BS 1880s|1883|Bollettino Salesiano Febbraio 1883

ANNO VII. N. 2.   Esce una volta al mese.   FEBBRAIO 1883.

BOLLETTINO SALESIANO

Direzione nell'Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo. N. 32, TORINO

SOMMARIO. - Gesù Cristo nostro Dio e nostro Re - Il V anniversario dell' esaltazione di Sua Santità Leone XIII - Grazia ottenuta per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice - Lettera dalla Patagonia - Dall'Uruguay - Il Vero Amico del Popolo del P. Anastasio Bocci - La Gazzetta Livornese e le società protettrici dei ragazzi - La Patagonia e le Terre Australi del Continente Americano - Notizie religiose - Elenco di Cooperatori e Cooperatrici defunti nel 1882 - Avviso dell'Amministrazione - Indulgenze speciali pei Cooperatori Salesiani.

GESÙ CRISTO NOSTRO DIO E NOSTRO RE.

Chi non ha zelo non ha amore, dice san Agostino. E di amore e di zelo ogni buon Cattolico deve andar ripieno e darne prova allora soprattutto, quando uomini empiamente audaci assalgono Iddio, e con mano sacrilega tentano di strappare a N. S. Gesù Cristo la corona della Divinità, che per sua natura gli brilla sul capo.

Molti di cotali uomini come sbucati dall'inferno sono oggidi sparsi nel mondo, e dappertutto con adunanze, con discorsi, con libri e giornali scagliano orrende bestemmie contro il Santo dei Santi. La loro satanica rabbia sfogano specialmente contro il divin Salvatore del genere umano, contro la sua dottrina, la sua Chiesa, il suo Vicario, i suoi ministri, e con ogni arte si arrabattono per ispegnere nel cuore dei seguaci di Lui la fede e l'amore.

Una banda di questi disgraziati ha pure sua stanza nella cìttà di Torino. Colà sotto l'usbergo di una malintesa libertà di stampa pubblicano un lurido fogliaccio, che a maggior dileggio ed insulto porta in fronte il nome adorabile di Gesù Cristo; foglio infame, lordo di turpitudini, infarcito di bestemmie, di basse ingiurie, di bugiarde asserzioni, di villane calunnie. Quanto fu scritto già o predicato dagli eretici dei primi secoli, da Simon Mago, da Ario, da Giuliano Apostata, e per dir breve, da Voltaire, da BianchiGiovini, da Rénan e simili anticristi, tutto coloro vanno oggi ricopiando e ripetendo ad ingannare il popolo, senza far conto veruno delle opere immortali, onde i primi ingegni del mondo, in ogni tempo, trionfalmente confutarono gli errori di quelle menti traviate. (1) E perché meglio si rilevi l'astio infernale di costoro giova sapere che , ad annunziare l'empio loro periodico, non solo mandano a decine gli strilloni a gridare per le vie « Gesù Cristo a cinque centesimi », non solo stampano su appositi fogli il nome Santissimo, e poi lo impastano sui muri, ma con inchiostro indelebile e a grandi caratteri lo imprimono sul pavimento dei portici della città, per costringere i passeggieri a calpestarlo coi piedi!

Sciagurata una tal libertà, la quale in un paese cattolico, sotto una Monarchia cattolica, con uno Statuto cattolico, permette a penne vendute d'insultare in siffatto modo il Figliuolo di Dio, il Creatore dell'Universo, il Redentore del mondo, che per amor degli uomini lasciossi appendere ad una croce , vi stette tre ore inchiodato, versò tutto il suo Sangue, spirando fra indicibili dolori, e fra il lutto del Cielo e della terra! Sciagurata una tal libertà, che lascia impunemente oltraggiare Colui, che è la delizia degli Angeli, la gioia dei Santi, il conforto dei Martiri, l'amore e l'oggetto dell'adorazione di 200 e più milioni di Cattolici, e di molti eretici ancora e scismatici di buona fede! Sciagurata una tal libertà, sconosciuta non pure fra i Protestanti, ma fra i Turchi medesimi. In questi ultimi giorni ben si seppe limitare questa libertà anche tra noi , e impedire la stampa d'insultare un potente Sovrano vicino; nel corso di una settimana furono sequestrati oltre a 140 giornali insolenti. Or bene, perchè non si adopra almeno un egual sistema, una egual misura, per impedire oltraggi al Re del Cielo e della terra?

Ma a che giovano i nostri sospiri? I nostri lamenti a che valgono? A lavare tanta iniquità, non lagrime, ma opere ci vogliono. Grandi delitti richiedono più grandi virtù; un odio satanico, un serafico amore.

Anzitutto è d'uopo professare più altamente e colla voce e cogli scritti che Gesù Cristo non è solamente un grand'uomo, un filosofo, un filantropo, un umanitario, come per somma grazia certi increduli e razionalisti lo dicono, ma che è vero Dio; è d'uopo professare e inculcare che Egli, prima che prendesse umane spoglie e si desse visibile quaggiù, già esisteva qual Verbo, qual Figliuolo di Dio, anzi era ed è ab eterno eguale al Padre ed allo Spirito Santo, con essi Creatore degli Angeli, Creatore del Cielo e della terra, Creatore della stessa sua Genitrice Maria, Vergine sempre ed Immacolata. Dio lo, dissero i profeti, che da Lui irradiati tanti secoli innanzi ne annunziarono la venuta in sulla terra; Dio lo credettero gli uomini dell'antico Patto, sospirando che Ei rompesse i Cieli e ne scendesse a rallegrarli col suo divino aspetto; Dio lo chiarirono i miracoli da Lui operati, gli infermi guariti, i morti risorti alla sua parola onnipotente; Dio lo proclamarono i Giudei medesimi amici e nemici, quelli coll'abbracciarne la religione, questi col dannarlo a morte, sotto il mendicato pretesto che Ei facevasi Dio; Dio lo gridarono gli stessi soldati Romani, che per ordine di Pilato, messolo in croce, avevano assistito al suo estremo supplizio; Dio lo dimostrarono l'oscurarsi del sole, il tremar della terra, il piangere di tutta la natura, come sulla tomba del suo divino Autore; Dio lo predicarono da un capo all'altro della terra gli Apostoli, operando col nome suo non mai visti nè uditi prodigi, e dando tutti la vita in conferma di questa verità essenziale; Dio lo riconobbe il mondo pagano, che a Lui rapidamente si diede, abbandonando gli adorati idoli, rovesciandone gli altari , distruggendone i templi, e sulle loro rovine piantando e adorando la Croce; Dio lo confessarono in ogni tempo sulle craticole infuocate, tra le fauci delle fiere, sulla punta delle spade milioni di martiri di ogni età sesso e condizione, morendo con giubilo e gridando: Gesù Cristo é Dio: Lui adoriamo: con Lui regneremo in eterno. Dio lo ossequiarono le menti più colte, i guerrieri più prodi, i Signori ed i Monarchi più potenti. Dio lo mostra ancora la sua religione, la sua Chiesa, combattuta sempre e vinta non mai. Dio finalmente lo manifesta l' amore invincibile, che dopo tanti secoli di sua mortale carriera, a malgrado di tante persecuzioni, a costo di tanti sacrifizi tuttor gli serbano i popoli, come figli ad un padre morto pur ora. - Queste ed altre prove della divinità di Gesù Cristo si espongano di spesso ai fanciulli nelle scuole e nelle classi di catechismo, si predichino alle popolazioni nelle chiese, -si spargano nelle pagine dei giornali e dei libri, e si mettano sotto gli occhi dei lettori. Di tutto si faccia, affinché la fede in Gesù Cristo Dio vieppiù si accenda, si ravvivi, si conforti in ogni cuore, onde non abbia a smorzarsi giammai al soffio della moderna empietà e miscredenza.

Ma un altro titolo, che pure acconciamente si presta ad onorare Gesù Cristo e a guadagnargli e serbargli i cuori, si è quello di Re. Gesù Cristo è Re davvero, e con miglior diritto che il più legittimo Sovrano di questo mondo. Il Cielo e la terra sono opera delle sue mani, onde, non meno che gli Angeli, sudditi suoi sono gli uomini tutti, i re ed i popoli : suoi doppiamente, e perchè da Lui creati, e perchè da Lui redenti. Si, Gesù Cristo è Re. Re si è proclamato Egli stesso solennemente dinanzi a Pilato: Rex sum ego. Re si è dichiarato a' suoi Apostoli dicendo: « É stata conferita a me ogni potestà in Cielo e in terra: Data est mihi omnis potestas in coelo et in terra. » Re lo ha celebrato san Giovanni nell'Apocalisse, annunziando i suoi trionfi e chiamandolo: « Il Principe dei re della terra : Princeps regum terrae. » Per questo fa d'uopo che Egli regni, diremo con San Paolo: Oportet illum regnare: regni in ogni uomo, regni in ogni famiglia, regni in ogni popolo. - Adoperiamoci adunque con tutte le nostre forze ad estendere, e a conservare tra di noi il regno di Gesù Cristo. In questi giorni di rivolta mostriamoci pure sudditi fedeli ai nostri legittimi Sovrani della terra, ai loro ministri, ai loro giudici; ma prima che ad ogni altro siamo fedeli a Gesù Cristo, obbedienti alle sue leggi, rispettosi ai Sacerdoti e ai Vescovi suoi rappresentanti, ossequiosi soprattutto al suo Vicario in terra, al Pontefice di Roma. Di queste cose ragioniamo, queste cose raccomandiamo sovente ai figliuoli, agli alunni, ai famigli, alle persone, che ci sono affidate: Haec loquere, ripeteremo con san Paolo al suo discepolo Tito, haec loquere et exhortare. Oggi più che mai è necessario di così praticare, affinché i nemici non riescano a schiantare dai nostri cari, dalle nostre popolazioni la fede, la speranza, l'amore verso Gesù Cristo, nostro Dio e nostro Re. Cieco o disamorato è colui, che non iscorge questo bisogno, e potendo non vi provvede.

Ma ciò non deve ancor bastare alla nostra pietà, al nostro zelo. Come i figliuoli affettuosi si accendono più focosamente di amore verso il padre e lo circondano di più cordiali attenzioni, quando il vedono ingiuriato da qualche fratello ingrato; come una sposa fedele compatisce, consola, e tratta più amorevolmente lo sposo, quando il sa o il vede offeso da qualche villano; come un cittadino leale si presenta al Principe e gli giura più sincera fedeltà in vista della fellonia di sudditi ribelli, così dobbiamo fare ancor noi Cattolici con Gesù Cristo, nostro Padre, nostro Sposo, nostro Re. In questi tempi ciascuno dal canto suo ed in privato si mostri verso di Lui più amoroso, più fervido nella preghiera, più divoto nel riceverlo nella santa Comunione, più frequente a visitarlo nelle chiese, più assiduo nel compiere opere e nel fare sacrifizi alla sua maggior gloria. Nè contentiamoci di ciò praticare per conto nostro, ma provochiamo a così fare quelle persone eziandio, che vivono con noi, od in qualche modo da noi dipendono. Al sapere certe profanazioni nefande, al conoscere certe azioni sacrileghe, al leggere o all'udire certi scandali pubblici, eccitiamo nel nostro cuore tanta fiamma d' amore verso Gesù Cristo, da accenderne e colla parola e cogli scritti ogni anima fedele. Dai più gravi misfatti prendiamo occasione d'inspirare nei nostri soggetti dimostrazioni di fede e di amore, ora una festa riparatrice, ora un triduo di Benedizioni, ora una Comunione più o meno generale e via dicendo. Se i padri e le madri, se i superiori e le superiore, se i maestri e le maestre, se i Sacerdoti, se i Confessori, se i Parrochi, se tutti insomma avremo fede viva in Gesù Cristo nostro Dio e nostro Re, se avremo specialmente una scintilla di amor tenero, generoso e forte, oh! allora si, ben sapremo trovar modo dì procurargli tale contraccambio, da risarcirlo almeno in parte delle offese, onde amareggiano il suo divin Cuore tanti sciagurati uomini dei giorni nostri. Animati da questa fede, sospinti da questo fuoco celeste noi diremo allora agli empi: -- Voi tentate di alzare un grido blasfemo contro Gesù Cristo, e noi Gli solleviamo un cantico di gloria, che copra le vostre orribili voci. A voi arride il formare coro coi demonii e coi dannati, maledicendo Iddio, la Vergine ed i Santi, e a noi torna dolce schierarci cogli Angeli, e mentre questi Spiriti beati nel più alto de' Cieli cantano « Santo, Santo, Santo, è il Signore onnipotente, il Dio degli eserciti » noi risponderemo in sulla terra: « A lui che siede sul trono e all' Agnello sia benedizione, e onore, e gloria, e potestà pei secoli de' secoli: Sedenti in throno et Agno benedictio, et honor , et gloria , et potestas in saecula saeculorum. » Piace a voi di seguire Lucifero nel muovere guerra all'Altissimo? E noi ci glorieremo di raccoglierci sotto il vessillo del fortissimo Principe della milizia celeste, e al grido di lui: Quis ut Deus? chi è come Dio? combatteremo le opere vostre, sicuri di sperderle, perché siamo con Gesù Cristo, Signore delle vittorie.

