BS 1930s|1935|Bollettino Salesiano Ottobre 1935

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI S. GIO. BOSCO

BOLLETTINO SALESIANO

Anno LIX - N. 10 OTTOBRE 1935 - XIV

SOMMARIO: Cari ricordi... - Sotto la cupola dell'Ausiliatrice. - Dalle nostre Case. - Crociata Missionaria. - Dalle nostre Missioni. - Lettera di Don Giulivo ai Giovani. - Per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice e di San Giovanni Bosco. - Tesoro spirituale. - Il giubileo d'oro delle "Letture Drammatiche". - Echi delle feste di Don Bosco Santo. - Un bell'esempio di Azione Salesiana. - Necrologio.

Cari ricordi...

Don Bosco, parlando del Santuario di Maria Ausiliatrice, disse ripetutamente e lasciò scritto: ogni mattone e ogni pietra di questo sacro edifizio ricorda un benefizio, una grazia ottenuta dall'Augusta Regina del Cielo.

Ora che una piccola parte del Santuario è stata demolita per dar luogo al progettato ampliamento - che completerà l'avveramento del sogno fatto da Don Bosco nell'ottobre del 1844, nel quale vide la sua chiesa alta e stupenda - i Superiori hanno ordinato che tutti i materiali, pietre e mattoni, ricavati dalle demolizioni siano impiegati nella ricostruzione ; così colle nuove pietre e coi nuovi mattoni continueranno a ricordare e a cantare le grazie antiche e nuove che l'Ausiliatrice concesse e concederà a chi l'invoca e ci aiuta a compiere la grande opera intrapresa in suo onore.

Anche le colonne granitiche del porticato che faceva corona al Santuario nella parte delle sagrestie e del coro, per tanti anni accarezzate dallo sguardo di Don Bosco e testimoni di tante care vicende dell'Oratorio, saranno custodite come sacri ricordi in altrettanti Istituti e convertite in artistici e graziosi monumenti all'Ausiliatrice, o a Don Bosco, o a qualcuno dei Santi protettori dell'Opera Salesiana.

La prima colonna rimossa dal porticato all'inizio dei lavori, la volle per sè la veneranda Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice e la destinò all'Istituto missionario di Arignano presso Chieri. Il piccolo monumento fu solennemente inaugurato il 10 luglio scorso, presenti colla Superiora Generale le Madri del Consiglio generalizio, parecchie Ispettrici e le allieve del vicino noviziato di Pessione. La bella iniziativa e la cara festa furono illustrate dalla parola dell'Economo Generale dei Salesiani signor Don Fedele Giraudi.

La colonna porta la statua di San Giuseppe e nel basamento una piccola lapide racconta: questa colonna apparteneva al porticato fatto costruire da Don Bosco intorno al Santuario dell'Ausiliatrice in Torino. Rimossa per i lavori d'ampliamento, fu qui collocata per desiderio della Superiora Generale Madre Luisa Vaschetti.

La seconda colonna è stata innalzata colla statua dell'Ausiliatrice sul colle dei Becchi, nell'Istituto missionario salesiano che è stato iniziato presso la Casa natia di Don Bosco. La pietà dei coniugi Pilone di Murialdo la volle dedicata alla memoria del loro amato figlio Giuseppe. Fu inaugurata il giorno di Maria Assunta in Cielo dal Rev.mo Rettor Maggiore Don Pietro Ricaldone, essendo presenti tutti gli Ispettori degli Istituti salesiani d'Europa.

Sono disponibili altre trenta colonne circa che saranno concesse a chi farà un'offerta per i lavori d'ampliamento del Santuario.

SOTTO LA CUPOLA DELL'AUSILIATRICE

Il 6 agosto, festa della Trasfigurazione, mentre ferveva la demolizione dei sotterranei del coro e delle antiche sagrestie, si cominciarono gli scavi per le fondamenta che proseguono ancora alacremente mettendo in evidenza la vasta area dell'ampliamento.

La cronaca dei pellegrinaggi registra, il giorno 3, un gruppo di infermiere dell'Asilo Regina Elena di Milano; il giorno 4, un primo afflusso delle insegnanti convenute a Torino pel corso di Educazione fisica indetto dall'O. N. B., 30 pellegrini del Principato di Monaco, 24 Olandesi e una trentina di giovani di Azione Cattolica di Gallarate; il 5, pellegrini da Santo Stefano Roero, da Avigliana, da Priocca, 20 Esploratori francesi e 25 fanciulli da Carignano. La sera del giorno 6, l'Oratorio ebbe la gioia di accogliere gli Ispettori delle Case salesiane d'Europa, convenuti ai piedi dell'Ausiliatrice per trarre dall'urna gloriosa del santo Fondatore nuovi impulsi al fervore della vita religiosa delle singole Ispettorie. L'indomani, sotto la presidenza del Rettor Maggiore, essi iniziarono una serie di conferenze che si chiusero, il giorno dell'Assunta, con un devoto pellegrinaggio alla casetta natia di Don Bosco, a Castelnuovo, sostando qualche ora a Chieri per ricordare il centenario dell'ingresso di Don Bosco in Seminario (30 ottobre 1835). Dopo la messa celebrata dal signor D. Fascie nella storica cappella, passarono a visitare il nostro Istituto Teologico ed i luoghi più cari che ricordano la giovinezza di Don Bosco studente, intrattenendosi con particolare emozione nell'antico caffè Pianta a familiare colloquio coi discendenti del buon fruttivendolo Blanchard. Presso la casetta natia il Rettor Maggiore benedisse una statua dell'Ausiliatrice inaugurata sopra una delle colonne di granito del porticato della basilica di Torino, ora abbattuto; quindi gli Ispettori si recarono a Mondonio a visitare l'umile casetta donde volò al Cielo il ven. Domenico Savio.

Il giorno 8, celebrò all'altare del Santo il nuovo Vescovo di Andria S. E. Mons. Paolo Rostagno, e nel pomeriggio fece una rapida visita S. E. Mons. Ugliengo vescovo di Susa. A sera, un pellegrinaggio da Boscomarengo, reduce da Oropa. A mezzanotte, guidato da Don Francesco Cojazzi partì per Genova il primo nucleo di Salesiani destinati alla fondazione di una Scuola professionale nella Repubblica di San Domingo. Colla benedizione del Rettor Maggiore s'imbarcarono il giorno dopo per l'America. Nei dì seguenti giunsero pellegrinaggi dalla Borgogna, da Montecchio Maggiore (Vicenza), da Somaglio, da Giubiano e da Besozzo (Varese), da Maccio e da Guanzate (Como), da Mezzana Bigli, da Tortona, da Lainate, da Rosciate, da Crema, da Legnano e da Seregno col prevosto Mons. Ratti. Il 17 fece una scappata S. E. Mons. Fietta, Nunzio Apostolico di Haiti e San Domingo. Il giorno 18 venne l'Arcivescovo di Montreal (Canadà) e celebrò all'altare del Santo. La festa dell'Assunzione fu distinta, oltrechè dalla solennità delle sacre funzioni, cui fece servizio il « Piccolo clero » dell'Oratorio festivo e la corale della Parrocchia, dalla Comunione generale dei fanciulli e delle fanciulle per commemorare il XXV° della pubblicazione del Decreto Quam singulari con cui Pio X aperse i tabernacoli ai bambini. Celebrò il Prefetto generale Sig. Don Berruti. Ogni giorno affluenza di maestre del corso dell'O. N. B., a visitare la Basilica e l'Oratorio. Dal 19 al 21 agosto i Superiori misero a loro disposizione il teatro dell'Oratorio festivo per la visione del film « Don Bosco » e per una splendida conferenza sul sistema educativo del Santo, tenuta con quella competenza che gli è propria dal nostro prof. Don Alberto Caviglia della R. Deputazione di Storia Patria. Il 30, salparono da Napoli parecchi confratelli diretti agli Stati Uniti ed il 31, ventotto missionari pel Rio Negro e il Mato Grosso (Brasile), per la Patagonia e per l'Ispettoria di Magellano. Lo stesso giorno visitarono la Basilica e l'Oratorio due gruppi dei Fasci Femminili Italiani di Damasco e di Gerusalemme guidati dalle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Nuovo Vescovo salesiano.

Il 25 agosto u. s. il Santo Padre si è benignamente degnato di nominare il Direttore del nostro Istituto di Madrid, Don Marcellino Olaechea y Lozaga, Vescovo di Pamplona nella Spagna. È il primo salesiano spagnuolo che sale all'episcopato e la sua nomina fu accolta con immenso entusiasmo. Anche i grandi giornali di opposte correnti hanno dedicato ampie colonne ad illustrare la cara figura dell'Eletto, plaudendo unanimi alla felicissima scelta. Il nuovo Vescovo nacque a Baracaldo (Vizcaya) da umilissimi genitori il 9 gennaio 1889. Suo padre era meccanico negli alti forni. Compiuti gli studi elementari e ginnasiali, venne accolto nel nostro noviziato di Carabanchel Alto il 19 ottobre 1904 e l'anno seguente emise i santi voti. Fece gli studi filosofici nel nostro studentato del Belgio e quelli teologici nel nostro Istituto Teologico Internazionale a Foglizzo Canavese. Fu ordinato sacerdote nel 1912 e nel 1918 nominato Direttore del nostro Collegio di Santander. Eletto Ispettore nel 1922, resse successivamente le Ispettorie Tarragonese e Celtica fino al 1933, quando la Santa Sede lo nominò Visitatore apostolico dei Seminari delle diocesi di Siviglia, Valenza e Granata. Verrà consacrato in questo mese di ottobre nella cattedrale di Madrid dal Nunzio Apostolico S. E. Mons. Todeschini. Al degno figlio di Don Bosco i nostri piú fervidi auguri per un lungo e fecondo apostolato.

DALLE NOSTRE CASE

MESSINA - La gioia della Famiglia salesiana per la elevazione del Direttore dei Cooperatori all'Episcopato.

Una grande gioia s'è diffusa in tutta la Famiglia salesiana per l'elezione di Mons. Pio Giardina, Vicario Generale della Diocesi e Direttore dei Cooperatori Salesiani, a Vescovo Titolare di Efesto ed Ausiliare di S. E. Mons. Arcivescovo Angelo Paino.

Mons. Giardina, nato in S. Domenica di Vittoria (Messina) nel 1884, entrò ancor giovanissimo nel Seminario Diocesano ove si distinse per la pietà e lo studio in cui tenne sempre il primato.

Particolarmente versato nello studio delle lettere, ancora Diacono ebbe l'incarico dell'insegnamento nel Ginnasio Superiore del Seminario e collaborò, scrittore facile ed elegante, in parecchie Riviste. Ordinato Sacerdote il 30 Settembre 19o6, e laureatosi in Roma, all'Università Gregoriana, in Filosofia, Teologia e Diritto Canonico, fu dapprima Cancelliere in Curia, quindi Professore e Preside in Seminario, Canonico della Metropolitana dal 1919, e dal 1923 Vicario Generale.

Al novello Vescovo che tanto ama l'Opera Salesiana, i nostri rallegramenti e l'augurio di fecondo Episcopato.

ROSARIO (Argentina). - L'Ambasciatore d'Italia al nostro Istituto.

La prima settimana di luglio u. s. S. E. l'Ambasciatore d'Italia comm. Mario Arlotta, accompagnato dalla sua gentile Signora, ha trascorso alcuni giorni nella città di Rosario visitando le fiorenti istituzioni della Colonia Italiana e suscitando ovunque vivissimo entusiasmo. Con gesto spontaneo, altamente edificante, iniziò il programma coll'assistenza alla Santa Messa, la domenica 7, nella nostra cripta, ove convennero le più distinte personalità italiane accolte dai salesiani e dal presidente degli ex-allievi con la massima solennità. Il Direttore D. Fanzolato celebrò all'altare dell'Ausiliatrice, e la banda dell'Istituto salutandolo all'uscita cogli inni nazionali fece pregustare a S. E. la gioia della visita dell'Istituto cui dedicò le ore più belle del giorno seguente. L'accoglienza riuscì trionfale. Artigiani e studenti, salesiani, ex-allievi, cooperatori e patronesse già affollavano l'ampio cortile delle Scuole professionali quando S. E. apparve colla Signora e col seguito fra due ali di ginnasti protese nel saluto romano alla porta d'ingresso. Gli applausi dei giovani accompagnarono le LL. EE. sul palco d'onore mentre la banda intonava la Marcia Reale e Giovinezza.

Un giovane alunno diede il benvenuto ufficiale, e tre suoi compagni declamarono graziosi versi di omaggio in castigliano, italiano e latino. Infine prese la parola il Direttore per ringraziare S. E. della cara visita e della bontà con cui segue l'Opera salesiana e per presentargli i candidati alla premiazione per la gara d'italiano svoltasi nell'Istituto con ottimo successo nel corso dell'anno scolastico. S. E. s'alzò commosso a ringraziare a sua volta per la magnifica accoglienza, compiacendosi degli ottimi sentimenti cui educa la scuola di Don Bosco Santo e rallegrandosi coi vincitori della gara d'italiano cui appose personalmente sul petto le medaglie d'oro, d'argento e di bronzo concesse dal Ministero degli Esteri.

La « medaglia d'oro » si rese immediatamente interprete della gratitudine dei compagni con una felicissima improvvisazione che fu un inno alato alla Patria nostra ed al suo Governo. Terminata l'accademia, l'Ambasciatore passò in rivista le squadre ginnastiche, poi lasciò l'Istituto fra entusiastiche acclamazioni, mentre la banda eseguiva l'Inno al Piave.

BUENOS AIRES (Argentina). - Fraternità salesiana.

Nel mese di maggio u. s. S. E. il dott. Getulio Vargas, Presidente della Repubblica del Brasile, ha fatto visita ufficiale alla Repubblica Argentina, ricambiando così l'omaggio reso l'anno scorso al Brasile dal Presidente Argentino Generai Justo. Gli alunni del nostro Collegio di Nictheroy, che al Presidente della Repubblica Argentina avevano reso in quell'occasione un solenne omaggio, vollero approfittare della circostanza per far giungere agli allievi dei Collegi Salesiani di Argentina un fraterno messaggio a nome di tutti gli alunni salesiani del Brasile. Ed incaricarono nientemeno che il Ministro degli Esteri, dott. Carlos de Macedo Soares, il quale accondiscese con bontà squisita. Appena lo seppero, i Salesiani di Argentina prepararono al Ministro un solennissimo ricevimento nel Collegio Pio IX, ove, nelle prime ore del pomeriggio del 28 maggio, convennero tutti gli alunni degli altri sei collegi salesiani della capitale. All'ingresso si schierarono quattro battaglioni di Esploratori

Don Bosco» e la banda del Collegio Leone XIII che all'arrivo di S. E. intonò l'inno brasiliano, mentre l'Ispettore salesiano Don Reyneri, coi Direttori e i rappresentanti degli ex-allievi e dei Cooperatori umiliavano i primi omaggi.

S. E., accompagnato dalla Signora, dall'addetto navale e dal segretario, si recò subito in chiesa per una breve visita, quindi raggiunse il cortile centrale fra gli applausi scroscianti e prese posto sul palco d'onore, mentre la banda del collegio Pio XI ripeteva l'Inno brasiliano. Al benvenuto ufficiale datogli dal nostro Don Silva in uno smagliante discorso vibrante di ammirazione per la grande Nazione brasiliana, S. E. rispose con nobili parole: « Prima di leggere il messaggio - egli disse - che i giovani brasiliani inviano ai fratelli argentini, mi sia permessa una confessione. Quando ricevetti l'incarico di questo messaggio, io non pensava alla grandiosità di questo omaggio dei figli di Don Bosco di Argentina. A me, che nutro un'alta stima ed una grande venerazione per l'Opera salesiana, è cosa assai cara l'essere latore di questo messaggio; quantunque io abbia sempre pensato che solo il profumo dei fiori, solo il fulgor delle stelle, solo le ali degli uccelli l'avrebbero potuto degnamente portare, perchè essi soli sanno degnamente interpretare l'anima giovanile della Nazione. Ora io provo un'intima soddisfazione in questa Casa per la profonda ammirazione ch'io sento verso l'Opera di Don Bosco che io considero come l'opera più profondamente umana. Per questo ho accettato con gioia il messaggio che vi leggo:

« Agli alunni dei Collegi Salesiani della nobile Repubblica Argentina, gli alunni salesiani del Brasile. Per l'onorevole tramite del signor Giuseppe Carlo de Macedo Soares, degnissimo Cancelliere del Brasile, vogliamo inviare a tutti e a ciascuno di voi il nostro fraterno abbraccio e l'assicurazione della nostra cordiale amicizia. Gli alunni delle altre nazioni d'America vi ammirano perchè fu l'Argentina la prima nazi ne del nuovo continente alla quale il nostro padre Don Bosco mandò i suoi figli, ed egli si compiaceva di chiamare l'Argentina la sua seconda grande Patria. Fu nella vostra grande nazione, che s'iniziò in terre d'America l'Opera Salesiana, quell'epopea che realizzarono i nostri maestri e realizzano ancora in questa terra di Colombo.

