BS 1880s|1887|Bollettino Salesiano Dicembre 1887

ANNO X1 - N. 12,   Esce una volta al mese.   DICEMBRE 1887

BOLLETTINO SALESIANO

DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano-- Via Cottolengo, N. 32, TORINO

Sommario. - A S. S. Leone XIII - Indulgenze - I Salesiani - I Salesiani nell'Inghilterra - I Salesiani a Trento - Lettera Argentina - Esplorazione della Terra del Fuoco : Lettera II (seguito) - Auguri di felicità - Bibliografia.

A S. S. LEONE XIII

nell'occasione del suo Giubileo Sacerdotale i Salesiani e loro Cooperatori.

Questi giorni, che sono per Voi, o Beatissimo Padre, occasione di santa esultanza, riescono argomento di festa per tutti i Vostri figli sparsi sulla faccia della terra. E mentre si dice con il coro degli Angeli « Gloria a Dio nel cielo, e pace agli uomini di buona volontà, » sentiamo nell'animo nostro un sacro dovere di ringraziare il Signore, che abbia voluto operare con Voi, o Beatissimo Padre, e per Voi tante magnifiche cose. Chè, in questo solenne momento, tutti gli occhi, tutti i cuori, e non de' soli cattolici, sono rivolti a Roma ed al Vaticano ; ed a Voi, che avete la rara ventura di contare i giorni del Vostro Sacro Pontificato, coi benefizi, che spandete sopra gli uomini, fanno plauso tutte le nazioni, e vi domandano quella benedizione che le può salvare. E una gara d'affetto, è una manifestazione di fede, è una lezione al secolo, che le forze d'inferno non possono prevalere contro le auguste e venerande Chiavi di S. Pietro.

Noi Salesiani, con tutti i nostri Cooperatori , con lo sterminato numero de' nostri figli, veniamo, tra le fitte moltitudini dei credenti, a ripetervi esultanti il grido degli amorevoli figli al più virtuoso dei Padri Ad multos annos, Beatissimo Padre, ad multos annos! In Voi i Salesiani non solo riveriscono il visibile Rappresentante del Pontefice eterno, non applaudono solo al grande pacificatore dei popoli, ma riconoscono dopo Dio con gratitudine immensa il loro principale Benefattore, il loro generoso Patrono, il validissimo loro Sostegno. E noi, come figli riconoscenti, veniamo ad ossequiarvi commossi ed inteneriti. Nè solo quelli che in Europa sono i più vicini a goderne gli effetti della Vostra bontà, ma anche quelli della lontana Patagonia, che chiamati alla conoscenza del vero da generosi Missionari , aventi la parola dell'Apostolo ed il coraggio del martire, nei loro differenti idiomi, nella semplicità e nel fervore di neofiti, mentre si gittano col loro ardente pensiero ai Vostri piedi, vi ringraziano della paterna Vostra carità. La quale, come fu per essi il principio della fede, sarà fortunata caparra di eterna salute. O grandioso spettacolo ! Per Voi tutti i popoli prendono la via di Roma; di quella Roma, le cui zolle furore bagnate dal sangue dei martiri, di quella Roma dei Pontefici, che sempre, ma specialmente nei Vostri giorni è Luce intellettual piena d'amore per tutte le nazioni cattoliche, e per quelle ancora, che un dì furono trista causa di pianto al cuore della madre loro la Chiesa, e che ora vi fanno intendere l'accento desideratissimo che dice pentimento, e domanda perdono.

Sempre madre generatrice e feconda la Chiesa! Sempre più vigorosa e felice quando più ti pare perseguitata e vicina a soccombere !

E come un tempo, per ricordare un ma-. gnanimo Vostro Predecessore, bastava che si pronunziasse al secolo, il nome di Leone, per ricordare i benefizi che Ei fece alla Chiesa, all' Italia, al mondo, così verrà un giorno che le nazioni riconoscenti, per richiamarvi alla memoria dei posteri, ripeteranno senz' altro il venerando Vostro nome, e sarà simbolo di bontà, di sapienza, di splendore, di vittoria. Chè Voi, più fortunato e più benemerito del Primo, non un solo avete vinto e domo dei nemici del santo nome Cristiano. Avete trovata un'Europa disordinata e confusa: troni scrollati e pericolanti, popoli in ribellione ed agitati da un prepotente ed insaziabile desiderio di comodità e di piaceri... Tutto minacciava rovina. Ed un nemico poi più audace, confidando in una bugiarda promessa, più scaltro, sbucato dai neri antri dell'inferno, la Massoneria, cercava di abbattere insieme troni ed altari, instituzioni e fede, e sopra la umanità desolata si prometteva un facile trionfo, riconducendo le nazioni verso una nuova e più pericolosa barbarie. E Voi, come Samuel, che vegliava alla salute d'Israele, commosso dai mali che affliggevano l'umanità, avete divinato, che Roma papale sarebbe stata di nuovo vita, salute e gloria delle genti. Voi con parola ornata di sapienza e di maestà, con in mano la fiaccola della fede, avete rinnovato il gran miracolo del mar di Tiberiade, quando a quest'Europa indocile e superba avete a più riprese invocata ed ottenuta la pace. Come a ragione, inneggiando ai santi Cirillo e Metodio, dicevate, come inspirato da Dio

Quae dedit princeps, dabit ipsa semper Roma salutem.

Oh! che possiate, o Beatissimo Padre, con tanto di sapienza e di gloria attendere ancora per molti anni ai governo della Chiesa cattolica, e raccogliere nell'operoso Vostro Pontificato molte più palme di quelle già raccolte.

Arra soave di quest'augurio c'è la confidenza illimitata, che desiderate che il inondo riponga nella Vergine Immacolata, invocata specialmente col bel titolo del Rosario.

Incoroni Essa di rose il Venerando Vostro capo, avendolo già gli empi incoronato troppo di spine, e vi dia Essa la consolazione di vedere un giorno, pentiti e inginocchiati ai Vostri augustissimi piedi, tanti poveri figli traviati, e vi conservi ancora a lungo al bene della Chiesa di Dio , all'amore ed alla riconoscenza dei popoli ed alla salute delle anime.

Viva il Pontefice Leone XIII ! Viva il Pontefice del Santo Rosario!

INDULGENZE ACCORDATE DAL S. P. LEONE XIII pei Pellegrini a Roma.

Pubblichiamo il Breve pontificio del 1° ottobre, col quale vengono accordate prezioso Indulgenze a coloro i quali andranno in pellegrinaggio a Roma nell' occasione del Giubileo sacerdotale del nostro Santo Padre. Queste Indulgenze sono pure estese a quelli i quali, non potendosi personalmente recare alla tomba dei santi Apostoli Pietro e Paolo, vi andranno in ispirito e praticheranno le opere di pietà prescritte.

« LEONE PAPA XIII.

» A tutti i fedeli di Cristo, che leggeranno le presenti Lettere, salute ed apostolica benedizione. Per questo che il giorno primo del prossimo anno, col favore di Dio, celebreremo la solennità del Nostro Giubileo sacerdotale , le genti tutte d'ogni paese e le società d'ogni ordine, quasi un cuor solo ed un'anima sola, esultano di allegrezza e per meravigliose maniere nella presente malagevolezza di tempi porgono a Noi, per divino volere collocati sulla eccelsa sede del Beatissimo Pietro, solenni testimonianze della loro fede, del loro amore, ossequio e plauso. Di tutto ciò per certo Ci riconosciamo debitori a Dio che Ci consola nella Nostra tribolazione, e supplichiamo Lui del continuo a benedire propizio il gregge cristiano e a concedergli la pace e la concordia da lungo tempo desiderata.

