BS 1920s|1922|Bollettino Salesiano Settembre 1922

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO

ANNO XLVI - N. 9   SETTEMBRE 1922

SOMMARIO

Predichiamo l'amore fraterno.

Cooperazione Missionaria. -- Nel III Centenario dell'Istituzione della S. Congregazione « De Propaganda Fide ».

Opera pontificia di soccorso per i bambini affamati in Russia.

Da famigliari colloqui con D. Bosco: - Memorie della Marchesa Fassati.

Il nuovo Orfanotrofio di Shiu-Chow (Relazione del Missionario D. Carlo Maria Braga). - IV. I primi allievi. Episodi Missionari: « Battèzzami almeno!... battèzzami presto!... ».

Due storiche feste scolastiche nell'Ospizio del S. Cuore di Gesù in Roma.

Culto di Maria Ausiliatrice. - Per il 24 corrente. - Echi delle feste titolari. - Grazie e graziati. Una zelatrice alle zelatrici.

Feste Giubilari dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice nella Casa Centrale di Nizza Monferrato.

Autografo del Santo Padre per il Giubileo delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Aiutate le Missioni.

Note e corrispondenze: -- Azione Salesiana. - Per le Missioni. - Gli Ex-allievi. - Notizie varie.- Istituto

"Card. Cagliero„ per le Missioni Estere. Necrologio e Cooperatori defunti.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO (9)

Predichiamo l'amore fraterno

L'invito ci viene dal Papa.

Il Santo Padre, preoccupato dei disordini, che e recarono, a quanti amano di sincero affetto la loro Patria, un profondo dolore insieme ad angoscioso timore per l'avvenire », ha indirizzato una tenerissima Lettera ai Vescovi d'Italia, nella quale ricordando che è missione della Chiesa « riconciliare gli uomini con Dio e così ricondurre fra essi la pace e la fratellanza cristiana e insieme la prosperità sociale », li esorta a continuare « con zelo sempre più intenso, in questi trepidi giorni sopratutto, l'opera loro pacificatrice », « con tutti i mezzi propri del loro alto ufficio pastorale «, « sopra ogni altro con la preghiera privata e pubblica » già tanto raccomandata da Papa Benedetto XV, « il quale volle egli stesso darne l'esempio e proporne la formola conveniente » (1).

« La sublime missione di pace e di amore - scrive il Papa - che il Divin Redentore Ci volle affidata in tempi sì tristi, e con essa anche il congenito senso della carità di patria nobilitato, non estinto, dalla universalità della Nostra cura pastorale, non Ci consente di restare più oltre silenziosi di fronte a così doloroso spettacolo.

Possa questo GRIDO DI PACE essere raccolto da tutti i nostri figli d'Italia!

» Purtroppo la tempesta immane che è passata sulla terra ha lasciato anche in Italia, anzi più in Italia che altrove, tristissimi germi di odio e di violenza, mentre ha sopito in molti l'onore naturale del sangue. Quindi vediamo le fazioni moltiplicarsi, i loro seguaci inasprirsi ogni giorno più, trascorrendo spesso, ora da una parte, ora dall'altra, a sanguinose offese, con uno strascico interminabile di rappresaglie che sconvolgono tutta la compagine della vita sociale.

Di qui danni immensi, così all'estero pel compromesso prestigio, come all'interno, sia nell'ordine materiale economico e finanziario, sia nell'ordine morale e religioso, a cui andrà anche congiunta, se non si prendono in tempo i necessari provvedimenti, una inevitabile decadenza intellettuale

» Il rimedio a questi mali non può aversi che dal ritorno a Dio ed alla piena osservanza della sua legge, il cui disprezzo fu causa di tanta sciagura secondo la parola del Signore al suo popolo: « Avessi tu avuto a cuore i miei precetti: quasi fiume sarebbe la pace tua (1) ». Ritornino dunque gli uomini a Gesù che volle a prezzo del suo sangue renderli tutti fratelli. Tornando a Lui, gli uomini si ameranno anche fra loro, perchè nell'amore di Dio e del prossimo è contenuta tutta la legge evangelica: « Da questi due comandamenti pende tutta quanta la legge e i profeti (2) ». Anzi, secondo la sublime dottrina di S. Agostino (3), « Gesù Cristo ci ha amati perchè noi ci amassimo scambievolmente, dandoci, coll'amarci, il modo di legarci tra noi con scambievole affetto, perchè, unite le membra da sì dolce vincolo, potessimo essere il corpo di un tanto capo... ».

» E col ritorno di tutti a Gesù verranno pure regolati i rapporti sociali tra reggitori e sudditi, tra popoli e Governi, sui quali posa ogni bene ordinata società e che sono disciplinati mirabilmente sin nei loro dettagli dalla legge evangelica... ».

Che questo grido paterno sia raccolto da tutti gli Italiani! Saremmo lieti che a questo scopo, dovunque il 24 d'ogni mese si compiono devoti esercizi ad onore di Maria SS. Ausiliatrice, il 24 p. v. privatamente e pubblicamente fossero innalzate particolari preghiere.

(1) La preghiera di Papa Benedetto XV venne riferita anche da noi: ved. Boll. di settembre 1921, pag. 236.

(1) ISAIA, XLVIII, 18.

(2) MATTEO, XXII, 40.

(3) Tract., 65, in JOANN., 2.

COOPERAZIONE MISSIONARIA.

Nel III Centenario dell'Istituzione della S. Congregazione De Propaganda Fide

Il fatale andare, il dissolversi e corrompersi dell'elemento umano che quaggiù accompagna il divino, le negligenze, le sonnolenze degli amici del bene, la perfida audacia dei fattori del male, i mali esempi in alto, e la facile imitazione in basso, il ritorno al paganesimo nel costume pubplico e privato, avevano nel secolo decimosesto scatenata in Europa la terribile bufera della riforma che doveva strappare dai cuore della Chiesa tanti popoli.

Ma Iddio, sollecito anzitutto dell'onore della sua Sposa, la Chiesa, e volendo mostrare che non era abbreviata la sua mano salvifica, che non erano esauriti nella sua Chiesa i tesori della verità e della santità, del secolo della riforma fa il secolo del Concilio di Trento, il secolo del rifiorire degli antichi Ordini monastici, il secolo del pullulare di innumerevoli nuove famiglie religiose, il secolo d'oro della santità, il secolo di Sant'Ignazio, di San Carlo Borromeo, di San Filippo Neri, di San Francesco Saverio e di Santa Teresa: Questo fa fatto Iddio. Ed altro ancora: chè per consolare e compensare la Sposa sua della perdita di tanti popoli, ispirò la creazione della Congregazione de Propaganda Fide.

Istituzione e natura della Sacra Congregazione " de Propaganda Fide ".

Semplice e grande nelle sue linee fondamentali, la Sacra Congregazione de Propaganda Fide non fu un'improvvisazione, ma il maturo frutto di quell'esperienza di apostolato che aveva condotto la Chiesa alla conquista del mondo, dai primi secoli dell'evangelizzazione fino a quel giorno. La Congregazione de Propaganda chiamava a raccolta, coordinava, disciplinava e rendeva con ciò stesso più efficaci quante erano forze vive per la difesa e per le conquiste della Fede contro l'avanzare minaccioso della riforma: difesa che arrestasse e preservasse contro di questa i tesori della vita cristiana; conquista che avanzasse per portare ovunque la luce del Vangelo, la santità della legge, e per procurare nuovi figli alla Chiesa.

Magnifica schiera che su due fronti combatte! Da una parte Fedele da Sigmaringa e mille altri che lo seguono e che difendono la verità della fede cattolica di fronte agli errori della riforma; dall'altra Francesco Saverio e, si può ben dire, milioni di apostoli novelli, venuti da ogni nazione per portare in ogni angolo della terra la luce del Vangelo di Cristo Gesù. Ed insieme alla luce del Vangelo essi portano dovunque anche gli inizi primi della vera civiltà.

Frutti meravigliosi che ne seguirono.

Da questa trasecolare altezza alla quale ci condusse la mano di Dio, si offre agli occhi nostri uno spettacolo di meravigliosa grandiosità e bellezza. Sono milioni di confessori che sacrificano la vita loro nell'apostolato, confermandolo con gli esempi della loro virtù. Sono migliaia di martiri caduti nel solco stesso irrorato dal loro sangue, che dànno alla verità divina la testimonianza più solenne che si possa dare, la testimonianza del sangue. Sono innumerevoli religiosi che portano in mezzo alle barbare genti i gigli e le spine della loro vita a Dio consacrata. Sono migliaia e migliaia di vergini a Dio votate, che vanno seguendo i missionari per concorrere anche esse alla diffusione della luce del Vangelo fino agli ultimi confini della terra.

Ed insieme, sono milioni di anime strappate alle tenebre dell'errore, alle aberrazioni della barbarie. Sono milioni di anime nelle quali torna a risplendere l'immagine di Dio che era quasi scancellata. Sono milioni di anime per le quali il cuore del Redentore non deve più dolersi, perchè per esse non è perduto il frutto della Redenzione.

Di tutta questa grande opera è oggi degna rievocazione il terzo centenario di Propaganda Fide e ad essa si volge commosso il Nostro cuore nel gaudio della riconoscenza verso Dio e verso i generosi che furono strumenti della sua infinita bontà. È per questo che oggi tutto il mondo, insieme a Noi, leva a Dio il suo pensiero di gratitudine e di ammirazione e per tutta la Chiesa s'innalza fino al Trono di Dio Redentore l'inno della gloria e del ringraziamento.

Per misurare gli effetti ed avere il giusto rilievo delle cose, bisogna guadagnare certi punti di vista e raggiungere certe distanze. Dio ci ha posto in queste condizioni. Oggi le cifre delle statistiche mondiali hanno la loro eloquenza ed a questa eloquenza il Nostro cuore esulta, il Nostro spirito si dilata, perchè lo spettacolo che per essa si contempla è grande e veramente divino.

"Molto si è fatto... ma quante sono le anime che ancora si perdono!...".

Ma se la Nostra riconoscenza verso Dio e verso tutti i generosi che furono e sono strumento delle sue grazie non ha limite, lo ha purtroppo la Nostra gioia. Venerabili Fratelli e Figli dilettissimi, molto si è fatto, molto si è ottenuto, molte anime si sono salvate, molta gloria si è data a Dio. Ma quante non sono le anime che ancora si perdono, quante non sono quelle per le quali ancora invano è sparso il sangue del Redentore! Sono masse profonde di popoli, tanto profonde quanto il continente nero, quanto le immense regioni dell'India e della Cina; sono queste masse che aspettano ancora la parola della salute. I missionari di Propaganda, le loro guide, i Vescovi, i catechisti loro coadiutori, i religiosi, le vergini missionarie sacre a Dio, tutta la milizia santa di Dio è là, davanti a queste masse; ma il numero degli operai è insufficiente e mancano i mezzi all'opera. Pensate! Essi sono là sicuri della vittoria, pronti a dare per essa la vita; ma le armi mancano, mancano le munizioni. E la schiera magnifica è costretta ad arrestarsi; e frattanto altri accorrono sul campo non loro, e non sono gli araldi della verità. È uno spettacolo angoscioso. E questa l'angoscia che tormentava il cuore del Nostro venerato Predecessore e Padre in Cristo e volgeva il suo spirito alle opere missionarie chiamando tutto il mondo in aiuto di queste istituzioni divinamente benefiche e promettendo che sarebbe venuto qui oggi, e che da questo stesso luogo avrebbe rivolto la parola al mondo intero per chiamare ogni cuore cristiano in aiuto alle sante missioni.

"Grido di raccolta a tutto il mondo cattolico ".

Venerabili Fratelli e Figli dilettissimi, è anche in nome di così venerato Padre Nostro e vostro che a voi ci rivolgiamo e da questa vedetta apostolica lanciamo il grido di raccolta a tutto il mondo cattolico. La splendida visione dell'apostolato cristiano ci fa oggi più che mai sentire di essere, per quanto indegnamente, il Vicario di Gesù Cristo che diede il Sangue pelle sue anime; oggi più che mai più profondo sentiamo il palpito della paternità universale alla quale Iddio Ci chiama. Così Ci conceda Iddio di dare quanto ancora Ci resta di attività e di vita per la salute di tante anime che ancora la aspettano! Così ascolti il mondo la Nostra chiamata e tutti vengano in soccorso delle anime che Cristo ha redente e che ancora vanno perdute nell'errore e nella barbarie. Nessuno sarà così angusto di cuore da non lasciarsi attrarre dalle magnifiche promesse di questo momento solenne: la partecipazione ai più alti meriti cui possa l'uomo aspirare, i meriti di un'immensa opera, di apostolato divino, i meriti di tanti martiri della verità e della carità, i meriti di una beneficenza della quale lo stesso Iddio non potrebbe fare la maggiore, perchè è la beneficenza della. fede e della salute nel Sangue del Redentore. Nessuno sia che lasci passare invano il momento solenne di tante speranze per una più grande diffusione della grazia riparatrice.

Che anche un'anima sola si perda per la nostra tardanza, per la nostra mancanza di generosità; che anche un solo missionario debba arrestarsi perchè gli vengano meno quei mezzi che noi potremmo avergli rifiutati, è un'alta responsabilità alla quale non abbiamo forse troppo frequentemente pensato nel corsa della vita nostra.

"Per la fede che abbiamo ricevuto da Dio, cooperiamo a dare la fede ad altre anime ".

Quanti qui siamo, in più o meno larga misura abbiamo tutti goduto ogni giorno dei benefizi della redenzione. Fin dalla culla il segno della fede ha illuminato i giorni della nostra vita. Fino dai primi anni ci fu dato assiderci alla Mensa divina e partecipare al celeste banchetto. Quante volte, nei momenti di calma, abbiamo pensato, con pensiero fatto di meditazione e di ringraziamento, a questi benefizi ricevuti dalle mani di Dio? E quale è stata la conseguenza di queste riflessioni? Andremo forse al tribunale di Dio senza aver ringraziato il Signore e corrisposto ai benefizi che con tanta larghezza ci ha dato? Noi ci sentiamo debitori a Dio immensamente più che tutti gli altri; ma anche l'ultimo dei fedeli può e deve ripetersi: Quid retribuam Domino pro omnibus quae retribuii mini? Che cosa posso offerire al Signore in corrispondenza delle grazie ricevute? Ecco l'occasione, propizia come nessun'altra. PER LA FEDE CHE ABBIAMO RICEVUTO DA DIO, COOPERIAMO A DARE LA FEDE AD ALTRE ANIME. Per i tesori di grazie di cui Dio ci ha colmati, cooperiamo con tutte le forze a portare questi tesori più lontano che sia possibile, al più gran numero di creature del buon Dio.

Ecco quello che oggi domanda a voi, a tutti i figli suoi il Vicario di Gesù Cristo. Ecco perchè Egli non esita da questa altezza a stendere la mano a tutti, a domandare a tutti aiuto, soccorso, contributo.

Dall'Omelia detta in S. Pietro il giorno della Pentecoste da PAPA PIO XI.

Opera pontificia di soccorso per i bambini affamati in Russia

Sono note le spaventevoli condizioni in cui versano a milioni gli abitanti della Russia, dove le maggiori e più strazianti vittime della fame sono i bambini. A nulla giova l'amore eroico delle mamme costrette a constatare il progressivo deperimento delle loro creature senza potervi portare un rimedio efficace.

Indeboliti dalla fame, i fanciulli diventano facile preda di tutte le malattie, fra le altre, l'edema specifico delle estremità, che porta seco la cancrena e la morte. I poveri innocenti spirano a diecine di migliaia e la Russia del Sud va diventando un vasto cimitero. Di fronte a sì terribile spettacolo tutti conoscono l'interessamento preso e la carità della S. Sede. Il nome di Benedetto XV per questo suonerà sempre in benedizione presso tutti i buoni.

