BS 1870s|1878|Bollettino Salesiano Gennaio 1878

ANNO 11. - N. 1.   Esce una volta al mese.   GENNAIO 1878.

BOLLETTINO SALESIANO

Direzione nell' Oratorio Salesiano. - Via Cottolengo. N. 32, TORINO

SOMMARIO - Necessità dell'unione tra i buoni Cristiani. Unione tra i Cooperatori Salesiani - I Missionarii Salesiani da Gibilterra al loro Superiore - Le conferenze ai Cooperatori e la festa di S. Francesco di Sales .- Maria Ausiliatrice - Necrologia di Cooperatori Salesiani morti nell' anno 1877 - Indulgenze speciali pel mese di Gennaio.

Necessità dell' unione tra i buoni Cristiani.
Unione tra i Cooperatori Salesiani.

Se in ogni tempo fu giudicata utile l'unione tra i buoni cristiani per promuovere e sostenere il bene, per impedire e distruggere il male , oggidì è necessaria e indispensabile.

Malgrado la vigilanza e l'ardente zelo dei ministri della Chiesa, malgrado le fatiche e i sudori delle antiche e nuove Congregazioni religiose, per la tristizia dei tempi, pel numero ognor crescente dei nemici di Dio, e per le raffinate loro arti penetro l'errore , invalse il disordine morale nelle città, nei villaggi e nelle famiglie, recandovi la rovina della Fede e della virtù, strascinando alla perdizione innumerevoli anime. Non è egli vero che oggigiorno l'irreligione si è propagata e si va propagando spaventosamente e elle il vizio porta alta la testa e trionfa? La quotidiana esperienza dimostra che da molte case si è dipartita la concordia e la pace; da tutte parti si grida che la gioventù cresce insubordinata e viziosa; alti e generali sono i lamenti che dal consorzio umano paiono sbandite equità e giustizia. Non cade, è vero, nè cadrà per questo la gran fabbrica della Chiesa Cattolica, perchè fondata sopra ben solida pietra ; mna possono cadere e cadono le sue tegole più leggiere ed esposte ai venti, vale a dire . cadono certi individui più soggetti ai pericoli, certe famiglie dagli empii più insidiate. No, non cadrà la. società religiosa, perché è la famiglia , anzi il regno di Dio sulla terra; ma ben può andare in rovina la società civile ; ben può succedere che una parte del mondo, allontanandosi vie più dalla Fede Cattolica , ritorni una selva di bestie frementi , come già trovavasi prima dalla venuta di Gesù Cristo.

Alla vista di un pericolo che va facendosi ognor più evidente, alla vieta di tante anime, specialmente di tanti giovani incauti che si perdono, chi può non commuoversi, chi può starsene indifferente e freddo?

Ma qual rimedio apportarvi ?

Non basta il gridare che i tempi sono cattivi, che i malvagi hanno ormai messo la mano in tutto e menano strage. A nulla giova il declamare e poi come gente amante dei proprii comodi, o come scoraggiata ed avvilita intanarsi nelle proprie case a guisa di conigli impauriti. Mentre che noi ci contentiamo di dare sì facile prova di sterile zelo, il male continua e ingigantisce e le anime cadono alla perdizione spesse come d'inverno i fiocchi di neve sul dorso delle montagne. Fatti ci vogliono, sacrifizi , e non ciance vane. Che fare adunque ?

Sono molti i nemici e compatti nel commettere e propagare il male? - Orbene , poniamo loro di fronte molte schiere di buoni cristiani, che facciano e promuovano il bene uniti e stretti fra loro. - Dottrine irreligiose ed immorali, come un torrente straripante, minacciano di strascinare fanciulli e fanciulle, giovani e vecchi, dotti ed ignoranti nelle vorticose onde dell'empietà e della corruzione ? - E noi con tutti i mezzi che fortuna , natura e Religione ci porge innalziamo un argine , anzi un muro che arresti e fermi nel loro letto queste acque limacciose.

Lode pertanto alle Corporazioni, che non ostante l'avversità dei tempi, nulla lasciano d' intentato per resistere al disordine che irrompe ed innonda; lode alle Compagnie, alle Società, ai Comitati, ai Congressi, alle Unioni di ecclesiastici e laici, costituitesi nel vecchio e nel nuovo inondo, onde più efficacemente promuovere il bene e combattere il male.

La Congregazione Salesiana, piena di ammirazione per tutte queste Associazioni così benemerite della Religione e della civile società, risolse di unire ai loro i suoi deboli sforzi. Quindi per giovare alla umana famiglia , e promuovere il bene, ella scese di preferenza a coltivare la povera gioventù, dalla cui buona o cattiva riuscita ognun vede dipendere il tristo o il buono avvenire della civile società. Laonde coli' aiuto dei figli suoi eresse già e va erigendo in Italia, Francia e nell'America del Sud molti collegi per giovani studenti, e laboratorii per artigiani; fondò istituti per fanciulle; aperse oratorii e scuole festive e serali; intraprese missioni.

