BS 1930s|1931|Bollettino Salesiano Aprile 1931

Anno LV.   1° APRILE 1931 (IX)   Numero 4.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

SOMMARIO: Festa del Beato Don Bosco. - Un commento benedettino alla Messa del Beato Giovanni Bosco. - Don Bosco. - Azione salesiana. - Un buon Salesiano. - Cinquantenario delle Opere salesiane in Spagna. - Aspiranti Missionari in Inghilterra. - La Crociata Missionaria. - Dalle nostre Missioni: Il santuario di Bandel - Civiltà in contrasto. -- Festeggiamenti al Beato Don Bosco e Grazie. - Culto e Grazie di Maria Ausiliatrice. -- Notizie di famiglia. - Necrologio.

26 APRILE 1931 Festa del Beato Don Bosco

Nel momento in cui va in macchina il Bollettino, non è ancora compilato nei suoi particolari il programma della festa del Beato; non possiamo quindi portarlo a conoscenza dei nostri Cooperatori. È vero che il dettaglio non cambia nè la fisonomia della festa, nè aggiunge qualcosa di sostanziale alla devozione dei fedeli: tuttavia ci sarebbe stato molto caro poterlo presentare qui nella sua integrità per norma di tutti.

Ma un programma possiamo tutti formarcelo da noi stessi, noi che amiamo e siamo pieni di venerazione pel Beato D. Bosco: e sarebbe di pensare a celebrare la festa del 26 aprile colla massima devozione e fervore. Così sarà certo celebrata in Torino nel Santuario di Maria Ausiliatrice dov'è l'urna colle sacre spoglie del Beato; ne abbiamo già la commovente sensazione vedendo di giorno in giorno annientare i pellegrinaggi di devoti e crescere il numero di coloro che si rivolgono fidenti all'intercessione del Beato Don Bosco per grazie e favori, che ottengono con sorprendente rapidità.

Ormai il culto al nostro Fondatore si è assai bene consolidato in Torino e fuori, e non è vana speranza la nostra che la sua festa, ovunque, sia celebrata con entusiasmo pari alla venerazione e all'affetto che si nutre per Lui.

Piuttosto vediamo se la bella ricorrenza può suggerirci qualcosa per rendere più viva la nostra devozione verso il Beato. Non abbiamo la pretesa di consigliare delle novità, ma insistere soltanto su cose già adottate da molti e che si rivelarono di sicura efficacia.

Per esempio: vorremmo che i nostri ottimi Cooperatori e le nostre pie Cooperatrici si disponessero alla festa col consacrare l'intero mese al ricordo del nostro Beato: e basterebbe a questo scopo che ognuno di essi mettesse in uso la pia pratica suggerita da un Ecc.mo Vescovo dell'Italia Meridionale ai suoi diocesani di recitare ogni sera un « Pater, Ave, Gloria» al Beato con la giaculatoria: Beate Ioannes, ora pro nobis (1). È forse troppo?

Se sembrasse poco vorremmo ricordare un'altra cosa assai bella. Gli ex allievi hanno ormai diffuso la consuetudine di collocare nel posto più onorifico della casa il quadro del Beato, quasi a protezione delle loro famiglie e dei loro affari. L'iniziativa è quanto mai simpatica: non potrebbero adottarla anche i Cooperatori e dinanzi all'effigie del Beato, specialmente in questo mese, raccogliere la loro famiglia per una preghiera quotidiana (quella p. es. sopra ricordata)? Sarebbe questa una pratica di incalcolabili vantaggi, non ultimo quello di ravvivare ogni giorno il ricordo del Beato, ricordo che farebbe tanto bene.

Si sa che le anime veramente devote hanno tra le belle abitudini quella di prendere occasione dalla festa di un Santo per rinfrescarne la memoria con la lettura della « vita ». Non sarebbe ben fatto che tutti i nostri Cooperatori leggessero in questo mese una delle tante vite che furono scritte del nostro Beato? Ce ne sono delle voluminose e di piccola mole: ognuno può scegliere secondo la propria borsa. È certo però che nulla meglio giova a rinvigorire la venerazione che la conoscenza di quello che è un Santo di Dio, delle virtù che egli ha praticato e delle opere che ha compiuto. Quanti stimoli troverebbero i nostri Cooperatori nel rileggere attentamente la vita di Don Bosco!

Prima della Festa vi sarà la novena o almeno il triduo. L'una e l'altro, quando non si avesse comodità di intervenire a funzioni apposite compiute in chiesa, si potrebbero fare privatamente. A questo fine l'Ufficio nostro di Propaganda ha largamente diffuso una novena con nove considerazioni e preghiere; la si può avere gratuitamente nella sacrestia del Santuario di Maria Ausiliatrice o presso l'Urna del Beato D. Bosco: ma ve n'è anche un'altra più breve che riuscirà forse più agevole a coloro che non possono disporre di molto tempo, e che noi riproduciamo in fine di questo articolo.

Vorremmo per ultimo rammentare a tutti i nostri amici che una preghiera, per bella che sia, è sempre poca cosa per onorare un Santo: i santi si onorano con la virtù specialmente. E noi pensiamo che ciò che tornerebbe più gradito al nostro Beato, sarebbe che tutti i suoi devoti praticassero ciò che egli tanto inculcava: la frequenza ai Ss. Sacramenti e le opere di cristiana carità. L'anno scorso, celebrandosi il cinquantenario delle nostre fondazioni in Sicilia, parecchi dei primi ex allievi di Randazzo nei giorni delle feste videro in sogno il Beato o ricevettero da lui misteriosi messaggi: ma l'invito più pressante e l'esortazione più fervida fu questa: approfittare di quell'occasione per accostarsi al sacramento della Confessione e della Comunione, e rivivere la vita cristiana nella pratica dei doveri religiosi.

Ecco dunque la nostra parola ai buoni Cooperatori nell'imminenza della festa del Beato. Varie cose abbiamo suggerito e vorremmo che tutte fossero attuate; saremmo sicuri che la giornata del 26 aprile sarebbe per tutti i nostri amici una giornata di vera devozione e di fervore.

ORAZIONE AL BEATO D. BOSCO.

Bisognoso di particolare aiuto a Voi ricorro, con grande fiducia, o Beato Don Bosco. Mi occorrono grazie spirituali, ma anche grazie temporali, e specialmente ... (si nomina la grazia che maggiormente si desidera).

Voi, che foste così devoto di Gesù Sacramentato e di Maria Ausiliatrice e così compassionevole delle umane sventure, ottenetemi da Gesù e dalla Sua Celeste Madre la grazia che vi domando, e specialmente una grande rassegnazione al volere di Dio.

Pater, Ave, Gloria.

Si concedono 20o giorni d'indulgenza a chiunque recita questa orazione.

Torino 2 giugno 1929.

Card. GIUSEPPE GAMBA, Arciv.

(1) Vedi Bollettino di gennaio, pag. 22.

Un commento benedettino alla Messa del Beato Giovanni Bosco.

L'opera del Beato D. Bosco, scrive la RIVISTA LITURGICA dei Benedettini di Finalpia (agosto 1930), è grande, perchè egli è un gran Santo, tuttavia a noi non è dato conoscere la sua santità se non attraverso l'opera sua, la quale concretizza e rende palpabile la sua grande ed amabile figura... Cose risapute queste: ma non del tutto inutile ricordarle qui, se vogliamo fissar bene la grandezza spirituale del Beato, prima di presentare le lodi liturgiche che la Chiesa ormai gli tributa nel S. Sacrificio della Messa. Qui precisamente la spiritualità del Beato è fatta risplendere specialmente attraverso la paternità e la sapienza dell'educatore e dell'organizzatore.

INTROITO.

Iddio gli diede sapienza e prudenza oltremodo grande, e una equanimità immensurabile, come l'arena che sta sul lido del mare. Alleluja, Alleluja.

L'inno che la schola cantorum intuona al principio della Messa canta la grande sapienza, prudenza e larghezza di cuore del Beato, grande e immensurabile, secondo la frase orientale, come l'arena sulle spiaggie marine.

Nell'Introito della Messa dei Martiri sono i popoli a cantare la sapienza dei Santi: Sapientiam Sanctorum narrent populi. Qui invece con evidente allusione all'opera educativa di Don Bosco, sono invitati i fanciulli a lodare Iddio per il suo Beato.

Lodate, o fanciulli, il Signore; lodate il nome del Signore.

ORAZIONE.

Dio, che suscitasti nel Beato Giovanni tuo confessore, il Padre ed il Maestro della gioventù, e che per suo mezzo, con l'aiuto della Beata Vergine, facesti fiorire nella tua Chiesa nuove famiglie, concedici, ti preghiamo, che, animati dalla stessa carità, possiamo cercare le anime e servire a te solo.

Difficilmente potevasi caratterizzare meglio e meno concisamente, secondo lo stile della colletta romana, la figura del Beato. Il detto del Savio: Da mihi animas, coetera tolle, divenuto lo scopo eminentemente pratico del Beato e del suo Istituto, forma la petizione, stimolando molto opportunamente l'assemblea cristiana all'imitazione suprema di questa anima sacerdotale. L'accenno storico al valido patrocinio di Maria Ausiliatrice deve essere per noi di molto conforto.

EPISTOLA.

Fratelli, state sempre allegri nel Signore; ripeto, state allegri, la vostra modestia sia nota a tutti: il Signore è vicino, non vi affannate, ma in ogni cosa siano manifestate a Dio le vostre richieste, con orazioni e suppliche unite al rendimento di grazie. E la pace di Dio, la quale sorpassa ogni intendimento, sia guardia dei vostri cuori e delle vostre menti in Cristo Gesù. Del resto, fratelli, tutto quello che è vero, tutto quello che è onesto, tutto quello che è giusto, tutto quello che è santo, tutto quello che rende amabili, tutto quello che fa buon nome, o qualche virtù, o qualche lode di disciplina: a questo pensate. Ciò che imparaste e riceveste e udiste e vedeste in me, questo mettete in pratica, e il Dio della pace sarà con voi.

La figura del Beato necessariamente qui nella preghiera liturgica, stilizzata, sembra riacquisti nelle parole dell'Apostolo il suo movimento vitale, il suo fare spigliato e gioviale fra i suoi giovani e i suoi figli che educava ad una intensa pietà in mezzo alle manifestazioni della più viva e santa letizia, fra ogni genere di opere manuali, artistiche, intellettuali, esercitate innanzi tutto da lui stesso, in modo realmente da poter dire: Quae et didicistis, et accepistis, el audistis, et vidistis in me, haec agite!

ALLELUJA.

Alleluja, Alleluja (v. Ps. 77, 8, 9). I figliuoli che nasceranno e verranno alla luce, racconteranno ai proprii figli, affinchè questi pongano in Dio la loro speranza, e non si scordino delle opere di Dio, e custodiscano i suoi comandamenti. Alleluja.

(R. Ps. 35, 9). Saranno inebbriati dalla ricchezza della tua casa, e li abbevererai in un torrente di delizie. Alleluja.

I cantori intuonano il dolce cantico e per ben due volte l'inno eterno delle creature, l'Alleluja, giacchè siamo in tempo pasquale. Il commento dei versetti con lirismo orientale prospetta nel futuro i benefici educativi del Beato: i suoi insegnamenti saranno trasfusi di generazione in generazione, essi daranno un'ebbrezza, una voluttà veramente divina. Le altre parti nei diversi tempi dell'anno sono intonate a questi pensieri.

Nelle Messe votive fuori del tempo pasquale si dice:

GRADUALE.

(Ps. 31, 8). Io ti darò intelligenza e ti insegnerò la via, per la quale tu hai da camminare; terrò fissi gli occhi sopra di te.

V. Rallegratevi, o giusti, nel Signore ed esultate, e gloriatevi, voi tutti che siete retti di cuore.

Alleluja, Alleluja. Ma io come olivo fecondo nella casa di Dio, ho sperato nella misericordia di Dio per l'eternità e per tutti i secoli. Alleluja.

Dopo la Settuagesima, omessi l'Alleluja e il Verso seguente si dice:

(PS. I. V. 2-23) Nella legge del Signore pose la sua gioia e sulla sua legge medita giorno e notte.

Y. Sarà come albero piantato lungo la corrente delle acque, e darà a suo tempo il suo frutto.

Y. E foglia di lui non cadrà, e tutto ch'egli farà, avrà prospero effetto.

VANGELO.

In quel tempo si presentarono a Gesù i discepoli e gli dissero: - Chi è il più grande nel regno dei cieli? - E Gesù chiamato a sè un fanciullo, lo pose in mezzo a loro e disse: - In verità, vi dico, che, se non vi convertirete e non diverrete come fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli. Chiunque pertanto si farà piccolo come questo fanciullo, quegli sarà il più grande nel regno dei cieli. E chiunque accoglierà nel mio nome un fanciullo come questo, accoglie me stesso.

Non si leggono, o si ascoltano mai queste parole del Vangelo senza sentirsi teneramente commuovere. Qui oltre l'esortazione eterna del Maestro all'imitazione della semplicità del fanciullo, abbiamo l'elogio più autorevole che possa immaginarsi del Beato. Il quale facendosi umile come un fanciullo, è divenuto molto grande nel regno dei cieli, accogliendo fra le sue cure paterne e sapienti la gioventù si è stretto in modo indissolubile al Cuore di Gesù.

OFFERTORIO.

Venite, figliuoli, ascoltatemi; v'insegnerò a temere il Signore. Alleluja.

Il padre e il maestro tende amorosamente le braccia alla gioventù. Tutte le sante astuzie del Santo, tutta la compassione per le miserie corporali dei figliuoli del popolo hanno una mira ben definita: l'insegnamento del timore di Dio, frase ebraica, che noi cristiani traduciamo senza difficoltà in rispetto ed amore di Dio.

SECRETA.

Ricevi, Signore, l'offerta di questa ostia di salute, e fa' che amandoti in tutto e soprattutto, siamo fatti degni di vivere a lode della tua gloria.

L'amore di Dio soprattutto, e la sua gloria, sintesi dell'insegnamento cristiano predicato dal nostro Beato, devono essere il fine della nostra offerta che fra breve diventerà l'ostia salutare.

COMUNIONE.

Contro speranza credette alla speranza di poter divenir padre di molte genti secondo quel che gli fu detto.

Il canto finale paragona poeticamente il Beato ad Abramo padre di molte genti, perche ebbe molta fede in Dio, sperando sempre anche quando umanamente doveva perdersi ogni speranza. La paternità del nuovo Beato, che è amore di Dio in atto, fu dunque frutto di una grande fede nelle promesse della voce di Dio che lo chiamò provvidenzialmente alla grande opera educativa.

POSTCOMUNIONE.

Ristorati, Signore, dal mistero del tuo Corpo e Sangue, concedici, ti preghiamo, che per l'intercessione del Beato Giovanni tuo confessore, possiamo sempre ringraziarti. Tu che vivi, ecc.

Spiritualmente satolli del Corpo e del Sangue di Gesù, esprimiamo a Dio il desiderio di rimanere nell'atteggiamento puro del nostro spirito durante il S. Sacrificio, il ringraziamento, ed invochiamo a ciò l'intercessione del Beato, convinti di questo suo continuo atteggiamento durante la sua vita, nonostante le lotte e i dolori pari alla grandezza della sua opera.

DON BOSCO

SALMO.

I.

Lodiamo, o fanciulli, il Signore; lodiamo il nome di Dio!