Erede dello spirito del Suo Predecessore e non meno profondamente commosso alla spaventosa visione di un intero popolo votato alla morte, Pio XI ne rinnova dall'alto dell'Apostolico Seggio l'appello pietoso, e pensando che sarebbe riuscita di più sicuro vantaggio un'organizzazione permanente, ha fondato l'Opera Pontificia di soccorso per i bambini affamati in Russia.

Mentre alla Segreteria di Stato è istituito un Ufficio per la raccolta dei soccorsi, alcune pie persone - inviate dalla S. Sede - le distribuiranno in modo diretto e sicuro sui luoghi del dolore, con l'urgenza richiesta dal bisogno e con la carità che si ispira dal Redentore.

La partenza degli Inviati della S. Sede.

Gli inviati della S. Sede, in numero di 11, appartengono a varie congregazioni religiose e precisamente tre alla Compagnia di Gesù, due ai Missionari del Cuore di Maria di Spagna, tre alla Congregazione del Divin Verbo e tre alla Pia Società Salesiana. Questi sono i revv. don Aristide Simonetti, don Pietro Czigüth e Giosuè Conti.

Gli inviati della S. Sede partivano da Roma il 25 luglio, confortati dalla parola e dalla benedizione del S. Padre, che il giorno innanzi li ammetteva ad assistere alla Messa, celebrata appositamente per loro, cui distribuiva la S. Comunione.

Dopo la santa Messa il S. Padre li ricevette in particolare udienza, rivolgendo loro un lungo e affettuosissimo discorso, e prendendo lo spunto dalla liturgia del giorno, rilevò che la loro divisa dev'essere la carità per tutti i miseri e per tutte le miserie; e concluse dicendo: « Siete soldati, vi attendo tutti a rapporto ».

Pio XI - profondamente commosso - fece i migliori auguri, perchè il Signore li accompagni colla forza della sua grazia, e, con un tratto veramente squisito, volle rivolgere loro l'ultimo augurio in lingua russa.

Mentre il S. Padre Pio XI lanciava all'episcopato cattolico un nuovo appello a favore del popolo russo sofferente, per aggiungere all'invito il Suo esempio annunziava in pari tempo una nuova cospicua offerta personale ammontante a due milioni e mezzo di lire. E insieme, per accompagnare l'appello e sollecitare l'affluenza delle offerte e specialmente per mettere in rilievo le necessità di tanti bambini russi che muoiono d'inedia, la tipografia vaticana pubblicava un opuscolo di propaganda che va diffuso in tutto il mondo.

L'opuscolo si apre con il ritratto del Papa e la riproduzione di questo eloquente autografo di Sua Santità Pio XI, di cui diamo la versione italiana:

« A tutti quelli - scrive il Papa - che scorrendo queste pagine annunziatrici di cose tristissime, saranno mossi a pietà di così immensa moltitudine di pargoletti che muore di fame e le porgeranno aiuto, secondo le proprie facoltà, impartiamo con animo gratissimo la benedizione e preghiamo fervidamente Iddio che, come certamente avverrà, rimuneri larghissimamente con la Sua grazia la loro beneficenza. Dal Vaticano, il 25 luglio 1922. - PIO PP. XI «.

Le ultime pagine dell'opuscolo contengono brevi e incisive formule pratiche che dimostrano la facilità e la preziosità dell'opera caritatevole che il Papa richiede.

« Con un franco oro si mantiene un bambino per circa una settimana; con 20 franchi oro gli si assicura il sostentamento per qualche mese e forse lo si salva dalla morte. Un franco è pel povero la privazione di un sigaro, di un'ora di cinema, di un bicchiere di birra... Venti franchi sono pel ricco la rinuncia ad un capriccio qualsiasi, una bottiglia di vino, un dolce. E chi non vorrà rinunziare, almeno per una volta, al sigaro, al cinema, al bicchiere di birra, alla bottiglia di vino, al dolce, pur di salvare una vita umana? Quale bambino non si sentirà spinto a soccorrere il fratellino lontano, rinunziando al breve piacere di un nuovo giocattolo? Un bambino che muore di fame è un bambino che annega; la persona che dà l'obolo per l'opera pontificia di soccorso è il generoso che lo salva, senza correre alcun pericolo ».

Sul frontespizio dell'opuscolo è l'immagine della Madonna del Perpetuo Soccorso, veneratissima anche dagli ortodossi. E intorno corrono le scritte in lingua russa: « Salvatore del mondo, salva la Russia! - Il Papa di Roma ai bambini russi ».

L'opuscolo è pubblicato in italiano, francese, inglese, tedesco e spagnuolo; e viene inviato a quanti ne faranno richiesta.

NB. Le richieste dell'opuscolo e tutte quante le offerte vanno indirizzate alla Segreteria di Stato di Sua Santità. - Palazzo Vaticano. - ROMA.

Da famigliari colloqui con Don Bosco

(Memorie della Marchesa Fassati).

Il 7 maggio u. s. il Marchese Filippo Crispolti, nel presentare al rev.mo don Rinaldi affettuosi rallegramenti per il suo innalzamento all'ufficio di Rettor Maggiore, gli faceva dono di alcune « notizie inedite intorno a Don Bosco, tratte dal carteggio della Marchesa Fassati De Maistre » ricevute «alcuni anni addietro dalla Figlia, ora compianta anch'essa, la Baronessa Ricci Des Ferres ». « ... Non riuscivo - aggiungeva il Crispolti - a ritrovare il piccolo plico, nonostante le minuziose ricerche fra le mie carte. Oggi però le ho ritrovate, e, anche in nome di mia moglie, La prego di conservarle presso di sè. Abbiamo pensato che il riudire la voce viva di Don Bosco, uscente da carte sconosciute, potesse essere di suo gradimento e dirLe, in nuova forma, quanto Don Bosco Le sia vicino e quanta promessa d'assistenza Egli Le invii ».

Il riudire la voce viva di don Bosco, quale risuonò in una delle più illustri famiglie dei suoi benefattori, farà piacere anche ai nostri amici.

Sempre la parola di don Bosco, anche nelle conversazioni ordinarie, aveva un'efficacia profonda: nell'intimità poi era di una semplicità estrema e di un fascino irresistibile.

Ed ecco, dal suo labbro, la conferma, delicatissima, di un fatto strepitoso, allo scopo di mostrare la particolare assistenza celeste sull'opera nascente degli Oratori - e il concetto altissimo in cui il Venerabile aveva la dignità sacerdotale - e un saggio dei sogni, o delle visioni mirabili, che nottetempo gli illuminavano la mente, rivelandogli lo stato delle coscienze e il futuro di questa o quell'altra persona - e la carità inesauribile per i giovinetti, anche i più birichini - e l'intervento della Divina Provvidenza nella costruzione della Basilica di Maria Ausiliatrice - e le mille sollecitudini per cooperare con la Provvidenza a raggranellare le somme necessarie per il mantenimento dei numerosi ricoverati - e l'eroica gratitudine di questi per il loro padre e benefattore - e infine l'umiltà profonda che gli imponeva di evitare ogni fatto clamoroso attorno la sua persona e l'efficacia ammirabile delle sue preghiere - e, tutto questo, in tanti piccoli episodi, che si leggono con diletto.

Ma ecco, testualmente, le preziose memorie che noi abbiamo distinto, a una a una, col proprio titolo.

La risurrezione di Carlo. (1)

Un giorno vennero a chiamare Don Bosco per un giovane che frequentava ordinariamente l'Oratorio e che trovavasi gravemente infermo. Don Bosco era assente; non ritornò a Torino che due giorni dopo e solo all'indomani, verso le quattro pomeridiane, potè avviarsi alla casa dell'infermo. Giunto colà, vide, appesi alla porta, i tappeti neri d'uso, portanti il nome del giovane che egli appunto veniva a trovare. Comunque, Don Bosco volle salire per salutare e confortare i poveri genitori, li trovò immersi nel pianto, e da loro seppe che il figliuolo era mancato quella mattina stessa. Don Bosco chiese allora di essere introdotto nella camera del povero morto per poterlo vedere ancora una volta.

Un domestico ve lo condusse. Entrando - racconta Don Bosco - mi passò per la mente il pensiero che il giovane non fosse morto; mi avvicinai al letto e lo chiamai per nome: - Carlo! -- Allora egli aprì gli occhi e mi salutò con accento di profondo stupore: - Oh! Don Bosco! Ella m'ha risvegliato da un sogno spaventoso! - Al suono di quella voce varie persone che si trovavano nella camera fuggirono terrorizzate, gettando alte grida e rovesciando diversi lumi, mentre Don Bosco s'affrettava a strappare il lenzuolo in cui tutt'ora era avvolto il corpo del giovane. Costui intanto continuava a dire: - Mi pareva d'essere sospinto in una cupa caverna, tanto stretta che io mi sentiva mancare il respiro. In fondo, in uno spazio più vasto e meglio rischiarato, numerose anime venivano sottoposte a giudizio, ed io vedevo con crescente terrore che molte di esse erano condannate. Venne infine il mio turno e già stavo per subire la loro stessa orribile sorte - per aver fatto male la mia ultima confessione - quando appunto Ella mi ha svegliato.

Intanto i genitori del giovane, saputo che il loro figlio viveva, erano accorsi felici. Egli lì salutò cordialmente, ma subito disse loro che non dovevano sperare la sua guarigione; li abbracciò e baciò, e raccontò a Don Bosco d'essere sventuratamente caduto in una colpa, che riteneva mortale e della quale aveva avuto ferma intenzione di confessarsene e che a tale scopo appunto - sentendo aggravarsi la malattia - aveva mandato a chiamare Don Bosco; ma poi che non lo si era trovato, gli era stato condotto un altro prete, a lui sconosciuto, al quale non aveva avuto il coraggio di confessare il fallo commesso. Ebbene, Iddio aveva voluto fargli vedere come, per tale confessione sacrilega, egli avesse meritato l'inferno. Si confessò quindi con vivo dolore e, ricevuta l'assoluzione, chiuse gli occhi e serenamente spirò.

Ebbi questa narrazione dalla bocca di Don Bosco stesso ed ho Procuralo di scriverla il più fedelmente Possibile. - Nota dalla Marchesa Fassati (1).

(1) Cfr. LEMOYNE, Vita del Ven. Giovanni Bosco, Vol. I, pag. 43o e segg.

(1) Le parole « Nota della Marchesa Fassati » sono della figlia, la Baronessa Ricci des Ferres.

La dignità sacerdotale nella mente di Don Bosco.

Un giorno d'inverno, freddissimo, mentre noi ci stringevamo tutti attorno al camino, vedemmo Don Bosco allontanarsene, protestando che il calore gli dava fastidio.

- Credo piuttosto, disse mia sorella, che sia la sua mortificazione che sia disturbata dal caldo!

-- E se cosi fosse? replicò Don Bosco. Io le permetto di pensare di me tutto il bene che vuole; ella non ne penserà mai abbastanza in confronto di quello che se ne dovrebbe trovare in un prete!

Un "sogno ", più fruttuoso di una missione.

Durante la novena di Natale Don Bosco sognò Don Cafasso, per tre notti di seguito. La prima volta gli parve riceverne avvertimenti per la direzione della Casa; la seconda volta fu posto in guardia verso alcuni cattivi elementi che vi si trovavano; la terza volta, infine, Don Cafasso l'invitò a far con lui il giro dell'istituto, perchè era suo desiderio istruirlo su varie cose.

Lo condusse dapprima in una camera dove Silvio Pellico stava esaminando i documenti di varii allievi: alcuni erano regolari ed egli li firmava; altri no, ed egli li rimandava indietro.

Di là Don Bosco fu condotto dalla sua guida in una gran sala, ove, giacenti qua e là, vide molti dei suoi ragazzi, afflitti dai più terribili mali: gli uni ciechi, gli altri coperti di piaghe, ed altri anche col cuore roso. Don Bosco non poteva strapparsi a quello spettacolo desolante, ma Don Cafasso lo condusse via di là, dicendogli di voler festeggiare quei giovani. Io condusse allora in un'altra sala ov'era imbandita una splendida mensa, sulla, quale ciò che più attirava lo sguardo erano dei biscotti di dimensioni eccezionali e d'aspetto straordinariamente appetitoso, sicchè D. Bosco non rifiniva d'ammirarli.

Ed ecco che si fecero innanzi tutti gli allievi di cui eran stati prima esaminati e riscontrati regolari i documenti, e tutti ricevettero dei biscotti, mentre gli altri restavano presso la porta. Don Bosco avrebbe voluto chiamarli, ma Don Cafasso lo fermò dicendo: « Le loro carte non sono firmate ».

Don Bosco avrebbe almeno voluto portar loro dei biscotti, ma anche ciò gli venne negato dalla guida, con queste parole: - No! essi hanno il palato guasto da pillole amare e non potrebbero assaporare questo cibo. - Don Bosco supplicò allora il suo caro padre di spiegargli il significato di quanto avveniva, e nello stesso momento Don Cafasso, prendendolo per mano, gli disse: « Sta' attento! ma sta' attento! »; e la sua voce era così forte che Don Bosco ne fu svegliato, e si trovò a sedere sul letto, ma con un'impressione così viva di quanto aveva visto da saper dire esattamente in quale situazione si trovasse ognuno dei suoi ragazzi.

A ricreazione raccontò il sogno, con la sua amabile semplicità, ed ecco tutti gli allievi a farglisi attorno, chiedendo: - E io, dov'ero io? - Quando due o tre di essi si furono riconosciuti nel posto in cui Don Bosco li aveva visti, fu un'emozione generale ed un affrettarsi a fare una buona confessione ed una gara ad essere i primi nel mettere ordine alla propria coscienza, sicchè Don Bosco dovette dire che nessuna missione aveva mai prodotto per l'innanzi un effetto migliore, e che da quel giorno in poi un nuovo fervore s'era manifestato nella casa.

Com'ebbe fine la "cocca " di Valdocco. (1)

186o. - Delle compagnie di cattivi soggetti s'erano proposto di disturbare le funzioni religiose all'Oratorio di Don Bosco. Facevano un chiasso d'inferno alla porta della Cappella, tanto che il predicatore, un giorno di domenica, fu costretto ad interrompersi. Alcuni chierici, inviati a rimettere l'ordine, furono cacciati a colpi di pietra. Infine uscì Don Bosco in persona. I mariuoli tentarono di disperdersi al sua avvicinarsi; ma egli riuscì a farsi ascoltare. La sua arringa, incominciata con la dichiarazione di non voler abolire « la rassa dé birichin », finì con la proposta ai capi della banda di riceverli presso di sè, di nutrirli, di vestirli e d'insegnar loro un mestiere.

- Non vi fidate, disse una voce; quando vi avrà nelle mani, chiederà l'intervento della polizia e vi farà mettere in prigione.

- No, Don Bosc a l'è trop galantom, e mi i vad; -- disse un altro: - No, don Bosco è troppo galantuomo, ed io ci vado. - Vi fu un minuto d'esitazione; poi, a poco a poco, si sentirono altre voci: « Mi d' cò, mi d' cò. » « Anch'io, anch'io! »

A farla breve, dodici di essi si arresero all'invito e gli altri se ne andarono. Questi dodici furono immediatamente condotti in chiesa: e, poichè mancavano i letti, fu giuocoforza, per quella sera, rimandarli, con la promessa di ritornare l'indomani. Otto ritornarono: furono distribuiti due per classe, per evitare i crocchi, giacchè erano veramente delle birbe da non perdersi di vista. Così Don Bosco spera d'aver dispersa quella banda matricolata...

(1) Cfr. LEMOYNE, Vita del Ven. Giovanni Bosco, Vol. II, pag. 308: « Da parecchi mesi... narra Don Rua... ecc.». Le cocche erano accozzaglie di giovinastri girovaganti alla periferia della città.

La prima offerta per la Basilica di Maria Ausiliatrice.

1863. - Don Bosco inizia la costruzione di una Chiesa a Torino. In uno degli scorsi giorni egli ci ha messo a parte di questo suo progetto e subito tutti noi siamo stati presi dal desiderio di vedere questa chiesa, dedicata a Maria e Auxilium Christianorum », il qual titolo è stato

subito approvato all'unaminità.