Sì, Gesù dolcissimo, noi Vi riconosciamo per nostro Dio, e insieme cogli Angeli, coi Patriarchi, coi Profeti, cogli Apostoli, coi Martiri, colle Vergini, coi Confessori, coi Dottori, coi Re della terra, colla Chiesa, con tutti i popoli cristiani, passati e presenti, noi Vi adoriamo Creatore e Salvator nostro. Dinanzi a Voi bruciamo riverenti l'incenzo delle nostre aspirazioni e delle nostre preghiere. A Voi sacrifichiamo i pensieri della mente, gli affetti del cuore, le forze del corpo; e se fia d'uopo sacrificheremo la vita, verseremo il sangue - Noi Vi riconosciamo altresì pel Re dei re, e pel Monarca dell'Universo. Noi Vi eleggiamo a Re dei nostri cuori, e alto proclameremo i vostri sovrani diritti. Alla difesa del vostro trono, alla diffusione del vostro regno, noi dedichiamo la parola e la penna, dolenti solo di non essere forniti d'ingegno pari all'amore, che nutriamo per Voi e per la vostra Chiesa. E siccome i sudditi fedeli, quando è in cimento il re o la patria, consacrano quanto hanno di più caro in loro sostegno, così faremo noi pure per la gloria vostra. Non arrossiremo, no, di essere vostri seguaci, vostri servi, vostri soldati, nè per umani rispetti ci nasconderemo dinanzi ai nemici. Se oggi per Voi e per la vostra Chiesa si rinnova la Passione, noi non Vi abbandoneremo, ma coll'Apostolo prediletto vi seguiremo sino al Calvario, fiduciosi di udirci a ripetere un giorno da Voi quelle consolanti parole, che già rivolgeste ai fedeli discepoli: « Voi siete quelli, che avete continuato a stare con me nelle tentazioni; e io dispongo a favor vostro del Regno, come il Padre ne ha disposto a favor mio, affinché mangiate e beviate alla mia mensa nel Regno mio, e sediate in trono a far giudizio delle dodici tribù d' Israele. » Sì, regnate adunque, o nostro Dio e nostro Re; stabilite il vostro regno nelle nostre anime, nelle nostre case, nelle nostre famiglie, regno di giustizia, di misericordia e di pace. Regnate sì dappertutto; ma fate risplendere in modo particolare la gloria del vostro regno nella Italia nostra, la quale tra gli altri tesori invidiabili possiede nel suo seno il trono del vostro Vicario, a cui consegnaste le chiavi del regno de'Cieli. Sì, venga, o Signore, venga il vostro regno: Adveniat regnum tuum.

(1) Quanto oggi si ripete dai naturalisti, dagli eretici, e dai così detti anticlericali contro Gesù Cristo e la sua divina religione, tutto trovasi trionfalmente confutato nelle due Apologie di S. Giustino, nel Dialogo con Trifone dell'istesso Padre, nei Sermoni di Taziano ai Gentili, nella Legazione di Atenagora pei Cristiani , nei tre libri di Teofilo vescovo di Antiochia ad Atolico. L'Esortatoria poi di Clemente Alessandrino, l'Apologetico di Tertulliano, colle altre sue opere contro gli eretici, le Dispute di Arnobio contro i Gentili, il Dialogo di Minucio Felice, gli otto libri di Origene contro Celso , le Istituzioni divine di Lattanzio , la Preparazione e Dimostrazione Evangelica di Eusebio, il Sermone di S. Atanasio contro i Pagani, la Terapeutica di Teodoreto, i libri di S. Cirillo Alessandrino contro Giuliano , il Trattato di S. Cipriano sulla vanità degli idoli, i Sermoni del Nazianzeno e di S. Giovanni Grisostomo contro i Gentili e contro i Giudei, i libri della Città di Dio ed il Trattato della vera religione di S. Agostino, la Disputa di Evagrio contro il giudeo Simone ed il cristiano Teofilo, i Trattati Dommatici d' Isidoro di Siviglia, quello della fede ortodossa del Damasceno , il Monologo ed il Prologo di S. Anselmo, le opere contro i Giudei di Pietro di Bloy, l'opera di S. Tommaso contra Gentes, gli scritti di mille altri dottissimi personaggi , contengono tesori immensi di sapienza, e come chiusero già la bocca ai nemici dei tempi passati, così la turano e la tureranno ai nemici presenti e futuri. Eguali tesori di sapienza apologetica, secondo i bisogni dei tempi che successero, ci forniscono il Bossuet, il Bergier, il Card. Gerdil, i PP. Moniglia e Valsecchi, il Balmes , il Ventura , il Wiseman , il Perrone, il Manning, il Lacordaire, il Donoso Cortes, il Nicolas, Mons. Pie, l'Alimonda, il Gatti , il Ghiringhello, l' Albéri, e via dicendo. Se a questo coro di grandi aggiungiamo tutti gli eruditi in ogni altro ramo dello scibile umano, i quali si piegarono riverenti a Cristo Dio, ne professarono con amore la religione, lo adorarono in vita, lo invocarono in morte, che cosa mai ci dovranno sembrare quei saccentuzzi del giorno d' oggi , che altro non sanno fare, fuorchè imbrattare i loro fogli con lordure razzolate qua e colà, e spargerle per le vie e per le piazze per mezzo di pochi affamati? Se non fosse che empietà è sempre male, che lo scandalo è sempre nocivo, che l'inganno è sempre facile, noi dovremmo riderci di loro. Uomini di ben altra possa tentarono già in passato di dare, come si dice, la scalata al Cielo, e dal primo all'ultimo furono dalla mano di Dio fulminati e dispersi. « Io sono stanco, diceva l'empio Voltaire, di udire che bastarono 12 uomini per fondare la Religione di Gesù Cristo, e voglio far vedere che un uomo solo basta a distruggerla in 20 anni. » Vent'anni dopo, Voltaire moriva da disperato, e un secolo dopo la morte di quell' empio la Religione non solo non è distrutta, ma trionfa dappertutto e a malgrado di tutti gli sforzi dei suoi nemici essa trionferà sino alla fine del mondo : Portae inferi non praevalebunt.

ANALOGHE PROPOSTE.

Al fine santissimo di meglio risarcire il nostro Signor Gesù Cristo degli oltraggi, che gli empii gli fanno, noi proponiamo per ora le opere seguenti

I. S'introduca nelle famiglie e si reciti sovente la giaculatoria: Sia lodato Gesù Cristo - Nostro Dio e nostro Re. Suggeriamo di aggiungere le parole : Nostro Dio e nostro Re, per sempre più affermare ed imprimere nella mente e nei cuori il gran dogma della divinità e della regale dignità di Gesù Cristo, preso oggidì a combattere dai nemici con arte ed insistenza diabolica. Tutti sanno che Gesù Cristo viene oggi escluso dalle leggi, dai parlamenti, dalle scuole, donde in alcuni luoghi si bandisce persino l'insegnamento del catechismo e l'imagine del crocifisso. Le dette parole saranno ad un tempo una protesta di fede ed un atto di amore e di lode al divin Salvatore e Legislatore Supremo. Ove la giaculatoria fosse recitata in comune si potrebbe insegnare che una persona dicesse la prima parte : Sia lodato Gesù Cristo, e le altre rispondessero : Nostro Dio e nostro Re.

II. In molte Chiese e Parochie vi è la lodevole consuetudine di esporre il SS. Sacramento a modo di Quarant'ore in parecchie occasioni dell'anno. Noi non abbiamo alcuna autorità nelle Chiese che non ci appartengono; quindi ai Rettori ed ai Parrochi , che come Cooperatori Salesiani ci sono uniti con vincoli di particolare affezione, ci prendiamo la confidenza di loro suggerire che vogliano esortare il popolo a celebrare queste Quarant'ore allo scopo di una speciale riparazione. Questo fine proposto alle anime con acconcie parole potrebbe eccitarle a maggior divozione ed amore verso il nostro Signor Gesù Cristo, e procurargli specialissima gloria ed onore.

IlI. Fare una istruzione sopra la santa Messa e sopra la santa Comunione, ed esortare i fedeli, gli allievi, e quelle persone che ci vivono insieme, ad ascoltare quella tutti i giorni, ed accostarsi a questa più di frequente, insegnandone il modo. Per trattare di questo argomento o in pubblico o in privato giovano assai le due stupende operette , l' una intitolata « Il Tesoro nascosto della Santa Messa » di S. Leonardo da Porto Maurizio, l'altra «La SS. Comunione » di Mons. De Segur (1).

IV. In fine persuadiamoci che in questi tempi è più che mai necessario di ragionare sovente di Gesù Cristo; imperocchè molti fedeli anche adulti non hanno di Lui una cognizione sufficiente. Oltre la esperienza, di tanto ci assicurava poc'anzi un uomo, che passò ormai 50 anni nel dettare Missioni al popolo. - Parlate, ci diceva egli, parlate molto di Gesù Cristo; perché non è abbastanza conosciuto quello che Egli è, e quanto bene ha operato per tutti. - Imitiamo adunque l'Apostolo S. Giovanni, che in tempi non dissimili dai nostri, a confermare nei cristiani la divinità di Gesù e a premunirli contro gli eretici di quei giorni, scrisse l'Apocalissi, Lettere e Vangelo, e della grande verità ne cosparse le pagine di splendide prove. Come lui e gli altri Apostoli parliamo e scriviamo di questo sublime argomento opportune et importune; e se qualcuno ce ne farà rimostranze gli risponderemo come s. Pietro ai capi della Sinagoga: « Così facciamo; imperocchè non havvi sotto del cielo altro nome dato agli uomini, mercé di cui abbiamo noi ad essere salvati, fuorchè il nome del nostro Signor Gesù Cristo: Nec enim aliud nomen est sub cielo datum hominibus, in quo oporteat nos salvos fieri.

(1) Queste due operette si vendono nella Libreria Salesiana di Torino e di S. Pier d'Arena, la prima a cent. 25 la copia, e la seconda, a cent. 10. Presso le medesime Librerie vendesi pure l'opera pregevolissima di Mons. Antonio Maria Belasio, La Madre Chiesa nelle sue relazioni con Dio e coi suoi figliuoli nella santa Messa; ossia spiegazione storica, critica, morale della santa Messa. L. 3.

IL V ANNIVERSARIO dell' esaltazione di Sua Santità Leone XIII.

La venerazione e l'amore, che ci gloriamo di professare verso il Vicario di Nostro Signor Gesù Cristo, non ci permettono di passare sotto silenzio che il 20 dell'andante febbraio occorre il quinto anniversario della esaltazione di Papa Leone XIII al soglio pontificio. Tutti i buoni Cattolici, i Salesiani, i loro Cooperatori e le loro Cooperatrici, dovrebbero contraddistinguere quel giorno memorando con qualche opera di cristiana pietà, in ringraziamento a Dio per aver dato alla sua Chiesa un Capo così illustre, ai Cristiani un Padre così amoroso, al mondo intiero un così sapiente ed illuminato Maestro.