L'anima nostra, come incauto augelletto, fu strappata alla rete degl'insidiatori: essa aleggia letiziando nel cielo dell'amore!

Un cuore dolce pietoso e candido espresse il Signore dai ricettacoli della sua bontà: e lo diede a quegli ch'era scritto nelle pagine rutilanti della sua carità.

E quegli fu l'amatore delle anime; amò le anime giovinette.

Disse al suo Dio: dammi le anime; dammi lo spiracolo della bontà.

Come l'arco dell'iride abbraccia i campi e i monti, così il cuore di Lui abbracciò le anime della terra universa, e le avvolse del settemplice raggio di Dio.

Perchè il Signore Iddio gli ebbe date prudenza e saggezza molta assai: gli avea fatto il cuore vasto come l'arena ove stendesi l'onda del mare!

E il nome di Lui fu nome di refrigerio, e speranza all'angoscia delle madri: fu il bosco ove orezza l'aura mite tra' ruscelli dell'acque limpide, e fuori s'inaridisce la terra nell'arsura.

Piangeva l'assemblea dei Santi sui figlioletti sperduti: trambasciava la Sposa di Dio per i figli che traviavano nei diverticoli della bruttura e della malizia.

Ed Egli si volse ai figli del povero, all'orfano, al derelitto, che non avevan saggiato mai il pane dell'amore, e li nutricò di quello, immergendolo nel vino della letizia: e disse alla Madre: rieccoti i tuoi figli!

II.

A te sia lode, o Signore: a te sieno grazie, che hai trovato il risuscitatore!

Tu l'hai cercato fanciulletto, là ne' suoi campi: Tu l'addormisti nel sonno che parla il futuro. E vide: vide la miscela del frumento e del loglio: sentì il fato del lupo nel belato degli agnelli.

E come lioncello balzò, e voleva discerpere il guasto; ma lo trattenne la tua Sapienza fatta Uomo.

E gli disse: non verga che percuote, ma bontà che innamora: queste le tue parole e la tua virtù.

E la Madre della Sapienza gli ebbe detto: Io ti darò l'intelletto; e t'insegnerò la via, e il mio occhio sarà fermo su di te. Allora Egli intese, e guardò: e i lupi erano agnelli, e n'era piena la terra.

E il fanciulletto corse: corse come gigante la sua via: fra i triboli e le spine, fra l'insidie dell'iniquità e lo stento del pane, egli corse la via.

Il guardo della Donna lo scorgeva: e ne' sogni gli rivelava i segreti di Dio.

Ed Egli contro ogni speranza credette nella speranza: e divenne Padre di genti infinite, come gli era stato dello.

Vide quel giorno: e le genti a mille di mille intorno a sè: giovinetti e verginelle, vegliardi e adulti, tutti cantavano lodi all'Eterno e alla Madre.

E tutti lo chiamavan per nome: i figli di Jafet, di Sem e di Cam in tutte le lingue a Lui dicevano Padre

Esul mare sconfinato delle genti letiziate torreggiava la casa tua, o Signore.

E la Madre tua splendeva sulla soglia. Rideva nel volto di Lei il raggio dell'amore.

lo scettro della potenza ausiliatrice era nella sua destra!

E fu udita una voce: qui la mia dimora: di qui la mia gloria!

O genti tutte dei figliuoli di Dio: venite, applaudite colle mani: applaudite col grido dell'esultanza!

Un uomo fu mandato da Dio, che il suo nome era Giovanni:

Era umile e povero, e nulla agli occhi degli uomini;

E il braccio di Dio lo levò dal suo nulla, e gli diede la potenza della conquista: con la bellezza unica delle sue meraviglie lo circondò di portenti: lo toccò del suo dito, e miracolo fu in Lui ogni ora della vita, Nell'anima dei fanciulli armò l'esercito di Sion: l'esercito invitto di Sionne inespugnata.

IV.

Egli li fasciò del suo sguardo irradiato da Dio: penetrò nel profondo dei cuori, e ne scaturirono le virtù.

Li piegò docili alla voce de' tuoi comandamenti, ed essi gli rivelarono i penetrali dell'anima loro.

E vi depose il lievito della grazia tua, o Signore: col Pane del cielo li volle nutricati.

Diè loro una Madre presso di te, la Madre tua, o Dio Salvatore: ed essi sorrisero afforzati dalla speranza, come prodi animosi alla pugna.

Lasciò ad essi in retaggio i suoi figli per fratelli: ed essi appresero dalla bontà le vie della giustizia, le vie del Signore.

E il suo sguardo puranco li scorge: ride all'anima del fanciullo: rassecura l'adolescente all'inizio della via perigliosa

Oh! allegratevi nel Signore, o giusti. gloriatevi voi, che siete retti di cuore. La fronda del bosco non inaridisce: dai colli eterni scorron limpide l'acque che l'irrorano, e i fiorellini daranno il frutto nella loro stagione. L'albero fu virgulto ed ora copre la terra: gli augelletti vi trovano riposo e ristoro. Lodiamo, o fanciulli, il Signore: esaltiamolo nell'opere de' Suoi Santi! Recatemi l'arpa di Davidde; e canteremo nei salmi le meraviglie dell'Uomo suscitato da Dio per l'amore!

A. CAVIGLIA.

AZIONE SALESIANA

Cooperatori a raccolta.

La ricorrenza della festa di S. Francesco di Sales è stata in molti luoghi una bella occasione per raccogliere i nostri ottimi Cooperatori e far loro sentire una parola incitatrice a ravvivare lo spirito della collaborazione colla Famiglia Salesiana pel bene della società e in particolar modo della gioventù.

Lo spazio non ci consente di riferire ciò che si è fatto nelle varie parti d'Italia e all'Estero, ma esprimiamo a tutti i Direttori e Decurioni, che hanno promosso la rituale conferenza ai Cooperatori, la nostra più viva riconoscenza e il nostro plauso. Siamo così convinti che una parola sui doveri e sulle vie della cooperazione riesce sempre opportuna (specie nelle ricorrenze contemplate dal Regolamento della Pia Unione), che vorremmo veder sempre più diffusa questa bella consuetudine non solo nei grandi centri, ma fin'anche nei più umili paesi. È il mezzo più adatto per diffondere la divozione a Maria Ausiliatrice e al Beato D. Bosco, portando a conoscenza di molti i prodigi di bene che compiono nel mondo le Opere ispirate dalla Vergine e realizzate dal grande divoto di Lei.

Confidiamo pertanto che anche nella prossima ricorrenza della festa di Maria Ausiliatrice sarà ovunque rinnovato questo confortante spettacolo dei nostri Cooperatori che, docili all'invito dei zelanti Direttori e Decurioni, si raccolgono per celebrare le nostre feste più care e ispirarsi a collaborare con spirito salesiano a qualche opera di bene che viene loro proposta.

Leggendo i resoconti, ci siamo vivamente rallegrati al conoscere con quanta deferenza e cordialità molti Eccellentissimi Vescovi Diocesani ed Eminentissimi Porporati hanno incoraggiate e benedette codeste riunioni, e vi hanno dato risalto con la loro stessa presenza o con farvisi rappresentare dai proprii Vicari Generali; più ancora, alcuni ebbero la condiscendenza veramente paterna di recare ai Cooperatori nostri il contributo della loro illuminata e preziosa esperienza su ardui problemi attorno ai quali volge appunto la collaborazione dei nostri annici. Citiamo due esempi molto eloquenti.

A Pinerolo S. E. Mons. Gaudenzio Binaschi si degnò tenere la conferenza nel Duomo, gremito di cooperatori e fedeli, trattando con mirabile efficacia e con affetto di Pastore zelantissimo il tema: Don Bosco e l'educazione della gioventù. Con felicissima sintesi l'oratore ha messo in rilievo i segreti del sistema educativo salesiano, da lui così riassunti:

1. Il principio religioso in genere, primo ed alto inspiratore del dovere e della convinzione profonda nel compierlo.

2. La frequenza ai sacramenti della Confessione e Comunione, come mezzi efficaci di purificazione e di bontà.

3. L'assidua, amorevole sorveglianza degli educatori salesiani, che dividono con gli alunni le stesse ricreazioni, per prevenire qualsiasi male o disordine.

4. Il fervorino della sera dopo le orazioni, che moralizza gli avvenimenti della giornata, premunisce contro i pericoli, e dà l'intonazione, quasi l'ordine del giorno, per l'indomani.

Terminò con un caldo appello ai genitori, perchè, richiamando gli augusti insegnamenti della recente Enciclica papale sull'educazione della gioventù, si inspirino agli esempi del grande educatore italiano, Beato D. Bosco, ed attendano, con rinnovato ardore, alla cura della figliuolanza, per preparare alla Chiesa ferventi cristiani ed alla civile società cittadini probi ed onorati.

Un altro argomento di grande importanza svolse a Bologna S. Em. il Cardinal NasalliRocca, Arcivescovo di quella diocesi, assistendo alla conferenza salesiana nella chiesa della Santa.

L'Em.mo Porporato ha parlato sulle Vocazioni esprimendosi in questi termini:

« Si tratta - ha detto il Cardinale - di continuare l'Opera di Don Bosco che estesa in tutto il mondo, non conosce confini nè deve conoscere vecchiezza. E nell'indole del suo Fondatore il segreto di un'attività feconda che chiama ed ispira aiuti di denaro sì, ma ancor meglio di persone mosse dallo zelo di un fattivo apostolato ».

Egli raccomanda con vasta comprensione ed uguale energia l'Opera delle vocazioni salesiane ed ecclesiastiche. E dice: « Mentre prego il Signore di dare molti sacerdoti alla mia diocesi, Lo prego per tutti gli apostolati. Il mio campanile non mi fa dimenticare la vastità della causa nè l'infinità dei modi coi quali essa si serve ».

Parla, a questo proposito, di coloro che allevati in seminario, vanno agli altri Ordini religiosi richiamati da speciale inclinazione. Non importa: bisogna pregare, amare ed agire; dare sempre al Signore in tutti i modi, chè il Signore renderà il cento, il mille per uno ciò che si è dato con purità d'intenzione.

Sua Eminenza raccomanda a questo punto preghiere particolarmente fervorose per la grazia delle vocazioni: perche le vocazioni siano onorate non solo fra le famiglie d'umile condizione ma pure fra quelle medie ed elevate. In quale modo si può considerare l'allontanamento delle vocazioni da questi due ceti? Come un vero e proprio castigo di Dio mandato per l'egoismo e per lo scetticismo ai quali una falsa educazione ha condotto; per la cecità con la quale si cerca il paradiso in terra mentre è certo che esso si trova in cielo e soltanto per chi abbia saputo meritarlo con le opere.

Per costoro soprattutto preghiamo, pur non dimenticando i mezzi materiali necessari a provvedere per la gioventù impossibilitata a bastare a sè negli inizi della vita.

L'eminente oratore constata che è consolante nel tempo in cui viviamo la fioritura delle opere sante e caritative; c'è un ritorno spirituale, una nostalgia della chiesa, un sentimento di strade errate, di passi falsi, di tempo sciupato in vane ricerche, in assurde negazioni.

Il quadro di questa irrequietezza d'animo è in pochi tratti perfetto con il suo orgoglioso progresso meccanico produttore di angustie, di disagi anche materiali. Quale è il rimedio? Guardare in alto; condurre a guardare in alto.

Il Pastore sa che cosa ci vuole: molti sacerdoti. Egli sente l'angustia di questo stato, ora specialmente che da molte parti la parola del sacerdote è attesa e benedetta: che il sacerdote soltanto può condurre i volti a levarsi verso il cielo e le anime a disinvolgersi dalle cure ingannevoli della terra.

« Allarghiamo il cuore in un impeto di carità e le vocazioni sorgeranno come per miracolo; facciamo che il ministro del sacerdozio sia onorato e desiderato e la società troverà in sè elementi atti a sollevarla.

» Comincino le mamme a far recitare ai loro bambini la preghiera per le vocazioni, ad istillare nei giovani animi il rispetto e il fervore per un'opera così grande, così utile, così meritoria ».

L'Eminentissimo dice che fra le grazie, che indicano la presenza dello Spirito Santo nelle anime, c'è anche la grazia del domandare.

« Il Beato Giovanni ebbe tutte le grazie dello Spirito, e quella del domandare in grado eroico. TI suo esempio e il suo fervore ci ripetono quanto il Vangelo dice: " donando al Signore non c'è timore di impoverire". Offrite continuamente, offrite quanto potete chè nessuno vi obbliga più di quanto vogliate. E siate certi, ancora una volta, che il Signore renderà al mille per uno ciò che è dato per il bene delle anime».

Concludendo S. Em. il Cardinale ricorda tutte le opere per le quali si attende il contributo del cattolici: i Salesiani, il seminario, la cupola mozza del Sacro Cuore. Con animo cattolico, tutto ciò che è grato dovere dei cattolici di aiutare e di concludere.

Chiudiamo infine questa nostra sommaria rassegna col citare l'esempio dato dai seminaristi cooperatori del seminario di Fiesole. Era loro desiderio celebrare la festa del Santo Protettore delle Opere Salesiane, se non con pompa esterna almeno con sentimento di devozione, per attingervi quei benefici effetti che sogliono sempre apportare le belle ricorrenze: e il loro desiderio venne appagato.

Il rev.mo Direttore Spirituale Can. Tommaso Salvi tenne alla Messa della Comunità una meditazione sulla vita e sulle virtù di S. Francesco di Sales, facendo risaltare ciò che meglio poteva giovare alla condizione dei giovani Cooperatori seminaristi. A sera il Rettore del seminario Can. Agostino Bigi, Direttore diocesano dei Cooperatori tenne la conferenza, spiegando all'uditorio perché Don Bosco avesse scelto a patrono delle opere sue S. Francesco di Sales; e ricordò ai giovani Cooperatori una cosa sommamente interessante, cioè i vantaggi spirituali che si ritraggono dall'aiutare le Opere Salesiane accennando anche alle numerose e straordinarie indulgenze concesse dai Sommi Pontefici ai Cooperatori stessi.

Adunanza mensile a Bergamo.

Funziona già da tempo, presso il Patronato S. Vincenzo in Via Beato don Bosco a Bergamo il gruppo diocesano dei Cooperatori Salesiani; proprio presso la devota cappella dedi cata al Beato don Bosco. Tutte le prime domeniche del mese, ha luogo l'adunanza mensile preceduta dalla funzione religiosa, S. Messa, S. Comunione e benedizione colla reliquia del Beato. Segue poi la consueta adunanza, ove lo zelante direttore don Giovanni Pavassori intrattiene i Cooperatori e le Cooperatrici con opportune considerazioni ed incitamenti. Si mandano inviti ai Cooperatori, i quali si accontentano di ricevere il Bollettino, ma non frequentano le adunanze. Il direttore ed i buoni amici che lo coadiuvano, a mezzo nostro invitano quanti sono Cooperatori e Cooperatrici, residenti in Bergamo, che non abbiano a mancare ed invita a fare altrettanto nei centri diocesani, ove vi siano almeno dieci Cooperatori.

Pel Santuario-Basilica di M. A. in Torino.

Mentre si plaude alle benemerite Patronesse, Zelatrici, Cooperatrici e alle altre pie persone che dànno la loro provvidenziale collaborazione, o nei Laboratori missionari o in casa propria per le Missioni Salesiane, si esprime pure vivissima riconoscenza per tutte le altre ottime signore che a quando a quando inviano doni di paramenti, lini e arredi sacri specialmente pel Santuario-Basilica di M. A. in Torino.