Tra i numerosi conoscenti di Don Bosco v'è una persona assai mal pesante, la quale, pur nutrendo per lui una certa amicizia, gli ha rifiutato qualunque aiuto. Qualche tempo fa questa persona inviò a Don Bosco un fanciullo abbandonato, pregando di accettarlo nell'Istituto. Don Bosco le osservò:

- Non le chiedo niente per il ragazzo, perchè so già che ella non vuol darmi mai nulla per i miei figliuoli, ma siccome mi accingo a far costruire una chiesa, così mi dia qualche cosa a tale scopo.

- Volentieri, rispose l'altro, ma ad una condizione: e cioè che la chiesa sia dedicata a Maria

Auxilium Christianorum », poichè, o presto

o tardi, arriva sempre un'ora in cui si ha bisogno dell'aiuto della Vergine.

- Stia tranquillo - disse Don Bosco, che aveva già decisa la stessa cosa.

E quel signore gli consegnò allora ottomila lire. Ecco dunque più di quanto sia necessario per mettere mano all'opera e la chiesa incomincerà a sorgere. Tanto è possibile, quando si ha fiducia in Dio!

Come Don Bosco s'industriava per il mantenimento dei ricoverati.

...giungendo a casa della Signora della Rocca, e mentre aspettavo d'essere ricevuta, mi trovo vicina ad un tale che altra volta avevo conosciuto e poi dimenticato, e del quale inutilmente mi sforzavo di rammentare il nome. Giunte le padrone di casa, la Signora della Rocca dice d'aver pregato la signora Cibrario di passare da lei, perchè la signora De Foras aveva bisogno di ottenere una Croce di Cavaliere per un certo signor X. Accordata la croce, la signora della Rocca chiede di annotare sul taccuino della signora Cibrario il nome di un pittore straniero. Dopo qualche obbiezione il nome viene scritto e la croce promessa. Allora la signora Cibrario si volge a me, scherzosamente, e mi chiede: - E lei, Marchesa, non ne ha una da regalare? - Io nego, dignitosamente. Alla sera viene a desinare da me Don Bosco ed io racconto la raia visita del pomeriggio: « Oh! se ci fossi stato io! - esclama Don Bosco - io che ho una cambiale di tremila lire che mi scade il primo maggio! E dire che una certa persona me la pagherebbe, pur di avere la croce di cavaliere! e un'altra persona, alla stessa condizione, mi pagherebbe un mese di pane per i miei ragazzi, e ciò che vuol dire cinquemila lire!... ».

Che fare? Mi raccolgo in me stessa e passo al lambicco il mio cervello per distillarne un bigliettino seduttore, conquistatore, irresistibile!

Ventiquattr'ore dopo la signora Cibrario me ne risponde uno non meno affascinante, accompagnato da due diplomi da Cavaliere, già firmati dal Re; e poco dopo io giungo trionfante da Don Bosco con le mie brave ottomila lire in tasca. Ma poichè ogni gioia della vita dev'essere sempre accompagnata da qualche amarezza, così il caro Don Bosco mi accoglie con queste parole: « Darmagi ch'a son già mangià da dui meis! Ades i son ant i crusi pel meis d' mars! ».

« Peccato che son già mangiati da due mesi! adesso sono nei fastidi per il mese di marzo ! ».

Come Don Bosco era amato dai giovani.

1863. - Il nostro caro Don Bosco ha avuto ultimamente un terribile mal d'occhi. N'era tormentato già da tre settimane, quando, una domenica, uno dei suoi figliuoli andò ad offrire al Signore i propri occhi, protestando che sarebbe rimasto ai Suoi piedi, finchè Don Bosco non fosse guarito. Nell'istante stesso il male passò dal maestro all'allievo. Rividi Don Bosco perfettamente guarito, mentre tre giorni dopo il povero ragazzo aveva ancora gli occhi assai malati. Guarì, in seguito, mercè la benedizione che gli impartì Don Bosco, e che egli rifiutò per più giorni pel timore che il male non avesse a ritornare al suo primitivo proprietario...

L'umiltà di Don Bosco e l'effetto di una sua Messa.

1868. - Ieri Don Bosco ci ha raccontato che, trovandosi una signora milanese (sorella del Presidente del nostro Senato, Casati), gravemente inferma, anzi pressochè agli estremi, il di lei marito gli aveva telegrafato pregandolo di prendere un treno speciale e recarsi immediatamente colà. Don Bosco gli aveva risposto molto flemmaticamente che alcuni affari che aveva per le mani gli rendevano impossibile quel viaggio. Nuove suppliche da Milano e nuovo rifiuto di Don Bosco, accompagnato però questa volta dalla promessa di celebrare una Messa l'indomani, alle sette, a quella intenzione. La mattina seguente, a quella stessa ora, l'ammalata quasi uscendo da un sogno, chiese perchè vi fosse tanta gente nella sua camera.

- Ma per curarti - le fu risposto.

- Curarmi? ma io non sono ammalata.

Le si disse allora di provare a muovere il braccio e la gamba che aveva paralizzati, ed essa li mosse, poi chiese i suoi abiti, si vestì e via, di filato in chiesa, a Messa.

L'indomani Don Bosco riceveva una raccomandata contenente seimila lire per la sua nuova chiesa.

DALLE LETTERE DELLA MARCHESA FASSATI.

L'E.mo Card. Cagliero Gran Cordone dell'Ordine Mauriziano.

Le solenni onoranze che recentemente si tributarono all'E.mo Card. Cagliero in ogni parte, specialmente in Roma, Frascati e Torino, con la partecipazione dello stesso Sommo Pontefice nella forma già nota ai nostri lettori, ricevettero nuova solenne conferma da un'onorificenza veramente insigne conferita all'E.mo Porporato.

Il 27 luglio u. s. S. E. il Senatore Paolo Boselli, Primo Segretario di Sua Maestà pel Gran Magistero Mauriziano e Cancelliere dell'Ordine della Corona d'Italia, ne dava l'annunzio allo stesso Card. Cagliero, tornato da poco a Torino, con questo telegramma:

« SUA EMINENZA CARD. CAGLIERO, TORINO - Mi è grato annunziare Vostra Eminenza che Augusto Sovrano con odierno decreto di « Motu proprio » nominò Vostra Eminenza Gran Cordone Ordine Mauriziano. Ossequi profondi cordiali. - PAOLO BOSELLI ».

L'Eminentissimo rispondeva:

S. E. BOSELLI, ROMA. - Considero onorificenza conferitami quale novella prova costante benevolenza Protezione dell'Augusta Casa Savoia verso umile Opera Don Bosco. Prego V. E. rimgraziarne degnissimo Capo. Ricambio V. E. affettuosi ossequi ringraziando pel cortese annunzio. - CARD. CAGLIERO.

L'onorificenza può ritenersi la più alta dopo il Collare della SS.ma Annunziata: la notizia quindi recherà molto piacere agli ammiratori del Card. Missionario e delle Opere Salesiane.

Il nuovo orfanotrofio di Shiu=Chow

(Relazione del Missionario D. Carlo Maria Braga)

IV.

I primi allievi.

Il primo allievo. - Piccolo infermiere e battezzatore della sua mamma.

Il primo allievo giunse il 31 dicembre coi confratelli del Lin-Chow e fu, tra i doni presentati a Monsignor Versiglia il giorno della sua consacrazione, il più gradito al cuore del Vescovo Salesiano. Il piccolo A-Fuk è figlio di un lebbroso: è di ingegno svegliato, d'una parlantina che incanta, furbetto, vivacissimo, un vero birichino di Don Bosco.

La mamma sua, rimasta sola dopo il ritiro del marito nel lazzaretto, si era così accasciata, così sfinita per i pensieri, per i crucci, per le fatiche, per gli strapazzi fisici e morali incontrati nel mantenere la famigliuola, e si indebolì talmente che un giorno, portando del riso, cadde sfinita e così malamente da prodursi una larga ferita alla guancia destra. Don Cucchiara, chiamato dal piccolo A-Fuk, corse in soccorso della disgraziata, disinfettò la ferita e le apprestò le cure del caso. La povera donna per un paio di giorni non risentì molto del suo male, ma in seguito le sopraggiunse una grave infermità. Il piccolo A-Fuk non l'abbandonò un istante e le fece da infermiere con cura, con tanto amore, con tanta assennatezza, da commuovere chi osservava e valutava il suo sacrificio. Il buon figliolo sentiva un grave dispiacere, perchè, vedendo la madre aggravarsi ogni giorno più, temeva che venisse a morire senza battesimo. Nei momenti in cui l'ammalata si assopiva egli pregava con gran fervore il buon Dio che toccasse il cuore alla madre, che l'aiutasse a rinunciare alle superstizioni e trepidava più per la salute spiarituale della manina, che non per quella del corpo. Non mancò, col suo dialogare vario e chiaro, d'istruire bellamente la madre nelle verità fondamentali della fede, di indurla a ripetere le preghiere del mattino e della sera, di parlarle molto del Signore e del Paradiso. La buona donna ascoltava il suo piccolo catechista, non ancora dodicenne, con amore, con interesse sempre crescente, tanto che venne a sospirare ardentemente il giorno in cui avrebbe potuto essere battezzata. E quel giorno il buon Dio glielo anticipava oltre il previdibile ed in maniera affatto speciale. Una sera, la malata, improvvisamente, si aggravò: freddi sudori le rigavano il volto, tremiti angosciosi la scotevano tutta, ed i medici accorsi disperavano vederla guarita. A -Fuk ascoltò in silenzio la tremenda parola: « Tua madre non guarirà più! » Superiore al dolore e allo strazio del suo piccolo cuore, fu il pensiero della salute eterna della madre: non potendo salvare la vita del corpo, volle assicurata l'eterna vita dell'anima.

Il Missionario era troppo lontano per poter sperare di vederlo giungere in tempo per il battesimo, e allora il caro figliolo battezzò la madre, generando così alla vita della grazia colei che gli aveva data la vita del tempo. La madre, aiutata certamente dalla virtù del Sacramento, superò la crisi e guarì; e ora sente più vivi e più intimi i vincoli del sangue santificati da quelli più sublimi della grazia.

Con sette alunni s'inaugura l'Orfanotrofio. - Le feste dell'inaugurazione. - « Il Papa! » - Tre « Ave Maria ».

Giunsero verso la fine di marzo altri due allievi dal lontano villaggio di Fong-Tong, accompagnati dal nonno, un ometto a modo, cortese, distinto nel tratto, preoccupato al mondo d'una cosa sola: educare cristianamente e civilmente i suoi nipotini. Visitato il collegio, ne rimase soddisfatto; ma, giunto al dormitorio, sembrò d'un tratto impensierito, ed osò dire: - Ma, padre, qui non è ancora finito, mancano le camerette per gli allievi. Come farai a costruirne in pochi giorni un centinaio?

Risposi sorridendo: - Il lavoro è bell'è fatto, il locale è così vasto da contenere tutti gli allievi. - E gli diedi notizie del nostro sistema educativo. Quando comprese bene che i giovani erano accuditi e sorvegliati continuamente dal sacerdote, che vive solo per loro e con loro, si rasserenò subito, si gettò in ginocchio a ringraziare, e volgendosi ai piccini: « Oh che gran fortuna è la vostra di essere guidati da un sacerdote! Siategli sempre ubbidienti e rispettosi... Ora parto tranquillo, perchè vi lascio in buone mani ». Ma appena fece la mossa di avviarsi, i due frugoli scoppiarono in pianto ed anche il vecchietto, vinto dalla commozione, si mise a singhiozzare forte. Quelle lagrime fecero bene anche a me, e direi che quasi mi rallegrarono pensando che un pezzo di cuore (fatto se si vuole a modo loro) l'hanno anche i cinesi.

Giunsero, un dopo l'altro, quattro nuovi allievi due dei quali già noti, per quanto scrisse il caro don Lareno: degli altri dirò qualcosa in seguito.

La sera del tre aprile, radunati i sette alunni, che per la loro allegria spensierata e serena, chiamavamo le sette allegrezze di S. Giuseppe, dopo esserci prostrati ai piedi di Maria Ausiliatrice per invocare protezione ed offrirle le nostre fatichi, il nostro lavoro, benedetti da Monsignor Versiglia caricammo le poche masserizie, di cui il Vescovo aveva spogliato la povertà della sua residenza, e si discese sino all'incontro dei due fiumi.

Appena la barca si mosse, intonammo il santo rosario e le voci argentine dei fanciulli, diffondendosi nella chiara sonorità del crepuscolo, sulle acque del fiume rosseggiante agli ultimi riflessi del tramonto, richiamavano ad ascoltare motti pescatori e barcaioli, ed erano le uniche voci che si elevassero al Creatore, come riparazione degli incensi delle prostrazioni che i pagani offrivano al demonio. Ed io vedeva un'altra barca e mi pareva di udire più viva la voce del Divin Maestro: - Sinite parvulos venire ad me!... talium est enim regnum coelorum...

Come nella lontana Patagonia, anche in Cina, la prima chiamata di Gesù è pei fanciulli, per questi teneri germogli della vita, che rappresentano nelle fugacità del tempo un sorriso della giovinezza eterna di Dio.

Giunti all'approdo di Ho-Si si trasportarono poche cosette all'Orfanotrofio, coadiuvati dagli operai, entusiasti per l'arrivo degli allievi, ed a cui avevo promesso, come compenso, di far sentire una suonatina all'armonio.

Accesero le loro grandi lanterne e improvvisarono una fantastica e bizzarra fiaccolata, urlando molto e lavorando poco, preoccupati di salvare dal vento i loro lumi. Quando furono pronti i letti semplicissimi, due cavalletti, tre assicelle, una stuoia, un pezzo di travicello per cuscino, eseguii la suonata promessa, ma non ne rimasero molto soddisfatti e mi pregarono di accompagnare uno dei loro canti popolari. Uno intonò, ma gli altri, preoccupati dal guardare le mie dita muoversi sui tasti, incominciarono un paio di battute dopo, e, per nulla commossi e disorientati, ciascuno proseguì il canto per proprio conto, applaudendosi e complimentandosi a vicenda, quando l'ultimo giunse a conchiudere col ritardo di parecchie battute.

Finito il trattenimento musicale, operai e ragazzi si radunarono in una sala a piano terreno e, non ricordo come, il discorso cadde sul Papa. A me non parve vero di iniziare l'opera nostra educativa col parlare del Papa. Fui felice che la prima esortazione, la prima parola di bene, detta nella nuova casa, abbia avuto per tema il Sommo Pontefice. Fatte tacere, con un cenno della mano, le chiacchiere, dissi del Papa, che aveva chiamate a raccolta tutte le energie, le forze del mondo cattolico per dare sviluppo alle Missioni, per estendere il regno di Gesù Cristo, di cui egli è degnissimo rappresentante in terra: dissi del Papa che aveva detta la parola più vera e più profonda sulla guerra e sulla pace, del Papa che aveva ripetutamente, con predilezione, con angoscia, inviati i suoi generosi soccorsi ai loro fratelli cinesi del Nord che morivano di fame: dissi dell'amor grande che il Santo Padre nutre pei fanciulli, per gli operai. Bimbi e muratori mi seguivano con attenzione, e, finito di parlare, li invitai a recitare tre Ave Maria, la prima pel Papa, la seconda per la Società Salesiana, la terza pei benefattori della Missione.

Mentre i piccini, dopo le orazioni della sera, dormivano vegliati dagli angeli, io pensava a Torino, a Maria Ausiliatrice, a Don Bosco e al buon Padre don Albera, che compì i voti del nostro Venerabile Fondatore; ripensava all'umile sorgere dell'Opera Salesiana da pochi birichini, da fanciulli del popolo, e sviluppatasi prodigiosamente sotto il manto di Maria così vasto da accogliere in un solo amplesso ed in un solo amore i cento e cento e cento figli sparsi in tutto il mondo. Vedeva nel futuro la nostra opera di Cina, nata dal piccolo grano di senapa e cresciuta gigante, e mi sentivo ricco di speranze e di fede nella casa spoglia di ogni cosa.

