BS 1880s|1883|Bollettino Salesiano Ottobre 1883

ANNO VII. N. 10   Esce una volta al mese.   OTTOBRE 1883.

BOLLETTINO SALESIANO

Direzione nell'Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo. N. 32. TORINO

SOMMARIO-Notizie delle Opere Salesiane di America - Lettera del Reverendissimo Arc. di Buenos Aires - Lettera di Mons. Antonio Espinoza - Lettera del Dottor Edoardo Carranza - Lettera del Parroco di S. Giovanni Evangelista di Buenos Aires - Tratto di una lettera dalla Patagonia - Prima Casa Salesiana nel Brasile - Partenza pel Brasile -Arrivo al Brasile - Storia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales - Un Cooperatore Salesiano e la nostra Casa di Spezia - Parole del Santo Padre ai Sacerdoti Italiani - Un venerando ospite all'Oratorio - Bibliografia - Storia della Pedagogia in Italia dalle origini ai tempi nostri -Discorsi e Novene - Ritratto del nuovo Arcivescovo di Torino - Il nostro articolo sui Mentitori e La Stella Consolatrice.

NOTIZIE DELLE OPERE SALESIANE DI AMERICA.

Da una lettera, che vide la luce nel numero precedente, i Cooperatori e le Cooperatrici sanno ormai che il nostro diletto Confratello D. Giacomo Costamagna, capo delle Case Salesiane della Repubblica Argentina e della Patagonia, si trova oggidì in Italia, collo scopo principale di sollecitare rinforzi di operai evangelici. Egli ci portò di colà notizie in parte consolanti e in parte pur dolorose. Molto infatti ci consolò lo attestatoci sviluppo ed il progresso delle Opere Salesiane in quelle vaste regioni, il numero delle Case, che va ogni anno crescendo, la moltitudine di giovanetti, che accorrono alle scuole, ai Collegi, agli Oratorii festivi, e che riempiono gli Ospizi di carità ; ci consolò la benevolenza di ogni ordine di cittadini, l'appoggio del Clero secolare e regolare , e soprattutto la squisita bontà dell' illustre Arcivescovo della Capìtale. E quello che avviene nella Repubblica Argentìna succede egualmente nella Repubblica di Montevideo ed oggimai nel Brasile. Nè minore gioia ci arrecarono i manipoli già raccolti dai nostri Missionarii sulle rive del Rio Colorado, del Rio Negro, del Limay e del Chubut in Patagonia, e le più centinaia di Indii catechizzati, battezzati, e condotti in seno alla Sposa di Gesù Cristo, alla Chiesa cattolica.

Ma non dobbiamo nascondere che in mezzo a tanti motivi di allegrezza abbiamo pure non poche ragioni di angustia. E quale uomo cristiano non sentirebbesi in vero restringere il cuore per la tristezza al sapere che ogni giorno e i Vescovi e i Governatori e gli stessi Cacichi o capi di selvagge tribù domandano, pregano, supplicano per avere Sacerdoti a prendersi cura d' innumerevoli anime, le quali aspettano con ansia la luce della vera religione e della civiltà, e intanto per mancanza di personale dover rispondere negativamente, e lasciare nella notte dell' errore e nelle vie di perdizione tante anime, redente dal sangue del divino Agnello, e chiamate egualmente che noi alla gloria immortale ? Alla considerazione di questo fatto noi sentiamo altamente la forza di quelle divìne parole, pronunciate dal nostro Signor Gesù Cristo, allorquando indicò agli Apostoli i popoli pronti a venire alla luce del Vangelo, e, paragonando questi ad una messe biondeggiante e da raccogliersi, eccitava i suoi Discepolì non solo allo zelo , mira a pregare fervorosamente il Padrone del campo, che mandasse operai a raccoglierla. - E pur molta la messe, Ei diceva, ma in confronto sono pochi gli operai. Oh ! pregate il Padrone che ne mandi e ne mandi rnolti: Messis quidem multa, operarii autem pauci. Rogate ergo Dominum messis, ut mittat operarios in messem suam.

Per lenire a noi ed ai nostri Confratelli questa pena, e per tentare su più vasta estensione e con maggior probabilità di riuscita la conversione di quei popoli abbandonati, noi stiamo ora preparando una nuova schiera di 20 Salesiani e di 10 Suore di Maria Ausiliatrice per l'America. Fra breve daremo avviso del giorno di loro partenza, che sarà nel prossimo novembre.

Tuttavia fin d'ora confidiamo loro che faremo un caldo appello, perché ci vogliano aiutare a sostenere le spese ingenti della sacra spedizione ; onde li preghiamo che nella loro pietà comincino a pensarci e a mettere in serbo quanto loro permettono le proprie forze. Occorrono danari pel trasporto ; occorrono oggetti di vestiario e di biancheria ; occorrono soprattutto sacri arredi pei divini uffizi, poiché in quelle lontane regioni o si manca di tutto questo, o non si può acquistare che ad un prezzo esorbitante.

Intanto crediamo bene di pubblicare qui varie lettere ricevute in questi ultimi mesi dall'America, le quali ci confermano le notizie dateci verbalmente dal prelodato D. Costamagna.

In questi documenti si parla con lode dei Salesiani e delle Opere loro, e per questo motivo, se ascoltassimo il nostro cuore, noi le seppelliremmo in un profondo oblio; ma facciamo altrimenti , perchè i Cooperatori e le Cooperatrici, colle loro limosine avendo già concorso e concorrendo tuttora al benessere di queste Opere di religione, gradiscono e in certo qual modo pretendono eziandio' di averne opportune notizie, per conoscere cosi il frutto della loro carità. Per la qual cosa in tali circostanze a noi non resta che praticare l' avviso del, santo Pontefice Gregorio Magno, che' dice : - Sia l'opera per tal guisa in pubblico, che l'intenzione rimanga in occulto affinché e dell'opera buona si dia ésempio ai prossimi, e tuttavia ,per mezzo dell'intenzione, colla quale cerchiamo di piacere a Dio solo, desideriamo ognora il segreto : Sic autem sit opus in pubblico, quatenus inientio maneat in occulto: ut et de bono opere proximis praebeamus exemplum, et tamen per intentionern, qua Deo soli placere quaerimus,, semper optemus secretum.

Lettera del Reverendissimo Arcivescovo DI BUENOS-AIRES.

Questa lettera, mentre ci comunica autorevolmente preziose notizie, svela il bell'animo dell'eccellentissimo Metropolitano della Repubblica Argentina.

Buenos-Aires 6 luglio 18S3

MOLTO REV Do D. GIOv. Bosco, CARISSmo PADRE ED Amico,

Godo sommamente di poter riverire per mezzo del R. D. Giacomo Costamagna la P. V. Revda,, codesta Comunita, ed i numerosissimi suoi figliuoli specialmente dell'Oratorio di Torino.

Molti sono i motivi che ci obbligano a rendere grazie al Signore per averci dato l'Istituto Salesiano, il quale ci rende servizi grandi d' ogni genere, e colle scuole, e co' laboraterii, e nelle Chiese e nelle Missioni.

Il R. D. Costamagna va ogni giorno più acquistando nella stima e nella venerazione del pubblico.

Instancabile nelle fatiche è veramente edificante in tutto; dirige molte Case in Città, nella Provincia e fuori eziandio, e con tale buon esito, che è una meraviglia.

Noi sentiamo altamente la sua assenza sebbene temporanea, e speriamo che presto ritorni con buon numero di compagni, tutti ripieni dello spirito di Lei, o carissimo Padre ed Amico. Una dozzina almeno almeno sarebbe il numero, ch'egli dovrebbe seco condurre dall' Italia. La S. V. lo ascolti e glieli conceda per il bene di tanti infelici, che ansiosamente li sospirano.

Già è gran tempo che non ho ricevute lettere di Vostra Paternità. Sappia però che ne abbisogna sempre , affinché mi siano guida e norma sicura pel bene della Salesiana Famiglia.

Non sarà per colpa mia, spero, ma il fatto è che la S. V. da alcun tempo in qua non ci manda più alcun rinforzo di personale ; eppure ne abbiamo sommo bisogno. Questo bisogno lo sentono i suoi. Figli Salesiani qui nella Capitale, lo sentono specialmente quelli che sono nelle Missioni. Imperocchè in qual modo potranno estendere e portare il Vangelo a tanti infelici figli del deserto, se da ogni parte son desiderati e scarsi?

Orsù dunque , mio carissimo Padre , ci mandi dei Missionari! Il sig. D. Costamagna l' informerà d' ogni cosa personalmente.

Abbiamo avuto il dolore di perdere la Reverenda Madre, che era qui Superiora delle Figlie di Maria SS. Ausiliatrice, Suor Maddalena Martini, che quale un Angelo se ne volò al Cielo verso la solennità di S. Pietro.

Ebbe la fortuna di fondare varie Case, e ultimamente quella di Moron ; e di veder ultimata e aperta la Casa principale con il grande Collegio, e la Chiesa di Maria Ausiliatrice, benedetta il 7 di Giugno.

La morte di lei fu pianta, perchè la sua vita era una vera delizia per tutti.

Ci conceda il Signore un buon numero di sante vergini post eam.

Desidero assai di ricevere un riscontro da V. P. e Le sarò riconoscente, se si degnerà indicarmi in quali cose posso esser utile a' suoi Figli, essendo mio debito di adoperarmi in tutto per l'incremento di questa porzione eletta e considerevole del gregge a me confidato, senza alcun mio merito.

Augurandole , Rev.o Padre , ed invocandole dal Signore ogni benedizione, sono

Di V. P. R.

Affmo servitore ed amico

+ FEDERICO Arcivescovo di Buenos-Aires.

Lettera di Mons. Antonio Espinoza. VICARIO GENERALE.

Buenos-Aires, 7 luglio 1883. CARissimo D. Bosco,

Beato D. Costamagna, che va a rivedere V. R. ! - Sempre mi ricordo di quei bei giorni , passati in sua compagnia in Torino, e sempre Le sono e Le sarò grato della sua ottima accoglienza.

Ci rimandi presto D. Costamagna e con molti compagni, poichè ne abbiamo grande bisogno, e c'è molto da fare.

Mi raccomandi al Signore nei suoi santi sacrifizii ed orazioni.

Affmo in Cristo amico sincero

ANTONIO ESPINOZA.

Lettera del Dottor Edoardo Carranza PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA SOCIETÀ DI S. VINCENZO DE' PAOLI.

Buenos Aires, 6 luglio 1883. REVmO Sig. DON Gio. Bosco,

Con molto dispiacere vedo partire da questa Città il Rev.o D. Costamagna, che mi fu raccomandato dalla S. V. quando egli arrivò la prima volta in queste regioni.

Egli si accomiata da noi in difficili momenti, perchè appunto adesso comincia la questione dell' insegnamento laico nelle scuole, il trionfo del quale potrebbe attirarci le più disastrose conseguenze.

Spero che egli ritornerà presto ed accompagnato da molti zelanti Sacerdoti, figli della Pia Società che V. S. ha fondato, e di cui tanto abbisogniamo in questi vastissimi paesi.

E come no? Dalla remota Patagonia fino a San Nicolas de Los-Arroyos si trovano sparsi i Figli di V. S., occupando una estensione di seicento e più leghe.

Come si potrà attendere a stabilimenti così distanti l'uno dall'altro senza un personale sufficiente?

Io mi passo dal fare menzione della Repubblica Orientale e del Brasile, dove i Salesiani si estendono anche troppo, atteso il loro scarso numero.

Il Collegio di S. Carlo, non ostante la sensibile perdita di D. Francesco Bodrato, ha fatto molti progressi sotto la direzione di D. Costamagna, aumentando gli edifizi della Casa ed il numero degli alunni interni, che al presente arrivano a 200, e fondando un Collegio con una bella Chiesa per le Suore di Maria Ausiliatrice.

