BS 1890s|1892|Bollettino Salesiano Gennaio 1892

ANNO XVI - N. 1.   Esce una volta al mese.   GENNAIO 1892

BOLLETTINO SALESIANO

DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano -Via Cottolengo, N. 32, TORINO

SOMMARIO.

Lettera del Sac. Michele Rua ai Cooperatori e alle Cooperatrici Salesiane.

Avviso ai Direttori e Decurioni.

Le grandiose feste giubilari delle Opere di D. Bosco nel tempio di Maria Ausiliatrice in Torino.

Il Collaudo dell'organo di Maria Ausiliatrice.

A proposito di un'illustre visitatrice al nostro tempio.

Una lapide commemorativa nella Chiesa di S. Francesco d'Assisi in Torino.

L'Omaggio dell'Unità Cattolica all'opera di D. Bosco. Vantaggi spirituali per i Benefattori dell' Orfanatrofio di Betlemme.

Grazie di Maria Ausiliatrice.

Le fotografie del quadro e dei dipinti della Cupola di Maria Ausiliatrice.

Notizie dei nostri Missionari: Dalla Terra del fuoco - un urgente bisogno.

I figli di D. Bosco a Verona e le Suore di Maria Ausiliatrice a Pontestura Casalese.

Il Congresso Eucaristico di Napoli.

Gli ultimi splendori di un astro ossia Gesù Cristo adorato ed amato del Card. Alimonda. Le Letture Cattoliche.

Oleografia del quadro di Maria Ausiliatrice. Cooperatori defunti.

LETTERA DEL SAC. DON MICHELE RUA

ai Cooperatori e alle Cooperatrici Salesiane. Miei buoni Cooperatori e Cooperatrici,

Anche al principio di quest'anno il Signore mi concede di presentarmi a Voi e farvi il solito rendiconto delle Opere compiute, grazie alla vostra carità, nello scorso 1891.

Ringraziamo tutti insieme la Divina Bontà che ci ha mantenuti in vita e ci aiutò a fare un po' di bene. L'anno scorso, mediante il divino favore e la vostra cooperazione, non solo si poterono sostonere le varie ed importanti Opere già intraprese, ma si è potuto svilupparle e propagarle sempre più alla maggior gloria di Dio ed a salute delle anime.

Opere compiute nel 1891.

Nell'anno testè passato i Salesiani andarono in Terra Santa pregati con calde istanze di porgere aiuto agli Stabilimenti della S. Famiglia fondati in Betlemme, Cremisan e Beitgemal dal benemerito sig. Canonico Belloni. Quasi contemporaneamente si stabilirono nel Continente Africano chiamati da Monsignor Vescovo di Oran a prendersi cura della povera gioventù di quella popolosa città e diocesi; mandarono nuovi rinforzi ai Missionari della Terra del Fuoco, di Puntarenas dove si edificò una nuova e bella Chiesa, del Chili dove si fece una nuova fondazione in Chuchunco presso la Capitale di quella Repubblica; diedero nuovo impulso alle Missioni della Colombia e dell'Equatore: quivi fu loro affidata una nuova Casa in Rio Bamba, città molto importante. Riguardo alla Colombia, mi è consolante il riferirvi che i Salesiani presero cura di un grande lazzaretto dei poveri, lebbrosi in Agua de Dios, come spero narrarvi diffusamente in altro numero.

Mentre i Salesiani si recavano in Palestina presso la Capanna di Betlemme, dietro preghiera da parecchi anni reiterata di Mons. Vescovo e dei buoni cattolici di Loreto, la Divina Provvidenza dispose che dovessero pur aprire un nuovo Istituto in quella città presso la Santa Casa, in cui alla SS. Vergine venne annunziato il Mistero dell' Incarnazione.

Nuovo Oratorio pei fanciulli si aprì in Torino, in Chieri ed altro pure pei fanciulli venne ai Salesiani affidato in Verona; mentre nel Belgio a Liegi essendosi quasi compiuti i lavori pel nuovo fabbricato, di cui si benedisse la pietra fondamentale nello scorso anno, come ben ricorderete, il giorno dell'Immacolala Concezione del 1891 s'inaugurò il Collegio coll'annesso Oratorio festivo per gli esterni.

Una nuova Colonia Agricola venne aperta in Francia a Ruitz nel dipartimento del Passo di Calais. Nella Spagna si potè compiere la Casa dell'Angelo Custode in Sarrià presso Barcellona e si fece acquisto dì un terreno attiguo all' Oratorio di S. Giuseppe-nella stessa Capitale della Catalogna per fabbricarvi una chiesa più ampia, essendo divenuta insufficiente l'attuale cappella a contenere l'ognor crescente numero degli accorrenti. Di più è stata fatta cessione ai Salesiani di una grande proprietà per Colonia agricola in Gerona. Si spera pure di poter fondare ben presto un nostro Collegio a Santander, per il quale sono già ben avviate le pratiche. - Nell'Impero Austriaco si ottenne facoltà di ammettere un numero assai maggiore di fanciulli bisognosi nell'Orfanotrofio da noi tenuto in Trento.

Non parlo poi dei Collegi, Ospizii, Laboratorii, Oratorii festivi, Colonie Agricole ed altri simili Istituti di Italia, Francia, Spagna, Inghilterra, Austria, Svizzera, già prima esistenti, i quali, anche in mezzo a grandi e varie difficoltà, continuano coll'aiuto di Dio a prosperare ed aprono le loro porte ad un sempre maggior numero di giovanetti indigenti dell'uno e dell'altro sesso.

Nell'anno testè scorso anche alle Figlie di Maria Ausiliatrice vennero affidati parecchi asili e scuole elementari qui in Italia a vantaggio delle, povere fanciulle. In pari tempo si ingrandì assai il campo delle loro fatiche nelle Missioni dell'America del Sud, dove una Società di beneficenza le chiamò ad aprire un Oratorio festivo con un nuovo Ospizio e Laboratorio per le ragazze più abbandonate nella città di Lima, capitale del Perù: lo stesso avvenne in Montevideo, Repubblica dell'Uruguay, per opera di pie e caritatevoli signore : con limosine collettate di casa in casa le medesime Suore edificarono una graziosa Cappella aperta al pubblico accanto al loro Collegio di Sant' Isidro nella Repubblica Argentina : presero il servizio del nuovo Ospedale fondato dalla carità di Mons. Cagliero a Viedma nella Patagonia : aprirono a Roca presso il Rio Negro scuole ed ospizio per le povere fanciulle Indie e con virile coraggio si spinsero fin nella Terra del Fuoco ponendo stabile dimora nell'Isola Dawson per convertire ed incivilire quelle misere selvaggie.

Alcune Opere proposte per l'anno 1892.

Se ci consolano questi frutti della grazia di Dio e dell'aiuto che Voi, buoni Cooperatori e Cooperatrici, prestate alle Opere Salesiane, dobbiamo prenderne animo per andar avanti e compiere nuove imprese. Voi sapete che in via Domini non progredi regredi est, il non andar avanti nelle vie del Signore è lo stesso come tornar indietro. Ora vie del Signore son tutte le Opere Salesiane, perchè queste son tutte opere di carità cristiana. Perciò non mi è lecito dubitare del vostro efficace concorso ad altri lavori, a nuove imprese che ci aspettano.

E per limitarmi all'anno 1892, il cui principio Iddio misericordioso ci concedette di vedere, io vi supplico, miei buoni Cooperatori e Cooperatrici, di sostenermi coi vostri soccorsi, affinchè, se Dio ci darà vita, possiamo veder compiuto nel corso di quest'anno l'Ospizio annesso alla Chiesa del Sacro Cuore di Gesù in Roma. Grazie alla vostra carità e mediante le oblazioni alla Pia Opera, che da quell'amabilissimo Cuore prende il nome, e che fra gli altri vantaggi assicura la celebrazione di sei Messe quotidiane perpetue pei vivi e pei defunti, abbiam potuto gettar le fondamenta e tirar su le mura maestre dell'Ospizio. Ma tutto il resto è ancor da fare e lascio pensare a voi, Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici, le enormi spese alle quali dobbiamo ancora sobbarcarci per condurre a termine una tal Casa in Roma destinata ad albergare cinquecento e più giovanetti poveri ed abbandonati. Non vi inculco la necessità non solo di finirla, ma di aprirla presto, perchè tutti conoscono le disgraziate condizioni economiche di quella gran città in questi critici momenti, e i Cooperatori Salesiani non possono ignorare quanto stia a cuore del Santo Padre il veder presto aperto questo rifugio a tanti miseri suoi figli costituiti in gravissimi pericoli dell'anima e del corpo.

Si raccomandano pure alla vostra carità le nuove Case di patronato pei giovani di Chieri, di Verona e di Catania, le quali essendo nei loro primordii han bisogno del vostro aiuto per potersi sviluppare. Vi raccomando pure la nuova fabbrica cominciata in Messina per un nuovo Orfanotrofio dietro le vive e reiterate istanze di quel venerando Arcivescovo e dei buoni Messinesi, fabbrica che si dovette da qualche tempo sospendere, per mancanza di mezzi.

Anche le Case nostre di Marsiglia e di Parigi divennero troppo ristrette per contenere l'ognor crescente numero di poveri orfanelli che picchiano alla porta per esservi accolti. In entrambe le città si dovette por mano a nuovi fabbricati. Ma con dolore debbo annunziarvi che saremmo pure costretti a sospendere i lavori, se la carità dei buoni non ci viene in soccorso per portarle a compimento.

Nella diocesi di Aix in Provenza, in una località chiamata S. Pierre de Canon presso Salon nel dipartimento delle Bocche del Rodano, ci venne da S. E. Rev.ma l'Arcivescovo offerto l'uso di un ampio locale con pressanti inviti a volerlo occupare. Fu un tratto di Provvidenza per noi, giacchè ne avevamo gran bisogno per casa di preparazione e formazione dei nostri aiutanti sia chierici, sia artigiani specialmente agricoltori. L'abbiamo accettato ed occupato; ma gli indispensabili ristauri e adattamenti ci obbligano a contrarre gravi debiti che andranno pur troppo crescendo per le spese del mantenimento dei cinquanta e più giovani raccoltivi, se la vostra generosità non ci viene in soccorso.

Altra opera poi di somma urgenza, cui dobbiamo accingerci in quest'anno, è la fabbrica della Chiesa per la nostra Missione a Londra. L'anno scorso faceva appello alla vostra carità per ampliar l'Ospizio pei poveri giovani annesso a quella nostra Missione, e ringraziando la Divina Provvidenza e la vostra bontà, l'Ospizio si potè ampliare coll'acquisto di un fabbricato coerente colla nostra piccola abitazione, per il che il numero dei giovani accoltivi potè essere notevolmente aumentato. Ora si presenta un nuovo e più stringente bisogno. La Cappella di legno e ferro che serviva fin qui di Chiesa parrocchiale è divenuta insufficiente pel numero sempre crescente dei fedeli. Avvi di più: le Autorità di quella Capitale non permettono più che si funzioni in simile Chiesuola, ma pretendono che se ne costruisca una in muratura, e per altra parte è vano sperar notevoli soccorsi là dove le opere cattoliche son tutte onerate di debiti, come ognun sa, e dove pure in mezzo ai protestanti non è a dire quanto sia necessaria l'opera nostra ; epperciò io non ho altra speranza che nella Divina Provvidenza e in voi, suoi procuratori e sue procuratrici.

Non posso poi dar fine a questa esposizione e a questo appello alla vostra generosità senza invitarvi a dare uno sguardo alle Missioni Salesiane dell'America del Sud e specialmente della Patagonia e della Terra del Fuoco, tanto care al cuore di D. Bosco. Monsignor Cagliero, Vicario Apostolico della Patagonia, e D. Fagnano, Prefetto della Terra del Fuoco, si moltiplicano e fanno di tutto per sostenere e far progredire l'evangelizzazione di quelle tribù selvaggie e quasi sconosciute al mondo civile, affidate al loro zelo dal Vicario di Gesù Cristo. Ma che cosa possono far essi colla terribile crisi finanziaria che affligge quei paesi, colle sanguinose guerre civili che desolarono il Chili e la Repubblica Argentina? Essi mi scrivono lettere che fan pietà ed io ne faccio la girata a voi, caritatevoli Cooperatori e Cooperatrici, e vi ricordo il detto di S. Agostino: Animam salvasti, animam tuam praedestinasti, hai salvato un'anima, hai predestinato la tua. Ora i Missionarii colla divina grazia son disposti a salvarne molte anime, ma ne attendono i mezzi materiali da Voi, signori Cooperatori e signore Cooperatrici, e Voi certo potendolo o con poco o con molto non vi rifiuterete a questa opera divinissima, come la chiama S. Dionigi, di salvare le anime.

Ringraziamenti.

Prima di conchiudere devo ringraziare di cuore la Divina Provvidenza che non ci lasciò mai mancare aiuti e conforti, che benedisse visibilmente le Case nostre in tutte le parti del inondo, ma più particolarmente in America, nella quale si domandano da ogni parte Salesiani e sono aspettati specialmente nel Messico e nella Venezuela, dove speriamo si possa andar presto. Devo ringraziare e ringrazio vivamente Voi, miei buoni Cooperatori e Cooperatrici, che avete corrisposto così bene alla fiducia che io metteva nella bontà e pietà del vostro cuore, Voi che siete stati pei poveri Salesiani gli Angeli della Divina Provvidenza ed i ministri della sua carità.

Particolarmente vi ringrazio d'avermi fornito i mezzi per la decorazione del Tempio di Maria Ausiliatrice, che è riuscito come da tutti si desiderava un bello e glorioso monumento alla memoria del nostro amatissimo fondatore e padre Don Bosco, e, diciamolo pure, una graziosa perla che la Regina del cielo non isdegnerà, speriamo, nella sua corona, ma che ci è costato molto e molti debiti ci ha lasciato. Vi ringrazio d'essere accorsi in tanto numero e con tanta pietà alle feste che nella medesima Chiesa si sono celebrate pel primo Cinquantenario delle Opere Salesiane, e intendo qui rendere pubblicamente le più sentite e rispettose grazie all'Ecc. Arcivescovo, ai Rev.mi Vescovi, a tutti gli altri degnissimi Ecclesiastici, ai bravi Maestri di musica e Cantori, ai benevoli Direttori di Giornali, Riviste e Periodici che in questa circostanza hanno parlato diffusamente delle Opere Salesiane, proponendo ai loro Associati il grazioso Omaggio iniziato dal benemerito Corriere Nazionale, a tutti insomma quelli che o in un modo o in un altro, o con offerte in danaro od in oggetti cooperarono alla buona riuscita del solenne Ottavario, onorando in tal modo Maria SS. e se stessi nella loro divozione a così eccelsa Regina e Madre.

Anche un cordiale ringraziamento indirizzo all'Unione degli Operai Cattolici di Torino, che ebbero il bel pensiero di perpetuare la memoria del giubileo delle Opere Salesiane con una lapide commemorativa nella chiesa di S. Francesco d'Assisi di questa città, dove esse ebbero umile principio.

Preghiere.

Raccomando alle orazioni di tutti Voi, Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, tutta la Pia Società di S. Francesco di Sales e le sue imprese, e vi assicuro che in tutte le Case Salesiane si continua e si continuerà ad innalzare ogni giorno speciali preghiere per Voi tutti, o nostri generosi Benefattori e Benefattrici. Vi prego poi di non dimenticare nelle vostre orazioni i numerosi Cooperatori e Cooperatrici che furono chiamati da Dio alla eternità nell'anno testè scorso. Vi raccomando i Confratelli e Consorelle Salesiane che in buon numero anch'essi partirono da questa terra. E come non far qui particolar menzione di D. Giovanni Bonetti per tanti anni redattore del Bollettino Salesiano e Direttore spirituale della nostra Pia Società? Come non ricordare Giuseppe Buzzetti tanto benemerito ed il più antico fra gli alunni di Don Bosco? Sì, preghiamo per loro, e ricordiamoci che sarà stato un gran conforto per le anime loro negli estremi momenti della vita il pensiero d'aver cooperato secondo le loro forze al bene, che col divino aiuto si è fatto e si fa per mezzo della Pia Società Salesiana. Ah si! « In morte si raccoglie il frutto delle opere buone », diceva il nostro D. Bosco, e con questo pensiero vi lascio, sperando e pregando che per mezzo delle opere buone ci possiam meritare per la Divina Misericordia di trovarci un giorno tutti riuniti nel bel Paradiso a godere e lodare Iddio per tutta l'eternità.

Col maggior rispetto e colla più viva riconoscenza mi professo

Di Voi, Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici,

Torino, 1° Gennaio 1892.

Obblig.m° Servitore Sac. MICHELE RUA.

