BS 1880s|1887|Bollettino Salesiano Gennaio 1887

ANNO XI - N. 1.   Esce una volta al mese.   GENNAIO 1887

BOLLETTINO SALESIANO

DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo, N. 32, TORINO

Sommario. - Lettera di D. Bosco ai Cooperatori e Cooperatrici - La Missione Salesiana per l' America - La Benedizione della nuova Chiesa del Collegio S. Carlo in Borgo S. Martino. - Il compimento d'un voto, ossia la consacrazione della Chiesa del S. Cuore di Gesù. -

LETTERA DI DON BOSCO ai Cooperatori e alle Cooperatrici.

Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici,

La grande bontà di Dio, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, ci concede ancora l' insigne favore di ritrovarci in vita sul principio di un nuovo anno, e a me di scrivere e a voi di leggere questa lettera ; favore che a molti dei nostri cari non è concesso. Dal mio canto ne ringrazio il Signore dal fondo dell' animo, e invito voi tutti a fare altrettanto, se ancor non lo avete fatto. Imperocchè la riconoscenza, la gratitudine verso Dio per i benefizi che ci concede , oltre all' essere un dovere, è pure mezzo efficace per ottenere le sue grazie e le sue benedizioni.

Questa nostra riconoscenza per altro, questa nostra gratitudine non deve consistere solo in parole, ma passare ai fatti ; epperciò procuriamo che tutti i giorni dell'anno, che abbiamo ora incominciato, siano giorni pieni di opere di pietà e di religione, pieni di opere di carità e di beneficenza', allo scopo di propagare maggiormente il regno di Gesù Cristo sulla terra, di ottenere la salute di un maggior numero di anime, e soprattutto di salvare migliaia di giovanetti poveri ed abbandonati, che sono in pericolo di andare eternamente perduti.

Questo appunto è il lavoro , al quale i Salesiani col vostro concorso attesero nell'anno poc'anzi spirato, e al quale attenderanno nell'anno corrente, mediante l'aiuto della divina grazia, e l' opera vostra, che sperano non verrà meno giammai.

Sebbene dal Bollettino Salesiano abbiate già potuto conoscere in gran parte le opere compiutesi nell'anno 1886, tuttavia, giusta la prescrizione del nostro Regolamento, mi preme di darvene ancora un cenno, almeno delle principali, in questa lettera, affinché possiate scorgere come di un sol colpo d'occhio i frutti della vostra carità, della vostra cooperazione.

Opere compiutesi nel 1886.

Una delle opere effettuatesi nello scorso anno, della quale non si è peranco parlato, è la nuova Casa apertasi nel paese di Foglizzo, diocesi d' Ivrea, destinata a raccogliere, istruire e formare capi d'arte, maestri, catechisti, chierici e sacerdoti, onde provvederne le Case già fondate e quelle a fondarsi, a pro dei giovanetti, in Italia, in Francia, nella Spagna ed altrove, soprattutto per fornire dei necessarii soggetti le Missioni di America.

Nella città di Torino, nel sobborgo detto di S. Salvario , si fece acquisto di un fabbricato , con annesso cortile ed una bella chiesetta , dove nei giorni festivi trecento e più giovanetti di quelle parti si radunano per compiere le pratiche di pietà, e passarvi più ore in trastulli onesti, lontani dai pericoli, che sovrastano alla loro età inesperta.

In Borgo S. Martino presso Casale Monferrato si termino e si inaugurò al divin culto la chiesa di S. Carlo, che forma un grazioso monumento non solo del collegio, ma del paese.

A Faenza nelle Romagne si pose mano ad innalzare un nuovo edifizio, per provvedere ai bisogni corporali e spirituali di molti giovanetti della città e dei dintorni.

Al Torrione tra Ventimiglia e Bordighera si ripresero i lavori alla chiesa di Maria Ausiliatrice, sotto la direzione dell'egregio e caritatevole ingegnere Levrot, e nell'anno andante speriamo di poterla dedicare al Signore.

A Nizza Monferrato presso la Casa centrale delle Figlie di Maria Ausiliatrice si eresse un tratto di fabbrica, che permetterà di accettare un centinaio di allieve di più.

A Roma la chiesa del Sacro Cuore si portò a tal punto, che si sarebbe potuta consacrare nel passato mese di dicembre, se il rinomato architetto Conte Francesco Vespignani, che ne dirige i lavori, non avesse domandato ed ottenuto che se ne trasferisse la solenne cerimonia nell' anno che corre, in memoria del glorioso giubileo sacerdotale del Santo Padre Leone XIII.

Ma se non fu ancora consacrata la chiesa, ben si poté erigere e destinare una parte di fabbricato ad uso di Ospizio, e raccogliervi parecchie decine di giovanetti convittori, e duecento e più esterni, che frequentano le scuole, i quali tutti fanno concepire le più belle speranze.

In Francia non solo si conservarono in fiore le Case già fondate per la gioventù di ambo i sessi, ma si accrebbero di fabbricato e di numero di allievi quelle di Parigi e di Lilla; e per la carità di due venerande sorelle una nuova se ne aprì a Guines, presso il passo di Calais, a pro delle fanciulle, diretta dalle Suore di Maria Ausiliatrice.

In riguardo alla Spagna mi è dolce rinnovarvi la notizia, che a suo tempo già vi venne data, vale a dire che la generosità di varie persone di quella cattolica nazione, specialmente della nobile città di Barcellona, ci ha somministrato mezzi , con cui poter mettere mano ad opere veramente grandi. Oltre il dono di uno spazioso terreno, per ampliare l' Ospizio già esistente in Sarrià, sobborgo vicino, e per renderlo capace di raccogliere più centinaia di giovanetti ; oltre al sopperire alle spese occorrenti per detto ingrandimento, ci venne pur data in proprietà buona parte di una vasta ed alta montagna, chiamata il monte Tibi dabo, affinché sopra la sua vetta si innalzi un santuario in onore del Sacro Cuore di Gesù, con casa attigua, da servire quale seminario per le nostre Missioni.

Nè debbo tacere che nel mese di ottobre sacro alla Serafina del Carmelo, Teresa di Gesù, una delle sante più illustri della Spagna, si faceva in detto sobborgo la prima fondazione di nostre Suore , chiamatevi da una delle più insigni nostre benefattrici di colà, Donna Dorotea, provvedute da lei e da altre caritatevoli signore, di casa, di cappella e di ogni cosa occorrente, e accolte dal Revmo Vescovo di Barcellona con una benevolenza, e benedette con una effusione di cuore veramente paterna.

Un'opera degna altresì di particolare memoria è la spedizione di 24 Missionarii e di sei Suore di Maria Ausiliatrice, fattasi ultimamente per l'America; spedizione, per compiere la quale ho fatto appello non solo alla generosità vostra , ma alla carità di quante persone benevole potei conoscere disposte ad aiutarmi.

Troppo lungo sarei, se dovessi dirvi altresì gli ampliamenti fatti nelle Case già stabilite in Europa, delle opere incominciate e che si stanno compiendo in parecchi siti, e dei consolanti risultati morali e religiosi pure ottenuti : ond'è che per brevità lascio il vecchio e mi porto nel nuovo mondo, e vi esporrò alcune opere compiute in America.

Colà nella Repubblica Argentina si consacrò con solennissime feste la chiesa di S. Giovanni Evangelista, eretta in uno dei più popolati sobborghi di Buenos-Ayres. Colà nella nuova città chiamata la Plata si acquistò una casa ed una chiesa, che doveva servire ai Protestanti, e si benedisse e si dedicò invece al culto cattolico , ed i Salesiani vi attendono con buon successo ad istruire giovani e vecchi, e a premunirli contro le mene degli eretici. Colà ancora a Carmen di Patagones si finì la chiesa parrocchiale incominciata anni sono dal sacerdote D. Giuseppe Fagnano, e venne consacrata con grande solennità dal Vescovo Monsig. Cagliero, Vicario Apostolico della Patagonia settentrionale.

