BS 1870s|1878|Bollettino Salesiano Aprile 1878

ANNO II. N. 4   Esce una volta al mese   APRILE 1878

BOLLETTINO SALESIANO

« Direzione nell'Oratorio Salesiano - Via Cottolengo, N. 82, TORINO 

SOMMARIO - La Santità di Leone XIII e i Cooperatori Salesiani - I Cooperatori Salesiani a perpetua memoria di Pio IX il Grande - Il Tabernacolo di Mosè e la Chiesa di S. Giovanni - Un buon consiglio per la scelta di un erede - Morte preziosa di une Cooperatrice Salesiana - Indulgenze speciali poi Cooperatori.

LA SANTITÀ DI LEONE XIII
E I COOPERATORI SALESIANI.

Chi non è con me, disse il divin Salvatore, mi è contro; chi meco non raccoglie, vale a dire, chi non lavora per la gloria mia, egli disperde e getta al vento le opere sue. Laonde a colui, che non si travaglia quaggiù per un mondano interesse ; a chi non si affatica per un applauso, per un'aura popolare, niun'altra cosa deve stare più a cuore, che l'andar sicuro essere le azioni sue gradite al Signore. La fiducia, la sicurezza di lavorare con Dio e per Dio, è il premio più ambito, il conforto più dolce per un' anima cristiana ; è in pari tempo lo stimolo più forte per correre negli ardui sentieri della virtù. Piacciano o no le opere sue agli uomini, le approvino questi o le vituperino a loro posta punto non cale : se gradiscono a Dio, basta per tutto. Vengano pur anche allora a schierarsi contro le orde nemiche, chi ha fidanza di combattere con Dio e per Lui, non teme nè si sgomenta; che anzi con imperturbato animo esclama come il reale profeta : Si consistant adversum me castra, non timebit cor meum ; e nelle più fiere battaglie al pari di lui ne spera vittoria : Si exurgat adversum me proelium, in hoc ego sperabo.

Cooperatori e Cooperatrici, noi potevamo già tenerci sicuri che la nostra Pia Unione, non che le sollecitudini e gli sforzi nostri per conseguirne il nobile scopo erano di gradimento a Dio ; imperocchè la, parola dell' immortale Pio IX, Vicario di Gesù Cristo, ce n'era mallevadrice; ma appena Ei lasciò la terra pel Cielo, una novella prova ce ne venne data, della prima non meno preziosa e consolante.

Il 16 Marzo dell'anno corrente sarà un giorno memorando per noi tutti, e segnerà una bella pagina nella storia della nostra Congregazione. L'inclito Successore di Pio IX, il Sommo Pontefice Leone XIII, sebbene occupatissimo nei più importanti affari della Chiesa Universale, tuttavia nella esimia bontà dell'animo suo degnossi di accordare al nostro Superiore una Udienza privata , cordiale , importante, che durò quasi un' ora. Il Supremo Gerarca, il Vicario di Dio volle essere informato per filo e per segno delle cose nostre, prendendone il più vivo interesse. Essendogli caduto in acconcio, il Superiore lo pregò che volesse stabilirgli un Cardinale protettore, come si pratica con le altre Congregazioni Religiose. - Coi-ne avete fatto finora ? domandò Sua Beatitudine. - Il Santo Padre Pio IX, rispose D. Bosco, volle essere Egli stesso il protettor nostro. - Ebbene, conchiuse il Papa, altrettanto farà il suo Successore. Tuttavia, secondo la vostra domanda, mentre io sarò il vostro protettore di fatto, vi stabilirò eziandio un Cardinale, il quale tratti le cose vostre in Roma, e a tempo opportuno me le riferisca. »

Deplorando la morte del grande Pio IX, noi nel N° precedente dicevamo di aver fatto per essa una perdita di si gran valore, che solo Iddio ce ne poteva risarcire. Orbene, questo buon Dio ascoltò i notri voti, e ce ne risarcì appieno, dandoci un altro Padre, del primo non meno amoroso e benevolo.

Dai Salesiani passando a parlare dei Cooperatori, Sua Santità , colta la propizia occasione, encomìò l' Opera loro , dimostrando per essi la più alta benevolenza. Né di ciò pago, volle essere annoverato tra loro, e permise che il suo augusto nonne fosse scritto sul nostro registro. Dando poscia il perché di questa sua risoluzione proferì queste preziose parole « Come Capo della Chiesa io debbo essere il promotore naturale di ogni pia e caritatevole istituzione. Ciò posto, come potrei non far parte ad un'Opera si bella e santa, e tutta diretta a coltivare, istruire, salvare tanta gioventù abbandonata? » - Pregato in fine di voler impartire una speciale benedizione sopra la Congregazione e suoi allievi, sui Missionarii, benefattori e Cooperatori Salesiani: « Lo fo ben di cuore » soggiunse il Santo Padre, e con ogni effusione si degnò di benedir tutti , invocando ogni dono celeste sul loro fondatore, e ,su quanti in Italia, in Francia, e nell'America lavorano sotto la sua bandiera (1).

