BS 1890s|1892|Bollettino Salesiano Ottobre 1892

ANNO XVI - N. 10.   Esce una volta al mese.    OTTOBRE 1892

BOLLETTINO SALESIANO

DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano - Via Cottolengo, N. 32, TORINO

Sommario.

I libri per le scuole.

Fiori di Paradiso, ossia tratti brevissimi della nuova

Enciclica sul Rosario di S. S. Leone XIII.

Grazie di Maria Ausiliatrice.

All'Esposizione delle Missioni Cattoliche Americane di Genova.

Per l'accettazione di studenti e di artigiani nelle Case Salesiane.

SPAGNA. - Nuova Chiesa di Maria Ausiliatrice a Sarrià-Barcellona.

INGHILTERRA. - La nostra missione di Londra e la nuova Chiesa del S. Cuore di Gesù.

Notizie dei nostri Missionari. - Lettera di S. E. Rev.ma

Mons. Giov. Cagliero. - Una visita al Paraguay. -

Le Suore di Maria Ausiliatrice al Brasile. Notizie varie.

BETLEMME - Dall'Orfanotrofio della S. Famiglia. Cooperatori defunti.

Incisione sulla Storia dell'Oratorio.

I LIBRI PER LE SCUOLE

Sono ormai trent'anni che la nostra Libreria di Torino s'occupa, con assiduo lavoro, non solamente della diffusione in generale della buona stampa, ma anche in particolare e con intelligente studio attende alla diffusione di tutti i libri per le scuole.

Ad ogni comparire di nuovi programmi risponde con scelta copia di libri di testo, di propria o di altrui edizione, commendevoli non solo per meriti intrinseci del lavoro, ma anche per non comuni pregi di stampa e per mitezza di prezzi.

Concorrono in quest'impresa il consiglio e l'opera di egregi professori, l'attività di tante altre librerie del Regno, la diretta corrispondenza che abbiamo con le migliori Ditte librarie, ed infine la fiducia di rispettabile clientela che, grazie a Dio, contiamo numerosa, specialmente in seminari, collegi ed altri istituti cattolici ed in molte tra le pubbliche scuole dello Stato.

Affinchè tanto lavoro sortisca effetti sempre più copiosi e salutari, lo raccomandiamo allo zelo dei nostri lettori. Ci mettano essi in relazione con quegli istituti e con quelle scuole, presso le quali non fosse ancor conosciuta quest'opera nostra, e sarà còmpito nostro studiosissimo di rispondere appieno alla fiducia che otterranno a favor nostro.

PS. Si è preparato testè il nostro catalogo scolastico pel 1892-93 e se ne spedirà copia a quanti ce ne faranno richiesta.

FIORI DI PARADISO

ossia tratti brevissimi della nuova Enciclica sul Rosario di S. S. Leone XIII

LA missione del Bollettino si è di dare ai nostri Cooperatori e Cooperatrici le notizie riguardanti le Opere Salesiane. Questo còmpito è sovente per noi un problema, grazie alle benedizioni che seguono dovunque i figli di D. Bosco. Non ci è quindi possibile riprodurre regolarmente le Encicliche del Papa, il cui testo integrale d'altronde arriva ai fedeli per tante altre vie. Per altro siam ben fortunati di poter in questo numero offrire ai nostri lettori alcuni tratti, benchè brevissimi, della nuova stupenda Enciclica sul Rosario, che il S. Padre Leone XIII mandava lo scorso mese a tutto l'Episcopato cattolico.

In essa Egli raccomanda nuovamente ai Cristiani la pia pratica del S. Rosario. Parla della divozione alla Vergine , da Lui professata fin da fanciullo; deplora i tristi tempi che corrono; fa voti per l'incremento della pia Associazione della Sacra Famiglia, e finisce accennando al prossimo suo Giubileo Episcopale, nella quale occasione consiglia i fedeli, più che a tributare a Lui omaggi e rallegramenti, di volgere a Dio incessanti preci, perchè ciò che gli rimane di vita e di forze, tutto volga in vantaggio della società cristiana, e primi, di tutto a richiamare sul retto sentiero i traviati e riconciliar colla Chiesa i suoi offensori. Siamo davvero dolenti di non poter riprodurre tutto intero il preziosissimo documento.

Potenza del Rosario.

.. Quanto il Rosario Mariano sia valevole lo dice chiaro la sua ben nota origine che è sì bella pagina della storia, da Noi stessi ricordata più volte. Mentre appunto la setta degli Albigesi, pur affettando zelo della fede e della morale, ne faceva miserabile scempio, e dava il guasto ai fedeli in molte contrade , la Chiesa tolse a combatterla in tutte le sue bruttissime forme non con altre forze ed armi che quelle del santo Rosario, la cui istituzione e predicazione fu insinuata al patriarca s. Domenico dalla Vergine benedetta. Per tal modo la Chiesa riuscì gloriosamente vittoriosa, e, come in quella tempesta, così nelle altre suscitate dipoi, con sempre splendidi successi potè provvedere

alla salvezza comune. - Che però nel presente corso di cose, che tutti i buoni lamentano, sì luttuoso alla religione e di sì gran pregiudizio alla società , conviene che tutti di una mente e di un cuore ci facciamo a pregare e scongiurare la santa Madre di Dio mercè la divozione medesima del Rosario, affine di goderne pur noi i potentissimi effetti.

Ricorso a Maria.

Rivolgersi infatti a Maria è un rivolgersi alla Madre della Misericordia, così disposta verso di noi, che ad ogni bisogno, specialmente dell'anima, tosto Ella volenterosa, precorrendo pure le nostre dimande, ne soccorre mai sempre, ed effonde in noi i tesori di quella grazia onde Iddio sin dal principio l' ebbe pienamente ricolma, perchè divenisse sua degna madre. Ed è questa, fra le molte altre, specialissima prerogativa, che pone la Santissima Vergine tanto di sopra degli uomini e degli angeli tutti e la ravvicina a Gesù

Cristo : E gran cosa in qualunque Santo, quando egli abbia tanta grazia, che basti a salute di molti; ma quando ne avesse tanta, che bastasse a salute di tutti quanti gli uomini questo sarebbe massimo pregio; come si avverò in Cristo e nella Beata Vergine (1).

(1) S. Th. op. VIII, super salut. angelica.

Primo pregio del S. Rosario.

Qualvolta dunque salutiamo Maria con la lode dell'Angelo, e, ripetendo la stessa lode, le intrecciamo divote corone, non si può dir veramente quanto le torni gradito l'ossequio nostro. Imperocchè con quel saluto veniamo ricordando il suo esaltamento sublime e gli esordii della nostra salute nell' incarnazione del Verbo, e sì anche com' ella sia divinamente e indissolubilmente legata ai gaudi e ai dolori, alle umiliazioni e ai trionfi del Figliuol suo Gesù nel governo e nella santificazione delle anime

Noi quindi presentiamoci a Maria alacri e confidenti, supplicandola per quei materni vincoli che sì la stringono a Gesù ed a noi, in atto umile e pio invochiamo il suo soccorso col modo di preghiera che ne ha insegnato Ella stessa e le è tanto accetto; poi a cuore sicuro e contento abbandoniamoci pure nelle braccia della nostra ottima Madre.

Sublime ammaestramento.

A questo pregio che trae il Rosario dalla orazione stessa ond' è composto, se ne aggiunge un altro ben nobile, cioè che esso contiene una maniera facile d'ammaestramento nelle principali verità di nostra santa fede

Perocchè in esso, alla bellissima e fruttuosa preghiera ordinatamente ripetuta, va congiunta la enunciazione e considerazione dei principali misteri di nostra religione. Quelli dapprima che ne rammentano il Verbo fatto uomo per noi, e Maria, vergine intatta e madre, che santamente gaudiosa gli presta i materni uffici : poi quelli dolorosi di Gesù, le agonie, i tormenti, la morte, infinito prezzo del nostro riscatto : quindi i suoi misteri di gloria, il trionfo della morte l'ascensione al cielo e la missione dello Spirito Santo, e più innanzi la glorificazione mirabile di Maria,, e da ultimo con la Madre ed il Figlio la gloria eterna di tutti i Santi. - E questo complesso di misteri ineffabili è richiamato giornalmente alla memoria de' fedeli e quasi spiegato dinanzi ai loro sguardi: di modo che a recitar bene il Rosario sentesi come infusa nell'anima una soavissima unzione, quale appunto se si udisse la voce stessa della buona Madre celeste, intesa amorevolmente a istruirci nei divini misteri e ad indirizzarci per le vie della salute...

Altra utilità.

Nè men commendevole e preziosa è un'altra utilità che la Chiesa intende studiosamente procurare a' suoi figli nel Rosario ; quella. cioè d'impegnarli a maggior cura nel conformare i costumi della loro vita alle norme tracciate dal santo Evangelo ...

Al riandare memorie sì tenere (quali si contemplano nei misteri del santo Rosario) non è possibile che un Cristiano non si senta vivamente commosso di gratitudine verso il suo amatissimo Redentore. Che anzi il vigor della fede, se questa è quale dev'essere, illustrata avendo l' intelligenza dell' uomo e toccatogli il cuore, gli sarà di forte incentivo a calcare le vestigia di Lui, fino a prorompere in quella protesta ben degna d'un Paolo Chi ci dividerà dunque dalla carità di Cristo? forse la tribolazione ? forse l' angustia ? forse la fame ? forse la nudità, il pericolo, la persecuzione, la spada? (1)... E vivo non già io, ma vive in me Cristo (2).

Ma perchè la fiacchezza della nostra natura non si smarrisca dinanzi agli altissimi esempi dell' Uomo-Dio, in un coi misteri del Figlio ci si offrono a contemplare quelli della santissima sua Madre....

In Maria la bontà e provvidenza divina ci ha proposto un modello d' ogni virtù, tutto fatto per noi: chè nel contemplar Lei e le sue azioni, non restiamo già come abbagliati dai fulgori della maestà divina, sì bene rincorati dalla congiunzione della comune natura, ci sentiamo portati meglio all'imitazione. Sorretti da' suoi conforti, se ci daremo alacremente allo studio di tal esemplare, ne riuscirà al certo di ritrarre almeno i principali lineamenti di tanta virtù e perfezione, e ricopiando più che altro quella piena e ammirabile sua rassegnazione alla volontà divina , potremo bene seguirla per la via del cielo.

(1) ROM. VIII. 9

(2) Gal. II, 20.

Invochiamo tutti Maria.

Al cielo noi andiamo pellegrinando; e per quanto ardito e seminato di triboli ne sia il cammino, duriamo pure saldi e animosi, nè cessiamo tra le molestie e le fatiche di tender supplichevoli le mani a Maria, con le voci di Santa Chiesa : A Voi sospiriamo gementi e piangenti per questa valle di lagrime... deh! a noi volgete quel vostri occhi pietosi... Donateci Voi una vita pura, apritene una sicura via, acciocchè nella vista di Gesù ci rallegriamo per sempre (1). E Maria, la quale, tuttochè non le abbia provato mai, tutte ben conosce le debolezze della nostra corrotta natura, e che è la migliore e più sollecita di tutte le madri, come si moverà presta e benigna al nostro soccorso, ristorandoci e rinfrancandoci della sua virtù ! Se terremo costanti la via che fu consacrata dal sangue divino di Gesù e dalle lagrime di Maria, per essa arriveremo senza fallo e senza gran pena a partecipare altresì della loro beatissima gloria.

Poichè adunque nel Rosario mariano si contengono tanto acconciamente e fruttuosamente congiunti e un eccellente modo di preghiera e un mezzo opportuno a conservar la fede e una bella serìe di esempi ad ogni virtù, gli è ben giusto che tutti i veri Cristiani se lo abbiano di frequente fra le mani e sulle labbra e nel cuore....

(1) Ex sacr. liturg.

Spirituali favori.

Quanto è da Noi, confermiamo tutti i favori spirituali concessi ne' decorsi anni giusta le prescritte condizioni , per la pia pratica del mese d'ottobre; assai confidando nell'autorità e nello zelo vostro, Venerabili Fratelli, che parimente quest'anno i cattolici di tutto l' orbe s' accendano in santa gara di onorar col Rosario quella Vergine benedetta che viene invocata Soccorritrice de' Cristiani...

Ci sta sommamente a cuore che il popolo cristiano si prostri devoto ai suoi altari e innalzi calde preghiere : preghiere per la santa Chiesa, agitata, combattuta da tanta furia ostile, preghiere per Noi, ché stanchi dagli anni e dalle fatiche, inceppati e stretti da mille difficoltà, spogli d'ogni umano presidio, siamo al governo della Chiesa stessa. Sì appunto in Maria, dolce e possente Madre, riposa la Nostra speranza, e ogni dì più vigoreggia e più gioconda Ne arride.

 Il Giubileo episcopale del Papa.

All'intercessione di Lei ascriviamo i beneficii moltissimi ed insigni ricevuti da Dio, e ne riconosciamo fra gli altri con gratitudine più effusa, se ornai Ci è dato di entrare nell'anno giubilare della Nostra episcopale consecrazione. Gran che in vero Ci apparisce, riportando la memoria a spazio sì lungo di ministero pastorale, soprattutto a quella parte che finora abbiamo trascorsa nella quotidiana sollecitudine dell'universo gregge cristiano. In tale spazio, come sen va l'umana vita, e come sono i misteri di Gesù e di Maria, non Ci mancarono occasioni di gaudio, frammiste a ben più ed acerbe di dolore, pur con lieti frutti di gloria in Cristo : e Noi in tutto adorando con eguaglianza di animo i disegni di Dio e ringraziandone la benefica mano, Ci studiammo di rivolgere tutto, gaudi, dolori, glorie, al maggior bene e decoro della sua Chiesa. E dacchè la rimanente vita Ci correrà non dissimile, se Ci spuntino nuovi gaudi o si apprestino nuovi dolori, e se per avventura qualche splendore Ci si possa aggiunger di gloria, Noi egualmente con gli occhi e il cuore in Dio , da lui unicamente attendendo i premi della gloria celeste , saremo lieti di ripetere quelle davidiche voci Sia benedetto il nome del Signore : non a noi,

o Signore, non a noi, ma al nome tuo dà gloria (1). A dir vero, da' Nostri figli, la cui benevolenza e pietà Ci è ben conta, più che lodi e festeggiamenti, soprammodo aspettiamo solenni azioni di grazie alla sovrana bontà di Dio, con preghiere e voti per Noi : nè vi sarà cosa che Ci possa rallegrar maggiormente di questa, impetrare cioè per le loro preghiere, che quanto tuttavia Ne resti di vita e di forze, di autorità e di favore, tutto ridondi in salute alla Chiesa, principalmente a ricondurle in seno e riconciliarle gli avversari e gli erranti, a cui da gran tempo volgiamo amorevoli inviti. Tutti poi i Nostri dilettissimi figli, dalla prossima Nostra giubilare letizia, se a Dio piaccia donarcela, possano raccogliere copiosi frutti di giustizia, di pace, di prosperità, di santificazione, d'ogni bene ; tanto Noi con cuore di padre preghiamo ad essi da Dio, soggiungendo questi suoi divini ammonimenti : Datemi ascolto... e germogliate come un rosaio piantato lungo la corrente delle acque: spandete soave odore come l' albero dell'incenso. Mettete fiori simili al giglio, spirate odori, gettate amene frondi, e date cantici di laude e benedite il Signore nelle opere sue. Magnificate il suo nome e date lode a lui colle parole della vostra bocca e coi cantici e al suon delle cetere... Con tutto il cuore e a piena bocca lodate insieme e benedite il nome del Signore (2).

(1) Ps. cxii, 2, exni, 1.

