
secondo anniversario, ed implorare sopra di
lui le benedizioni del Cielo .
Coi Salesiani e coi giovanetti dell'Istituto,
vedeansi pur frammisti varii Cooperatori e
Cooperatrici della città di Torino .
Un breve e cordiale discorso acconcio alla
circostanza ne preparava primieramente gli
animi . Per tre speciali ragioni, disse l'Ora-
tore, doversi ringraziare Iddio, vale a dire
per avere Egli due anni innanzi consolata
la Chiesa di un nuovo Capo visibile con
una prestezza inaspettata , e come prodi-
giosa ; per aver inspirato ai sacri Elettori
la scelta di un personaggio , il quale per
la sua dottrina e pel suo carattere era il
più adatto ai tristi tempi che corrono ; do-
verlo finalmente ringraziare per aver dato
a noi pure in Leone XIII un Padre, che
ci ama, come ci amò Pio IX, ci benefica,
ci soccorre . Molte prove di questa sovrana
benevolenza addusse l'Oratore, che troppo
lungo sarebbe l' enumerare, e che i Coo-
peratori e le Cooperatrici non ignorano
punto .
Terminato il discorso i cantori intonarono
il Te Deum, e un coro di mille voci fece
echeggiare di graziose note le sacrate volte
del maestoso tempio . Pose fine alla gioconda
funzione il Tantum Ergo in musica , e la
benedizione col SS . Sacramento .
Noi abbiamo la più grande fiducia, che
le preghiere di tanti innocenti e pii gio-
vanetti, e di sì fervorosi e divoti Cattolici
saranno state accette al Signore, ed otter-
ranno al Santo Padre tutte quelle grazie ,
che il suo cuore veramente apostolico co-
tanto desidera .
Papa Leone XIII, fin dal principio della
sua assunzione al trono di Pietro, ebbe la
degnazione di manifestare che voleva essere
il primo e principale Cooperatore Salesiano .
Mentre di un tanto onore noi andammo e
andiamo tuttora santamente alteri, esortiamo

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i membri tutti della Pia Unione ad innal-
zare quotidiane preghiere a Dio, perchè ci
conservi e prosperi un sì grande Pontefice ;
li esortiamo sopratutto a mostrarsi in ogni
tempo e luogo suoi figli ubbidienti e devoti,
pronti ad ogni sacrifizio , quando si tratta
del suo onore e della sua difesa .
Dopo Dio e la Vergine Immacolata sia sem-
pre il Papa l'oggetto della nostra più alta
stima, e del nostro amore il più ardente e gene-
roso . Allora noi saremo veri figli di s . Fran-
cesco di Sales , e al pari di lui vedremo
benedette le nostre persone , le nostre fa-
miglie , le opere nostre ; poichè al Papa
sopra tutto vanno applicate le parole, da Dio
rivolte al patriarca Abramo : Io maledirò
quelli che ti avranno maledetto, e spanderò
le più larghe benedizioni sopra coloro che
ti avranno benedetto : Maledicam maledi-
centibus tibi , et benedicam benedicentibus
tibi (1) .
LA FESTA DI S . FRANCESCO DI SALES
IN TORINO
incoronata da una grazia .
In tutte le Case della Congregazione la festa
di S . Francesco di Sales viene celebrata con una
pompa speciale ; ma tra tutti gli Istituti nostri
quello che maggiormente in ciò si distingue, si è
l'Oratorio che ne porta il nome . Gli splendidi
apparecchi, di cui si adorna la Chiesa di Maria
Ausiliatrice, la frequenza dei giovani e dei fe-
deli ai santi Sacramenti, la musica squisita, gli
oratori eloquenti, la presenza delle persone più
ragguardevoli della torinese cittadinanza, tutto
insomma concorre per rendere quel giorno santa-
mente giulivo dentro e fuori di Chiesa . Così fu
negli anni passati, e così avvenne eziandio nell'anno
corrente, non ostante la crudezza dell'inverno .
Giova quindi il credere che il glorioso nostro Pa-
trono avrà arriso dal cielo ai nostri cantici di
gioia, alle preghiere, ai voti nostri ; li avrà pre
sentailtrondel'Atismo ,edinvocatesui
Cooperatori e Cooperatrici, sulla Congregazione e
sull'Oratorio le più elette benedizioni . Di questo
egli ce ne dava una prova non dubbia in sul chiu-
dersi di quel giorno istesso .
Verso le 6 della sera i giovani tutti con varii
signori della città stavano raccolti nella vasta
sala del teatro per assistere ad un dramma, che
rappresentavano i comici dell'Istituto . Il dramma
intitolato da Sant'Alessio era incominciato ; gli
attori brillavano sul palco vestiti alla romana, e
la platea composta di circa mille persone pen-
deva dal loro labbro siccome estatica . Era il mo-
mento in cui uno schiavo, avido di rompere le
(1) Genes . XII, 3 .
sue catene e mettersi in libertà, eccitava i suoi
compagni ad appiccare il fuoco alla casa del pa-
drone e fuggire, quando un odore di bruciato pe-
netra sul teatro . Si crede da prima che un qual-
che ragazzo dietro le quinte abbia acceso un pezzo
di carta per far rappresentare più al vivo la
scena ; ma non era così . Intanto il fumo si ad-
densa, penetra par le finestre , ed una voce in-
consulta si pone a gridare : Il fuoco, il fuoco !
Il fuoco erasi appiccato, ma non punto sul tea-
tro, nè in casa nostra, sibbene nella casa attigua,
in una fabbrica di cappelli appartenente ai si-
gnori fratelli Tensi . Ma alla parola fuoco successe
uno scompiglio indescrivibile . Ignorandosi come
andasse la cosa, ognuno credette da prima che si
fosse attaccato il fuoco nei piani sottostanti, e che
quindi si fosse in procinto di piombare ravvolti
nelle fiamme . Per la quale cosa chi piange , chi
grida, chi salta sulle panche e sulle sedie ; tutti
si precipitano gli uni sopra gli altri per trovare
l'uscita e lo scampo . In quel parapiglia furonvi
di quelli che smarrirono il berretto, il cappello,
il soprabito : un forastiero tra gli altri si trovò
al fondo delle scale a piedi scalzi : il povero uomo
non si era accorto di aver perdute le scarpe . In
tanta confusione era pericolo davvero che qualche
fanciullo caduto venisse soffocato o schiacciato dalla
folla fuggitiva, o per lo meno ne portasse rotte le
membra ; ma san Francesco nol permise, e, se ne
togli lo spavento, non si ebbe a deplorare alcun male .
Intanto conosciutosi come stavano le cose, e ve-
dendosi le fiamme ad innalzarsi vorticose sulla
vicina fabbrica si corse tosto a darne avviso al
padrone , che stava a cena, e che di nulla erasi
ancora avveduto ; altri poi si portarono ad avvi-
sare i pompieri della città . Mentre si attende il
concorso dalle pompe, un gran numero di giovani
dell'Oratorio, ed i chierici stessi, dato di piglio
alle secchie e alle brocche, cominciarono a farne
le veci portando e gettando acqua con si mirabile
slancio e buon successo, che ne riscossero gli ap-
plausi e la riconoscenza dei padroni . Dopo due
ore appena era già spento un incendio, che avrebbe
potuto durare tutta la notte, e produrre dei danni
gravissimi .
Non occorre il dire che per quella sera il tea-
tro si lasciò da parte , avendo servito da spet-
tacolo l'incendio medesimo .
Terminiamo col notare che in un ripostiglio
vicino alla fabbrica incendiata trovavansi parec-
chi bottiglioni di spirito di vino ed un barile di
petrolio . Cinque minuti che si fosse tardato a
trasportarneli via, il fuoco sarebbe giunto ad in-
vestirli, ed allora chi sa quale sventura sarebbe
accaduta sopra il nostro Oratorio !
Abbiamo avuta quindi una bella prova che san
Francesco di Sales vegliava sopra di noi . Egli
coronava la nostra festa con una grazia segnalata .
RELAZIONE SULLA FESTA DI S. FRANCESCO DI SALES
in Bagnarola.
Riceviamo or ora relazione intorno alla festa in
onore di S . Francesco celebratasi in Bagnarola dai

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Cooperatori e Cooperatrici . Giudichiamo utile il
qui pubblicarla, ed è la seguente .
REV ." ED AMAT . mO PADRE IN G . C .,
Credo della maggior gloria di Dio il riferirle
come fu dai Cooperatori e Cooperatrici di Bagna-
rola celebrata la giornata del 29 pp . gennaio in
onore del nostro carissimo Protettore S . Fran-
cesco di Sales . Annunziato il giorno di S . Fran-
cesco di Sales e proposto di distinguerlo dagli
altri giorni feriali, ebbi il piacere di vedere la
mia proposta accolta con entusiasmo . Per man-
tenerlo, pensai di procurarmi la reliquia ed una
immagine del Santo . Potei con grande soddisfa-
zione avere per sempre la Reliquia dalle Madri
della Visitazione del Convento di S . Vito al Ta-
gliamento . L'Immagine poi mi fu ceduta a pre-
stito per la circostanza . Come mi aspettava, la
Reliquia e l'Immagine mantennero, anzi accreb-
bero il fervore . Nella domenica antecedente si
-annnunziò alla Parrocchia che il giorno di San
Francesco circa le ore 9 vi sarebbe la Messa can-
tata , e alle quattro della sera le altre funzioni .
Alla vigilia si preparò l'altare meglio che si
poté, e, quello che fu più edificante , comincia-
rono ad accorrere i penitenti, pel gran numero
dei quali si dové all'indomani indugiare oltre
un'ora la Messa cantata, che a guisa delle prin-
cipali solennità fu celebrata coll'assistenza del
Diacono e Suddiacono , e seguita dal canto Iste
Confessor, dall'incensazione e bacio della Re-
liquia .
Nella sera, al triplice avviso del suono delle
campane , concorsero i fedeli Cooperatori e non
Cooperatori alla Chiesa in numero, che commuo-
veva il cuore a vederlo . Noti che molti si porta-
rono da due o tre miglia distanti . Per primo si
recitò la terza parte del Rosario, poscia fu tenuto
analogo discorso, nel quale, dopo meritamente lo-
data la pietà dei fedeli Cooperatori ed il buon
cominciamento dell'Opera, fu in succinto nar-
rato il tratto della vita di s . Francesco dalla
sua nascita fino alla conversione del Sciablese, ri-
levando specialmente le fatiche ed i patimenti
del corpo, della mente e del cuore, che costò al
nostro Santo la conversione di quella Provincia .
Questo tratto fu opportuno per esaltare come
si conveniva la eroica virtù del nostro Patrono,
e fu pure molto acconcio per animare i Coope-
ratori a secondare le opere della Pia Unione ;
quindi coll'istruzione religiosa adoperarsi a to-
gliere ed impedire gli errori , che anche ai no-
stri giorni e nelle città e nei paesi di campagna
insidiano alle povere anime ; quindi attenzione
alla gioventù , correzione fraterna , diffusione di
buoni libri e via dicendo . Dopo il discorso si fece
l'esposizione solenne e si diede la benedizione
col Santissimo Sacramento, ottenutane la facoltà
dall'Ill .` e Rev .mo nostro Vescovo Monsignor
Pietro Cappellari, il quale, nulla più avendo a
cuore che la gloria di Dio ed il bene delle anime,
concesse volentieri non solo detta facoltà, ma apri
eziandio il tesoro, che gli é affidato, delle sante
,Indulgenze ai fedeli che avrebbero presa parte alla
sacra funzione .
Conchiuderò che all'indomani un buon conta-
dino capo di numerosa famiglia mi confessò col
cuore commosso, che in 50 anni non aveva pas-
sata mai una festa così bella e così lieta quanto
quella del giorno prima . Mi sembra poter assi-
curare che un simile sentimento sia stato quasi
generale .
E per dir tutto, all'indomani di S . Francesco,
come é raccomandato nel regolamento, fu dai Sa-
cerdoti Cooperatori non solo celebrata la santa
Messa, ma fatta pubblica ufficiatura in suffragio
dei defunti Confratelli e Consorelle . Sia pertanto
lodato e benedetto nostro Signore per tanto bene
che ha inspirato ed aiutato a compiere .
Bagnarola (S . Vito al Tagliamento) il 19
febbraio 1880 .
D . ANTONIO AGNOLUTTO .
LA CONFERENZA DEI COOPERATORI
IN LU .
La Conferenza dei Cooperatori da noi racco-
mandata nel N° precedente del Bollettino fu te-
nuta in più luoghi con grande edificazione e van-
taggio . Di questo ci fanno fede i Direttori, Capi
e Decurioni, dalle cui lettere veniamo ogni giorno
a conoscere di quanto zelo e carità siano forniti
molti nostri Confratelli e Consorelle in Gesù Cri-
sto . Ne sia lode a tutti ; ne sia soprattutto gloria
a Dio, da cui procedono i santi desiderii, i retti
consigli ed ogni opera giusta : A quo sancta
desideria, retta consilia et iusta sunt opera,
come ne fa dire la Chiesa :
A noi toccherebbe passare i limiti di questo
articolo, se dovessimo qui riprodurre tutte le
relazioni finora ricevute su tal proposito . Per non
dilungarci di troppo, ci restringiamo per ora a
fare parola della Conferenza, che ebbe luogo in
Lu, cospicuo paese della Diocesi di Casale-Mon-
ferrato, e a cui ebbe l'onore di trovarsi presente
uno dei Redattori del nostro periodico .
Da circa quattro anni esiste in-quel ragguar-
devole Comune una Casa delle nostre Suore di
Maria Ausiliatrice , le quali vi hanno asilo in-
fantile, scuole e laboratorio, non che un giardino
di ricreazione nei giorni festivi per le giovi-
nette . Dette Religiose da principio ospitavano
presso due caritatevoli e pie persone del paese,
il cui unico figlio chierico trovasi oggidì tra i
nostri Missionari di America ; ma nell'anno cor-
rente e Cooperatori e Cooperatrici di colà , rag-
granellate alcune offerte dagli uni e dagli altri,
e sacrificata eziandio parte della propria borsa,
acquistarono un edifizio e lo regalarono al Pio
Istituto, a fine di rassodarlo vie meglio, e per-
petuare il bene religioso e morale tra i loro con-
cittadini .
Il 2 dello scorso febbraio era destinato per be-
nedire in onore della Sacra Famiglia l'Oratorio
annesso alla Casa novella . Fu appunto in questa
occasione che si tenne la detta Conferenza ai Coo-
peratori e Cooperatrici, e che usando delle fa-

