BS 1880s|1883|Bollettino Salesiano Novembre 1883

ANNO VII. N.11.   EscE una volta al mese.   NOVEMBRE 1833.

BOLLETTINO SALESIANO

SOMMARIO. - E' tempo di operare -- Librettino opportunissimo all' accennato scopo - Fiori e frutti raccolti nella prima Lettera Pastorale dell' Eminentissimo Signor Cardinale ALIMONDA , indirizzata alla sua diletta archidiocesi di Torino - Relazione di una missione data tra gli Indi - Lettera Brasiliana - Premiazione - Preghiera pel felice viaggio dei Missionarii e delle Suore di Maria Ausiliatrice.

È TEMPO DI OPERARE

Il profeta Davide nel Salmo 118 con forte slancio di amore e di zelo si rivolgeva a Dio dicendo: -E' tempo di operare, o Signore : i nemici tuoi hanno rovinata la tua legge : Tempus faciendi, Domine : dissipaverunt legem tuam.

Nei giorni nostri questa istessa aspirazione torna opportunissirna e pur doverosa. I nemici della Chiesa e della religione , i nemici di Dio non quietano, e con una operosità, che ha del satanico, tentano di manomettere, distruggere, dissipare quanto sa di religioso e di morale. Negano le verità da Dio rivelate, calpestano le divine leggi, bestemmiano Gesù Cristo e il suo Vangelo, guerreggiano la Chiesa ed i suoi ministri, fabbricano menzogne e calunnie, inventano, professano e spandono dottrine sovvertitrici e disoneste, pervertono le menti, corrompono i cuori. E a tal vista, quale anìmo generoso potrebbe trattenersi dall' esclamare a Dio colle parole del coronato Profeta : - È tempo di operare , o Signore ; poiché i peccatori hanno rovinata e rovinano la tua legge ? - Oggi più che mai é il caso di parlare al Signore cogli accenti del Filicaia

E fino a quando inulti

Fian, Signore, i tuoi servi? e fino a quando Dei barbarici insulti

Orgogliosa n'andrà l'empia baldanza ?

Sì , o Cooperatori e Cooperatrici , preghiamo che Dio raffreni l' impeto de' suoi nemici ; ma nel tempo stesso ricordiamo che la sola preghiera non basta, o, per meglio dire, ricordiamo che alla preghiera deve andare congiunta anche l' opera nostra. Nell' antica e nella nuova legge Iddio per compiere il bene e per impedire il male si è servito sempre degli uomini a Lui degoti. Per diffondere la religione cristiana sulla terra , per conservarla e per difenderla, sin da principio e poi nel corso dei secoli, Egli volle a suoi cooperatori Sacerdoti e laici, ed oggi ancora degli uni e degli altri invoca l' aiuto allo stesso fine. Quindi ancor Egli per bocca del suo Vicario ci dice : - È tempo di operare, o figli miei : svegliatevi adunque, sorgete e scendete in battaglia. -

Torna qui in acconcio il rammentare le fervide parole, che il nostro supremo Duce, il sapiente ed invitto Pontefice Leone XIII, dirigeva ai Cattolici nella sua Lettera Enciclica, Etsi nos, del 15 febbraio dello scorso anno : Quanti amano la cattolica religione, intendano omai che è tempo di tentare qualche cosa, e di non abbandonarsi per niun modo alla indifferenza, ed alla inerzia, essendo che niuno tanto presto rimanga oppresso, quanto chi si abbandona ad una stolta sicurezza.

Dunque domandiamo pure a Dio che ci venga in aiuto, ma non trascuriamo di fare dal canto nostro quello, che la ragione e la religione c'impongono, per essere alla nostra volta suoi Coadiutori , Dei adiutores. Quando i diritti del padre o della madre sono violati, tocca pure ai figliuoli il vendicarli; quando è assalita la famiglia, ogni membro deve farsene difensore.

A quest' uopo intendiamo di raccogliere l' attenzione ed eccitare lo zelo dei nostri Cooperatori ad un punto solo, che ci pare di alta importanza. I nemici oggidì menano rovina nella eredità del Signore soprattutto per mezzo della cattiva stampa, per mezzo di libri e giornali empii e sovvertitori cercati e letti da molti. Chi pratica il mondo, ben sa quanto diciamo il vero. Tutti vogliono leggere, e in tanta colluvie di libercolacci i più leggono il male ed assorbono il veleno. Sembrano questi i tempi predetti dall'apostolo Paolo nella sua seconda lettera a Timoteo: - Verrà tempo, egli scrive , che non potranno più patire la sana dottrina, ma secondo le proprie passioni, per prurito di udire, moltiplicheranno a se stessi i maestri; e si ritireranno dall'ascoltare la verità e si volgeranno alle favole. -

Or bene noi diciamo ai nostri Cooperatori : Siamo alla fine dell' anno : molti tra di voi e tra i conoscenti o rinnovano o prendono l'associazione a giornali o ad al. tre periodiche pubblicazioni: perciò è tempo di operare; è tempo di opporvi con tutto zelo alla malvagia stampa ; è tempo di reprimerla con tutte le vostre forze e con tutte le industrie del vostro ingegno. Sì , reprimetela col sostenere e promuovere la diffusione della stampa buona, coll'associarvi e col persuadere altri di associarsi a giornali e a pubblicazioni di sani principii religiosi e morali ; reprimetela collo spargere libri e periodici buoni , coll' imprestarli o regalarli e col farli correre di mano in mano, di famiglia in famiglia ; reprimetela col disdire le associazioni ai fogli cattivi od anche solo sospetti in fatto di religione e del buon costume ; reprimetela col non mai gettare neppure un soldo nelle mani di coloro, che scrivono, stampano o vendono fogli perversi ; reprimetela collo svelare le magagne della stampa cattiva , col segnalare i guasti e i pervertimenti da essa prodotti in tanti infelici lettori ; reprimetela - coll'indurre e parenti e conoscenti ed amici a non ricorrere mai alla stampa malvagia nè per attingere notizie , nè per promuovere i proprii temporali interessi ; reprimetela col bruciare , col distruggere giornali , periodici , libri di mala fama , che per avventura vi cadessero tra mano, affinchè, dopo di aver forse già pervertito qualche anima incauta, non ne pervertano più altre nè in casa vostra nè in casa altrui.

Nello scorso ottobre, in occasione del VI Congresso cattolico italiano tenuto in Napoli, fu fatto udire questo nobile grido : Guerra alla stampa cattiva; e noi ripetiamo con pari èmpito : Guerra su tutta la linea da un capo all'altro dell'Italia, guerra ai libri, ai giornali, ai periodici contrarii alla religione cattolica ed alla sua morale.

LIBRETTINO OPPORTUNISSIMO all' accennato scopo.

Nel mese scorso abbiamo pubblicato un librettino di 32 pagine intitolato: I mentitori antichi e i mentitori moderni, con analoga appendice.

Il libretto fu trovato molto opportuno per premunire i Cattolici contro le bugie e le calunnie dei giornali cattivi e per allontanarli dai mede simi. Sappiamo che parecchie persone, dopo averlo letto , disdissero tosto l' associazione a diarii e periodici corrompitori, che da molti anni infestavano le loro case.

Il libretto fu trovato utile eziandio per l'elenco, che contiene di ben 140 giornali e periodici buoni, ai quali il lettore può ricorrere con tranquillità di coscienza e con profitto proprio e dei suoi cari.

È pure di facile diffusione, per la modicità del prezzo : 5 centesimi alla copia , e L. 3 per ogni 100. Cosi che a giudizio di tutti sarebbe difficile trovare una consimile operetta a si poco costo.

Per la qual cosa noi facciamo qui umile ma calda preghiera ai Cooperatori Salesiani, perchè ci vogliano porgere la mano nello spargere il più largamente che sia possibile il libretto in discorso ; ci raccomandiamo soprattutto ai signori Parrochi, ai Direttori e Maestri, ai Presidenti ed agli Assistenti, delle Società degli Operai e della Gioventù cattolica , a quanti insomma amano il benessere della Religione e della civile società , e desiderano di concorrere ad operare del bene ed impedire del male in questi infelicissimi tempi. Si provvedano adunque copie del mentovato librettino , e poi le diffondàno in quante famiglie viene loro concesso specialmente nelle città. Siamo d'avviso che, tra gli altri grandi beni, questo pure si potrà ottenere, di togliere cioè nel prossimo anno molte associazioni a periodici empii ed immorali, rivolgendole alle pubblicazioni cattoliche e sane.

Il tempo più propizio per la detta diffusione è il corrente mese di novembre e il prossimo di dicembre. Mettiamoci pertanto all' opera, e il buon Dio ci sarà largo dei suoi aiuti e delle sue consolazioni.

Rivolgersi al Direttore della Libreria Salesiana Valdocco- Torino

FIORI E FRUTTI

raccolti nella prima lettera Pastorale dell'Eminentissimo signor Cardinale ALIMONDA, indirizzata alla sua diletta archidiocesi di Torino.

La città e l'archidiocesi di Torino sono in dolce aspettazione dell'arrivo dell'eminentissimo signor Cardinale Gaetano Alimonda a prendere possesso della sua sede, e gli stanno preparando accoglienze splendide e cordiali. Il suo solenne ingresso in Torino è fissato pel giorno 18 del mese corrente; e vi è tutto a sperare che la festa riuscirà degna di chi la prepara e di chi la riceve. Intanto l' eminentissimo Cardinale Arcivescovo tenendo l'uso santo, come egli si esprime , di far precedere la voce del pastore alla comparsa che egli farà nel gregge affidatogli, colla data da Roma del 7 dello scorso ottobre, inviava la sua prima Lettera Pastorale al venerabile Clero e dilettissimo Popolo della sua archidiocesi. La Pastorale porta per titolo : Spettacolo divino la Chiesa cattolica, e comprende ben 60 pagine.

In essa il dotto e zelantissimo Pastore , dopo un magnifico esordio, espone le parole dell'apostolo Paolo ai cristiani di Corinto : - Siam fatti spettacolo al mondo, agli Angeli ed agli uomini Spectaculum facti sumus mundo, et Angelis, et hominibus. Svolgendo da pari suo queste apostoliche parole, il Cardinale Arcivescovo mostra innanzi tutto in che consista il pratico e spirituale andamento della Chiesa per l'intelligente governo delle anime; appresso svela come a tale andamento egli si proponga di attenersi nel suo pastorale officio, conforme ai bisogni dei nostri tempi. « Tale, egli scrive, la prima lettera di saluto e di ammaestramento alla mia diletta archidiocesi torinese: dice e suona spettacolo; spettacolo al mondo, agli Angeli, agli uomini. »

Questa Pastorale può con tutta ragione paragonarsi ad un giardino leggiadro e ricco di bellissimi fiori e di soavissimi frutti , onde sarebbe nostro vivo desiderio di riprodurla qui per intiero. La ristrettezza del periodico ciò non permettendoci, giudichiamo pregio dell'opera fregiare queste colonne almeno di alcuni brani della medesima, ad edificazione ed ammaestramento dei Cooperatori e delle Cooperatrici.

Per fissare le idee daremo un titolo speciale ad ogni squarcio, che andiamo adducendo.

PARTE PRIMA.

LA CHIESA FaTTa SPETTACOLO AL MONDO

Che cosa si debba intendere per mondo.

« Che cosa in fatto è il mondo corrotto per noi seguaci di Gesù Cristo?

» Più che semplice convivenza di peccatori e di tralignati, è una lega di nemici, che ci tormentano e mirano a sopraffarci : pìù che invito di adesione, è disfida. Il mondo a noi suona guerra.

» Copiosissime a tal uopo sono le dichiarazioni evangeliche. Cristo dice agli apostoli che e' del mondo non sono : De mundo non estis: dice che perciò il mondo gli abborre : Mundus vos odit (S. Giovanni, cap. XV, v. 18, 19.). Dice che eglino piangeranno ed il mondo godrà: Flebitis vos, mundus autem gaudebit (Lo stesso, cap. XVI, v. 20). E promulga ed avvisa che patiranno contumelia per il suo nome, che soffriranno le verghe, le persecuzioni e gli orribili trattamenti dal mondo, il che si ripete in più luoghi dagli evangelisti. E come il programma che spiega le due scuole , quella degli increduli e quella dei credenti : è il grande emblema, sotto a cui cammina l'età moderna. »

Vittoria della Chiesa contro del mondo.

« Divise le parti, messi di là i drappelli degli uni e di qua i drappelli degli altri, se ne ha che la vita umana vien ordinata a battaglia. Il mondo guerreggia i figli di Dio.

» Ebbene oggi, come in antico, noi cristiani siamo al mondo di solenne spettacolo, perché non ostante la disperata lotta con ehe ci assale, è forzato a persuadersi che di lieto successo non più i gloriarsi. Noi restiamo invincibili.

» Quella per fermo e vittoria, quando tu, pugnando con l'emulo e col nemico , gli strappi di mano la bandiera, lo soverehi e il costringi di venire a patti. Il vinto chiede umilmente al vìncitore la pace.

» Se é così, scorgete voi accadere di presente il doloroso fatto ? Fratelli e figliuoli dilettissimi, la vostra madre , che è la Chiesa cattolica , si riman forse soverchiata nella lotta? Ma chi le strappa di mano la bandiera? chi la costringe di venire a patti

» Forse i molli, i disnerbati, i fracidi uomini, cui é imperatrice la carne e fantesca l'anima? Di costoro è uno sciame , una folla che l' aere del mondò appuzza, sta vero: ma se il mondo se ne contamina, le mistiche tende della Chiesa se ne serbano immacolate. Ivi non fiatore , ma olezzo. Ivi la grande moltitudine di anime della corruzione della terra schivo, ivi se apre le famiglie degli ubbidienti evangelici, ivi sparsi nel popolo i verecondi celibi, gli osservatori dei matrimoni casti, i personali tipi onesti, specchi del bel costume. Ivi, nella Chiesa, praticato sempre il digiuno , amata la penitenza, adempiute le parti della disciplina ; non disdette mai, sì levate in onore con lo stuolo dei santi le onorabili austerità della croce. No, la Chiesa cattolica, nella lotta che sostiene coi depravati, non perde le sue palme, non vede sfondare le sue corone, non macchia la sua veste d'intemerata sposa di Gesù Cristo.

» Chi le strappa di mano la bandiera? chi la costringe di venire a patti?

» Forse i liberi pensatori , onde si riempie e freme il presente secolo? E l'altro lato variante e reciso dell' accampamento avverso. Ma se la sbrigliata carne contro alla Chiesa non può , non regge a combatterla e menarle onta lo spirito umano riottoso, scatenato da tutte le positive' leggi e ridicolosamente superbo   

» Chi le strappa di pugno la bandiera, chi l'obbliga di calare a patti ?