AVVISO

Raccomandiamo allo zelo dei Direttori, Decurioni ed anche all'industre carità dei Cooperatori e delle Cooperatrici la cura di provvedere, che si tenga nelle città, paesi e par rocchie di loro residenza la Conferenza Salesiana prescritta dal nostro Regolamento per la festa di S. Francesco di Sales.

Art. 4 del paragrafo VI: Ogni anno si faranno almeno due Conferenze: una nella festa di Maria Ausiliatrice, l' altra in quella di S. Francesco di Sales. In ciascuna di queste Conferenze si farà una colletta da inviare al Superiore Generale dell'Associazione. Nei luoghi dove i Cooperatori non potessero costituire la Decuria, e quando alcuno non potesse intervenire alla Conferenza, farà pervenire a destinazione la propria offerta col mezzo a lui più facile e sicuro.

La Conferenza potrà essere tenuta da qualunque oratore invitato dal Direttore o dal Decurione o dal Comitato di Cooperatori e di Cooperatrici costituitosi all'uopo.

Gli oratori che bramassero libri utili per la detta Conferenza, non hanno che da farne richiesta alla Direzione del Bollettino Salesiano e saranno loro spediti prontamente e gratuitamente.

LE FESTE GIUBILARI DELLE OPERE DI DON BOSCO NEL TEMPIO DI MARIA AUSILIATRICE IN TORINO

Gloriosa dicta sunt de te

Nel magnifico tempio di Valdocco in Torino ebbero felice compimento le solenni feste di Maria SS. Immacolata, inspiratrice delle Opere di Don Bosco. Furono centinaia di Salesiani, furono migliaia di Cooperatori presenti, ma molti più furono quelli, che, assenti di corpo, presenti in ispirito, si univano a questi in un pensiero, in un affetto solo per lodare e benedire la Vergine Benedetta. Fu cosa grande e stupenda, che rivelava la fede dei divoti e le glorie di Maria. La musica, la pittura, l'eloquenza, tutte le arti belle, le scienze, e sopra di tutto i sacri riti concorsero ad onorare la Madre di Dio e Madre nostra nel primo Giubileo Salesiano. Grandi cose sono state dette di Lei: « Gloriosa dicta sunt de te, Maria. (Ps. 86) »

Ma le laudi nostre, benchè partissero da cuori amanti, non furono che un'eco delle maggiori cose che di Maria ha detto lo Spirito Santo per mezzo degli Angeli, della Chiesa docente e del popolo cristiano, le quali prerogative ci rammentava il sacro rito nelle feste trascorse.

Grandi cose sono state dette di Maria dall'Angelo, quando, mandato a Nazareth da Dio, la salutava : Benedetta fra tutte le figlie di Eva. Se Maria è la benedetta fra tutte, dunque nessuna come Lei, nessuna sopra di Lei. Tutta la discendenza di Adamo è coinvolta nel peccato, essa sola è la Benedetta. Benedetta nell'eternità, perchè di Lei la Triade Santa si compiacque. Benedetta nella sua creazione, perchè in Lei versò i tesori delle grazie divine. Benedetta nella sua nascita, perchè fu l'aurora che annunziava il Sole di giustizia. Benedetta nel mondo, perchè ad esso diede il Salvatore. Benedetta in terra dagli uomini, perchè degli uomini è Madre. Benedetta in cielo dagli Angioli, perchè del cielo è Regina. Benedetta della stessa benedizione del suo Figlio divino : « Benedicta tu in mulieribus et benedictus fructus ventris tui. » Chi adunque non benedirà Maria?

Di Maria grandi cose dice la Chiesa. Illuminata nel suo Capo e nei suoi pastori dallo Spirito Santo, acciocchè rendano testimonianza alla verità sulla terra, la predichìno e la difendano, ha detto di Maria: « E il Verbo si incarnò per opera di Spirito Santo, nacque di Maria Vergine, fatto uomo. » Donde Maria veramente è, e rettamente si appella Madre di Dio. Essa adunque, a differenza di tutte le altre creature, non è solamente da Gesù Cristo illuminata, ma è il trono e la sede della Divinità. Gesù si trova fra le braccia di Maria. Tanto stretta è l'unione tra Maria e il Verbo di Dio Incarnato, che Esso Le è Figlio, ed Essa gli è Madre, nè avvi vuoi in terra vuoi in cielo relazione più stretta di quella che nasce dalla comunicazione di natura per la generazione. Se perciò troviamo Gesù tra le braccia di Maria, non troviamo Maria che tra la luce e la gloria immortale di Dio. Oh mistero di amore! Oh gloria incomprensibile, oh abisso di dignità ! Chi non onorerà Maria?

Il popolo cristiano, che vive sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, anch'Esso grandi cose dice di Maria: Tu sei la gloria di Gerusalemme. Essa sola basta ad illustrare tutte le umane generazioni. Risplende come la luce in mezzo alle tenebre del mondo. Per Lei non sono rotti i vincoli fra il cielo e la terra, per Lei la terra è tuttavia il soggiorno di Dio. « Tu sei la letizia di Israele. » Solo che si rammenti Maria , ritorna la speranza nelle avversità, e la pace nelle tribolazioni. Appare Maria e si dilegua la tempesta ; passa Maria e sul suo passaggio germogliano i fiori. Se vi è cosa bella che il cuore rallegri quaggiù, non è che immagine di Lei. La valle e la collina, il fiore e il cedro, il mare ed il cielo colle loro soavità e bellezze ci dicono le bellezze e la soavità di Maria.

Chi adunque non la amerà? Chi non sarà rapito dalla sua bellezza sovrumana? Chi non canterà le sue laudi ? Chi non desidererà il suo sorriso? Chi non piegherà le ginocchia dinanzi a questa Madre eccelsa, che stringe fra le braccia la infinita Bontà , che tutta a Lei si donò, perchè la comunicasse agli uomini

Quanto a noi, figli di Don Bosco, vogliamo, o Vergine benedetta Madre di Dio, stare sempre stretti al tuo altare. Ti abbiamo veduta come bella visione effigiata sulla cupola del tuo tempio ed abbiamo inteso ciò che sei, ciò che puoi, quello che vuoi. Eccoci a te servi, figli ed evangelisti. Il nostro cuore non cesserà di amarti, né la nostra lingua di lodarti. Da te non ci dipartiremo mai fino a che ti contempleremo , non più effigiata sulla terra coll'arte dei colori, ma svelata lassù nel cielo, dove con lingua nuova e con armonie ineffabili ti saluteremo ancora: Benedetta fra le donne, Madre di Dio, gloria e letizia del Paradiso!

Lo splendore, la grandiosità e l' inarrivabile pompa delle feste testè compiutesi sono davvero un inno , una musica , un poema, un fatto così sovranamente magnifico, imponente e mirabile, che l'animo commosso ne esulta d'immensurabile letizia. « Sì, lo diciamo francamente (così l' Unità Cattolica del 13 Dicembre 1891), queste feste sono e saranno mai sempre un trionfo della religione, una consolazione soavissima della fede, un pegno sicuro della special protezione di Maria Santissima su Torino, sull'Italia tutta quanta, una prova irrefragabile della vita divina di Gesù Cristo, pur in questo secolo xix, famoso per misfatti, ma grande ancora per virtù. Solo nella fede e nella carità di Gesù Cristo se ne può trovare una conveniente spiegazione. Esse solo possono dare una risposta eloquente alle bestemmie dell' empio e alla pusillanimità del debole. »

I tre primi giorni. Domenica.

La chiesa si apre finalmente in tutta la magnificenza della nuova pompa artistica. Sono scomparsi i ponti, tolti i veli ed il popolo vi accorre affollatissimo e contempla estatico.

È diventata proprio Regina formosissima Coeli corusca civitas, come si esprime la Sacra Liturgia, e questo per opera specialmente di un Salesiano, il sacerdote Antonio Sala, che diresse e inspirò tutti i lavori.

All'entrare adesso in Maria Ausiliatrice un sorriso di compiacenza spunta sulle labbra, un non so che di gentile e soave si espande in quel sacro ambiente, vi si sente, più che mai la Madonna, ed Essa è là, beata pacis visio, che sorride contenta a' suoi figli dal suo nuovo altare marmoreo, in mezzo a svelte e ricche colonne, circondata da Santi e da Angeli dipinti, scolpiti, in medaglioni e statue, in alti e bassi rilievi, che la guardano estatici d'amore e par che le offrano le preghiere di quel mondo di gente che si accalca a' suoi piedi.

Come appar più sfogata e splendente la cupola cogli affreschi del Rollini, come si presenta graziosa l'ampia navata cogli stupendi ornati del Costa, come armonizzano i fregi coi capitelli delle colonne, coi quadri delle cappelle, colle linee architettoniche !

Domenica, 6 dicembre, celebrò la Messa per la Comunione generale S. E. Mons. Manacorda, Vescovo di Fossano. Alle 10 1/2 pontificò S. E. Mons. Rosaz, Vescovo di Susa, assistito da Mons. Pechenino, dai Reverendissimi Canonici Re, Sorasio e Giaume e da numerosissimo Clero.

Che dire della musica? Il primo omaggio alla Beata Vergine è reso dai giovanetti della Casa Salesiana di Faenza (Romagna). Mentre il popolo si accalca all'altare per la Comunione distribuita dal Vescovo celebrante e da due sacerdoti aiutanti, le vòlte echeggiano di soavi melodie. È prima una voce di soprano che ripete su note del Cherubini la Salutazione angelica. Sottentrano quindi altri soprani e contralti con l'Ecce panis. Le voci sono bellissime, l'esecuzione è inappuntabile e con squisita finezza di espressione. Quei buoni soprani e contralti esprimevano coi loro canti l'affetto e la divozione di più centinaia di loro compagni che dall'ardente Romagna li accompagnavano colla mente e col cuore, dolentissimi di non aver potuto venire anch'essi al desideratissimo tempio.

Alle 10 1/2 i cori poderosi della scuola dell'Oratorio, coadiuvati da cantori di altre Case Salesiane e da distinti maestri della città, spiegano tutta la loro potenza. La musica è del Cherubini. Il Kyrie ed il Credo della Messa solenne in sol , il Gloria della Messa dell'Incoronazione. L'effetto è imponente oltre ogni dire. Gli a soli s'intrecciano coi cori con felice spontaneità e gusto. I cori non lasciano nulla a desiderare ; sono bene equilibrati e di una forza più unica che rara. Ammirasi la padronanza e la sicurezza con cui l'esimio maestro Dogliani dirige l'esecuzione,

Nel pomeriggio il concorso dei fedeli era tale che pareva essersi riversata in Valdocco tutta la città. Dopo i Vespri S. E. il Vescovo di Fossano teneva uno stupendo discorso.

« Don Bosco è l'uomo provvidenziale mandato da Dio a salute del nostro secolo. Come i sapienti della Corte di Faraone in anni difficilissimi e disastrosi suggerivano : Provideat Rex virum sapientem et industrium, qui spiritu Dei plenus sit... Provveda il Re un uomo sapiente ed attivo, il quale sia pieno dello spirito di Dio.... a salvezza della nazione, così l'umanità in tempi non meno difficili e disastrosi sentì il bisogno di un uomo di tal fatta. Lo spirito di Dio lo diede quest'uomo, lo guidò dalla campagna alla città, dalle più umili alle più ardimentose imprese, dalle terre nostrali alle più lontane ; e chi può tener dietro alla luce della fede ed alla fiamma della carità che questo apostolo diffonde per tutto il mondo? »

Il facondo oratore presenta con tratti vivi e convincenti la cara figura di Don Bosco e le sue mondiali imprese, ed esclama:

« Cinquant'anni di operosità apostolica a salvezza di tante anime, cinquant'anni spesi in sovvenire i poveri, nell'insegnare agli ignoranti, nel diffondere la luce della verità e la fiamma d'ogni più eletta virtù, cinquant'anni impiegati in un'attività portentosa e fenomenale nell'impiantare oratorii, ospizi, collegi, missioni, nell'erigere chiese, tipografie, scuole e via via tante stazioni destinate a diffondere e mantenere il regno di Gesù Cristo in mezzo ai popoli, costituiscono con giusta ragione un forte argomento di giubilo e di festa. Si adorni adunque il tempio di Maria ove s'incentrano e fan capo tante mirabili opere; s'inneggi a quel prode atleta, a quell'instancabile prete che fu strumento di grazie tanto sorprendenti e si ringrazi il Cielo che cotanto benedisse e fecondò le opere di D. Bosco. »

Infine chiude il discorso con le seguenti parole

« Venerandi Salesiani, giovani diletti, benemeriti Cooperatori, uomini di fede non finta, genti che anelate al vero, al bello, al sublime, al celeste, al divino, prostratevi dinanzi al trono di questa Regina dell'universo, e ringraziatela, perchè, non paga d'averci dato il divin suo Figlio , che, morendo, la morte distrusse, per rigenerare a vita vera la moderna società, ci diè l'uomo saggio ed attivo, virum sapientem et industrium , ci diè l'uomo pieno dello spirito di Dio, spiritu Dei plenum, ci diè Don Bosco.

Il discorso durò più di un'ora, interessando vivamente l'immenso uditorio. La benedizione del SS. Sacramento era impartita da S. E. il Vescovo di Susa.

Dopo le sacre funzioni la sommità esterna della cupola era illuminata a gaz, in guisa che la statua dorata della Madonna, che vi torreggia da regina, presentavasi alla città come celestiale e benefica apparizione. Questa illuminazione fu ripetuta ogni sera per tutto l'ottavario.

I cortili interni le due domeniche ed il giorno dell'Immacolata Concezione furono illuminati con centinaia e migliaia di palloncini e bicchieri disposti a festoni ed a fiorami. Vi s'ammirava nelle due domeniche, tra le altre rarità che più guadagnavano l'attenzione, un grande quadro trasparente, in cui campeggiava l'immagine di Maria Ausiliatrice, ed il giorno 8 dicembre in mezzo ad un trionfo di mille lumi e fiori una bellissima statua dell'Immacolata.

Lunedì.

Il secondo giorno dell'Ottavario va segnalato per la esecuzione della Messa di Papa Marcello del Palestrina. Di questo capolavoro della musica classica già abbiamo parlato nelle precedenti esecuzioni. Ci basti qui dire che anche questa volta fu diretta e cantata con fedelissima interpretazione, e riuscì di effetto ancor più imponente per la grandiosità delle masse corali, stupendamente affiatate fra loro, e sicurissime di movenza in quel meraviglioso intreccio di voci. Negli a soli sostennero la parte di tenori il sempre caro sig. D. Lazzero e l'egregio sig. Francesco Bertone, e la parte di bassi l' esimio sig. Andrea Pelazza ed il M. Rev.do Don Alberto Bielli.

Nel pomeriggio, dopo i Vespri, teneva sermone S. E. il Vescovo di Susa.

Gioia e trionfo, così l'eccellentissimo oratore, gioia e trionfo in questi giorni nella contemplazione delle opere di Don Bosco. Gioia di migliaia e migliaia di anime sollevate alle fonti salutari della virtù, strappate dai pericoli ed avviate al cielo, fatte forti contro le insidie delle potenze avverso e nobilitate con quella fede che forma i santi. Trionfo dell'umiltà sopra le mondane grandezze, della debolezza sopra la forza, della grazia sopra la umana potenza.

» Volete meglio comprendere ciò ? Ritorniamo col pensiero a cinquant'anni fa, al 1841. »

Qui l'oratore, con brevi parole, ma con colori nuovi, ricorda il primo catechismo fatto da D. Bosco nel giorno dell'Immacolata di quell'anno, nella sacristia di San Francesco d'Assisi in Torino, ad un povero giovanetto abbandonato.

« Chi l'avrebbe detto in quel dì, continua l'oratore, che questa dovesse essere la prima pietra d'un immenso monte? il granellin di senapa che doveva svilupparsi in albero mondiale?

» D. Bosco era povero, non aveva redditi, era solo, il suo tetto restringevasi a due camerette ; chi lo aiutò ? Chi lo guidò a compiere le sue opere colossali? Lo disse egli stesso, che nella potenza della sua fede volle dedicare questo sontuoso tempio al suo potente aiuto.

« Chi aiutò D. Bosco è Maria, è l'Ausiliatrice del popolo cristiano.

Dopo ciò, il facondo oratore parla a lungo e con invidiabile chiarezza ed unzione della potenza e bontà di Maria.

Infine muove calda esortazione agli ammiratori, allievi ed amici di D. Bosco ad imitarlo nella fiducia in un tanto aiuto largitoci dal Cielo, in Maria potentissima Regina e Madre d'infinita misericordia.