(2) Eccli. xxxix, 17-20, 41.

L'Apostolica benedizione.

Iddio, propizio alla mediazione della Regina del Sacratissimo Rosario, tutti assecondi cotesti consigli e desiderii, e se mai gli empi i quali bestemmiano quello che ignorano , ardiranno dileggiarli, perdoni ad essi pietoso. Voi intanto, Venerabili Fratelli, ad auspicio del favore divino e a segno della Nostra particolare benevolenza, abbiatevi l' Apostolica benedizione, che a voi e al clero e popolo vostro con tutto l'affetto v' impartiamo nel Signore.

Dato a Roma presso S. Pietro l' VIII settembre dell'anno MDCCCXCII, decimoquinto del Nostro pontificato.

LEONE PP. XIII.

GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE

Prodigiosa conversione di un medico miscredente. - Chi può appieno comprendere la bontà e la potenza della Gran Madre di Dio?

Eran più anni che nell' animo mio faceva penosa impressione lo stato miserando in fatto di religione di un mio parente. Egli, medico di professione, sebbene avesse ricevuto in gioventù un'ottima educazione cristiana, crescendo negli anni s'era allontanato assai da Dio. Erano ormai cinquant'anni che ei viveva lungi dalla vera fede ed era giunto a tal punto, che tornava impossibile, a chiunque ogni tentativo per convertirlo. Venne finalmente anche per lui l'ultima infermìtà, e la morte gli si avvicinava a grandi passi". Dovrà egli morire impenitente? Giammai ! La Vergine Santissima nol permetterà.

Appena io seppi di tale malattia, che alla sua tarda età poteva tornargli fatale, mi rivolsi fidente alla Celeste Ausiliatrice dei Cristiani. Le ricordai la piena offerta che io aveva fatto della mia vita per la salute eterna della mia famiglia, invitai alcuni miei compagni ad unirsi méco nel fare una novena di preghiere e di comunioni, e mandai all'infermo una medaglia di Maria Ausiliatrice.

Il mio animo era agitato dal timore e dalla speranza, quando mi giunse una lettera che mi recava consolanti notizie, insieme con quella assai dolorosa della morte di quel mio amatissimo parente.

La grazia di Dio aveva trionfato nel suo cuore. Tre giorni prima della morte il suo animo si era mutato come per incanto. Ed il mutamento era stato così grande e prodi. gioso, che il suo ritorno alla fede, dopo cinquant'anni che se ne viveva lontano, fu completo ed animato da segni del più profondo pentimento e della più fervorosa e sincera convinzione.

Chiese e ricevette con edificante pietà i Sacramenti e spese quegli ultimi giorni in una santa preparazione alla morte.

Era un miracolo di Maria Ausiliatrice, un novello trionfo di questa clementissima Madre, che esaudisce la preghiera anche dei suoi più umili figli.

Quanti leggono questa relazione, si uniscano con me a lodare e benedire il cuore di una sì grande Benefattrice.

Foglizzo, 23 Giugno 1892.

Chierico C. P.

W. Maria Ausiliatrice ! - Rev.mo Sig. D. Rua. - Coi sentimenti della più viva riconoscenza devo mandarle relazione di una grazia di Maria Ausiliatrice, che prego d'inserire nel Bollettino Salesiano a comune edificazione.

Il mio fratello da quindici giorni era travagliatissimo per ripetute eruzioni di migliare. Più notti ebbe a passare in un assopimento così profondo, che a grave stento gl'infermieri potevano ridestarlo per qualche breve intervallo:

Nell'ultima notte, dal 18 al 19 corrente, lo si avrebbe detto precisamente un arido tronco e affatto insensibile a qualsiasi cura, tanto che a detta del medico la morte gli era imminente. Visto pertanto che tutti gli umani rimedi tornavano vani, alla mattina mi venne il pensiero di ricorrere a Maria Ausiliatrice, la vera salute degli infermi. Disposi a ciò il sofferente, e per maggiormente impegnare l'aiuto celeste, gli feci ricevere il SS. Viatico. Cosa mirabile! Dopo il telegramma che io spedii alla S. V. per raccomandazione di preghiere l'infermo subì un gran miglioramento, passò una notte tranquillissima e subito s'incamminò a perfetta guarigione.

Rendo le più vive grazie delle preghiere fatte a tale scopo, ed invio una tenue offerta a cotesto celebratissimo Santuario.

S. Ulderico di Fretto, 28 Giugno 1892.

Obbed. Servitore

D. GIOVANNI FEDERLE.

La preghiera di una madre. - Spedisco lire quaranta, trenta delle quali sono elemosina per la celebrazione di una santa Messa all'altare di Maria Ausiliatrice, secondo l'intenzione dell' offerente, e dieci quale piccolo segno di riconoscenza per una grazia ricevuta da Maria Ausiliatrice.

Una buona madre avendo l'unica sua bambina gravemente inferma, e vedendo che di giorno in giorno peggiorava, perduta ogni speranza nei mezzi umani, si rivolse fiduciosa a Maria Ausiliatrice, pregandola per la guarigione della pargoletta. Non era trascorsa ancora mezz'ora dacchè la buona genitrice avea fatto la sua preghiera, che già la bambina cominciava a migliorare, e dopo tre giorni era pienamente guarita. Tanto per la pura e semplice verità e ad onore e gloria di Maria Ausiliatrice.

Maron, 13 Luglio 1892.

D. G. BATTISTA PUIATTI.

Felice chi prega Maria! - Con animo riconoscentissimo accludo nella presente la somma di lire cento, che offro come adempimento di una promessa fatta alla Madonna di D. Bosco, se mi avesse concesso una grazia. La B. V. Ausiliatrice mi consolò per sua misericordia , ed io faccio la mia offerta.

Chieggo preghiere, perchè la grazia sia fonte di beni spirituali ed eterni.

Piacenza, 25 Luglio 1892.

PAOLINA FALCONI.

La Celeste Benefattrice dei pargoli. - Un mio figlio, bambino di quattro anni, giaceva a letto oppresso da cruda e disperata infermità. I medici non trovavano più argomento alcuno di speranza, l'infermo aveva inoltre perduto la loquela e pareva affetto anche da paralisi parziale. In tale occasione ricorsi con fiducia alla materna bontà della Celeste Ausiliatrice, e la mia preghiera fu esaudita così ampiamente, che ottenni la completa guarigione del mio caro figliuoletto.

Mando di gran cuore perciò questa relazione, alla quale unisco un'offerta in pegno della mia riconoscenza.

Gargagnago, 25 Luglio 1892.

ACHILLE FOSSATI.

Monticello (Alba). - Le preghiere dei giovanetti dell'Oratorio di D. Bosco mi ottennero da Maria Ausiliatrice una sospirata grazia. Mando perciò riconoscentissimo una tenue offerta a sostegno delle Opere Salesiane.

26 Giugno 1892.

Sac. ANTONINO RUvINALE Parroco.

S. Giorgio Scarampi. - Una pia persona mia parrocchiana manda al santuario di M. A. un'offerta in segno della sua riconoscenza per grazia ricevuta.

27 Luglio 1892.

Sac. GIovANNI FERRARI, Prevosto.

Brescia. - Riconoscente verso Maria Ausiliatrice, per segnalata grazia ottenuta mediante la sua intercessione, mando tenue offerta al suo santuario.

25 Giugno 1892.

Avv. GIUSEPPE TOVINI.

Pombia (Novara). - Rendo sincere grazie a Maria Ausiliatrice, alla cui potentissima intercessione non ricorsi invano. Unisco offerta in segno della mia riconoscenza.

Sac. ANTONIO SILVESTRI, Parroco

Veruno (Novara). - Spedisco offerta al santuario di Maria Ausiliatrice in riconoscenza di grazia ricevuta.

Sac. PAOLO MORTAROTTI, ParrOCO.

Bicocca (Novara) - L'anno scorso spedii al Santuario di Maria Ausiliatrice l'offerta di L. 100 in segno di riconoscenza vivissima per grazia ricevuta, e quest'anno godo di poter fare altrettanto per altro segnalatissimo favore celeste ottenuto per l'intercessione di Maria SS. Ausiliatrice.

17 Agosto 1892

Sac. SaLVETTI, Parroco.

Riferiscono altri celesti favori e ne rendono grazie infinite a Maria Ausiliatrice i seguenti

Fassio Giuseppe, Castelrosso - Davi Teresa - Marchiaro Pelagia - Peretti D. Giuseppe - Scotti Diduo - Data Vittoria, S. Giorgio - Bagnasco Pietro, Torino - Molino Luigi - Marescotti Teresa, S. Martino Tanaro - Benotti Maria - Berretti Ida - D. Giovanni Ramella Arciprete. - Calliano Giuseppe, Cornegliano d'Alba - Lubbia Giovanni, Torino - Berta Teresa, - Bergadano, Vezza d'Alba - Boot Rosina , Armento - Tesio Biagio, - Tanelli Maria, Para Novarese - Leoni Saverio, Porto ferraio - D. Pietro Bartolini, - Gardano Ausilia, - Bruera Teresa, Burgaro - Geure Domenica ~ Barge - Acusato Maria, Fenero d' Asti - Sac. Benedetto Malaspina Arciprete, Gremiasco -Ghiotto Bortolo, Longa - Banterle Giuseppina, Negrar - Anna Zinglianda - Dapra Pietro, Castelletto Po - Luigi Bettina, S. Vito al Tagliamento - Galeazzo Caterina, Castellantonte - D. B. Busa Parroco, Campodarasgo - Adele Cenci, Palanzano - Failla Guarino Francesca, Vizzini - Zorzi Raimondo, Udine - D. Merlo Michele Parroco, Bricherasio- Una cooperatrice salesiana, Gabiano - Marietta Usellini, Arona - Fiorini Giuseppe, íM1lontecchio - Anna D'Amico, Catania - Riccardi Sac. Francesco, Castelceriolo -Mariano Tozzi Payo presso Montereale - Nicola Can.co Luciani, Valmontone - Gori Raffaele, Paperino (Prato) - Rota Teresina, Chiari (Brescia) - A. F. , Cornuda - Pasero Elisabetta, Scarnafigi - Antonio Cappa - Ossola Rosalia - Eusebio Maria, S. Giorgio Cixnavese- Pietro Paolo Paoluzzi. S. Stefano - Braga Maddalena, Fornaci (Brescia) - Sac. Luigi Saggiorato Missionario Salesiano, Paysandù - C. Barbieri E., Genova. - Contessa Angelica Salv - Torino.

ALL'ESPOSIZIONE DELLE MISSIONI CATTOLICHE AMERICANE DI GENOVA

Inaugurazione del villaggio Fueghino.

La mattina del 21 agosto nell' Esposizione delle Missioni cattoliche Americane di Genova ebbe luogo l'inaugurazione del villaggio fueghino, costrutto sotto la direzione del Missionario Salesiano D. Beauvoir nel giardino annesso alla galleria della Mostra. Il villaggio è un pittoresco aggregato di capanne , fatte di rami d'alberi e coperte di cannuccie o di pelli, e di un laghetto popolato di pesci, ove gli Indii esercitano il loro mestiere di pescatori. Penetrando là entro, si prova come l'illusione di trovarsi addirittura trasportati nella Terra del Fuoco. Una capanna, rustica come le altre, ma con un bell'altarino, tutto in legno noce, con intagli e qualche doratura tra i fregi, .è la cappella del villaggio, la quale con la sua semplicità richiama al pensiero la terra Americana , dove tanti nostri fratelli vanno compiendo la loro opera cristiana e civilizzatrice. Presso la cappella venne fabbricato l'episcopio, il quale consiste in una stanzetta contenente un letto ed una sedia formati di semplici rami d'albero. È la riproduzione dell' episcopio di Mons. Cagliero in quelle terre selvaggie.

Condotti da D. Beauvoir e da due Suore di Maria Ausiliatrice i fueghini ed i patagoni, arrivati dall'America sul principio del mese coi nostri Missionari, partivano da Sampierdarena, ov'erano stati albergati fin allora nell'ospizio Salesiano, e poco dopo le ore otto venivano ricevuti nel recinto dell'Esposizione dai signori del Comitato delle Missioni. Al loro ingresso il presidente avv. Cappellini rivolse loro le seguenti parole

« Saluto con animo riverente i Missionari e le Suore della Terra del Fuoco e della Patagonia che vengono a prendere stanza nella nostra Esposizione colle famiglie degli indigeni di quelle regioni.

« Bacio le mani dei gloriosi campioni della fede e della civiltà. Abbraccio i fratelli che ci recano il saluto della loro patria lontana. Già altra volta fu detto, ed ora a me piace il ripetere a voi. Non vi chiamammo perchè foste spettacolo all'altrui vana curiosità.

« Questo mercato sarebbe stato indegno di noi e di voi. Ma volemmo che qui veniste per rendere viva testimonianza di quell'opera grandemente cristiana e civilizzatrice che l'immortale Colombo inaugurò, e che per il non interrotto corso di quattro secoli la Chiesa Cattolica prosegue nelle regioni da lui scoperte.

« Entrate adunque con animo tranquillo nelle capanne che vi abbiamo preparate.

« Iniziate i divini misteri in quella Cappella che raffigura le vostre Basiliche, i vostri Episcopi. Il Missionario Cattolico e la Suora nel teatro delle loro conquiste, appresso al selvaggio o già riacquistato alla luce della fede, e che ne reca le vive e caste impronte nell' animo verginale, o già iniziato alla aspettata rigenerazione! l'unico spettacolo sublime che noi ci proponiamo di contemplare. Sarà questa la lieta visione e l'utile ammaestramento che ne ritrarranno i visitatori della nostra Mostra.

« Se nel campo economico la Esposizione Italo-Americana non è certo destinata a rimanere infeconda, questa delle Missioni Cattoliche, io mi auguro che oltre all'avere arricchito il nostro patrimonio scientifico, sortirà, grazie a voi, un risultato di ben maggiore rilevanza, quello cioè d'avere ravvivato il sentimento cristiano della fratellanza dei popoli e mostrato a tutti, potenti ed umili, che madre di civiltà, vera amica delle nazioni, è, fu, e sarà sempre la Chiesa Cattolica ».

Dopo ciò D. Beauvoir celebrò nella cappella del villaggio la S. Messa che fu servita da uno degli indigeni. Una Suora Marcellina suonò scelte melodie su un harmonium gentilmente imprestato da un espositore della vicina mostra di strumenti musicali.

Finita la Messa i fueghini presero possesso del loro villaggio dove furono e sono l'ammirazione di tutti i visitatori.

I quattro Fueghini.

Uno di questi visitatori, scrittore nel giornale Genovese La Rivista, ecco come parla a proposito di questi indigeni nel suo numero del 19 Settembre

I fueghini, abitanti delle regioni australi dette Terra del Fuoco e Arcipelago Fueghino, composto di migliaia di isole sparse tra gli Oceani Atlantico e Pacifico, al sud della Patagonia Meridionale, da cui lo stretto di Magellano le divide, sono quattro. Essi vennero accompagnati in Italia dal M. R. D. Giuseppe Beauvoir, Missionario Salesiano, il quale tutto giorno nell'Esposizione delle Missioni, colla maggior cortesia, si presta a dare ai visitatori le più ampie spiegazioni sugli usi ed i costumi di quei popoli selvaggi.

La Terra del Fuoco, che è l'isola maggiore, ed è appunto quella che dà il nome all'Arcipelago Fueghino, venne così chiamata , a quanto pare, da Magellano e dai suoi compagni, i quali scopertala, la videro lumeggiare da ogni parte e credettero eruttasse fuoco. E non era invece che il fumo dei numerosi fuochi accesi dagli abitanti, che avevano prodotto quella illusione.