In fine vedendosi crescere ogni dì più il lavoro tra mano, pararsi innanzi una messe abbondantissima da raccogliere nel campo evangelico, e intanto non poter per difetto d'individui e per mancanza di mezzi, estendersi in tutte le città e villaggi in cui farebbe duopo e dove l' opera sua sarebbe pur anche invocata, ella cercossi degli ausiliarii, i quali pur rimanendo in seno alle proprie famiglie e nella condizion loro, le porgessero nondimeno la mano nelle sue imprese presenti e future.

Questi ausiliari siete voi, Cooperatori e Cooperatrici. Voi nelle vostre case , nelle vostre famiglie, siete per la Congregazione Salesiana come quelle milizie, che in tempo di guerra sono destinate a promuovere e mantenere l'ordine nella città e paesi, mentre il nerbo dell'esercito combatte in campo aperto. Ancor voi le siete utili, anzi necessarii, affinché per mezzo delle preghiere e delle opere vostre possa ella combattere più valorosamente le battaglie del Signore e salvare un maggior numero di anime. La vostra cooperazione, oltre ad essere per lei d'aiuto e sostegno, è pur gradita a Dio e vantaggiosa a voi medesimi : la parola del grande Pontefice Pio IX e i tesori celesti, di cui vi ha arricchiti, ve ne sono garanti.

Che altro occorre ? - Unirci tra noi ; e tutti con la congregazione. Noi non abbiamo ancora due anni di esistenza e siamo già sette mila; ed ogni giorno altri Cooperatori e Cooperatrici si aggiungono a condensare le nostre file. Uniamoci adunque col mirare allo stesso fine, e coll'usare gli stessi mezzi per conseguirlo. Il Regolamento che abbiamo tra piano c'insegna il da farsi. Uniamoci come in una sola famiglia coi vincoli della fraterna carità ; carità che ci sproni ad aiutarci e a sostenerci vicendevolmente a favore del nostro prossimo. Sebbene non legati da alcun voto, stiano nondimeno uniti e sottomessi al nostro Capo come una schiera di prodi sotto il suo duce. Quello che ei vuole vogliamolo ancor noi ; quello che ei suggerisce e consiglia abbracciamolo volonterosi ; e quando fa appello alla pietà e carità nostra corrispondiamogli coree figli alla voce di un padre che implora soccorso pei nostri fratelli. Così faceano i primi cristiani. « La moltitudine dei credenti, ci dicono gli Atti Apostolici, era un cuor solo ed un'anima sola: Moltitudinis credentium erat cor unum et anima una. (IV. 32).» Uniti in tal. modo essi salvarono il mondo. Vero è che non tutti ci conosciamo di persona; ma che importa? Ci conosceremo in cielo , ove speriamo di trovarci con tutte le anime salvate coli' esempio, colle parole, e colle opere nostre.

Intanto bramando di giovare altrui cominciamo, se occorre, dall'ordinare noi medesimi, e le nostre famiglie. Poscia nelle nostre parochie, città, villaggi, e in ogni luogo, diportiamoci come altrettanti apostoli del Signore; e dove havvi un male da impedire, un bene da promuovere, potendo, troviamoci sempre. Le Cooperatrici altresì dal canto loro nel guadagnare anime al Cielo si mostrino industriose e zelanti al pari delle Cecilie romane, e di tante altre sante matrone che colla carità e dolcezza loro tirarono a Dio non solo gli sposi, i cognati, i figli, i servi, le amiche, e le conoscenti, ma persino i carnefici spediti a troncar loro la  testa per cagion della Fede. Ah ! possa darsi da ognuna di loro la lode che la Chiesa dà a s. Caterina da Siena, cioè che niuna persona da lei si partiva se non migliorata.

Uniti in siffatto modo nell'operare, chi non vede immenso bene che far potremo coll'aiuto del Cielo?

Ma ci domanderà taluno: non avremo noi degli avversarii ?

Fra la gente ben informata ciò non può essere. lmperocchè e Salesiani e Cooperatori che altro intendiamo se non beneficare l'umanità, prodigando per lei non già fallaci promesse, ma fatti, sollecitudini, disturbi , sacrifizi? L' opera nostra mira a dare alla Chiesa figli devoti, e ministri zelanti ; allo famiglie figli sottomessi ed ubbidienti; alla civile società uomini utili e probi. Noi colI' istruzione sacra e profana , colle scuole , e colle stampe miriamo a diffondere sempre, pili nel mondo la luce della verità; cogli istituti di beneficenza, coi laboratori di arti e mestieri miriamo a porgere a migliaia di poveri giovanetti orfani od abbandonati il mezzo sicuro di guadagnarsi un giorno onestamente il pane della vita. Colle nostre missioni miriamo a portare la luce della Religione e della civiltà a popoli immensi, sedenti tuttora nelle tenebre dell'ignoranza e della barbarie. Dal canto nostro miriamo a far si , che non vi siano più ladri , non più assassini; miriamo a spopolare le prigioni or più che mai rigurgitanti di scellerati di ogni età e condizione. Miriamo insomma a far regnare nel mondo l'equità e la giustizia, la concordia e la pace. Chi dunque potrà osteggiarci ? Qual persona di retto sentire , che ben conosca il nostro scopo, potrà disapprovarci ed incagliarci Non dovrebbe in quella vece darci appoggio e favore col consiglio e colla mano '?