Anzi si vorrebbe che l'esortazione ad offrire doni siffatti a Maria Ausiliatrice nel suo Tempio primario, suscitasse una nobile gara tra le pie ricamatrici e le altre generose persone oblatrici: ed è bene che queste sappiano che tali doni, specialmente le ricche pianete votive, sono di preferenza usate all'Altare Maggiore e Gregoriano della Basilica e all'Altare del Beato Don Bosco, dov'è l'urna circondata oggi di tanta venerazione.

Convegni di Decurioni Salesiani.

Nel gennaio si sono svolti felicemente nell'Ispettoria Napoletana tre Convegni di Decurioni Salesiani con la partecipazione del Rev.mo Ispettore Sig. D. Simonetti e del nostro propagandista Don Fasulo.

Uno ebbe luogo a CASERTA (22 gennaio) per la Campania e fu onorato dall'intervento di S. E. Mons. Moriondo, Vescovo di Caserta - un secondo a S. SEVERO (27 gennaio) per la Capitanata al quale non potè prender parte l'Eccellentissimo Ordinario, ma inviò agli adunati la sua cordiale adesione - il terzo a BARI (29 gennaio) per le Puglie con la partecipazione delle LL. EE. Mons. Curi, Arcivescovo Diocesano e Mons. Melono, Vescovo di Monopoli.

Ai singoli Convegni presero parte numerosi Decurioni con larghe rappresentanze di Cooperatori. Tra i relatori era assai bene rappresentato il laicato nella persona dell'Avv. Rena, Avv. Renzulli e On. Avv. Vincenzo D' Urso che destarono interesse con le dotte trattazioni.

Contemporaneamente il propagandista Don Fasulo tenne numerose conferenze di propaganda con proiezioni a Caserta, Castellammare, Torremaggiore, S. Severo, Molletta, Barletta, Bari, Acquaviva delle Fonti, Taranto, Torre Annunziata, ovunque favorito dalla cortesia delle pubbliche Autorità che sempre onorarono con la loro partecipazione le varie riunioni, assai bene preparate da appositi Comitati.

Un buon Salesiano fu certamente Don Eugenio M. Bianchi.

Anima mite, tutta bontà e tenerezza, che almeno la metà dei Salesiani conoscevano e amavano per essere stati oggetto delle Sue cure nel tempo in cui egli era Maestro dei Novizi, è volato al Cielo l'11 gennaio, improvvisamente, da

Beitgemal dove aveva svolto la sua attività negli ultimi 18 anni.

Nato ?8 anni or sono a Coriano, era nel 1880 cappellano in una chiesa di Rimini, quando si decise a visitare le principali città d'Italia, cominciando da Torino, pel grande desiderio di vedere Don Bosco; ma qui giunto, dopo aver parlato col Beato, abbandonò l'idea del viaggio e risolse di restare col Servo di Dio. Fatta la sua professione, ebbe quasi subito l'incarico di coadiuvare il compianto Don Giulio Barberis nella formazione dei giovani ascritti; poi nel 1886 fu eletto Maestro dei Novizi a Foglizzo, donde dopo un decennio passò ad Ivrea.

Nel 1912, per rinfrancare la sana salute scossa, salpava per la Palestina: avrebbe dovuto fermarsi per alcuni mesi a Beitgemal, ma, per disposizione della Provvidenza, vi rimase fino alla morte. E la sua permanenza fu per tanti aspetti opportuna e preziosa.

Egli avviò la Scuola Agricola di Beitgemal a felici risultati, che furono generalmente riconosciuti ed apprezzati dallo stesso Governo Inglese che volle conferire alla scuola la Croce dell'Ordine di S. Giorgio. Poi venne la guerra mondiale, durante la quale Don Bianchi fu il padre affettuoso di tutti i Salesiani concentrati a Beitgemal - unica casa rimasta aperta e sotto il controllo di 2oo soldati turchi. - Tra le dolorose conseguenze di quei disastri Don Bianchi fu a tutti di stimolo alla rassegnazione e di grande conforto.

Rimessosi dopo la bufera con rinnovato ardore al lavoro, aveva la gioia di veder coronata con felice successo la fatica degli scavi e ricerche che identificavano l'antica Gafargàmala in Beitgemal e scoprivano il Sepolcro di S. Stefano. Don Bianchi si adoperò allora con zelo instancabile all'organizzazione della Pia Opera del Perdono Cristiano ed alla costruzione del Tempio presso la tomba del Santo; egli potè vederne compiuta la prima parte, il Martyrium, dove oggi riposa la sua salma benedetta.

La vita di questo buon Salesiano fu tutto zelo per la gloria di Dio e pel bene delle anime: a questo egli rivolse la sua profonda pietà, il suo costante lavoro e le sue sofferenze. In questi ultimi tempi aveva dovuto subire una dolorosa operazione e la sua fibra andava struggendosi: ma da anima virtuosissima abbelliva di meriti i suoi patimenti con l'edificante rassegnazione e con le frequentissime giaculatorie.

*

Per la morte di Don Bianchi sono pervenute al Sig. D. Rinaldi nostro Rettor Maggiore numerose testimonianze di cordoglio da parte di privati e da parte di istituti che ebbero rapporti di affettuosa amicizia con l'estinto. Ci piace riferire qui una lettera che S. E. l'On. Conte Pinchia dirigeva ad un amico incaricandolo di esprimere le sue condoglianze.

Rev. D. Domenico,

Ricorro alla fraternità di Lei, cui m'è dolce di pensare, pregandola di trovar modo di far pervenire a codesti Salesiani il devoto mio ricordo alla memoria, di Don Bianchi, salito or ora di Terrasanta alla pace dei giusti.

Un trent'anni fa egli veniva da me a celebrare la Messa ed accoglieva nello stabilimento agricolo i maestri del corso estivo ai quali favoriva l'ospitalità di lezioni d'agraria.

V'era pertanto fra me e lui familiare consuetudine, nella quale ei recava la bontà, io la gratitudine che mi faceva discernere quanto di evangelico era in quell'animo sorretto da una superiorità intellettrtale onde i suoi apprezzamenti si intonavano all'alto ed il suo consiglio era di giustizia e di verità.

Non l'ho dimenticato mai, e la sua immagine mi torna ora fra i fantasmi rivelatori di bene, e ne faccio sfogo con Lei, amico reverendo, che sa intendermi.   PINcHIA.

CINQUANTENARIO delle Opere salesiane in Spagna.

Il 15 febbraio si compivano cinquant'anni da che giunsero nella Spagna i primi Salesiani inviati da Don Bosco. Il 15 febbraio 1881 sei confratelli, sotto la guida di D. Giovanni Branda, sbarcavano nel porto di Cadice dal piroscafo « Umberto I », e il giorno seguente arrivavano felicemente ad Utrera, accolti con cordialità ed affetto dalla popolazione.

Colà sorse la prima fondazione salesiana per opera di un illustre patrizio e fervente cattolico, il marchese di Casa-Ulloa, signor Don Diego M. Santiago; e l'eminentissimo card. Lluch fu lieto di benedirla. L'istituto fu inaugurato solo nel settembre di quell'anno, e gli inizi furono assai umili: un alunno esterno e due interni furono i primi germogli che i Salesiani presero a coltivare in quel centro di educazione e istruzione cristiana, che nel corso di cinquant'anni ha dato alla religione e alla patria il lustro di tanti ex allievi, oggi sparsi in tutta la penisola Iberica, decoro delle scienze e delle lettere, esempio luminoso di vita profondamente cristiana.

La preferenza data da D. Bosco ad Utrera eccitò l'emulazione delle altre città: già l'anno seguente Malaga aveva il secondo istituto salesiano, poi Sarrià nel 1881, ecc. L'albero cominciava a distendere i suoi rami e a dare i primi frutti: al termine del primo decennio fiorenti erano le case di Utrera, Malaga, Sarrià, Barcellona e Gerona.

Il secondo decennio si apriva con la fondazione di Siviglia (1892), che, in breve, per il suo grande sviluppo, divenne come la casa madre di tutta l'Andalusia. In quell'anno il Rev.mo sig. D. Rua creava l'Ispettoria salesiana spagnuola e ne affidava il governo al sig. D. Filippo Rinaldi, ora nostro venerato Rettor Maggiore. Nei 10 anni del suo governo le fondazioni aumentarono di 14, senza contare quelle sorte nel vicino Portogallo, stendendosi sull'intera Spagna come le maglie di una meravigliosa rete per la conquista delle anime che Dio voleva istruite e salvate per mezzo delle Opere di Don Bosco.

Quando all'inizio del terzo decennio, il sig. D. Rua chiamò a Torino D. Filippo Rinaldi per assumere l'alta carica di Prefetto Generale della Congregazione (1901), l'Opera Salesiana nella Spagna era di tale importanza che il Rettor Maggiore provvide a creare tre Ispettorie, perchè fosse favorita nella sua forza di espansione. Una di queste Ispettorie, l'Andalusa, ricordiamo, fu successivamente affidata all'abile direzione di due Salesiani che oggi sono Membri del Capitolo Superiore, i Rev.mi sig. D. Pietro Ricaldone e sig. Don Antonio Candela.

Da quell'epoca (1901) ad oggi, l'Opera Salesiana nella Spagna sviluppò un'intensa azione, acquistandosi bella fama e vivissime simpatie per la bontà intrinseca delle sue istituzioni, specialmente per le Scuole Professionali e Agricole, per gli Oratori Festivi, ecc. Le 20 case che il sig. D. Rinaldi lasciò fiorenti nel 1901, in questi trent'anni si moltiplicarono fino a raggiungere il numero di cinquanta, numero che da sè è ben degno di una glorificazione, segnando la media di un istituto all'anno.

Aspiranti Missionari in Inghilterra.

Il Beato Don Bosco ha sempre amato l'Inghilterra.

Si deve ad uno dei suoi allievi prediletti - Savio Domenico - se il Beato, fin dai primi anni del suo apostolato (verso il 1856), rivolse lo sguardo a quella grande nazione dove tante anime vivevano, e vivono tuttora, lontane dalla Chiesa Cattolica. Savio

Domenico, con ardimento coraggioso gli si era presentato un giorno e gli aveva comunicato un messaggio dell'Alto che suonava comando:

- Quando sarà a Roma, e vedrà il Papa, non si dimentichi di dirgli che non cessi di lavorare con zelo per la conversione dell'Inghilterra, perchè Dio prepara un grande trionfo alla religione cattolica in quel paese.

Pio IX accolse con commozione e con compiacenza il messaggio del pio giovinetto, che pochi mesi dopo volava al Cielo...; e il Beato Don Bosco, che continuò sempre con gran zelo a incoraggiare i suoi figli nel pregare per la conversione dell'Inghilterra, prima di morire, ebbe anche la soddisfazione di aprire un istituto a Londra, presto seguito da altri.

Non vogliamo ora tracciare la storia delle varie fondazioni: però non possiamo non rilevare con vivissima gioia che, in questi ultimi anni, si è fatta molto sensibile la protezione del Beato D. Bosco su di esse, per cui alcune hanno preso uno sviluppo assai promettente.

Specialmente va ricordato il nuovo istituto missionario sorto sulle pittoresche colline di Shrigley nel centro dell'Inghilterra per l'educazione di giovani Aspiranti alle missioni. Esso è stato come un omaggio di filiale affetto dei Salesiani d'Inghilterra ed Irlanda alla Beatificazione del Padre, ma è al tempo stesso l'istituzione che meglio dimostra l'efficace aiuto di D. Bosco che alle premure dei figli risponde sollecito con la sua prodigiosa assistenza.

Anzitutto fece trovare la casa ad hoc, appartenente ad un colonnello in ritiro, acquistata mercè la generosità del Sig. Don Tornquist; poi aiutò a risolvere il problema, alquanto difficile, di trovare gli Aspiranti. Le preghiere a Lui rivolte dai nostri Confratelli furono pienamente esaudite.

Nel luglio 1929, alcuni mesi dopo che la casa era pronta, venne chiamato a Belfast un sacerdote salesiano per predicare una missione alla Colonia Italiana: lo zelante parroco, cogliendo l'occasione, pregò il sacerdote di tenere alcune conferenze missionarie alla gioventù della parrocchia. Appena fatta la prima conferenza ben 18 giovinotti si presentarono al Salesiano per manifestargli il vivissimo desiderio di diventare missionari. Don Bosco mandava così i primi Aspiranti, i quali, chiesto e ottenuto il consenso dei genitori, si disposero a partire per Shrigley.

Al giorno fissato, parenti, amici e conoscenti li accompagnarono al porto coi più cordiali auguri pel buon successo della loro vocazione. Appena giunti sul ponte della nave, quei generosi aspiranti, formando un bel gruppo intorno al sacerdote che li accompagnava, s'inginocchiarono e devotamente cantarono un inno di riconoscenza a Maria Ausiliatrice. La folla che gremiva le banchine fu tutta pervasa da intensa commozione a quello spettacolo nuovo e sublime, e tutti, cattolici e protestanti, ammirarono e lodarono il magnifico slancio con cui quei giovani si ponevano al servizio di Dio.

L'Irlanda, che da secoli invia i suoi missionari in tutte le parti del mondo, fornì all'Istituto di Shrigley il primo nucleo di Aspiranti; l'anno seguente essi toccavano il centinaio, ed ora non c'è Contea dell'Inghilterra e dell'Irlanda che non abbia all'Istituto il suo rappresentante.

Come sono ammirabili le vie di Dio! Per mezzo di Savio Domenico, Don Bosco sentì l'incitamento all'apostolato verso la grande nazione inglese; ora è il nome di Don Bosco che attrae a schiere i giovani, che in patria e fuori compiranno l'apostolato intravisto da Domenico Savio per la salvezza di tante anime erranti fuori della vera Chiesa.

LA CROCIATA MISSIONARIA

BORSE COMPLETE.

46. Borsa SACRO CUORE di GESÙ fondata da P. T. in suffragio dei poveri morti della famiglia.

47. Borsa IMMACOLATA (2a) offerta da una pia persona di Cuneo.

48. Borsa GIULIA REVELLI-POMA fondata dalla pia signora per ricordare i suoi cari defunti.

49. Borsa OLGA VENINI fondata dall'ottima signorina che morendo in giovanissima età volle così ricordare le opere nostre assicurando all'anima sua larghi suffragi.

BORSE DA COMPLETARE.

Borsa ALIQUO GR. UFF. LUIGI - Somma precedente: L. 9000 - Versate in febbraio, 10oo - Totale L. 1o.ooo

Borsa ANIME DEL PURGATORIO - Somma precedente: L. 9938 - Adele Valsangiacomo, 25 - Can. Giuseppe De Simone, 40 - Beverina Silvia, 15 - Famiglia Cunico, 25 - Ravera Maria, 10 - Pissinis Edvige, 30 - N. N. Cooperatrice Salesiana, 1oo - Sorelle Ponza, io - Chandion Olympe (Chàtillon), 1oo - Castellano Maddalena, 3 - Totale L. 1o.296.