» Forse i trasformatori politici , i legislatori non cristiani? Vivono costoro di negazioni e d'innovazioni: negano cioé tutto il passato e col passato la Chiesa, e vogliono promulgare una legislazione nuova, ove la Chiesa non tenga posto o si strisci al suolo. Benissimo : ma la Chiesa cade forse in isfacelo sotto ai fendenti del loro braccio ? Vedo il polverio che si alza tra i popoli ; è il polverio della distruzione : ma questa dove è? Che cosa cade distrutto? Cadono le une appresso le altre distrutte le leggi civili, distrutte le costituzioni politiche, distrutti anche i troni; e le repubbliche che si levano a surrogarli, non istanno ferme : sono assaltate , sono percosse , oscillano , tremano e muoiono. L'unica istituzione, che non trabalzi, è la Chiesa cattolica. Ella si rimane intatta con la sua gerarchia, co' suoi statuti , co' suoi precetti , co' suoi sagramenti , co' suoi riti , col suo popolo ; intatta nel corpo reale e mistico del Dio redentore. Tutti i tristi la investono con furore, e nessuno dei tristi può rapirle un dogma o farle variare il tenore delle sue leggi....

« La lotta pertanto dispietatamente arde; il mondo che, a sentenza dell'evangelo, è l' accolta e l'esercito dei nemici di Cristo e della sua Chiesa, questi versa fuori a torrenti mandandoli a procurar la nostra sconfitta. Indarno; ché la sconfitta degli eletti non è che succeda. Noi restiamo al nostro posto, noi ci sentiamo insuperabili : la Chiesa è combattuta, ma non vinta ; percossa, non atterrata. Non chiede la pace: non la chiede ai disnerbati, non ai liberi pensatori, non agli innovatori politici, non ai socialisti né ai comunisti. Tutt'altro!! Che cosa invece fa la Chiesa? Che facciamo noi? Stiamo offrendo al mondo il grandioso spettacolo, di che é Scritto in San Paolo : il mondo ci assalta presumendo di spegnerci; ma stupisce forte, tirato a conoscere che il suo furore non approda : Spectaculum fatti sumus mundo. »

Diversità delle armi delle due parti.

« E la grandezza dello spettacolo al mondo cresce tuttavia, ove egli ponderi la diversità delle armi che è diversa dalle due parti.

» Fu sempre dei nemici della Chiesa ricorrere alla forza per soggiogarla. La storia degli eretici, sostenuti dalle podestà terrene e fatti spesso belligeranti, il dimostra. Altrettanto di presente avviene. Gli uomini avversi, che ci guerreggiano nella fede, si contentano forse di stare al solo pensiero? si contentano della parola? No': mettono a commovimento spiriti e corpi , suscitano le finzioni e traggono con la brutal violenza a ferirci. L'odio si arma, la menzogna trova compagni, il prurito della vendetta grida sangue , l' orgoglio calpesta. Osservate i liberi pensatori. Matti dell'idealità trascendente e pura, sembrerebbero i più lontani dallo scendere nei bassi fondi della forza fisica. Eppure, se si tratta di prorompere contro al Cristo del cattolicismo, si mettono il fucile ad armacollo e si rendono in campo soldati. E come sanno vibrare lo stocco! Libero pensiero e material forza si ammogliano. E badate bene ai fatti dei comunisti. Il randello livellatore, prima che sul palazzo dei signori , lo stendono furibondi su le celle delle monache, su i tetti dei frati , su i templi ed i presbiterii. Dica, se può , il mondo che noi mentiamo. Ma al rumore che io sento su per la terra , mi volgo a guardare e scorgo la flagellata. E la Chiesa.

» Di rincontro, la Chiesa quali armi adopera o come nel conflitto fronteggia il mondo ? Non trae alle percosse , ma para i colpi. Perché non ha l'odio nel cuore, nè il prurito della vendetta, né il livore, né la superbia, ella non si arma : difendendosi, esercita la potenza dello spirito. Ovvero le sue armi sono la compassione , l' indulgenza, la mitezza e l'amore. Da buona pezza tragittarono i secoli delle religiose difese armate, quando la società civile, di cui il Papa teneva la tutela, ve l'obbligava : ora che altri la società menano a lor talento, la Chiesa ha detto: Alla, difesa pubblica pensateci voi Io difendo me stessa nella pacifica carità. Così può da tutti ricevere ingiuria, ed ella non ferisce nessuno. E così, miracolosamente retta, adempie le vittorie della fede.

» Ne avete la prova mirando allo stuolo de' suoi combattenti. Quali sono i soldati della Chiesa? Verginelle cui si strappa a lor gran duolo il sacro velo, coniugati che osservano con orrore predicato il divorzio e fattone legge, Vescovi che pei diritti dei sacri canoni si lasciano incarcerare , uomini onesti che soccombono intrepidi alle calunnie della stampa, professori che perdono la cattedra per insegnare la verità. E come un esercito d' infermieri e d'imbelli : certo è un esercito disarmato... La Chiesa cattolica vinse sempre di tal forma ; così vince nei nostri giorni. La Chiesa, viva immagine del Redentore, domina i secoli in su la croce.

» Vogliasi o no, il mondo cieco è stretto ad una seria interrogazione : La Chiesa, assalita dalla forza e destituitane essa, con qual arte provvede alle sue sorti e tenacemente resiste? La lotta universalmente si fa ad armi pari : spada contro a spada, esercito contro ad esercito. Ma qui stanno i deboli contro ai forti, i piccoli contro ai grandi da una banda effusioni di amore , proteste e lamenti ; dall'altra i decreti imperiosi della violenza. E non pertanto i deboli coi lor lamenti e le lor proteste s' impongono ai forti. Come ciò accade? Perchè di mano alla Chiesa è impossibile di strappar la bandiera? Perchè la non viene a patti mai, nè domanda la pace ? Non basta il mondo a comprendere che nella Chiesa è Dio. Il mondo quindi strabilia e non si raccapezza, o piuttosto china la fronte umiliato al fine dalla grandezza cattolica Spectaculum facti sumus mundo...»

Come comportarsi in faccia al mondo.

« Tengo fermo che noi, come i cristiani all'età di san Paolo, dobbiamo essere al mondo di spettacolo; e se io debbo qual pastore governarvi nella fede, mio dovere è d'inculcarvi quella dottrina e segnarvi quella moral condotta, che della vostra posizione cospicua vi renda degni.

» Udite pertanto e me io vi parlì del mondo, fratelli e figliuoli dilettissimi.

» Il mondo (non posso io mutar le cose, ne i vocaboli) è il gran nemico di Gesù Cristo. Temperi anche di suono il suo linguaggio, pigli altra veste, assuma attitudine diversa; questo non fa la forma cangia e lo spirito resta. Il mondo, in riguardo a Cristo ed alla sua Chiesa, avrà sempre il cinismo di Erode, l'orgoglio di Tiberio, l'ipocrisia di Giuliano, il livore di un re iconoclasta, la rabbia incredula del Voltaire. Nel maligno è posto, e starà sino all'ultimo nel maligno.

» Adunque in tutto che sarò per imprendere e che farò, ne' miei scritti, nelle mie esortazioni , ne' miei consigli, ne' miei atti privati e pubblici, in tutte le parti insomma dell'episcopato, avrò cura di raccomandarvi non voler piegare l'animo alle suggestioni del secolo : Nolite conformari huic saeculo(San Paolo, ai Romani, cap. XII, v. 2). Mi sarà dolcissimo di potervi ripetere Voi non siete del mondo : De mundo non estis. No, voi non siete impegolati nelle turpezze della terra, non andate gravati delle sue tristizie, non vi fate portatori delle sue tirannidi, non giurate nel nome dei figliuoli degli uomini : De mundo non estis....

» Di un altro insegnamento vorrò abbondare con voi.

» Dacchè non siete del mondo , ma di Gesù Cristo , e per questo il mondo deve professarvi odio ; quia de mondo non estis, sed ego elevi vos de mundo ; propterea odit vos mundus (San Giovanni, cap. XV, v. 19); uffizio e compito mio sarà di farvi apprezzare il valore delle cose ed infondervi religioso ardire. E perché in effetto temereste l'odio del mondo ? Non udiste da me rammentarvi gli allori colti dalla Chiesa sul campo della persecuzione? Per contrario miraste forse gli avversi svellerle di mano la bandiera? E se la bandiera della vostra madre gloriosamente e perennemente sventola all'aura di tutti i secoli , voi , tenendovi stretti a lei , non correrete sempre a guerreggiare ed a vincere sotto alla sua benefica ombra ? A voi, sinceri cattolici, chi potrà rapire e convolger nel fango la bandiera della pietà ? chi la bandiera dei sacramenti ? chi la bandiera del catechismo cristiano? chi la bandiera del vostro carattere e del vostro onore ? Crescessero pur gli sdegni del mondo , crescesse la tempesta; di che sgomentarvi? Dovrò io levarmi a rimprovero?...

» Mi mette così poca paura il mondo , che traggo fiducioso ad un ammaestramento ultimo.

» Avete inteso che la lotta tra il mondo e la Chiesa si adempie di un tenore insolito: ad armi pari non va. Il mondo si precinge della material forza, e la Chiesa si tiene dentro alla cerchia morale. E ponderaste, io spero, che dove i figliuoli degli uomini ci si versano contro con lor passioni rabbiose, crudeli e malefiche, i cattolici si appoggiano all'elemento della virtù, combattono non per odio , ma per amore. Di far questo vi raccomando: i vostri nemici, in quella che gli affrontate e ne sostenete le punte, amateli.

» Se non che il presente ammonimento, più che ai discepoli, tocca al maestro ; più che ai figliuoli, al padre. Sta utile che qui vi dica ciò che io eleggo d'insegnar con l'esempio.

» Io credetti sempre che i nemici nostri meritassero compassione. Certo, come avversari aperti ed oltraggiatori della Chiesa, sono colpevoli : chi lo nega? i più di loro sono profondamente colpevoli. Guerreggiano la verità e strozzano l'amore. Ma non sono più forse infelici? Infelici, chè chiudono l'intelletto alle soavi irradiazioni di Gesù, si negano alle sue grazie elette e il cuore pascono di rancore, di fastidio e dispetto: infelici , chè, scrollati nella fede divina, difettano agevolmente di bel portamento e si empiono di magagne, onde fra stolte risa e di sovente fra stolti trionfi, che sono altrettante sconfitte della coscienza, miserabilmente passano : infelicissimi, a cui il bene della vita eterna non concederà Iddio. Ah se noi ci addoloriamo ai poverelli, ai saettati dal morbo , agli uomini coperti di piaghe nel proprio corpo, perché non piangeremo a questi infermi , a questi piagati dell' anima? Ma essi infermano di loro volontà , e nella cattiveria loro ci scherniscono, ci disprezzano e ci molestano! odiano Cristo, il medico delle coscienze ; detestano la Chiesa, la madre dei poveri e degli orfanelli. Ebbene , non si rendono per ciò appunto più miserabili ? più degni della nostra pietà? Qual ci ha infortunio maggiore che non conoscere la madre e il medico, e ruinarsi dell'anima perché si vuol la propria ruina? Io non so di sventurati uguali...»

PARTE SECONDA.

LA CHIESA FATTA SPETTACOLO AGLI ANGELI.

ministero degli Angeli a pro degli uomini.

« Per non consultare la Bibbia che é piena di ministeri angelici, apriamo il Vangelo. Il viaggio che gli angeli tengono dal paradiso alla volta del mondo vi si scorge così accertato, come è benefico, santo e bello. Un angelo predice a Zaccaria la nascita di Giovanni; un angelo annunzia a Maria, la verginella di Nazaret, la incarnazione del Verbo; gli angeli alla comparsa del Salvatore cantano sopra all'antro di Betlemme; un angelo avvisa Giuseppe di salvare il divino Fanciullo in Egitto; un angelo consola Gesù nell'orto di Getsemani ; gli angeli della pace piangono intorno alla croce del Calvario ; un angelo libera Pietro dalla prigione di Gerusalemme...

» Vi hanno dunque gli angeli col lor ministero or pietoso e or terribile, conforme sempre ai voleri eterni, al quale vennero eletti per esercitarlo tra gli uomini. Ora, se io veggo punto bene , a cotesti angeli, che ci camminano tanto accosto, noi possiam con san Paolo affermare di porgerci a spettacolo.

» Di qual maniera? Ve lo dimostro.

» Gli angeli , nunzi tra gli uomini e ministri della Provvidenza, rappresentanti della società celeste e religiosa, sono i genii tutelari della Chiesa la guardano nei pericoli, la incoronano nella prosperità. Adempiendo questo, eglino nella nuova legge assistono efficacemente e gioiscono al lavoro dell'edificazione cristiana. Ebbene , noi riusciamo agli angeli di spettacolo, perché l'edificazione cristiana, anche nel secol nostro, noi mostriamo di operarla viva , bellissima e fertile di liete speranze, come ella si operava a principio: Spectaculum fatti sumus angelis.

Ai dì nostri non mancano gli Apostoli.

« Non ci gloriamo di noi, ma della divina misericordia che ci ravvalora alle opere buone. A lode di lei istituiamo un confronto magnifico.

» Nel cominciare dell'éra nuova gli umili servi di Gesù, usciti dal Cenacolo, si davano ad annunziarlo portando alto la croce, il simbolo dell'umano riscatto : correano per l'universa terra evangelisti, battezzatori, apostoli.

» Anche noi, uomini del secolo xix, celebriamo ad ogni anno la Pentecoste, invochiamo il divino Spirito che ci visiti e c'infervori. Possiam dire che lo Spirito Santo ripete nella Chiesa gli antichi prodigi. Ecco che i sacerdoti cattolici si spargono per il mondo, insegnano la vita eterna agli inciviliti, dichiarano la Buona Novella ai barbari, dando spiegato il Vangelo in tutte le sue parti ed in tutte le lingue. Mai forse tanta predicazione evangelica non venne intesa, mai tanti pulpiti risonanti, mai tante zone di terra non andarono echeggianti al Verbo di Dio. L'apostolato nella Chiesa si continua fiorentissimo; e se dalle

classi alte della cittadinanza, fatte troppo dilicate per educazione, accasciate dalla mollezza, gli apostoli sminuiscono, vengono a surrogarli i montanari, gli abitatori del bosco, i figli della povera plebe, sicché l'età dei pescatori si rinnova e più squillante su le lor labbra la tromba evangelica manda i suoi concenti lontano : In omnem terram exivit sonus eorum (S. Paolo, ai Romani, cap. X. v. 18 ).

Ai dì nostri sono pure amati Gesù e Maria.

« I primi tempi del cristianesimo si svolgeano accesi di beati ardori. Quanto era amato Gesù Cristo ! Quanto amata la Santa Vergine !