Ma ancorché incontrassimo qualche nemico sul nostro cammino, niun si sgomenti. Stiamo uniti di mente, di cuore e di operazioni. Uniti tra noi , uniti alla Congregazione, uniti coi Paroci, coi Vescovi, col Papa, con Dio, e tiriamo avanti impavidi; imperciocche si Deus pro nobis, quis contra nos ? Se abbiano Iddio con noi, chi potrà superarci ? Chi potrà impedire che l' opera nostra non sia da un esito felice coronata?

I MISSIONARII SALESIANI DA GIBILTERRA

AL LORO SUPERIORE.


I nostri Missionarii a quest'ora già si trovano al loro posto sul suolo americano, approdativi nella prima quindicina dell'ora passato dicembre. Tuttavia noi non ne abbiamo ancora positive notizie, perché occorrono circa 25 giorni prima che le lettere di là ci pervengano. Essi per altro scrissero da Gibilterra, ultima città di Europa, in cui sostarono nel lungo loro tragitto. Da quel porto eglino, prima di abbandonare l' antico continente, inspiratisi ai sensi della più viva gratitudine, scrissero a D. Bosco una cordialissima lettera, nella quale dopo aver dato brevemente contezza del loro viaggio fin là, passano a ringraziare tutte quelle persone, che prestarono l'opera loro benefica a pro della loro Missione.

Noi pubblichiamo qui questa lettera, perché sappiamo quanto i nostri Cooperatori gradiscano aver notizie dei nostri Missionarii ormai divenuti loro fratelli; ed affinché con questo mezzo ciascuno si abbia i ringraziamenti che gli sono rivolti. Eccola nella sua integrità. « In faccia all'Europa e all'Africa presso al porto di Gibilterra. Lunedì 19 novembre 1877.

CARissimo NOSTRO D. BOSCO,

E mezzogiorno, e noi ci troviamo davanti alle montagne del Marocco, che siccome giganti altissimi paiono avanzarsi verso di noi. Di qui ad un' oretta saremo nel porto di Gibilterra, dove imposteremo questa lettera, che è 1' ultima che le scriviamo dall'Europa. Memori delle sue paterne raccomandazioni, e a sfogo pur anche del nostro cuore, eccole le principali notizie del nostro viaggio fin qua.

Staccatici dai suoi fianchi in quel giorno memorando del 14 corrente, facemmo vela, come Ella sa, da Genova con un mare abbastanza grosso e poco cortese verso persone, che per la prima volta come noi gli affidavano la propria vita. La prima notte chi più, chi meno, soffrimmo tutti un pochino, ma nessuno scoraggiamento. Altrettanto fu delle Suore, quantunque per loro natura più timide di noi.

Al domani gettammo l' àncora nel porto di Marsiglia. Sbarcati visitammo per poco la città, e ci recammo a trovare il Rev. Paroco di S. Giuseppe, che ci si mostrò cordiale ed osservantissimo. Egli ci domandò : « Quando verrà anche a stabilirsi qui uno squadrone di Salesiani? Marsiglia è prima dell' America. Ali ! io li voglio fin di quest'anno. »

Fra le cose che ci hanno edificato in quella città fu il vedere come tutti i preti si salutano a vicenda sia che si conoscano, sia che no. È un santo costume che sarebbe desiderabile che s' introducesse in tutti i paesi.

Al 16 il Savoie riprendeva le mosse per alla volta di Spagna. Dopo un giorno ed una notte approdammo a Barcellona. Il passaggio del golfo di Lione, che è quasi sempre agitato, ci fece, a vero dire, patire assai. Quasi tutti dovemmo pagare il nostro tributo al mal di mare, e i più di noi astenersi dal, prender cibo, costretti a stare intanati nelle nostre cabine, per non sentirsi a rivoltar lo stomaco con pericolo di gettarlo via. Questo male, a cui nei primi giorni di navigazione, e nell'infuriare dei venti, quasi nessuno può sottrarsi, a dirla schietta, riesce cosa molto seria. Chi non I' ha provato ancora non può farsene una idea adequata. Ci si assicura però che niuno e; mai morto per questo ; e ciò serva ad incorare quei nostri fratelli, che avranno da tenerci dietro.

A Barcellona giungemmo sul mattino del giorno 17. La vista di un sole bellissimo elle spuntava allora allora sull'orizzonte, lo squillo delle trombe militari del vicino forte, l'udire la nostra. futura lingua da una piccola flottiglia di barcaiuoli, che, domandando di trasportarci dal bastimento alla spiaggia, gridavano : Para Barcellona dos reaies de ir y dos de vuelta,_ vale a dire, due reali per l'andata, e due pèl ritorno; e sopratutto il pensiero che quel mattino avremmo potuto celebrare messa e fare la comunione in una chiesa della generosa e cattolica Spagna; tutte queste cose ci rallegrarono assai, è ci fecero dimenticare i disagi sofferti nei giorno è nella notte innanzi. Discesi entrammo in una divota chiesa, è ivi a piè degli altari rifocillammo le anime nostre col Pane Ilei forti. Poscia dato un giretto per la città , è ritornati alla nostra casa galleggiante, salpammo poco dopo per Gibilterra, a cui prima di chiudere la presente stiamo per approdare.