Le inscrizioni. - Accorrono anche le fanciulle.

Ai primi albori del mattino seguente festa dell'Annunziata, fu un accorrere di ragazzi di ogni età e condizione, con libri, quaderni, pennelli, tavolette, per essere inscritti alla nostra scuola. Tutti volevano un posto, tutti insistevano per essere accettati. Erano i fanciulli spontaneamente accorsi attorno Monsignore il giorno del suo ingresso in Shiu-Chow, che venivano per aver parte a quanto il Vescovo dei fanciulli aveva per loro preparato ed offerto.

Coi ragazzi accorsero anche buon numero di fanciulle, linde, pulite, in calzoni e giacchetta, sperando di trovare un posticino nella grande casa. Non fu possibile ammetterle e se ne andarono sconsolate: due paganette non si vollero in alcun modo rassegnare e per una settimana continuarono puntualmente a giungere al mattino per vedere se la loro costanza venisse premiata. Le consolai dicendo loro che presto sarebbero arrivate le nostre sorelle, le Figlie di Maria Ausiliatrice, che avrebbero fatto per esse, quanto noi si iniziava pei fanciulli.

Riguardo a questi si pensò di accettare solo i cristiani ed i figli dei catecumeni per potere, più facilmente e con più frutto, applicare il nostro sistema basato principalmente sulla religione, la presenza di Dio e l'odio al peccato.

Oltre a questa selezione ne fu necessaria un'altra riguardo all'età. Erano venuti una ventina di piccini, buon elemento per un asilo infantile, ma un vero imbroglio per una scuola. Li radunai tutti, meno un putto di cinque anni, che, imbeccato precedentemente da papà, appena gli chiesi: « Quanti anni hai? » « otto » rispose così prontamente e così sicuramente che, li per li, gli prestai fede, tanto più che, coi fanciulli cinesi, tanto diversi dai nostri per sviluppo e fisionomia, non m'ero ancora abituato l'occhio a quell'indagine. Riuscì, colla sua industria, a salire coi fortunati sino al secondo piano, nella sala adattata provvisoriamente per scuola. Contento e lieto del successo ottenuto dimenticò la sua età provvisoria e chiestogli improvvisamente: » Quanti hanni hai? », « cinque » rispose candidamente. Allora, in bel modo, lo persuasi a riscendere le scale sino al piano terreno, ove mi attendevano gli altri per essere riaccompagnati alle rispettive famiglie. Attorniato da quei vivacissimi frugoli chiacchierini, come passerotti di prime piume, attraversammo la distesa degli orti ed i marmocchietti, esultanti per le tepide carezze del sole nascente, incominciarono a cantare l'Ave Maria. Gli ortolani sospendevano il lavoro per porger attento orecchio a quel canto insolito ed armonioso e a sorridere a tanti piccini, mentre a me giungeva, fresco di vita e di amore, l'eco di un altro canto, dell'inno stesso della nostra Madre: Beatam me dicent omnes generationes! che il poeta cristiano fece altamente risuonare in mezzo al paganesimo delle arti, delle scienze, della vita:

Tutte le genti mi chiameran beata!

l primi giovani. - l nostri giuochi. - Delicatezza gentile. - Meglio quattro sgambetti all'aria, che ammuffire sui divani.

I primi giorni fu un susseguirsi di scene, di piccoli fatterelli gustosissimi e ci volle non poca pazienza a mettere un po' d'ordine e di armonia in mezzo a tanta varietà. I cinesi abituati solamente alle scale a piuoli, salivano e scendevano le due branche di scale, aiutandosi di mani e di piedi e, giunti all'ultimo piano, non osavano affacciarsi alla finestra, perchè venivan presi da vertigini. Per ridiscendere si prendevano per mano un coll'altro, prudentemente, facevano gradino per gradino, e quando giungevano sulla solida terra tiravano il fiato lungo con grande soddisfazione, come se avessero superato un grave pericolo.

Non avendo potuto accettare molti allievi per mancanza di banchi, improvvisati i primi tempi colle tavole dei letti, si permise a tutti di venire almeno a giuocare. I cinesi hanno grande abbondanza e varietà di giochi sedentari, ma sono privi affatto di giuochi di agilità, di destrezza, di forza, di movimento. L'introduzione quindi dei nostri giochi fu per loro una vera rivelazione. Il cortile non era ancora libero dal materiale di costruzione, non ancora livellato, né definito, e ci adattammo ad usare un tratto di terreno abbastanza regolare e senza pietrame.

Insegnai per primo il gioco di « Barrarotta », dandogli un pomposo nome cinese, che colpisse la fantasia e fosse d'attualità: « la caccia ai pirati ». Il nome incontrò subito le simpatie generali, e divisi, non senza fatica, i giuocatori in due campi, che tutti volevano essere dalla parte dei pirati.

Dopo una sommaria spiegazione delle regole del giuoco, si venne all'incontro delle parti avverse, e poco mancò che la commedia finisse in tragedia, chè ciascuno faceva al naturale la propria parte, dando e ricevendo delle santissime botte, alzando acutissime grida ed imprecazioni di ogni genere. Quelli che venivano presi, erano subito saldamente assicurati con cordicelle di bambù e, guai a moversi, a tentare l'evasione, ad uscire d'un palmo dal luogo fissato come prigione. Con calma e pazienza riuscii gradatamente, a far perdere al gioco tutto il selvaticume e la grossolanità che aveva assunto le prime volte, non permettendo di prendervi parte a coloro che facevano abbondante uso di imprecazioni, e rivolgendo agl'infuocati giocatori qualche breve e pratica raccomandazione prima di congedarli.

Si giocavano partite su partite, accorrendo ogni giorno nuove schiere di giocatori e di spettatori, contadini, soldati, commercianti, portatori, pescatori, barcaioli, che si soffermavano per lungo tempo a vederci correre senza aver necessità di oppio e di vino caldo.

I fanciulli, quando ebbero imparato bene il giuoco, furono di delicato sentire, e appena poterono fare da sè mi pregarono di essere il paciere, il giudice di campo, e, colla scusa ch'io mi stancava troppo, mi esonerarono dal correre. Fecero con rami, fronde, e foglie una specie di sedile e mi pregarono di accomodarmi. Per occupare il mio forzato ozio mi offrirono semi di zucca, qualche patata dolce e canne di zucchero; ma per evitare a qualche piccolo lettore l'acquolina in bocca, noto subito che la canna da zucchero, dolcissima e rinfrescante, era presentata con certe mani, da certi visi, levata di sotto a certi abiti, da richiedere un atto di straordinaria mortificazione per mandarne giù un pezzo...

Tra i ragazzi più matti pel gioco c'erano due marmocchi, tarchiati e vivacissimi, che giungevano puntualmente all'ora della ricreazione, portando sul dorso la loro futura sposina. Siccome le due piccine strillavano a perdifiato se venivano posate per terra, i due disgraziati fanciulli erano obbligati a correre con quella specie di zaino sulla schiena e, quando venivano presi o prendevano, erano in due a rammaricarsi od a gioire.

Una sera capita improvvisamente il padre d'uno di questi miei amici e lo rimbrotta acerbamente perchè prendeva, in quella tenuta, così viva parte al gioco, e, passando dalle parole ai fatti, allunga uno scapaccione, che il ragazzo, grazie all'agilità acquistata giocando, riesce ad evitare.

Il padre, inferocito, afferra una pietra per scagliarla sul figlio che si allontanava trotterellando. D'un tratto scoppia fra i giocatori un fragoroso applauso che sconcerta il burbero uomo: erano i pirati fuori di sè per la gioia di essere riusciti a liberare i loro prigionieri.

Terminata l'ovazione, il giuoco ripiglia animatamente ed il nostro uomo vi prende parte così viva, così attenta che non si accorge del tramonto del sole, non sente più gli stimoli dell'appetito, e si ferrea per quasi due ore, immobile colla pietra in mano, cogli occhi fissi su quei diavoletti, come trasognato, finche il figlio lo chiama, prudentemente, da lontano, per la cena...

I gravi maestri del villaggio e della città, impassibili nei loro lunghi abiti, impeccabili nel loro cerimoniale, portando come distintivo del loro alto rango le unghie lunghe ed adunche, essendo venuti frequentemente a farmi visita e, vedendomi saltare e giocare coi ragazzi, non approvarono tanta mia famigliarità e accondiscendenza, e me lo fecero notare. La miglior mia difesa la fecero gli scolari di quei pettoruti Sin-Sang e nel modo più convincente e persuasivo. Parecchi degli allievi delle scuole pagane, imparati che ebbero diversi giochi, li insegnarono a loro volta, a tutti i compagni ed ogni giorno nella loro palestra ginnastica giocavano con tale passione, con tale clamore e vivacità, che i miei cari e nocchioluti Sin-Sang trovarono anch'essi più igienico, più salutare, fare quattro sgambetti all'aria libera, che ammuffire sdraiati sui divani, accoccolati sui seggioloni, tra una fumatina di tabacco ed una tazza di pessimo the.

(Continua)

Sac. CARLo MARIA BRAGA Missionario Salesiano.

Episodi Missionari

"Battèzzami almeno!... battèzzami presto!"

Alla fin di maggio 1920 prendeva stanza nella residenza di Chi-Hing. Corsa la voce del mio arrivo, i pochi cristiani, sparsi nei paeselli vicini, accorsero tutti, e la prima festicciuola che si fece fu rallegrata dal battesimo del mio servo Lo Tan Sien. Era il primo battesimo solenne di adulti che amministravo... e ognuno può immaginare la consolazione mia, quando conosca la storia di Tan Sien.

Il 6 dicembre dell'anno prima mi trovava a Chi Hing di passaggio, diretto a Fong Tong, per la festa dell'Immacolata. Un tempo uggioso mi tenne tappato in casa tutto il giorno a decifrare caratteri cinesi. Sul pomeriggio, stanco di leggere, discendo in porteria per chiacchierare un poco col nostro vecchio, e trovo un giovinotto, di forte corporatura e di modi semplici, ritto avanti un quadro murale, intento a leggere alcuni articoli del catechismo (utilità dei quadri catechistici). Al mio apparire si volge tranquillamente e risponde con grazia modesta alle mie domande. A dir il vero, c'intendevamo poco l'un l'altro. Interviene il vecchio Sin Shang, e vengo a sapere che lo sconosciuto è Lo Tan Sien, di Ka Yin Tchiu, orfano di padre, con un unico fratello minore, venuto a chiamare Sin Shang, perchè vada a vedere il padrone suo ammalato. Sin Shang è anche medico, e assai ricercato.

- Dove sta il tuo padrone? domandai al giovane.

A Tai Kai, in un gran negozio di scarpe. - E tu fai il calzolaio?

- Son con lui da pochi mesi, faccio il cuoco, ma nello stesso tempo imparo a cucir pantofole.

- Che dici di questi quadri che stai osservando?

- Son molto belli e contengono una dottrina interessantissima. Ti dico il vero che ho dei giorni che non son soddisfatto dell'ambiente che mi circonda, sento una gran voglia di studiare, e mi pare che questa dottrina sia proprio secondo i miei desiderii.

- Ascoltami. A tempo libero vieni a trovare il bravo Sin Shang che ti ammaestrerà; anzi, siccome già conosci bene i caratteri, ti regalo un Catechismo, che potrai studiare a tuo bell'agio.

Il medico era pronto e il simpatico giovinotto uscì con lui, lasciandomi una graditissima impressione... « Oh! Signore, dissi subito con fede, chiamatelo alla verità del Vangelo! ».

Lo rividi un mese dopo. Sapeva già un po' di catechismo: e si lagnava sempre più di non aver tempo per studiare, e mi supplicò di prenderlo a servizio.

- Presentemente non ne ho bisogno, gli risposi; ma dovendo provveder dei servi pei nuovi missionari, sta certo che mi ricorderò di te. Quanto ricevi dal tuo padrone?

- Un dollaro e da mangiare.

- Fin lì ci arrivo anch'io; e, di più, avrai tempo per studiare.

- Sì, sì per studiare! Ti ripeto, in bottega non posso, ed io voglio imparare la Dottrina. Ieri l'altro il padrone vedendomi fermo a studiare, mentre i miei compagni erano usciti, mi sgridò, ed io gli risposi: « Tutti son andati a giuocare e fumar l'oppio, e poteva ben anch'io andarmene con loro a godermi un'ora di riposo: invece son rimasto qui, a studiare, e tu mi sgridi, come se facessi del male? »

Queste parole mi rivelarono sempre più il suo cuore, buono e retto, e gli dissi:

- Abbi pazienza, e non far più questioni col tuo padrone. Se vuoi venir con me, ti aspetto per l'anno cinese.

Ebbe un lampo di gioia. Quel giovane di più di 2o anni, nato e cresciuto in ambiente pagano, era proprio un fiore esposto ai rigori del gelo e bisognava presto metterlo in serra. Raccomandai al catechista di tenersi in relazione con lui e di farlo venire al più presto.

Ed eccolo un mattino a Kian Kong, all'ora di colazione, dicendo che aveva abbandonato il padrone, perchè aveva finito il tempo con lui pattuito; e poiche questi avrebbe voluto ritenerlo, era venuto via senza stipendio e senza corredo, ed aveva pernottato a Nana Yung. L'affare mi sembrava un po' scuro, mi aveva l'idea di una fuga; tuttavia l'accettai in casa, senza prendere ancora un impegno formale, in attesa di chiarire la faccenda. Senonchè, in breve, ebbi a convincermi della sua sincerità e squisita bontà di cuore, e non tardai a constatar in lui una grande volontà d'imparare e una forte tendenza allo studio. Quando un giorno, mentre mi trovava a Leang Pai per la messa domenicale, mi si presentano due sconosciuti, e chiedono notizie di Lo Tan Sien. Uno era lo zio, l'antico suo padrone. Risposi che il nipote non era ancora definitivamente accettato alla Missione Cattolica, e che si trovava a Kian Kong, dove potevano andarlo a vedere, e dove mi affrettai a tornare anch'io, per essere presente all'incontro. Vi giunsi sul mezzogiorno, nell'istante in cui i due uscivano dalla residenza:

- Ebbene? chiesi loro.

- L'abbiamo visto, ed è tanto contento che non possiamo far a meno di dargli il consenso di rimanere.

- Dite davvero?!

- Sì; e, se occorre, noi stessi, ti preghiamo di accettarlo. Accontèntalo e ci farai un favore, perchè noi non vogliamo renderlo infelice, costringendolo a stare dove non sta bene. Guarda, ci ha dato una lettera per la mamma, e tutto è a posto.

Ringraziai la Provvidenza che in modo cosi meraviglioso era venuta in soccorso del giovane amico; il quale, fuori di sè per la contentezza, continuò a studiare di buona lena ed in pochi giorni venne a recitarmi tutto il catechismo ed imparò anche le risposte per servir la S. Messa. Lo studio della Religione divenne l'unico suo pensiero e bisognava vedere con qual impegno vi attendeva. Seppe sfruttare mirabilmente anche il maestro (antico studente di teologia) che, rispondendo esaurientemente ad ogni quesito, lo riempiva d'intima soddisfazione. Un giorno vien da me, e, sotto voce, mi domanda:

- Come mai il Leong Sin Shang, che conosce cosi bene la Dottrina, non è prete?

- Eh, mio caro, non son mica tutti chiamati a farsi prete. Chi vuol farsi prete, tra l'altro deve rinunziare a molte cose, deve vivere in castità, il che molti Cinesi trovano impossibile.

- Oh se si tratta solo di non prender moglie, la credo una cosa molto facile!

- Bisogna anche studiare molti anni per imparare il latino...

- Ed io ci potrei arrivare?

- Chissà?... Coltiva questi buoni sentimenti, e vedremo.

Da quel momento avrebbe voluto esser missionario e ne aveva e ne mostrava, in vero, la tendenza e le doti. Un giorno, col volto pieno di gioia, mi si avvicina, e mi dice come in aria di trionfo:

- Appena avrò imparato la Dottrina, voglio cercar altri, molti, che la imparino come me, perchè conoscano ed amino il vero Dio. Se tu me lo permetti, io andrò di paese in paese a predicare.