Per la qual cosa noi li preghiamo caldamente di volere in quel dì ascoltare la santa Messa, o, ciò non potendo, recitare almeno tre Pater, Ave e Gloria in onore della SS. Trinità, e secondo la intenzione del nostro Santissimo Padre. Ricordiamo loro ad un tempo che facendo la Comunione sacramentale acquistano l'indulgenza plenaria.

La preghiera pel Capo visibile della Chiesa fu in ogni tempo apportatrice di grazie segnalate ; ma essa non va disgiunta mai dalle buone opere. Quindi noi dobbiamo lavorare ed anche soffrire in pro della Chiesa e del Supremo suo Gerarca. Questi pel Papa sono i giorni della tribolazione. E d'uopo stringersi intorno a Lui e dargli prove non dubbie di particolare affezione.

Uno poi dei desiderii più ardenti dell'attuale Pontefice si é di conservare e far fiorire la concordia, l'unione e la pace tra i Cattolici. A questo scopo nobilissimo mirano quasi tutti i suoi atti di apostolico zelo, i suoi mirabili discorsi, le sapientissime sue lettere. E meritamente; imperciocchè quanto più è atroce la guerra, che i nemici di Dio e della religione muovono alla Chiesa e specialmente alla Cattedra Apostolica , altrettanto più perfetta deve essere l'armonia, che ha da regnare tra i figli di questa Chiesa, tra i discepoli di questa Cattedra, a fine di resistere agli assalti ed uscire vittoriosi dalle fiere battaglie. Appaghiamo adunque il desiderio, assecondiamo gli sforzi del grande Pacificatore, che siede in Vaticano, e noi faremo opera santissima.

E con qual mezzo manterremo noi l'unione, la concordia e la pace ? In una famiglia, in un regno allora fiorisce la pace, quando ciascun membro obbedisce al suo padre, o al suo sovrano, a costo eziandio dei più duri sacrifizi ; fiorisce la pace allorquando i figli, allorquando i sudditi non formano che un cuor solo, ed un'anima sola per promuovere l'onore del proprio padre o del proprio re, e nulla tralasciano per renderne rispettata l'autorità, saldo e inconcusso il suo trono augusto. Ecco il da farsi dai Cattolici oggi più che mai verso il Romano Pontefice ; ecco il da praticarsi dai Salesiani e dai loro Cooperatori. Pace dunque cordiale tra noi tutti, come figli di una stessa famiglia; indi obbedienza e sottomissione ai nostri Paroci e Superiori; obbedienza e sottomissione ai Vescovi delle proprie diocesi ; obbedienza soprattutto, sottomissione, rispetto, amore, attaccamento inalterabile al Papa, come a Gesù Cristo medesimo. - Sì, Beatissimo Padre, questa solenne promessa deponiamo appiedi del vostro trono nel quinto anniversario, dacché Iddio vi pose in mano le Somme Chiavi ; né solo ascolteremo docilmente, come sempre , le vostre parole di pace, ma colle opere, colla voce, cogli scritti ci adopreremo a conservarla o a ricondurla nelle famiglie e nelle popolazioni cattoliche, affinché tutti siamo vostri veri figli , e figli di Dio, secondo le parole di Colui, del quale fungete le veci: Beati pacifici, quoniam fui Dei vocabuntur.

GRAZIA OTTENUTA per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice.

I nemici di Dio hanno bel negare i miracoli e vociare contro la superstizione, perché i Cattolici mettono fiducia nella intercessione di Maria Santissima : le loro negazioni, le loro grida insane non approdano.a nulla. Imperciocchè a malgrado degli increduli e degli eretici, i miracoli avvengono tutti i giorni; e tutti i giorni la pietosissima Vergine fa esperimentare quanto Ella possa in Cielo a pro di coloro, che a Lei si raccomandano e si affidano. Oltre le guarigioni miracolose, che per suo mezzo vanno operandosi nei varii Santuarii del mondo, e specialmente alla prodigiosa fontana di Lourdes in Francia, noi stessi in Torino siamo ogni giorno testimonii di fatti, che mostrano l'impronta della mano di Maria. Di grazie anche straordinarie e prodigiose ne potremmo qui raccontare moltissime , attestate non solo a voce e per iscritto da coloro che le hanno ricevute, ma comprovate e diremmo anzi autenticate da gravi sacrifizi, fatti ad onore della celeste Benefattrice. Eccone una prescelta tra mille.

Castel Vittorio, 15 Dicembre 1882.

D. RUA CARmo,

Era già da varii mesi che mia sorella Catterina si sentiva male, dimagriva, ed aveva quasi una disappetenza assoluta. Il medico condotto le prescrisse varii medicamenti, che punto non le giovarono. In fine agli otto di giugno ella si mise a letto con una febbre ardente, e in pochi giorni le si gonfiarono i piedi, le gambe e tutta la persona a tal segno, che non poteva muoversi e voltarsi sopra alcuno dei lati, se non con grandissima difficoltà ; l'idropisia era manifesta. Fu chiamato un altro medico ; ed ambidue mi dissero che avrebbero fatto tutto il possibile per guarirla, ma che l'affare era serio. A questa confessione dei periti dell'arte, io che sono 17 anni che faccio il parroco, e non ho mai visto in tanto tempo un idropico risanato, mi preparava alla perdita fatale. Per la qual cosa le feci amministrare il SS. Viatico, ed aspettava colle lagrime e nella desolazione il suo passaggio all'eternità.

Mentre mi trovava immerso nel dolore e nel pianto, comparve un barlume di speranza, ed ecco come. Un mio superiore ecclesiastico mi consigliava di rivolgermi a V. S., affinché facesse cominciare una novena a Maria Ausiliatrice per la guarigione della malata. Accettai il consiglio ; e V. S. mi rispose che D. Bosco e i suoi giovanetti avrebbero pregato secondo la mia intenzione. Da quel giorno mia sorella cominciò a migliorare, ad alzarsi qualche mezz'ora da letto , a mangiare qualche poco, e per dire tutto in breve ora è perfettamente guarita, più robusta e più sana che non era prima della sua malattia. Ambidue siamo convinti che questa guarigione la dobbiamo alla intercessione, di Maria SS. Ausiliatrice, così divotamente venerata in cotesto suo Santuario di Torino. Onde detta mia sorella, con allegrezza e con mille ringraziamenti adempie il voto fatto di mandare alla pietosissima Vergine quei pochi gioielli d'oro che possedeva. La S. V. li riceverà in un pacco postale. Dal canto mio la prego ad un tempo che voglia dare a questo fatto la maggiore pubblicità possibile, affinché sia viemmeglio conosciuta ed amata Maria SS. Ausiliatrice, ed i Cristiani siano eccitati a fare ad Essa ricorso nelle loro necessità spirituali e temporali.

Mi creda della S. V. M. Revda

Obblmo Servo SaC. VINCENZO RE.

LETTERA DALLA PATAGONIA.

Siamo lieti di qui pubblicare la seguente lettera, pervenuta a D. Bosco dalla Patagonia.

Patagones, 30 ottobre 1882. AMATISSIMO SIG. D. Bosco,

Approfitto della partenza del vapore Villarino per Buenos-Aires, a fine di mandarle di nostre notizie. Dall' Ispettore D. Costamagna la S. V. sarà stata informata sulla condizione della nostra Casa; tuttavia le farò qualche aggiunta, che spero non le sarà discara.

Le nostre Missioni vanno avanti , ma troppo adagio; e ciò per iscarsezza di persone, perché dobbiamo sempre ripetere: La messe é molta e gli operai son pochi.

Il nostro caro D. Beauvoir si occupa esclusivamente della Missione fuori di paese. Egli avrebbe bisogno di un compagno anche Sacerdote; eppure non posso dargli né anco un coadiutore catechista. Egli partì il giorno 30 di agosto, e percorrendo la destra del fiume sino alla distanza di 250 chilometri ebbe la consolazione d'istruire e battezzare 77 persone quasi tutti Indiani, e di benedire 12 matrimonii. Nella sua escursione apostolica incontrò pure alcune famiglie italiane, che abitano a cinquanta chilometri dal paese, e presso di loro si fermò sei giorni per amministrare il Sacramento della Confessione e della Comunione. Grazioso spettacolo presentava la piccola camera addobbata a Cappella, dove egli celebrò i divini Misteri. Inesprimibile fu la contentezza che provò quella povera gente nell'avere un Prete tra loro, e nell'accostarsi ai santi Sacramenti. Quei cari fedeli non avrebbero voluto che egli più li abbandonasse; e nella sua partenza tutti piangevano come fanciulli. Sia lodato il Signore pel poco di bene che si è fatto. D. Beauvoir ritornò a Patagones il giorno 3 di questo mese, per riposare alcuni giorni e prepararsi ad un'altra Missione.

Sapendo che lungo il fiume Colorado al Nord di Patagones vivevano alcuni Indii, di cui taluni già battezzati, ed altri no, egli accompagnato da un servitore del paese ripartì il- giorno 11, e vi arrivò il 12 sul fare della sera. Ricevuto con molta cordialità ammaestrò e diede il battesimo a 23 Indiani, e benedisse 3 matrimonii di altri, che erano stati battezzati alcun tempo innanzi.

Molte furono le fatiche sostenute e le privazioni sofferte in questa Missione, che troppo lungo sarebbe il descrivere. Le noto solo che nella distanza da Patagones al Colorado, che è di 200 chilometri, non si trova che un luogo solo a metà del cammino, in cui vi sia un po' d'acqua salubre.

Quel sito è chiamato los pozos (i pozzi). Una capanna serve di ufficio telegrafico ad un impiegato, che meglio si potrebbe chiamare un eremita, il quale offre un po' di carne di cavallo ai passeggieri. D. Beauvoir ritornò il giorno 20 del mese, e giunse in tempo per aiutarmi a confessare in occasione di una festa, che celebrammo il giorno 22.

Mentre scrivo egli si prepara a partire per Roca, distaccamento di soldati , dove si trovano pure degli Indiani. Percorrerà il cammino sul fiume Negro per mezzo d'un piccolo vapore chiamato Rio Negro. Nel ritorno passerà pel distaccamento di Choel-choel. In quei due luoghi dovrà amministrare il Battesimo a circa 40 persone.

Quello che mi affligge è doverlo mandare solo. Ci è propriamente necessario qualcuno di più. Questa necessità la vide pure Don Costamagna, il quale mi ha promesso di fare il. possibile per provvedervi; ma dubito che riesca, perchè da Torino non gli si manda nessuno. Creda , sig. D. Bosco, è cosa che addolora il dover lasciare di fare il bene per mancanza di aiuto. Se la S. V. quest' anno non ci fece invio di altri. Confratelli. suppongo che ciò sia stato per difetto di aiuti materiali. Se mai questa ne fosse la cagione, io vorrei avere una voce così potente da farmi udire per tutto il mondo e gridare: - Cattolici, voi che avete già la fortuna di conoscere Iddio e di godere i benefizi della Redenzione; voi soprattutto Italiani, che di più possedete la Sede del Vicario di Gesù Cristo, deh! mostratevi ardenti propagatori della sua fede, della sua religione ; e se non potete venire voi in persona a portare a queste selvaggie tribù la luce del Vangelo, deh! aprite almeno la mano, e siate generosi di vostre sostanze verso coloro, che da voi soccorsi sarebbero prodighi della loro vita e del loro sangue per amore di Gesù Cristo e delle anime da Lui redente. - Queste ed altre voci vorrei da questi deserti far risuonare nelle città d'Europa, e specialmente d'Italia e di Francia, se dato mi fosse. Ma ciò non potendo, prego la S. V. che voglia farlo a nome dei suoi' figli della Patagonia, volgendo un caldo appello alla carità almeno di tutti i nostri Cooperatori. Ma veniamo ad altro.