» Noi, mossi da coteste ben note dimostrazioni di amore e di lodevole pietà, assecondando le istanze fatteci a tale intento, affinché i figliuoli tutti dalla festa del Padre loro traggano per sè qualche vantaggio per acquistare più agevolmente la felicità eterna , giudicammo di dovere dischiudere i tesori della Chiesa, dei quali Iddio affidò a Noi la dispensazione. Per la qual cosa, appoggiati nella misericordia di Dio Onnipotente e nell'autorità dei santi Pietro e Paolo Apostoli suoi, a tutti e singoli cristiani dell'uno e dell'altro sesso, che peregrineranno a Roma in occasione del Nostro Giubileo sacerdotale, per dar pubblica ed aperta testimonianza di pietà e di ossequio in nome delle loro nazioni, e per rendere l' onore e l' ubbidienza dovuta all'autorità suprema a Noi concessa da Dio; e a tutti parimenti i cristiani d'ambo i sessi, i quali seguano, accompagnino con la mente e col cuore i suddetti pellegrinaggi a Roma; e del pari a tutti e singoli coloro, i quali diano opera in qualsivoglia modo al buono e felice esito di coteste pie peregrinazioni, se al giorno preciso del Nostro Giubileo sacerdotale , cioè al primo giorno del venturo gennaio, premetteranno una novena con la recita della terza parte del SS. Rosario e se ripeteranno la stessa novena entro il tempo stabilito per le udienze di codesti pii personaggi, e veramente pentiti e confessati e cibati della santa, comunione visiteranno la loro chiesa parrocchiale o qualsiasi altra o un pubblico oratorio ed ivi innalzeranno pie preci al Signore per la concordia dei Principi cristiani, per la estirpazione delle eresie, per la conversione dei peccatori e per la esaltazione di Santa Madre Chiesa tanto nel giorno stesso della mentovata Nostra solennità, quanto nel dì festivo che seguir, immediatamente la novena, ripetuta, ad arbitrio di ciascuno, entro il tempo prefisso come sopra, concediamo come sopra indulgenza plenaria e remissione di tutti i peccati.

» Inoltre a tutti e singoli coloro che, almeno, contriti di cuore , celebreranno le novene come sopra, in qualsivoglia giorno di esse abbiano ciò adempiuto , condoniamo , nella consueta forma della Chiesa, trecento giorni delle penitenze loro ingiunte o altrimenti dovute in qualsiasi modo. Le quali indulgenze tutte e singole , remissioni di peccati e condonazioni di penitenze, concediamo che possano anche applicarsi alle anime ritenute nel purgatorio, e vogliamo sieno concedute per questo solo anno. Non ostante qualsivoglia cosa in contrario. Vogliamo poi che ai transunti o copie anche stampate delle presenti Lettere, sottoscritte per mano di qualche pubblico notaio, e munite del sigillo di persona costituita in dignità ecclesiastica, si presti in tutto la stessa fede che presterebbesi a queste presenti se fossero esibite e mostrate.

» Dato in Roma presso S. Pietro , sotto l'Anello del Pescatore , il di 1° ottobre 1887 , decimo anno del Nostro Pontificato.

M. Card. LEDOCHOwSki. »

I SALESIANI PEL GIUBILEO DEL S. PADRE.

I Salesiani si vanno adoperando nel concorrere in quel modo che meglio possono al faustissimo giubileo del Padre dei fedeli. Oltre le varie composizioni latine ed italiane già rimesse a Sua Ecc. il Vescovo di Parma, secondo il concorso letterario da esso proposto, essi prendono parte all'Esposizione Vaticana coi loro doni. Sono rappresentati da un centinaio di Volumi, saggi della loro Tipografia e Legatoria. Fra essi è La filosofia, la Storia e le Lettere nel concetto di Leone XIII, stupenda opera eseguita appositamente; un cofanetto, un quadro calligrafico, uno stolone ricamato dalle Suore di Maria Ausiliatrice, ed una rara interessante collezione zoologica, botanica, mineralogica proveniente dalle Missioni dell'America del Sud.

E non solo i Salesìani d'Europa, ma anche le Missioni della Patagonia ad essi affidate dal S. Padre si preparano a festeggiare in modo particolare questo solenne giubileo.

A tale scopo le Associazioni del Sacro Cuore di Gesù , le Figlie di Maria , i Collegi maschili e femminili diretti dai Salesiani e dalle Suore di Maria Ausiliatrice, hanno preparato un Album bellamente disegnato ed una carta geografica di tutti e tre le vastissime Valli del Rio Negro, Limay e Neuquen e di tutto il territorio della Patagonia settentrionale, dal Rio Colorado al Rio Chubut : molti lavorini fatti in ricamo dalle alunne del Collegio e dalle Indie recentemente convertite.

I Salesiani hanno parlato ai selvaggi di fresco battezzati del Papa, capo di tutti i Cristiani, e delle sue Nozze d' oro ed anche del bisogno di unirsi al mondo cattolico per presentargli l'omaggio della riconoscenza, con inviargli oggetti e lavori di loro primitiva industria. Ed ecco che in poco tempo si raccolsero preziose e finissime pelliccie di guanaco, quadrupede ruminante della grossezza del cervo , senza aste e con morbidissima lana bianca e rossastra; due bellissimi e pure morbidissimi tappeti a vario colore, formati della pelle e piuma del petto dello struzzo americano ; una candidissima e rara spoglia di cigno di Patagonia , industriosamente lavorati a disegno e cuciti con tendini dei medesimi animali, che i Patagoni prendono colla loro famosa Boleadora. Una specialmente più bella per finezza e disegno è destinata a porre sotto lo scrittoio del Santo Padre. Sono lavori degli Indii Pampas che abitano la Valle di Rio Negro e dei Theuhuelches, che vivono sulle sponde del Rio Santa Cruz nella Patagonia meridionale.

Sonvi pure altri tessuti della medesima lana di guanaco, che le Indie filano, tingono con erbe e tessono sopra un telaio di pali e con bacchette che maneggiano con molta lentezza e pazienza. Havvi una raccolta di preziosi oggetti di argento, tra i quali una scodella battuta con martelli di pietra e già appartenente al cacico Shayuhueque, un tempo il più ricco padrone del deserto; un gioco di staffe massiccie di puro argento con cannuccie dello stesso metallo e tutta una briglia di cuoio greggio ornata di tubicini d'argento. Questo lavoro rivela la naturale industria dell'Indio Ahraucand del Chilì, solito a comunicare co' suoi vicini delle Cordigliere Argentine. Una collezione varia di collane formate di grani d'argento infilzati con un nervicino, ornamento che le giovani Indie usano portare sul petto, ai polsi ad al collo dei piedi; orecchini di larga piastra, anelli e grandi spilloni, tutto d'argento,

Havvi pure un idoletto od amuleto, che i selvaggi portano appeso al collo per ingraziarsi il cattivo Spirito o Gualichu. Esso ha la figura informe di uomo con braccia e gambe aperte a guisa di una rana. Nelle Terre del Fuoco, dove i Missionari Salesiani sono riusciti a penetrare, han trovato quegli infelici abitanti nel più completo stato selvaggio, malamente nutriti e malissimamente vestiti. Nutriti di sole radici silvestri, di molluschi che raccolgono alla spiaggia del mare e di foche, quando riescono a pescarle ; coperti di un solo pezzo di pelle di guanaco o di foca, il resto della persona è perfetta nudità. E ciò in un clima umido, freddo e piovoso. Motivo per cui quasi tutti muoiono prima di arrivare ai 10 anni. Ora tra gli oggetti che essi espongono e che passeranno poscia al Museo di Propaganda, sonvi : un saggio di due piccole piroghe o canoe (Annaù) di corteccia di faggio, cucite con istriscie di pelle di foca, nervi, tendini ed anche con forte giunco ; impeciate con sugo di arbusto comune in quelle terre ; l'ossatura è formata di ramoscelli di faggio tagliati longitudinalmente e piegati ad arco.

La piroga o canoa è la casa del selvaggio Yagan, il quale , per l'abitudine di vivervi accoccolato, quasi perde l'uso delle gambe in terra.

Vi sono archi con tendini di animali, e freccie con punta di selce o di vetro, di bottiglie raccolte nei frequenti naufragi; faretre di pelle di foca ; arponi d'osso di balena, coltelli di legno, lacci ecc., strumenti tutti da caccia e pesca, con che si alimentano.

Vengono poi collane formate con la pelle di zampe di uccelli infilzate con nervicino, e sono riservate alle vedove ; altre collane di piccole conchiglie di mare, ornamento delle giovanette , che anche laggiù sono ambiziose, malgrado la loro sucidezza. Più alcuni lavoretti di giunco, che i Fueguini usano pel trasporto dei pochi loro oggetti nella vita ordinariamente nomade.

Questo piccolo museo sarà presentato al Sommo Pontefice da Mons. Cagliero, venuto appositamente in Italia dalla sua Missione per ossequiare il Principe della Chiesa a nome di tutti i suoi compagni di apostolato.

I SALESIANI NELL'INGHILTERRA.

