BS 1880s|1883|Bollettino Salesiano Settembre 1883

ANNO VII. N. 9.   Esce una volta al mese.   SETTEMBRE 1883.

BOLLETTINO SALESIANO

Direzione nell' Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo, n. 82, TORINO

SOMMARIO - I mentitori antichi e i mentitori moderni - Il Secolo di Milano e l'Istituto di D. Bosco a Torino - Preavviso - Un Glorioso centenario e il nome di Maria -- Collegi Salesiani raccomandati ai Cooperatori e alle Cooperatrici - Una lode non sospetta e il Collegio di Randazzo - Benedizione della nuova Chiesa di Maria Ausiliatrice in Buenos-Aires-Cenni biografici di Suor Maria Maddalena Martini - La Patagonia e le terre Australi del Continente Americano - Eccezione alla regola e una elegante raccolta di poesie del Santo Padre Leone XIII.

I MENTITORI ANTICHI E I MENTITORI MODERNI (1).

Sin dal principio del mondo ebbero incominciamento sulla terra due regni; il regno della verità e il regno della menzogna. Ha il primo per autore e capo Iddio e per sudditi tutti gli amici ed i figli suoi ; ha il secondo per fondatore e per tiranno il demonio, e si può definire: La famiglia o la società, che abbraccia tutti i bugiardi del mondo.

Della esistenza di questo regnò, di questa famiglia, di questa società satanica ci è garante un Oracolo infallibile. - Voi avete per padre il diavolo - diceva il divin Salvatore ai giudei del suo tempo bugiardi e calunniatori per eccellenza - voi avete per padre il diavolo e volete soddisfare ai desiderii del padre vostro : quegli fu omicida fin da principio e non perseverò nella verità ; conciossiachè verità non è in lui quando parla con bugia, parla da pari suo; perchè egli è bugiardo e padre della bugia. - Sono queste parole di Gesù Cristo, e perciò di un'autorità irrefragabile.

Mentitore infatti e calunniatore fu il demonio fin dal principio della creazione. In Cielo egli mentì agli Angeli, dando ad intendere alla terza parte di loro che sarebbero eguali a Dio , e seco strascinandoli alla colpa e alla eterna perdizione. Nel Paradiso terrestre egli mentì ai nostri Progenitori. - Mangiando di questo frutto, no , voi non morrete , disse loro, nequaquam morte moriemini , ma sarete come dei, et eritis sicut dii; - ecco la menzogna. - Sa Iddio, ei loro soggiunse, che, mangiandone, voi diventereste simili a Lui, e ve lo proibì per gelosia ; - ed ecco la calunnia bestemmiatrice contro a Dio medesimo.

Colla menzogna adunque e colla calunnia il diavolo perdette Adamo ed Eva nel corpo e nell'anima, e così fu loro seduttore ed uccisore ad un tempo : Ille homicida erat ab initio.

D'allora in poi il padre della bugia cominciò ad avere dei figli quaggiù. Il primogenito ne fu Caino, che assai bene soddisfece ai desiderii del padre suo. Rammentiamo il modo, che tenne coll'innocente Abele questo visibile corifeo dei mentitori di tutti i secoli. Ei si presenta un giorno all' ingenuo fratello, e, nascondendo il livore che gli rode l'anima, gli dice con finto bel garbo e con melate parole : - Vieni, Abele, ed usciamo a respirare le aure benefiche dell' aperta campagna ; - ed avutolo a sè barbaramente lo uccide.

Nè quel crudele menti solo al fratello, a fine di levarlo dal mondo, ma a Dio medesimo. Per dargli occasione a rientrare in se stesso e pentirsi del commesso delitto , avendolo il Signore interrogato dove fosse Abele, il fratricida Caino gli risponde con insolenza : - Dove sia Abele non so: sono io forse il suo custode ? Qui respondit: nescio. Num custos fratris mei sum ?

Da quel giorno i discendenti di Caino propagatisi di secolo in secolo concorsero ad ingrandire vie più il regno della menzogna, accrebbero la società dei bugiardi , ingrossarono le orde dei figli del diavolo , intenti ognora ad opprimere i buoni, a disfarsi dei figli di Dio. E con quali armi ? Sempre colle armi dei padri loro : l'invidia, l' odio, la crudeltà, la menzogna, l'ipocrisia, la calunnia, il tradimento e via dicendo. Eccone alcune prove.

Portandoci a traverso degli antichi secoli, noi udiamo il più sapiente dei re a deplorare cogli accenti del più intimo dolore la prepotenza dei calunniatori del suo tempo e le amare lagrime , che facevano versare agli innocenti colle loro menzogne e colle loro violenze: Vidi calumnias, quae sub sole geruntur, et lacrymas innocentium, et neminem consolatorem. A tal vista ei fu si tocco , che preferì la condizione dei morti a quella dei viventi : Et laudavi magis mortuos quam viventes. - Il profeta Isaia due secoli dopo ci mette sotto gli occhi la iniqua condotta dei tristi dei giorni suoi, e ce li descrive baldanzosi siccome alleati dell' inferno, confidenti nella menzogna e da questa protetti. -Abbiamo fatto una convenzione coll' inferno , andavano dicendo , e quando venga il flagello non arriverà a noi, perché ci siamo affidati alla menzogna e la menzogna ci protegge : Posuimus mendacium spero nostram, et mendacio protecti sumus. - E prima di Salomone e del veggente Isaia il pazientissimo Giobbe dallo strame dei suoi dolori lamentava lo strazio, che di lui facevano i suoi falsi amici, e giustamente li chiamava fabbricatori di menzogne, fabricatores mendacii.

E chi tutte potrà ridire le oppressioni e le calamità sofferte dagli innocenti per causa delle menzogne e delle calunnie? Per la calunnia d'impudica padrona Giuseppe il casto, figliuolo del Patriarca Giacobbe, in Egitto è cacciato in prigione; per la calunnia di due scellerati mentitori l'innocente Naboth è privato della vita come bestemmiatore; per la calunnia di due disonesti vecchioni la casta Susanna è in procinto di perire sotto una grandine di sassi; per la calunnia d'invidìosi cortigiani Daniele in Babilonia è gettato nella fossa dei leoni; e cosi via via.

Anche nei secoli cristiani i fabbri di menzogne e di calunnie non difettarono mai. Che cosa non fecero essi contro a Gesù Cristo medesimo ? I Farisei, i Sadducei, gli Scribi, i quali erano i settarii , gli increduli, e i giornalisti di allora , cercarono sempre di avvilire il divin Maestro agli occhi del popolo, rappresentandoglielo siccome nemico; colle più sinistre insinuazioni, colle men zogne e colle calunnie lo dipingevano quale un bestemmiatore, un indemoniato, un intemperante nel mangiare e nel bere, quale un violatore della divina legge , quale un amico e fautore dei peccatori e delle peccatrici ; colle menzogne e colla calunnie lo tradussero come ribelle alle Autorità politiche , come un rivoltoso , come un seduttore ; insomma colle menzogne e colle calunnie riuscirono a farlo giudicare reo di morte e mettere in croce tra due ladroni. Non mai il regno della menzogna aveva conseguito un più splendido trionfo, sebbene apparente ; non mai come allora il diavolo era stato meglio servito dai figli suoi.

Scomparso Gesù Cristo dalla terra, e fattosi impassibile ed immortale negli splendori della sua gloria, le armi della menzogna si rivolsero contro i suoi discepoli, contro i Sacerdoti, contro i Vescovi, contro i Papi, contro la Chiesa Cattolica. Primo a soccon.bere fu santo Stefano, vittima appunto di false accuse mossegli dagli ebrei libertini. Dopo di lui milioni di Cristiani di ogni sesso e condizione furono immolati sull'ara della menzogna e della calunnia.

Per compiere questo barbaro e satanico sacrifizio subentrarono ben presto i pagani , poscia gli eretici, indi gli apostati, gli increduli, le sette tutte a Dio nemiche ed ai Santi suoi. Colla menzogna e colla calunnia inaugurò la persecuzione contro ai Cristiani l' imperatore Nerone, che aveva già condannato ad ingiusta e crudel morte migliaia di cittadini, fra cui Britannico suo fratello, Agrippina sua madre, Ottavia sua moglie e il filosofo Seneca suo maestro. Principe crudele e pazzo, egli fece appiccare il fuoco a parecchi quartieri di Roma, vietando severamente che si smorzasse; e l'incendio durò sei giorni. Era suo intento di distruggere la città, per aver poscia il vanto di rifabbricarla più bella e sontuosa, e per tal modo immortalare il suo nome. Accortosi poi che quel disastro metteva il colmo alla indignazione dei Romani contro di lui, che cosa fece Nerone ? Ricorse alla bugia ed alla calunnia, riversò la colpa dell'incendio sopra i Cristiani, incitò la plebe contro di loro, e prese a farli morire egli stesso nei più barbari modi: Abolendo rumori, scrive Cornelio Tacito storico pagano, Nero subdidit reos, et quaesitissimis paenis afecit, quos vulgus Christianos appellabat. Alcuni coperti di pelli di fiera li faceva sbranare dai cani ; altri vestiti di panni intonacati di pece e di zolfo li bruciava vivi nei suoi giardini ad uso di fanali durante la notte; non pochi furono crocifissi, moltissimi lapidati dalla plebaglia. Lo spettacolo era così orrendo, che gli stessi gentili ne provavano compassione. Il prefato storico , quantunque avverso aì Cristiani, di cui ignorava la religione, pure nel libro xv de' suoi Annali condanna Nerone, e scrive che moveva a pietà vedere perire tanta gente non per utilità pubblica, ma in ossequio alla crudeltà di un solo : Unde miseratio oriebatur , tamquam non utilitate publica , sed in saevitiam unius absumerentur.

La pagana persecuzione contro i seguaci del divin Nazzarenó, cominciata dal più crudele degli imperanti colle menzogne e colle calunnie , si continuò nel romano impero colle arti dei mentitori e dei calunniatori. - Che cosa fanno i Cristiani? si domandava nei tre primi secoli dai giudici pagani; e la menzogna e la calunnia per bocca dei sofisti, dei proconsoli, dei prefetti, dei sacerdoti idolatri rispondevano : -- I Cristiani congiurano contro l'impero e l'imperatore; i Cristiani sono nemìci della patria ; i Cristiani commettono tra di loro inaudite infamie : tra gli altri delitti di questo ancora si macchiano : nelle religiose loro adunanze prendono un bambino, lo mettono sull' altare , lo scannano, lo coprono di farina , indi fattolo a pezzi se lo distribuiscono e se ne cibano. - Perchè mai il Cielo è sdegnato e colpisce Roma e l'impero or colle inondazioni del -Tevere, or colla siccìtà, or i colla fame, or colla peste, or colla guerra, or col terremoto ? - E la menzogna e la calunnia in coro gridavano da tutte parti - Tanti malanni ci cadono addosso per causa dei Cristiani empii e scellerati. - Che faremo adunque di questi seguaci di Cristo? - E la menzogna e la calunnia con mille e mille bocche dagli scaglioni degli anfiteatri alzavano un grido colossale : -- I Cristiani si diano, in pasto al leone : Christiani ad leonem. - Per ribattere cotali menzogne e calunnie lanciate contro i Cristiani, sorsero fin da quel tempo valorosi avvocati; di qui le eloquenti apologie di Quadrate, di Milziade, di Aristide, di Atenagora, di Giustino e di Ter tulliano. Quest'ultimo sul principio del terzo secolo della Chiesa nel celebre suo Apologetico rimproverava i Magistrati del romano impero scrivendo: - Voi ci chiamate faziosi; e non siamo. Il nome di fazioso per lo contrario a coloro ben si conviene, che cospirano in odiare i buoni e gli uomini dabbene, a coloro che gridano contro il sangue degli innocenti , e per difesa dei proprio odio si coprono colla falsità, giudicando che i Cristiani sieno la cagione di ogni pubblica strage, di ogni popolare disastro. Se il Tevere gonfio monta sopra le muraglie, se il Nilo non sormonta i seminati , se il cielo non manda la pioggia, se la terra trema, se la fame, se la peste ne assale, subito si grida : -- i Cristiani si gettino al leone. -Ecche? Prima che sorgessimo noi Cristiani non succedevano forse già consimili infortunii? Cessate adunque dal calunniarci., cessate dalle vostre ingiustizie. -

A meglio divulgare ed autenticare tra il popolo queste ed altrettali menzogne si erigevano pure nelle varie città dell'impero cattedre di pestilenza; e Celso, e Luciano, e Porfirio, e Giuliano l' apostata e cento altri, assunto il pallio del filosofo, scrivevano libri contro la dottrina di Gesù Cristo, contro il Vangelo, contro gli insegnamenti della Chiesa, e tante menzogne e calunnie fabbricarono, da somministrarne abbondantemente a tutti gli empii dei secoli posteriori.

Ai pagani successero gli eretici. E, per essere brevi, che cosa non fecero gli Ariani contro il grande sant'Atanasio Patriarca di Alessandria? Per quasi un mezzo secolo essi non indietreggiarono mai dinanzi ad alcuna menzogna e calunnia; per rapirgli l'onore gli impostori andarono tant'oltre da pagare persone di mala vita a deporre il falso contro la sua onestà ed illibatezza.

Troppo a lungo ci condurrèbbe il passare qui a rassegna anche solo i principali mentitori e calunniatori sorti sino ai giorni nostri ; e perciò decliniamo il grave cómpito. Ci basti solo il ricordare il banderaio dei mentitori e calunniatori moderni , il famigerato Voltaire. Dotato di non comune ingegno, come ingegnosissimo è pure Lucifero, padre di tutti i mentitori passati, presenti e futuri, costui nella folle lusinga di schiacciare, come ei si esprimeva, la religione di Gesù Cristo, e bandirla dal mondo, scrisse opere molte a dileggio di ogni sacra cosa, cominciando da Dio sino alla minima cerimonia della Chiesa Cattolica. I libri suoi sono un emporio di empietà, di sacrileghe buffonate, di menzogne e di calunnie contro la Sacra Scrittura, contro il Figliuolo di Dio, contro la Chiesa sua Sposa, i Papi, i Vescovi, i Sacerdoti, i religiosi, le sacre vergini e via dicendo ; così che da un secolo a questa parte tutti i nemici di Dio ricorrono agli scritti di Voltaire come a fonte inesausta. Ora questo infelice, temendo di non poter riuscire da solo nel suo infernale disegno, stimolava pure gli amici suoi nella scellerata impresa ; ed ecco il metodo di battaglia, che loro insegnava il 21 ottobre del 1736: - Bisogna mentire come un diavolo, né già timidamente né per un tempo, ma arditamente e sempre. Mentite, amici miei, mentite (Lettera a Thiriot). - E non sembra egli di udire il demonio, il padre della menzogna ad incitare gli spiriti di abisso contro i figli della luce, contro i cultori della verità ?