Ieri prima festa passata sulle onde abbiamo celebrata una messa sotto coperta por comodità di tutti i cattolici nostri compagni di viaggio. Il capitano del bastimento uomo compitissimo, è di sentimenti altamente religiosi, ci fece preparare una cappella quasi reale, ornata e tapèzzata con bandiere di varii colori di tutte le nazioni del mondo. La celebrò D. Costamagna assistito da un padre Benedettino che viaggia con noi. Furono ad ascoltarla l' equipaggio, e quasi tutti i passeggeri, meno pochi protestanti inglesi, che sbarcheranno fra poco a Gibilterra. Domenica 25 vi sarà la stessa funzione e con maggior solennità ancora. Oh ! di quanto sollievo è conforto non è mai la pratica della nostra SS. Religione in mezzo ai pericoli della vita. Quando si è ai piedi di Colui, al quale obbediscono i venti e il mare ; quando sopratutto lo si possiede realmente nel cuore, oh ! allora non si ha più paura, più non si paventano né le procelle, nè i mostri, ne i profondi abissi marini.

Nei giorni feriali le messe si celebrano nella nostra sala, dove ci siamo formata una chièsetta con tende finissime, è vi assistono i Salesiani, è le Suore e i passeggieri di prima classe, facendosi ogni mattina parecchie comunioni.

Oltre a queste il buon Dio ci ha già fatto gustare qualche altra consolazione. I passeggeri di terza classe tra grandi è piccoli sono circa 700. Or malgrado la difficoltà di farci strada in mezzo ad un popolo di sì diverse abitudini è linguaggio, abbiamo deliberato di fare qualche poco di bene a questa povera gente. Diciamo povera gente, nè v' è dubbio che tale non sia almeno in quanto alle cose dell' anima. Fatte poche eccezioni, costoro vengono tutti in America per un guadagno temporale, e una parte di essi vivono senza pensare nè a Dio, né all' anima ; anzi taluni sono così avversi alla Religione ed ai suoi ministri, che v' è d' uopo il coraggio di un leone per avvicinarli. Ci fanno veramente compassione.

Davvero qui sopra si hanno molti riguardi ed attenzioni, ma tutto pèl corpo, è per le cose materiali. Qui un medico espertissimo è sempre attento al primo incomodo di un passeggiero ; qui una buona farmacia, una migliore drogheria; qui insomma quanto occorre per una città ambulante. Qui non mancano occhi sempre vigili per evitare gli scogli ; mani prontissime per ammainare ad un dato cenno le vele; qui in una parola tutte le cure per non cadere né lasciar cadere in bocca ai pesci. Ma ohimè! qui non un medico delle anime, non una scolta fedele, non un ministro del Signore  posto, incaricato ufficialmente a curare i mali dell' anima, ad accennare, a gridare ai pericoli di cadere nelle fauci dell' infernal dragone, a procurare insomma la gloria di Dio.

Per la qual cosa ci siamo decisi di metterci colla dovuta prudenza in mezzo agli uni e agli altri, e a far sentire a tutti una parola di vita. Il Signore ci consolò ben tosto, e ci diede a vedere elio col suo divino aiuto saremmo riusciti nel nostro intento.

Cominciammo dai piccoli. Laonde noi tra i fanciulli, e le Suore tra le ragazze ci siamo dati attorno per attirarne a noi quanti più ne fosse concesso; e col far luccicare ai loro occhietti e col regalare loro qualche medaglia, e piccole imagini, in breve ora ci trovammo padroni di una cinquantina di questi cuoricini. Da tre giorni, è nelle ore pili propizie noi ce ne raccogliamo un buon numero attorno, e facciano loro un poco di catechismo. Oh ! quanto ne hanno bisogno !

Nè qui è il tutto. I parenti vedendo a prenderci cura dei loro bimbi, trattarli amorevolmente , sono fuori di sè per la gioia, e così ci guadagnammo l' animo loro, e dì molti altri adulti. Quindi anche a costoro andiamo facendo qualche prèdichetta « Stiamo buoni, andiamo ripetendo; gettiamo via e fuggiamo il peccato, e Dio ci darà un viaggio felice. » Taluni ci promisero già di venirsi a confessare. Ed ecco incominciata la nostra Missione.

Il mare è al presente placido e calmo, e noi contenti e tranquilli. No, non é più necessario il fare coraggio a chicchessia. Sul volto di noi tutti brilla la gioia più pura. Qui si suona e canta, là si giuoca a scacchi ; chi studia, chi legge , chi balbetta spagnuolo. Per nostra buona ventura a Barcellona salì con noi una brava famiglia spagnuola, diretta a Montevideo. Questi cortesi signori ci fanno da maestri di lingua.