Da varii anni a questa parte, molti pii cattolici d'Inghilterra chiedevano con istanza al nostro D. Bosco che volesse mandare colà i suoi Salesiani per fondarvi case di ricovero pei giovani orfani ed abbandonati, i quali, sovratutto a Londra, sono molti e miserabilissimi. Questi infelici passano il giorno da vagabondi ne' più infetti quartieri della città o nella campagna, e sovente giunta la sera, sono costretti a chiedere un po' di paglia, su cui passare la notte, a quelle fetide Work-House, frequentate dalla più lurida feccia della gran capitale. Il cuore di D. Bosco, sempre pronto ad accorrere in aiuto, specialmente della classe povera, non aspettava che di avere il personale necessario e l'occasione favorevole, per aderire a tali pietose istanze dei cattolici inglesi, e questa propizia occasione si è presentata.

Una signora cattolica di piissimi sentimenti e piena di zelo, avea, già da tempo, fatto costrurre una chiesa dedicata al Sacro Cuore di Gesù, in uno de' quartieri di Londra, chiamato Battersea. Colà appunto una popolazione numerosa sente più grave il bisogno di aiuti spirituali, poichè insufficienti gli sforzi dei pochi sacerdoti londonesi in quel sito stabiliti, sebbene virtuosi e zelanti. Questa Dama offerse a D. Bosco detta chiesa e le annesse scuole, col terreno necessario alle nuove costruzioni da farsi.

Molte e gravi difficoltà si presentavano da principio per questa fondazione, ed il venerando sacerdote titubava nel decidersi all'impresa; in fine promise di accingersi qualora vi fosse il beneplacito del Sommo Pontefice. La pia donna ricorse subito al Papa, il quale non solo permise che si facesse quanto s'implorava, ma esternò vivissimo il desiderio che i preti di D. Bosco andassero a Londra.

Per tutti i cattolici sono sacre le parole del Vicario di Gesù Cristo, non che gli ordini suoi; ma per D. Bosco è sacro eziandio qualunque suo desiderio ; é perciò accettò senz'altro , e accondiscese alle istanze della buona signora. I Salesiani adunque sono sul punto di aprire la loro prima Casa in Inghilterra, e uno di loro, il reverendo Don Francesco Dalmazzo, già parroco del Sacro Cuore di Gesù a Roma, si recò nella capitale del Regno Unito, per esaminare e per conoscere tutte le particolarità necessarie a sapersi per norma dei sacerdoti che dovranno amministrare la chiesa e dirigere le scuole. La seguente lettera che dietro preghiera ci venne graziosamente comunicata, darà ulteriori informazioni:

« Londra, 21 ottobre 1887. « Amatissimo Padre in G. C.

« La mia missione è compiuta. Ho visitato tutto con calma e ponderazione, ho parlato a lungo col Vescovo monsignor Butt, e pare ogni difficoltà sia appianata. Ne sia ringraziato il Cuore adorabile di Gesù! Se qualche poco ho tardato a scrivere, si è perchè il Vescovo dovette assentarsi da Londra per la consacrazione di una chiesa. Ora, eccole, Padre veneratissimo, la relazione precisa e dettagliata di ogni cosa. Il Vescovo mi accolse con carità e bontà veramente paterna , e mi assicurò che ogni difficoltà era appianata. Egli stesso scrisse e parlo col parroco limitrofo, che si tiene pronto a cedere ogni cosa, appena noi ci presentiamo. Lo visitai ancor io questo parroco, e mi fece intendere lo stesso , soggiungendo che il peso degli anni non gli permette più tanta fatica.

« Monsignor Vescovo m'incaricò poi di tanti ossequii a D. Bosco, pregandolo a far presto, perchè il bisogno è urgente. Interrogato da me se amasse meglio un Irlandese che un Inglese , oppure preferisse più un Italiano, rispose che a questo era indifferente, ma che però la popolazione di Battersea è per tre quarti composta di irlandesi, e quindi si rimetteva alla saviezza di D. Bosco. E questo per quanto spetta al Vescovo. Vengo ora alla chiesa. Essa è all'esterno di ferro (bandone) e di legno all'interno. Però non è a farne le meraviglie; chè quasi tutte le chiese cattoliche sono a un dipresso così. E stata fatta in questo modo come provvisoria, ed ha certo bisogno di riparazione nei vetri e nel bandone esterno. Le scuole invece sono in muratura, belle e grandi e con molta luce.

« Il terreno è ampio, munito di cinta, e misura 2500 metri, che in Londra non è certo poca cosa. Ho veduto che si potrebbe benissimo, col tempo, fare una bella chiesa, una casa annessa, ed avere due cortili distinti, l'uno per gli interni l'altro per gli esterni. Le scuole sono frequentatissime. Ho veduto in iscuola ed in cortile 250 tra bambini e bambine, avendosi qui le scuole miste. Vi sono molti poveri, quasi tutti artigiani e addetti alla fabbrica del gaz. Vi sono però anche dei cattolici benestanti, che aiuterebbero non poco. A poca distanza dalla chiesa vi è una stazione ferroviaria, che però non dà disturbo alcuno , e non si sente neppure. È la più grande delle 150 stazioni che sono in Londra, e passano per quella ogni 24 ore millesettecento treni! Vi sono 24 binari, ed è uno spettacolo meraviglioso vedere contemporaneamente ad incrociarsi fino a dieci treni.

« Finisco con una circostanza che le tornerà molto gradita, ed è che la Parrocchia nostra è situata dove, al tempo di Enrico VIII, vi era il giardino del B. Tommaso Moro, il quale aveva la casa sua al di là del Tamigi, ma il giardino al di qua, ed ogni giorno d'estate, dopo servita la Santa Messa, passava il fiume sopra una sua barchetta, e veniva a far colazione in giardino e sollevare il suo spirito alla campagna. E dunque un luogo santificato dalla presenza di un martire della fede, il quale, speriamo, proteggerà la nostra Missione.

« Mi benedica e mi abbia in Corde Jesu « Figlio affamo

« Sac. FRaNCESCO DaLMAZZO. »

Tre Salesiani destinati per Londra partivano da Torino il giorno 14 di novembre.

I SALESIANI A TRENTO.

Il giorno 15 di ottobre ricevuti alla stazione da varii benefattori distinti giungevano a Trento i Salesiani destinati all'Orfanotrofio di quella illustre città; La Voce Cattolica, nel suo numero 117 col seguente articolo annunziava il loro arrivo.

« Con sabato prossimo comincia per questo cittadino istituto un periodo di vita nuova. Dopo lunghe trattative riuscì al Consiglio della Congregazione di Carità di attuare, col valido intervento di S. A. il Pr. Vescovo, il progetto tanto caldeggiato dall'on. nostro Podestà, - di affidare cioè la direzione interna dell'istituto ad una Società religiosa. Fra le molte , la più indicata al nostro caso era senza dubbio quella tanto diffusa in Italia , Francia , Spagna e nell'America merid., che ha per fondatore quell'uomo di Dio che è D. Bosco, e che dal S. Vescovo di Ginevra si noma deì Salesiani.

« Considerando infatti che i giovani dell'Orfanotrofio devono ricevere un' educazione , sia poi letteraria o di mestieri, arti e industrie, qual più adatto instituto potevasi trovare che quello di Don Bosco, che è fatto appunto a tale scopo? Lo mostra assai chiaro la casa-madre di Torino, dove, oltre gli studenti d'ogni fatta, vi si veggono i grandi laboratorii per sarti, calzolai, fabbri, falegnami, legatori di libri; dove si ha una tipo-calcografia con dieci macchine, dove si ha pure un forno da pane, il tutto messo in movimento da motori a gas. Ciò nel solo Torino ; e basti di questo; che se volessimo uscirne, la diverrebbe una storia troppo lunga.

« Oltre di questo i Salesiani si occupano nel tenere Oratorii festivi, di cui a Torino ne contano tre. per ragazzi, che vi accorrono in gran numero. Possiamo quindi sperare che i Salesiani svìlupperanno anche nella nostra città quell' attività per l' educazione della gioventù, che li fa tanto stimati, benemeriti e desiderati altrove. Di più noi confidiamo che questo non sarà che un primo passo por aprirsi la via a fondare in seguito, e presto anche da noi, una loro casa, per poter così attendere più di proposito al raggiungimento completo dei loro scopi santamente umanitari.

« Intanto sono tre che piglieranno possesso dell'Orfanotrofio : il M. R. Don Pietro Furno qual direttore, il ven. cherico Simone Visintainer qual vice direttore e il signor Eugenio Baù in qualità di assistente.