Borsa BEATO D. BOSCO (13a) - Somma precedente: L. 6558 - D. E. Sorbone, 5o - Francesco Munizzi, 25 - Adele Valsangiacomo, 25 - Can. Giuseppe De Simone, 40 - L. R., 25 - Teresa Fabbris, 5o - Francesco Sulis, io - Pisano Giuseppina, io - Famiglia Santomartino, i5 - Gisella Savinelli, 20 - Pugno Secondina, 25 - Maria de Angelis a nome della sorella, io - Cerato Francesca, 15 - Coniugi Capelletto, 5o - Teresa Goltara Novi, ioo - Giuseppe Olivieri, 100 - Angiolina Curzi per grazia ricevuta, 650 - Casabona Angelina, 27 - Merusi Angiolina, 5 - Annetta Stratta, io - D. Antonio Tagliaferri, io - Chiaratti Erminia, io - Piantoni Maria, io - Morandi Maddalena, io - Eva Moroni (Lugano), 200 - Fevrero Margherita, 50 - Famiglia Triulzi, 20 - Rigoletti Rina, io - Totale L. 814o.

Borsa CONFORTOLA D. A. - Somma precedente: L. 1003,50 -- Altri versamenti, 1078,70 - Totale L. 2082,20.

Borsa DON BOSCO EDUCATORE (2a) -- Somaro precedente: L. 19.462,50 - Luisa Vignali, 1o --Betta rag. Guido, 15 - Prof. Bardo Michele, 35 - Totale L. 17.522,50

Borsa DON BOSCO (Firenze) Somma precedente: L. 1772,40 - Altri versamenti, 3055,70 - Totale L. 4828,10.

Borsa D. BOSCO PROTETTORE DEI GIOVANI - Somma precedente: L. 85 Rossi Alessandro, 30 - Coop. E. A., 40 -- Lisa Brunelli, 20 - Totale L. 175.

Borsa D. BOSCO, SALVATE I NOSTRI FIGLI - Somma precedente: L. 4167 -- Angela Marra Florio, 25 - Coniugi Bernuzzi, 20 - Franchi

Chiara, 30 - Totale L. 4242.

Borsa EUCARISTICA DEL PICCOLO SE FINO GUSTAVO BRUNI (4a) - Somma precedente: L. 10.045 -- Sr. Fr., 25 - Maria Roma

Gatti, 8o - Bambina Catalina Cavanna, 30 Focacci Serafina, io - Amalia Magnoni, 5o -

Dalma Cantatore, 5o - Serra Ida, io - Caratti Giuseppina, 5o - Bonetti Fanny, 5o -- Borsetti Eugenio, 100 - Lina e Nicola Vigna, 200 - -Teresaa C. d. S. N. d, So --- Ida, Ghiglione, 25

Teresa Rossi Civardi, 150 - Rossi-Queirrazza Luisita, 250 Ester Azzopardi, 15 - Tutte a mezzo del sac. A. M. Anzini per grazie o per impetrare grazie - Totale L. 11.405.

Borsa GIRAUDI D. FEDELE - Somma precedente: L. 8109 - Un discepolo di Treviglio, 5oo

Garavelli Angelo, io - Gervasa Lucia, io

Botratti, io - N. N. (portieria), 5o - Manassero Barucchi, 12 - N. N. (porteria), io - Roggero Ida, 8 - Aldi Confalonieri, 5o - Mossano F., S - Fausone Margherita, 25 - Annetta, io - N. N. (porteria), 10 - Totale L. 8819.

Borsa GIUDICI D. LUIGI - Somma precedente L. 310,10 - Altri versamenti, 1358,15 - Totale L. 1668,25.

Borsa MARIA AUSILIATRICE (24a) - Somma precedente: L. 4788,50 - Una pia persona (B. R.), 25 Francesco Munizzi, 25 - Adele Valsangiacomo, 25 - Irene Bertola, io - Can. Giuseppe De Simone, 40 -Nicoli Vitto, 15 - Giovanni Gustincich, 5o -- Livia Giacometti Toniatti, 5o - Una pia signora (Udine), 40 Pallavicini Doralice, 100 - Annetta Distefano.. 5 Nobili Virginia, 9o - Devote di M. A. offrono per i futuri missionari, 15 - Totale L. 5278, 50.

Borsa MEDAGLIA MIRACOLOSA D. RUA - iniziata dalla sig.ra Clarice Viti ved. D'Alessandro, L. 1000.

Borsa NOGARA MONS. GIUS. ARCIVESCOVO

DI UDINE. --Somma precedente: L. 4849,35 Egisto Scalon, io - Botto Giuseppe, 5o - Totale L. 4909,35.

Borsa PATROCINIO DI SAN GIUSEPPE Somma precedente: L. 1200 - Geronima Andreone, 25 -- Sig.na Quintavalle, 10 -T. A., 5o

N. N., 5 - Totale L. 1290.

Borsa PIO X - Somma precedente: L. 7472 - Sac. Cannolo Caruana, 261o - Maria Olivero, 5 - Toltile L. 10.087.

Borsa PISCETTA DON LUIGI - Somma precedente: L. 9940 - Augusto Relsola, 30 - Don E. Festini, 5o - Madre Maria Bertoni dell'Istituto Canossiane con alcune sue allieve in omaggio e segno di riconoscenza per grazie ricevute coll'intercessione del Beato D. Bosco, 40 - Totale L. 10.060.

Borsa PLAZZOTTA ANTONINO - Somma precedente: L. 2000 --- La mamma e le sorelle, 1000 -- Totale L. 3000.

Borsa RICALDONE D. PIETRO (3a) - D. E. Sorbone, L. 5o Ottone Luigi, 5 - Coppo Vincenzo, 50 - Ricaldone Giuseppe, 10 - Nano Enrico, 5 - Fiarola Vincenzo, 5 - Totale L. 125.

Borsa RICCARDI D. ROBERTO - Somma precedente: L. 11.44.0,60 - Teresa Teodorico, 15 -Vari a mezzo sig. D. Nai, 260 -- Maria Perardi Fiorina, 92,70 - N. N. (Sacrestia), 30 -Teresa M., 25 - Gribaudo Giacinta, 10 - Totale

L. 11.873,30.

Borsa RUA DON MICHELE (4a) - Somma precedente: L. 680 - Marongiu Depani Luigia, 20 - Tuscano Carmelo, 25 - Totale L. 725.

Borsa SACRO CUORE DI G. CONFIDO IN VOI! - Somma precedente: L. 13.880 Una pia persona (B. R.), 25 - L. R., 25 - A. Agostini, 20 - Luigi Menotti Morgia, 5 - C. F. in suffragio di un'anima cara, 2000 Bolla Margherita, io - Totale L, 15.965.

Borsa SAVIO DOMENICO (4a) - Somma precedente: L. 4,471,10 - N. N. (Sacrestia), io -

Totale L. 4481,10.

Borsa SCAPARONE D. GIOVANNI Somma precedente: L. 14.584,50 - Donato Paoletti can celliere R. P., 20 - Totale L. 14.604,50,

Borsa S. GIUSEPPE (3a) -- Somma precedente:

L. 4845 - Rosina Soldato, 10 -- Villavecchia Giovanni, 40 - Totale L. 48o5.

Borsa S. TERESA DEL B. G. (10a) -- Somma precedente: L. 10.547,40 - Francesco Munizzi, 25   Anita Campanini, 1o   Teresa De Liello, 15 Can. P. Murin, 30 Emma Moglia, 40

Marchesa Vittoria Del Carretto, 100 - Fiori Giuseppe, 1oo - Serratrice Maddalena, 5 -Totale L. 10.872,50.

Borsa S. VENANZIO - iniziata dal sig. Venanzio Cavalleri, L. 1000.

Borsa VANGELO DI GESÙ Somma precedente: L. 10.o85 Gina Roella, 25 - C. R. T., rooo Ester Racca, 100 - Carlo Ghiglione, 300 - Teresa Rossi Civardi e sorella, maestre, 150   Totale L. 10.660.

Borsa MONS. L. VERSIGLIA. - Somma precedente: L. 10.242,50 - Antonio Siletti, 18,50 - Costanza Zoppi, io Francesca Liccíardello Squillaci, io - Francesco D. Galeotti, io - Totale L. 10.291.

Borsa VERSIGLIA e CARAVARIO - Somma precedente: L. 671 - D. Vittorio Ferraris, io - Totale L. 681.

DALLE NOSTRE MISSIONI

Il Santuario di Bandel.

Il 16 gennaio il «Santuario di Bandel » veniva onorato della visita di tutti gli Ordinari dell'Archidiocesi di Calcutta; cioè di S. E. Mons. Ferdinando Périer, arcivescovo di Calcutta e dei vescovi di Ranchi, Decca, Chittagong, Patna, Dinajpur, dell'Amministratore apostolico mons. Bars, dei Prefetti apostolici del Sikkim e dell'Assam. Vi era pure Mons. Fernandes, Vicario generale di Calcutta.

Il nostro missionario Don Raygasse, che è il Priore del Santuario, fece gli onori di casa agli ospiti, coadiuvato dai diaconi dello Studentato di Shillong, che ivi si trovavano per prepararsi alle Ordinazioni e per trascorrervi un po' di vacanze.

Due giorni dopo un'altra gradita visita. Un gruppo di ufficiali e marinai della nuova motonave Birmania, della Società Veneziana, ancorata a Calcutta e oggetto dell'ammirazione generale del ceto marinaio, erano saliti per una gita di svago.

Non passa giorno che non arrivino pii pellegrini provenienti da tutte le parti dell'India per onorare la Madre di Dio in quella storica località del Bandel.

Un po' di storia.

Bandel è una quieta cittadina del Bengala, a 45 km. al nord di Calcutta, situata sulle rive dello Hoogly, l'importante braccio del Gange che passa per la capitale formando uno dei porti più grandiosi del mondo. È una località di grande interesse storico, poichè fu testimone della gloria, della ricchezza e potenza dei Portoghesi che a Bandel avevano una florida concessione con ricche case di commercio.

Ora tutto è passato: solo rimane un ricordo della loro pietà religiosa nel « Santuario » de-

Fra i ricordi dell'epoca.

Fu nel 1632 che un nuovo imperatore Mogul attaccò la concessione: e i Portoghesi sopraffatti dal numero cedettero. Seguirono saccheggi, incendi e distruzioni. La chiesa non sfuggì all'ira pagana, sofferse considerevolmente e forse fu in parte distrutta.

Si narra che cinque frati Agostiniani furono fatti prigionieri: di essi quattro furono messi a morte e il quinto, per essere più zelante e intraprendente, venne riservato per subire tormenti più squisiti e un castigo esemplare. Fu trascinato alla corte dell'Imperatore e disteso nel cortile per essere schiacciato dalle zampe di un elefante selvaggio. Si chiamava Padre Da Crux. L'imperatore colla corte assisteva al barbaro spettacolo... Però l'elefante, invece di calpestare Padre Da Crux, prese ad accarezzarlo con la proboscide: stupito l'imperatore, concedette al frate la grazia della vita e gli promise in più di accogliere ogni sua richiesta. Padre Da Crux allora domandò la libertà di tutti i prigionieri e il permesso di ritornare al Bandel. Così per opera sua la chiesa fu in parte ricostruita e riparata, e le volte del convento risuonarono ancora delle melodie dei frati.

Frattanto gli Inglesi conquistavano il predicato a N. S. del Rosario di Bandel, che sorge nell'immensa pianura, densa di milioni di abitanti pagani, come faro in una notte tenebrosa.

Questa chiesa della Madonna è la più antica dell'India. La sua fondazione risale al 1599, quando si costituiva la famosa Compagnia inglese delle Indie, che doveva poi essere il principio del dominio inglese su questa parte dell'Asia.

Il Bengala era allora sotto la dinastia degli imperatori Mogul, il cui splendore è ricordato dai monumenti artistici di Agra e Delhi. Per aiutare l'imperatore Mahumed in lotta contro un rivale, l'ammiraglio portoghese Sampayo risalì l'Hoogly colle sue navi, e, quale compenso all'aiuto prestato, fu concesso ai Portoghesi di potersi stabilire nel luogo, dove ora sorge la chiesa. Per premunirsi contro possibili attacchi e per proteggere i loro magazzini, i Portoghesi costrussero anche un forte poco lungi.

Si sa che coi commercianti portoghesi viaggiavano anche i missionari; perciò da Goa, capitale dell'India portoghese, giunsero frati Agostiniani i quali costruirono la chiesa coll'annesso convento. Per merito loro Gesù Cristo ebbe per la prima volta un tempio nel Bengala. Parve che fosse spuntata per la Chiesa Cattolica una bella primavera... invece non tardò a scoppiare la tempesta che travolse ogni cosa.

dominio nel Bengala e da Calcutta piovevano alla conquista della regione. In queste lotte Bandel ebbe la sua ora d'importanza: nel 1756 le truppe indiane al comando di Suraj-ud-Dowlah marciarono su Bandel, saccheggiando la chiesa: sopraggiunti gli Inglesi con una potente flotta e, sbarcato un contingente di truppe, fecero della chiesa e del convento la loro roccaforte.

Il Santuario.

L'imponente edificio ha nella facciata una nicchia grande con una statua della Madonna col bambino in braccio: essa è venerata col titolo di N. S. del buon viaggio, ed ha alla sua base un piccolo modello di veliero, mentre nel cortile di fronte è piantato un alto albero maestro di nave. Rappresentano entrambi ex voto di marinai cattolici scampati da qualche naufragio colla protezione di Maria.

Si vuole che la statua dapprima avesse la sua sede nel forte dei Portoghesi: durante l'assedio un pio soldato la nascose sotto le acque del fiume e per molti anni non se ne seppe più nulla, finchè, ricostruita la chiesa, la statua ricomparve e fu collocata nel santuario.

L'intenso della chiesa è raccolto e ispira divozione. I priori che si succedettero, andarono a gara per introdurvi migliorie, ma l'edificio

conserva sempre il suo sapore di vetustà. Dal 1894 un bell'altare marmoreo, costruito in Italia, ha sostituito l'antico di legno, intagliato bellamente. Lungo i portici del convento si aggirano i pellegrini, provenienti da tutte le parti dell'India per venerare la Madre di Dio, o vagano per l'immenso giardino.

Da due anni i Salesiani hanno la custodia del celebre santuario e si propongono di farne un centro di venerazione e di gloria per la Regina del Cielo.   Don STEFANO FERRANDO, Missionario Salesiano.

Civile in contrasto.

Miyazahi, 1° dicembre 1930. Rev.mo ed amatissimo sig. D. Rinaldi,

Il chiudersi del mese di ottobre e l'inizio del mese di dicembre è caratterizzato nella nostra missione da due grandi feste, pagana l'una, cristiana l'altra, che mettono a raffronto due civiltà che avviarono il Giappone alla sua facies attuale.

Due nomi le caratterizzano: JIMMu, il fondatore della attuale dinastia imperiale, che, partito dalla provincia di Miyazaki, compiè la conquista del Giappone e venne solennemente intronizzato a Kashiwabara, capitale del nuovo impero, l'11 febbraio 66o a. C., data adottata ufficialmente per l'inizio dell'éra giapponese (benchè la critica storica faccia ridiscendere di 7-8 secoli più tardi l'esistenza di questo grande conquistatore); S. FRANCESCO SAVERIO, il primo missionario che nel 1549 incomincia la pacifica conquista dell'impero giapponese al regno di Gesù Cristo, e proprio a nord della nostra missione esplica la massima attività del suo zelo, coronata da successi tali che, nonostante l'infierire delle susseguenti terribili persecuzioni, rimarranno fondamenta incrollabili della religione cattolica in Giappone.

La festa pagana.