Ma quello, che più mi sta a cuore di riferirvi, sono gli avanzamenti fatti dai nostri Missionari nella Patagonia. Nella sua parte più meridionale, quasi sulla foce del Rio Santa Cruz, si piantò una stazione, si fabbricò una cappella, e i Salesiani già si affaticano a chiamare a Dio gli Indii, che lo ignorano affatto, ed a conservare nella fede i cristiani colà trasferitisi, i quali intenti solo al guadagno ed all'interesse della terra, senza la parola ed il ministero del Sacerdote, perderebbero di vista i beni del Cielo, e vivrebbero e morirebbero come i selvaggi.

Da quel punto i Missionarii si partono pure di quando in quando in cerca degli Indii, disseminati qua e colà a distanze sterminate, li istruiscono , li battezzano, li inciviliscono ; anzi il missionario Beauvoir spinse la sua Missione sino al capo delle Vergini, sullo stretto di Magellano, che divide la Patagonia dalla Terra del Fuoco, e il prelodato D. Fagnano prefetto apostolico, negli ultimi due mesi dell'anno si recò fin oltre lo stretto e penetrò nella Terra del Fuoco e in alcune isole adiacenti.

Quello che già si cominciò a fare nella Patagonia meridionale venne eseguito in più larga proporzione nella settentrionale. In questa Mons. Cagliero accompagnato da alcuni sacerdoti e catechisti fece a piedi e a cavallo duemila e più miglia, per esplorare il vastissimo campo alla sua cura affidato dal Sommo Pontefice. Mentre egli si spingeva innanzi da un lato, altri Missionarii, tra cui il sacerdote D. Domenico Milanesio, prendevano la via per altra parte. Dagli uni e dagli altri si giunse dapprima a Los Andes, ossia alle Cordigliere, catena di montagne, che separano la Repubblica Argentina da quella del Chili ; poscia per ben due altre volte le valicarono e penetrarono in quest'ultima.

I luoghi principali visitati dai Missionarii nello scorso anno, soltanto all'occidente della Patagonia settentrionale, lungo il rio Neuquen e suoi confluenti, sono, dal forte Roca, Tratayen, Paso de Indios, Cohunco, Cumco, Norquin, Malbarco ; e di qui salendo le Cordigliere nel versante appartenente alla Repubblica Argentina e toccando i punti Javier, Faria, e Tomas Castro ne discesero dall'altro spettante al Chili, dove tragittato il Rio Huble visitarono San Carlos, Chillan, Bulnes, Concepcion. Qui, trovati varii Cooperatori Salesiani, col loro mezzo gettarono i principii di una Casa, a vantaggio dei poveri giovanetti Chileni. Nel ritorno i Missionarii toccarono San Rosendo , Los Angeles, Antuco nel Chili, e per compiere vie meglio la loro esplorazione, ripassate per altra parte le Ande, si ricondussero a Norquin, indi a Patagones, dopo un viaggio di oltre a cinquemila chilometri, dopo aver sofferto indicibili stenti, premiati per altro colla conversione e col battesimo di parecchie migliaia di persone.

Queste lunghe e pericolose escursioni apostoliche fecero sempre meglio conoscere la necessità di fondare residenze di Sacerdoti in più siti, a fine di poter raggiungere i selvaggi, istruirli, incivilirli, formarne un popolo cristiano e salvarli nell'anima e nel corpo. E appunto questa necessità, che muove quei Missionarii ad implorare da noi soccorso d'uomini e di mezzi materiali, onde condurre a buon termine la grande impresa, a cui si sono consacrati ; è questa necessità, che mi obbligò ultimamente ad invocare la carità vostra, per allestire una novella schiera di Missionarii da inviare in quelle remotissime terre, in aiuto di quei nostri confratelli.

Ecco accennato una parte di lavoro, che si venne operando nell' anno ora decorso. Alla vista di questo e d' altro , che passo sotto silenzio , mi sento in dovere di rendere anzitutto grazie vivissime a Dio, indi a voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, i quali colla paziente e generosa vostra carità mi avete somministrato mezzi per queste opere. E siccome conosco che desiderate di partecipare vieppiù alla soave consolazione di salvare delle anime, e di procacciarvi in Cielo la corona degli apostoli, così passo ora a proporre alcune opere, a cui nell'anno 1887 dovrebbero in modo particolare mirare i vostri sforzi e la vostra carità.

Residenze e centri di Missioni.

Metto in primo luogo le Missioni d'America. I luoghi che io ho di sopra passati a rassegna, ed altri moltissimi per brevità taciuti, dovrebbero essere altrettanti centri, dove ridurre i selvaggi per ammestrarli ed incivilirli , e donde partire per andare in cerca di quelli, che abitano nei dintorni, ma il più delle volte distanti cento ed anche duecento miglia gli uni dagli altri. Senza di queste stazioni riesce pressoché impossibile la completa evangelizzazione e l' in civilimento di quelle tribù disperse. Or questi centri e queste stazioni richiedono sacerdoti e catechisti , chiedono case , ove abitare e ricevere giovanetti Indii, affinchè istruiti e fatti cristiani aiutino col tempo il Missionario a convertire i loro parenti e la gente di loro tribù ; richiedono cappelle decenti e arredi sacri, per celebrare con decoro i divini misteri, ed anche per innalzare la mente ed il cuore dei neofiti alle grandezze di Dio e del Cielo, colla magnificenza del culto e del rito cattolico; richiedono i mezzi acconci per percorrere, senza pericolo della vita, e senza perire o di fame o di sete, quelle immense regioni. Colà non essendovi nè vie ferrate, nè vie carrozzabili, nè vettovaglie, nè alberghi, non si può fare a meno di molti e buoni cavalli; che rechino in breve tempo il Missionario da un capo all'altro di quegli sterminati deserti, per istruire i sani, portare i conforti religiosi ed assistere gli ammalati, per farsi insomma a tutti amico, padre, angelo consolatore.

E qui debbo farvi osservare che se i Missionarii poterono già esplorare la Patagonia settentrionale, valicare le Cordigliere e fissare in varii punti stazioni e residenze, non hanno peranco potuto fare altrettanto nella Patagonia meridionale, nella Terra del Fuoco, nè tanto meno nelle isole confinanti. In quella parte, che costituisce la Prefettura Apostolica assegnata dalla Santa Sede al sacerdote D. Giuseppe Fagnano, i Salesiani visitarono bensì il così detto capo delle Vergini, ed ultimamente portaronsi più oltre ancora, ma per difetto di mezzi non poterono finora stabilirsi che in un sito solo, cioè a Santa Cruz. E qui notate che quest'ultima residenza è centro di una estensione, che tra continenti ed isole sorpassa in superficie parecchie volte tutta l'Italia; estensione seminata di selvaggi , che da secoli e secoli aspettano invano i benefici frutti della divina Redenzione. É quindi necessario fissare altresì in più luoghi della medesima case di Missioni, per renderne più facile, e direi meglio per renderne possibile la coltura.

Già da tempo il prelodato Prefetto apostolico aveva divisato di visitare quelle sue vaste regioni e operarvi alcun che di stabile. Trovandosi senza mezzi sufficienti si recò a Buenos-Ayres a domandar soccorso al Governo della Repubblica Argentina ; ma poco potè ottenere a fronte del grande bisogno. Perciò è giocoforza aspettare il soccorso da ben altre parti, aspettarlo cioè dalle mani dei Cooperatori e delle Cooperatrici.

Se voi, chi in un modo e chi in un altro, secondo le proprie forze, non cesserete dal mandarmi l'obolo della vostra carità, noi da Torino provvederemo quanto occorre ai nostri Missionarii d'America, ed essi saranno lieti di esporre ad ogni cimento la vita, pur di recare la luce del Vangelo ai popoli più lontani, e piantare il vessillo della santa Croce sugli ultimi confini del mondo, quali sono appunto la Patagonia meridionale e la Terra del Fuoco e sue isole (1). Col vostro aiuto essi stabiliranno una stazione al mentovato capo delle Vergini, un' altra a Punta Arena, ed altre sulle. sponde dei due fiumi principali, Rio Santa Cruz e il Rio Callegos, ed altre, e poi altre ancora nella vasta estensione compresa tra i medesimi.