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coltà concesse dal Supremo Gerarca della Chiesa,
vi si celebrò per la prima volta la festa del glo-
rioso nostro Patrono S . Francesco di Sales con
Messa, Comunioni ai fedeli al mattino, vespri,
predica e benedizione alla sera . L'esimio e dotto
Vescovo di Casale , Mons . Pietro Maria Ferrè
loda, incoraggisce, approva quest'Opera quanto
altri mai, desideroso che la Congregazione Salesiana
eserciti appieno il suo benefico influsso .
La Conferenza fu presieduta dal M . Rev . Si-
gnor Canonico D . Pietro Garlando, economo spi-
rituale della Parrocchia Collegiale di Santa Maria ;
fu onorata dalla presenza del Sig . D . Coggiola
Arciprete di S . Nazzaro e dal Sig . D . Coggiola
Canonico della Collegiata, insigne nostro benefat-
tore . Vi prese parte un centinaio di Cooperatori,
il fiore cioè dei padri e dei figli di famiglia e
senza contare altrettante pie Cooperatrici , le
quali , stante la strettezza del luogo e l'ora
tarda, tennero al domani Conferenza a parte .
Invocato i lumi dello Spirito Santo, l'onorevole
Presidente diede principio pronunziando fervide
parole in lode della Società Salesiana, dell'Isti-
tuto delle Suore- di Maria Ausiliatrice, della Pia
Unione dei Cooperatori e delle Cooperatrici ; se-
gnalò il bene che queste tre Opere vanno pro-
ducendo nel mondo ; e infine incoraggiò i Coope-
ratori a lavorare con impegno primieramente
per salvare l'anima propria, poscia a procurare
eziandio la salute delle anime altrui . ,
Dopo questi opportunissimi detti, sorse a parlare
il Relatore, che per circa un'ora tenne pendente
dal suo labbro la divota Assemblea . Il suo di-
scorso potrebbe dividersi in tre punti : Principali
opere compiute dai Salesiani e dalle Suore di
Maria Ausiliatrice coll'appoggio delle preghiere
e delle limosine dei loro Cooperatori - Prote-
zione di Dio - Consigli per cooperare efficace-
mente al bene secondo lo scopo della Pia Unione .
Ne diamo qui compendiosi cenni .
Alludendo agli encomii del Presidente rivolti
ai Salesiani e al loro Capo, l'oratore osservò pri-
mieramente che se questi fossero stati presenti
avrebbero attribuita ogni lode a Dio, di cui eglìno
non si reputano che deboli strumenti ; avrebbero
eziandio fatto passare gli elogi ai Cooperatori,
specialmente a quelli di Lu, che sono vero esem-
pio di carità e di zelo .
Continuando disse : « Ora voi attendete che io
vi discorra sulle opere Salesiane, su quelle in
ispecie compiutesi nel corso dell'anno . La mia
parola potrebbe sembrare superflua, perché il Bol-
lettino, che ricevete ogni mese, ve ne dà di tanto
in tanto minuto ragguaglio . Nondimeno io ne par-
lerò per soddisfare alla comune aspettazione, e per
compiere l'onorevole uffizio che mi avete affidato .
Vi noto anzi tutto che l'usanza di riferire in co-
mune sul bene che col divino aiuto si fece , è
usanza antica e santa . Negli Atti Apostolici
leggiamo che Paolo e Barnaba narrarono nel Con-
cilio di Gerusalemme le maraviglie che Iddio per
mezzo loro aveva operate tra le genti ; anzi nel
Vangelo troviamo che la stessa cosa praticavano
gli Apostoli col loro divin Maestro : Et reversi
Apostoli narraverunt ei quaecumque fece-
runt (I) . Io ne dirò non già per menarne vanto,
ma perché conosciate vie meglio i buoni effetti
che ottengono le vostre preghiere e la carità vo-
stra ; ne dirò eziandio per aver motivo di lo-
darne insieme il Signora e spronarci a coope-
rare con Lui alla salute delle anime . »
Dopo questo proemio l'oratore passò a rassc-
gna le Case novellamente aperte, dicendone in
breve l'origine, la natura, lo scopo, gli effetti .
« In Italia, ei proseguì, Cremona, Brindisi, Ran-
dazzo, Catania e Cascinette ; in Francia , Saint
Cyre e Challonges ; in America, Montevideo, Las
Piedras e la Bocca videro in pochi mesi aprirsi
nel loro seno Chiese , Collegi , Ospizi , Scuole,
Asili d'infanzia, Laboratorii, Oratorii festivi per
la gioventù d'ambo i sessi . La grande impresa
dell' evangelizzazione della selvaggia Patagonia
ebbe pure il suo formale principio . Sul limitare
dell'immensa contrada si sono già formate sei
colonie o sei piccoli paesi, in cui ben dieci mila
abitanti apprendono l'agricoltura, arti e mestieri
e la religione . Si lavora in questo momento per
edificare chiese, impiantare scuole e case pei Sa-
lesiani, che avranno cura dei giovinetti, altre per le
Suore che attenderanno alla coltura delle ra-
gazze . Col mostrare vivo interesse e caldo affetto
pei figli si spera di guadagnare a Gesù Cristo i
padri ancora, formare in quei luoghi popolazioni
cristiane e civili, e regalare alla Chiesa quegli
immensi paesi che nella loro estensione eguagliano
presso a poco la stessa Europa .
« Colle mentovate oltrepassano il numero di cento
le Case e le Chiese, che trovansi oggidì sotto
la direzione dei Salesiani e delle Suore di Maria
Ausiliatrice nei due mondi , dove migliaia e
migliaia di giovanetti e giovanette ricevono il
pane della vita, la cristiana e civile educazione,
che li ha da rendere felici nel tempo e nell'eter-
nità .
«Alcuni potrebbero domandare : Ma questi Salesiani
dove prendono i mezzi materiali per compiere tante
opere e così varie ? Come fanno tirare innanzi ? -
Io so da certa fonte che un giorno D . Bosco, avuto
da un cotale una simile domanda, rispose : - Io vo
innanzi come la macchina a vapore . - Sarebbe
a dire ? ripigliò l'interlocutore . - Osservi, sog-
giunse D . Bosco , osservi come fa la macchina
quando si muove sulle rotaie ; comincia e poi
continua a fare pouf, pouf, pouf (2) : così ancor io
fo dei pouf, cioè dei debiti e sempre debiti . -
Sì, i Salesiani per intraprendere Missioni, per
fabbricare Chiese , Collegi, Ospizi , per provve-
dere i laboratorii dei necessarii utensili, per pro-
curare vitto e vestito a tanti poveri fanciulli,
sono costretti bene sovente a contrarre debiti
assai ; ma (lui è dove campeggia la protezione del
Cielo in loro favore . Eglino per la gloria di Dio
e per amore del loro prossimo si sobbarcano a
spese ingenti, per soddisfare le quali debbono
poscia martoriarsi il cervello per settimane e
mesi ; ma il Signore che è il padrone dei cuori,
dopo aver messo alla prova la loro fiducia nella
(1) Att . Apost . XV, 12 - Luc . IX, 10 .
(2) In dialetto piemontese il vocabolo pouf significa
debito .