Son molto grato a V. S. per tutti i favori, che Ella ha dispensato a questo paese per mezzo dei suoi Figli, i Salesiani; ed ammirando sempre più i prodigi di carità che fanno in Europa, deve pochi anni or sono non erano conosciuti, compio il mio devere di salutarla a nome del Consiglio a cui presiedo, e raccomandando tutti i miei compagni e me alle orazioni di V. S. ho l' onore di professarmi

Di V. P. M. Revda

ObblmO Servitore

EDOARDO CARRANZA.

Lettera del Parroco DI S. GIOVANNI EVANGELISTA DI BUENOS AIRES.

VENERATISSIMO SiG. D. Bosco ED AMATISSIMO PADRE.

Approfitto dell' occasione del ritorno in patria del nostro Ispettore D. Costamagna per iscriverle, compiendo così un dovere, a cui ho mancato da molto tempo;' non per mala volontà, ma per le molte occupazioni. Nella speranza che V. S. mi vorrà perdonare questo lungo silenzio passo a darle alcune notizie intorno alla Parrocchia, che amministro in suo nome. Don Costamagna le ha già scritto sulla bella festa celebrata qui l'11 Marzo passato per la benedizione della pietra fondamentale della nuova Chiesa, che fu un vero trionfo. Da quel tempo si è lavorato molto, e la Chiesa in alcune parti raggiunge già l'altezza ai 2 metri e mezzo da -terra , e in alcune altre di cinque. Siccome il pavimento, dev'essere molto alto, affinchè non entri l'acqua del fiume, quando cresce e sale dal letto inondando talora tutta la Parrocchia, così sonosi collocate molte e , grosse travi di ferro per sostenere i voltini del, pavimento medesimo. La lunghezza della Chiesa è di 46 metri . per 22 di largo, ed è a tre navate. Il disegno è di stile greco dell'ordine ionico, ed è opera dell'architétto Paolo Besana della Brianza. Conterrà comodamente da 3 a 4 mila persone.

Lo spirito della popolazione va migliorando di giorno in giorno, e mentre le loggie massoniche perdono molti addetti, la divozione si risveglia. Nel primo anno che fui parroco, nel 1879, sopra 27 mila anime si fecero solo 4,500 Comunioni ; mentre nel giorno che le scrivo, a metà dell'anno, ne abbiamo già oltre a 7 mila, senza contare quello delle ragazze, che vanno alla scuola delle nostre Suore. Abbiamo stabilito le due confraternite della Madonna del Carmine e del Sacro Cuore di Gesù, e in poco tempo si sono ascritte a ciascuna circa 200 persone. Speriamo fra poco di stabilire una Conferenza dolla Società di S. Vincenzo de' Paoli ed una Unione di Operai Cattolici. Circa 200 ragazzi assistono al nostre Oratorio festivo e 400 ragazze a quello delle Suore ; e sarebbero molti di più, se tanto noi come le Suore avessimo locale più adattato.

Eccole in breve lo stato di questa Parrocchia, che raccomando alle sue particolari preghiere, affinche si cambii interamente da Boca del Inferno, come è chiamata, in abitazione del Signore.

Preghi per noi, affinche curando le infermità altrui, non andiamo contraendole noi stessi, e benedica particolarmente

Il suo affmo figlio in G. C.

SaC. STEFANO BOURLOT. Buenos Aires, 7 Luglio 1833.

Tratto di una lettera dalla Patagonia.

In data del 3 luglio il Sac. D. Giuseppe Fagnano scrive da Patagones una lettera, dalla quale rileviamo quanto segue.

Don Domenico Milanesio dà presentemente missione agli Indii a Norquin, lontano 200 leghe appiè delle Cordigliere, provincia di Mendoza. Diede già 95 battesimi, benedisse 6 matrimonii, e seguita catechizzando 200 Indii di un Cacico, che si sottomise alla Repubblica.

Inoltre aspetta Ranqué-Curà , e Namun-Curà, due Cacichi , collo loro Indiate, o tribù d' Indii.

Don Giuseppe Beauvoir partirà presto per accompagnare il Governatore Lorenzo Winter nella visita, che intende di fare alle Colonie di Chubut, Puerto Deseado e Santa Cruz. Egli avrà occasione di parlare coi Gallensi e di trattare cogli Indii di Inacazal, Fozal e Sazhueque.

La lettera termina con preghiera di un rinforzo di Missionarii.

Le notizie ultime portano che il Sac. D. Milanesio è ritornato dalla sua lunga e pericolosa missione, anzi egli medesimo ce ne invia minuta relazione, che pubblicheremo nel prossimo numero.

PRIMA CASA SALESIANA NEL BRASILE.

I Cooperatori e le Cooperatrici ricorderanno ancora la bellissima lettera di Mons. Pietro Maria Lacerda, Vescovo di Rio Janeiro , pubblicata nel Bollettino Salesiano del mese di agosto 1881,' colla quale lo zelante Prelato stimolava D. Bosco ad inviargli una schiera di Salesiani, per fondare in quella vastissima sua diocesi una Casa a pro dei fanciulli abbandonati. Le ragioni addotte dall' egregio Pastore erano così stringenti , che abbiamo dovuto dargli formale promessa che nell'anno seguente, a Dio piacendo, i suoi desiderii sarebbero stati appagati. Nel frattempo essendo venuto in Italia il Sac. D. Luigi Lasagna , Superiore delle nostre Case dell' Uruguay , lo abbiamo incaricato di provvedere all' impianto della prima Casa Brasiliana, e a tal proposito nel suo ritorno lo fornimmo eziandio dell' occorrente personale.

L'anno scorso il nuovo drappello stava per salpare alla volta di Rio Janeiro , quando si svilupparono le febbri gialle , che molto di spesso infieriscono in quelle spiaggie , e l' amorevole Prelato, temendo che taluni dei nostri avessero a rimanerne vittima, ci pregò di soprassedere dal progettato invio sino allo scomparire del pericolo.

Questo parendo ormai cessato, nel mese di luglio dell' anno corrente una schiera di 7 Salesiani , accompagnati dal prelodato D. Luigi Lasagna, partì finalmente da VillaColon, e andò a dare principio alla prima Casa Salesiana nel Brasile, nella città di Nictheroy, presso la capitale di quell' immenso impero.

ln questo fatto avevamo già avuta qualche notizia dal Sac. D. Costamagna, quando ci giunsero lettere e dall' Uruguay e dal Brasile , che ce ne danno più minuto ragguaglio. Crediamo di fare cosa e gradita ed utile il qui pubblicarle.

Partenza pel Brasile.

Colon, 10 Luglio 1833.

MOLTO REVER° ED AMATmO D. Bosco,

Arrivo da accompagnare a bordo dell' Orenoque il Rev° Sig. Ispettore D. Luigi Lasagna e i sette confratelli, che partono stamane per la nuova missione del Brasile. Spero che le tornerà gradito un breve ragguaglio sulla nostra dolorosa separazione.

Dopo tanto aspettare che cessasse la febbre gialla, che non risparmiò di mietere tra le innumerevoli vittime lo stesso segretario del Vescovo e molti ecclesiastici , finalmente si era fissato il giorno nove corrente per la partenza. Alla vigilia si volle offrire una festicciuola di commiato ai confratelli Brasiliani. Si cantarono la messa solenne e i vespri, e alla benedizione il Tantum Ergo a due cori del nostro D. Cagliero. A pranzo non mancarono i brindisi in latino, spagnuolo, italiano e francese, in prosa e in versi. Il novello Direttore D. Michele Borghino a nome dei compagni ci ringraziò, e si raccomandò alle nostre preghiere. La commozione era generale tra i confratelli e tra i giovani, e a stento si raffrenavano le lacrime. Il Rev° Ispettore si provò a consolarci con quelle parole, che egli sa trovare sì eloquenti..., ma non ottenne, quasi dissi, che l' effetto contrario.

All' indomani la cerimonia commovente per le preghiere del felice viaggio ci ridestò tutto il dolore della separazione. La vettura aspettava i nuovi Missionarii poco lungi dalla Chiesa , e qui si rinnovava una di quelle scene dell' addio, a cui assistemmo più volte ai piedi di Maria Ausiliatrice in Torino. Sapevamo di amarci, ma non credevamo che ci dovesse costar tanto la separazione, nè che i giovani formassero così strettamente una cosa sola con noi.

A Montevideo furono ricevuti in casa dei Dottori Burattini, Cooperatori Salesiani, degni veramente della nostra riconoscenza e di speciali benedizioni pel loro buon cuore e pei grandi servigi che ci prestano. Dopo il pranzo furono a prendere commiato dai RR. Padri Cappuccini e dai RR. Signori Lazzaristi ed a ricevere la benedizione da Mons. Vescovo. La sera stessa s'imbarcarono malgrado il pessimo tempo. Il R° D. Monti, zio del nostro confratello D. Monti, D. Bacicalupi ed io li accompagnammo sul vaporino fino a bordo. Era già notte oscura, quando lasciavamo loro l' ultimo addio.

Una nuova stretta al cuore provammo pure , quando allontanandoci dall' Orenoque siamo passati poco lungi dal bastimento Europa, dove sapevamo essere imbarcati per l' Italia il R° Ispettore D. Costamagna con due confratelli delle due ispettorie. Avrei voluto soffrire cento volte di più..., avrei voluto gettarmi a nuoto per arrivare ad essi , vederli, salutarli, e incaricarli di tante commissioni pel nostro venerato Padre , pei Superiori , pei confratelli tutti d' Europa ! Inutili desiderii !.. Ma Dio ce ne terrà conto.

Ora mi ritrovo nel mio nido. Povero Collegio Pio ! - Che tristezza senza di colui , che era l' anima di tutto e di tutti ! - Già incominciarono numerose Comunioni giornaliere pel buon viaggio e pel felice impianto della nuova Casa di Nictheroy. Siano esse sorgente di copiose grazie pei confratelli e giovani del Brasile ! Lo siano pure per noi, perchè possiamo mantenerci nel fervore durante l' assenza del nostro signor Direttore.

Revmo ed Amatm° D. Bosco, è inutile che io Le dica che principalmente nei giorni del dolore , e nei momenti del sacrifizio , il nostro pensiero si porta a Lei : ci par di vederla , di udirla : ci risuona all' orecchio quell' « Esto vir... viriliter agite... » Oh ! i suoi consigli e più i suoi esempi e la certezza che Ella prega per noi ci rendono forti. Sotto il manto poi di Maria Ausiliatrice noi prenderemmo d'assalto il vasto impero del Brasile e il mondo intero , malgrado la profonda convinzione di essere ancor ragazzi. - E inutile che Le dica che la lingua battendo dove il dente duole, e sentendo noi sempre più la sua privazione, ci sfoghiamo a parlar di Lei tra noi confratelli e coi giovani , i quali pure desiderano di udire a parlare del loro Padre D. Bosco, che non conoscono, ma che amano tanto. - E inutile che Le dica che noi preghiamo ogni giorno per Lei , affinchè Iddio ce la conservi in modo che possiamo vederla con veneranda canizie fra cinquant'anni ancora.

Questa lettera Le giungerà poco prima del gran giorno dell' Assunta, suo compleanno. Oh potess' io ornarla colle più belle espressioni e con fioriture di lingua! .... ma , poveretto me !... Un po' il francese, un po' lo spagnuolo mi hanno tolto quel tantino di letteratura italiana, che aveva imparato ; onde mi conviene abbandonare l' opera. Le offro quindi senz' altro il mio cuore e quello di tutti i suoi figli di Colon..., questo cuore che è e sarà sempre lo stesso , pieno della più grande riconoscenza e figlialo amore verso di colui, al quale dopo Dio dobbiamo ogni cosa.

Ella, venerato Padre, ci benedica tutti, e colle sue preghiere ci ottenga la grazia di poterla accompagnare al Cielo nel gran giorno dell' assunzione universale degli eletti.

Sono in Gesù Cristo sempre suo

Affezmo ed Ubbidmo figlio

Sac. LORENZO GIORDANO.