Uno dei fueghini, che si ammirano appunto all'Esposizione delle Missioni, appartiene alla tribù degli Onas, composta di valenti e forti tiratori di freccia. Tanto per fare qualche cosa lo abbiamo voluto intervistare. Ed abbiamo incominciato così:

- Come ti chiami ?

Ci guardò in faccia e si mise a ridere. Non aveva capito un acca delle parole del suo illustre intervistatore.

Ci rivolgemmo alla cortesia di D. Beauvoir, ed egli si prestò volentieri a farci da interprete e da cicerone nell'importante intervista.

- Como te nombras ? cioè : Come ti chiami? ripetè il benemerito salesiano.

- Josè Fueguino servidor de usted. -- Giuseppe Fueghino, servo di lei.

Avevamo già fatto troppo e lasciammo libero il caro Josè : però ci permettemmo di chiedere a D. Beauvoir qualche notizia su questo ragazzo.

Iosè Fueghino da due anni vive coi benemeriti Salesiani di quella Missione, dai quali venne ricevuto e paternamente mantenuto ed educato al principio del 1890. Iosè, orfano di ambi i genitori, fu con altri dieci suoi conterranei, probabilmente suoi parenti, rapito proditoriamente dalla sua terra e portato ed esposto, come sembra, in una gabbia, nell' Esposizione universale di Parigi (nell'89), e venne esposto quale cannibale antropofago. Dacchè sta coi Missionari imparò a parlare, a leggere e a scrivere in Ispagnuolo. Ha 9 anni, ben fatto della persona, torace prominente, larghe spalle, occhi piccoli e alquanto obliqui che sembrano essere una caratteristica della sua tribù, fronte e zigomi sporgenti, naso schiacciato, labbra rosse, denti bianchi e la faccia paffutella, il che indica che i Salesiani pensano abbastanza a soddisfargli l'appetito.

Porta sulla fronte una cicatrice prodottagli da una morsicatura di cane.

L'altro fueghino, Silvestro Canale, è nativo di una delle tante isole dell'Arcipelago. Venne raccolto nell' isola di Dawson or sono due anni insieme a vari altri dei suoi contribuni Acalufes. È orfano di ambi i genitori, che pare abbia nemmeno conosciuto.

Ha undici anni. È bene sviluppato. Dei bei capegli neri-castagni gli coprono la testa e gli scendono sulla fronte. Ha gli occhi regolari , naso schiacciato , bocca grande , denti bianchi e grossi, labbra regolari, carnagione abbronzata.

È abbastanza simpatico, e diremo anche che è un bel ragazzo; dalle sue fattezze si può con molta certezza argomentare che la sua razza già andò soggetta a qualche incrociamento.

Dacchè sta coi Salesiani apprese a parlare Spagnuolo, a leggere, a scrivere e a far conti e tutti possono osservare i suoi saggi nell'Esposizione delle Missioni. Ha una speciale attitudine per la musica, e ha buon orecchio, talchè imparò con facilìtà tutte le laudi e canzoni che usano cantare i Salesiani. E di queste laudi ve ne sono anche di quelle in latino ed in italiano.

Terzo ci si presentò il piccolo Marcos, un vispo ragazzino dallo sguardo penetrante, con due occhietti intelligenti, con due labbruzzi su cui posereste volentieri una coroncina di baci. Non può star fermo un momento: tutto giorno fa dei salti acrobatici che sembra un capriolo. Non è possibile intervistare questo caro bambino. Non è ancora giunto dinanzi a voi che è già scappato via. L'abbiamo visto scorrere dall'uno all' altro lato del villaggio, correre alla caccia di una farfalla o di una cavalletta, ora battere con una cannuccia il suolo ed ora servendosi di un' assicella come di un remo sbattere le acque del laghetto, facendola da rematore. Con tuttociò appena D. Beauvoir lo chiama : Marcos-kua o celis-kua, egli corre a lui colla sua testolina che non sta ferma e sorridente con degli occhietti che sembrano impastati di mercurio, gli prende la mano e a volte la bacia con quell' affezione colla quale un figlioletto bacierebbe il suo buon papà. D. Beauvoir è per lui, come per gli altri, un padre affettuosissimo.

Miarcos ha la fronte regolare, orecchie grandi, naso ben profilato sopra una bocca ben conformata in mezzo a due guancie rotonde sormontate da un grazioso mentino. Specialmente quando ride sembra un angioletto: dategli un baciuzzo ed egli vi risponde con due baci affettuosi.

Marcos è il primogenito di una famiglia giunta alla missione di S. Raffaele dell'isola di Dawson nei primi del Maggio p. p. Sua madre Margarita, che con un entusiasmo più che virile avea risposto all' invito fattole di venire ad un paseo largo y lejos con vapor puf-puf, non potè reggere al clima di Montevideo e morì lasciando Marquitos ed una vezzosissima bimba, Lucia, al compagno che natura le dava Daniele Acaluf.

Daniele, che è appunto il quarto dei selvaggi che abitano il villaggio fueghino, mostra, almeno apparentemente, di sentire assai poco la perdita della consorte. Egli non inumidì il suo ciglio mentre aiutava a vestire ed incassare la salma della consorte. L'accompagnò al Cimitero e non ne parlò mai più.

Daniel ha poco più di 35 anni.

Ha testa regolare, capelli nero-castagni, fronte bassa, occhi piccoli, orecchie regolari, naso mediocre, bocca ben conformata, zigomi sporgenti. Porta sul ciglio una cicatrice prodotta da una ferita per una pietra che lo colpì in una delle continue lotte che hanno i suoi contribuni cogli Onas della vicina Terra del Fuoco. Con tuttociò non è brutto. Sembra ed è un po' pigro e questa e caratteristica del tipo fueghino, ma costretto dalla necessità mette a prova l' ingegno, come lo dimostra la canoa (che si ammira nel villaggio) da lui fatta con arte discreta, sebbene primitiva, e colla quale naviga negli stretti burrascosi dell'Arcipelago colla famiglia e compagni, non esclusi alcuni cani inseparabili ed altri suoi attrezzi ed utensili. È grosso di corpo, di spalle ben tarchiate, con torace pronunziato e braccia nerborute. Non soffre affatto il solletico.

Gli Acalufes, ai quali appartiene Daniel, sono generalmente mansueti, ma sospettosi. Si famigliarizzano poco cogli stranieri. Vivono nomadi ed isolati. Neghittosi per natura e quindi poverissimi, poco si curano del loro avvenire. Essi hanno solo di che saziare la rabbiosa fame, e questo provvidenzialmente lo hanno nell'abbondanza di pesci che il crescere e decrescere diurno della marea lascia quasi a secco negli infiniti seni del mare, e nei molluschi che in numero straordinario popolano le numerose scogliere di quelle isole. I fueghini fanno a meno del vestito , degli stivalini e del cappellino. Solo i Missionari li vestono di una maglia e d'una pelle di guanaco o di gatto. Per la loro ignavia e per la loro vita nomade fanno a meno delle case. O dormono sotto rozze capanne fatte di rami di legno o meglio sotto l'ampia cappa del cielo.

Essi vanno dall'una all'altra isola per mezzo delle loro canoe, lunghe da 4 a 6 metri e larghe poco più di un metro, formate di corteccia d'albero cucite con tendini di foca, calafatate con paglia o impastate di creta e di grasso di pesce.

Ecco chi sono i Fueghini che i buoni Salesiani dalla lontana Terra del Fuoco hanno recato in mezzo a noi, non per una venale ostentazione, ma per aderire all'insistente desiderio del Comitato dell' Esposizione delle Missioni, onde mostrare a Genova e a tutti i forastieri in essa convenuti quali siano i frutti della scoperta dell'America, frutti che si raccolgono sotto l' egida dell'augusta Religione Cattolica, là tra le terre inospitali e selvaggie, per opera specialmente dei benemeriti Salesiani, che accoppiando la scienza al sacrificio hanno più che altro diritto alla benemerenza di tutti i buoni.

Il nostro soccorso, la nostra stima all'opera santa dei figliuoli di D. Bosco!

Dei tre patagoni avremo occasione di riparlare altre volte. Per ora vogliamo far correggere un errore che ci è sfuggito nel numero precedente a proposito dell'intelligente Santiago.

Là ove si dice che Mons. Cagliero condusse un giovane patagone sui 17 anni, di nome Santiago Melipan, bisogna aggiungere : e cugino del Cacico Yancuche, il quale si battè gloriosamente, ecc.

PER L'ACCETTAZIONE di artigiani e studenti nelle Case Salesiane.

Ogni anno, specialmente al riaprirsì delle scuole, ci troviamo nella dura necessita di rìspondere negativamente a tanti tra i nostri benefattori, che vorrebbero fossero accolti nei nostri Collegi ed Ospizi giovanetti da loro raccomandati. Per appagar tutti, dovremmo ampliare specialmente gli Oratorii e gli Ospizi, a proporzioni favolose. Pel solo nostro Oraratorio di Torino, a mo' d'esempio, sono ogni anno da tre a quattro mila le nuove domande d'accettazione che ci sono dirette, ed in tutta la casa non vi possiamo ricoverare che un migliaio d'individui. Che cosa ci rimane a fare? Moltiplicare gli Ospizi e gli Oratorii, cosa che abbiam già fatta da molti anni e tuttora, coll'aiuto di Dìo e dei nostri Cooperatori, continuiamo a fare: e per parte dei nostri benefattori, ci vorrà un po' di pazienza.

Riguardo poi ai nostri Collegi, che sono tuttavia la minor parte delle nostre Case, osserviamo che la pensione prescritta dai rispettivi programmi è ridotta a tale da bastare appena per le spese di vitto e dì alloggio, dandosi anche in questi gratuitamente l'istruzione.

Perciò trattandosi di raccomandare giovani pei detti Collegi, sarebbe a desiderare che non si chiedessero eccezioni ai prescritti programmi.

Osserviamo in ultimo, che per l'accettazione degli artigiani, il tempo stabilito è il mese di Marzo, e meritano di essere preferiti i più bisognosi e derelitti.

SPAGNA

Nuova Chiesa di Maria Ausiliatrice in Sarrià-Barcellona.

Il 28 maggio u. S., come un'eco delle grandiose feste che si celebravano a Torino in onor di Maria Santissima Ausiliatrice, i figli di D. Bosco di Sarrià-Barcellona inauguravano colla solenne benedizione il coro o parte posteriore di una nuova Chiesa dedicata alla nostra Grande Ausiliatrice.

Il pensiero di questo nuovo tempio venne suggerito dal bisogno di accogliere i trecento e quarantotto alunni dei Laboratorii Salesiani (di cui cento e quindici orfani), i quali più non potevano capire nell'antica cappelletta provvisoria, più i duecento circa giovanetti esterni, che là si raccolgono nei giorni festivi, ed ancora per dar comodità al popolo di quel vasto borgo di assistere alle sacre funzioni che già si debbono celebrare per la Comunità Salesiana.

La spinta poi a incominciarne la fabbrica è partìta da vari ottimi Cooperatori Salesiani di colà, che vorremmo qui tutti nominatamente ricordare se non difettassimo di spazio. Non passeremo sotto silenzio per altro quella nobile ed indimenticabile signora che fu la compianta Donna Dorotea Chopitea de Serra. Ecco come a questo riguardo ne scrisse un suo biografo. - Negli ultimi anni di sua vita quest' ottima signora ebbe una grande idea, quella di lasciar solidamente fondata l'Opera Salesiana coll'erezione di una chiesa aperta anche al pubblico. E dopo di aver stabilite in questo paese le Suore di Maria Ausiliatrice, l' illustre matrona volle vedere le fondamenta del nuovo tempio dedicato alla Ausiliatrice del popolo cristiano. Mancavano i mezzi per incominciare, ma essa ideò una gran lotteria, alla quale ottenne che prendessero parte e la proteggessero le primarie Autorità di Barcellona, Sua Maestà la Regina Reggente e perfino il S. Pontefice Leone XIII. Si esposero gli oggetti nei saloni di un palazzo della città , che a tal effetto ottenne dall'Alcalde di Barcellona, che allora era il Marchese di Olèrdola, Sig. Francesco Rius y Taulet. Col prodotto di questa lotteria e colle limosine di altri signori si pose mano alla fabbrica collocandovi la prima pietra S E R.ma il Vescovo della Diocesi il 26 maggio del 1889. Il piacere che provò in quel giorno la signora Dorotea fu straordinario, e già fin da quell'occasione era suo ardente desiderio di vedere questa Chiesa condotta a termine. «Sì, diceva, Maria è l'Aiuto dei Cristiani; e la Spagna, che tanto devo a Maria, non sarà l' ultima nel tributarle l'onore dovuto. »

Il disegno di questa Chiesa è opera di un distinto architetto Barcellonese, sig. Enrico Sagnier, e misura venticinque metri di lunghezza per sedici di larghezza. Consta di una sola nave in stile gotico, quantunque non ben definito, i pilastri ed il tetto avendo del rinascimento. Il tetto a soffitto in legno intagliato ed in forma poligona poggia su sei pilastri semirotondí, lisci, terminanti con un angelo di mezzo corpo, grandezza naturale. Sotto il tetto corre una cornice riccamente fregiata e dipinta, nella quale si leggono le parole dell'antifona di Maria Aiuto dei Cristiani : Sancta Maria, succurre miseris etc. Le pareti sono liscie, senza fregi o pitture di sorta, e tagliate da 10 finestroni, 5 per parte, di 4 metri di altezza ed uno di larghezza ciascuno , in forma ogivale. Queste finestre di forma semplice e nello stesso tempo graziosa ed elegante , ed in cristalli artisticamente dipinti, producono il più bell'effetto.

Sotto le finestre corre tutto intorno un zoccolo di legno con sedili ed inginocchiatoi. Sopra l' altare s' innalza un grandioso arco pure di forma ogivale, e su questo si am mira la gloriosa statua della Madonna in mezzo ad una selva di ceri e di fiori.

Il tutto insieme è devoto, elegante e grave. L' area della Chiesa è abbastanza spaziosa: vi potranno stare più di 1000 persone. Gli artigianelli di quei nostri laboratorii tutti concorrono per la loro parte a preparare il tempio alla loro Madre Maria. La bella statua della Vergine è opera del laboratorio di scultura; tutti i lavori in legno sono affidati ai nostri falegnami, le belle finestre di ferro battuto ai fabbri-ferrai, e le pitture ad un buon confratello, maestro di disegno nella Casa.

Benché non fosse terminato che il coro, quei nostri confratelli non vollero lasciar passare un'epoca memoranda per noi tutti, l'anno giubilare delle opere di D. Bosco, senza farne la solenne inaugurazione. Pertanto, verso le cinque pom. del 28 maggio, aprivano le porte dello Stabilimento di Sarrià ad un numero grandissimo di nobili signori e signore che venivano da Barcellona per assistere alla sacra funzione. Tra gli altri spiccavano il Sindaco ed il Municipio Sarrianese, intervenuti ad onorar la festa colla loro presenza. Mentre la musica salutava l'arrivo di questi, uno scoppio fragorosissimo di evviva e battimani annunziava la venuta di S. E. R.ma il Vescovo Diocesano, il quale, accompagnato dalle primarie dignità ecclesiastiche di Barcellona e Sarrià, dovea farne la benedizione di rito. Salutato colla marcia reale venne introdotto nella nuova chiesa, dove procedette alla sacra cerimonia. Finita la quale, passò nella vecchia cappella e solennemente trasportò nella Chiesa testè benedetta il santissimo Sacramento , col quale impartì a tutti la trina benedizione.