Quando il Brasile ricevette l'onorifica visita del primo magistrato della vostra nazione, noi, alunni del Collegio Santa Rosa di Nictheroy, il primo fondato dai salesiani nel Brasile, abbiamo avuto l'onore di salutarlo in nome delle migliaia di alunni dei cinquanta e più collegi che i nostri maestri dirigono da un capo all'altro della nostra patria. Oggi per mezzo dell'illustre Ministro degli Esteri del Brasile, siamo gli stessi alunni del decano dei Collegi salesiani del Brasile che, in nome di tutta la gioventù brasiliana, educata all'ombra della gloriosa bandiera di Don Bosco, vi inviano questo messaggio di cordiale e affettuoso saluto.

Le nostre due patrie sono sorelle. Hanno le stesse aspirazioni e gli stessi ideali. Da anni collaboriamo in intima unione fraterna perchè esse seguano armonicamente i gloriosi destini che Dio ha loro tracciati. Ma siamo tutti allievi salesiani. Argentini e Brasiliani siamo ugualmente figli del grande Don Bosco: riceviamo l'educazione nello stesso ambiente morale e intellettuale, secondo gli stessi metodi pedagogici del massimo educatore del secolo XIX. Sentiamo che questo fatto bene auspicante stabilisce un vincolo di amicizia ancor più forte per la nazione nostra sorella. È per questo che oggi, con tutta l'esuberanza delle nostre anime giovanili, vi mandiamo questo saluto ».

Un subisso di applausi rispose al fraterno messaggio. Quindi un giovane, che aveva già tradotto a penna i sentimenti dei suoi compagni, consegnò a S. E. il messaggio di risposta ai fratelli del Brasile.

Squillarono le trombe delle bande degli Esploratori «Don Bosco» e i battaglioni sfilarono dinanzi al palco del Ministro, il quale ripartì poscia in automobile fra altissime acclamazioni.

NOVENA CONSIGLIATA DA S. GIOV. BOSCO PER OTTENERE GRAZIE E FAVORI DA MARIA SS. AUSILIATRICE.

1° Recitare per nove giorni: Tre Pater, Ave, Gloria al SS. Sacramento con la giaculatoria: Sia lodato e ringraziato ogni momento il Santissimo e Divinissimo Sacramento; tre Salve Regina a Maria SS. Ausiliatrice con la giaculatoria: Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis.

2° Accostarsi ai SS. Sacramenti.

3° Fare un'offerta secondo le proprie forze per le Opere Salesiane.

4° Aver molta fede in Gesù Sacramentato e in Maria SS. Ausiliatrice.

PREGHIERA DI S. BERNARDO.

Ricordatevi, o piissima Vergine Maria, non essersi mai udito che sia stato abbandonato chi ha ricorso a Voi, implorando il vostro aiuto, chiesto il vostro soccorso. Io animato da tale confidenza, o Madre Vergine delle Vergini, a Voi ricorro, a Voi vengo, innanzi a Voi, peccatore contrito, mi prostro; non vogliate, o Madre del Verbo sdegnare le mie preghiere, ma ascoltatemi propizia ed esauditemi. Così sia.

Maria Auxilium Christianorum ora pro nobis.

Crociata Missionaria

BORSE COMPLETE

Borsa RINALDI DON FILIPPO (6a). Raccolte dalle Patronesse delle Opere Salesiane, L. 15025. Sulli Suor Giuseppina e Sulli Suor M. Crocifissa a compimento, L. 5000. - Totale L. 20025.

BORSE DA COMPLETARE

Borsa BOTTIROLI ANTONIO - Somma prec.:

4000 - Michelina Bottiroli, 2000 - Tot. L. 6ooo. Borsa BUON PASTORE - Somma prec.: 1830: - Piani Sartori Ortensia, 220 - Tot. L. 2050. Borsa CARA VARIO DON CALLISTO - Somma prec.: 1384 - Chiara Francesco, 25 - Tot. L. 1409.

Borsa DIVINA PROVVIDENZA - Somma prec.: 6982,50 - Baragiola Pierangiola, 5o - Ester Buffa, 5 - Boglione Francesco, 20 - Tot. L. 7057,50.

Borsa DON BOSCO EDUCATORE (4a) - Somma prec.: 2392,40 - Rag. Guido Betta, 20 - Pozzo Maria, io - Tot. L. 2422,40.

Borsa DON BOSCO PROTETTORE DEI GIOVANI - Somma prec.: 3248 - Coniugi Gianola, 25 - Marchetti Lucia, 25 - Tot. L. 3298. Borsa DON BOSCO SALVATE I NOSTRI FIGLI (2a) - Somma prec.: 3347,50 - Rag. Pompilio Cardini, 100 - Paparelli Agostino, 50 - Ferraris Francesco, 25 - Canepa Maria, 25 - Quaranta Pietro, 10 - Mascanzani Camilla, io - Tot. L. 3567,50.

Borsa DOGLIANI CAV. GIUSEPPE - Somma prec.: 6oo - Pozzi Francesco, zoo - Tot. L. 80o. Borsa ETERNO PADRE - Somma prec.: 1975,05 - Elia Guidotti, 5 - G. Ligotti, 50 - Tot. L. 2030,05.

Borsa FRIULANA, a cura della casa di Tolmezzo. - Somma prec.: 7607,75 - Soranzo Italo, 1z - De Comelli, 5 - Salon Giuseppe, 2 - Craighero Luisa, 20 - Cimetta Giuseppe, 5 - Tot. L. 7651,75

Borsa GESU', MARIA AUSILIATRICE, DON BOSCO (2a) - Somma prec.: 16412 - Marta Viscardi, 5o - Elvira Faggiani Venzi, 500 - Antonia Guzzo, Columbus, 18o - C. Andreoli, 100 - Ferraris Francesco, 25 - Caterina Salvo Ugo, 100 - Emma De Virgiliis, 5 - S. Eisenegger, 30 - Tot. L. 17402.

Borsa GIRAUDI DON FEDELE (2a) - Somma prec.: 9804,25 - Carolina Ferraro, 20 - Caterina Chiston, 150 - Tot. L. 9974,25.

Borsa GLI EDUCATORI AL LORO SANTO, a cura dell'Ing. Comm. A. Bianchi, Presidente dell'Unione Don Bosco fra gli insegnanti - Somma prec.: 3318 - Guainazzo Maria, 25 - Ponti Giovanni, 10 - Calasso Annunziata, 2 - Farina Francesco, 3 - Bramoso Don Luigi, 20 - F. M. 50 - Rosa Rossi, 40 - Emma Gachet, 2o- Insegnanti Scuola e B. Vergine di Campagna, s 6 - Teresa Ferraris. 10 - Lodovica Negri, 20 - G. Perucca, 10 - P. Racca, 5 - Mainella, Valletti, Portigliatti, 8 - Molineri Setragno, 2 - Zivelli De Lauso, 10 - I. Eula, 10 - A. Ghianda, 5 - M. Serramoglia, io - M. Minelli, 5 - M. Marchisio, 5 - G. Saletta, 5 - Gallea Polliotti, 5 - Sorelle Isnardi, 30 - I. Franchi, io - C. e T. Paschetto, 55 - M. Borgialli, 5 - N. N. 5 - V. Marocco, 5 - Resca e Pomo, 5 - Balbina Giordano, 5 - I. Manusardi, 15 - N. N. 2 - Insegnanti Scuole Mazzini e Duca degli Abruzzi, 55 - C. Giani, 10 - E. Savina, 5 - Concetta Crova, 50 - Maria Bondi, 10 - Caterina Oggero, io - Maddalena Cantatore, 5 - Onorina Crova, 5 - Rina Martini, 5 - Prof. Cerutti, 13 - Angelina Ariotti, 5 - Gallo Bocca, 5 - Maria Bocca, 5 - L. Thomè Peona, 20 - Estella Peona, 20 - M. Bandino, 5 - Bionda Prof. E. R., io - E. Moreno, 10 - Gallea Manassero, 5 - N. N, 20 - Benzio Cardina, 10 - Roasio Elvira, 5 - Zanoni Ferrari, 10 - G. Gandolfo, 5 - Fratti Nunzia, 10 - Balbina Giordano, 5 - Regis e Lampariello, 4 - De Alexandris e Gioberti, 4 - Vanara Vincenzo, 2 - Meren Triccò Marina, 2 - Bono e Bellino, 4 - Gonella Vittorina, 5 - Arnaud Vittorina, 10 - G. Borgialli, 5 - N. N. so - Crida Maria, 5 - Cosola Rosetta, 5 - Mignone Scaglione, 2 - V. Casapulla, 2 - Pasta, Angero, Barnassi, 3 - Jourdan, Gandolfo, Ceria, Donati, 4 - Ferraris, Castagnero, Lusso, Gariglio, 4 - Bottione, Peraldo, Suardo, Bassi, 4 - Giordana Luisa, 3 - Fassero Felicita, io - E. R. 5o - Nolè Anita, 2 - Roggero Ada, 20 - Tot. L. 4219.

Borsa LAIOLO DON AGOSTINO - Somma prec.: 1130 - Bertolino Giovanni, 25 - Tot. L. 1155

Borsa LASAGNA MONS. LUIGI - Somma prec.: 7220 - Borsarelli Olga, 25 - Tot. L. 7245.

Borsa LESNA CAV. DON SILVIO - Somma prec.: 2000 - In memoria dei loro genitori, Giovanni e Giovannina: figli di Castello Maria, nata Lesna, sono - figli di Bozzalla Canalino Rosa, nata Lesna, 1000 - figli di Bora Quintina, nata Lesna, sono - figli di Bassotto Aurelia, nata Lesna, sono - figli di Scaglia Paola, nata Lesna, sono - figli di Foglia Ottavia, nata Lesna, 1000 - figli di Vallero Noemi, nata Lesna, sono - figli di Lesna Albino, 1ooo - Tot. L. 10.ooo.

Borse iniziate e che attendono di essere completate.

Baratta C. M. 100 - Beato Odorico da P. 1500 - Beltrami Don Andrea (4a) 2910 - Beltrami, a cura della casa di Borgomanero, 12661,50 - Benedetto XV, 370 - Bensi Don Giovanni, 1300 - Berrutti Don Pie†ro, 1058 - Bini Vittorio, soo - Bonetti Don Giovanni, 3600 - Bordighera, 1020 - Borga†ello Don Maggiorino, 234,65 - Bronda Matteo, 19702 - Bourlot Don Stefano, 12.ooo - Buon Samaritano, 1670 - Bussi Don Luigi, a cura della casa di Genova-Sampierdarena, 9146,85 - Bretto Don Clemente, 655.   (Segue).

DALLE NOSTRE MISSIONI

EQUATORE

Alta onorificenza del Governo Equatoriano a S. E. Mons. Comin.

S. E. il Presidente della Repubblica, José Maria Velasco Ibarra ha conferito la più alta onorificenza dello Stato al Vicario Apostolico di Mendez e Gualaquiza S. E. Mons. Comin, decorandolo della Croce di Grand'Ufficiale. È la prima volta che il Governo Equatoriano conferisce tale onorificenza a un rappresentante del Clero. Il nobile gesto del Capo dello Stato assurge quindi a solenne riconoscimento delle benemerenze apostoliche del degno figlio di Don Bosco che da tanti anni si prodiga, cogli altri confratelli, per l'evangelizzazione dell'Oriente Equatoriano. La consegna dell'onorificenza avvenne in forma ufficiale nel palazzo municipale di Cuenca il 7 luglio u. sc. per mano del Governatore, alla presenza del Consiglio, autorità e personalità. Nel corso della cerimonia il Governatore decorò anche i due nostri missionari Don Albino Del Curto e Don Carlo Crespi della Commenda e della Croce d'oro al merito ». Ringraziò per tutti S. E. Mons. Comin, riferendo ogni cosa a gloria di Dio e di Don Bosco Santo. « La dimostrazione di stima del Supremo Governo della Repubblica, - egli disse, - è per noi uno stimolo a proseguire con volontà tenace, in nome di Don Bosco, le opere a noi affidate, per la gloria di Dio e il bene della Patria equatoriana ».

INDIA

L'ingresso di S. E. Mons. Mathias nell'Archidiocesi di Madras.

Il 20 luglio u. sc. - suo genetliaco ed anniversario della ordinazione sacerdotale - S. E. Rev.ma Mons. Luigi Mathias ha fatto il solenne ingresso in Archidiocesi, accolto con feste indicibili dal clero e dai fedeli, autorità e popolo. La « Catholic Indian Association », di cui S. E. è presidente, volle essere la prima a dargli il benvenuto ed improvvisò una affettuosa dimostrazione al suo arrivo, la sera antecedente, sul vasto piazzale della stazione centrale, inghirlandandolo di fiori e promettendo un più intenso fervore di apostolato nell'Azione Cattolica. S. E. ringraziò commosso benedicendo i propositi di quei cari figli, quindi procedette, coi Vescovi di Nellore e di Hyderabad che l'accompagnavano, seguito da numerosi rappresentanti del clero e dei Cattolici di Madras e di Mylapore fino al palazzo del Vescovo di Mylapore che l'ospitò per la grande giornata.

L'accoglienza ufficiale fu un vero trionfo.

Da due mesi i cattolici si preparavano con grande entusiasmo. Nei cortili della Cattedrale garrivano centinaia di bandiere e stendardi, il Salone di S. Maria e l'High School di S. Gabriele erano illuminati sfarzosamente a luce elettrica; quattro alto parlanti dovevano diffondere la voce del nuovo Pastore a tutti i fedeli accorsi; un arco trionfale ornava il portone di ingresso, e sul frontone della Cattedrale brillava lo stemma del nuovo Arcivescovo col motto missionario: « Ardisci e spera ».

All'ora fissata migliaia di cattolici della città e dintorni già erano schierati nei giardini dell'High Court, ma si dovette ritardare di 20 minuti perché treni, automobili e tramvie continuavano a condurre fedeli.

Nell'attesa un aeroplano staccatosi dall'Aerodromo prese a volteggiare sulla folla lanciando un messaggio. legato con nastro rosso e azzurro che un ufficiale raccolse per consegnare a Monsignore. Quando apparve S. E., seguito da una decina di automobili coi rappresentanti delle Parrocchie cittadine, fu un subisso di applausi ed uno sventolio fantastico di bandiere a colori. La Banda Salesiana di Vellore suonava l'Inno al Papa.

Sceso dall'automobile S. E. si fece il segno di Croce e, inginocchiatosi, baciò la terra. Il Vicario Gen. Mons. Mora salesiano gli presentò il pastorale e la Banda intonò l'inno: « Faith of Our Fathers: Fede dei nostri Padri » cantato da tutti gli astanti. Ordinatasi quindi la processione, parrocchia per parrocchia, l'Arcivescovo passò benedicendo per le vie principali fra l'ammirazione di numerosi pagani e, baciato il Crocifisso, entrò in Cattedrale al canto dell'« Ecce Sacerdos ».

Il Vicario lesse la Bolla di nomina in latino ed in inglese, quindi Mons. Mathias salì sul pulpito ed indirizzò la sua prima parola di ringraziamento a tutti per la filiale dimostrazione esortandoli a diffondere il regno di Dio, a promuovere le vocazioni, a vivere uniti nella Fede, nella Speranza e nella Carità. La cerimonia si chiuse col Te Deum e la Benedizione del SS. Sacramento. La Banda dell'Orfanatrofio di S. Patrizio di Adyar tenne poi concerto fino a notte.

L'indomani S. E. tenne il solenne pontificale. S. E. Mons. Leone Kierkels, . Delegato Apostolico delle Indie Orientali, gli impose il sacro Pallio, ed assistette alla funzione insieme ai Vescovi di Krishnagar, Nellore e Hyderabad. Al Vangelo, Mons. Ferrando pronunciò il discorso d'occasione e al termine del Pontificale Mons. Mathias impartì la Benedizione Papale con l'Indulgenza Plenaria.