Partecipammo alla festa pagana come spettatori curiosi di vedere le caratteristiche manifestazioni ufficiali e popolari preparate per l'occasione. Miyazaki che si vanta di avere uno dei più bei monumenti in onore di Jimmu (un magnifico tempio shintoista) pochi giorni prima della festa (26-30 ott.) viene ornando le sue vie di festoni, di bandiere, di palloncini specialmente là dove dovrà passare la processione. I negozi da tempo hanno fatto grandi provviste di ogni genere, e su variopinti pennoni hanno annunziato ribassi considerevoli, a prezzi di fallimento. Tutta la città insomma va prendendo un'animazione insolita. Dai paesi e villaggi vicini piovono i buoni contadini; da paesi lontani giungono le rappresentanze ufficiali (dignitari, soldati, le cantatrici e suonatrici); ogni circondario manderà la sua rappresentanza. Si preparano i carri di trionfo (ogni rione della città ha il suo); i carri allegorici e di réclame preparati dalle principali ditte commerciali; qua e là piccoli palchi scenici... Fervore di lavoro insomma; gioia che sprizza dai volti degli studenti che pensano a un po' di vacanza... dei negozianti che sognano qualche grasso guadagno... del buon popolo sempre pronto al divertimento, alla rottura sia pure momentanea del ritmo ordinario della vita.

Le manifestazioni religiose sono assai semplici: visita al tempio, offerte allo spirito del primo Imperatore dei frutti più importanti della regione, accompagnate da preghiere speciali, fatte dai sacerdoti: trasporto dell'arca contenente i simboli della dignità imperiale (spada, specchio, gemme ricurve) e come altri vogliono lo spirito stesso di Jimmu, dal tempio principale ad un secondario, e successivo trasporto al principale alla fine della festa, che dura un tre o quattro giorni. La parte coreografica più importante è data dalla processione cui partecipano autorità e popolo. Precedono i leoni (uomini travestiti e mascherati) che nei crocicchi delle vie si fermano e danzano a suono di tamburo: mentre camminano spalancano le fauci e le madri presentano alle bocche dei mostri i teneri bambini, che strillano a più non posso, ed i leoni fingendo di ingoiarli, soddisfatti, maestosamente incedono. Seguono le autorità cittadine, scortate da guardie a piedi e a cavallo, e le autorità religiose, che parte a piedi e parte a cavallo, al suono dei caratteristici strumenti (flauti, zufoli, tamburi) sfilano. A guisa di carosello storico passano gli antichi armati, gli ufficiali dell'esercito di Jimmu, i portatori di offerte, e la lunga teoria delle famiglie nobili, rappresentate da fanciulli e fanciulle, vestite degli antichi paludamenti, assisi su carrozzelle; passa il cavallo portante la bardatura e le insegne dell'imperatore ed infine l'arca. Un silenzio impressionante, un inchinarsi di teste, che rispettosamente salutano il simbolo dell'imperatore, e lungo il percorso non si sentono che gli ordini recisi degli insegnanti, che agli scolari schierati lungo il percorso trasmettono gli ordini per quella che essi chiamano «adorazione ». E sfilano le bandiere degli attuali soldati, portate da rappresentanti i singoli corpi, e passano i decorati, le autorità della provincia e il rappresentante del governo imperiale. Seguono i carri di trionfo sii cui sono assise le suonatrici e cantatrici, che nel ritmo cadenzato da tamburi, tamburelli, al suono dei samisem (specie di chitarre) riproducono le antiche nenie paesane. Chiude la parte più seria della manifestazione, lo sfilare delle rappresentanze dei singoli circondari e villaggi, e qui davvero siamo in presenza di una mascherata.

Il comitato organizzatore delle feste stabilisce dei premi a coloro che si presenteranno in forme più caratteristiche e si comprende che quanto lo spirito orientale può suggerire di strano, di ridicolo, di grottesco ha qui la sua manifestazione. Mescolanze ardite di antico e moderno; anacronismi, imitazioni più o meno riuscite... lo scapricciarsi degli studenti, uguali in tutto il mondo... canti, risa, danze.

La festa veramente popolare si apre alla sera con illuminazione per le vie, con recite, danze, declamazioni sui palchi improvvisati o davanti alle case... e colle rispettive copiose bevute, e cogli inevitabili effetti susseguenti... Anche in questo davvero tutto il mondo è paese...

La festa cristiana.

A Oita si commemorò la festa di S. Francesco Saverio con una missione per i cristiani, con concerto e conferenza nel bel salone del giornale della città. Si volle in quest'anno associare al nome del grande apostolo, quello del suo protettore ed amico Otomo Sorin, che governava Oita quando S. Francesco vi iniziò la predicazione. Da qualche tempo si viene manifestando una corrente di viva simpatia per costui, che fu certo uno dei più potenti principi del Giappone, per cui si vorrebbe erigergli un monumento in Oita. La missione non può certo restare indifferente a questa gentile iniziativa, e venga presto il giorno che là dove più lavorò il grande apostolo, si eriga il monumento al suo più importante convertito e che determinò col suo permesso, e più tardi col suo esempio il grande movimento di conversioni ottenute dai missionari che succedettero.

La cittadinanza corrispose al nostro invito, godette di sentire parlare delle sue glorie antiche e speriamo che il buon seme a tempo opportuno fruttificherà. È però consolante il constatare, come poco a poco il popolo giapponese venga orientandosi, sia pure solo per ora a scopo di studio, al ricordo del cristianesimo predicato dai primi missionari.

A Miyazaki ad esempio un direttore delle scuole elementari sta facendo uno studio completo della famosa ambasciata di principi giapponesi inviata dai principi cattolici del Giappone al Papa Gregorio XIV ed anche con materiale fornitogli da noi, coll'aiuto dei nostri confratelli di Venezia, ha composto una bella conferenza che va facendo nelle scuole, nelle adunanze di insegnanti, cooperando cosi ad illuminare sempre meglio questi punti così gloriosi.

Preghi, amato padre, perchè possiamo presentare alla santa Chiesa covoni turgidi di anime salvate, come riuscì a fare San Francesco Saverio. Ci ricordi ai nostri cari confratelli, allievi e cooperatori e ci benedica

D. V. CIMATTI, Missionario Salesiano.

Festeggiamenti al Beato Don Bosco

DONNAZ. - Preparate con gran zelo dal Rev.mo Parroco D. Vesan Giuseppe, con l'interessamento generoso delle autorità locali, le feste celebrate il 1° febbraio riuscirono degne del Beato: ordinato e devoto il corteo pel trasporto della reliquia e del quadro alla chiesa parrocchiale, con intervento del clero e delle autorità; splendide le funzioni sacre alle quali assistette tutta la popolazione con sentimento di viva fede.

VILLAFALLETTO. - D. Bosco è stato a Villafalletto? C'è stato. Chiamato nell'occorrenza della festa di Maria SS. Assunta nel 1865, egli si recò tra quella brava popolazione per 3 giorni ed ha fatto sentire più che la sua parola, il suo cuore di santo e di apostolo. Conduceva seco al completo la Banda dell'Oratorio. Ora vi è ritornato, ma con l'aureola di santità confermata dalla Chiesa, e dall'ampio quadro esposto alla venerazione dei suoi devoti Villafallettesi, egli sorride e parla. Nella novena premessa alla celebrazione della festa fu notato il comune interessamento per rendere cara la funzione: un breve fervorino fu aggiunto nelle ultime tre sere per far conoscere più che la vita, i suoi doni straordinari, la sua pietà profonda e lo sforzo nella via della santità.

Con questa preparazione la festa, celebratasi il 29 gennaio, fu veramente una festa di anime devote; e se ne ebbe la prova nella comunione generale alla Messa cantata dal Rev.mo Sig. Prevosto D. Cristoforo Bosio; gioventù e popolo si accostarono compatti al banchetto eucaristico per onorare il Beato, tanto zelante della frequente comunione. Anche alle altre funzioni partecipò con entusiasmo la popolazione, che fu sempre in riverente preghiera presso la reliquia del Beato, esposta sul suo altare.

PALMIANO. - Per iniziativa di una pia persona graziata, si celebrò a Palmiano la solennità del Beato D. Bosco, previo un triduo predicato dal Rev.do D. Felicioli. La popolazione onorò il Beato con una comunione generale, con una devota processione, e alla sera assistette con soddisfazione ad una brillante conferenza con proiezioni luminose. La festa ha lasciato in tutti un caro ricordo e non dubitiamo sarà seguita dalle benedizioni del Beato.

CARPANETO (Piacenza). - Le solenni onoranze rese al Beato D. Bosco a Carpaneto furono fonte di incommensurabile bene spirituale e si svolsero in un ambiente saturo di entusiasmo.

La solennità fu preparata da un triduo di predicazioni. con immenso concorso di popolo, tanto che la pur vasta chiesa parrocchiale parve insufficiente alla bisogna. Nel giorno della festa si dovettero celebrare due Messe con Comunione veramente generale, l'una pel popolo e l'altra per la gioventù accorsa a falangi per onorare il santo che tanto amò la loro giovinezza. Alla Messa solenne, alla quale partecipò ufficialmente il Sig. Podestà con tutte le autorità civili, tenne uno smagliante discorso su D. Bosco l'oratore del triduo il Sac. Angelo Guazzone, Salesiano. Nel pomeriggio la reliquia del Beato venne portata fra due fitte ali di popolo plaudente per le vie del paese pavesato a festa. Chiuse la giornata un brillante discorso dell'esimio Avv. Valenti, ex-allievo salesiano e gloria del foro parmense ed un riuscitissimo trattenimento accademico preparato dalle Rev.de Figlie di Maria Ausiliatrice. Al Rev.mo Arciprete ed al Segretario Comunale Sig. Periti, organizzatori dei festeggiamenti, vada il plauso e la benedizione di D. Bosco.

IERAGO (Varese). - I festeggiamenti al Beato Don Bosco a Ierago, per l'infaticabile zelo del Sig. Arciprete Don Massimo Cervini riuscirono, oltre ogni aspettativa, solenni. Affollatissima la vasta chiesa durante il triduo predicato dal Sac. Salesiano D. Angelo Guazzone, il quale tessè pure con calda parola le lodi del Beato alla Messa solenne: moltissime le Sante Comunioni.

Nel pomeriggio, dopo i Vespri, la reliquia di D. Bosco venne portata in trionfo per le vie del paese con intervento del Clero, del Sig. Podestà, di tutte le autorità civili, della Banda locale e di tutto un popolo festante. Chiuse la memoranda giornata un riuscitissimo trattenimento accademico al teatrino dell'Asilo, preparato con intelletto d'amore dalle Rev.de Figlie di Maria Ausiliatrice.

FABBRICO. - A Fabbrico, ricco centro industriale del Guastallese, si celebrarono solennissimi festeggiamenti ad onore di D. Bosco ad iniziativa del Rev.mo Signor Arciprete Don Francesco Bassoli, già decurione dei Cooperatori Salesiani a Guastalla. Per la prima volta a memoria d'uomo si vide il vasto tempio parrocchiale gremito da circa tremila persone che durante il triduo accorsero per udire la calda ed entusiastica parola del Salesiano D. Angelo Guazzone che vi predicava tre volte al giorno ed in ogni pomeriggio teneva nell'aula magna delle scuole una conferenza con proiezioni alle classi riunite (circa 8oo entusiastiche anime giovanili).

La solennità poi fu un trionfo di bene ed una vera apoteosi del Beato D. Bosco!

Tutto un popolo assiepò il Banchetto Eucaristico e fu necessario prolungare la balaustra per tutta la lunghezza della vasta chiesa. Alla Messa solenne assistette ufficialmente il Sig. Podestà con valletti e gonfalone, attorniato da tutte le autorità civili.

Per entusiastico volere di popolo nel pomeriggio la Reliquia del Beato venne trionfalmente portata per le vie della industre cittadina a suono di banda ed al canto dell'inno fatidico. La serata si chiuse con mia conferenza a proiezioni su D. Bosco tenuta dal Salesiano nel teatro sociale gentilmente concesso.

TOMBETO DI FOLTA (Piacenza). - Il Sig. Francesco Borella, ex-allievo del Collegio di Borgo S. Martino, ebbe la fortuna di conoscere personalmente D. Bosco, di udirne la paterna parola, di estasiarsi al suo sorriso e riceverne la benedizione. Memore e riconoscente volle da par suo tributare solenni onoranze al Beato nella sua Tombeto, coadiuvato dal zelante Parroco di Folta il M. R. Sig. D. Giuseppe Mondani. Il Salesiano D. Angelo Guazzone vi tenne un triduo di preparazione e disse le lodi del Beato nel dì della festa. La solennità fu onorata dall'intervento di S. Ecc. Rev.ma Mons. Manzini vescovo di Piacenza che vi celebrò la Messa, distribuì la Santa Comunione ad un numero stragrande di fedeli, amministrò la Santa Cresima ad un eletto stuolo di bimbi e bimbe, assistè pontificalmente alla Messa solenne e dopo i vespri volle egli stesso portare la reliquia del Beato pei diruti e scheggiati sentieri della montagna: chiuse la funzione la Benedizione col Santissimo impartita da Sua Eccellenza. Prima però di partire profondamente commosso volle ringraziare il Sig. Borella e tutto quell'immenso popolo accorso in giorno feriale nel fervore della mietitura così entusiastico e numeroso ad onorare il grande Beato. In premio considerava la chiesa di Tombeto come il santuario di D. Bosco ed esortò i padri e le madri a venirvi sovente pellegrinando coi loro figliuoli per mettere tutta la gioventù di quelle valli e di quei monti sotto la protezione di D. Bosco, che dei giovani fu amico, maestro e padre. La solennità ebbe così termine in un delirio di entusiasmo.

VOLTERRA. - Una bella commemorazione del Beato ebbe luogo il 9 febbraio ai giovinetti delle scuole della città e suburbii, presenti i rispettivi insegnanti con a capo il Direttore didattico. Nel cinema Centrale fu esposta con proiezioni la vita del Beato, seguita da una film sulle opere salesiane in Palestina ed Egitto.

Grazie del Beato D. Bosco

Una ferita lacera all'arto inferiore della gamba destra, riportata nel terremoto del Vulture, mi costrinse a riparare nell'Ospedale dei pellegrini in Napoli. Ivi mi si sviluppò un'infezione e fui assalito da altissime febbri che mi privarono di ogni conoscenza.

I chirurgi riscontrarono la cancrena in piena efficienza e mi dichiararono in pericolo di morte. Il mio caso era veramente disperato: la carne della mia gamba si anneriva sempre più ed io non davo segno di vita. Si pensò di amputarmi la gamba per arrestare l'infezione, ma si conobbe che sarebbe stato cosa vana. Mi furono pertanto amministrati i Ss. Sacramenti. I chirurgi decisero quindi di limitare la loro azione alla parte lesa, tagliarono tutta la carne infetta, mi praticarono sei ipodermoclisi, numerose iniezioni di Lantol, di canfora, ecc. con l'ansia di strapparmi alla morte. Poi mi affidarono alla protezione del Cielo.

Infatti vegliava su me il Beato D. Bosco, di cui portavo indosso la medaglia benedetta, anche nel momento del terremoto. Passai tutta la giornata senza dar segno di vita, assistito amorosamente dalle suore e dagli infermieri, e verso l'una di notte potei pronunziare qualche parola. La crisi era superata.