« Nel mentre anticipiamo il benvenuto a questo primo drappello di Salesiani che vengono a noi, g i primi in tutto l' impero , da Dio prescelti ad accogliere i figli generosi di Don Bosco, - crediamo di farci interpreti della cittadinanza coll'esprimere i sentimenti di intima riconoscenza che tutti professano a S. A. il Pr. Vescovo, all'illustrissimo signor Podestà , al lod. Consiglio della Congreg. di Carità e a tutti coloro i quali si prestarono in quest' opera destinata a far rifiorire un' istituzione cittadina di quella portata che è l'Orfanotrofio ».

LETTERA ARGENTINA

Mons. Cagliero a S. Nicolas. Almagro (Buenos Aires) 16 ottobre 1887.

CAR.MO E VENER.MO PADRE D. Bosco,

S'avvicina il tempo in cui il nostro carissimo Mons. Cagliero, lasciandoci per forse lunghi mesi, ritornerà fra le braccia del nostro gran Padre.

Oh! chi potesse contemplare da vicino il santo amplesso che si daranno questo Pastore della Chiesa ed il suo carissimo Padre e Patriarca dei Salesiani! amplesso, che ricorda al vivo il felicissimo incontro del Viceré d'Egitto Giuseppe col suo amatissimo Padre il gran Patriarca del popolo di Dio !

Ma veniamo allo scopo di questa mia, che si è di far pregustare a V. R., all'Oratorio intero ed a tutti i Cooperatori l' immensa gioia che costi proverassi per l' arrivo di Monsignore. Io così meco ragiono. Se tanta festa si è fatta e si fa in queste terre straniere per una breve visita di questo Vescovo salesiano , che non faranno i suoi Confratelli ed amici , che non farà il dilettissimo suo Padre? In questi ultimi giorni ebbi la fortuna di accompagnarlo in tutte le Case di questa Ispettorìa Argentina e dovunque il suo arrivo fu causa di feste e gioie ineffabili. Mi limiterò a narrare a brevi tratti l'ultima di queste visite che Monsignore fece alla Casa di S. Nicolas ed a' coloni italiani che dimorano sparsi qua e là nei campi circostanti. É narrazione questa che dovrebbe fare D. Riccardi, ma ho bisogno che questo testimonio di vista possa confermare a voce quanto io qui in tutta fretta descrivo.

Appena seppesi che Monsignore era arrivato al Collegio fu un avvicendarsi di continue visite che i padri di famiglia di quei buoni coloni gli fecero fin dal mattino del primo giorno. Monsignore commosso per tanta cordialità, li invitò tutti a pranzo con sè, coi Salesiani e coi giovani del Collegio, dimodochè s'improvvisò una festa che mai la più cara. Dopo il pranzo, usciti i ragazzi a vociar nel cortile con quanto fiato avevano nei polmoni: - Viva Monsignore! - ecco quei nostri amici serrarsi tutti ai panni di Monsignore , e mentre questi preparavasi a dir loro parole di rassegnazione riguardo al terribile flagello della brina, che appunto la notte precedente aveva loro inesorabilmente bruciato viti, patate e quanto avevano negli orti e nei prati; - Non è- di questo, Monsignore, essi dissero , non è di questo che desideriamo udirla parlare. Dominus dedit, Dominus abstulit. Lui è il padrone. Sit nomen Domini benedictum. Noi abbiamo bisogno che ci parli di Lei, che è il nostro caro Vescovo , che ci parli di sua Missione, della terribile-caduta , delle feste che gli fecero nel Chlì, ecc., ecc. Son tutte cose queste che abbiam già lette e rilette nel Bollettino, ed oh ! quante -volte leggendo abbiamo trepidato per V. E., quante volte ci sentimmo il volto inondato di lagrime! Ma che vuole! noi vorremmo sentirle ancora dalla viva voce di V. E. queste cose; udirlo a voce è ben altra cosa che leggerle soltanto. Ce ne conti adunque, che arrivati a casa vogliamo far restar incantata per tutta la serata la nostra famiglia. -

Monsignore s' arrese ben volentieri all'invito, e, sedutosi in mezzo a quei veri amici del cuore, pur loro concedendo che Lui era una specie di loro Vescovo, mentre era stato appunto Lui il primo Missionario Salesiano che era venuto ad istruirli, come eziandio erano stati essi i primi Americani che avevano accolti i Missionari Salesiani dodici anni or sono , fecesi a narrare la peregrina storia dell' ultima sua missione. La missione del Chichinal , i barbari costumi degli Indiani. del cacico Sayuhueque , la loro docilità nell' arrendersi, la piena conversione dell' intera tribù,. le altre missioni ; Malbarco con tutti i suoi particolari, tutto, tutto fu narrato da Monsignore a quei cari amiconi dalla lunga barba, che pendevano, come estatici dal suo labbro non senza asciugarsi di quando in quando di grossi lagrimoni. Ma quando si giunse al triste episodio della caduta da cavallo fu un tempestar universale di domande mai più udito. Monsignore si ingegnava di rispondere brevemente a tutti, e così a poco a poco li condusse dalla capanna di Lucas Becerra agli orribili passi della Ande, quindi a Chillan, tra le ovazioni popolari, poi a Concezione, a Santiago , a Talca, a Valparaiso, narrando un poco di tutti e di tutto.

Erano due ore che parlava,, e pareva che perallora dovesse finire quel racconto, quand' ecco salta fuori uno di quei cari amici, e - La mi scusi, Monsignore, disse, sarei curioso di sapere dove e come andarono poi a finire quelle benedette scarpe che, secondo leggemmo nel Bollettino, V. E. perdette nel secondo giorno della salita su quella montagna, motivo per cui dovette far il suo ingresso trionfale nel Chili in semplici pantofole.

- Sì, si, ci conti, ci conti, aggiunsero tutti.

Monsignore meravigliato che il Bollettino non avesse detto verbo di quest'avventura, volle tosto completare la storia delle scarpe famose.

- Quelle scarpe, loro disse, caddero nelle mani di un pastorello di quelle Ande , il quale credendole calzari da donna, le offrì alla prima che incontrò sul suo sentiero, dicendole : « Quanto mi volete dare per queste belle scarpe ?,» Quella donna che alle fibbie d'argento ed alle calze unite dal color pavonazzo capì subito che desse eran le scarpe di Monsignor Vescovo, che dovea averla preceduta nel tragitto « Che dici ? che dici? esclamò forte meravigliata. E avresti il coraggio di venderle? L'è un sacrilegio, capisci? Queste scarpe son del Vescovo; dammele qua. » E siccome quel ragazzo non voleva dargliele se non gli si offriva una moneta, quella donna ne lo contentò, pur di togliere al pericolo di profanazione, com' ella diceva, quegli oggetti sì preziosi. Si fu allora che quella impareggiabile cristiana , fattasi a valicare animosa quella montagna sì scabrosa e fatale per due giorni di seguito , non si ristette finchè non arrivò a Chillan nel Chilì, dove, dolentissima di non trovarvi più il Vescovo, che già erasi di là dipartito, consegnò l' involto ai buoni frati Francescani, loro raccomandando di fargliele presto avere a Monsignore, lo che fecero appuntino quei bravi Religiosi.

Al terminar questo racconto poco mancò non iscoppiasse un battimano alla valorosa cristiana di Malbarco, cui essi dichiararono ed a ragione, una specie di eroina, degna di essere proposta a modello di pietà evangelica.

Monsignore si congedò poi dai suoi amici, i coloni, loro promettendo restituir al più presto le visite, per compier la qual cosa doveva impiegare ben due giorni, essendo che i nostri coloni italiani sono sparsi qua e là, assai distante l'una dall'altra famiglia, sovra una superficie di circa 200 chilometri quadrati.

Nel primo giorno fummo accompagnati in queste visite dal caro D. Tomatis, il quale abita da dodici anni con quei cari amici dei Salesiani, e saprebbe non solo condurci ad occhi chiusi alla casa d'ognuno, ma forse s'arrischierebbe precisare quanti metri disti una casa dall'altra, e perfin quanti passi deve fare ognuno di quei coloni per venire a messa alla nostra cappella; e so che non pochi di essi devono impiegare circa un'ora per venire a piedi alle sacre funzioni, cui non mancano mai.

La prima cosa che visitammo fu il terreno che i coloni ci regalarono per erigere proprio in mezzo alle loro case e capanne una bella chiesa, dedicata a Maria Ausiliatrice. Monsignore lo trovò assai bello e proprio adattato per la sua posizione strategica, e fu tutto consolato quando seppe che questi coloni vanno separando ogni mese il frutto dei loro sudori, non per cambiare la loro povere capanne in case, ma per aver presto la fortuna d'innalzare una casa al Re del Cielo, casa che è il loro sogno dorato.