Gli scolari impararono assai bene la lezione del maestro, e la posero e la pongono in pratica. Oggidì soprattutto i nemici della Chiesa e del Sacerdozio cattolico pare che abbiano fatto incidere la famosa lezione sui loro scrittoi e sulla punta delle loro penne, per averla ognora sotto gli occhi nel vergare le pagine dei loro libri, e le colonne dei loro giornali. E in forza di questa diabolica lezione che tanti bugiardi scrittori compongono oggidì commedie e tragedie oscene, affibbiando i vizi del proprio cuore depravato alla memoria veneranda di Sacerdoti e di laici intemerati e santi. E in forza di questa lezione che spudorati giornalisti in Italia, in Francia, in Austria, in Germania e in tante altre contrade del mondo, inventano ogni dì cose nefande ed azioni scellerate a carico dei Prelati di Santa Chiesa, e le vendono come verità alla incauta plebe. E in forza di questa lezione che un tal Léon Taxil ebbe la sfrontatezza di versare il fango de'suoi vituperii contro la vita purissima dell' angelico Pio IX, e ciò in piena luce del secolo XIX , e sotto gli sguardi di. migliaia di testimonii, pronti a ricacciargli in gola l' infame e vile calunnia, per cui venne condannato dai Tribunali. E in forza di questa lezione ancora che una turba di scrittorelli venduti alla setta gridano ogni giorno la croce addosso all' attuale sapientissimo Pontefice Leone XIII , ai Vescovi , ai Sacerdoti , ai Cattolici di buona lega , dipingendoli come nemici della patria , come nemici dei Governi, ed esponendoli al ludibrio della bassa plebaglia. E in forza di questa lezione infine, che da qualche tempo in qua si costitui tra certi storici come una trama, come una infernale congiura per falsificare i fatti, per tacere gli eventi gloriosi della Chiesa Cattolica e dei Romani Pontefici, per propalare invece antiche favole e sogni di pervertite menti, e per dare sinistra interpretazione alle intenzioni ed ai lodevoli sforzi di uomini grandi per pietà ed incrollabile attaccamento alla Religione e all'Apostolica Sede ; congiura già così bene ordita che ormai la storia e in grande e in piccolo da maestra della vita, come un dì la chiamava Marco Tullio Cicerone, è divenuta scuola d'inganno, di seduzione e di empietà (1). Si, mentire come un diavolo contro la Chiesa, contro i ministri, contro i figli suoi, ecco il programma delle empie sétte ; ecco la parola d'ordine , che scorre per le sataniche loro file ; ecco il grido di guerra, che si solleva dai loro accampamenti. Davvero, il regno della menzogna pare giunto all'apogéo della sua potenza, e la Chiesa Cattolica e il Papa ed i suoi devoti avrebbero motivo a temere di esserne sopraffatti , se non li rinfrancasse divinamente la infallibile parola di Colui , che disse : Portae inferi non praevalebunt: Le porte dell'inferno non prevarranno contro di voi : abbiate fiducia : io le ho vinte

Ego vici mundum.

I mentitori e i calunniatori possono bensì tribolare la Chiesa ed i figli suoi, come Satana ed i falsi amici tribolarono il povero Giobbe ; ma la verità e la giustizia finiranno per trionfare anche su questa terra, ed i loro nemici periranno, secondo il divino oracolo : Tu perderai, o Signore, tutti quelli che parlano la menzogna : Perdes omnes qui loquuntur mendacium.

Ma per quanto comune ed in voga sia oggidì la menzogna non è, nè sarà mai che dessa non venga giudicata l'obbrobrio delle genti incivilite ; imperocchè per principio di natura l' uomo ama la verità ed ha in orrore la bugia. Per questo principio naturale Demostene diceva: - Quando vedete una vipera, tosto la schiacciate; cosi far dovete al calunniatore, che ha pur natura di vipera. - E l'imperatore Traiano aveva talmente in orrore i calunniatori, che li faceva bastonare in pubblico, o li relegava in qualche isola deserta, oppure li vendeva come schiavi.

In virtù di questa legge scolpita dal dito di Dio in fondo del cuore umano quei medesimi, che mentiscono sapendo di mentire, cercano per lo più di coprire le loro menzogne col manto della verità; e gli uomini più perduti e disonorati si tingono pur di rossore , quando sono convinti di essere bugiardi. Dal canto suo la gente dabbene compatisce al peccatore, ma abborre dal mentitore, e non vuole avere da fare con lui - E' meglio il ladro che il mentitore, dice lo Spirito Santo, e prosegue : -La vita dei mentitori è una vita senza gloria, e la confusione è loro compagna indivisibile

Potior fur quam assiduitas viri mendacis: mores hominem mendacium sine honore, et confusio illorum cum ipsis sine intermissione. -

Provvida legge del Creatore è questa, e sostegno del buon ordine sociale. Ad essa vogliamo qui fare appello, per segnalare alla riprovazione di tutte le persone oneste la condotta di un giornale mentitore e calunniatore, che da vero volteriano si fece in questi ultimi giorni eco di scellerata menzogna , ricusò di smentirla come doveva , mise in non cale ogni legge divina ed umana, ingannando studiosamente i suoi lettori in odio al Sacerdozio ed alla causa cattolica. Racconteremo il fatto nell'articolo seguente, dimostrando vie meglio che i mentitori presenti non la danno per vinta ai mentitori passati.

(1) Per la retta intelligenza di quanto veniamo trattando diamo qui la definizione della menzogna. La parola menzogna si fa derivare dal vocabolo latino mentiri, quasi ire contra mentem, andare contra la mente ; imperocchè la menzogna è una parola o discorso contrario a ciò che si pensa, ovvero è il dire una cosa che si crede falsa e col proposito d'ingannare.

La calunnia è peggiore ancora, ed è quando si attribuiscono falsamente al prossimo colpe o cose disonorevoli, che gli fanno perdere la buona riputazione. Tanto la menzogna quanto la calunnia sono proibite da Dio e dalla stessa legge naturale, perchè contrarie alla verità, alla carità del prossimo, e al benessere dell' umano consorzio.

(1) Era già scritto e composto questo articolo sui mentitori, quando comparve alla pubblica luce una stupenda lettera del nostro Santo Padre Leone XIII agli Em mí Cardinali De Luca, Pitra e Hergenroether, nella quale trattando dell'insegnamento della storia pone sott'occhio le arti mendaci, con cui da molti oggidì la si scrive, e suggerisce i mezzi per opporre un rimedio efficace a tanto male. La lettera è in data del 18 passato agosto ed è un capolavoro, come sono tutti i documenti, che escono dalla gran mente del sapientissimo Pontefice.

« IL SECOLO » DI MILANO E L'ISTITUTO DI DON BOSCO A TORINO.

I Cooperatori e le Cooperatrici sanno che nella metà del mese di luglio il nostro D. Bosco fu chiamato al castello di Frohsdorf in Austria al letto del Conte Enrico di Chambord gravemente infermo, il quale da parecchi anni colla piissima sua consorte , l'arciduchessa Maria Teresa di Este , mostravasi uno dei più caritatevoli benefattori dei molti giovanetti poveri ed abbandonati, raccolti nei nostri Ospizi d'Italia e di Francia.

O fosse per le grandi e calde preghiere, che da tutte le città di Francia s'innalzavano in quei giorni al Cielo per la guarigione dell'augusto infermo, o fosse per la benedizione di Maria Ausiliatrice impartitagli da D. Bosco, il fatto si fu che da quell'istante il malato, che qualche giornale già dava per agonizzante e morto, prese tale un miglioramento, che parve un prodigio.

Questo fatto inaspettato , che rallegrò tutti i buoni e gli amici dell'ordine, irritò in quella vece i nemici della Religione e della legittima causa. Còstoro qualche giorno innanzi eransi beffati delle preghiere, delle messe , dei pellegrinaggi che si facevano per ottenere la sanità al nobile Conte , beffati dell' acqua della grotta di Lourdes inviata all'infermo, beffati di Dio, della Madonna, dei Santi e dei miracoli ; anzi ritenevano per così certa e vicina la morte dell'ottimo Principe, che già si preparavano a tesserne la necrologia.

Quando invece lessero i telegrammi, che coll'arrivo di D. Bosco a Frohsdorf annunziavano un repentino miglioramento nel Conte ; quando ebbero sotto gli occhi i bollettini medici , che facevano sperare una vicina convalescenza; quando specialmente ricevettero la notizia dai giornali austriaci e francesi , che il moribondo , poche ore dopo di aver ricevuto da D. Bosco la benedizione di Maria Ausiliatrice, il 15 di luglio, festa di sant' Enrico e suo giorno onomastico, erasi alzato di letto ed aveva fatta una improvvisa comparsa nella sala da pranzo, e bevuto alla salute dei commensali; quando conobbero tutto questo e videro che non v'era più modo a dubitarne, andarono su tutte le furie, soprattutto perché costretti ad ammettere un fatto straordinario e fors' anco miracoloso, a cui come increduli ed atei non volevano prestar fede, e negavano a priori la stessa possibilità. Allora non potendo più frenare la stizza, per la toccata disdetta, se la presero primieramente contro il Conte di Chambord. Essi lo accusarono di essersi finto ammalato per dare poscia a credere di essere stato guarito miracolosamente, e così eccitare in suo favore la simpatia dei Francesi e facilitarsi la via al trono, quasi che i più celebri medici di Austria e di Francia non solo monarchici, ma repubblicani, come il Dottor Vulpian decano della facoltà me dica di Parigi, i quali lo avevano per più giorni visitato e fatto vani consulti sopra la sua persona fossero stati tanti citrulli, da non sapere distinguere un malato vero da un malato finto (1).

Dopo avere per alcuni giorni distillata la loro bile contro al malato guarito a loro dispetto , i giornalisti settarii si rivoltarono contro al povero D. Bosco, siccome causa di tutto il male, per avere, colla sua visita e colla sua benedizione, contribuito a quella guarigione , per loro così inopportuna. E che fecero essi contro Don Bosco? Per recargli più grave dolore e maggior danno inventarono e spacciarono ai quattro venti una vile calunnia contro il suo Istituto di Torino. Pubblicarono che mentre egli si trovava a Frohsdorf erano succeduti nell' Oratorio di S. Francesco di Sales fatti tali da obbligare l'autorità giudiziaria ad intervenirvi ; che per cagione di misfatti nefandi erasi sviluppata una malattia contagiosa ; e si finiva collo spargere l'allarme tra le famiglie dicendo : - Padri e madri, aprite gli occhi ; badate a quali mani affidate l'educazione dei vostri figli ; i Preti sono i corrompitori della gioventù - e così via via.

Cominciò lo smercio della nera calunnia la Gazzetta del Popolo di Torino, la quale, avendo invocato il concorso della stampa , si vide ben tosto assecondata da tutto il giornalismo anticattolico. Non furono meno di cinquanta i giornali di sua risma, i quali si fecero organi della bassa menzogna, strombazzandola per tutta l'Italia dalle Alpi al Lilibeo, da Susa a Marsala. Tra questi annoveriamo il Lavoro di Spezia e il Secolo di Milano , col quale abbiamo ora particolarmente da fare.

Appena reso consapevole del doloroso fatto , il Sac. D. Giuseppe Lazzero, a cui D. Bosco affidava l'immediata direzione del suo Istituto, scrisse tosto lettere ai prefati giornali, domandandone l'inserzione per ismentire la falsa notizia. La Gazzetta del Popolo ed il Lavoro le pubblicarono, ma il Secolo di Milano vi si rifiutava.

In vista di questo riprovevole contegno il Sacerdote Lazzero, dopo due settimane, gli inviava una seconda lettera raccomandata, coll'obbligo all'uffizio postale di Milano di farsi rilasciare formale ricevuta dal mandatario o da chi per esso. Il Secolo riceve la lettera, rilascia l'attestato, ma del pubblicare la prima o la seconda lettera nè anco per sogno. E se non é questo il fiore dell' onestà quale sarà mai ?

La legge sulla stampa all'articolo 43 dice : - I gerenti saranno tenuti d'inserire, non più tardi della seconda pubblicazione successiva al giorno in cui le avranno ricevute, le risposte o dichiarazioni delle persone nominate o indicate nelle loro pubblicazioni. L'inserzione della risposta deve essere intiera e gratuita. Il rifiuto e la tardanza ad accettare o pubblicare le dette risposte verrà punita con una multa non minore di lire 100 e non maggiore di lire 1,000. - E l' articolo consecutivo soggiunge : - Rimarrà, non ostante questa multa, salvo il diritto a promuovere ogni azione che potesse competere al Ministero pubblico, o ai terzi contro all'articolo a cui si sarà risposto. -

Sì, esiste la legge ; ma il Secolo dice : - lo sono superiore alla legge, e me la metto sotto i piedi.

Oltre la legge civile esiste la legge di natura, esiste un principio di onestà che detta: - Uomo, qualunque tu sii , o civile o barbaro , non diffamare il tuo simile, e quando in buona o mala fede, con bugie o calunnie l'hai discreditato, ritratta la parola, ripara l'onore, rimetti a posto la verità. - Ma il Secolo risponde : Così deve fare l'uomo onesto, così fanno persino i Gallas dell'Africa e i Patagoni della Terra del Fuoco ; ma io che vivo a Milano, nella capitale morale d' Italia, io fo altrimenti, io mentisco, io calunnio, io diffamo, e non mi ritratto, se non quando e come mi pare e piace. - Ed ora giudicate voi, o lettori, a quale tribù della terra possa appartenere il Secolo di Milano.

Ma bada , o Secolo , che dopo di aver letta o udita la falsa notizia da te data contro l' Istituto di D. Bosco varie famiglie furono inquiete sulla sorte dei loro figliuoli ivi collocati o da collocarsi. ed alcune stettero in forse se potessero condurveli ancora. - Tanto meglio, ripete il Secolo: è appunto questo ciò che io intendeva di conseguire. D. Bosco è un Prete Cattolico : la educazione che egli imparte alla gioventù è una educazione cristiana ; e io, che nelle mie colonne mi adopero a farla finita colla Chiesa e colla religione di Gesù Cristo, vorrei che le Case di Don Bosco e tutte quelle che loro rassomigliano fossero deserte di giovani. Per ottenere questo scopo io ed i miei colleghi del giornalismo, se negli Istituti di nostro gusto succedono realmente disordini riprovevoli ed anche immorali, li copriamo col manto della discrezione ; e per lo stesso fine , giacchè nei Collegi clericali simili infamie o non succedono mai o succedono di rado, così noi ve le affibbiamo in ossequio alla menzogna. Perciò non isperate che io ritratti a dovere la falsa notizia divulgata a danno del vostro istituto, anzi siatemi riconoscenti che non ve ne attribuisca delle altre. -

Ma, Secolo mio, osserva ancora che questo tuo procedere oltre che è ingiusto, illegale, disonesto, è ancora da ingrato. Tu hai sempre sulla bocca e sulla penna il benessere del popolo, spieghi grande zelo per migliorarne la condizione, fingi di compatire alle miserie de' suoi figli, e poi ripaghi con menzogne e calunnie un uomo, che da oltre a 40 anni consacra la sua vita a vantaggio dei figli di questo popolo diseredato ? Un uomo, che raccoglie dalle piazze migliaia di poveri orfanelli, che profonde le sue sostanze, che va a battere alla. porta del ricco, onde avere di che vestirli e nutrirli, che prodiga verso di loro le cure di un padre amorevole, dando agli uni un'arte o mestiere, somministrando a ali altri i mezzi da coltivare l'ingegno, per renderli così capaci di guadagnarsi un pane onorato, ed essere utile alla famiglia ed alla patria? Un uomo , che molti degli stessi liberali di miglior conto portano alle stelle e desiderano che sia dei loro ? Un uomo, che Cavour e Rattazzi e, si può dire, tutti i ministri , che da 30 e piè anni in qua si succedono nel Governo della pubblica cosa, stimarono ed onorarono come rappresentante della vera filantropia , e per questo rispettarono i suoi principii prettamente cattolici , quantunque contrarii ai loro ? E non é questa tua, o Secolo, la più nera delle ingratitudini ? - Ma che gratitudine ! risponde il Secolo. A me ed ai miei torna più caro che i figli del popolo basiscano dalla fame e dal freddo, mi è spettacolo più gradito il vederli scorrazzare per. le vie e per le piazze, a crescere nell'ozio e nel vizio, a cadere anche nella prigione e andare alla galera, piuttosto che saperli istruiti educati , inciviliti dal Prete Bosco. Perciò niuna gratitudine né sento nè debbo professargli. Per lui e pei pari suoi non ho altro programma a seguire fuori di quello lasciatomi da Voltaire : Mentite , amici miei, mentite come un diavolo. - Così risponde il Secolo col fatto, se non colle parole.