Ieri ho parlato col Generale Corrado Villegas, capo di questa frontiera, e mi disse di preparare Missionarii, perchè sono in viaggio oltre a 700 Indiani, che vengono a sottomettersi. Per questo avrei ancora bisogno di due o tre Sacerdoti e di due o tre Suore per catechizzarli; ma dove posso io prendere queste persone, se il Signore non me le manda? Voglio sperare che la sua divina Provvidenza non mi verrà meno.

Preghi per noi, affinchè vinciamo tutte le difficoltà, che ci suscita il demonio, e possiamo estendere ogni dì più il regno del Signore; preghi per me in particolare, affinchè corrisponda alle grazie che Iddio m'ha fatte; ci benedica tutti dal fondo del suo cuore paterno, e la sua benedizione scenda copiosa sopra di noi, sopra i nostri fedeli, sopra i nostri alunni e le nostre alunne, sopra tutti i Patagoni, e li renda docili alla voce di Dio, che misericordiosamente dalle tenebre li chiama all'ammirabile sua luce.

Mi creda in fine quale mi gode l' animo di essere sempre

Di V. S. M. Revda

Affezionatissimo figlio in Gesú Cristo

Sac. GIUSEPPE FAGNANO.

DALL'URUGUAY. NOTIZIE, AUGURII E VOTI.

Fra le molte lettere scritte a D. Bosco da' suoi figli di America sulla fine dell'anno scorso crediamo che ai Cooperatori, oltre la riferita, tornerà caro il conoscere pure la seguente, giuntagli dall' Uruguay.

Collegio Pio di Villa Colon, 24 novembre 1882.

AMATISSIMO PADRE IN G. C.

Ornai volge al suo termine l'anno 1882, e mentre in nome mio e de' miei cari compagni Missionarii m' affretto a mandarle da queste lontane regioni i miei cordiali augurii per le prossime Feste Natalizie e per l'anno nuovo prossimo a spuntare, vorrei poterle delineare a grandi tratti la nostra situazione presente, e le belle speranze di un avvenire non lontano. Temendo di troppo dilungarmi mi atterrò ad alcuni punti più interessanti.

Comincio dall'annunziarle, o carissimo Padre, che quelle grandi difficoltà, le quali, come le scrissi, mi si fecero innanzi appena or fa un anno, quando dall'Italia ritornai sul luogo di queste Missioni, se già non sono al tutto scomparse, almeno in gran parte furono vinte o diminuite. Il Collegio Pio colle molteplici opere, che vivono della sua vita, nel corso di quest'anno si è di assai migliorato e fa concepire speranze ancora più liete. Il Collegio di San Vincenzo de' Paoli in Montevideo ha ricevuto un nuovo avviamento ed un'organizzazione nuova; si è fatto centro di una bella corona d'Oratorii Festivi, i quali ogni dì vanno aumentando di numero, di affluenza ed importanza. D'ora in avanti esso potrà fare il bene alla gioventù povera e derelitta su più vasta scala e con risultati più ambiti e desiderati. Anche la Parocchia e il Collegio di Las Piedras hanno preso un grande incremento vuoi nel locale, vuoi nel personale, vuoi nelle diverse sfere di buone opere, a cui si dedicano colà i Salesiani e le Suore di Maria Ausiliatrice. A Paysandù si è allargato il campo della nostra azione, e si è così aumentata di bei manipoli la copiosa messe che Iddio ci affidò. Ben tosto speriamo aggiungere alla grande opera delle Missioni e dei Catechismi la fondazione di scuole per giovanetti e di un Ospizio per le fanciulle povere, spaventosamente esposte al malcostume ed alla rovina temporale ed eterna.

Ma è il Brasile, caro Padre, è l'immenso Impero del Brasile, quello che oggi addita la Divina Provvidenza come gloriosa palestra ai figli di S. Francesco di Sales. E tempo ornai che i Salesiani portati sulle ali dell'apostolico zelo volino a premiare sei anni di ansiosa aspettazione e di ripetute promesse. I bisogni che reclamano la nostra opera sono eccessivamente grandi, e ci arride la speranza di copiosissima messe. Non è dietro relazioni esagerate che io le parlo di questo tenore; le sono cose che io stesso ho visto e toccato con mano nel mio viaggio di esplorazione dall'estremo Sud all'estremo Nord di quel vastissimo Impero. Partendo dalla foce del Plata e risalendo fino alla foce delle Amazzoni, i due estuarii più grandi e maravigliosi del mondo, ho visitatd una ad una tutte le grandi città distese sulla costa bagnata dall'Atlantico, cominciando da Rio Ianeiro, Bahia, Pernambuco, Parahiba e su su fino a Natal Cearà, Maragnone e Parà.

In quella escursione tutte le autorità civili ed ecclesiastiche mi hanno ricevuto con segni non dubbi di stima grande e di sincera simpatia per la nostra Pia Società. Lo stesso Imperatore Pietro II, monarca saggio ed attivissimo quant' altri mai, ebbe la degnazione di ammettermi ad una particolare udienza nel suo Palazzo di Petropolis, il giorno di Pentecoste, e si trattenne meco lungamente in famigliare conversazione, volendo essere ragguagliato appuntino sull' origine dei Salesiani, sullo scopo della loro Missione nella Chiesa di Dio, sui metodi d'istruzione e di educazione della gioventù, sui mezzi con cui riescono a sostenere le opere di beneficenza , sui risultati ottenuti, e più cose assai. Quando sii fu ben informato dei nostri Oratorii, degli Ospizi, degli Artigianelli , delle Tipografie, delle Colonie Agricole, delle Missioni nella Patagonia e nei Pampas, altamente soddisfatto espresse vivo desiderio di vedere presto trapiantata la nostra Istituzione nel suo vasto Impero, promettendoci l'augusta sua protezione, e congedandomi colla maggior benevolenza e cortesia.

I Vescovi poi, queste vigili sentinelle del santo gregge di Dio, mi hanno colmato di sollecitudini veramente commoventi.

A Rio Janeiro, a Pernambuco, al Cearà, al Maragnone ed al Parà m'hanno voluto presso di loro, sotto il loro tetto, alla loro mensa, non rifinendo di supplicarci e scongiurarci di qualche soccorso alle loro miserabili strettezze. Tutti sono alla testa di Diocesi immense e sterminate, ognuna delle quali più grande assai dell'Italia nostra; anzi da giustissimi calcoli risulta che quella sola del Parà possiede una superficie parecchie volte più estesa che tutta la Francia. Sono cose che fanno stordire; eppure per governare quelle sconfinate Diocesi que' poveri Vescovi non dispongono che di scarsissimo clero, decimato ogni giorno dalla morte, e senza che sorgano nuovi leviti a pigliarne il posto. Di fatto i Seminarii sono deserti, gli Ordini Religiosi sono estinti od agonizzanti, e la fede poco a poco languisce e si spegne nel cuore dei popoli, crescenti in balia di se stessi, nella più lamentevole ignoranza dei doveri religiosi, e travolti dal vizio e dalla corruzione, che dominano potentissimi sotto quei climi cocenti. Lungi quindi dal poter pensare alla conversione delle numerosissime tribù selvaggia, che scorazzano poco lungi tra quelle fitte ed inesplorate foreste vergini, e specialmente nelle profondissime vallate delle Amazzoni, del Rio Negro, del Madeira, del San Francisco e del Rio Dolce, quei zelanti Vescovi si sentono straziare l'anima nei vedersi impotenti a tener viva la fiaccola della fede almeno attorno a sé, nelle grandi e popolose città, dove la miscredenza e le corrompitrici dottrine d'Europa non trovano quasi argine o riparo di sorta.

Non posso per ora trattenermi sui bisogni particolari di ciascuna Diocesi, e sul modo con cui i Salesiani potrebbero tosto o tardi accorrere in loro aiuto. Ne ho già scritto altre volte, e fermandomi di preferenza sulle Missioni del Parà, che è la chiave delle misteriose e ricchissime valli delle Amazzoni, popolate da numerosissime tribù di selvaggi, le ho già dimostrato la convenienza e quasi direi la necessità di inviare presto a quella volta una schiera di Missionarii. Lo stesso Sommo Pontefice si è interessato vivamente per questa impresa, e so da fonte sicura che ha fatto scrivere a lei dall'Eminentissimo Cardinal Iacobini, perché affrettasse più che sia possibile questa sacra spedizione. L'ottimo Vescovo di quella sterminata Diocesi, Monsignor Antonio Macedo Costa, uomo di zelo ardente, di coraggio ed attività maravigliosa, d'ingegno ed eloquenza specchiatissimo, ha già posto mano con sommo entusiasmo all'impianto di una Colonia Agricola, dove spera raccogliere gli orfanelli della città ed i figli dei selvaggi della foresta sotto le ali dei Salesiani. - « Quando giungeranno essi, mi scrive dal gran Parà quell' eccellente Pastore, quando spunterà per la mia disgraziata Diocesi questa éra di nuove speranze e di cristiana rigenerazione? » - Che poss' io rispondergli, o amato signor D. Bosco? Noi distiamo migliaia e migliaia di leghe da quelle regioni equatoriali, ed assediati qui stesso da vive e palpitanti necessità e con personale sempre insufficiente alle grandi opere che abbiamo tra mano, che cosa poss' io fare all' in fuori di confortarlo di buone speranze nella bontà di D. Bosco e nello zelo de' suoi figli di Torino? Io gli farò adunque sperare che un bel drappello salperà presto alla volta di quelle lontanissime spiaggia, per dargli mano ad una impresa, che dovrà segnare un'epoca importante e gloriosa negli annali delle Missioni Apostoliche e della Propagazione della Fede.

E qui mi permetterà di notare, amatissimo Padre, che quest'anno 1882 spirerà forse senza che neppure uno sia venuto dall'Italia a raggiungere in America i suoi fratelli Missionarii. Questo fatto, che da varii anni non era successo mai, ci ha cagionato una dolorosissima impressione. Egli ci viene a dire che anche in Italia i bisogni aumentano e le difficoltà si fanno ognora più giganti. Egli ci dice che, sebbene da un lato non sia punto scemato il fervore in petto ai nostri giovani Confratelli, forse per l'altro lato sono venuti meno quest'anno i mezzi indispensabili per preparare ed intraprendere queste costosissime spedizioni. Onde noi di qui ci vediamo obbligati a levare le mani al Cielo e supplicare il buon Dio, perché accorra presto colla sua Divina Provvidenza in soccorso del nostro D. Bosco, e suscitì molte anime generose, che coi loro sacrifizi lo aiutino a sostenere le sue opere caritatevoli ed evangelizzatrici.