1.5 Page 5

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sua Provvidenza, inspira poscia e muove persone
benevole a venire loro in aiuto, a procurare loro
i mezzi, e così tardi o tosto paga i loro debiti
antichi, perché ne facciano dei nuovi . I mezzi
coi quali si occorre a queste necessità, il più delle
volte altro non sono che la raccolta di tante pic-
cole offerte dei Cooperatori e Cooperatrici, non
che dei divoti e graziati di Maria Ausiliatrice,
le quali si fanno più frequenti allora specialmente
quando più grave vige il bisogno . Accade spesso
che in questa o in quell'altra Casa il Superiore
non possegga più una somma da far fronte alla
più piccola spesa , e intanto il panattiere o il
fornitore di farina insiste di essere soddisfatto,
ciò altrimenti il tal giorno li lascierà senza pane ;
ma ecco che al temuto giorno, e spesso all'ultima
ora arriva il necessario soccorso . Non .è gran
tempo che un creditore presentatosi a D . Bosco,
voleva ad ogni modo che gli pagasse un debito
di dieci mila lire, di cui non poteva più far
senza . Egli aveva tutte le ragioni, ed il povero
prete non aveva un soldo . Non potendolo appa-
gare, cercava quindi di persuaderlo ad aver pa-
zienza ancora per qualche giorno almeno ; indarno,
ché l'altro voleva essere di quel mattino pagato,
dovendo in sul mezzogiorno far testa ad un
impegno delicato, in cui andava di mezzo la sua
riputazione commerciale . Ognuno si figuri la
pena di D . Bosco . In quel momento ecco farsi
annunziare uno sconosciuto . Introdotto, gli pre-
senta un piego . D . Bosco dimanda chi egli sia o chi
lo mandi ; ma indarno, colui risponde tener ordine
di nulla dire, `e senza più se ne parte . Don Bosco
apre, e trova né più nè meno che 10 biglietti
di lire mille . Sorridendo , disse allora al credi-
tore tuttor presente : « Ecco che il Signore ci
tolse ambidue dalle angustie ; prendete e andate
in pace . »
« Prima di chiudere il mio qualsiasi e disadorno
ragionamento, vi domando perdono se mi prendo
la libertà di suggerirvi alcuni consigli, prati-
cando i quali, voi coopererete ognor meglio coi
Salesiani al vantaggio della gioventù, al decoro
della Religione, al benessere della civile Società .
« Anzitutto vi raccomando che facciate, nelle vo-
stre case, nelle vostre famiglie , coi figli e colle
figlie vostre, coi fratelli e colle sorelle, coi pa-
renti, vicini, conoscenti ed amici, quello che fanno
i Salesiani e le Suore di Maria Ausiliatrice nei
loro Istituti a pro di tanti fanciulli e fanciulle .
Essi si adoperano bensì di formare dei probi cit-
tadini e delle savie cittadine, capaci collo studio
o col lavoro di guadagnarsi un giorno un pane
onorato ; ma in cima ad ogni loro sollecitudine sta
sempre il pensiero e il desiderio di formare dei
buoni cristiani, dei fortunati abitatori del cielo,
e ciò coll'imbevere le tenere menti delle verità
religiose, e coll'informarne i cuori alle virtù se-
condo la morale cristiana .
« Voi adunque, ad esempio loro, attendete che
la gioventù, la quale vi appartiene, impari il Ca-
techismo . Fortunate le vostre famiglie , avven-
turata questa popolazione , se la scienza del Ca-
techismo vien dispensata nelle scuole ; ma, ancor-
chè questo si faccia, non vi basti . Mandate ad
apprenderla in Chiesa i figli e le figlie vostre ;
anzi in casa fatevi ancora per essi quali mae-
stri e ripetitori di religione , interrogandoli che
cosa hanno imparato, lodandoli, incoraggiandoli,
premiandoli eziandio .
« In secondo luogo corroborate coll'esempio la
vostra parola . Perciò fra le altre cose guardatevi
dal mal vezzo di fermarvi in sulla piazza durante
le funzioni parrocchiali . Come volete che i pic-
coli amino l'istruzione religiosa, quando vedono
gli adulti a starsene lontani ? Voi medesimi, per
quanto già ne sappiate, non ne sapete mai troppo,
specialmente pei tempi che corrono ; quindi mo-
strandovi frequenti alla Chiesa, farete del bene
a voi stessi, e nel tempo medesimo porgerete ai
giovani uno stimolo potente ad istruirsi e farsi
istruire .
« Finalmente badate dove e con chi vanno i figli
e le figlie, i fratelli e le sorelle vostre ; e se mai
vi accorgete che loro sovrasti qualche pericolo
pel buon costume , avvisateli per tempo , e non
datevi pace finché non li abbiate allontanati . Così
avverrà che ogni vostra casa sia come un pic-
colo collegio di cristiani : avverrà che Salesiani
e Suore di Maria Ausiliatrice , Cooperatori e
Cooperatrici, lavorando dappertutto con questo
nobile fine, formeranno famiglie morigerate e
pie ; parrocchie che saranno la consolazione e l'o-
nore della Chiesa ; popoli che costituiranno un
giorno una società prospera e felice . »
Terminato così questo discorso, sorse il Rev .
Arciprete D . Coggiola, e in modo lepido e faceto
gli fece un appunto : « L'oratore, ei disse, di-
menticò una cosa importante ; egli dimenticò nien-
temeno che di raccomandare la limosina . Imma-
ginate se è questa una dimenticanza da fare !
Perciò gli domando scusa se facendo un'aggiunta
al suo discorso, la raccomando io . Si, facciamola
per sopperire alle opere della Congregazione Sa-
lesiana ; facciamola eziandio allo scopo di finire il
pagamento per l'acquisto di questa casa . » Ciò
detto, die' di piglio al taschetto, vi pose la pro-
pria offerta, e poi con una carità veramente edi-
ficante andò egli stesso a raccogliere dall'uno e
dall'altro .
Recitato poscia in comune un Pater ed Ave
pei Confratelli defunti , si sciolse l'assemblea,
partendo tutti animatissimi pel bene operare .
S . S . LEONE XIII
e i Parochi e Sacri Oratori .
Il S . Padre nell'udienza accordata ai reverendi
Parrochi ed ai sacri Oratori della presente Qua-
resima a Roma pronunziò un magnifico discorso .
Ne diamo qui la parte che riflette alla istruzione
della gioventù, affinché la parola del Vicario di
Gesù Cristo sia di forte stimolo ai nostri Coope-
ratori a prendersi della gioventù di ambo i sessi
la più sollecita cura in ogni tempo e luogo :
« E sempre per Noi di dolce consolazione, al-
l' appressarsi del tempo quaresimale, il vedere i
Parrochi di Roma e i sacri Oratori prescelti a

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spargere in mezzo di essa il seme della divina
parola . La missione di pascere e d' istruire il
gregge di Gesù Cristo , quantunque non sia cir-
coscritta da luogo e da tempo, tuttavia in questa
età procellosa con zelo anche maggiore deve e-
sercitarsi in quest' alma Città di Roma , donde ,
quasi dal monte santo , la fiaccola della fede e
dell'evangelica dottrina deve dapertutto spargere
i suoi raggi luminosi e i suoi benefici influssi .
« Questa fede, che é fondamento e radice della
giustificazione, senza la quale é impossibile pia-
cere a Dio, è dai nemici della Chiesa con mille
arti ed insidie fieramente assalita e combattuta .
Importa quindi moltissimo, e sono necessarie le
più vigili cure affinchè sia conservata nella sua
purezza, si mostri viva e operosa in mezzo al po-
polo cristiano .
« Ma queste amorevoli sollecitudini reclamano da
noi in modo speciale le generazioni crescenti,
alle quali si cerca di dare un' educazione ed una
istruzione non rischiarata dal raggio della fede,
né avvivata dagli influssi della Redenzione .
Noi compresi di questo evidente pericolo, ben
conoscendo a quali duri cimenti oggi è esposta la
gioventù, speranza della società, Ci studiammo di
apporre al male opportuno rimedio, procacciando ai
giovanetti nelle nostre scuole di Roma un'educazione
ed un' istruzione veramente religiosa e cristiana .
La benemerita Commissione , a questo scopo
da Noi stabilita , con zelo ed industria ammira-
bili, pienamente corrispose ai nostri ardenti de-
siderii ; e si avvantaggiò anche dell'opera vostra,
o pastori delle anime, ai quali amò rivolgersi per
avere lumi e notizie opportune sui particolari bi-
sogni di ciascuna parrocchia . Se pertanto per que-
sta parte Noi abbiamo motivo di consolarci, Bal-
l' altra non possiamo non eccitarvi caldamente a
far sì, per quanto è da voi, che quest'opera sa-
lutare, abbia sempre meglio a prosperare e frut-
tificare abbondantemente a salute . Spetta a voi ,
egregi Parrochi, di adoperarvi presso le famiglie
alle vostre cure affidate, con tutti quei mezzi che
lo zelo prudente e l'industriosa carità saprà sug-
gerirvi, affinché sia religiosa e cristiana l'educa-
zione dei loro figli . Mostrate loro le funeste con-
seguenze che derivano alla Chiesa, alla Società, alle
famiglie da una educazione irreligiosa e scredente .
Persuadete ai genitori che mal fondono sui
loro rampolli le più soavi speranze , ove ad essi
non sia data una educazione, una istruzione pie-
namente conforme ai dettami della religione, della
fede ; insistete soprattutto che li tengano lontani
dai pascoli avvelenati di tante scuole protestanti ,
che disgraziatamente si vanno qui in Roma molti-
plicando a manifesto danno della fede cattolica, a
certa ruina delle anime . »
D . BOSCO A MARSIGLIA
e la Conferenza ai Cooperatori .
Le Citoyen , giornale di Marsiglia, nel suo
N ° del 21 p . febbraio , pubblicava un articolo
sulla visita di D . Bosco a quella città e sulla
Conferenza tenutavi ai Cooperatori il 20 dello
stesso mese in onore del Santo Padre Leone XIII,
di cui ricorreva in quel dl il fausto anniversario
dell'elezione al Pontificato .
Nell'assenza di D . Bosco da Torino, i Redat-
tori del Bollettino Salesiano sono lieti di poter
riprodurre liberamente il detto articolo tradotto
dal francese, sia per soddisfare ai figliali senti-
menti del loro cuore verso il loro Superiore e
Padre, sia perché sono persuasi che i Coopera-
tori e le Cooperatrici, con cui non formano ormai
che una sola famiglia, gradiranno di conoscere le
cose che tornano a comune incoraggiamento e con-
forto . Ecco adunque il mentovato articolo
Forse non mai l'anima del fanciullo fu espo-
sta a più grandi pericoli quanto ai giorni nostri,
nè forse mai la Chiesa, di cui la fecondità prov-
videnziale proporziona le opere ai bisogni della
Società, produsse forse come oggidì un maggior
numero d'instituzioni, aventi per fine d'instruire
e preservare la gioventù .
Tra queste instituzioni ammirabili, una delle
più recenti e nel tempo stesso una di quelle che
da umili principii, come tutte le opere benedette
da Dio, ottenne più rapidamente un prodigioso svi-
luppo, è senza contrasto l'istituzione, di cui un
. Sacerdote di Torino, D . Bosco, ha poc'anzi
dotata la nostra città .
Venire in aiuto alla gioventù povera ed espo-
sta ai pericoli, offrirle ricovero nelle campagne e
nelle città, strapparla dal vizio, educarla cristia-
namente, insegnarle un mestiere, che la metta
in grado di guadagnarsi il pane della vita, tale
é lo scopo, che coll'ispirazione di Dio si é pro-
posto D . Bosco . Sono più di 30 anni dacché esiste
quest'opera di salute sociale, e d'allora in qua
circa 100 Case sono state fondate nei due mondi ;
centinaia di sacerdoti Salesiani cooperano a questa
impresa rigeneratrice ; migliaia e migliaia di
fanciulli sono raccolti nelle case fondate nelle
città, o nelle colonie agricole stabilite nelle cam-
pagne .
Ogni anno più migliaia di giovani escono da
questi Istituti, e vanno a servire la Società nelle
carriere più differenti . Abbandonati al vizio, eglino
sarebbero divenuti facilmente fannulloni e distur-
batori della pubblica quiete ; ed eccoli invece
trasformati in operai utili, laboriosi, probi, cri-
stiani . Ve ne ha eziandio di quelli, che sono di-
venuti industriali, ed altri che hanno illustrate
le belle arti, e sostengono onorevoli cariche .
Appena fondata la Casa di Marsiglia, chia-
mata Oratorio di S . Leone, posta in via Beaujour,
ha preso tosto le proporzioni di una grande opera
sociale . Vasti fabbricati s'innalzano, e potranno
ben presto ricoverare più di 400 giovinetti .
Da circa un mese, il venerando fondatore della
Congregazione Salesiana . D . Bosco, trovasi nella
nostra città . Egli é venuto per visitare i lavori,
compiutisi nell'Oratorio di S . Leone, e per pre-
siedere all'inaugurazione della parte dell'edifizio
già terminato. Per quanto numerose fossero le
sue occupazioni, egli non ha potuto involarsi ai fre-
quenti visitatori appartenenti a tutte le classi
della società, i quali, dopo il suo arrivo, attirati