Arrivo al Brasile.

Sta Rosa di Nictheroy nel Brasile, 6 Agosto 1883. Mio VENERATissimo D. Bosco,

Ella a quest' ora avrà già saputo dal nostro caro D. Costamagna , il quale ebbe la invidiabilo sorte di ritornare in Italia per deporre a' suoi piedi l' ossequio e l' amore tenerissimo di tutti i suoi figli d' America , avrà già saputo, o mio veneratissimo Padre , che un drappello di sette de' suoi figli Missionarii lasciò Montevideo ai dieci di Luglio, e dopo quattro giorni di torbida navigazione approdò al più bel porto del mondo , al porto di Rio Janeiro.

Che gioia non deve recare al suo cuore questo fatto, o amatissimo Padre, che consolazione a tutti i nostri Confratelli e Cooperatori Salesiani ! Il vedere che i figli di D. Bosco dal Rio della Plata, dove la benedizione del Cielo li estese e ramificò per ogni dove fino a valicare i confini della gelida Patagonia , rimontano ora verso l' Equatore in cerca di un nuovo campo pel loro zelo e di nuove conquiste per la religione e la vera civiltà, come non dovrà iscuotere e profondamente commuovere ogni cuore, che ami veracemente Iddio e le anime ? Fuor d' ogni dubbio il giorno 14 Luglio del 1883 sarà per noi tutti e per altri ancora di felicissima rimembranza, perchè segna l'impianto della nostra prima Casa nel Brasile, nella città di Nictheroy. Ne sia ringraziato Iddio dal più intimo del cuore.

I sette Salesiani qui approdati portarono con sè la benedizione del Vicario di Gesù Cristo, e la protezione di Maria Ausiliatrice , che non lasciò mai di accompagnare colle sue tenerezze, e co' suoi miracoli chi si slancia con fervore ed abnegazione intera a lavorare per la salvezza di fanciulli poveri e derelitti, e di anime abbandonate. Oh ! no , quantunque conscii di nostra debolezza ed insufficienza, noi non trepidiamo un istante ! Basterebbe a rinfrancarci il gittare uno sguardo addietro sulla via percorsa nel breve giro di sette anni là nell' Uruguay, nella Repubblica Argentina e nella Patagonia stessa.

Nel Brasile i bisogni - morali non sono meno lagrimevoli e grandi, che nelle contrade suddette. Il selvaggio , che scorre nudo e feroce le foreste vergini di questo immenso Impero, l' orfanello, che gira vagabondo per le vie delle popolose città, lo schiavo , che geme sotto la sferza di padroni disumani , l' innocente bambino abbandonato sul lastrico da genitori senza cuore, oh ! quanti, quanti sono gli infelici che abbisognano di soccorso ! Davvero, se la grazia di Dio non ci abbandona, se la tenera bontà di Maria continua a sorreggerci, se i nostri cari Confratelli e Cooperatori non ci dimenticano nelle loro preghiere e nella loro carità, oh ! quanto bene potremo fare in queste regioni così splendide per ogni incanto di natura, eppure così misere ed infelici per decadimento od assoluta mancanza di religione ! Perdoni, amatissimo Padre, questo sfogo. Queste sono le speranze che ci fervono in cuore, questi sono i voti che fin dal principio innalziamo a Dio ed alla Vergine, affinchè non ci abbandonino nell' ardua impresa , questa è pur la preghiera che da sì lontano rivolgiamo a Lei, ai Confratelli ed ai Cooperatori tutti, affinchè ci sostengano col loro affetto e colla loro carità. Ascolti ora la breve narrazione di qualche fatto, che non può a meno d'interessarla.

Come Ella ben sa , la Divina Provvidenza ha voluto darci qui un secondo Padre , un altro D. Bosco nella persona del piissimo e dotto Vescovo di Rio Janeiro, l' Eccellentissimo D. Pietro Ma Lacerda. Ma che vuole? Quando siamo giunti a Rio Janeiro , Monsignore ne era assente da ben due mesi. Poverino ! Mentre infieriva la febbre gialla, or son pochi mesi , egli perdette lo stesso suo segretario , il virtuosissimo Sacerdote Francesco Telles, che era il suo compagno, il suo amico, il suo Angelo Custode visibile, come egli stesso soleva chiamarlo , quel medesimo che aveva con sè quando nell' anno 1877 venendo in Italia dimorò varii giorni nell' Oratorio di Torino presso di Lei.

Profondamente angosciato per questa perdita e vacillante in salute, Mons. fu consigliato e quasi spinto dagli amici - e dai medici a lasciare la capitale ed a recarsi nell' interiore dell' Impero , in una Provincia detta di Minas , dove il clima è più mite e temperato per le alte ed interminabili giogaie di monti che la coprono. Colà havvi un antico Seminario diretto dai Missionari Lazzaristi . dove il nostro amatissimo Vescovo venne educato da fanciullo , e dove ordinato Sacerdote esercitò il Sacro Ministero con ogni splendore , vuoi come valente oratore, vuoi come peritissimo professore, insegnando matematiche , filosofia, diritto canonico con unanime applauso e dei colleghi e degli alunni. Fu dunque colà tra antichi allievi ed amici, che fu inviato a cercare un sollievo alle sue ambasce ed un ristoro alla sua affranta salute.

E inutile che Le dica, o veneratissimo Padre, che noi aspettiamo questo egregio Pastore con indicibile ansietà da ben 20 giorni: Egli anche da lungi, oh' con che amore , con che sollecitudine si è subito adoperato in nostro favore ! Ha scritto e fatto pubblicare pei giornali una tenerissima e dotta Pastorale sul nostro arrivo , raccomandandoci vivamente alla carità de' suoi Diocesani-, e perorando eloquentemente a pro dell' Ospizio, che noi veniamo ad impiantare.

Ci ha pure scritto subito lunghe ed affettuosissime lettere riboccanti di tenerezza, di santi consigli e di generosa carità. Alcuni nemici del bene hanno accolto il nostro arrivo con imprecazioni e bestemmie , ma gli amatori della sofferente umanità hanno pure applaudito alla nostra missione caritatevole ed altamente umanitaria. La Pastorale dell' ottimo Vescovo poi ha risvegliato per ogni dove simpatia per noi ed un' immensa aspettazione dell' opera nostra. Già cominciarono a giungere limosine ed offerte, oltre alla generosissima oblazione del Vescovo che è la nostra Provvidenza. Oggi stesso mi fu annunziato che sta ormai ai nostri cenni una piccola ma completa tipografia. Ma la nostra casetta è piccola assai , e se le limosine sono finora bastanti a mantenerci , sono tuttavia insufficienti a dar principio ai lavori di costruzione , indispensabili per preparare il posto ai numerosi fanciulli, che già battono alla porta.

Affinche la S. V. possa farsene una qualche idea , Le aggiungerò che la nostra casetta sorge dentro la cerchia della città di Nictheroy, dirimpetto a Rio Janeiro, stendendosi frammezzo l' incantevole baia, sulle cui placide onde galleggiano cento e cento bastimenti d' ogni grandezza e d' ogni nazionalità, che vengono a caricare zuccaro, tabacco, caffè, cacao ed altri prodotti di queste terre tropicali. Noi dalla finestra vediamo a filare molti battelli, che arrivano o che partono sventolando le loro bandiere , fra cui ci è dato spesso di salutare colla mano e più coi palpiti del cuore la cara bandiera della patria nostra. Ci gira intorno una grande estensione di terreno , piana davanti ed ai lati, e di dietro alla casa si va ergendo un altissimo monte. Questa proprietà si presta non solo ad un grande edifizio per gli orfanelli , ma altresì ad una piccola colonia agricola. Così potremo presto mandarle all' Oratorio del caffè e dello zuccaro coltivato da' suoi figli stessi.

Molte sono e di gran lusso le ville e palazzine, che s' innalzano sul piano e sui colli in faccia a noi ed ai nostri lati. La parrocchia è molto distante, e in questi dintorni non v' è che qualche cappella in rovina od abbandonata. Ma lo crederebbe? Proprio accanto a noi, nell' incrocicchiarsi di due vie, sorge un bel palazzetto, colla scritta di « Collegio maschile e femminile », ed è né più nè meno che un' istituto di protestanti, che costituiscono un pericolo permanente per la religione delle famiglie cattoliche di questa città. Quanti poveri fanciulli e fanciulle non sono mandati dai loro genitori ignoranti od indifferenti a comprare a prezzo della loro eterna salute un' educazione eretica ed avvelenata ! Oh ! come ci gioì il cuore nel trovarci così da presso a questi eretici, per mettere un qualche argine alla loro micidiale propaganda! Abbiamo subito deciso di battezzare la nostra nuova Casa col nome di Ospizio di Maria Ausiliatrice, sicuri che Essa non tarderebbe a proteggere contro alla eresia, e ad accogliere sotto il suo manto le anime pericolanti. Noi nel nostro entusiasmo siamo giunti persino a concepire l' idea e la speranza d' innalzare qui appunto un gran Santuario in onore della Vergine Ausiliatrice, perché distenda l' ombra sua benefica su tutto il Brasile. Che Le pare? La Vergine stessa s' incaricherà di dimostrare , se il Cielo arrida a questa nostra speranza. Frattanto impazienti di aprire almeno le scuole esterne ed i catechismi abbiamo già chiamato i muratori , e confidando nella Divina Provvidenza abbiamo dato ordine di cominciare i lavori, a fine di aprire presto un rifugio ai giovanetti più bisognosi e più insidiati. Oh ! se potessimo pur provvedere alle fanciulle , chiamandole alla scuola intorno alle nostre buone Suore ! Anche per questo lavoreremo a tutt' uomo, e mentre noi di qui prepareremo la Casa, Ella ce ne prepari una decina almeno per questo e per altri punti dell' Uruguay , e ce le mandi colla prima spedizione.

Il nostro caro D. Borghino Le narrerà come abbiamo già visitato insieme Sua Maestà l' Imperatori Pedro II , il quale ci accolse con amabilità straordinaria. Anche la Principessa Isabella, erede presunta del trono, ed il suo sposo Gastone d' Orleans, Conte d' Eu , ci furono benevolissimi. Così pure l' eccellentissimo Presidente della Provincia ci promise cordialmente il suo appoggio. Come vede adunque, amatissimo Padre, questa umilissima Casa fin da' suoi primordii offre già le più belle e consolatrici speranze. E ben vero che desse dovransi fecondare con sudori e forse con lagrime , se han da maturare frutti soavi e graditi al nostro buon Gesù ed alla Sposa sua diletta la Chiesa Cattolica. Ma collo sguardo al cielo e fidenti nella protezione della Vergine Ausiliatrice , non ci arresteremo dinanzi a qualsiasi difficoltà , che contro ci susciti la rabbia dell' inferno.

Se non temessi d'essere interminabile vorrei pur dirle qualche cosa delle numerose dimande , delle suppliche che mi giungono da ogni parte. E una serie di miserie e di bisogni sì urgenti, che mi recano angosce indicibili per non poterle soccorrere prontamente. Per altra parte si presentano occasioni così propizie per far del bene, e la Divina Provvidenza ci offre da principio tali mezzi materiali , che non posso far a meno di lasciare ai richiedenti una qualche speranza per un avvenire non lontano. Ed oh ! perchè , mio Dio, non moltiplicate a mille a mille gli operai evangelici per salvare tante anime da voi redente ?

Senza parlarle dei Vescovi del gran Parà e di Cuyabà , che ci attendono a braccia aperte e che contano già sulla nostra formale promessa, Le dirò che da Petropolis mi giungono istanze pressantissime per aprire scuole a' figli di cattolici, che in mancanza di scuole cattoliche frequentano pure colà le scuole dei protestanti. La stessa figlia dell' Imperatore si è impegnata per avere dei Salesiani, fossero anche due soli , per cominciare le scuole esterne e l' Oratorio festivo.