(1) Lo sfacciato ardimento, con cui il giornalismo incredulo ed empio negò ultimamente la malattia, indi il' miglioramento del Conte di Chambord, ci diede una qualche idea di ciò, che praticarono gli Ebrei, quando ebbero a convincersi che il nostro divin Salvatore Gesù Cristo, da loro fatto morire in croce, era veramente risorto dal sepolcro glorioso e trionfante. Per non ammettere il miracolo ed evitare i rimproveri del popolo ingannato, ancor essi sognarono una finta risurrezione, e a voce e per iscritto spacciarono tra la plebe che gli Apostoli ne avevano rubato e nascosto il corpo, mentre le guardie di Pilato, che ne custodivano la tomba, erano immerse nel sonno! Ma come potete mai ragionevolmente supporre che tanti soldati posti a guardia si fossero tutti addormentati? E dato anche che per debolezza o stanchezza si fossero abbandonati al sonno, come è mai possibile che nè anco uno si fosse svegliato al rumore, che avrebbero dovuto fare i discepoli per dissuggellare e scoprire il sepolcro chiuso da grossa pietra, penetrarvi dentro, estrarne il corpo di Gesù Cristo? Ma queste vostre sono davvero invenzioni di una mente insana. -- Nulla importa, dissero gli Ebrei d'allora, purchè si neghi in qualche modo il fatto. - Poco dissimile da questa è la condotta dei giornali settarii circa la malattia e la guarigione del Conte di Chambord. Come è mai possibile che tanti medici non siansi accorti della finzione ? Come è possibile che tanti visitatori non abbiano scorta la frode e dalla sua voce, e dal colorito e via dicendo? Eppure il detto giornalismo piuttosto di ammettere un fatto più o meno soprannaturale e rinunziare alla sua empietà , rinunzia piuttosto alla ragione e cade nella follia. Davvero! Siamo d'avviso che se la Risurrezione di Gesù Cristo accadesse ai tempi nostri , e nelle stesse circostanze , la Gazzetta del Popolo di Torino, il Secolo di Milano, la Capitale di Roma e cento altri la negherebbero non meno sfacciatamente che gli antichi Ebrei.

OSSERVAZIONE.

Queste linee erano già scritte e in mano del tipografo, quando il 24 dello scorso agosto, per nuovo malore, succedeva realmente la morte dell' augusto Principe, nella cui preziosa esistenza si concentravano tante umane speranze. Dobbiamo perciò soggiungere qui una breve osservazione.

Il miglioramento dell' illustre infermo dal 15 luglio al 4 di agosto fu indubitabile. Ciò è tanto vero che i medici avevano cessato di pubblicare i bollettini sanitarii del Conte di Chambord, ed egli aveva già riprese le primiere occupazioni, riceveva in udienza , leggeva la corrispondenza e i giornali , andava al passeggio e si prendeva per alcune ore il sollievo della caccia. Un telegramma da Vienna allo Standard di Londra diceva che dopo mezzodì del 4 agosto il Conte era andato nel suo parco e col fucile alla mano aveva data la caccia ad un cervo, e lo uccideva. Pochi giorni dopo e nella notte dall' 8 al 9 di agosto il Principe ricadde malato, e dopo aver ricevuti tutti i conforti della Religione , tra cui la Estrema Unzione come nel mese innanzi, rendeva a Dio l' anima sua nella vigilia della festa di S. Luigi re di Francia suo glorioso antenato, di cui era l' ultimo discendente.

La Vergine Maria lo volle prima quasi ristabilito per far risplendere la valida sua intercessione ; ma poscia, siccome l'illustre Principe era maturo pel Cielo, così lasciò che si compiessero sopra di lui gli alti disegni di Dio, il quale a sè lo chiamò per cingergli una corona. che niuno gli strapperà dal capo. Aveva 63 anni , essendo nato il 29 settembre del 1820.

Tanto nel corso della malattia, quanto dopo la morte del compianto Principe noi abbiamo pregato e fatto pregare i nostri giovanetti per lui ; nè di ciò paghi cogliamo di buon grado la presente occasione, per raccomandare l'anima sua ai suffragi dei nostri lettori, ricordando loro che il Conte di Chambord fu non solo un buon cattolico, ma un generoso benefattore dell'umanità e il padre dei poveri.

Lettere scritte al SECOLO.

Affinché i lettori si persuadano viemmeglio che questa per appunto è la condotta del Secolo, diamo qui le due lettere , che gli furono spedite raccomandate e che egli, invece di pubblicare , come era obbligato, nascose nel suo farsetto.

In data del 25 luglio il Direttore dell'Istituto così gli. scriveva

Torino, 25 luglio 1883.

PREG.MO SIG. DIRETTORE,

Nel suo giornale, Il Secolo, del 22-23 del corrente luglio , la S. V. in una corrispondenza da Torino ha pubblicato - che nell' Istituto di Don Bosco sarebbero avvenuti fatti e scene scandalose - che l' autorità ha ordinato un' istruttoria , e che - vi serpeggia una malattia contagiosa e del genere di quelle, che si vogliono più che è possibile tenere celate. - Tre accuse, come si vede, molto gravi.

Or bene, in qualità di Direttore di questo Istituto sono in grado e ìn dovere di dichiarare che queste accuse non hanno ombra di fondamento, e perciò V. S. fu tratta in inganno dal suo corrispondente.

Prego pertanto la S. V. che nella sua lealtà voglia in un prossimo numero del Secolo dare luogo a questa mia lettera , onde venga cancellata dall'animo dei suoi lettori la sinistra impressione, che possono aver riportato da quella corrispondenza.

Nella fiducia di questo atto di giustizia ho l'onore di professarmi con tutta stima

Di V. S. Preg.ma

Dev.mo Servitore

Sac. GIUSEPPE LaZZERO

Direttore.

Il Secolo continuando a dormire, gli venne diretta la lettera seguente, sperando che si sarebbe svegliato.

Torino, 9 agosto 1883.

PREGmO SIG. DIRETTORE DEL Secolo,

In data del 25 n. p. luglio io spediva alla S. V. preg.ma in lettera raccomandata una rettificazione ad una falsa notizia, pubblicata da Lei (credo in buona fede) nel Secolo del 22-23 del medesimo ; notizia, la quale tornava a scredito di questo Istituto, che il Sig. D. Bosco affidava alla mia direzione. Il giorno stesso una consimile rettifica io faceva tenere alla Gazzetta del Popolo di Torino. Questa aveva la cortesia di dare tosto luogo nelle sue colonne alla mia lettera ; ma fin qui, non mi consta che il Secolo lo abbia fatto.

Per la quale cosa mi trovo nell'obbligo di rinnovarle la stessa domanda, poichè le dico schietto che in questo Istituto di D. Bosco non avvennero quei fatti che Ella accennò, nè si manifestarono malattie contagiose , nè alcuna autorità governativa venne a farvi inspezioni e formare instruttorie.

Spero che V. S. vorrà compiacersi di fare questa rettificazione, affinchè sia cancellata dall'animo dei suoi lettori ogni sinistra impressione ad ingiusto danno di persone, che consacrano la loro vita a vantaggio dei figli del popolo. Dinanzi alla verità e alla vera filantropia deve smorzarsi ogni ira di partito.

Qualora poi mi vedessi tuttavia deluso in questa mia speranza mi troverei costretto a ricorrere ad altri mezzi, onde ristabilire la verità , mezzi che mentre riuscirebbero a me rincrescevoli non tornerebbero certamente troppo onorevoli alla Direzione del Secolo.

Ho l'onore di rìpetermi colla dovuta stima Di V. S. Preg.ma

Dev.mo Servitore Sac. GIUSEPPE LAZZERO Direttore.

Non ostante questo secondo richiamo, il Secolo proseguì a dormire. E dorma pure , se così gli piace, sino a che lo risvegli l'angelica tromba , prima del rendiconto finale (1).

Morale da ricavarsi dal fatto sopra riferito.

Cooperatori e Coperatrici , dal sin qui esposto avete veduto con quanta facilità e compiacenza i giornali irreligiosi ed empii inventano, ricevono , pubblicano menzogne e calunnie contro le persone e le istituzioni cattoliche ; avete soprattutto avuto un saggio che in fatto di mala fede il Secolo di Milano, tra i suoi colleghi d'Italia tiene un posto distinto, E ciò, che egli fece ultimamente contro D. Bosco ed il suo Istituto, il pratica eziandio contro altri Collegi della stessa indole, contro Frati e Monache, contro Vescovi e Sacerdoti, contro Chiesa e Papa.

Or bene, ecco gli insegnamenti che dobbiamo ricavare da questi fatti

1° Non associatevi mai , né leggete giornali irreligiosi ed empii ; imperocché , eccettuati i telegrammi delle pubbliche agenzie, se pur son sempre veri, e qualche notizia indifferente, tutto il resto, che contengono, sono per lo più o cose esagerate o prette falsità, ora comunicate e pubblicate a un tanto per linea, ora inventate dalla fantasia del giornalista, per dare addosso a chi non é del suo partito. Chi non ha rispetto per Dio non può averne per gli uomini. Associandoci o leggendo simili giornali , oltre al cooperare al male e a recare danno alla Religione e al civile consorzio, noi ci riempiremmo la testa di menzogne , credendolo notizie sode e veritiere.

2° Quando leggete o udite a raccontare siccome riportato da un giornale malvagio qualche fatto in discredito o della Chiesa , o dei sacri ministri , o dei buoni e coraggiosi cattolici , o delle istituzioni ed opere, che loro appartengono, abbiate l'avvertenza di mettere sempre la notizia in quarantena ; sospettate tosto di sua verità, ricordandovì ognora che gli scrittori di simili giornali sono fedeli discepoli di Voltaire, che loro diede la famosa lezione : - Mentite, amici miei, mentite. - Ed ancorché non vedìate quella infamante notizia smentita dal giornale che la diede, non fidatevi tuttavia di ritenerla per vera. Per regola generale i giornali cattivi non ritrattano mai le false notizie che pubblicano. Ne abbiamo avuto una prova lampante in questo ultimo fatto, che ci riguarda. Se ne togliamo la Gazzetta del Popolo di Torino e il Lavoro di Spezia, gli altri non ismentirono più nulla , e lasciarono i proprii lettori nell'inganno.

3° Dicono che il Secolo di Milano sia forse il giornale più divulgato che si stampi in Italia, e lo chiamano il giornale delle serve. Se ciò è vero, bisogna ben dire che i suoi lettori non lo conoscano appieno , perché altrimenti ci sembrerebbe impossibile che nell' Italia vi fosse tanta gente o così grossa o così disonesta , da associarsi ad un giornale od anche solo procurarselo per leggere , quando sapessero che desso fa spudoratamente spaccio di menzogne e di calunnie a carico del prossimo , senza più ritrattarle a dovere. Quindi per amore dell' Italia, per amore di tanti lettori ingannati, per amore e per la difesa di tanti calunniati , adoperiamoci a fare palese la maligna indole del Secolo di Milano, e giusta il nostro potere strappiamolo dalle mani del popolo. Basterà anche solo il far conoscere questo ultimo fatto, perchè una persona onesta e civile si adonti di lasciare entrare in casa sua, o tenere in mano un foglio notoriamente bugiardo.

(1) Potremmo ancora tentare di scuoterlo dal suo letargo per mezzo di usciere o di un processo per diffamazione, come ce ne dà diritto la legge; ma questi atti ci cagionerebbero perdita di tempo e spreco di danaro, e per ora amiamo meglio consacrare e l'uno e l'altro al benessere dei nostri poveri giovanetti. Onde ci limitiamo al presente di citare il Secolo al tribunale della pubblica opinione, e a provocare una sentenza dalla bocca degli onesti.

Ciò siamo in obbligo di fare per la tardiva ed insufficiente rettificazione pubblicata dal Secolo 20 giorni dopo nel suo N. 6226 del 12 e 13 agosto. Per legge il Secolo doveva inserire intiere le risposte e dichiarazioni ricevute e non raffazzonarle a suo modo ; per legge ancora doveva inserirle non più tardi di due giorni dopo averle ricevute, ed egli non ne fece parola se non dopo tre settimane, lasciando che la falsa notizia passasse di bocca in bocca; di giornale in giornale , e si confermasse per tutta l'Italia. Oltre a questo nell'articolo infamante egli dà minute particolarità di circostanze, nomina D. Bosco e il suo istituto, ed invece nella sua pretesa rettificazione usa così ambigue espressioni , che più non si scorge di quale Istituto ei parli , e non solo sopprime il nome di D. Bosco, ma quello ancora di D. Lazzero, che gli scriveva le lettere declaratorie. Aggiungiamo che il Secolo pubblicò l'articolo infamante in prima pagina e davagli un titolo specioso, affinché cadesse sotto gli occhi di tutti e si eccitasse la curiosità nel leggerlo; all'opposto le poche linee da lui combinate il Secolo le pose in terza pagina, le inserì in coda agli annunzi delle commedie e delle pantomime e senza titolo veruno, studiò insomma di nasconderle astutamente, affinché o pochi o niuno le scorgessero. Queste non sono che gherminelle, e le gherminelle non ristorano la violata giustizia.

Domandiamo il concorso della stampa.