Dopo questo si cominciò a visitare una per una le case e le capanne dei Montaldo, dei Lanza, dei Ponte, dei Parodi, dei Vigo, dei Càmpora e via via. In tutte le case vi trovi la stessa fisonomia, cioè la più cattolica che desiderar si possa, e dirò anche la più salesiana. Ogni casa è ornata di quadri religiosi, ma vi campeggia sempre tra questi l'immagine di Maria Ausiliatrice. Viene in seguito il ritratto di Don Bosco e quello di Monsignor Cagliero, collocati sempre in un posto d'onore.

Monsignore trasecolava a questa scena che si ripeteva in tutte le case; e pure questo era ben poco in paragone di altri piccoli ritratti viventi che ogni casa possedeva. Alludo ad una turba di ragazzi, ragazze e bimbi, onde rigurgitava ogni casa, e, cosa meravigliosa in questo secolo tutto materialismo , al richiedere che faceva Monsignore ai signori di quel piccolo popolo, se poteva egli sperare che almen qualcuno di quegli angioletti sarebbe poi regalato a Don Bosco: - Che dice mai, Monsignore, rispondevano quei cristiani degni di vivere nel primo secolo della Chiesa, che dice mai ?... Non alcuni, ma tutti, tutti quanti; e se il buon Dio ce ne desse il doppio, tutti, tutti vogliamo offrire a Don Bosco ed a Maria Ausiliatrice!

Quando si pensa che questa impareggiabile gente non si contenta di sole parole , ma viene ai fatti, come lo stiamo provando da dodici anni in qua, si è costretti ad amar di più quel Dio che sa cavar piante sì feconde da una terra sì sterile, come è l'America, dove una grandissima parte di poveri italiani viene a naufragare nella fede.

Ma quello che in modo speciale sorprese dolcemente Monsignore si fu un'antica cappelletta di N. S. della Guardia di Genova, che in un cantuccio d'una povera camera di Giovanni Montaldo è tuttora custodita come se fosse una reliquia. - E davanti a quest'altarino, prese a dire il Montaldo, che in quei brutti tempi passati, in cui non essendovi ancora i Salesiani, niuno trovava modo di potersi confessare, nè di udire una predica , e ciò sia per la troppa distanza dalla parrocchia, sia per la scarsezza dei preti in allora; è proprio qui, dice, che, i primi coloni di queste terre si radunavano la sera d' ogni domenica, e, dopo il santo Rosario, si cantavano i Vespri, e chi la faceva da sagrista, chi da ebdomadario, quale da cantore, quale da suonatore ecc. Oh che tempi erano quelli !

- Bellissimi tempi, soggiunse Monsignore, tempi che vi hanno meritato la grazia d'aver tra voi i primi Salesiani, come già tutti voi siete cooperatori nostri ferventi.

Monsignore finiva quella giornata stanco di parlare e di benedire, ché il miglior regalo che essi gli chiedevano , era una benedizione, che essi ricevevano, in ginocchio, in bel gruppo riunita insieme tutta la famiglia ; ma partiva consolatissimo, promettendo a tutti di portar i loro ossequii a D. Bosco ed al S. Padre.

All'indomani Mons. Ceccarelli Canonico e parroco della città , sempre amico e protettore dei Salesiani, volle avere il piacere di accompagnare il nostro Monsignore nelle visite delle restanti case, noleggiando a tal fine egli stesso una bella e comoda vettura. Ripeteronsi le stesse scene del giorno innanzi, la stessa fede tutta cristiana di spiegossi vivamente agli occhi nostri , lo stesso amore a D. Bosco ed ai Salesiani, amore che essi cercavano dimostrare, ossequiando in tutti i modi possibili il caro Monsignore, accomiatandosi dal quale non solo non si contentavano baciargli l'anello, ma volevano ad ogni costo che accettasse il loro obolo, ben sapendo che egli non poteva effettuare il suo ritorno in Italia senza la limosina dei Coop.

In una famiglia (quella di Ponte) Monsignore trovossi davanti a sè un quadro incantevole. Il caro Ponte aveva chiamato da lontan lontano tutti i suoi fratelli , cugini e parenti, ond' è che non appena Monsignore pose piè a terra nel cortile, si vide attorniato da ben trentasei persone, tutte vestite a festa, quand'anche fosse dì di lavoro, formando come una bellissima corona di rose, di cui' la più bella era la vecchia madre del Ponte che, fuor di sè per la nobile visita ricevuta, ne andava superba tra i suoi figli e i nipoti. Il Ponte offrì a Monsignore le prime fragole del suo orto ed il più schietto vino della sua vigna, e a quando a quando sospirava per Don Bosco « Oh se fosse anch' egli qua ! » In Monsignore cresceva a mille doppi la meraviglia, specialmente quando vedeva tutta quella gente in ginocchio sul suolo, col capo scoperto, implorando la benedizione per sè e pei loro bambini, che gli presentavano anelanti. Si fu tra questa gente che Monsignore ha dovuto scordarsi per poco d' essere stato nel Chilì, mentre questi bravi coloni offrivangli una mostra di pietà, la quale non che chilena deesi chiamar celestiale.

Nè creda, carissimo signor D. Bosco, che io esageri punto in descriverle queste scene. Eccole qui una prova di più. Sul finir di questo secondo giorno Monsignore visitava la casa-capanna d'un altro colono , distante tre miglia circa dal Collegio. Colà trovò la moglie del colono che da più di due mesi giace nel letto del suo dolore , abbandonata da tutti i medici, ma non da Maria Ausiliatrice, la di cui immagine quella paziente vuol aver sempre ai piè del letto con due cerei accesi. Or bene, oltre a questa disgrazia quel pio colono aveva tutti i campi all' intorno bruciati dalla brina. Monsignore voleva incoraggiarlo a rassegnarsi, ma qual non fu il suo stupore quando si udì dal colono rispondere: - Monsignore, io sono rassegnato, anzi sono proprio contento. - Contento , voi dite ; come sarebbe a dire? - Sarebbe a dire che, se il Signore mi avesse regalato con tanta abbondanza d'uva e di patate , chi sa mai come l' avrei poi trattato io, il buon Dio ! chi sa come mi sarei servito di tanta roba , forse in danno dell'anima mia... dunque meglio così ; ecco come sono contento. -

Non è mestieri aver tanto amor di Dio per sentirsi commosso ad una scena di fede sì viva, quindi è che Monsignore e noi tutti finimmo la giornata col cuore tutto consolato; e se qualcosa avremmo potuto desiderare a metter il colmo alla nostra gioia, sarebbe stata la presenza di nostro Papà-grande. Mi capisce? Sì questo solo bramavamo, che Lei, amatissimo nostro Padre, avesse potuto veder coi propri occhi quanti e quanto buoni figli il buon Dio le ha dato in mezzo a questi deserti e remotissimi paesi.

Ma io mi accorgo solo adesso che fui troppo prolisso ; eppure come poteva non narrarle tutte queste belle scene, sì attraenti per un cristiano, per un Salesiano poi sì consolanti?

Mons. arriverà costì sul fine del p. v. novembre o sul cominciar di dicembre. Egli saprà aggiungere ciò che manca a questa relazione e dirle a viva voce che colà, nei sobborghi e nei campi di San Nicolas de los arroyos, avvii una specie di oasis nel gran deserto spirituale americano, una specie, dirò ancora, di paradiso terrestre, di cui per la bontà di Dio , tengono attualmente le chiavi i suoi poveri figli Salesiani, o carissimo D. Bosco.

Ancor due parole e fo punto. Non si scordi di dir una parola a Maria Ausiliatrice per quei coloni , affinchè perseverino nella santità ed in nulla possa lor nuocere il demonio, che tanto li odia ed osteggia.

Abbia poi la bontà di rinviarci, se non presto, chè la sarebbe troppo esigenza la nostra, almen non troppo tardi, il nostro carissimo indispensabile Monsignore.

Sì, che lo prendano, se lo disputino finchè vogliono tutti i fratelli ed amici, ma... guai a noi, se ciò fosse per sempre.

Egli è nostro: res clamat ad dominum, dunque...

E voglia sempre benedire tutti questi americani suoi diletti figli, specie il povero, ma

Affez.mo ed Obbl.mo figlio in G. G.

D. GIACOMO COSTAMAGNA.

ESPLORAZIONE DELLA TERRA DEL FUOCO. LETTERA II. (seguito)

11° Fuga di quattro prigionieri - Apparizione di un uomo a cavallo - La spedizione Poper.