I giorni susseguenti 29, 30 e 31 furono feste solennissime per Sarrià. I fedeli tutti andavano a gara nel visitare il nuovo tempio, nell'assistere alle sacre funzioni e nell'accostarsi ivi ai SS. Sacramenti. Le dignità ecclesiastiche di Barcellona e Sarrià si succedevano nel presiedere alle funzioni, e distinti oratori Barcellonesi nel tessere le lodi della Vergine Ausiliatrice.

La sera del 29 si doveva tenere la conferenza ai Cooperatori Salesiani. Verso le 4 pom. la Chiesa è già stipata di gente. Sale in cattedra D. Filippo Rinaldi, direttore di quel collegio. La sua parola è dolce, chiara, affettuosa; la voce alquanto tremola per commozione, e la sua commozione di gioia e di riconoscenza si svela coll'esclamazione di D. Bosco « Quanto buona è Maria ! » Saluta i Cooperatori intervenuti, li ringrazia tutti per il loro aiuto all'opera di D. Bosco. È opera di Dio, esso dice, da Dio ne riceverete la mercede. Fece la storia di quella Casa, che ora conta otto anni, e ne annovera gl'immensi risultati ottenutisi. Con le lagrime sul ciglio commemora la esimia signora, l'angelo di carità, che fu la mano di Dio nella fondazione di quella Casa. L' esempio suo ora anima altri. - Dio non lascia le cose imperfette ed è visibile l' aiuto di Dio , è sorprendente il fuoco di carità, col quale Egli accende i Cooperatori e Benefattori Salesiani. - Il giorno d'oggi segna un'epoca, - esclama, - la Vergine di D. Bosco pone fra noi il suo trono, la sua reggia, viene di presenza col suo sguardo ad animare lo zelo di quanti appartengono alla milizia di D. Bosco, viene a dire a tutti di sua voce : Avanti nel santo lavoro dell' opera di D. Bosco, che è opera mia; da me avrete il premio, chè per Maria non si lavora invano !

Finite le feste per la Regina del cielo, é ben giusto consolare le anime del Purgatorio. Il Regolamento dei Cooperatori lo prescrive. Ed in quella nuova Chiesa si celebrò un solenne funerale pei benefattori defunti delle opere Salesiane. - Le preghiere e le sante comunioni di quegli orfanelli debbono certamente essere riuscite gradite al cielo per quelli che loro fornirono ostello e pane all'anima ed al corpo. - Nessuna prece sale piú gradita all'Eterno di quella della riconoscenza, nessuna voce suona piú cara a Dio di quella del povero. - La Madonna di Don Bosco è pure l'Aiuto delle Anime del purgatorio. - È pietosa credenza che il giorno della sua Assunzione al Cielo abbia ottenuto dal suo divin Figlio la liberazione di tutte le anime allora prigioniere nel Purgatorio. - In quel giorno di festa per Lei, perchè un nuovo altare, un nuovo tempio sorse eretto al suo patrocinio, al suo gran nome di Aiuto dei Cristiani, avrà certamente esaudita la prece dei figli, degli orfani di Don Bosco in pro dei Benefattori dell'Opera Salesiana, che è opera sua, della Vergine Ausiliatrice !

INGHILTERRA

LA NOSTRA MISSIONE DI LONDRA e la nuova Chiesa al S. Cuore di Gesù.

Di questa nuova Chiesa che si sta costruendo per la nostra Missione di Londra già abbiam parlato lo scorso mese; ma vogliamo subito tornare sull' argomento per aver comodità di porgere ai nostri lettori un esatto ragguaglio sì dei lavori come delle spese richieste dal preventivo; affinchè ciascuno, che si interessa delle opere Salesiane, meglio conosca la natura di quest'altra che proponemmo al loro zelo, alla loro carità, e possa più facilmente darsi conto del fin dove abbia da estendere la sua cooperazione.

E qui ci piace mandare avanti un tratto d'una lunga corrispondenza che a questo riguardo ha la Lega Lombarda di Milano nel suo numero del 15-16 Settembre da un tal G. Senes di Manchester.

Dopo aver narrato un lepido episodio della vita di D. Bosco, il gentile corrispondente s'introduce a parlare della funzione, che noi riferimmo lo scorso mese, a cui egli si trovò presente, e delle impressioni che là ha provato.

« Ho avuto la consolazione di assistere alla benedizione della prima pietra della chiesa dei figli di D. Bosco dedicata al Sacro Cuore e che sorgerà fra dite anni nei quartieri di Battersea poco discosto da Clapham Junction. La cerimonia si celebrò in tutta la pompa del culto cattolico, e tuttochè giorno feriale ed in quartiere che fa parte dei sobborghi, nè sia dei più ricchi di Londra, anzi dei più poveri, pure vi assistevano all'incirca 2000 persone.

» E fu là ed allora che mi balenò l'idea della Conversione dell'Inghilterra per mezzo dei Salesiani. Circondatemi Londra di case di operosi Salesiani ed io vi darò Londra convertita in 50 anni. (?)

» L'opera di Don Bosco mira a formare una nuova generazione, e per ottenere ciò bisogna rivolgersi alla gioventù ed in essa gettare ed innestare i germi salutari della sana educazione ed istruzione.

» I progressi che in sì poco tempo ha fatto la Missione di Battersea dovrebbero servire di esempio e di sprone.

» Oltre infatti gli alunni interni, molti dei quali si preparano al sacerdozio , le scuole dei Salesiani sono frequentate da circa cinquecento giovanetti d'ambo i sessi, ed alle sacre funzioni assiste sempre un numero grandissimo di fedeli e vi assiste con un raccoglimento ed una devozione esemplare. Chi ha senno pensi che voglia dire cinquecento giovanetti e che siano per diventare in una metà di secolo.

» I Salesiani di più si aggirano tra i figli del popolo, in cui si preparano sempre le future generazioni e vi si conserva il germe di popoli e civiltà novelle. Il nostro Divin Salvatore ce ne diede luminoso ed eloquente esempio. Fu al popolo che egli impartì il pane della Buona Novella ed i suoi Discepoli si aggiravano per un considerevole tratto di tempo tra il popolo , siccome quello che in mezzo alla sua stesso corruzione conserva sempre elementi di vìtalità tali, da poterne formare novelle e sempre vigorose generazioni se sapute istruire.

» Il protestantesimo, oppresso dalla sua stessa vanità e dal suo peso, precipita ad una rovina certa. Le divisioni e suddivisioni si succedono, e ciò fa sì che a poco a poco si è spento, nel popolo almeno, quell'astio che si aveva un tempo per il cattolicismo, e solo chi ha materiale interesse lo nutre, e, forse senza sentirlo, cerca inutilmente insinuarlo, giacchè il popolo, sebbene a tentoni, comincia a vedere che tante suddivisioni sono indizio di non secura guida, di fiacchezza, d'incertezza, d'errore, giacchè la verità fu, è e sarà sempre una, immutabile come Colui da cui emana. Se non di meglio, il cattolicismo è già per loro una suddivisione come le altre lecite. Senza pertanto rallentare il corso a tutti gli altri, che da S. Carlo Borromeo e S. Filippo Neri fino ai numerosi Missionari sotto varii nomi cooperano in questo o col desiderio o coll'opera, si aiuti e s'incoraggi l'elemento Salesiano, siccome quello che è più adatto allo spirito dei tempi ed all'ordine attuale delle cose. La Religione cattolica, siccome quella che abbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi, deve ancora informare ogni grado di civiltà e vivere appunto la vita che vive un popolo in tutto ciò che è vera civiltà od incentivo di essa. Se il secolo nostro è travagliato dalla questione operaia e dal socialismo , i Salesiani appunto danno alla società esempi pratici di operai onesti e contenti senza esser socialisti : uno di tali operai può col suo esempio disarmare cento dei più arrabbiati : sciolgono praticamente la questione sociale. Coloro pertanto, ai quali sta a cuore la propagazione della Fede, prendano in conto queste povere mie considerazioni, ed i frutti ne saranno copiosi. L'Inghilterra oggi, su per giù, rappresenta l'antico impero romano ; la sua conversione sarà appunto per arrecare alla Chiesa tutti i vantaggi che le arrecò la conversione di questo ai tempi di Costantino.

» Non vi sia dunque cuore di cattolico che non palpiti a questa idea e non faccia plauso ai figli di Don Bosco, che vanno a guadagnare figli alla Chiesa nell'elemento appunto il più acconcio, quale si è la gioventù ed il popolo. Chi può con la penna , operi con la penna; chi può coi mezzi, colla parola, coll'esempio, non lasci d'incoraggiare uno dei più grandi ideali che renderà meno acerba la morte di questo secolo che è sullo spirare. Le grandi cose si devono volere grandemente e costantemente, ed allora coi mezzi umani non lascierà di cooperare la Grazia Divina, che, scendendo copiosa e trovando i cuori preparati, produrrà frutti copiosi e salutari, ed ai figli di Don Bosco si aggiungerà il titolo glorioso di neo-apostoli dell'Inghilterra.»

Riconoscenti dell' ammirazione di questo corrispondente per la nostra missione di Londra, non sappiamo meglio compiere la sua esortazione, che facendole seguire la lista delle principali spese necessario per quella nostra nuova Chiesa del S. Cuore. (V. disegno nel numero precedente).

1° Sei colonne di pietra per le due parti della navata principale, a L. 500 l'una . . L.   3000 2° Quattro grandi pilastri, a lire 375 l'uno ...n   1500 3° Due grandi pilastri pel presbitero, a lire 625 l'uno    n   1250 4° Otto finestre (parte superiore), a lire 750 l'una   .   . . n   6000 5° Otto finestre (parte inferiore), a lire 625 l'una   . »   5000 6° Due grandi rosoni (navate laterali), a lire 2500 l'uno   .   . »   5000 7° Tre rosoni pel battistero, a lire 950 l'uno   n   2850

A riportare L. 24600;

Riporto L. 24600

8° Tre rosoni al disopra della tribuna, a lire, 950    »   2850

9° Un pulpito. circa   . n   2500 100 I due altari dell' abside , circa lire 5000 l'uno       » 10000 11° Via Crucis . » 3000 12° Banchi per tutta la chiesa . » 7500

13° Campanile .   » 32500

L. 82950

A questa cifra ed a quella del grosso dell'opera si deve aggiungere l'ammontare della quantità degli altri oggetti, la cui semplice enumerazione non mancherà di eccitare presso i nostri buoni Cooperatori una caritatevole iniziativa. Noi intendiamo parlare dell'organo, delle campane, dei lampadarii, dei candelabri; e poi come non preoccuparci delle diverse statue che dovranno adornare la futura chiesa? Si tratta del S. Cuore, di Maria Ausiliatrice, di S. Giuseppe, di S. Francesco di Sales, di S.Luigi Gonzaga, ecc. ecc.

Però a noi preme di far ora un caldo appello alle persone, a cui sta a cuore l'essere generose verso la persona medesima di Nostro Signore. La Chiesa del S. Cuore di Londra avrà bisogno di vasi sacri, di paramenti e di tovaglie per l'altare; le nostre pie Cooperatrici ci saranno grate di averle avvertite per tempo; esse avranno così agio di provvedere decorosamente al Divino Ospite e di preparargli una dimora che dia alle popolazioni protestanti di Londra un'idea conveniente della nostra pietà verso la Santissima Eucaristia (1).

Noi terremo i nostri lettori al corrente dei progressi di questa nuova impresa salesiana ; essa già riceve gli incoraggiamenti e le benedizioni che la Madonna di D. Bosco si compiace sempre di spargere sulle opere del suo servo fedele.

(1) Le offerte in natura, come le limosine o domande d'informazione, si possono indirizzare al Superiore della Missione : -Rev. Father Macey,64. Orbel Street (Battersea), S. W. Londra, - oppure al Sac. Michele Rua, via Cottolengo, 32, Torino.

NOTIZIE DEI NOSTRI MISSIONARII

Lettera di S. E. R.ma Mon. Giov. Cagliero Vicario Apostolico della Patagonia.

REv.m° Sig. D. MICHELE RUA,

MENTRE compio un sacro dovere, soddisfo in pari tempo al desiderio d'informare la Signoria Vostra sull'andamento delle Missioni della Patagonia e della Terra del Fuoco affidate allo zelo ed alle cure della nostra Pia Società di S. Francesco di Sales.

Sono con me nella Patagonia 20 Sacerdoti (10 nella Terra del Fuoco ed isole Malvine), 6 chierici, 30 coadiutori catechisti e 68 Suore di Maria Ausiliatrice addette ai Collegi delle missioni, scuole, ospizi, ospedale ed assistenza a domicilio.

I nostri Missionarii hanno percorso durante il corso dell'anno passato e per molte centinaia di leghe i Distretti o Provincie del Rio Colorado, del Rio Negro, Limay, Chubut, Neuquen e Malbarco fino alla sua sorgente nelle lontane Cordigliere istruendo, catechizzando e battezzando nelle loro escursioni apostoliche molte centinaia d'indigeni ancora infedeli e confortando nella fede ricevuta moltissimi neofiti.

Accompagnato da alcuni sacerdoti fui a visitare la Missione della Patagonia Meridionale e della Terra del Fuoco; e con vera soddisfazione ho potuto constatare il progresso che il Tehuelche, l'Ona e l'Alcalúf vanno facendo nel cammino della civiltà cristiana, alla quale parvero fino ad ora refrattarii.

Rimasi veramente stupefatto del progresso fatto da loro nella dottrina cristiana , nel canto, nell'idioma, nella lettura, scrittura e calcolo aritmetico.

L'arco e la freccia cedono il loro posto al libro ed alla penna; il rozzo dialetto e la selvaggia loro articolazione si cambia in dolce e melodioso accento spagnuolo, la tana in modesta capanna, la pelle di foca e del guanaco in povero, ma pulito indumento da uomo, e la pianta silvestre ed il mollusco indigesto in saporito pane, carne e latte che danno gli armenti di vacche, buoi e pecore introdotti e mantenuti a spese della missione nell'Isola Dawson.

Questa trasformazione l'hanno con me constatata le Autorità della Repubblica Argentina e quelle del Chili in ambedue le coste dello Stretto di Magellano.

Ultimamente alcuni dei nostri missionarii percorsero il distretto della Governazione del Rio Gallegos e Santa Cruz, mentre altri navigavano per gli immensi canali di quell'Arcipelago onde cercarvi i selvaggi nomadi e condurli, alla nuova riduzione di S. Raffaele, dove già esistono casa e chiesa per la Missione, due collegi per ragazzi e ragazze ed alquante casette formanti una piccola borgata per le famiglie degli Indii Fueghini.

In questi momenti uno dei nostri missionarii accompagna una spedizione scientifica nella Patagonia Centrale per conoscere i bisogni della Missione del Chubut e per tentare la conversione degli Indii Tehuelches, ossia i giganti della Patagonia.

Frutti della Missione.

Tutte queste missioni, escursioni apostoliche e riduzione di Indii senza dubbio costarono spese ingenti, fatiche, privazioni e sacrifizi di tutte sorta; ma furono sacrifizi e privazioni generosamente ricompensate dalla bontà e misericordia divina, poichè molte furono le conversioni di selvaggi, molti i neofiti fortificati nella fede , molti i sacramenti amministrati, e molte le anime salvate dalla morte del peccato, dall'incredulità e dall'errore! Infatti nelle sole missioni delle Cordigliere a 200 leghe di distanza dalla mia residenza , i battesimi passano il migliaio, la maggior parte d'infedeli, le comunioni poi furono 3000.

La popolazione ivi è di circa 20000 anime molto sparsa e disseminata tra le molteplici gole delle montagne de los Andes ; i nostri missionarii risiedono nella capitale del distretto governativo del Neuquen che è Chsmalal.