Il Direttore Prof. Longo potè procedere alla medicazione della gamba e assicurarmi che avrei riacquistato quasi completamente l'uso del piede senza bisogno di apparecchio di sorta: mi disse altresì che ero vivo per miracolo e potevo ringraziare Dio essendo quella la prima volta che, in 4o anni di professione, egli vedeva un caso di cancrena gassosa seguito da guarigione e non da morte.

Oggi, che già cammino senza aiutarmi col bastone, sento il dovere di ringraziare il Beato alla cui protezione debbo la mia salvezza nel terremoto e la mia guarigione.

Ho imparato ad amare Don Bosco all'Oratorio di Valdocco - di cui sono stato alunno, oltre 30 anni fa - ed ho sempre considerato affidata alla sua protezione la mia vita terrena.

Cav. Uff. notar. FEDERICO IoRIzzi

Segretario di Villanova del Battista.

Un mio carissimo nipote, unico figlio di mio fratello - colto e valente professionista - viveva fuori di casa da cinque mesi, per dolorosi malintesi occorsi fra lui ed i suoi. Il figlio non voleva sottomettersi, il padre non voleva perdonare. Il mio cuore sanguinava, e non sapevo più che fare per rappacificare due esseri a me tanto cari. Ho fatto una fervorosa novena a Don Bosco; e, quasi miracolosamente, tutto è finito. Don Bosco ha disposto le cose in modo soddisfacente per tutti.

Una Cooperatrice Salesiani

La mia figlioletta di mesi sei era da diversi giorni malata d'influenza gastro-intestinale, quando improvvisamente per la febbre altissima, il medico riscontrò un principio di congestione polmonare. Impressionata, ricorsi con fede al Beato D. Bosco per ottenere che la malattia non si aggravasse, e posi sul lettino della malata una immagine del Beato. Dopo poco tempo la febbre era discesa e il medico, con grande sorpresa, riscontrava che ogni traccia di congestione era completamente sparita.

Roma.

GABRIELLA PASERIO.

Nel maggio scorso mi vidi colpita da un malore per il quale temei vicina la morte! Pensavo con rammarico alla cara mia bambina in collegio, che felice di rivedere fra poco la mamma, e godere con lei le sue belle vacanze, l'avrebbe invece dovuta assistere sul letto del dolore! Pensavo alla mia Franca che oltre ai confini del lontano Cile, mai più avrei veduta, e alla dolorosa notizia mi avrebbe forse seguita per la pena.

Notti terribili! Il male mi si faceva sempre più palese, ne seguivo con certezza le fasi, senza permettere a mio marito di chiamare il dottore, per non sentire la dolorosa mia sentenza.

Mi rivolsi allora con tutta la mia fede al Beato D. Bosco, e non ricorsi invano! A poco a poco, lui sentii migliorare, e oggi (sono già passati quasi sei mesi) non risento affatto la minima indisposizione.

Rossiglione.

MARIA DISCALZI Bisio.

Una triste notizia mi fu comunicata dall'Ufficio di P. I. del Comune a metà settembre: senza mio demerito, ero retrocesso dall'ufficio fino allora occupato, con mio scapito finanziario e più ancora con mio grave scapito morale.

Il mio primo pensiero corse al Beato D. Bosco, e lo pregai fervorosamente ad aiutarmi in tale frangente. Mi presentai poi subito ai miei superiori per conoscere la ragione del provvedimento e per sentire se potevano in qualche modo riparare, e tutti concordi mi risposero che, pur non rivestendo il provvedimento carattere di punizione, non si poteva ritornarvi sopra ed io dovevo rassegnarmi. Allora feci iniziare una novena al Beato D. Bosco. Intanto il giorno stesso dell'inizio della novena, uno spiraglio di speranza cominciava ad aprirsi, perchè avevo dai miei superiori l'assicurazione che, ove si fosse presentata l'occasione, sarei stato riassunto al mio posto. Durante tutta la novena, alternative di speranze e di timori si agitavano nel l'animo mio, ma io pregavo sempre con fiducia il Beato D. Bosco.

E infatti, pochi giorni dopo la fine della novena, mi è stata comunicata la lieta notizia della mia assegnazione al posto primitivo. Riconoscente al Beato D. Bosco per la grazia ottenuta, invio per le Missioni Salesiane la modesta offerta promessa

Maestro L. M.

Febbri violente assalirono una ragazza del nostro Collegio di Roca (Patagonia) che doveva recarsi in famiglia per le vacanze autunnali, e le causarono un delirio continuo. Si tentarono tutti i rimedi, ma a nulla valsero. La direttrice un giorno, non sapendo più che cosa tentare per portare sollievo all'inferma, si raccomandò con grande fiducia a Don Bosco, e chiedendogli la grazia, gli promise un'offerta per le missioni della Cina. L'ammalata quasi improvvisamente fu libera dalla febbre e da tutti i suoi dolori.

General Roca.

Suor MARGHERITA MURPHY Direttrice F. M. A.

Una religiosa della mia Comunità, affetta da circa 15 anni da una malattia dorsale con violenti e continue convulsioni, senza speranze di rimedi umani, per intercessione del B. D. Bosco, al quale la paziente si raccomandava caldamente che cessassero almeno le terribili convulsioni, in una notte di sommo sconforto, invocò il Beato il quale in sogno le disse: Questa sarà l'ultima volta che sperimenterai la bruttezza dell'epilessia. Difatti sono due anni che l'inferma non va più soggetta a convulsioni. Rendiamo pubbliche grazie al B. D. Bosco, ed inviamo la nostra tenue offerta.

Cingoli.

Abbadessa M. S. BENEDETTO.

Esprimono pure la loro riconoscenza al Beato Don Bosco:

Una Cooperatrice scrive: « Mio marito non si accostava più ai Sacramenti da moltissimi anni e nonostante l'età avanzata conduceva la sua vita lontano da ogni sentimento religioso: di più per diversi motivi, non c'era la pace in famiglia. Per la conversione di mio marito pregai incessantemente il Beato Don Bosco per lunghi anni infelici, e il buon Padre mi esaudì. Nell'estate scorsa mio marito fu improvvisamente colto da malore: le circostanze provvidenziali degli ultimi giorni gli lasciarono la possibilità di riconciliarsi con Dio, facendo una morte cristiana. Nello stesso tempo ebbi la consolazione di veder rappacificato ogni dissenso ».

Francesconi Gilda (Pisogne). Avuta una reliquia del Beato a lui raccomandò il marito affetto da polmonite doppia con complicazioni: l'infermo andò gradatamente migliorando fino a guarigione perfetta.

Robuffo Rosa (Bagnolo) colpita alle gambe da grave forma di malattia che a giudizio dei medici sarebbe stata incurabile, guarì completamente indossando un paio di calze che avevano toccato l'urna del Beato: tanto che ora ha cicatrizzate le piaghe, non sente più alcun dolore e può camminare liberamente.

Giuseppina Novellone Inglese (Milano) andata al mare per rimettersi da una pleurite sofferse gravi disturbi di esaurimento. Il problema più grave era quello di affrontare il viaggio di ritorno in quelle condizioni: ma vi riuscì colla protezione del Beato a cui l'aveva affidata la pia sorella.

Famiglia Canuto (Torino) per la pronta guarigione della mamma da flebite alla gamba destra, ottenuta coll'intercessione del Beato.

E. C. B. riconoscente per un segno di protezione in un affare.

Ada Monina (Ancona) minacciata da cancrena per una ferita da taglio avuta da vetro, passò sei anni in cura senza che si potesse arrestare il male. Consigliata di far una novena al Beato, otteneva a un mese di distanza la completa guarigione.

N. N. colpita da violenti dolori di capo, invano ebbe le cure di due distinti dottori, ma ritornò in perfetta salute raccomandandosi alla protezione del Beato.

Coniugi Gastinelli in momento di trepidazione si raccomandarono al Beato che li protesse in un affare di alta importanza.

Elvira Papale (Napoli). Assalita da dolori al fianco sinistro che si facevano più acuti di giorno in giorno e non ottenendo sollievo dai rimedi prescritti dai dottori, si rivolse con una novena al Beato. La notte seguente alla novena potè riposare dopo tante notti insonni e svegliarsi completamente risanata.

Elda Cavasola (Statte) colpita da forte otite, col raccomandarsi al Beato ottenne la guarigione, scongiurando ogni intervento chirurgico.

Una mamma. Dovette collocare in una casa di cura la figlia colpita da malattia nervosa e da forte anemia. Essendo il caso grave, si rivolse con una novena a D. Bosco. Sulle prime l'ammalata stentò a migliorare, ma poi in poco tempo fu completamente risanata.

Anna Zucca (Asti) scrive: « Debbo al Beato Don Bosco se, senza medici, nè medicamenti, sono guarita perfettamente di un foruncolo maligno che da tempo mi tormentava atrocemente e senza posa ».

N. N. Un suo figliuolo venne colpito da un male nella bocca, che il medico disse trattarsi di un principio di cancro: il sofferente perdeva il suo colorito e mostrava un deperimento accentuato. Costernata, lo raccomandò al Beato D. Bosco fervidamente, e non tardò ad essere esaudita. Il figlio in breve sentì sollievo e senza cure speciali vide dileguarsi il suo male.

Berzio Rosa per aver ottenuto dal Beato la cessazione di un forte mal di denti.

M. P. (Virle) per grazia ottenuta con due novene al Beato.

Coniugi Mazzia (Virle) per aver ottenuto la grazia desiderata.

Famiglia Maletto (Virle) per la guarigione istantanea del figlio Domenico da un forte attacco di nefrite.

N. N. (Turi) per aver potuto coll'aiuto del Beato sfuggire ad un pericolo morale assai grave.

Rosetta Mestarini (Imperia) per una grazia implorata e ricevuta dal Beato a favore di un suo figliuolo.

Mazzola Angioletta (Malnate) tribolata per 12 anni da attacchi di appendicite, non volle mai rassegnarsi all'operazione. Negli ultimi mesi del 1930 aggravatesi le sue condizioni, fu incoraggiata a ricorrere al Beato D. Bosco con una novena, al termine della quale si rassegnò all'operazione e in 13 giorni poto trovarsi ristabilita in florida salute.

CULTO E GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE

Privilegi del Santuario.

Riportiamo dal bel periodico Maria Ausiliatrice, Torino - mensile del santuario basilica di Maria Ausiliatrice in Torino (1) - questo articolo interessante tutti i nostri Cooperatori e divoti della Madonna di D. Bosco.

I Sommi Pontefici, che, nel governo della Chiesa universale, ebbero sempre di mira il bene dei fedeli, circondarono i luoghi particolarmente insigni per divozione e concorso di fedeli di facoltà e di spirituali favori.

Ora, siccome il nostro Santuario è divenuto mèta insigne di pii pellegrinaggi e centro di molte anime divote della Vergine SS. Ausiliatrice, così i Sommi Pontefici largheggiarono nel favorirlo. Omettiamo di enumerare i favori concessi da Pio IX ai divoti di Maria Ausiliatrice. Leone XIII continuò a favorire il nostro Santuario, concedendo, con decreto della S. Congregazione dei Riti del 13 gennaio 1903, ai sacerdoti forestieri, che per divozione vengono a celebrare al Santuario, l'indulto di poter dire all'Altar Maggiore, quello di Maria SS. Ausiliatrice, la Messa della Madonna (Missa votiva de Beata Virgine de tempore), in ogni giorno dell'anno, tranne i Doppi di prima e seconda classe, le feste della Beata Vergine e quelle da osservarsi di precetto, nonchè le Ferie, Vigilie ed Ottave privilegiate.

Così pure Pio X continuò con lo stesso favore la sua augusta benevolenza, e, con suo autografo del 7 ottobre 19o8, concesse un'indulgenza plenaria quotidiana a chiunque, confessato e comunicato, visita divotamente il santuario di Maria SS. Ausiliatrice in Valdocco, pregando secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, cioè per la pace e concordia fra i principi cristiani, l'estirpazione delle eresie, il trionfo di S. Madre Chiesa. Questo privilegio singolarissimo ci dispensa dall'enumerare le varie indulgenze parziali concesse a chi prende parte a qualcheduna delle funzioni che vi si praticano.

Altro privilegio insigne largito da S. S. Pio X collo stesso suo augusto autografo si è di avere concesso che l'Altar Maggiore del Santuario fosse altare privilegiato gregoriano perpetuo AD INSTAR dell'Altare di S. Gregorio al monte Celio in Roma, per tutti i sacerdoti secolari o regolari ivi celebranti a pro dei defunti.

Sono pure altari privilegiati gli altari laterali della Madonna Addolorata, detto delle Grazie, di S. Pietro, di S. Giuseppe e di S. Francesco di Sales: il primo in perpetuo, a motivo della Pia Unione in suffragio dei fedeli defunti ivi canonicamente eretta ed aggregata all'Arciconfraternita Romana di S. Maria in Montirone, e gli altri tre per breve di S. S. Pio X.

Lo stesso Santo Padre Pio X, visto l'estendersi del culto di Maria SS. Ausiliatrice e la fama di cui è circondato il Santuario di Valdocco, come pure la solennità con cui vi si compiono i sacri riti e l'abbondanza di assistenza religiosa per tutti i fedeli in qualsiasi ora del giorno, nel 1911 fregiava il nostro Santuario del titolo di Basilica Minore, essendochè le Basiliche maggiori sono solo le tre principali di Roma.

Il pontefice Benedetto XV con autografo del 3 maggio 1916 concesse l'indulgenza plenaria toties quoties a chiunque, dalle ore pomeridiane della vigilia fino alla mezzanotte del 24 maggio, visiterà la Basilica, sempre colla condizione di pregare secondo l'intenzione del Sommo Pontefice.

Finalmente lo stesso Sommo Pontefice, con decreto del 13 marzo 1918, concesse di poter cantare la Messa propria di Maria Ausiliatrice, con Gloria e Credo, tutti i giorni, eccetto le Feste doppie di 1a classe, le Domeniche maggiori, le Ottave di 1° e 2° ordine, la Feria IV delle Ceneri, le Ferie della Settimana Santa, le Vigilie di Natale e di Pentecoste, e le Feste e le Ottave della Beata Vergine. Concesse inoltre di poter celebrare la Messa votiva letta di Maria Ausiliatrice tutti i giorni, eccetto i sopra indicati e le Feste di 2a classe, le Domeniche minori, le Ottave di 3° ordine è le Vigilie della Beata Vergine.

Fierissima bronchite. -- In seguito a fierissima bronchite contratta nell'inverno del 1928-29, mi rimase un'ostinata febbriciattola che, mi si disse, era provocata da lesioni polmonari. Per tale conseguenza passai 10 mesi in un sanatorio e in questo lasso di tempo quasi lui venne meno la speranza di potermi ristabilire. Mi decisi al fine a incominciare una novena a Maria Ausiliatrice e al B. Don Bosco, con la promessa di farmi cooperatore delle Opere salesiane con la preghiera e, nella misura che le mie condizioni finanziarie mi avrebbero permesso, anche con offerte.

Da due mesi ho ripreso il mio lavoro, pienamente ristabilito, grazie alla bontà di Maria A. e del suo gran Ssrvo D. Bosco.

Torino.

ERNESTO BoNASSO.

Esprimono pure la loro riconoscenza a Mario Ausiliatrice e al Beato Don Bosco i seguenti:

Luigina Vindrolo ricorse a M. A. e al B. Don Bosco per trovare impiego alla sorella, e ottenne quanto desiderava dopo alcune novene.

Rita Ghislotti (Zanico) minacciata dal pericolo di una coscite ricorse al B. e a M. A. con una novella, ottenendo la scomparsa del malanno.