Nè alla sola Patagonia settentrionale e meridionale si limita il campo, che attende i sudori dei Missionarii Salesiani. Esso si estende alla Terra del Fuoco, posta al di là dello stretto, che prende il nome di Magellano, che pel primo facendo il giro del mondo, lo passò nel 1519. Anzi esso si estende a tutto l'immenso territorio, formato dalle isole Magellaniche e dalle Maluine. Tali sono tra le altre l'isola Falchland occidentale, l'isola Falchland orientale, l'isola della Desolazione, l'isola Clarencie, l'isola Hoste, l'isola Navarrino, l'isola degli Stati, le isole S. Diego ed altre innumerevoli, comprese sotto il nome di terre polari. Tutte queste isole, affidate pure alla cura dei Salesiani , sono abitate da uomini, creati al pari di noi per conoscere ed amare Iddio, per conoscere ed amare Gesù Cristo, ed aspettano chi vada loro ad annunziarlo, farlo conoscere, amare e servire.

Ecco quale campo, anzi quali campi immensi, offerti alla nostra carità ed al nostro zelo, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici ; campi, i quali attendono che noi, imitando il buon Padre di famiglia del Vangelo, mandiamo schiere di operai a seminarli della divina parola, a maturarne la messe, a raccoglierla in abbondanti manipoli, a riempire insomma la casa del Padre Celeste di anime elette. Al riflesso di un tanto bene da operare, io spero che voi mi vorrete dare un benigno compatimento, quando mi udirete ad implorare il soccorso della vostra cooperazione ; anzi confido che voi, ancorchè da me non sollecitati, mi verrete nondimeno in aiuto, spinti da quello zelo della gloria di Dio e della salute delle anime, che divorava gli apostoli e i primi cristiani.

(1) La Terra del Fuoco fu così chiamata dal capitano Magellano , pei molti fuochi che nello scoprirla vide accesi dai suoi selvaggi abitanti.

L'Ospizio del Sacro Cuore in Roma.

Mentre prenderemo particolarmente di mira la evangelizzazione delle terre patagoniche , delle magellaniche e delle isole circostanti, non dimenticheremo altra opera, la quale sta anche molto a cuore al Santo Padre Leone XIII. La chiesa del S. Cuore di Gesù in Roma si può dire finita, e spero di potervi tra non molto dare la gradita notizia della sua consacrazione. É vero che gravitano ancora non poche spese fatte per la sua decorazione, per le pitture, pel campanile, per le campane, per l'organo, per arredi sacri e simili ; ma tutte queste in confronto delle spese già fatte ci paiono più poca cosa, e la pietà e carità pubblica mi aiuteranno a soddisfarle presto. Ma l'opera che intendo qui di proporre alla vostra attenzione, alla vostra carità, è il termine del fabbricato presso la detta chiesa, il quale deve servire di Ospizio non solo a poche decine, come in oggi, ma a più centinaia di poveri giovanetti di tutte le nazioni, che per varii motivi andando a Roma si trovassero come abbandonati ed esposti a gravi pericoli.

Mi è caro il pensare che allora il Cuor di Gesù sarà molto soddisfatto, quando accanto alla sua chiesa siano raccolti a fargli corona un mezzo migliaio di fanciulli, cui possa stringere al suo petto, accarezzarli e benedirli, come già faceva in sua vita mortale coi giovanetti della Palestina. Mi è dolce il pensare che allora ne andrà pur lieto l'animo del Papa, quando saprà che nella capitale della Chiesa cattolica, tra le altre case di carità e di beneficenza, erette a sollievo delle umane miserie, ne esiste pur una, avente per iscopo di provvedere ai bisogni spirituali e temporali non solo dei poveri giovanetti di Roma, ma di qualunque altra parte del mondo , che si trovino in detta città come nella casa del padre comune. E mi consola altresì il pensare che detto Ospizio tornerà ancora di conforto a tante povere famiglie non solo d'Italia, ma di altri popoli, perchè sia che dimorino esse medesime in Roma, sia che vi abitino solo dei loro cari, avranno sempre un luogo sicuro, dove sperare che i giovanetti loro figliuoli o parenti siano ricoverati ed assistiti, qualora venissero a trovarsi in bisogno.

Come adunque vedete, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, la erezione dell'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù in Roma è pure una delle opere più insigni di religione e di carità, cui possiamo attendere nell'anno corrente, e io spero che vorrete procacciarvi la consolazione ed il merito di aver cooperato efficacemente al sospirato suo compimento.

Terza opera.

La terza ed ultima opera, che mi preme di proporre altresì alla vostra considerazione in quest'anno, è quella di prepararci degli aiutanti di campo, cioè a dire, dei capi d'arte, dei maestri, dei sacerdoti, i quali insegnino ai nostri giovanetti operai le arti ed i mestieri, a cui sono applicati, istruiscano quelli che sono addetti allo studio, predichino il Vangelo ed amministrino i santi Sacramenti ; capi d'arte, maestri, sacerdoti per le case d'Europa e per le case e le Missioni di America presenti e future. Nel solo corso dell'anno passato noi abbiamo avuto più centinaia di nuove dimande, per accettare ed aprir case pressochè in tutte le parti della terra, e con nostro immenso cordoglio, per mancanza di personale, abbiamo dovuto rispondere negativamente.

Quanto bene di più potremmo fare, se avessimo tanti uomini, quanti ne richiede il bisogno ! Noi potremmo allora raccogliere più migliaia di altri poveri giovanetti, educarli, istruirli nella religione, nella scienza, nelle arti, e dopo alcuni anni restituirli alla famiglia, alla società, alla Chiesa buoni figliuoli, savii cittadini, esemplari cristiani ; noi potremmo allora e conservare e condurre a Gesù Cristo e paesi e popoli e tribù, allietare la Chiesa di nuove conquiste, rallegrare il cielo d'innumerevoli anime.

Dal proprio canto i Salesiani faranno quanto è in loro potere, per formarsi di tali aiutanti ; ma le loro schiere saranno ben più numerose, se a quest'opera salutare concorreranno eziandio i Cooperatori e le Cooperatrici. E voi potete concorrere con somministrarci i mezzi onde nutrire, calzare e vestire tanti giovanetti , che sono gratuitamente raccolti nelle nostre case, tra i quali per regola ordinaria il Signore elegge i nostri compagni di lavoro, inspirando loro ad unirsi con noi per fare a pro di altri quello, che abbiam fatto per essi. Voi potete concorrere col suggerire a quelli dei vostri figli e soggetti, che mostrano inclinazione allo stato ecclesiastico e alle sacre Missioni, di consacrarvisi con animo volenteroso. Voi potete concorrere col favorire le vocazioni religiose tra i parenti ed amici , e coll' ottenere per quanto vi è possibile che l'interesse, l'amore malinteso, i pregiudizi del mondo non allontanino dalla sacra milizia coloro, che avendone i requisiti domandano di abbracciare questa nobile carriera, per farsi seminatori della parola di Dio, soldati della Chiesa, salvatori di anime, per continuare insomma sulla terra la missione di Gesù Cristo e de' suoi apostoli.