Impartiva la benedizione col SS. Sacramento S. E. Mons. Bertagna, Titolare di Cafarnao.

Martedì il giorno 8 dicembre, sacro all'Immacolata Concezione di Maria.

Son cinquant'anni a questo dì che Don Bosco gittava il primo seme delle opere Salesiane.

Fin dalle prime ore del mattino il vastissimo tempio si riempie di fedeli. Alle Messe delle ore 6 e delle 7 le Comunioni generali formano un imponente spettacolo della più consolante pietà.

Alle 10 1/2 incomincia la Messa solenne. È festa tutta di famiglia. All'altare, tranne l'Arcivescovo assistente, Monsignor Pampirio, sono tutti allievi di D. Bosco. Il popolo spinge di quando in quando lo sguardo verso il presbiterio per vedere il successore di Don Bosco, D. Michele Rua.

« Era scena che suscitava mille pensieri ed affetti. Oh Don Bosco non è morto! Reliquit similem sibi post se. Lasciò come altro se stesso nel suo successore, ne' suoi allievi, che sono l'anima e la vita delle sue opere. Queste non morranno , no, anzi non faran sosta un istante. Il seme, gittato cinquant'anni or sono, fruttò prodigi. E che cosa sarà fra altri cinquant'anni? Lo vedremo dall'eternità, ma certo nuova meraviglia colpirà i mortali. È lo spirito di Dio che qui si espande e fruttifica , è l'opera della potentissima Ausiliatrice, perciò non verrà meno » (1).

Alla imponente maestà del tempio ed alla solennità del sacro rito risponde anche oggi la classica e sceltissima musica. Il capolavoro dell'immortale Palestrina è ripetuto con la stessa perfezione di ieri; più si sente e più si gusta. Gl'intelligenti ne vanno rapiti.. Si è trasportati in aere sublime e divino ; son mistiche note che ci guidano tra i padiglioni dorati dell'infinito, ove Iddio è lodato e glorificato dai celesti comprensori. L'Introito, il Graduale, l'Offertorio e il Communio sono eseguiti in canto fermo da soprani e contralti, con tanto gusto e perizia, da far sempre meglio conoscere gl'immensi pregi del canto della Chiesa quando è bene interpretato.

Erano pure presenti alla sacra funzione le rappresentanze delle Case Salesiane di Francia e nobili famiglie di quella cattolica nazione venute a rappresentare i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane loro connazionali. Alle rappresentanze italiane già venute nei giorni precedenti se ne aggiunsero altre. Eccitavano poi singolare curiosità una schiera di ben quaranta giovanotti polacchi, i quali da più mesi divenuti allievi della nostra Casa di Valsalice, avean ottenuto dai loro Superiori di venire al Santuario, per presentare anche il loro omaggio alla cara memoria di D. Bosco. Da appositi coretti assistevano, come i giorni precedenti, alcuni rappresentanti della stampa e parecchie famiglie della nobiltà torinese e di altre città.

La folla dei fedeli è sempre amplissima. Il tempio dovrebbe essere dieci volte più vasto per ricevere quanti desiderano entrarvi.

Alle sacre funzioni pomeridiane assisteva pure S. A. R. ed I. la Principessa Laetitia, che col suo seguito prendeva posto presso la balaustra di fronte al pulpito.

Solenne pure e ben eseguita fu la musica dei vespri. Negli a soli sostennero la parte di tenori i Signori Mascherpa e Fumero, e la parte di bassi il chiarissimo Prof. Teol. D. Luigi Caligaris. Sedeva all' organo l' esimio Cav. Remondi.

Dopo i Vespri saliva il pergamo S. E. Monsignor Pampirio, Arcivescovo di Vercelli. Esordiva col fatto di Colombo che salpò alla scoperta ed alla conquista di un nuovo mondo sulla nave Santa Maria.

« Don Bosco anch'egli intravvide un mondo da conquistare, un mondo morale ed immenso, la gioventù che tra le onde del secolo va perdendosi miseramente. Invocando Maria , gettandosi fidente nella mistica nave della divozione a questa divina Madre, mosse alla grande conquista. »

Dopo ciò l'eccellentissimo oratore svolgeva nobilissimi pensieri sulla grandezza e potenza di Maria e sulle eccelse opere che Essa compiè per mezzo di Don Bosco. Tenerissimo quando parlò della povertà e delle prime lotte che questi dovette sostenere; commovente quando dipinse la divozione che il buon prete nutriva verso la mistica stella che brillava sempre benefica sopra i suoi passi; e dopo aver detto di tante opere di D. Bosco, continuò

« Che dipingo io? Ecco le opere di D. Bosco Mirate questo tempio, queste bellezze, queste ricchezze dell'arte! Ecco D. Bosco. Che dice questo tempio? Il trionfo di D. Bosco per mezzo della protezione di Maria. Questo Santuario è come il piede di Maria che preme il capo di Satana, è una pagina sublime della vita di D. Bosco. Che vi dicono questi giovani? Che vi dicono i mille altri istituti da lui fondati ? Le sue opere non si manifestano solo nella nostra città, ma in moltissime altre della patria nostra; poi, oltrepassati i confini d'Italia, si estesero in Francia, in Ispagna, in Austria, in Inghilterra; dall'Europa passarono agli altri continenti ed invasero il mondo. Ecco il trionfo di D. Bosco, che gettasi nel mar burrascoso del mondo sulla mistica nave della divozione a Maria. »

La parola dell'oratore, ispirata, affettuosa, qua e là inghirlandata di fiori oratorii, guadagnava l'immenso uditorio, ed eccitava ammirazione , devozione , riconoscenza e santo entusiasmo.

Scena imponentissima fu alla benedizione. Mentre il Vescovo sollevava il SS. Sacramento e benediceva il sacro tempio, la piazza fino ai viali del Corso Regina Margherita, buon tratto della via Cottolengo e dei cortili dell'istituto rigurgitano di fedeli che , divoti e silenziosi , prostravansi ad adorare il Re dei Re, il Dio Redentore che dall'altare della divina Madre Maria benediceva alla sterminata moltitudine. Non s'era mai vista tanta folla.

Dopo le sacre funzioni si apersero al pubblico i cortili interni dell'Oratorio. La folla v'irruppe avidamente, attirata dalla stupenda illuminazione che avevano preparato i nostri giovani artigiani e per assistere al concerto dato dalla nostra banda musicale. I giovani suonatori tanto in questo come negli altri concerti dati in questi giorni furono applauditissimi e meritarono particolari elogi dalla pubblica stampa e da distinti maestri. Ci piace inoltre qui notare, che ai nostri musici dell'Oratorio si erano uniti in queste feste alcuni giovani delle bande musicali dei nostri Oratorii di Faenza e di Mogliano Veneto, intervenuti colle rappresentanze di queste due Case Salesiane.

Le Quarant'ore.

Dopo tre giorni di inni e cantici in onore della Gran Madre di Dio , con felicissimo pensiero succedettero in questo ottavario tre giorni di solenne adorazione a Gesù in Sacramento. Quali divozioni van meglio unite di queste? Nei fasti gloriosi della nostra redenzione Maria è l'alba che annunzia il gran giorno dell'impero dell'Unigenito di Dio , Maria l'aurora benefica che precede il Sole di giustizia Cristo Gesù. Maria con Gesù in Betlemme, Gerusalemme , Nazaret, sul Cal vario. Maria con Gesù adunque nei nostri cuori, nei templi, sugli altari.

L'affluenza dei fedeli rinnovavasi numerosa dal mattino alla sera. Alla Messa dell'Esposizione, celebrata ogni dì da un Vescovo, la Comunione, stante la folla dei fedeli, doveva essere distribuita anche da due sacerdoti aiutanti.

Affollatissimo il tempìo alla predica ed alla benedizione impartita pure da un Vescovo. Predicò ogni giorno S. E. Mons. Pulciano, Vescovo di Casale.

« Maria fu l'ispiratrice delle opere di D. Bosco, così l'eccellentissimo oratore nella prima sua predica, e l'Eucaristia fu l'alimento che alle medesime trasfuse lo spirito di Gesù Cristo. »

Interessantissimo quando descrisse le opere di D. Bosco mirar tutte all'Eucaristia, a purificare, preparare e condurre le anime a Gesù.

Il secondo giorno svolse altro interessante tema

« Le magnificenze e gli splendori dell'arte, così il facondo oratore, che arricchiscono questo tempio - e circondano il Sacramentato Gesù, ci annunziano le grandezze di un tanto Sacramento.

» Ma Gesù è nell'Eucaristia non solo per albergare con noi e ricevere le nostre visite, ma anche per discendere nelle anime, colla S. Comunione. Queste grandezze e queste magnificenze adunque ci predicano le grandi disposizioni che si convengono alla maestà ed alla bontà di Colui, che viene in noi, per farsi nostro spirituale alimento. »

Parla quindi con particolare pietà ed affetto delle disposizioni richieste per la santa Comunione, disposizioni le quali, invece di allontanare, guadagnano i cuori a Gesù e quindi le anime alla frequente Comunione.

Nell'ultimo giorno delle Quarant'ore parlò dei mirabili effetti che produce nell'anima cristiana la S. Comunione. Prima di finire pronunciò accalorate parole sulla Pia Opera dell'Adorazione quotidiana, testè fondata in Torino ed in questa circostanza anche nel tempio di Maria Ausiliatrice

« Sia benedetta questa istituzione che col titolo di Adorazione quotidiana universale vuol chiamare tutto il popolo all'altare di Gesù! Gesù è sempre là che ci attende e prega per noi anche quando il tempio è deserto. Non fecit taliter omni nationi. Oh veniamo a Lui adunque non solo nelle grandi solennità, attirati dallo spettacolo di solenni riti, ma ogni giorno, ogni giorno. Veniamo a prostrarci ai piedi suoi, veniamo a pregarlo, ad ansarlo, ad unirci con Lui. L'anima nostra , oh quest'anima che è destinata a star poi sempre con Gesù dopo la carriera mortale, s'avvicini ora a Lui ogni giorno. Ne abbiamo tanto bisogno. I mali crescono ed allagano la terra ; salviamoci, volando quali immacolate colombe attorno al divin tabernacolo. Oli la nobile, santa e divina opera dell'Adorazione quotidiana universale penetri in tutte le famiglie, in tutte le cattoliche associazioni, si diffonda nel popolo, invada tutta la società per attirarla tutta a Gesù. »

Giorno settimo. Solenni suffragi.

Come potevam noi dimenticare in questo ottavario i tanti benefattori di questo tempio già chiamati da Dio all'eternità? La mattina del settimo giorno era consacrata per loro.

Numerosissime furono le comunioni in loro suffragio , specialmente alla Messa delle ore 7 1/2, celebrata da S. E. Mons. Vescovo di Fossano.

Alle 10 1/2 il popolo era accorso in folla alla Messa solenne, pontificata da S. E. Monsignor Marello , Vescovo di Acqui. Erano Cooperatori e Cooperatrici ed altri fedeli che univan le loro preci alle nostre ed a quelle dei nostri giovanetti. Si eseguì la nuova Messa funebre di Monsignor Cagliero.

Il Vescovo celebrante nel discorso che improvvisò prima dell' assoluzione ne parlò con entusiasmo. Fu un dettato spontaneo ed affettuoso del cuore, col quale l'illustre Prelato, applaudendo agli accorsi per la carità che dimostrarono verso i benefattori defunti, li invitava ad imitarli nel soccorrere con generosità le opere dell'indimenticabile Don Bosco.

Partenza di 18 Salesiani per la Palestina.

Altra pagina abbiam qui da scrivere per un fatto che consola e riempie di gaudio il cuore ogni volta che si ripete. Maria Ausiliatrice rivolge ai suoi figli le parole di Gesù Cristo : Euntes docete omnes gentes. Quanti, difatti, quanti Salesiani partirono dall'altare di questa Gran Madre per le lontane Missioni !

Oh queste feste giubilari siano adunque segnate anche con tal fatto, Ed i missionari vi sono, partono in numero di diciotto per la terra più desiderata, per la Terra Santa. Tra loro si annoverano alcuni giovani Chierici che, già istrutti nelle lettere e nelle scienze, recansi negli stabilimenti, colà eretti dall'ottimo Can. Belloni, per imparare sul luogo la lingua araba, a fine di poter in seguito coadiuvare quel zelante Missionario, padre a tanti orfanelli. Capo della spedizione è il Sacerdote Antonio Varaia, , già Direttore del nostro Orfanotrofio di S. Isidoro a SaintCyr in Francia ed ora destinato alla Direzione dello Stabilimento di Beyt-Gemal in Palestina.

Verso le tre pom. di questo stesso giorno il tempio si riempie di popolo. Dopo il canto del Vespro, sale in pulpito S. E. Mons. di Fossano.

L'eloquente oratore, dopo aver parlato domenica scorsa del passato delle opere di Don Bosco, ora parla del presente delle medesime.

« Sono come ben forniti granai , che D. Bosco aperse qua e là pel mondo, perchè grande è la carestia morale in mezzo ai popoli. »

L'oratore passa quindi in rassegna le Case Salesiane, e, parlando poscia dei Missionari, esclama

« E che cosa dànno questi campioni della fede? Essi dànno tutto ciò che hanno, pronti a versare il sangue per la diffusione della fede, a dar la vita, purchè si salvino le anime.

» Spettacolo inesplicabile agli occhi del secolo! Diciotto giovani che abbandonano la patria, gli amici, quanto hanno di più caro quaggiù,' non per l'amore di gloria terrena, non per avidità di agi e di ricchezze, ma per una santa brama di far conospere Gesù Cristo, di portar la civiltà a sconosciuti fratelli. Spettacolo meraviglioso che noi vediamo coi nostri occhi e che tocchiamo con mano. Spettacolo portentoso che dimostra la forza e la tempra della vita che D. Bosco lasciò alle Sue opere.

» Ma se questi valorosi dànno tanto, che cosa dovremo dar noi?

» Che cosa devono dare tutti quelli che hanno cuore e conoscono le indigenze del prossimo?

» Iddio è il padrone universale di tutto e di tutti. Senza alcun nostro merito ci pose in una condizione nella quale abbiam ricchezze. Di chi sono queste? Sono di Dio, sono roba sua; noi non ne avevamo diritto alcuno.

» Ma oltre ai ricchi egli ha creato una falange immensa di poveri, di disgraziati , ha sparso tra loro un mare di indigenza e di dolori, e pare che abbia concentrato in pochi quello che sparse sulla terra di ricco e di grande. Egli ha voluto così, ma quale dovere ha imposto ai ricchi, ai possidenti ?

» Ricordiamoci però che Dio non è ingiusto, non dimenticherà certamente le sofferenze dei poveri e le ricompenserà nella vera, nella eterna vita. Ma credete voi forse che lasci impunito chi ha ricevuto tutto e non dà nulla? Dovrete, o ricchi, dovrete, o possidenti, dar conto a Dio dell'uso che avrete fatto della roba sua, ne dovrete dar conto sino all'ultima moneta. Sarete principi, sarete conti , sarete padroni di poche terre, ma quando al punto di morte, stesi sul letto del dolore, dovrete presentarvi a Dio, non importeranno i vostri titoli, ma bensì le opere vostre; e comparsi all'eternità, Iddio peserà ciò che ha dato e ciò che riceve ; non vi saranno scuse o pretesti... Iddio vi mostrerà quanto avreste potuto fare colle sostanze a voi consegnate, a vantaggio delle anime ed a sollievo dei poveri, e voi sentirete tutto il rigore della sua divina giustizia. Qui è cosa positiva.

» Non si tratta di romanzi o di poesia , ma si parla di quanto c'insegna la fede. Sì, il ricco ha le ricchezze da Dio e deve amministrarle secondo la divina volontà. Non le può sprecare, non ne può fare strumento di avarizia, non può tenerle inerti, come non può farne strumento di peccato, ma deve amministrarle a pro dei poveri, deve amministrarle a salute delle anime, a vantaggio dei derelitti fratelli. È voler di Dio, è comandamento di Colui che ama i poveri di sviscerato amore, di Colui che ama le anime fino a salire il Calvario per la loro redenzione, di Colui che tutto pesa, tutto misura e dinanzi al quale nulla va profanato di quanto nella sua bontà ci diede. Oh comprendiamo una verità cotanto importante, e soccorriamo le missioni ed i missionari, soccorriamo le opere di quell'apostolo portentoso del nostro secolo, di D. Bosco, che tanto s'adoprò pel sollievo dei poveri e per la conversione delle anime. Facciamo del bene mentre siamo ancora in tempo e tesoreggiamo pel Paradiso. »

Dopo lo stupendo discorso dell'eloquente Vescovo di Fossano , S. E. il Vescovo di Acqui impartiva la benedizione col SS. Sacramento, e poscia recitava le preghiere dei pellegrinanti. Finite le dette preghiere , lo stesso Vescovo di Acqui rivolse il saluto ai Missionari con affettuosissime ed inspirate parole.