Sorelle e fratelli dilettissimi, le riferite parole di Sua Santità, e l'iscrizione del glorioso suo nome tra i nostri, non ci lasciano più dubbio veruno che il Papa è cori noi, o meglio che noi siamo col Papa; ma chi è col Papa è con Dio. di cui Egli ò Vicario in terra. Animo adunque : in unione e colla benedizione del romano Pontefice lavoriamo secondo le nostre forze a sostegno delle opere della Congregazione; adoperiamoci al bene della gioventù. Le nostre sollecitudini, i nostri sacrifizi saranno guiderdonati un giorno. No, i nostri sudori non cadranno sulla terra invano, ma dopo aver inaffiato e fatto fiorire le più belle virtù nella società e nelle cristiane famiglie saranno raccolti da Dio , e mutati per noi in gemme di Paradiso.

(I) Vedi anche Unità Cattolica, N. 50. e 69 dell'anno corrente. Negli archivii poi della nostra Pia Unione si conserva una distesa relazione di tutta questa importantissima udienza.

I COOPERATORI SALESIANI A PERPETUA MEMORIA DI PIO IX IL Grande

Nel primo articolo del numero precedente del Bollettino abbiamo veduto che il glorioso Pontefice Pio IX fu dei Salesiani, dei loro Cooperatori e dei giovanetti alla loro cura affidati, grande benefattore, anzi amico e padre amorosissimo.

Laonde, udita l'infausta sua morte, noi, docili alla voce della riconoscenza, abbiamo innalzato a Dio fervide preghiere in suffragio dell' anima sua , ove per avventura ne abbisognasse.

Le nostre preci private e pubbliche, i funerali celebrati nei nostri Collegi e in più altri luoghi, furono come il primo tributo di gratitudine e di amore, che noi dovevamo alla soavissima sua, memoria. Ma se questo fu il primo non deve essere l'ultimo. Un altro omaggio, un altro attestato di rispetto e di venerazione tributare gli dobbiamo non meno gradito; omaggio che si estenda sino alle più tarde età, e duri immortale quanto il suo nome; omaggio che, mentre ricordi ai posteri l'incancellabile gratitudine nostra verso questo Pontefice ammirabile, serva a perpetuare a traverso dei secoli l' opera di salute e di rigenerazione a pro della misera gioventù, da lui cotanto amata e prediletta. Ed ecco di che si tratta.

I.

Fin dall' anno 1841, per la ognor crescente nequizia dei tempi, e per la colpevole trascuratezza dei parenti, D. Bosco vedeva turbe immense di giovanetti a vagolare nei giorni di festa su per le piazze, pei viali e nei prati, che circondano Torino , invece di recarsi nelle ore stabilite in chiesa. Laonde venne in pensiero di aprire luoghi di ricreazione ed Oratorii festivi nei principali quartieri della città, a fine di raccogliere questi ragazzi ed istruirli cristianamente. Quindi dopo di aver dato incominciamento all' Oratorio di san Francesco di Sales, nella regione di Valdocco, stabilì di fondarne un altro nella parte opposta sul viale cosi detto del Re, non lungi dal Po, dove per la comodità del luogo nel giorni festivi solevano radunarsi nuvole di fanciulli a fare i monelli, crescendo nella ignoranza delle cose religiose, e nella scienza di ogni malizia.

Pertanto nell' anno 1847 d'accordo coll' autorità ecclesiastica, coll'aiuto di alcuni buoni signori e signore di Torino, che solevano chiamarsi Promotori o Cooperatori Salesiani, egli prese in affitto in quei dintorni un locale con un cortile attiguo, e convertita in chiesuola una piccola rimessa, 'vi aperse il divisato Oratorio, sotto il titolo di S. Luigi Gonzaga. Gli si diede principio il giorno dell'Immacolata Concezione di Maria SS., a fine di invocare sopra di esso un aiuto speciale di questa nostra potentissima Madre.

L'Oratorio prese tosto ad esser frequentato da oltre a 500 giovanetti. Da principio il demonio suscitò contro quest'opera le più fiere persecuzioni. 1 monellacci più cattivi prendevano a sassate i compagni che vi accorrevano: ed il sito essendo aperto e senza muro di cinta, venivan a schiamazzare e a tirar pietre nella stessa porta della chiesa, disturbando orrendamente le sacre funzioni. Anzi una volta a tanto giunse la loro tristizia da sparare colpi di pistola nelle finestre, spargendo lo spavento ed il terrore in tutti. Ma né il direttore dell'Oratorio, né i suoi Cooperatori si smarrirono d'animo, e continuarono impavidamente nella santa impresa. Quelli che confidano nel Signore, dice il real profeta, sono come il monte di Sionne, che non si scuote per tempesta alcuna.