Cavalieri Luigina (La Spezia) dovendo sottoporsi a difficile operazione, invocò l'aiuto della Vergine e del B. Don Bosco: riuscita magistralmente l'operazione, potè in breve ritornare guarita in seno alla famiglia.

Rosa Rech (Besenello) per l'ottenuta guarigione del nipote Fernando Galler gravemente ammalato nell'ospedale militare di Verona.

B. M. S. (San Marzanotto) sofferente di gastrite da lunghi anni, dopo molte cure riuscite inutili, implorò la grazia da M. A. e dal B. ottenendola in poco tempo.

M. Pia Ciampi (Firenze) pregò tanto Maria Ausiliatrice perchè l'aiutasse a superare tutte le vicende toccatele per l'immatura e repentina morte del padre: le vicende furono aspre e molte, ma la fede nell'aiuto della Madonna ebbe il suo premio. Ora, com'essa si esprime, « dalla tenebre, sotto la protezione di M. A., è arrivata alla luce », e chiede a M. A. e al Beato la protezione e la loro benedizione per la sua famiglia presente e futura.

A. B. M. (Torino) ringrazia il B. e M. A. per grazie ricevute e spera un'altra grazia tanto necessaria.

Giuseppino Gennaro (Tripoli) si rivolse a Maria Ausiliatrice in favore del figlio che per un ascesso allo stomaco doveva essere operato. La Madonna esaudì la sua preghiera: dopo due giorni i dottori vedendo il miglioramento dell'infermo ritennero inutile l'operazione.

N. N. (Castellanza) con quattro fratelli invoca l'aiuto di M. A. e del B. per la guarigione della mamma ammalata.

Vitalini Severina riconoscente al B. e a Maria Ausiliatrice.

Russa Giuseppina (Montemagno) ringrazia vivamente Maria Ausiliatrice, per averle concessa la grazia della guarigione di una bambina, colpita da grave malattia.

Lanzetti Maria (Lesa) da parecchi anni sofferente per un tumore e fibroma pericoloso, affidò alla protezione di M. A. e del B. D. Bosco la difficile operazione, cui dovette sottostare, riuscita ottimamente.

Colombo Bambina (Seregno) è riconoscente per una bella grazia ricevuta da una sua parente, per intercessione di M. A. e del B. D. Bosco.

Bragagnolo Rosina (Ramon di Loria) ottenne due volte la guarigione del bimbo di 9 mesi, da gastroenterite e da tifo, coll'intercessione di M. A. e del Beato.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice o dal Beato D. Bosco, e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento; per le Missioni Salesiane o per altre

opere di D. Bosco, i seguenti:

Agosti B., Aceto G., Arnone M., Aprile R., Amato A., Anselmi E., Amico A., Andreoni F., Arrighi G., A. M. per gr. ric., Ansaldi B., Ambrosione F. per gr. ric.

Berta Cl., Bolotti G., Barbero A., Borinida A., Bianchi R., Beltramo P., Bonomi A., Balestra A., Baroni A. per gr. ric., Brunelli Al., Bonetti Lid. per gr. ric.

Cattoi L., Cama Aut. per gr. ric., Chiara M., Capelli L., Campanini S., Craviotto M., Chiais M., Cocconi B., Carra M., Chiesa P., Cornelio F., Cervone En., Cornelio M., Cordero G.

De Vaoda M., Daglio N., Dotto M., Dondero Ag. e Bice.

Erbetta Cristina.

Fossati G., Falco A., Frigerio C., Ferrari Tor., Frattini G., Farina Pr., Finco M.

Gavinelli Cr., Giannino C., Grassi V. M., Gallo Cl., Garbarino G., Garrone Em.

T. Francesca.

Lanzi L., La Spina Renda R.

Maga A., M. C., Marchetto G., Marino M., Massaro V., Melchior Pr., Molinari M., Melloni Ch., M. A. (Aosta), M. E., Minasso C., Mertelli S., Mastrocinque E., Moretti Muzio M.

Nardone Avv. G., Novara L.

Obertone Giovanni.

Poli M., Pellicane Fr., Pini A., Podda Dott. Ef., Petrarca M., Pezzi M. , Perliod El., Poletti G., Prorini I,., Pietrobelli S., P. Rosa (Torino) implorando una grazia dal B. e da M. A.

Rango Ant., Russo Ad.,. Riccardi M., Ruschena P., Resio Cat., Rosani Cl., Rigamonti L.,

Salvador Cat., Selmi L., Sgarbi Car., Saggin Ol., Scarantino M., Sandrucci Dott. G. B., Savio M.

Trnffini Cleon., Sig.ra Terenghi, Tambutto D., Tregattini M.

Ubertazzi Eugenia.

Veschini Linda.

Zerbino M., Zanardi M., Zambelli D. Zanetta Cel.

(1) L'abbonamento annuo è di L. 5.

NOTIZIE DI FAMIGLIA

Il messaggio del Papa.

Dopo che Mons. Zampini ebbe benedetto i locali delle macchie con la formula adottata per la benedizione degli uffici telegrafici, seguita dall'OREMUS: O Signore Gesù Cristo, che hai detto agli Apostoli tuoi: Predicate il Vangelo a ogni creatura, benedici questo complesso di macchine destinate a chiamare le onde eteree, affinchè, potendo scambiare le parole apostoliche anche con le genti lontane, in una sola famiglia con Te possiamo essere raccolti; la parola del

Papa attraverso la radio fu nel medesimo istante la sera del 12 febbraio, udita per la prima volta in tutte le parti del mondo.

Anche la Casa Madre delle Opere Salesiane ha avuto la fortuna di poter udire distintamente il « Messaggio del Papa » con vivissima commozione. E di questo favore è grata alla squisita gentilezza della rinomata Ditta Marelli di Milano che, per mezzo del suo rappresentante di Torino, Sig. Rag. Gius. Soffietti ha istallato due magnifici e potenti apparecchi, uno sul pulpito del Santuario di Maria Ausiliatrice e l'altro nel Teatro dell'Oratorio.

Tempio di M. A. in Roma.

Abbiamo una novità degna di nota scrive il periodico L'Istituto Pio XI di Roma - nella cronaca dei lavori del Tempio di Maria Ausiliatrice. In questi giorni sono giunti e sono stati collocati i primi blocchi di travertino della monumentale facciata. Novità che deve fare contenti gli amici che seguono l'opera nostra, come ha fatto contenti noi, ma che, purtroppo - perche non dirlo? - è stata amareggiata da un'altra novità: i lavori non possono precedere con il ritmo dei mesi passati. Il motivo? Dobbiamo dirlo? Tanto siamo in famiglia: mancano i mezzi. Dolorosa, penosissima constatazione.

Noi non disperiamo, non abbiano mai disperato. Maria Ausiliatrice lo sa. Essa, col Beato D. Bosco, penserà a suscitare anime generose che ci aiutino a promuovere la sua gloria nella capitale del cristianesimo e a soddisfare il pio desiderio del regnante Pontefice...

Compagnie religiose a congresso.

Abbiamo dato la notizia che il venerato Rettor Maggiore D. Filippo Rinaldi, per avviare gli alunni delle Case Salesiane all' Azione Cattolica, secondo il desiderio del S. Padre Pio XI, ha indetto la Giornata delle Compagnie e il relativo Congresso Ispettoriale.

Dalle prime notizie che ci sono pervenute, sappiamo che la parola del Rettor Maggiore è stata ovunque accolta col più vivo entusiasmo e ha destato negli alunni un'attività febbrile per dare alla giornata una caratteristica simpatica; quella di un vasto movimento giovanile per un intenso risveglio di apostolato cristiano che, prevediamo, riuscirà molto fruttuoso.

Dalla Sicilia ci scrivono, che il Congresso Ispettoriale, che avrà luogo a Catania il 19 aprile, sarà sotto l'alto patronato dell'Ecc.mo Mons. Carmelo Patané arciv. di Catania, di S. E. Mons. Colli, vescovo di Acireale e di altri vescovi che prenderanno parte a tutte le adunanze giovanili. Ben fatto! Sarà così un bel conforto per i Pastori delle Diocesi, e sarà anche una garanzia di più pei baldi giovani che le risoluzioni concretate, sotto la loro guida, risponderanno veramente agli ideali di Azione Cattolica vagheggiati dal Sovrano Pontefice.

Feste al Nunzio Pontificio in Venezuela.

S. E. Mons. Cento ha celebrato in dicembre il suo giubileo sacerdotale. In quell'occasione il nostro collegio di Caracas ebbe l'onore di tributare pel primo a Sua Eccellenza l'omaggio della propria esultanza con un magnifico trattenimento, a cui intervenne la parte più eletta della città. Il 31 dicembre S. E. Mons. Cento passava l'ultimo giorno dell'anno fra i nostri al noviziato di La Vega, celebrando la S. Messa e conferendo la tonsura e gli Ordini minori a cinque chierici salesiani. Dopo pranzo i nostri confratelli festeggiarono l'Eccellentissimo Nunzio Pontificio con una brillante accademia esprimendogli i più fervidi auguri. Monsignore lasciò di sè un caro ricordo colla sua affabilità e colle ispirate parole che egli rivolse ai chierici esaltando il sacerdozio cattolico.

L'Istituto Missionario di Gaeta.

Il nuovo Istituto Missionario di Gaeta, che s'inaugurerà il 26 aprile - festa del B. Don Bosco - ormai è all'ordine ed ha già accolto un primo gruppo di aspiranti. Siamo lieti di segnalarlo ai nostri benemeriti Cooperatori dell'Italia meridionale perchè possano dirigere colà tanti giovani aspiranti missionari.

L'Istituto ha avuto il 15 febbraio la sua prima rivelazione, attirando nel suo salone-teatro un pubblico scelto per udire una bella conferenza tenuta dal missionario salesiano D. Giacone sugli Indi del Rio Negro e sul lavoro che svolgono tra essi i nostri missionari. L'eletto uditorio ha calorosamente applaudito il conferenziere, ed ha approvato le belle parole con cui S. E. Mons. Casaroli arcivescovo diocesano chiuse la simpatica adunata, mettendo in rilievo le benemerenze dei missionari di Don Bosco che portano per il mondo e nelle più selvagge regioni con vero sentito apostolato il cristiano sapere e la civiltà italiana.

Una visita di Mons. Costantini.

Il Collegio Don Bosco di Pordenone ha avuto il regalo di una visita di Mons. Costantini. Monsignore - è da ricordarlo - aveva ricevuto in Cina il disegno del nuovo collegio e aveva di là inviato, con la sua benevola offerta, le più vive congratulazioni per « la bellezza e dignità dell'edificio ». Ora volle vederlo nella realtà e più ancora vedere l'edificio spirituale formato da una numerosa schiera di anime giovanili, che lo accolsero con indicibile entusiasmo. Con loro s'intrattenne per oltre mezz'ora, raccontando le più interessanti notizie della Cina.

Notizie storiche, geografiche, etnografiche; episodi gentili ed eroici delle missioni; fatti raccapriccianti della guerra civile; trepidazioni e speranze della Chiesa e della civiltà, il tutto narrato con vivacità di colorito e colore di sentimento, interessò vivamente il giovanile uditorio e lo fece vibrare dei più disparati vivi sentimenti.

Lettera di Don Giulivo ai giovani.

Carissimi,

Alle grandi imprese! Il S. Padre Pio XI paternamente ha rivolto un appello a tutta la gioventù, maschile e femminile, agli uomini e alle donne di buon volere, perchè s'inscrivano all'Azione Cattolica. Anche voi perciò, o cari amici, siete esortati ad aderire a questo invito. Andatene orgogliosi.

Che cos'è l'Azione Cattolica? È cooperare col Clero alla diffusione e conservazione della fede, a sostenere nella floridezza tutte le opere della Religione nella famiglia, nella parrocchia, nella diocesi, nella nazione.

Voi, cari amici, che già appartenete alle Compagnie di S. Luigi, di S. Giuseppe, del SS. Sacramento, e le vostre sorelle che già appartengono alla Compagnia di S. Agnese o delle Figlie di Maria, tutte Associazioni che svolgono buona parte del programma dell'Azione Cattolica; voi siete ora incitati dalla parola del S. Padre a raddoppiare di attività nelle stesse Compagnie e a iscrivervi quanto prima nei vostri istituti e parrocchie ai benemeriti circoli della Gioventù Cattolica ove si van formando i migliori campioni della nostra Fede.

Crescendo in codesti sacri ambienti, vi renderete atti assai presto a fare gran bene a voi stessi, alle vostre famiglie, alla Chiesa e alla Patria.

Coraggio, amici miei; il B. Don Bosco e Domenico Savio vi aiutino alla santa impresa.

Addio.

Affezionatissimo Don GiuLivo.

NECROLOGIO

Mons. FLORINDO SUETTA.

Spirava serenamente nel dicembre u. s. a San Martino in Rio di cui era degnissimo Arciprete. Sacerdote modello non risparmiò nè zelo, nè fatiche per la salute delle anime; fu tutto pel bene del suo popolo da cui era sinceramente riamato. Decurione salesiano si adoperò con costante premura a zelare le opere del Beato D. Bosco, pel quale nutriva la più affettuosa venerazione.

Prof. Avv. Cav. GIUSEPPE SINDONI

Uomo di viva fede e di principi cattolici sempre apertamente professati, spirava con la serenità del giusto il 3 gennaio in Treviso. Letterato di chiara fama per notissimi studi manzoniani e danteschi, prendeva vivissimo interesse alle opere di carità cristiana e amava contribuirvi secondando l'inpulso della sua generosità. Era fervido Cooperatore salesiano, ammiratore di D. Bosco e delle opere sue.

N. D. BRAMBILLA di Civesio Ved. BELLOCCHIO

spirava santamente in Torino il 22 novembre 1930.

Consacrò la sua vita alla famiglia, alla religione, alla beneficenza, conservando la. sua semplicità e la sua affabilità con tutti. Ammiratrice del Beato

Don Bosco da quando lo conobbe, seguì con entusiasmo il prodigioso sviluppo delle sue opere- per esso ebbe poi sempre viva devozione e nella sua protezione illimitata fiducia. Benefattrice, in vita, delle Opere Salesiane, le beneficò anche nelle disposizioni testamentarie.

ANGELA TOURNOUD.

Generosa signora, di alto sentire cristiano, ebbe per le opere di D. Bosco il più vivo affetto e le beneficò largamente con la sua carità. La casa salesiana di Oulx specialmente trovò in lei una costante fervida Cooperatrice sempre pronta a favorirla in ogni necessità. Si ricongiunse a Dio, dopo 78 anni di vita cristianamente vissuta nella pratica della religione e nell'esercizio del dovere.

*

GRAZIA ZINGALE Ved. NOTAR GUSMANO.

Donna attiva e caritatevole. Sposa tenera e madre affettuosa. Le gioie e i dolori della vita santificò con fede cristiana. Educata da religiose nel Convento di Centuripe in quel di Catania, giovanissima passò sposa al notar Michele Gusmano con il quale convisse nel più santo affetto per 58 anni. Dei 14 figli che le affidò la Provvidenza, solo due volarono al Cielo in tenera età, gli altri 12 essa stessa allevò e crebbero sani e religiosi, e furono sempre la sua più ambita corona. E forse mai madre fu più intimamente corrisposta dai figli che vivevano con il suo nonne nel cuore e sulle labbra. Tenerissima della Madonna da quando nel 1883, conobbe Don Bosco, volle onorarla sotto il bel titolo di Ausiliatrice. Ovunque nella sua Casa spiccavano le immagini in formate grande, di Maria Ausiliatrice e del Beato D. Bosco che voleva per potere mirare da qualunque punto. Continue erano le giaculatorie che durante la giornata loro indirizzava.