Come descrivere poi la scena dell'abbraccio ? Passavano quei cari Salesiani dalle braccia dell'illustre Prelato a quelle del venerando D. Rua, che vedevano forse per l'ultima volta, poi salutavano gli altri superiori ed amici. Oh quale impressione in quei cuori tanto generosi ! Quale commozione in tutti gli astanti e nel popolo stesso che si accalcava con avidità verso il presbiterio !

Vedemmo più volte siffatte scene in quel sacro tempio, ma per quanto ripetute ci fanno sempre una impressione profondissima nel cuore.

Andate, o cari figli di D. Bosco; gli Angeli di Dio vi accompagnino, e le anime degl'infelici, a cui saran sacre le vostre apostoliche fatiche , si pieghino all' apparire della vostra virtù ed alla potenza della vostra divina parola. Nel campo dell'azione a voi è riservata la parte più difficile, ma sarà pur grande la gloria che vi attende nei cieli nel giorno del vostro trionfo.

Giorno ultimo

Gloria in altissimis Deo! Le feste giubilari furono coronate in quest'ultimo giorno con tanto entusiasmo di solennità , con tanto slancio di fede e di amore da riuscire ad impareggiabile trionfo in onore della Gran Madre di Dio.

Le sacre funzioni furono anche in questo giorno celebrate da Vescovi e con accompagnamento di scelta musica. Tenne il discorso S. E. Mons. di Fossano, e disse dell'avvenire delle opere di D. Bosco.

Piacque il pensiero che D. Bosco vive nella Pia Società Salesiana , si personifica nella medesima ed è una visibile sua perpetuazione. D. Bosco vive, D. Bosco opera, D. Bosco va estendendo ognora la sua azione nel mondo , D. Bosco è la Pia Società Salesiana.

Cantavasi quindi il Te Deum con musica di S. E. Mons. Cagliero. Il popolo rispondeva, alternando i versetti.

Quanti affetti suscitavansi nell' animo ! Quante rimembranze e quanti incontri di idee e di fatti ! Oh Iddio sia benedetto ! Era tutto il popolo che con voce piena e universale ringraziava la infinita bontà e misericordia di Dio presso l'altare di Maria, nel tempio dal quale partirono tanti drappelli di sacerdoti, per invadere la terra a redenzione della gioventù. L'umile pastorello di Castelnuovo, l'umile prete di Valdocco, D. Bosco, ci rifulgeva alla mente in tutto lo splendore della sua carità e dell'immenso poema delle sue opere.

In presbiterio pertanto, con felice pensiero, facevano da ceriferi un eletto stuolo di nobili giovani Torinesi , del fiorente Circolo Beato Sebastiano Valfrè. Questi valorosi giovani con cattolico coraggio ed illuminata pietà si erano posti a servigio del tempio in tutto l'ottavario, e specialmente per la questua. Il popolo ne andava edificatissimo e noi non possiamo fare a meno che pubblicamente ringraziarneli, commendare il loro esempio e proporlo alla più ampia imitazione.

Per concessione pontificia, S. E. Monsignor Manacorda, prima della benedizione del SS. Sacramento, impartiva alla sterminata folla dei fedeli, a nome del Papa, l'Apostolica Benedizione.

All'uscire dal tempio, l'interno della cupola veniva illuminato dall'alto con fuochi di bengala. I raggi multicolori proiettati sugli affreschi, onde la cupola ora si abbella, producevano nuovo , inatteso spettacolo.

I cortili interni. intanto, artistìcamente illuminati, si aprivano alla folla che vi accorreva, per assistere l' ultima volta al concerto dato dalla banda musicale dei nostri allievi.

Passarono queste feste così belle, grandiose e ad un tempo così popolari, ma non passerà sì presto la loro memoria, nè quella dei benefizi immensi fatti all'umanità dal venerando D. Bosco e di quelli che va tuttavia facendo colla perpetuazione di se stesso nella Pia Società Salesiana.

Mentre quindi di tutto diam lode a Dio ed alla Gran Madre Ausiliatrice, ci sentiamo erompere dal cuore un affettuoso evviva a D. Bosco. Sì ! Evviva D. Bosco ! Evviva questa fulgida gloria della religione e della patria! Risuoni questo evviva in milioni di voci ed in cento favelle, da Londra allo Stretto di Magellano, dalle cime di Bogotà e di Quito alle nuove Case Salesiane dell'Africa e dell'Asia. È l'evviva dei discepoli che inneggiano al maestro, l'evviva dei figli che festanti e con isconfinata gioia plaudono alla cara memoria del padre, del duce, del benefattore, dell'amico, inneggiano e plaudono a D. Bosco !

Evviva D. Bosco!

(1) Vedi Unità Cattolica del 10 dicembre 1891.

IL COLLAUDO DELL'ORGANO

nella chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino.

In mezzo ai grandi lavori che, mercè il generoso concorso dei benemeriti Cooperatori e delle pie Cooperatrici Salesiane, si poterono eseguire per ristorare e decorare il tempio di Maria Ausiliatrice in Torino e renderlo degno monumento del compianto nostro Don Bosco, non poteva essere omesso l'Organo, che alle sacre funzioni aggiunge maestà e decoro.

L'antico, opera dei rinomati fratelli Lingiardi di Pavia, a cagione di un incendio causato dalla rottura di un tubo di gaz fin dal 1881, ebbe a risentirne assai nel sommiero principale per l'acqua che vi si dovette gettare.

Fu quindi incaricato di rimetterlo in buono stato, e di ridurlo nel tempo stesso alla forma liturgica, il celebre Cav. GIUSEPPE BERNAsCONI, il quale seppe, conservando pur l'antico, con aggiunte e convenienti ampliamenti, formare un grandioso Organo, corrispondente alla grandiosità del tempio ed alla gravità delle sacre funzioni.

Il collaudo venne fatto il 3 dicembre dalle 2 alle 5 pomeridiane. Vi era accorso un pubblico numeroso ed intelligente, fra cui si notavano parecchi maestri di grido. Assisteva pure S. A. R. ed I. la Principessa Letizia, accompagnata da una dama e da un gentiluomo d'onore.

« Diè principio l'illustre cav. Remondi con una fantasia d'introduzione, cui fece seguito la Fuga in sol minore del celebre Sebastiano Bach. Questa Fuga, come per la sua bellezza forma l'ammirazione dei veri intenditori di musica organica, così è per la sua arduità la vera pietra di paragone per gli esecutori. Ed il Remondi non solo la rifece sull'organo con tutta precisione, ma con agevolezza somma.

« Di poi il valoroso artista eseguì la Fanfara del Lemmens e ricreò gli uditori con un suo brioso scherzo ed una soavissima Cantilena pastorale, dove mostrò come egli unisca in grado eminente le due arti dell'eseguire o del comporre

» Bel saggio di grande abilità diedero pure il maestro Galli, organista di Sant'Ambrogio di Milano, ed il maestro Gerbaldi, organista di San Secondo in Torino.

» L'Organo di Maria Ausiliatrice, sebbene pei nuovi lavori sia liturgico nel più stretto senso della parola, non è punto nella sua maestosa gravità disacconcio a porgere quel nobile diletto, che non è disdicevole al luogo santo, e che dai più autorevoli interpreti della sacra Liturgia viene consentito. Onde ebbe a scrivere il card. Bona : « Il concento dell'organo letifica gli abbattuti cuori degli uomini e inspira la giocondità della città superna, stimola i pigri, ricrea e sollecita, i giusti provoca all'amore, alla compunzione i peccatori » (De divina Psalmodia).

» La Ditta del cav. Giuseppe Bernasconi e fratello Cesare, che aveva dato pel passato strumenti per la parte fonica sempre eccellenti, col presente restauro mostrò d'aver progredito nella parte meccanica in maniera straordinaria. Perciò il grandioso strumento si presta ora così facile ai voleri dell'organista, che meglio non farebbe un piccolo harmonium, il che torna a grande risparmio di forze per chi lo maneggia, e ad inestimabile vantaggio delle esecuzioni musicali. (1) »

(1) V. Unità Cattolica del 5 Dicembre 1891.

A PROPOSITO DI UN' ILLUSTRE VISITATRICE al nostro tempio.

Riceviamo da un nostro Cooperatore e volentieri pubblichiamo queste poche parole a proposito di una illustre visitatrice al Santuario di Maria Ausiliatrice nella sera della Concezione.

« Me ne usciva pieno di meraviglia dal Santuario così abbellito e sapientemente ristorato, meco compiacendomi di una festa diventata generale e cittadina. Non le parlerò della musica , non delle funzioni , non del maraviglioso panegirico di Mons. Pampirio, neppure della pietà che io vedeva in fronte di tutti i divoti, perchè ella stessa avrà veduto ed annotato; ma colla mente assorta a queste bellezze più celestiali che terrene fui colpito da una salve di applausi, che un popolo infinito, grato al bell' esempio che veniva dall' alto, lieto di vedersi affratellato con persona reale, levava alla Principessa Letizia, che usciva in quel momento dal gran portone della Casa dell'Oratorio.

son certo che la regal Donna avrà notata la differenza di quello spontaneo ed affettuoso omaggio, tra quello che può ricevere in altre occasioni ed in altri siti, e ne ripeterà, io credo, per lungo tempo l'eco piacevole e gioconda. Ella volendo forse in quel dì attestare la sua religione, comparve improvvisa in quel santuario che, se le ricordava pietose memorie, la invitava pure a pregare ed a piangere (1). La sua visita gioverà anche ai posteri.

Ma quegli applausi sinceri e divoti, la marcia reale intonata dalla banda di giovani che seppi appartenere all'Oratorio festivo di S. Francesco, la luminaria che risplendeva dalla fronte irradiata della Madonna posta sulla cupola e dava una luce copiosa e quieta, produssero in me un tal senso di stupore, di allegria e di santo entusiasmo, che benedissi alla mia patria, augurai ai miei Sovrani di poter sovente qui nella loro patria assistere ai miti altari della Vergine Immacolata alle sue feste simpatiche e grandiose. Gli applausi sulla piazza di Maria Ausiliatrice dicono assai in questa seconda parte del secolo, e spiegano come il nostro popolo è divoto, ancorchè insidiato e tradito, e che approva chi si dimostra tale. Io là vedeva il patrizio ed il popolano, la matrona e l'operaia, e tutta questa immensa onda di gente composta , raccolta , lieta ed espansiva inneggiava a Colei che tutte le generazioni chiameranno Beata. Che se fu trionfo per Maria, che tornò a premere più formidabilmente il capo al serpente ; se le opere di D. Bosco ebbero la sanzione del tempo, e omai son dichiarate imperiture , io vedeva serena come l'iride , brillar la speranza della religione e della pace in un giorno più o meno lontano per i nostri paesi ; e poi ricomponendomi a cantar le lodi di Maria fra me stesso ripeteva i noti versi del poeta, che tutta mi esprimevano la commozione di quella sera

O Vergine, o Signora, o tutta santa, Che bei nomi ti serba ogni loquela! Più d'un popol superbo esser si vanta In tua gentil tutela.

E veramente popolo e re, ricchi e poveri, commercianti ed operai, tutti furon veduti in quel giorno pregare e supplicare Maria , Madre degli afflitti , soccorritrice dei poveri ed aiuto potente dei cristiani. »

(1) Il nostro corrispondente allude forse al Principe Amedeo che nel 1865 aveva collocata la pietra inaugurale del santuario di Maria Ausiliatrice.

Una lapide commemorativa nella chiesa di S. Francesco d'Assisi.

Nel pomeriggio dell' Immacolata un' eco delle grandiose feste che si celebravano nel magnifico tempio di Maria Ausiliatrice in Valdocco risuonava nel romito recinto della sacristia di S. Francesco d'Assisi. Una schiera eletta di Operai Torinesi, tra i quali parecchi antichi alunni di D. Bosco, vi era colà raccolta per pagare un nuovo tributo di amore e di ammirazione all'indimenticabile padre e protettore degli operai. Si scopriva una lapide, la quale deve ricordare come proprio là ebbe il primissimo principio la grand'Opera Salesiana, che ora si stende quanto il mondo lontana. Colà D. Bosco accolse fra le sue braccia, accarezzò, ammaestrò nelle vie del Signore quel giovinetto Bartolomeo Garelli, che doveva essere il primo di tutti gl'innumerevoli che si raccolsero poi sotto il suo manto e si strinsero al suo cuore paterno. Vi furono discorsi di una eloquenza così viva, così vera, così cordiale che non si potrebbe dire. Parlò il cav. Borelli e disse delle Istituzioni Salesiane, felicitando i padri di famiglia perchè i loro figli, schivando gl'insegnamenti atei e disonesti,

Ove stillato ogni veleno si beve, potevano trovare in esse i sani pascoli di dottrine feconde d'ogni bene religioso e civile.

Parlò l'antico alunno Carlo Gastini , mostrando quanto sia vera quella sentenza : è il cuore che fa. gli uomini eloquenti... A quale altezza non si elevò il modesto operaio parlando del suo caro padre e maestro Don Bosco! E quando narrato di quella sera che D. Bosco nei pressi di Valdocco, allora così deserti e malinconicì , si abbatteva in un giovincello tutto solo, intirizzito, famelico , egli, colle parole interrotte dal pianto , ma colla gioia che dalla nobile anima traspariva sulla fronte serena, esclamò : Quel poverello è colui che parla, son io, io Carlo Gastini ! chi potè frenare le lagrime

Parlò poi l'egregio sac. dottore Giovanni Francesia, mille cose dicendo di D. Bosco care e belle, con l'accento di chi piange ed esulta ad un tempo, perchè i figli di D. Bosco non parlano se non con un tumulto di diversi affetti di lui che trionfa in cielo, ma lascia i figli in un indicibile desiderio della sua cara e buona immagine paterna.

Presiedeva la cara, e soavissima funzione S. E. Rev.ma Mons. Basilio Leto, Vescovo titolare di Samaria. Eglì, in ossequio alle prescrizioni della Chiesa , invitò i presenti ad una breve preghiera in suffragio di D. Bosco, e poi benedisse tutti a nome di lui.

Degna impresa hanno compita gli antichi alunni, la quale non torna a minor gloria loro che al loro caro padre, perchè la riconoscenza, che anche nella presente circostanza hanno dimostrata , li rende degni della riverenza e dell'amore di ogni animo ben nato.

(Unità Cattolica del 10 dicembre 1891).

L'omaggio dell'UNITÀ CATTOLICA all'Opera di D. Bosco.

Riconoscenti riportiamo con piacere l'Omaggio che la Benemerita Unità Cattolica faceva alle Opere Salesiane nell'occasione delle feste giubilari

Il nostro giornale, così l'illustre Direttore dell' Unità Cattolica, ha una ragione particolare di esultanza nell'odierna festa cinquantenaria, essa che vide ben dappresso gli esordi di questa grand'Opera di Don Bosco, e la seguì in tutto il suo meraviglioso sviluppo. Prima l'Armonia e poi l'Unità Cattolica tennero sempre le loro modeste colonne a servizio di lei, per darle tutto quel po' di pubblicità che per noi si poteva, col discorrere delle sue istituzioni , manifestarne i bisogni, propugnarne con tutto il buon volere la causa : abbiamo così preluso alla pubblicazione del Bollettino , che avea poi ad essere l'organo ufficiale e diffusissimo delle Opere Salesiane.

E Don Bosco ci ricambiò sempre di tenerissimo affetto, tenendo in qualche conto quel po' d'aiuto che dal giornale nostro gli poteva venire ; e si strinse con cordialissima amicizia al fondatore e direttore dell'Unità, Cattolica, il compianto teologo Giacomo Margotti. Quei due zelanti sacerdoti, che, con mezzi diversi, lavoravano per la stessa santissima causa, se la intendevano fra di loro; si stimavano, si amavano, e la loro vita operosa ebbe molti punti di contatto , e si spense quasi insieme. Ricordiamo singolarmente il 25 luglio 1886. Allora il venerando uomo di Dio, sebbene già sofferente di salute, volle onorare il suo amico e prender parte alla sua festa onomastica ; in quel numero ristretto di persone che si era, in famigliare ed intima conversazione, D. Bosco ci trattenne sulle grazie singolarissime di Maria Ausiliatrice, e poi fece cadere il discorso sopra il suo giubileo sacerdotale, che si doveva celebrare in quest'anno e pel quale già correva il progetto di una Messa di canto liturgico da eseguirsi da duemila voci. Ma poi, quasi correggendo quelle previsioni, che non dovevano avverarsi, prese a parlare di Paradiso e disse due volte al Margotti : - Oh ! signor Teologo , che cosa sarà mai in Paradiso ! - Quelle parole, quell'insistenza ci fecero impressione ; ma non ci saremmo immaginato che doveva essere quella l'ultima visita di Don Bosco al Margotti e che nel breve giro d'un anno e mezzo sì l'uno che l'altro avrebbero lasciata questa per l'altra vita !