Nelle residenze di Roca , di Conesa e di Pringles, sopra una popolazione di 5000 anime si ottennero 1900 comunioni, ed in quelle di Bahia Bianca, Viedma e Patagones, che passano di 30000 abitanti, si ottennero più di 12000 comunioni, senza calcolare le molte altre raccolte dai nostri missionarii nelle loro escursioni apostoliche in varii punti di piccole colonie e nascenti villaggi.

Educazione ed istruzione.

Sono poi consolanti i risultati delle nostre scuole maschili e femminili. Ripartite nei varii centri di missioni sono frequentate da più di 1500 alunni.

Noto alla Signoria Vostra che lottiamo indefessamente per neutralizzare l'azione delle scuole atee del Governo. E grazie a Dio, siamo riusciti ad ottenere dalle Autorità locali di potere almeno dare un'ora di scuola di Catechismo per settimana nelle scuole dello Stato, meno frequentate però delle nostre.

Le chiese, le cappelle e le scuole nella missione vanno aumentando a proporzione dell'aumento delle famiglie, dei gruppi di colonie, di villaggi e di paeselli ; la maggior parte di queste però sono ancora di legno, di mattoni crudi, di pali intonacati di fango, oppure capanne convertite in cappelle nelle stazioni provvisorio.

Soddisfano nondimeno le necessità del culto dovuto all' Onnipotente che riceve con sovrana ed uguale rimunerazione gli omaggi del credente tanto nelle Cattedrali delle grandi città, come nelle umili chiesette del contado.

Scuole di Arti e Mestieri.

Al lato della mia residenza in Viedma, piccola capitale del Territorio del Rio Negro, abbiamo edificato un collegio di arti e mestieri.

Sono cinque i laboratorii in attività; falegnami, calzolai, sarti, fabbri-ferrai e lattai.

In essi lavorano circa cinquanta fanciulli, la maggior parte orfani e figli di indigeni.

I capi d' arte o maestri sono salesiani, i quali fanno pure da catechisti.

Mediante qualche sacrificio abbiamo acquistato alquante ettare di terreno per una scuola agricola che già funziona e di dove già si ricava legittimo il vino della Messa per tutta la Missione.

I nostri alunni poi, mentre imparano un mestiere, rallegrano coi loro canti e con la banda istrumentale le feste religiose ed anche le feste patrie con immenso giubilo e riconoscenza delle stesse Autorità governative.

Aggiungo parimenti che in quest'anno, per secondare l'invito del compianto Arcivescovo di Genova, le nostre missioni concorreranno all'Esposizione Colombiana di Genova.

Saranno presenti alcuni selvaggi della Terra de Fuoco ed altri della Patagonia e formeranno bel contrasto gli usi, utensili e vesti dell'antichità selvaggia con l'educazione, industria e prodotti della civiltà cristiana.

Asilo di orfanelle.

Le Suore Figlie di Maria Ausiliatrice tengono aperte le loro scuole nelle residenze di Roca, Conesa, Pringles, Patagones e Bahia Blanca.

Qui in Viedma sostenuto dalla missione mantengono un Orfanotrofio per le fanciulle povere, orfane e figlie di indigeni. Sono una cinquantina di interne e più di 150 esterne.

Negli ultimi esami le stesse Autorità scolastiche amanirarono il loro progresso scientifico, intellettuale e morale. Ma i lavori di mano delle indigene e la musica vocale delle bianche hanno veramente riscosso i loro applausi.

Le figlie degli aborigeni vi sono ricevute con preferenza ed ultimamente siamo riusciti a salvare una povera ragazza india di 12 anni venduta ad altro indio per otto cavalli.

Alle nostre rimostranze il selvaggio compratore pentito consegnò alle Suore la ragazza insieme ad un'altra sua figliuola, perchè si istruissero e si battezzassero nella nostra S. Religione.

Ospedale e Farmacia.

La necessità di aprire un ospedale e sostenere una farmacia onde provvedere ai bisogni dei poveri infermi, che se ne morivano abbandonati e negletti nel deserto senza assistenza medica, e quel che è peggio, senza i conforti religiosi, ci spinse a fare tutti i sacrifizi possibili per ovviare a tali inconvenienti. Ed è perciò che gl' infermi di tutto questo vasto territorio, indigeni, créoli e stranieri sono cercati e ricevuti gratuitamente nel nostro umile sì, ma igienico ospedale.

Le Suore di Maria Ausiliatrice ne sono alla direzione e vi fanno prodigi di carità al letto di questi infelici, i quali, guadagnati dalle loro cure amorevoli e dalle religiose conversazioni dei missionarii, guariscono, si convertono, o se muoiono, muoiono nella pace del Signore.

Molti sono gli indigeni che ricevettero nell'ora della morte il santo Battesimo, molti i Cristiani che ritornarono in grazia di Dio, e non pochi eretici, ammirati della carità con la quale si vedevano trattati, abiurarono i loro errori, come accadde ultimamente ad un protestante svizzero e ad un altro alemanno e ad una giovane di 23 anni danese, la quale entrò nell' istituto delle Suore.

I poveri poi del paese sono pure assistiti da tre conferenze di signore di S. Vincenzo de' Paoli stabilite l'anno ora scorso, e mentre li sollevano dalla miseria corporale, ottengono pure molti frutti di cristiana pietà.

Sono pure in fiore nelle diverse residenze della missione sei Associazioni del S. Cuore, sette Pie Unioni delle Figlie di Maria, le Compagnie di S. Luigi e di S. Giuseppe per i ragazzi ed un Circolo di operai cattolici per gli adulti.

Lo spirito religioso va aumentando in queste contrade, che ieri soltanto erano teatro delle scorrerie dei selvaggi, i quali poco a poco vanno entrando tutti nel cammino della ciciviltà e nel seco di nostra Santa Religione.

Chiudo questa mia relazione col pregare la S. V. R.ma a volerci continuare la sua benevolenza ed a raccomandarci alle fervorose preghiere dei Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici, affinchè poi possiamo, lavorando con zelo, ardore e carità, salvare questi poveri figli del deserto e compiere presto la conversione di tutta la Patagonia.

Col più sentito affetto, riconoscenza e venerazione mi dìco

Della S. V. R.m

Viedma, 3 Luglio 1892.

+ GIO. VESCOVO DI MAGIDA e Vic. Ap. della Patagonia.

Una visita al Paraguay.

Il nostro Missionario D. Angelo Savio, trovandosi da qualche tempo a Buenos Aires, soleva andare or qua or là a dar missioni nei punti più abbandonati della Repubblica Argentina. Nel mese di giugno ora scorso volle fare un passo un po' più lungo, spingersi fino nel Paraguay, come apprendiamo dalle lettere seguenti

Baia Negra o Porto Pacheco, 25 giugno 1892.

CARISSIMO D. COSTAMAGNA,

SoNo da una settimana tra gli Indii Chamacccos, alla destra del Paraguay, a 172 leghe al nord dell' Assunzione, capitale della Repubblica Paragnaya, e a 65 al nord del Rio Apen, affluente del Paraguay, il qual affluente è attuale confine tra la provincia o Stato di Matto Grosso collo Stato Paraguayo. Sono paesi assolutamente abbandonati in quanto a religione e anello pochissimo attesi dall'Autorità civile. Da Concezione a Coimbra, cioè per la bagattella di 126 leghe, non v'è nè prete nè frate di nessun colore, e mai nessuno vi passa per catechizzare i poveri indigeni molto numerosi. Verso est nel Brasile e verso ovest in Bolivia il medesimo abbandono, coll'aggiunta di distanze enormi per selve vergini, dove è necessaria la scure per aprirsi il passo. Visitai e catechizzai un poco due tolderie o accampamenti di Chamacocos, un 300 abitantì circa tra piccoli e grandi. Nei dintorni, alla destra del Rio Paraguay, vi sono altre otto tolderie, ciascuna governata da un capitano ; essendo venuto il maggiore di-questi capitani o cachique a farmi visita, vistolo quasi nudo, gli regalai una camicia, un paio di mutande , un fazzoletto, tabacco, mandioca e qualche altra bagattella. Ne fu molto contento, e m'invitò a ritornare altre volte con simili oggetti per i suoi dipendenti, i quali pure son davvero pochissimo vestiti : tutt' al più un pezzo di tela ai lombi, e questo non per tutti !

Alla sinistra del fiume, in territorio brasiliano, visitai una quarantina di Indii venuti a raccogliere mandioca e cacciare tigri, pantere, maialetti silvestri, ecc. ; le loro tolderie mi dissero che sono un po' distanti, per cui rinuncio di visitarle, ma spero che altri verrà per istruirli e farli buoni cristiani. Mi dissero pure che più lontano vi sono Indii che coltivano campi, hanno vacche e cavalli, e sono ben armati, non solo con archi e freccie, ma con fucili.

Anche i Chamacocos sono armati di fucile e sono buoni tiratori, ma da quel che ho veduto non si allontanano molto dalle loro capanne e pare abbiano paura della tigre.

Ora che mi trovo tanto alto nella zona torrida, se avessi i mezzi ed il permesso , sarei tentato di inoltrarmi di più, cioè andare a Curombà, Cujaba, e poi a Matto Grosso e discendere pel Madeira nell'altro versante fino all'Amazzone ed imbarcarmi a Parà , ma per ora è un sogno da non parlarne.

Invece aspetto il vaporino Santa Fé che venga da Curombà per trasportarmi alla colonia Speranza, dove mi attendono, e vogliono fare una cappella, se v'è probabilità di aver un prete.

Finora ho fatto poco. Battezzai due giovanetti Indii e tre giovani paraguaye, benedissi un matrimonio, confessai sei persone e distribuii due comunioni. Per fare qualche cosa ci vorrebbe tempo e molta pazienza. Mi raccomando alle preghiere vostre, da cui aspetto molto. Credetemi sempre il vostro

Aff.mo in G. C.

Sac. ANGELO SAVIO.

Villa Concepción, 16 luglio 1892.

CARISSIMO D. COSTAMAGNA,

Già ritornai dall' alto Paraguay mal contento per essermi potuto fermare poco. Queste son terre abbandonate peggio che la Patagonia. Assai più popolate di Indii di vario tipo, costume ed idioma. Le tolderie non sono come quelle dei Pampas e Tehuelches : non usano cavi pel toldo, ma stuoie di canne e di caraguatá. Mi dicono che ho corso non pochi pericoli, ma non fu nulla : ho ancora la testa sul collo e qualche pezzo di carta per pagare il vapore. Quando sarò a S. Carlos , vi dirò le belle cose viste ed il bel campo preparato pei futuri buoni missionarii che non temono i 45 gradi di calore nell'estate. In pieno inverno ed in giorni di freddo vento ho notato 18 gradi di calore ; è una primavera con molti fiori e frutti. Non dico niente delle zanzare e di una infinità d'altri moscherini che ti fanno gonfiare e mani e faccia. Di notte mi avviluppo nell'amàca e dormo quanto posso ; di giorno vo girovagando senza bussola, perchè non ho direzione fissa. Ora però credo d'aver compiuto la mia gita, e giunto ad Assunzione, forse non andrò in missione, ma tornerò a Buenos Aires.

Un po' di bene si è fatto, e forse si è gettato una semente che a suo tempo frutterà

In una parte del Ciaco ed in S. Salvador vi sono protestanti che tentano introdurre i loro errori. I corvi svolazzano dove c'è del marcio ! L'antica chiesa di S. Salvador è rovinata. Una parte ora è occupata da protestanti. Che disgrazia!

Le Autorità e le popolazioni desiderano grandemente operai evangelici. Il Signore spero li manderà.

Mi raccomando alle preghiere e mi professo sempre

Aff.mo in G. C.

Sac. ANGELO SAVIO. Villa Concezione, 16 luglio 1892.

REV.MO E AMAT.MO D. RUA,

SoN di ritorno dall'alto Paraguay, dove ho dato una missione abbastanza faticosa, munito di ampie facoltà dall'Autorità ecclesiastica, e con visibile soddisfazione delle Autorità civili e militari. Percorsi gran parte del Ciaco, del Paraguay e della vasta zona Brasiliana, formante lo Stato di Matto Grosso. Per essere questo Stato in rivoluzione, non mi fu possibile andare nè a Cujabà nè a Curombà, chè non lasciavano passare nessuna imbarcazione pel Rio, unico mezzo di comunicazione.

I punti dove mi son fermato in missione sono : Baia Negra, terra sfruttata tra Bolivia ed il Paraguay, Porto Speranza, Olimpia, Apen, Porto Casado, Colonia Fisso, S. Giuseppe, S. Salvador e parecchi altri punti intermedii di minor importanza. Viaggiai parte in navi a vapore, parte a vela, a remi ed in cacineo, cioè in piccole barchette indie fatte di tronchi d'alberi scavati in modo da contenere due , tre ed anche più persone. Gli Indii sono eccellenti rematori, ma non usano remi, sibbene pale fatte a proposito.

Ho visitato tribù d'Indii di differenti idiomi e costumi : Chamacocos, Caineos, Sanapanes, Angaités, Senguas, Tobas, ecc. La maggior parte son nudi, altri poco vestiti. Alcuni hanno idea di Dio : Taita Dios - Padre de todos.

Nessun sa dire quanti individui vi sono nemmeno approssimativamente. Si hanno solo poche relazioni con coloro che vivono alla riva destra del fiume, e tutti dicono che sono più migliaia sparsi in tolderias, tanto nel Gran Ciaco, quanto sulla sinistra del fiume. Nessun sacerdote passò per questi paraggi, a memoria degli attuali abitanti, per dar missione, ad eccezione di Apen, ove quattr'anni or sono passò un prete per pochi giorni. Come sarebbe utile per la religione e per la civiltà una missione permanente! Certo che vi sono molte difficoltà : il clima , le zanzare , le vipere, le tigri, ecc. ; ma charitas omnia suffert, omnia sustinet, e vincerà anche maggiori ostacoli. Se fossi più giovane ed atto a tal missione, mi offrirci, dicendo: Ecce ego, mitte me; peccato esser nato troppo presto e non esser venuto prima quaggiù! Dio inspiri ad altri di venire presto, chè la messe è grande.

Ora vado all'Assunzione per dar conto dei battesimi. e matrimonii, confessioni e comunioni, e poi discenderò a Buenos Aires.

Conchiudo questa lettera, perchè il vapore Humaitá vuol partire e già diede il segnale per imbarcarsi.

Domando la benedizione del mio buon Superiore generale e mi raccomando alle preghiere dei confratelli.

Umil.mo ed affez.m° in G. C. Sac. ANGELO SAVIO.

Le Suore di Maria Ausiliatrice al Brasile.

In una lettera proveniente dal Brasile e che noi pubblicammo nel nostro numero di Agosto u. s. ci si annunziava l'andata per la prima volta di alcune Suore di Maria Ausiliatrice nello Stato di S. Paolo per istabilirvi tre Case per le figlie povere ed abbandonate. Ora siamo contenti di dare ai nostri Cooperatorii relazione dell'apertura di quelle tre nuove Case, a Lorena, Guaratinguetà e Pindamonhangaba, quale la apprendemmo da alcuni giornali Brasiliani.

Il « Lidador » di San Paolo dell'apertura di Lorena ha un lungo articolo, dal quale noi togliamo i brani seguenti:

« In questi tempi di guerra e d' infernal odio contro la Chiesa di Cristo, è pur cosa consolante e cara al cuore del Cristiano il sentir narrare o leggere gli splendidi ed ognor più gloriosi trionfi, a cui va incontro ogni dì questa buona nostra madre la Chiesa per l' incessante zelo e carità dei suoi affezionati figli. Intendiamo dire di un fatto realizzatosi in questa città il 14 marzo.,

» Già da alcun tempo erasi sparsa la notizia che le Suore di Maria Ausiliatrice sarebbero venute ad aprire un collegio in Lorena e nelle città vicine, Guaratinguetà e Pindamonhangaba, per l' educazione delle ragazze povere... Finalmente il 14 marzo abbiamo avuto la consolazione di vederle sbarcare in Rio, e dopo breve dimora in Nictheroy partire per Lorena.