1.7 Page 7

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dalla fama di sue virtù, si sono succeduti ogni
giorno nell'umile sua camera . Fu un vero pelle-
grinaggio quello che si compieva in via Beaujour,
« L'opera di D . Bosco è definitivamente stabi-
lita tra noi, e da oggi innanzi ella prende posto
nel primo ordine delle opere sociali, che s'impon-
e che soddisfacendo alla pietà dei Cattolici desi-
derosi di vedere , d'intrattenere il pio fondatore
di tante opere fiorenti , e raccomandarsi alle sue
gono allo zelo e alla generosità dei Cattolici Mar-
sigliesi . »
E. J.
preghiere, avrà per risultato di popolarizzare nella
nostra città l'instituzione, di cui egli ci ha testé
regalati . Per dare un'idea di questo stupendo
concorso di Cattolici, noi diremo che giovedì alle
due, al momento che ci presentavamo alla camera
STORIA DELL'ORATORIO DI S . FRANCESCO DI SALES
di D . Bosco, una signora, tra un'affluenza impo-
nente, ci dichiarò che vi stava ad aspettare il
suo torno fin dalle otto del mattino .
CAPO XV .
« Una riunione di 700 e più persone si teneva
ieri in una delle vaste sale dell'Oratorio di San
Leone, per offrire a D . Bosco l'occasione di esporre
il piano e i risultati dell'opera sua .
« Sua Eccellenza Rev .ma Monsignor Vescovo di
Marsiglia volle presiedere a questa adunanza, e
La festa di S . Luigi - La funzione in Chiesa -
Lepido episodio - La Cresima - Il teatrino -
Parole dell' Arcivescovo - Il giuoco della
pignatta - La processione - La fine della
festa - Socii d'onore.
dare così all'opera di D . Bosco una splendida te-
Poco dopo le sette si vide a spuntare la car-
stimonianza dell'alta sua benevolenza .
rozza dell' Arcivescovo . Lo accompagnavano varii
« Per circa un'ora la numerosa assemblea ri- ecclesiastici della città , con due Canonici della
mase sotto il magico incanto della narrazione Metropolitana . Altri Sacerdoti che già erano nel-
semplice e commovente che fece D . Bosco con l'Oratorio vestiti di rocchetto gli andarono proces-
quell'ammirabile linguaggio dei Santi, nei quali sionalmente incontro . Arrivato sotto il detto pa-
non si trova altra preoccupazione che un ardente diglione, D . Bosco gli si fece innanzi e lesse una
amore delle anime e un vivo desiderio di , procu-
rare la gloria di Dio .
« Un solo tratto di questa esposizione basterà
per caratterizzare l'opera del nuovo S . Vincenzo
de' Paoli, che l'Italia dona alla Francia, e per
fare apprezzare il bene che la società può atten-
dere da lui .
Uno de' giovani, che 35 anni fa D . Bosco
raccoglieva per le vie di Torino, e che egli aveva
saputo rendere altrettanto buon cristiano che sag-
gio operaio , era andato a stabilirsi a Barcellona
in Ispagna . In questi giorni avendo conosciuto
che D . Bosco si trovava a Marsiglia, egli si af-
frettò di traversare il mare per venire a rivedere
il suo antico maestro e padre, ed esprimergli tutta
la sua gratitudine . La gioia di ritrovarsi fu grande,
e non si saprebbe dire quale fosse il più felice,
se l'allievo riconoscente, oppure il benefattore che
scorgeva con gaudio i frutti ammirabili delle
bella allocuzione , colla quale esprimeva la gioia
che provava egli, i Sacerdoti, i signori suoi Co-
operatori, e i giovani tutti, nel vedere tra di loro
l'amoroso e benemerito Pastore ; mostrava sopra-
tutto il vivo desiderio di fargli un' accoglienza
degna dell' alto suo carattere , e della sua bontà
incomparabile ; e lo pregava a non guardare la
meschinità degli apparati , ma l' affetto interno
che era grandissimo . Fra le altre cose gli di-
ceva : « Noi vorremmo possedere preziosi arredi
per adornare le squallide mura di questa casa ;
vorremmo avere i più bei fiori per seminarne la
strada per cui passar dovete ; vorremmo essere
padroni di ampie ricchezze per presentarvi doni
e regali non indegni della vostra persona . Ma
tutto questo non sarebbe che il simbolo del no-
stro cuore, pieno di stima, di riconoscenza e di
amore per Voi . Or bene, poiché la nostra povertà
non ci permette di offrirvi i simboli, noi vi pre-
celesti benedizioni sopra quel cristiano esem-
plare .
« Il signor Presidente delle Conferenze di San
Vincenzo de' Paoli si fece interprete della dolce
emozione, con cui il discorso di D . Bosco, ad un
tempo edificante ed istruttivo, era stato ascoltato .
« Monsignor Vescovo prese la parola, e con
ghiamo , o eccellentissimo Monsignore , di gra-
dirne la realtà . Sì, gradite i nostri ossequii ; gra-
dite i nostri affetti ; gradite le preghiere che in que-
sto giorno innalziamo al Signore, perché vi colmi
di grazie, e vi conservi ancora per molti anni in
vita, affinché noi possiamo godere più a lungo delle
finezze della vostra beneficenza, e Voi possiate ve-
un'allocuzione tutta paterna fece rilevare i mo-
tivi di confidenza che i Cattolici di Marsiglia de-
vono avere nel buon successo di un'Opera, che
ebbe per fondamento la fede più ardente e l'u-
miltà più profonda .
« Il caldo appello fatto da Sua Eccellenza alla
carità delle persone presenti avrà certamente por-
tato i suoi frutti .
« Ma la preziosa protezione del veneratissimo
Pastore di nostra Diocesi riscuoterà per l'avve-
nire simpatie più generali, e concorso più im-
portante e generoso .
dere più copiosi i frutti della vostra insigne carità
Entrato in Cappella e vestito dei sacri para-
menti l'Arcivescovo celebrò la Messa, durante la
quale distribuì il pane degli Angeli a parecchie
centinaia di giovinetti . Al vedere coi proprii oc-
chi tanti giovani, in gran parte una volta trascu-
rati nei loro doveri di pietà e di religione , i
quali stavano ora in Chiesa e si appressavano alla
Comunione con un contegno che rapiva a divo-
zione, il buon Prelato provò un piacere sovru-
mano , e confessò poscia che fu quella una delle
funzioni che maggiormente lo avevano commosso

1.8 Page 8

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e deliziato . « Come non sentirmi innondare il Che direste voi di un soldato che si vergogna
cuore di gioia, andava egli dicendo, al vedermi
attorniato da più centinaia di giovanetti virtuosi
e pii, che forse senza di quest' opera provviden-
della sua divisa, ed arrossisce del suo Re? » - Dati
poscia alcuni avvisi opportuni, conchiuse : « Nel-
l'amministrare la Cresima io ho poc' anzi augu-
ziale sarebbero, come tanti altri, caduti nel vizio rata la pace a ciascuno di voi in particolare, di-
e nell'empietà ? Come non sentirmi spuntare sulle cendo : Pax tecum . Or questa pace dolcissima
ciglia una lagrima di contentezza, scorgendo in auguro a tutti insieme, e dico : Pax vobis . Sì,
sen della Chiesa, e in braccio a Gesù Cristo tanti abbiate sempre la pace, miei cari figliuoli ; ab-
agnelli, che senza il pascolo e i recinti dell'Ora- biate la pace con Dio, la pace con voi medesimi,
torio sarebbero forse andati a cibarsi di erbe av- la pace col vostro prossimo. Pace con tutti, ec-
velenate, incorsi nelle zanne dei lupi, e divenuti cetto col demonio, col peccato e colle massime
lupi essi medesimi?»
del mondo . A questi tre nemici movete anzi una
Un fatterello avvenne nel mentre che egli di- guerra implacabile, consolandovi però sempre col
spensava la Comunione . Un buon ragazzo non ri- pensiero che da questa guerra perseverante sino
cordò più l'avviso dato in proposito da D . Bosco ; alla morte verrà la vittoria ; e da questa vittoria
perciò quando Monsignore prima di presentargli una pace eterna . »
la sacra Particola gli porse secondo l'uso l'anello
Uscendo di Cappella noi ricevemmo alla porta
a baciare, egli, invece di baciarlo, lo addentò pane e companatico, provvedutoci dalla carità dello
con pericolo di cavargli il diamante . Questo atto stesso Arcivescovo, che volle in questo modo pa-
obbligò l'Arcivescovo a fare uno sforzo per trat-
tenersi dal ridere .
Dopo la Messa, invocato il divino Spirito, Mon-
garci la festa, e mostrarsi Pastore non solamente
dell'anima, ma eziandio del corpo .
Se fu divota la funzione in Chiesa, non fu meno
signore amministro il Sacramento della Confer- dilettevole la festa preparata al di fuori, a cui
mazione a circa 300 giovani . Prima poi di li- dopo un qualche ristoro degnossi prender parte
cenziare i Cresimati volse loro acconcie parole, anche Mons . Luigi Franzoni . Era quello ancora
suggerite dalla circostanza .
il suo giorno onomastico ; e quindi, colta la pro-
In questa occasione accadde un lepido episodio pizia occasione, noi gli leggemmo da prima va-
che giova qui ricordare . Secondo il rito erasi rii componimenti in poesia ed in prosa . Fra gli
pure innalzata accanto all'altare una specie di se-
dia episcopale, che altro non era fuorché un ta-
volato coperto di un tappeto, sopra cui il Ponte-
fice doveva montare . Salitovi per parlare colla
mitra in capo , l' Arcivescovo non rifietté che le
altri piacque assai un grazioso dialoghetto tenuto
da alcuni fanciulli, e condotto con una disinvol-
tura mirabile . Dopo queste letture cominciò il
teatrino, e venne fuori il celebre Caporale di Na-
poleone . Costui altro non era che un graduato in
volte della nostra Cappella non erano così alte
come quelle della sua Cattedrale , e perciò non
avendo chinata la testa , diede nel soffitto colla
caricatura, il quale ad esprimere la sua conten-
tezza in quella solennità diceva mille facezie .
Esso fu di sì amena ricreazione per l' esimio
punta della mitra . In quel momento lasciò sfuggire Prelato, che ebbe a dire di non aver mai riso
un modesto sorriso e mormorò sotto voce dicendo cotanto in vita sua .
« Bisogna usare rispetto a questi giovani, e pre-
dicar loro a capo scoperto » e così fece . Monsignor
Franzoni non dimenticò mai questo fatterello ; si
Finito il trattenimento, l'Arcivescovo si alzò
e fece una bella parlata . Egli cominciò dall'ester-
nare la grande consolazione, che provava nel ve-
compiaceva di raccontarlo sovente , ed eccitando l dere in quel giorno i frutti ubertosi dell'Orato-
D . Bosco a fabbricare pei suoi giovanetti una rio, equiparandola a quella dei Missionarii, quando
Chiesa più vasta , soggiungeva graziosamente : tra la povertà delle loro Cappelle si vedono cir-
« Procuri per altro di farla abbastanza alta, af- condati dalle famiglie dei novelli Cristiani, ricchi
finché io non abbia più da levarmi la mitra per
predicare . » Ah ! se quell' Arcivescovo fosse an-
cora tra noi, quanto volontieri verrebbe oggidì a
dell'oro della carità e del fervore ; tributò ampie
lodi a quanti lavoravano intorno a noi, ecclesia-
stici e laici ; e facendo risaltare la nobiltà di que-
funzionare nella Chiesa di Maria Ausiliatrice ! sta parte di Ministero, con parole che soleva
Egli vi si recherebbe tanto più di buon grado, trarre fuori dal suo petto pieno di zelo per la
in quanto che dato gli sarebbe di scorgere in que- Chiesa, per le anime, e sopratutto per la gio-
sto lembo di sua arcidiocesi le alte maraviglie, ventù, tutti eccitò a perseverare in quest' opera
da Dio operate nel volgere di questi pochi lustri ;
e siamo d'avviso che egli verrebbe pur di buon
animo, perché non correrebbe più pericolo di toc-
care colla mitra le volte del maestoso Tempio, che
ora tien luogo di quella meschina Cappella .
Ai Cresimati Monsignore ricordò brevemente il
significato delle sacre cerimonie che aveva com-
pite sopra di loro ; e li esortò a mostrarsi forti
contro le tentazioni da buoni soldati di Gesù Cri-
sto . « Combattete specialmente il rispetto umano,
disse loro, e non vi avvenga mai di tralasciare
il bene o di commettere il male pel vano timore
delle dicerie, degli scherni, degli insulti dei cattivi .
caritatevole, assicurandoli di sua speciale bene-
volenza . Rivolto poscia a noi ci esortò a portarci
all'Oratorio con assiduità e buon volere ; ci se-
gnalò i grandi vantaggi che ne avremmo ricava-
ti ; vantaggi spirituali e materiali ; vantaggi per
la vita presente e per la vita futura « Ahi ! quanti
miserabili, egli esclamò con patetico accento, quanti
miserabili stanno oggidì gemendo in fondo ad una
oscura prigione, e sono peso a sé stessi, sono
l'infamia di loro famiglie, il disonore della Re-
ligione e della Patria, e perché ? Perché nell'a-
prile dei loro anni non ebbero un uomo amico e
benefico, non ebbero un angelo visibile, che al-