A questo fine io sarei a pregarvi che, quando vi si presenta l'occasione, vogliate ragionare cogli uni e cogli altri, e far loro vedere che un padre ed una madre cristiana non dovrebbero avere altro di più caro in vita che il consacrare un figlio al servizio del Re dei re ; far vedere che un tale atto sarà loro di grande consolazione al punto di morte , di alto conforto e di grande fiducia nel presentarsi al tribunale di Gesù Cristo ; far vedere che un giovane generoso dovrebbe ritenere per il più bel vanto il dedicare la propria vita ad estendere il regno di Dio in sulla terra, a strappare anime all' inferno, e quale intrepido capitano condurle alle battaglie del Signore, condurle alla conquista del Cielo ; far vedere che coloro, i quali si consacrano al Signore per predicare colla parola e coll'esempio il Vangelo, si rendono altamente benemeriti della stessa civile società e degli Stati, perchè dal canto loro promuovano tra i cittadini la moralità, la virtù, il buon ordine; e per tal modo cooperano al benessere morale e materiale del popolo più che non possano fare gli eserciti, le leggi, i tribunali, le prigioni ; far loro vedere ancora che chi impedisce un figlio dall' entrare nel servizio della Chiesa, oppure sentendovisi chiamato vi si ricusa, sarà da Dio reso responsabile delle anime, che per un tal fatto andranno perdute , e che il più delle volte in pena di una tal colpa accadono nelle famiglie disgrazie e rovesci spaventosi, e sempre si provano rimorsi ed inquietudini, che straziano il cuore. Al contrario chi si mostra generoso, ne ha dal Signore grandi ricompense in terra, soavissime gioie in morte, splendide corone in Cielo.

Conclusione.

Gli anni passati io conchiudeva la mia lettera, ricordandovi le promesse che Gesù Cristo nel santo Vangelo fa a tutti coloro, che praticano la limosina ed esercitano la carità verso il loro prossimo; promesse del cento per uno in sulla terra, promesse di una vita beata per tutta la eternità. Quest'anno mi piace di conchiudere con un fatto, che si legge nella vita di s. Martino, vescovo di Tours. Essendo questo santo ancor soldato e catecumeno, ma già pieno di amor di Dio e di carità verso il suo simile, passando insieme coll' esercito per la città di Amiens, incontrò un poverello, quasi nudo, che tremante dal freddo domandava soccorso ai soldati. Nessuno di questi l'aveva esaudito. Giunto Martino davanti a lui, si ferma, lo rimira, e pieno di compassione cerca tosto di dargli aiuto. Mette pertanto la mano in tasca, ma non trova più danaro, perchè già tutto avevalo speso a favore dei bisognosi. Allora egli depone il proprio mantello, trae fuori la spada, lo taglia per metà, e dandone una parte al povero, coll'altra alla meglio ricopre se stesso. Al vederlo con l'abito contraffatto e di panni squarciati, alcuni de' suoi compagni d'arme ne ridevano; ma i più sensati ammirarono la sua caritatevole azione e ne concepirono grandissima stima. Iddio medesimo dimostrò quanto quell' atto fosse a lui gradito ; imperciocchè nella seguente notte il Santo vide apparirglisi Gesù Cristo coperto colla metà del mantello, che egli aveva donato a quel miserabile, e lo intese a parlare così ad una schiera di Angeli che lo circondavano : Martino ancora catecumeno mi ha ricoperto con questa veste: Martinus catechumenus hac me veste contexit.

Imitiamo, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, l'esempio di questo gran Santo, e senza stracciare a mezzo i nostri abiti procuriamo almeno di far parte dei nostri beni a chi n'è privo e soffre.

Le riferite parole pronunziate da Gesù Cristo in lode di san Martino sono una conferma di quelle, che Egli dice nel Vangelo, cioè che la carità, da noi fatta agli altri, Ei la considera fatta a se medesimo ; sono una conferma di quelle, che nel giorno del finale giudizio Egli dirà a coloro, che saranno alla sua destra : Venite, benedetti dal Padre mio, prendete possesso del regno a voi preparato sino dalla fondazione del mondo : imperocchè ebbi fame e mi deste da mangiare ; ebbi sete e mi deste da bere; fui pellegrino e mi accoglieste; ignudo e mi rivestiste; ammalato e mi visitaste; carcerato e veniste da me... In verità vi dico: Ogni volta che avete fatto qualche cosa per uno dei più piccoli di questi miei fratelli, l'avete fatta a me. Se Gesù loda e premia come fatte a se medesimo le opere di carità corporali, quali sono le sopra nominate, qual lode, qual premio non darà Egli mai per le opere spirituali ? Qual lode e qual premio non darà egli mai a coloro, che per amor suo avranno tolta la fame e la sete agli ignoranti coll'istruirli o farli istruire? col condurre o far condurre nella casa e al seno di Dio le anime, che pellegrine e smarrite ne andavano lontane, e col coprirle e farle coprire della bella veste della grazia santificante ? col non abbandonarle nei loro vizi e morali disordini , ma assisterle e con mano pietosa guarirle o farle guarire dalle spirituali loro malattie ? col non lasciarle cadere in balia del demonio , nella prigione eterna, e rompere le catene di loro schiavitù, e far loro godere la cara e preziosa libertà dei figliuoli di Dio? Le lodi, i premi, che darà a tutti costoro saranno ineffabili.

Pertanto il pensiero che la nostra carità termina alla stessa persona di nostro Signor Gesù Cristo, il quale per noi diede il sangue e la vita ; termina alla persona del Re del cielo e della terra, ricco in benedizioni verso tutti coloro, che provvedono ai bisogni spirituali e corporali del prossimo; termina alla persona di quel Giudice eterno, il quale ce ne darà amplissime lodi, e pronunzierà sentenza di eterno premio in faccia di tutto il mondo, questo pensiero, dico, ci stimoli sempre a fare del bene all'anima e al corpo dei nostri simili, ad esercitare opere di misericordia spirituale e corporale, specialmente verso i fanciulli, che più di ogni altro sono compresi tra quei piccoli fratelli di Gesù, dei quali Egli parla nel luogo citato dicendo : Ogni volta che avete fatto qualche cosa per uno dei più piccoli di questi miei fratelli, l'avete fatta a me.

La consolante sentenza dei benedetti io spero che sarà quella appunto, che vi udirete a pronunziare dal divin Giudice, o miei buoni Cooperatori e mie buone Cooperatrici , perché ben so che giusta le vostre forze voi adempite il precetto della limosina ; anzi molti di voi mi scrissero e dissero più volte di essere lieti che le opere salesiane porgano loro propizia occasione di adempiere questo dovere, con piena sicurezza di loro coscienza. Proseguite adunque a mostrare viscere di misericordia verso tanti poveri giovanetti cristiani, che senza di ciò passerebbero infelici la vita, cadrebbero in peccato, farebbero fors' anco naufragio nella fede, e si renderebbero il disonore della famiglia, il flagello della società ; proseguite a mostrare viscere di misericordia verso tante migliaia di miseri selvaggi, che dalla vostra carità attendono

Sacerdoti, che li vadano a trarre dall'abisso della barbarie, dall'orlo della eterna perdizione ; proseguite a mostrare viscere di misericordia verso la Chiesa cattolica, verso il supremo suo Capo visibile, il Papa, e mostrate loro il vostro figliale attaccamento, non solo colla sottomissione ed obbedienza, ma pur anche coll'impiego di qualche parte di vostra sostanza a sostegno della loro causa, che è la causa di Dio, la causa delle anime.

Ed affinché vi manteniate costanti nel santo desiderio di alleviare le umane miserie nel modo suddetto , io vi ricorderò ogni giorno dinanzi alla immagine di Maria Ausiliatrice, e con me tutti i Salesiani, le Suore, i giovanetti e le fanciulle posti sotto la nostra direzione pregheranno Iddio che spanda sopra di voi, sopra le vostre famiglie, e sopra i vostri interessi ogni sorta di grazie ; pregheranno che infine ogni altra grazia sia coronata da quella, che è l'unica importante, l'unica necessaria, vale a dire passare con Dio e terminare santamente la vita, per entrare un giorno al possesso dell'eterna sua gloria.

Pregate anche voi per me, che colla più profonda gratitudine mi professo di voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici,

Torino, 1° gennaio 1887.

Obbl.mo Servitore

Sac. GIOVANNI Bosco.

LA MISSIONE SALESIANA PER L'AMERICA.

L' Osservatore Cattolico di Milano colle seguenti parole incominciava a descrivere la partenza dei nostri missionarií.

Torino, 2 dicembre.