Il giorno 15 partimmo un poco più tardi per attendere il ritorno dei soldati stati spediti ad aprirci un passaggio nel bosco a colpi d'accetta. Percorremmo successivamente due avvallamenti, e a mezzogiorno raggiungemmo una eminenza di circa 200 piedi che si ergeva a picco, bagnando i piedi in un piccolo fiumicello. Mentre stavamo cercando un guado, il dottor Segers rilevò il panorama della valle a Sud e quello di nevose montagne che appariscono ad occidente. Alle 5 1/2 fummo al Capo S. Paolo e, lasciandolo ad occidente, sul mezzogiorno ci fermammo per brevi istanti per attendere le bestie da soma col loro carico, la cui marcia era stata un poco ritardata a causa di paludi che dovettero superare. Durante quella nostra fermata scorgemmo parecchi altri Indiani nascosti sotto le piante, i quali, all'udirci passare, si erano furtivamente appiattati in luogo, di dove potevano vedere il nemico, cioè noi, ed evitarne lo scontro. Dal numero delle capanne che avevano abbandonate, potemmo calcolarli una cinquantina, fra uomini , donne e ragazzi. Camminammo ancora lungo la sponda del mare fino all' incontro di altro piccolo torrente, dove ci riposammo.

Alle 12 del giorno appresso , mentre già stavamo per riporci a cavallo , ci accorgemmo che mancavan quattro degli Indiani che venivano con noi. Fatte le opportune indagini si venne a riconoscere come una delle donne aveva potuto fuggire con tre suoi ragazzetti. Il Capo spedì due soldati a rintracciarli , ma dopo alcun tempo questi furono di ritorno, assicurando di non averla potuta ritrovare. Siccome cresceva la marea e sulla sponda esisteva molta ghiaia a facilitarci il passo, noi riguadagnammo l' altura. In queste regioni, meno ricche erano le campagne, ma molto più folti i boschi.

Alle 10 1/2 facemmo sosta pel dejeuner: alle 12, nell' atto di ripartire, vedemmo un uomo a cavallo, il quale , costeggiando il mare, si dirigeva al Nord. Si spedirono 5 soldati armati a raggiungerlo, con ordine di condurlo a noi. Costoro ebbero presto compiuto il loro incarico e, verso l'una pom., ci presentarono il signor Don Luigi Wolff, tedesco , stabilito a Baia Inutile , Nord-Est della Terra del Fuoco, donde attendeva alla ricerca della polvere d'oro sulle arene delle spiagge. Accompagnavanlo due servitori, Enrico Von Gilien e Gaetano Sanchez. Parlarono col Capo, dicendosi provenienti da Baia S. Policarpo, dove s'erano condotti da Puntarena in una piccola goletta chiamata il Rajo, allo scopo di procurar viveri alla spedizione Poper. Ben ricevuti dagli Indiani del luogo, avevano fra loro soggiornato venti giorni, aspettando sempre la detta spedizione. Non vedendola giunger mai, avevano divisato di muoverle incontro e, non trovandola, di raggiunger per terra ferma la loro dimora a Baia Inutile, lasciando la cura dei viveri ad una tribù d'Indiani amici. Il Capo narrò a sua volta al sig. Wolff i diversi nostri incontri coi naturali, che avrebbero forse potuto aggredirlo se si fosse azzardato a proseguire il viaggio con un personale così scarso qual era il suo.

Lo consigliò, invece, a ritornare indietro, promettendogli che, appena giunti a Baia Tetis, lo avrebbe provvisto d'una barca che lo trasportasse a Puntarena. Accettato questo consiglio, il sig. Wolff restò con noi.

12° Altri avanzi di naufragi - Deserti, paludi, torrenti, e boschi.

Partiti di lì entrammo in una foresta che in breve ci chiuse ogni passaggio. Ricalcammo i nostri passi, scendendo l'alta riva sulla quale ci eravamo quasi sempre mantenuti. Costeggiammo la sponda del mare fino ad un piccolo fiume , sulle cui vicinanze si fece bivacco. Qualche tempo prima avevamo incontrati alcuni toldi abbandonati. Non trovando arbusti per accendere il fuoco, raccogliemmo sulla spiaggia alcuni pali, tavoloni di barca e tronchi d'alberi, quivi gettati dalle onde. Anche il pascolo molto scarseggiava nei dintorni.

Il 18 fummo costretti a scaricare le mule ed a portare a spalla le nostre provvigioni perché i margini del torrente erano molto paludosi, ed in siffatta guisa dovemmo procedere per parecchio tempo. Attraversammo anche alcuni tratti così melmosi e sdrucciolevoli che le mule, sebbene scariche, duravano fatica a mantenersi in piedi. Alle tre dopo mezzo giorno ci trovammo allo sbocco d'un altro torrentello formato dalle acque d'altri due minori, uno di cui scendeva la china Sud e l'altro quella Nord di due contigue colline. A circa seicento metri dalla bocca guadammo il primo, e, più vicino, anche il secondo. Sull'annottare ci attendammo ai piedi di una collina in vicinanza d'un breve seno intersecato da piccol rio che correva a nascondere le sue acque nelle foltissime erbe del suolo. Speravamo di poter giungere a Baia San Policarpo prima di notte del giorno 20, specialmente stimolati dal desiderio di conoscere in qual modo gli Indiani amici si fossero condotti colle vettovaglie del sig. Wolff loro state affidate. Questa speranza fu però delusa per le grandi difficoltà che incontrammo per via. Verso le 10 dovemmo infatti scavalcare per un nuovo grande pantano che ci condusse ad una selva fittissima ed intricata. Per evitare il disagio e la perdita di tempo d'aprirci in essa un passaggio colle accette, retrocedemmo alla riva del mare, attendendo ivi che la marea, decrescendo, ci permettesse di proseguire per la costa.

Incontrammo costì altri avanzi di navi naufragate. Più scendevamo al Sud e più il nostro cammino si faceva difficile. I pantani succedevano a pantani, i torrenti ad altri torrenti, ed a tutto ciò si aggiunse ancora il maltempo, il quale ci fece perdere alcuni giorni.

13° La baia S. Policarpo - Dolore degli Indiani che credono perito il sig. Wolff - Accoglienze festose alla spedizione. - Uno stregone i

Finalmente il 21 salimmo una collina ergentesi quasi in perpendicolo sul mare. Era questo lo sfondo della Baia San Policarpo. I servi del sig. Wolff, che ci avevano preceduto per sorprendere così gli Indiani e verificare se fedelmente avessero compiuto il loro incarico, ci narrarono come al loro giungere alla baia gli Indiani avessero dapprima addimostrata molta gioia, ma che poi, non avendo visto con essi il sig. Wolff, la loro gioia s'era presto convertita in profondo dolore che manifestavano gettandosi al suolo ed emettendo fortissime strida. Siccome essi, i due servitori, non comprendevano la loro lingua , non avevano potuto loro far comprendere che il Wolff stesso giungerebbe il dì appresso, motivo per cui quegli indiani continuarono ad affliggersi ed a piangere fino alla mattina seguente. Quando, finalmente, essi ci videro , quale non fu la loro contentezza! Ci porgevano la mano, ci toccavano le spalle e ci facevano altri mille segni amichevoli. Quello fra di loro che sembrava maggiormente distinguersi e che meglio rispondeva alle nostre interrogazioni, era Waatiol , quegli cioè che era stato di maggior aiuto al signor Wolff nello sbarcare i viveri. Lo chiamammo quindi Capitano del porto, titolo del quale si compiaceva assai, e rimase poi anche più lieto quando il Capo spedizione gli fe' regalo d' una cornetta, ch'ei suonava col più ingenuo piacere. In quel dopo pranzo, per divertire gl'Indiani, si eresse un tiro al bersaglio , ed essi, colle loro freccie, spesso coglievano il segno , ricevendone in premio una galletta. Il bersaglio consisteva in una tavoletta quadrata di 20 centimetri di larghezza, collocata alla distanza di trenta metri dai tiratori. Fra gli Indiani regnava molta allegria, e questa non era minore fra i soldati, ai quali erano state distribuite razioni di gàlletta , zuccaro e commestibili. Noi stessi non potevamo esimerci dal prendervi sinceramente parte, poiché alla fin fine, dovevamo ritenerci fortunati di aver con noi persone pratiche di quei luoghi.