1.9 Page 9

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meno nei giorni festivi li raccogliesse dalle vie
e dalle piazze, li tenesse lontani dai pericoli d'im-
moralità e dai mali compagni, li ammaestrasse
sui loro doveri di cristiani e di cittadini, mo-
strando quanto sia onorabile il lavoro, e quanto
vituperevole l'ozio . Di voi, o miei cari, non sarà
così, io lo spero . Qui venite pertanto finche le
circostanze della vita ve lo permetteranno ; fate
tesoro degli insegnamenti, che vi s'impartiscono ;
fatene regola della vostra condotta per tutta la
vita, e io vi assicuro che ancora nella vostra età
più tarda voi benedirete il giorno, in cui impa-
raste la via, che vi guidò in questo asilo della
scienza e della virtù . Io non posso por fine al
mio dire senza ringraziarvi della cordiale acco-
glienza che mi avete fatto . Sì, ringrazio delle
affettuose espressioni, che a nome di tutti mi
hanno rivolte i poeti ed i prosatori ; ringrazio i
comici del giocondo divertimento, che mi hanno
procurato ; ringrazio i musici che hanno cantato
sì bene ; ringrazio quelli che lavorarono eziandio
ad innalzare padiglioni ed archi ; ringrazio soprat-
tutto coloro che con tanto zelo cooperarono fin qui
alla vostra coltura ; ringrazio tutti e di tutto .
E poiché nei vostri componimenti voi mi chia-
maste Pastore e Padre, io vi assicuro che tale vi
sarò, ed avrovvi sempre per miei agnelli, e per
miei figli carissimi . »
Era tosto mezzogiorno , quando l' Arcivescovo
si mosse per ritornare al suo Episcopio . Allora suc-
cesse un commovente spettacolo . E qui bisogna
avvertire che Mons . Franzoni era di sì belle ma-
niere e così affabile, che bastava vederlo, udirlo,
parlargli un istante per prendere tosto ad amarlo,
e ad usargli la più figliale confidenza . Adunque i
giovani quando lo videro a partire, gli si affolla-
rono attorno da impedirgli il passo . Chi voleva
baciargli la mano, chi toccargli le vesti, chi gri-
dava grazie, e chi evviva ; pareva il Salvatore in
mezzo alle turbe commosse . Se ci fosse stato
concesso, noi, gli avremmo, come gli antichi ai loro
Re, fatto un trono delle nostre braccia, e portatolo
a casa in trionfo . Questo slancio fece dire al Fran-
zoni : « Mi convinco oggi più che mai, che la gi o
ventù ha buon cuore, e se ne può fare quello che
si vuole, quando si prenda per la via della c a
rità» . Riuscito a salire in vettura il degnissi m
Arcivescovo tra una salva di fragorosi evviva, t r
gli ossequii e i ringraziamenti di D . Bosco ,
partiva col benedirci dal più profondo dell'animo .
Partito che ei fu, ci recammo ancor noi alle
nostre case pel pranzo ; ma verso le due già v
eravamo ritornati . Sino alle quattro ebbero luog
nel cortile varii trastulli, tra gli altri il co s
detto giuoco della pignatta . Per avere un' id e
di questo divertimento s'immagini appesa ad u n
corda una pignatta con entro frutta, dolci, o alt r
commestibili, e talora piena d'acqua, patate e rape,
ed un giovane cogli occhi bendati, con un bastone i
mano, che circondato dai compagni gira attor n
cercando di colpirla . Ad ogni •istante quale gli
grida avanti, quale indietro, chi a destra, chi
sinistra, chi sì, chi no ; così che il poverino non
sapendo a chi prestar fede, or si ferma, or si
avanza, finchè, di tante voci facendosi un crite-
rio di maggiore o minore probabilità di trovarsi
a tiro, si pianta lì, misura attento, e poi giù un
colpo da orbo . Il più delle volte ei batte a cento
metri di distanza dalla pignatta ; talora più o
meno vicino ; di rado colpisce nel segno . Se sba-
glia, si ride a sue spese ; se indovina, tutti si
gettano carponi e si affacendano a chi più coglie
della caduta manna, restando pur talvolta bagnati
e burlati . A chi colpisce rimane l'onor della vit-
toria, ed un salamotto od un gingillo assicurato .
Posto fine ai divertimenti, si cantarono i Ve-
spri, si fece il panegirico, con cui si dimostro
s . Luigi modello della gioventù, sopratutto nella
"virtù della modestia e nel darsi per tempo a Dio .
Seguì poscia la processione . Di questa tra le al-
tre cose ci ricorda che un grazioso fanciullo, ve-
stito da chierichetto, camminava innanzi alla sta-
tua con un bel giglio in mano . Nell' aspetto e
nel devoto contegno egli risvegliava l'idea di san
Luigi, e quindi gli occhi di tutti erano rivolti
a lui, rinnovandosi presso a poco il dolce spot-
tacolo, che già avveniva ai tempi del Santo ,
quando la gente correva in Chiesa per contem-
plarlo a pregare, parendo ad ognuno di vedere
un angioletto sotto mortali spoglie . Rientrati in
Chiesa, si cantò il Tantum ergo in musica, e
si diede la benedizione col SS . Sacramento .
La festa si chiuse alla sera collo spettacolo di
alcuni fuochi artificiali, e colla salita di parecchi
palloni areostatici . Erano circa le ore nove, quando
D . Bosco chiamatici a sè, ci fece cantare le due
prime strofe dell'inno : Luigi onor dei vergini;
poscia ci esortò a recarci a casa con ordine e
quiete, e noi lo ubbidimmo gridando ancora una
volta : Viva s . Luigi, viva D . Bosco !
Qualche tempo dopo, questi ci annunziò che al-
cuni grandi personaggi si erano fatti ascrivere
alla Compagnia di S . Luigi, come socii di onore,
e rimanemmo edificati ed ammirati quando u-
dimmo il nome del Grande Pio IX, del Cardi-
dinale Giacomo Antonelli, di Mons . Luigi Fran-
zoni, dell'Abate Antonio Rosmini, del Canonico
Giuseppe Degaudenzi ora Vescovo di Vigevano,
di Mons . M . Antonucci, allora Nunzio Apostolico
alla Corte di Torino, e morto Cardinale Arcive-
scovo di Ancona, ed altri che diremo in appresso .
IL SERPE CHE AVVELENA A MORTE
ossia
La lettura dei libri pericolosi .
Pubblichiamo volentieri questo articolo, invia-
toci da un dotto Canonico della Cattedrale di Or-
vieto, Cooperatore Salesiano ; e vorremmo che
servisse di potente stimolo ai nostri Cooperatori
e Cooperatrici a bandire dalle loro case ogni fo-
glio e libro pericoloso, e procurarsene dei buoni
ed edificanti .
Disegno degli Empii nello scrivere, stampare
e diffondere. i loro scritti sparsi di errori, di men-
zogne, di impudenze, si é quello di denigrare, di

1.10 Page 10

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abbattere, se fosse possibile, la Religione del Cri-
sto . Inutili sforzi ! chè essa nella sua autorità,
nei suoi domini, nella sua morale e dottrina si
starà immobile, quale scoglio in mezzo all' infu-
riare di tempestoso mare . La si volle dai Tiranni
affogata nel sangue , e dal sangue germogliò più
ubertosa la messe : la si volle dagli Eretici com-
battuta nella dottrina, e più fulgida ne emerse la
verità : la si vuole ora avvilire, perseguitare da-
gli Empii, colla molta libertà di tutto dissacrare,
scristianizzare , bestemmiare colle parole , cogli
scritti, colle opere, ed essa apparisce più bella,
più forte, divina . Sicché dai perversi libri nulla
ha da paventare la Religione di G . C . : il timore,
e ben grave, è per noi che deboli ed infermi cor- i
riamo pericolo di soccombere agli assalti che ci
si preparano dagli Empii, mercé la stampa e dif-
fusione di tanti libri irreligiosi, inverecondi, cor-
rompitori . Deh , dunque , più che alla vista del
serpente che mordendo avvelena e dà morte, ri-
fuggiamo dalla lettura de' tristi libri : a ciò fare
ci persuade e ci obbliga
in ossequio di lei è sommesso l' intelletto, ma è
riluttante ; insomma credono ancora, ma é vacil-
lante la loro fede . Quindi sendoché la morale sie-
gue la santità della fede, questa esitante, é uopo
che quella crolli ; ed ecco per la cattiva lettura
in uno pervertita la mente, guasto il cuore, cor-
rotto il costume . Ma sia pure che non sempre né
in tutti tuttociò accada ; pure il lettore di tali li-
bri sarà sempre reo di violato dettame di ragione,
il quale come comanda a ciascuno di non dar causa
a tristi effetti che ne derivano, così gli vieta di
esporsi al pericolo di incorrerli : è reo di suici-
dio sì chi col coltello si dà la morte, come chi
collo stesso coltello s'attenti alla vita . A tali ri-
flessi con qual cuore passare le molte ore del
giorno e della notte scorrendo tali libri ? Ridere,
sghignazzare , bestemmiare , e intanto macchiare
di colpa l' anima , ferirla gravemente, cagionarle
la morte eterna ! Quale dissennatezza, qual cru-
deltà !
II . - Gli Esempi .
I. - La Ragione .
L'istinto naturale detta agli animali di scher-
mirsi dai lacci loro tesi, star guardinghi sugli
inganni temuti, assicurarsi il ricovero nelle tane,
darsi alla fuga, al sopravvenire del cacciatore . Più
che l'istinto negli animali é nell'uomo lo spirito
ragionevole : or che suggerisce esso mai a cia-
scuno degli uomini ? Che vigili onde allontanare
da se ogni pericolo, che incontrandolo, potrebbe
arrecargli dei danni ; molto più quando si tratti
di danni di anima, di mente , di cuore . Ora chi
può dubitare, che s'incorrano questi e maggiori
danni per la lettura di libri tristi ? Ad eccezione
degli uomini di Chiesa, ai quali incombe l'obbligo
(1 'istruirsi sulle discipline teologiche e morali ;
tra i laici ben pochi sono istrutti della dottrina
della Religione da potere facilmente discernere il
vero dal falso, scoprire le astuzie e le frodi degli
empii scrittori, usi ad inorpellare l'errore sotto
le mentite forme della verità : il comune degli
uomini non ha maggior cognizione delle cose di
religione , oltre quella che apprese nell'infanzia
dal Catechismo . E con sì scarsa dose di cogni-
zioni religiose si potranno leggere senza pericolo
di perversione, libri che presentano l'errore su
coppe d'oro, ossia scaltramente insinuato nei ro-
manzi, nelle novelle , nelle poesie, nei drammi ;
colorito, abbellito, profumato colla forbitezza dello
stile, coll'eleganza della lingua, colla vivacità del
concetto? Potranno leggere impunemente cotali li-
bri quei giovincelli di sì poco studio, di cervello
balzano, di libera vita? Lo potranno quelle giova-
nette distemperate nel lusso, nei passatempi, ne-
gli amori ? quelle donne sì rare alle chiese ed ai
Sacramenti, e sì frequenti ai teatri , alle conver-
sazioni ? quegli uomini sì saggi per le cose della
terra e sì trascurati per quelle del Cielo? - Mai
no : non avverrà che cotali lettori rimangano im-
muni dagli effetti dei cattivi libri : gli errori
quivi sparsi non distruggono in un punto in essi
la fede, ma ne annebbiano la luce ; non annien-
tano la sua certezza, ma la cospargono di dubbii ;
Questi ancora conformano la triste -verità, che
i libri perversi apportano danni esiziali alla mente
e al cuore dei leggitori . Siane prova la terribile
caduta, che dall'alto della loro dottrina e santità
precipitò nell'obbrobrio di vergognosi errori in-
signi Personaggi . Ci si presenta un Eutiche, che
difensore invitto della Fede, per la lettura degli
scritti di un Manicheo, si cangia in un capo d'in-
numerabili eretici : un Bardassane di Siria nella
Mesopotamia, che convertito alla fede , e poi ri-
pieno di pietà e di zelo, sostenitore invitto colla
voce e cogli scritti della Religione di Cristo, per
la lettura dei libri dell'eresiarca Valentino, ne
adottò gli errori, e ne aggiunse dei nuovi . E Giu-
liano d' Alicarnasso per qual motivo mancò alla
fede? e Avito Prete e Bolincevo, per qual motivo di-
vennero eretici se non perla lettura l'uno delle opere
di Origene e l'altro per quelle di Melantone? E poi i
libri dei Priscillianisti non corruppero la Spagna ed
il Portogallo ? quelli di Wicleffo non infettarono la
Boemia ? Qual ruina non cagionarono nel secolo
XVI le dottrine di Lutero disseminate nella Ger-
mania : nel secolo XVIII quelle degli Enciclopedisti
nella Francia : nel secolo XIX quelle degli incre-
duli, dei massoni nell'Italia, dirò meglio in tutta
l'Europa ! Or se crollano le salde colonne, che
sarà delle fragili canne ? Però d'onde mai deriva
quella rabbia infernale che divora gli eretici e i
libertini di stampare , di diffondere libri sparsi
di errori, di menzogne, di calunnie , d' empietà ;
se non dalla persuasione, che o più presto o più
tardi, quali sono i libri, tali pure addiverranno i
leggitori, cristiani o miscredenti, onesti o inve-
recondi, religiosi od empii ? Del resto pei libri
pericolosi si perverte non solo la mente e si
perde la fede, ma si corrompe pure il cuore, vi-
zìando il costume . Non mancano su di ciò esempi
antichi, sopravanzano in conferma i recenti, sui
quali fia meglio distendere un denso velo, che
ricopra ai nostri occhi lo spettacolo luttuoso di
tante sacrileghe empietà e di tanti crudeli delitti .
La zizzania non produsse mai il frumento .