Ma se lo spirito di abisso ed i suoi satelliti vedevano di mal garbo l'Oratorio di S. Luigi e il bene che vi si faceva, lo guardavano invece con occhio di predilezione Iddio e tutti i buoni. Laonde col favore del Cielo e col sussidio di caritatevoli persone si poterono in seguito aprire nel luogo stesso scuole eziandio, affinché le famiglie cattoliche delle vicinanze avessero comodità di mandarvi i loro figliuoli, e non li consegnassero nelle mani dei maestri protestanti, venutisi ad installare colà presso, dopo avervi pure innalzato un tempio all'errore.

II.

Intanto il numero dei giovani, che frequentavano e l'Oratorio e la scuola annessa, prese, dopo alcuni anni, a farsi così sproporzionato, che la chiesuola e il locale vicino divennero oltremodo ristretti, e non più sufficienti al bisogno. Si aggiunse ancora un grande aumento di abitanti in quel quartiere della città, da prima quasi deserto, e poscia copertosi di fabbricati e fattosi popolatissimo ; e nessun' altra chiesa vi si trova fuorché quella dei protestanti. Per la qual cosa la gloria di Dio ed il bene delle anime non solo dei giovanetti, ma pur degli adulti, esigevano un salutare provvedimento; ed il provvedimento fu preso.

Anni sono D. Bosco concepì il disegno di fabbricare in quel luogo stesso una chiesa vasta e maestosa. Anzi di più. La nostra Casa principale di beneficenza, appellata di S. Francesco di Sales, situata all'ombra di Maria Ausiliatrice, quantunque alberghi caritatevolmente ben oltre ad 800 giovani, che vi attendono parte allo studio, parte all'apprendimento di un' arte o mestiere , tuttavia da qualche anno in qua si vede costretta a limitare la sua carità, rifiutando di accettare un gran numero di fanciulli orfani ed abbandonati, o poverelli di ottime speranze per la Religione e per la civile società, che le vengono raccomandati da ogni paese d'Italia e ancor dall'estero. Manca affatto lo spazio per un maggior numero. Perciò oltre alla detta Chiesa per l'istruzione religiosa e per l'amministrazione dei Sacramenti a chi di ragione, si volse pure il pensiero all'innalzamento di una Casa attigua, per così estendere e -perpetuare a favore di un più gran numero di giovanetti la beneficenza morale e materiale, giovare vie meglio alla religione ed alla società. La nuova Casa diverrebbe una succursale dell'Oratorio Salesiano, e servirebbe a raccogliere e beneficare un trecento o quattrocento altri poveri ragazzi, toglierli dalla cattiva strada, avviarli allo studio od al lavoro, e in siffatta guisa renderli utili a se stessi ed agli altri.

Siccome le cose stesse più ardue riescono di facile esecuzione quando siano da Dio favorite, così D. Bosco, prima d'intraprendere un' opera tale, volle parlarne col Vicario di Gesù Cristo, col grande Pio IX , il quale non solamente si degnò di approvare e benedire il progetto, ma affinchè vi si ponesse tosto la mano assicurò il suo appoggio morale e materiale, e cominciò a fare la sua prima offerta per le prime spese, aggiungendo queste parole: « Le opere dirette ad educare la gioventù, e a far argine alla eresia, impediscono le ferite al cuore della Chiesa; e perciò io non posso non benedirle e promuoverle. Andate avanti; l'aiuto di Dio non vi mancherà. »

Da questa sovrana approvazione e sussidio confortato il Superiore dei Salesiani si diede attorno per l'acquisto del terreno all'uopo ; e malgrado le più grandi difficoltà che vi frapposero, specialmente i vicini protestanti, si riusci ad ottenere anche per via legale l'area necessaria; anzi fin dall'anno scorso si poterono gettare le fondamenta della nuova Chiesa, la quale sorge oltre un metro da terra. Il disegno di stile gotico del 1.300 è dell'illustre e celebratissimo architetto conte Edoardo Mella di Vercelli. Dirigono e assistono i lavori il dotto Cav. Antonio Spezia Ingegnere architetto di Torino, e il pio e valente conte Carlo della Veneria peritissimo di tal genere di costruzione. Il sacro tempio riuscirà imponente e stupendo, capace di cinque mila persone : la spesa è computata ad un mezzo milione di lire.

D. Bosco fin da principio ebbe intenzione d'innalzare questa Chiesa e la Casa annessa ad onore di Pio IX, che l'aveva promossa e benedetta. Difàtto fin dall'anno scorso, e prima ancora, venne pubblicato su pei giornali che essa sarebbe stata dedicata a san Giovanni Evangelista, che è il nome di battesimo del grande Pio IX. Ma prima del 7 febbraio, giorno in cui quest' ottimo Padre venne rapito all' amor nostro, non si osò esternare questo intendimento, pel timore di offendere la modestia dell'umilissimo Pontefice, il quale siccome aveva già ricusato che lo chiamassero Pio IX il Grande, così pure avrebbe potuto proibire che noi lo glorificassimo in quest'altro modo. Ma ora che Egli venne chiamato dall'esilio alla patria, e che non si corre più il temuto pericolo, noi mettiamo in pratica la sentenza del nostro dottore s. Massimo che dice: Esalta e magnifica l'uomo dopo sua morte. Quindi ci è dolce il palesare al pubblico il finora celato pensiero , e proclamare altamente: La Chiesa di s. Giovanni Evangelista colla casa annessa deve innalzarsi ad onore e a perpetua memoria di Pio IX il Grande, e a siffatto monumento hanno da concorrere specialmente i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane.