- Oh! poveretto! gli feci, fissandolo attentamente per leggergli nell'anima. Chi vuoi che ti dia ascolto? Sei venuto ieri, e vuoi già insegnare?

Chinò la fronte pensieroso, e tacque per alcuni istanti, come per dire: - Sia fatta la volontà del Signore! Se non son degno, pazienza! - poi si rianimò, mi guardò a lungo e infine lui disse: - Battèzzami almeno!... Batitzzami presto!... Se sapessi che dolore è per me il dover attendere ancora dei mesi... Tu non puoi credere quanto soffra a vivere tra i cristiani senz'esser cristiano, sopratutto quando vedo che si accostano alla S. Comunione, mentr'io debbo sempre restarne digiuno...

Caro giovane! Quanta fede aveva già nel cuore! Un giorno lo sgridai per una mancanza, e mi scappò la parola che, se non si correggeva, era disposto a licenziarlo dal mio servizio.

- Se non sei contento di me, mi rispose con calma, mandami via, se così ti piace; ma prima battèzzami, perchè mi salvi l'anima!

La condotta irreprensibile e lo studio assiduo - aveva il mio da fare a provvedergli nuovi libri - meritarono a Lo Tan Siem d'essere ammesso al Battesimo prima del tempo. Io non ho parole per esprimere la pietà, la divozione e il fervore con cui lo ricevette. Volle esser chiamato Giuseppe per amore al castissimo Sposo di Maria SS.ma.

L'indomani me lo vedo comparire in camera, si avvicina con aria misteriosa, e mi dice:

- Ho deciso!

- Che cosa?

- Ho deciso di conservarmi casto e di mettermi al servizio della Chiesa.

Mi sentii un nodo alla gola, e confesso che a stento potei soffocare la commozione che mi traboccava dal cuore nel vedere le vie ammirabili della grazia.

Ora Giuseppe Lo Tan Siam continua a studiare con amore, è un zelante catechista e sogna continuamente le conquiste dell'apostolato.

Shiu-Chow (Cina).

Sac. GIOVANNI GUARONA Missionario Salesiano.

CARTOLINE MISSIONARIE.

Sono state allestite varie serie di cartoline delle nostre Missioni della Patagonia e della Terra del Fuoco, e della Cina, ad uso nostro e dei nostri amici e Cooperatori. Si vendono assortite al Prezzo di L. 1.5o alla dozzina - e di L. 10 al cento - franche di porto. - Richiederle all'Ufficio Propaganda Missionaria - Via Cottolengo, 32,

TORINO, 9.

Due storiche feste scolastiche nell'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù in Roma.

Ci piace riavvicinarle: la prima ebbe luogo l'anno passato, la seconda il 16 luglio u. s.; quella, cui si volle associata la commemorazione del VI Centenario Dantesco, venne presieduta dall'E.mo Card. Achille Ratti, arcivescovo di Milano, oggi Papa Pio XI; questa, cui andò congiunta la cerimonia per lo scoprimento di una lapide a ricordo degli ex-allievi caduti in guerra, si svolse alla presenza dell'E.mo Card. Cagliero e fu presieduta dal presidente del Consiglio dei Ministri, on. Facta, coll'intervento del Senatore S. E. Paolo Boselli, del Principe di Scalea, Ministro della Guerra, dell'on. Anile, Ministro dell'Istruzione, dell'or. Bertini, Ministro dell'Agricoltura, dell'on. Cingolani, Sottosegretario al Lavoro, del Prefetto di Roma, S. E. Zoccoletti, e di altre ragguardevoli autorità ecclesiastiche, civili e militari.

Della prima cerimonia ci limitiamo a pubblicare due istantanee, una delle quali dice eloquentemente la cara semplicità, l'amabilità e la cordialità, con cui il futuro Pontefice si degnò presiedere la giocondissima festa, che, inframmezzata da scelte esecuzioni musicali, si protrasse lungamente. L'Eminentissimo, congedandosi, manifestava ai Superiori la sua grande soddisfazione; e pochi giorni dopo, il i agosto, certo dovevano tornargli alla mente le ore passate nell'Ospizio del Sacro Cuore, allorchè da Montecassino scriveva al nostro compianto don Albera: « Le Istituzioni Salesiane si raccomandano talmente e per la santità della loro origine e per i grandi meriti già acquistati come in ogni parte del mondo così e particolarmente a Milano, che sarà per me un onore e un dovere circondarle di quella considerazione e benevolenza di cui il venerato Antecessore mi lasciava così larga eredità ».

Al Sommo Pontefice Pio XI, che Dio benedica, a Lui, sempre buono e troppo buono con noi, che pur tra i suoi inviati all'infelicissima Russia volle tre figli di Don Bosco, a Lui, così pieno di ammirazione per il nostro Venerabile Fondatore che da vari mesi ci fa santamente orgogliosi nel riferirne eloquentissime prove, la nostra preghiera quotidiana e tutta la nostra vita.

La cerimonia del 16 luglio u. s.

Al mattino si celebrò nella Basilica del S. Cuore una funzione espiatoria in suffragio dei caduti. Lo scoprimento della lapide ebbe luogo la sera, affollando il vasto cortile dell'istituto.

Al suono della marcia reale le autorità presero posto sul palco: il Card. Cagliero al centro, alla sua destra il Presidente del Consiglio, a sinistra S. E. l'on. Paolo Boselli. A lato dell'On. Facta si assisero il ministro Di Scalea, il Prefetto Zoccoletti, Mons. Bevilacqua, il sen. Marchiafava, il generale Arnaldi, S. E,. il conte Cappello, il comm. Pericoli, il gen. Vespignani, D. Vespignani, il comm. Corelli, il prof. Trabalza. A lato dell'on. Boselli, il ministro della P. I., on. Anile, il ministro d'Agricoltura, on. Bertini, l'onorevole Mario Cingolani, sottosegretario al Lavoro, il barone Monti, l'ing. Foschi assessore, per il Sindaco ecc.

Il comm. Poesio, Presidente della Federazione Regionale Romana degli Ex-allievi, promotori dell'omaggio, porse il saluto alle autorità ed ai presenti, ed elevò commosso il pensiero ai compagni caduti, i cui nomi - disse - « volemmo impressi nel marmo, perchè l'amore riconoscente verso di loro si estenda nello spazio e nel tempo e passi alle generazioni venture, che nella sicurezza dei riconquistati confini d'Italia, nel tranquillo svolgimento dei liberi nostri ordinamenti, nella indipendenza da ogni straniero predominio, nel rinnovato prestigio del nostro nome all'estero, nella prosperità delle immancabili nuove fortune del popolo nostro godranno i benefici della vittoria conquistata dal loro sacrificio. ».

Quindi l'oratore ufficiale, on. Cingolani, fece degli eroi l'esaltazione più bella: « Cento erano: e tutti sono passati qui, per questo cortile, per queste aule, per questi laboratori. Giovinetti appena sbocciati, uomini già esperti dell'esistenza, tutti eguali, con animo eguale, si slanciarono verso il sacrificio, verso la morte, verso la gloria... ».

L'Oratore rileva l'espressione mirabile di tanta virtù, nella quale riconosce la tradizione italiana:

« E questa tradizione che fa la vittoria nostra non gloria passeggera, ma rievocazione e riconsacrazione della missione divina, che l'Italia ebbe ed avrà nel mondo. Dalle opere della pace sorgerà la nuova Italia sperata e preparata nelle trincee».

E si procede allo scoprimento della lapide. L'epigrafe, sovrastante i nomi dei caduti, dettata da S. E. l'on. Paolo Boselli, dice:

Viva a gloria e ad esempio - il ricordo dei giovani - che - sorti in questa scuola educatrice - alle virtù del pensiero e del lavoro - fidenti in Dio - col cuore di D. Bosco -morirono da prodi - per la Vittoria della Patria - MCMXV-MCMXVIII.

Le Autorità riprendono posto sul palco. "Un coro di giovinetti, con accompagnamento di banda, canta la Leggenda del Piave e s'inizia la premiazione.

Per la circostanza venne pubblicato un Albo d'oro, che raccoglie una breve biografia, - con ritratto, degli eroici giovani commemorati: un vero capolavoro di arte tipografica, che venne distribuito agli accorsi.

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE

Nel Santuario, il 24 del mese, si compiono mattina e sera, devote funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino ha luogo la messa della Comunione generale, seguita dalla Benedizione Eucaristica - alla sera, alle 20, un'ora di adorazione predicata; e sono particolarmente i divoti di Valdocco, con le associazioni della Parrocchia, che con vivissima fede accorrono alla devota funzione.

Vogliano i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici unirsi, ad essi, in ispirito.

ECHI DELLA FESTA TITOLARE. Solenne incoronazione a Morelia (Messico).

Era il 24 maggio 1919. Le ultime ondate di popolo, che aveva accompagnato Maria Ausiliatrice in trionfo per le vie di Morelia, si accalcavano nel Santuario della Vergine di D. Bosco quando, in mezzo all'entusiasmo religioso, una voce si alzò per esprimere un voto. Da tempo e per varie ragioni l'Arcivescovo Mons. Leopoldo Ruiz y Flores viveva lontano dall'amata archidiocesi, senza che vi fosse probabilità di ritorno; e l'ispettore salesiano, dott. don Guglielmo Piani, ora Arcivescovo titolare di Drama, interprete dei sentimenti del popolo, fece voto di cingere la fronte di Maria Ausiliatrice con una preziosa corona, se l'Arcivescovo fosse ritornato. Sull'istante alcuni nobili cavalieri cedettero anelli e monili per la formazione delle corone.

La grazia si ottenne: e il voto si è compiuto. L'Arcivescovo è rientrato nella sua archidiocesi, ed una corona di oro e di gemme brilla sulla fronte della Madonna.

La cerimonia ebbe luogo il 17 dello scorso maggio, anniversario dell'incoronazione di Maria Ausiliatrice nel Santuario di Torino. Il cortile del Collegio salesiano venne sontuosamente abbellito e trasformato in vasto tempio, per dar comodità a tutto il popolo di parteciparvi. La messa solenne venne cantata dallo stesso Arcivescovo Mons. Ruiz y Flores, e il Vescovo di Queretaro prese la parola per infervorare i fedeli, ricordando l'origine della festa e il voto fatto, riallacciando il ritorno dell'Arcivescovo col ritorno a Roma di Papa Pio VII. Erano presenti l'Arcivescovo di Puebla ed altri Ecc.mi Vescovi, vari Capitoli, e numerosi parroci, autorità e nobili famiglie.

Terminata la S. Messa, l'Arcivescovo recitò una fervorosa preghiera invocando la benedizione e la pace su tutto il popolo, sulla Patria, sulla Chiesa. Quindi, in mezzo alla commozione generale, in abiti pontificali, circondato dagli altri Prelati depose l'aurea corona sulla fronte della Madonna, mentre l'Arcivescovo di Puebla ne posava un'altra su quella del Bambino. Impossibile descrivere l'entusiasmo del popolo. Un canto risuonò e fu un grido di ringraziamento a Dio, ed una supplica per la patria agitata, ad implorare benedizioni celesti.

Gli Ecc.mi Arcivescovi non avevano finito di compiere l'atto dell'incoronazione, che un fatto singolare venne a scuotere le più intime fibre dei cuori. Una candida colomba volò a posarsi sulla corona della Madonna, e vi si fermò a lungo. Furono istanti di commozione e di trepidazione profonda. L'apoteosi era completa: la Vergine incoronata, il voto per la patria, il simbolo di pace. Non è a dire l'impressione universale. A lungo tutto il popolo rimase in preghiera.

Nel pomeriggio, quando la Madonna fu portata in processione dai Cavalieri di Colombo, lieti e giocondi canti salirono al cielo, uniti alle preghiere sgorganti da migliaia di anime.

A Rivalta Torinese.

La festa di Maria Ausiliatrice, che da ben 19 anni si celebra in modo solennissimo a Rivalta Torinese la 1.a domenica di agosto, ebbe quest'anno una caratteristica tutta speciale. Per l'occasione, alle solenni funzioni religiose, alle processioni, alla illuminazione con archi trionfali, ai concerti musicali e trattenimenti drammatici, che si svolsero dal 3 all'8 agosto, si associarono importanti lavori di restauro della chiesa parrocchiale. In due anni il rev. Arc. Teol. D. Candido Balma, coadiuvato e corrisposto dalla buona popolazione rivaltese, spendendovi oltre 60 mila lire seppe ridurre il cadente tempio a un vero gioiello d'arte, decorato a nuovo, in stile basilicale romanico, su disegni dell'ing. Reycend e del prof. Mario Guglielmino. Per la ricostruzione dell'altare dedicato a Maria SS. Ausiliatrice, « Adiutrici Christianorum », su disegno dell'architetto salesiano Giulio Valotti, furono spese circa 12 mila lire. Il rev.mo Arciprete. il quale con amore e con fede guidò alacremente i lavori, può andar lieto di quest'opera che abbellisce Rivalta e ne rende più gradito il soggiorno. Coi sette altari rifatti ex novo dalle fondamenta, colla bellissima facciata, col nuovo organo, coll'artistico pulpito che presto sarà anch'esso a posto, il tempio di Rivalta è divenuto uno dei più devoti; e solennissime e affollate furono le prime funzioni religiose che vi si celebrarono con triduo e panegirico del nostro Missionario D. Torre, in onore di Maria SS. Ausiliatrice.

GRAZIE E FAVORI (*) Grazie, o Maria Ausiliatrice.

Il giorno primo di novembre dello scorso anno 1921, il mio piccolo Gustavo di nove anni fu operato di appendicite acuta. Ancora in cattivissime condizioni per tale operazione fu assalito da polmonite doppia, seguìta da pleurite, per la quale dovette subire altra dolorosa operazione. Dato che le tre malattie si erano manifestate entro il breve spazio di venti giorni, i medici e i professori chiamati a consulto lo dissero senz'altro spedito.

Priva di qualsiasi umana speranza, tentate tutte le vie, una fiducia insolita e straordinaria mi spinse ad invocare l'Ausiliatrice, incominciando la Sua Novena, mandando tenue offerta, e promettendo la pubblicazione a grazia ricevuta.

Fu veramente visibile l'intervento della Madonna Ausiliatrice, poichè il mio Gustavo subito cominciò a migliorare.

Grazie, o Maria, per questa e per altre grazie che ci avete fatte. Sarò sempre vostra divota ed inviterò tutti alla vostra divozione; e Voi, o Maria, continuate a tenere sotto la vostra protezione tutta la mia famiglia.

Ziano Trentino, 25-7-22.

CAROLINA SIEFF.

TORINO. - 7 - VII - 1922. - Ai primi di gennaio

fui colto da paralisi celebrale ed emiplegia sinistra che per un mese circa mi tenne fuori dei sensi da non conoscere alle volte le persone che mi si avvicinavano. La famiglia era costernata e temeva di vedermi soccombere da un giorno all'altro. Non appena potei rinvenire un poco, in unione con i miei cari, consigliati da un sacerdote, il quale mi veniva a visitare e a portare il Pane dei forti, si fece la novena di Maria Ausiliatrice consigliata dal Ven. Don Bosco, invocando nel contempo anche la sua intercessione colla promessa di una offerta e di pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano. Dopo alcuni giorni il male andò decrescendo, ma ero tanto debole, ed avendo gamba e braccio sinistro immobilizzati non potevo, da me, neppur mettermi a sedere sul letto. La famiglia continuò la novena, e, in breve tempo, grazie alla SS. Vergine e al Ven. Don Bosco, il leale diminuì, potei lasciare il letto, e uscire di nuovo quasi perfettamente guarito. I miei primi passi furono al Santuario di Valdocco per la grazia insigne ricevuta.