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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III . - La Storia .
La Storia, maestra dell' umana vita, ci addita
l'intima, universale persuasione degli uomini, che
dalla lettura dei cattivi libri sono a temersi le
più funeste conseguenze . Infatti : gli Ateniesi esi-
liarono gli autori e ne bruciarono gli scritti, per-
ché giudicati ingiuriosi alle loro deità : i Greci
dispersero le opere dell'immondo Epicuro : i Ro-
mani fecero cadere in oblio i libri di Numa, come
poco favorevoli ai Dei di Roma : e lo stesso pe-
ricolo corsero le opere di Cicerone _ De natura
deorum . Cesare Augusto fece consegnare alle
fiamme oltre duemila volumi, da lui riputati per-
niciosi alla Repubblica : proibì i libri immorali
di Ovidio e rilegollo in esilio . Platone insistè
perché si tenessero sempre lontani dalle città i
libri inverecondi : per tutto il dominio Spartano
fu emanato pubblico divieto di leggere gli scritti
di Archiloco , perchè meno castigati ed impudi-
chi . Tant'era a cuore degli stessi pagani custo-
dire in tutta la religione il buon costume ! Ver-
gogna ed onta ai tempi nostri , nei quali é dato
libero accesso, nelle città , nei borghi, nelle fa-
miglie ad ogni fatta di libercoli , di giornali, di
fotografie ; e ciò per la bizzarra ragione che per
tal diffusione si somministra l' occasione di con-
futare gli errori, combattere le calunnie, smen-
tire le menzogne, difendere e confermare la ve-
rità . Ragione ben degna di chi non ragiona ! E
da quando infatti si é udito, che, potendosi impe-
dire l' avvelenamento delle fonti, siasi trascurato,
perché, avvenuto, si ha pronto il rimedio? che
potendosi prevenire un incendio, non siasi presa
cura di farlo, perchè si ha pronta l' acqua per
estinguerlo ? che potendosi seminare il frumento
di ottima qualità, s'affidi alla terra misto alla ziz-
zania, perché cresciuta con quello, si può di poi
svellere ? E perché ai mali derivanti dalla let-
tura di libri irreligiosi od osceni potrà opporsi
alcun rimedio, sarà lecito avvelenare per essi la
mente, il cuore, il genio ; difformare la morale ,
infettaro il costume, contaminare i più belli istinti
dell'uomo, spìngere la gioventù alla degradazione,
al suicidio, al delitto ? Propinare il veleno, perché
é pronto l' antidoto , é questo ragionare da uomo
o da pazzo ? é questo il sì decantato progresso dei
lumi, dello sviluppo, della civilizzazione, o non
piuttosto il barbaro regresso all'errore, all'igno-
ranza, alla degradazione?
IV . - La Legislazione .
Quanto severe si fossero le leggi promulgate
dai tiranni pagani contro chiunque avesse coi
detti e fatti spregiata la religione dei falsi loro
Numi , ne danno prova più che convincente li
spietati strazi, di che in mille guise furono tor-
mentati fino alla morte i milioni di Martiri . Strazii
ai quali a diritta ragione dovrebbero ora sotto-
stare tanti indegni autori, che co' loro scritti at-
tentano distruggere il culto del vero Dio per re-
staurare quello di Satana . Nei tempi posteriori il
gran Costantino non pago d'aver fatti moltiplicare
gli esemplari dei sacri volumi , dilacerati e di-
spersi nel furore delle passate persecuzioni, de-
cretò che, ricercati con ogni diligenza presso chiun-
que, fossero dati alle fiamme i libri di Porfirio
e tutti gli altri contrarii alla Religione Cristiana .
Teodosio pur egli rinnovellò quella legge contro
i libri irreligiosi ed immorali, adducendo per ra-
gione che «Essi provocano l'ira di Dio e sono
di nocumento alle anime . » A queste prescrizioni
sono parimente concordi gli editti emanati da Mar-
ciano , da Giustiniano e da altri imperatori, i
quali persuasi che la più salda base, sulla quale
possano poggiare con sicurezza la società e il
trono, é la Religione ; segnalarono il loro zelo a
proscrivere i perversi libri, che tendono sempre
con diaboliche industrie ad affievolirne la forza,
a contrastarne la divinità . Che diremo poi della
Chiesa, che animata da vivo zelo per allontanare
dai cattivi pascoli le sue pecorelle, mai non si ri-
stette dal gridare alto contro gli scritti di tal
sorta ? Depositaria ed interprete della verità, della
fede e della morale, per l' autorità di che rive-
stilla il divino suo Fondatore, istituì appositi tri-
bunali, perché, per norma ai suoi figli, giudicas-
sero sulla reità o bontà degli scritti , comminando
anche l'anatema contro chiunque, . che, non munito
della debita facoltà apostolica, osasse leggere quelli
censurati o come sospetti, o contenenti eresia ; o
composti da eretici . In ultimo anche la f . m . di
Pio IX, non che il sommo Pontefice Leone XIII
additarono degni di esecrazione alcuni giornali più
in voga . Ora che altro ci addimostra questo mi-
rabile accordo dell'Impero col Sacerdozio, se non
che a giudizio di tutti i saggi, i libri cattivi son
da riguardarsi gelale scaturigine di empietà, di li-
bertinaggio, di sovvertimento ? e che quindi gli
uomini onesti, molto più i veri cristiani, devono
riguardarli con orrore ed astenersi affatto dall'ac-
quistarli, leggerli, ritenerli ? Ma ahi, che dissi?
riguardarli con orrore ? se anzi il saperli tristi e
proibiti fa crescere , specialmente nei dissennati
giovani, la bramosia di procurarli, di leggerli!
Infelici ! col riso in sulle labbra , voi addentate
l'amo che vi ferisce non il corpo, ma l'anima, e
le cagiona la più spietata morte , la morte della
grazia !
V. - L'Autorità .
La condotta dei primi Campioni del Cristiane-
simo ci somministra la norma del come diportarci
con gli scrittori e scritti perversi . S . Giovanni
prescrive di non ricevere nella propria casa, od
anche solo salutarlo chi avesse osato di proclamare
e diffondere dottrine contrarie a quelle già inse-
gnate dagli Apostoli, ed ei ben si guardò dal trat-
tare coll'eresiarca Ebione, e dall'entrare nel ba-
gno, di cui aveva fatto uso l'eretico Cerinto . Ciò
stesso praticò s . Policarpo con Marcione, pur esso
eresiarca . Eusebio di Vercelli avrebbe meglio
amato di morire di fame che ricevere del pane
dalle mani degli Ariani . Ora se é cosa sì peri-
colosa il trattare cogli empii anche in cose indif-
ferenti, e l'ascoltarne il linguaggio, quanto più è a
giudicarsi pericoloso la lettura dei tristi libri?
Se infatti la parola degli empii, che appena pro-
ferita si sperde per l'aria, é un tossico che av-
velena, un cancro che contamina la mente, il cuore,

2.2 Page 12

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l'anima di chi l'ascolta ; quanto più esiziale è a
giudicarsi il linguaggio parlato in un libro per-
verso, mentre questo e può ritenersi a lungo , e
si può scorrere a bell' agio ; che può passare da
una famiglia all'altra ; che può servire di occu-
pazione a tanti giovanetti sfaccendati, di pascolo
a tante ,giovanette educate e cresciute alla mo-
derna? E per ciò che s . Paolo, a prevenire ogni
pericolo di ricaduta ai novelli convertiti dal pa-
ganesimo, impose in Efeso di dare pubblicamente
alle fiamme tutti i libri di superstizione, sebbene
il loro valore a cinquantamila danari d'argento am-
montasse . Amatori di perverse letture, imitate gli
Efesini , date alle fiamme i vostrì libri : rispar-
miandole ad essi, le addensate contro di voi!
Conclusione .
Uno sguardo alla Società . . . . quale orribile vi-
sta ! Che sono le scienze emancipatesi dalla guida
della verità, la divina rivelazione ? Esse non pre-
sentano se non un miscuglio di assurdità, di em-
pietà, di ridicolaggini nei sì decantati sistemi di
razionalismo, di epicureismo, trasformismo, dar-
winismo . Di questa Società quale ne é la Reli-
gione? Quella di Cristo, no certo, che anzi é mi-
screduta, derisa, perseguitata . A questa se ne vuole
sostituita una nuova ammodernata, che non leghi
no l'uomo a Dio, ma lo faccia schiavo di tutte le
passioni e (lei depravati desiderii del cuore : re-
ligione senza decalogo, senza sacramenti, senza
sacrificii , senza Dio . Quale il culto ? Quello che
può prestare a Dio l'uomo, che nato dalla scim-
mia, non lo riconosce per suo Creatore, e lo mi-
screde : ad un Dio che lo lascia libero a fare tutto
ciò che gli talenta : ad un Dio indifferente al male
o al bene : a un Dio che dopo morte non punisce
i delitti, perché colla morte finisce ogni vita ; che
se pur punisce, lo fa a tempo, lo fa col semplice
passaggio dello spirito in un altro essere inferiore
a quello di prima : è il culto in una parola che
presta a Dio il diavolo dalle bolge infernali, be-
stemmiando, ancora peggio di quello, il suo santo
Nome, oltraggiando la tremenda sua Maestà . Quale
la moralità ? Lo dicono abbastanza le case di pro-
stituzione e quelle dei proietti, gli ospedali am-
pliati ed accresciuti di numero per gli sifilitici, i
nuovi luoghi di punizione pur essi aggiunti ai
vecchi, proporzionati al numero crescente dei de-
litti . Quale la giustizia, se non quella della forza
superiore alla ragione ? quella del fatto compiuto,
del fine che coonesta tutti i mezzi? Quale la li-
bertà, se non quella di fare impunemente il male ?
Quale l'autorità, se non quella della plebe che im-
pone a capriccio e si ribella ? In fine quale é la
legislazione ? Un' accozzaglia di prescrizioni sug-
gerite non dalla ragione dell' ordine a bene co-
mune, sì bene dall'egoismo, dall'odio contro Cri-
sto e alla stia Chiesa . Or d' onde cotanti mali
che allagano la terra e spingono la Società al ri-
torno del paganesimo ? Dalla lettura dei libri per-
versi, dalla diffusione di tanti errori che conten-
gono, dalle massime sparse da tanti nemici del-
l'ordine, senza pudore, senza coscienza, senza Dio,
in pubblico ed in privato, nelle città e nei sob-
borghi, nei contadi e nelle ville . Deh, che il grande
Iddio disperda le mire degli empii ! Tu intanto, o
Gioventù cattolica, risveglia i tuoi spiriti : quanto
sai e puoi colla verità confondi e stritola l'errore
serpeggiante . Novello David, non indietreggiare
all'aspetto dell'immane Golia : sono molti gli av-
versarii, ma fragili sono le armi dell'errore : una
sola pietra vibrata in fronte dal braccio del gar-
zoncello stramazzò il superbo gigante . É la stampa
che coll'errore sovverte e manda a soqquadro la So-
cietà ; orbene sia la stampa nelle tue mani, che la
sorregga e ritorni al pristino splendore . E voi, o
ricchi, vi ritirerete nella lotta fatale tra la ve-
rità e l'errore , tra la Chiesa di Cristo ed il re-
divivo paganesimo? Eh ! no : vostra missione non
é solo somministrare al famelico un tozzo di
pane, al nudo per coprirsi un cencio . Carità mag-
giore é illustrare l'intelletto, ravvivare lo spirito,
regolare le nobili tendenze dell'uomo . Vi stia però
a cuore col consiglio e coll'opera favorire la buona
stampa, adoperarvi per diffonderla . Oltre a ciò coi
mezzi di che il provvido Dio vi fu largo, adopera-
tevi a moltiplicare quei così detti sacri Oratorii,
nei quali nelle domeniche e feste s'adunano ragazzi
per esservi istruiti : sorreggete le istruzioni ca-
techistiche parrocchiali . Ah guai a quei ricchi, che
dei loro averi non ne pagano a Dio la decima !
Canonico LORENZO
Vecchi .
BIBLIOGRAFIA SALESIANA .
La divozione delle tre ore di agonia del No-
stro Signor Gesù Cristo pel Cardinale Fran-
cesco Gaude .
Francesco Gaude, dall'immortale Pio IX nel 1855
assunto di mezzo all'inclito Ordine Domenicano
all'onore della sacra porpora, lasciò nel campo let-
terario poche traccie del suo culto e profondo in-
gegno . Questo scarso frutto di sì gran talento
deve ascriversi alla sua dipartita da questa terra
in un'età ancor florida, e sempre spesa in deli-
cati e gravi studii per gli interessi della Chiesa ;
sicché gli mancarono quel tempo e quella libertà,
che sono i mezzi necessarii, per chi sente forte-
mente, a svolgere vasti e meravigliosi disegni .
Prossimo a soccombere il Gaude affidò tuttavia
varii manoscritti alle mani di un suo degno con-
fratello, il Padre Girolamo Pio Saccheri, Segre-
tario della Sacra Congregazione dell'Indice, tra i
quali uno ve ne ha intitolato : La divozione delle
tre ore d'agonia del Nostro Signor Gesù Cristo
sulla Croce . Questo lavoro sovratutto attrasse
l'attenzione del dotto Domenicano, siccome quello
in cui l'autore invece di rimescolare idee comuni
e trite, rivela la potenza di un genio, che dà al suo
argomento un nuovo e splendido aspetto . Il Gaude in
questa sua opera lungi dal chiudersi, al pari degli
altri scrittori, nel circolo del Calvario, sa con molta
valentia uscirne, estendersi ed abbracciare il
mondo morale , considerando il culto delle Tre
Ore d'Agonia nelle sue attinenze colle dottrine
sociali, filosofiche e religiose dell'età nostra . In