Molte sono le ragioni che ci devono muovere a concorrere alla spesa di questo monumento. Primieramente perchè porta il nome di battesimo del grande Pontefice ; in secondo luogo, perchè è stato da lui stesso iniziato e promosso, e perciò siamo sicuri che è opera gradita a Dio ; ma sopratutto perchè destinato al bene dei poveri giovani, i quali formarono sempre la delizia del bel cuore di Pio IX.

Di fatto nel lungo corso degli anni suoi, Egli sebbene passasse di dignità in dignità, non perdè mai di vista la gioventù, anzi e da Vescovo e da Cardinale e da Papa le portò sempre un affetto specialissimo. Da quello che Egli fece a prò dei giovanetti delle nostre Case, e che accennammo nel numero antecedente, ognuno argomenti quello che Egli facesse per quelli di tutto il mondo cattolico. Cinque giorni prima della sua morte, nel suo memorando discorso del 2 febbraio, che chiuse la serie e pose la corona ad innumerevoli altri di simil fatta, il Gran Pio non potè ancora dimenticare le sue gioie più care. Quindi raccomandò ai padri ed alle madri, ai parochi, ai prelati, ai superiori d'istituti, e a tutti i buoni cattolici, di aver cura della gioventù.

« So, Egli disse, che vi sono sempre nelle diverse parocchie degli ignoranti, che non hanno neppure le necessarie nozioni della Religione. So pure che vi sono genitori colpevolissimi di lasciare siffattamente crescere i loro figliuoli in questa ignoranza religiosa; ma so ancora che a noi tutti incombe il dovere di correre in traccia dei peccatori per convertirli, e degli ignoranti per illuminarli. » Ed a quest'opera di carità insigne tutti spronò colle parole più infuocate. Così il Gran Pio IX cominciò la sua vita sacerdotale insieme colla gioventù, e colla gioventù nella mente, nel cuore e pur sulle labbra ancor terminava i suoi giorni preziosi. Il testamento suo come Papa, dir si potrebbe concepito in questi termini Cercate, istruite, educa le cristianamente la gioventù. Simile al divin Maestro, che raccomandava la stessa cosa, e per tutti invogliarne disse: « lo guarderò come fatto a me stesso tutto il bene, che per amor mio avrete fatto ad un fanciullo. »

Ciò posto, ognun vede che la Chiesa e la Casa di S. Giovanni, destinata specialmente al vantaggio religioso, morale e materiale dei poveri giovanetti, è un' opera la più acconcia ad onorare la soave memoria di Pio IX, perchè la più conforme all'amor suo per la tenera età. Oh ! si, quell'anima grande al vederci dal cielo interpretare cosi bene i suoi desiderii e pur soddisfarli coll'opera nostra, tripudierà di purissima gioia, ci arriderà propizia, e non mancherà d'invocare sopra di noi e le nostre famiglie le più alte ricompense temporali ed eterne.

IV.

Un'altra ragione ci deve pure animare allo stesso scopo, ed è questa. Pio IX è il promotore dei Cooperatori Salesiani, è il loro primo e più insigne benefattore. Or, qual cosa pii bella ed onorevole per noi tutti, quanto il concorrere ad innalzargli un sacro monumento? - Non ha guari questo augusto Pontefice con uno de' suoi mirabili discorsi incuorando gli italiani ad opporsi agli sforzi dei cattivi , che tentano di guastare la Religione , usciva in queste parole: « La rivoluzione vuole erigere monumenti agli apostati; e noi dobbiamo conservare , migliorare, e , ove si possa, accrescere i monumenti che sono ordinati ad onorare le anime sante , delle quali è ricca l' Italia, e che la illustrarono colla santità della vita e con lo splendore della dottrina. » Così il gran Pio il giorno dell'Epifania del 1876. Or bene, è venuto il tempo di poter annoverare anche Pio IX tra queste anime illustri per santità e dottrina; è venuto il tempo di poter erigere a lui pure un monumento, che lo ricordi ai presenti ed ai futuri, che mantenga vivo nei cuori il rispetto e la venerazione verso la sua Persona , e che ne sproni a metterne in pratica gli insegnamenti immortali. Ecco un glorioso e nobile cómpito a noi in particolar modo assegnato. Sì, veggano i nostri posteri e sappiano che i Cooperatori e le Cooperatrici, i quali ebbero il bene di vivere nei giorni del grande Pio IX, e che pei primi godettero e si arricchirono degli spirituali tesori da lui profusamente loro elargiti, veggano, dico, che non appena Ei fu chiamato dalla terra al Cielo, eglino concorsero a dargli una prova non peritura di loro gratitudine e venerazione, e condussero a termine una bellissima Chiesa, consacrandola a rendere in mezzo agli uomini più amato e venerato il suo nome.