Oh! piacesse al Cielo che l'anno prossimo fosse apportatore per lei di grandi consolazioni e di potenti aiuti, e per noi pure fosse foriero degli invocati soccorsi. Deh ! non si faccia sospirare più oltre una nuova spedizione di Missionarii! Il sacrifizio che essi faranno nel divellersi dalle braccia dei loro cari, e poscia tutto l'immenso bene che potranno prodigare alle anime nel corso delle loro Missioni, cadrà convertito in celesti benedizioni sulle loro famiglie, sulla patria loro. Vengano, vengano numerosi i prodi del Signore, vengano a formare l'intrepida avanguardia dell'esercito invitto della Chiesa di Cristo ! Qui troveranno già spianata la via alle grandi conquiste e potranno coronarsi la fronte d'immortali allori. Una parte di loro dovranno accompagnarci alla capitale del Brasile, là sui colli di Nictheroy, di rimpetto a Rio Ianeiro, dove già ci aspetta una modesta casa, destinata ad essere un dì un grande asilo di poveri fanciulli derelitti, e forse un vivaio di nuovi Missionarii; mentre altri andranno a portare la croce e la civiltà cristiana nel cuore, nel centro stesso dell'America meridionale. È un' impresa ardita e d' una importanza sì grande , che non può sfuggire alla mente più ottusa. Andremo dunque non solo al Parà , ma a Cuyabà, capoluogo del Matto Grosso, la provincia più interna del Brasile, la terra più centrale e più sconosciuta d'America, corsa in tutte le direzioni da molte tribù selvaggia , contigua al Nord colle provincie inesplorate delle Amazzoni e del Parà , all'Ovest colle interminabili e cupe foreste della Bolivia, al Sud coi boschi incantevoli del Paraquay, già redento dagli sforzi dei figli di Sant'Ignazio ed ora ripiombato nella barbarie per opera di Satana e de' suoi emissarii, e confinando all'Est con altre provincie brasiliane senza che si possa determinare con certezza le loro linee divisorie, poiché nessun uomo avrebbe la temerità di spingersi innanzi in quelle cupe boscaglie, covo di belve feroci e di uomini barbari. La sua superficie si calcola ad un milione quattrocentoventi mila chilometri quadrati (1, 420, 000), vale a dire ad una estensione cinque volte maggiore dell'Italia intiera con tutte le sue isole adiacenti. Sopra una superficie così sterminata gli abitanti battezzati sono appena sessanta mila, di cui sei mila sono ancora schiavi; i selvaggi poi delle foreste, sebbene numerosissimi, sono di tal natura indomabili e feroci da non lasciarsi contare.

Il Sommo Pontefice nominò per quei paesi un santo Vescovo, ancor giovane assai, e pieno di zelo e d'intelligenza, ma si trova come solo. In un viaggio che fece or ora a Rio Ianeiro, essendo sbarcato qualche giorno a Montevideo, ebbi la sorte di parlare -a lungo con lui, e mi mosse a pietà la pittura che mi fece delle angustie in cui si trova torturato. S'immagini che non ha nella sua Diocesi se non 15 Sacerdoti, dei quali non tutti possono esercitare il loro ministero, essendo la maggior parte vecchi, infermi o per altre ragioni inetti. É riuscito con grandi sforzi e sacrifzi a far costrurre un Seminario, ma non vi ha per abitarlo neppure un alunno. Non ha l'appoggio di veruna Congregazione di uomini o di donne, onde non è da maravigliare se sentesi cader d'animo, e nella piena del suo dolore e della sua ambascia manda un grido, che giunge fino al trono del Sommo Pontefice, scongiurandolo di ordinare ai Salesiani o ad altri Missionarii che gli prestino un qualche soccorso. L' eccellentissimo Mons. Mocenni, Internunzio della Santa Sede nel Brasile, più e più volte aveva già sollecitato a Rio Ianeiro la nostra cooperazione, ed ultimamente me ne scrisse ancora con grande istanza, trasmettendomi una nota dell'Eminentissimo Cardinale Iacobini, Segretario di Stato di S. S. Leone XIIl, nella quale si riferiscono le calde preghiere fatte giungere al cuore di lei, a nome del Papa, affinche si movesse a pietà e soccorresse al più presto possibile quelle povere anime. Come fare adunque ? Si poteva egli forse manifestare d' un modo più chiaro ed evidente la volontà di Dio? Il Papa ha parlato e non sarà invano. I Salesiani non trepideranno un istante a tentare una sì difficile impresa, fidenti in Dio e nella benedizione del suo Vicario in terra.

Ella avrà saputo già, amato Padre, come fatto notevolissimo, corso su tutti i giornali d'Europa, la sciagurata sorte che toccò l' anno scorso ad un celebre ed audacissimo esploratore francese di nome Creveaux, il quale avendo osato tentare l'esplorazione scientifica di quelle regioni centrali venne trucidato colla sua numerosa scorta di guide e di soldati dalle feroci tribù indigeni, ribelli ad ogni sentimento d'umanità. Ebbene quell'orribile catastrofe invece di farci indietreggiare ci dà invece a conoscere la necessità che si faccia avanti finalmente il Missionario cattolico col crocifisso in mano, per aprire il sentiero alla civiltà cristiana ed al commercio umano. La spada non giova ; è necessaria la croce. Così mentre da un lato i nostri fratelli si spingono innanzi alla conquista delle gelide spiaggie della Patagonia, noi sotto la .sferza di un sole tropicale rimonteremo ignoti fiumi, e lasciandoci dietro l' Uruguay, la Repubblica Argentina ed il Paraguay penetreremo addentro nelle provincia più interne, andremo ad impadronirci del cuore stesso dell' America, e di là i figli di S. Francesco di Sales potranno a misura del loro zelo organizzare piccole spedizioni all'ingiro, battere quelle vaste campagne, conquistando quelle numerose tribù di selvaggi, per convertirli poco a poco in nome di Dio in altrettante nazioni cristiane ed incivilite. E chi sa che valicando poscia i gioghi dei monti Pary e scendendo i fiumi Arinos e Tapajos non possiamo arrivare un giorno a darci la mano coi nostri Confratelli, che devono tentare le Missioni del gran Parà e delle Amazzoni! Che incontro, che giorno sarà quello !! Deh ! voglia Iddio affrettarlo nella infinita sua misericordia per la salvezza di tanti popoli, sepolti ancora nelle più fitte tenebre della barbarie.

Ecco gli augurii, ecco i voti ardenti, o veneratissimo D. Bosco, che io per le feste Natalizie e per l' anno nuovo vengo da lungi a deporre rispettosamente nel suo gran cuore, come il più bel testimonio, che a nome mio e de' miei Confratelli possa offrire di inalterabile amore a lei, alla nostra pia Società, ed alle importanti Missioni, che per la gloria di Dio e della sua Chiesa ebbe la bontà di affidarci.

Li accetti, ottimo Padre, con quella tenerezza con cui sono formati, e loro risponda colla sua santa benedizione e coi desiati soccorsi.

Suo Affmo figlio in G. C.

Sac. Luigi LASAGNA.

IL VERO AMICO DEL POPOLO del P. Anastasio Botti.

È questo uno dei più pregevoli lavori, pubblicati per le feste del VII Centenario di S. Francesco d' Assisi da molti e valenti scrittori. Fra gli altri meriti ha questo rilevantissimo pei tempi che corrono , di essere atto a medicare i mali, dai quali è travagliata l' odierna società. Il solo titolo invita a leggerlo da capo a fondo. L' autore è il P. Anastasio Bocci, illustre figlio di S. Francesco, già assai noto nella repubblica letteraria, per altri suoi scritti, fra i quali ci piace di rammentare la Reazione del Pensiero e l'Apostolato di S. Paolo. Il ch. Autore in tempi così avversi alla religione e agli Ordini religiosi, fatti passare malignamente per nemici della libertà, ha voluto smascherare la calunnia e illuminare la pubblica opinione , provando co' fatti come il vero amico dei popolo, il protettore dei poveri e degl'infelici, si trovi nella persona del santo Patriarca ; e come morto lui , la famiglia francescana sia stata sempre e prosegua ad essere la consolatrice delle umane miserie e la fautrice delle libere istituzioni , che non si partono dalla giustizia. Pertanto tutti coloro, che ambiscono all'onorato nome di amici del popolo, leggano il libro del Bocci e troveranno nella vita del Poverello di Assisi e dei più celebri seguaci di lui i modi di farsene degni. Questa vita è divisa per capi che allettano coi loro titoli , come sono : il Prigioniero, il Figlio del mercante, il Fidanzato, ecc., e in ogni parte risplende la carità di Francesco tutta intesa a beneficare altrui si nell'anima, sì nel corpo. Nei bozzetti poi che seguono, o vogliam dire cenni biografici di grandi Francescani, come S. Antonio da Padova, S. Bonaventura, Alessandro d'Hales, Ruggero Bacone, Giovanni Scoto, e giù giù fino a Mons. Massaia e al P. Lodovico di Casoria, meraviglie dei nostri giorni, si vede chiaro come il Vero Amico del Popolo, il Patriarca de' poveri, S. Francesco, si perpetui per ogni secolo ne' figli suoi. Questa lettura, per l'intento di far distinguere i veri dai falsi amici ai meno scienziati ed accorti , e per l'andamento spontaneo del dire, buono e non ricercato, torna utilissima alle famiglie. Si vende nella Libreria Salesiana di Torino a L. 2 la copia.

La GAZZETTA LIVORNESE e le società protettrici dei ragazzi.

La Gazzetta Livornese, giornale non punto sospetto di troppa tenerezza verso la religione nostra santissima, sotto il titolo, Questione Urgente, il 31 dicembre dell'anno scorso, pubblicava un articolo molto importante sui reati, loro cause e rimedii.

Crediamo pregio dell'opera di qui riprodurlo come commento alle parole, che già scriveva il ministro Rattazzi 26 anni sono.

Quell'uomo di Stato fin d'allora riconosceva che l'opera degli Oratorii era fonte di moralità e di buon ordine sociale e la promuoveva ; ed oggi ancora gli uomini di buon conto, atterriti dall'imperversare delle umane passioni e dalla frequenza dei delitti, invocano al pari di lui, come un valido rimedio, le società protettrici dei ragazzi abbandonati e vaganti per le vie e per le piazze. Di qui si scorge che coloro, i quali aiutano ad impiantare Ospizi, laboratorii, scuole, Oratorii festivi pei figli pericolanti, fanno opera non solo da buoni cattolici, ma da savii cittadini, cooperando così a diminuire i delitti e a procacciare al civile consorzio sicurezza e pace.

Ecco pertanto il mentovato articolo, che per maggior chiarezza divideremo nei suoi punti principali.

I reati.

« Da lungo tempo, in Italia, la coscienza pubblica è turbata dalla frequenza dei reati, specialmente di quelli di sangue, che funestano città e villaggi, e da lungo tempo si chiede che si ponga mano ad opporre un freno al delitto, un rimedio ad un male che, allargandosi, minaccia la società nelle sue parti vitali, lasciandone prevedere terribili conseguenze. »

Alcune delle loro cause.

« Non ricercheremo come possano opporsi questo freno e questo rimedio; ma è certo che, ove si pensi a certe teorie moderne di diritto penale, le quali riguardano la imputabilità, le procedure dei giudizii, la tendenza generale dei giurati alla benignità ed alla mitezza, le pene non espiate, addolcite, dovrà pur riconoscersi che tutto ciò non può non contribuire in qualche maniera ad accrescere il numero dei delitti. Ed è naturale che, avvisando ai mezzi acconci per conseguire l'intento, sì domandi se non sarebbe da dubitare che nell'applicazione dei principii umanitarii siamo andati tropp'oltre.

» Oggi, si ragiona in opposizione a ciò che dicevano i nostri vecchi, i quali avevano più senno di noi. Così, mentr'essi ritenevano che quando crescevano i delitti e diventavano più gravi, più atroci, fosse d'uopo stringere i freni, applicare con maggior severità le sanzioni penali per dare ad esse più efficacia, noi, invece pretendiamo di corrispondere alla magnificata civiltà e al decantato progresso dei tempi, favorendo la licenza per impedire gli abusi della libertà, esagerando lo spirito umanitario per rattenere le colpe degli uomini. Oggi, più sono feroci, brutali gl'istinti dei colpevoli, più la società dev'essere soave, indulgente con essi. Si vuole la indulgenza, perchè s' insegna dalle cattedre che la severità delle pene sia la stregua a cui si misura la civiltà dei popoli, e si dice che i popoli siano tanto più civili quanto meno sono severi nell'applicazione delle pene.

» Per noi questa è una idea sbagliata, e ci rincresce che ad essa tutto si sacrifichi, anche la sicurezza delle persone, anche la pubblica moralità.

» Con ciò noi siamo ben lungi da vagheggiare sistemi draconiani e illiberali. In, tutto ci piace il giusto mezzo, e ci pare che da questo ci siamo allontanati un po' troppo in quanto concerne la disciplina penale, onde la maggiore intensità che osserviamo nei delitti ci apparisce siccome una conseguenza dell' errore, cui ora abbiamo accennato. »

Alcuni rimedii.