Nel pomeriggio i cattolici di tutta la città si raccolsero nel cortile della Cattedrale per offrire al novello Pastore uno splendido trattenimento cui parteciparono tutte le autorità e distinte personalità. Il programma si svolse in inglese e tamil fra saggi ginnastici. Mons. Mathias rispose, tra la meraviglia di tutti, con alcune parole in tamil, e con un affettuoso discorso in inglese. Al termine dell'accademia, Mons. Thomas presentò il dono collettivo del clero e del popolo di Madras: una bella automobile, ed invitò Mons. Mathias a condurre subito in una breve gita il Delegato Apostolico. S. E. non se lo fece dire due volte e, tra uno scroscio di applausi, sedette al volante pilotando la macchina lungo la marina.

Finita la festa, Monsignore ha incominciato il suo apostolato nella nuova Archidiocesi lanciando un appello per la costruzione del Seminario che attualmente ha sede in una modesta casa di affitto, essendo stato assegnato l'antico Seminario alla Diocesi di Nellore, all'atto del suo smembramento dalla Archidiocesi di Madras nel 1928. Assistiamolo colle nostre preghiere perché egli possa svolgere tutto il suo programma pastorale a vantaggio di tante anime.

SIAM Due nuove fondazioni.

Amatissimo Padre,

Da un mese ci troviamo in pieno anno scolastico. Si lavora dappertutto, e molto, vorrei dire fin troppo. In alcuni nostri centri scolastici è una vera ressa di giovani. Grande fervore nel nostro Piccolo Seminario, che conta 40 allievi e nella Casa di studentato. Dieci dei nostri chierici hanno già iniziato il primo anno di teologia, sei la filosofia. Lo sviluppo dell'apostolato continua con successo.

Un altro passo avanti. - Dopo Rajaburi, ecco la fondazione di Hua hin a 112 km. più innanzi lungo la Penisola, sulla linea BangkokSingapore. Centro di notevole importanza, ha una spiaggia incantevole.

Il nostro caro Don Ruzzeddu v'aveva posto piede, per la prima volta, il 2 maggio dello scorso anno. Abbiamo visto tutti l'umile bottega dove celebrò la prima Messa, davanti al quadro di Santa Teresa del Bambino Gesù: una vera Betlemme. Ma qual gioia, nel fare l'elenco del piccolo gregge! Un dopo l'altro, i nomi raccolti toccarono la cinquantina! Pensò subito ai piccoli, battezzando 9 bambini, ed aperse le braccia a tutti. Non mancò neppure la nota allegra. Un caro vecchietto di origine annamita, autentico cristiano, non s'era voluto presentare. Si seppe dopo il perchè. Il bravo uomo, in tutta la sua vita, non aveva mai incontrato un Missionario europeo senza barba e lo scambiò per un pastore protestante. « Io dai pastori protestanti non ci vado ! - insisteva - i nostri preti hanno tutti la barba». Ma appena capì la cosa, il buon Ta Lo divenne il più grande amico del Missionario. Da quel giorno Hua hin cominciò ad attrarre i nostri cuori, fino a deciderci alla fondazione di una nuova residenza.

Come nacque la prima cappella. - Chi passa per la nostra residenza di Rajaburi vi trova oggi un carissimo giovane, poco più che ventenne, intento allo studio del latino. Figlio di una esemplare famiglia di Bang Nok Khuek, finite le scuole, aveva dovuto guadagnarsi la vita, nel grandioso «hotel» di Hua hin, ove si acquistò subito fiducia e fece carriera. Non dissimulava a nessuno di essere cattolico; si mantenne buono. Io lo ricordo molto bene inginocchiato in una stanza dell'albergo per sentire la santa Messa detta per lui e per pochi altri, durante una visita di sfuggita, su di un umile altarino portatile, nelle primissime ore di un mattino tutto silenzio e pace.

Un giorno si sentì dire che Rocco Sun Ki voleva essere tutto del Signore. Meraviglia, sorpresa, rimpianto. Papà e mamma, trasecolati, ma contenti.

Sun Ki aveva un piccolo capitale, frutto di risparmi, di rinunzie, di veglie. I soldini si erano accantucciati l'uno vicino all'altro, come un mucchietto di atti di virtù... Un bel giorno eccoli mutarsi in assi, in travicelli, in piccole colonne... Così Hua hin ebbe la prima umile Cappella, che porta il nome di Santa Teresa del Bambino Gesù...

Mentre Rocco studia per farsi prete, l'umile chiesetta rimane là a parlare di lui.

Un gruppo considerevole di noi vi ha acquistato solennemente l'ultimo Giubileo, passando sotto i viali al canto del Miserere, ed, il 28 aprile, in un'ora solenne di adorazione predicata, Salesiani e fedeli, come negli altri centri di Missione, si unirono in ispirito ed in preghiera al memorando triduo di Lourdes, voluto dal cuore paterno del Santo Padre.

Dopo sei mesi. - A Hua hin, ora abbiamo un vasto terreno, una semplice, ma comoda casa. Il 3 ottobre u. sc. si cominciarono, senza un soldo in tasca, le trattative per l'acquisto del podere; il 28 aprile, Pasqua 1935, nella nuova residenza trasformata in cappella, si cantava la prima Messa solenne. Erano presenti alla funzione più di 100 cattolici della capitale. Il Capo del cerimoniale al Ministero degli Esteri, ora eletto Ministro Plenipotenziario a Parigi, Phra Riem Virajaphak, che tanto bene vuole ai Salesiani, sprigionava dal flauto d'argento note di preghiera... S'è fatto davvero un gran passo avanti. Forse un po' troppo superiore alle nostre forze; ma, cominciando con niente, era difficile terminar senza... debiti. Alla costruzione provvidero i confratelli, coadiutori e chierici, improvvisandosi falegnami, muratori, fabbri, uomini di fatica. Molta gente del popolo e altolocata, venne a congratularsi con noi; altri passando, alzavano il dito pollice e dicevano thi nung, che al Siam, come in Cina, significa il superlativo dell'approvazione. Ma quello che più impressionava era l'esempio del lavoro dato da quella singolare squadra, di un lavoro senza ricompensa umana. Fra i visitatori illustri ci fu persino il Ministro delle Finanze.

L'avvenire è nelle mani di Dio, ma Egli agisce pure per mezzo degli uomini. Noi pensiamo che in un giorno non lontano si potrà avere una scuola, un collegio, un oratorio. A Hua hin non mancano i giovani; figli forti di pescatori, in modo particolare. Vi sono anche famiglie di benestanti. È tenuta come una delle migliori stazioni climatiche del Siam. E la famiglia reale vi ha la sua villa. Forse potremo aprire anche una colonia marina per giovani poveri e malaticci. Che bell'esempio di carità cristiana sarebbe mai! Come, quando la realizzazione del nostro programma ? Presto, se piacerà al Signore e all'Ausiliatrice di venirci in soccorso attraverso alla carità dei nostri buoni Cooperatori.

Frattanto Don Ruzzeddu ha raggiunto un'altra mèta, Chumphon, e mi manda degli appunti di viaggio che credo le abbiano a tornar graditi anche attraverso allo stile telegrafico. Glieli trascrivo senz'altro.

Attraverso la penisola. - «Dopo Hua hin, prima sosta: Kankradai. Un'ora di cammino attraverso alla jungla, ed eccomi giunto alla cara povera casa, tutta fatta di bambù. Manca poco al confine Birmano. Le belve non scarseggiano: data da pochi giorni la graziosa visita di un leopardo. Celebrai la santa Messa tra la commozione delle due famiglie cristiane e lasciai quei cari figliuoli con profonda pena, ma col conforto di aver trovato in loro tanta fede e tanta virtù !

Mi arrestai a Prachuab, sede del Governatore. Incontrai l'Ispettore delle Scuole, antica amicizia dei Confratelli di Bang Nok Khuek. M'invitò tosto a casa sua, insieme agli impiegati governativi e ci intrattenemmo in piacevole conversazione. Fra le tante cose mi disse: « L'ospitalità dei Salesiani è grande e senza distinzioni. Ricevono le Autorità come si deve. Il Governo Siamese stima molto l'opera dei Figli di Don Bosco ». È pieno di ammirazione per la nostra vita che dice di abnegazione e di allegria allo stesso tempo. Io fui ammirato della sua bontà e delicatezza. Lo ringraziai di cuore e, mentre mi allontanavo, pensavo che, come per Don Bosco, la stima degli uomini non debba essere altro per noi che un gran mezzo per far del bene.

Il treno mi trasportò in serata a 4oo e più km. da Rajaburi. Altre pecorelle aspettavano da tanto tempo la visita del Missionario. Arrivai a Chumphon nel cuor della notte. Erano ad attendermi due cristiani. Che consolazione! Il dì seguente cominciarono le visite. Era un primo viaggio di esplorazione (messo sotto la protezione di S. Francesco Saverio) e credevo di trovare due o tre cristiani; invece erano una quarantina! il primo nucleo di adoratori del vero Dio sull'istmo di Krak!

Nella bottega di due buone famiglie, che parlano già siamese, ma di origine cinese, mi trovai davanti a un vero stuolo di passeri: gente sana in ogni senso, veri fiori del deserto. Distribuii ai piccoli e ai grandi qualche caramella, qualche piccola medaglia dell'Ausiliatrice... Mentre facevo un giro per la cittadina, un giovanotto mi rincorse. - Padre, sei di partenza ? - Perchè ? - domando io. - Vorrei fare la santa Comunione Pasquale! - Ma bravo, figliuolo: sono venuto proprio per questo! -

Era un cristiano di origine annamita che lavorava nelle miniere di Ranong. Unico cristiano tra i minatori, non mi nascose i pericoli in cui si trovava. Gli feci coraggio, gli dissi di raccomandarsi sempre all'Angelo Custode. Allora egli, facendomi vedere il suo vecchio libro di preghiere che portava sempre con sè: « Oh sì! - rispose - tutti i giorni non dimentico di recitare le mie orazioni».

Trovai una famiglia cristiana anche alle foci del Chumphon: un cespo di rose fra gli sterpi. Mi fecero entrare nell'umile, ma linda capanna; vi era anche una sedia imprestata per l'occasione. Unico mobile; ma, alla parete di bambù, un bel quadro del Sacro Cuore! E la mamma mi raccontava che l'anno passato, per far la Pasqua, s'era recata lontano, lontano, fino alla Chiesa cui apparteneva prima. È commovente!

- Sei andata in treno, non è vero? - le domandai.

- Ma che treno, Padre! Noi siamo poveri. Ho attraversato il mare su di una barca a vela. E così dicendo, mi accennava la distesa azzurra che veniva quasi a lambire la soglia dell'umile casa di pescatori. Che esempio!

Al ritorno, ecco un giovane aviatore siamese che mi parla in inglese e loda molto l'Italia, mentre un controllore, finito il suo lavoro, si siede accanto a me e mi si presenta, con orgoglio, come ex-allievo del Collegio San Gabriele di Bangkok. « Voi cattolici, - mi dice - in fatto di educazione siete insuperabili! ». In un tratto del viaggio, mi trovai col capo della bonzeria di Prachuab, un bravo vecchietto, seduto alla turca e avvolto nell'ampio mantello giallo. Erano le 11 del mattino; si fece portare un piatto di riso cotto con qualche intingolo siamese. Però prima di mettersi a consumare il pasto, domandò venia e mi disse, accennando con la mano l'occidente: « Vedi: fra poco il sole passerà di là, ed io non potrò più mangiare fino a domani mattina ». Egli voleva continuare a chiacchierare; ma io pensavo a Chumphon. Cosa si sarebbe potuto, cosa si sarebbe dovuto fare perchè il piccolo seme prendesse vita, anzi si sviluppasse in pianta maestosa ? Una scuola, un oratorio, una chiesetta!... Quanta roba! E come e quando, se la nostra povera Missione stenta il pane quotidiano Eppure questa santa povertà missionaria mi pare debba render particolarmente accetto al Signore il nostro desio, e compierlo attraverso alla carità anche lontana, per quelle vie che sono proprie della Provvidenza. Fissai dunque la residenza San Francesco Saverio! Sarà un altro raggio di luce a 484 km. in giù, nella Penisola... ».

Come vede, amato Padre, lo zelo non manca. La fondazione è cominciata, e, se allo zelo corrisponderanno i mezzi materiali, non mancheranno neppure nuovi successi nelle missioni salesiane in Siam. Noi confidiamo tutto nel Signore e nel suo cuore paterno. Prima però di chiederle la santa benedizione, permetta che gli umili Missionari del Siam rivolgano, per mezzo Suo, un grande « grazie » commosso a quella pia signora la quale diede a lei la maniera di venirci già, in qualche modo, in aiuto per la novella fondazione. La rassicuri che la memoria della persona che, con delicato pensiero, desidera sia ricordata, sarà in benedizione presso di noi, e specie nella residenza che è legata al suo nome.

Ci benedica, amato Padre, affinchè, con rinnovata lena, continuiamo a tracciare il difficile solco.

Rajaburi, 7 luglio 1935.

Suo aff.mo

Mons. GAETANO PASOTTI, Prefetto Apostolico.

BRASILE Tra gli indi del Mato Grosso.

Amatissimo Padre,

Mentre Don Colbacchini guida la nuova spedizione tra i Chavantes del Rio das Mortes, io sto percorrendo il sud del Mato Grosso, dove altri Missionari perlustrano la zona immensa delle nostre quattro grandi Parrocchie: Campo Grande, Ponta Porà (sui confini del Paraguay), Tres Lagoas e S. Anna di Paranaiba. Insieme formano un territorio una volta e mezzo l'Italia. Hanno il compito particolare di visitare gli Indi che ancora esistono qua e là, imboscati nelle selve delle Serre, o in riva ai fiumi. La zona di Ponta Porà contiene in abbondanza indi Tirenos e Guarany, fortunatamente già quasi tutti battezzati e incamminati alla vita civile. Vi si trovano anche i Cajuas che non bisogna confondere coi Carajas, i quasi distano migliaia di chilometri più al nord.

Sono sparsi su di un territorio di 35-4o kmq.; coltivano la terra e vendono i proventi ai civilizzati. Parlano il Portoghese, ma preferiscono il guarany. Sono circa 6oo. Fui accompagnato dal Capo per i diversi « ranchos » e dovunque bene accolto. Trovai in ogni rancho una Croce alta mezzo metro, tra due pali laterali più piccoli e simmetrici. Nel mezzo c'è una specie di altare, che rassomiglia piuttosto ad una rastrelliera per armi. Sono infatti tanti bastoncini a croce, che poggiano sulla mensa, e terminano con una cuffia di « capim » intrecciato. Quello è il sacrario dei loro morti, perchè in ogni cuffia, dicono, riposa lo spirito di un antenato. Ogni volta che entrano in casa, si scoprono, e vanno a baciare devotamente... ogni antenato. Dalla Catechesi statale laica fu aperta, anni fa, una scuola con una maestra cattolica, che insegnò le principali verità della fede, le preghiere e qualche canto sacro. Ma poi fu sostituita da un maestro protestante, che introdusse il culto protestante. Immaginarsi la confusione che si produsse nello spirito dei poveri Indi, ora completamente disorientati. È urgente, caro Padre, provvedere subito, per sradicare errori e superstizioni. Il terreno è buono, ma c'è troppo da lavorare per uno solo. Al sud una sorpresa: Don Crippa, che dei 72 anni che gli pesano sulle spalle 34 li ha spesi nel Mato Grosso, crede di aver scoperto dei tipi Chavantes in una tribù che incontrò quasi per caso, durante un'escursione spinta fino a 30o km. da Tres Lagoas, in una zona di bosco, sulle rive dell'immenso Paranà, che segna i confini tra S. Paolo e il Mato Grosso. Dopo essere rimasto tra di loro una settimana, fu in cerca di me, per comunicarmi personalmente la bella notizia. Io, un poco incredulo, lo tempestai di domande. - Erano proprio Indi della tribù dei Chavantes ? Come si trovavano là? Quanti erano ? Cosa facevano ? Che lingua parlavano ? Quali i caratteri etnici e somatici ?

Il buon vecchietto sostenne il mio fuoco di fila, scotendo il capo e sorridendo. Poi rispose:

- Caro lei, mi domanda delle cose difficili. Io mi preoccupai solo di questo: catechizzarli, perchè erano molto ben disposti. E cominciai dal segno di Croce.

- Allora parlano il portoghese.

- Sì, meno le donne.

- Come facevano a comprendere, quelle?

- Uno ripeteva le mie spiegazioni nella loro lingua.

Erano una piccola aldea di sole 86 anime, e ancora tutti pagani.