Il Savoie entra ora in porto. Fin qui noi abbiamo sperimentata l'efficacia delle preghiere di lei, carissimo D. Bosco, e di tanti buoni amici che abbiamo costi lasciati. Oh ! continuino a pregare tutti i giorni per noi. Se sapesse mai qual sollievo noi tutti proviamo anche al solo pensiero che molte anime buone nelle nostre case, e in molti paesi d' Italia e fuori, pregano per noi in questi giorni ! Questo pensiero ci arreca davvero un piacere ed una fiducia in Dio inesprimibile. Noi speriamo che il mare ci sarà propizio sino alla fine; ma ancorché il Signore ci volesse mettere alla prova; ancorché gli abissi dell'adirato Oceano si spalancassero, e fossero lì li per ingoiarci, nondimeno noi non ci perderemmo di animo , e in quel punto spereremmo ancora di uscirne sani e salvi. Se scoppiasse la macchina, se si rompesse o bruciasse il bastimento, noi getteremmo in mare le barchette` dei nostri cappelli, vi salteremmo sopra, e colla protezione del Cielo giungeremmo a lido. Qual fiducia eh ! Ecché? Cantammo tante volte, e andiamo tuttor ripetendo la bella lode a Maria

Solchiamo un mare infido
Di un mondo traditore, Al sospirato lido Chi mai ci condurrà ?

Maria pietosa e bella
Del mar lucente stella, Maria speranza nostra Guida di noi sarà.

Potremmo dunque temere che Ella ci lasci perdere? Non le faremo sì gran torto, perché è nostra Madre.

Ecco, o carissimo D. Bosco, ecco in breve le cose principali del nostro viaggio fin qua. Il resto o dalla isole del Capo Verde, o da Rio Janeiro, o da Montevideo, o da Buenos-Ayres, o da San Nicolas, dai luoghi insomma, ove Dio ci guida.

Stando per conchiudere, il cuor ci die di conchiudere con un inno di ringraziamento.

Sì, ringraziamo primieramente Voi, o gran Dio, elio fin Ball' eternità ci avete predestinati ad essere non solo figli della vostra Chiesa, ma vostri apostoli, istrumenti delle vostre mani per procurare la gloria vostra in questo mondo, e la salute delle anime da Voi create, e redente.

Ringraziamo Voi pure, o Vergine Immacolata, Madre nostra dolcissima. Oh ! quanti favori dal Cielo non abbiamo noi ricevuti per le vostre mani! Da quanti pericoli siamo per Voi scampati nella nostra giovinezza ! Quante vittorie abbiamo per Voi riportate contro i nemici della nostra vocazione religiosa ! Siatene dunque benedetta, o Augusta Madre di Gesù.

Vivi ringraziamenti a Lei eziandio, o carissimo padre in Gesù Cristo. Ah ! se non temessimo di dispiacerle, vedrebbe quello che saprebbe mettere fuori il nostro cuore in questo istante. Deh ! condoni_ questo sfogo alla piena del nostro affetto. Il buon Dio la rimuneri in vece nostra del gran bene elio ci ha fatto, sopratutto nei primi nostri anni, anni del pericolo, anni della seduzione, anni insomma, nei quali se non ci fossimo trovati sotto le ali della paterna sua direzione, noi saremmo forse andati irreparabilmente perduti. La ringraziamo adunque cordialissimamente.

Grazie anche a voi, o genitori e parenti amatissimi. Voi avete fatto per noi dei grandi sacrifizi ; ma non vi rincresca di averli fatti. Riflettete che Dio vi ha concesso i figli non già per vostro vantaggio, ma per gli interessi suoi. non per la vostra famiglia, ma per la sua Chiesa ; non già per acquistare danaro, comodità, ricchezze, cose tutte che passano, e non si portano al di là della tomba, ma per guadagnare anime, acquistar gloria, e regni celesti ed imperituri. Dunque siate contenti. Dei vostri sacrifizi Dio saprà ricompensarvi in questa e nell' altra vita. Grazie tuttavia ve ne rendiamo; grazie specialmente perché ci avete lasciati partire da voi senza frapporci ostacoli. Coraggio, carissimi; alzate spesso i vostri sguardi, i vostri cuori al Cielo : Sursum corda. Forse tra breve ci rivedremo, ci uniremo nuovamente per non separarci mai più.

E potremo qui dimenticare voi ecclesiastici e laici, religiosi e secolari, ricchi e poveri, Comunità, Instituti, Ritiri; voi specialmente Cooperatori e Cooperatrici, i quali, chi in un mondo, chi ia un altro, voleste concorrere alle spese della nostra Missione? Ali no, il dimenticarvi non è possibile.

Quanto ci ha mai commossi ed infervorati il vedere ogni giorno giungere in Torino da varie parti d'Italia or per posta , or per ferrovia , ed or pur anche portate in persona le offerte del ricco e del povero ; l'obolo esiandio delle vedova e del pupillo ! Ah! insieme cogli oblatori ed oblatrici di copiose somme, e di oggetti di valore, noi ricorderemo sempre quella buona nostra Cooperatrice, la quale non potendo disporre elle o di una lira, o di un fazzoletto ci si presentò dicendo: « Io sono poveretta, e non posso offrire che l' una o l' altra di queste cose: vorrei ben darle ambedue, ma non posso. Veggano essi quale loro convenga di più e se la prendano. » Commossi a queste parole noi invece di ricevere avremmo voluto donare a lei ; ma accortici che rifiutando le avremmo arrecato un vivo dispiacere, accettammo il fazzoletto coll' animo di servircene ad asciugarci i sudori, quando nei vasti campi americani correremo come il buon pastore in cerca delle smarrite pecorelle. A lei adunque, a voi tutti rendiamo grazie vivissimo. E Voi buon Dio, Voi pure Maria Ausiliatrice, spandete sopra di loro, e sopra i loro cari ogni più eletta benedizione per la vita e per la morte, pel tempo e per l' eternità.