« Ci addolora poi e ci rattrista il numero considerevole di reati che si commettono dai ragazzi, e poichè crediamo che molti di questi reati si potrebbero prevenire facilmente con mezzi ovvii, vorremmo che si tentasse nei centri popolosi dell'Italia la costituzione di società di patrocinio, per impedire che tanti ragazzi fossero abbandonati dai genitori e si lasciassero indifferentemente abbrutire sulle vie, nella miseria e nel vizio. Se la tenerezza del cuore ha indotto i cittadini a formare società protettrici per gli animali, non si può credere che debba riuscire difficile la formazione di società protettrici pei ragazzi.

» Nè questo è tutto. Anche la correzione dei ragazzi esige che si pratichi con sistemi più razionali e più moralizzatori di quelli, che sono in uso oggidì, imperocchè adesso, uscendo dagli stabilimenti penitenziarii i piccoli delinquenti sono ben peggiori di prima e accrescono l'esercito dei malfattori.

» Non c' è da prendersi meraviglia che accada così, quando si sappia che nelle carceri giudiziarie giudicabili stanno frammisti coi condannati, i minorenni cogli adulti, e che nei riformatorii e nelle case di correzione si osserva una orribile miscela di discoli e di pervertiti, di biricchini e di ladri, di vagabondi e di rei.

» Ed è da notarsi che molte centinaia di minorenni traviati di ambo i sessi sono mantenuti a spese del Governo in istituti privati, senza che il Governo stesso vi eserciti alcuna ingerenza, alcuna sorveglianza, cosicchè ignorasi come crescono colà dentro questi giovani reclusi, quale indirizzo si dia alla loro educazione, qual frutto se ne ricavi.

» Sarebbe bene che i galantuomini di ogni risma e colore si accordassero in un pensiero di amore per attendere al lavoro fecondo di educare tanti ragazzi abbandonati, perchè così si diminuirebbero sicuramente i funesti effetti della delinquenza. É cosa orribile il vedere aggirarsi per la nostra città tanti ragazzi disgraziati già corrotti, già conoscitori delle umane nequizie in una età, nella quale dovrebbero ancora aspirare le care e oneste gioie del tetto paterno, godere le carezze della madre, ottenere le ricompense e i premii riservati ai giovani virtuosi e dabbene.

» La civiltà e il progresso dei tempi possono imporre al Governo la indulgenza pei malfattori; ma alla iniziativa privata nessuno può negare il diritto, per porre un argine alla frequenza dei delitti, di costituire società di patrocinio pei ragazzi, onde educarne le menti ed i cuori e far sì che le aberrazioni e le morbose passioni più non vi allignino. »

LA PATAGONIA e le Terre Australi del Continente Americano

PARTE TERZA - Gli Abitanti CAPO I.

Le Tribù Patagoniche.

Le fatiche dei missionarii Salesiani in Patagonia già furono in varii luoghi abbondantemente ricompensate. Molti selvaggi o adulti e bambini ricevettero il battesimo: i capi medesimi delle tribù dimostrano desiderio di essere istruiti e di far istruire i loro sudditi nella Religione Cattolica. Rifulgono sempre più vividi raggi di speranza che quelle immense regioni si possano trarre a conversione completa. E adunque conveniente che per gettar maggior luce sulle cose fatte e per meglio capire quelle, che con la grazia del Signore si faranno dai missionarii in quel luoghi, noi proseguiamo l' incominciato lavoro.

Negli anni passati, dopo accurate ricerche fatte da noi negli scritti di antichi e recenti viaggiatori, e dai nostri missionarii sul luogo medesimo, dilucidammo la parte fisica e la parte storica della

Patagonia ; ora diamo mano alla terza parte, che tratta dell' indole, dei costumi e delle occupazioni degli abitanti. Giova tuttavia notare che noi non ci occuperemo che dei popoli , i quali si trovano a mezzodì del 35° di latitudine in media , cioè non parleremo degli indii , i quali uniti con gli europei vivono nelle varie provincie della Repnbblica Argentina ; ma solo di quelli che dai confini regolari di queste provincie si estendono fino alle terre più australi dell' America.

Queste regioni sono occupate da tre distinti gruppi di popolazioni, gli Indi Pamperos, i Patagoni propriamente detti, ed i Fueguani ciascuno dei quali corrisponde ad una divisione naturale del suolo.

- I primi più verso settentrione abitano le immense regioni, che si estendono dai confini delle provincie Argentine fino al Rio Negro: formano il territorio ordinariamente chiamato I Pampas di Buenos Aires. Quivi, all' Est abitano gli Indios Pamperos propriamente detti , divisi in varie tribù , governati da Cacichi indipendenti gli uni dagli altri. Vivono ordinariamente di rapina, facendo escursioni e saccheggiando quanto possono nelle estancias dei coloni di Buenos Aires. La maggior parte sono della tribù dei Puelches (1) e più formidabili furono quelli comandati tra Namuncura e da Cattriel, stanziati da Salinas grandes e il Rio Colorado e quelli di Pinsen posti un po' più verso settentrione. - All'Ovest nella regione boscosa , che estendesi tra i laghi Bevedero ed Urre Lauquen e lungo i corsi d' acqua, che risalgono da quest'ultimo lago fino al Rio Diamante, principali tribù sono : 1° i Pehuenches o uomini del paese dei pini, i quali abitano il versante orientale della Ande e il sud delle provincie di Mendoza e s. Luigi, nelle quali per molti anni fecero continue scorrerie: ora progredirono già nell'agricoltura e si resero meno nomadi degli altri. - 2° Gli Huiliches abitano sul medesimo versante delle Ande più al sud fino al Rio Negro ; ma nelle loro corse annuali alle volte vanno anche fino allo stretto di Magellano motivo per cui si trovano anche dei Huiliches sparsi nella Patagonia propriamente detta. - 3° I Ranqueles abitano più a levante delle due tribù summentovate: sono più colti dei precedenti, ma anche tra i più astuti e ladri degli abitanti di queste regioni. Ciascuna di queste tribù principali si suddivide in varie altre, che troppo lungo sarebbe enumerare. Sonvi anche in queste pianure molti Mamuelches ed Araucani , ma questi ultimi sono poco conosciuti. Tutte queste tribù nel loro modo di vivere già risentirono l' influenza dei costumi Argentini, e cambiarono varie loro abitudini antiche, mentre quelle della Patagonia propriamente detta vivono in tutta la primitiva loro rossezza.

- Passato il Rio Negro si trova la Patagonia propriamente detta. I suoi abitanti sono di due razze distinte. Quelli che si trovano ad occidente delle Cordigliere sotto al Chilì, in regione tutta aspra di burroni e di roccie, appartengono quasi tutti alla medesima razza degli abitanti della Terra del Fuoco e volgarmente si chiamano Indiani del Canotto, perchè passano quasi tutta la loro vita sulla spiaggia del mare andando nei canotti da un ìsolotto ad un altro alla pesca, della quale quasi unicamente si nutrono. Quelli che sono ad oriente delle Cordigliere, in quella sterminata pianura che si estende da dette montagne fino all'Oceano Atlantico, occupando la maggior parte della Palagonia, sono divisi in varie tribù principali. I Che-he-ches ed i Molu-ches sono tribù assai considerevoli, che occupano il Nord della Patagonia. I Puju-ches e i Ta-mi-ches abitano il versante orientale delle Cordigliere al sud del lago Nahuel-Uapi e del rio Chubut. Il territorio occupato dai Pilma-ches, dai Sacana-ches e dai Che-huel-ches si trova al sud della Patagonia e arriva lino allo stretto di Magellano. I Chao-ches si mostrano nei contorni del porto Deseado presso le coste dell'Atlantico. Ma la più importante delle tribù patagoniche è quella dei Tehuel-ches, dei quali varie tribù soprannominate non sono che sottodivisioni. Tehuel-ches è parola che significa gente del Sud-est. Essi sono sparsi per tutta la Patagonia, sebbene la loro sede principale sia verso il Rio Santa Cruz. Questa è la vera razza Patagone più alta di statura delle altre. Le varie tribù della Patagonia conducono generalmente una vita molto meschina, ma sopportano con coraggio la miseria e le privazioni. Essi nei loro usi sono quali erano all'epoca della scoperta di questa parte d'America. Qui solamente potrebbesi ancora studiare l'uomo Americano primitivo in tutta la sua naturale rozzezza : negli altri luoghi egli subì già o più o meno l'influenza dei costumi Europei.

- Il terzo gruppo di popolazione detto dei Fueguani abita le isole, che in gran numero sono disseminate a mezzodì della Patagonia, passato lo stretto di Magellano. L'isola principale è chiamata Terra del Fuoco , ed al complesso di tutte si dà ordinariamente il nome di Terre Magellaniche. Questi popoli di statura assai piu piccola dei Patagoni sono di indole buona e pacifica. Conducono una vita assai misera, nutrendosi quasi esclusivamente di pesci , crostacei e molluschi. Tengono con i Patagoni un attivo commercio , cambiando i loro pesci con altri cibi e con pelli di cavallo e di guanaco, che acquistano per ripararsi dalla crudezza del freddo di quelle regioni. Questo commercio li conduce con frequenza sulle rive nordiche dello stretto di Magellano, che attraversano sii leggerissimi canotti con una destrezza sorprendente. Sono essenzialmente navigatori, ma non si allontanano molto dalle spiagge. I Fuequani cono divisi in molte piccole tribù ed abitano sotto tende o capanne, non conoscendo ancora il modo di costrurre case. I Patagoni li chiamano Laguedi-ches od Ave-guedi-ches, ma tra loro ciascuna tribù si designa col nome del suo capo. Vivono generalmente in concordia sia tra di essi che tra i vicini del continente. Gli abitanti dei grandi arcipelaghi di Chonos e Chiloè sono della medesima razza Fueguana.

(1) La sillaba Ches, colla quale terminano quasi tutti i nomi delle tribù patagoniche, nel loro idioma indigeno significa gente o paese, e si aggiunge per lo più al nome della regione che abitano, o di qualche cacico resosi più celebre.

NOTIZIE RELIGIOSE.

I Cattolici nell'esercito Inglese. - I Governi di certi Stati cattolici, nei quali la religione cattolica è proclamata religione di Stato, od almeno riconosciuta, farebbero bene a meditare quanto scrivono da Alessandria al Tablet di Londra, imitando il Governo protestante d'Inghilterra nel lasciare ai loro soldati cattolici piena libertà nell' esercizio del loro culto e nel reprimere tra loro il bruttissimo vizio della bestemmia, sempre più imperversante nelle caserme con pubblico scandalo. Ecco la corrispondenza:

« Importa grandemente di mettere in mostra la libertà religiosa, della quale godono i cattolici nell'esercito inglese. Essi hanno in Egitto sei cappellani militari. Di questi ve ne ha uno a Ramlech per un migliaio di soldati cattolici. Ebbene, la loro religiosità è tale che il cappellano, non bastando al bisogno, ha dovuto chiamare in suo aiuto due religiosi. La chiesa è troppo piccola per accogliere tutti i soldati che accorrono alle messe, ed i tre sacerdoti non hanno libero un momento della giornata per ascoltare le confessioni.

» E una gioia in questi tempi di incredulità di vedere ufficiali in uniforme servire la santa messa e ogni sabbato giungere alla porta un colonnello, depositare la spada e inginocchiarsi ai piedi del confessore per confessarsi. Un cappellano non ri. corre mai inutilmente ai superiori, siano pure protestanti, per ottenere il permesso necessario ai soldati perchè possano soddisfare ai loro doveri religiosi. I cappellani cattolici sono tenuti in alta stima da tutti i soldati, e guai a colui che mancasse loro di rispetto. Tutto questo, nei tempi in cui viviamo, è degno di ammirazione. »

Contro il lavoro festivo. - A Vienna esiste fra gli operai una forte agitazione in favore del riposo alla domenica. Qualche tempo fa, circa trecento e più tipografi si radunarono in seduta generale. Il relatore Iustus parlò veemente contro il lavoro della domenica nelle tipografie, il quale conduce alle più tristi condizioni.