A noi Don Bosco continuò poi la sua paterna benevolenza, e non lasciò modo per farcene sicuri. Quel giorno, che fu l'ultimo del servo di Dio sulla terra, poco prima che spirasse, egli si degnò di accoglierci colla usata sua bontà ed ebbe ancora un fil di voce per raccomandarci la santa causa del suo Oratorio e specialmente delle sue Missioni. Furono le ultime parole che udimmo dal suo labbro, e ci restarono impresse e preziose nel fondo dell'anima: non le dimenticheremo mai.

Se oggi noi le rammentiamo, si è per dimostrare quali legami ci stringano all'Opera di Don Bosco, qual bisogno abbiam noi pure di unire il nostro plauso a quello di tanta parte della Cristianità in questo Giubileo Salesiano; è dovere di riconoscenza, che ci muove verso chi tanto ci onorò da accettare l'umile nostra cooperazione, dimostrando di pregiare i servizi che alla Chiesa può prestare la stampa cattolica. E il nostro plauso, ne siam certi, non cadrà inascoltato : quel gran servo di Dio , che oggi si festeggia nelle istituzioni sue, benedirà, come il faceva da vivo, e più efficacemente, alle nostre povere fatiche, che tutte spendemmo, e, se Dio ci dà vita, intendiamo di spendere per la propagazione del regno di Dio e per l'esaltazione del suo Vicario in terra.

VANTAGGI SPIRITUALI per i benefattori dell'Orfanotrofio di Betlemme.

Il Rev. Can. Antonio Belloni, fondatore degli Stabilimenti della Sacra Famiglia in Betlemme ed in altri punti della Palestina, in aiuto del quale ancora ultimamente partirono da Torino alcuni nostri Missionarii, ci incarica di ringraziare quei benevoli giornali e periodici che, secondo gli altri anni anche in questo, nell'occasione delle feste del S. Natale, hanno fatto appello alla carità dei loro lettori in favore dell'Opera sua, nonchè quei benemeriti Collettori che si presero la cura di ricevere dette offerte per spedirle poi a destinazione. Nel tempo stesso egli prega questi e quelli a volergli continuare il loro valido appoggio, poichè l'aiuto personale che si ebbe dai Salesiani non tolse punto all'Opera sua di essere un'Opera tutta particolare, affatto distinta dall'Opera di D. Bosco. Quindi le offerte per i suoi Stabilimenti continuino ad essere indirizzate ai soliti Collettori, come pel passato.

Noi, per parte nostra, non tralasceremo di dire quanto sia importante, anzi necessaria, l'educazione della gioventù in Terra Santa. Colà si tratta non solo di combattere contro lo scisma e la barbarie mussulmana, che ha ridotto la popolazione alla più crassa ignoranza e al più deplorevole abbassamento morale, ma ancora di attutire gli sforzi dei protestanti e di altri eretici, i quali con ogni sorta di mezzi cercano di attirare i ragazzi alle loro scuole già diffuse dappertutto.

Ad incoraggiamento dei buoni e dei generosi noi riporteremo qui i vantaggi che hanno i Benefattori di quest'Opera

Tutto l'Orfanotrofio di Betlemme, durante la novena e l'ottava di Natale , visiterà il Presepio ed il giorno della festa vi sarà comunione generale di tutti gli allievi dell'Orfanotrofio per i benefattori. Dal 15 novembre al 2 febbraio è celebrata in Terra Santa una Messa ebdomadaria ed il giorno della festa (al Natale ed all'Epifania) verrà celebrata con la stessa intenzione alla Chiesa della Natività. I nomi dei benefattori conosciuti saranno deposti sul Presepio. Un dono di 8000 franchi od una rendita di 400 franchi bastano per fondare un posto a perpetuità per un orfano od un fratello. Il fanciullo che gode di questa pensione porta impresso sopra il suo letto il nome del suo benefattore ed ogni giorno prega per lui.

1) Il nome di questo benefattore è inciso inoltre su d'una piastra, collocata nel centro della casa. - 2) Un'offerta di 500 franchi per la Chiesa dà diritto all' iscrizione del nome del benefattore su d'una piastra , che sarà posta nella Chiesa in costruzione. - 3) Un dono di 200 franchi può fondare una Messa da celebrarsi a perpetuità in Terrasanta. La celebrazione di queste Messe è garantita secondo le regole della Chiesa dal prodotto dei beni immobili. - 4) Due Messe per settimana sono dette a perpetuità per i benefattori che hanno dato 5 franchi. Per cinque anni, cioè dal mese di giugno 1887 sino al mese di giugno 1892, una Messa sarà celebrata ogni giorno per tutti coloro che danno franchi 1,30 cent. - 5) Una Messa è celebrata a perpetuità ogni mese per tutti i benefattori vivì ed un'altra per i benefattori defunti.

Parecchie Comunità religiose fanno ogni mese delle novene speciali e generali per l'Opera ; tutti i benefattori partecipano. Gli allievi dell'Opera fanno due volte per giorno delle preghiere particolari colla stessa intenzione.

GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE

Ogni mese ci troviamo in difficoltà nel rispondere alle insistenti raccomandazioni che ci vengon fatte da tante pie persone per la pubblicazione delle relazioni di grazie. Noi vorremmo appagare tutti quanti, ma dobbiamo tuttavia limitarci a pubblicare solamente il sunto di poche relazioni, riserbando le altre ad altre pubblicazioni, come accennammo nei numeri precedenti.

In questo mese poi avremmo da riempiere più colonne, se pubblicassimo le relazioni di grazie pervenuteci dalla festa dell'Immacolata Concezione fino al giorno in cui scriviamo. Oh quanto largheggiò la Gran Madre Ausiliatrice verso quelli che l'invocarono , specialmente in questi giorni ! Ne sia eternamente lodata e ringraziata !

Cresca pertanto la nostra fiducia nella sua materna bontà e continuiamo ad onorarla con fervida ed incessante devozione.

Di alcune tra le migliori e più consolanti relazioni poi non possiamo neppure dare il sunto, perchè i relatori, per motivi particolari, non bramano che siano pubblicati i loro nomi.

Sospirata guarigione. - Fìn dal giorno 22 aprile 1891, fui affetto da grave e lunga infermità. Dopo otto mesi di malattia e tre di continui spasimi atrocissimi, che mi avevano reso macilente, scarno e senza forza da non poter fare un passo, mi determinai di ricorrere a Maria Ausiliatrice con ferma speranza di essere esaudito. Quindi la vigilia dell'Immacolata, 7 dicembre, scrissi una lettera al Rev. Don Michele Rua, con la quale lo pregava di fare una novena alla Vergine nel suo Santuario, perchè mi ottenesse da Dio la guarigione. Non tardò l'effetto salutare. Prima che le preghiere dimandate ai figli dell' immortale D. Bosco salissero al trono della Vergine Misericordiosissima, inviata appena la lettera, mentre fino a quel tempo avevo sempre disperato della mia vita, fu tale il contento che mi ebbi nel cuore, che mi giudicavo già guarito dalla infermità; e da quell'ora incominciai a sentire così notevole miglioramento da passare tranquillamente quel giorno, e vicino a godere perfetta sanità.

Difatti, avevo io interrotti i miei studi, ed in quella prima sera li ripresi con fervore ed energia; alla sera seguente più della prima, e, volendo impiegare il primo tempo delle mìe fatiche mentali ad onore della Vergine, stimai opportuno scrivere questa relazione.

Viva Maria Ausiliatrice!!!...

Durazzano, 9 dicembre 1891.

Sac. VINCENZO STASI.

Maria protegge i fanciulli - I coniugi Giovanni e Luigia Garavagno da Lequio Berria, pieni della più viva riconoscenza, ringraziano pubblicamente Maria Ausiliatrice di un segnalato favore ottenuto.

Il loro tenero figlio, fanciullo di pochi anni, avendo visto un giorno nelle mani della mamma una medaglia di Maria Ausiliatrice, se ne invogliò tanto, che la domandò con molta insistenza ; ed ottenutala, senza che alcuno lo consigliasse, anzi all'insaputa degli stessi parenti, se la pose al collo e la teneva qual prezioso gioiello.

Pochi giorni dopo, essendo il tempo in cui si batte il frumento, mentre nell'aia i buoi giravano traendosi dietro un grosso e pesante rullo, il vispo fanciulletto inesperto ed inconscio del pericolo, saltellando presso i buoi, scivolò e cadde presso ai medesimi, i quali continuando il loro giro , gli trascinarono sopra l'intero rullo in guisa da sfracellarlo mostruosamente.

I parenti a quella vista ne raccapricciarono, mandando grida di spavento. Ma qual non fu il loro stupore, quando , passato il rullo, videro il fanciullo intatto.

Guardavano tuttavia esterrefatti, temendo gravissime conseguenze, quando all'improvviso il figliuoletto si alza e ripiglia il suo saltellare scherzevole di prima, come se nulla fossegli accaduto.

I parenti ne erano altamente maravigliati, ed esaminandolo con prontezza se sentivasi qualche male, con dolce loro sorpresa, nell'atto in cui riconoscevano il figlio pienamente sano e salvo , gli vedevano pendere dal collo la medaglia a loro domandata con tanta insistenza giorni innanzi.

Non si può esprimere a parole la grande riconoscenza che ne ebbero verso la Beata Vergine. Fecero quindi con gioia relazione del fatto accompagnata da generosa offerta al Santuario di Maria Ausiliatrice.

Torino, 13 dicembre 1891.

Sac. G. B. SCARRONE.

La bontà di Maria. Riferisco una segnalata grazia, anzi un miracolo della bontà di Maria. Un mio parrocchiano, certo Vincenzo Gambino , nello scorso luglio era sorpreso da congestione cerebrale. In breve il male crebbe tanto, che l'infermo versava in pericolo estremo di vita, e perdurò in tale stato in modo che i periti dell'arte salutare non davan più alcuna speranza di guarigione. Quand'ecco il fratello e la sorella dell'infermo, dopo una fervorosa novena a Maria Ausìliatrice e dopo d'aver promesso un'offerta ed un pellegrinaggio al Santuario a Lei dedicato in Torino, ottennero come per incanto la sospirata grazia. L'infermo guariva in un modo prodigioso. Ne sia lode infinita a Dio ed alla Gran Vergine Ausiliatrice !

Poirino, 31 ottobre 1.881.

D. FASSETTA GIACOMO, Parroco, già allievo di D. Bosco.

Da morte a vita. Con le lagrime agli occhi e col cuore consolatissimo e pieno della più grande riconoscenza le annunzio che l'unico rimedio ai miei mali lo ebbi, e prontissimo e pieno, nell' intercessione di Maria Ausiliatrice.

Non appena nel Santuario di Valdocco i giovanetti dell'Oratorio Salesiano ebbero incominciata la novena per la mia guarigione, io sorgeva da morte a vita. Dico così con pienissima ragione, perchè trovandomi con due cancri nello stomaco, mi sentiva veramente morire di dolore e di spasimo ; non poteva star seduta, non poteva star in piedi, non poteva aver respiro, era un malanno atroce, quando come per incanto io guarii e riebbi perfetta salute. Oh la riconoscenza che sento verso la mia celeste Ausiliatrice, è immensa, nè cesserà mai più. Oh potenza della preghiera ! Oh bontà infinita di Maria! Da un inferno di malanni risuscitai ad un paradiso di contento. Mi sia lecito quindi di spedire al Santuario di Maria Ausiliatrice un'offerta come pegno della mia immensa gratitudine e supplicare che sia pubblicata questa grazia.

Lobia di S. Bonifacio (Verona), 2 novembre 1891. BOCHESE LUIGIA.

Da una lettera scritta al signor D. Rua. - Mi è grato di poterlo questa volta mandare un maggior contributo per le sante e magnifiche imprese da Lei avviate e sostenute nelle diverse parti del mondo , dovendo e volendo in questa circostanza sciogliere eziandio un voto di riconoscenza alla cara nostra Madonna Ausiliatrice per grazia ricevuta. Sono in obbligo di ringraziare vivissimamente la Santissima Vergine Maria Ausiliatrice per la inopinata e prodigiosa guarigione di un illustre infermo,, a me carissimo , da una malattia complicata , gravissima e mortale, ribelle ad ogni trattamento dell'arte medica

Milano, 21 novembre 1891.

Sac. ANTONIO QUAGLIA, Canon.

Una novena. - A gloria di Maria Ausiliatrice ed a salute delle anime, mi sia lecito far nota una segnalata grazia.

Da otto giorni mio fratello chierico Salvatore si trovava a letto con una forte e continua perdita di sangue unita a febbre tifoidea. Si tentò ogni mezzo per arrestare il male, che velocemente distruggeva le forze dell'infermo, ma era inutile. La famiglia, in preda ai più angosciosi timori, si aspettava di giorno in giorno una terribile catastrofe. Senonchè, per consiglio dello zio parroco, si cominciò da tutti una novena a Maria Ausiliatrice, si mise al collo del paziente la medaglia miracolosa e da quell'istante si notò un miglioramento. Due giorni dopo cessò l'ostinato morbo, e prima del termine della novena la grazia era ottenuta.

Mando in ringraziamento una piccola offerta con preghiera di una Messa, desiderando pure che la grazia ottenuta si pubblichi nel Bollettino Salesiano o nelle Letture Cattoliche.

Desana (Vercelli), 19 agosto 1891.

Dev.m° servo

Sac. LORENZO FERRARIS.

« Salus infirmorum. » - Afflitto nello scorso inverno da reumatismo articolare, con mio gran dispiacere non poteva più disimpegnare i miei doveri di scuola. In tale stato mi rivolsi con filiale fiducia alla Madonna di Don Bosco, facendo voto che, se avessi ottenuta la sospirata guarigione, l'avrei fatta pubblicare nel .Bollettino Salesiano. Miracolo!... In breve il male cessò, ed io potei riprendere gli studi. Ne sia lode a Maria Ausiliatrice.

Ch. STEFANO FERRERI. Vicoforte S. Pietro, 22 ottobre 1891.

Riferirono altre grazia di Maria Ausiliatrice o confermarono masi tutti con offerte la loro riconoscenza i seguenti

Bartolomeo Giuseppe Barale, Piasco - A. Mignol curé de Bary, Oise (Frante) --Marie Pillet, Chamberg - Thérèse Jaillard , Lgon -- M. Lacoste, Lonrdes - Josephine Hauschtein, Russia - Francois Bardoux, Baigrey - M. Gonord, Francia - V. biorsaline, Poiste (Frante) - J. Harmignie, Ilfons (Iel'jique) - Sac. D. Giuseppe Frisanco, Lerico - Rey Ernesto , S. Margherita Lignrc. - Torti Maria, Montepulciano - Sac. Don Daniele Gindobono, Gabella - Pesce Maria Maineri, Ovada, - Suora S. Gabriele, Fontenay la conte ( vandée) - Rio G. Battista, Cavour - Navassa Maria, Torino - Mura Antonio, Ghilanza (Cagliari) - Elisa Loreuzo Dalla Torre, Padova - Antonio Quattrini, Verolanuova - Sani G. B.. Torino - Weio Ignazio, Tana (Tirolo) - Sac. D. Rolle Abbene, Tirano (Valtellina) - Furlan Roberto, Chioggia - Boroli Antonio, Muri - Giorgelli M. , Torino - Emilia ved. Robili , Rieti - Sac. Lisa Gioacchino, Cbieri - Suor Maria Bonfante, Onna (Aquila) - Sac. D. Peronino Stefano, Loranze - Sae. D. Gamaleri Giovanni, Pozzolo (Mori Ligure) - Sac. D. Testa Antonio, Rivolta - Viarengo Giuseppina, Asti - Martinojé Filippo, Perosa Argentina - Rognoni Cantoni, Pavia - Claretta Canova Demarchi, Zubiena - Baggioli Giovannino, Lecco - Morini Teresa , Faenza - Salomone Carmela, Aragona - Rastrelli Cesare, Firenze - Manzoni Ippolito - Rizzo Giacomo, Diano d'Alba - Bodratti Cermelli, Casal Cermelli - Pigazzi Margherita, Pasturo - Rognoni Felicita, Rispo - P. Eusebio Copello, S. Giro di _Foce - Sac. D. Rizzi Fortunato, Banzio - Bonvecchio Domenico, Esanatoglia - Bordigíoni Marianna, Bassano Veneto - Fanelli Francesca - Solieri Margherita, Ravenna - Scala Luigi, Saluggia - Martinotti Giuseppina, Torino - Peragon Giuseppe - Molino Luigi, San Damiano d'Asti - Rasazza Pietro, Rosazzo - Mambrino Angela, Foglizzo - Rostagno Giuseppe, Villasterosa - Rosso Paolino , Monticelli (Alba) - Barbieri Giuseppe - Cario Tersilla, Sala Monferrato - Sibono Bartolomeo, Torino - Cario Giuseppina, Torino - Gramalia Bice, S. Vittoria (Alba) - Vaschetta Luigia, id. - Dntti Luigia, id. - Peratone Carolina ; Torino - Astigiano Caterina, Losolo - Carletta Maria. id. - Actis Eurelia, id. - Trantino Teresa, id. - - Veniva Teresa - Delpero Giulio - Chionetti Mario - Zanetti Giuseppe - Albertis sorelle - Famiglia Guenzi - Reinando France sco - Arborio Alessandro - Pezzuto Margherita - Decaroli Erminio - Castagno Paolo - Invenizzi Savina - Liberti Francesco - Suore di S. Maria Maddalena , Vercelli - Rumana Russi , Mondovì - Fantino Irene, Casozzo - Novelli Michele, id. - Ch. Marocco Melchiorre, Torino - Bernasconi Giuseppe, Torricella (Svizzera) - Bassetti Filliol-Margherita, Busca - Garofolo Luisa, Castello di Collegno - Sac. D. Falco Pietro, Massello - R. Parroco di S. German, Mont-Ovest (Aosta) - Sac. D. Giacomo Garelli, Piani di Porto Maurizio - Valliero Brigida, Saluggia - Sac. Cesare Caravaggi, Offanengo - Testa Carlo, Casorso Monferrato - Simioni Fiorina, Cittadella (Padova) - Morano Ermelinda, Casale Monferrato - Colombo Giuseppe, Oggiono -- Luciani Nicola - De-Giorgis Emilia, Casale - Biondetti Bon Elisa, Boma - Ferrero Teresa, Torre (Mondovì) - Baffi Demetrio, Graniamo - Renier Lorenzo.