« L'Istituto Salesiano ha scritto oggi la più bella pagina della sua storia. Una missione di 32 persone si è spiccata dal suo seno per le terre degli infedeli , ed ha compiuto un gran fatto che da due secoli non si avverava più nella Chiesa: la partenza da uno stesso centro di un gruppo così numeroso di missionari.

Il Santo Padre, ricevendo l'11 dello scorso novembre il sacerdote Lasagna, capo della Missione, diceva: « Annunziatelo per l'onore di Torino e per la gloria della Congregazione Salesiana, questo fatto m'empie il cuore di contentezza e di speranza. Io mi riprometto grandi cose per la Chiesa e per l'umanità dall'Istituto Salesiano ».

In verità D. Bosco opera delle cose mirabili col solo segreto della carità di Gesù Cristo. Egli porta in tutti gli angoli dell'universo i frutti della sua operosità, e nel desiderio del bene egli abbraccia tutti i popoli dei due mondi.

Oggi, vedendo quel venerando prete, soave e modesto nel volto, circondato dalla venerazione filiale delle più cospicue autorità ecclesiastiche, ho sentito intenerirmi il cuore e appassionarmi l'anima per lui.

La funzione d'addio de' suoi missionari si risolse in un inno di gloria, in un plauso d'amore per D. Bosco. La chiesa di Maria Ausiliatrice , assai prima che la funzione incominciasse , era stipata di pubblico eletto. Nel presbiterio, torno torno stavano seduti i chierici e il loro clero; nei banchi, presso il centro dell'altare i Missionari; a cornu epistolae stava D. Bosco, tra monsignor Manacorda, vescovo di Fossano, e monsignor Leto, vescovo di Samaria. E poi nella chiesa, pei coretti, nei corridoi i giovani, il pubblico, il clero.

Si cominciò con la lettura di un brano della storia delle Missioni, quindi il coro dei giovani cantò un mottetto musicato dal vescovo monsignor Cagliero. Salì il pulpito il missionario don Lasagna, che è il capo della Missione.

Il suo discorso, vibrato, potente, limpido, scosse l'uditorio. La sua conferenza interessantissima sotto tutti gli aspetti, attrasse fin dalle prime parole l'attenzione dell'uditorio. Con parola facile, infiammata, descrisse le meraviglie dell'apostolato cattolico e il vasto campo aperto alla predicazione dell'Evangelo. Ricordò gli inizi ardimentosi delle missioni Salesiane, delle quali temevasi un insuccesso, sorte dal cuore immenso di D. Bosco. Accennò a quei tempi in cui il grande fondatore dei Salesiani compiacevasi di rivolgere egli stesso la parola ai Cooperatori e infiammarli della sua carità operosissima: dimostrò l'importanza della presente Missione e ringraziò Maria Ausiliatrice di aver voluto dar pegno di tanta predilezione alla città di Torino ed alla Casa madre dei Salesiani.

Esponendo poi lo stato delle regioni a cui sono diretti i Salesiani, raccontò molti fatti interessantissimi, che aveva visti o di cui era stato parte nei dieci anni di sua vita da missionario. Nel Brasile, per esempio, a poche leghe dalla capitale vivono tribù di selvaggi di una ignoranza e ferocia che supera i negri dell'Africa, mentre nella grande città la corruzione e l'immoralità hanno raggiunta tutta la raffinatezza e la perfidia dei paesi cosidetti civili. Di qui doppio male da combattere.

Nella Patagonia si trovano intieri villaggi di italiani emigrati in cerca di fortuna, abbandonati a loro in uno stato quasi di selvatichezza. Miseria ed abbiezione li opprimono. Un giorno D. Lasagna giunse in una località occupata tutta da emigrati della provincia di Vicenza. Da quindici anni non avevano visto un sacerdote cattolico. Il suo arrivo li fece impazzir dalla gioia. Levarono al cielo le braccia gridando ai quattro venti : « Venite, venite, c'è un prete italiano! » Scene da strappar le lagrime.

Altrove i lebbrosi sono abbandonati sulla riva d'un fiume, impediti di accostarsi alla comunione degli altri uomini, costretti a marcire sopra le fosse di chi li precedette nella morte.

Altri esempi accennò il D. Lasagna, dimostrando gl'immensi beni religiosi e civili, che i missionari possono recare tra quei popoli. Egli parlava con uri eloquenza piena di vivacissime immagini. Conchiuse invocando le preghiere e gli aiuti dei Cooperatori. - Pregate per noi che ci avventuriamo alle opere di evangelizzazione senza meriti, senza scienza, poveri di braccio e di mente. Noi partiamo volenterosi, ma una cosa sola ci affligge. Sulle rive dell'Oceano noi predichiamo la Fede agl'infedeli e tanti ne attiriamo alla verità; ma altri infedeli restano qui in patria nemici delle nostre credenze. Oh! noi pregheremo anche da quelle terre inospitali perché Iddio non tolga all'Italia il dono preziosissimo della sua fede. -

Tra la luce di cento candelabri, tra le nuvole odorose dell'incenso ardente, tra le maestose melodie dell'organo e i cantici gravi e solenni della liturgia, venne quindi impartita la benedizione del SS. Sacramento.

Il cardinale Alimonda sali allora l'altare e rivolse ai missionari uno splendido discorso , che durò poco più di dieci minuti. Disse che la voce divina, la quale mandò gli Apostoli ad evangelizzare il mondo, continua sempre nella Chiesa cattolica. Il Papa, vicario di Gesù Cristo , abbraccia col suo cuore immenso tutti i popoli e le nazioni: anche D. Bosco ha cuore generoso. Anche a lui le nazioni d'Europa non bastano. Spinse i suoi figli prima nella Patagonia ed ora nella Terra del Fuoco. - Andate , o intrepidi tironi della Chiesa cattolica. La Terra del Fuoco aspetta da voi il fuoco del Paracleto che la infiammi santamente. Andate e dite ai selvaggi che in Italia, in Roma, vi è un Padre comune, il quale pensa a loro e li ama. Dite che a Torino ci è D. Bosco e con lui migliaia di cuori cristiani che pregano pei loro fratelli americani. Andate, Maria SS. Ausiliatrice dei Cristiani vi guidi nel viaggio. Essa, che vinse il serpente , darà forza a voi, perché vinciate gli ostacoli che lo spirito maligno può avervi preparato. Essa vi coprirà col suo manto materno. Essa, che già diede il Dio Salvatore a tutte le genti, ha un manto che si stende pure a tutte le nazioni , copre gli inciviliti, copre i barbari, traendo tutti alla vita eterna.

Finì con invitare i Missionari a pregare per gli infedeli che infestano le nostre contrade e invitò i Missionari a far pregare ed a pregare dalle loro terre lontane per costoro.

Le parole dell'Emmo, improntate ad un sentimento elevatissimo, strapparono le lagrime al numerosissimo popolo.

Quindi i Missionari passarono ad uno ad uno dinanzi a D. Bosco e ne ricevettero la benedizione. Si scambiarono il bacio e l'amplesso di pace, e s'avviarono alla porta, dove trovarono pronte le vetture per essere condotti alla stazione.

Fuori della chiesa la gente s'accalcava sul passaggio dei Missionari per salutarli e baciar le mani ai sacerdoti. Le Suore, commosse alle lagrime, s'involarono alle affettuose dimostrazioni delle numerose signore.

Intanto D. Bosco , sorretto a braccia dai vescovi Manacorda e Leto e da alcuni sacerdoti suoi fidi, si strascinò - mal reggendosi in gambe - fino alla sacrestia, dove lo attendeva il Cardinale, che gli fece le accoglienze più festose. Le persone a questo punto facevano così fitta barriera a D. Bosco ed a S. E., che dovettero intervenire robusti giovani per fare un po' di largo ed aprire un passaggio agli illustri personaggi.

I Missionari sono partiti questa sera per la Francia, via di Modane, per evitare il trasbordo d'Alassio. Essi vanno a Marsiglia, d'onde salperanno verso la fine della settimana ventura.

D. Lasagna, che è il capo della Missione, partìrà da Torino il giorno della Concezione, per provvedere all'allestimento del bagaglio.