Se il tempo non urgesse vorremmo scrivere tuttavia tante altre cose ; ma desiderando ancora vergare alcune linee al Direttore dell'Unità Cattolica, ci è d' uopo conchiudere. Addio carissimo D. Bosco Tanti saluti ai fratelli, specialmente a D. Rua, a D. Cagliero, al signor conte Cays, poscia ai giovani tutti, con raccomandazione che preghino per noi, e si rendano presto abili per venirci a raggiungere.


Aff.mi figli

Sac : COSTAMAGNA GIACOMO. » (Seguono i nomi degli altri).

LE CONFERENZE AI COOPERATORI

E LA FESTA DI S. FRANCESCO DI SALES.

Il nostro Regolamento prescrive che ogni anno si tengano almeno due Conferenze, l'una nella festa di s. Francesco di Sales, l'altra in quella di Maria Ausiliatrice.

Queste adunanze sono di grande utilità; anzi osiamo dire che sono l'anima e la vita della nostra Pia Unione. Esse giovano a conoscere ognor meglio lo scopo della Congregazione Salesiana , che ognuno deve pur tener d'occhio per ben cooperare con lei; giovano a conoscere i mezzi più adatti da ciò; giovano a conoscere il bene che da tutti si va facendo per consolarcene insieme, e Il male che irrompe per animarci ad impedirlo più efficacemente ; giovano a vincere il rispetto umano , e ad infonderci maggior coraggio vedendo che a fare il bene non siam soli; giovano infine ad unirci coi vincoli ognor più forti di una ben intesa amicizia. E poi, è sempre vero quello che dice lo Spirito Santo per bocca del real profeta « Quanto è mai buona e gioconda cosa il trovarsi molti fratelli insieme : Ecce quam bonum., et quam jucundum habitare fratres in unum (Salm. 132).

Pertanto preghiamo i Capi o Decurioni che il 29 del corrente mese, giorno sacro al glorioso nostro patrono S. Francesco, od in quello che crederanno più opportuno, vogliano raccogliere i loro Cooperatori in luogo adatto, e tener loro la Conferenza prescritta, trattandovi quelle cose, che nella loro pietà e prudenza riputeranno più conducenti alla maggior gloria di Dio, alla salute delle anime , e al benessere della Congregazione nostra. Le Cooperatrici, se poche, potranno radunarsi insieme coi Cooperatori ; se in numero abbastanza grande, abbiano una Conferenza a parte, e di giorno, presieduta dal Capo o Decurione medesimo.

Ricordiamo in pari tempo ai Direttori delle Case Salesiane che le conferenze accennate sono affidate a loro in quei luoghi ove esiste la Casa medesima. Vedano adunque di tenerle a tempo debito, e di volgere benevole parole a quelle benemerito persone elio ci sono unite coi vincoli di una più cordiale carità.

Similmente ove trovasi una Casa delle nostre Suore di Maria Ausiliatrice, la Direttrice della medesima potrà tenere la Conferenza alle Cooperatrici di quel luogo, e per quanto i possibile in sito dentro o presso all'Istituto.

Sovente accade che Cooperatori e Cooperatrici volendoci far tener limosine o pel decoro della chiesa di Maria Ausiliatrice, o pel sostegno di altre opere della Congregazione, ci domandano qual sia il mezzo più sicuro. - Rispondiamo che potrebbero servirsi o di vaglia postale, o di lettera raccomandata od assicurata; ma li avvertiamo che non si fidino di mandar danaro in lettere semplici, perché generalmente queste vanno perdute. Quelli elio volessero inviare qualche offerta potrebbero cogliere l'occasione delle predette Conferenze per rimetterla nelle mani del proprio Capo o Decurione. Fosse un soldo ben anche solo si accetta di buon cuore, e se ne terrà conto, come Gesù Cristo stesso tenne conto, e lodò l'offerta di due piccole monete fatta al tempio eia una povera vedova (Luc. XXI).

I Decurioni sono pure umilmente pregati di tener registrato il nome e cognome dei loro Cooperatori coll'offerta di ciascuno; poscia con quel mezzo che loro parrà più facile e sicuro inviarla tosto al Superiore in Torino. Lo stesso si faccia quando lungo l'anno loro pervenissero offerte a tal uopo o in danaro, o in oggetti, come biancheria, arredi di chiesa e simili. Di questo incomodo il buon Dio saprà dar loro il meritato guiderdone, e noi dal canto nostro ne serberemo la più grata ricordanza.