Noi protestiamo che i cattolici dei dì nostri amano di non men caldo amore Gesù Cristo ed amano di non men caldo amore Maria. Passarono diciannove secoli, dacché questi due venerandi nomi si udirono a felicità del mondo : ma il credente odierno, benché capitato nelle età tanto tardi, al suono di questi nomi sublima lo spirito, letifica il cuore e si afforza di ineffabile vigoria. Uno il padre, l'altra la madre sua : Gesù, l'immacolato agnello; e Maria, la colomba innamorata! non può egli al desiderio amoroso mettere il freno. Li vuole supplicati, riveriti, benedetti, li vuole decorati di splendido culto. Ed il culto di Gesù e di Maria non fu mai così sontuoso , come nella nostra età: cielo, terra, ingegno, fantasia, arte , industria, inni, preghiere e lacrime vi concorrono a gara per farlo stupendo. Voi, angeli, che scioglieste festivi cantici su la capanna di Gesù fanciullo, i festivi cantici ad onore di Gesù sciogliete in mezzo a noi, scioglieteli non più su le capanne e su i presepi, ma sì in cima dei nostri santuari, delle nostre metropolitane e delle nostre basiliche, miracoli di arte e di pietà. »

Ai dì nostri abbiamo pure e martiri e vergini.

« Corona augusta di Gesù e di Maria era negli antichi tempi lo stuolo dei santi , erano i giovani eroi della fede. E due ragioni di santi in quel drappello spiccavano, tanto diletti al cielo e alla terra : i martiri e i vergini.

» I martiri non gli abbiamo ancor noi? non abbiamo i martiri incruenti, i martiri dello spirito? Voi non sentite trascinare catene, non mirate sparsione di sangue : ma le calunnie, i lazzi , le contumelie, le maledizioni che trafiggono l'anima ai migliori servi del Signore e che essi in pace si portano, non creano l'atrocità del martirio? E, non abbiamo i vergini? Se i claustri sacri si abbattono, se i vecchi cenobiti si disperdono, non è forse nella Chiesa una germogliazione di elette giovani e di donzellette, che si votano della verginità a Cristo, e a lui servono, servendo ai bisognosi fratelli negli asili infantili, nelle scuole del Comune, nelle carceri e negli spedali ? Se i claustri sacri si abbattono, se i vecchi cenobiti si disperdono, queste giovani e queste donzellette che li suppliscono, non le osserviamo con meraviglia frammescolarsi a tutti gli ordini della cittadinanza, trasferirsi di paese in paese, correre su le vie di ferro, su i battelli a vapore e far coi popoli una sola famiglia operosa e viva? La verginità di Cristo si dilata e diventa imperante!... »

Non mutò la Sede del Papa.

« Ancora nei principii del cristianesimo si vedeva cosa mirabile. Pietro, il principe degli apostoli, il Vicario del Dio salvatore, cercava nelle sue pellegrinazioni il designato luogo per fissarvi la cattedra della suprema autorità. E splendidamente trovavalo : lasciata Antiochia , trasferivasi a pigliare stanza in Roma.

» Oh, angeli benedetti, che accompagnaste san Pietro sul Tevere, e di superni lumi e di valido presidio lo sovveniste per quivi collocare il Seggio apostolico, ditemi : ove di presente siete chiamali ad assistere al Vicario di Cristo, al Papa? Voi al Successor di Pietro assistete presentemente in Roma, come in Roma avete assistito a Pietro nei dì solenni del cominciamento. Da Pietro a Leone XIII è un corso di quasi due millesimi ; in questo corso immenso si affogò il mondo vecchio, nacque il nuovo: lingue, costumi, istituzioni, governi e popoli tramutarono : non mutò punto il Papato, non mutò il territorio alla Sede del Papa. E non muta nei giorni nostri , quando sinistre nubi paiono oscurare il cielo, quando la commozione delle genti cresce, e l'elettrico e il vapore fanno correre i pensieri e i corpi umanì su le ali della folgore. Tutto scambia e corre , ma il Papato sta. Due sole cose restano sempre in piedi il Calvarìo con la croce e il Vaticano col Papa. Roma è per il Papa, come il Papa è capo della Chiesa santa, a cui tanto si addice la proprietà di universale, quanto il carattere di romana

» Il nostro lavoro procedette bene. Ai primì tempi raffrontammo il presente stato del cristianesimo, e ce ne viene conclusione allegrissima. Se gli angeli assistono e godono all'opera dell'edificazione cristiana, se in questa meravigliano alla virtù dei credenti e alla felicità . della Chiesa perché mai, ora come a principio, non dovrebbero stupire ai rinnovati miracoli del Vangelo, al zelo sempre acceso in petto dei fedeli e ai perenni trionfi del cattolicismo? Stupivano all'età di san Paolo : non stupiranno anche adesso? Noi forse anche adesso non contentiamo il cuore di questi benigni angeli, non secondiamo le inspirazioni loro, non poniamo a frutto la grazia che dal lor ministero ci si comparte? Lode alla verità ! Benedizione a Dio ! Spectaculum facti sumus angelis!... »

Modi onde procurare spettacolo agli angeli.

« Mandato innanzi questo ragionamento, facciamoci a noi.

» Ciò che piace a Dio, ciò che manda al cielo come un profumo di soavità e di virtù, è il travagliarsi degli eletti intorno all' edificazione cristiana. Vedemmo che gli angeli, posti ad assistere la Chiesa e a tenerne la protezione, di qui traggono la loro gioia più inebriante. E dunque da studiare i modi , con che il regno della cristiana edificazione da noi attende il suo svolgimento incessante ed il maggior fiorimento. Vi dirò come in questo mi proponga di condurmi io ; e voi prego che della vostra corrispondenza amorosa non mi defraudiate. Dalla vasta archidiocesi torinese il giocondo spettacolo agli angeli si continuerà nel giro dei tempi.

Calcare le orme dei santi Patroni.

« Innanzi tratto, venuto io Pastore in mezzo a voi, mi occuperò con profonda venerazione di calcare le orme che costì impressero i piedi dei santi: bacierò la vostra terra da me tenuta in conto di sacra, perché spruzzata dal sangue dei martiri Solutore, Avventore ed Ottavio : ascendendo la cattedra episcopale, vedrò di uniformarmi agli atti dei grandi personaggi apostolici che la tennero e l'adornarono. San Massimo, stella brillante del cristianesimo in tempi bui e calamitosi, sostegno della Chiesa, padre e dottore dei fedeli, mi aprirà innanzi i suoi volumi sapienti, perché ne erudisca l'intelletto ed il cuore; mi racconterà le sue opere magnanime, perché io me ne infiammi. E gli altri santi presuli Vittore Ursicino , Rustìco con la magna schiera dei lor confratelli mi diranno come su l'alma sede di Torino amasi Dio, come si amano gli uomini. Oh sotto ai raggi dei celestiali duci, io, benchè tanto meschinello, non dovrò essere trasformato in qualche cosa di luminoso? Oh cotesti raggi, ripetendoci le lingue di fiamma ardente cadute nel cenacolo di Gerusalemme, non ci daranno come una Pentecoste novella? Ed io, immagine lontanissima di Pietro . mi affaticherò di addrappellare gli apostoli , di aver con essi un cuor solo ed un'anima sola, per uscire con tutti i miei fratelli alla predicazione dell'Evangelo. Sì, farò del mio meglio per santificare il clero, per mandarlo istrutto della divina sapienza, istrutto anche delle discipline umane, affinché cielo e terra, per mezzo del sacerdozio, volgano in lieta armonia; e ciascun uomo al pari del prete, interrogato della sua missione terrena, possa esclamare : Glorifico Dio.... »

Caldeggiare l' adorazione di Gesù Cristo.

« Fondamento di tutta la religione santa, come suona il nome stesso della cosa , è il nostro Signor Gesù Cristo : Fundamentum aliud nemo potest ponere, praeter id quod positum est, quod est Christus Iesus (S. Paolo, III ai Corinti, cap. III, v. 11). Caldeggerò pertanto l'adorazione di Gesù Cristo. E come mi saria concesso di non far questo nella vostra città, che per ispeciale onore si appella dal Sacramento? Se per tutta la terra è un dovere della fede e un dolce bisogno del cuore di riverire, amare e cantare il divino Gesù, gli avvenimenti storici, i miracoli celesti onde Torino s'illustra, non ti stringono con più di soave pressa a costì ringraziarlo e magnificarlo.... ? »

Fare ricorso alla Vergine Madre,

Perché accetto io divenga, farò ricorso alla Vergine Madre. Non è ella certo il fondamento, ma sì la porta, la colonna e il fastigio del cristianesimo; per lei si entra, per lei si va e si pigliano le ali e si vola nei sentieri luminosi tanto addentro, che l'uomo si trova raccolto ai piedi del Crocifisso. E il Crocifisso, veggendo il misero pellegrino colà portato da chi tanto ama , come potrebbe respingerlo? Lo accoglie, lo tiene per uno della sua famiglia. Gesù, Maria ed anima divota sono tre cuori che vibrano insieme. Gioia e convivenza di paradiso ! Il mio partito dunque è preso: della Vergine mi farò scudo ed ala per andare a Cristo.

» E quanto più mi crescerà la fiducia in Torino, ove la città intera , quasi tenera figliuola supplicante, s'inginocchia al santuario della Consolata ! O celeste Madre, consolami ! Dico a te la prima che ho troppo gravi cose da deporre ai piedi di Gesù : tu rendimi non indegno di essere ricevuto. Affinché Gesù mi riceva, dammi anima candida dell'innocenza, come è il biancor de' tuoi gigli...»

Tener conto dei martiri e delle vergini, ossia degli afflitti e dei religiosi.

« Certamente voi, cristiani , che vi mangiate il pane del dolore, che soffrite per la causa della giustizia; voi, anime dei tapinelli, battezzate dalle vostre lacrime, e come vermi calpeste in su le strade del mondo, sarete i miei prediletti. Cristo si delizia dei martiri, i martiri ama e sorregge Maria: vi rialzerò dalla strada, vi condurrò, come dalle madri si conducono i fanciullini ; e sotto al verginal manto della Madonna, nel cuore benedetto di Gesù, procurerò che troviate schermo, riposo e premio. La corona di spine, che ha su la fronte il Crocifisso, si muterà in dolcezza nel vostro cuore; le spine di Gesù fioriranno il vostro serto beato.

» Porrò tra i momenti più felici della mia vita quelle ore, quei giorni, in che potrò avvicinarvi e conversare con voi, o religiose vergini. Dal tumulto del secolo vi toglieste, vi ritiraste alla diletta cella per mattinare lo Sposo, per, di qui levarvi più infiammate di Dio, più ripurgate e caste ad aita della travagliata umanità. Deh non sarà pure una beatitudine al troppo affaccendato Vescovo cansare un poco il fracasso e il turbinio del mondo, entrare con voi a discorso , adattando insieme cose spirituali a spirituali cose, spiritualibus spiritualia comparantes, come è la frase di san Paolo (S. Paolo, 1a ai Corinti, cap. II, v. 13): e così godersi un'ora di pace, un sorso di celestial letizia, un assaggio di tenerezza purissima sotto all'ombra del cenobio? Mi consolerò allora più vivamente in questo pensiero : Cristo e la Vergine godono di abitare nella mia diocesi, perché ad un tempo vi si rallegrano e del consorzio dei martiri e del consorzio dei vergini. E ridiscendendo dal claustro all' episcopio , tornando ai lavori del ministero, avrò a sperar bene della cosa pubblica e della salvezza dei cittadini. Il beato Sebastiano Valfrè, in tempo di pericolo e di guerra, volgendo gli occhi intorno a Torino, vedeva i suoi piani e i suoi colli seminati di cittadelle inespugnabili e mostrava di attenderne la vittoria. Accennava il sant'Uomo ai chiostri ed ai monasteri, cittadelle piene di angeli difensori ! Oh io, discoprendo cotesti angeli sollevare le braccia al cielo e penetrare con la lor preghiera sino in paradiso, ascoltandoli raccomandare al Signore padri, madri, fratelli e sorelle, non dispererò mai dalle famiglie, rompano pur innanzi tempi superbi, non dispererò delle sorti della patria ! »

Promuovere l'amore e la venerazione al Papa.

« Non mi sembrerebbe di sdebitarmi di ogni grave cura appartenente al pastorale uffizio , se nel tener conto delle anime martiri e verginali ; se nel promuovere soprattutto il culto del Dio redentore e della Beata Vergine mettessi dall'un dei canti l'amore e la venerazione al Papa. Non è egli il moral ricordo più autorevole , per non dire il compendio esterno e sensibile , di queste sante cose ! Non è dirittamente il temporale rappresentante di Gesù Cristo? La mia lingua tramanderà dunque di sovente il suono del Papa ; i miei occhi, affissandosi in Cristo, vi scopriranno la figura del Papa ; le mie mani s'intrecceranno innanzi agli altari, pregando per la gloria del Papa i sermoni che terrò ai miei carissimi figli diranno: Amate ed ubbidite il comun padre, il Papa.

» Tenero incalzo a far questo mi verrà dalla vostra, dalla mia Torino.

» Voi nel luogo più augusto della chiesa metropolitana custodite la santissima Sindone. E che cosa è la Sindone, se non ciò che narra il Vangelo e che tutti i cristiani sanno, cioè il lenzuolo funebre, onde Giuseppe di Arimatea raccolse il sacratissimo corpo di Gesù defunto e lo depose nel sepolcro? Ma la Sindone, che ci ricorda la tomba di Gesù, riscuote i vostri ossequi, i vostri muori, i vostri religiosi vanti più cari. E una perla brillantissima della vostra pietà.

» La Sindone di Torino a me farà rimembrare la Sindone del Vaticano...

La Sindone, unico monumento superstite lasciato nella gran tomba dei Calvario, ci annunzia il risorgimento di Gesù Cristo ; e così gli assalti,, i vilipendi, gli strazi fatti vanamente toccare al Papa, ci annunziano la sua vittoria. Dalla Sindone reale trapasserò pertanto alla Sindone simbolica con pari gioia, con pari esultanza; mi accompagnerò all'angelo guardiano del sepolcro attestando la verità del Risorto : griderò con la voce della Chiesa e della storia : Il Papato , combattuto e risorgente, esprime i trionfi del cristianesimo   

» il Signore mi aiuti ! Qui staranno le mie fatiche, qui starà la mia vita. E se in virtù del pastoral ministero proseguirà in mezzo a voi sempre florido il lavoro dell'edificazione cristiana, gli angeli che la religione assistono e proteggono, non daranno segno di tripudio ineffabile? Non giubileranno forse e non istupiranno al contemplare l'archidiocesi torinese, in cui lo spettacolo della santità si adempie fresco e bello, come se da noi si vivesse nell'éra apostolica? Sì, questo stupore, questo festeggiamento angelico me lo aspetto Spectaculum. facti sumus angelis... »

PARTE TERZA.