La Missione si compone di 5 sacerdoti, 18 chierici, 6 suore e 3 operai (sarto, agricoltore e contadino), e si divideranno a Montevideo per le Missioni del Chilì, dell'Uruguay , del Brasile e della Patagenia.

Onore a questi eroi della fede e della civiltà».

Alla relazione di questa partenza il Corriere di Torino faceva precedere le seguenti riflessioni. « Uscendo dalla chiesa di Maria Ausiliatrice, depo la funzione d'addio dei Missionari Salesiani, ci sentivamo l'anima scossa da tenera commozione. E ci tornavano alla mente quelle belle parole di Vincenzo Gioberti, che parevano scritte aller allora, tanto son piene di verità e di evidenza: « A che giovano le imprese guerresche e mercantili non aiutate né temperate da credenze ideali? Dicanlo le misere schiatte dell'Australia, della Polinesia, dell'Africa meridionale e delle due Americhe, che miseramente si estinguono sotto il giogo dispettoso o la filantropia improvvida dei nuovi occupatori. Chi può dubitare che i miracoli delle antiche Missioni non si rinnoverebbero quando si rimettesse in piedi, e largamente e sapientemente si ordinasse questo mezzo potente di civiltà; e il con corso dei principi e dei popoli secondasse il pacifico zele della Chiesa? Qual più bella occasione di fama e di legittima potenza? »

« E confrontando le opere, i risultati, le conseguenze di una Missione cattolica con i frutti delle occupazioni militari o delle esplorazioni scientifiche e commerciali, ci parevano così meschine e contrastate le glorie di quest'ultime, da non potere in alcun modo reggere al confronto.

« Così stupendi risultati non sono frutto dell'ardimento umano, avvegnaché - lo scrisse Fénélon -Dio non accorda alle passioni dell' uomo, anche quando paiono decisive, altro che quanto lor bisogna ad essere gli strumenti del suo volere.

« E i Missionari Salesiani nel partire l'han detto alto, che essi non volevano essere se non strumenti della volontà divina, ch'essi volevano portare ai barbari la carità di Gesù Cristo, appresa dagli esempi luminosi di D. Bosco. »

In ultimo l'Unità Cattolica facendosi eco della voce di un altissimo personaggio concludeva. < - Valgano le preghiere di tante anime pie ad ottenervi, o intrepidi missionarii , nella traversata del grande Oceano , un felicissimo viaggio. Brilli di luce splendidissima la Stella di Maria, di quella Purissima, che incominciaste ad amare fanciulli , e che farete conoscere ed amare con Gesù Cristo ai selvaggi delle Ande, del Rio Colorado, della Terra del Fuoco e del Magellano.

A te, venerando D. Bosco , grazie. Sì, grazie sincere per avermi invitato a riunione così tenera e cara. Nella vasta chiesa di Valdocco he visto tutta la bellezza della religione cristiana che affratella i popoli. Il tuo Oratorio mi diede l'immagine di una Propaganda Fide. Mai come giovedì sera mi apparvero i tuoi ottocento fanciulli così cari e pietosi: io li vedevo prostrati a pregar pei loro fratelli Missionarii, che forse non vedran più. Mai come giovedì sera mi apparvero venerabili le tue Suore ausiliatrici, che dai molti coretti assistevano, pregando alla pietosa cerimonia. E mai, oso dirlo, mai note così patetiche e solenni non fecemi gustare il numeroso core de' tuoi cantanti! Oh! anima squisitamente musicale di Monsignor Cagliero! Possa tu ai miseri selvaggi delle Pampas sollevare con tue armonie religiose la mente ed il cuore alla luce del sovrannaturale, come sollevi quelle de' tuoi compatrioti: possano gli alunni de' Collegi americani, battezzati nella fede di Cristo, moltiplicarsi rapidamente e formar un coro immenso per lodare e benedire il Signore ».

COLLEGIO PIO DI VILLA COLON. 19 Settembre 1886.

AMATISSIMO SIG. DIRETTORE,

« Il giorno 12 dello scorso Settembre sarà memorabile nei fasti del Collegio Pio di Villa Colon. » Queste espressioni uscivano dalla bocca di tutti i Salesiani, e di tutti coloro che ebbero la sorte di assistere alla festa solennissima che si celebrò in detto giorno in onore di S. Rosa di Lima, che, come ben sa la S. V., è la patrona principale della nostra Chiesa. In quest'anno però riuscì più d'ogni altro anno splendida e grandiosa: al dir d'ognuno giammai s'era vista in Villa Colon altra solennità eguale.

Ciònondimeno non bisogna tralasciare che varie circostanze concorsero a farla più solenne e popolare, ché del resto, ben sa la S. V., che non sono poche le belle feste religiose che si fanno in questa nostra chiesa.

La prima di queste circostanze fu che in questo anno correva il centinario di S. Rosa di Lima; la seconda che un novello sacerdote Salesiano, il Rev.do Domenico Zatti, cantava la sua prima messa, la terza che il Circolo degli Operai Cattolici di Colon festeggiava il primo anniversario della sua fondazione, e riuscì a festeggiarlo d'un modo così splendido, che mi sento assolutamente incapace di poterlo descrivere.

Due mesi prima della festa s'era già pensato di fare una bandiera simbolica, che si sarebbe por tata nella processione il giorno di S. Rosa. Ma questa prima idea quantunque bella, pareva difficile di potersi effettuare, poiché per far uso di detta bandiera, bisognava domandarne il permesso al governo, e ci era motivo di credere che non sarebbe stato concesso, in vista di certe circostanze, che non è il caso di far palesi; e poi il Circolo Cattolico di Colon sarebbe stato il primo a mettere fuori il progetto della bandiera, e quindi era necessario idearne il disegno, sceglierne i colori convenienti , presentare il fac-simile al Circolo Centrale di Montevideo per la sua approvazione. Tentiamo, sì disse, e il disegno fu eseguito; presentato alla Commissione Direttiva di Montevideo, piacque moltissimo e venne approvato, e non solamente approvato pel Circolo di Villa Colon, ma fu altresì stabilito che tutti gli altri Circoli non avrebbero potuto usare altra bandiera dissimile da quella presentata dal Circolo Cattolico di Colon. Si potè anche ottenere l'approvazione del governo senza grandi difficoltà.

La bandiera riuscì veramente bella, grandiosa, e d'aspetto imponente. Ha la larghezza di due metri, di quattro la lunghezza. E divisa in due campi. Il più alto è di finissima seta azzurra, il più basso di seta bianca. Nel mezzo, e d'ambo i lati, campeggia un bellissimo stemma ovale con cornice in rilievo di velluto color caffè ; il cui fondo è in seta gialla, e sopra questo una croce in seta rossa e due mani dipinte su seta che la tengeno stretta. Dentro lo stemma, tutto all'intorno, sullo stesso fondo giallo, vi è scritto a grossi caratteri in seta azzurra bordati in oro: Circolo de Obreros Católicos de Villa Colon. Sul fondo azzurro, e bianco della bandiera si estendono due grandi rami con foglie in seta verde bordate in oro, i cui tronchi passano, e s'incrocicchiano per disotto allo stemma; uno figura l' olivo, simbolo di pace, e l'altro la quercia, simbolo di fortezza. Tutta la bandiera, eguale per ambo i lati, è tempestata da un gran numero di stelle d'argento sull'azzurro, e d'ore sul fondo bianco. L'asta della bandiera, alta 5 metri, è coperta di velluto azzurro oscuro, e porta nella sua estremità una lancia di bellissima figura alta 60 cm., che è di brenzo di getto e indorata a fuoco. Oh! insomma è una bandiera tanto ricca e bella, che ha fatto esclamare a quanti la videro : é un prezioso gioiello, un capolavoro.