La Gazzetta del Popolo di Torino con queste parole, domandiamo il concorso della stampa, intitolava il famoso articolo, che scaraventò contro Don Bosco ed il suo Istituto , articolo che pochi giorni dopo essa ritrattava, ommettendo tuttavia di domandare per questo il concorso della stampa. Quello che la Gazzetta dimenticò di fare il facciamo noi. Sì, ad esempio suo domandiamo ancor noi il concorso della stampa onesta, perché voglia stigmatizzare con adeguate parole l'iniqua condotta dei giornali della setta, e dare soprattutto il fatto suo al Secolo di Milano e alla Capitale di Roma. Pur troppo tanti periodici empii e spudorati trovano in Italia lettori assai, perchè non sono abbastanza segnalate le abbiette menzogne e calunnie , che vanno spacciando tra il popolo. Togliamo loro l'ipocrito manto, con cui ricoprono le loro bugie, come pur praticava il mansuetissimo Gesù coi nemici suoi; mostriamoli al mondo civile mentitori quali sono, ed allora il popolo italiano, se non ha ancora smarrito il buon senso e l'onestà di nazione incivilita, si asterrà dalla cattiva stampa, se non siccome irreligiosa ed empia, almeno siccome disonesta e menzognera.

PREAVVISO.

A fine di porgere maggior facilità a far conoscere le spirito menzognero di certi giornalacci dei giorni nostri faremo tirare in librettino a parte il primo ed il secondo articolo del Bollettino di questo mese , e ne invieremo gratuitamente parecchie copie a ciascun Cooperatore e a ciascuna Cooperatrice.

Fin d'ora li preghiamo che quando le avranno ricevute vogliano avere la bontà di spargerle ancor essi gratuitamente nei loro paesi, mettendo così in guardia tanti cattolici contro le spudorate menzogne e calunnie, che si dipendono a danno della Chiesa e dei suoi membri, e premunendoli contro i fieri assalti , che si muovono alla loro devozione verso L'apostolica sede , e a quanto di bello e di onorevole le appartiene.

Chi poi volesse alleggerirci alquanto delle spese, e bramasse provvedersene in quantità, avvertiamo che l'opuscoletto si vende alla Libreria Salesiana di Torino a L. 3 per ogni cento copie.

UN GLORIOSO CENTENARIO E IL NOME DI MARIA.

In questo mese di Settembre occorre il secondo Centenario di un avvenimento glorioso e fecondo d'immensi beni per la S. Chiesa, per l' impero d'Austria, anzi per l'Europa intiera, vogliam dire la vittoria, che le armi cristiane, al grido di Viva Maria, riportarono il 12 di Settembre del 1683 sotto le mura di Vienna contro un formidabile esercito di Turchi, che minacciavano di barbarie, ruina e morte il mondo incivilito.

Tale vittoria venne meritamente attribuita alla speciale protezione della Regina dei Cielo, Marla Santissima, che in quei giorni di terribili angustie era pregata in tutta la Cristianità ed invocata con fiducia dai soldati e dai loro condottieri, onde il Pontefice Innocenzo XI instituiva in onore di Lei una festa particolare da celebrarsi nella prima domenica dopo la sua Natività col titolo del Nome di Maria.

Siccome questa pietosissima Madre in quel giorno memorando si mostrò splendidamente Aiuto dei Cristiani, come già un secolo innanzi nelle acque di Lepanto, così quantunque ci abbondi tra mano la materia del Bollettino da obbligarci a lasciare indietro varii articoli già preparati, pure vogliamo ricordare qui almeno brevemente quello storico fatto, affinché i Cooperatori e le Cooperatrici siano animati a sempre meglio confidare nella valida protezione di Maria nelle private e nelle pubbliche calamità.

Adunque l'anno 1683 i Turchi, per ordine di Maometto IV, a vendicare la sconfitta loro toccata sotto il Papa S. Pio V, formarono il disegno di portare le loro armi al di là dei Danubio e del Reno, minacciando così tutta la Cristianità, Con un esercito di oltre a dugento mila uomini , avanzandosi a marcie forzate, andarono a porre l'assedio davanti alle mura di Vienna. Il Sommo Pontefice, che allora era Innocenzo XI, pensò di fare ricorso ai Principi Cristiani eccitandoli a venire in soccorso della Cristianità minacciata. Pochi peraltro risposero al suo invito: per la qual cosa egli ad esempio del suo antecessore S. Pio V deliberò di porsi sotto alla protezione di Colei, che la Chiesa proclama terribilis ut castrorum acies ordinata. Pregava egli , ed aveva invitato i fedeli di tutto il mondo a pregare con lui.

Intanto a Vienna la costernazione era generale; il popolo temendo di cadere nelle mani degli infedeli usciva dalla città ed ogni cosa abbandonava. L'Imperatore Leopoldo I, non avendo forze da opporre, uscì egli pure dalla sua capitale. Il Principe Carlo di Lorena suo cognato , che a stento avea potuto raccogliere 33000 uomini, era riuscito di entrare in città per tentarne in qualche modo la difesa. I borghi vicini furono incendiati. Il 14 di Agosto i Turchi aprirono le loro trincee dalla porta principale, ed ivi si accamparono malgrado il fuoco degli assediati. Stringendo poi di assedio tutte le mura della città, appiccarono il fuoco e misero in fiamme parecchi pubblici e privati edifizi.

Un caso doloroso aumentò il coraggio dei nemici e diminuì quello degli assediati. Appiccossi il fuoco alla Chiesa degli Scozzesi, consumò il superbo edifizio, e giungendo all' arsenale , dove erano le polveri e le munizioni , stava per aprire la città ai nemici, se per una protezione specialissima di Maria Santissima , nel giorno della sua gloriosa Assunzione , il fuoco non si fosse spento , dando così tempo a mettere in salvo le munizioni militari. Quella sensibile protezione della Madre di Dio riaccese il coraggio dei soldati e degli abitanti.

Il 22 dello stesso mese i Turchi tentarono di abbattere altri edifizi, lanciando gran quantità di palle e di bombe, con cui fecero grandissimo guasto, ma non poterono impedire gli abitanti di implorare giorno e notte i soccorsi del Cielo nelle Chiese, nè i predicatori di esortarli a riporre, dopo Dio, tutta la loro fiducia in Colei, che loro avea tante volte dato potente aiuto. Il 31 gli assedianti spinsero i lavori a segno, che i soldati delle due parti si battevano corpo a corpo.

La città presentava un orribile aspetto, quando il giorno della Natività di Maria Vergine i Cristiani raddoppiando le loro preghiere ricevettero come per miracolo avviso di vicino soccorso. Infatti l'indomani, secondo giorno dell'ottava della Natività, videro la montagna, che sta dirimpetto alla città, tutta coperta di truppe. Era Giovanni Sobieski re di Polonia, che quasi solo fra i Principi cristiani, cedendo all'invito del Pontefice, veniva con 20 mila prodi in soccorso. Persuaso che col piccolo numero de' suoi soldati gli sarebbe stata impossibile la vittoria, ricorse egli pure a Maria, che è formidabile in mezzo ai più ordinati ed agguerriti eserciti , e dinanzi ad una sua immagine pregò e consacrò le sue armi.

Il 12 di Settembre di buon mattino il re Sobieski si portò in Chiesa col Principe Carlo, vi udì la santa Messa , che egli stesso volle servire , tenendo le braccia distese in forma di croce. Dopo essersi comunicato, ed aver ricevuto la santa benedizione per sè e per tutto il suo esercito, quel re si levò e disse ad alta voce ai prodi che lo circondavano : - Soldati, per la gloria della Polonia, per la liberazione di Vienna, per la salute di tutta la Cristianità, sotto alla protezione di Maria noi possiamo con sicurezza marciare contro ai nemici e nostra sarà la vittoria. -

L'esercito cristiano composto appena di 70 mila uomini, avanzossi verso il campo dei Turchi, ed ingaggiò la battaglia. Notiamo qui con piacere che in quell'esercito combatteva pure un giovane principe di 19 anni, che fu poscia il tanto rinomato Eugenio di Savoia. I Turchi sebbene in numero di circa duecento mila, e protetti dalle loro difese, pure in sulla sera furono sbaragliati e vinti sì fattamente, che appena 30 mila poterono salvarsi colla fuga , lasciando la maggior parte dei loro equipaggi, tutte le loro munizioni da guerra, con 300 cannoni. Non fuvvi mai vittoria più gloriosa e che abbia costato tanto poco sangue ai vincitori, poichè dalla parte dei cristiani non caddero che tre mila tedeschi ed ottocento polacchi.

L' imperatore Leopoldo , udita la disfatta dei Turchi , tornò a Vienna ed insieme col generalissimo Sobieski fece cantare un Te Deum colla più grande solennità. Riconoscendo poi che una vittoria così inaspettata era totalmente dovuta alla protezione di Maria, ordinò che si portasse nella Chiesa maggiore lo stendardo trovato nella tenda del Gran Visir. Quello di Maometto, più ricco ancora, e che si inalberava in mezzo del campo, fu dal re polacco mandato a Roma e presentato al Papa. Quel santo Pontefice egli pure intimamente persuaso che la gloria di quel trionfo fosse tutta dovuta alla gran Madre di Dio, e desideroso di perpetuare la memoria di quel benefizio, ordinò che la festa del SS. Nome di Maria, già da qualche tempo introdotta in alcuni paesi , fosse per l' avvenire celebrata in tutta la Chiesa nella domenica, che occorre fra l'ottava della sua Natività.

Viva adunque Maria, e il suo dolcissimo Nome echeggi di generazione in generazione per tutti i secoli avvenire in sulla terra, come risuona e risuonerà nella celeste Sionne per tutta la eternità.

COLLEGI SALESIANI raccomandati ai Cooperatori e alle Cooperatrici.

Le famiglie, le quali hanno figli da mettere in educazione, bramano di conoscere gli Istituti, che porgono loro comodità e sicurezza per collocarveli a suo tempo. Per la qual cosa noi diamo qui breve cenno di alcuni Collegi Salesiani in Italia, nei quali si fa quanto occorre per garantire agli allievi moralità, scienza e sanità, e ai quali i nostri Cooperatori e Cooperatrici possono indirizzare con tranquillità di coscienza quei giovanetti , che intendessero di percorrere la carriera degli studi.

Oltre l' Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino, l'Ospizio di San Vincenzo de'Paoli in Sampierdarena, l'Ospizio di S. Pietro in Nizza Marittima, l'Ospizio di S. Croce in Lucca e quello di S. Benigno Canavese, la Colonia agricola di Mogliano ( Veneto) , vi sono i Collegi di Borgo S. Martino, di Penango, di Lanzo Torinese, di Varazze, di Alassio, di Este, di Magliano-Sabino, di Spezia , di Firenze , di Randazzo in Sicilia e di Valsalice.

In questi Collegi l' insegnamento comprende il Corso Elementare e Ginnasiale ed è impartito da maestri e professori patentati, e secondo i programmi governativi. Nel Collegio di Alassio e in quello di Valsalice vi è pure il Corso Liceale.

Borgo S. Martino è un paesello della Diocesi di Casale Monferrato, sulla linea di AlessandriaVercelli, con stazione a pochi passi dal Collegio.

Penango è pur esso della Diocesi Casalese, posto sopra amena collina presso Moncalvo, colla stazione propria sulla linea Asti-Mortara.

Lanzo dista dodici miglia da Torino a piè delle Alpi, e vi si va per ferrovia con più corse al giorno.

Varazze, Diocesi di Savona, trovasi sulla linea Genova-Ventimiglia, e si arriva da Genova in un'ora e mezzo di ferrovia.

Alassio, Diocesi di Albenga, trovasi sulla stessa linea Genova-Ventimiglia.

Este, città del Veneto, si trova sulla linea ferroviaria di Padova-Bologna.

Magliano-Sabino è sulla ferrovia Roma-Firenze, colla stazione a Borghetto, a due ore dalla Capitale del mondo cattolico.

In Firenze il Collegio è in via Fra Giovanni Angelico n. 8, e comprende le 4 classi Elementari.

Spezia, è città notissima della Liguria, sulla linea Genova-Pisa. Il nuovo Collegio -Salesiano porta il nome di S. Paolo, ed abbraccia il corso Elementare.

Randazzo, posta sopra un ameno altipiano del monte Etna, è come un centro della rete delle vie provinciali di Messina, Catania, Nicosia, Mistretta. La stazione ferroviaria più vicina a Randazzo è quella di Piedimonte sulla linea Messina-Catania.

Valsalice. Per le persone di signorile condizione v'è pure il Collegio di Valsalice in Torino, distante un quarto d'ora dal Ponte di ferro.

In quasi tutti questi Collegi vi sono due gradi di pensione. La prima varia da L. 35 a 40 mensilì; la seconda da L. 24 a 30; ma nel Collegio di Valsalice la pensione è di L. 80 pel Corso Liceale, 60 pel Ginnasiale, 50 per l'Elementare.

Per avere i relativi programmi e per le domande di accettazione bisogna dirigersi ai Direttori dei singoli Collegi, oppure al Sac. Giovanni Bosco, via Cottolengo n. 32, Torino.

EDUCATORII PER LE FANCIULLE.

Oltre ai mentovati Collegi pei giovanetti , vi sono pure 6 Educatorii per le fanciulle, il primo in Nizza Monferrato sotto il nome della Madonna delle Grazie, il secondo nella città di Chieri sotto il titolo di Santa Teresa, il terzo al Torrione presso Bordighera, il quarto a Bronte in Sicilia, il quinto a Trecastagni presso Catania, il sesto a Mascali, e sono tutti diretti dalle Suore di Maria Ausiliatrice.

Scopo di queste Case di educazione si è di dare l'insegnamento scientifico e morale in modo, che lasci nulla a desiderare per una giovanetta di onesta e cristiana famiglia, cioè arricchirne la mente di utili cognizioni, educarne il cuore a sode e cristiane virtù, addestrarla ai lavori femminili, e informarla a quei principii di civiltà, che sono richiesti dalla sua condizione.

L'insegnamento è dato da maestre legalmente approvate. Esso abbraccia le 4 classi Elementari, vale a dire : Corso di Lingua Italiana, Calligrafia, Aritmetica , Sistema metrico , o Tenuta dei libri per uso domestico. La Declamazione, ed uno speciale esercizio nello stile epistolare fanno eziandio parte dell'insegnamento. Si dànno pure lezioni di disegno, di lingua francese e di piano forte; ma a richiesta e a carico dei parenti dalle allieve.

I lavori femminili consistono nel fare gli abiti propri, secondo la condizione delle allieve, lavori a maglia, calze, camicie, rappezzare, soppressare, far merletto e tutti i lavori più ordinarii di una onesta famiglia.

La pensione mensile è di lire 24 , e si paga a trimestri anticipati.

Le domande di accettazione e dei programmi si possono fare alla rispettiva Direttrice , od anche al. Sacerdote D. Gio. Bosco, Superiore dell' Oratorio di S. Francesco di Sales, Torino.

La città di Nizza Monferrato è una delle principali stazioni della ferrovia tra Alessandria e Cavallermaggiore.

Quella di Chieri ha comunicazione diretta colla ferrovia Torino-Chieri, e con le linee Torino-Alessandria, Torino-Cuneo, Torino-Savona con fermata a Trofarello.

Il Torrione è sulla via di Bordighera a Ventimiglia ; vi si va dall'una e dall'altra città per mezzo dei tramvia, ed oltre il bel sito e la salubrità dell'aria porge il comodo dei bagni di mare.

I Siciliani, ai quali comoda d'inviare le proprie figlie ai tre accennati Educatorii, conoscono le belle posizioni di Bronte , di Trecastagni e di Mascali.