LA FOTOGRAFIA DEL QUADRO e dei dipinti della Cupola di Maria Ausiliatrice.

Crediamo tornerà gradito ai nostri lettori il sapere che i grandiosi dipinti della cupola del nostro Santuario furono ritratti in quattro grandi fotografie, del formato di m. 0,40 X 0,27. È un lavoro riuscitissimo della nostra fotografia di Torino (Valsalice) , il quale, per le difficoltà superate di luce, distanza e convessità di parete , le meritò la lode di persone intelligentissime. Sono quattro bellissimi quadri che rilevano le glorie di Maria Ausiliatrice attraverso i secoli e specialmente nelle opere di Don Bosco, i quali possono , egregiamente decorare qualunque sala di collegio, istituto o famiglia. Si hanno al prezzo di sole L. 10 franche di porto , dirigendosi al nostro Seminario delle Missioni estere - Torino (Valsalice). - Le modesime fotografie si hanno in formato più piccolo di in. 0,18 X 0,14 a L. 6 ; in questi però la riduzione pregiudica al concetto grandioso ed i particolari spariscono.

Rendiamo pur noto che il desiderio d'avere una fotografia fedele del grandioso quadro di Maria SS. Ausiliatrice ci fu infine appagato ; finora l'avevamo di un semplice bozzetto. La fotografia fu presa dal quadro prima che lo si ponesse nella sua nuova ancona e riuscì così dettagliata e con tal tono di tinte, da non potersi credere di un quadro ad olio da chi conosce le difficoltà che s'incontrano, e noi godiamo ora di poter offrire un ritratto fedelissimo della Vergine, come la volle rappresentata il ven. nostro Don Bosco dalla mano maestra del Lorenzoni.

Questa fotografia è vendibile anche presso le nostre Librerie nei tre formati e relativi prezzi qui sotto segnati e negli stessi formati anche la sola figura della Vergine.

Formato salon    L. 1,60

»   gabinet   . . .   » 1,00

»   Visita    » 0,15

Aggiungiamo che il profitto della vendita di queste fotografie va tutto a vantaggio del nostro Seminario delle Missioni.

NOTIZIE DEI NOSTRI MISSIONARI DALLA TERRA DEL FUOCO.

Puntarenas, 20 luglio 1801.

REV.mo SIG. DON RUA,

Son di ritorno dalla Missione di S. Raffaele nell'isola Dawson, ove mi sono intrattenuto un mese circa per conoscere bene i bisogni degli Indii e i progressi che la missione va facendo, per ordinare meglio le cose e per incoraggiare i nostri confratelli nell' opera santa della redenzione e civilizzazione dei poveri selvaggi.

Dopo un viaggio di ventiquattro ore, per mancanza di vento , sopra la goletta Fueghina , arrivai colà come l'Aspettato delle genti. Da varii giorni mancavano di viveri,da qualche settimana si era diminuita la razione a tutti ; la galletta era all' ultimo e la farina per la polenta era tutta scomparsa. Erano in gravi timori gli Indii, perchè si credevano ingannati ; in maggiori apprenstoni poi erano i nostri confratelli per le lagnanze e le dicerie che si andavano spargendo tra gli Indii. Io arrivava, ben inteso, fornito di ogni cosa necessaria , ma aveva dovuto aspettare che la Divina Provvidenza mi mandasse dapprima una barca in porto e poi mi provvedesse dei mezzi pecuniarii per noleggiarla : era rimasto proprio senza quattrini ! La barchetta finalmente apparve a rallegrare lo sconcertato mio cuore, e grazie alla sua desideratissima lettera del 16 maggio potei trovarmi con qualche cosa in mano. La Provvidenza non vien mai meno!

Non parlo delle accoglienze avute. Confratelli ed Indii, vecchi e giovani, uomini e donne, tutti erano alla spiaggia ad aspettarmi. Al mio giungere scoppiò una salve di applausi, un grìdo unanime di gioia e di speranza. E saltando a terra avvennero scene che mi commossero fino alle lagrime. Ricordai allora Don Bosco, quando nelle estreme necessità che noi sapevamo dicevaci : Pregate, e poi spariva lasciandoci incerti dell'avvenire, e poi sorridente ritornava verso sera accolto fra il giubilo dei suoi figli che rassicuravansi sulla loro sorte.

Salutando a destra ed a sinistra, toccando la mano a questo e a quello, mi trovai sulla porta della chiesuola; entrammo tutti a ringraziare il Signore, poi licenziai gli Indii, assicurandoli che mi sarei fermato con loro un po' di tempo , e mi ritrassi nella casetta coi confratelli.

Il ritorno del figliuol prodigo

Rev.m° sig. Don Rua, la missione va facendo grandi progressi.

Ventidue Indii dei Canali, di quelli stessi che non sapevano decidersi a fermarsi all'isola, il mese scorso sentendo i rigori del verno, chi per terra cavalcando le alte colline coperte di neve e chi per mare, tutti intirizziti dal freddo e con una pietosa musica di pargoletti piangenti s' avvicinavano alla casa della Missione. Venivano quasi tutti dalla Baia Loma. Le donne erano cariche come tanti muli : pendeva loro davanti un fascio di erba secca per il giaciglio , a tergo un altro di legna pure secca per il fuoco, poi una quantità di canestrini e di barchette da regalare per aver di che coprirsi, tabacco, galletta e per soprassello una o due creaturine in istato adamitico. Povere donne ! Faticavano come tanti asini , ma passo dietro passo seguivano dappresso a quei tronchi d'uomini che si avanzavano liberi di tutto, fuorchè di uno straccio di pelle più o meno lungo e più o meno forellato, che ne copriva la persona.

Non ebbero bisogno di dichiarazioni nè di raccomandazioni. Furono lietamente accolti e tosto ricoverati per famiglie in diverse casette.

Si uccise un grosso bue, si die' mano alla galletta pur allora arrivata, si cercarono i migliori abiti che si avevano in casa ; era un movimento generale, una gara, una festa per vestire, per nutrire, per confondere quei poveretti, che come il figliuol prodigo se ne ritornavano a quella casa, dove avevano già provate le comodità, le gioie, le delizie della famiglia cristiana e donde vollero allontanarsi in cerca di miglior esca. Ci rincrebbe di non avere ancora una buona musica a nostra disposizione, chè l'avremmo fatta sentire a questi poveri Indii in segno di gioia e di tripudio.

Si procurò poi a ciascuna famiglia una casupola fornita del necessario, quotidianamente si somministrano anche a loro i viveri , e mentre i sacerdoti istruiscono e preparano al s. Battesimo quelli che ancora non l'hanno ricevuto, i confratelli coadiutori, esperti agricoltori, addestrano gli uomini ai lavori campestri e le Suore di M. A. cercano di abituare le donne alla vita casalinga.

L'indio evangelizza l'indio.

Le festose accoglienze, i buoni trattamenti avuti pare abbiano toccato loro il cuore, perchè sembra non pensino più di staccarsi dalla Missione. Qualora per altro colla primavera venisse loro voglia di riprendere le solite scorrerie , l' istruzione ricevuta non sarà affatto inutile, chè anzi servirà loro per fare da Missionari ai loro fratelli, come già fecero

tanti altri. Nei canali che intercettano le isole della Terra del Fuoco, scorrono continuamente barchette di Indii alla caccia delle foche ; orbene, mi raccontano i capitani e marinai che di là passano , che all' avvicinarsi di tali piroghe sentono sempre a cantare tre o quattro arie con parole in lingua spagnuola ; sono precisamente alcune sacre laudi che i Missionarii dell'isola Dawson insegnarono agli Indii in questi tre anni dacchè è impiantata la Missione.

E pochi giorni sono ritornava alla Missione un giovinetto già battezzato l' anno scorso, conducendo seco un compagno , orfano di padre e di madre, che non aveva per anco veduta la faccia di un missionario. Si presentarono tutti e due a Don Pistone, pregandolo di volerli accettare nella nostra Casa, ove già si raccolgono parecchi orfanelli. Chiedendo Don Pistone il nome del nuovo arrivato, questi, come non avesse intesa la domanda, prese a dire il Pater noster in lingua spagnuola e lo recitò sì bene, come se da un anno lo dicesse ogni giorno a memoria. Glielo aveva insegnato il compagno ! Ed un altro ragazzetto di sei anni, testè venuto alla Missione, alla domanda del confratello Asvini : - Come ti chiami? - giunse le sue manine , si fece il segno di croce e poi adagio adagio, quasi sillabando, continuò egli pure a recitare l'orazione domenicale in lingua spagnuola, che ancor non conosceva. Di ciò meravigliato Asvini, gli chiese se sapeva altro , e il piccolo selvaggio dischiuse nuovamente il suo bocchino e coll'ingenuità propria dell'età sua intonò la lode Corazón Santo che i Missionari fan cantare ad onore del S. Cuore di Gesù. Chi aveva insegnate queste cose al piccolino ? Due ragazzetti che erano stati alla Missione per alcuni mesi e poi si erano allontanati insieme colla madre. L'opera dei Missionari adunque, grazie a Dio, non riesce mai inutile. La Divina Provvidenza dispone che coloro, che si allontanano dal centro della Missione, siano come tanti emissarii, i quali portino ai molti Indii sparsi nelle varie isole i primi rudimenti della buona novella, li invoglino ad andare a trovare i Missionarii, specialmente quando versano in gravi necessità della vita. Ed allora è presto fatto ad istruirli e prepararli al santo Battesimo.

La vita degli Indii convertiti.

Gli Indii che hanno fissata loro stanza presso la Missione si mantengono bravini. In questa mia visita ho tolto qualche causa che poteva frustrare in parte la paziente opera de' Missionarii.

Gli uomini che lungo la giornata si recano coi confratelli coadiutori sulla montagna al taglio degli alberi o al pascolo del bestiame, o alla pesca o alla caccia degli uccelli, durante questi lavori e di tratto in tratto re citano in lingua spagnuola l'Orazione domenicale , la Salutazione Angelica, il Simbolo degli Apostoli, e al mattino, mezzogiorno e sera l'Angelus _Domini, e ciò, mentre serve loro di svago, giova ancora a ritenere bene a memoria dette preghiere e ad abituarli ad innalzare sovente il cuore a Dio datore di ogni bene. Alla sera, ritornando coi loro attrezzi sulle spalle, allegramente cantano le lodi imparate; e, dopo aver preso il necessario alimento, si radunano nelle scuole ed hanno lezione di catechismo, di lingua spagnuola e di galateo. Ed è bello vederli, quando s'incontrano con qualcuno di noi , levarsi il cappello-, salutarci, augurarci il buon giorno, la buona sera, proprio come se fossimo nei nostri paesi civili.

Le donne, oltre all'attendere alla figliuolanza e preparare il pranzo e la cena al marito e tagliarsi qualche fascio di legna per il focolare, hanno ogni giorno un'ora di catechismo dalle Suore con insegnamento dell'ago, per cucirsi le vesti proprie e degli individui della famiglia. Una volta per settimana poi debbono fare il bucato , sempre coll'assistenza di una Suora che le dirige e loro ne insegna la maniera.

I ragazzi e le ragazze hanno scuola mattina e sera. Parecchi già sanno a leggere e scrivere correttamente sotto dettato ed alcuni già parlano benino la lingua spagnuola (1). Quando poi sono liberi della scuola, vanno essi pure, in aiuto della mamma, a fare fasci di legna per la cucina ed anche per iscaldarsi un poco ; il freddo si fa sentire abbastanza, e poi l'abitudine presa sin da bambini di stare sempre intorno al fuoco li porta ad accendere dei grandi falò, da' quali. non si distaccano , se non quando la campanella li invita alla scuola, oppure l'ora tarda li persuade a ritirarsi, nelle casette per riposarsi.

(1) Questi bravi Indietti per l'onomastico del signor D. Rua scrissero una bella letterina come esperimento di quanto hanno già imparato di lingua spagnuola. Per la sua semplicità vogliamo qui riprodurla come ci fu trasmessa

« QUERIDO PADRE,
Nuestro buen maestro nos dijo que lejos de aquí hay un padre que nos quiere tanto y que mucho hizo por nosotros pobres Indios.
Sabemos también que à pocos días será fiesta de su onomastico.
Nosotros descaríamos saber siquiera hablar esa lengua para darle gratias de lo que va haciendo por nosotros, y decirle que le amamos mucho y que mucho rogamos para él.
Le felicitamos en ese dichoso dia do su onomàstico, y todos alegres gritaremos 
Viva S. Miguél !
i Viva nuestro padre !
i Viva nuestro bienhechor !

Sus Indianitos de la Isla Dawson : Felipe - Miguél - Silvestre - Rafaél - Julio - Andrés - Fortunato - Juanito Ma. - Prospero - Celestino - Bartolomé Angel - Luis - Gabriel - Don G. M. Guglielme Del Turco, maestro. »

Altra lettera più lunghetta scrissero pure le ragazze esprimente gli stessi delicati sentimenti.

Un urgente bisogno.

Tutti questi Indii, giovani e vecchi, si trovano assai contenti, menano una vita tranquilla, senza peripezie nè sofferenze di sorta. Se non che, alle volto, e capita pur troppo sovente, la deficienza dei viveri mette tra loro un po' di malumore, di inquietudine, li rende sospettosi ed intollerantì pure del soave giogo della carità cristiana. Io temo che qualche volta un ritardo, ben inteso non volontario, ma forse un po' prolungato, del trasporto delle vettovaglie da Puntarenas potrebbe far loro perdere la pazienza ed essere cagione di insurrezioni e di dispersione, rendendo vane le lunghe fatiche de' Missionarii e mettendo a repentaglio la loro vita stessa. Per ovviare a questo grave pericolo, che presto o. tardi ci, potrebbe incogliere, io credo conveniente, anzi necessario, avere a nostra disposizione un battello. Troppe sono le volte che, nel tempo del bisogno, non troviamo nè barche nè marinai pronti a ricevere le vettovaglie, gli attrezzi di lavoro, le cose necessarie per gli Indii. Sovente bisogna aspettare settimane e settimane, sempre in timore per i nostri fratelli e per i poveri Indii. Spesse volte fa d'uopo sborsare somme favolose per poter mettere a bordo simili merci, perché non si vogliono imbarcare che persone. Quasi sempre poi si finisce coll'essere mal serviti (1).