La Domenica 29 d'Agosto il Circolo degli Operai Cattolici fu radunato in Assemblea generale straordinaria, nella quale si parlò con entusiasmo della festa in progetto in onore della grande Santa Americana. S'invitarono tutti i socii per la Domenica 12 di Settembre (giorno fissato per la solennità) a trovarsi riuniti nel gran salone del Circolo alle 8 e mezzo del mattino, per partire tutti insieme alla volta del Collegio Pio. Nessuno mancò all'appello. Alle 8 del mattino del giorno stabilito, nella sala del Circolo non vi capiva più persona. Tutti i socii mostravano sul petto una piccola coccarda di nastro verde come distintivo. Il sig. Presidente Francesco Laguzzi spiegò allora la bandiera e consegnandola ai porta bandiera pronunziò brevi, ma così belle e accalorate parole allusive all'atto, che destarono nell'animo di tutti un' entusiasmo indescrivibile. Era il principio di quella gran festa che dovea lasciare così grata impressione nel cuore di quei buoni operai Cattolici.

Appena la bandiera fece la sua prima apparizione all'aria libera, e potè così spiegarsi dinanzi agli occhi di tutti, mostrandosi in tutto il suo splendore e magnificenza, fu salutata da mille e mille evviva più volte ripetuti; la banda di musica cominciò a suonare allegramente, un'infinità di razzi fendeano lo spazio scoppiando in alto, e la bandiera precedeva maestosamente fiancheggiata da fanciulli portanti grandi mazzi di fiori, e da otto soldati in uniforme di gala. Venivan dietro i membri della Comissione Direttiva del Circolo, il Commissario di Melilla, maggiore dell'esercito in gran tenuta, e altri molti cospicui personaggi di Montevideo, che erano stati invitati a prender parte a questa manifestazione. Seguiva la banda, e poi i socii del Circolo in bell'ordine, e al passo marziale della musica. Quel gran gruppo di uomini pareva un esercito che ritornasse vittorioso dalla battaglia.

In meno di mezz'ora aveano percorso quel magnifico viale di Eucaliptus, che da Colon conduce al Collegio Pio. L'arrivo fu un quadro impossibile a descriversi. Le campane che suonavano a festa, la musica che empiva l' aria d'armonie, per ogni parte lo schioppiettìo continuo di piccoli razzi, spari di bombe, archi trionfali, numerose bandiere d'ogni nazione che adornavano il gran viale che si stende dinanzi alla chiesa, una moltitudine di popole in aspettativa, le potranno dare una piccola idea della solennità di quel momento, in cui la maestosa bandiera e i duecento socii del Circolo Cattolico che le facean corona, arrivavano come in trionfo alla nostra chiesa di S. Rosa. Alla porta furono ricevuti dal piccolo clero formato da più di trenta dei nostri giovanetti vestiti di sottana rossa e rocchetto, e dal Rev.do. D. Giovanni Isabella in rocchetto e stola, che benedisse la bandiera.

Si diede principio alla messa solenne, cantata da una cinquantina di giovanetti del nostro Collegio, con accompagnamento di sceltissima orchestra. Il Gloria ed il Credo erano del Quirici; ma non devo tralasciare che il nostro valente musico D. Pietro Rota compose per questa circostanza una parte della Messa, cioè il Kyrie, Sanctus, e l'Agnus Dei.

La perfetta esecuzione di questi pezzi di musica, fu qualche cosa di grande, di sublime. Che tenerezza di sentimenti, che gravità religiosa, che armonia di paradiso! All'udire quelle note penetranti fino all'intimo del cuore, lo spirito si sentiva sollevato, lo commozione innondava l'anima. Ho provato una volta di più che la vera musica religiosa, come quella che seppe comporre D. Rota, trasporta ed innalza il cuore a Dio, e l'obbliga, sebbene per pochi istanti, ad amarlo teneramente.

Il panegirico di S. Rosa fu detto dal nostro D. Isabella, che per tre quarti d'ora seppe colla sua eloquenza cattivarsi maravigliosamente l'attenzione dell'imponente e numeroso uditorio che l'ascoltava. Fu un discorso degno della solennità.

Finita la messa cantata, si fece la processione, che percorse alcuni dei grandi viali che si estendono nei dintorni del nostro Collegio. In essa vi preser parte, in prima fila le figlie di Maria bianco vestite, portando gli stendardi dell'Immacolata e di S. Luigi Gonzaga, le suore di Maria Ausiliatrice, le Dame del Sacro Cuore di Gesù, i socii del Circolo degli Operai Cattolici, preceduti dalla bandiera attorniata dalle autorità civili e dai membri più cospicui dello stesso Circolo. In seguito venivano i giovanetti del Collegio, e quegli fra essi che fanno parte colla Congregazione di S. Luigi col loro prezioso stendardo, l'orchestra, il piccolo clero con numerosi piccoli stendardi simbolici, il Clero che precedeva la statua di S. Rosa, seguita dal resto della moltitudine in atto riverente e portamento religioso.

La processione fu veramente edificante. I sacri cantici, le preghiere ad alta voce, la musica, le campane suonando a festa, lo spare di fuochi di artitizio, gli archi trionfali lunge le vie, la moltitudine di popolo, l'ordine perfetto dell'interminabìle processione, presentavano un quadro di aspetto imponente.

Di ritorno alla chiesa si cantò il mottetto di Monsignor Cagliero: Quasi arcus refulget Rosa e il Tantum ergo con accompagnamento d'orchestra, e si finì colla benedizione col SS. Sacramento.

E qui sembrerebbe che avesse dovuto aver termine una funzione, che contava gia più di quattro ore di durata. Conchiuse, si, la funzione religiosa, ma ne cominciò un'altra, nella quale regnò l'entusiasmo, l'allegria, l'unione veramente fraterna, e l'espansione più sincera. Mi riferisco al banchetto che fecero gli Operai Cattolici in uno dei grandi cortili del Collegio. Seduti, ed erano più di 200, all'intorno da due lunghe file di tavole, quei buoni operai pranzarono con quell'appetito che loro non manca mai, e fecero sparire due grosse vacche arrostite all'Americana (asado con cuero), si che non ci rimasero che le ossa e il cuoio abbrustolito. Fu una seconda edizione di ciò che avean fatto il giorno di Pasqua, quando compirono tutti insieme il precetto pasquale , e ci diedero quella bella consolazione che sa la S. V. Sul finire del pranzo, quando stridor dentium era cessato, e cominciava il rumor gentium, si fecero tra i socii alcuni brindisi con l'eloquenza e la schiettezza popolare che si può immaginare; ed ecco che nel più bello di quella così bella espansione comparisce improvvisamente il sig. Bansà Francesco, presidente generale dei Circoli degli Operai Cattolici, e il Canonico Pons insieme con Lui, si levarono tutti in piedi, e un viva d'entusiasmo scoppiò spontaneo e unanime come un saluto alle distinte persone, l'arrivo delle quali era, come dire, il compimento dell'opera. Il signor Bansà invìtato a parlare con generale acclamazione tosto accondiscese, e parlò con tanto calore e commozione, che ogni sua parola era una scintilla elettrica che scuoteva le fibre; ad ogni periodo era interrotto da fragorosi applausi. Il Rev.do. Canonico Pons parlò Egli pure dopo il Sig. Banzà.

Il suo discorso piacque moltissimo, perché sapendosi Egli adattare alla portata degli uditori, seppe cattivarsi la più grande simpatia.

Verso sera, dopo una breve visita in chiesa a S. Rosa, gli Operai Cattolici, non contenti ancora, vollero fare ritorno a Colon in corpo, ed al passo della banda di musica. Sulla gran piazza di Colon, dinanzi alla stazione della ferrovia, dove una gran moltitudine stava aspettando l' arrivo del treno, diedero il più bello esempio della loro unione fraternale e del loro entusiasmo religioso. Nel salone del Circolo, prima di deporre la bandiera si fecero altri discorsi ancora, ma la notte, che già cadeva, venne finalmente a separare quei bravi Operai Cattolici, obbligandoli a dirigersi ai loro casolari, in seno all'altra società più cara e santa delle loro famiglie. E così finì quella festa che destò nel cuore di tutti tanti sentimenti di religione, di unione, e di sincera fraternità, di amore vero e santo; la cui memoria sarà per tutti un grato ricordo, e un pegno della protezione della grande ed ammirabile santa Americana.