Teneva sopra tutto desta la nostra attenzione un indigeno dalla faccia tutta dipinta, che sembrava spiare tutti i nostri movimenti e che, da quanto potemmo comprendere, esercitava contemporaneamente fra la sua gente l'arte del medico e quella di sacerdote. Si chiamava Suta e ci fece passare qualche tempo di aggradevole lepidissimo trattenimento. Come il tempo si era fatto minaccioso e facevasi udire di lontano il brontolio del tuono e vedere il bagliore dei lampi, accortosi del nostro malcontento, costui, fattosi prima molto serio nell'aspetto, si diede poscia a gridare ed a sputare contro il cielo, quasi volesse scongiurare il temporale che si veniva formando, al quale scopo finì per lanciargli contro anche la povera sua pelle di guanaco. Che se questi suoi esorcismi non valsero a dissipare le nubi sempre più minacciose, la fantastica pantomima con cui veniva accompagnandoli, ci esilarò in modo inesprimibile.

Augurii di Felicità.

Il Sac. D. Giovanni Bosco e i numerosi suoi giovanetti godono di cogliere la propizia occasione delle prossime feste Natalizie e della Fine dell'anno per augurare ai Cooperatori e Benefattori le più elette benedizioni ed ogni prosperità.

La Comunione che per privilegio Pontificio faranno nelle loro Chiese nella mezza notte del Santo Natale, i Salesiani e i loro alunni, la indirizzeranno a Dio, affinchè per i meriti del graziosissimo Gesù Bambino, spanda sopra dei loro benefattori e Benefattrici l'abbondanza delle sue grazie celesti e conceda loro un nuovo e felicissimo anno, colla perseveranza nel bene.

BIBLIOGRAFIA

LA MIGLIORE DELLE STRENNE E LE LETTURE CATTOLICHE DI TORINO.

L'uso delle strenne proviene dai Romani, e si riferisce ai primi re di Roma. Narrasi che Tazio, avendo ricevuto il primo dell' anno come in buon augurio dei rami di palma, tagliati in un bosco sacro a Strena , dea della forza , convalidasse per l' avvenire tale costumanza e desse a tali doni il nome di Strena. Roma riteneva quel giorno come festivo. In esso i Romani facevansi reciproci voti e mandavansi i regali. Augusto riceveva strenne dal Senato, dai cavalieri e dal popolo. Da Roma si estese quest'uso a tutte le provincie dell'impero ; anche la Grecia e le Gallie ebbero la festa del primo giorno dell'anno e per conseguenza le strenne; e d'allora in poi non cessò più.

Nei tempi moderni s'introdusse l'uso di pubblicare libri eleganti per tipi ed incisioni sotto il nome di Strenne, compilazioni storiche, romantiche, artistiche e simili, le quali , quando altro pericolo non presentino, sono per lo meno futili.

A nostro avviso parrebbe la migliore di tutte le strenne la diffusione dei buoni libri.

Un buon libro è un tesoro.

Che cosa non fu scritto sull'influenza della lettura? Un libro cattivo può essere la rovina di una persona, uno buono esserne la salvezza. Questa efficacia dei libri e della lettura non può recarsi in dubbio.

Come il cibo buono o cattivo opera salutarmente sulla vita e sull' organismo animale, così il cibo intellettivo e morale, che per mezzo dei libri e delle letture ci viene somministrato, influisce bene o male, sempre potentemente, sulla vita intellettuale e morale dell'uomo.

Fidati sull'efficacia della lettura, mirate come i malvagi oggidì si danno a tutt' uomo alla diffusione della cattiva stampa.

Alta perciò sollevava la voce il regnante Pontefice Leone XIII. Coloro, ei diceva, che avversano con mortale odio la Chiesa han preso il costume di combattere con pubblici scritti e di adoprarli come armi acconcissime a fare danno. Quindi una pestifera colluvie di libri, quindi effemeridi sediziose e funeste, i cui furiosi assalti nè le leggi raffrenano, nè il pudore trattiene.

Come porre un argine a tanto male?

Ah non si abbia a dire che i figliuoli delle tenebre sian più prudenti ed attivi dei figliuoli della luce. Sorgiamo su con ardore e poniamo prontamente mano generosa alla diffusione della buona stampa.

Quale strenna potremmo noi trovare migliore di questa?

Non puoi tu far da maestro? Diffondi buoni libri. Non puoi tu alzar la voce per predicare ? Diffondi buoni libri e regalerai così al prossimo tuo buoni predicatori, che saran sempre disposti e di notte e in casa e in viaggio ad istruire ed a convertire quanti vorran dar loro udienza.

Fu scritto che una casa senza libri è una casa senza dignità, ha qualche cosa delle locande; è come una città senza librai, un villaggio senza scuole, un tempio senza pulpito e predicatore. Provvedete di buoni libri la vostra casa e sarà ottima strenna che regalerete alla vostra famiglia.

Diffondete buoni libri fra i vostri parenti, amici , conoscenti e darete loro la migliore delle strenne. Non vi basta ciò? Ecco altro mezzo che con santa industria si potrebbe adoperare a tal uopo. Affine di avere non solo al principio dell' anno, ma periodicamente almeno ogni mese nuove letture per voi o per altri, inaugurate il nuovo anno coll'associare e col regalare per istrenne ad altri l' associazione ad alcuna tra le tante pubblicazioni periodiche, di cui va ricca oggidì la stampa cattolica.

A tal effetto noi raccomandiamo qui particolarmente l'associazione alle nostre Letture Cattoliche, associazione che fondata fin dal 1853 dal nostro venerato superiore D. Bosco, oltre alla benevole accoglienza di tante migliaia di associati, meritò di essere vivamente raccomandata da Congressi cattolici, da molti Vescovi e benedetta e raccomandata dal medesimo Supremo Gerarca della Chiesa il Papa.

Eccone pertanto il programma

PIANO D'ASSOCIAZIONE.

1. Lo scopo di questa Associazione si è di diffondere libri di stile semplice , dicitura popolare. La materia sarà: istruzioni morali, ameni racconti, storie edificanti, ma che riguardano esclusivamente la Cattolica Religione.

2. In ciascun mese uscirà un fascicolo di circa 108 pagine.

3. Il prezzo d'associazione è di L. 1,25 ogni semestre e L. 2,25 all'anno per chi vuole i fascicoli franchi dì posta. All'uffizio in Torino L. 0,90 per semestre e L. 1,80 all' anno. Fuori d'ltalia L. 3,00 per tutti i paesi componenti l'Unione postale.

4. Per fare tutte le agevolezze possibili a tutte le benemerite persone ecclesiastiche e secolari, che vorranno dar mano a quest' opera di carità , saranno loro spediti i fascicoli franchi di porto per tutte le parti d'Italia dove sono attivate le ferrovie, e per l'estero sino al confine allo stesso prezzo dl L. 0,90 per semestre e L. 1,80 all'anno; purché i soci facciano un centro ove si possano indirizzare non meno di 50 fascicoli.

5. Ove si possano spedire insieme per la posta

25 fascicoli il prezzo d'associazione sarà ridotto a L. 2.

6. Il socio s'intende obbligato per sei mesi, e qualora non intenda continuare è pregato di darne avviso un mese prima.

7. Nelle città e luoghi di provincia le associazioni si ricevono da persone designate dai rispettivi Ordinarii diocesani, a cui l'opera è in particolar modo raccomandata.

8. In Torino si ricevono nell' uffizio delle medesime Letture, che trovasi nell' Oratorio di s. Francesco di Sales, via Cottolengo, n. 32.

9. Attesa la modicità del prezzo d'associazione si prega di spedire i pieghi e le lettere franche di posta.

10. Coloro che vogliono associarsi sono pregati di scrivere chiaramente il loro nome, cognome e titoli, la: via ed il numero, il comune o frazione di comune in cui hanno domicilio e la provincia e l' ufficio postale dal quale il comune o frazione dipende. Gli associati poi, per rinnovazione, reclami od altro, sono pregati di unire alla corrispondenza la fascia od indirizzo con cui ricevono mensilmente i fascicoli.

Sono in preparazione pel nuovo anno la Vita di S. S. Leone XIII del sac. Riberi, due altri racconti storici del Lemoyne, sulla Colombia; Agnese la cieca di Cecilia Craddle ; Edoardo, racconto di Pio Tasca ed altri interessanti operette.

IL GALANTUOMO

Almanacco per l'anno bisestile 1888; strenna offerta agli Associati alle Letture Cattoliche di Torino. - Un volumetto in 32, di pag. 116, L. 0,15. Prezzo

d'un pacco postale L. 5.