Schvarzinger accentuò essere la vita odierna del tipografo la più avvilita e miserabile, giacché egli è ridotto ad una semplice macchina, e non ha neppure il tempo di pensare a se stesso. « Quando sarà abolito il lavoro della domenica, disse, noi ci sentiremo per la prima volta uomini (Applausi).

Noi avremo una esistenza degna di creature umane. Se non ci vogliono accordare questa giusta domanda, noi troveremo altri mezzi per giungere al nostro intento. »

Koger illustrò assai bene la questione, ed accennò alle famiglie dei tipografi, le quali non vedono quasi mai il loro capo, giacchè il misero si trova tutta la settimana nell'officina. « Noi vogliamo, esclamò, che almeno alla domenica i figli riconoscano e vedano il loro padre. » (Applauso generale).

Fu presa una risoluzione per l' abolizione del lavoro alla domenica.

Conversione in Inghilterra. - Sir Tatten Sykes protestante, uno dei più ricchi proprietarii della contea di York, ha abbracciato il cattolicismo, insieme colla sua moglie e col giovine figlio. Questa conversione ha prodotto una grande emozione a motivo dell'alta condizione del personaggio. Dopo l'abiura del marchese di Ripon, già protestante pur egli e frammassone, ed oggidì fervoroso cattolico e Viceré dell' India , nessun avvenimento di questo genere cagionò in Inghilterra cotanta impressione quanta la conversione di Sir Sykes.

ELENCO DI COOPERATORI E COOPERATRICI DEFUNTI NEL 1882.

Boninsegni D. Giuseppe - S. Sepolcro. Boniotto D. Antonio - S. Martino di Colle. Bonacopio D. Domenico - Pordenone. Bona-Pasero Giov. - S. Giusto Canavese. Bonaria Ch. Giovanni B. - Molare. Bonora Madamig. Anna - Varazze. Bartolussi Antonio - Lorenzaga. Bornaccini-Bagni Silvia - Cento. Borgna D. Francesco Parr. - Gorizzo. Bortoli Paolina - Asiago. Bortoli D. Vincenzo Pari-. - Mantova. Bartolussi Gio. Maria - Bagnarola. Bosso D. Francesco - Asti. Botti D. Giovanni - Volparo Piacentino. Botti D. Giovanni - Pompiano. Botto D. Giovanni - Camandona. Botteri Lusardi Contessa Teresa - Parma. Bozzini D. Giuseppe - Finalmarina. Brugnatelli D. Giuseppe Rett. - Vigalfo (Pavia). Bruschi D. Angelo - Spezia. Bruno Can. Girolamo - Napoli. Breda D. Anselmo - Foresto. Brotto D. Gio. Batt. - Isola di Malo. Bucciardi D. Francesco - Debbio. Buratto D. Vincenzo - Novara. Bussi Cesare - S. Pier d'Arena. Calvi Giovanni - Lu Monferrato. Campovecchi D. Quirino - Pajago. Cantoni Giov. Canonico - Udine. Cantorelli D. Pacifico - Castelfolignano. Cane D. Luigi - Reaglié. Caporale D. Diomede - Soresina. Cappo Carlo - S. Giusto Canavese.

Capitani D. Giovanni - Roncoscaglia.

Gareggio Damig. Lucia - Castelrosso. Carlini D. Biagio - S. Arcangelo. Carena-Davico Catterina - Torino. Carboni Celestino - Rovegno

Carli D. Pietro — S. Pietro di Morubio. Carmi D. Cesare - Fagnano Olona Cassinis Luigia - Torino. Casatelli Giuseppe - Sobbiate.

Caterini Emin. Card. Prospero - Roma. Cavarero D. Giorgio - Trinità. Cavallari D. Domenico - Erbe. Cavallito D. Giuseppe - Valmacca. Cedolini Francesco - S. Daniele. Gepile D. Francesco - Arba. Cerruti Adelo Maria - Torino. Cernezai Mons. Francesco - Udine. Chinati D. Giuseppe - Trento. Cialli D. Vincenzo - Sutri. Cilla D. Luigi Decano - Camerino. Cocchis D. Domenico - Lestizza. Codato D. Angelo - Casale di Treviso. Coiro Marchesa Teresa - Milano. Coggiola Carlo - Lu Monferrato. Collovati D. Antonio - Teor. Collalto-Parma Cont. Giuliana - Vittorio. Colleoni Contessa Francesca. - Milano. Combatti D. Giacinto Capp. - Verona. Cominelli D. Andrea - S. Omobono. Consumi D. Francesco - Fornello. Cordero Conte Adriano - Roccaforte. Cornaggio Carena Contessa Maria - Milano. Corsi Olivazzi Contessa Bagnasco-Nizza Monf. Costa D. Domenico - Villa Lagarina. Cresta Francesco - Ponzone. Cuffia Prof. Giuseppe - Torino. Cunibertì D. Domenico - Biella. Dalla-Valle Luigia - Casalmon ferrato. Dalla-Valle D. Egidio - Zimella. Dal-Caretto di Sessame Can. D. Luigi - Marene. D'Andria Teresa - Salerno. Datti Comm. Egidio - Roma. De-Biasi D. Gaetano - Verona. De-Beni D. Luigi - Costermano. Decanis D. Angelo - Finallorgo. De Giovanni Giuseppe - Allerana. Degano D. Angelo - Villa-Caccia. Del-Fornello Margherita - Creta. Del-Pino D. Giovanni - Campomolle. Dell'Orso D. Filippo - Vallinfante. De-Michelis D. Pio Rett. - S. Giuliano Nuovo. De-Martini Angela - Lu Monferrato. De-Nicolai D. Carlo - Alessandria. De-Orlandi D. Giovanni - Verzegnis. De Odorico D. Giuseppe - Martinazzo. De-Sabbata D. Sante - Paderno. De-Simoni D. Antonio - Genova. De-Stefano Ponziano - Treja. De-Vincenti D. Vincenzo - Canobbio. Diamante D. Antonio - Pratuzzone. Diani D. Gelso - Casorate Sempione. Dindo Fiorina - S. Floriano Veronese. Dotti D. Pietro - Pigra. Druanti D. Gio. Batt. - Torino. Duetto D. Francesco - Spinetta.

Egidi D. Francesco - Gaiano Nuovo.

Ellero D. Giovanni - Cavasagra. Esterle D. Francesco Cur. Larino. Extran D. Nicola - Isola Dovarese.

Faidutti D. Francesco - Nimis e Monteaperta. Falzoni D. Vincenzo - Cilavegna. Falzoni Angela - Cilavegna. Fasciolo D. Pietro - Alessandria. Fascetti D. Paolo Curato - Pellescritto. Fasani Antonietta - Cremona. Fassò Orsola - Torino. Fava Cav. Segr. Municipale - Torino. Fazio Giuseppe - Varazze. Felizia D. Gio. Batt. - Aglié. Fenu Salvatore - Ales. Ferrari D. Gaetano - Verona. Fidi D. Crescentino - S. Giorgio. Figini Luigia - Vignole Borbera. Fioretti D. Francesco - Chiari. Fioretti D. Pietro - Chiari. Fiorina Teresa - Chivasso. Fio Beatrice - S. Giusto Canavese. Fiumi D. Qnintilio - Villa Lagarina. Floreani D. Leonardo - Treppo Grande. Foglia D. Luigi - Erba Mazzonico. Fra Giacinto d'Iglesias - Quartu S. Elena. Fracasso D. Antonio - Piazzola. Fracanzani Dott. Giacomo - Este. Fracchia D. Giovanni - Alessandria. Franco Maria - Antignano d'Asti.

Frate Lodovico da Colognola - Motta di Livenza. Francini Can. D. Luigi - Capranica. Franchi D. Paolo - Cortemaggiore Piacentino. Fruscione Vincenzo - Salerno. Fumanti D. Andrea - Firenze. Gagna Domenica - Asti. Galanti D. Frane. Teol. Arc. - Brignano Curone. Galloni D. Marcello Curato - Contigliano. Galbiati D. Paolo - S. Gerarro. Galleani Catterina - Ventimiglia. Gambarana D. Carlo - Cergnago. Gambiro Giovanna - Poirino. Garibaldi Angelo - Meugliano. Garelli-Cerignaco Sofia - Torino. Gatti Maria Maddalena - Genova. Gatti Can. D. Giuseppe - Casale Monferrato. Gauteri D. Lorenzo - Saluzzo. Gentili D. Pacifico - S. Severino Marche. Ghizzoni D. Francesco - Montalbo. Gianella Francesco - Rodi. Giacolone Suor Maria Giuseppa - S. Ninfa. Giacchino Catterina - Albissola Sup. Giacchino Carlo - idem. Gigli D. Giuseppe Prev. - Fano. Giolino Felicita - Torino. Giordani D. Lodovico - Rovereto. Giorgi D. Luigi - Prè di Lama. Giussani D. Enrico - Milano. Giuria Benedetto - Zinola. Gorno Francesco - Caravaggio. Graziosi D. Paolo - Castiglione. Grassi D. Angelo - Selvole. Greco D. Guerino - Curio. Grosso Sac. Marchese Maria - Collegno. Guatti D. Giovanni Parr. - Reana.

Guassardo Can. D. Antonio - Capriata d'Orba. Guerra Teresa - Mezzana - Bigli. Guerra Angelina - Mezzana - Bigli. lacuzzi D. Carlo - Artegna. Lagomarsino D. Giov. Rett. - Bolzaneto. Landi D. Francesco - Cosaglia. Lazzoni Contessa Domenica - Carrara. Lenna D. Giovanni - Feltrone. Lenzini D. Antonio - Sestola. Leonardi D. Arcangelo Procur. - S. Cataldo. Lingiardi Cav. Luigi - Pavia. Linguitti Can. D. Alfonso - Salerno. Lonardi D. Giustino - Lavagno. Lucarelli D. Venanzio - Rocca d'Ajello. Lupi Catterina - Gogoleto. Lupo Vincenzo - Chieri. Lusardi Margherita - Lugagnano. Mascioni Can. Salvatore - Nuoro. Madricarlo Marianna - Arba. Magrassi D. Antonio - Rocca del Grue. Maggiolo D. Luigi - Lovadina. Magnani D. Alessandro Rett. - Vezzano. Malvezzi Ranuzzi Marchesa Vittoria - Bologna. Manca Celestino - Oristano. Manfredi Can. di S. Ambrogio - Milano. Manfredi D. Angelo - Porto Maurizio. Marcucci D. Filippo - Villamagna. Marengo D. Francesco Can. Teol. Prof. - Torino. Mariani D. Dionisio Rett. - Gova. Maroè D. Candido - Traforeano. Marengo Margherita - Carmagnola. Marinoni Andrea - Groppello Lomellina. Mascioni D. Appol. Parr. - Ferrera di Varese. Masnata Paolo - Polcevera. Masutti Mons. Pietro Vic. For.-Fratta di Sacile. Mauris Sardi Irene - Vinovo. Maurelli Damig. Giuseppina - Savigliano. Mazzucchi D. Cesare Teol. - Torino. Menghi Giovanni - Mezzano. Menechini D. Salvatore - Sommajo. Menardi D. Ambrogio - Entraque. Mera D. Gaetano Parr. - Viggiú. Mercandili D. Francesco - Mercenasco. Meriggi D. Paolo - S. Michele Maggiore. Merisio Rosa - Caravaggio. Messabichi D. Amadio - Livorno. Meucci D. Gio. Batt. - Pocaia. Mignone Maria - Silvano d'Orba. Milanesio D. Dionigi Parr. - Romano Canavese. Milani Augusto - Bagnarola. Milanese Teresa - idem. Milanesi Elisabetta - Caravaggio. Miotti D. Giovanni - Conoglano. Mocenigo-Soranzo Conte Francesco - Roma. Mogliazza D. Luigi - Arena Po. Moigo Angela - Silvano d'Orba. Molinari D. Andrea - Rovereto, Molinari D. Giovanni - Ebbio. Monari Chier. Enrico - Nonantola. Montico D. Gio. Batt. Prodolone S. Vito. Monetto D. Stefano Prev. - Montaldo. Morelli D. Giovanni - Teveno. Morosini Nob. D. Pietro - Pere. Mori P. Costanzo Domenicano - Livorno. Moretti Vincenzo Em. Cardinale - Roma.