Raccomandazione.

Se la cristiana educazione dei ragazzi è ai giorni nostri di massima importanza, non di minore momento si è la buona istituzione delle fanciulle. Una figlia saggiamente istruita, e cristianamente educata riesce una benedizione, un angelo, un sostegno ed una sorgente di prosperità e di pace per una famiglia. Guai invece se la giovinetta crescerà incolta ed ignorante, peggio poi se verrà guasta nelle idee e corrotta nel cuore! Non vi è male peggiore che una donna cattiva.

Lo scopo precipuo dei Salesiani essendo quello della cristiana educazione della gioventù, noi verremo meno ad una parte del nostro dovere, se non inculcassimo ai nostri Cooperatori e Cooperatrici di aver massima cura delle fanciulle delle proprie famiglie, e di quante altre sono in loro potere.

Perciò cogliamo di buon grado questa propizia occasione per raccomandar loro i sopraddetti Instituti di Chieri, di Nizza e di Torrione, e ai Siciliani quelli di Bronte, di Trecastagni e di Mascali. Se qualcuno avesse giovanette da collocare in Casa di educazione, oppure gli venisse il destro di porgere a qualche famiglia un opportuno consiglio, veda di approfittare di questi Educatorii, e farà un' opera da vero Cooperatore Salesiano.

UNA LODE NON SOSPETTA E IL COLLEGIO DI RANDAZZO.

I nostri lettori conoscono già il nostro Collegio di Randazzo in Sicilia, di cui avemmo occasione di parlare altre volte. A dimostrare che questo Collegio in fatto di istruzione e di educazione non la cede ad altri istituti del continente, ci piace riprodurre un articolo che troviamo pubblicato nel Corriere di Catania, giornale non punto sospetto . di parzialità verso i Collegi di questo genere. Da persona bene informata sappiamo che negli esami di licenza ginnasiale datisi a Catania si presentarono oltre ducento candidati. Di questi appena settantasette furono ammessi agli esami orali, e soli ventotto ottennero la licenza, mentre il Collegio di Randazzo di sei alunni del quart'anno di Ginnasio ne ebbe licenziati cinque.

Ciò premesso, ecco l'articolo del Corriere del 18 Agosto.

Il collegio di Randazzo e gli esami di licenza.

« Amanti sinceri dell' istruzione quando venga impartita conforme allo spirito dei tempi ed alle prescrizioni delle leggi, da insegnanti compresi dell'alta loro missione, pubblichiamo di buon grado la lettera , che segue , inviataci da persona sulla fede della quale riposiamo tranquilli.

RISPETTABILISSIMO SIGNOR DIRETTORE,

» In omaggio alla verità ed a titolo di gratitudine, la prego dar posto nel suo giornale a queste poche righe riguardanti un Collegio, che, sorto or sono appena quattro anni, seppe acquistarsi bella riputazione tra gli istituti della provincia. Parlo del Collegio di Randazzo diretto daí Salesiani.

» Una tra le molte prove della soda istruzione che viene impartita da quei signori Professori si ebbe nei recenti esami di licenza ginnasiale. A questi esami il Collegio di Randazzo presentò sei giovanetti tutti alunni del quart'anno di Ginnasio, - quattro nel capoluogo della provincia e due nel R. Ginnasio di Patti.

» Or bene , malgrado il rigore con cui si diedero quest'anno gli esami, il Collegio di Randazzo su sei ne ebbe ben cinque licenziati, cioè, i giovani Felice e Rosario fratelli Scartata da Linguaglossa, Finocchiaro Francesco e Vagliasindi Giovanni da , Randazzo, Sipari Gaetano da S. Teodoro. Un solo fu ritenuto nelle materie orali di storia e greco. Ed erano, come dissi, tutti alunni del quarto anno di Ginnasio.

» Noi siamo lieti di tributare la dovuta lode agli egregi insegnanti ed all' esimio Direttore di quel Collegio, il quale proseguendo con zelo costante nell'ardua e nobile missione dell'istruzione ed educazione della gioventù, potrà Sempre confidare nell'appoggio dell'autorità scolastica, e nella gratitudine di tutti i padri di famiglia tra i quali è lo scrivente »

» V. G. R. »

BENEDIZIONE DELLA NUOVA CHIESA DI MARIA AUSILIATRICE in Buenos Aires.

Ci è giunto il Bollettino Salesiano di Buenos Aires, ricco di descrizioni intorno alle stupende feste, celebratesi il 7, 8, 9 e 10 giugno, nell'occasione che s' inaugurava al divin culto la nuova Chiesa colà innalzata dai nostri confratelli ad onore di Maria Ausiliatrice.

Sebbene stagione invernale, tuttavia l' affluenza del popolo fu tale, che la spaziosa cappella divenne angusta e in certe ore insufficiente. Come a festa loro propria vi presero lodevole parte i Cooperatori e le Cooperatrici della città ; buon numero di Sacerdoti si fecero un vanto di andarvi a celebrare il santo Sacrifizio della Messa, e tutti gli Ordini religiosi della capitale ambirono di farsi rappresentare da qualche loro membro appiè della Vergine , meritamente appellata Aiuto dei Cristiani.

La religiosa cerimonia della benedizione fu celebrata da Mons. Arcivescovo di Buenos Aires, circondato da varii Canonici e da numeroso clero. Compiuto il sacro rito, un coro di giovanetti del Collegio di S. Carlo fece tosto risuonare le volte del luogo santo, cantando con angelica voce l'Ave Maria, appositamente musicata dal Sac. D. Giacomo Costamagna, Superiore dei Salesiani dell'Argentina.

Intanto assunti i paramenti celebrava la prima Messa il Rev.mo Canonico Boneo, Provisore e Vicario generale della diocesi, assistito dai Padri dell'illustre famiglia di s. Domenico.

Dopo il Vangelo salì la cattedra il Rev.mo Monsignor Arcivescovo, e pronunziò un discorso, che un giornale di Buenos Aires chiamò eloquentissimo e forse il più profondo e fervido che abbia fatto fin ora. Nè ciò ci reca meraviglia, poiché, Mons. Federico Aneiros all'alta dottrina e all'esimia virtù congiunge la dete di un classico oratore. Ne daremo un tratto più sotto.

Nei giorni consecutivi vi ebbero luogo mattino e sera sacre funzioni, rallegrate sempre da scelta musica, ed onorate dall'assistenza di numeroso clero e di divoto popolo. Al venerdì mattino predicò il dettore D. Terrero, e fece un discorso breve, ma sugoso ed elegante in onore della Madre del divin Salvatore, passando a rassegna i fatti più rilevanti della storia, che proclamano la visibile protezione prestata da Maria al popolo cristiano. Nella sera si eresse la Via Crucis. Il ricordo delle scene dolorose del Calvario, il canto grave e melanconico dello Stabat Mater e le meditazioni piene di religiosa unzione e di santa tristezza penetravano il cuore di tutti i divoti, e ne traevano dagli occhi lagrime di pentimento e di compassione per Gesù crocifisso e per l' addolorata sua Madre.

Il 9, giorno di sabato, le sacre funzioni si celebrarono colla stessa solennità, ma con minor concorso per causa di una pioggia dirotta , che rese pressochè impraticabile la via verso quella parte della città. Il discorso che vi doveva tessere il Sac. D. Domenico Tomatis , direttore del nostro Collegio di S. Nicolas de los Arroyos, fu per la stessa ragione tramandato pel dì seguente.

Il domani , giorno di domenica ed ultimo delle feste , fu una giornata bellissima e di imperitura memoria. Liberi dalle opere servili i fedeli accorsero alla nuova Chiesa numerosissimi. Fin dal mattino per tempo i confessori furono occupati nei sacri tribunali di penitenza , e la Mensa degli Angeli circondata dalle anime fameliche del vivo Pane del Cielo. Le Comunioni ascesero a più centinaia, cosa non ordinaria per quei paesi.

Tutto il giorno fu santamente occupato alla maggior gloria di Dio, ad onore della Vergine Ausiliatrice, a profitto spirituale delle anime. Le sacre funzioni quasi non s'interruppero, a quelle del mattino tenendo dietro , con poco intervallo, le funzioni della sera.

Al Vangelo della Messa solenne ascese il pulpito il Rev.mo dottore D. Espinoza Vicario Generale dell'Archidiocesi, e per una mezz'ora tenne pendente dal suo labbro il numeroso uditorio con un discorso affettuoso ed eloquente, nel quale, preso per testo le parole di Gesù Cristo morente all'Apostolo prediletto, Fili, ecce Mater tua, dimostrò che Maria dopo il divin Salvatore è il principale appoggio e il sostegno del cristianesimo incarnato nella Chiesa Cattolica.

Nelle ore pomeridiane si tenne nella nuova Chiesa la Conferenza dei Cooperatori e delle Cooperatrici, della quale abbiamo già fatto parola nel numero precedente del Bollettino, ove riportammo un articolo del giornale La Union di Buenos Aires. - Fu pure ascoltato con soddisfazione speciale un breve discorso letto dal dottor Carranza, presidente del Consiglio Superiore della Società di S. Vincenzo de' Paoli, col quale espose l'origine del nostro Collegio di arti e mestieri in S. Carlo Almagro, il suo rapido sviluppo, per cui in pochi anni gli orfanelli ricoverati da 25 giunsero a 200, la utilità ed importanza grande di tale Istituto per Buenos Aires e il bisogno di fondarne altri ancora, a fine di dare ricetto a più centinaia di fanciulli poveri ed abbandonati, che vagano per la città e non si possono raccogliere per mancanza di spazio. - In seguito tesse il suo applaudito discorso il prelodato Sac. Don Tomatis , col quale dimostrò la importanza e il vantaggio della inaugurazione del nuovo tempio, o che l'averlo dedicato a Maria Ausiliatrice era caparra di nuove benedizioni per Buenos Aires. La solennità di quell'ultimo giorno ebbe fine col canto del Te Deum in musica e colla benedizione del SS. Sacramento.

Noi vorremo dìre ancora di più altre cose, come della scelta musica e dei celebri suoi compositori ed abili esecutori ; dire della banda dei buoni artigianelli di S. Carlo, che coi più armoniosi concerti rallegrarono gli animi e in chiesa e fuori di chiesa ; dire dell'architettura ed ornati della nuova cappella ; dire specialmente del bel quadro rappresentante Maria Ausiliatrice, regalato non solo, ma dipinto dalla mano maestra della signora Isabella de Elortondo, quadro che fu definito obra de un valiente artista y hijo de un gran corazon, opera di un valente artista e figlio di un gran cuore ; ma tutto questo ed altro dobbiamo passare sotto silenzio per amor di brevità, tanto più che se ne occupò lodevolmente il Bollettino spagnuolo.

In quella vece giudichiamo di riferire un punto della esposizione fatta dal Sac. D. Costamagna ai Cooperatori e alle Cooperatrici di Buenos Aires nella suddetta Conferenza, nella quale egli sviluppò le ragioni, che indussero i Salesiani ad innalzare quella nuova chiesa colla casa annessa per le Suore di Maria Ausiliatrice. Dopo di aver ricordato i mezzi principali, onde i Cooperatori e le Cooperatrici possono concorrere al bene della Religione e della civile società, dopo di aver segnalato alcune delle opere dei Salesiani e delle Suore di Maria Ausiliatrice in varii luoghi della Repubblica e soprattutto nelle Missioni della Patagonia, dopo di aver parlato e della parrocchia di S. Carlo Almagro e del Collegio di arti e mestieri ivi annesso , egli portò il suo pensiero e la sua parola alla nuova chiesa di Maria Ausiliatrice e alla nuova casa delle benedette sue figlie e continuò così:

« L'ultima mia parola viene naturalmente a cadere intorno allo scopo di questo tempio o di questa Casa, che ne' passati giorni occupò ogni nostro pensiero e fu l'oggetto delle nostre premure per la presente solennità.

» Profondamente mi commuove il pensare che di questo Tempio e del Collegio annesso, per cui si spesero circa un milione di pesos (1), un anno fa non esistevano ancora le fondamenta. Dio è veramente mirabile nelle opere sue.

» Darò primieramente ragione del Collegio e poi del Tempio. La casa occupata finora dalle Suore , ognun che il voglia, può accertarsene, andava sfasciandosi e cadendo di giorno in giorno ; dessa è unita con quella del Collegio di arti e mestieri, e ne impediva l' estendersi e l' ingrandirsi, di che assolutamente abbisogna. Noi sentiamo l' urgente necessità di ulteriore fabbricato pei novizi ed un dormitorio pei poveri giovanetti. Dopo averla ristorata, a ciò faremo provvisoriamente servire la Casa già delle Suore.

» Ma, e il Tempio ? dirà alcuno fra voi; tutto questo sta bene, ma una Chiesa sì vasta, sì bella e costosa e a pochi passi dalla parrocchia di San Carlo , non è forse questo almeno un errore imperdonabile ?

» Rispondo : La Chiesa dev' essere così per più ragioni

» 1° Perché generalmente le opere di Don Bosco hanno uno sviluppo precoce e progrediscono a passo di gigante. Meglio è compiere oggi , se è possibile, quello che abbisognerà domani.

» 2° I Salesiani di Almagro, oltre la direzione del Collegio di Arti e Mestieri, hanno la cura della parrocchia di S. Carlo, e per conseguenza ci corre l'obbligo di catechizzare eziandio le fanciulle del distretto. La Chiesa parrocchiale , per sè insufficiente a contenere il Collegio degli artigianelli e la popolazione, molto meno potrebbe capire e prestarsi per l'istruzione delle fanciulle. La prudenza esigeva altresì che un Collegio di giovanetti, come è quello di Arti e Mestieri, non fosse del continuo a contatto colle ragazze, che accorrerebbero alla parrocchia per l'istruzione e pel compimento dei doveri religiosi. Dal momento che la divina Provvidenza ci inviò le Suore per aver cura delle fanciulle era giusto ch' esse si avessero a parte la propria cappella, e tanto ampia quanto le presenti necessità richiedevano.

» 3° Doveva la Chiesa esser vicina al Collegio, poiché diversamente non sì sarebbe potuto attendere al suo servizio. I Salesiani di Almagro , già cotanto scarsi di numero e di forze, oltre all'occuparsi nel Collegio, nella Parrocchia e nell'Oratorio annesso , lavorano nella cappella italiana,, in quella delle Suore Serve di Gesù, delle Domenicane e dell' Unione del S. Cuore ecc., le quali tutte reclamano le nostre cure. Per il che se la Chiesa Auxilium Christianorum fosse stata situata a grande distanza dal Collegio , ci sarebbe stato quasi impossibile il funzionarla.

» 4° Per esser questa Chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice, Protettrice dei Salesiani, cui D. Bosco affidò i suoi figli e le opere sue, e dalla quale rìconosce tutti i favori fin qui ricevuti, e tutto il bene che hanno fatto e vanno facendo i suoi figliuoli , per tutto questo la Chiesa doveva essere decente e bellina ancora. In oltre, se volete ch'io vel dica, io penso che la stessa Vergine Maria fu quella, che volle così la sua Chiesa. Ascoltate un fatto.