Rev.mo sig. D. Rua, per la salute dei confratelli, per la sicurezza della Missione, per la civìlizzazione dei poveri selvaggi , il mio cuore non può star tranquillo fino a quando non si sia provvisto a questo urgente bisogno. Un vaporino è assolutamente necessario per questa Missione. Lasciando a parte che un piccolo vapore ci concilierebbe la confidenza, il rispetto, l'affezione degli Indii che già ci conoscono, noi abbiam ancora bisogno di farci conoscere alle migliaia di altri selvaggi che si annidano nei moltì canali dell'Arcipelago. Tra quei che ci conoscono è un movimento generale per avvicinarsi. a noi, per stare con noi. E quindi necessario aggirarci fra i canali, avvicinarci a questi altri selvaggi, cominciare a parlar loro, metterci insomma in relazione con loro. E come potremmo ciò fare senza d'un piccolo vascello a nostra disposizione? Presto dobbiamo impiantare un altro centro di Missione nell'Isola Grande, sul Capo Peña nell'Atlantico, e dovremo ìncominciare anche con quello le relazioni che abbiamo coll'Isola Dawson. Se ci troviamo incagliati cotanto adesso con un sol centro, quanto più non sarà dopo con due? - Si aggiunga che in questi centri di Missione noi intendiamo di occupare gli uomini nel tagliare gli alberi, nel diboscare il terreno; col tempo avremo quindi bisogno di metterci in comunicazione col Chilì e coll'Argentina, per inviare colà i materiali che potremo ricavare a vantaggio della Missione. Se per ciò dovessimo sempre essere costretti a noleggiare navi a prezzo esorbitante, come presentemente ci tocca pur troppo fare per trasportare alla Missione gli attrezzi ed i materiali quivi necessari, non si potrebbe senza dubbio continuare a lungo nell'ardua impresa incominciata.

Rev.mo sig. D. Rua, io non mi dilungo maggiormente su questo argomento. La ringrazio di cuore dei buoni consigli che mi ha dato a riguardo della Missione e la ringrazio infinitamente del generoso sussidio speditomi nel maggio scorso. Ne aveva estremo bisogno : la crisi finanziaria s'è estesa anche alla povera Terra del Fuoco. Ora, ella ed i benemeriti Cooperatori e Cooperatrici Salesiane che mi hanno soccorso in questa necessità, come in tante altre, considerino il suesposto urgente bisogno di questa Missione e vedano un poco se è possibile venirmi in aiuto. Sarebbe questo un passo di più che assicurerebbe la conversione e civilizzazione di questi poveri selvaggi.

Fiducioso di non aver scritto invano questa mia, colla riconoscenza di beneficato, mi professo di Lei, Rev.mo sig. D. Rua, e degli ottimi Cooperatori e Cooperatrici Salesiane

Dev.mo Obbl.mo in G. C.

Sac. GIUSEPPE FAGNANO

Pref. Apostolico della Terra del Fuoco.

Dopo la lettura di questa lettera, sorge spontanea la domanda : E in quest'Italia « che il mar circonda » non si troverà qualche generoso che regali una navicella o l'equivalente ai poveri Missionarii della Terra del Fuoco? In questa Italia, patria di Marco Polo, di Cristoforo Colombo, di Amerigo Vespucci, di Giovanni e Sebastiano Gabotto, dei Dandolo, dei Pigafetta, dei Verrazzani, non si troverà qualche armatore che voglia unire il suo nome con quello dei civilizzatori delle plaghe australi? In questa Italia, che fin dal secolo XIII mandava i suoi missionarii

Pier Carpino e Bartolomeo da Cremona nell'Estremo Oriente, e nel xvi evangelizzava per mezzo del P. Mascardi e di cento altri suoi figli i popoli dell'America, e nel xix li manda a legioni in ogni parte del mondo e si onora dei nomi di un Massaia, di un Comboni, di un Volonteri, di un Sogaro, di un Cagliero e di mille altri, non si troverà un battello per agevolare la conversione dei Fueghini ?

Noi vogliamo sperare che sì, e in nome dei nostri fratelli lontani, in nome di quei cari nostri compatrioti che lavorano per la religione e per la civiltà in quelle terre sconosciute, in nome di questa stessa religione, di questa stessa civiltà, noi supplichiamo i nostri Cooperatori di prendersi a cuore il nostro progetto, di far che diventi realtà il nobile sogno dei nostri Missionarii, i quali anelando alla conversione di tutta l'immensa Terra del Fuoco, disposti a sacrificare tutto anche la vita, si trovano con indicibile pena del loro cuore privi dei mezzi di comunicazione e sentono l'indispensabile necessità di un battello almeno, per poter con esso aggirarsi pei numerosissimi canali di quell'arcipelago fitto di isole e cercarne i numerosi e selvaggi abitanti e farsi da loro conoscere, per far loro conoscere alla loro volta Gesù Cristo, la sua Religione e la sua civiltà.

Di più, chi non vede, leggendo la surriferita lettera, la necessità urgente pei missionarii d'aver una nave a loro disposizione per trasportare i viveri, le medicine, gli attrezzi di lavoro, le sementi, i sacri oggetti del culto e le loro persone stesse quando il bisogno lo richiede, senza dovere spendere prezzi esagerati nel noleggio e, quel ch'è più, senza dover dipendere da gente venale, che trattando coi poveri selvaggi rovinano in un momento con un'azione, con un atto , con un gesto scandaloso tutto il bene che il missionario ha fatto con lunghi stenti e fatiche ?

Dunque coraggio , o benemeriti Cooperatori ! Aiutate anche in questo i nostri cari compatrioti e fratelli che lavorano in quelle terre inospitali non solo per la religione, ma anche per la civiltà, pel progresso, pel commercio, per l'industria, che sempre van dietro alla predicazion del Vangelo e si raggruppano e fioriscono intorno allo stendardo della Croce, ovunque si pianti. Coraggio, aiutateci colla parola e coll'opera, con offerte in denari o in natura, col far conoscere a chi può soccorrerci questo nuovo bisogno delle nostre Missioni, e voi , armatori e padroni di numerose flotte nei porti d'America, deh ! movetevi a pietà di tante moltitudini di uomini che giaciono ancora fra le tenebre del paganesimo e della barbarie, siate per loro i corredentori dell'anima e del corpo, gli ambasciatori di Dio: ed ancora una volta alle grandi opere dell'umanità che incessante progredisce sul cammino dei secoli si associ nome dell'Italia nostra, messaggera di risurrezione e salute a' popoli sedenti nell'ombra di morte.

(1) Da altra lettera riguardante questa missione di S. Raffaele, da noi pubblicata nel settembre dello scorso anno, rileviamo le gravi difficoltà che incontrano ogni volta che hanno da soccorrere quei poveri Indii : « Ora non si trovano carri od uomini per la condotta della merce sino alla spiaggia ; ora manceno marinai o barche per metterla a bordo ; ora non si fanno imbarchi per molto tempo, oppure di sole persone, e per poter imbarcare viveri bisogna lasciarsi tirare pel collo nel prezzo ; ora, quando ogni cosa è a bordo e si è sul partire, l'equipaggio tutto si ubbriaca e conviene aver pazienza ed aspettare che passi la sbornia. Insomma tutte le sante volte che si hanno da soccorrere i Missionari e gli Indii di S. Raffaele ne succede una ad impedire o ritardare il trasporto delle vettovaglie. »

I FIGLI DI DON BOSCO a Verona.

In questa illustre città, anni sono, alcuni zelanti sacerdoti con alla testa il venerando loro Vescovo, l' Eminentissimo Card. Luigi Marchese di Canossa, a fine di provvedere all'istruzione morale-religiosa dei fanciulli, eressero in un piccolo locale un Patronato , ove da parecchi anni si raccolgono ogni domenica un duecento e più giovanetti per il Catechismo e le funzioni di Chiesa ed ogni sera per le scuole elementari e musicale.

Fin dal principio quegli ottimi ecclesiastici manifestarono il desiderio di affidare la direzione di questo Patronato ai figli di Don Bosco, e Sua Eminenza ne fece le pratiche ancor vivente l'amato nostro Fondatore. Ma non potendo noi allora assecondare a questo loro voto, si succedettero nella direzione i RR. D. G. B. Carrara, D. Gilardone, Don Vincenzo Calabrese, ed in ultimo il Rev. Don Giuseppe Bosio coadiuvato da D. Pietro Valbusa e da D. Sebastiano Biondetti (1), sempre però colla speranza di poter vedere tra loro qualche Salesiano per cedergli tutto.

I Salesiani finalmente vi andarono ; e la egregia Verona fedele , annunziandone l'arrivo, lo qualificava per una fortuna apportatrice di celesti benedizioni procurata ai Veronesi dalle paterne sollecitudini dell'Eminentissimo Cardinale, mercè la generosità di alcuni benefattori, e noi la diremo pure una fortuna per noi l'averci Iddio così. benedetti, da concederci altro campo per lavorare a sua maggior gloria.

La domenica 22 novembre scorso quel Patronato dì ragazzi era tutto a festa. Il nostro sacerdote Don Luigi Ciprandi ne assumeva la direzione. La mattina egli celebrava la S. Messa e quasi tutti i giovanetti accostavansi alla Mensa Eucaristica. Nel dopo pranzo, dalle 4 alle 5, fu tenuto in un salone un concerto musicale, intercalato da tre applauditissimi sonetti del sacerdote veronese D. Francesco Morando de Rizzoli, Cooperatore Salesiano, intitolati : Un astro errante - La stella di D. Bosco in Verona - Il grano di senapa.

Numerosi erano gli intervenuti ; vi si notavano i più ragguardevoli personaggi sì del clero come del laicato della città.

Dopo il concerto si venne alla, consegna, per così dire, officiale del Patronato al nuovo Direttore. Quella chiesa di M V. Immacolata era piena di ragazzi, i quali ascoltarono con attenzione le parole del cessante loro Direttore, D. Giuseppe Bosio. Questi, dopo aver accennato brevemente come Dio fece sempre sorgere nella sua Chiesa uomini secondo i bisogni dei tempi, parlò dell'opera del servo di Dio, Don Bosco, e mostrò quanto Verona deva chiamarsi felice per aver finalmente dentro le sue mura i sacerdoti Salesiani, che spiegheranno tutto il loro zelo per la gioventù. Chiuse domandando perdono al Signore di tutte le mancanze, non certo volontarie, che avesse commesso nei cinque anni che fu alla Direzione , ed esortando i giovani ad obbedire sempre a chi gli succede nel posto.

Le parole del benem. Sacerdote , che tanto fece per quel Patronato, furono accolte con vera commozione dall'uditorio.

Dopo lui, tenne breve discorso D. Ciprandi. Accennò come avesse ricevuto da D. Michele Rua, nostro Superiore, l'ordine di trasferirsi da Mogliano Veneto a Verona. A Mogliano ci si trovava da circa otto anni in un collegio, che, sorto da umili principii, a poco a poco cresciuto per la carità dei buoni, conta ora duecento giovani. All'avviso pervenutogli rispose, adducendo la sua giovane età e la sua insufficenza ; ma il Superiore lo incoraggiò, gli disse che in Verona si troverebbe in mezzo ad amici ; ed egli, benchè sentisse fortemente il distacco da' suoi cari alunni di Mogliano, partì reso ilare dalla virtù della santa obbedienza e recossi in quella città insigne pel suo amore alla religione e alla Chiesa. Proseguì poi, dicendosi pronto a lavorar, mente e cuore, per il bene del Patronato, per l' ottima riuscita di tanti giovani, che avea veduti al mattino accostarsi devoti alla SS. Eucaristia, sì da parergli di essere nell'anticamera del Paradiso.

Ebbe quindi parole di ringraziamento per tutti; per l'Em. Cardinale, che vedeva così soddisfatto il suo desiderio , di stabilire i Salesiani in Verona ; per il Direttore e gli altri che lo coadiuvarono in quella santa missione : per tutti i numerosi Cooperatori Salesiani , cui egli si farà un dovere di visitare partitamente; e terminò palesando sua la speranza che potrà fare del bene con l'aiuto di Dio e di Maria SS. Ausiliatrice.

La funzione terminò con la benedizione del SS. Sacramento impartita dal nuovo Direttore; ed una piccola rappresentazione di marionette nel teatrino pose fine alla lieta e consolantissima festa.

(1) Verona fedele del 18 novembre 1891.

UN NUOVO ASILO INFANTILE.

Le Suore di Maria Ausiliatrice anch'esse vanno aprendo ogni anno nuove scuole, nuovi Asili ed Oratorii festivi per le ragazze. Ora vogliamo appunto parlare dell'apertura di uno di questi Asili e di questi Oratorii da loro incominciati in un villaggio del Casalese. E ci serviremo della corrispondenza che ne ha la Gazzetta di Casale del 28 Novembre passato.

Pontestura è un paese di oltre 2200 abitanti, nella Diocesi di Casale ; da anni ed anni si sentiva il bisogno di un Asilo d' infanzia. Tal bisogno fu soddisfatto, e l'Asilo infantile in Pontestura è oramai un fatto compiuto. Per impulso ed incoraggiamento del nostro amatissimo Vescovo , per l'ardente zelo d'un giovane Sacerdote, mercè il buon cuore di persone quanto generose altrettanto modeste ; coll'aiuto e cooperazione dei buoni pontesturesi che volonterosi offrirono il loro obolo ; colla confidenza in Dio e col patrocinio di S. Giuseppe, tanto si potè fare ed ottenere : chè, presa l'iniziativa in luglio, il 27 ottobre u s. sul cader della sera giungevano alla stazione di Serralunga Crea, provenienti da Nizza, tre figlie di Maria Ausiliatrice, tre di quelle Suore Salesiane fondate dall'indimenticabile e coraggioso apostolo del secolo XIX , D. Bosco.

A ricevere questi angioli di pace e di buon augurio eransi recate alla stazione buone Signore del paese, con tre vetture, gentilmente offerte da tre signorili famiglie pontesturesi.

L'asilo, aperto in luogo sano , igienico quanto mai, a giudizio dei medici, ed adatto allo scopo, accoglie ben 130 bambini che per la solerzia e valentia di maestre ed educatrici di vaglia, non possono a meno di riportare frutti abbondevoli e consolanti.

Oltre l'asilo infantile, le sullodate Suore di Maria Ausiliatrice tengono pure aperto l'Oratorio festivo per le ragazze adulte; e il 22 Novembre, giorno d'inaugurazione, ben 160 accorsero volonterose, quali figlie a madre, all'Oratorio ad impararvi ciò che impararono migliaia e migliaia di giovani d'ambo i sessi che frequentarono e frequentano gli Oratorii di D. Bosco, che sono, a detta di tutti, una benedizione per le città ed i paesi dove sono istituiti.

Questo inizio porga liete speranze del molto che si farà in avvenire.

Il signor Prevosto D. Rinaldi Giuseppe vic. for, a tacere per ora degli altri, ha già offerto per l'asilo la cospicua somma di lire duemila.

Oh si rallegri pertanto l'amatissimo nostro Vescovo che il desiderio suo è esaudito, perchè in Pontestura già fioriscono e l'Asilo infantile e l'Oratorio festivo !

Si rallegri, e la riconoscenza de' pontesturesi, ed il pubblico rendimento di grazie che io gli presento coi queste righe, valgano al cuore d'un tanto Pastore come soddisfazione morale, come incitamento a proseguire nella bella via che tiene di beneficare la Diocesi casalese

Una parola di lode e di riconoscenza a tutti i generosi pontesturesi che concorsero alla benefica opera, con preghiera di proseguire.

Ed un grazie da ultimo, ma proprio di cuore , allo zelante Sacerdote, che colle esortazioni, colla generosità e con edificante annegazione, messo a capo dell'impresa volle compirla a beneficio dei pontesturesí !

S. L. B.

IL CONGRESSO EUCARISTICO DI NAPOLI

Nello scorso novembre si tenne in Napoli un gran Congresso Eucaristico che riuscì quale solennissimo trionfo della fede in Gesù Cristo Sacramentato.

Non potendo dar ampia relazione di quanto si trattò tanto nelle adunanze delle sezioni, come nelle adunanze generali , nè riportare gli stupendi discorsi recitati da eminentissimi Porporati, da eccellentissimi Arcivescovi e Vescovi e da altri eloquenti oratori, presenteremo almeno ai nostri lettori alcune deliberazioni prese dal Congresso stesso e che crediamo tornar utili a tutti i fedeli.

Eccole pertanto accennate con brevi parole:

- Esortare le Associazioni catechistiche ad esporre con chiarezza : 1. Le condizioni richieste per guadagnare le indulgenze, esponendone la natura e le condizioni per guadagnarla ; 2. Il significato dei vari riti Eucaristici.

- Promuovere; l'istruzione catechistica liturgica per esporre il significato dei riti prescritti dalla Chiesa nella Messa.