2.3 Page 13

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tal guisa la tesi, ristretta in apparenza ad un
parziale interesse, prende il più ampio sviluppo ;
e l'orrido Calvario si trasmuta in un centro di
vivida luce, da cui partono tanti raggi per illu-
minare i miscredenti e per ridestare nei fedeli
il sentimento della Religione .
Per questo motivo il Padre Saccheri, col met-
tere alla luce siffatto lavoro dell'eminentissimo
suo Confratello , si rese altamente benemerito
della Società e della Religione, e tutti gliene sa-
pranno grado, dotti ed indotti .
Dal canto nostro raccomandiamo la lettura del
libro annunziato, assicurando i nostri Cooperatori,
specialmente ecclesiastici , che essi ne trarranno
grande giovamento per sé e per le anime alle
loro cure affidate .
Si vende in Torino nella Libreria Salesiana al
prezzo di L . 2, 50 la copia .
ALTRA BIBLIOGRAFIA
Il sincero Cristiano e i suoi doveri verso
Gesù Cristo, verso la Chiesa, verso lo Stato .
Nel 1877, ricorrendo il Giubileo del S . Pon-
tefico PIO IX, usciva in un bel volume un ope-
retta dei fratelli Sac . Scotton, intitolata : Il sin-
cero cristiano e i suoi doveri verso G ., C. verso
la Chiesa, verso lo Stato . Quell' opera annun-
ziata con parole d'encomio da tutto il Giornalismo
religioso della penisola, e specialmente dalla Ci-
viltà Cattolica, che ne faceva una splendida Ri-
vista di ben nove pagine nel fascicolo dei 25
Giugno di quello stesso anno, aveva pochi giorni
dopo dalla Santità di Pio IX l'onore di un ma-
gnifico Breve Pontificio, e veniva nel 1878 tradotta
e pubblicata in lingua Spagnuola dall' illustre
Antonio Novell y Célles, e sta ora per essere vol-
tata in lingua Tedesca dall'egregio D .r Buhlmann
di Eschembach, che fu già autorizzato a pubbli-
care la sua traduzione ; tanto sembrò opportuno
ai bisogni del tempo il libro dei fratelli Scotton .
Ma la prima edizione Italiana, uscita per la
solennità della circostanza con un certo splendore
di tipi, non poteva per ciò tornare agevole a tutti ;
e da molte parti si manifestò il desiderio di ve-
derne una ristampa economica . Né gli autori
avrebbero indugiato a mettervi mano, se fossero
stati liberi di farlo , ma piacque a Dio che do-
vessero differire fin qua, e il ritardo non fece
che dar loro miglior agio a ritoccare la loro o-
pera .
La nuova edizione adunque , modificata in più
luoghi e cresciuta non poco di mole, uscirà entro
il 1880 in tre eleganti volumi al prezzo di L . 3
da sborsarsi nell'atto della consegna .
Il programma trovò già l'approvazione pienissi-
ma dell'Episcopato della Penisola, e l'Em .mo Card .
Vicario ebbe l'alta degnazione di raccomandar
l'opera al Clero di Roma .
Il numero delle copie sarà proporzionato al
numero delle domande che si faranno direttamente
agli Autori non più tardi del mese di Aprile .
Dirigersi ai FRATELLI SCOTTON Bassano-Veneto,
i quali accetteranno con animo rìconoscente tutte
le osservazioni che si faranno loro in proposito .
AGLI ASSOCIATI
Alle LETTURE CATTOLICHE .
Pei tre primi mesi dell'anno corrente i fasci-
coli delle Letture Cattoliche sono contenuti in
un solo assai voluminoso, che é la vita del glo-
Il rioso Patriarca S . Giuseppe sotto il titolo :
Fabbro di Nazaret ; operetta uscita dall'aurea
penna del celebre Martinengo, prete della Mis-
sione .
Noi preghiamo gli Associati a fargli buon viso,
essendo stato questo libro altamente commen-
dato da parecchi giornali, e presentemente si sta
traducendolo in varie lingue, per diffonderlo in
tutto il mondo .
La sua lettura è assai utile ed acconcia ai
giorni nostri, soprattutto nel mese di Marzo sa-
cro al gran Santo, che fu ed è il modello dei
giovani, degli sposi, dei padri, degli ecclesia-
stici, dei religiosi e degli operai .
BENEDIZIONE A SEI MISSIONARII
NELL'AFRICA CENTRALE .
Abbiamo interessanti particolari sulla benedi-
zione data da Mons . Arcivescovo di Algeri a sei
antichi Zuavi Pontificii , che dovevano far parte
della seconda carovana dei suoi missionarii del-
l'Africa centrale .
Dopo il canto del Veni Creator, il venerando Arci-
vescovo rivolse ai suoi nobili eroi un breve ma ar-
dente discorso . Indi il capo della piccola schiera si
inginocchiò innanzi al prelato e prese con la destra
la spada nuda che gli presentò l'Arcivescovo e la
baciò rispettosamente , nel mentre che gli veni-
vano dirette queste parole : « Servitevi di questa
spada in difesa del regno di Dio e non la impu-
gnate mai per motivi ingiusti . » Il Zuavo allora
pose la spada nel fodero e ricevé il bacio di pace
dall'Arcivescovo ; questi sfoderò di nuovo la spada
e ne batté tre volte le spalle del soldato, dicen-
dogli : « Siate pacifico , coraggioso, fedele e pio
soldato . » La stessa cerimonia fu ripetuta per gli
altri cinque . Essi fecero giuramento nelle mani
dell'illustre Arcivescovo di consacrarsi per un anno
alle missioni dell'Africa centrale, e voto di ubbi-
dienza ai Superiori di quella missione . Poscia il
Superiore diede a ciascuno di loro ima croce che
debbono portare durante il tempo del servizio .
L'Arcivescovo passò quindi alla benedizione delle
bandiere, la prima delle quali, di seta bianca, è
il fac-simile della bandiera di Patay , ed ha un
cuore acceso con questa iscrizione : « Cuore di
Gesù convertite l'Africa . » Le altre due lavorate
e date in dono dalle Carmelitane di Algeri, sono
di raso bianco, e recano da una parte l'imagine

2.4 Page 14

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del cuore di Gesù, dall' altra il monogramma di
Cristo e quello di Maria, circondato da un rosaio .
Questa magnifica cerimonia religiosa, che ci ri-
conduce, in pieno secolo decimonono, ai bei tempi
del medio evo e della cavalleria cristiana , ebbe
termine colla benedizione coll'augustissimo Sacra-
mento, impartita da Monsignor Lavigerie assistito
dai Superiori delle due Missioni , il Padre Le-
vesque e il Padre Moinet . »
IN OCCASIONE DEL DECIMOSESTO CENTENARIO
DEL MARTIRIO
dei santi Solutore, Avventore ed Ottavio .
La materia che ci abbondò pel Bollettino, non
ci permise di occuparci delle grandiose feste che
si sono celebrate in Torino nel mese di gennaio
in onore dei santi martiri Solutore, Avventore
ed Ottavio . Ci gode di poter ora almeno pubbli-
care la seguente poesia composta in quell' occa-
sione da una nostra pia cooperatrice di Torino,
che nella sua umiltà desidera che ne taciamo il
nome .
Intanto ci piace di notare che i tre Santi sono
stati martirizzati in detta città presso la Dora,
e le più ragionevoli congetture fanno vedere che
ciò sia avvenuto in quel sito medesimo, dove
sorge al presente il Santuario di Maria Ausilia-
trice, nell'Oratorio di S . Francesco di Sales .
Nel dolce gaudio che sorride intorno
Sciolgo commossa un cantico di amore
Che all'armonia si accordi d'esto giorno .
Sull'urna degli Eroi depongo un fiore
E saluto col canto disadorno
Ottavio, Solutore ed Avventore
Della fede cristiana valorosi
Prodi campioni e martiri gloriosi .
Furon soldati del romano impero
Nella Legion famosa che si noma
Da Tebe, e corse per lo mondo intero
Empiendo di stupor la terra doma
Dal genio irresistibile, guerriero,
Che fece grandeggiar l'antica Roma .
Eran tutti cristiani e il gran conquisto
Bramavan, di condur le genti a Cristo .
Nella valle d'Agauno, sovra il piano
Chiamato poscia San Maurizio a onore
E memoria del grande Capitano,
L'esercito fedele con orrore
Al comando si oppose disumano
Di uccidere i fratellì nell'amore .
Trucidata, imperterrita cadea
Spenta, non vinta la Legion Tebea .
Sottratti a quell'eccidio sanguinoso
Tre giovani gagliardi a gran carriera
Divoravano il calle sinuoso,
L'erta dei monti e all'ombre della sera
Varcavano l'abisso spaventoso
Lottando col furor della bufera .
Dopo lungo viaggiar mettevan piede
Lieti in Torino a propagar la Fede .
Raggiunti dai soldati inferociti
Si proclamar cristiani ad alta voce,
Da nessuna minaccia sbigottiti
Strinsero al petto intrepido la croce .
Avvinti in duri ceppi e poi feriti
Sostennero crudel supplizio, atroce
Cadde colpito Solutore ancora,
Ma ai sensi ritornò dopo brev'ora .
Quando rinvenne il loco era deserto ,
A fatica si alzò d'in sul terreno,
Girò lo sguardo e mosse il passo incerto
Al baglior interrotto del baleno
Errò tutta la notte a cielo aperto
Finché trovossi d'una rupe in seno
Presso un ruscel che placido scorrea
Poco lontan dalla città d'Ivrea .
Quivi posò gemendo il fianco lasso
E molto tempo vi restò celato .
Una masnada giunse con fracasso
Nell'antro che un fanciullo ebbe mostrato .
Fuor trascinaro il Santo e sovra un sasso
Come innocente agnello fu scannato .
Con mirabil prodigio sulla pietra
Rosseggia il sangue e tutta la penétra .
Una donna gentil pallida in viso
Alla scena crudel ritta assistea,
La commozion velando col sorriso,
Chi fosse quel garzon tosto chiedea,
Mentre salire l'alma in Paradiso
Del martire di Cristo ella vedea,
la festa degli Angioli e dei Santi
Pel novello trionfo giubilanti .
Era costei la nobile matrona
Giuliana, onore della sua cittade ;
Bella, cortese, generosa e buona,
D'alto ingegno dotata e di pietade,
Di mite cor che facile perdona .
In lei sostegno la cadente etade
Trovava e aiuto il misero e conforto
Come nocchier sbattuto in seno al porto .
Dagli sgherri sentito che soldato
L'ucciso era ribelle e fuggitivo
Alla strage terribile scampato
D'Agauno ed in Torino semivivo
Cogli estinti compagni era lasciato
Sovra il cruento margine di un rivo ;
Di riunirlo ai compagni in cor risolse
ratto alla magione il piede volse .
Ai fidi servi e all'amorose ancelle
Narrò l'evento e subito dispose
Per la partenza . Al lume delle stelle,
Nel solenne tacer di tutte cose,
Si udiva un carro cigolar per quelle
Melanconiche tenebre pietose ;
Fuor delle mura si fermò d'Ivrea
Dove il corpo del Martire giacea .
Sovra le zolle insanguinate un raggio
Patetico di luna illuminava ,
Le sacre membra con divoto omaggio
Dolcemente sul carro le adagiava
La nobil donna, e frettolosa in viaggio
La mesta comitiva se ne andava
Per solitarie strade e selve oscure,
Per poggi alpestri e squallide pianure .
Innalzando fervente la preghiera