» Tre anni or sono io mi trovava in missione nella Patagonia. Al mio ritorno , assistendo alle pratiche di pietà che sogliono fare le Suore di Maria Ausiliatrice, m'accorsi che recitavano tre Ave Maria, che non erano nella regola. Domandai di ciò spiegazione alla Superiora, che mi narrò come durante la mia assenza Don Francesco Bodrato, il quale in quel frattempo teneva la direzione spirituale delle Suore , avea loro detto : - Perché: non recitate voi tre Ave Maria alla Vergine Ausiliatrice, a fin d'ottenere in dono una Chiesa più bella, che diventi quale un Santuario in America? - Dappoi quel giorno le Suore non tralasciarono più di recitare tre Ave Maria, secondo il consiglio di D. Bodrato.

» L'anno scorso insieme col sig. architetto Spi-nedi, qui presente , io tracciava in questo luogo medesimo il piano della cappella , la quale dovea essere come una grande sala e nulla più. Alla sera mi vien tra le mani un documento importante assai ; era una pia e generosa persona, che donava al Collegio di Arti e Mestieri una cospicua somma. Alzai gli occhi al Cielo e dissi fra me : Sarà mai questo il frutto delle tre Ave Maria? Mi fermai un istante perplesso , ma subito mi persuasi che quella limosina , in quel giorno ed in tali circostanze non poteva altrimenti provenire che dalla volontà di Maria, la quale, non soddisfatta di un salone, voleva in questo luogo una Chiesa. Ritengo adunque essere Maria che volle questa cappella , ed io spero che di qui Essa volgerà benigna gli sguardi suoi sopra tutti i Salesiani, sopra i Cooperatori e le opere loro. Le tre Ave Maria provvidero alle Suore la Chiesa non solo, ma e la Casa ancora.

» Fortunata Buenos Aires, che avendo alle tue porte una Chiesa di più , dedicata a Maria, avrai pure un tesoro di grazie e di benedizioni.

» Quantunque poi abbiate già luminosamente mostrato in occasione della Lotteria del Rosario la vostra generosità, io vi ricordo tuttavia, o signori, come della spesa per la Casa ancor rimangono a pagarsi più di 300,000 pesos ; e, come voi ben vedete, la Chiesa è tuttora presso che spoglia, e priva d'ogni sacro arredo e addobbo. Io confido che la generosità vostra troverà modo di aiutarci a soddisfare a' nostri debiti e a provvedere i necessarii ornamenti del Tempio , dedicato alla nostra dolcissima Madre la Vergine Maria.

» Conchiudo dicendo a voi ciò che dir suole Don Bosco nel terminare le sue Conferenze : - Le vostre limosine , i sacrifizi e cooperazioni vostre si cambieranno per le mani di Dio e degli Angeli in una chiave d'oro, che vi aprirà il Paradiso. »

(1) Il pesos semplice argentino equivale a 20 centesimi; quindi un milione di questi pesos corrisponde a 200 mila lire. Vi ha pure il pesos fuerte, o pesos forte eguale a L. 5.

TRATTO DEL DISCORSO DI MONS. ARCIVESCOVO.

« Signori , mi dimenticava che mi era assunto un impegno, e già prima ch' io lo manifesti, voi lo conoscete. Questo tempio è dedicato a Maria. Conoscete voi Maria? Desiderate conoscerla? Non la guardate cogli occhi del mondo, dell' orgoglio e dei fasto secolaresco. L'umile Vergine di Nazaret non cerca nè gradisce l' effimera ricchezza. Rammentate la storia de' padri nostri e fissate gli sguardi in quella donna, che e quellì e noi gettò in un mar di dolori. Maria é l' antitesi di quella donna, è il contrapposto di Eva. Figlia dell'Eterno Padre è Maria, Sposa dello Spirito Santo e Madre del Figliuolo di Dio. Maria è esaltata insieme con Dio, e il divino Figliuolo incarnandosi in Maria se la associò nella redenzione dell'uman genere.

» Il tempio di Maria è tempio di Dio , perchè Maria é da Dio inseparabile. Senza di Lui. Maria è nulla , e con Dio , Maria è tutto. Essa é l' onor della terra, la delizia degli Angeli, la gloria del Cielo ; e Dio in lei fissando lo sguardo se ne compiace e la elegge e proclama sua Madre. Qui, in questo tempio Maria scioglierà canti di lodi a Dio, perché Dio si rallegra del culto prestato alla Madre sua, e si compiace che il suo popolo si unisca con Lui medesimo, per chiamarla benedetta fra tutte le donne.

» Quali ammirabìli relazioni fra Maria e Dìo ! Ella é scelta per essere aiuto di Dio, istrumento dell'opere sue maravigliose, avvocata del mondo. Per Lei salgono al Cielo le preghiere del mortale, e scendono alla terra le grazie ed i favori dell' Eterno.

» Signori, si videro un giorno i nemici di Dio collegarsi insieme per invadere l'Europa e cancellar dalla terra il nome dell'Altissimo. Pieni d'ira e di furore i Mussulmani si rovesciano sulla divisa Europa , abbattono i suoi tempii , ardono le sue reggi e, e sgozzano i suoi abitanti. Giorni di somma afflizione eran quelli , perchè la barbarie stava per irrompere, la Cristianità pericolava, la civiltà era in punto di morte. Tutti tremano; solo nel tempio di Dio si agita la speranza, perché ivi si insegna a confidare in Dio.

» La voce del Papa penetra imperiosa nelle Corti , riunisce e stringe fra loro i Principi , li esorta e stimola, e collocandoli sotto il manto di Maria, li riscalda alla pugna. - Lepanto ! o tu, che fosti presente al trionfo de' Cristiani, deh ! contaci le glorie di Maria, loro aiuto e salvatrice potente.

» I barbari non desistono, e, vinti in mare, assalgono in terra. Povera Vienna ! Più non v' é unione nei Cristiani ; la discordia li divide e li prostra. Maria pure é l' aiuto de' buoni ; Ella parla al cuore di alcuni valorosi campioni , e dirigendo i loro colpi e dando forza al loro braccio ottiene loro una delle più brillanti vittorie , che leggansi nella storia.-Una solennità religiosa celebrerà per tutti i secoli la protezione , che, Maria prestò agli adoratori del suo divin Figliuolo.

» Veniamo ai tempi moderni. Ecco la storia , consultatela. Sorge in Francia Napoleone , dà la pace all'agitata sua patria, traversa i mari, passeggia trionfante in Egitto, ritorna in Francia, dichiara guerra a tutta Europa, e dappertutto porta in trionfo le sue armi. Potente sugli uomini osa cimentarsi con Dio, e nella sua superbia mette in carcere il Vicario di Gesù Cristo.

» Non soffre Maria che quelli, i quali la invocano in aiuto e la chiamano Madre , abbiano in ceppi prigioniero ed esiliato il proprio Padre, il Capo, il Sacerdote loro. Napoleone passa in Russia, e colà lo afferra la divina Provvidenza ; le cose cambiano successo ; il gelo intirizzisco le mani ai soldati fino allora vittoriosi; il loro capitano cade prigione ; il Papa è libero e Pio VII in Savona incorona la Vergine della Misericordia , ripetendole il titolo onorando di Aiuto dei Cristiani, già in altra epoca a Lei applicato da Pio V.

» Or vedete, o Signori, che per tutti questi motivi ben ebbe ragione il fondatore de' Salesiani di confidare a Maria Ausiliatrice i suoi Istituti. Opportunissimo fu tale pensiero , e Maria visibilmente li accolse e favorì. Sotto la protezione dì Maria, sorretti e confortati da una non interrotta serie di celesti aiuti , crebbero e dilataronsi così straordinariamente i Salesiani, che la loro propagazione è tuttavia un problema pel politico senza fede, e per l' osservatore ateo e razionalista. L'Italia si sta meravigliata per le opere in lei compiute, la Francia si commuove alla voce del servo dell'Ausiliatrice, la Spagna riceve con giubilo i figli suoi, che partendo dal Tempio di Maria Ausiliatrice di Torino si spargono poveri e sprovvisti di ogni cosa nelle sue città.

» La Republica Argentina ed Orientale udirono esse pure la voce di Maria Ausiliatrice e già ricevono le sue benedizioni. Fortunata Buenos Aires quel dì che apristi le tue porte a' figli di Maria Quante benedizioni non riceverai tu pure per le mani della Regina del Cielo ! Questo Tempio e questa casa sono per te elementi di civilizzazione e di moralità. Puoi tu forse dubitarne ? Il Tempio è casa di Dio. Egli qui dimora. La figlia di Maria Ausiliatrice abiterà questa casa , e chi è mai la figlia di Maria Ausiliatrice ? Sposa di Dio ella è, povera volontaria per consacrarsi a Lui, adorarlo, pregarlo nel suo Tempio, servirlo nella persona dei suoi poveri e delle fanciulle. Le Suore di Maria Ausiliatrice hanno cura della gioventù per educarla al Cielo, e per conservare in essa la imagine di Dio che vi risplende.

» Certamente, o signori, la fanciullezza è l'immagine di Dio, o se un giorno queste piccole creature s'imbratteranno per il peccato, ritornerà loro la primiera bellezza per mezzo dei Santi Sacramenti, ai quali le Spose di Dio le prepararono. Le Suore si prendono cura delle fanciulle , perchè sempre risuona loro all' orecchio quel detto dello Sposo Celeste : Lasciate che i fanciulli vengano a me, poiché di loro è il regno de' cieli. Educar le fanciulle alla virtù vale assai meglio che abbellirle con frivolezze , arricchirle con tesori , ricoprirle con gioielli, ed introdurle ne' secreti delle scienze profane. Conservar nell' innocenza queste povere anime o a questa ritornarle vale assai più che lasciar loro tutto il mondo in eredità. Ben se lo sanno quei che lavorano a scristianizzare il popolo; mirateli come si industriano ed affannano per corrompere l' educazione. Lamenta oggi e lamenterà per molti anni ancora Buenos Aires i perniciosi influssi di una educazione viziata e perversa.

» La madre cristiana tra le domestiche mura stilla in cuore a' suoi teneri bimbi il seme prezioso della morale, lo irriga coll'esempio suo e lo riscalda coi suoi consigli ; ma ecco questo prezioso seme illanguidire e morir pur anche, se nella scuola respirano quei figiluoletti un alito pestilenziale , un'aria di sensualità e d'indifferenza. Sono le Suore come Angeli della Provvidenza , che prendono a petto il coltivare ne' cuori della gioventù il germe della morale, che vi fu gettato dalla materna sollecitudine , e si sforzano di fomentarlo e difenderlo con ogni cura, onde cresca, si, sviluppi e venga a maturità.

» Riepilogando il fin qui detto, io vi felicito, o Signori, Salesiani, Cooperatori , e quanti mi state ad ascoltare , io vi felicito, perché qui avete con voi Iddio , quel Dio che ha detto : Domandate e riceverete. Se la sventura, l'afflizione , il dolore, battendo alla porta di casa vostra , verranno a ferir il vostro cuore, portatevi qui, accorrete al Tempio, e troverete il rimedio.

» Nelle Suore di Maria Ausiliatrice le figliuole vostre troveranno serve fedeli, amorevoli maestre e madri ancora piene di bontà. Voi avrete in Maria Ausiliatrice una benigna Madre, una Consolatrice pietosa ed in Gesù Sacramentato un Padre onnipotente ed ottimo. Ma affinché tutto questo si avveri, si richiede che voi siate co' principii vostri conseguenti , e che la vostra condotta sia quale esige la Maestà del Padre che qui dimora, della Madre che vi regna, e della santità che vi deve albergare.

» Per parte mia. vorrei fare molto per questa famiglia, per queste associazioni, per questi religiosi ; quindi li benedico tutti colla più grande effusione del cuore, affinché crescano in numero e in santità, aumentino i loro benefattori e protettori, si moltiplichino i frutti de' loro sudori , e sieno senza numero i meriti loro per l'eternità.

» Amatissima Maria, vero aiuto de' Cristiani , tutti noi speriamo nella vostra protezione , e , come vostra è l'opera, beneditela e rimunerate generosamente quanti concorsero alla sua fondazione, e quanti la favoriranno nel suo progresso e nelle sue critiche circostanze. Benedite degli uni le fatiche, e la buona volontà degli altri, e tutti tirateci con Voi a godere e a lodare Iddio pei secoli eterni. »

CENNI BIOGRAFICI di Suor MARIA MADDALENA MARTINI.

Abbiamo ricevuto particolari notizie della morte di Suor Maddalena Martini, Superiora delle Suore di Maria Ausiliatrice dell'America, e qui le pubblichiamo come abbiamo promesso. Premettiamo alcuni. cenni biografici ; indi faremo seguire due lettere del Sac. D. Giacomo Costamagna sopra la sua morte e suoi funerali.

Figlia di una ricca ed onesta famiglia di Beinasco, e adorna di tutte le grazie, che possano risplendere in una donzella, Maddalena Martini parve nata pel Cielo assai più che per la terra. Per la pietà sincera e soda si segnalò fin dai primi suoi anni; l'amor dei beni terreni giammai potè far breccia nel suo cuore , il quale anelava ognora a virtù e a santità. Mirando con nobile e generoso disdegno tutte le frivolezze e le seduzioni, con cui l'allettavano le ricchezze e le qualità sue naturali, quale colomba timida, che fugge i mondani rumori, fece generoso sacrifizio de' suoi beni, talenti e speranze, raccogliendosi nel sacro recinto della religione. Accettata tra le Figlie di Maria Ausiliatrice, tutte le edificò colla sua pietà e carìtà, nulla cercando e nulla amando di più che l' umiliazione ed il sacrifizio. Ardendo del desiderio di crescere nell'amore verso il divino suo Sposo Gesù, cercava avidamente occasioni per rendersi a Lui somigliante, ed Egli compiacendosene la soddisfece, regalandola di molte spine e croci.

Un' anima cotanto nobile come quella di Suor Maddalena non potea non portar grande affetto verso i suoi parenti e le Superiore dell' Istituto, e Dio esigette da lei il sacrifizio di tale suo affetto.

L'anno 1879 dovevasi fare una spedizione di Suore per l'America. Siccome questo importava sacrifizi non ordinarii, ed i Superiori non vi volevano sforzare alcuna, lasciarono che le religiose stesse domandassero come speciale favore l'esservi scelte ed inviate. Prima a presentare per iscritto la domanda fu Suor Martini, e la fece con parole sì nobili e piene di religioso ardore, che i Superiori giudicarono non solo di esaudirla, ma contro ogni sua aspettazione la diedero per Superiora alle altre. L' ubbidienza solo potè piegare l' animo di Suor Maddalena a sottomettersi a sì onorevole ufficio, ripugnandovì l' umiltà sua e fuggendo da ogni apparenza di autorità e preminenza.

L'elezione di Suor Maria Maddalena a Superiora Provinciale delle Suore di Maria Ausiliatrice non potea essere più assennata. Nel disimpegno de'suoi doveri ella si distinse per una pratica e prudenza cotanto singolare , che maggiore non ne avrebbe spiegato una consumata maestra di spirito.