Ci è poi dolce il qui significare ai nostri Cooperatori e Cooperatrici che il nostro santo patrono Francesco di Sales nell'anno testé spirato ha ricevuto nella Chiesa un aumento di gloria. Egli per l' inclita sua santità ed alta sapienza , poi molti suoi scritti, scevri da ogni più lieve errore, ripieni della più soda dottrina, e spiranti la più esimia pietà, venne dal Santo Padre Pio IX proclamato Dottore di Santa Chiesa con decreto Urbis et Orbis del 19 luglio 1877.

Questo nuovo onore decretatogli dalla Santa Sede ci è un motivo di più per celebrare in quest'anno più divotamente la sua festa, se non si può da tutti in pubblico, almeno da ciascuno in privato, in quel modo che sappiamo tornare più gradito al Santo, e più gradevole all'anima nostra. Ove i Cooperatori si trovano in numero, potrebbero far cantare una messa nella propria parocchia. Nella nostra Casa di Torino la festa sarà celebrata con grande solennità, e colla musica più scelta.

Preghiamo specialmente in quel giorno questo nostro Santo, che ci ottenga la bella grazia di usar sempre col nostro prossimo la più grande carità, congiunta colla più fina dolcezza di parole e di modi, affinchè, come lui, possiamo guadagnare a Dio tutti i cuori, quelli sopratutto della povera gioventù. Come veri discepoli del Salesio sia il nostro motto: Carità e dolcezza.

MARIA AUSILIATRICE.

sono tante e si varie le grazie che si ottengono tuttodi per intercessione di Maria Ausiliatrice, che noi dovremmo riempierne ogni mese il Bollettino se noi volessimo riferirle tutte. Riserbandoci di pubblicarle a suo tempo in libretto a parte, ne andremo tuttavia riferendo qualcuna ogni mese, a gloria di Maria e a conforto dei suoi figli. Per ora ne diamo contezza di una, di cui abbiamo ricevuta solo poc'anzi da Bolsena fedele relazione.

M. R. signore,

Eccole la narrazione di un fatto accaduto sotto i miei occhi, fatto di cui sono pienamente convinto.

Franesco Provinciali, mio parocchiano, in seguito di gravi fatiche da lui sostenute, cadde in tale abbattimento di forze, che a gran pena reggevasi in piedi. Dopo ciò non andò molto che cominciarono a gonfiarglisi orribilmente i piedi e le gambe, poi tutto il corpo; e l'enfiagione in breve tempo fece tali progressi, che il misero videsi ridotto in pericolo di vita.

Il medico giudicollo affetto d'idropisia, e per varii giorni visitandolo assiduamente, adoperò intorno a lui tutti i rimedii, che l'arte suggerivagli, onde arrestare quella esiziale malattia; ma invano. Sopravenne finalmente l'affanno, e il dottore istesso credendolo prossimo a morire gli ordinò i Sacramenti, che l'infermo ricevette con molta fede, divozione e rassegnazione alla volontà di Dio.

Se non che avendolo io veduto in così buone disposizioni lo esortai a sperare ancora la guarigione del corpo, e gli suggerii di raccomandare la sua salute alla Vergine Ausiliatrice dei Cristiani, che si venera in Torino, facendo insieme la promessa di un piccolo dono, da mandarsi al suo Santuario, qualora avesse ricuperata la sanità. Al domani tornai a ripetergli la medesima esortazione ed ei mi rispose che aveva eseguito il mio consiglio, e ne sperava assai bene. Non andò fallita la speranza, riposta nella più tenera e più potente delle madri. Al quarto dì cominciò a diminuire sensibilmente l'affanno, ed il gonfiore decrebbe di giorno in giorno. finche l'ammalato rimase interamente guarito.

Non tardò il Provinciali a riconoscere la grazia ricevuta da Maria Ausiliatrice, e nella sua povertà pregommi d'inviare l'umile offerta di una lira al santuario di Lei; ciò che io compio colla presente.

Si degni la S. V. di gradire i miei più cordiali saluti, e mi creda

Della S. V. R.

Umil.mO servo ed amico

D. ALESSANDRO BATTAGLINI.

Fratelli in Gesù Cristo dilettissimi,

Col più profondo dolore dell'animo nostro vi annunziamo che nell'anno or ora spirato l'inesorabile falce della morte, tra tanti milioni d' uomini che ha mietuto sulla faccia della terra, colse eziandio un buon numero dei nostri Cooperatori e Cooperatrici. Voi ne troverete più sotto notato il nome e la patria.

Quantunque appena ricevuta la notizia del loro trapasso, siansi nella nostra casa di Torino, e nella chiesa di Maria Ausiliatrice, fatte speciali preghiere per l'anima loro, e si abbiano le più fondate speranze, che la divina Misericordia li abbia già raccolti in gloria, tuttavia esortiamo i Cooperatori sacerdoti, che, potendo, vogliano applicare una messa in loro suffragio; e gli altri, che facciano per lo stesso fine una santa comunione come prescrive il Regolamento al capo VII. Per vie meglio eccitarci a quest'opera di carità pensiamo che quello che ora facciamo in suffragio degli altri, Iddio disporrà che altri dopo la nostra morte il facciano per l' anima nostra.