LA CHIESA FATTA SPETTACOLO AGLI UOMINI

Gli uomini laici di buona volontà.

« Osservammo il mondo, che è la raunanza dei nemici di Dio e della Chiesa, alla quale essi portano guerra; ed osservammo dall'altra parte gli angeli, celesti rappresentanti della società spirituale e religiosa, in cui presiedono all'edificazione cristiana.

» Ma questi da noi veduti sono due punti estremi, che cercano di escludersi l'un l'altro, e che si respingono : gli angeli non se la fanno con le tenebre del mondo , e le tenebre del mondo non bastano a comprendere la luce celestiale ed angelica : Tenebrae eam non comprehenderunt (S Giovanni, cap. I, v. 5.). Ora tra questi due punti estremi non vi sarà alcun ente mezzano? non vi sarà , dico , essere o creatura viva, non già rivolta a conciliare gli oppositi, ma sì posta ad occupare il luogo che corre tra essi loro ?

» Non vorrei che le scure ed orribili cose, da me recitate intorno al mondo, creassero impaccio al raziocinio vostro. Senza dubbio il mondo, preso nel suo reciso stato di corrompimento , è tristo quanto io vi dissi, tristo quanto insegna il Vangelo : consiste nel maligno. Ma nel mondo vi ha pure l'intervento divino, vi ha l'opera redentrice; e noi a lungo contemplammo, sotto alle ali protettrici degli angeli, discendere ed apparire nel tempo la società luminosa, bellissima e stupenda degli eletti, donde pare che la terra specchi il paradiso. Adunque la logica a tal luogo e il filo delle cose create c'inducono ad escogitare qual tra la società degli eletti e la società dei peccatori ci possa essere parziale ragione di uomini, i quali, non essendo per sè ne l' una società nè l' altra , pur si trovino spinti a pigliar con entrambi stretta attinenza...

» Qui scorgiamo l'uomo, che con le sue opere si risolve od alla società dei peccatori o alla società degli eletti. Cotale uomo, guardato anticipatamente e nel mattino della vita, privo di personali azioni, non si vorrebbe ancor dire nè degli angeli, nè degli avversari loro : fa parte da sé ; tiene libertà di determinarsi, e questo farà. Preghíamo che il consorzio dei perversi non lo seduca, che non l'arretichi nelle sue maglie e non ce lo guasti : amiamo invece di considerarlo pronto alle inspirazioni evangeliche, con nelle mani il buca seme per coltivare il suo campicello... Ecco che egli viene, ecco che è nostro. Non mettiamolo tanto addentro agli oggetti ecclesiastici da dargliene la divisa, lasciamolo laico ; lasciamolo star nel mondo ad operare il bene in forma di schietto cittadino, membro profano ed operoso delle classi sociali. Di cotesti uomini, di cotesti nostri fratelli, i quali il secolo non abbandonano ed intanto possono stenderci la mano ad aiuto , non si riempie appunto la civile società ? Forse che tutti gli uomini tornino iniqui ? Forse che, essendo dei pochi attendere ex-professo alle cose sacre, non si dilati fuor di loro il regno di Gesù Cristo?

» Ebbene, a cotesti uomini che io non metto tra i divoti nè tra i nostri nemici, noi riusciamo, per ripetere la voce di san Paolo, di bello e felice spettacolo : Spectaculum facti sumus hominibus...

» Fratelli e figliuoli dilettissimi, sollecitiamo noi l'uomo, sollecitiamo il laico a prestarsi al servizio del Signore, a far opere sante e pie per ispirito religioso? Di più , otteniamo che egli con buon zelo ci si congiunga, ed esalti Dio negli ordini della grazia, ubbidisca alla Chiesa e giovi all'umanità ? Egli, in questo novello stato trasferito, si rende conscio della sublimità spirituale che acquista e che la è appartenenza nostra: vien costretto a meravigliarne: meraviglia forte, veggendo l'opera sua naturale sollevata all'ordine sovrannaturale , fatta ricca di beni immensi e di premio eterno. Dio lo innalzò a cotal grado , lo fece compartecipe della nostra eredità ; e noi, i figliuoli privilegiati della grazia, torniamo a lui oggetto di spettacolo : Spectaculum facti sumus hominibus.... »

Laici antichi in aiuto dei Sacerdoti.

« Gesù Cristo, ad agevolare la diffusione della sua legge, volle dar compagna ai sacerdoti, far seguire agli apostoli ed agli evangelisti una schiera di magnanimi laici. Chiamò dal Tebro Costantino, soldato rubesto e vittorioso; e Costantino con istupendo editto promulgò la libertà della Chiesa. Chiamò dalle Gallie Clodoveo, e Clodoveo rispose Eccomi ; con che nella Francia si sparse il cristianesimo. Chiamò Carlo Magno, il quale rispose: Eccomi; e tra i popoli più diversi e più bellicosi di Europa si dilatò l'Evangelo. Chiamò Goffredo di Buglione ; e Goffredo, prontissimo alla chiamata divina, volò in Gerusalemme e v'inaugurò il regno della croce. Chiamò san Luigi , e per le sue mani e tra le sue fiere agonie la croce fu vista trionfar nuovamente tra i Mussulmani. Le chiamate divine si continuarono, e i chiamati vennero : Alfredo d' Inghilterra , sant' Enrico di Alemagna, santo Stefano di Ungheria, san Ferdinando di Aragona, Ferdinando di Danimarca, san Venceslao di Polonia, il Sobieski, il conte Umberto III , il Duca Amedeo IX e mille altri della famiglia laica , uscirono campioni di Gesù, propugnatori e satelliti della sua Chiesa...

» Cristo, mirando sempre al medesimo , ebbe una seconda idea , fece un'altra chiamata. Per isventar le accuse pagane mosse al Vangelo ed alla Chiesa, volle ai santi dottori dar compagni i sapienti laici. Adunque , da Cristo appellati , i sapienti laici comparvero. Comparve Ermas col suo libro il Pastore , Atenagora con l' Apologia del cristianesimo , Giustino con l'Apologia dei cristiani, Clemente di Alessandria con l'Esortazione ai pagani, e gli Stromati ; e comparvero coi lor dotti volumi , con le invitte difese religiose, Arnobio, Lattanzio, Taziano, Enea di Gaza, Boezio, Marcellino, Cassiodoro ed altri numerosi laici valentissimi, che fu per le lor penne un tesoro di scienza cristiana...

» Ricco come è Gesù Cristo di concettì altissimi è d'imprendimenti santi, ordinò che a sollievo delle miserie umane si dedicassero ad una coi sacerdoti i laici caritatevoli. Fu come una terza chiamata. E si videro re, principi, dame, signore, patrizi e borghesi correre in aiuto del povero e del sofferente, perché, il sofferente ed il povero era loro raccomandato dal Salvatore : si videro fondare ricoveri, porre spelali, alzar di più forme monumenti per alimentarvi i famelici, coprire gl'ignudi, istrurre gl'ignoranti, raccogliere i dispersi e ricuperare i perduti. »

I filantropi della natura e i caritatevoli del vangelo.

« Penseranno alcuni che in ciò non si trova cagione di meraviglia, dacché gli uomini altresì non cattolici nè per nulla credenti , le opere di beneficenza fanno e i tristanzuoli chiamano al desco della vita sociale.

» Ma io meraviglio appunto considerando quanto tra loro si differenziano i filantropi della natura e i caritatevoli dei Vangelo. I primi in fatto si muovono per il semplice affetto della compassione; affetto lodevole , ma non abbastanza purgato ed eccelso, giacchè nella persona del tribolato non altro veggono che il riverbero scontraffàtto della loro ombra : laddove i cristiani per l'affetto della natural compassione e per l' impulso che in sè provano della divina misericordia, maggiormente incitati si sentono al bene, maggiormente si aggrandiscono : e nella persona del tribolato , più che il riverbero della propria ombra scontraffatta, mirano ed inchinano l' immagine addolorata del Crocifisso, per cui tornano capaci a miracoli. Ne procede che dove i filantropi o per l'urto delle passioni ribelli o per lo scontro avverso degli avvenimenti si rallentano nell'opera della pietà ed anche se ne cessano; i caritatevoli del Vangelo, che l'urto delle ree passioni non portano, si allenano invece e ringagliardiscono quando lo scontro esterno e sinistro degli avvenimenti vorrebbe impedirli e delle sante opere disarmarli. Or se al rimirare i filantropi guastar moralmente l'opera pietosa od affatto piantarla lì, mi rattristo; perchè non dovrò io levarmi a lieta meraviglia osservando i caritatevoli di Gesù e della Chiesa conservarsi puri e forti, abbellire tutto che toccano, superar tutto che gli avversa, dal contrasto trarre la lor vigoria, e quasi alberi secolari nel giardino di Dio rizzare più intrepida la cima come più il turbine soffia?

» Ricordiamo il paragone del corallo allegatoci a tal uopo da un caro Santo. Fin che sta immerso nel mare , il corallo é un arboscello verdastro che non ha bellezza: ma come piuttosto vien tratto fuori e messo ai raggi del sole, s'illeggiadrisce ed abbaglia col suo rosso splendente (S. Francesco di Sales). Bene : il corallo verdastro è la terrena filantropia ; il corallo rosso e splendido è l'evangelica carità. Ci è al secolo anime e cuori , cui d'avvantaggio piace il corallo verdastro e senza splendori, cioè tuffato nel mare della corruzione umana ? Sono i laici che non mirano al cielo, che si rimangono assolutamente e sempre profani compiangiamoli. A me piace il cielo, piace il corallo levato dal fondo del mare, esposto al sole e rifulgente: piacciono i laici che si fanno credenti operosi , e che ai cristiani e ai cattolici tengon mano. Il sole che batte sul corallo e lo illumina è Gesù Cristo. Io domando di questi raggi e mi esalto in vedere formarsene ghirlanda intorno al capo dei caritatevoli. Meraviglio a cotesti laici ornati nel tempo così decorosamente da Dio ; meravigliano essi con me, che si godono la bella corona: meravigliano in fine gli uomini tutti , chiamati a vagheggiare il benefico spettacolo Spectaculum facti sumus hominibus.... »

Il laicato alla difesa della fede, e la separazione tra lo Stato e la Chiesa.

« Se il cielo non mi deneghi le sue grazie, io ripeterò tra voi lo belle chiamate di Cristo, chiamerò il laicato a pigliar la difesa della più nobile causa che sia, la causa della fede cattolica. Si tratta di alzar l'azione naturale e terrena all'ordine sovrannaturale e divino. Che di più sublime? Noi cattolici siamo spettacolo al mondo, spettacolo agli angeli; perchè ci ricuseremmo a spettacolo degli uomini?

» Mi si faranno incontro i sostenitori del nuovo principio politico e sociale, che suona separazione tra lo Stato e la Chiesa. E diranno: Voi, buon Vescovo, il vostro zelo sfogatelo tra i credenti e i devoti ; non v'impacciate troppo dei laici, lasciate star la gente profana.

» Abbiate pazienza: il principio della promulgata separazione non mi va a sangue, non mi persuade : non vogliate meno amarmi se io lo disdico. Che debbo farci ! Sono nato in Italia, dove la natura fisica non tende a separarsi , ma tutta corre ad armonia, e sin le cose più disparate si uniscono, il Continente con le sue isole, i vulcani con la robusta vegetazione sparsa nei monti incendiati, i ghiacciai delle Alpi con la lor flora alpina : dove gli abitatori, bevendo di questo etere, di questa luce , di questo fuoco e di questo profumo, producono in sè quel genio, quella scintilla intellettuale, quella stampa virile e dolce, quella favella dolcissima, che ti dà spiccatamente l'uomo italiano. Come posso adunarmi coi separatori ! Mi sono allevato nella scuola del Vangelo, il quale chiama a Gesù Cristo gli uomini tutti, non i soli pochi, ma tutti; e li chiama in virtù della fede e della pietà per comporne un consorzio, una famiglia, una fratellanza. Come posso esultare alla separazione! Studiai la civiltà cristiana, ne venni preso e di sovente ne stesi il panegirico : ora la civiltà cristiana si formò, procedette innanzi non separando, ma congiungendo : congiunse insieme, arnmigliorandole, le appartenenze degli uni e le appartenenze degli altri; fu una comunicazione e uno scambio ; uno scambio di doti , di forze , di speranze e di vita ; fu quindi un concento , una fiorentissima civiltà. Questi frutti reali e storici mi accreditano la congiunzione cristiana perchè io la caldeggi: quali ottimi effetti hanno ancor ricavato dalla lor teorica i nuovi separatori? »

Speranza nella Reale famiglia.

« Avrò dunque il coraggio, qual Pastore subalpino, di far ai laici le mie chiamate in nome di Gesù Cristo.

» E non mi si tolga la soave fiducia che io nutro nel Signore, di essero inteso.

» Spero molto e per me e per il mio gregge diletto dalla Reale Famiglia , la quale io trovo illustre negli annali del Piemonte , antica culla d'invitti principi e di sante regine, stata nobilmente amorevole e beneficamente operosa con l'Apostolica Sede. Tengo pronto il nome con che bramo di salutarla: è quel venerando nome che i Papi ebbero dato in altri difficili tempi ai Principi di Savoia. chiamandoli guerrieri di Dio : Athletas Domini. »

Speranza nelle pubbliche Autorità.

« Spero dalle pubbliche Autorità , sia che a nome del Governo, sia che a nome del Comune reggano le sorti di cotesto popolo religioso, industre e prole: da tutti che, o con la spada o con la toga, larga e potente influenza esercitano nella cittadinanza, traggo speranza di bene; il lor concorso, in quella che è destinato a sostegno della religione, ha il vantaggio di riuscire a sostegno della società civile. »

Speranza negli scrittori cattolici.

« E dalle altezze sociali volgendo lo sguardo al popolo , quali nuove speranze mi si avvivano in petto, quali aspettazioni felici !