2.5 Page 15

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Di compir l'alta impresa, e gran portenti
Tosto annunziaro che esaudita ell' era .
Cessò il furioso sibilar dei venti,
Nel duro sasso come in molle cera
L'orma dei piedi nudi e riverenti
Della pia donna impressa rimaneva .
Quel sasso sovra il carro si poneva
Come fausto presagio ed argomento
Del celeste favor . Ossequiosa
L'onda dei fiumi si ritrasse, e il lento
Passar del carro salutò festosa .
Brillò di nova luce il firmamento .
Sorse l'alba rìdente e rugiadosa,
Pochi passi restavan di cammino ;
Già si vedean le torri di Torino .
Sulle romite sponde della Dora,
Nascosi da cespugli ombrosi e folti,
Ai primi raggi di splendente aurora,
Apparvero i cadaveri insepolti
D'Ottavio e d'Avventore intatti ancora .
Allo splendor che emana da quei volti
Giuliana li ravvisa e manda al cielo
Infuocati sospir dal petto anelo .
Raccoltili da terra con amore
Li unì al compagno e tacita e sicura
Mosse colà dove ispirava il core,
Nel benedetto suolo in cui natura
Più s'allegra di luce e di calore (1),
Ai tre giovani eroi die' sepoltura .
Intorno cinse di muraglia il loco,
Di carità e di fé spandendo il foto .
Visse rinchiusa nel solingo ostello
La vedova fedel beneficando,
Vigil custode del glorioso avello ;
Con sospiri e con gemiti affrettando
Alla sposa di Cristo un dì più bello
Vide spuntar quel dì bramato quando
Pace alla Chiesa e libertà fu data
E nel mondo regno calma beata .
Lieta del gran trionfo un tempio eresse
Sulla tomba diletta al Sommo Iddio,
Ove il popol cristiano alzar potesse
Inni e canti con suon divoto e pio .
Con ammirabil opere protesse
Il debole, il tapin . Forte desio
Più e più struggeva di Giuliana il core
D'inebbriarsi nell'eterno Amore .
Nel dì della sua morte alto compianto
Si te' dai Torinesi sconsolati
L'amata salma posero d'accanto
A quella dei tre Martiri beati,
Di giacinti coprendoli e di pianto
Quai derelitti figli abbandonati
Per la partenza triste e dolorosa
Di una tenera madre affettuosa .
Stretti a quell'urne, a piè di quegli altari
Si affollarono sempre i cittadini,
Nei lieti casi e negl'incontri amari
Si uniro ad essi i popoli vicini,
Da estranii lidi e da lontani mari
Veleggiaron fidenti i pellegrini,
Chi avvolto in saio, e chi in prezioso manto
I voti a sciorre sul sepolcro santo .
(1) Nella parte meridionale della città .
Dinanzi all'urna che racchiude i forti
Noi pur leviamo sospirosi accenti,
Dolci speranze e teneri conforti
Rallegrino il dolor dei dì languenti,
Che dopo morte, a vita ancor risorti
Saremo eterni spiriti contenti .
Scenda dal Cielo una virtude amica
Che ridesti nei cor la fede antica .
Salve di Cristo impavidi guerrieri
Cinti la fronte d'immortali allori,
L'armi onorate e i nobili cimieri
Splendono in Cielo di vividi colori .
Salve, Giuliana, i casti tuoi pensieri
Ricordino l'amor dei nostri cuori .
Salve, sublime Vergine divina,
Del mondo onor, dei Martiri Reina .
NON TROPPA SOLLECITUDINE
Un giardiniere che viveva stentatamente del la-
voro delle mani, era solito dare tutto il suo su-
perfluo ai poveri . Quando un giorno tutto ad un
tratto gli nacquero dei dubbi e delle inquietudini .
Che farò io, diceva fra se, nella mia vecchiezza,
se ora che son giovine non risparmio nulla , né
pongo a parte? Questi pensieri non cessavano
d'infastidirlo, e terminò col chiudere il suo cuore
ai poveri . Ma non tardò a pentirsene, avvegnachè
un giorno che lavorava , si fece colla falce una
ferita al piede, che gli costò in breve tempo tutte
le somme adunate con tanti stenti, le quali nep-
pur gli bastarono per ottenere la guarigione, a-
vendogli il medico dichiarato che altro rimedio
omai più non v'era tranne l'amputazione . Queste
parole penetrarono come uno stile nel cuore di
quell'infelice, e gli suggerirono ottime riflessioni .
« Che m', ha giovato il mio danaro ? andava di-
cendo seco medesimo la notte innanzi a quel ter-
ribile giorno : dove è più quell'argento con tante
pene raccolto? Ah! Signore, perdonatemi la man-
canza di confidenza, che voglio correggermi . »
Verso il mattino si addormentò, e quando giunse
il medico trovò il di lui piede in tale stato di
miglioramento, che non poté contenersi dallo stu-
pore . Fu sospesa l' amputazione . Trascorsi altri
pochi dì, il giardiniere era perfettamente guarito .
Ripigliò il suo lavoro', e fedele alla promessa .
seppe d' allora in poi congiungere la parsimonia
con la carità cristiana .
In una famiglia della città di Scopuli in Pale-
stina l'Abate Teodosio aveva lasciato in sul mo-
rire un ordine, secondo il quale tutti i giovedì e
venerdì santi doveasi distribuire ai poveri del
circondario della farina di frumento, del pane, del
vino e del miele . Essendo avvenuta una eccessiva
carestia nel paese, i membri di quella famiglia
dissero al loro superiore che difficilmente avreb-
bero potuto fare in quell'anno la solita distribu-
zione, imperocchè avevano appena da provvedere
ai loro bisogni . Ma egli rispose : « Questa cir-
costanza non muta punto le disposizioni del mio
predecessore : diversamente facendo ci verremmo

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a privare della di lui intercessione e della bene-
dizione di Dio . » - Questo è quello che non in-
tendiamo , soggiunsero i diffidenti , imperciocché
non siamo noi forse nostro prossimo a noi stessi?
Se abbiamo appena per noi , come potremo far
l' elemosina ? - Fate ciò che volete, ripigliò il
capo indegnato, ma temete lo sdegno del cielo . » -
Ciò nulla ostante, coloro, senza far caso dell'av-
vertimento, lasciarono che i poveri se ne tornas-
sero con le mani vuote . Qualche tempo dopo l'e-
conomo avendo aperto il granaio s' accorse con
ispavento che tutta la provvigione di frumento
erasi guasta . « Ecco, esclamò allora il superiore,
ecco a che v' ha giovato la vostra avarizia ! In
causa dei miseri doni che voi avete negato ai po-
veri, Iddio nella sua giustizia ha permesso che
tutta andasse a male la provvigione . Così egli pu-
nisce coloro che diffidano della sua Provvidenza,
e non si danno pensiero dei poverelli . »
Spagna Comm . Gioachino, Maestro dei Sacri
Palazzi - Roma .
Zappa D . Eugenio Can ., - Spezia .
ERRATA-CORRIGE DELLA NOTA la
MESE DI GENNAIO 1880 .
Si legga : Infanti Eugenia, Buttrio (Udine) .
»
Sassolini conte Giuseppe S. Severino
(Macerata .)
»
Bianchi Chierico Alessandro, Bar-
lassina . Vivente .
»
Ruggieri Monsignor Camillo, Ve-
scovo di Bertinoro . Vivente .
2$ NOTA DEI COOPERATORI DEFUNTI
Durante l'anno 1879 con Errata-Corrige della Nota la
Arnaud de Chateauneuf Baronne Emilie ode He-
raud, - Nizza-Dlare .
Bacigalupi D . Gaetano, Can .co Teologo - Spezia .
Beretta D . Pompeo, - Alagenta .
Boeri Pietro fu Francesco, - Bra .
Botto D . Alessandro, Prevosto Vie . Foraneo -
Cocconato .
Braschi D . Angelo, Vicario - Spezia .
Canobio D . Ignazio, Rettore di S. Niccolò -
Pozzolo Formigaro .
Cais de Pierlas Contessa Seraphia,-Nizza-Mare .
Cavallini-Orril Salvatore, - S. Gavino Monreale
(Sardegna) .
Cavalitto D . Francesco, Canonico - Asti .
Cucchi Orsola Vedova Vaccarino, - Torino .
Di-Meo D . Luigi Prete delle Missioni, - S . Ia-
copo sopra l'Arno (Firenze) .
Duz Teresa , - Bagnarola (S . Vito al Taglia-
mento) .
Floris D . Luigi, - Ales (Sardegna) .
Francescut Cecilia - Bagnarola (S . Vito al
Tagliamento) .
Gamberi Luigia, - Borgo Pila (Genova) .
Ghiringhelli D . Giuseppe Teol . Pro.f, - Torino .
Liggi Maria - Ales (Sardegna) .
Lucchin Maria, - Bagnarola (S . Vito al Ta-
gliamento) .
Mambretti D . Marco Parroco, - Novate Bri-
anza .
Marzin Angela, Bagnarola - (S . Vito al Ta-
gliamento) .
Odorico Francesco , - Bagnarola (S. Vito al
Tagliamento) .
Rossetti Chierico Isidoro . - Como .
Sirtori D . Angelo, - Chiuso (Milano) .
Sovran Angela, - Bagnarola (S . Vito al Ta-
gliamento) .
INDULGENZE SPECIALI
poi Cooperatori Salesiani .
Ogni Cooperatore può acquistare Indulgenza ple-
naria una volta al giorno, da applicarsi alle anime
del Purgatorio, recitando la terza parte del Ro-
sario di Maria Vergine avanti al SS . Sacramento,
e non potendo avanti al divin Sacramento, reci-
tandola innanzi al Crocefisso .
Indulgenza plenaria ogni volta che si accosta
alla santa Comunione .
Può altresì lucrare moltissime Indulgenze ple-
narie nel corso del giorno mediante la recita di
sei Pater, Ave e Gloria, secondo la mente del
Sommo Pontefice . E queste indulgenze applicabili
alle anime purganti, le può acquistare toties quo-
ties, ossia tutte le volte che recita i suddetti
Pater, Ave e Gloria in qualunque luogo senza
bisogno di Confessione e Comunione, purché sia
in grazia di Dio .
Oltre a queste un'altra Plenaria ne può gua-
dagnare ogni domenica, e nei giorni qui sotto
notati, purché confessato negli otto giorni, e co-
municato visiti una qualche chiesa, pregandovi
secondo l'intenzione del Sommo Pontefice .
Mese di marzo .
5 . S . Giovanni della croce .
9 . S. Francesca Romana .
11 . S . Catterina da Bologna .
19 . S . Giuseppe sposo della SS . Vergine .
21 . Indulgenza plenaria tutti i giorni della Set-
timana Santa , dalla Domenica delle Palme 21
marzo sino al Sabbato Santo 27 del medesimo .
28 . Pasqua di Risurrezione .
Con permesso dell'Aut . Eccl. - FERRARI GIUSEPPE gerente respone .
Tip . di San Vincenzo de'Paoli . Sampierdarena 1880 .