» Quivi andarono loro incontro molte famiglie della nobiltà Lorenese : i Salesiani di questa città coi giovani e colla banda musicale del Collegio S. Gioachino, che all'arrivo della locomotiva suonò scelti pezzi...

» Fra gli applausi di una immensa moltitudine di cittadini d'ogni classe, che riempivano la sottostante piazza, discesero quelle Figlie di Maria, ed in bell'ordine s'incamminarono , seguite dalla immensa folla, alla Chiesa di S. Benedetto annessa al collegio dei Salesiani, donde dopo breve adorazione a Gesù in Sacramento si diressero alla casa del Barone di Castro Sig. Moreira Lima, il quale generosamente la cedette loro fornita di tutti i mobili necessarii per lo stabilimento del nuovo collegio, finchè non sia terminato l'edificio che per tal fine fu iniziato. Si assisero quindi ad un modesto banchetto loro preparato dalle più distinte signore Lorenesi...

» Verso sera ebbe luogo nella chiesa di San Benedetto una solenne funzione in ringraziamento del grande benefizio che la Vergine SS. in quel dì largiva ai pii Lorenesi. Prese la parola l'amato e Rev.mo Vicario della parrocchia, caldamente invitando i parrocchiani a lodare e benedire il Signore del nuovo favore che loro concedeva colla venuta delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Passò quindi a dire che cosa sono venute a fare queste Suore di Don Bosco. - Perchè l'istruzione religiosa sia proficua e scenda nelle anime qual celestiale manna, è necessario prima di tutto formare le madri ad una vita tutta cristiana ; la religione succhiata col latte materno quella è che più profonde getta le radici nel cuore. Inutili sarebbero le istruzioni religiose, le prediche, i catechismi, quando la loro teoria fosse combattuta dagli esempi dei padri e delle madri. Verba docent, exempla trahunt! Ora ecco le Figlie di Maria Ausiliatrice sono venute appunto per questo. - Esortò quindi tutti a condurre sollecite le loro figlie alla scuola delle Suore di D. Bosco, se desideravano vederle un dì giovani obbedienti e sottomesse, pure e caste donzelle, spose esemplari, sante madri.

» All' indomani partirono quelle destinate per Guaratinguetà e Pindamonhangaba , dove pure sento che furono accolte con splendidissimo trionfo. »

Il « Commercio » di Rio Janeiro poi aggiunge quanto segue

« Sempre ansiosi di vedere ognor più diffusa tra il popolo cristiano l' istruzione e l' educazione, non senza religione e senza morale, ma quella che scaturisce dai principii della morale cattolica , nobilitando gli animi e rischiarando la tenebrosa umana intelligenza, con gran giubilo riferiamo qui, quanto si potè realizzare in questi giorni nello Stato di S. Paolo.

» Il 9 aprile si aprì in Lorena il collegio di Maria SS. Ausiliatrice diretto dalle Suore Salesiane per l'educandato delle giovani povere ed abbandonate. Non essendo ancora terminata la casa donata per tal fine dal benemerito Conte Moreira Lima , il Barone di Castro Lima generosamente mise a disposizione delle degne figlie di D. Bosco il suo ampio e magnifico palazzo, affinché potessero aver comodità di cappella, di scuole e di dormitorii.

» Celebrò la Messa d'inaugurazione il distinto P. Giovanni Filippo, prestando il servizio da Diacono il degno vicario della città Padre Antonio Raymon e da Suddiacono il dotto filosofo P. Emanuele delle Olive. All'Evangelo tenne breve ma sugoso sermone il Rev. D. G. Giordano, direttore del Liceo del S. Cuore di Gesù in S. Paolo, il quale colle eloquenti sue parole narrò l'istoria dei collegi Salesiani, dell' immortale D. Bosco, e dimostrò come e quanto si fece sotto l'assidua ed amorosa protezione di Maria SS. Aiuto dei Cristiani. E disse infine che il buon Gesù aggradisce tanto e copìosamente rimunera il poco e il molto fatto pel povero, per l'orfanello abbandonato.

» Sulla sera si cantò un solenne Te Deum. Ed allora parlò il Rev. Don Carlo Peretto, Direttore del Collegio di San Gioachino, in quella città, dimostrando il fiorente stato di quel collegio, alla prosperità del quale concorsero vani distinti signori, cui ringraziò, in nome di Maria, di quanto avevano fatto e li esortò a voler continuare ad aiutarlo nella santa intrapresa. »

Sull' apertura di Pindamonhangaba il Lidador ha il seguente articoletto

» Nel giorno 26 aprile arrivarono da Guaratinguetà le Suore di Maria Ausiliatrice, accompagnate dal Rev. D. Carlo Peretto, Direttore del Collegio di S. Gioachino in Lorena, e dal Rev.mo P. Giovanni Filippo, fondatore del Collegio di N. Signora del Carmine in Guaratinguetà.

» Furono ad incontrarle alla stazione il P. Francesco Reale, istitutore del Collegio di questa città, con altri distinti cittadini ed immensa folla di popolo, nonostante che il sullodato P. Francesco Reale, ad istanza delle Suore, avesse proibito ogni dimostrazione pubblica.

Per la prima volta offerì l'augusto Sacrifizio nella cappella di detto Istituto il Rev.mo P. Giovanni Filippo, degnandosi di prestare il loro servizio da Diacono il Rev. P. Vicario di questa Parrocchia e da Suddiacono il Rev. P. Reale. All'Evangelo tenne breve ma fervoroso sermone Don Peretto, nel quale dimostrò i grandi benefizii che le Suore Salesiane apportano all' odierna società, cristianamente e santamente educando quelle ragazze, che un dì madri di famiglia dovranno gettare i primi semi della religione cristiana nel cuore dei loro figli, futuri ristoratori della corrotta società.

» Un bravo di cuore merita il Rev. Padre Reale che protetto dalla Divina Provvidenza sì gloriosamente condusse a termine un' impresa intralciata da sì aspre difficoltà.»

Storia dell'Oratorio

CAPO XXXVI.

STORIA DI UN CANE (1).

Nella sacra Bibbia e nella Storia ecclesiastica si legge che talora Iddio in modo afflitto straordinario si servì delle bestie a difesa ed a benefizio dei suoi servì. Il profeta Eliseo è schernito da una brigata di giovani irreligiosi ed insolenti, ed ecco due orsi uscir fuori dalla vicina foresta e farne orribil scempio. Per settant'anni un corvo portò ogni giorno nel deserto il necessario cibo a S. Paolo, primo istitutore della vita solitaria. Sant'Antonio ha da seppellire il cadavere di questo abitator del deserto, e gli mancano ili strumenti per iscavar la fossa ; ed ecco che due leoni corrono alla sua volta, scavano colle loro zampe la terra a giusta misura, e benedetti dal santo se ne partono quali mansueti agnelli.

Or bene nel tempo, che fu pel nostro D. Bosco così pericoloso, la divina Provvidenza si compiacque di dargli una guardia ed una difesa affatto singolare; gli diede un grosso e bellissimo cane di color grigio, il quale fu già e sarà ancora il tema di molte dicerie e supposizioni. Parecchi dei giovani lo videro, lo palparono, lo accarezzarono e ne seppero cose degne di particolare memoria.

Qui le racconto sulla relazione di alcuni di essi, tra cui Giuseppe Buzzetti, uno dei primi alunni dell'istituto. Aggiungo che su parecchie circostanze interrogatone lo stesso D. Bosco, me le confermò di viva voce.

Adunque il cane grigio nella grossezza e nella forma assomigliava ad un cane da gregge o mastino da guardia. Primieramente debbo notare che nessuno e neppure D. Bosco, seppe mai donde venisse, o chi ne fosse il padrone. Ma se non posso fargli la fede di nascita, ben posso dargli il ben servito, imperocchè per alcuni anni esso prestò a D. Bosco, e perciò all'Oratorio un vantaggio incalcolabile.... Più volte questo cane, detto poi il Grigio, salvò la vita a D. Bosco. Una sera molto oscura e nebbiosa; egli veniva a casa dal centro della città, e per non camminare troppo lontano dall' abitato scendeva per la via, che dal Santuario della Consolata mette alt' Istituto del Cottolengo. Ad un certo punto della strada D. Bosco si accorge che due uomini lo precedevano a poca distanza, ed acceleravano o rallentavano il passo a misura che lo accelerava o rallentava egli pure ; anzi quando ei tentava di portarsi dalla parte opposta per evitarli, eglino destramente facevano lo stesso per trovarglisi innanzi. Non rimaneva più alcun dubbio che fossero due male intenzionati; quindi cercò di rifare la via per mettersi in salvo in qualche casa vicina, ma non fu più in tempo; poichè quel due, voltisi improvvisamente indietro, e conservando cupo silenzio, gli furono addosso e gli gettarono un mantello sulla faccia. Il povero D. Bosco si sforza per non lasciarsi avviluppare, e tenta di chiamare aiuto; ma nel può, perchè uno di quegli assassini gli tura con un fazzoletto la bocca. Ma che? In quel cimento terribile di inevitabile morte compare il Grigio, il quale si diede ad abbaiare sì forte e con tal voce, che il suo pareva non il latrar di un cane e neppur di un lupo, ma l'urlare di un orso arrabbiato, sicchè atterriva e assordava ad un tempo. Nè pago di ciò, si slancia colle zampe contro uno di quei ribaldi, e lo costringe ad abbandonare il mantello sul capo di D. Bosco per difendere se stesso, poi si getta sopra dell'altro, e in men che non si dice, lo addenta e lo atterra. Il primo, visto così, cerca di fuggire, ma il Grigio nel permette; perchè saltandogli alle spalle getta lui pure nel fango. Ciò fatto, si ferma colà immobile continuando ad urlare, e guardando quei due galantuomini, quasi dicesse loro : Guai se vi movete. A questo improvviso mutamento di scena:

- Chiami questo cane, si posero a gridare quei due furfanti.

- Lo chiamerò, rispose D. Bosco, ma voi lasciatemi andare pe' fatti miei.

- Sì, sì, vada pure, ma lo chiami tosto, gridarono nuovamente.

- Grigio, disse allora Don Bosco, vien qua; - ed esso obbediente si fa presso di lui, lasciando liberi quei malfattori, che se la diedero a gambe a più non posso. Non ostante questa inaspettata difesa, D. Bosco non sentissi di proseguire il cammino sino a casa. Egli entrò in quella vece nel vicino Istituto del Cottolengo. Ivi riavutosi alquanto dallo spavento, e caritatevolmente ristorato con una opportuna bibita, riprese la via dell' Oratorio accompagnato da una buona scorta.

(1) Vedi Cinque lustri di Storia dell' Oratorio di San Francesco di Sales. - Vendibile a prezzo di L. 3 la copia.

NOTIZIE VARIE

LA PRIMA CONFERENZA AI COOPERATORI SALESIANI IN CASTELLAMARE DI STABIA.

Merita certamente di essere riferita nel nostro Bollettino la Conferenza tenutasi per la prima volta ai Cooperatori Salesiani di Castellamare di Stabia il 30 agosto 1892. Perciò ne diamo qui la relazione stessa che ci venne di là trasmessa

« Il 30 agosto, alle 5 pom., il suono festivo delle campane della cattedrale dava il segno agli abitanti di Castellamare della prima Conferenza Salesiana. Al sacro invito interveniva alla Conferenza il venerando Capitolo dei Canonici, un numeroso clero, tutti i seminaristi e chierici della città e buon numero di signori e signore.

» Alle 5 3/4 ebbe principio la funzione colla lettura di un tratto della vita di S. Francesco di Sales, che in Castellamare è pure particolarmente onorato dai chierici come loro special protettore, e la cui bella statua, vagamente illuminata per la circostanza, venne esposta presso un pilastro della chiesa. Dopo la lettura, S. E. R.ma Mons gnor Vincenzo Maria Sarnelli degnavasi ancor esso di scendere dall'Episcopio e venire a presiedere personalmente la Conferenza. All'entrata di Monsignore in cattedrale, i chierici dall'orchestra intonarono un bell'inno in musica ad onor di S. Francesco di Sales. Quindi il Rev. D. Carmagnola Albino, sacerdote salesiano, mandato qui a bella posta da Roma, salito sul pulpito, dava principio alla Conferenza., rendendo così ragione del perchè si facesse : - Chi si presenta stasera tra di voi per parlarvi è un umile Salesiano, allievo e figlio del grande Don Bosco, fondatore della Società di S. Francesco di Sales. Alla sua vista voi direte : Perchè mai qui tra di noi questo Salesiano ? È ben giusto che la vostra dimanda si abbia una risposta. Ed eccovela. Voi non ignorerete come il Rev. sac. D. Raffaele Starace, or sono parecchi anni, commosso alla vista di tanti orfani abbandonati sulla pubblica via senza vitto e senza tetto, e per conseguenza senza educazione civile, morale e religiosa, iniziava in questa vostra amena e simpatica città un Orfanotrofio maschile. L'opera caritatevole coll'aiuto dei buoni progredì e già una trentina di orfani sono raccolti in quel pio Istituto nel villaggio di Scanzano. Ma le esigenze essendo ognor più crescenti e l'attuale abitazione non essendo capace di un numero maggiore di orfani, il sullodato D. Raffaele, mercè le industrie della carità e del suo indefesso zelo, acquistato un gaio e spazioso suolo sul poggio detto di Salaro, ivi pose mano a costruire un grandioso edifizio, di cui una parte già si leva assai in alto e l'altra si sta ora innalzando, e che tutto insieme dovrà servire a raccogliervi il maggior numero possibile di orfani. Ora, pensando egli di dare maggiore stabilità all'opera sua, si rivolse al sig. D. Rua, successore di D. Bosco nel governo della Società Salesiana, affinchè volesse anche qui mandare i suoi figli a prendere la direzione e cura del nuovo Orfanotrofio appena sia terminato. Il sig. D. Rua non potè rifiutarsi di accettare un'opera così conforme allo spirito di D. Bosco. Epperò i Salesiani stanno, per così dire, in procinto di avviarsi anche alla volta di questa vostra bella città. Era perciò assai conveniente che venisse qui prima un Salesiano stesso a darvi conoscenza di questi figli di Don Bosco che avranno la fortuna di venire a coabitare con voi. Ecco adunque il perchè io mi trovo in mezzo a voi, ed ecco il primo scopo che mi prefiggo in questa conferenza : Dirvi chi siano i Salesiani. Ma siccome compiono sempre le loro opere coll'aiuto di tante caritatevoli persone, che sono perciò chiamate col titolo di Cooperatori Salesiani, così era pur necessario che voi veniste a speciale conoscenza della Pia Unione dei Cooperatori ; ed ecco il secondo scopo di questa mia venuta in Castellamare e di questa mia conferenza: dirvi chi siano i Cooperatori salesiani. - Premessa questa introduzione e ringraziato specialmente da parte del sig. D. Rua S. E. R.ma Monsignor Vescovo e tutti gli altri intervenuti alla conferenza, entrò a trattare l'argomento propostosi. Svolse il primo punto col narrare per sommi capi il principio ed il progresso delle opere di D. Bosco, sia negli oratorii festivi, sia negli ospizi e collegi, sia nelle missioni estere, fermandosi specialmente a parlare di queste ultime. Svolse il secondo punto col dire l'origine, lo scopo dei Cooperatori salesiani, e i vantaggi spirituali e temporali che loro ne provengono. Conchiuse esortando calorosamente i suoi uditori a voler accrescere il numero dei Cooperatori salesiani in Castellamare e a voler subito fin da quella sera incominciare ad esercitare l'ufficio coll'offerta generosa della loro limosina, facendo osservare che la loro carità ridondava a vantaggio e ad onore della loro città, che la carità è un obbligo gravissimo che il Signore ci ha imposto, e finalmente che il Signore ha sempre premiato e premia tuttora in modo speciale la carità fatta per le opere salesiane.