V.

Ancora una ragione, e basta.

Al di là della tomba nulla porteremo di quanto possediamo quaggiù, neppur un soldo od un palmo di terreno. Solo ci accompagnerà il bene ed il male che avremo fatto in vita; anzi quello ancora porteremo, che per cagion nostra altri faranno dopo la nostra morte. Quindi siccome colui, che avrà lasciato quaggiù uno scandalo senza averlo tolto o rimediato almeno col pentimento, riceverà in morte il castigo di tutto il male che altri continueranno a commettere nel mondo per colpa sua ; così al contrario chi abbandona questo mortal soggiorno in grazia di Dio lasciando un'opera buona, la quale sia quale una sorgente di altre molte, egli ne avrà il premio come se tutte fossero già fatte. Essendo così, ognun rifletta all'immenso bene spirituale, che. si farà nella Chiesa di S. Giovanni dal giorno in cui verrà consacrata al divin culto sino a che rimanga in piedi, forse sino alla fine dei secoli. Quante anime , che scosse in essa dalla divina parola, usciranno dal peccato e si salveranno ! Quante buone confessioni, quante sante comunioni vi si faranno ! Quante preghiere, quante lodi vi s'innalzeranno a Dio! Insomma quante opere buone avranno luogo tra le sacrate sue mura ! - Di più: quanti poveri giovani, che sarebbonsi irreparabilmente perduti, ed invece nella Casa annessa vi cresceranno nel santo timor di Dio, impareranno a diventar buoni cristiani, probi cittadini, morigerati figli e pur padri di famiglia, e colle loro cristiane e civili virtù allieteranno la Chiesa, onoreranno e consoleranno la società, e infine popoleranno il Cielo! Quanti altresi vi coltiveranno la loro vocazione allo stato ecclesiastico, vi troveranno il mezzo di farsi sacerdoti, e diverranno salvatori di anime nei nostri paesi, e tanti si porteranno eziandio come apostoli a dilatare il regno di Gesù Cristo nelle più lontane parti della terra ! Orbene, di tutte queste opere buone e fatte e da t'arsi, il Signore ne terrà conto pel giorno della morte di tutti coloro che, secondo le loro forze, avranno concorso ad innalzare questo sacro edilizio, ad aprire questa Casa, che siccome fontana perenne diramerà le sue acque di benedizioni e per la città di Torino, e per molti altri paesi ancora. Si, Iddio, cui tutto è innanzi agli occhi non solo il presente, ma eziandio il passato e l'avvenire, computerà tutto questo bene per dare a ciascuno, che ne fu causa, il dovuto premio, e cingergli il capo di una corona di gloria più ricca e sfolgorante nel regno dei Beati.

A queste ragioni e a questi riflessi, chi non si sentirà incoraggiato a porgere la mano al compimento di un'opera siffatta? Chi non vorrà concorrervi con una qualsiasi offerta secondo il suo censo ?

IL TABERNACOLO DI MOSÈ e la Chiesa di S. Giovanni.

Iddio, che senza concorso di alcuno, già creava il Cielo e la terra, potrebbe, non v'ha dubbio , fare di per sè e in modo affatto prodigioso condurre tuttora a terminò in questo mondo tutte le altre opere di sua maggior gloria. Tuttavia per regola ordinaria Egli si limita ad inspirare a taluno il pensiero d' intraprenderle, e poi lascia alla prudenza, alle sollecitudini, allo zelo degli uomini il cercare e l'usare i mezzi necessarii ad eseguirle, e mettere loro la corona. Così Egli adopera certamente per buone ragioni, che a noi non è sempre dato di tutte penetrare. Ciò nondimeno crediamo di non andare errati dicendo che egli ciò fa per darci occasione di fare un santo uso dei nostri beni, a fine di ricompensarcene poscia non solamente nell'altra vita, ma in questa pur anche, collo spandere sopra delle persone, famiglie e cose nostre la pioggia copiosa delle sue benedizioni. Egli ce ne assicurò con queste parole, che si leggono nel sacro libro dei Proverbii : « Onora il Signore colle tue facoltà, e dà a lui le primizie di tutti i tuoi frutti; e allora i tuoi granai si empieranno quanto tu puoi bramare, e le tue cantine ridonderanno di vino » (III, 9, 10).

L'accennata regola di divina condotta è assai antica. Noi la troviamo seguita da Dio fin da quando comandò a Mosè, che erigesse nel deserto il Tabernacolo, il quale era un tempio portatile, formato di legno prezioso, vestito di lamine d'oro e d'argento e riccamente adorno, il primo sacro edifizio dedicato con rito solenne al divin culto. Dopo averglielo ordinato, e datogliene pur anche il modello, Iddio soggiunse che a formarlo, concorrere doveva il popolo colle spontanee offerte; anzi degnossi di indicare persino le cose, che offrir si dovevano all'uopo. Ricevuta dal Signore questa ingiunzione, Mosè raccolse il popolo e disse

« Delle cose vostre mettete a parte quello, che ciascuno di propria elezione e spontaneamente vuole offrire, oro, argento, rame, lana, porpora, pietre e gemme preziose, e legno. » (Esod. 35, 11).