Morini Maria - Bozzolo.

Morandi D. Gio. Batt. - Banale. Mujotti D. Domenico - Cividale. Mulpelli D. Giovanni - Talignano. Murialdo Teol. D. Roberto - Torino. Musso D. Gìuseppe - Botto Trivero. Mura Mons. Bonfiglio Vescovo - Oristano. Murella D. Giuseppe Priore - Brugarolo. Natta d'Alfiano Marchesa Anna - Torino. Nembri D. Fedele - Arzago.

Nicolini D. Giov. Ab. Prev. Mitrato - Montechiari. Nicoletti Castellani Maddalena - Thiene. Noris D. Alberto - Palatina. Noia D. Matteo - Mussomeli. Nussi D. Giacomo - Cividale. Oddone Giovanni - Torino. Odisio D. Gio. Batt. - S. Fedele. Odorico Domenica - Bagnarola. Odorico Angela - Bagnarola. Ogna Domenica - Palmanova. Olino D. Carlo - Bedretto. Onestingel D. Ignazio - Ruffré. Onesti Mons. Saverio Giuseppe - Incisa Belbo. Origo D. Romualdo - Vedano al Lambro. Ostacchini D. Francesco - Piacenza. Otta D. Stefano - Vinadio. Paliani D. Giuseppe Can. - Cisterna di Roma. Pagnoni Giuseppe - Martinengo. Pala Francesca - Ales.

Panceri D. Giovanni - Cantù. Pansa Manfredo - Torino.

Paoletti D. Giacomo - S. Maria Felette. Paoletti D. Anastasio - Ancona. Papi Can. Antonio - Fossombrone.

Pasqualetto D. Sebastiano - S. Biagio Collalto. Pastore Gio. Ant. - Valenza. Pavani D. Luigi - Camerino. Pecci Teresa - S. Pier d'Arena. Pedron Rosa - Mezzotedesco. Pennacchio Marianna - Cherasco. Perlati D. Antonio - Milano. Perucca Eugenio Ch. - Ivrea. Peri D. Domenico - Rovegno. Pertoldi D. Pietrantonio - Sclaunicco. Perego Rosa - Arcore.

Pesce D. Michele - Salerno. Piccinini D. Giacomo - S. Cassiano. Pierallini D. Giovanni - Gaglianello. Pini D. Luigi Prev. - Rocca Vai-si. Pincetti Luigia Ved. Aldieni - Pavia. Pioda Francesca - Locarno. Piovano Giovanni - Chieri. Piva D. Luigi - Verona. Plati Giuseppe - Barzio. Poatto - Este.

Pocchetti Suor Annunziata - Cemmo. Pogliotti Paolina - Torino. Pollini D. Gaetano - Lezzeno. Polo D. Gio. Batt. - Lumignacco. Pompa D. Raffaele - Eboli. Ponti D. Paolo - Milano. Pontarolo D. Tommaso - Valstagna. Porta Vittorio Antonio - Genova. Prato Susanna - Albissola.

Prati P. Ambrogio Rett. S. Giuliano - Vicenza.

Prato Giuseppe - Sanfré.

Prestinoni D. Serafino - Milano. Pujatti D. Lorenzo - Rivarotta.

Quadri D. Giuseppe - Roggiano Valtravaglia. Quirino D. Vittore - Rosignano Monf. Rabino Giovanni - Gorrino. Raffaghelli Ch. Innocenzo - Molare. Raffaghelli D. Giuseppe - Molare. Raineri Giuseppe - Sabbio sul Chiese. Ramazzotti D. Leopoldo - Sovigliana. Rampanelli D. Ignazio - Spormaggiore. Re Margherita - Torino. Remorino Elisa - S. Pier d'Arena. Remotti Giuseppe - Pozzolo Formigaro. Renzi Teresa - Mezzanabigli. Repetto Orazia - Gavi. Repetto Cav. Bernardo - Lavagna. Reschini Antonio - Borgo S. Siro. Resini D. Alberto - Lugo. Riaudo Gabriella - Cherasco. Riboldi D. Giovanni - Tradate. Ricca Catterina - Tivezza. Ricci D. Andrea - Calcaria. Ricco D. Sabbato - Canale Serino. Ricci D. Giovanni - Sassello. Ricciardi Costanzo - Moschieres. Ricci Marchesa Rosa - Genova.

Riello D. Angelo Prete della Missione - Savona. Rigamonti Maria - Chiari. Riguto Lucia - Arba.

Righini Mons. Giacomo - Forlimpopoli. Risatti D. Giuseppe - Lenzumo. Roccetto Suora Filomena - Filottrano. Roda Teol. Cav. Giovanni - Torino. Rodella Comm. Eustachio - Torino. Rodella Bettina - Gottolengo. Roggero Rosalia - Asti.

Rolandi Giuseppina - S. Giorgio Lomellina. Romersica Orsola - Torino. Rossi Benedetto - Genova. Rossi Catterina - Genova. Rossetto D. Giuseppe - Vicenza. Rossi D. Angelo - Bedonia. Rossi D. Giovanni - Quinzano. Rossato D. Giuseppe - Volvera. Rossi Piccone Anna - Torino. Rossi Pietro - Caraglio. Rossi D. Francesco Can. - Ascoli Piceno. Rovigati D. Marco - Bornio. Rovere Maddalena - Vicoforte S. Pietro. Rovere Mons. Luigi Dott. in Teol. - Bologna. Sabbato Luisella - Salerno. Saccardo D. Francesco - Motta. Sacramoncin D. Angelo - Villa di Bosco. Saccurini Can. Antonio - Noto. Sacilotto Pietro - Bagnarola. Sacchi D. Pietro - Fiesole. Sain D. Antioco Vic. Pari-. - Gonnos fanadiga. Salotti Teresa - Modena. Salomone D. Andrea - Savona. San Damiano Cont. Paolina n. Southuell- Villanova. Sanmuri D. Domenico - Bagni di Casciana. Sandrini D. Simone - Amblaro Sansoè D. Gabriele - Caravino. Sandonà D. Giovanni Arcip. - Bovolenta.

Sassi Can. Gioachino - Cesena.

Scappini Giacomo - Biella.

Scatulari Colomba - S. Andrea in Casale. Scolari D. Emilio Can. - Novara. Sciolla Severina - Cavour. Sclopis D. Francesco - Giaveno. Semeria D. Giacomo - S. Ginesio. Servivi D. Antonino - Piacenza, Serracchieri D. Pietro - Piovene. Serracchieri D. Gio. Batt. - Castel Spina. Silvestri Luigia - S. Floriano. Soardi di Vigone Cont. Felicita - Torino. Soldera D. Carlo - Farra. Solonia D. Andrea - Rosolini. Somaini D. Felice - Muronico. Sossas D. Giuseppe - Civezzano. Sotta D. Bartolomeo - Malesco. Speck Suor Maria Cristina - Torino. Sperta Giov. di Luigi - Lanzo Torinese. Sprecafico D. Giuseppe Can. - Milano.

Sperati D. Giovanni - S. Maria, della Fontana. Spadari D. Giacomo - Gombito. Staurenghi D. Antonio - Alzate. Stegagno D. Luigi - Dossobuono. Stafella Girolamo - Aldeno. Stella D. Gìo. Batt. - Fontanelle. Strolin D. Ottavio Arcip. - Sandrigo. Suardi Felicita - Torino. Tagliatore D. Giovanni - Torre di Mondovì. Terenzio D. Pietro - Pavia. Tonioli D. Bartolomeo Curato - Vermiglio. Torri D. Francesco - Vaestano. Tossi Carolina n. Soldati - Torino. Traversi D. Pietro Ant. - Breganze. Trisoglio Clara - Lu Monferrato. Trivellini D. Faustino Arcip. - Fiesse. Tulissi D. Gabriele - Orzano. Tunnu Loreta - Ales.

Turotti D. Giovanni Prev. Vic. For. - Chiari. Turchetti D. Tommaso Casa Arcives. - Udine.

Urbanis-Galante Catterina - Buttrio. Valeso Laura - Lu Monferrato. Valmondino D. Giulio - Cereseto.

Vannelli D. Giuseppe - Roma.

Vanzina Stefano - Arona.

Vassallo D. Gio. Batt. - Genova.

Vassonai Maddalena - Champorcher.

Venturini Dott. Antonio - Este.

Veronesi D. Giacomo - Rovereto.

Verzè D. Carlo - Cambrosso.

Viazzi D., Carlo - Ponzone.

Viale Maria - Torrione.

Villa Mons. Maria Domenico Vescovo - Parma.

Villarios Mar. Francesca - Roma.

Vistocco D. Ant. Vie. For. - Solofra e Serino.

Vittone Margherita - Torino.

Volpe Catterina - Agliè.

Zaccarini D. Antonio - Noto.

Zagliani D. Antonio - Noto.

Zamperini D. Giuseppe - Noale.

Zannier D. Gianmaria - Pordenone.

Zanardi D. Pietro - Forlì.

Zanoletti D. Andrea Parr. - Massimo.

Zanoni D. Lorenzo - Illasi.

Zanelli D. Ambrogio - S. Giorgio Piacentino.

Zanelli D. Giuseppe - Tuna.

Zandevigo D. Antonio - Costabizzara. Zamparo Antonia - Bagnarola. Zorzini D. Gio. Batt. - Molisana. Zucchetti D. Bartolomeo - Bagonzolino. Zuliani D. Antonio - Valvasone.

AVVISO DELL'AMMINISTRAZIONE.

Si sono legate in brochure le annate 1879-80 81-82 del periodico contenenti la Storia dell'Oratorio. E un bel volume con apposito frontispizio e si vende a L. 10. Vi sono ancora alcune raccolte del primo quinquennio legate in mezza pelle con indice e frontespizio e si vendono a L. 15 per ogni copia. Si spediscono contro vaglia o lettera raccomandata.

INDULGENZE SPECIALI pei Cooperatori Salesiani.

Per concessione pontificia in data del 9 di maggio 1876 ogni Cooperatore ed ogni Cooperatrice può guadagnare tutte le indulgenze dei Terziarii di S. Francesco di Assisi, tanto plenarie quanto parziali.

Fra le altre può acquistare Indulgenza plenaria una volta al giorno, da applicarsi alle anime del Purgatorio, recitando la terza parte del Rosario di Maria Vergine avanti al SS. Sacramento, e non potendo avanti al divin Sacramento , recitandola innanzi al Crocifisso.

Indulgenza plenaria ogni volta che si accosta alla santa Comunione.

Può altresì lucrare moltissime Indulgenze plenarie nel corso del giorno mediante la recita di sei Pater Ave e Gloria , secondo la mente del Sommo Pontefice. E queste Indulgenze applicabili alle anime purganti, le può acquistare toties quoties, ossia tutte le volte che recita i suddetti Pater, Ave e Gloria in qualunque luogo senza bisogno di Confessione e Comunione purchè sia in grazia di Dio.

Oltre a queste, un' altra Plenaria ne può guadagnare ogni domenica, e nei giorni qui sotto notati, purchè confessato negli otto giorni, e comunicato visiti una qualche chiesa, pregandovi secondo l'intenzione del Sommo Pontefice.

Mese di Marzo.

8. S. Giovanni della Croce.

9. Santa Francesca Romana, vedova. 11. Santa Catterina da Bologna.

18. Tutti i giorni della Settimana Santa dal 18 al 24.

25. Pasqua di Risurrezione.