G. BATTISTA FRASSATI.

MONTEROTONDO DI GAVI. - II - luglio - 1922. - Ritornando a casa dalle funzioni di Quinquagesima p.p., mi sentii così affranto e spossato che dopo qualche giorno dovetti pormi a letto e non ero capace di altro che dormire di seguito. Fu chiamato il Dottor Rebora di Gavi che diagnosticò la malattia per encefalite letargica, e il prof. Ingiani di Novi Ligure nel consulto seguito la confermò pienamente. Il caso era grave, ricevetti i Sacramenti, e fui da persona amica consigliato a ricorrere a Maria Ausiliatrice per mezzo del Ven. Don Bosco, facendo la novena consigliata dal Venerabile. Nel fare la devota novena mi si poneva sul capo l'immagine di Maria Ausiliatrice, e fin dal secondo giorno provai gran miglioramento, constatato subito anche dal medico curante. Dopo una quindicina di giorni potei lasciare il letto e, sebbene non abbia ricuperato le forze di prima, spero che la Madre Celeste vorrà compiere la grazia. Adempio la promessa di farne relazione sul Bollettino Salesiano, ed invio l'obolo dalla pietà grata e riconoscente.

BAILo AGOSTINO.

GENOVA. - 24 - VII - 1922. - Il 3 aprile u. s. fui chiamata al letto di un mio figlio nel Collegio delle Missioni qui in Genova, che doveva essere promosso al sacerdozio. Accorsi e lo trovai malato abbastanza gravemente di scarlattina col principio con tutte le complicazioni che porta seco questa malattia. Afflitta in modo indicibile, mi rivolsi fiduciosa alla SS. Vergine, incominciando la novena consigliata dal Ven. Don Bosco, e portai a mio figlio un'immagine della Vergine Ausiliatrice e un'altra di Don Bosco, che pregai a intercedere con me e per me. Subito scomparve il principio di nefrite che si era manifestata, la malattia fece il corso regolare e il dottore disse più volte a mio figlio: « È stato fortunato ». La difterite durò un po' di più, ma alfine scomparve, e mio figlio potè esser consacrato sacerdote. Evviva Maria Ausiliatrice!

MATILDE ANSALDO.

NIZZA MONFERRATO. - La nostra famiglia era assai dolorosamente provata. Riposi la mia fiducia in Maria Santissima Ausiliatrice; La pregai con i bimbi e con moltissime persone commosse del nostro caso pietoso; e la Vergine Santissima Ausiliatrice, fatta riconoscere la verità, ritornò pure la gioia nella nostra casa.

Alla nostra Celeste Protettrice ci unisce ora una più grande fiducia e una più profonda gratitudine, che vogliamo eterna.

T. A.

PORZANO (Brescia). - 23 - Iv - 1922. - Da tempo ero oppresso da forte palpitazione di cuore, quando pensai di ricorrere alla potente Madonna di Don Bosco. La buona Ausiliatrice vide la mia viva fede, ascoltò la mia preghiera e mi guarì. Ti ringrazio con tenerezza, o cara Mamma Ausiliatrice. Mentre soddisfo alla promessa della pubblicazione della segnalata grazia, invio un'offerta per l'Opera dei Figli di Maria, e Ti prego a voler sempre guardare con occhio dolce e benigno il tuo divoto e tutti i miei famigliari.

LUIGI BONOMETTI.

GARESSIO. - 29 - 5 - 1922. - Con l'animo profondamente commosso sento il dovere di ringraziare pubblicamente Maria SS. Ausiliatrice. Involontariamente, io veniva ad essere causa di una grande discordia. Afflitta, titubante, indecisa, non sapeva a qual partito appigliarmi,. temendo uno scioglimento tragico. Disperata, invocai aiuto e soccorso a Maria SS. Ausiliatrice e al Venerabile Don Bosco. La Madonna e il suo gran Servo mi ascoltarono. Appianarono tutte le difficoltà; tornò la pace, ond'io, riconoscente per la grazia ricevuta, li prego a continuarmi il loro potente aiuto.

C. M.

VERCELLI. - 6-III-1922. - Ausiliatrice, mi raccomandai con fiducia, e con tutto il cuore a Te, interponendo l'intercessione del tuo umile servo, il Ven. D. Giovanni Bosco. Fui esaudita e consolata. Il 25 febbraio u. s. è scesa sopra di noi splendida, immensa, la grazia tua. Con viva riconoscenza il mio umile grazie... e l'adempimento della mia promessa.

L. M. C.

VALLE MAGGIA (Canton Ticino). - 30 - xII - 1921.

- In un momento di estrema necessità feci ricorso alla cara Madonna del Venerabile D. Bosco, ed Ella mi guarì in breve da una malattia che da lungo tempo mi tormentava e che, a detta dei medici, m'avrebbe condotta presto alla tomba. Ora è cessato ogni pericolo e confido che la Madonna completerà la grazia, proteggendomi non solo dai usali fisici, ma anche dalle pene morali alle quali devo sottostare. M'ottenga almeno la forza di sopportarle per amor di Dio.

N. A.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il Tempio erigendo alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:

A) - A. E. di Bussoleno, A. G. cooperatrice Salesiana di A. G. di Lombardore, A. L. di Alessandria, A. M. C. di Torino, A. N. di S. Benedetto Belbo, A. R. di Pianiga, Aime Vittoria ed Annetta, Albanesi Carlotta, Allais Battista, Allisiardi Aurelia, Andreis Suor Ferdinanda, Ansaldi D. Giovanili, Ansaldo Matilde, Arezzo Maria, Arrigoni Maria, Astolfi Antonia, Atzeni Maria, Andrito Francesco.

B) - B. L. di Brusson, B. L. di Torino, B. M. di Catanzaro, B. S. di Baldissero, Bailo Agostino, Ballarini Maria, Balocco Letizia, Baratta Maria, Barbera Filomena, Barbero Sartina, Barbieri Ida, Barcellini Elisabetta, Barge Giuditta, Bartolaso Gaetano, Basilio Cesarina, Battistini Giuditta in Morelli, Bellini Maria, Benciolini Gemma in Donati, Benedettini Nazzarena, Benzi Dante, Beretta Maria, Bergomi Maddalena, Berteletti Anna, Bertuzzi Giovanni, Bensenval Cesarina, Bessolo Maria, Bettin Teresa, Bezzi Erancesco, Bianchi Giuseppina, Bianchi Martina, Bianchi Olimpia, Binda d. Agostino, Bianco Salvatore, Boccignone Lidia, Boglioni Corinna, Boi Cosimo, Bollano Domenica, Bologna Raffaele, Borsetti Teresa, Bonini Giovannina, Bonola Maria, Bonsignore Amalia, Bontempelli Agnese, Bordini Giulia, Borgna Amalia, Borgna Emilia, Bosio Basilia, Bricarelli Angiolina, Broggi Federica, Brugnoli Teresa, Bruni Giuseppina, Bruno Maria, Brussone Giovanni Battista, Buffatti Maria, Buffolo Andrea, Buffolo Emilio, Buffoni Maddalena in Alandolini, Bussetti Adele.

C) - C. L. di Lomello, C. AI. di Cornigliano Ligure, Caddeo Eleonora, Cagliero Vittorio, Campagnolo Maria, Campetti Luigina, Cannato Teresa in Aschieri, Cantone Antonio, Capra Maria, Caputo-Bruno Luigi, Caretta Caterina, Carignano Vittoria cooperatrice salesiana, Carrera Letizia, Casale Chiaffredo, Casaleggio Emma, Casellini Carolina v. Pinferetti, Cassani Angela, Cassi D. Pietro, Castagnotto Giorgio, Castaldini Luigi, Castellacci Emilia in Malfatti, Castelli Carlo, Cattaneo Anna, Cattaneo Antonia in Pozzi, Cattana Virginia in Guaschino, Catrastellero Domenica, Cavallo Reda, Cavanna Rosa in Dacò, Caviglia Errnenegilda, Ceccon Eugenia, Celada Carolina, Ceolini Agata in Coccetta, Cerutti Teresa, Ceschin 'Varia, Chiappori Emilio ed Agnese, Clementi Maria, Chiavassa Rosa, Maria, Colombani Giovanna, Colombero Caterina, Congin Caterina, Coniugi Brindesi, Cooperatrice Salesiana di ***, Cooperatrici Salesiane di Groppello Cairoli, Copetti Giuseppina, Cora Rosa, Corradini Giovanni, Corti Martina, Corvo Maria, Costa Benedetta, Costa Maria, Costalla Domenica, Costanzo Sebastiano, Cotti Antonietta, Cova Maria, Cravero Francesca, Crippa Andreina, Crivelli Ersilia, Crobn Giovanni, Cullino Flavia.

D) - D. P. di Busalla, D. P. di S. Giuliano, Damiani Caterina, Darbesio Martino, Darbesio Antonio, De Falco Emilia, De Gese Giuseppe, Dejana Lucia, Delfino Anna, De Piccoli Maria, De Rosa Evelina in Lobina, Destefanis Giovanna, Destefanis Teresa, D'Orsola Davide, Di Rocco dr. Angelo, Divota dell'Ausiliatrice.

E) - E. M. di Savona, E. R. di Mattie, Ellena Antonio, Enrico Caterina v. Pastè, Pastè Ida.

F) - F. C. di Buttigliera Alta, F. C. di Orbassano, F. O. di Porto Maurizio, F. T. di Matti Torinese, Falcione Arturo, Famiglie Belvisotti, Buola, Bufatti, Cortinovis, Chiavarino, Gabutti, Martano, Moulin, Fangazio Rosa in Fia, Faranda Paola, Favretto Luigi, Federico Rochina, Fenati Angelina, Ferlosio Teresa in Morassi, Figlia di Maria Ausiliatrice di ***, Filotti Giuseppina in Balzaretti, Fioretta Margherita, Fontana Carlo, Fontana Rosina, Forcheri Angiolo, Formenti Giustina, Forni Teresa in Modestini, Franceschini Ester Anna, Franceschini Italia, Franco Anna, Franzini Angela, Frattin Maria.

C) - G. B. di Airasca, G. B. di S. Giorgio di Susa, G. C. di C...., Gabino Celestina, Gagliano Pasquale, Gaiotto Maria, Galeazzi Savina, Galli Maddalena, Gandino Luigi, Gariglio Emilio, Garis Francesca, Gasparo Beatrice, Gatto Giovanna, Ghetti Rosa, Ghisla Ersilia, Giacchino Caterina, Michele Giannini, Gigli Ferruccio, Cooperatore, Giovannini Modesta, Giromini Pietro, Gironi Peppina, Giuliani Agabito, Ginso Lucia, Gnaga Teresa, Greppi Antonia, Gratino Caterina, Grimaldi Margherita.

1) - Ibba Maria in Peri, Invernizzi Maria, Iob Filomena, Iob Giovanni.

L) - L. C. di Conegliano, L. Z. C. di Penango Monferrato, Lama Palmira, Lana Antonietta in Deposito, Lanfredi Santa, Lanzarotta Luigi, La Rosa Francesca, Lauricella Antonina, Lauricella Vincenzo, Legé Margherita, Lenzi Maria, Leonardi Prof. R., Leoncino Gerolama, in Barello, Leone Margherita, Locatelli Angela, Lovera Pietro, Lovesio Giuseppina, Lovison Olga, Lurgo Secondina.

M) - M. F. di Cerano, M. L. di Lucera, M. M. di Lodi Vecchio, M. M. di ***, Machera Giuseppa in Giardina, Magnano Severina, Magri Lucia, Majorana Arcangelo, Malatesta Rina, Manfredi Serafina, Marchi Erminia, Marcin d. Pietro, Mari Margherita, Martinelli Marietta, Martinetto Lucia, Marzocchi d. Alessandro, Maschetta Antonio, Masola Maria in Prevost, Mattelloni Melania. Mazzadi Anna, Menchetti d. Pietro, Meucci Savina, Micanzo Elisa, Michele Maria, Miglini R., Milanesio Antonio, Minella Angiolina, Molina d. Giuseppe, Momi Marianna, Mondino Isabella, Monferrino Angela, Mongrandi Giuseppe, Morandi Maria, Morando Angela in Orsi, Morfino Rosa, Moretti Maria, Morino Generina, Moschino Lucia, Mossi Antonio, Motta Luigi.

N) - N. N. di Almese, Avigliana, Borgo Vercelli, Cairo d'Egitto, Casale Monferrato, Challant St. Anselme, Filadelfia (S. U), Genazzano, Mombello Torinese, Monza, Orani, Ornasso, Pralormo, Reggio Calabria, Roma, San Francesco al Campo, S. Giorgio Canavese, S. Marzaro de' Burgondi, S. Ambrogio Torinese, Sestri Ponente, Tricerro Vercellese, Villastellone, N. S. di Sandigliano, Necchi Carolina, Negruzzi Luigia, Nenna d. Giacomo, Nenna d. Gennaro, Nervo Maria, Nicolello Elena, Nicosia Rosario, Norie Bartolomeo, Novello Almerico Nusuraca Cecilia.

0) - O. B. di ***, O. N. di Genova, Oliveri Pellegrina.

F) - P. A. di Cornigliano Ligure, P. F. F. A. di Ferrara, P. S. di Milano,' Pagani Giuseppe, Pagliano Luigia, Pandini Pia, Parolin Luigi, Parra Aurelia, Pasqueri Giovanna, Pasquini Rosa, Pastoello Nelda, Pavone Annibale, Pavot can. Pio, Pecorini Alfonsa, Pedevilìa Placida, Penna Maurizio, Perasso Emilia, Pellerino Severina, Pellizzari avv. Valentino, Piancetti Tommaso, Pianca Zita in Gnaga, Picozzi Maria, Piffaretti Berto, Pinardi Maria, Pincetti Bice veci. Sovera, Pinelli prof.sa Anna, Pia Margherita, Pogna Caterina, Polese Maria, Pollastri Clara, Pontiglione Giuseppe, Pozzali Adele, Premarini Pietro, Primo Giovanni, Profeta Serafina, Puiatti Caterina, Puiatti Maria fu Andrea, Puiatti Maria fu G. B.

Q) - Quaglia Maddalena.

R) - R. B. di Torino, R. G. di Livorno Toscana, R. S. di Reggio Emilia, Ramello Maria in Giaume, Reano Domenica, Recrosio Angiolina, Regazzi Antonia, Reggiarini Maria, Reginato Antonietta, Reginato Costantino, Rellini Tina, Renzi Albina, Renzi Rosa, Riconda Teresa in Vigliano, Riglietti Melania, Rigotti Gianmaria, Ripamonti' Maria, Rittatore Elisabetta, Rizzi Domenico, Rodolfi Lucia, Romagliuolo Suor Maria, Roncina A. d. Ronco, Parroco, Rosa Bartolomeo, Rosa Maria n. Chiavassa, Roscio dott. Francesco, Rosso Giovanna, Rovero Giuseppina, Rovida Silvia in Negri, Rubeo coniugi A. e D., Ruggiti Luigina.

S) - S. C. di Sampierdarena, S. C. di Aosta, S. C. R. di Torino, S. O. di Piacenza, Sacchi Amalia, Sacchi Augusta, Sala Maria Mangili, San Lorenzo Carmelina, Sartorio Caterina, Satta Albina, Sazzetti Bianca, Sbernini Margherita, Schiavi Maria, Sciandrello Sanica, Segagni Emilia, Selva Giuseppina, Seminara Maria, Serci Paolina in Patzella, Serrantini Francesco, Silena Carlotta in Sagnone, Silvestri Elisa, Silvestrini Lena, Sionis Maria Laura, Sola Isolina, Sorelle Bonicelli, Campana, Garbaccio, Spagnoli Anna, Suppi Carlo.

T) - T. A. di S. Pellegrino, T. F. di Massone, T. S. di Modena, Tamassia Alfio, Tamburini Maria in Morini, Tedoldi Margherita, Terzi Pietro, Thiebat C., Thomasset D. Cesare, Tibaldi Bernardo, Toesca Rosina in Veronesi, Tonacci Angelo, Tonon Angela, Torcoli Paola, Tossi Giuseppina, Traversi Francesco, Trombetta prof. Michelangelo, Trucchi Mario.

C) - Urbani Maddalena, Urenle Vittoria in Angiolin.