» Nido di forti intelletti, palestra di studiosi e di dotti è il Piemonte. E perchè, o nobili ingegni, mentre vi affaticate alla scoperta del vero od al rifiorimento del progresso o alla difesa delle classi laboriose, non vi sorride il pensiero, non vi si forma in cuore il proposito di uscire a campioni della Chiesa? Il vero, il progresso, l'aiuto dei miseri non albergano di peculiar modo in lei ? L'era dei laici apologisti cattolici non è chiusa ; noi ne contiamo di valorosi, come di valenti ne contano le prische età: i nomi del De Maistre , dello Chateaubriand , dell' Ozanam , del Nicolas, del Montalembert , di Donoso Cortes , del Pellico , del Manzoni si riscontrano coi nomi classici di Ermas, di Boezio , di Lattanzio, di Marcellino e di Cassiodoro. Questa antica e nuova falange di magnanimi non vi rapisce? L'apologia cristiana tornò da principio veneranda contro alla cecità dell'idolatria : oh nel secolo XIX non torna ella del pari veneranda e necessaria contro alle seduzioni dell' apostasia ? Scrittori cattolici , voi siete i profani evangelisti della presente civiltà. Ma di qui appunto siete a Cristo carissimi, perchè dove né Matteo, nè Luca, nè Marco , né Giovanni più giungono , forse giungete voi. Forse voi dai mondani deserti dell' errore siete destinati a raccogliere o portare innanzi figliuoli che da buona pezza, simili a vecchi israeliti, abbandonarono le tende di Giacobbe e disimpararono a proferire sin il nome dell' Onnipotente: figliuoli divenuti così sguaiati nelle tentazioni della terra, così ignoranti e poveri , che nella Bibbia non trovano Dio e nel Vangelo non trovano Gesù Cristo ; ai quali figliuoli sarebbe dunque chiedere più che un miracolo che nella storia moderna trovino la Chiesa cattolica. A voi forse, o apologisti, verrà conceduto il miracolo dei miracoli. A questo io vi attendo. Ed immaginate se veggendovi muovere a me , io potrò esservi avaro di saluto e di encomio; se non benedirò ai vostri studi, se non vi presenterò il Crocifisso , afiinchè nelle sue piaghe e nei suo sangue intingiate la penna a scritture sempre nuove e sempre più belle. Dio, Dio ! feconda l'archidiocesi torinese d'invitti scrittori cattolici... »

Le opere di beneficenza e la Società di S. Vincenzo de' Paoli.

« Le opere di beneficenza, le opere di sollievo, di scampo, di soccorso fratellevole nel Piemonte abbondano; ed io curerò che l'impulso della filantropia umana trascenda e si trasfiguri nei divini entusiasmi della carità. Laonde alla carità , che, come scrive san Paolo, è paziente e benefica, non astiosa, nè insolente, nè millantatrice : Charitas patiens est, benigna est.... non aemulatur, non agit perperam, non inflatur; alla carità, che non cerca il proprio interesse, non gode dell' ingiustizia, ma della verità si rallegra ed a tutto si accomoda , tutto sopporta e non vien meno giammai : non quaerit quae sua sunt... non gaudet super iniquitate, congaudet autem veritati ; omnia suffert... omnia sustinet, nunquam excidit (S. Paolo, 1° ai Corinti, cap. XIII, v. 4 e seg.); alla carità, dico, all'esercizio delle sue gioie e delle sue ricchezze chiamerò i generosi , tanto che il lor cuore venga occupato dall' onnipotenza di Dio, e la nostra archidiocesi si paia un giardino, si paia tutta una terra di benedetti.

» Chiamerò... Ma voi non foste già i chiamati di buon'ora, non foste già i venuti, o fratelli della Società di San Vincenzo de Paoli ? Su la porta delle vostre adunanze sta impressa la parola santa carità: nel libro delle vostre costituzioni sta similmente scritto carità : le vostre opere suonano carità. Vincenzo de' Paoli, sotto al cui vessillo vi convocate, dal suo cuore infiammato soffiò nel vostro e ve lo accese del fuoco, onde bruciano i Santi in terra e i Beati nel cielo. La carità dunque è la lettera credenziale che mi presentate; ed io vi riconosco di tratto, vi abbraccio; siete de' miei.

Quando, or fa quarant'anni, dalla Francia la benemerita Società s'introdusse nell'Italia, in Italia ci entrava come una navicella da turbinoso arcipelago sospinta a porto di sicurezza e di pace. Rosei giorni e care accoglienze a principio ; era lieto lavorare in mezzo a voi. Ma il turbine vi corse addosso, i venti e le onde si levarono. Allora io dissi: Voi siete opera di Dio; voi prendete il sigillo , di che le opere sante si contrassegnano. E mi sovvenni di una sentenza che avevo letto in Bacone : Le prosperità furono la benedizione dell'antico Testamento : le tribolazioni sono la benedizione del Testamento nuovo (Bacone da Verulamio. Sermones fideles.). Tribolati e benedetti ! Se pur dall'Italia si levò la tempesta, ciò io prendo a indizio felice : è messa a prova la potenza della carità. E voi adoperatevi in essa, mostrate come si ama il prossimo, come si spende la vita per la vittoria del bene. Gli uomini alla vostra carità saran tratti a meravigliare: torneranno a voi i deboli fratelli dispersi: i più indocili e restii su l' undecima ora verranno. »

Gli Operai cattolici.

Chiamerò... E non mi aspettate con impaziente amore, non mi preparate già il vostro saluto, o Società di operai cattolici, onde sento la mia Torino essere provveduta? Gl'intelligenti e pietosi vostri direttori ve l' hanno spirata in petto la carità, e voi l' accoglieste. E poichè la carità è purezza ardentissima di Dio, dalle abbominazioni del secolo andate salvi. In voi è il principio rigeneratore che santifica il lavoro, e di qui solo potrà venirne la bramata alleanza fra il salario e la proprietà, la sospirata amicizia tra i padroni ed i servi. In voi la buona cittadinanza vede alimentare il fiore delle sue speranze allegre, ed il Governo non avrà mai a temere che dobbiate essere fabbri di rivoltare e crear fastidi o rottura all'ordine pubblico. Ma la carità è diffusiva, cari operai cattolici ; ed a voi, ordinati già in forte numero, è dato il còmpito di crescere e dilatarvi. Tutte le cause grandi hanno la fecondità del proselitismo : cercate pertanto compagni, trovate amici, aggregate operatori novelli. Quando le Società operaie cattoliche toccheranno la rilevanza somma che è lor dovuta, stupiranno gli uomini e diranno : Oh non erano gli operai, da cui ci veniva la paura del subisso sociale ? Ecco che sono i nostri migliori fratelli : per le lor mani , pei loro sacrifizi, per la loro prosperità fisica e morale è la guarentigia e la floridezza dell' umana compagnia.

I Soci della Gioventù cattolica.

« Chiamerò... Ma sarà possibile che io vi dimentichi, che vi metta dall' un dei lati , o soci della Gioventù cattolica, i quali vi travagliate di recare in atto i pensieri , i desiderii miei ? Che cosa io bramo? Recare i laici a Gesù Cristo, rinsanguinarli del suo divino spirito nella Chiesa , alzando la virtù umana alla mistica sublimità della croce. Bramo dunque i filantropi della terra convertire nei caritatevoli del Vangelo. E voi che fate ? Qual è lo spirito che vi muove? A qual termine vi ravvolgete? Voi siete quasi i preti laici della carità. Provvidenza di Dio! Mentre già le file del sacerdozio in qualche luogo si stremano e l'influenza levitica si vorrebbe morta, è giocondo osservare un'eletta di signori e di giovani venir su indossando la divisa apertamente cristiana e maneggiar l'arma che è principalissima in mano dei sacerdoti, la carità. Magnifico il grido di Tertulliano: In reos maiestatis et publicos hostes, omnis homo miles est (Tertulliano. Apol. ad gentes, cap. II). Se nel pericolo della cosa pubblica ogni cittadino è soldato, voi, Giovani cattolici, avvertito il pericolo sociale , usciste come i più intrepidi tra i laici odierni a soldati della carità. Oh combattete le battaglie pietose! Io non mi cesserò dall'accordarvi protezione e segnarvi norme , non mi cesserò dal chiamare altri giovani di buon cuore che vi si accompagnino, metterò ad essi in pugno l'arme santissima. La carità col sangue di Gesù Cristo ha rigenerato il mondo; col sangue di Gesù Cristo, cui si mescolano i vostri sudori quasi effluvi della croce, si continua a rigenerarlo...

» Grande il nostro buon Dio ! Prodigiosa la religione cattolica ! Chi dei profani e dei laici passa a noi, bisogna che trasecoli della divina virtù Spectaculum facti sumus hominibus. »

La benedizione del Padre ai figliuoli.

« Fratelli e figliuoli dilettissimi.

» Raccogliamoci, facciamo di comporre il cuore a devozione, che l'ora più tenera per me, trepida anche e desiata per voi, è giunta, in che il vostro Pastore vi benedica.

» Ma ponete ben mente di raccogliervi, di stringervi tutti insieme come se foste un solo , cioè con un'anima sola.

» Le parole apostoliche che noi commentammo, san Paolo le proferiva nei giorni terribili che i cristiani venivano gittati alle bestie nell'anfiteatro di Roma. Quei prodi, quegli invitti , abbocconati e divorati dai tori, dalle tigri, dai leoni, spiravano l'anima senza tradire la propria fede, benedicendo a Dio, pregando perdono agli autori della lor morte. Allora , additando al mondo quell'arena di sangue, l'Apostolo gridava : Noi siamo fatti spettacolo al mondo , agli angeli ed agli uomini.

» Vedete che io non ho insultato al mio secolo, che fui di sentenza benigno nel giudicarne; imperocchè col dimostrarvi la Chiesa cattolica tuttodì osteggiata ed oppressa, non ve la esposi nell'anfiteatro, non ve la dissi sbranata dai leoni del secolo xix.

» Ma deh ! se ci trovìamo a tempi di minore obbrobrio e di minore ferità, lo spettacolo che noi cattolici porgiamo al cielo ed alla terra, non cessa di essere intinto di contraddizione acerba. I cristiani erano dati alle bestie dai pagani ; la lotta ferveva tra l' idolatria ed il cristianesimo. Un mondo si separava dall'altro, e il mondo vecchio che se ne andava, ruggiva, faceasi carnefice nelle proprie agonie. Ma noi, uomini odierni, non siamo tutti fratelli ? Non abbiamo tutti un solo Dio , un solo battesimo, un solo Evangelo? E perché tra noi la persecuzione e il conflitto? Perché il conflitto non pur tra lontani e stranieri , ma tra quelli che un muro ed una fossa serra? Diamo l'ultimo passo, il passo della salvezza universale: se abbiamo tutti un solo Padre , eleggiamo di avere anche tutti una sola madre, la Chiesa cattolica. Abbracciamoci da veri fratelli in lei ed attendiamo le misericordie celesti. Dio coi tesori della sua grazia discende ai popoli confederati nell'unità religiosa.

» Or Dio benedica a tutti. Benedica al Sommo Gerarca della Chiesa cattolica, il regnante Pontefice Leone XIII. Benedica al Re Umberto, alla Regina Margherita ed al Principe figlio. Benedica a tutti i membri della Casa Reale, della cui presenza Torino si onora. Benedica ai Poteri dello Stato. Benedica al Capitolo metropolitano, al clero ed al popolo, alla città ed all'archidiocesi, a tutta la provincia ecclesiastica di Torino co' suoi angeli di Pastori e con la sua plebe devota.

» E, benedica a me novello Arcivescovo , che piglio tremante il fardello delle pastorali cure. La celeste benedizione è pioggia di grazie che avviva gli aridi campi. Arido campo io sono: a me l'acqua, a me l'acqua di paradiso, la quale m'irrighi, mi fecondi, mi doni l'ubertà del frutto ! Voi mi chiamate, o figliuoli? Dio mi ha benedetto ; io vengo.

» + GAETANO Cardinale Arcivescovo. »

RELAZIONE DI UNA MISSIONE DATA TRA GLI INDI.

Diamo qui la minuta relazione , che fin dal 9 del passato agosto ci spediva il nostro confratello D. Domenico Milanesio di ritorno a Patagones da una lunga e pericolosa Missione tra i selvaggi , spinta sino alle falde delle Cordigliere.

REVm° SIG. D. Bosco,

Sono di ritorno da una Missione data per ordine del Superiore locale D. Giuseppe Fagnano tra Indiani , soldati e borghesi. Per grazia di Dio e protezione della Beata Vergine ebbe un felice esito. Ma per darle un'idea di tutto è bene procedere con ordine.

Partenza alla missione,

Era il 9 di Aprile quando , fatti i dovuti preparativi , ricevemmo l' ordine della partenza. Salimmo Don Beauvoir ed io con due buoni catechisti sul vaporino Rio Negro , e dopo dieci giorni di navigazione giungemmo all'accampamento Roca. Là ci fermammo 11 giorni , catechizzando i giovani e le giovanette indiane del Cacico Manquel, di cui battezzammo più di un centinaio. Dopo ci separammo. Don Beauvoir ritornava a Patagones, ed io proseguiva il cammino alla sinistra del Rio Negro. In un giorno mi posi alla confluenza di due fiumi , il Limay alla diritta ed il Nanquen alla sinistra , le cui acque incontrandosi formano ii Rio Negro. Da questo punto sino allo sbocco nell' Oceano, detto fiume percorre circa 140 leghe in linea retta, portando il nome di Rio Negro (La lega equivale a circa 3 miglia italiane.).

Progetto di un Canale.

Il Governo argentino mandò in questi giorni un ingegnere con tutto il necessario per delineare un canale , che partendo a 10 leghe sopra di Roca venga a portare acqua per irrigare il vastissimo terreno nei dintorni dell'accampamento. Havvi il progetto di formare un paese, ed altri dicono una Provincia col nome di Roca. L' effettuamento di questo disegno sarebbe un gran passo verso l'incivilimento di quelle regioni. Vedremo ciò che potrà fare il nostro Governo.

Da Roca a Norquin.

Da Roca sino a Norquin si calcolano 90 leghe.. In questo spazio gli Argentini hanno edificato piccole fortezze con alcuni uomini di guardia, allo scopo di assicurare il campo dall' invasione dei selvaggi. Sono pochi mesi (ed erano pochi giorni al nostro passaggio) che alcuni Indiani sorpresero tre soldati , che andavano in commissione , ne ammazzarono due , ed il terzo lo strascinarono semivivo con essi , a fine di farsi rivelare, dove pascolavano i cavalli del più prossimo fortino. Costui, sebbene in male stato, giunto dove stavano i cavalli, si svincolò dai barbari, montò in fretta sopra un cavallo, e si pose in salvo colla fuga. La distanza dall' una all'altra di queste fortezze non è eguale , poichè il terreno non lo permette. Esse per altro sono sempre vicine all'acqua ed in sito più o meno fertile per la pastura degli animali. D'ordinario distano trenta o quaranta miglia l'una dall'altra, ed alcune anche 60. Allora è tempo di raccomandarsi a santa Pazienza specialmente nel salire o nel calare da alti monti, che nel cammino non si possono evitare. Per ordinario nel tragitto non si trova anima viva ; ben di rado s'incontra qualche passaggiero.

Fortino Codi-hué e il Cacico Revque-Curà.