Decisi che saremmo tornati là insieme. Mi interessava conoscere la lingua, e pensavo di scegliere un paio di uomini, per incamminarli verso il Rio das Mortes a fare da interpreti presso i loro fratelli. Disgraziatamente in quei giorni fui chiamato a fianco di Don Consolini, colpito da grave malattia; e Don Crippa partì da solo. Dopo venti giorni ricevetti questo telegramma: -- Partecipo religiosi festeggiamenti Cuore di Gesù. Comunico trionfo spirituale: Chavantes tutti cristiani. Proclamata Maria Ausiliatrice Patrona villaggio. Grande emozione, elevata Croce. - Don Crippa. - Se sono Chavantes devono essere ben diversi dai loro fratelli del Nord!

Perchè, mentre la nuova spedizione di Don Colbacchini rimonta il Rio das Mortes, facendo lo stesso cammino di Don Sacilotti e di Don Fuchs, un'orda di Chavantes-Cajamos discese proprio di questi giorni e si avanzò verso le aldee dei nostri Bororo. Erano gli stessi che, dal Rio Coluene (affluente del Xingù che si getta nell'Amazzoni) nel novembre scorso passarono il Rio das Mortes all'altezza della « Cachoeira das Cruses », dal lato opposto donde avvenne la tragedia che sappiamo. Nel loro passaggio distrussero la fazenda « Franklin », dopo aver abbattuto una coppia di giovani sposi: la figlia e il genero del proprietario. Lui fu trovato morto, e lei raccolta boccheggiante. Le amorevoli e solerti cure delle nostre suore la rianimarono. Ebbene, un laconico telegramma, ricevuto in questi giorni dalla colonia borora di Meruri, che è a sole 5 leghe dal Rio das Mortes, annuncia un altro delitto. Mentre il figlio di un nostro « retireiro » portava da mangiare al padre occupato dietro il bestiame, poco lungi dal villaggio, fatti appena 400 metri, quando si disponeva ad attraversare un torrente, fu assalito da un gruppo di Indi in agguato e barbaramente trucidato a colpi di « cacete ».

Gli Indi Cajamos sono dunque alle porte delle nostre Colonie, dove li spinge non tanto l'odio verso i missionari, quanto piuttosto verso i Bororo.

La zona è alla diretta dipendenza di Mons. Couturon, l'Amministratore Apostolico dell'Araguaya. Egli è corso sul posto per le provvidenze del caso. La Missione di Meruri comprende una cinquantina di famiglie bororo, rette da due fiorenti comunità salesiane: i nostri Confratelli e le Figlie di Maria Ausiliatrice, che hanno rispettivamente cura degli uomini e delle donne. Il governo ha promesso di mandare rinforzi, ma noi speriamo ancor più dalle mani di Dio.

Amato Padre, ecco in breve le vicende di questi ultimi mesi. Si procede faticosamente, ma si procede; ci sono delle difficoltà, ma coll'aiuto di Dio si sormontano; ci sono dei pericoli, ma non spaventano, perchè guardiamo in alto, dove Don Bosco sorride, tra la schiera dei Confratelli che lavorarono e si immolarono pel Mato Grosso, e che ora - speriamo - circondano il Padre nella gloria dei Santi.

Ci benedica e preghi per noi.

Suo aff.mo in C. J.

Don ERNESTO CARLETTI Ispettore delle Missioni Salesiane del Mato Grosso.

L'ISTITUTO SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, eretto in Ente Morale con Regio Decreto 13 gennaio 1924, n. 22, può legalmente ricevere Legati ed Eredità. Ad evitare possibili contestazioni si consigliano le seguenti formule:

Se trattasi d'un Legato:

... lascio all'Istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torino a titolo di legato la somma di Lire (oppure) l'immobile sito in... ».

Se trattasi invece, di nominare erede di ogni sostanza l'Istituto, la formula potrebbe esser questa: «... Annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria.

Nomino mio erede universale l'Istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torino, lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo ».

(Luogo e data).   (Firma per esteso).

Lettera di Don Giulivo ai giovani

Una data centenaria.

Miei cari amici,

Il mese di ottobre di quest'anno ci ricorda una data memoranda della vita di Don Bosco: la sua vestizione chiericale ed il suo ingresso in Seminario, avvenuti, a pochi giorni di distanza (25, 30 ottobre 1835), proprio cent'anni or sono. Aveva conseguito una splendida licenza ginnasiale, e la fama della sua virtù e la maturità della sua vocazione legittimavano le più belle speranze: la carità dei buoni vinse l'unico ostacolo che gli tagliava la strada: la povertà. Tanto grande; che si dovette mobilitare mezzo Castelnuovo per provvederlo del necessario. Le premure del parroco Don Cinzano e del Beato Cafasso gli avevano già ottenuto l'interessamento del Teol. Guala per l'ingresso gratuito in Seminario. Il sig. Sartoris gli provvide la veste talare, il cav. Pescarmona il cappello, il Vicario gli diede il suo mantello. Chi gli comprò le calze, chi il colletto e la berretta; una buona donna raccolse i denari necessari per le scarpe, altri cooperarono a fornirgli un po' di corredo. Così potè seguire la voce del Signore, e fatto sacerdote, ricordando la nobile gara, tutto commosso, soleva esclamare: « D. Bosco ha sempre avuto bisogno di tutti! ». La funzione della vestizione fu una cosa solenne che lasciò un'ottima impressione in tutto il paese. Gli benedisse l'abito lo stesso vicario Don Cinzano nella chiesa parrocchiale prima della messa cantata. Ma il discorso d'occasione, come si suol dire, glielo fece più tardi Mamma Margherita, la sera precedente la partenza pel Seminario quando gli disse testualmente così: « Giovanni mio,

tu hai vestito l'abito ecclesiastico; io ne provo tutta la consolazione che una madre può provare per la fortuna di suo figlio. Ma ricordati che non è l'abito che onora il tuo stato, è la pratica della virtù. Se tu mai venissi a dubitare della tua vocazione, ah, per carità!, non disonorare quest'abito: deponilo tosto. Amo meglio di avere per figlio un povero contadino, che un prete trascurato ne' suoi doveri. Quando sei venuto al mondo ti ho consacrato alla beata Vergine; quando hai cominciato i tuoi studi, ti ho raccomandato la divozione a questa nostra Madre: ora ti raccomando di esser tutto suo; ama i compagni divoti di Maria; e, se diverrai sacerdote, raccomanda e propaga sempre la divozione di Maria ».

(Meni. Biog. vol. I, pag. 373). Entrando poi in Seminario si rivolse al professore di filosofia per aver un consiglio che l'aiutasse a divenire un buon chierico ed acquistarsi la benevolenza dei superiori. Il pio sacerdote gli raccomandò una cosa sola: l'esatto adempimento dei suoi doveri.

Io non so se molti di voi, o cari giovani, saranno chiamati allo stato sacerdotale. Ne benedirei il Signore e li pregherei a meditare attentamente le saggie parole di Mamma Margherita.

So però che voi tutti avete un ideale ed una vocazione per la vita e che in questo mese riprenderete i vostri studi. Ebbene, volete fare una buona riuscita ed acquistarvi la benevolenza dei vostri genitori e superiori? Mettete in pratica il consiglio di quel professore di filosofia e renderete cara e preziosa la vostra esistenza. Ciò che io vi auguro di gran cuore mentre vi saluto allegramente.

Vostro aff.mo

D. GIULIVO.

Per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice e di San Giovanni Bosco.

NB. - Raccomandiamo ai graziati che nei casi di guarigione specifichino sempre bene la qualità della malattia e le circostanze più importanti

Fui esaudita. - Nel mese di febbraio fui assalita da febbre altissima. Si fecero indagini da parte dei medici e finalmente alla 3a analisi del sangue risultò melitense. Con molta diligenza si fecero per più mesi le cure del caso senza alcun risultato. Nel frattempo anche il mio bambino di tre anni venne assalito dallo stesso male. Io allora rammentandomi che avevo già invocato S. Giovanni Bosco ad aiutarmi, tenendo sempre con me una sua reliquia « ex carne » che avevamo in casa, cominciai colla mia famiglia una fervorosa novena, promettendo un'offerta per le Opere salesiane e la pubblicazione della grazia, e, lasciati i rimedi posi ogni fiducia in Maria Ausiliatrice e in S. Giovanni Bosco. Dapprima ottenni una diminuzione della febbre che ascendeva sempre ai 40° 41°, poi questa scomparve completamente, per ritornare dopo un periodo di alcuni giorni. Fiduciosi ricominciammo una seconda novena e fummo esauditi. Presto entrai in convalescenza e con me il mio piccolo Totò. Ora godiamo entrambi ottima salute e tutti in famiglia ringraziamo di cuore Maria SS. e S. Giovanni Bosco verso i quali abbiamo altri doveri di gratitudine. Riconoscente invio l'offerta e adempio la promessa di publicare la grazia.

Canicattì, 24 Luglio 1935.

FILOMENA LATTUCA FRANCO.

Contro il parere dei medici - II sottoscritto Parroco di Moiana-Alerone, gode di poter attestare quanto segue:

La bambina Maceri Domenica di Luigi d'anni 3 forse in seguito a caduta presso la balia, aveva riportato una notevole deformazione degli arti inferiori. Portata all'Istituto Rachitici di Milano, la povera madre sentì dichiarare dal Direttore che ben difficilmente si sarebbe potuto rimediare. Colpita nel più intimo degli affetti, visti inutili gli umani rimedi, la madre pensò di ricorrere all'intercessione di S. Giov. Bosco, promettendo un pellegrinaggio a Torino e la pubblicazione della grazia sul Bollettino. E D. Bosco non fu sordo a tanta fede. Contrariamente alle ripetute affermazioni dei medici curanti, la bambina potè guarire perfettamente e ora cammina diritta e sta bene. Riconoscente per tanto favore la Sig. Alice Maceri madre della bambina, guarita oltre ogni unana speranza, mi incarica, in vece sua, di stendere la presente relazione: ciò che io faccio di buon grado ad onore e gloria di Maria SS.ma Ausiliatrice e di S. Giovanni Bosco.

In fede

Mojana, li 20 luglio 1935.

SaC. CALDIROLA MARIO.

Contro ogni umana speranza. - Il nostro bambino Alfio, durante la scontro avvenuto a Porta Susa,

29 nov. 1934, fra il rapido di Milano e la Littorina era stato ridotto in fine di vita. I medici del S. Giovanni avevano ormai disperato di poterlo salvare per essersi sviluppata la commozione cerebrale. La mamma ha allora invocato l'aiuto di San Giovanni Bosco, ed il bambino dopo sette giorni di stato comatoso riacquistò la conoscenza ed ora è perfettamente guarito.

Torino, 15-8-1935.

Coniugi LEO e MARIA CARAMELLI.

Ho preso Don Bosco per mio dottore. - Trovandomi in villeggiatura a Cimaferli (Alessandria) mi sorprese un fortissimo dolore al lato sinistro della schiena, e si acutizzò a tal punto, che ne rimasi Seriamente preoccupata, tanto più che mi trovavo lontano da casa, senza possibilità prossima di medici e di medicine.

Soffrii così per qualche giorno, poi, per grazia di Dio, mi venne l'ispirazione di prendere per Dottore Don Bosco il mio gran Santo, di cui già tante volte ho sperimentata la valida protezione, promettendo, a grazia compiuta di pubblicarla e di fare offerta ad una delle sue opere più bisognose, dell'importo approssimativo della visita medica e delle medicine, Ottenuto il favore, compio la mia promessa e faccio l'offerta promessa.

Cimaferli luglio 1935.

CARLA BRUNI Buzzi GIBERTI.

Guarita da un tumore maligno. - La mia povera e cara sorella Striglio Clorinda in Domizi, madre di nove figli, dei quali la più piccola ha appena 20 mesi, soffriva atrocemente per un tumore interno, sospettato dai medici di carattere maligno. Dopo aver ricorso a tutti i mezzi suggeriti dalla scienza, non potendosi tentare l'operazione chirurgica per la debolezza cardiaca, risolvemmo di ricorrere a S. Giovanni Bosco di cui è devotissima.

Chiesi a Torino una reliquia del Santo e la feci applicare alla parte dolente. Oh, potenza interceditrice dell'inclito Santo! Appena applicata la reliquia, cessarono i dolori e cominciò il miglioramento. Ora la mia cara sorella è molto migliorata, ha lasciato il letto e si occupa tranquillamente dei lavori di casa. Noi attribuiamo la grazia alla potente intercessione di San Giovanni Bosco, e tutti, genitori, fratelli e congiunti siamo infinitamente grati al caro Santo.

Con viva riconoscenza.

Pesaro, 12-8-1935.   Dev.mo obbl.mo

P. PACIFICO DA S. SEVERINO dei Min. Cappuccini.

Don Bosco protegge i fanciulli. - Era uno dei primi giorni della novena di Maria SS. Ausiliatrice quando il bambino settenne Meregalli Lino, della Cascina Corrada, salito su di un fienile precipitava sul selciato colla testa in giù, dall'altezza di quattro metri circa.

Non dando segno di vita, e per di più, mostrando un enorme bernoccolo sulla fronte, venni chiamato tanto io, quanto il medico. Ma essendo questi momentaneamente assente, se ne chiamò uno da Vimercate, che giungeva alla casa proprio quando arrivava anche il medico del paese.

I due medici, l'uno all'insaputa dell'altro, giudicarono il caso gravissimo, riscontrandosi nel figliuolo tutti i segni di una morte assai probabile: vomito, convulsioni, occhi stravolti, bava alla bocca, ecc. Richiesto dai genitori, diedi al fanciullo una benedizione colla reliquia di D. Bosco che sempre tengo con me, gliela posai un momento sopra, e gli lasciai in ultimo un'immaginetta con la reliquia degli Indumenti del Santo.

Partii dopo aver promesso di ritornare per l'amministrazione della Estrema Unzione. Don Bosco invece ha messo tutto a posto. Infatti il ragazzo il mattino dopo (la caduta era avvenuta alla sera) si svegliò dicendo di volersi alzare per andare a scuola non sentendo più male alcuno. Ci vollero le belle maniere della madre per convincerlo a stare a letto fino all'ora della venuta del medico. Questi venuto non credeva a se stesso, e non dubitò a riconoscere in tale inaspettato cambiamento un evento del cielo. Partito il medico il ragazzo si è alzato bell'e guarito, conservando solo all'esterno i segni passeggeri della battuta subita.

Usmate (Milano) giugno 1935

Don ANDREA VALSECCHI.

In pericolo dì vita, interviene Don Bosco. - Il 18 marzo 1934 inforcata la motocicletta mi avviai verso Padova. Dopo 13 chilometri improvvisamente vidi venirmi incontro un ciclista che procedeva a zig-zag, ma colla macchina alla mano; ebbi l'impressione che si trattasse di un ubriaco... Proseguii la mia corsa facendo sforzi per evitare un investimento, ma non mi riuscì. La mia macchina andò a sbattere contro un albero... L'ubriaco fu salvo, ma io privo di sensi, con la testa e le mani lorde di sangue fui trasportato all'ospedale di Cavarzere, ove mi venne riscontrata la frattura del temporale sinistro con commozione cerebrale. Fui dichiarato in pericolo di vita.

La mia mamma si rivolse con grande fiducia a Don Bosco, che stava avviandosi verso la gloria degli altari, per ottenermi la guarigione completa, e mi mise sotto il guanciale la sua immagine. Trascorsi vari giorni in uno stato d'incoscienza, ma poi ripresi la conoscenza e, 15 giorni dopo il tragico incidente, il medico, pieno di stupore, potè constatare che la malattia prendeva buona piega e faceva sperare in una sollecita guarigione. La vigilia della Canonizzazione, potei infatti tornare in famiglia e proseguire la convalescenza fino a completa guarigione.

Riconoscente per una grazia così segnalata, invio un'offerta per le Opere salesiane e altra per la celebrazione di una Messa di ringraziamento.

Cavarzere, 26-1-1935.   BEGELLE UGO.

Ridona la, favella ad una bambina. - Avendo letto qualche numero del caro Bollettino Salesiano venni a conoscere tante grazie ottenute per intercessione di San Giovanni Bosco ed a lui, come speciale protettore della gioventù, raccomandai una mia bambina, la quale, in seguito a difterite, non riusciva più a parlare correttamente. Le buone suore dell'asilo e i miei parenti unirono le loro fervide preghiere alle mie. In breve la bimba guarì perfettamente con meraviglia dei parenti e conoscenti.

In segno di riconoscenza invio un'offerta per le Opere salesiane.

Druogno, 26-2-1935.

BARBIERI DOMENICA ved. FERNANDEZ.