Presenti, signor Direttore, i saluti di tutti i Salesiani di Colon a tutti i superiori di costì, e specialmente al loro carissimo padre D. Bosco.

Suo aff.mo

SAc. LORENzo BaCIGALUPO.

LA BENEDIZIONE DELLA NUOVA CHIESA del Collegio S. Carlo in Borgo S. Martino.

Siamo lieti d'aver assistito alla benedizione della nuova cappella del Collegio di Borgo S. Martino, testé eretta in onor di S. Carlo. Erano già due anni dacché si era dato principio alla costruzione, e D. Bosco ne sollecitava il compimento, a fine di poter dare al più presto a quei buoni giovanetti un luogo , dove con maggior comodità esercitar potessero le cerimonie del culto. Nel giorno 25 novembre finalmente si inaugurò la nuova Chiesa. Mons. Leto partiva da Torino la vigilia e giungeva a mezzo giorno alla stazione di Borgo S. Martino in un coi bravi musici dell'ospizio di S. Pier d'Arena, i quali lo accompagnarono fino al Collegio a suon di banda. All'entrata stavano schierati i giovani studenti, che con entusiasmo e fra gli evviva salutarono Monsignore. Affinché le cose procedessero più regolarmente all'indomani, sì pensò di benedire la cappella alla vigilia e intorno alle quattro dopo mezzodì i giovanetti si portavano nella nuova Chiesa per assistere alla funzione della benedizione. Terminate tutte le cerimonie, Monsignor indirizzava a quei buoni giovani alcune parole di occasione: disse che quello essendo prima un luogo profano, era lecito giocare, gridare, fare conversazione; ora non più ; e li esortava al rispetto alla casa di Dio, alla divozione, alla preghiera, perché quivi abitava il Dio della gloria e della bontà in persona, vivo, vero, e suggerendo loro alcuni mezzi per acquistare le indulgenze, chiudeva la funzione colla benedizione episcopale. Verso le otto di sera si diede per la prima volta la benedizione col SS. Sacramento stato trasportato dall'antica cappella. Alla mattina del giovedì Mons. Leto celebrava pel primo la ss. Messa, e tuttì i giovani studenti ricevettero la s. Comunione, durante il qual tempo si eseguirono alcuni mottetti con grazia e precisione. Alle dieci celebrava la Messa solenne Monsignor Francesco Angelino parroco di Occimiano. Gli allievi del Collegio cantarono con accompagnamento della banda, e non è a dire con quale soddisfazione de' molti R.R. Parrochi, sacerdoti e parenti dei giovani accorsi alla festa Dopo i vespri D. G. Fracchia viceparroco del Duomo di Casale parlò con eloquenza di S. Carlo, di D. Bosco e della Chiesa facendo conoscere come il Signore benedica e prosperi le opere dei suoi santi. Dopo la predica Monsignore impartiva la benedizione col SS. Sacramento. La sera fu rallegrata da fuochi di artifizio riusciti a meraviglia e da una graziosa rappresentazione teatrale che fece molto onore all'abilità degli attori.

All'indomani Mons. Leto benediceva la campana di una Confraternita di Casale alla presenza di tutti i convittori e Superiori del Collegio.

Ecco pertanto un nuovo monumento, un altro ricordo che Don Bosco presenta ai cooperatori Salesiani, ai quali dice : questo è un frutto delle vostre offerte ed un effetto della vostra carità. quei buoni giovanetti trovandosi tutti i giorni nella nuova cappella ad assistere la S. Messa si ricorderanno di Don Bosco e di tutti quelli che cooperano alle sue imprese di santificazione, e pregheranno Dio affinché li benedica.

IL COMPIMENTO DI UN VOTO,

OSSIA

la Consacrazione della Chiesa del S. Cuore di Gesù.

Siamo lieti di annunziare a' nostri benemeriti Cooperatori e Cooperatrici che nell'Aprile p. v. avrà luogo coll' aiuto di Dio la Consacrazione della Chiesa del Sacro Cuore di Gesù in Roma. Questa notizia non potrà a meno di riuscire carissima a tutti coloro, che con le preghiere e con le limosine concorsero a quest'opera così eminentemente salutare, carissima a quanti sentono viva e profonda la divozione al Cuore Amabilissimo di Gesù e attendono e affrettano da Lui il rimedio a' tanti mali che desolano la società. Abbiam voluto quindi parteciparla fin d'ora sul principiar dell'anno.

Qualche cosa, è vero, rimane ancora da ultimare, ma noi viviamo certi che in questi pochi mesi, che precedono, potremo coll' aiuto di Dio e la continuazione della carità de' buoni condurre le cose al punto da poter procedere sicuramente alla consacrazione nel tempo indicato. Da parte nostra faremo volontieri qualsiasi sacrifizio anche perche questa consacrazione sarà un grande conforto al cuore del S. Padre Leone XIII, che vedrà per mezzo di essa condotto a termine quello che forma oggetto de' suoi santi voti e delle sue paterne sollecitudini.

Coraggio adunque, o buoni Cooperatori e Cooperatrici, e prepariamoci alla santa opera. Il Cuore di Gesù, questo Cuore posto alla salvezza del mondo, genti ad salutem positum, come canta la Chiesa, compenserà largamente in questa e nell'altra vita tutto quello che faremo per amor suo.

BIBLIOGRAFIA.

Discorsi Sacri del can. Giuseppe Maria Aldanesi.

Volume Primo.

Ecco un nuovo libro di discorsi sacri testé uscito dalla Tipografia Salesiana. E ben vero che sono già tanto numerosi gli scritti di questo genere , ma chi saprebbe dire sotto quanti diversi aspetti , vuoi per la vastità e profondità delle verità divine , vuoi per le condizioni di luogo, di tempo , di persone possono essere svolti tali argomenti? Sarà, se non altro, una prova di più a testificare quanto sia insulsa la taccia d'ignorante ed ozioso data al clero cattolico. Ma motivi ancora rilevantissimi raccomandano ai sacri oratori l'opera dell'Aldanesi. Egli ha mostrato nel suo lavoro il vero metodo da seguirsi nel porgere la parola evangelica ai popoli. Ai dì nostri odonsi sovente bandire dai pergami Conferenze e polemiche, delle quali dicesi abbisognare l'età nostra, ma il vero è che il popolo cristiano ha bisogno di pane, e va in cerca di chi glielo spezzi , adatti cioè alla comune intelligenza le verità rivelate. Intendiamo dire che quantunque convenga in alcuni luoghi e circostanze usare la forma apologetica per confutare i serpeggianti errori, ordinariamente parlando, però è necessario tener discorsi morali esposti con semplicità , spiegar con chiarezza le verità della fede, innamorar di Gesù Cristo le anime da Lui redente , combattendo i vizi da lui condannati, spronando alle virtù da Lui comandate. Un popolo che pratica le virtù cristiane non si lascierà mai ingannare dalle fiabe dei seduttori, o si chiamino Anglicani, o Metodisti, o Barbetti, o Luciferiani. Ce ne appelliamo ai parroci. E l'Aldanesi, non tralasciando di usare qualche volta la maniera apologetica, si attiene generalmente alla morale. Egli ha saputo con istile piano ed evangelico riuscire veramente all'intento dell'oratore, che si è appunto di dilettare, convincero e commuovere. Noi lo raccomandiamo perciò e ai sacri oratori e in generale al popolo.

Si vende presso la Libreria Salesiana di Torino al prezzo di lire 4.

AVVISO

Coloro che nella loro carità volessero ancora mandarci offerte in danaro o natura per i nostri missionaria sono ancora in tempo poichè noi faremo pervenire a destinazione quello che avranno la bontà di spedirci. Indirizzo:

A D. Bosco Giovanni Oratorio di S. Francesco di Sales,

Valdocco N. 32. - Torino 1887.