Chi parte da Roca e percorre 20 leghe arriva ad un punto detto dagli Indigeni Codi-hué. Qui due giorni prima del mio arrivo erano giunti dalle Cordigliere gli Indiani capitanati dal Cacico Revque-Cura. Questo Cacico ha dato molti fastidii alla Repubblica Argentina negli anni passati , ed è stato uno di quelli, che combattevano con valorosi lancieri. Però attualmente non teneva più che 40 soldati di lancia, essendo la tribù di lui stata dispersa dall'esercito Argentino in questi ultimi anni. Costretto dalla necessità, costui si arrese co' suoi, promettendo che nella prossima primavera farebbe istanza, onde assoggettare altri suoi amici dipendenti tuttavia da lui, ma che nel tempo della dispersione si nascosero nel seno delle Cordigliere. Tra tutti sono circa 300; gli arresi sono appena la metà.

E curioso l'alimento quotidiano degli Indi appiè delle Cordigliere. In certi punti vi alligna una specie di pino, il cui fusto si eleva verticalmente a grande altezza ; ve ne sono di quelli, che appena possono abbracciarsi da due uomini. Quest'albero produce un frutto somigliante nella forma alla ghianda della nostra quercia , però assai più in abbondanza. D'estate gli Indi lo raccolgono , il fanno seccare e lo mangiano cotto nell' acqua od abbrustolito, come noi le castagne. Sogliono pure ridurlo in farina , colla quale fanno pane e poltiglia. Io lo assaggiai cotto ed abbrustolito ; il gusto mi parve quasi come quello delle castagne , ma meno saporito.

Conferenze con Revque-Curà. Battesimi e matrimonii.

Il 9 di Maggio, accompagnato dal Comandante, Signor Emanuele Ruibal, visitai Revque-Curà, recandomi nella sua tolderìa (aggregato di toldi o capanne). Venni bene accolto da lui e da' suoi paesani , e per il più di loro era forse la prima volta che vedevano un Sacerdote. Si riunirono intorno a me , dimandandomi qual fosse la mia Missione in quelle parti. - Risposi loro che io veniva da un paese assai lontano , chiamato Europa, e che vi era spedito da Dio e dal Capo della nostra religione, per far loro conoscere Iddio stesso e il Figliuolo suo Gesù Cristo, venuto dal Cielo in terra per salvare tutti gli uomini colla sua passione e morte; dissi loro che per far parte della vera religione, ed entrare un giorno nel regno della gloria di questo Dio, Creatore del cielo e della terra, e così salvarsi l'anima in una vita imperitura, era necessario che ricevessero il battesimo, spiegando loro che cosa fosse ; li pregai che non disprezzassero la grazia singolare che loro faceva Iddio, ed avessero pure in considerazione i disagi, che sono la conseguenza di un viaggio di 2,500 leghe, da me fatto, mosso dal solo desiderio di renderli felici. All'udire queste parole , si mirarono gli uni gli altri, non sapendo immaginare come si potesse far tanto cammino, e dissero che ascolterebbero volentieri i miei consigli , i quali per essere di un ministro di Dio dovevano esser buoni e degni di essere accettati. Questi ed altri simili concetti venivano esposti con enfasi dal Cacico, il quale parlò con entusiasmo per un buon pezzo.

Animato da questa accoglienza all' indomani mi riportai sul luogo, e battezzai 32 bambini inferiori ai 7 anni. Pochi giorni dopo, avendone preparato una quindicina tra uomini e donne , li rigenerai alla grazia, riservandomi di battezzare gli altri al mio ritorno da Norquin.

Di lì a 4 giorni giunge l'ordine di trasportare la tribù in Roca come in effetto si fece.

Partito da Codi-huè me ne venni a Norquin in due giorni di cammino. Colà trovai la vigna del Signore maltrattata e sfigurata a tal segno dalla tempesta dell' impudicizia e dell' indifferenza, che mi oppresse il cuore. Vi sono in quell' accampamento più di mille persone tra soldati e borghesi completamente abbandonate. Nei dintorni vivono alcune poche famiglie, ed alla distanza di 20 miglia vi é una colonia di circa 2,500 persone, provenienti dal Chilì, e sono anche senza Prete. Si calcola che Norquin compresa la Colonìa faccia circa 4 mila abitanti. Ma di ciò parlerò più sotto.

Tribù del Cacico Willamay.

A un miglio distante da Norquin verso ponente si trovano due tolderìe abitate dai selvaggi, appartenenti alla tribù del Cacico Willamay , il quale pure forzato dalla necessità si arrese un mese prima del mio arrivo. Di questa tribù ho qualche cosa particolare a dirle, che le tornerà gradita.

Colla tribù del Cacico Willamay ho tenuto due conferenze. Al presentarmi a parlar con loro, dissi come agli altri che era venuto da paesi assai lontani, mandato da Dio e dal Capo della Chiesa in qualità di ministro, per insegnar loro il modo di conoscere Dio e il Figliuol suo Gesù Cristo, per servirlo in vita, onde potersi salvare l'anima ; che se eglino volevano piacere a Dio dovevano ascoltarmi , riflettere sulla mia dottrina e, trovandola buona, in virtù della volontà di quel Dio che mi aveva inviato dovevano accettarla , e farsene seguaci. Essi, dopo di essersi consultati, mi risposero che dalla divisa che portava e dal modo con che loro parlava scorgevano in me un inviato del Cielo per dar Loro buoni consigli, e che non avrebbero diffcoltà di farsi Cristiani, giacché con questa intenzione si erano arresi alla bandiera Argentina. Però conoscendo io che per ignoranza essi credono che, dichiarandosi sudditi della Repubblica , siano implicitamente obbligati a ricevere il battesimo, onde poter essere della medesima Religione, soggiunsi non dovessero confondere il nome di Argentino con quello di Cristiano, spiegando loro, il primo dinotare patria, il secondo Religione ; Cristiano esser un individuo che crede e professa tutta la vera dottrina rivelata da Dio e predicata da Gesù Cristo suo divin Figliuolo , con obbligazione a tutti gli uomini della terra di abbracciarla e praticarla appena la conoscono ; che avevano fatto bene a dichiararsi sudditi del Governo Argentino, ma che l' obbligo di ricevere il battesimo e farsi Cristiani non proveniva dall'autorità della Repubblica, bensì da Dio e dalla Religione.

Essi mi risposero che si felicitavano di avere in me un buon consigliere, e che di buona volontà avrebbero ascoltato le mie parole, per averle Iddio comunicate di propria bocca.

Idea di Dio ed un pericolo.

Interrogati sopra la Divinità che adorano , gli Indi mi risposero che riconoscevano che v' è un Dio, ma che ignoravano come e dove stia, e che per timore che il sole li castighi, quando giurano procurano di evitare la falsità. - Fratelli, diss' io, voi credete in un Dio e ciò sta bene. Ma questo Dio dovete riconoscerlo come un Essere Supremo e Principio di tutte le cose. Epperciò quando spergiurate non è il sole che dovete temere, ma bensì Iddio, che ha creato l' uomo, il sole, la luna, le stelle, la terra , le acque , gli uccelli , i pesci ed ogni specie di animali che vivono sulla terra. Ma io non mi maraviglio del vostro errore, perchè ogni uomo ed ogni nazione, che non professino la vera Religione , è come impossibile che abbiano rette idee intorno alla Divinità. Dio è uno Spirito purissimo ed infinito , ed essendo noi composti di anima e di corpo e molto limitati, non possiamo comprenderlo, come un piccolo vaso non può contenere tutta l'acqua del fiume o del mare. Perciò è necessario ch' Egli si riveli a noi e ci faccia conoscere le sue alte perfezioni. Ciò Egli fece appunto per mezzo di santi uomini suoi amici, anzi per mezzo dello stesso suo Figliuolo Gesù Cristo, indi per la predicazione dei suol ministri che sono i Sacerdoti. Per conseguenza bisogna credere a ciò che essi c'insegnano onde conoscerlo, e conoscendolo essere battezzati per conoscerlo meglio , ed amarlo sopra tutte le cose, e per tal modo essere fatti degni del premio eterno, che Egli darà ai buoni Cristiani dopo la presente vita.

A questa compendiosa ed elementare istruzione, una parte dei selvaggi approvò ciò ch'io diceva, affermando che d' altro modo non si potrebbe conoscere Dio, s' Egli stesso non si rivelasse. Ma non pochi si sdegnarono dicendo che non doveva essere vera dottrina la mia , perché i loro padri non avevano mai parlato della Divinità in siffatto modo.

Tra questi ultimi eravi lo stesso Cacico Willamay, uomo brutale e dato al vizio dell' ubbriachezza, e che di mala voglia era venuto ad ascoltarmi. Costui borbottando coi vicini mi qualificò come un raccontator di sogni alla guisa delle vecchie. Ciò detto si partì indegnato e si ritirò nel suo toldo. I suoi lo miravano e si scandalizzavano. Uno che mi pareva benevolo e mi faceva da interprete si sgomentò e pregommi a non volerlo più intertenere in sì fatte cose, soggiungendo che sarebbero inutili i miei sforzi, e che avrei potuto essere vittima di quella gente brutale e selvaggia ; aggiunse che egli stesso era in pericolo , perchè lo accusavano d'essere partigiano della mia causa a loro danno.

Intanto i selvaggi continuavano a quistionare fra loro, ed alcuni se la prendevano contro di me, ed altri mi difendevano pure, argomentando in favor mio e dalle pene del mio lungo viaggio, e dal vivo interesse, con cui giorni prima io aveva istruiti e battezzati i loro figliuoli.

Io poi me ne stava silenzioso aspettando l' esito di quell' agitamento di animi, il quale mi si faceva foriere di sinistra avventura. Ad un certo punto credetti veramente che fosse per me giunta l' ora di buscarmi almeno qualche bastonata da quei, barbari, e forse anche di lasciare in mezzo di loro la mia pelle. Ma il Signore non permise che mi facessero alcun male, perchè io non era ancor degno della felicissima sorte che ebbero gli Apostoli, quando, battuti con verghe dagli ebrei, se ne tornarono lieti di aver sofferto quell'affronto per amor di Gesù Cristo : Ibant Apostoli gaudentes a conspectu concilii, quoniam degni habiti sunt pro nomine Iesu contumeliam pati. Dopo alcun tempo di fiera disputa prevalse il partito che patrocinava la mia causa, si calmarono le ire, ed io potei riprendere la parola.

Allora facendomi animo , con un accento come di chi è indignato, ma calmo allo stesso tempo, li ripresi per essersi alterati senza ragione ; mostrai loro che non doveva parere strana la dottrina ch' io annunzìava, essendo quella che Dio. padrone del sole aveva rivelato agli uomini , e che era praticata dai buoni Cristiani del mondo intero ; che avessero pazienza ad ascoltarmi non solo una, ma più volte, e che dopo averla udita appieno potevano allora considerarla e trovarla conforme alla ragione e alla retta coscienza, avvertendoli ancora che nè io , ne il Governo Argentino li avremmo mai costretti a ricevere il battesimo colla forza. - Se è cosi, risposero, va bene ; continui ad esporci la sua dottrina, chè noi lo ascolteremo volentieri. -

Storia dei nostri primi parenti Adamo ed Eva.

Per far loro intendere meglio il Mistero dell' Incarnazione del Figlio di Dio, cominciai dal parlare della creazione del mondo, dei nostri primi padri Adamo ed Eva, del fine pel quale Dio li creò, dell'immortalità dell'anima, della caduta nel peccato e di sue conseguenze, pel cui rimedio si operò l' Incarnazione del Verbo. Passai indi a dire della Vergine purissima, Madre di Gesù ed Avvocata nostra , la quale concepì per opera dello Spirito Santo, per cui fu madre e vergine nello stesso tempo ; che Gesù Cristo essendo morto per noi ci restituì la grazia , la quale, come figli, d' un padre stato spogliato de' suoi beni ed impeverito, avevamo ancor noi perduta pel peccato di Adamo ; che dopo il terzo giorno era risorto da morte, e che salito al Cielo aperse aì veri credenti le porte del Paradiso.

Gli Indii seguendo quell' istinto, che è proprio di loro, d' esaminare minutamente le parole che loro dirigono le persone di qualche autorità , risposero che ben doveva essere così ; che sarebbe impossibile che io uomo di Dio (Così chiamano il Missionario, che credono onnisciente), sapendo tutto, volessi ingannarli ; che per altro non sapevano darsi ragione, come essendo essi uomini di linguaggio diverso e di colore differente, e in terra assai lontana da quella degli Europei, potessero essere figli di uno stesso padre.

A tali difficoltà da compatirsi nella bocca di un selvaggio risposi, ingegnandomi di fare loro comprendere come era avvenuto che i loro antichi padri si fossero separati dagli uomini dell' Europa e del resto della terra, coi qualì avevano comune la origine. - Neppure , o fratelli, dovete maravigliarvi del differente colore , essendo ciò cagionato dall' influenza del clima, in cui si è nati. Gli abitatori di Europa, Asia ed Africa sono di colore diverso , eppure credono discendere dallo stesso comun padre. - In quanto alla diversità di fàvella , fu un tempo in cui si parlava un sol linguaggio , ma poi la vanità degli uomini mosse Iddio a castigarli in questo modo. Confuse le lingue e d'allora in poi non fu più possibile che gli nomini potessero accordarsi ed intendersi in un solo idioma. Epperciò se voi andaste in Europa osservereste una differenza notabile nelle lingue , come pure in Asia ed in Africa. Qui pure tra voi si usa in differenti punti una lingua diversa. Voi non intendete l' Indio Thuelche, mentre quegli non comprende voi. -

Arrendevolezza dell' Indio.

L'Indio ha questo di buono che, quando gli si dà una buona ragione, si conforma e crede. Io li osservava attenti ed ansiosi aspettando una risposta adequata alle loro osservazioni. Quando ebbi finito di parlare mi fecero intendere che tutto stava bene, e mi rendevano molto grazie per le mie lezioni. Nel licenziarmi da loro dissi che, se avessero gradito le mie parole, sarei ritornato altre volte; ed eglino furono lietissimi e m'invitarono pel giorno appresso. - Addio, pertanto, miei cari amici , dissi loro nel partire : Voday may puen. - All'udire questo saluto si rallegrarono molto e col cappello nella mano , facendo inchini colla testa, mi accompagnarono un tratto, augurandomi felicità.

Il giorno seguente ripresi l'istruzione , e continuai finchè li ebbi ammaestrati intorno ai principali Misteri di nostra santa Religione. Dopo alcuni giorni li battezzai con loro e mia grande consolazione.

Battesimo e fuoco.