- Consigliare l'affissione presso le porte delle Chiese di una tabella indicante tutte le indulgenze concesse per le varie pratiche Eucaristiche.

- Implorare dalla S. Sede un'indulgenza per coloro che al suono della campana nel giovedì, per un'ora o due della notte, mostrino i lumi dalle abitazioni in memoria dell'istituzione del SS. Sacramento.

- Fare eco alla pietosa proposta di ottenere dalla S. Sede il privilegio di celebrare tre Messe nel dì di tutti defunti, proposta che fu appoggiata da tutti i Congressi cattolici italiani ed esteri, ed alla quale hanno aderito ancora moltissime diocesi d'Italia.

- Esortare le persone chiamate ad esercitare i vari uffici nelle chiese, e segnatamente quello di dare in fitto le sedie, a serbare sempre il più religioso contegno.

- Promuovere l'imitazione dell'opera praticata dall'Istituto delle Figlie di S. Giuseppe in Rivalba (Torino) di fornire la materia che serve al santo Sacrificio della Messa, come ostie, vino, incenso, candele ecc. sia nei varii ritiri di donne, sia con una pia associazione di persone.

- fare appello alla generosità dell'Opera dei Tabernacoli ed ai fedeli per provvedere le chiese di troni e lampade.

- Promuovere una pia lega per indurre coll'esempio i fedeli a più religioso contegno innanzi a Gesù Sacramentato, specialmente nell'elevazione alla Messa e nella Benedizione del SS.

- Sulla proposta : lavori delle Chiese povere, il Vescovo di Massa e Carrara parlò largamente, e fece voto che tutte le signore nei giorni festivi lavorassero per determinato tempo, a preparare arredi sacri per le chiese povere.

- Sull'articolo Viatico ai poveri, accettate tutte le proposte del Congresso, alcuni Vescovi proposero che si costituisse una pia associazione o di nomini o di donne che avessero cura di preparare degli altarini nelle case dei poveri , e negli alberghi dove Gesù Cristo è recato per viatico, per maggior gloria e decoro del Re della gloria.

- Ravvivare sempre più il culto per Sant'Alfonso Maria dei Liguori, il Santo dell'Eucaristia, ristampare le opere di questo Santo, in ispecie le visite, e diffonderle tra le masse perchè siano da tutti conosciute e possano produrre il miracoloso effetto di ricondurre tutti a Gesù. Fa caldo appello alle signore, dell'aristocrazia in ispecie, perchè assumano esse il cómpito della ristampa e facendo la carità diano quel libretto ai loro beneficati, praticando per tal modo la più eccelsa opera di carità che si possa fare (1).

- Si discusse ampiamente sull'articolo importantissimo del Soccorso alle vocazioni ecclesiastiche. Tutte le proposte vennero approvate ad unanimità. Il Cardinale di Rende su questo articolo fece delle bellissime ed assennatissime osservazioni, conchiudendo che, per l'esperienza di dodici anni, ha constatato che le più abbondanti vocazioni ecclesiastiche le ha veduto sorgere in mezzo ai figli dei campagnuoli che, educati a tempo alla pietà ed allo studio, hanno dato lodevoli risultati.

Il professor Toniolo dall'Università di Pisa fece un discorso, spesso interrotto da applausi fragorosi, parlando dell'azione unanime che incombe a tutti i fedeli di far ritornare la società presente a Gesù Cristo, giacchè solamente allora potremo riavere salute e prosperità verace. In ultimo si fece voto che i fedeli tutti visitino Gesù Cristo in Sacramento ogni giorno, anche per brevissime momenti.

I voti si son fatti, le deliberazioni si son prese, ci aiuti ora Iddio a compiere ed a praticare.

Ci è caro ancora di aggiungere che nell' occasione di questo Congresso Eucaristico tra le numerose adesioni pervenute al Presidente del medesimo, l'Eminentissimo Card. Guglielmo Sanfelice, Arcivescovo di Napoli, non mancava quella della Pia Unione del SS. Sacramento istituita dal compianto nostro D. Bosco nel suo Oratorio Primario di Torino e diffusa oggi in tutti gl' Istituti Salesiani. Alla lettera che il Direttore di essa scriveva per comunicare la piena adesione ed il plauso suo e di tutti gli appartenenti alla detta Unione sparsi oggi in tante parti del mondo, l'Eminentissimo Cardinale rispondeva con la seguente

Napoli, 25 novembre 1891.

Molto Reverendo Signore,

È giunta gratissima al mio cuore ed a questo Congresso la nobile adesione che anche cotesta Pia Unione del SS. Sacramento ha fatta ad esso con la sua lettera. Qui riguardo al Congresso l'aspettazione è stata di gran lunga superata dal fatto, ed è indescrivibile l'entusiasmo di fede che questa solenne occasione ha suscitata a consolante esempio di tutti.

Iddio benedica alla S. V. ed a tutti di cotesta Pia Unione.

Aff.mo di cuore + GUGLIELMO, Card. Arcivescovo.

(1) Vendesi presso la Libreria Salesiana a prezzo modicissimo.

Gli ultimi splendori d'un astro ossia GESU' CRISTO ADORATO E AMATO del Card. G. ALIMONDA.

Pochi scesero nel sepolcro , accompagnati da tanto compianto , e lasciando stampata del proprio ingegno e del proprio cuore orma così larga e profonda come il Card. Alimonda. A riandare quelle centinaia di opere, dove coll' altezza della mente procede armonicamente congiunta la più squisita delicatezza del sentimento e la potenza speculatìva del pensatore si veste dei più vaghi colori di una fantasia da artista, si rimane sorpresi come mai un uomo, tra mille svariate occupazioni e con una sanità deboluccia, abbia potuto arrivare a tanto.

Ma questa maraviglia crescerà anche più alla lettura di questo volume, ultimo sprazzo di luce del suo genio, soavissima espressione d'un cuore che fortemente sente ed ama. -

Povero Cardinale! Omai presso al sepolcro, travagliato da un rio malore che gli lascia così poca tregua, egli trova ancor tempo e - modo di rifare a nuovo questo lavoro, ampliarlo, abbellirlo, così da renderlo un vero gioiello.

Noi ci restringeremo a presentarne ai lettori una brevissima analisi ; basterà essa sola.

Premesso come G. C. sia venuto al mondo e come con noi rimanga, ci si domanda l'illustre Porporato in qual confessione religiosa, in qual contrada, presso qual popolo abiti G. C. nella sua piena virtù. - E qui, argomentando ex absurdis, fa vedere come e perchè non dimori né presso gli scismatici, nè presso gli eretici, così antichi come moderni; nè infine presso i Novatori del giorno, che riduce a quattro sette principali, per conchiuderne in fine che solo e tutto Egli permane nella Chiesa Cattolica co' suoi tre grandi contrassegni, via, veritas, et vita, via nel sacerdozio,, verità nell'insegnamento, vita nei sacramenti. Ma questi non son che i Preliminari, che pure abbracciano ben LXXXIII pagine. Vien quindi il corpo dell' opera, divisa in due parti, Polemica e Ascetica. La prima, rispondente a G. C. adorato, porge materia per l'immortale conferenzista a sei Ragionamenti I. Perchè oggidì si neghi la divinità di G. C.; II. Vita divina di G. C. nel secolo XIX; III. G. Cristo in Italia; IV. Il Cristo della Chiesa e i Cristi dell'uomo ; V. Il libro di Ernesto Renan; VI. Divinità di G. C.

Ah ! se coloro, che gridano il Cattolicismo ostile alla civiltà e il clero cattolico nemico della patria leggessero il II e III dei detti Ragionamenti ! Bisogna vedere qual largo e splendido orizzonte si apra per l' Alimonda alla civiltà umana, rinnovellata nel sangue di G. C. Bisogna contemplare come in petto al conferenzista credente palpiti il cuore dell'italiano, del patriota. « Qual è il secondo Israele ? « esclama egli. « Dove è il nuovo popolo prediletto? Io levo le mani al cielo e benedico alla Provvidenza, che me lo fa scorgere sì da vicino. Uscito dal sangue di questo popolo e sempre ad esso congiunto, io vi dico con gioia « La nuova terra così da Cristo favoreggiata è l'Italia: Vos genus electum. »

Vengon quindi i quattro discorsi, che formano la II parte, l'Ascetica, rispondente a G. C. amato, cioè: I. dell'imitazione di G. C.; II. S. Giovanni e il Cuore di Gesù , III. L'anima amante ai piedi di Gesù morente ; IV. Il sepolcro di Cristo. - E qui è soprattutto , dove si rivela la grandezza dell' Em. Alimonda, informata alla più tenera e in un soda pietà. Non è già che nell'una parte sia esclusivamente polemista, nell'altra esclusivamente ascetico. Il polemista piglia qua e colà le forme e le qualità dell'ascetista, come questi l'eloquente stringatezza raziocinativa di quello; chè mente e cuore son nell'uomo distinti , separati giammai. Ma prevale or più l' una, or più l' altro a seconda dell' argomento. E l' ascetica è tutta espansione d'un' anitra irraggiata dalla fede.

Come cì appare bello nell'11° de' discorsi, santamente bello il Cuore di Gesù, con sòpravi riposante il prediletto Giovanni ! Qual forza sovrana si riverbera da Lui, grande ne' misteri della passione e della morte, grande ne' trionfi della risurrezione e della vita !

E quell' anima che spasima d' amore, nel III discorso, ai piedi di Gesù morente ! Porgetemi, o Gesù, la vostra destra, grida ella nella sua estasi d'amore, e lasciate che io imprima il nuovo bacio della pace su quella man ferita; lasciate che al vostro seno mi accosti e che mi béi e mi perda in quell' abisso di luce e di fuoco, che è la vostra carità.

Ma io sarei infinito, se volessi ad una ad una noverare le sovrane bellezze onde è tutta ingemmata quest'ultima opera dell'Em. Alimonda. La leggano tutti , sacerdoti e laici, polemisti e ascetici, filosofi e letterati , oratori e storici. Ne avranno bene all' anima, diletto e noi ma alla vita, larga fonte alla propria coltura. Concorreranno di più ad un' opera eminentemente santa e salutare qual' è la Chiesa e il Seminario di S. Gaetano, per cui va il ricavo della vendita; Chiesa e Seminario in cui si appuntarono i voti dei Cardinale vivente , a cui si volsero gli estremi sospiri di lui morente.

ASSOCIAZIONE alle Letture Cattoliche.

Il Periodico nostro entra oramai nel suo quarantesimo anno di vita; le istruzioni morali, i racconti ameni, le vite edificanti e dilettevoli, che si vengono pubblicando, fanno di tali letture un mezzo efficacissimo per favorire e promuovere l'educazione religiosa e morale fra le famiglie del popolo ; la chiarezza dell'esposizione e dello stile lo rendono adattate all' intelligenza anche dei meno istruiti, la scelta degli argomenti poi corrisponde ai bisogni vivamente sentiti oggidì nelle classi più umili ; sui buon pensiero, una santa massima, un esempio edificante, il racconto d'un atto di virtù, possono essere causa della salute di molte anime non solo, ma dell' integrità della coscienza , della fermezza dell' onore in tanti infelici , che nel momento del pericolo potrebbero cadere, rovinando non solo la loro, ma ancora l' esistenza dei proprii cari.

Oh sì! se vogliamo vedere scomparire tanti mali, che affliggono ora il povero popolo , promoviamo per quanto è possibile l'educazione , che s' inspira ai nobili sentimenti della fede e della pietà ; i cuori credenti amano e pregano, resistono alle macchinazioni degli empii, e nell'ora della sventura non li abbandona il raggio d' una dolce speranza, d'una tenera consolazione.

Ci raccomandiamo pertanto grandemente agli ottimi e virtuosi Cooperatori, perchè parlino delle nostre Letture Cattoliche coi loro parenti ed amici, al venerando Clero, ai Direttori di scuole, Professori, Maestri, perchè il nostro Periodico possa vie più largamente essere diffuso, accrescendosi il numero degli associatì e dei lettori.

Rivolgiamo intanto fin d'ora un vivo ringraziamento a tutti quei zelanti benefattori che si compiaceranno coadiuvarci in questo apostolato sublime di educazione popolare, praticando così una delle opere più raccomandate dall' indimenticabile nostro Padre, che alle Letture Cattoliche dedicò il vigore della mente, la pazienza di un'illuminata fatica per una serie lunghissima d'anni.

OLEOGRAFIA DI MARIA AUSILIATRICE

È stupenda, fedelissima riproduzione del gran quadro di Maria Ausiliatrice, che venerasi nel Santuario a Lei dedicato in Torino, presso l'oratorio primario di D. Bosco.

Quanti artisti la esaminarono ne ebbero a fare i più grandi encomii.

E lavoro riuscitissimo , imitazione perfetta della pittura, per modo che non pare oleografia, ma opera di elegante, finissimo pennello.

Le dimensioni poi sono le più ampie possibili in tali lavori , misurando un metro e sei centimetri di altezza per sessantacinque centimetri di larghezza.

Tale quadro magnifico può adornare qualsiasi altare, cappella , oratorio privato , nonchè ogni più ricca sala.

Chi desiderasse farne acquisto o d'avere un'adeguata idea di questo quadro, potrà rivolgersi alla Libreria Salesiana di Torino, e gli verrà spedito un piccolo saggio ad immagine in cromolitografia, riproduzione del quadro stesso; giova però avvertire che quest'ultima non è opera essenzialmente artistica, epperciò non può considerarsi come l'esatta espressione del pregio e finezza dell'oleografia relativa.

PREZZI E CONDIZIONI D'ACQUISTO.

1° Su buona e forte carta L. 10,00 2° Incollata su tela . . . » 12,50 3° Incollata su tela e fornita di telaio    » 16,50 4° Con cornice semplice, o di gran lusso , prezzi a convenirsi da L. 25 a L. 50.

Per gli acquisti segnati al numero 3 il porto resta a carico del committente, le spese d'imballaggio invece si faranno a carico della Libreria ; per quelli poi segnati al numero 4, richiedendosi maggior cura, l'imballaggio stesso sarà a carico di chi l'ordina, e l'importo relativo, preventivato in lire quattro, si dovrà unire al prezzo della oleografia e relativa cornice che si desidera; la merce si spedirà pure in porto assegnato.

NB. Stante la modicità dei prezzi non si dà corso alle commissioni, non accompagnate dal relativo importo; è fatta eccezione a quei Signori corrispondenti che già avessero conto corrente colla nostra Libreria di Torino.

Elenco dei Cooperatori defunti nel Novembre e Dicembre 1891.

1. Angonese Antonio - Salcedo.

2. Azzi D. Antonio - S. Luca.

3. Agnelli dei Malherbi conte Carlo - Roma.

4. Berardi Rosa - Savignano (Romagna).

5. Bologna D. Alessio - Levola.

6. Bovino D. Gian Pietro prevosto - Masino.

7. Bizzozero Cesare - Varese (Como).

8. Bes D. Domenico - Levada di Pieve.

9. Beccarini can. D. Emilio - Siena. 10. Beorchia D. Antonio - Muina. 11. Bazerla ing. Francesco - Verona. 12. Clementini D. Gio. Battista.

13. Cerchiari D. Gaetano - Acqui Petradria.

14.Del Cò D. Antonio - Camigo.

15. Di Bartolo D. Giovanni - Palermo.

16. Ferrero Catterina - Airasca.

17. Francini Francesca.

18. Grosso Auna - Fossano.

19. Guastavino D. Isacco - Cadibona. 20. Gadola D. Antonio - S. Croce. 21. Graziavi D. Luigi - Città di Pieve. 22. Guala Carlo - _Milano. 23. Giovanelli D. Tommaso - Lenta. 24. Hoffîer D. Angelo - Passano. 25. Langier Andrea - Acqui. 26. Milani D. Annibale - Segni 27. Nicoli D. Eugenio - Maniago. 28. Fardelli D. Luigi - Monteforte. 26. Puntel D. Antonio - Campigo. 30. Pusterla D. Filippo - Boinsiolo. 31. Perfetti D. Gian Domenico - Monastero.

32. Prada Carolina.

33. Quaglia Lodovico - Moasca.

34. Radinelli Don Francesco - Margnago.

35. Rosso Angela moglie Gavuzzo - S. Vittoria (Alba).

36. Strumia Tommaso - Carmagnola. 37. Scarpa D. Giuseppe - Portogruaro 38. Talamini cav. Gianfrancesco - Corbanese.

39. Tampucci D. Leonardo - Lincite. 40. Treccani D. Francesco - Carpenedolo.

41. Vacchino D. Pietro Antonio - Scaramagno.

42 Voglino D. Giovanni- Rivalta Bormida.

43. Zamboni D. Germano - Borgo. 44. Zulberti Giovanni - Goglione.