Ma Gesù che cotanto amava la sua sposa, la visitò con una penosa infermità.

I medici più esperti e solleciti adoperarono tutti i rimedi suggeriti dalla scienza per troncarle il male, ma invano; che ad un momentaneo miglioramento succedeva tosto una quasi mortale ricaduta. Tre volte fu sottoposta ad operazioni delle più dolorose, e la buona Superiora, inalterabile nella sua pazienza, benediceva la mano di Dio che la percuoteva.

Alle fisiche si aggiunsero le pene morali, che non mancano mai ai capi di religiose Comunità. Irritato il demonio e confuso per le virtù di questa amante Pastora, assalì ripetutamente il suo gregge ed a colpi mortali. Nel 1881 lo attaccò con sì grande violenza, che pareva aver avuto da Dio il permesso di abbatterne la Casa e seppellirne sotto le rovine la diletta famiglia, come quella di Giobbe. Suor Maddalena trovò nella sua pietà e prudenza i mezzi da rendere vani gli infernali disegni, e procurò alle sue figlie giorni più tranquilli e felici.

Tanti dolori finirono con abbattere la precaria salute della buona Madre, che nel mese di marzo dovette porsi a letto per non più rialzarsi.

Quanto abbia sofferto negli ultimi mesi di sua mortale carriera solo Dio può saperlo ; e se per una parte la costruzione della nuova Cappella e Casa di Maria Ausiliatrice riusciva quale balsamo salutare al cuore della buona malata, il presentimento di nulla più poter fare di bene in essa, e di doverla per la prima vestire a bruno per la sua morte, non poteva non amareggiare assai l'anima sua delicatissima.

Purificata tra le fiamme della carità e del dolore, come per un crogiuolo, quest'anima generosa era ormai degna del Paradiso ; onde nella sera del 27 giugno, Dio, rompendo le catene che la legavano alla terra, l'ammise alle ineffabili delizie dell'eterna sua gloria. Munita de' SS. Sacramenti, venerata e pianta a calde lagrime dalle sue consorelle, arricchita di tutti i tesori della Chiesa, Suor Maria Maddalena Martini spirava l'anima nella pace de' giusti, contando 34 anni di età.

Qui ci ricorda che sulla fine dell'anno 1878, stando per partire da Torino alla volta d'America, Suor Maddalena Martini fu a riverire D. Bosco e a domandargli la benedizione. Don Bosco come per lenirle alquanto l'ambascia, che naturalmente provar doveva il suo cuore, le disse : - Osservate, mia buona figlia, una cosa : voi andate in America, ma ciò nen impedisce punto che dopo alcun tempo possiate ritornare in qua a rivedere i vostri cari : voi potrete ritornare benissimo , e poscia ripartirne o fermarvi , secondo che si vedrà della maggior gloria di Dio. - Udite queste parole la Suora rispose tosto con ammirabile prontezza : - No, no, signor D. Bosco : io intendo di andare nell'America e di non più ritornare indietro : giacche fò questo sacrifizio , desidero che sia perfetto : coll' aiuto di Dio io spero di andare in Paradiso anche dall'America. - Questa risposta colpì grandemente Don Bosco , che nel congedarla invocò sopra di lei la pienezza delle divine benedizioni, assicurandola che avrebbe ogni giorno pregato, a fine di ottenere dal Signore di riunirsi eternamente in Cielo.

LETTERA del Sac. Don GIACOMO COSTAMAGNA. Buenos Aires, 29 giugno 1883.

VENERATmO ED AMaTmO D. Bosco,

Le scrivo col cuore in lutto e di mezzo a grandi gemiti e pianti delle sue figlie, le Suore di Maria Ausiliatrice d'America.

Come Le annunzai ieri per telegramma, Suor Maria Maddalena Martini non è più ; la sua bell' anima lasciava le umane spoglie qui in terra per volarsene alla Patria celeste, ier l'altro , 27 del corrente mese, alle 10 '/2 di notte.

Ah ! qual vuoto ha mai lasciato questa Madre Ispettrice l... Ah quanto grave pesa adesso la mano del buen Dio sulle sue spose, le Figlie di Maria Ausiliatrice !

So che Ella , mio buon Padre, desidera di conoscere i particolari dell'infermità e morte di questa sua figlia Americana, ed è pur giusto che si appaghino le sue brame.

Anzi, avendo testè trovato un libro di memorie di questa buona Suora, ho pensato di trascrivergliene qui alcune linee, che stimo acconce al mio scopo.

In questo libro adunque trovansi fra gli altri i seguenti appunti

« Alli 13 di gennaio del 1867 ricevetti l'assoluzione nella mia confessione generale. Deo gratias

« Per misericordia di Dio ed intercessione di Maria SS. e di s. Giuseppe, nell' anno 1875, alli 16 di luglio, fui annoverata tra le Figlie di Maria Ausiliatrice ; il 23 d' agosto dello stesso anno ricevetti l' abito religioso ; il 24 di maggio del 1876 emisi i voti triennali, ed il 15 agosto dello stesso anno i perpetui. Gesù, Maria e Giuseppe ne siano da me eternamente ringraziati.

« Il 2 gennaio del 1879 partii per l'America , ed arrivai il 26 a Buenos Aires. Gesù , Maria e Giuseppe vi ringrazio e vi prego di aiutarmi a corrispondere a questa grazia sì grande. Voglio proprio consumare i brevi miei giorni a gloria vostra ed a bene del prossimo. »

Seguono poi varii santi propositi fatti negli Esercizii spirituali nell'anno 1878 ed infine vengono diversi avvisi e santi ricordi , che questa Suora dice aver ricevuto dalla Madre Generale, dal Vescovo di Biella, Monsignor Basilio Leto, da DonCagliero, da D. Bodrato, dal. P. Canova e da alcune sue sorelle più provette.

Ed è appunto tra questi santi ricordi che mi venne fatto di trovare la copia d'una lettera, scrittale da una persona che Lei, carissimo D. Bosco, deve conoscere molto bene. Questa lettera mi porge il destro di parlare dell'infermità lunghissima e della preziosa morte di questa Suora , ed è del tenore seguente

« DILETTA FIGLIA IN G. C.,

« La vostra andata a Mornese ha dato tale schiaffo al mondo , chè egli mandò il nemico delle anime nostre ad inquietarvi.

» Ma voi ascoltate la voce di Dio, che vi chiama a salvarvi per una via facile e piana , e disprezzate ogni contrario suggerimento. Anzi, siate contenta dei disturbi e delle inquietudini che provate, perchè la via della Croce è quella che ci conduce a Dio. Al contrario se voi foste stata subito allegra e contenta, vi sarebbe a temere qualche inganno del maligno nemico. Dunque ritenete

1° Non si va alla gloria se non con grande fatica ;

2° Non siamo soli, ma Gesù è con noi ; e san Paolo dice che coll'aiuto di Gesù noi diventiamo onnipotenti ;

3° Chi abbandona patria parenti ed amici e segue il divino Maestro, egli ha assicurato un tesoro nel Cielo, che niuno gli potrà rapire ;

4° Il gran premio preparate in Cielo deve affinarci a tollerare qualunque pena sopra la terra.

» Fatevi adunque animo; Gesù è con noi. Quando avete spine, mettetele con quelle della corona di Gesù Cristo.

» Io vi raccomando a Dio nella s. Messa, voi pregate anche per me, che vi sono sempre in G. C.

Vostro Umil.mo Servitore SAC. GIO. Bosco. »

Tutto questo scritto e specialmente la parte di esso che riguarda al patire, Suor Maddalena se lo scolpi nel cuore e lo praticò in un modo invidiabile.

Infatti , per non parlare che delle croci corporali, poiché le spirituali son davvero indicibili, io ricorderò soltante che Suor Maddalena, durante i suoi cinque anni d'America, soffrì quasi continuamente fortissimi dolori di capo, i quali, se non era della sua ferrea volontà di patire e patir molto pel suo Gesù , le avrebbero reso impossibile l' esercizio della sua spinosa carica.

D' una sola cosa per altro pareva lagnarsi la buona Suora, ed era di non potere, per causa delle sue infermità, dar tutto il buon esempio possibile nell'osservanza della santa Regola.

Ma per quanto fosse temprata al patire e sembrasse che la morte le fosse ancor lontana, pure arrivò un giorno fatale, in cui i medici la dichiararono sfidata, per causa di una tuberculosis ai polmoni.

Suor Maddalena ricevette impavida questa, che il mondo chiama bruttissima, nuova, ne gioì anzi interiormente , e con tutta lena preparossi ad aspettare l'ultimo colpo.

Il qual colpo tuttavia , per aspettare che ella facesse , non arrivava mai. Erano già scorsi tre mesi , febbraio , marzo ed aprile , dacché si può dire che lottasse colla morte, ma di morire non n'era nulla. Passò maggio eziandio , e... nulla di nuovo. Chi può ridire le pene ed i dolori di questa buona sposa di Gesù ? Ma non fu mai che si perdesse di coraggio anzi, rifocillandosi ben sovente col Pane del Cielo, acquistava mai sempre nuovo vigore nell'anima.

Il 6 di giugno, vigilia della grande solennità di Maria Ausiliatrice e della solenne benedizione del suo nuovo Santuario, fu dalle sue afflittissime Suore trasportata nella Casa, attigua alla nuova Chiesa. Parve che Iddio volesse santificare questa nuova Casa per mezzo dei patimenti della sua sposa, dandole a bere del suo Calice fino alla feccia per quasi tutto il mese di giugno. Oh si ! Lei lo aveva pur detto a Suor Maddalena : - Non si va alla gloria se non con grande fatica. - Ne son persuasissimo e con me lo sono quanti stettero presenti al gran passo della compianta Sorella.

Ma non creda, carissimo D. Bosco, che quella fosse una scena di lutto. Se v'erano delle lagrime erano più di gioia che di dolore. La fortunata Suora, un quarto d'ora prima di spirare, pur conservando quella pienezza di sensi che mai non l' aveva abbandonata, non rifiniva di dar avvisi, incarichi ecc. ai circostanti.

Rivolta a me - Dica al nostro Padre D. Bosco che non lo potrò mai ringraziare abbastanza, per avermi ricevute tra le Figlie di M. Ausiliatrice. -

E poi voltasi alle Suore assistenti : - Dite a tutte le mie sorelle che loro mando l'ultimo addio in questo mondo, e che non si scordino mai che tutto passa quaggiù.

A me poi, che, avendole data poc'anzi la candela benedetta accesa, e ingegnavami di seguire il Proficiscere, disse : - Padre, giammai mi dimenticherò dei benefizi che Lei mi ha fatto. - Di li a poco soggiunse : - Veda, Padre, il demonio pretenderebbe che io perdessi la speranza, ma non ci riuscirà. Maria, Auxilium Christianorum, ora pro me. - Incaricommi eziandio di cercare in un certo ripostiglio e di fare scomparire, perché nessuno lo sapesse, una certa catenella di penitenza. E domandandole io : - Adesso morrete proprio contenta, e con grande speranza ? - Come non ho da avere speranza, rispose, mentre Iddio mi ha fatto tante grazie ?

Ed avvicinandosi più e più all'ultimo istante le osservarono le Suore : - Madre , oggi è mercoledì, veda un po' come S. Giuseppe le vuol bene.... se la vuol proprio pigliar con sé nel giorno a Lui consacrato. - Oh sì, sì ! Ella rispose. Siamo anche nel mese del Sacro Cuore. Oh ! che bel mese per morire ! Quanti ne abbiamo del mese ? - Ventisette, le fu risposte. - Era il giorno in cui due anni fa noi ricevevamo la notizia della morte della Madre Generale, Suor Maria Mazzarello.

Dopo questo la cara moribonda non disse più parola , ma ripetendo seco stessa a fior di labbra i dolcissimi nomi di Gesù, di Giuseppe e di Maria, un minuto dopo placidamente spirò.

Oh caro D. Bosco ! Così possano morire tutte le di Lei figlie ed i suoi figli ancora ! Preghi tanto il buon Dio che ci faccia questa grazia, la più importante di tutte : una santa morte.

Non Le parlo della tenerissima veglia che in chiesa le fecero le Suore ed i ragazzi del nostro Collegio durante la notte , pregando e cantando. Non le parlo delle esequie e del funerale , a cui intervennero non solo le Suore delle varie Case vicine, ma eziandio molti nostri Cooperatori e Cooperatrici, a fine di pregar pace eterna all' anima della compianta Sposa di Gesù.

Adesso, o carissimo D. Bosco , le Figlie Americane di Maria SS. Ausiliatrice sono senza madre quaggiù. E il caso di cercarne tosto un' altra, che sappia riempiere il vuoto lasciato dalla defunta. E certo che il buon Dio la tiene già preparata, e vuole che io la venga a prendere dalle mani di D. Bosco. Io ci verrò ben presto, anzi sono già sulle mosse. La cerchi adunque, ne la prego, e con questa mi prepari uno stuolo di buone Suore, ed una squadra di coraggiosi Salesiani, affinché il mio viaggio in Europa riesca vantaggioso alle Case nostre dell'America, e specialmente alle Missioni della Patagonia.

Nella dolce speranza di presto riabbracciarla La prego di benedirmi e mi professo

Di V. S. Rev.ma

Aff.mo ed osseq.mo figlio in G. C.

Sac. GIACOMO COSTAMAGNA.

NB. - Notiamo che D. Costamagna é giunto felicemente a Torino il 7 dello scorso agosto, accoltovi da D. Bosco e dai confratelli colle dimostrazioni della più viva gioia e del più caldo affetto.

I FUNERALI.

Mentre arrivava a D. Bosco la sopra riferita lettera, un'altra non meno commovente ne perveniva alla signora Cristina Martini , madre della Suora compianta. In essa D. Costamagna descrive specialmente gli onori funebri che le furono fatti. Giudicandola pur degna della pubblica luce, qui la produciamo a comune edificazione,

Buenos Aires, 30 giugno 1883.

STIMATma SIG. CRISTINA MARTINI,

Non è lettera di condoglianza questa mia ultima, ma di congratulaziene, ottima signora Cristina.

Perché in fatti dovrei dimostrare compassione verso chi ebbe una sì felice sorte , di avere cioè per figlia una sposa di Gesù Cristo ed ora principessa nel Paradiso? Mi congratulo adunque con lei, e intanto ascolti adesso la narrazione di quanto succedette al trapasso di Suor Maria Maddalena, chè di sua santa morte gliene dirà a lungo lo stesso D. Bosco, a cui ne mando minuta relazione.

Non appena la fortunata Madre Ispettrice ebbe date l'ultimo respiro, furono tanti i telegrammi, le lettere ed i messi che si spedirono a tutte parti, che sul far del giorno già si vide la nostra gente delle varie case a venir a frotte a frotte, e, domandando dove stesse la salma della Madre, correre a dar l'ultimo bacio su quella mano, da cui avevano ricevuti tanti benefizii,

Le prime a giungere furono, le Suore della Bocca, poi quelle di Moron, indi quelle di S. Isidoro, le quali tutte avevano chiusi i loro Collegi, e chi singhiozzando, chi piangendo a dirotta, dopo d'essere entrate nel santuario di Maria Ausiliatrice a chiedere forza in quel cimento, si moveano per andare a rappresentar quel quadro straziante, che i miei occhi videro, ma che la penna non è capace di descrivere.