L' Arcivescovo di Bahìa , santo vegliardo , che fondò la Diocesi del Cearà elevandola ad una invidiabile prosperità religiosa, trasferito da un anno alla sede arcivescovile di Bahia , oh ! se avesse veduto nella visita che gli feci pochi giorni or sono , con che cuore mi supplicava di mandargli qualche salesiano, per cominciare un Ospizio di giovanetti poveri , a fine di eccitare le vocazioni ecclesiastiche, le quali sono colà pressoché estinte!

Anche da S. Paolo , ricca e fiorentissima provincia dell' interno; mi mandano inviti e preghiere caldissime di recarmivi presto per vedere co' miei occhi quanto hanno già fatto pe' Salesiani. In vero fin dall' anno scorso il Vescovo , varii Sacerdoti e secolari zelanti, avendo posto gli occhi sopra di noi, fecero di tutto per averci colà. Per prepararci la casa ed i mezzi onde cominciare l' opera, Monsignore scrisse una calda pastorale , e di più nominò commissioni, che andarono di città in città, di villaggi in villaggio, di casa in casa questuando pei Salesiani, ed ora, avendo già raccolte somme considerevoli , implorano che non teniamo più a lungo sospesi gli animi , e che vi andiamo e vi andiamo subito. Io non potrò fare altro che un viaggio colà e vedere..., consolare quegli amici nostri, e poi scrivere a Lei che li esaudisca.

Ma è tempo omai ch' io termini questo letterone ; e, se non tenessi di cadere in un ritornello che tutti sanno già a memoria , vorrei terminare supplicando i nostri giovani Confratelli di costi a partire per le Missioni, dove il Signore loro tiene apparecchiati dei veri trionfi ; vorrei implorare da Lei che non lasci trascorrere anche quest'anno senza mandarci aiuti. Almeno una decina di Salesiani ed un' altra di Suore di Maria Ausiliatrice ci sono proprio indispensabili per sostenere le opere già esistenti , e rafforzarle ed estenderle , come pure per incominciare con vigore ed efficacia le Missioni del Brasile. Deh ! amatissimo Padre , accolga benevolmente queste nostre preghiere e lo esaudisca. I nostri Cooperatori così generosi e zelanti finora non la lasciarono in imbarazzo per le spese degli apprestamenti e del viaggio, e spero che non Le verranno meno neppure questa volta. Ben lo sappiamo che dalla Francia , dall' Inghilterra e da cento altri punti Le arrivano ogni di preghiere ed istanze per aprire nuovi Ospizi , lo sappiamo , e benediciamo il Signore di questo risvegliarsi per ogni dove dello spirito di carità e di fede, lo benediciamo pure, perché siasi degnato di servirsi anche dell'opera nostra; ma tuttavia non cesserò mai di supplicare Iddio e Lei e tutti i Superiori della pia nostra Società , che siano generosi di aiuti a queste lontane terre, dove non vi sono che pochissimi Missionarii, disseminati qua e colà, sopra una superficie sterminata, che supera di tante e tante volte l' Europa intera.

Permetta ancora , amatissimo Padre , che Le offra l' affetto sincerissimo e l' ossequio de' suoi figli dell' Uruguay e del Brasile, e pregandola di gran cuore perchè ci benedica tutti, e tutti ci raccomandi a Dio ed alla Vergine Ausiliatrice, Le bacio con venerazione la mano e mi ripeto con gioia

Suo devotissimo figlio in Gesù Cristo

Sac. LUIGI LASAGNA.

STORIA DELL' ORATORIO DI S. FRANCESCO DI SALES

Parte seconda. CAPO X.

Le Letture Cattoliche nello Stato Pontificio - Circolare del Cardinale Vicario - Buono effetto di questo atto - La festa di Pio IX nei tre Oratorii - Gli studenti del Cottolengo alle scuole dell'Oratorio di S. Francesco di Sales - La guerra del 1859 ed una ispezione - Figli dei. militari e soldati francesi all'Oratorio - Sovvenzione del Re e del Governo - Breve di Pio IX.

Le basi della Società di S. Francesco di Sales erano intanto gettate secondo il disegno di Don Bosco, e dell'immortale Pontefice Pio IX, e per tal modo veniva sempre meglio assicurata la sorte di tanti giovanettì poveri ed abbandonati non solo di allora, ma dell'avvenire. Fu questo certamente un gran bene per l' Oratorio ; ma non fu il solo ; imperocchè parlando col sommo Pontefice intorno alle Letture Cattoliche, D. Bosco ottenne altresì l'alto favore che Sua Santità desse ordine all'Eminentissimo suo Vicario il Cardinale Patrizi, che con apposita Circolare le raccomandasse a tutti gli Arcivescovi e Vescovi dello Stato Pontificio, affinchè le introducessero nelle proprie diocesi. La Circolare è in data del 22 Maggio di quell'anno stesso. Crediamo bene di riprodurre qui il mentovato documento , siccome prova della benevolenza di Pio IX e della specialissima stima, che egli faceva di questa periodica pubblicazione dell'Oratorio.

ILLUSTR. E REv. SIGNORE,

« É un fatto innegabile che dagli uomìni perversi si cerchi con tutto l'impegno di demoralizzare i popoli, per averli pronti a secondare i loro pessimi disegni e così ottenerne gl' intenti. A ciò fare essi si adoperano in più modi, fra i quali molto loro giova la diffusione di libri e stampe corrotte e spesso contrarie ai dommi della nostra Santa Religione. Il guasto non è all'aperto, bensì latente all' ombra di una sottile ipocrisia, adorno di uno stile fiorito ed ameno, e facendo mostra di trattare argomenti tanto interessanti e dilettevoli, che in breve sono nelle mani di moltissimi mal accorti di tutte le classi degli uomini, i quali bevono per tal modo quasi all'insaputa quel veleno, che forse li ucciderà per sempre. E ciò non avviene soltanto nelle città popolose, ma ancora nelle più piccole e nascoste terricciuole, ove l'antica costumanza di passare qualche tempo, specialmente nella stagione d'inverno, leggendo alcun che della Storia Sacra, ovvero d'altro libro buono e religioso, viene surrogata dalla lettura di libriciattoli lascivi ed immorali.

« Non è però mai avvenuto che i buoni Cattolici non abbiano tentato di resistere agli sforzi degli empi; quindi è che a combattere il grave male accennato si è costituita una Società di dotte e pie persone ecclesiastiche e laiche , le quali propongonsi d'ovviare ai disordini che debbono al presente lamentarsi , stampando dei libretti mensilmente col titolo di Letture Cattoliche, le quali e per la varietà dei tomi e per la pianezza dello stile allettino e sieno alla portata di tutti. L' esclusivo scopo di queste Letture sarà di conservare nell'animo dei Cattolici la integrità della fede, la santità dei costumi, ed accrescere in essi quel rispetto ed amore sincerissimo, che debbesi alla sacra persona del Sommo Pontefice, siccome Padre universale di tutti i fedeli, non che a congiungerli vie più coi loro Vescovi.

« La Santità di N. S. sempre intenta al vero bene di tutti, ed informata appieno del vantaggio riportato da queste Letture Cattoliche nei luoghi dove sono state attivate, ha approvato e lodato il pio divisamento d'introdurle anche nello Stato Pontificio, ed a tal fine mi ha autorizzato ad invitare gli Arcivescovi e Vescovi dello Stato medesimo per l'aiuto e sostenimento di sì bella impresa, diffondendola il più possibile per tutte le città e castelli, soggetti alla spirituale loro giurisdizione.

« Quindi è che, in esecuzione dei desiderii della Santità Sua, partecipo tutto ciò a V. S. Illustrma e Revma , pregandola ad accettare insieme i sentimenti della mia più distinta stima, coi quali resto, baciandole di vero cuore la mano,

Di V. S. Illma e Revma

Roma, 22 Maggio 1858.

Servitor vero COSTANTINO CARDINALE VICARIO. »

Questa Lettera Circolare ottenne il desiderato effetto ; onde da quel giorno le Letture Cattoliche presero a spargersi non solo negli Stati Pontificii, ma in quasi tutte le diocesi d'Italia, perchè ad esempio del Vicario di Gesù Cristo, molti Vescovi le raccomandarono ai proprii parochi, e questi ai fedeli loro affidati. Di qui ne derivarono due vantaggì : il bene spirituale di un maggior numero di anime, che ne vennero istruite ed animate alla virtù , ed un canale di beneficenza pel nostro Oratorio ; imperocchè crescendo il numero degli associati alle dette Letture , si ebbe per una parte lavoro da occupare più artigianelli , e per altra parte quel poco di guadagno, che se ne ricavava, porgeva a D. Bosco il mezzo di raccogliere un maggior numero di poveri giovanetti nel suo Ospizio, e di provvedere loro vitto e vestito con una buona educazione.

Noi passiamo qui sotto silenzio più fatti, che rassomigliano a quelli, di cui abbiamo già tenuto parola in addietro. Tali sono le varie solennità , i catechismi della quaresima, le comunioni pasquali negli Oratorii , le visite di ragguardevoli personaggi alle scuole serali e domenicali, e le numerose raccomandazioni di poveri giovanetti fatte non solo dai privati, ma dagli stessi Municipii e dalle Autorità governative. Diremo invece di quelle altre cose, che sembrano avere alcun che di nuovo e qualche merito di speciale ricordo.

Tra queste viene anzitutto la festa celebrata il 24 di giugno di quell' anno medesimo 1858 , ad onore di Pio IX, nei tre Oratorii di S. Francesco di Sales, di S. Luigi e dell' Angelo Custode. In quel giorno, essendo nell'Archidiocesi di Torìno festa di precetto, volle il nostro D. Bosco farci godere il frutto della paterna bontà dell'immortale Pontefice. Due cose ci aveva benignamente concesse il Vicario di Gesù Cristo, nella visita che Don Bosco gli aveva fatta a Roma : l'Indulgenza plenaria, e questo per l'anima ; indi la limosina per una colezione, come abbiamo di sopra accennato. Pertanto avvisati i giovanetti la domenica innanzi dai proprii Direttori accorsero in quel giorno numerosissimi ai rispettivi Oratorii, e per accostarsi ai santi Sacramenti, onde arricchirsi degli spirituali tesori, e per gustare nello stesso tempo della colezione , loro pagata dall' amorevole Pio IX. La festa non poteva riuscire né più bella, nè più giuliva. Uno scrittore del giornale l'Armonia, il quale vi si trovava presente, ne volle pubblicare apposita relazione, e noi giudichiamo pregio dell'opera il riferirla qui per intiero. Era così concepita:

« Tutte le cose, che riguardano il supremo Gerarca della Chiesa, formano sempre oggetto di compiacenza pei buoni cattolici. Tra queste havvi la festa, che negli Oratorii di S. Francesco di Sales, di S. Luigi e del S. Angelo Custode celebravasi in rimembranza di un favore dal S. Padre concesso ai giovani, che a tali Oratorii intervengono. Pochi mesi or sono, l'egregio Sacerdote D. Bosco recavasi a Roma, e Pio IX si trattenne con bontà veramente degna di un tal Pontefice a discorrere di questi giovanetti. Infine, compartendo loro l'apostolica benedizione, concedeva un'indulgenza plenaria per quel giorno, in cui essi avrebbero fatta la loro confessione e comunione. Ai favori spirituali aggiugneva una graziosa somma di danaro, che dovesse servire ad una colezione per questa giornata, affine di viemmaggiormente incoraggiare la gioventù a correre con perseveranza la via dei comandamenti di Dio.