» La conferenza durò un'ora e un quarto : ma per quanto sia stata lunga parve a tutti brevissima, tanto riuscì interessante, cosicchè fu vivissima l'attenzione prestatale dal principio al fine.

» Dopo la conferenza di D. Carmagnola, sorse S. E. R.ma Mons. Vescovo, prendendo a rivolgere brevi, ma nobili ed infuocate parole che posero una magnifica corona alle cose suesposte. Ci piacerebbe riferirle a verbo, ma il dire di Monsignore era così animato, che non riuscimmo che a ritenerne il senso. Egli cominciò dal dire che in quest'anno tessendo ai chierici della città e del Seminario le lodi del loro special protettore S. Francesco di Sales, lo aveva fatto con maggior animo del solito, perchè gli era nata in cuore una bella speranza, quella cioè di avere nella sua diocesi i Salesiani, figli di D. Bosco, e che la conferenza tenutasi in quella sera era il primo segno manifesto della realizzazione di tale speranza. Proseguì facendo notare che l'apertura di un Oratorio salesiano in Castellamare non era già cosa d'importanza secondaria, ma bensì importantissima, giacchè trattavasi di cosa che sarebbe riuscita ili grande decoro per la città, di grande utilità alle famiglie e di sicura salvezza per la gioventù. Che dai tredici anni dacchè egli trovavasi tra gli abitanti di Castellamare aveva sempre contemplato con sommo dolore lo spettacolo di un migliaio circa di monelli, i quali, lasciati in abbandono per le vie, crescevano su ineducati e senza alcuna istruzione religiosa, e che ii varai tentativi messi in opera per attirare questi giovanetti alle cappelle nei giorni festivi erano sempre riusciti pressochè inutili. Che, grazie a Dio, sperava che quanto prima non fosse più così, poichè avendo il Signore in questo secolo suscitato nella Chiesa in D. Giovanni Bosco un uomo ripieno di uno spirito speciale per amicarsi la gioventù, e avendo egli trasfuso il suo spirito nel cuore de' suoi figli, venendo questi a Castellamare, sarebbero pur quivi riusciti a guadagnarsi l'animo dei giovanetti e ad avviarli per la via del bene. Che perciò raccomandava assai a' suoi diletti figliuoli di Castellamare di non voler riguardare l'Istituto Salesiano che presto si sarebbe aperto come l'opera di un solo individuo o di pochi, ma siccome quella che doveva interessare tutta quanta la città ed alla quale tutta la città doveva concorrere colla preghiera e coll'obolo della carità cristiana. Conchiuse la stupenda parlata col render grazie prima a Dio, poi al signor D. Rua e a tutti i Salesiani, e da ultimo a quello tra di loro che da tanto lontano era venuto tra i suoi figliuoli a far conoscere meglio l'opera di D. Bosco.

» La benedizione del SS. Sacramento pose termine a quella bella funzione che lasciò in tutti gli intervenuti la più dolce impressione, e che speriamo sarà il principio di molte altre consimili in questa città di Castellamare. »

Un Missionario dei Patagoni che dopo 15 anni rivede il paese natio.

Seguitemi : ecco la sacra parola che suona al cuore di un Cristiano, l'appello a cui risposero tante anime del Cristianesimo nei 19 secoli della sua esistenza.

Seguitemi : disse Gesù Cristo, e migliaia di discepoli si slanciarono dietro di Lui, alla gran conquista delle anime.

Seguitemi : è questa la parola d'ordine di un povero prete di fama mondiale che, fattosi capitano di prodi, con il motto sulla bandiera : Da mihi animas, caetera tolle, ripeteva pure ai suoi figli diletti, che pronti e generosi al pari dei primi discepoli, con magnanimo ardimento, volarono nelle lontane regioni della Patagonia e della Terra del Fuoco a redimere tante anime sepolte nelle tenebre della morte. Ecco D. Bosco ed i suoi missionarii

Orbene, uno di questi campioni di Gesù Cristo, di questi esuli volontaria, che colla croce sul petto, l'amor di Dio nel cuore ed il breviario sotto il braccio, per asciugare le lagrime ai fratelli e far loro risplendere quel raggio divino che Iddio stampava loro sulla fronte, abbandonava nel 1877 quanto avvi quaggiù di più caro al cuore umano, parenti, amici, patria, dopo 15 anni di apostoliche ed intrepide fatiche, ricco di manipoli santi raccolti in canapi lontanissimi, ritorna a rivedere i suoi compatrioti, ritorna... e la sua venuta, ansiosamente aspettata , dimostrò quanto Settimo Torinese amasse chi gli procurava tanta gloria, chi lo cingeva di sì nobile alloro, l'alloro dell'Apostolato.

Questo dimostrò Settimo Torinese, ed infatti, appena si ebbe notizia del suo arrivo, fu voto unanime di fare al Missionario illustre splendide accoglienze alla stazione. E così fu. Erano le 6 pom. di sabato 20 agosto, ed il paese intero, come un corpo solo , destatosi come nei giorni delle grandi allegrezze religiose, abbandonando tanti pur anco il lavoro, si precipita verso la stazione ferroviaria e la via larghissima che la prospetta viene subito gremita di un popolo entusiasta che faceva udire le sue acclamazioni di gioia. Il vedere quelle masse viventi, screziate a più colori, agitate come i flutti del mare in un giorno di tempesta, come era significante, come bene questo flusso e riflusso d'uomini d'ogni età, d'ogni condizione spiegava l'affetto cordiale che l'ottima popolazione di Settimo Torinese nutre pel suo nobile terrazzano Don Domenico Milanesio !

Ma il colmo della gioia fu all'arrivo del Missionario. Al giungere della locomotiva un grido frenetico, mischiato ad evviva , coprì l'assordante rumore della macchina, e quando Don Milanesio comparve sul predellino, con aspetto florido, coi capegli già brizzolati, gioviale, affabile, commosso fino alle lagrime per la dimostrazione inaspettata, i cuori di tutti furono paghi, e gli occhi si concentrarono in un solo oggetto, in D. Milanesio.

Complimentato dal Rev.mo prevosto teol. Domenico Gobetto, dai reverendi vice-curati e dai chierici, ringraziò tutti cordialmente. Ad un punto però D. Milanesio alza gli occhi, ed oh ! qual giocondo spettacolo gli si para innanzi... vede e riabbiaccia la sua cara madre, che, più che settantenne, ebbra di gioia, dopo 15 anni di accesi sospiri, rivede il suo caro figlio, poi vede ed abbraccia le sorelle, i parenti ed altre infinite conoscenze.

In questo punto la banda musicale del paese, diretta dal distinto musico Andrea Arduino, dà fiato alle trombe e l'eroe è portato in trionfo accompagnato da una folla immensa, in mezzo al clero locale. Si forma come una processione che si dirige alla chiesa parrocchiale. Le vie, i balconi, le finestre rigurgitano di gente. Le campane suonano a festa. Nel lungo tragitto il distinta Missionario rivede or un parente, or un amico, ed ha per tutti un saluto del cuore.

Come era bello il vedere l'intera popolazione, come incatenata al cuore di D. Milanesio, seguirlo a piedi fino alla parrocchia dove si giunse alle sette pom. ! La chiesa, già magnifica per sé stessa, sfarzosamente addobbata, presentava uno stupendo colpo d'occhio. D. Milanesio entra nella chiesa dove fu battezzato, dove ha ricevuto lumi celesti per maturare la sua vocazione all'apostolato , ed .adorato il SS. Sacramento, sale sul pulpito. La banda musicale termina le sue sinfonie e poi Don Milanesio incomincia il suo dire ringraziando dell'onore ricevuto tutta la popolazione ed il Prevosto; si congratula coi Settimesi della loro fede viva, poi passa a parlare delle sue fatiche, dei costumi dei popoli selvaggi ; dice che dove vi è religione vi è civiltà, raccomanda di tenersi stretti alla religione di Gesù Cristo, dice di godere rivedendo quella chiesa dove dalla sua madre, ancora vivente, ha imparato a pregare Dio, a onorare Maria, poi termina ringraziando pubblicamente la madre sua di avergli instillato per tempo nel suo cuore l'amore alla virtù ed al saorifizio.

Alla domenica, 21 agosto , il Missionario rallegrava di sua presenza la festa di S. Luigi, compiendo le solenni funzioni religiose, ed al lunedì si dirigeva a S. Benigno Canavese.

Così Settimo Torinese onora i suoi veri eroi

(Dal Corriere Nazionale)

MILANO.

Per le Opere Salesiane troviamo nei giornali cattolici di Milano la seguente

Milano, 5 settembre 1892. MOLTO REV. SIG DIRETTORE,

Il sottoscritto prega codesta benemerita Direzione a rendere noto nelle colonne del suo giornale che, conformemente ai voti espressi nella Conferenza Salesiana tenutasi lo scorso giugno in

San Marco , s'è iniziata la costituzione del Comitato Milanese per le Opere di Don Bosco , e presenta nel seguente Elenco i primi tredici membri, fiducioso di poter presto anche raddoppiarne il numero, affinchè più facilmente possa trovarsi un centro, a cui rivolgersi, chi volesse venire in aiuto dei grandi bisogni dei Salesiani.

Questi nomi furono approvati dal Reverendissimo Sig. Don Michele Rua, Superiore Generale della Congregazione Salesiana, ed anche dall'Autorità nostra Diocesana, che rispondeva il 4 settembre 1892

Visto, si approva implorando una particolare benedizione pel benemerito Comitato.

Can. ANGELO M. MANTEGaZZa,

Vic. Gen.

1. Sac. Pasquale Morganti, Presidente, Via Sant'Andrea, 10.

2. Sac. Achille Motta, Prof. Coll. S. Carlo, Corso Magenta, 71.

3. Sac. Giovanni Gamberoni, San Carlo, Corso Magenta, 7.

4. Sig. Lorenzo Rocca, Viale Umberto, 14.

5. Sig. Ettore Brambilla, Via Carlo Tenca, 13.

6. Sig. Giuseppe Pedraglio, Piazza Mercanti.

7. Sig. Angelo Mauri della Sezione Giovani, Corso Porta Romana, 53.

8. Sig. Giuseppe Mauri della Sezione Giovani , Corso Porta Romana, 53.

9. Sig. Lovati rag. Carlo della Sezione Giovani, Via Pioppette, 9.

10. Sig. Vertova Giuseppe della Sezione Giovani, Via Castelfidardo, 8.

11. Sig. De-Silvestri Luciano della Sezione Giovani, Via Unione, 1.

12. Sig. Cortelezzi rag. Augusto del Circolo Santi Ambrogio e Carlo, Corso San Celso, 34.

13. Sig. Cappelli Ferruccio del Circolo SS. Ambrogio e Carlo, Via Signora, 4.

Sac. P. MORGaNTI, Fr.

Spettacolo di fede e di pietà verso Maria Santissima.

« La Domenica, 10 luglio, abbiamo avuto il piacere di assistere nell' Oratorio di San Filippo Neri diretto dai Salesiani, ad uno spettacolo di fede e di pietà verso la Santissima Vergine.

« Dovendosi in quel dì benedire la nuova e bella immagine di Maria Ausiliatrice, dipinta dal bravo artista Sac. Tullio Allegra, in una parete dell'Oratorio, con felice pensiero si stabilì di far seguire questa funzione da un trattenimento accademico musicale ad onor di Maria, per così iniziare con un po' di solennità la divozione ed il culto verso di questa benedetta Madre celeste. A tale scopo tutto l'atrio dell'Oratorio era addobbato con palloncini e festoni ; campeggiavano in fondo, circondate da graziosi trofei, le venerate immagini di D. Bosco e del P. Giuseppe Grasso, fondatore dell'Oratorio di Catania; bello pure era il provvisorio altarino eretto dinanzi alla immagine di Maria.

« Numeroso scelto stuolo di giovanetti, posti in ordine nelle loro panche, e varii signori presero parte a quel pio e nuovo trattenimento. Finalmente Don Chiesa, direttore dell' Istituto Salesiano, preceduto dal piccolo clero vestito in rosso, si recò dinanzi alla nuova immagine e la benedisse ; fu allora che un fragoroso, spontaneo, generale grido di evviva eruppe dal cuore di quel numeroso stuolo di giovani, esternando così l'ineffabile amore a Colei che d' ogni più santo affetto è Madre.

« Ancor noi restammo commossi, e lo fummo anche più quando le ben ammaestrate voci della scuola del P. Nicosia fecero echeggiare quel sacro recinto dei più soavi concenti , ripetendo sopra melodiche note, belle e commoventi parole in onor di Maria. Dopo di questi , gli alunni del nuovo Istituto di S. Francesco di Sales, associatisi in sì bella gara coi giovani del collegio S. Filippo, con vera maestria eseguirono un inno ed altri due graziosi canti.

« Si recitarono dialoghi, poesie in tutti i metri e in varie lingue, in italiano, in francese, in tedesco, spagnuolo, latino, greco ed anche in dialetto: in verità fu un' ora di perfetta poesia la più pura, la più esilarante.

« Anche i piccini delle scuole diurne di San Filippo si fecero onore, e piacque molto il pensiero delicato di far declamare dalle innocenti loro labbra le parole della Salutazione angelica, parafrasata in brevi e facili sestine.

« Al termine del trattenimento parlò il Direttore dell' Oratorio, Rev. Don Piccollo. Le sue parole raccolte da varii giovani presenti furono presso a poco queste : - Cari giovani, ei disse, questa bella e graziosa immagine pare che renda più bella ed attraente la nostra casa, più divoto questo ambiente, più desiderabile lo intervenirvi per la pratica della cristiana pietà, più delizioso il trattenervisi per l'educazione intellettuale e morale di ciascheduno di voi. Come già un dì discese Ella visibilmente a consolare la scolaresca del Calasanzio, così parmi che ora sia tra di noi discesa come una celeste visione a nostra consolazione e profitto. Maria è con noi !

« - È come una buona madre in mezzo ai suoi diletti figli, ed io da voi circondato mi accosto con più trasporto ai suoi piedi immacolati ripetendole le affettuose parole già tante volte a Lei ripetute da san Filippo Neri nostro Patrono : Eqo et pueri mei, quos dedit mihi Dominus, sub umbra alarum tuarum : io ed i miei cari giovani siamo, o Maria., sotto il vostro materno manto! Maria è con noi, non solamente per amarci e farsi amare, ma pure per assisterci.

» - Avete letto quello che sta scritto sul suo verginal capo? Son parole dello Spirito Santo : Posuerunt me custodem. Sono qui per custodirvi ! Oh! sì, Maria vi custodisca!... Vi custodisca la niente ed il cuore , custodisca e tenga lontano dalle vostre persone ogni male temporale, ma sopratutto tenga lontana l'anima vostra dal peccato.

» - Il suo occhio sempre vigile sopra di voi, vi sia di sprone a praticare la virtù; ed in questo luogo sacro allo studio, alla pietà, al buon esempio, studiatevi di mostrarvi sempre degni figli di una sì eletta e santa Madre. - »

» Un ultimo cantico di lode a Maria fece eco alle brevi, ma ferventi parole del Direttore e pose termine alla cara festicciuola, che lasciò in tutti gratissima impressione, e nei cari giovanetti grande entusiasmo per Maria.