V) - V. P. di Ornavasso, V. R. di Carignano, Valero Maria, Vallenzasca Giuseppina, Vallet Isolino, Valmacchino Clorinda, Vazzola Caterina, Vellani Margherita, Vendrame Santa, Venier Maria, Verardo Laura, Vezzosi Giuditta, Vigliano Severina in Pastè, Vigo Adelina, Vittino suor Cecilia, Volpe Gaetano,

Z) - Z. M. di Novara, Zanandrea Giuseppe, Zanone d. Luigi, Zanotti d. Giuseppe, Zanta Eugenio, Zigliacci prof. d. Luigi, Zoboli Emma, Zoncada Celeste, Zoppis Elisa, Zorzi Regina.

Una zelatrice alle zelatrici.

... Il bisogno di educare la gioventù si fa ogni giorno più sentito. Lo avvertiamo nelle nostre famiglie, ne incontriamo tristi indizi ad ogni svolto delle nostre strade. D'altra parte come le esigenze del popolo sono oggi cento volte maggiori di una volta, così anche le esigenze dei fanciulli sono assai più grandi di un tempo.

La colpa non è di loro, è di tutto un insieme di cose che noi, mamme, sentiamo ed intuiamo anche senza saperlo esporre, e, forse in parte, la colpa è anche nostra.

L'abbiamo contratta ieri, quando, del superfluo che la. Divina Provvidenza aveva disposto nelle nostre mani, ce ne servimmo a passare qualche ora in maggior lusso, invece di impiegarlo ad asciugare e a prevenire quei dolori che avrebbero procurato queste lagrime. Comunque oggi è così, ed urge richiamare i giovani in ambienti sani; ma per richiamarli ci vogliono mezzi che un tempo si sarebbero detti esagerati e che invece ora costituiscono appena l'indispensabile. Sento quindi il bisogno di rivolgere un caldo appello a tutti i cuori buoni. Lavoriamo e facciamo sacrifizi per salvare la gioventù. Non limitiamoci a lamentare la cattiveria dei tempi, non limitiamoci ad ammirare, o a criticare, coloro che già lavorano per arginare tanta depravazione che sta dilagando.

Lavoriamo, signore, lavoriamo. L'altare, in cui si consacrano i nostri futuri destini, porti anche il nostro sacrifizio, la nostra offerta, che sarà tanto più preziosa, quanto più ci costa. Purtroppo molte volte vani timori, esagerata modestia, ci trattengono dal fare ciò che con un po' di buona volontà si otterrebbe indubbiamente. Questi timori bisogna allontanarli; questa modestia è falsa, in chiare parole essa è opera del diavolo, che vuol mettere lo zampino in tutto ciò che è bello, buono e santo. Oh! alziamo una buona volta la fronte e operiamo con coraggio. L'essere cattoliche, il lavorare per la causa di Cristo ci deve rendere orgogliose e fiere!

Un'altra cosa che fa molto male, specialmente in tutti i paesi di provincia, è questa: quando sorge un'iniziativa si comincia a dire press'a poco così.- Ciò è bello... sarebbe bene farlo... ma... il paese è piccolo... non offre risorse... - e purtroppo questa sequela di ma si ripete tanto, che finisce col paralizzare tutte le nostre forze. E un'idea sbagliata e bisogna assolutamente togliersela dal capo, pensando che Iddio non rimunera a seconda del risultato più o meno vistoso, ma tien conto dei sacri fini e delle difficoltà, che per ottenerlo si sono incontrate. E ricordiamo un po' più spesso il miracolo della moltiplicazione dei pani. Iddio avrebbe ben potuto fare il miracolo senza ricorrere al fanciullo dai cinque pani e dai pochi pesci, ed invece volle proprio servirsi di lui.

E noi ci rifiuteremo di fare, in qualunque miracolo voglia operare il Signore, la parte di quel fanciullo?

Don Bosco infonda in noi tutti quello slancio di generosità cristiana con cui Egli, povero, porse a Dio tante occasioni di compiere il miracolo...

ANNA MASOLINI-GHETTI di Faenza

FESTE GIUBILARI dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice

nella Casa centrale di Nizza Monferrato.

Nizza Monferrato, che fin dai tempi del Ven. Don Bosco, e per diretta opera sua, divenne, dopo la piccola Mornese, la sede centrale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, nel compiersi dei cinquant'anni del religioso Istituto non volle esser seconda a nessun'altra città nell'innalzare a Dio l'inno del ringraziamento.

Le feste ebbero luogo dal 5 al 15 agosto, con partecipazione di tutto il Consiglio Generalizio e di numerosissime suore d'Italia e dell'Estero, alle quali si aggiunsero, cordialmente, larghe schiere di ex-allieve e di cooperatori.

Festa intima.

Il 5 agosto - il giorno del Cinquantenario - fu solennissima festa di famiglia. « O MARIA AUSILIATRICE - diceva l'epigrafe che precedeva il programma - LEPANTo e ROMA T'offersero palme e trofei, MORNESE T'educò una fiorita di gigli, NIZZA T'inghirlanda di un serto d'alloro; DIECI LUSTRI sorrisi dal tuo amore e dalla tua luce ne germinarono le fulgidissime fronde, lo composero i cuori delle tue Figlie. - E gigli e allori da noi ovunque avrai, o MADRE DIVINA, finchè nello spirito ci arderà quella fiamma che nel cuor di DON Bosco accendevi e la Tua santa mano ci sosterrà benedicente e Protettrice».

Al mattino un folto stuolo di postulanti ricevette dalle mani dell'E.mo Card. Cagliero l'abito religioso, e un eguale stuolo di novizie innanzi al sig. don Rinaldi emetteva con gioia santa la professione religiosa. Alla sera vi fu commemorazione solenne della data giubilare, con le più affettuose rievocazioni del Ven. Fondatore don Bosco e della Serva di Dio Suor Maria Mazzarello, prima Superiora generale, alternate da deliziosissimi pezzi musicali del M°. D. Pietro Magri.

Il 6 agosto con intimo raccoglimento l'Istituto iniziò la novena dell'Assunta, avendo fissato questa solennità per il culmine dei festeggiamenti, e contemporaneamente apriva la serie delle feste pubbliche, le quali, a facilitare una più ampia e solenne partecipazione, vennero fissate in giorni distinti per le Oratoriane, per i Benefattori, per le Ex-allieve e per l'incoronazione della Madonna.

Per le Oratoriane.

La domenica 6 agosto fu il giorno dedicato alle pie giovinette assidue al fiorentissimo Oratorio del S. Cuore. Al mattino Comunione Generale, alle 10 adorazione eucaristica, alle 16 funzioni serali con discorso commemorativo, e alle 19 accademia musico-letteraria, chiusa, come quella del giorno precedente, col canto dell'Inno: Viva, viva la Donna dei Cieli! musicato per la circostanza dal nostro don Pagella.

Le adesioni.

Ed ecco, durante la novena, affluire da ogni parte le più cordiali adesioni di eminenti personaggi del Clero e del Laicato, e giungere al nostro Superiore un Autografo del S. Padre.

Non si può dire a parole l'entusiasmo che suscitò nella religiosa famiglia la lettura della preziosa Lettera Pontificia, pubblicata dal Momento e da quasi tutti i giornali il 13 agosto, quando a Nizza si svolgeva la festa per i Benefattori e gli Aderenti alle Opere Salesiane.

Per i Benefattori.

L'E.mo Card. Cagliero celebrò la messa della Comunione Generale e S. E. Mons. Comin, Vicario Apostolico di Gualaquiza, pontificò alla Messa Solenne, durante la quale la Schola cantorum S. Cecilia dell'Oratorio Maria Ausiliatrice di Torino eseguì alla perfezione la Messa del Lotti.

Alla Messa tenne dietro, divotissima, un'ora di Corte a Maria : e dopo le funzioni della sera, nel cortile dell'Oratorio femminile, pavesato a festa, si tenne un riuscitissimo saggio ginnastico, da più di 500 giovinette, accorse dai vicini Oratori e Convitti, tra cui ammiratissime la squadra Sr. Emilia Mosca di Nizza con più di 100 ginnaste, e quella delle « Roselline di Maria » composta di orfanine di guerra di Alessandria.

Più che un semplice saggio ginnastico, vario, attraente, elegantissimo, fu un vero trattenimento di alto valore dimostrativo, da cui emerse la necessità e l'utilità che anche l'educazione fisica sia amorevolmente coltivata negli Oratori e negli Istituti femminili.

Congresso e Convegno.

Il 14 agosto, lunedì, fu destinato al « III Congresso Internazionale delle Ex-Allieve » e al « I Convegno Regionale dei Cooperatori e delle Cooperatrici salesiane ».

Ne ebbe la presidenza d'onore l'E.mo Card. Cagliero insieme coi Vescovi Mons. Comin e Mons. Versiglia e il nostro Rettor Maggiore D. Rinaldi: - e la presidenza effettiva l'avv. cav. Felice Masera, Presidente della Federazione Internazionale degli Ex-Allievi Salesiani.

L'assemblea non durò più di due ore e mezzo, ma vi eran presenti più di mille ex-allieve d'ogni parte d'Italia, con rappresentanti di varie estere nazioni, non solo d'Europa, ma anche d'America; e numerosi cooperatori, laici e sacerdoti.

Per il primo prese la parola il sig. D. Rinaldi. « Maria Ausiliatrice, egli disse, a Nizza è la Madonna delle Grazie. Non ultima grazia sua è quella di aver qui radunata tutta intiera la Famiglia Salesiana. Veggo rappresentanze di Salesiani e di Figlie di Maria Ausiliatrice, di ex-allieve e di ex-allievi, di Cooperatrici e di Cooperatori, che saluto proprio di cuore. Domani verrà incoronato il simulacro di Maria Ausiliatrice: è la 2a volta che in pochi mesi ho la consolazione di assistere a questa cara cerimonia; già a Faenza l' 11 giugno ebbi questa fortuna. Ma la corona più bella dobbiamo esser noi. Don Bosco con le associazioni dei suoi ex-allievi ebbe in mira di assicurare ad essi per tutta la vita il frutto della buona educazione ricevuta. Egregiamente quindi le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno stabilito di fare altrettanto con le loro ex-allieve. L'opera degli Ex-allievi e delle Ex-allieve dev'essere opera di penetrazione dello spirito di Don Bosco nelle famiglie e nella società, perche gli Ex-allievi e le Ex-allieve devono, a lor volta, attirare la gioventù al bene coll'usare gli stessi mezzi che usò il Ven. D. Bosco. E questo lo studio di questa solenne adunanza. Maria Ausiliatrice benedica i nostri lavori e li coroni della sua Benedizione, e ci faccia più degni, coi nostri propositi di bene, di assistere domani alla sua incoronazione ».

Tre furono i temi proposti, illustrati il I° dalla Sig.na Maestra Clementina Balestrino di Nizza Monferrato, il II° dalla Sig.na Maestra Maria Fracchia di Alessandria, il III° dal Sac. Stefano Trione. E tutti e tre, coi relativi deliberati, vennero approvati all'unanimità.

L'E.mo Card. Cagliero chiuse l'adunanza ricordando l'amore che il S. Padre ha per don Bosco e per l'Opera sua e la viva brama di vederla diffondersi sempre più a bene della Chiesa e della Civile Società.

A mezzodì ebbe luogo un'agape fraterna per tutto il Clero e i più illustri Cooperatori accorsi al Congresso, molti dei quali presero la parola. Un sacerdote, Don Poggio, lanciò l'idea di un monumento a Don Bosco all'ingresso di Nizza e la proposta incontrò così il favore di tutti che si spera di vederla tradotta in realtà.

Commemorazione ufficiale.

A sera, nel cortile delle oratoriane, pavesato dalle bandiere di tutte le nazioni in cui si è diffuso l'Istituto, si adunava una nuova folla di ex-allieve, di cooperatori e di popolo, con a capo le Autorità cittadine, il Commissario prefettizio e il Pretore, per la Commemorazione ufficiale del Cinquantenario. Questa fu tenuta dall'avv. Cav. Felice Masera: e fu un'animata esposizione del bene compiuto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, in ogni campo, nei cinquant'anni decorsi, ed un fervido augurio perche l'opera loro, diffondendosi sempre più, narri le glorie d'Italia e della civiltà cristiana a tutto il mondo.

La banda musicale dell'Oratorio di Torino prestò servizio d'onore e accompagnò, tra l'entusiasmo popolare, l'inno del Pagella.

Il giorno solenne.

E sorse il giorno solenne, atteso nelle più ferventi preghiere. Dalle 22 alle 24 della notte del 14 al i5 agosto si fecero due ore di adorazione devota a Gesù in Sacramento. Alla mezzanotte s'impartì la Benedizione e dopo altri canti ed altre preghiere cominciò la celebrazione delle S. Messe all'altare di Maria Ausiliatrice e la distribuzione delle Sante Comunioni. Tutto il buon popolo di Nizza e moltissimi devoti dei dintorni si alternarono con le centinaia di Suore e di Exallieve presenti, assiepando di continuo la Sacra Mensa.

Prima della messa solenne il rev.mo D. Rinaldi benedisse la bandiera dell'Istituto: « Maria Ausiliatrice, disse, ha ormai il suo esercito valoroso e all'esercito non deve mancare la bandiera. I colori di questa sono un simbolo. Il rosa simboleggia la carità, che bisogna diffondere in tutto il mondo per legare popolo a popolo, famiglia a famiglia, individuo a individuo. L'azzurro ci richiama il cielo, premio e riposo a tutte le fatiche. La bandiera dell'Ausiliatrice sventolerà questa sera per le vie di Nizza: porti a tutti la parola della pace e della concordia, e tutti indistintamente ne comprendano l'alto linguaggio ». Madrina alla cerimonia fu la benemerita Contessa Roberti di Roseto.

Alle 10 pontificale di S. E. Mons. Versiglia, Vicario Apostolico di Shiu-Chow in Cina, con assistenza in cappa magna dell'E.mo Card. Cagliero. Al Vangelo sale in pulpito il nostro D. Trione per il discorso di circostanza, dopo il quale l'E.mo imparte solennemente la Benedizione Papale alla moltitudine che gremisce fin le adiacenze della chiesa. Le novizie e le suore dell'Istituto accompagnano la messa con scelta musica del Ravanello.

L'incoronazione della Madonna.

Alle 17.30 il cortile dell'Oratorio, nel quale garrivano nuovamente al vento le splendide bandiere delle singole Nazioni dove le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno scuole di lavoro, collegi, convitti, oratori, esternati, ospedali, segretariati del popolo e residenze di missione, era un mare di teste. Tutta Nizza si è riversata là, attorno lo splendido palco, dove posa sorridente la statua della Vergine Ausiliatrice, senza corona e senza scettro, in attesa del rito solenne dell'incoronazione. Dalla vicina chiesa del S. Cuore esce il sacro corteo, composto di sacerdoti, parroci, canonici, che precedono il Card. Cagliero, accompagnato dai Vescovi Mons. Versiglia e Mons. Comin in abiti pontificali; e comincia il sacro rito. Benedette ed imposte le auree corone, adorne d'innumerevoli gemme, dono delle ex-allieve, la Schola cantorum intona l'antifona Corona aurea super caput eius del Maestro Cav. Dogliani, fra la com mozione generale. Una piccola nube, che si è fermata sopra il cortile, par che voglia promettere la desideratissima pioggia. Piove infatti per pochi minuti: ma la processione sfila egualmente e si avvia verso la città, dove tutti i balconi sono messi a festa, tutti si scoprono riverenti, e tutti ammirano il religioso trionfo con rispetto e con divozione. Il simulacro della Vergine incoronata procede lentamente, tra due ali di popolo, su di un autocarro, adorno di fiori, di trine, degli stemmi delle varie nazioni, e di angioletti viventi; e un'immensa massa ondeggiante lo segue, cantando inni sacri. Un trionfo indimenticabile! Già nei giorni precedenti la a Madonna di don Bosco » aveva trionfato in molte anime, da tempo lontane dai Sacramenti: ed ora la sua comparsa in Nizza guadagna altri cuori che la guardano con le lacrime agli occhi e la seguono come vinti e non trovano più pace finchè non si son gettati ai piedi di un confessore.