Un giorno , mentre io stava amministrando il battesimo ad una quindicina di uomini , ad un tratto si conturbano e scompariscono , gettandosi a corpo perduto, onde spegnere il fuoco, che erasi appiccato sul tetto di un rancio. Alcuni salirono sul tetto con una velocità più da gatti che da uomini ; altri entrarono dentro , e gli uni e gli altri tanto fecero che, in capo a cinque minuti , ogni pericolo era scomparso. Spento il fuoco, gli Indii si riunirono di nuovo, prendendo ciascuno il suo posto di prima , ed io potei con ordine continuare la sacra cerimonia.

Abitazioni degli lndii.

Per mancanza di pozzi l' Indio è obbligato a stabilire sua dimora presso un rio od una laguna. Sua casa è il più delle volte un cuoio di cavallo o di guanaco sospeso in alto con alcuni bastoncelli fissi nel suolo. Quelli, che si arresero ed ebbero già determinato il luogo di loro stanza , furono obbligati dall' autorità di fabbricarsi un rancio , che è una cameretta più o meno grande, formata ordinariamente di ghioggiuoli , di cui abbonda il campo nei luoghi umidi.

Coloro che già posseggono qualche cosa e sono alquanto civilizzati si fanno case dette di pali a pacche, cioè formate di pali di salici , che abbondano sulle sponde del Rio e delle lagune. Il vuoto, che per la rotondità del palo resta tra l' uno e l'altro, si riempie con malta, per la cui composizione è assai favorevole il suolo della Patagonia.

Quest' operazione serve per dar consistenza ai pali, ed anche per eguagliare la parete. I rancios così costrutti hanno una forma quadrata con un'altezza approssimativa a tre metri. Alcuni hanno uscio e finestra , ed altri non hanno che l' uscio per entrarvi, ed una apertura nel mezzo del tetto per la luce e per l'uscita del fumo. Vi sono ranci formati di mattoni crudi , però pochissimi tra gli Indigeni. Questa sorta di abitazioni qui sopra descritto è quella, che ordinariamente vediamo nel campo occupato dagl'Indi e talvolta da quelli del paese Argentino. In quanto ai privati, che hanno casa nel campo o nel paese, sanno costruirsela di materiale cotto o crudo, ma in quella forma e con molte di quelle comodità, che sono in uso in Europa.

Come vestono gl'Indigeni.

Oggidì e specialmente nella cattiva stagione raro succede di vedere un Indio non vestito da capo a piedi, anche tra coloro che non si sono ancora arresi. Gli uomini vestono pressoché come i nostri, meno la pulitezza che non l'hanno, ed i pantaloni che li portano d'ordinario come i Garci, a anodo, come dicono essi, di Ciripà. I più poveri, se non hanno altro, s'involvono dentro di una specie di manto di stoffa la più ordinaria. Le donne portano la manta , ed è una sopravveste, che copre tutto il corpo. Gli Indii dati alle bevande molto sovente vendono gli stivali od altro oggetto che loro passa il Governo ; ed ho più volte udito delle mogli a querelarsi, perché i mariti avevano loro secretamente sottratto la propria manta , cambiandola con un bicchiere di acquavite.

Le donne hanno l' ambizione di portare grossi orecchini di argento, più anelli nelle dita, ed una specie di braccialetto sui polsi , fatto a filigrana d'argento con più giri attorno al braccio. Alcune di loro e le più agiate portano pure varii giri di filigrana sopra il petto. Esse sono di natura timidissime, e quando si avvicina alla loro abitazione alcun forastiero sconosciuto si nascondono frettolosamente. Varie volte in Missione ci è succeduto di vedere di lontano quattro o cinque donne , e all'entrare poi in casa non iscorgerne più alcuna. Sovente bisogna sgridarle, perchè lasciano correre qua e là i loro ragazzi piccini nella foggia primitiva. Per questo motivo il Missionario regala loro con frequenza alcuni metri di stoffa con filo ed aghi, raccomandando loro il lavoro e specialmente quello di provvedere ai loro figliuoli un vestito decente.

Accampamento di Norquin.

L'accampamento è a 110 leghe lontano da Patagones , ai piedi delle Cordigliere , situato in una grande pianura e circondato da monti , che sono ramificazioni delle Ande. Il suolo è umido, e d'inverno fa molto freddo. Le nevi cadono con frequenza, però non si fermano nelle pianure più di otto giorni. Le montagne si vedono in tutta la loro maestà. Dal mio rancio le osservava coperte di neve sino alle falde, e ne provavo piacere, essendo da sei anni che non ne vedeva più. Le abitazioni sono d'ordinario di pali intonacati di melma o formate di paglia. Si calcola che tra soldati, negozianti ed Indi vi abbia una popolazione di quattro mila anime in circa. Lo stato morale e religioso dell'accampamento è quanto si può dire infelice. La ignoranza e la corruzione sono all' ordine del giorno. Si professa il liberalismo più sciocco e bestiale. Nella bassa gente e nei soldati regna un'ignoranza per le cose di religione che muove a compassione. I Cristiani ne sanno ben poco più che i selvaggi. Meno male sarebbe se quelli, che hanno in mano il bastone del comando, lasciassero libero il Sacerdote d' insegnare, e gliene provvedessero i mezzi opportuni, ma, dobbiamo dirlo con grande amarezza del cuore , ben lungi dal favorire la libertà cristiana , coloro proteggono invece la schiavitù , mettendo il soldato nella necessità d' ignorare i suoi più alti doveri , od impedendogli di compierli. Prova di ciò è l' avere più volte sollecitato il permesso di istruirli , farli venire a messa , lasciarli in riposo nei giorni festivi , ma in vano.

Colonia di Malbarco,

Da Norquin passai nella Colonia di Malbarco , la quale si trova distante una decina di leghe dall'accampamento. Si compone di 2500 persone di origine Chilena, ed occupa i versanti e le valli, che si trovano da quella parte delle Cordigliere. La popolazione è molto sparpagliata , ed è divisa in cinque partiti differenti.. Ciascheduno di questi conta circa 100 famiglie. Quelle parti essendo sgombre dai selvaggi, vani Chileni vanno a stabilirvi la loro dimora, tratti dalla bontà del terreno assai fertile per la coltivazione e ricco di pascolo. Io mi fermai 18 giorni fra loro, e vidi che sono istruiti nella nostra santa religione.

Fu edificante la pazienza che ebbero di passare otto giorni in esercizii di pietà in una stagione fredda, piovosa ed in tempo di neve. Ho predicato, confessato, battezzato, benedetti varii matrimonii. Il tempo non mi permise di percorrere tutta la colonia; dalla pioggia e dalla neve fui impedito di avanzarmi sin dove trovavasi il nucleo maggiore di gente , e perciò mi ritirai dirigendo il passo verso Patagones.

Un secondo pericolo.

Nel ritornare dalla Colonia dovemmo passare sopra il dorso di un colle ; pioveva e soffiava un vento freddissimo. Salendo la cima incontrammo la neve molto alta. La notte c'incalzava , e noi, avendo speranza di poter giungere alla parte opposta , andavamo con molta pena aprendoci il cammino tra la neve. Nessuno osava pronunziare parola, poichè il timore erasi impadronito di noi, tenendo gli animi perplessi sullo stato di nostra esistenza. Sapevamo che molti erano già stati vittima delle nevi in somiglianti passi , e tale pensiero non era certamente il più atto a confortarci. Collo stomaco vuoto , bagnati da capo a piedi , arrivammo a un punto , dove il cavallo quasi si seppelliva nella neve. Il primo cadde da cavallo ed ebbe molto a fare per rialzarsi. Visto il pericolo giudicammo meglio rifare il cammino e ritornammo indietro. Riusciti coll' aiuto di Dio a rimetterci nella pianura, ivi tendemmo la nostra tenda sopra la neve , e passammo la notte nel modo che V. S. può immaginare. Io soffrii più degli altri , e se scampai la vita lo debbo alla bontà di Die, perchè già mi si erano raggrinzate le braccia e le gambe così, che si temeva una prossima sventura, se tale può dirsi una morte incontrata per amore delle anime.

Altre cose avrei ancora a raccontarle, ma per non esser troppo lungo finisco con dirle che battezzai 330 individui , di cui circa 250 sono selvaggi , benedissi 25 matrimoni, e diedi la santa Comunione a circa 100 persone, molte delle quali da più anni non avevano più visto il Sacerdote.

Riceva, o dolcissimo padre, i rispetti di tutti i suoi figli della Patagonia , preghi per noi , ci mandi presto degli aiutanti, e mi creda quale godo di professarmi

Suo affmo in Gesù e Maria

Sac. Domenico MILANESIO.

LETTERA BRASILIANA.

Il Sac. D. Luigi Lasagna scrisse da S. Paolo del Brasile, al suo antico Direttore, una lettera piena d'importanti notizie, che crediamo bene di mettere sott'occhio ai nostri Cooperatori.

S. Paolo, 6 Settembre 1833.

AMATISSIMO SIGNOR D. LEMOYNE.

Ho ricevuto con vera allegrezza la sua cara lettera, piena di notizie preziose e ridondante dei più delicati affetti. Non potei risponderle subito a cagione dei molti affari che ho per le mani, e dei frequenti viaggi che devo intraprendere ; nondimeno coglierò alla spicciolata quei pochi momenti di tempo che posso rubare alle mie occupazioni, e le scriverò qualche notizia delle cose nostre pii r interessanti. Nella sua lettera ella mi narrava rapidamente le graziose accoglienze che i Francesi fecero a D. Bosco nel suo viaggio tra di loro, ed io mi sforzerò di darle un breve cenno delle cose più notevoli, che mi occorsero in questo viaggio da Rio Janeiro a S. Paolo.

A quest'ora V. S. avrà già avuto notizie dell'inaugurazione e del buon avviamento della Casa di S. Rosa di Nichteroy presso Rio Janeiro, dove siam giunti ai 14 di Luglio. Ma ciò che non può ancor sapere si è che la Pastorale pubblicata dail' ottimo Monsignor Pietro Maria Lacerda intorno ai Salesiani ed alle opere loro, e l' eco delle accoglienze fatte a D. Bosco in Francia accesero in tutto l' Impero Brasiliano tanto desiderio di avere i figli suoi , che in questo momento ho già nelle mie mani venticinque e più richieste di alti personaggi ecclesiastici e secolari, i quali da differenti Città e Provincie mi supplicano di ottener loro la fondazione di qualche asilo per fanciulli o di una residenza di Missionarii Salesiani. Davvero ! che talvolta mi sento stringere il cuore d'immensa pietà, vedendomi impotente ad accorrere subito in aiuto di tanti infelici, le cui miserie mi vengono dipinte a strazianti colori. Ciò nondimeno deliberai di esaminare i casi più urgenti, a fine di recar loro qualche soccorso, dando la preferenza a quei punti che si presentassero più strategici, per soccorrere più facilmente il maggior numero possibile di bisognosi, e più favorevoli vuoi alla propagazione della fede, vuoi al maggior sviluppo delle nostre Missioni. Or bene tutte queste condizioni propizie mi, parvero riunite in alto grado nella città di san Paolo , capitale di una Provincia estesissima e più che mai bisognosa di aiuti spirituali. Tanto per la sua fertilità, quanto pel suo clima salubre essa è preferita dagli immigranti italiani, che vi sono già accorsi numerosissimi più che in tutto il resto dell'Impero. La sola città di S. Paolo, che da dieci anni in qua ha raddoppiato la sua popolazione, ora di ottanta mila abitanti, ne ha già ben ventimila italiani, e più assai ne' suoi dintorni, dove vi fondarono varie colonie agricole, materialmente abbastanza prospere , ma per ciò che riguarda all'istruzione , moralità e religione miserevolissime oltre ogni dire. La parte Sud-Ovest della Provincia poi è ancora inesplorata , e tra le sue foreste vi abbondano le tribù, di poveri selvaggi, che attendono tuttavia la luce del Vangelo.

La città di S. Paolo è legata alla capitale dell'Impero per una strada ferrata di seicento chilometri, e per mezzo di un'altra più breve comunica direttamente col porto di Santos nell'Oceano Atlantico , di dove spedisce in Europa i suoi ricchi prodotti di caffè, di zuccaro, di cotone e di tabacchi. Il suo territorio, essendo percorso in più direzioni da varie catene di altissimi monti, offre una temperatura svariatissima e luoghi adatti ad ogni genere di cultura. Gl'Italiani vi piantarono già dei vigneti da cui ricavano vini squisitissimi , e sui mercati si veggono già le pere, le mele, le pesche e le albicocche dei nostri climi insieme colle banane, cogli aranci, cogli ananàs, coi saputì, colle mangave, guaiabe, e cento altri frutti squisiti, proprii solamente delle regioni tropicali. Devo pur aggiungere che oltre alle vie ferrate già dette vi esistono pure altri piccoli tronchi , che vanno a far capo qua e colà a certi luoghi più popolati della Provincia , essendo degno di menzione quello che va fino ad Itù, dove i padri Gesuiti hanno un fiorentissimo Collegio, l'unico di tutto l'Impero. A questo Istituto le più cospicue famiglie mandano i loro figli ad educare nelle scienze, nelle lettere e nella pietà. Mi scordava di dirle che S. Paolo ha pure una Università coll' unico corso di diritto , dove vengono a laurearsi tutti i giovani del Sud dell'Impero.

Or bene il Vicario Generale di questa città da più di un anno, durante il mio primo viaggio al Brasile, avevami scritto lettere a nome del Vescovo, chiedendo dei Salesiani e facendo mille instanze, affinché io mi trasportassi colà e personalmente esaminassi le circostanze, e trattassi le condizioni per la fondazione d'un Ospizio di poveri ragazzi, che fosse altresì un centro per le missioni Salesiane tra le colonie italiane e tra i poveri selvaggi. In quei giorni non mi fu affatto possibile di soddisfare le sue suppliche, e solo potei rispondergli da Montevideo, promettendo che quest'anno avrei fatto colà una rapida gita e veduto il modo di compiacerlo , ottenendogli dal nostro amato Superiore Don Bosco la fondazione di una Casa salesiana in quella importantissima Provincia. Questo solo bastò perche immediatamente si costituisse una commissione collettrice, che colla benedizione del Vescovo corse la città e la campagna, chiedendo elemosine per la futura casa e spargendo ovunque l' annunzio ed il desiderio dei Salesiani. Di modo che quando io vi giunsi, il primo di Settembre, fui accolto con vero trasporto di gioia e di entusiasmo. Deponendo nelle mie mani il frutto delle loro questue, quello anime zelanti avrebbero voluto che lì sui due piedi io accettassi una casa, vi chiamassi i Salesiani, vi aprissi le scuole ed i laboratori; per gli artigianelli, ed inaugurassi così per la gioventù derelitta e per tante povere anime abbandonate un'era novella di speranze e di virtù. Ma come ella ben può immaginarsi io dovetti mio malgrado ricusare le loro offerte, confortandoli ad aver pazienza e costanza, ed assicurandoli che mi sarei adoperato con vero ardore, a fine di ottenere loro per l'anno venturo dal nostro caro D. Bosco una spedizione di Missionarii Salesiani.