Mi ridona la salute. - Colpita da gravissimo insulto apoplettico proprio mentre stavo preparando le valigie per recarmi a Torino per assistere alle grandiose feste della Canonizzazione di San Giovanni Bosco, fui in breve ridotta in fin di vita.

Ma mio marito ricorse subito con grande fiducia al novello Santo, applicandomi ripetutamente la sua imagine alle parti colpite e mi ottenne immediato sollievo. Fra lo stupore del medico potei riprendere il movimento delle parti offese di cui godo pienamente ancor oggi.

Riconoscentissima per questa e per altre grazie ottenute, con mio marito invio un'offerta invocando continua protezione.

Monesiglio, 6-3-1935

RIOLFO FORTUNATA e TOMMASO

Mi guarisce da un grave male allo stomaco. - Avevo da poco subita una grave operazione chirurgica che ebbe felicissimo esito, quando fui colpito da flebite seguita da debolezza generale e prostrazione di forze, tanto che lo stomaco rifiutava ogni sorta di cibo. In due mesi fui ridotta agli estremi. E mi stavo preparando al gran passo quando alcune persone mi portarono una copia del Bollettino Salesiano e ne strapparono la bella e cara imagine di San Giovanni Bosco per applicarmela sul mio stomaco, iniziando senz'altro una fervorosa novena per ottenere la guarigione. Oh quanto è potente il novello Santo! Al quarto giorno della novena il miglioramento ottenuto era già tale che potei nutrirmi e col migliore appetito fra la meraviglia del dottore curante e di quanti erano a conoscenza del mio grave stato di salute, e proseguire fino alla guarigione completa.

Roccaciglié, 25-3-1935   REVELLI EMMA

Ridona la salute alla mamma. - In seguito ad infezione contratta ad una gamba la nostra mamma era stata ridotta in gravi condizioni. Si temeva persino di doverle amputare l'arto ammalato; ma, applicata una reliquia di Don Bosco Santo e fatta una fervorosa novena, ogni pericolo scomparve e, dopo breve convalescenza a cara inferma si trovò perfettamente guarita.

Grottaferrata, febbraio 1932.

L. e O. MONTANI.

Salva una bimba da certa morte. - La mia piccola Ida, di soli 3 mesi, venne colpita da violenta polmonite ribelle a tutte le cure. Il suo stato divenne tanto grave che temevo di perderla da un momento all'altro. In tale frangente affidai l'angioletto al novello Santo protettore dei bambini, ed egli esaudì le mie preghiere ridonandole perfetta salute.

Livry Gorgan (Francia), 16-2-1935.

DOLORA MARIA

Salvata da bronco-polmonite. - Una grave influenza faceva temere al dottore curante una broncopolmonite; ma io la scongiurai mediante un fervoroso ricorso a San Gio. Bosco, al quale prometto eterna riconoscenza.

Pizzoni 21-2-1935.

PITIMADA ALCARO MARIA.

Guarito senza operazione. - Soffrendo da molto tempo per forti dolori ad un fianco, fui mandato all'ospedale di Udine e, sottoposto ai raggi, mi vennero riscontrati due calcoli renali, e mi fu consigliata l'immediata operazione.

Divotissimo di San Gio. Bosco decisi invece d'accordo colla famiglia, d'iniziare una fervorosa novena per evitare l'atto operatorio e fui prontamente esaudito.

Son passati 20 mesi e non ho più avvertito dolori di sorta.

Cisterna di Udine 18-2-1935

GIOVANATTO SECONDO.

Guarita da mal d'orecchio. - Una sera improvvisamente avvertii un fischio prolungato all'orecchio sinistro che mi tormentò incessantemente per più mesi. Mi rivolsi a San G. Bosco con fervorose preghiere; ma al secondo giorno il male accrebbe d'intensità. Non mi perdetti d'animo, anzi aumentai la mia fiducia nel gran Santo e al terzo giorno la grazia era concessa. Sono già passati varii mesi e non ho più notato disturbi di sorta.

Palermo, 13-5-1935.

LA ROSA ANNA ved. BASSO.

Tre grazie. - La prima fu la mia guarigione, senza operazione, da ulceri allo stomaco che da anni mi facevano soffrire. La seconda fu lo scampo da gravissime conseguenze. Avendo infatti una mia nipote dimenticato attaccato a forte corrente per 12 ore un ferro da stiro, sopra un tavolo, non ne avemmo che danni lievissimi. Noi l'attribuiamo tutti a Don Bosco perchè proprio sotto al ferro da stiro in un cassetto stava riposta una reliquia del Santo di cui in famiglia siamo devotissimi. Terza grazia: mio marito si era ammalato, nel settembre 1934, di bronco-polmonite e se potè superare la crisi, migliorare e guarire perfettamente, tutto si deve alla potente intercessione di Don Bosco Santo.

CUSSOTTI LucIA, ex-allieva.

Due grazie. - La mia piccola Giuliana, di 5 mesi e mezzo, in seguito a raffreddore minacciava, a parere del dottore, una bronco-polmonite. Deposi una reliquia di San Gio. Bosco sul petto della malatina e con mia moglie iniziai una fervorosa novena al novello Santo, protettore dei bambini. Al quinto giorno scomparve la febbre e con essa ogni sintomo bronchiale.

Poco tempo dopo la bimba ricadde ammalata e il dottore riscontrò una bronco-polmonite influenzale tossica. Si temeva anche che la malattia si mutasse in meningite, ma, iniziata una novena a Don Bosco Santo, al 5° giorno ancora la febbre scomparve e a poco a poco la bimba si riebbe tutto per bontà di Maria Aus. e di San Giov. Bosco.

Firenze 25-1-1935

MARRUCCI LUIGI, ex-allievo.

Grazia segnalatissima. - Una mia amica colpita da sinovite al ginocchio destro, dopo 24 giorni d'inutili cure mediche, da me consigliata, applicò alla parte malata una reliquia di San G. Bosco. Dapprima parve che non n'avesse alcun beneficio, anzi la parte sofferente s'andava trasformando in una grande piaga sanguinolente; ma in due giorni il fenomeno sparì come per incanto e del male sofferto non rimase traccia. Non erano passati otto giorni che lo stesso male comparve al ginocchio sinistro. L'inferma spaventata, con fede vivissima nella potenza del nostro Santo, iniziò subito una novena di preghiere e, senza intervento medico, applicando solo la reliquia del Santo al ginocchio, si sentì guarita ! Colla mia amica prego siano rese pubbliche queste due grazie e riconoscenti inviamo un'offerta per le Opere salesiane.

Sava, 24-1-1935. SPAGNOLO CARECCIO BICE. Guarita da bronco-polmonite emigrante. - Verso

la fine di giugno del 1934, colpita improvvisamente da forti dolori e temperatura elevata fui obbligata a tenere il letto. Il dottore curante giudicò trattarsi di bronco-polmonite emigrante. Il caso era aggravato dalla circostanza che, causa un'ulcera allo stomaco di cui avevo sofferto in passato, non potevo inghiottire neppure le medicine... Passarono 40 giorni di sofferenze con temperatura sempre elevata ed ecco sopravvenire un forte indebolimento al cuore. Pregai e feci pregare San Gio. Bosco ed Egli venne prontamente in mio soccorso. In due giorni la febbre diminuì e poi sparì affatto ; una breve convalescenza e poi guarigione perfetta.

Riconoscente invio una tenue offerta e invoco continua protezione da Don Bosco Santo.

Alatri, 28-1-1935.   GALUPPI GIULIANA.

Salvo da certa morte. - Mio fratello, il 6 maggio 1934, percorrendo in bicicletta lo stradale Pino-Torino cadde malamente al suolo riportando gravi contusioni al collo. Visitato dal medico condotto e medicato provvisoriamente fu fatto ricoverare d'urgenza all'ospedale di Chieri ove il professore Giordano riscontrò la frattura della faringe e giudicò trattarsi di caso gravissimo.

In famiglia pensammo subito che solo San Gio. Bosco poteva risparmiarci una sciagura irreparabile. Ci rivolgemmo quindi a Lui con fiducia illimitata e fummo esauditi e confortati, e ora speriamo che continuerà a vegliare paternamente sulla nostra famiglia.

Arignano, 29-1-1935. COTTINO FRANCESCO

Cooperatore salesiano.

Guarita da mal di cuore. - In principio di febbraio improvvisamente fui colpita da una crisi così grave che credevo di morire. Applicata al cuore la reliquia di S. Gio. Bosco, il male si calmò e al termine di una fervorosa novena ero migliorata di molto. Riconoscente, in unione a mio marito, mando una modesta offerta e invoco una grazia specialissima pel mio unico figlio.

Milano, 10-4-1935.

BARBERO CLOTILDE E CONSORTE.

Ridona la salute alla nostra Superiora. - Il 13 febbraio 1931, nella nostra Casa Generalizia di Milano, la nostra Rev.ma Madre Generale (Giovanna di Gesù) già cagionevole di salute, venne colpita da grave polmonite che in pochi giorni la ridusse in fin di vita. Le si amministrarono i SS. Sacramenti, mentre dalla Comunità si pregava fervorosamente per ottenere la miracolosa guarigione, poichè la carissima nostra inferma peggiorava rapidamente. La nostra fede fu messa a dura prova fino alla minaccia di una imminente catastrofe. Ma proprio nel momento in cui ci veniva meno la fiducia, mi capitò tra mano una pagina del Bollettino Salesiano recante l'immagine del Beato D. Bosco e la esponemmo senz'altro incominciando una fervorosa novena cui prese parte tutta la comunità.

Indescrivibile fu la nostra gioia, quando la sera stessa constatammo un completo miglioramento nella Venerata Madre; miglioramento prodigioso cui seguì una breve convalescenza, quindi una perfetta guarigione malgrado l'età avanzata di anni 70. Ed ora gode migliore salute di prima.

Rendiamo vive grazie al grande Santo, che ha voluto beneficarci anche in tante altre circostanze, e, a testimonianza della nostra perpetua, devota riconoscenza, Lo eleggiamo a speciale protettore della nostra Comunità.

Arienzo 1935, Istituto Angeliche di S. Paolo. ANGELA N. CECILIA dello Spirito Santo.

Guarisce la mia figliuola. - Colla più viva riconoscenza ringrazio San Giovanni Bosco e pubblico, come da promessa fatta, la grazia ch'Egli mi ottenne.

Nel mese di luglio 1934 una mia figliuola si ammalò con febbre altissima, per un'infezione prodottasi per una piccola graffiatura al ginocchio, ch'ella non aveva neppure avvertita. Il dottore, appena la visitò, disse trattarsi di cosa gravissima, perchè temeva che l'infezione si fosse già propagata in tutta la persona. Soltanto chi è madre può capire lo strazio del mio cuore!

Ricorsi con fiducia a S. Giovanni Bosco, mettendo una sua reliquia sul ginocchio ammalato. La gamba migliorò subito ed in una seconda visita, nel giorno stesso, il dottore, al contrario di quanto aveva detto prima, constatò che l'osso non era intaccato e che si poteva sperare, benchè il caso fosse sempre gravissimo. Continuammo a pregare con fiducia il Santo ed Egli ci esaudì. In poco tempo la mia figliuola riacquistò la salute, ed io esprimendo tutta la mia riconoscenza al gran Santo, invio la mia offerta.

Maggio 1935. MARIA REYNAUD BERSANINO.

Interviene senza essere invocato. - Tre anni fa, e precisamente una notte di febbraio, mi svegliai con dolori acutissimi allo stomaco e vomiti violenti tanto che la buona mamma si alzò per apprestarmi i primi rimedi del caso. La mattina però i dolori erano alquanto calmati e credendo trattarsi di una piccola indisposizione passeggiera, pregai la mamma di non chiamare il medico, perchè a mio parere mi era molto più necessario il riposo e il digiuno, che lo strapazzo di medicinali. Però passarono pochi giorni ed i dolori aumentarono con febbrette insistenti che mi consumavano. La mamma non volle perdere tempo e mi condusse dal prof. Castellino, direttore della prima clinica medica di Napoli. Il professore, uomo di gran cuore, non volle dire alla mamma tutta la gravezza del male ; solo le disse che si trattava di forti emorragie allo stomaco e che dato l'organismo troppo estenuato per le forti perdite, si potevano temere complicazioni molto pericolose. La povera mamma, a questo verdetto, non potè fare a meno di piangere, ed il professore impietosito le disse: « La conduca ancora qui e stia tranquilla, che io cercherò di vincere il male ». Passarono due lunghi anni, il professore morì e la mamma disperata di vedermi sempre soffrire non ostante le assidue cure, bagni di Castellammare, acque medicamentose, bagni ad Agnano, pensava di condurmi da un altro professore, quando una sera, dopo spasimi atroci, mi addormentai e la notte sognai che un sacerdote entrava nella stanza. Io n'ebbi spavento a tutta prima; ma poi mi feci animo e domandai: « Scusi, chi è lei ? » « Son Don Bosco, - mi rispose - non ti spaventare: chiama la mamma ». Mi svegliai di soprassalto e raccontai il sogno a mia madre. Ma essa non dette peso al mio racconto, forse perchè troppo preoccupata al vedermi sempre deperire. Pochi giorni dopo, mentre ardevo d'una febbre violenta, sognai di nuovo Don Bosco che era nella mia stanza e mi guardava con occhio benigno. Ad un tratto mi si avvicinò e passandomi una mano sulla fronte mi domandò « Vuoi guarire ? ». Era sogno o era realtà? La mattina ero più colorita, ero forte, ripresi i miei lavori e studi prediletti e da quella notte quegli spasimi atroci scomparvero da sè. E adesso sto bene ; ho voluto lasciar passare più di sei mesi per far confermare la grazia e posso dire che senza che io pensassi a Don Bosco, il Santo è venuto spontaneamente a guarirmi a casa mia. Questa è la pura verità. Sarei lieta se questo fatto così edificante potesse essere da altri risaputo alla maggior gloria di Dio e del santo Fondatore dei Salesiani, il quale dal cielo assiste non solo i giovani ma anche le giovanette. Coi sensi della più alta stima e considerazione, dev.ma.

Caserta, 20-2-1935.

MARIA FRANCESCA DE ANGELIS.

Salva la madre e un bimbo da certa morte. - Una nostra sorella, madre di tre tenere creature, il 17 gennaio fu colpita da fierissima polmonite unitamente ad un bambino di 2 anni e mezzo.

Il nostro primo pensiero fu di chiedere a San Gio. Bosco che ci ottenesse da Gesù per intercessione di Maria Aus. la grazia della guarigione, ed Egli non mancò di farci manifesta la sua paterna assistenza specialmente dopo che il dottore curante ebbe dichiarato, a riguardo della sorella, che solo un miracolo la poteva salvare!

Raddoppiammo la nostra fede e le nostre preghiere ottenendo un leggero miglioramento. Dieci giorni dopo già l'inferma poteva lasciare il letto, mentre il piccino si ristabiliva perfettamente. A Don Bosco Santo la nostra eterna riconoscenza.

Cisore di Domodossola, 5-4-1935.

SORELLE CASTELLANO.

Scongiura una grave sciagura. - Una grave sciagura minacciava di rovinare un mio caro fratello. Pregai S. G. Bosco che intercedesse presso Maria Santissima e fui prontamente esaudita.

Sciolgo la promessa e con animo grato offro una catenella d'oro.

CARIGNANO SCOLASTICA.

Migliora nella cameretta di Don Bosco. - Prima di riprendere il lavoro, ringrazio vivamente S. G. Bosco per la visibile sua protezione durante la cura del pneuma torace, riuscita ottimamente.

Il caro Santo, in sogno mi accertò che sarei guarita; e, visitando un giorno le sue camerette, mi sentii migliorata.

S. Giovanni Bosco voglia continuarmi la sua paterna assistenza.

Torino 20-4-1935

Una Figlia di Maria Ausiliatrice.

Mi guarisce da grave malattia di stomaco. - Da vario tempo soffrivo forti dolori allo stomaco e non potevo prendere alcun cibo, perchè ogni piccola cosa me li aumentava. Deperii fino all'estremo.

Un giorno venne a confortarmi un sacerdote salesiano e mi portò una reliquia di San Giovanni Bosco colla preghiera per la novena, esortandomi a pregare ed a porre tutta la fiducia possibile nel novello Santo che proprio in quei giorni doveva essere glorificato.

Io allora posi proprio ogni mia speranza in Lui, anche perchè mi faceva immensa pena il pensiero di dover abbandonare la mia famiglia. Sia da tutti benedetto San Giovanni Bosco che mi concesse non solo la guarigione dello stomaco, ma anche un notevole miglioramento nelle finanze di famiglia.