Per quanto costasse al suo cuore materno il di stacco dai figli, mai fece la più piccola opposizione alla loro vocazione, bensì andava orgogliosa di averne dati, com'essa diceva, quattro a D. Bosco: Calogero, Salvatore e Carlo, sacerdoti salesiani e Giuseppina. Figlia di M. A.

Si addormentò placidamente nel Signore dopo breve malattia a quasi 85 anni di età il sabato 21 febbraio in Cesarò dopo aver chiesto e ricevuti tutti i conforti di N. S. Religione

La sua vita fu un esempio di preclare virtù che rifulsero soprattutto nei giorni di gravi dolori di cui fu piena.

Nonostante il pessimo tempo tutto il paese si riversò per assistere ai funerali, la Congregazione salesiana fu rappresentata dai confratelli del vicino Collegio di Randazzo e dalle Figlie di M. A.

A D. Calogero, segretario del Capitolo Superiore, a D. Carlo Gusmano, alla famiglia tutta siano di conforto le preghiere nostre e dei Cooperatori a suffragio della mamma da essi tanto pianta.

MARIA BECCHI Ved. MANARA.

Madre esemplare prodigò tutte le sue energie materne nel plasmare il cuore dei figli ai precetti della fede, offrendo oltre l'ammonimento della sua parola l'esempio luminoso della sua vita. Gustò le dolcezze intime della carità, partecipando attivamente a tutte le opere buone, sostenendole colla sua generosità. Vice presidente delle Dame Patronesse delle Opere Salesiane in Savona ebbe per queste il più affettuoso interessamento in ogni contingenza.

Contessa N. D. AUGUSTA PATE-BRAGIOTTI.

Lunga fu la malattia che la condusse alla tomba il 16 febbraio, ma ammirabile la rassegnazione con cui la nobildonna la sopportò, spirando poi soavemente munita di una speciale benedizione del Santo Padre. Condivise col suo consorte, conte Tommaso, l'attiva cooperazione a innumerevoli opere buone, specialmente alle opere dei Salesiani e delle Figlie di M. A., a cui si sentiva legata dai vincoli della più affettuosa amicizia. Il Beato D. Bosco le avrà preparato in cielo il premio a tanta carità e benevolenza.

Don CARMELO LETARD.

Spirava santamente, a 72 anni, in Civitavecchia il 19 febbraio. L'unanime compianto per la sua fine, tributatogli dalla cittadinanza, dice la stima goduta dall'ottimo sacerdote per il suo zelo e pelle sue preclare virtù. Fra un affezionato Coopera toro delle opere nostre.

MARGHERITA RAMAGLIA Ved. BONO.

Dopo 76 anni di vita cristianamente vissuta, spiccò da S. Giorgio Lomellina il volo pel Cielo questa donna che accoppiava ad una umiltà abituale, una profonda pietà e un fervidissimo amore per Dio e per la famiglia. Fu sua grande consolazione aver consacrata la figlia Suor Maria alla Madonna tra le Figlie di M. A. e generosamente offerse pure a Dio negli ultimi anni il sacrifizio della sua solitudine per la maggior diffusione del regno di Cristo nelle anime. Ora le preghiere dei buoni assicureranno suffragi all'anima sua.

GARELLA GABRIELLA Ved. GALLENGA.

Madre carissima del nostro D. Gallenga, Curato del Santuario di Maria A. in Torino, spirava serenamente il 19 febbraio in Foglizzo. Donna di fede vivissima e di grande virtù, diede con generosità tutta l'opera sua alla educazione cristiana della figliuolanza e vide benedetta dal Signore la sua fatica. Assistendo ultimamente alla presa di possesso della parrocchia del figlio Don Domenico, essa manifestava l'intima gioia per aver un figlie sacerdote e salesiano.

Per le opere di D. Bosco ebbe il più cordiale affetto. Sentite condoglianze alla famiglia con l'assicurazione dei nostri suffragi.

MARIA TRIONE.

Attiva zelatrice salesiana spirava la sua bell'anima a Cuorgnè (Torino) suo paese natio il primo venerdì di febbraio all'età di 64 anni, dopo una vita tutta consacrata a Dio nella pratica delle più elette virtù e a bene del prossimo. Era amatissima sorella dei nostri confratelli Don Stefano e Don Giovanni Trione.

PAOLA GILLONE.

Buona, pia e generosa è stata fiore eletto della G. F. C. I. di Vische Canavese, zelando contemporaneamente con tutte le sue forze la cooperazione salesiana missionaria.

La sua santa morte e la sua memoria sarà sempre in benedizione presso quanti la conobbero e sperimentarono la bontà semplice e diffusiva del suo animo.

Cav. ANNIBALE RAINERI Direttore Segretariato per il Popolo Ispettore degli orfani di guerra per la Provincia.

Cooperatore salesiano dal 189o ebbe cordiali relazioni col sig. D. Rua e amò sinceramente l'opera Salesiana indirizzando ad essa orfanelli e vocazioni. Lavorò a pro' degli oratori festivi di S. Paolo e Monterosa per l'Unione Padri di Famiglia. Morì il 28 gennaio santamente, con sul cuore la reliquia del Beato Don Bosco che baciò con devozione frequentemente: D. Bosco gli avrà certo ottenuto un premio degno della sua generosità.

Cooperatori defunti:

ARMATO BIANCA in CONTI, Stellanello (Savona). ASTRUA Cav GIULIo, S. Lazzaro Alberoni (Piac.). AzZARO FRANCESCA PAOLA, Giarratana (Ragusa). AZZONI BATTISTA, Varigione (Como). BANFI PAOLO, Saronno (Varese).

BARBATTI CARLO, Venegono Inferiore (Varese). BARBERA CARLO, Barazzetto (Vercelli).

BASCHETTI COLALÈ ANGELICA, Lanciano (Chieti). BASSETTO PIASER ATTILIA, Cimadolmo (Treviso) BENSO TARDITO ROSA, Tagliolo (Alessandria). BERETTA ORSOLA, Barzanò (Como)BoETTi FRANCESCA, Bra (Cuneo). BOLLO MASSIMINA, Cerrina (Alessandria). BONALDI ALESSANDRO, Torbe (Verona). BORDONI BICE, Firenze.

BORELLO IRENE, Pezzolo (Cuneo). BoRToLUSSI D. MARCO, Spilimbergo (Udine). BRESSAN CAMPOSAMPIERO CAMILLA, Padova. BRUNA DELFINA, Scaldasole (Pavia). BULLO GIUSEPPINA, Chioggia (Venezia). CANAPA DOMENICA, Barge (Cuneo). CENNI ELETTA, Torino.

CHEMIN GIOVANNI BROCHETTA, Campese (Vicenza). CIAFFI PASQUALE, Marano Equo (Roma). COSTA MARIA, Torriglia (Genova). DANI PIA. Monteviale (Vicenza). DEPETRINI ERNESTA, Cerrina (Alessandria).

DE PIETRO ADDOLORATA, Lecce.

DoNAGGio ANGELINA, Chioggia (Venezia).

EPis BIAVA ANNA, S. Giovanni nei Boschi (Berg.). FARESIN CATTERINA SEGALA, Sandrigo (Vicenza). FAVIA GIUSEPPINA DORIA, Brindisi. FRAGUGLIA FRANCESCO, Caffarena (Genova). GALDO VITALE ROSA, Cava dei Tirreni (Salerno). GARIBOLDI GIOVANNI, Inveruno (Milano). GAROMBo LUCIA FISSORE, Bra (Cuneo). GAVINELLI GIACOMO, maestro, Gargallo (Novara). GILLONE PAOLA, Vische (Aosta). GUARNIERI LUISA, Ottone (Piacenza). IACAMPO M. CONSIGLIA, Vinchiaturo (Campobasso). IANDOLINO Can. FRANCESCO, Castronovo (Palermo). LAZZAROTTO FRANCESCO, Nova Metropolis (Brasile). LEONI ERSILIA Rossi, Sefro (Macerata). LOCATELLI REGINA. Vaiano (Milano). MAGRINELLI FELICE, Chiari (Brescia). MAIORANA D. CAMILLo, Gagliano Castelferrato (Cat.). MATURANO FELICIANO, Vallo della Lucania (Sal.), MANASSERO GIACOMO, Pigna (Imperia). MARTINELLI LODA TERESA, Nigoline (Brescia). MASSARA FRANCESCA, Alice Castello (Vercelli). MILLINO GIOVANNA DELLA PUPPA, Venezia. MONTANELLI ANGELA, Pisogne (Brescia). MoNTECCHI ANNA, Fano (Pesaro). NOCENTI PIETRO, Fornoli (Lucca). OSSOLA EMILIA, Leggiuno (Varese). PADOAN SANTINA SAMBO, Chioggia (Venezia).

PANTELLINI MARIA LUISA, Paliano (Frosinone). PANZERI DAMIANO, Morbegno (Sondrio). PAROLINI SANTINA n. ANGELI, Albino (Bergamo). PAUTASSO Teol. MICHELE, parroco, Savigliano (Cun.). PATRUCCO VALENTINO, Frassineto Po (Alessandria). PEILA CARLO, Bosconero (Torino). PICCININ DANIELE, Visinale di Pasiano (Udine). PIOMBO MARIANNA, Morcone (Benevento). PIROVANO ADELE PERETTA, Milano. PODESTà COLOMBA, Chiavari (Genova). POGGI LUCIA, Prignano (Modena). PUXEDDU ANTIOCO, Guspini (Cagliari). RAMMAGLIA MARGnERITA Ved. BoNo, S. Giorgio Lomellina (Pavia).

RIGHERO LUIGI, Osasio (Torino). ROCCIA PIETRO, St. Loup (Francia). Roscio TERESA, Pont Canavese (Aosta). Rossi TERESA ZABALDONE, Cuneo. SALA ODILIA, Grezzago (Milano). SAVINI ELISA, Pistoia. SENNO AMALIA, Arcore (Verona). SERRÙ LISCIA LUCIA, Guspini (Cagliari). SIMONETTO LUCIA ARGENTA, Arten (Belluno). SONETTO ROSA, Giaveno (Torino).

SPINA EPIFANIO, S. Giovanni di Giarre (Catania). STRAPPARAVA Cav. ANGELO, Avesa (Verona).. STELLA SALVATORE, Martano (Lecce) - VIALE MARIA, Genova.

VIGNOLINI Suor AGOSTINA, Comacchio (Ferrara). VILLA ROSA, maestra, Torre d'Arese (Pavia). VITELLARO ALFONSA, Agrigento.

ZANON VITTORIO, Canoni di Mussolente (Vicenza). ZILIANI GIOVANNI, Cremona. ZUCCOLi Gozzi IDA, Modena.

Presentiamo vivissime condoglianze alle famiglie, raccomandando ai suffràgi dei nostri Cooperatori gli amici defunti.

LIBRI BUONI

Echi d'un centenario.

Uno dei primi doveri è di diffondere i grandi libri dell'anima cristiana. Tali libri sono le sorgenti che ci rinfrancano nel deserto cammino della vita. E Sant'Agostino è un maestro di vita interiore che placa tutte le aridità. Sono sue: la forza di pensiero, la luminosità delle idee, la sincerità, il calore dell'arte oltre l'alta scienza di Dio. A quasi sedici secoli di distanza le sue opere sono così vive e fresche da stupire chi, per avventura, ad esse si accosti per la prima volta e con animo impreparato.

Questo africano antichissimo, professore di eloquenza nella città nativa di Tagaste, e poi a Cartagine, indi a Roma e a Milano, nato appena trecent'anni e mezzo dopo Cristo, pagano fino alle trentadue primavere, convertito alla religione cattolica dopo una preparazione durata un semestre nel ritiro di Cassiciaco, scrive con mirabile vivezza e nitidezza e precisione di vocaboli e di immagini, e quel che più importa con una superba padronanza della scienza di Dio. Egli spazia come un'aquila nei cieli della verità divina ed è il più appassionato maestro delle cose celesti all'umanità.

La S. E. I. lo scorso anno ha onorato il gran Santo pubblicandone in larga copia le opere più significative e affidandone la traduzione, il commento o la scelta di pagine ai più noti cultori di letteratura cristiana antica e di letteratura agostiniana in ispecie.

A rendere notevole e degno di plauso il contributo dato dalla S. E. I. al centenario del Santo Vescovo d'Ippona basterebbe la traduzione delle Confessioni fatta da Onorato Tescari. Non vi fu giornale o rivista che non levasse le sue lodi a questa traduzione che oggi è considerata la più perfetta.

Ma alle Confessioni ecco aggiungersi Vita Cristiana del P. Antonino Tonna Barthet, un capolavoro di ascetica, tratto dalle opere del Santo, che fece dire a papa Benedetto XV:

Questo libro è per quanti nel mondo hanno sete e fame di solido alimento per il loro spirito.

Gli studiosi che amano le letture dei testi in lingua latina, cioè nella forma originale, si compiaceranno di trovare in edizione magnifica Confessionum Libri XIII cum notis P. H. Wangnerek, S. J. e il De Catechizandis rudibus annotato dal Colombo. Lo stesso Prof. Colombo ha estratto e collegato i passi più belli della Vera Religione e, saggiamente annotati, li presenta al pubblico. P. P. Gerosa, attento studioso di Sant'Agostino, sceglie, traduce e annota Le pagine più vive di Sant'Agostino e ne fa un volume, veramente aureo, per la collezione di « Pagine cristiane antiche e moderne » che tanto favore ha incontrato in Italia e detta ancora intorno al Santo due studi veramente decisivi:

L'Umanesimo Agostiniano del Petrarca e Sant'Agostino e la Decadenza dell'Impero Romano.

Amerio Franco traduce e commenta il De Musica; P. Andrea Oddone, S. J., studia La Figura del Cristo nel pensiero di Sant'Agostino e ne trae un nutrito volumetto presentato efficacemente dal P. Agostino Gemelli. Il P. Felice Mayer ha tratto dalle opere del Santo un testo di letture per ogni giorno e per tutte le feste dell'anno, e lo presenta col titolo di Vita spirituale; Umberto Moricca ha onorato invece il gran Santo scrivendone una Vita dove l'uomo e lo scrittore sono posti in una luce edificante.

E per il popolo minuto, per la folla ecco il Sac. Luigi Nano scrivere una Vita popolare di Sant'Agostino che è un capolavoro di grazia e una miniera di seducenti e sante notizie.

Con tale larga copia di opere la S. E. I. ha inteso di partecipare degnamente al Centenario del gran Santo. A un anno di distanza ci si accorge che il rifiorire degli studi agostiniani non fu dovuto solo a smanie passeggere di moda. Dura e cresce nel tempo e col tempo l'affetto e l'amore degli scienziati e degli uomini dif ede per l'opera di questa superba aquila di Dio, che toccò i culmini più ambiti del sapere e della virtù.

E voi, ottimi cooperatori salesiani e affezionati lettori, ospitatene le opere, bevete dell'acqua che egli vi porge così copiosa di freschezze; troverete in Agostino la luce, la forza, la verità, la vita perchè il Signore colmò il suo cuore di tutte le grazie.