Si succedettero in seguito le visite interminabili delle figlie di Maria, tanto amate dalla Madre Maddalena, e quelle di molte signore illustri, Cooperatrici Salesiane. Ma quel che più monta si é la successione non interrotta della Via Crucis, del SS. Rosario e dell' Uffizio dei defunti , che durò non solo tutta la vigilia dei santi Apostoli Pietro e Paolo, ma tutta la notte ed il giorno di questa solennità, fino alle due pomeridiane, quando mosse il convoglio funebre dal nuovo Santuario.

Oh davvero ! quella non era più una scena straziante, ma consolante al sommo. Le pietose Suore Domenicane, che avevano usato una carità esimia verso Suor Maria Maddalena durante la lunghissima sua infermità, vollero aiutare le nostre nell' adornare la cassa con gigli, e nel preparare nel bel mezzo del nuovo Santuario come una specie di treno ardente, su cui fu posta la preziosa salma.

Ed oh ! perché non fu presente a quelle pietose dimostrazioni, o felice madre di più felice figlia ?

I buoni fanciulli del nostro Collegio non si contentarono di pregare intorno al feretro durante il giorno, ma vollero assisterla anche parte della notte. Le Suore poi la vegliarono tutta la notte sempre pregando.

Alla dimane, giorno di s. Pietro , offrirono la Comunione in suffragio di questa fortunata tutte le Suore , le Figlie di Maria Ausiliatrice di Almagro, i Salesiani di qui, e i duecento giovani del nostro Collegio.

Non le parlo poi delle Messe che i Sacerdoti Salesiani non solo, ma molti Cooperatori vennero a celebrare in di lei suffragio ; non le parlo delle preghiere che tosto fecero varie Comunità religiose a questo stesso fine, e mi limito solamente a dire che Suor Maddalena aveva lasciato il mondo ed i suoi vani onori, ed il mondo le venne a tributare i suoi omaggi d' ammirazione per questo stesso distacco.

I giornali cattolici ne tessero tosto le lodi, ed all' accompagnamanto funebre fuvvi una folla immensa di gente più o meno buona , ma tutti dolenti assai per tanta perdita.

Una illustre famiglia di Buenos Aires disputò con molte altre, ed ottenne l'onore di ospitare la salma di Suor Maddalena nella tomba de' suoi antenati ; altri ed altri signori della città si reputarono ad onore l'accompagnare sino al lontano cimitero della Recolecta la poverella di Gesù Cristo.

Le Suore stesse vollero portarla a braccio per un lungo tratto di via , ed i nostri bravi giovanetti la seguirono pregando di sì gran cuore, che bisognava piangere di consolazione.

Il funerale in chiesa lo facemmo solo quest'oggi, perché ieri , solennità dei santi Pietro e Paolo, vietavalo il rito, quantunque fossevi praesente cadavere. Fu tanto stupendo che nessuno se l'avrebbe immaginato.

Vi accorsero le Suore Domenicane, le Suore della Misericordia , quelle di San Vincenzo , quelle dei SS. Cuori di Gesù e di Maria, le Serve di Gesù Sacramentato, le Figlie di Maria , varii Parroci, i Francescani, i Vincenzini, moltissimi Cooperatori, i diversi nostri Collegi ed un Istituto di orfane francesi.

Si degnarono pure di venirvi il Sindaco della città, il Provisore Vicario Generale, Mons. Boneo ed altri rappresentanti di Mons. Arcivescovo, che vi sarebbe venuto personalmente, se non fosse stato già prima impegnato in altra funzione. Insomma ripeto quel che già le dissi : Il mondo , malgrado che Suor Maddalena l'avesse lasciato, venne a prestarle i suoi tributi di venerazione.

Le Suore ritornarono testè alle singole loro case, ma non si vollero dipartire senza aver prima ottenuta da me una memoria della loro compianta Madre. La diedi di buon grado a ciascheduna di esse, nella certezza che questa memoria loro sarà come di continuo svegliarino, non solamente a pregare per lei, ma per imitarne le virtù.

Stia adunque allegra, o fortunata sig. Cristina, che il buon Dio le ha pagato con usura il sacrifizio che Ella gli fece regalandogli la figlia.

Passeranno ancor pochi giorni, e poi le porte del Cielo si apriranno un'altra volta, e questa sarà per Lei, o fortunata , ed a riceverla sulle soglie della Patria celeste verrà la stessa di Lei figlia.

Ben lo ricordo ancora vivamente ! Sempre che parlavami di D. Bosco e di Don Cagliero, dai quali riconosceva aver ricevuti tanti favori , il suo discorso voltava a Beinasco , e ricordava la buona mamma e le care sorelle ed i cari fratelli ancora. Ed era allora che sospirando promettevami di raccomandarli tutti al Signore. Ed io la posso assicurare che questo suo dovere l' ha compito per bene. Che se tanto pensò per loro qui in terra , che non farà ora nel Cielo !

Dunque coraggio, sig. Cristina, coraggio ed allegria santa, ed essi tutti della famiglia Martini lascino che li chiami ancora una volta fortunati.

Accetti adesso, o sig. Cristina, i sensi del mio rispetto, preghi per me che sono

Suo obbl.mo Servitore

Sec. Giacomo COSTAMAGNA.

LA PATAGONIA e le terre Australi del Continente Americano

PARTE III. CAPO III. Costumanze e carattere morale dei Patagoni.

Vivano essi nelle vicinanze degli Argentini, oppure nelle solitudini della Patagonia ; sotto le prime giogaie boscose delle Cordigliere della Patagonia o sul suolo alcalino della Pampa, il genere di vita di tutti i Patagoni é quasi uniforme ; sono tutti nomadi, e le loro occupazioni la caccia, la rapina, la custodia dei loro armenti, il maneggio della lancia, dei bolos , della fionda e del lazo. Montano continuamente cavalli ardenti, che essi maneggiano con selvaggia prestezza.

Tristo e bizzarro è il loro aspetto. Il colore fuliginoso dei loro rebusti corpi, la fitta ed incolta capigliatura, che loro casca sul volto, l' aggiunta di vistosi colori , con cui sono soliti dipingersi , danno loro un insieme di lineamenti schifosi , ed una espressione di speciale ferocia.

Imitano colla facilità delle scimmie e sono mentitori ed arroganti ; la falsità è universale ed inveterata in tutti, uomini, donne e fanciulli. A ciò vuolsi aggiungere una grande perfidia , una forte inclinazione al furto, una smodata vanità ed accesa cupidigia di lode. Sono poi di una estrema indolenza ; non si occupano se non della caccia e delle loro armi, ed anche di questo assai rimessamente ; passano il resto del tempo in uno stupido ozio. Non hanno alcuna industria né attitudine alla pesca ed alla navigazione. Gli abitanti della Terra del Fuoco sono gli unici navigatori indigeni dell'America meridionale. Non si lavano mai, quindi sono estremamente sucidi. Lo loro faccie e le loro mani veggonsi spesso coperto di una crosta di sporcizia, specialmente d'inverno, che si tingono la faccia con una sorta di creta, di sangue e di grasso, onde sentire meno il freddo. Non puliscono nemmeno i loro toldos o capanne. Quando le sozzure li incomodano, tolgono le capanne e le trasportano altrove.

Come ogni selvaggio, il Patagone, senza eccezione di tribù , di grado, di sesso e di età, ama l'ubbriachezza. Coloro, che possono procurarsi bevande alcooliche, ne fanno frequente uso. Si sottomettono anche ad un viaggio di dieci e quindici giorni, per recarsi al più prossimo stabilimento Argentino, ove provvedersene, dando in cambio pelli e penne di struzzo. Pel trasporto dei liquori adoprano pelli di montone , che spogliano destramente dal collo in molo da farne degli otri , i quali non lasciano sfuggire una stilla di liquido, e resistono al galoppo dei cavalli, a cui li attaccano con forti cinghie a ciò preparate. Tornati alla tribù col loro carico , tutti partecipano all' orgia , e continuano a bere senza rimoversi dal posto, per più giorni, fin che rimane loro del liquore. Quando sono ubbriachi accadono scene spaventevoli , poiché diventati furibondi si battono orribilmente gli uni gli altri , e talvolta pur si uccidono.

Quando non hanno liquori cercano ubbriacarsi con tabacco. Dopo d'aver mangiato, accosciatisi sul ventre, si mettono a fumare, procurando di ritenere il fumo e non rendendolo dalle narici, se non quando riesce loro propriamente impossibile di più ritenerlo in bocca. Ubbriachi sono orribili a vedersi; stralunano gli occhi, non lasciandone scorgere che il bianco ; si agitano con moti convulsivi , si stirano per ogni parte, sbuffano rumorosamente, mentre caduta loro di bocca la pipa la saliva loro sfugge a flutti dalle labbra semiaperte.

Tale stato abbominevole di volontario ebetismo forma la felicità di quei miseri selvaggi. I compagni si guardano bene di disturbare il fumatore, ma gli portano dell'acqua in un corno di bue, che gli infiggono a fianco nel terreno. Rinvenuto in sè, il fumatore beve l'acqua, si stende sul dorso e si abbandona al sonno. Le donne ed i fanciulli stessi partecipano a questo orrido costume, senza che alcuno vi si opponga.

Tuttavia non mancano in essi certe qualità lodevoli e generose, che rivelano pure una nobile natura, sebbene corrotta e stiamo per dire mutilata dal vivere selvaggio e dall'assoluta mancanza della vera religione. Quantunque siano generalmente così sucidi e rozzi mostrano nondimeno una grande passione per gli apparati sfarzosi e di gran pompa, dai quali sentono quasi l'animo soggiogato all'ammirazione ed al rispetto. Provano impressione vivissima all'udire qualche armonia musicale.

Liberali nell' ospitalità verso i forestieri , inoffensivi anche verso i bianchi, i quali abbiano loro dato segno di benevolenza , sono specialmente fedeli a tutte prove e pronti ad ogni sacrifizio per coloro, coi quali hanno stretta amicizia. In tutte le vicende della vita sono l'un per l'altro fino a dare il sangue. Le madri hanno pei loro figli un amore, che le porta all' eroismo. L' ubbriachezza stessa, che in quegli animi inferociti soffoca ogni sentimento di umanità, non vale a spegnere questo affetto fraterno l'uno per l'altro. La loro discrezione è somma , ove si tratti di un secreto che interessi la intiera tribù.

Quanto alle facoltà mentali , sono dotati d' una memoria tenacissima e d' una facilità di eloquio , che sarebbe copiosa in un uomo civile. Uno dei vanti loro più ambiti è appunto il fare sfoggio di un'arte oratoria non comune, soprattutte nella durata del discorso e nell' interessamento del soggetto che trattano. Alcune volte parlano senza interruzione per ore intiere.

Dal tutto risulta che l'indole dei Patagoni non è così rozza, nè così sdegnosa d'ogni socievolezza, come da alcuni si crede; che anzi usando loro la vera carità cristiana, cioè un affette evidentemente scevro da ogni interesse e da qualsiasi ombra di egoismo, facilmente si affratellano e ricevono con riconoscenza quelle cognizioni, da cui possono trarre vantaggio.

ECCEZIONE ALLA REGOLA E UNA ELEGANTE RACCOLTA DI POESIE DEL SANTO PADRE LEONE XIII

Per regola ordinaria non pubblichiamo sul Bollettino riviste od annunzii di libri non vendibili nelle nostre librerie e ciò per varii ragionevoli motivi.

Primieramente uscendo il Bollettino una sol volta al mese, ed essendo molte le richieste di tali annunzii, noi dovremmo consacrar loro buona parte delle nostre colonne , escludendone più altre materie di maggior momento.

In secondo luogo ce ne asteniamo eziandio, perchè l'esperienza ci ammaestra che i Cooperateri acquistano facilmente libri usciti dalle nostre officine allo scopo di concorrere con noi, non solo alla diffusione della buona stampa , ma al benessere delle Case Salesiane e in favore della educazione delle migliaia di poveri giovanetti ivi raccolti ed istruiti; ma nel tempo stesso danno poca importanza all'annunzio di altre opere, e perciò il cenno bibliografico non ottiene l' effetto desiderato, che si conseguirebbe invece servendosi di giornali o periodici, che vanno nelle mani di ogni classe di lettori.

Finalmente abbiamo anche veduto che quando annunziamo un libro non vendibile presso di noi vi sono sempre di quelli, che innavvertentemente ci scrivono e mandano pur anche danaro per avere da noi quel libro medesimo; quindi siamo obbligati, a rispondere a ciascuno che non lo abbiamo, con ispreco di tempo e di spese.

Ma non ostante queste ed altre ragioni dobbiamo questa volta fare una eccezione alla regola in favore di un libro, perchè contenente le stupende poesie del nostro Santo Padre Leone XIIl, e perché il profitto dello smercio va a benefizio di un buon numero di poveri giovani del popolo, raccolti in un Istituto della città di Udine, simile al nostro di Torino.

Ecco pertanto il cenno bibliografico, che pregati volentieri inseriamo , pregando per altro quelli , che volessero acquistare l'opera annunziata, di rivolgersi all'indirizzo sotto indicato.

« Il S. Padre Leone XIII, al quale tra le varie opere cattoliche, stanno principalmente a cuore quelle, che provvedono alla sana educazione della gioventù, colla munificenza che gli è propria si degnò concedere al Patronato udinese per i figli del popolo la proprietà di tutti i suoi versi, perchè il ricavato delle edizioni che se ne faranno serva al sostentamento della pia istituzione. Il chiarissimo prof. Geremia Brunelli di Perugia volle anch'egli concorrere a questa opera di carità, aggiungendo una versione dei carmi del sapiente Pontefice, la quale per giudizio concorde di tutta la stampa , che ha parlato in proposito, non poteva riuscir migliore.

» La tipografia dell'istituto onorata altamente dallo splendido dono di Leone XIII, volle che la prima edizione dei carmi fosse non al tutto indegna del personaggio altissimo autore di essi; e il volume riuscì tale che il Pungolo di Milano non esitò a dichiararlo un « capolavoro dell'arte tipografica. »

» Di questa prima edizione non furono tirate tuttavia se non un numero ristretto di copie, le quali non vennero messe in commercio, ma tutte offerte ad illustri personaggi.

» Ora la tipografia del Patronato ha condotta a termine una seconda edizione dei carmi di minor lusso, ma non priva di pregi tipografici.

» Non occorre notare che il ricavato di questa seconda edizione va tutta a beneficio delle scuole gratuite per i figli del popolo, giusta le intenzioni di Sua Santità. Lo acquistar quindi le poesie del Sommo Pontefice , oltre il procurarsi una raccolta preziosa , è un unirsi alla splendida carità di Leone XIII, e un concorrere a sostenere un' opera, cui unico scopo è il miglioramento morale del popolo.

» Il volume legato alla bodoniana si spedisce franco di porto a chi invierà lire 10 alla tipografia del Patronato, via Gorghi, 28, Udine.