La mia riconoscenza sarà eterna.

Torino, luglio 1935.

BASSI TERESA, Cooperatrice.

Don Bosco stronca il male. - Durante l'inverno u. s. una non leggera influenza colpiva mio figlio Bartolo. All'influenza improvvisamente si aggiunse una bronco-polmonite tale da farci preoccupare seriamente della preziosissima esistenza. Ci siamo rivolti allora al glorioso D. Bosco Santo con una novena in casa ed un'altra fatta dai giovanetti del locale Oratorio Salesiano. Prima ancora che il male compisse il suo corso ordinario, ogni pericolo era scomparso e noi attribuiamo ciò all'intercessione di D. Bosco Santo e ne rendiamo pubbliche grazie conforme promessa fattane allora ed inviamo una modesta offerta.

CLOTILDE ORTOLEVA ved. CATTOFI.

Pronto intervento. - Nel mese di marzo del 1934 il mio caro papà venne colpito da improvviso e grave malore che, data la sua età avanzata, mi faceva temere di perderlo da un istante all'altro. Angosciata invocai con fede l'aiuto di S. Giovanni Bosco, e dopo alcune ore cominciò un miglioramento che dissipò in breve ogni pericolo.

Riconoscente rendo pubbliche grazie ed invio l'offerta promessa per le Missioni pregandoLo a volerci continuare la Sua valida protezione.

Torino, 1-6- 1935.   ANNITA GILLI.

Guarigione prodigiosa. - Ammalata gravemente per frattura spontanea dell'omero sinistro dovuta a metastasi ossea di un tumore già operato, nella dolorosa trepidazione dei miei cari che vedevano minata la mia esistenza, mi rivolsi con fede viva al novello Santo Giovanni Bosco e, contro tutte le previsioni dei medici e chirurgi curanti, che avevano dichiarato il caso gravissimo, fra la meraviglia di tutti, mi trovai a poco a poco fuori pericolo e prodigiosamente guarita.

Grata a D. Bosco Santo, al quale avevo fatto celebrare durante la malattia una novena, prego pubblicare la grazia ed invoco su di me e sui miei cari tutti, la sua continua protezione.

Tolentino, 10 giugno 1935.

GELTRUDE MANONI, ved. MARINI.

Salva il nostro bambino. - Il nostro piccolo Gregorio di solo un anno di età, colpito da broncopolmonite, per ben tre volte si trovò in fin di vita. Il medico, mandato a chiamare d'urgenza, non ci aveva lasciata più alcuna speranza. Col cuore straziato, ci rivolgemmo allora a S. Giovanni Bosco affinchè ci facesse la grazia. E Don Bosco ci esaudì scampandocelo da ogni pericolo.

Gallio, 16-2-1935.

ANGELO e GIOVANNINA FINGO.

Affetto da grave ulcera, con nicchia al duodeno non potevo essere operato causa la gravità del male. Dopo un breve periodo di cure, con esito quasi nullo, per intercessione del Santo Gio. Bosco in trentadue giorni ottenni la guarigione completa come dal seguente referto radioscopico del Prof. Ponzio: e Non si sono rilevati segni di processi ulcerativi filoricio-duodenali », onde adempio la promessa fatta rimettendo un'offerta pro Missioni.

Torino, 4-5-1935.

LUIGI ZANOLINI.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori che, confessati e comunicati, visiteranno una chiesa o pubblica cappella pregando secondo l'intenzione del Sommo Pontefice (i Religiosi e le Religiose, la loro cappella privata) possono acquistare l'indulgenza plenaria:

Ogni mese:

1) In un giorno del mese a loro scelta.

2) Il giorno in cui fanno l'Esercizio di Buona Morte. 3) Il giorno in cui partecipano alla Conferenza mensile salesiana.

Nel mese di Ottobre anche:

1) Il giorno 7: Madonna del Rosario. 2) Il giorno 11: Maternità di Maria SS. 3) Il giorno 16: Purità di Maria SS.

IL GIUBILEO D'ORO DELLE "LETTURE DRAMMATICHE"

Il nuovo teatrino del primo Oratorio festivo di Don Bosco, terminato provvidenzialmente la vigilia dell'incendio che sorprese e distrusse quasi completamente gli antichi locali, fu inaugurato colla rappresentazione di un grandioso dramma romano, Le Pistrine, composto dal venerando, compianto Don Lemoyne e collaudato dallo stesso Santo negli ultimi anni della sua vita.

La scelta non fu fatta a caso; ma, con felicissima ispirazione, per commemorare il cinquantenario della pubblicazione della Collana di Letture Drammatiche, iniziata dal nostro Santo nel 1885 proprio con Le Pistrine di Don Lemoyne. E noi abbiamo goduto di poter applaudire sul palcoscenico di Valdocco, tra gli ottimi interpreti della Compagnia filodrammatica dell'Oratorio San Luigi, il secondo fondato dal Santo, uno degli attori che recitavano 5o anni fa e che per 5o anni ha serbato fede alla sua compagnia, il cav. Rosso, dell'Oratorio suddetto. Prima che si iniziasse la rappresentazione, un altro veterano del teatro cattolico nostro ex-allievo, il comm. Gigi Michelotti, Direttore del Radio-Corriere, colla competenza a tutti nota, ha commemorato magistralmente il glorioso giubileo, rilevando l'altissimo fine educativo propostosi dal Santo, anche in questo campo specifico della sua molteplice attività, e richiamando efficacemente le moderne correnti cattoliche allo spirito di Don Bosco, per assicurare ai teatrini dei nostri istituti ed oratorii, delle nostre parrocchie ed associazioni, il successo di una sana ricreazione e di una buona educazione. Gli applausi raccolti dall'oratore ci parvero l'eco di un consenso assai più universale, suscitato da giornali e riviste che hanno celebrato in questi mesi la stessa data giubilare, a cominciare dall'Osservatore Romano, alle varie riviste del Teatro Cattolico, fino ai periodici regionali e diocesani. E per celebrarla anche noi nel modo più vantaggioso, crediamo bene di intrattenere brevemente i nostri Cooperatori sull'origine del Teatro salesiano e sulle direttive fondamentali date dal Santo con apposito regolamento per ottenere col teatro l'altissimo fine di educare, ricreando, le anime dei giovanetti.

Origine del teatro "salesiano".

Il primo biografo di Don Bosco, Don Lemoyne, segna l'atto di nascita del Teatro che possiamo chiamar «salesiano », come tutte le altre opere del Santo, colla data del 1849. Veramente la prima rappresentazione risale al 29 giugno 1847, quando i birichini di Don Bosco, su un palco improvvisato in cortile, interpretarono il celebre Caporale di Napoleone per fare omaggio all'Arcivescovo Mons. Franzoni, sceso per la prima volta all'Oratorio di Valdocco a celebrare la Messa e ad amministrare la Cresima nella primitiva Cappella-tettoia Pinardi. Ma fu un saggio isolato.

Invece nel 1849 il Santo, preoccupato dell'assistenza e della ricreazione degli alunni interni ed esterni, che, il sabato a sera e la vigilia delle feste, vegliavano fino a tarda ora per attendere che egli finisse di ascoltare le confessioni di quelli che volevano fare la comunione il giorno seguente e che non avevano potuto confessarsi prima, pensò di proposito al Teatro, come al divertimento più innocuo e più opportuno per interessare la massa dei giovani in quelle ore di veglia ch'egli soleva poi chiudere, come sempre, col sermoncino della « buona notte » gettando nelle anime preziosi semi di pietà e di virtù.

Non si pensi però ad appositi locali, con platea e palchi, ad attori, costumi, parrucche, ecc.: tutte cose che vennero poco per volta e senza soverchia premura. Da principio Don Bosco se la cavò, come sempre, molto modestamente.

Da alcuni giorni aveva accolto nell'Oratorio un giovane ventenne di nome Carlo Tomatis, bel tipo, ameno, faceto, spiritoso, intelligente, che ogni giorno ne trovava una nuova per mantener l'allegria in mezzo ai ragazzi. Era quel che ci voleva. In poche battute, Don Bosco si intese. Ed ecco, il sabato a sera, in una stanza che serviva un po' per tutto, Tomatis improvvisa due fantocci con due fazzoletti, ed inizia un dialogo vivace, con scene bizzarre da far sbellicare dalle risa. Fu un successo! Tanto più sorprendente, quanto più miserabili erano le risorse materiali di cui disponeva. Ma non tardò il progresso. Un giorno, Tomatis riuscì a comprare una testa di Gianduia, e la maschera tanto cara ai Piemontesi suscitò un'onda di entusiasmo indescrivibile. Bisogna dire che i ragazzi di allora si accontentavan di poco; ma coi ragazzi cominciarono ad accorrere anche gli adulti, e non tutta gente di umile condizione. Se in pochi mesi l'Oratorio poté inaugurare un vero teatro di burattini, si fu perchè lo regalò il marchese Fassati, dopo aver assistito ad una di quelle rappresentazioni primitive. Nel 1851 però le cose cominciarono a sistemarsi: in un'aula apparve un palcoscenico su cui i giovinetti poterono più agevolmente declamare versi e prose per accademie e recitare anche brevi e facili commediole che li addestrarono poco a poco alla interpretazione di drammi e commedie in italiano ed in latino che ancor oggi farebbero tremar le vene e i polsi a tante moderne filodrammatiche giovanili.

Il Santo stesso si adattò a comporre per i suoi birichini dialoghi, commedie e drammi, che la tecnica moderna potrà dir superati, ma che rispondevano pienamente all'alto fine pedagogico e didascalico cui egli chiamava il Teatro nei suoi Oratorii ed Istituti, ed ancor oggi ci riflettono, colla trasparenza e serenità degli intrecci, la santità e la praticità del suo spirito di educatore cristiano della gioventù. Si sa che la prima commedia da lui composta ha per titolo Il sistema metrico decimale e fu rappresentata il 16 dicembre 1849, con tanto successo che l'« Armonia », nel suo numero 149, ha scritto: « Non ci stenderemo a fargli alcun elogio, chè i suoi giovani colle savie risposte, colle belle maniere, coll'edificante compostezza ieri glielo fecero tale da non potersi desiderare nè più ampio, nè più veritiero » e chiuse l'articolo di cronaca sottolineando gli «applausi della stipata moltitudine che assisteva ». Il giudizio poi più autorevole fu quello dell'Abate Ferrante Aporti il quale, al termine della rappresentazione, disse: « Don Bosco non poteva immaginare un mezzo più efficace per rendere popolare il sistema metrico-decimale: qui lo si impara ridendo » (v. Mem. Biogr., vol III, pag. 6o1). Nel 1853 il Santo stampò il dramma intitolato Disputa tra un avvocato ed un ministro protestante. E chiuse le sue composizioni teatrali nel 1864 colla Casa della fortuna, che fu ancor recitata nel 1895, il giorno dell'Epifania, per inaugurare l'attuale Teatro interno dell'Oratorio. Dal 1858 al 1886 le recite si facevano nel refettorio sottostante la chiesa di S. Francesco di Sales. Dal 1866 fino al 1895 si trasformava in teatro la sala di studio, al terzo piano dell'antica casa Filippi. Particolare solennità acquistava la annuale accademia per la festa onomastica di Don Bosco, allietata dal celebre Gastini, il menestrello di Don Bosco. Il Santo vi partecipò fino al 1887. Alla scuola di Don Bosco crebbero intanto ottimi autori formati secondo il suo spirito, che assicurarono la vita al Teatro salesiano. Ricordiamo solamente il principe, l'indimenticabile

Don Lemoyne. Le loro produzioni manoscritte, o poligrafate, qualcuna stampata, facevano il giro dei nostri Collegi ed Oratorii, quando nacque l'idea di fondare una collana di « Letture drammatiche » che ogni due mesi diffondesse una nuova pubblicazione in graziosi fascicoli in 32° di circa 100 pagine ciascuno.

Il Bollettino salesiano del mese di gennaio 1885 ne diede l'annuncio a tutti i Cooperatori, e Le Pistrine di D. Lemoyne inaugurarono la gloriosa serie.

La « Libreria salesiana» di Torino ne curò le prime edizioni e la « Scuola tipografica salesiana» di San Benigno Canavese ne continuò la stampa, finchè la S. E. I. non iniziò una propria collana. A soddisfare la varietà dei gusti, per parecchi anni anche la «Libreria Salesiana » di Roma, curò una collana parallela sempre secondo lo spirito del Santo. La Canonizzazione di Don Bosco fece però sentire il bisogno di curare più direttamente il Teatro dei ragazzi, per evitare adattamenti e riduzioni, dalle quali era alieno lo stesso Santo, e che non riescono ordinariamente a quella purezza di funzione educatrice giovanile, che Don Bosco intese. E l'attuale Rettor Maggiore, sig. Don Pietro Ricaldone, affidò l'impresa al salesiano Don Rufillo Uguccioni, il quale fin dallo scorso anno ha iniziato la nuova collana presso la S. E. I. ed ha già pubblicato una quindicina di volumetti. Colla collaborazione di buoni autori, si spera di poterla sostenere onorevolmente sui criteri fondamentali di S. Giovanni Bosco e di diffonderla largamente negli Oratorii ed Istituti e fra le Associazioni giovanili di Azione Cattolica.

Scopo del teatro nella mente di Don Bosco.

Le migliori riviste del «Teatro cattolico» festeggiando la data giubilare delle Letture drammatiche, hanno rivendicato a Don Bosco il posto di avanguardia anche in questo campo del progresso educativo, commendandone, con universale consenso di plauso, lo spirito informatore, illustrandone lo scopo e rilevandone i caratteri particolari. Scene e controscene, nel numero di dicembre u. s., vi ha dedicato l'articolo di fondo, facendo precedere la ripubblicazione del programma della « Collana di Letture drammatiche » da questa solenne valutazione: Coll'anno nuovo si matura una data: il cinquantesimo anniversario dell'attività artistico-educativa italiana nel campo del teatro universale cattolico. Cinquant'anni dacchè un Santo - San Giovanni Bosco - ha dato a questa importantissima branchia d'Azione Cattolica una disciplina, una dignità, una guida, un regolamento.

Nulla di più vero. A persuadercene basterà riandare rapidamente il regolamento con cui il Santo ha disciplinato in funzione educativa questo sussidio pedagogico così efficace. Prima però desideriamo richiamare l'attenzione dei nostri Cooperatori su un periodo delle Memorie biografiche, a pag. 592 del III volume, che ci dà la chiave di tutto in poche parole. Dopo aver descritto la vita dell'Oratorio, sul finire del 1849, e le mirabili industrie usate da Don Bosco per darle tutto l'incanto ed il prestigio di una vita di famiglia, Don Lemoyne ci dice che fu il suo ardente amore alla bella virtù che diede origine al teatro per gli allievi interni. La bella virtù, per Don Bosco, era la virtù della purezza. Amava meglio chiamarla così per elevare subito l'animo dei giovani alla massima stima della virtù angelica che forma l'incanto divino della giovinezza cristiana. Fu adunque l'ardente amore alla purezza che ispirò al grande Educatore la cura del Teatro pei suoi giovinetti. Decisamente, Don Bosco è partito dalla sponda opposta a quella da cui partono comunemente autori, direttori ed impresari dei pubblici teatri, i quali, quando non trascendono addirittura a fare l'apologia del vizio, indulgono quasi sempre ad argomenti passionali che non servono certo a salvare la bella virtù. E si distingue anche nettamente da quelle correnti del Teatro cattolico - paternamente richiamate ai criterii del nostro Santo, ancora l'anno scorso, dal compianto Vescovo di Macerata, Mons. Ferretti, in «Palestra del Clero» nei numeri del 2o agosto e 20 settembre, e da altri autorevoli esponenti del campo cattolico -- che temono di non riuscire ad interessare sufficientemente il pubblico che vogliono moralizzare, se non toccano, o non sfiorano almen di passaggio, con qualche battuta, argomenti delicati. Certo, è una grande missione quella di castigare i costumi del secolo; e lodevole, ma non scevra di pericoli, è l'arte che castigat ridendo mores. Ma Don Bosco non amava i castighi, neppur per ridere. E preferì il sistema preventivo anche nel Teatro. Epperò, se ricorse ad esso per distrarre dall'ozio e dalle sue deplorevoli conseguenze i suoi giovinetti nelle lunghe serate invernali, non consentì mai nelle rappresentazioni alcun intreccio, alcuna scena, neppur la più vaga espressione che potesse minimamente turbare la serenità dello spirito e la purezza del cuore degli spettatori, anche quando tutto si risolvesse a stigmatizzare e correggere il vizio opposto. Egli stava con S. Paolo: neppure una parola, neppur un frizzo, non una battuta, nessuna allusione a ciò che non sia assolutamente onesto: nec nominetur in vobis, sicut decet sanctos! (Ep. agli Efesini, V, 3). A questa intransigenza ha impegnato formalmente educatori e discepoli col 1° articolo del capo XV del « Regolamento per gli alunni delle Case della Società di S. Francesco di Sales ». A vostro divertimento - egli scrisse, rivolto ai giovani - e piacevole istruzione sono concesse rappresentazioni teatrali; ma il teatrino, che è destinato a coltivare il cuore, non sia mai causa della più piccola offesa del Signore. Non poteva esser più casto anche nell'esprimere il suo pensiero. Si sente il Santo, l'Apostolo della gioventù, che anche dalla ribalta ripete il suo grido di salvezza: Da mihi animas, caetera tolle.