Forse non tutti i Cooperatori defunti si troveranno qui notati. Se i loro parenti ed amici , non leggendovi il loro nome, ce lo favoriranno, noi lo pubblicheremo nel prossimo N°. del Bollettino. Ciò non ostante nel pregare pei qui registrati noi estenderemo la nostra intenzione a quelli eziandio, che per avventura ne fossero stati dimenticati.

Oltre a questi suffragi ordiniamo che nella prima Conferenza che si terrà, si reciti in fine della medesima un Pater , Ave e Requiem per questi cari nostri defunti; ed un altro Pater, Ave e Gloria per quei confratelli e consorelle, che verranno chiamati all' eternità nel corso dell' anno.

Ognun rifletta che forse questo Pater ed Ave sarà detto per lui, e intanto si prepari al terribil passo della morte con una vita veramente cristiana.

COOPERATORI E COOPERATRICI
Chiamati all'altra vita nell'anno 1877.

1. Achino D. Achille Prev. S. Lorenzo - Milano.

2. Agnesi Angela Maestra Normale - Pontedassio.

3. Albasini D. Bernardo Canonico - Palanza.

4. Allegro D. Simone Coadiut. tit. - Roccapietra. 5. Bertarelli D. Giuseppe Can. - Palanza.

6. Bertuetti D. Giuseppe Vic. For. - Gardone.

7. Biale Monsig. Lorenzo Vescovo - Ventimiglia.

8. Blengio D. Guglielmo - Torino.

9. Bonatti D. Bartolomeo. Parroco - Castelfranco.

10. Bonino Carlotta - Torino.

11. Brambilla D Pasquale Teol. Can. - Cremona.

12. Cantore D. Giuseppe Coadiut. - Chiusa.

13. Caviassi Teol. Giacomo Can. Onor. - Torino

14. Dellapiane P. Giacomo Ex Prov. dei Min. Rif. - Genova.

15. Dellarosa D. Carlo - Palanza.

16. De Bernardis D. Alichele - Genova.

17. Eandi D. Vincenzo Gio. Can. - Cardè.

18. Fratejacci D. Giov. Batt. Monsig. Can. - Roma.

19. Landi D. Paolo Can. - Acqui.

20. Larco D. Gerolamo Decano - Genova.

21. Lattuada D. Giuseppe Prev. Vie. For. - Desio.

22. Leoneini D. Luigi Can. - Acqui.

23. Mazzè Marianna de la Roche - Torino.

24. Marchisio D. Filippo Dot. in Teolog. - Torino.

25. Marletti D. Tebaldo Can. Avv. - Brugnato.

26. Mora D. Giovanni Vie. For. - Corticelle.

27. Nenci Felice - Lugo.

28. Oglietti D. Giov. Batt. Commen. - Strambino.

29. Oreglia D. Pietro Can-. - S. Remo.

30. Ottegli D. Giov. Batt. Vic. For. - Colombaro.

31. Pezzia D. Bernadino Teol. Rett. del Santuario d'oropa - Biella.

32. Piccone Cristina - Torino.

33. Prato D. Pietro Can. - Oreglia.

34. Prario D. Giov. Batt. Prev. - Pettinen.go.

35. Proi Lorenzo - Lu.

36 Proli D. Eugenio Can. della Catt. - Alessandria.

37. Rota Matilde - Lu.

38. Savignone D. Giov. Batt. - Genova.

39. Silvestri D. Angelo Parroco - Pombia.

40. Stopino D. Carlo Decano - Viguzzolo.

41. Tarantola D.'Pietro Can. - Novara.

42. Traversa D. Giacomo - Genova.

43. Valle D. Lorenzo Can. - Ivrea.

44. Varvelli D. Pietro Prev. - Camagna.

45. Vecchi D. Giovanni Casa. - Broni.

INDULGENZE SPECIALI
pei Cooperatori.

Ogni Cooperatore può acquistare indulgenza plenaria una volta al giorno, recitando la terza parte del Rosario di Maria Vergine avanti al Ss. Sacramento, e non potendo avanti al Sacramento, recitandola innanzi al Crocifisso.

Indulgenza plenaria ogni volta che celebra la Messa, o si accosta alla santa Communione.

Oltre alla indulgenza della Messa o della Comunione, un' altra plenaria ne può guadagnare ogni Domenica, e nelle feste qui sotto notate, purchè confessato negli otto giorni, e comunicato, vi aggiunga una visita a qualche Chiesa, pregandovi secondo l'intenzione del Sommo Pontefice.

Mese di Gennaio.

I. Circoncisione di N. S. G. C.

6. Epifania.

20. Festa del SS. Nome di Gesù. 23. Sposalizio della B. Vergine.

25. Conversione di S. Paolo Apostolo.

29. S. Francesco di Sales. In questo giorno l'indulgenza si può lucrare da tutti i fedeli cristiani, purché confessati e comunicati visitino una Chiesa della Congregazione.

Con permesso dell'Aut. Eccl.   FERRARI GIUSEPPE gerente respons.

Sampierdarena 1878. Tip. di San Vincenzo de' Paoli.