Udito avendo il popolo che Dio lasciava a lui la cura della erezione del suo Santuario ne andò fuori di sé per la gioia, e tutti, ricchi e poveri, uomini e donne gareggiarono nel portare a Mosè quegli oggetti, di cui ognuno, secondo le proprie forze, disporre poteva. « E tutta la moltitudine (lei figliuoli d'Israele, dice il Sacro Testo, udite queste parole, offerirono con prontissimo e divoto amino il meglio delle cose loro portate dall' Egitto. Gli uomini e le donne donarono braccialetti, e orecchini, e anelli, e specchi, e vasi d'oro e d'argento, e panni, e tele di vario colore, non ehe pietre preziose, e legname atto a varii usi. Ogni cosa offerivano di spontanea volontà, affinchè si facessero i lavori ordinati da Dio per bocca di Mosè. (Ivi). » Quelli, ehe a cagione di povertà dar non potevano grandi cose, presentavano nondimeno pelo di capra filato, e pelli di montoni da servire per coprir il caro Santuario. In breve i doni di ogni genere furono tali e tanti, che superarono di gran lunga l'aspettazione. Senza calcolare le altre , le sole offerte in oro ascesero alla somma di 29 talenti, che equivalgono a più di due milioni di lire della moneta nostra.

Malgrado sì gran copia di regali, pure il devoto popolo non desisteva di presentarne altri ancora. « Mentre gli artisti, così il divino racconto, accudivano ai loro lavori, ogni giorno la mattina la gente offeriva doni. Per la qual cosa gli artefici furono costretti a dire a Mosè : Il popolo dà più di quel che bisogna. Ordinò adunque Mosè che un banditore intimasse, che nessun uomo o donna offerisse più alcun' altra cosa; e così cessarono, perocchè quello che era stato offerto bastava, e ve n'era d'avanzo » (Esod. 36).

A questa narrazione chi non resta altamente edificato 9 quale liberalità per la Casa del Signore ! quale disinteresse !

Cooperatori e Cooperatrici, il buon Dio ci lasciò la cura di erigergli un nuovo Tabernacolo, un Santuario, che deve tornargli di grandissima gloria. Or bene, noi vi facciamo un fervido appello, e vi preghiamo a nome suo che ci vogliate porgere la mano. Forse qualcuno dirà di non avere né oro nè argento da offrire al Signore ; ma non vi mancheranno certamente altri mezzi equivalenti, coi quali potrete venirci in aiuto. Non temete che offrendo qualche somma, spropriandovi di qualche oggetto, ne abbiate poscia a soffrire, no ; imperocchè Iddio non vi lascierà nelle pene, e saprà a tempo e luogo ricompensarvi ad usura. Parecchie persone che presero vivissima parte, e fecero pure dei sacrifizi per la fabbrica della nostra Chiesa di Maria Ausiliatrice, assicurarono che da quel giorno i loro affari presero un sì lieto andamento, e siffattamente prosperarono, che ne stupirono esse non solo, ma tutti i loro vicini, parenti ed amici, attribuendo ogni cosa ad una speciale e visibile benedizione del Cielo. Così accadrà, lo speriamo, a voi pure.

Ci raccomandiamo sopratutto alle nostre Signore Cooperatrici di ogni città e paese. Veggano un poco se non abbiano in casa o sulla persona qualche oggetto superfluo, e sappiano staccarne il cuore per amor di Dio, e se ne privino per innalzare ed ornare la santa sua Casa. Sarebbe bella elio le donne Cattoliche dei giorni nostri si mostrassero più interessate, più attaccate alle loro gioie ed ornamenti superflui, che le donne Ebree del tempo di Mosè ! Queste, dice la Sacra Bibbia, per la erezione del Tabernacolo donarono persino i loro specchi ! Immaginate che sacrifizio ! ! Eppure lo fecero (E.sod. 38-8). Sì, buone madri e figlie cristiane, sappiate ancor voi fare lo stesso, anzi di più. Dato a Dio, agli angeli, ed al mondo il dolce spettacolo di vostra divozione e ben intesa pietà; provate col fatto con quanta ragione la Santa Chiesa vi dà il bel titolo di devote, quando invoca la potente intercessione di Maria per voi: pro devoto femineo sere. La parola devoto significa appunto una persona elle sacrifica, consacra se stessa e le cose sue alla gloria di Dio.

UN BUON CONSIGLIO per la scelta di un erede.