Quindi fui cortesemente accompagnato a visitare parecchi luoghi dentro e fuori della città allo scopo di scegliere quello, che ci paresse più opportuno pel nostro futuro Ospizio. Or bene tra queste piccole escursioni , io non dimenticherò mai, fin che viva, quella che feci il tre Settembre, poiché essa mi lasciò nel cuore commosso una traccia profonda ed indelebile. Ascolti. Fin dal mattino per tempo dopo celebrata la santa Messa ascesi in una vettura di piazza con due ottimi Sacerdoti, e ci dirigemmo. insieme fuori della città verso un'altissima ed interminabile collina, che chiude ad Occidente l'orizzonte di S. Paolo. Passammo sopra un ponte il fiume Tiakè, il quale non è grande, ma nelle epoche delle piene straripa e si spande dalla città fino appiè della collina cui accennai, formando un gran lago e quasi direi un mare. Ancor da lungi mi venne additato un vecchio e rustico edilizio che sorgeva là sul declive della collina, fiancheggiato da una Cappella, la quale era sormontata da un piccolo campanile. ' Intorno intorno cominciammo a discernere delle capanne, e più in là sparse su per la collina delle casettine bianche e pulite, che brillavano al sole fra quei macchioni di bambù e di banani , come un branco di candide colombe sparse tra i cespugli dei nostri verdi campi del Piemonte. - Che case son quelle? chiesi maravigliato a' miei compagni: - Sono desse, mi risposero, le prime casucce di una Colonia Italiana, che da sette anni fu condotta a queste terre da speculatori ingordi, e che lottando contro mille difficoltà comincia appena adesso a prosperare alquanto. La Compongono alcune centinaia di famiglie tirolesi molto stimate, perché laboriose e morigerate assai: sono la miglior gente che noi conosciamo. - Quando la vettura si avvicinò sufficientemente io saltai in terra e m'avviai diffilato verso la casa pìù vicina. I bambini che si trastullavano sull'aia fuggirono impauriti, le donne fecero capolino alle finestre della lor casuccia, e mi guatavano con stupore senza far motto. Vestito come era alla brasiliana, ed accompagnato da altri Sacerdoti americani esse neppur sognavano ch'io potessi essere loro compatriota ; ma quando mi udirono parlare più che l'Italiano il loro dialetto stesso ch'io mi sforzava d'imitare più che poteva, quelle poverine si gittarono fuori della loro casa e ad alta voce e coi segni delle mani e dei fazzoletti chiamarono a tutta gola i loro mariti sparsi pei campicciuoli; i fanciullini che erano fuggiti di paura tornarono ad affacciarsi sull'uscio, e poco a poco avanzandoci mi vidi in breve circondato da una folla di persone, che ingrossava ognora più e mi seguiva e mi chiudeva il passo, esclamando ad ogni tratto fra loro mentre si rasciugavano le lacrime : Un prete del nostro paese! Oh si fermi un poco con noi!... Frattanto un uomo corse ad aprir la Cappella di S. Anna e vi entrammo tutti. Dopo d'aver rinnovato i miei saluti amorevolissimi chiesi subito loro se avevano conservata intatta la loro fede , se avevano creduto nulla alle imposture dei ministri protestanti , che spesso vanno fra loro per insidiarli , se conservavano il costume della preghiera, se insegnavano la dottrina ai loro bimbi, e per assicurarmi delle affermazioni e proteste che mi facevano incominciai senz'altro ad interrogarli tutti e grandi e piccoli, che mi rispondevano con una divozione e prontezza consolante. Fu allora che una povera donnicciuola per facilitare quel catechismo improvvisato corse a pigliar la sua vecchia dottrina in italiano della Diocesi di Vicenza, ed alle mie domande fatte alla lettera rispondevano tutti a coro con un' esattezza che m'incantava ; persino i pargoletti di quattro o cinque anni , colle loro manine giunte e gli occhi fissi in me, cantavano le loro risposte senza errar una sillaba. E noti che queste maraviglie erano il frutto delle sollecitudini e dello zelo di alcune rozze donnicciuole, che a mala pena sapevano leggere, ma che tutte si adoperavano per tener viva la fede in quelle buone famiglie. Da ben sette anni vivono senza preti, senza sacramenti e senza parola di Dio. Appena alcuni più fortunati che posseggono il carretto o la mula possono recarsi qualche volta alla città per la santa Messa, ma non conoscendo la lingua portoghese non possono o non osano accostarsi al confessionale. Povera gente ! la loro vista, le loro esclamazioni, le loro confidenze, la loro pietà e commozione mi strappavano le lacrime. Li confortai tutti come meglio potei a perseverare, diedi loro quante medaglie ed immaginette io aveva meco, ripetei loro mille raccomandazioni, promisi che sarei ritornato un dì a dar loro una missione, e mi ritirai intenerito, perchè tutti piangevano d'intorno a me, come figliuolini, che vedono lacrimando il padre che s'allontana forse per sempre   

Per tornare al nostro argomento le dirò che fin dal mio arrivo l' eccellentissimo ed ottimo Vescovo di S. Paolo D. Lino Diodato Rodriguez de Carvaglio mi offri con istanza come luogo adattissimo pel nostro asilo il terreno annesso alla chiesa del Sacro Cuor di Gesù. Questa Chiesa fu progettata come voto nazionale e cominciata per opera di un giovane ingegnere , certo Dottor Saladino, cuor generoso e zelantissimo e d' un attività prodigiosa. Egli comprò il terreno , cercò limosine, scavò le fondamenta, e non potendo por mano alla costruzione di tutto il tempio, che secondo il disegno dovrà essere grandioso assai, eresse in fretta la parte del presbitero e del coro, chiudendola con una facciata provvisoria, risultando cosi una bellissima Cappella, che presto si deve aprire al pubblico con una grande solennità , nella quale Monsignor Vescovo consacrerà tutta la sua diocesi al Sacro Cuor di Gesù. E posta in un punto magnifico, con un'area sufficiente pel gran tempio ed Ospizio nostro, circondata da molte case e villeggiature appartenenti per lo più a protestanti alemanni , distantissima da ogni altra Chiesa. Son sicuro che anche lei, o carissimo Don Lemoyne, vedrà con sommo piacere ripetersi qui a san Paolo un caso analogo e quasi direi identico a quello di Roma. Là è il Santo Padre che chiamò Don Bosco, e gli affidò la continuazione del gran tempio, e qui è il supremo Pastore di questa Diocesi che lo mette nelle nostre mani collo stesso fine; ma in ambi i casi è sempre il Cuore Sacratissimo di Nostro Signor Gesù Cristo,. che ci ha chiamati a sé, perché gli formiamo corona d'innocenti fanciulli e di anime fervorose.

Un giorno adunque e non lontano, un giorno felice verrà, in cui anche noi Salesiani d'America, anche noi Missionarii saremo ricoverati all'ombra di un gran Santuario dedicato al Sacro Cuore di Gesù

A lei, che è sì amante dei grandi spettacoli di natura , se avessi tempo , vorrei almeno dare un cenno delle cose maravigliosissime, che ogni viaggiatore contempla internandosi nel Brasile. lo avrei potuto fare più comodamente il mio viaggio per mare da Rio Janeiro al Porto di Santos, e poscia di là venire in poche ore a S. Paolo; ma preferii la strada ferrata così detta di Pietro II°, per assistere agli stupendi e svariatissimi panorami, che presenta nel suo lungo tragitto. Durante poche ore la locomotiva vola serpeggiando dentro valli profonde e fra strettissime gole di monti , poscia comincia a poco a poco salire e salire per interminabili giri e rigiri, fino a sormontare le giogaie di altissimi monti all'altezza di mille e più metri, scorrendo rumoreggiante su ponti arditissimi, scivolando sull'orlo di precipizii spaventosi, entrando di repente sotto buie gallerie e paurose, per riapparire un'altra volta su fianchi di rupi altissime e scoscese , sì che fanno raccapricciare , sempre attraversando foreste foltissime, che spingono fino' alle nubi certi alberi ritti e di fusto enorme e di chiome immense. Talora io strabiliava al vedere in lontananza alti e paurosi incendii propagarsi per molti chilometri tra quegli alberi giganteschi,. spingendo al cielo vortici di fiamme e nugoli di fumo negro negro , come quello che usciva Falle male bolge dantesche. Sono gli stessi agricoltori che vi appiccano il fuoco, per isgombrare il terreno alle piantagioni del caffè e dello zucchero, del cotone e del tabacco. Allora gli antichi e pacifici abitatori di quelle selve, voglio dire le fiere, gli uccelli ed i rettili d'ogni ragione fuggono spaventati attraverso le valli e su pei monti ruggendo e fischiando orribilmente. Il tigre, il serpente boa, infinità di scimie, di papagalli, e cento altre specie d'uccelli, di rettili e di fiere minori cercano con affanno altre tane ed altri nidi. Io stesso mentre volava sulle ali del vapore in quelle tortuose spire, vedeva stupefatto le sterminatrici vampe, udiva da lungi il crepitar delle fiamme e lo scrosciare di alberi, che rovinavano giù pel pendio dei monti, e tutto quel confuso ed indescrivibile frastuono, che lascio alla sua mente immaginare.

Ma è meglio ch' io finisca qui. Abbia la bontà di riverire tenerissimamente il nostro comun Padre, l'amatissimo D. Bosco. Gli chiegga una speciale benedizione per me e per le nostre missioni del Brasile, e mi aiuti presso lui ad ottenere qual soccorso di personale, che tanto abbisogno per sostenere , ravvivare e. spandere la fede in questi lontanissimi paesi. Riverisca e saluti tutti i Superiori, tutti i confratelli , cooperatori ed amici , e dica loro, che non cessino di pregare pei poveri Missionarii Salesiani e massime per me. Oh! addio, Carissimo signor D. Lemovne, mille volte addio. Ne' miei lunghi viaggi e nelle mie povere fatiche, se sapesse con che tenerezza rammento quei cari giorni e tranquillissimi, che passammo insieme nel Collegio di Lanzo! e tante e tante gioie che il Signore ci comunicava in quei beati giorni. Ma più che rimpiangere il passato, è meglio assai il pensare all'avvenire che ci aspetta, al bel Paradiso, porto sicuro di eterno riposo, che noi dobbiam pur conquistarci a forza di sacrifizii e di violenze. Il suo esempio mi avvalora e il sapere che ella prega per me mi aggiunge forza e coraggio. Addio ancor una volta, amatissimo signor D. Lemoyne. Facendomi interprete di tutti i miei compagni l'abbraccio di tutto cuore in nome loro e mio.

Suo devotmo ed affm° in Gesù Cristo

SAC. LUIGI LASaGNA.

PREMIAZIONE.

Riproduciamo dal N. 230 dell' ottimo giornale « La Voce della Verità » di Roma il seguente articoletto

Domenica ultima passata, secondo che preannunziammo, nella Parocchia del Sacro Cuore di Gesù, al Castro Pretorio, ebbe luogo la solenne distribuzione dei premii ai ragazzi ed alle ragazze, che frequentarono la dottrina Cristiana.

La festa egregiamente preordinata dal molto rev. ; Parroco Don Francesco Dalmazzo , Procuratore Generale dei Salesiani, non poteva proprio riuscir migliore.

Il locale scelto all'uopo - l'ampia navata della nuova chiesa in costruzione - era adobbato con proprietà e buon gusto, ed aveva, sotto un grande baldacchino, nel suo prospetto, il busto del Sommo Pontefice Leone XIII.

Presiedeva Sua Eminenza Reverendissima il signor Cardinale Monaco La Valletta, Vicario Generale di Sua Santità , avendo ai lati Monsignor Sallua, Arcivescovo di Calcedonia , Monsig. Gandolfi, Vescovo di Doliche, alcuni Prelati e parecchie altre notabili individualità.

Erano presenti alla funzione, oltre i giovanetti e le fanciulle, i genitori ed i parenti dei premiandi; in tutto un migliaio di persone.

Più di ducento furono premiati. E dire che non si tenne calcolo, nell'assegnare i premii, se non di quelli i quali frequentarono regolarmente e con profitto la Dottrina, mentre sarebbero stati quattrocento almeno gli inscritti.

E qui ne piace notare che questo grande concorso è dovuto in molta parte al sistema lodevolissimo già vigente in Roma ed adottato anche dai Salesiani, i quali - educati alla scuola di quell'uomo di Dio, che è Don Bosco - coi loro Oratorii festivi, con piccoli premii settimanali e mensili, e col trattenere nella domenica i giovanetti in brevi funzioni religiose ed in giuochi e passatempi geniali, acconci alla tenera età dei medesimi , sanno così bene guadagnarsi il cuore della gioventù.

Quest'anno i premii consistevano in belle medaglie d'argento, in libri eleganti, in oggetti sacri di un certo valore, e in una dote di L. 1,30.

Invece di un lungo discorso, che si usa fare in simili occasioni e che avrebbe forse tediato quei bambini impazienti del premio, fu ottimo pensiero del Parroco di sostituire un graziosissimo dialogo, nel quale veniva svolto con brio e vivacità l' argomento della necessità dell'insegnamento religioso. Di questo dialogo detto benino e dei componimenti poetici, che furono recitati, l'uditorio si addimostrò soddisfàtto.

I fanciulli della nascente Scuola Musicale della Parrocchia, sotto la direzione di un bravo maestro dei Salesiani, cantarono un inno di circostanza, che venne meritamente applaudito.

La valentissima orchestra dei Ciechi di Sant'Alessio contribuì non poco al buon esito di questa cara festa religiosa, eseguendo varii pezzi di musica eletta.

Chiudiamo questi cenni tributando una parola di dovuto encomio alle Suore Dorotee , ed a quelle spettabili signore che - unitamente ad esse - con tanto zelo prestarono il loro valido ausilio nell'opera caritatevole d'istruire la gioventù. Oh se l'istruzione affidata ai religiosi ed alle religiose fosse meno inceppata, quanti minori mali non affliggerebbero l'Italia nostra!

PREGHIERA pel felice viaggio dei Missionarii e delle Suore di Maria Ausiliatrice.

Come venne annunziato in apposita circolare. 20 Missionarii Salesiani e 12 suore di Maria Ausiliatrice sono partiti per l' America, dove giungeranno verso la metà del prossimo dicembre. I Cooperatori e le Cooperatrici facciano pertanto la carità di raccomandarti ogni giorno al Padrone ed alla Stella del mare che concedan loro un viaggio felice. Daremo in altro numero relazione della partenza.