Don Bosco, la cui anima fu definita un cielo sempre sereno d'una calma inalterabile (Card. Alimonda), lungi dal permettere il più piccolo turbamento nell'anima dei suoi birichini, volle che il Teatro concorresse anzi ad accrescere la letizia di quella pace che è privilegio delle anime pure. Sicchè non s'appagò di curare volta per volta con questi criterii le rappresentazioni che permetteva ai suoi giovinetti; ma fin dal 1858 provvide a disciplinare organicamente il Teatro in funzione educatrice, stendendone un primo regolamento, che andò man mano perfezionando fino alla edizione definitiva del 1877, accolta nel Codice generale della Società Salesiana. Un ampio commento al regolamento definitivo è apparso in Catechèsi colla firma di un « Salesianus » della massima autorità. Epperò si può ritenere come il commento ufficiale. Qui ci accontentiamo di alcuni articoli del regolamento primitivo che ci paiono sufficienti a precisare lo scopo inteso dal Santo e a fornirci le direttive essenziali per conseguirlo.

Rallegrare, educare, istruire.

Scopo del Teatrino - scrisse il Santo nel io articolo - è di rallegrare, educare, istruire i giovani più che si può moralmente. Per questo aggiunse all'articolo VI: Si procuri che le composizioni siano amene ed atte a ricreare e divertire, ma sempre istruttive, morali e brevi. Donde le raccomandazioni speciali ai Superiori nelle ulteriori edizioni del regolamento: I direttori si ricordino che il teatro deve servire di sollievo e di educazione pei giovani che la Divina Provvidenza invia nelle nostre Case... La materia dev'essere adatta agli uditori, cioè servire d'istruzione e di ricreazione agli allievi, senza badare agli esterni... Gli invitati e gli amici che sogliono intervenire, saranno soddisfatti e contenti se vedranno che il trattenimento torni utile ai giovani e sia proporzionato alla loro intelligenza.

Esclusioni.

Ad evitare quindi ogni arbitrio di interpretazione, proscrisse coll'art. VII tutte le composizioni che ne possono compromettere l'altissimo scopo: Si evitino quelle composizioni che rappresentano fatti atroci. Qualche scena un po' seria è tollerata; sieno però tolte di mezzo le espressioni poco cristiane e quei vocaboli che detti altrove sarebbero giudicati incivili o troppo plateali.

E nelle edizioni ulteriori scese a dettagli ancor più precisi: Si devono escludere le tragedie, i drammi, le commedie ed anche le farse, in cui viene rappresentato un carattere crudele, vendicativo, immorale, sebbene nello svolgimento dell'azione si abbia di mira di correggerlo e di emendarlo... Si ritenga che i giovanetti ricevono nel loro cuore le impressioni di cose vivamente rappresentate e difficilmente si riesce a farle dimenticare con ragioni o con fatti opposti...

I duelli, i colpi di fucile e di pistola, le minacce violente, gli atti atroci, non facciano mai parte del teatrino.

Non sia mai nominato il nome di Dio, a meno che ciò avvenga a modo di preghiera o di ammaestramento: tanto meno si profferiscano bestemmie od imprecazioni ad oggetto di farne di poi la correzione. Si evitino pure quei vocaboli che detti altrove sarebbero giudicati incivili o troppo plateali.

Gran pregio egli annetteva alla brevità sì dell'azione come degli intervalli, fino a desiderarla come una prerogativa caratteristica. Nella seconda parte dell'art. VI citato, scrisse: La troppa lunghezza, oltre il maggior disturbo nelle prove, generalmente stanca gli uditori e fa perdere il pregio delle rappresentazioni e cagiona noia anche nelle cose stimabili. Nell'articolo X poi chiudeva il primo regolamento con queste parole: Si ritenga che il bello e la specialità dei nostri Teatrini consiste nell'abbreviare gli intervalli tra un atto e l'altro e nella declamazione di composizioni preparate e ricavate da buoni autori. Le direttive son più che sufficienti! La lunga esperienza le ha collaudate con successi trionfali, e noi rinunziamo ad ogni commento. Ci par che basti continuare sulle orme del Santo per assicurare al Teatro quell'efficacia ricreativa, educativa e morale cui egli mirava. Se si pensa che egli l'ha ottenuta col « Sistema metrico decimale » non sentiremo il bisogno di ricorrere alle fonti avvelenate del secolo per attingere gli argomenti da trattare. Fedeli alle sue direttive, animati del suo spirito, sapremo continuare la sua santa missione anche sulle scene. E celebreremo così nel modo migliore la data giubilare delle Letture drammatiche, confortando con nuovi trionfi il suo assioma, che: una buona recita vale quanto e forse più di una predica.

Echi delle feste di D. Bosco santo

LEONFORTE. - Don Varveri Salvatore organizzato la festa pel 9 giugno u. sc. facendola preparare da un triduo solenne predicato dai RR. D. La Greca, D. Sinardi, e D. Benintende. Dopo la Comunione generale, una graziosa processione di bambini portò il quadro del Santo al nuovo Oratorio festivo, già gremito di popolo, per la benedizione della Cappella e dell'Oratorio stesso. Compì la funzione lo stesso D. Varveri che eresse con tanti sacrifici l'opera provvidenziale a, favore della gioventù sotto gli auspici di Don Bosco, e la presentò alla popolazione indicandone lo scopo ed i vantaggi. L'arciprete D. Pontorno aggiunse la sua parola per raccomandare la frequenza; quindi si cantò la Messa e si chiuse la festa colla processione pel cortile dell'Oratorio ed una riuscita rappresentazione.

MARIGNANA (Lucca) - Dopo la festa solenne di Maria Ausiliatrice cui è dedicata la bellissima chiesa, il salesiano D. Giannini predicò l'ottavario in preparazione alla festa del Santo che si svolse la domenica 2 giugno con Comunione generale, Messa cantata da Mons. Pasquinelli ed una imponente processione cui parteciparono anche associazioni e fedeli dei paesi vicini.

Riuscitissima l'esecuzione dell'inno al Santo composto appositamente dal M° Petrucci.

MONTAFIA D'ASTI, nota nella vita di D. Bosco per la gara dell'albero della cuccagna, (1831), ne ha festeggiato la canonizzazione il 31 maggio u. sc. dopo un triduo di predicazione tenuto dallo stesso arciprete D. Gallino. Tutto il popolo vi accorse offrendo al Santo l'omaggio d'una Comunione veramente generale, di solenni funzioni e di una solennissima processione. Fece il panegirico il Direttore della vicina casa salesiana di Murialdo custode della casetta natia del Santo.

ROBBIO LOMELLINA. - La zelante unione locale degli Ex-allievi, animata dall'Avv. Saliva, ha organizzato un triduo ed una festa solennissima dal 29 agosto al 1° settembre u. s. Tutto il paese ha risposto con entusiasmo straordinario. Il Clero, con a capo il Prevosto, ha curato il successo spirituale col massimo fervore ed ebbe il conforto di migliaia di comunioni. Le autorità civili e politiche hanno partecipato ufficialmente tanto alle funzioni quanto alla processione. Lo stesso Ecc.mo Arcivescovo di Vercelli, Mons. Giacomo Montanelli si è degnato di celebrare la messa della comunione generale, di assistere pontificalmente a quella solenne, di presiedere la processione trionfale e di impartire la benedizione eucaristica, rivolgendo la sua parola ai giovani prima della comunione ed alla folla che gremiva la chiesa e la piazza dopo la processione. Ottime le esecuzioni della scuola di canto e della banda cittadina. Graditissimo l'omaggio della Gioventù maschile di Azione Cattolica convocata dalla sottofederazione. Tutte le sere del triduo, dopo la predica, la popolazione ha affollato il teatro dell'Oratorio parrocchiale per godere la proiezione del Film « Don Bosco ». Alla festa concorsero associazioni e fedeli di varii paesi vicini.

VILLAFRANCA LUNIGIANA. - Un triduo predicato dal salesiano D. Giannini, ha preparato efficacemente il popolo alla festa solenne organizzata dagli Uomini Cattolici per la domenica 23 giugno.

Comunione generale e Messa solenne, con assistenza delle Autorità locali ed intervento di associazioni e popolo numerosissimo. Terminata la funzione, si è ordinato il corteo che ha condotto tutta la folla al Teatro Dux ove il Presidente degli Uomini Cattolici, marchese dott. Alfonso Malaspina ha rievocato la figura del Santo in un magnifico discorso.

A sera, dopo i Vespri, una suggestiva imponente processione per le vie illuminate in un'onda di entusiasmo indescrivibile.

CALIFORNIA-SAN FRANCISCO. - Salesiani e Cooperatori festeggiarono la canonizzazione di Don Bosco con tridui solenni nel febbraio u. sc.

Predicò dapprima in inglese Padre Burke, Paolista, profilando egregiamente la vita e le opere del Santo. Poi salì il pulpito il salesiano D. Rinaldo Bergamo, Direttore del nostro Collegio di Watsonville, e presentò Don Bosco Santo, come il San Filippo Neri del Secolo XIX, il propagatore della Comunione frequente, preconizzatore del grande Pontefice dell'Eucarestia, Pio X, e conquistatore del mondo attraverso le Missioni Salesiane.

Il 3 febbraio fu una festa imponentissima.

Chiesa gremita sino all'inverosimile a tutte le funzioni, ma specialmente alla Messa Solenne.

Panegirico in inglese, detto da Padre Burke.

La corale esegui mirabilmente la Messa « Santa Cecilia » del Cardinal Cagliero.

Pontificò S. E. Mons. John J. Mitty, Arcivescovo Coadiutore di San Francisco.

Assisteva anche il sig. Don Seriè, rappresentante del Rettor Maggiore giunto da poco da Torino.

All'agape fraterna fece una capatina anche il Sindaco Rossi.

Ai Vespri Solenni si ripetè il grandioso spettacolo della chiesa gremita. Pronunziò un dotto, felicissimo discorso in italiano il nostro Don Simeoni.

Ammiratissimo l'artistico altare di legno dedicato a San Giovanni Bosco.

Altri omaggi a Don Bosco Santo.

BENEVAGIENNA (Cuneo). - Il Podestà ha ottenuto dal Ministero l'autorizzazione di dedicare a Don Bosco Santo la Via del Collegio.

MOTTA (Como). - S. Em. il Card. Schuster, arcivescovo di Milano, il 6 agosto u. sc. ha benedetto il nuovo padiglione della « Casa Alpina Lago Azzurro » intitolato da D. Luigi Re a Don Bosco Santo.

Fece il discorso inaugurale il marchese Cornaggia

Un bell'esempio di Azione Salesiana.

Da circa due anni un nostro ex-allievo del collegio di Cartago (Costa Rica) ha fondato un Oratorio Festivo che ha intitolato a Michele Magone, nella città di Alajuela, sede vescovile.

Sono incredibili le difficoltà che ha dovuto superare per poter raccogliere domenicalmente i suoi cento cinquanta birichini: basti pensare che ancor oggi non ha sede fissa, non possedendo un palmo di terreno proprio! Come Don Bosco, un giorno, anch'egli fu fatto degno di passare delle intiere domeniche coi suoi giovanetti, giuocando sulla strada pubblica... Potrà far meraviglia che in due anni l'Oratorio non si sia potuto sistemare, ma la ragione principale si è che i Salesiani erano nell'impossibilità di assumerne la direzione, pur abitando appena ad un'ora di distanza, per mancanza di personale. Anche l'Ecc.mo Nunzio Apostolico Mons. Chiarlo non ha potuto finora far nulla di meglio che incoraggiare e sostenere l'attuale stato di cose. Il quale, pur in tanta deficienza di mezzi, è moralmente parlando, una grande benedizione per la gioventù locale. Poichè l'ex-allievo Antonio Maria Murillo ha dato al suo Oratorio la vera, genuina fisionomia dell'Oratorio festivo di Don Bosco. La sera del sabato raduna i suoi birichini nella chiesa dei Redentoristi, per le confessioni, le preghiere della sera e avvisi per l'indomani. La domenica, alle sei, nella stessa chiesa, quando non vi sono solennità speciali in Cattedrale, c'è la Messa con predichetta, Comunione, orazioni, ecc. come nei migliori dei nostri Oratori; all'uscita libertà per la colazione a casa propria, indi riunione... nel posto che si è potuto concertare pei giuochi. Al dopo pranzo nella stessa località si svolgono le varie attività che animano il pomeriggio dei nostri Oratori. Durante la settimana, in una tettoia imprestata dall'Ecc.mo Vescovo Mons. Antonio del Carmine Monestel y Zamora, si tiene un po' di doposcuola e, a notte, la riunione settimanale delle varie sezioni in cui sono suddivisi i giovani oratoriani.

Autorità e cittadinanza appoggiano di buon animo l'Opera nascente che là si vuol chiamare Salesiana perchè si aspettano i Salesiani e perchè si pratica il sistema di Don Bosco. Col concorso dei buoni s'è ultimamente acquistata una bellissima statua del nostro Santo, che dopo aver raccolto l'entusiastico culto di tutta la città, aspetta di passare dalla sala di ricevimento del Segretario vescovile alla Cappella progettata ad onore del Santo dei giovani. Si può anzi dire che l'Oratorio è la pupilla degli occhi della città, e non c'è festa religiosa o patriottica in cui non sia invitato ed acclamato dalle autorità e dal popolo. Quando quest'anno promosse la festa di Maria Ausiliatrice e di Don Bosco, città e sobborghi corrisposero con insolito slancio e le Autorità concessero tutte le facilitazioni, misero a disposizione la Banda militare e intervennero in corpo alle funzioni solennissime in chiesa e fuori. Il popolo poi accorse in tal folla al triduo predicato da un Redentorista ed assiepò in tal maniera i confessionali e la balaustra per la Comunione generale, che il Vescovo celebrante, dovette confessare in pubblico che non sapeva più se si trovasse ad Alajuela o in Torino... Preghiamo il Signore perchè benedica lo zelo del caro ex-allievo, ma nello stesso tempo raccogliamone l'esempio il quale dice a tutti i Cooperatori che « volere è potere » e che quando si ha nell'anima il vero spirito di Don Bosco non si indietreggia di fronte alla povertà dei mezzi, ma si trovano sempre delle risorse per curare il bene della gioventù e fare dell'Azione Cattolica nella propria parrocchia e nella propria diocesi.

NECROLOGIO

Salesiani defunti:

RODRIGUEZ Don GIO. PIETRO sac., da Montevideo (Uruguay), † a Montevideo il 23-V-1935 a 79 anni di età.

Fu una delle più preziose vocazioni dell'Uruguay. Fondò il collegio di S. Michele di Mercedes e diresse a più riprese anche quello di Montevideo cattivandosi la stima di tutti per la bontà del suo carattere ed i fervore di apostolato.

BALDI Don LUIGI, sac., da Camerana (Cuneo), † a Macerata il 17-VI-1935 a 76 anni di età.

Faceva il calzolaio quando, a 22 anni, sentì la vocazione salesiana. E Don Bosco stesso ne fece un sacerdote secondo il cuore di Dio. Per questo l'opera sua riuscì tanto preziosa a Macerata, ove dal 1890 egli era l'anima dell'Oratorio festivo che educò generazioni di giovani nello spirito genuino di Don Bosco Santo. La città lo venerava come una reliquia del Santo Fondatore, e quanti crebbero sotto la sua direzione lo amavano come un padre.

La sua carità umile, operosa e disinteressata, congiunta ad una purezza angelica trasparente gli aveva guadagnato il cuore di tutti.

BINELLI Don GIUSEPPE, sac., da Caresana (Vercelli), † a Torino-Valsalice il 2-VII-1935 a 58 anni di età.