» Il giorno prescelto per tale funzione fu il 24 del corrente ; e noi, essendoci trovati presenti in uno di questi Oratorii, abbiamo osservato uno dei più teneri spettacoli. Compiuti i doveri religiosi, quei buoni giovanetti mostrando in volto la gioia e la pace che godono coloro che hanno la coscienza pura, si schieravano fuori della chiesa a partecipare del grazioso favore del S. Padre. Cantate varie affettuose canzoncine analoghe al soggetto , esprimendo in mille modi la loro gratitudine verso il Sommo Pontefice, presero posto per la refezione. E difficile di esprimere a parole i dolci sensi che destava in cuore quella vista di tanti giovani, che con canti e suoni, in chiesa e fuori di chiesa , in prosa ed in poesia , manifestavano quella viva e tranquilla letizia , che solo può venire dalla coscienza , che può dire a se stessa : Non son rea.

» Ovunque poi risuonavano gli applausi di Evviva il Papa ! Viva la sua grande bontà ! Ma la sorpresa fu verso sera, quando queste radunanze erano per isciogliersi e recarsi ciascuno al proprio domicilio. Guidati come da una specie di entusiasmo si radunarono inforno al loro Direttore, ed unanimi esclamarono : Grazie, o Santo Padre, grazie ; Dio ve ne ricompensi. Chi mai potrà andare per noi a ringraziarlo degnamente ? Sig. Direttore, fate sapere al S. Padre che noi siamo pieni di riconoscenza per lui, che lo amiamo con tutta l'effusione del nostro cuore, noi in lui veneriamo il Vicario di Gesù Cristo, e che noi tutti desideriamo, e vogliamo vivere e morire in quella religione, che ha Dio per Capo invisibile, e che ha un sì tenero e sì buon Padre, un Pio IX per suo Vicario sopra la terra.

» Così compievasi quella giornata, che lascierà nel cuore dei buoni giovani indelebile memoria della paterna bontà del S. Padre. Quei poveretti , i quali non sono guari avvezzi a ricevere carezze dagli uomini, menando una vita piena di stenti e di privazioni, sentono vivissima la riconoscenza verso del Capo della Chiesa, che dall' altissimo suo grado, lungi dal dimenticare i figli del popolo, come fanno, gli adulatori del popolo stesso, si esibisce e si fa vedere loro padre, come è padre dei grandi della terra e dei principi. » Così l'Armonia del 29 giugno 1858.

Un altro fatto dobbiamo segnalare, pur degno di menzione. Intorno a quel tempo l'illustre Canonico Luigi Anglesio, Direttore dell'Ospizio del Cottolengo, giudicò della maggior gloria di Dio il seguire l'esempio di D. Bosco, accogliendo nel suo. Istituto un maggior numero di giovanetti, per dedicarli allo studio e alla carriera sacerdotale. Scopo dei due ecclesiastici si era di concorrere in questo modo a fornire di chierici e di Sacerdoti l' archidiocesi di Torino, che in quei giorni ne difettava moltissimo, e per provvedersi di qualche soggetto stabile per l'esercizio del sacro ministero verso i proprii ricoverati. A questo nobile intento D. Bosco d'accordo col prelodato Canonico recavasi ogni anno nei paesi di campagna, soprattutto nelle parti di Saluzzo, interrogava i parrochi se conoscevano giovanetti di buona indole e di attitudine allo studio , e trovandone li chiamava a sè coi loro parenti e li accettava per poco o per nulla, distribuendoli poscia parte al Cottolengo e parte all'Oratorio. Con questa industria il numero degli studenti andava vie più crescendo in ambidue gli Istituti, e nel 1858 e 1859 giungeva a più centinaia.

Frattanto si attivavano nel nostro Oratorio le prime scuole ginnasiali interne, e con maestri proprii. Il Canonico Anglesio, che in quel tempo ancor non aveva professori sufficienti al bisogno, rincrescendogli di mandare i suoi giovanetti alle scuole in città, pregò D. Bosco che li volesse ricevere nelle sue classi all'Oratorio, e D. Bosco vi acconsentì di tutto buon grado. Quindi dal 1856 sino al 1859 in ogni giorno di scuola mattino e sera buon numero di quei giovani venivano nelle ore determinate alle nostre classi , e frammisti con noi udivano le stesse, lezioni, gareggiando nello studio e nella morale condotta. Alla fine dell' anno scolastico si faceva la distribuzione dei premii, procurati da ambe le parti. Alla festa rallegrata dal canto e dal suono della musica intervenivano sempre parecchi personaggi ragguardevoli, i Direttori dei due istituti e varii dei loro benefattori. Molti dei nostri condiscepoli dell'Ospizio del Cottolengo fecero in appresso splendida riuscita ; alcuni divennero Sacerdoti esemplarissimi, ed altri, presa diversa carriera, o conseguirono importanti impieghi civili, o si segnalarono nellle file dell'esercito.

Abbiamo ricordato volentieri questi fatti, perchè sono una prova della buona relazione, in che sempre si mantennero e l'Oratorio di S. Francesco di Sales e la Piccola Casa della Divina Provvidenza. Queste due Opere vicine di luogo e di tempo si riguardarono ognora come amicissime, e giova sperare che secondo il loro potere sempre si aiuteranno per servire fedelmente a quel Dio, che le ha suscitate in questi ultimi tempi a sollievo delle umane miserie, e a conforto della Religione e della civile società.

Intanto era giunto il 1859, e nell'aprile del medesimo scoppiava la guerra tra l'Austria ed il Piemonte, collegato con Napoleone III, imperatore dei Francesi. Noi non ci faremo a discorrere di questo avvenimento, ma registreremo solamente qualche fatto, che ci riguarda più da vicino. Primieramente notiamo che nel mese di maggio l'Autorità governativa mandava due periti a fare una ispezione nel nostro Oratorio, per sapere se il fabbricato si prestava ad alloggiare soldati o a convertirsi in ospedale pei feriti. D. Bosco accolse cortesemente quei signori, e li condusse a visitare tutta la casa. In fine disse loro : - Ora li pregherei che volessero riferire a chi li ha mandati i sentimenti di Don Bosco ed una sua preghiera a questo proposito. Nei pericoli e nei bisogni della patria ogni cittadino deve porgere quell'aiuto, che le proprie forze gli permettono , e per questo motivo D. Bosco è disposto a fare quanto è in poter suo : l'ha fatto 6 anni or sono in tempo di peste, e saprà farlo ora in tempo di guerra. Ma io debbo pure far osservare che questa casa serve, oggidì di ricovero a quasi 400 giovanetti dei più poveri ed abbandonati, e perciò prego il Governo che voglia risparmiarmi il dolore di rimetterli sopra la strada. Io credo che in Torino non manchino dei pubblici edifizii, che possono servire o da quartiere o da ospedale meglio assai che non questo fabbricato , che, come vedono , manca di molte comodità_ - Che cosa abbiano i due periti esposto al Governo nol sappiamo; ma il fatto si fu che l'Oratorio non venne disturbato e noi continuammo a rimanervi tranquillamente.

Del resto il nostro Ospizio prestò in quel tempo un servizio ben più utile, che non tanti altri. La improvvisa chiamata di varie classi sotto le armi nel cuore della primavera e dell' estate tolse a molte famiglie le più robuste braccia, che col lavoro le sostenevano, e quindi molte madri cariche di figliuolanza si trovarono nella più grande miseria. Ciò fu tanto vero che si dovettero instituire nelle principali città varii Comitati, a fine di promuovere e raccogliere limosine, onde provvedere alle famiglie più bisognose. Or che fece D. Bosco? Quantunque per la circostanza della guerra e pel rincaro dei viveri egli si trovasse ben sovente in grave penuria, tuttavia accettò ancora nel suo Ospizio parecchi figliuoli dei poveri soldati, alleviando così le loro famiglie , ed aggravando se stesso e di spese e di sollecitudini.

Né questo bastò ; poiché, se l' Oratorio non fu convertito né in quartiere ne in ospedale, divenne nondimeno quale un luogo di convegno pei soldati francesi, stanziati in Torino, specialmente per gli invalidi. Uno dei nostri compagni più adulti, che parlava discretamente la loro lingua , cominciò a contrarre relazione con alcuni di essi, loro parlò di D. Bosco e li condusse a fargli visita. Don Bosco accolse quei militari con grande amorevolezza, s'intertenne con loro in piacevoli discorsi, li invitò a venire all'Oratorio con libertà, anzi lasciò loro l'incarico di menarvi quanti compagni il bramassero. - Voi potete venire, disse loro, per iscrivere ai vostri parenti, e qui troverete carta, penne, inchiostro e i necessarii francobolli ; potete venire per leggere libri francesi, di cui abbonda la nostra biblioteca ; e se taluni amassero d'imparare la lingua italiana o l' aritmetica , io destinerò loro un apposito maestro. Siccome poi, soggiunse D. Bosco, noi siamo tuttavia in tempo pasquale, e potrebbe darsi che non tutti abbiate finora avuto comodità di adempire il precetto della Santa Chiesa, così vi avverto che in questa nostra cappella voi troverete confessori , che conoscono la vostra lingua, e che si presteranno sempre volentieri a vantaggio dell'anima vostra -

Questa graziosa accoglienza e queste parole riempirono di entusiasmo quei cari figli della Francia ; onde ritornati in caserma raccontarono la cosa ai loro commilitoni, e destarono in molti il vivo desiderio di recarsi ancor essi all'Oratorio. Il fatto si è che in capo a pochi giorni nelle ore libere si vedeva come una processione di soldati francesi a scendere in Valdocco , e a venirsi a trattenere con D. Bosco e con noi siccome fratelli. Più centinaia di loro si accostarono eziandio ai Sacramenti e con un contegno così edificante, da ben dimostrare che appartenevano a famiglie di molta pietà e religione. Don Bosco oltremodo contento di tratto in tratto ne invitava alcuni a pranzo con lui ; ed era allora un grazioso spettacolo il vedere i calzoni rossi a risaltare presso le sottane nere, e chierici, Sacerdoti, e soldati a fraternizzare insieme, gareggiando gli uni a parlare francese e gli altri a masticare italiano.

Dopo alcun tempo erano in sì gran numero quelli, i quali conoscevano D. Bosco di persona, che difficilmente egli usciva in Torino senza che si vedesse ac compagnato, o di tratto in tratto fermato da qualche soldato francese. Una volta doveva egli recarsi a visitare un malato a Collegno, paese distante quattro miglia da Torino. Quando fu sulla via di Rivoli, ecco a farglisi incontro una dozzina di turcos, parte convalescenti , parte solo feriti al braccio od alla mano. Andando essi al passeggio, domandarono a D. Bosco di accompagnarvelo per qualche tratto di via, ed egli vi aderì molto volentieri. Di discorso in discorso e all'ombra degli annosi olmi, che fiancheggiano lo stradale, la via parve sì breve, che la gioconda brigata quasi senza avvedersene giunse sino a Collegno. Colà pervenuti, i turcos volevano ritornare indietro, ma Don Bosco disse loro : - Giacché come invalidi avete il permesso dei vostri superiori, attendetemi un poco ; io farò presto , e ritorneremo a Torino insieme ; - ed eglino si fermarono. Ma contro la sua aspettazione D. Bosco non poté sbrigarsi così tosto come sperava, e quando uscì dalla casa dell'infermo l'orologio segnava mezzogiorno. Venuto a' suoi compagni di viaggio - Mi rincresce, disse loro, di avervi fatto aspettare sì a lungo : ora come vedete é mezzogiorno : voi avrete certamente appetito, e i convalescenti avranno bisogno di ristoro, e non conviene che ci rimettiamo in via collo stomaco vuoto: venite dunque con me, e andremo a fare una ribotta. - Ciò detto, li menò in un albergo, pagò loro un buon pranzo , mangiò con essi , facendo loro passare uno dei giorni più lieti. Dire la contentezza di quei turcos è cosa impossibile. Ritornati in città essi raccontarono la cosa al loro superiore, il quale ne fu così tocco di ammirazione, che al domani venne all'Oratorio a ringraziare Don Bosco, con parole improntate della più viva riconoscenza, e con gentilezza veramente francese.