Sappiamo che tra i nostri Cooperatori e Cooperatrici vi sono molti, ai quali Iddio fu largo di beni di fortuna. Ora, fra di loro vi saranno forse taluni, i quali si trovano in angustia per non sapere a chi lasciarli, o perchè non .hanno eredi, o parenti prossimi clie ne abbisognino, o perchè temono elio questi ne abbiano a fare un cattivo uso, come avviene sovente. Costoro dopo aver pensato e ripensato talora finiscono o col morire ab intestato dando luogo ad interminabili questioni e discordie tra i parenti, oppure dispongono dei loro beni in modo ambiguo e pericoloso, onde per la malignità dei tempi e delle persone viene poi ad essere o in tutto od in parte frustrata la loro intenzione. Or bene, se mai alcuni nostri Cooperatori e Cooperatrici si trovassero davvero in simile circostanza, ecco un prudente consiglio: « Mentre sono in vita facciano loro erede l' Apostolo prediletto di Gesù, il figlio ben amato, il Beniamino di Maria Santissima; vale a dire, impieghino i loro beni per la costruzione e pel decoro della Chiesa di S. Giovanni Evangelista, e così saranno sicuri di averli bene impiegati. »

Nè questo consiglio deve parere strano giacche un consimile venne una volta a darlo dal Cielo a due suoi divoti l'Augusta Madre del divin Salvatore. - Sorge tuttora in Roma una magnifica Chiesa chiamata Santa Maria Maggiore, una delle quattro basiliche patriarcali. Ed eccone l' origine. Verso la metà del secolo IV sotto il pontificato di s.Liberio viveva in Roma un ricco Signore di nome Giovanni colla sua consorte al pari di lui piissima, i quali non avendo prole, si rivolsero con fervore alla SS. Vergine, pregandola che volesse significar loro in quale opera di suo gradimento potessero impiegare le loro sostanze. Le loro preghiere furono esaudite in modo maraviglioso. Imperocchè nella notte del 4 di Agosto dell'anno 352, tanto ai detti coniugi, quanto al santo Pontefice apparve Maria Santissima, e li avvisò di fabbricare in suo onore una Chiesa nel luogo stesso, in cui nel seguente mattino, malgrado l'eccessivo caldo della stagione estiva, avessero trovato coperto di neve. Frattanto sul monte Esquilino cadde apppunto gran copia di neve, e fin dal primo albore del giorno è la fama di sì straordinario portento si propagò per tutta la città. Fu allora che il santo Pontefice insieme con Giovanni e sua consorte e con gran folla di popolo si portò processionalmente sul luogo del prodigio, e segnò il piano della Chiesa, la quale eretta appunto dilla generosità dei due signori fu da lui solennemente consacrata l'anno seguente.

Come ognun vede il nostro consiglio è al tutto conforme a quello di Maria, nostra dolcissima Madre. Anzi nel caso nostro si riscontrano alcune circostanze, le quali si rassomigliano assai a quelle, che accompagnarono la erezione della patriarcale basilica. Diffatto colà si fece erede Maria, e qui si crea erede il suo primo e più affettuoso figlio adottivo, vale a dire S. Giovanni Apostolo, alle cui sollecitudini e custodia Ella fu dallo stesso Gesù consegnata dalla croce. La celebre basilica romana venne fabbricata in luogo molto adatto, perché fissato dalla stessa Vergine ; e la Chiesa di S. Giovanni si fabbrica in un sito molto acconcio al bene delle anime, non essendovi in quel luogo alcuna Chiesa cattolica, ma solo un tempio protestante. Alla erezione di Santa Maria Maggiore prese parte un Giovanni, ed un grande Pontefice; e la Chiesa nostra, altre. al dover servire di monumento al Gran Papa Pio IX, venne da questo Pontefice medesimo di nome Giovanni benedetta e sussidiata. Da tutte queste ed altre riflessioni si rende vie più manifesto che il concorrere a questo sacro edilizio non può non tornare gradito a Dio ed alla Vergine Immacolata; ed i ricchi che vi consacrano i loro tesori possono andare lieti di disporne utilmente e con molto onore di Dio e di loro medesimi.

Ed i poveri! - Questi che non possono offrir molto non si avviliscano per nulla, ma si ricordino che pel suo Tabernacolo il Signore' disse che si offrissero pure, e si accettassero i peli di capra, per fare intendere che quando non si può dare molto, nè cose preziose, Egli gradisce il buon cuore, ed accetta e premia eziandio le offerte più piccole. Quindi facciano ancor essi quel che possono, e vivano sicuri, chè il buon Dio terrà pur conto dei loro sacrifizi.

A tutti poi confratelli e consorelle, ricchi e poveri, facciamo calda preghiera che vogliano pure_ adoperarsi per fare conoscere questa cosa istessa ad altre buone persone a noi non forse note. In ogni città e paese si trovano sempre molte anime pie, che sarebbero in grado di venirci in aiuto, e il verrebbero eziandio di buon cuore, ma nol fanno perchè non conoscono il nobile scopo. I nostri Cooperatori e Cooperatrici ne parlino loro, e ci faranno una grande carità. Se taluno avrà da subire qualche mortificazione per questo, non si sgomenti ; anzi si conforti col riflettere che non la subisce per suo interesse, ma per la gloria di Dio; e tiri innanzi.