Il Galantuomo di Torino è sempre lo stesso. Quale era nel 1853 tale è nel 1888 , nonostante le rivoluzioni, evoluzioni e trasformazioni vistesi

passare innanzi. Esso è sempre fermo, calmo,

faceto, allegro. Come nel primo anno così in questo esso parte da Torino e si porta durante il nuovo anno a ringraziare gli associati alle Letture Cattoliche per la loro cooperazione prestata durante il 1887, li incoraggia a continuare nella sant'opera della diffusione di dette Letture, delle quali scrisse già l' immortale Pio IX : che non v'ha cosa più utile a promuovere ed infiammare la pietà nel popolo ; li trattiene coi suoi edificanti racconti , colle sue amene descrizioni, cogli allegri suoi aneddoti, burle, scherzi ed altre consimili facezie , che dilettando edificano e formano altri galantuomini a lui consimili.

Vendesi a parte a cent. 15 la copia ed a L. 5 ogni pacco postale.

Un pacco postale consta di copie 35 del Galantuomo e di due copie dell' Orbe Cattolico a Pio IX, contenente la relazione completa dei solenni ricevimenti delle varie Deputazioni Cattoliche italiane e straniere col testo dei più importanti indirizzi letti al S. Padre e le più belle risposte del medesimo; prefazione con appendice sugli altri principali indirizzi, doni ecc., ecc. Libro che facendo conoscere quanto il mondo cattolico fece pel Giubileo Pontificale di Pio IX, celebratosi or sono 16 anni, eccita quanti lo leggeranno a cooperare sempre più alla grande manifestazione di fede e di amore che ora si rinnoverà , e più in grande, pel Giubileo sacerdotale del sapientissimo suo successore LEONE XIII.

UN'OFFERTA AI NOSTRI COOPERATORI.

Non pochi dei nostri cooperatori profittarono lo scorso anno della esibizione da noi fatta del potersi associare per LIRE UNA soltanto, all' utilissimo periodico IL CONSIGLIERE DELLE FAMIGLIE , il cui prezzo di associazione è di Lina QUATTRO.

Un tal prezzo di favore sarà accordato anche nel prossimo anno , da Gennaio a Dicembre 1888.

Questo giornale come molti già sanno, si occupa esclusivamente del benessere morale e materiale delle famiglie, economia domestica, igiene, industrie e lavori casalinghi, cucina, profumeria, coltura dei fiori, abbellimenti della casa. E quindi utilissimo e fa risparmiare molte e molte altre spese.

Coloro che vogliono profittarne non hanno che spedire UNA LIRA per Vaglia postale alla Direzione del consigliere delle famiglie a Genova, unendovi la banda colla quale ricevono il nostro bollettino. Si può mandare tal prezzo anche in francobolli, in tal caso raccomandando la lettera.

Indice dell' Annata 1887:

Gennaio.

Lettera di Don Bosco ai Cooperatori e alle Cooperatrici    pag.   1 La Missione Salesiana per l'America . . . » 7 Collegio Pio di Villa Colon . » 9 La benedizione della nuova chiesa del Collegio di S. Carlo in Borgo S. Martino . . . . » 11 Il compimento di un voto, ossia la consacrazione della chiesa del S. Cuor di Gesù . . . . » 12 Bibliografia    » ivi

Febbraio. Arrivo dei Missionarii Salesiani a Montevideo » 13 La diffusione dei buoni libri    » ivi Le nostre Missioni    » 14 Grazia di Maria Ausiliatrice   . . » 22 Primo centenario di s. Alfonso M. De' Liguori » 23 Varietà    » ivi Bibliografia    » ivi Stampa raccomandata    » 24

Marzo.

Il Giubileo sacerdotale del Sommo Pontefice Leone XIII .   .   . » 25 La festa di San Francesco di Sales e la Conferenza dei Cooperatori Salesiani in Torino . » 26 I nostri Missionarii . . . . » 27 Notizie della Terra del Fuoco e della Patagonia » 29 Storia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales . » 30 Elenco dei Cooperatori e delle Cooperatrici che furono chiamati all'eternità nel 1886 . . . » 34

Aprile. Lettera di D. Bosco    » 37 Per i Liguri danneggiati dal terremoto . . » 38 Il mese di Maria Ausiliatrice    » 40 Grazia di Maria Ausiliatrice    » 41 Viaggio dei nostri Missionari    » ivi Dal Brasile    » 44 Necrologìa    » 46 Mogliano veneto    » ivi Passeggiate    » 47 Bibliografia    » 48

Maggio.

La consacrazione della chiesa del Sacro Cuore di Gesù al Macao . » 49 Il Giardino degli eletti ossia il S. C. di Gesù » 51 Novena di Maria Ausiliatrice    » 52 Grazia di Maria Ausiliatrice    » 53 Casa di Bordighera Torrione    » ivi Dalla Patagonia    » 54 Gli ultimi momenti di C. Passaglia . . . . » 56 Passeggiate    » 57 Morte di un missionario apostolico . . . . » 58 Necrologia    » ivi Bibliografia . . . . » 59 Elenco dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane che furono chiamati all' eternità nel 1886    » 60

Giugno.

Festa in Roma per la consacrazione della chiesa del S. Cuore di Gesù    » 61 Don Bosco a Genova    » 66 Il teologo Margotti . . » 67 La Guardia d'Onore e il Giubileo sacerdotale del S. P. Leone XIII    » 68 I Missionari salesiani nel Chili . » ivi Partenza dei Missionari salesiani pel Chili . » ivi Sacra funzione per la partenza . » 69 Gravissimo pericolo incorso da Monsig. Giovanni Conferenza salesiana in Firenze . . . . p>>g. 69 Bibliografia    » 72

Luglio.

La festa di Maria Ausiliatrice in Torino . . » 73 Viaggio al Chili dei Missionarii salesiani e di Mons. Cagliero. Lettera la : Da Buenos Aires a Concezione nel Chilì    » 74 Lettera Ila: I Salesiani a Concezione . » 80 Lettera III».. :d Pericolosa caduta di Mon. Cagliero» 82 Grazia di Maria Ausiliatrice . . . . » 86 Esercizi spirituali per le maestre e per le altre pie signore e Cooperatrici Salesiane   . » 88 Funerali in S. Maria Ausiliatrice in Torino pel teologo Giacomo Margotti    » ivi

Agosto.

Devozione e gratitudine   . . . . » 89

L'onomastico di D. Bosco a Valdocco   . » ivi La prima Conferenza dei Cooperatori e Cooperatrici a Faenza .   . » 90 Viaggio di Monsig. Cagliero sulle Cordigliere e suo arrivo a Concezione    » 92 Avviso    » 104 Processione in S. Pier d'Arena . . . . » ivi Grazia di Maria SS. Ausiliatrice    » ivi

Settembre.

D. Bosco e i Salesiani nella Repubblica dell' Equatore    » 105 Una festa di famiglia nell' Oratorio di S. Francesco di Sales    » 106 Grazia dì Maria Ausiliatrice    » 107 Collegi Salesiani    » ivi Educatorii per le fanciulle    » 108 Monsignor Cagliero nel Chili    » ivi Avviso » 112 Santa Cruz di Patagones . » ivi Condizioni per entrare nell'istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice   . » 114 Funzione edificante nel colligio femminile di Mascali Nunziata    » 115 Passeggiate    » 116 Bibliografia    » 119

Ottobre.

Gli italiani in America e le nostre Missioni . » 121 Mons. Cagliero nel Chili    » 122 Lettera da Carmen .   . » 124 Esplorazione della Terra del Fuoco e D. Fagnano Giuseppe    » 125 Grazia di Maria SS. Ausiliatrice    » 128 Passeggiate    » 129 Bibliografia    » 132

Novembre. Partenza dei Missionari salesiani per l'Equatore » 133 Il Santo Padre ai Vescovi d'Italia . . . . » 133 Perchè vi è sempre il Papa? .   . . » 134 Pellegrinaggio degli operai francesi a Roma » 136 Esplorazione della Terra del Fuoco . .   » 137 Grazia di Maria Ausiliatrice    » 148

Dicembre. A S. S. Leone XIII    » 145 Indulgenze   » 146 I Salesiani pel Giubileo del S. Padre . . . » 147 I Salesiani nell'Inghilterra    » 148 I Salesiani a Trento    » 149 Lettera Argentina    » ivi Esplorazione della Terra del Fuoco . . . . » 152 Auguri. di felicità    » 154