Per tutte queste ed altre ragioni i soldati della Francia, residenti in quel tempo tra noi, presero tanto affetto all'Oratorio, che quando ricevettero ordine di partire da Torino vennero a riverire Don Bosco e i loro maestri, mostrando colla più profonda gratitudine una grande commozione. Parecchi di loro continuarono sino a questi giorni un carteggio epistolare con D. Bosco e con alcuni di noi, specialmente con D. Michele Rua stato loro maestro d'aritmetica.

Dopo la sanguinosa battaglia di Solferino, avvenuta il giorno 24 giugno, la guerra aveva fine colla cessione della Lombardia al Piemonte ; ma lasciava molti fanciulli orfani di padre, e ben se ne accorse anche il nostro Oratorio. Quasi ogni giorno noi vedevamo giungere nuovi compagni, e vie più avvicinarsi l'un l'altro i nostri letti per fare posto all'ultimo arrivato. Ma tante bocche di più a divorare pagnotte fecero crescere le spese ed aumentare i debiti, onde Don Bosco venne ben presto a trovarsi in gravi strettezze. Confidava egli bensì nella divina Provvidenza, ma in pari tempo non tralasciava di appigliarsi a quei mezzi, che la prudenza suggeriva. Quindi per mano del conte Nico lao Cibrario egli fece pervenire alla Maestà di Re Vittorio Emanuele II umile domanda di un qualche sussidio pei suoi giovanetti , e il 31 di Agosto riceveva lettera dal conte medesimo , nella quale tra le altre leggevansi queste parole Ho avuto l'onore d'intrattenere Sua Maestà della poco felice situazione, in cui trovasi al presente la pia Opera da lei fondata pel ritiro dei giovanetti abbandonati e per la lontananza dei benefattori e per le spese straordinarie cagionate dal numero insolito di ragazzi , che Ella ebbe a ricoverare nella circostanza della chiamata all'esercito di non pochi contingenti padri di famiglia ; e la Maestà Sua , volendo venire ancora per questa volta in di Lei aiuto, si è graziosamente degnata in seguito a mia proposizione di accordarle una sovvenzione straordinaria di L. 250 sul tesoro Mauriziano. -

Alcuni mesi dopo un altro sussidio di 200 lire gli accordava il Ministro dell'Interno, annunziandoglielo in questi termini il segretario Capriolo - Nello scopo di sussidiare l'amministrazione del Ricovero dei poveri giovani abbandonati in questa città, questo Ministero si è determinato ad accordare al suo fondatore e direttore D. Giovanni Bosco la sovvenzione di L. 200 , ed ha ordinato la spedizione in suo capo del relativo mandato. -

Questi aiuti non erano certamente pari al bisogno ; ma stante le gravi spese della guerra non erano neppure disprezzabili. Essi dimostravano per lo meno che il Re ed il suo Governo riconoscevano l'utilità dell' Opera di D. Bosco , e spronavano i privati cittadini a soccorrerla colle proprie elargizioni.

Sorgeva intanto l'anno 1860, apportatore di gioie e di tribolazioni a D. Bosco e a noi tutti. Prendiamo le mosse dalle prime. Sul principio dell'anno scolastico, il 9 di novembre, D. Bosco a nome suo e a nome nostro scriveva al Papa Pio IX una rispettosa lettera, nella quale esternavagli sentimenti di condoglianza per certi fatti già succeduti e che succedevano a danno della Religione e della Santa Sede, e in pari tempo esponevagli quanto in Torino si praticava dai buoni, per opporre un argine alla colluvie dei mali, che da ogni parte inondavano. Il glorioso Pontefice gradì sommamente questo attestato di filiale ossequio e di fedeltà inalterabile, e per un atto d'insigne bontà, in data del 7 di gennaio del 1860, rispose a D. Bosco con un Breve , che rimarrà monumento imperituro della benevolenza di Pio IX verso di noi. D. Bosco ricevuto il prezioso documento il volse tosto dal latino in italiano, e poscia raccoltici in apposita sala ce lo lesse, mettendoci a parte della propria consolazione. Siccome il Breve fa cenno eziandio degli Oratorii e dei giovani che li frequentavano, così ci crediamo in dovere di pubblicarlo in questo luogo, come lo ricaviamo dal fascicolo delle Letture Cattoliche del mese di aprile di quell'anno medesimo.

Al diletto Figlio Sacerdote Giovanni Bosco

TORINO PIO P. P. IX. DILETTO FIGLIO, SALUTE ED APOSTOLICA BENEDIZIONE.

« Nella lettera, che ci scrivesti il 9 dell'ultimo novembre, scorgemmo novella prova della tua singolare fede, pietà e riverenza verso di Noi e verso la suprema dignità Nostra.

» Di leggieri comprendiamo, Diletto Figlio, quale sia il dolore dell'animo tuo e degli altri ecclesiastici in questo grande scompiglio d'Italia e stravolgimento delle pubbliche cose, e nella ribellione di alcune provincie del nostro temporale dominio.

» Questa ribellione, come a tutti è noto, venne provocata da esterne istigazioni e macchinazioni, e con ogni sorta di mezzi fomentata e sostenuta.

» Ora si aggiunse uno scritto , pienissimo d'ipocrisia, che diffuso nel popolo tende ad ingannare i semplici ed a scemare il comune consenso dell' orbe cristiano nel difendere il civile Principato della Sede Apostolica.

» La fede stessa dell'italiana penisola è messa in pericolo : una colluvie di libri e di giornali perversi si divulgò non solo per le città, ma eziandio pei villaggi, né solamente in cotesti paesi del Piemonte, ma anche nella Toscana , e nello provincie confinanti i protestanti vomitano il veleno delle loro malvagità , avendo a tal fine instituite scuole, vuoi clandestine, vuoi pubbliche , alle quali anche con premii si sforzano di allettare la povera ed incauta gioventù.

» Se non che in questa fierissima procella, suscitata da Satana, Noi nell'umiltà del cuore sommamente ringraziamo Iddio , che colla sua grazia avvalora e conforta i Vescovi dell'Italia, a custodire intrepidamente ciascuno nel proprio gregge il deposito della fede.

» Sono di sollievo al cuor Nostro la somma concordia degli animi, colla quale anche il Clero in questo tristissimo tempo attende alla salute delle anime, e la fermezza e costanza d'animo, con cui per la causa di Dio e della Chiesa esso sopporta e sostiene ogni avversità.

» Non possiamo poi esprimere con parole la consolazione che ci apportò quella parte della tua lettera, da cui conoscemmo che le presenti calamità di questo tempo resero maggiore l'alacrità tua, o Diletto Figlio, e quella delle altre persone ecclesiastiche.

» Quindi e colla predicazione della parola di Dio, e colla diffusione di buoni libri e di buoni scritti uniti di animo e di zelo vi sforzate a tutto potere di opporvi alle macchinazioni de' nemici della Chiesa.

» Non v'ha cosa più eccellente di questo operare, e non v'ha cosa più utile a promuovere ed infiammare la pietà del popolo.

» Nè fu priva di frutto quella tua esimia sollecitudine, per la quale moltissimi giovani recandosi ai sacri Oratorii nei giorni festivi , e quotidianamente alle scuole ad ore opportune divennero ognora più ferventi sia per mezzo degli ammaestramenti cristiani, sia colla frequenza de' sacramenti.

» La cura che hai dei giovani poveri da te ricoverati ottiene di giorno in giorno più felice successo, ed accresce il numero di coloro, che potranno poi diventare una volta utili ministri della Chiesa.

» Continua, Diletto Figlio, la carriera che hai intrapreso a gloria di Dio e ad utilità della Chiesa. Sopporta, se ti avverrà, qualche grave tribolazione, e sostieni con grandezza d'animo le tribolazioni di questo tempo.

» La nostra speranza è riposta in Dio, il quale, per la protezione della Regina del Cielo e Signora dei mondo, la Madre di Dio Maria Vergine Immacolata , ci libererà da questi sì grandi mali e consolerà la sua afflitta Chiesa facendola trionfare de' suoi nemici.

» Non dubitiamo punto che a questo fine, e per impetrare alla Nostra debolezza prontissimo l' aiuto ed il soccorso di Dio, continuerai, o Diletto Figlio, insieme cogli alunni e discepoli del tuo ospizio a te e a Noi carissimi a supplicare lo stesso Iddio con sempre maggior fervore in ogni sorta di preghiere.

» Noi caldissimamente preghiamo il medesimo Dio che custodisca te e quelli nella sua pace, vi copra colla sua destra e vi difenda col suo santo braccio.

» Pegno di questo celeste aiuto desideriamo che sia l'Apostolica Benedizione, che con effusione ed affetto di cuore paterno e con amore impartiamo a te, Diletto Figlio, ed anche agli alunni e discepoli , non che a tutti coloro, che con te si occupano a favore di queste pie opere, ovvero le frequentano.

» Dato in Roma presso S. Pietro il 7 gennaio 1860

» Del nostro Pontificato l'anno decimo quarto.

PIO P. P. IX. »

Queste furono le gioie. Diremo in altro capo le tribolazioni.

UN COOPERATORE SALESIANO e la nostra Casa di Spezia.

Nel numero 223 della benemerita Unità Cattolica di Torino troviamo una preziosa lettera, scrittale da un Cooperatore Salesiano di Spezia, che giudichiamo ancor noi di riprodurre a gloria di Dio e ad incoraggiamento dei buoni

« Spezia, 19 settembre 1883. « Chiarissimo signor Direttore,

« Giudico che alla S. V. e ai numerosi lettori del pregevolissimo sito giornale tornerà caro il conoscere almeno per sommi capi il bene, che fanno in questa mia patria i Salesiani di Don Bosco. Mediante la carità del Pontefice Pio IX e del non meno benefico e generoso suo successore Leone XIII, essi, assecondati dal clero e da persone influenti, fin dall'anno 1878, in una casa appigionata, apersero scuole elementari ed Oratorio festivo pei giovanetti di questa città. Coll'operosissimo zelo che li distingue , e con un' attività sorprendente, riuscirono bentosto ad attirarsi più centinaia di fanciulli , che sino allora , o per incuria dei parenti o per maggior comodità , frequentavano le scuole dei protestanti evangelici, qui insediati ad onta della nostra fede, e che nei giorni festivi andavano scorrazzando per le piazze e lunghesso la spiaggia , lontani dalle sacre funzioni, ed esposti ai più gravi pericoli dell'anima e del corpo.

» Il numero degli accorrenti crescendo ogni dì più, la casa tolta ad affitto divenne troppo ristretta, e fu d' uopo cercarne un' altra. Allora una benemerita persona della città , il signor cavaliere Bruschi, donò a Don Bosco un buon tratto di terreno, e i Salesiani, confidando nella Divina Provvidenza e nella carità dei loro benefattori, posero mano ad innalzare un fabbricato più ampio e adatto, con lo scopo di unire alle scuole ed all'Oratorio festivo anche un Ospizio per ricoverare i giovani più poveri ed abbandonati. Una chiesetta, già molto frequentata, e la maggior partedell'abitazione è ormai condotta a termine. Le spese non sono ancora del tutto soddisfatte , ma si spera che le sovvenzioni dei fedeli non verranno meno a chi tanto si affatica per la buona educazione della nostra gioventù , e che qualche pia e generosa persona si farà strumento della Divina Provvidenza.

« Intanto fin d'ora è uno spettacolo delizioso il vedere nei giorni festivi un reggimento di 500 e talora anche di 800 e più giovinetti raccolti nell'Oratorio salesiano , trattenuti dapprima in varii giuochi onesti ed innocui, sotto gli occhi di varii Sacerdoti e di zelanti secolari , indi istruiti nel Catechismo ed informati a quella educazione , che ,. facendoli buoni cristiani , li rende in pari tempo savii cittadini. - Giacchè in questi giorni il Governo è molto impensierito pei moti delle Romagne , nei quali figurano in maggior parte giovinotti scapestrati, sarebbe molto ben fatto che qualche amico suggerisse al signor ministro Depretis di raccomandarsi a Don Bosco, perchè volesse inviare de' suoi Salesiani ad aprirvi un Oratorio nelle principali città, simile a quello di Spezia. Sarei d'avviso che in capo a pochi anni le Romagne sarebbero in pace !