Dall'Istituto di Valsalice ove prodigava il suo eletto ingegno nell'insegnamento ed il suo gran cuore nell'Oratorio Festivo, fu chiamato nel 1915 a reggere l'Ispettoria Tarraconense e Celtica delle nostre Case di Spagna. E fu un decennio di benedizioni per l'Opera salesiana che dalla pietà e dallo zelo del nuovo Ispettore trasse mirabile impulso grazie specialmente alla fervida organizzazione delle Case di formazione e degli Oratori festivi. Tornato dalla Spagna nel 1925 ebbe la direzione del nostro Istituto Teologico Internazionale in Torino e, coll'apprendimento delle varie lingue moltiplicava le sue industrie per la formazione di nuovi sacerdoti, quando lo sorprese inesorabile un'encefalite cronica che lo debilitò gradatamente con un lento martirio. Don Binelli tornò quindi a Valsalice a consumare il suo olocausto sulle orme del Servo di Dio D. Andrea Beltrami, nella preghiera e nel dolore. E quando scomparve si ebbe la sensazione del transito di un santo,

FLOWER Don GIACOMO, sac., da Blackford (Inghilterra), † a Chertsey (Inghilterra) il 13-VI1935 a 57 anni di età.

Malaticcio, quasi tutta la sua vita sacerdotale, la spese tuttavia generosamente come figlio di Don Bosco prodigando le sue belle doti di mente e di cuore nel sacro ministero.

BRUZZONE Don TOMMASO, sac., da Sestri Ponente (Genova), † a Buenos Aires (Argentina) il 14-VI-1935 a 58 anni di età.

Partì ancor chierico pe l'Argentina e là raggiunse il sacerdozio e spese la sua preziosa attività in vani nostri Collegi con zelo ammirabile e profondo spirito di sacrificio.

DE LUCIA ANTONIO, coad., da Fondi (Littoria), † a Piossasco il 4-VIII-1935 a 53 anni di età.

Una dolorosa malattia stroncò troppo presto la vita di questo ottimo confratello, stimatissimo come maestro sarto nelle nostre Scuole professionali, ove svolgeva saggiamente opera di educazione e di vero apostolato, preparando maestri d'arte per le nostre missioni.

FURACHER Don GIORGIO, sac., da Darshofen (Baviera), † a Vienna (Austria) il 3o-VI-1935 a 47 anni di età.

Il suo zelo ebbe un campo prediletto: 'insegnamento della Religione. E fu un vero modello per l'accurata preparazione e l'efficacia delle lezioni.

FRIGELLI GIO. BATT., coad., da Minas (Uruguay), † a S. Paolo (Brasile) il 2-VI-1935 a 5o anni di età.

SCHNEIDER Don FEDERICO, sac., da Schönenbach (Baden) † a Würzgburg il 4-VII-1935 a 35 anni di età.

CESARIN LUIGI, ch. prof. trienn., da Casarza (Udine), † a Fulbari (Bengal-India) il 5-VI-1935 a 23 anni di età.

Era partito per le missioni sognando un lungo apostolato che sorrideva già di grandi promesse per l'ascendente che godeva in mezzo ai fanciulli, quando una folata di vento impetuoso travolse la canoa che lo trasportava, gettando nel lutto l'incipiente Missione.

GROSSO GIUSEPPE, coad. da Torino, † a Piossasco il 5-VII-1935 a 24 anni di età.

ARA DANIELE, ch. prof. trienn., da Huesca (Spagna), † a Gerona (Spagna) il 15-VII-1935 a 19 anni di età.

PORRINI Don SILVIO, sac., da Casorate Sempione (Milano), † a Genova Sampierdarena il 25-VII-1935 a 55 anni di età.

Mentre i Confratelli attendevano agli Esercizi spirituali volava al Cielo l'anima di questo buon Confratello, benemerito delle nostre Missioni d'Oriente, e valoroso Cappellano Militare nella grande guerra. La Patria ha premiato più volte il suo valore ed il suo apostolato; il Signore coroni i suoi meriti in Paradiso.

Cooperatori defunti:

Don DOMENICO ORLANDO ARRIGONI, Parroco di Sovico. Fu alunno dell'Oratorio di Torino negli ultimi anni della vita di Don Bosco e crebbe nello spirito del Santo informando il suo apostolato sacerdotale agli esempi del grande « amico delle anime ». Ebbe pei giovani cure di predilezione ed educò il popolo alla divozione di Maria Ausiliatrice e del nostro Santo. Il Signore ha benedetto sensibilmente il suo ministero con una vera fioritura di vita religiosa. Si spense il 29 maggio u. sc. fra il rimpianto di tutti i parrocchiani.

Prof. Comm. ALFONSO CASTELLI, † a Roma il 12 agosto 1935. Capo Sezione al Ministero ed insegnante all'Istituto Superiore Postelegrafonico, fu cattolico praticante ed esemplare. Allievo di Don Bosco, conservò pel Santo e per le Opere sue il più cordiale affetto, e, fedele ai suoi insegnamenti, spese tutta la sua vita, per la gloria di Dio, la difesa dei diritti della Chiesa e la Conciliazione collo Stato e l'esercizio della carità cristiana.

Can. Don MATTEO ODDENINO, Parroco di Capriglio d'Asti. Si spense l'8 agosto u. sc. dopo aver retto per 35 anni la parrocchia di Mamma Margherita, ove Don Bosco apprese i primi elementi di lettura e scrittura.

Piissimo sacerdote, godeva l'affetto di tutti i parrocchiani per la sua carità e pel suo zelo indefesso, e nutriva la più fervida divozione pel nostro Santo di cui favoriva le Opere e diffondeva lo spirito.

Don RAFFAELE MICHELE, † a Peveragno (Cuneo) il 4-VII-I935

Resse per molti anni la parrocchia prepositurale di Trucchi di Morozzo (Cuneo) prodigandosi con spirito apostolico alla cura delle anime. Nel 1928, mancandogli le forze, si raccolse a vita privata e nella preghiera e nella carità chiuse i suoi santi giorni, venerato da tutti per la pietà e lo zelo che rifulsero ammirabili nell'esercizio del sacro ministero. Ebbe vera predilezione per le Opere di Don Bosco cui legò il frutto dei suoi risparmi e dei suoi sacrifici.

Siamogli larghi dei nostri suffragi.

SACCHI MARIA da Lacchiarella (Milano), † il 18 agosto 1935.

Maestra per oltre 4o anni e fervente Cooperatrice trasfuse nella scuola tutta la bontà della sua grande anima formata allo spirito di Don Bosco Santo ed arricchì la sua vita di tante opere buone favorendo istituzioni ed associazioni di carità con cuore materno.

OREFICE CORNERO MELANIA. † 3 luglio 1935. Per diversi anni cooperò con zelo al bene delle missioni salesiane che prediligeva ed' arricchì di meriti la sua vita con l'esercizio della carità che faceva con vero spirito cristiano.

Altri Cooperatori defunti:

Accomasso Felice Giuseppe, Torino - Alasia Teresa Ved. Tosco, Chieri (Torino) - Amato Annunziatina, Serra S. Bruno (Catanzaro) - Andreetta Elisa, Padova - Arrigoni Giuseppe, Ciclo (Forlì) - Balzola Corinna, Conzano (Aless.) - Battisti Giuseppe Mira (Venezia) - Bellani Felice, Bergamo - Buonocore Angelina, Ischia (Napoli) - Cavaglià Domenica, Rivalta Torinese - Ciampalini Can. Angelo, Grosseto - Faccio Santa, Legnago (Verona) - Fornasa Ulisse, Maglio di Sopra (Vicenza) - Galliano Maria, Saluzzo (Cuneo) - Isola Domenica, S. Martino Can. (Aosta) - Leso Maria Brutti, S. Silvestro (Mantova) - Mazzorin Carlotta, Roverbasso di Codognè (Treviso) - Mezzo Edvige, Vercelli - Mondani Sofia, Chester, (Stati Uniti) - Orlandi D. Domenico, Sovico (Milano) - Pagliaro Domenico, Pirano (Pola) - Palieri Giuseppe, Torino - Piras Giulia, Nurri (Nuoro) - Pravettoni Giuseppe, Frugarolo (Aless.) - Rapolla Maria, Legnago (Verona) - Rolando Perino Ida, Cuorgnè Canavese (Aosta) - Rossatto Anna Ved. Boschetti, Schio (Vicenza) - Sacco Felicita, Torino - Scira Enrico, Trivero (Vercelli) - Sella Bianchi di Lavagna C.ssa Merope, Torino - Sorrentino Francesco, Mineo (Catania) - Tallone Antonio, Valgrana (Cuneo) - Togliatto Camilla, Lanzo (Torino) - Vecchiutti Eugenio, Rovato (Brescia) - Zavattaro Lucia, Borgo S. Martino (Aless.).

Anime riconoscenti a Maria Ausiliatrice e a San Giovanni Bosco:

Ci hanno segnalato grazie ottenute per Intercessione di Maria SS. Ausiliatrice o di S. G. Bosco, e alcuni hanno anche inviato offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per le Missioni Salesiane o per altre Opere di D. Bosco, i seguenti:

Acuto Rita, Aglietta Maria, Agostani Angela, Allerino Maddalena, Almondo Giuseppina, Amedeo

Giuseppina, Angelino Carlo, Antonione-Francesco, A. P. di Torino, Arcelasca Antonio, Arduino Maria, Armanno Vinelli Dina, Audisio L. e M.

Balzola Zeardi Malvina, Barbante Tersilla, Barison Amalia, Bandino Giuseppina, Bay Maddalena, Bay Maria, Bellandi Giovanni, Benvenuti Rosina, Bianco Maddalena, Bianco Mariuccia, Bianco Teresa, B:rolo Giovanni, B. M. di Vicenza, Boffano Marianna (Cuneo) Bono Adele, Borelli Sr. Cristina, Boretti Angela, Borgialli Margherita, Bosca Giuseppe, Bossatis, Brandoni fam.a, Bugnano Marta, Bugni Mario, Burzi Rosa.

Cagliari Orsolina, Cagliero Vittorino, Camadini Caterina Ved. Massari, Cambiaghi Rosa, Cametti Costantino e Margherita, Cannizzo Cascino Annetta, Cantoni Rita, Carlesso Vittorio, Casiraghi Chiara, Castellano Giovannina, Cavaglià Domenica, Chiabodo Teresa, Chiaia Maria, Chiappero Aldo, Chiesa Rita, Chiodi Paolo, Chiusano Bianca, Cite Elvira, Clara Luigi, C. N., Colombo Bice, Comenotti Margherita, Comola, Conzaga Maria, Costantino avv. Pietro, Credazzi Maria, Crescenzi Maria, Cresto Angela, Cristian sorelle, Cristillin, Cultrera Vita, Cussotto Maria.

Dabandi Scorzino Malvina, De Giglio ing. e consorte, Delbono Teresita, De Maria Margherita, Demonte Maria, Destefanis Cesarina, Durando Margherita.

E. R., Ercole Caterina.

Fassino B., Ferratane Sr. Policarpa, Ferrari Bruno, Ferrero Carlo, Ferzero Pierino, Fiora Rita, Fogliatto Giovanna, Fontana Guido, Fontana Prof. Pasquale, Fontana Rita, Forin Erino e Desiderio, Francione Carmelino.

Gagliardi Ercoli Cristina, Gallesio Stefano, Gallina Luigi, Gallino Ines, Gallizio Irene, Garofoli Maria, Garola G. M., Garro Lucia, Germano, G. G. di Villastellone, Ghione Adele, Giannazzi Teresa Ved. Borella, Giannitrapani, Gianoglio avv. e fam.a, Gioda Ermelina, Giordana Pietro, Giorgi Franca, Giotto Giovanni, Gondro fam.a, Gonella Teresa, G. Rina, Granero Luciano, Griffa Lorenzo, G. R. T., G. V.

Imazio Caterina.

Lagostena, Latore, L. G. di Torino, L. N., Lovera Elisabetta, Lovisolo, Lucheroni dott. Carlo, Lusigliè Bertoldo, Lusso coniugi.

Madre Caterina da Siena, Maggioni Emilio, Maldifassi Castoldi Anna, Manfren Bonaventura, Marangon Barnaba Angiolina, Marenco Marta, Maria di Ancona, Marinotti Francesca, Marola Angiolina, Marrapesa Elvira, Marro Corbilet Flavia, Martini Vincenzo, Marzanasco Maria, Massa Maria, Massiccio Maria, Mazza Giuseppe, Mazzocco Lucia, Mellica Cesarina, Meneghello G. B., Meneghello Giuseppe, M. F., Micchiardi, Mignone Rosa, Milan Anna Maria, Minetto Rosetta, Molteni Luigi, Montanella Domenica, Montessoro Maria, Monti Piera, Morchio Angiolina, Moriggia geom. Carlo, Moro M. Vittoria, Morra coniugi, Mosso, Muzzarelli.

Nava Eugenia, N. N., N. N. di Borgo Cornalese, Nolai, Novara Giuseppina, Novarese Maria.

Ogianni Pietro, Ojoli Carlo, Ostellino Luigi, Ostorero Maria.

Pagani Giorgio e fam.a, Papa Maddalena Ved. Manerba, Papini Maria Gerosa, Parter Antonia, Pasquini Benvenuta, Pavan Margherita, Pelissero Bernardo, Pellegrini Bettina, Pellegrino Giulia, Pennisi Giovanni fu Vincenzo, Persico Francesca, Pertero Maria, Pessina Franco, Piccardo Giulia Eugenia, Pignoni Bianca Maria, Pignoni Concetta, Pisanò Giuseppina, Pistol Margherita, Pistoni Clotilde, Pizzuto Rachele, Podestà Sivori Clotilde, Pogliotto Angiolina, Pollino Anna Ved. Tancredi, Pontremoli can. Stefano, Porrino Margherita, P. R. Pratis Rosalia e Clotilde.

Raffaelli Angelica, Raffaelli Natalina, Raimondo Mariuccia, Rapetti Bartolomeo, Rausa Eloisa, Repetto Erminia, R. F. di Como, Ribossi Giovanni, Ricossa, Rinaudi Lidia, Rivera Giovanni, Rivera Lucia, Rivera Teresa, Rivoira Clara, Rolfo Lucrezia, R. M., Roffredo Barberis Francesca, Rossi Elvira, Rossi Maria, Rubino Carlo.

Sacchi Majoni Pia, Sanguinetti Serena, Sartore Mary Ved. Vota, Scorzino Felicita, Sedran Clementina, Senes Maria, Serra Margherita, Simonelli Camerini Carolina, Sodano Fiorenza Solbiati Pozzi Vittorina, Sometti Pennelli Anna, Spini Maddalena, S. R., Stagliano Morabiti Pina.

Taliano Beatrice, Tassone sor.e, Terravazzi Gina, Thea Gera, Torini Teresa, Torti Don Giuseppe, Tosco, Toso Don Celeste, Tripodo Carolina, Troffano Caterina.

Vaccarino Eligio, Vàgnon Teresa, V. B. A., V. E., Veglia sorelle, Verna Guido, Vibrotto, Vinco Rachele, Visconti Antonio, Vitale Rosetta, V. Z.

Zaglio Dalle Ore Teresa, Zattarin Maria, Zavaldri fam.a, Zuccalà Matilde, Zucchelli Anita, Zucchi Adele.

In fiduciosa attesa:

Raccomandiamo caldamente alle preghiere di tutti i nostri Cooperatori le seguenti persone e le loro particolari intenzioni.

Appendini fam.a, Borzi Giuseppina, Bosio Bar†olomeo e fam.a, Calvi Sac. Dott. G. B., Capra Giulia, Cardè, Cornetto Giuseppe, Demichelis Carlo fu Luigi, Demichelis Elisa, Falchero Antonietta, Ferraris Giacomino, Filippone Brigando, Franchi Giulia, Frati Maria, Gabbiano Rosa, Galluzzi-Baldi, Galluzzi Erminia, Garello, Gaversari, L. C. di Calamandrana, Lovera, Marzio, Matta Maria, Mauro Pietro, Mazzeron, Monti Maria, Motta Luigi, Nasi Camilla, Nerbo, N. Giuseppina, Novelli, P. fam.a, Pancella, Pasquino Margherita, Porciani Maria, Pugno Maria Ved. Ciocca, Quaranta, Robatto Margherita, Sapelli Maria, Sartore Mario, Sorrentino Maria, Tarello Maria, Tesio L. di Carmagnola, Tosco Cristina, Un gruppo di richiamati per le esigenze dell'Africa Orientale, Varetto, Vergani Maria, Vota Emma. .