Prima di porre fine a questo articolo, ricordiamo ai Cooperatori; e Cooperatrici e ad ogni altra persona, che ci porga caritatevolmente la mano nell'ardua impresa, che essi sono partecipi di tutte le opere buone , che si compiono e si compieranno in ogni Casa e Chiesa della Congregazione. Anzi quando la Chiesa di S. Giovanni sarà consacrata al divin culto, ogni anno al 7 di Maggio, che tien dietro ad una festa del Santo Evangelista detta di S. Giovanni avanti alla porta Latina noi faremo cantare una Messa da Requiem per tutti gli oblatori defunti, alle cui anime Iddio userà certamente misericordia, se ancora ne abbisogneranno, secondo le opere loro.

Affinchè poi e i presenti ed i futuri possano un giorno essere edificati e spronati al bene, come lo si è tuttora al leggere lo slancio ammirabile, con cui gli uomini e donne Ebree, ricchi e poveri, concorsero alla erezione del Tabernacolo del Signore, noi terremo eziandio notato in apposito registro il nome, cognome, patria, e l'oblazione di ciascuna persona offerente, e il tutto sarà pubblicato un giorno insieme colla origine, progresso e compimento del sacro tempio. Se non converrà che ciò si faccia di questi dì e. noi viventi, lascieremo a chi di ragione che pubblichi ogni cosa a suo tempo a gloria di Dio e dei servi suoi.

MORTE PREZIOSA
di una Cooperatrice Salesiana.

Cherasco, li 23 gennaio 1878.

ReV.'" SIGNORE;

Circa il mezzodì del 19 corrente gennaio, colla pace e col sorriso dell'anima giusta spirava in Cherasco, in età di soli 43 anni, la Nobile Signora Gallaman Gaetana nata Celebrini, zelantissima Cooperatrice Salesiana. Orbata, pochi giorni prima, d' una sua tenerissima figlia non ancor trilustre, nella pienezza del materno dolore si volse al Crocifisso, la cui immagine sempre portavasi in dito, e, - Signore, disse, adoro la vostra volontà... mi prendeste la figlia   era vostra, volentieri fo sacrifizio d'ogni mio materno diritto   ma almen fate che io presto la possa raggiungere in Cielo. - Ed il Signore accettò il Sacrifizio, esaudì la preghiera, e ventitré giorni dopo la Signora Gallaman non era più. Era veramente matura pel Cielo era ricolma d'ogni merito, essendo stata la sua vita un mirabile intreccio d'ogni più ardua ed eletta virtù. Figlia docilissima, angiolo di tenerezza, sposa affettuosissima, tenerissima madre, non cessò un istante solo dal servire al suo Dio col massimo fervore, e di grado in grado giunse all'apice della sua generosità, al martirio del cuore   a morir vittima di materno affetto. Cooperatrice Salesiana, non solo di nome, ma di fatti, era il modello delle vere divote, col suo raccoglimento di spirito , colla amabilità del suo tratto, collo zelar l'onor divino, catechizzando fanciulli, ammonendo peccatori, soccorrendo poveri. Tutta di Gesti Sacramentato, era sua delizia abbellirne la casa, procurarne il maggior culto e splendore. Anima veramente buona, da tutti amata, amante di tutti, amerà certamente al presente Iddio, e l'amerà per tutta l'eternità fra i celesti, comprensori.

Voglia la S. V. Rev.` farne cenno nel Bollettino Salesiano a giusto encomio della vera virtù, e ad esempio ed emulazione de' confratelli e consorelle.

Riconoscentissimo del favore, ne La ringrazio di cuore, e godo professarmi

Di V. S. Rev. ""'

Devotissimo Servitore

MoNTERSINO Gio. B. Arciprete
Cooperatore Salesiano.

INDULGENZE SPECIALI
pei Cooperatori

Ogni Cooperatore può acquistare indulgenza plenaria una volta al giorno, da applicarsi alle anime del purgatorio, recitando la terza parte del Rosario di Maria Vergine avanti al SS. Sacramento, e non potendo avanti al divin Sacramento, recitandola innanzi al Crocifisso.

Indulgenza plenaria ogni volta che celebra la Messa, o si accosta alla santa Comunione.

Oltre alla indulgenza della Messa o della Comunione, un'altra plenaria ne può guadagnare ogni Domenica, e nei giorni qui sotto notati, purchè confessato negli otto giorni, e comunicato visiti una qualche Chiesa, pregandovi secondo l'intenzione del sommo Pontefice.

Mese di Aprile.

4. S. Isidoro, vescovo, Dottore della Chiesa.

6. Beata Giovanna da Segni.

14. Indulgenza plenaria tutti i giorni della Settimana Santa, dalla Domenica delle Palme

14 Aprile sino al Sabato Santo, 20 del medesimo.

21. Pasqua di Risurrezione. 24. S. Fedele di Simmaringa. 28. S. Paolo della Croce.

Con permesso dell'Aut. Eccl. FERRARI GIUSEPPE ger. res.
Sampierdarena 1878, Tip. di San Vincenzo de' Paoli.