« Le scuole poi de' Salesiani in Spezia sono così bene avviate e così frequentate, che fecero fare completa bancarotta alle scuole protestanti. Le cito una prova che vale per tutte. - L'anno scolastico 188182 le classi protestanti contavano ben 510 alunni ; e l'anno decorso 1882-83 non ebbero più che 54 inscritti, e il regio ispettore, visitandole, non ne trovò presenti che 14 (dico quattordici) ! - Questa disfatta tornò cotanto amara alla setta così detta evangelica, che se ne sfogò contro il cav. G... ministro evangelico di Spezia ; imperocchè, con un atto poco conforme alla tanto vantata loro tolleranza , i suoi superiori lo sospesero dal suo uffizio , siccome inetto , e lo traslocarono altrove. Il povero ministro, prima di lasciare Spezia, raccolse a conferenza i suoi amici, e raccontata loro la sua disavventura , inveì contro Don Bosco e contro i Salesiani, chiamandoli causa di sua rovina.

« Noi Spezzini non abbiamo che a ringraziare Iddio per un risultato così consolante ; ed auguriamo che Don Bosco ed i figli suoi siano la rovina di tutte le sétte protestanti, che oggidì infestano l'Italia nostra, poiche ciò sarebbe la fortuna di tante famiglie , di tante anime e specialmente di tanti incauti fanciulli, ai quali , sotto il pretesto della istruzione elementare, i protestanti tolgono la vera fede e con questa il mezzo della eterna salute.

Un cooperatore Salesiano.

PAROLE DEL SANTO PADRE ai Sacerdoti Italiani.

A suo tempo abbiamo annunziato il Pellegrinaggio dei Sacerdoti italiani a Roma sulla tomba di S. Pietro e ai piedi del Santo Padre Leone XIII, pubblicandone eziandio il programma.

Il Pellegrinaggio fu compito il 26 del mese di settembre, ed oltre a cinque mila Sacerdoti capitanati dall' Eminentissimo Cardinale Alimonda si trovarono raccolti intorno al Vicario di Gesù Cristo, per fargli l' omaggio di loro fede, devozione ed obbedienza. L'Eminentissimo Presidente a nome di tutti lesse al Sommo Pontefice uno stupendo indirizzo, che ci rincresce di non poter qui riprodurre per mancanza di spazio. - Fra le altre cose ei disse : « Venne stampato in Italia, fatto correre sulle gazzette e i diarii l'audacissimo invito al nostro clero di abbandonare il Papa e fare il deserto attorno del Vaticano. Viva Dio ! Cuore sacerdotale in Italia non fu, il quale, dove si diffuse il mal grido, non si scuotesse e di nobile ira non si infiammasse... Ma il dire al clero italiano che abbandoni il Papa e faccia il deserto attorno al Vaticano non udite qual risposta tragga dalle sue labbra ? Risponde : Andiamo a Roma.» - L' eloquente oratore dopo aver indicato i molti drappelli di Sacerdoti venuti da tutte parti della penisola proseguiva : -« Non l'abbandono del Papa, non il deserto intorno al Vaticano : ecco piuttosto verso il seggio di Pietro il concorso amorevole e plaudente del Sacerdozio ; ecco, invece del deserto, accrescersi e rifiorire intorno al Vaticano la mistica vigna del Signore.» Il Cardinale conchiudeva con queste parole al Santo Padre :-« I Sacerdoti italiani convenuti in Roma Vi dicono che , come figliuoli primogeniti di Voi, Padre Sarto, Vi ameranno sempre, Vi ameranno fino alla morte ; che benedetti da Voi, morranno, se bisogna, nella lotta; ma non contamineranno la propria bandiera , non tradiranno. Il secolo di Leone XIII non è pel Sacerdozio il secolo dei pusillanimi, nè dei vili. Tolgalo Iddio ! E il secolo degli invincibili preti. Il mondo potrebbe vedere intorno al Vaticano un'arena di martiri, non un deserto mai. »

Il Santo Padre profondamente commosso da queste nobili parole , rispose con un discorso magnifico , col quale eccitò soprattutto i Sacerdoti italiani ad adoperarsi a conservare nelle popolazioni la fede cattolica, e ad opporsi all'opera iniqua di coloro, che attentano all'unità religiosa dell'ltalia. - « Opponendovi a quest'opera funesta, Egli disse, voi mostrerete d' amare di vero amore l' Italia ; voi, studiandovi di conservarla cattolica e di formare il suo popolo alla morale cristiana, infrenatrice di ogni rea passione, ispiratrice d'ogni virtù, le procacciate il più prezioso beneficio. Che se l'accusa d'essere nemici del vostro paese vi viene dal rimanere devotissimi a Noi ed a questa Sede Apostolica, dal volerne intatte le prerogative, salvi i diritti anche di civile sovranità, che nell'ordine attuale di provvidenza ne guarentisce non bugiardamente l'indipendenza e la libertà ; questo , anzichè commuovervi , vi confermi ; per tal guisa voi vi mostrate del vostro paese i più fidi e veri amici; che il Pontificato Romano è la più splendida delle glorie italiane , la sorgente più ricca della sua prosperità e grandezza.

« Nessun'arte pertanto valga mai ad indebolire la mirabile unione che congiunge in Italia il Clero con l' Episcopato , il Clero e l' Episcopato con la Sede Apostolica. Amate la sudditanza che dovete ai vostri Pastori, e l'obbedienza ad essi solennemente promessa formi la regola costante della vostra condotta ; sarà essa la vostra miglior sicurezza , e darà fecondità alle opere del vostro ministero. - Vi schernisca e vi perseguiti il mondo a sua posta ; sarete così degni di Colui, che vi ha chiamato all' onore di suoi ministri. Il mondo vi odia, perchè non siete dei suoi ; vi odia perché prima odiò Gesù Cristo. »

UN VENERANDO OSPITE ALL'ORATORIO,

Nei primi giorni del corrente mese il nostro Oratorio di S. Francesco di Sales fu onorato di una visita preziosa e carissima. Sua Eminenza il Cardinale Enrico De Bonnechose , arcivescovo di Rouen, era andato a Roma a deporre ai piedi del Santo Padre l' omaggio figliale della sua divozione, della divozione de' suoi diocesani e di tutta intera la Francia cattolica. Nel ritornare in patria il venerando Prelato desiderava di vedere D. Bosco ed i suoi figli Salesiani , e il giorno 4 Ottobre , appena giunto a Torino, si degnava di farci conoscere questo suo desiderio. Casualmente quel giorno D. Bosco si trovava fuori di Torino. Tuttavia Sua Eminenza non disdegnò di venire a portare le benedizioni, che Iddio suole spandere sui passi dei Principi di Santa Chiesa, e alle due dopo mezzo giorno l' Illustre Cardinale accompagnato dal suo segretario arrivava al nostro Oratorio.

Qui non risuonava ignoto il nome del Cardinale De Bonnechose ; i nostri giovani e tutti i superiori ne avevano letto la breve biografia scritta da D. Bosco in un libretto delle Letture Cattoliche: Il più bel fiore. Ricordavano il suo nobile carattere, gli applausi che aveva riscosso in Francia prima come magistrato civile ed avvocato generale, poi come Sacerdote ed oratore facondissimo a Parigi ed a Roma, scrittore applaudito dell'opera - Filosofia del Cristianesimo, - e valente difensore dei' diritti della Chiesa. Per questo era vivissima l'aspettazione che nell'Oratorio si aveva dell'Eminentissimo Principe più che ottuagenario, onde al suo primo comparire si sollevò da tutti un grido di gioia. La banda musicale suonò una marcia festevole, mentre i giovani si disponevano in due file l' una di fronte all' altra , lasciando così il passo a Sua Eminenza , che s'avanzava in mezzo di loro e sorridendo li benediceva. - E chi sono tutti questi giovani? domandò il Cardinale ad uno dei Sacerdoti che gli erano allato - Sono i giovani artigiani dell' Oratorio , gli fu risposto , ed alcuni studenti , che ricominciano quest'anno le loro scuole. —E tutti questi preti chi sono essi ? - Sono i preti ed i chierici di D. Bosco. - I Salesiani ? - Sì, appunto, Eminenza. - Ma voi siete Francese, non è così? - soggiunse il Cardinale al Sacerdote , che gli parlava, e che era veramente un avvocato Francese , resosi Salesiano pochi anni sono. Ebbene, voi mi farete da interprete.

In questi discorsi, tra gli applausi e gli evviva festanti dei giovani, il Cardinale aveva traversato il lungo cortile della nostra casa, e veniva pregato di salire al primo piano di dove avrebbe potuto vedere e benedire tutti insieme i figli di D. Bosco. Egli vi acconsenti. Nei pochi minuti che volle prendere di riposo si intrattenne con viva ed affettuosa sollecitudine a parlare delle opere Salesiane specialmente di quelle di Francia, e del numero dei giovani che ordinariamente vivono nell' Oratorio. All' udire che quel gran numero di più centinaia non erano che una parte di quelli , i quali non avevano potuto recarsi in famiglia a far le vacanze, e che più di 400 altri vi si sarebbero aggiunti fra pochi giorni di ritorno dalle loro famiglie, Sua Eminenza fu dolcemente sorpresa - Mostrando poi vivo dolore di non poter vedere D. Bosco, dichiarò che almeno lo avrebbe salutato nella persona dei suoi figli. Cosi dicendo salì sul balcone, che guardava nel cortile, di dove si vide dinanzi più centinaia dei figli dell'Oratorio , che malgrado piovigginasse stavano aspettando ed acclamando con entusiasmo.

- Cari giovani, disse loro Sua Eminenza, io sono venuto qui per vedere il vostro Padre D. Bosco ed i suoi figli dell'Oratorio. Non potendo avere la consolazione di parlare con lui , io mi consolo però di veder voi e di poter benedire anche il Padre nella persona dei figli. Sì , io vi benedico tutti e ben di cuore, e prego Iddio che voglia spargere su di voi le sue grazie e far prosperare in ogni tempo questa Casa con tutte le altre opere Salesiane. E per lasciare un ricordo del mio passaggio in mezzo a voi, io vi voglio dare una bella vacanza, un giorno intiero di ricreazione, e se si può una lunga passeggiata. Inoltre, siccome voi siete anche uomini, e qualcuno di voi avrebbe potuto cadere in qualche fallo, io vi concedo sin d' ora un' amnistia intiera ed assoluta, e tolgo tutte le punizioni che alcuno potrebbe aver incorso. -

Un fervoroso applauso segui queste parole dell' Eminentissimo Principe, il quale sorrise di contentezza e tutto commosso aggiunse : - A questo perdono però io metto una condizione, o miei cari giovani , ed è che ciascuno di voi debba recitare un Pater ed un'Ave secondo la mia intenzione. - Tutti ad una voce promisero di farlo ; ed essendosi inginocchiati Sua Eminenza diede a tutti insieme solennemente la sua santa benedizione. Fu quello un momento solenne e pieno di commozione per noi tutti. L' aspetto dell' illustre Porporato era veramente maestoso e venerando; e la sua voce affettuosa e bellissima ci scese al cuore come una voce del Cielo, che ne assicuri la benedizione di Dio stesso.