» Fra le cose declamate non potè a meno di non impressionarci la seguente strofa

E quando l'Etna rimugghiando adira E vome i vorticosi ardenti fiumi,

Tu gli occhi giri, e 'l monte in sè ritira

Gli orrendi fumi.

» Oh ! sì, Maria accolga la divota prece, ed al girar dei materni suoi occhi ritiri il minaccioso vulcano i suoi fumi e le ardenti sue lave ; ma più di tutto arresti un'altra fiumana di lava ben più perniciosa e micidiale, quella della corruzione e della irreligiosità che minaccia rovine e danni alla nostra cara gioventù; perchè se avremo una gioventù educata alla scuola della pietà e della divozione alla Vergine Maria , la società sarà salva ! »

« Un Cooperatore Salesiano. »

TORINO.

Oratorii festivi - Con viva soddisfazione, abbiamo assistito alla solenne distribuzione dei premii nell' Oratorio festivo di S. Francesco di Sales. Erano oltre 700 giovanetti, appartenenti a tutte le classi del popolo, che attendevano ansiosi l'ora d'essere chiamati a ricevere dalle mani dei loro amati superiori quel premio, che col zelo nello studio del Catechismo, colla diligenza nella condotta e nella frequenza all'Oratorio si erano meritato. Presiedevano alla gioconda e cara solennità S. E. Rev.ma Mons. Cagliero, Vicario Apostolico della Patagonia, ed il Rev.mo Sig. D. Rua, Rettor Maggiore della Salesiana Congregazione, circondati da un'eletta di professori dell'Oratorio interno. Un pubblico distinto e numeroso gremiva il più ampio cortile dell' Oratorio, stato, per la bellissima circostauza, convertito in elegante padiglione. Prima della distribuzione prendeva la parola l'Avv. D... dimostrando in breve discorso come nè la libertà nè l'istruzione da sole possano costituire la felicità dell' operaio, essendo assolutamente necessaria la Religione per illuminare e dirigere l'una e l'altra, giacchè libertà ed istruzione senza Dio, senza Religione, si convertono a scalzare le basi dell'ordine, creando per la famiglia, per la società uomini o privi d' ogni freno, ovvero intellettualmente e moralmente corrotti.

Dopo si venne alla chiamata dei premiandi.

Troppo a lungo ci porterebbe una minuta descrizione ; diremo solamente che all'entusiasmo dei giovanetti corrispondevano l' allegrezza, la gioia dei parenti, molti dei quali vedemmo col ciglio umido stringersi al seno i figli, che in quel momento nel dolce bacio dei parenti ricevevano. il guiderdone della virtù santificata dagli affetti più candidi e gentili. I premii, oltremodo numerosi, consistevano in medaglie, in abiti, in libri splendidamente legati, in eleganti diplomi e menzioni. Gli abiti erano stati cen atto di squisita carità regalati dalla patronessa dell'Oratorio, la signora Bernardina Magliaro.

Accenniamo ancora, ma solo di passaggio, i saggi di studiò e profitto, le brillanti spigliate declamazioni, offerte dagli allievi delle scuole dell'Oratorio. Nelle varie sinfonie eseguite i giovani della scuola di musica dimostrarono perizia non comune ed un lodevole affiatamento ; così pure venne assai gustata l'interpretazione esatta, corretta di varie romanze per parte di varii giovanetti della scuola di canto.

Prima di finire S. E. Rev.ma Monsig. Cagliero rivolgeva un affettuoso e commovente discorso all'affollato uditorio, e ricordando l'Amico dei fanciulli, l'Apostolo della gioventù, il glorioso Don Bosco, il rapido diffondersi dei suoi Oratorii festivi, l'immenso bene che si opera in ogni luogo dove trovasi diffusa tale provvida e sapiente istituzione , esortava i ragazzi a non abbandonare mai l'Oratorio festivo, dove sventola la santa bandiera della preghiera e del lavoro. Il lavoro santificato dalla Religione, così terminava S. E. Rev.ma, è la virtù più bella che brilla sulla fronte del vero, del buon operaio, che pensa alla pace della sua famiglia, che adempie ai doveri verso il prossimo e verso la patria. Si associ sempre la Religione ai quotidiani sentimenti della vita e mai non verrà meno l'ora dolce, soave del conforto, come la trovò ogni giorno Don Bosco, che gli anni suoi compendiò in due parole : preghiera e lavoro...

Quando S. E. Rev.ma terminò la sua amorevole e sapiente esortazione, un lungo evviva a Monsignor Cagliero e quindi a D. Rua ed a D. Bosco si sprigionò dall'assiepato uditorio.

Allo zelante e solerte Direttore di quest' Oratorio festivo , M. Rev. Sac. Giuseppe Pavia , sono superflui gli encomii ; la splendida riuscita della festa, la gioia, l'amore dei suoi figli dimostrano che all'Oratorio festivo di S. Francesco di Sales un solo affetto tutti unisce, il santo vincolo della carità di Cristo, nella quale rifioriscono ognora i cuori amanti del vero bene , della vera virtù.

(Dall'Ateneo dell'11 settembre).

VARAZZE.

Solennità scolastica.

(Corrispondenza della SCUOLa NAZIONaLE di Torino, N. 73) - Una bella e commovente solennità è stata davvero quella della chiusura dell'anno scolastico, che si fece in questa ridente cittadina il giorno 8 agosto, con la distribuzione dei premi agli alunni di queste scuole elementari e ginnasiali, e con una scelta accademia letteraria e musicale, quasi tutta ad onore del grande Genovese, di cui ricorre il quarto centenario.

Mi spiace che gli stretti limiti concessi a questa corrispondenza non mi permettano di darne una minuta relazione. Mi restringerò a dire che tutto riuscì benissimo e furono specialmente e meritaniente applaudite la bella commemorazione che di Cristoforo Colombo fece l' egregio Direttore del Collegio Civico, prof. D. Angelo Bordone, e quasi tutte le cantate, le poesie, i dialoghi, eseguiti od esposti a parte a parte da alunni di quasi tutte le classi.

Il contegno disciplinato e garbatissimo di tutti que' giovani attestava poi, oltre il saggio dato e i premi da molti di essi riportati, della buona educazione ed istruzione che essi ricevono e in Collegio e fuori, e sono un bel vanto per chi dirige queste scuole e per l'Amministrazione comunale che ne cura l'incremento.

TEIRO.

BETLEMME

Dall'Orfanotrofio cattolico della S. Famiglia. AMaT.mo e REV.mo PADRE,

Il mese di giugno è un mese di feste specialmente nell'anno di grazia 1892: Pentecoste, Trinità, Corpus Domini, S. Giov. Battista, S. Pietro e S. Paolo.

Queste feste, tutte di precetto in Terra Santa, danno luogo a cerimonie molto commoventi, in cui la fede delle popolazioni cattoliche si manifesta con una certa libertà, che molti paesi d'Europa purtroppo potrebbero invidiarci.

A queste feste, che tengono sì onorevole posto nel mese di giugno, noi dobbiamo aggiungerne tre altre che ci sono carissime : quella di s. Antonio di Padova, patrono del nostro venerato superiore D. Antonio Belloni ; quella di san Luigi Gonzaga, protettore della gioventù, e quella del S. Cuore di Gesù, che è la festa di tutte le anime che amano il Divin Redentore e specialmente delle nostre, dopochè abbiamo una chiesa dedicata a questo Divin Cuore. Ma per non dilungarmi troppo mi limiterò a dire la gioia che provammo nella festa di s. Antonio da Padova.

Chi non conosce s. Antonio da Padova? Chi nol vide rappresentato col dolce bambinello Gesù nelle braccia ? Chi non l' invocò nei momenti di angoscia per averne qualche bene spirituale od anche solo materiale l

Pertanto noi ci apparecchiammo a festeggiare questo gran Santo, patrono del nostro amatissimo Superiore.

L' Orfanotrofio prese un aspetto festivo ; una pulizia generale da cima a fondo ; si adornò di ghirlande di varii colori, che discendendo dalle vòlte formavano graziosissimi disegni.

Nel medesimo tempo ferveva pure un altro lavorìo ben più maraviglioso. Si faceva una grande pulizia alle anime. Il confessionale era assiepato. Queste anime giovanili ricercavano nella penitenza lo splendore dell'innocenza. Esse si adornavano dei fiori del giardino degli eletti : carità, purità e sante risoluzioni.

Quanto è dolce contemplare l'operazione della grazia in questi cari fanciulli ! Qual festeggiamento, qual testimonianza di riconoscenza può eccitare maggior letizia nell' anima del nostro amato padre, che questo abbellimento delle anime, e soprattutto le numerose comunioni, degna ricompensa delle fatiche e delle pene di un padre amatissimo ? - Ecco le gioie vere delle nostre feste. Esse lasciano nelle anime una profonda impressione.

Che dire degli altri festeggiamenti ? La sera innanzi alla festa i giovanetti presentarono i loro augurii al carissimo Padre. Le manifestazioni di amore e di riconoscenza furono cordialissime. Si espressero in italiano, in francese , in arabo, in latino, in greco, sia in prosa che in versi. Fu cosa veramente commovente , e noi conserviam un pio ricordo di questa serata. Quantunque Don Belloni non abbia potuto ascoltare questo lungo concerto di gratitudine senza una qualche fatica, nondimeno potè vedere quanto sia amato da tutti. Una brillante farsa italiana pose fine al trattenimento, al quale assistevano pure numerosi amici di Don Belloni, preti e religiosi, ed anche varii membri del clero armeno.

Nel giorno, della festa continuarono le nostre solennità. Vennero alla luce nuove poesie ; dipoi i nostri giovanetti diedero due rappresentazioni un dramma L'Orfanello della Svizzera in lingua italiana e Le malade imaginaire in francese. Alla sera musica e brillante illuminazione.

Ma, lo ripeto, il meglio della festa avviene nel fondo delle anime. Si manifestò in tutta la sua bellezza nella sacre funzioni. La pietà, il raccoglimento dei nostri giovanetti ci fecero conoscere che la festa della terra aveva un'eco nel cielo.

AD. N.

Cooperatori defunti nell'Agosto e Settembre 1892

1 Agnellini D. Giuseppe prof. - Desenzano sul Lago (Bresciao.   2 Alessandrini D. Alessandro - Frontono (Pesaro Urbino).

3 Allegra prof. Antonio.

4 Amato D. Alessandro Can. - Acireale (Catania).

5 Amico D. F. G. Can. - Castroreale (Messina`

6 Andreuzzi Anna - Roma.

7 Aurea D. Clemente - Modica (Siracusa).

S Azzarini Ch. Gaetano - Bisceglie (Bari).

9 Basati Regina nata Tosini - Mezzanabigli - (Paviao.

10 Baudini marchesa. Elisa - Treviso.

11. Bergamaschi D. Eugenio - Sordia (Milano).

12 Bosisio D. Carlo avv. - Borgovercelti (Novara).

13 Bracci D. Agostino - Vignancllo (Roma).

14 Brunelli D. Giuseppe - Gavardo (Bresciao.

15 Buderi cav. Serafino - La Morra (Cuneo).

16 Camosso D. Giovanni prof. - Torino. 17 Canallotti Barbara voti. Mazzolini - Roma.

18 Carletti Gio. Angelo - Torino.

19 Ceccherini Padre Romualdo - Badia di Poppi (Arezzo).

20 Cigarini D. Ermenegildo - Villa Castellazzo (Reggio Calabria).

21 Ciocchetti D. Andrea - Baldissero d'Ivrea (Torinoo.

22 Coccola Ch. Giacinto fu Giovanni - Bisegli (Bari).

23 Colla D. Carlo Prevosto-Montaldo Bormida (Acqui).

24 Cominelli D. Andrea - Casalaigone (Cremona).

25 Conte Cristina nata Sorzana - Caraglio (Cuneo).

26 Corti Giuseppe tipografo - Lecco (Como).

27 Della Torre D. Francesco - Genova.

28 Di Bari Ch. Matteo di Michele - Biseglie (Bari).

29 Ducco Antonio Roccafranca - Brescia.

30 Egger D. Ernesto Decano - Cavalese (Austria).

31 Folli Margherita - Morasina (Brescia).

32 Frate Gesualdo - Matera (Potenza). 33 Gandolfo Giuseppe di Giovanni - Olivastri (Porto Maurizio).

34 Cappello D. Giorgio - Cividale (Udine).

35 Giorgetti D. Giorgio Vice Parroco Bagnaria (Pavia).

36 Giuliani Giuseppina nata Dallera - Mazzanabigli (Pavia).

37 Imparati Mousig. Francesco Maria Vescovo - venosa (Potenza).

38 Imperio D. Raffaele- Pandola (Salerno)

39 Letizia Francesco - Cavour (Torino). 40 Locatelli D. Giovanni - Verona. 41.Lorenzetti Giacomo - Castelfondo (Austria).

42 Lucchini-D. Sante - Cavaion (Verona).

43 Luccini D. Giuseppe parroco - Drizzono (Cremona).

44 Maccarini D. Litigi Arcipr. - Pasturana (Alessandria).

45 Malaspina marchese Annibale -Villafranca di Lunigiana (Carrara). 46 Marazzi D. Francesco - Mezzano Scotti (Piacenza).

47 Marchetti D. Pietro parroco - Mogne (Bologna).

48 Moriundo Mena. Giuseppe teologo - Airasca (Torino).

49 Marnitto Don Paolo - Canizzano (Treviso).

50 Martini Giacomo - Saluzzo (Cuneo). 51 Mazzali D. Francesco-arcipr. -Nuvolato (Mantova).

52 Mina Margherita nata Sita - Cardi (Cuneoo.

53 Montini Rosa nati Dallera - Mezzanabigii (Pavia).

54 Mossano D. Domenico - Rossignano Monferrato (Alessandria).

55 Ortelli D. Carlo - Castelnuovo Scrivia (Alessandria).

56 Panunzio Ch.. Mauro di Nicola-Bisceglie (Bari).

57 Parodi Carlotta - Genova.

58 Pasquini D. Francesco - Regeilo (Firenze).

59 Pierelli D. Costantino parroco - Castelfiorito Macerata).

60 Poggi Anna ved. Merani - Spezia (Genova).

61 Poletti Mons. Vescovo - S. Sepolcro (Arezzo).

62 Pretto D. Gio Maria parroco - Valdagno (Vicenza).

63 Provasi dott. Cesare - Pordenone (Udine).

64 Riminucci D. Francesco - Saladeccio (Forlì).

65 Ridolfi D. Gaetano arcipr. - Lapedona (Ascoli Piceno).

66 Rolando Filippo impieg. ferroviario - Torino.

67 Romano D. Marco - Liedolo (Treviso).

68 Rossi D. Antonio capp. - Castion dei Marchesi (Parma).

69 Rossi Teresa - Roccafranca (Brescia).

71 Stub D. Paolo - Bergen (Norvegia). 70 Saccarelli comm. avv. Carlo - Rubiana (Torino).

72 Turris D. Luigi maestro - Ruburent (Mondovì).

73 Varino D. Gio. Battista - S. Stefano Belbo (Cuneo).

74 Vej]uva Virginia - Torino.

75 Vicentini Mons. Augusto Antonino Arciv. di Aquila.

76 Vigauò Don Gioacchino - Casate Nuovo (Comoo.

77 Vlnea geometra Felice   Torino. 78 Vezzoli D. Gaspare - Romanengo (Cremona).

79 Zuliani D. Gio. Battista - Cavaion (Vicenza).