Con quelle affettuose parole e con le sue nobili maniere l' illustre Principe s' era guadagnato il nostro amore, e quando di nuovo dovette traversare il cortile per andare nella Chiesa di Maria Ausiliatrice, i giovanetti, non seguendo che l'impulso del loro cuore , gli si serravano tutti intorno, e gli si inginocchiavano davanti per baciargli il sacro anello, e riceverne ancora una volta la santa benedizione. Entrata nella Chiesa , Sua Eminenza si fermò qualche tempo a pregare , inginocchiata dinanzi a Gesù Sacramentato; poi alzandosi si fermò davanti al gran quadro di Maria Ausiliatrice, e vedendovi tutto intorno, appesi i molti voti e gli altri segni delle grazie ottenute per intercessione della Gran Vergine , disse queste parole : - La Madonna è sempre la nostra buona Madre e l'Aiuto dei Cristiani d' ogni paese. Anche nella nostra diocesi di Rouen è un Santuario antico dedicato a Maria Aiuto dei Cristiani ; ed anche là sono continue le grazie ed i favori, che la buona Madre sparge sopra i suoi figli devoti. -

Sua Eminenza aggiunse che Maria Vergine sotto il titolo di Auxilium Christianorum è pure la Patrona e la Benefattrice della sua Archidiocesi ; e con viva compiacenza si fermò sul pensiero che e la Pia Società Salesiana e la sua Archidiocesi hanno una stessa e generosa Benefattrice in Maria SS. Questi vincoli di comune affetto, che ci legavano, a nostra insaputa, col gregge del nostro illustre Ospite, ci colmarono di gioia.

in seguito il nostro Eminentissimo Visitatore si portò nella nuova tipografia e nella fonderia dei caratteri, e non solo ammirò e lodò il lavoro, ma ebbe una parola amorevole per tutti e ciascuno dei giovani operai. Infine dopo di aver ricondotto il discorso sopra D. Bosco e della festosa accoglienza , che nella scorsa primavera egli aveva ricevuto in Parigi, l' illustre Principe ci lasciò di pregare D. Bosco , che ritornando a Parigi ne l' avesse prima avvertito, promettendo di fare egli pure altrettanto, qualora avesse a ripassare altra volta a Torino , onde avere così la soddisfazione d'incontrarsi e fare personale conoscenza.

Sua Eminenza partendo dall' Oratorio ci lasciava rapiti di sua cordialissima visita , e altamente edificati di un' affabilità cotanto paterna di un Principe della Chiesa, così ragguardevole per la sua dignità non meno che per le somme sue doti di profonda dottrina e di esimia pietà.

BIBLIOGRAFIA

STORIA DELLA PEDAGOGIA IN ITALIA DALLE ORIGINI AI TEMPI NOSTRI IN SERVIGIO DEGLI INSEGNANTI E DELLE SCUOLE

TORINO - TIPOGRAFIA LIBRERIA SaLESIANA. Un volume di 400 pagine in sedicesimo.

Non possiamo non altamente lodare tutti quei valentuomini, che sulle orme de' nostri più grandi educatori da Vittorino da Feltre al Rayneri ed all' Allievo , che ne continua così nobilmente le gloriose tradizioni, informano la pedagogia italiana ai principii della sana filosofia , e , nel proporre quelle riforme che la progredita civiltà richiede, si fondano essenzialmente sui principii religiosi e morali del Cattolicismo. E tanto più li commendiamo in quanto che il positivismo francese ed inglese, accettato prima in Italia da alcuni filosofi e naturalisti , di presente s' ingegna di salire le cattedre di pedagogia e minaccia d'.invadere tutta la patria nostra. Quindi è che annunziamo a piacere la nuova storia della Pedagogia in Italia or ora uscita, del Sac. ,Dott. F. Cerruti, PresideDirettore del Collegio di Alassio , la quale , col porre in luce i nomi de' nostri grandi educatori , i sistemi da loro adottati, e coll' invitare gl' italiani non a distruggere ma a dare alla pedagogia nazionale nuova vita, mantenendole l' antico carattere , cerca di porre un argine al positivismo pedagogico , di cui nulla più dannevole nelle sue applicazioni morali, politiche e religiose, nulla più contrario alle nostre tradizioni storiche, alla mente dei nostri padri, all' indole nostra, al nostro genio ed ai nostri bisogni.

In tre grandi epoche vien divisa la presento storia della pedagogia italiana : la prima , che è la pagana antica, si estende dalle origini al principiar del secolo IV dopo Cristo ; la seconda , ed è già pedagogia cristiana, si divide in due periodi, l' uno dei quali comprende il medio evo propriamente detto, e va fino al 1300, l' altro corre da questo punto al cominciar del 1500 ; la terza abbraccia l' età moderna fino a' tempi nostri.

Benché l' egregio autore le abbia dato il titolo, di storia, pure ella è ad un tempo una ricerca filosofica delle ragioni ultime dell' educazione: nulla vien tralasciato per presentare al lettore in tutta la sua luce il concetto vero della educazione cristiana, la quale, comprendendo tutto l'uomo, ne svolge con armonico accordo le diverse potenze, cioè a dire le facoltà fisiche, -intellettuali, morali e religiose , che costituiscono in lui la natura e la dignità umana., Non vi ha capo, non pagina, e quasi diremmo linea ,da cui non traspaia tale intendimento : o consideri l' autore le leggi , gli statuti, le religioni, le lingue, la condizione della famiglia, dello stato e del costume ; o celebri di meritate lodi la memoria di quegli egregi , che volsero i loro sforzi ad indirizzare l' umana famiglia al suo supremo fine ; o ponderi e giudichi le riforme di cui si fecero promotori , le loro opere e i modi da essi tenuti per arrivarvi , questo sempre ha egli presente al suo pensiero , come base de' suoi giudizi, cioè che l' uomo deve giungere , mediante lo svolgimento delle varie sue facoltà trasformate in abiti per mezzo di atti successivi, al suo perfezionamento, che costituisce come la condizione essenziale della sua esistenza. Ma il perfezionamento fisico ed intellettuale, che sono proprii d' una parte sola dell' uomo, debbono sottostare , come mezzi al fine , alla perfezione morale, vero bene dell' individuo umano, la quale importando la perfezione della libera volontà, che, è la suprema facoltà dell' uomo, importa la perfezione dell' uomo medesimo. In una parola la storia del prof. Cerruti , scritta non coll' ordinaria, arida e pesante forma di un trattato teoretico,, ma con quella più amabile e nuova dei fatti e degli esempi, ci si presenta come un bello e diffuso commento delle definizioni che il nostro Rayneri, di cui egli fu per molt' anni discepolo, e la Neker diedero della pedagogia , chiamandola il primo L' arte con cui per mezzo di atti successivi si trasformano le potenze dell' uomo in abiti ordinati al suo fine; e la seconda .piú brevemente L'arte di rendere l'uomo libero Noi ci congratuliamo con l'illustre autore e facciamo voti che , continuando le sue fatiche , voglia dare all' Italia altri lavori , che a questo si assomiglino. Nè solo a lui , ma facciamo caldo appello a tutti i dotti ben pensanti ; e ciò in omaggio eziandio a quella stupenda lettera sugli studi storici, che pubblicava testè il sapientissimo Pontefice Leone XIII. L' indirizzo che si vuol dare alla educazione in Italia costituisce un vero pericolo sociale , che tutti i buoni , secondo le loro forze, sono tenuti di scongiurare. Cui non debbono stare a cuore i destini della. nostra gioventù, che sono quelli della patria?

Intanto raccomandiamo caldamente la Storia del prof. Cerruti. La sobrietà senza scarsezza , la critica franca ed assennata e l' ordine mirabile, che ne governa tutte le parti, la rendono uno dei migliori testi per le scuole normali e magistrali, ora particolarmente che pei nuovi programmi governativi la storia compendiosa della pedagogia è obbligatoria per tutti coloro, che aspirano al conseguimento della patente di Maestro Elementare. Ne solo dagli allievi e allieve-maestre, ma dagli studenti in lettere e filosofia e dagli stessi insegnanti e da qualsiasi persona desiderosa di coltura può essere letta e studiata con grande utilità.

Si vende nella Libreria Salesiana, di Torino a L. 3 per ogni copia.

DISCORSI E NOVENE.

É uscita testè dalla nostra Tipografia in S. Pier d' Arena una Collana di Discorsi sul Purgatorio e quattro Novene del S. Natale con appendice di esempi scritturali pel Padre GASPARE OLMI. La non grande lontananza della Commemorazione di tutti i fedeli defunti e della Nascita di Gesù Bambino fa sperare una grata accoglienza a questo annunzio e numerose richieste della Collana. Essa si compone di quaranta brevi e succosi Discorsi sulle anime purganti, cui tengono dietro non pochi quadri scritturali, che sono imagini e similitudini relative al medesimo argomento. I trentasei Discorsetti delle quattro Novene del Santo Natale sono seguiti da numerosi esempi, ancor essi scritturali, volti ad ispirare amore alla virtù ed abborrimento al peccato.

Il nome del P. G. Olmi è abbastanza conosciuto in Italia per non dover spendere molte parole a far l' elogio del suo libro. Nulla vi manca che lo possa rendere caro e pregiato , non semplicità e purezza di lingua, non scelta materia, non ordine, non quella unzione, che, scendendo al cuore di chi legge, commuove e persuade. E un bel volume in 16, di pag. 192. Si vende al prezzo di Lire Una nelle Librerie Salesiane di S. Pier d' Arena e di Torino.

RITRATTO DEL NUOVO ARCIVESCOVO DI TORINO.

Come fu grande la gioia dei Torinesi per la nomina ad Arcivescovo del Cardinale Gaetano Alimonda, così è grande l'aspettazione che la Diocesi ha del suo novello Pastore. La profonda dottrina, la vasta erudizione, le squisite maniere e le grandi virtù dell' Illustre Prelato son note ad ognuno, e non v'è ordine di cittadini che non sia grato al Sommo Pontefice per l'onore, che ai Torinesi volle fare inviando loro un sì degno Arcivescovo. Ma se tutti lo conoscono di fama, molti non ebbere però la ventura di avvicinare o anche sol di vedere l' Eminentissimo Principe di Santa Chiesa , onde fu ottimo pensiero quello di diffonderne i ritratti.

La Libreria di S. Giuseppe degli Artigianelli (Corso Palestro , 14) ne ha pubblicato uno , che riputiamo un vero gioiello. E di piccole dimensioni, poco più del formato detto biglietto di visita, in cromolitografia, d'una finitezza straordinaria. Ricavato da una fotografia , è di somiglianza perfetta , e si avvantaggia sui ritratti fotografici per la durata, essendochè la litografia non deperisce , e pei colori che lo rendono quasi una miniatura. Il Cardinale è rappresentato in attitudine di chi studiando fa una breve sosta per riposar la mente o considerare le cose lette, ed è veramente una ispirata e simpatica figura, resa più maestosa ancora dalle splendido abito Cardinalizio.

Costa ogni copia soltanto L. 0, 30 , vendibile presso la Libreria editrice di S. Giuseppe e presso la Libreria Salesiana in Torino.

Presso la stessa Casa Editrice si trovano del nuovo Arcivescovo altri ritratti di gran formato, per sale, studi, scuole, ecc. elegantemente incorniciati per L. 3,75.

IL NOSTRO ARTICOLO SUI MENTITORI e La Stella Consolatrice.

Varii periodici ebbero la cortesia di cogliere in buona parte la nostra dimanda fatta nel numero precedente del Bollettino, di segnalare cioè la mala condotta dei giornali settarii, spacciatori di menzogne e di calunnie a danno del nostro ed altrui istituti. Parecchi lo fecero riproducendo in parte le nostre parole, ed aggiungendone altre per noi molto benevole e lusinghiere. Noi ne li ringraziamo cordialmente, e saremo pur riconoscenti a tutti quegli altri , che trovando tempo e spazio avranno la bontà di venirci in aiuto in egual modo, essendo la causa nostra quella di tutti.

Godiamo intanto di cogliere questa occasione per tributare un ringraziamento speciale al periodico ebdomadario , che da un anno si stampa in Torino col bel titolo : La Stella Consolatrice. Siccome questo buon periodico è ora nei suoi primordii ed abbisogna di essere sostenuto , così volentieri ne raccomandiamo la diffusione.

Esce tutti i sabbati. Prezzo di associazione L. 3 all' anno. Dirigersi al Signor G. Berruti , Piazza Consolata, 5, Torino.