Al ritorno del corteo, sull'altare eretto nell'elegantissimo palco del cortile, è già esposto il SS. Sacramento, che, solennemente, a corona della memoranda cerimonia, è levato a benedire. L'entusiasmo della moltitudine è al colmo. Gli evviva a Gesù Sacramentato e a Maria Ausiliatrice s'intrecciano colle note del Te Deum, al quale, per lunga ora, seguono a voce di popolo inni e canti devoti, finchè, sul far della notte, la statua della Vergine venne ricondotta alla sua chiesa.

Mai si era veduto in Nizza uno spettacolo così imponente!

Riconoscenti suffragi.

Il 16 agosto, come già il 7, all'altare di Maria Ausiliatrice incoronata si celebrarono alcune messe per i Cooperatori e Benefattori, e le Cooperatrici, Benefattrici ed ex-allieve defunte, con applicazione di sante indulgenze ed altri suffragi.

Anche nelle altre Case dell'Istituto, la solenne celebrazione della data cinquantenaria è seguita dallo stesso affettuoso tributo per i benefattori defunti.

NB. - Delle altre celebrazioni più solenni ai prossimi numeri, nei quali facciamo conto di continuare la breve rassegna già iniziata sullo sviluppo raggiunto dall'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Italia e all'Estero.

TEMI E DELIBERATI del III Congresso delle Ex allieve

I.

Come far penetrare lo spirito di Don Bosco nelle famiglie e nella società, specialmente per l'educazione della gioventù.

Convinto del bisogno di ricostruire le famiglie e la società, ricostruendo l'anima giovane, il Congresso fa voti che:

I) a) si studi profondamente lo spirito di Don Bosco che ha fatto meravigliosa prova della sua potenza redentrice, per coglierne il segreto: lo si studi traverso ai libri scritti da lui, traverso ai libri e fogli che trattano di lui, traverso a quanti lo conobbero: lo si studi traverso alle affermazioni migliori della Pedagogia moderna;

b) lo si viva con sincerità di convinzione, riconoscendolo quale profonda e vitale interpretazione del Vangelo di Gesù Cristo.

Il) Si diffonda sempre più il nome di Don Bosco, i suoi scritti e gli scritti che parlano di lui e delle sue istituzioni; si facciano avvicinare e conoscere i suoi Figli e le sue Figlie e si favorisca in ogni modo lo sviluppo delle loro istituzioni; si frequentino le Radunanze, Conferenze, Feste, Rappresentazioni, e, occorrendo, se ne prenda l'iniziativa; in tutto tenendo presente che D. Bosco è l'Educatore del popolo, e che la classe, che deve più attingere da lui e più può oggi diffonderlo, è la classe magistrale.

II.

Collaborare con le Figlie di Maria Ausiliatrice per favorire l'incremento dell'Oratorio Festivo là dove esiste; istituirlo dove non c'è; e coadiuvare i Rev.mi Parroci nell'insegnamento del catechismo, nella preparazione dei bambini alla Prima Comunione, nelle varie opere secondo lo spirito del Venerabile Don Bosco.

Considerando l'efficacia pratica sociale dell'Oratorio festivo, istituzione caratteristica di don Bosco per la salvezza della gioventù; e considerando la Carità diffusiva propria dello spirito di don Bosco, che si estende a ogni forma di bene, ovunque, specie quando riguardi la gioventù, il Congresso fa voti che:

I) Le ex-allieve e quante sono amiche e Cooperatrici Salesiane, si propongano di favorire in ogni maniera e con tutte le forze, l'incremento dell'oratorio festivo là dove c'è; e d'istituirlo dove non c'è; sia col farne propaganda, conquistandogli la benevolenza, l'appoggio, l'aiuto di tutta la cittadinanza, e impegnandosi acciò tutte le fanciulle del paese o città lo frequentino; sia col prestarsi a rendere sempre più attraenti ed efficaci le funzioni religiose, le rappresentazioni, le feste di ogni genere, sia aiutando e sostenendo le istituzioni che gli dànno vita più ricca, e completano la sua azione di bene: scuole festive, serali, associazioni ginnastiche, biblioteche, ecc.

II) Si prestino volentieri a coadiuvare i parroci in tutte quelle opere di zelo che sono secondo lo spirito del Ven. Don Bosco, specialmente per l'insegnamento del Catechismo e la preparazione dei bambini alla prima Comunione.

La scienza dei santi è fare e so vive, così arrivarono essi alla gloria. Se noi so riremo con fortezza e costanza per Iddio e con Dio, avremo ancor noi e la santità e la gloria.

S. Francesco di Sales.

AUTOGRAFO DEL S. PADRE per il Giubileo delle Figlie di Maria Ausiliatrice

AL DILETTO FIGLIO Sac. FILIPPO RINALDI

RETTOR MAGGIORE DELLA PIA SOCIETÀ SALESIANA E DELEGATO APOSTOLICO DELL'ISTITUTO DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE TORINO

PIO PAPA XI. Diletto Figlio, Salute ed Apostolica Benedizione,

Quell'uomo di Dio, che fu il Venerabile Giovanni Bosco, dopo aver consolidata la Famiglia Salesiana, mosso certamente da divino consiglio, pose mano alla fondazione dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che egli volle monumento perenne della sua riconoscenza alla Vergine Madre di Dio, celeste Patrona di tutte le opere sue. Egli infatti conosceva benissimo quanto giovasse al bene della società la sana educazione delle fanciulle: massimamente poi in tempi così tristi, in cui dai perversi nulla si lasciò d'intentato per la morale rovina della donna. Già da gran tempo infatti essa è così circondata da seduzioni che, se la religione non avesse posto conveniente riparo, di certo il libertinaggio l'avrebbe completamente allontanata dal retto sentiero.

Pertanto il Fondatore e Padre si valse, come d'istrumento, dell'umile Serva di Dio Maria Mazzarello per gettare le basi di questa seconda Famiglia Salesiana. Ed ora è con vera compiacenza del Nostro cuore, che, nella ricorrenza cinquantenaria dalla fondazione di quest'Istituto, rileviamo molto sommariamente qualcuna di quelle opere mirabili, che le Suore Salesiane, con l'aiuto di Maria Santissima, hanno felicemente compiuto per la salvezza delle anime e per l'incremento della S. Chiesa.

Non vi è quasi forma di apostolato, di cui queste Suore non abbiano preso l'iniziativa in questo periodo di tempo; tant'è che negli Asili d'infanzia e nei Convitti d'ogni genere, nelle Istituzioni per le umane infermità e nelle stesse sacre Missioni attesero sempre ad esercitare la carità di Gesù Cristo e allo stesso tempo a coltivare ogni fiore di virtù nelle giovinette. Inoltre chi potrà dire tutto quello che hanno compiuto, specialmente nell'infierire dell'immane guerra, a sollievo degl'infelici? Ormai sono 140 le diocesi, sparse per tutta la terra, in cui svolgono la loro opera benefica con grande soddisfazione e plauso dei Vescovi.

Insieme con voi rendiamo adunque a Dio le più vive azioni di grazie e con voi sentitamente ci congratuliamo di questi frutti salutari; tanto più che è noto quanto i Romani Pontefici, e specialmente Pio IX di s. m., abbiano contribuito al progresso delle varie opere del vostro Fondare.

Facciamo voti che le Suore Salesiane, ripigliando nuovo vigore da questa fausta ricorrenza, proseguano, come ottimamente hanno incominciato, a ben meritare della cristiana e civile società: più alacremente anzi quanto più dolorosamente si trova ora in pericolo la virtù delle giovinette. E a render loro più propizia la grazia divina volentieri concediamo che, dovunque sarà celebrata solennemente questa lieta ricorrenza, tanto le Suore quanto le loro alunne possano lucrare l'indulgenza plenaria soddisfacendo alle pratiche consuete.

Auspice infine dei doni celesti e testimonio della nostra paterna benevolenza sia la Benedizione che a Te, diletto Figlio, e a tutti quelli che in qualunque modo appartengono all'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice impartiamo con effusione di cuore.

Dato a Roma, presso S. Pietro, il 27 luglio 1922, del Nostro Pontificato anno primo.

PIO PP. XI.

AIUTATE LE MISSIONI.

Nei mesi scorsi sono partiti molti nuovi missionari Salesiani, sacerdoti, chierici e catechisti, per varie parti. Un ultimo drappello, diretto particolarmente al Cile, si congedava solennemente all'altare di Maria Ausiliatrice l'ultima domenica di agosto. Un altro drappello partirà entro l'anno per il nuovo Vicariato Apostolico di Kimberley nell'Australia.

Cari Cooperatori, per queste ed altre urgenti e dispendiose iniziative il nostro Superiore si trova nelle più gravi strettezze: vogliate venirgli generosamente in aiuto.

Ogni offerta sia diretta al rev.mo don .Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei Salesiani. - Via Cottolengo, 32, Torino (9).

NOTE E CORRISPONDENZE

AZIONE SALESIANA.

Convegni di direttori e decurioni.

A Milano, il 26 luglio u. S., nell'Istituto S. Ambrogio, ad iniziativa dell'ispettore don Fedele Giraudi, convenivano attorno al nostro Prefetto generale, rev.mo don Pietro Ricaldone, i direttori diocesani e i decurioni dei cooperatori di Milano, Bobbio, Bergamo, Brescia, Como, Crema, Lodi e Pavia, con alcuni salesiani. Riferì sullo stato della Pia Unione don Fasulo.

Frutto del Convegno, che ebbe un simpatico carattere di affiatamento e di praticità, sarà la nomina di nuovi Decurioni, Zelatori e Comitati di Azione Salesiana e la preparazione di altri Convegni Diocesani e di plaga, preludio di un Convegno generale dei Cooperatori Salesiani di Lombardia.

Il 7 agosto, a Schio, ebbe luogo un Convegno dei vecchi e nuovi decurioni della plaga nel quale si richiamarono e chiarirono i punti programmatici della Cooperazione Salesiana ed i compiti affidati ai Decurioni per attuarla. Fu deliberato che questi in conformità dei regolamenti:

1. Tengano aggiornato l'elenco dei Cooperatori;

2. Li radunino in conferenza almeno le due volte prescritte dal Regolamento;

3. Promuovano il culto di Maria Ausiliatrice;

4. Costituiscano comitati di azione salesiana per attuarne il programma e portare un contributo nel none di D. Bosco alle opere buone locali.

Fu anche stabilito che si tenga annualmente il Convegno dei Decurioni.

D. Trione e l'Ispettore D. Giraudi annunziarono e raccomandarono caldamente la nuova opera che si inizierà nel Collegio Salesiano di Schio col nuovo anno scolastico: l'Opera dei Figli di Maria per le Vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico.

Chiusero il convegno con opportune parole l'Arciprete Mons. Dalla Costa e il R.mo Don Pietro Ricaldone. A sera don Fasulo teneva, dinanzi a scelto pubblico, una conferenza con proiezioni.

I deliberati del Convegno di Nizza Monferrato.

Semplici e pratici, li diamo qui a parte; per meglio segnalarli ai lettori:

Come intensificare la diffusione dei Cooperatori Salesiani e zelarne l'azione, a norma del rispettivo loro programma, nelle Parrocchie, in unione e sotto la guida dei Parroci.

Considerando l'alta importanza che hanno per l'azione salesiana la diffusione e la buona organizzazione dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane, massime localmente nelle singole Parrocchie, il Convegno fa voti che:

I) I Cooperatori e le Cooperatrici Salesiana si adoperino ad ottenere molte iscrizioni alla Pie Unione, sia con propaganda personale, sia indirizzando pure a tale intento le Conferenze Salesiane di S. Francesco di Sales e di Maria Ausiliatrice, che preferibilmente si possono tenere anche in pubblico nelle chiese.

II) In ogni Parrocchia i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane si costituiscano in organizzazioni locali e diano anche la loro cooperazione spirituale, morale ed economica, a quelle opere parrocchiali che più direttamente appartengono al programma d'azione che il Ven. D. Bosco tracciava alla Pia Unione.

III) I benemeriti Parroci abbiano la bontà di favorire lo sviluppo della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani nella loro Parrocchia, anzi ne assumano essi stessi la direzione, potendo così più facilmente ripromettersi un maggior bene per le suddette opere parrocchiali.

Un nuovo salone "pro Oratorio".

Ad Intra, sul Lago Maggiore, la domenica 25 giugno u. s. con solennità e grande concorso di autorità e popolo si svolse la cerimonia della posa e benedizione della priora pietra di un magnifico salone, di circa 28o metri quadrati, per l'Oratorio femminile in via G. De Lorenzi. Alla spesa di circa L. 65.000 si provvide con sottoscrizioni cittadine e col provento di un grandioso Banco di Beneficenza, opera di un zelantissimo Comitato, composto di Signore e Signori della Città.

Alla cerimonia prese parte la Fanfara del Collegio Salesiano che eseguì un applaudito programma. Pronunciarono elevate parole di circostanza il rev. Prevosto della Città ed il nostro caro ex-allievo Piero Carganico, fondatore e membro del Comitato, illustrando gli scopi dell'Oratorio e l'odierna missione della donna.

Padrino della cerimonia fu il Comm. Avv. Lorenzo De Lorenzi; madrina la signora Antonietta Ceretti Parinelli, rappresentata dalla sorella Signora Teresa Albertini Farinelli.

Vivi rallegramenti e cordiali auguri.

"Sala Don Bosco ".

A La Valle (Belluno) per iniziativa del circolo giovanile Giosuè Borsi è sorto un Comitato per costrurre un ritrovo giovanile, intitolato Sala Don Bosco, che sarà caro luogo di riunione ai giovani per intrattenerli in onesti divertimenti ed offrir l'oro i mezzi per integrare la propria istruzione intorno ai problemi più importanti della religione e della vita. Il Vescovo diocesano ha approvato l'iniziativa e benedetto di cuore gli oblatori. I lavori furono già iniziati e vi contribiscono tutti i buoni popolani, con prestazione di lavoro ed offerte. La prima pietra venne benedetta il 24 maggio, conte data di lieto auspicio per il trionfo dell'iniziativa.

I " Cavalieri di Don Bosco ".

A Cuba, nelle Scuole Professionali Don Bosco si è costituita una società denominata « Cavalieri di Don Bosco », allo scopo di esercitare un'attiva propaganda cattolica e di procurare i mezzi e gli aiuti necessari per una sana e cristiana educazione della gioventù. La nuova associazione, già fiorente e ricca di promesse e di speranze, ha incontrato il plauso di tutti i buoni.

A Cordoba (Argentina).

Il Consiglio direttivo dei Cooperatori di Cordoba (Argentina), visitando le scuole professionali del Collegio Pio X, constatava il notevole aumento di fanciulli e la buona volontà che anima allievi e maestri nel lavoro, e l'insufficienza di macchinario, che causa una lacuna dannosa nella formazione del giovane operaio. Senz'altro iniziarono una colletta, impegnandosi a procurare i fondi necessari per la sistemazione del reparto falegnami e, gradualmente, quella delle altre sezioni, fino a dare a tutti i laboratori un funzionamento, qual è richiesto dalle attuali esigenze.

La "Casa del giovane operaio".

Nell'Oratorio festivo Don Bosco di Santiago (Cile) si è inaugurato un « Patronato » e una « Casa del giovane operaio » per iniziativa dell'Unione ex-allievi. Queste due opere, dovute alla munificenza di una gentildonna cilena, vengono a colmare una lacuna molto sentita nel popoloso sobborgo, dove abbondano gli operai e scarseggiano i mezzi di istruzione ed elevazione morale. Alla cerimonia inaugurale assistette numeroso pubblico, e l'Ecc.mo Nunzio Apostolico Mons. Masella benedisse i locali.

In seguito si svolse un ameno trattenimento musico-letterario, durante il quale il direttore cav. D. Ambrogio Turriccia tenne un applaudito discorso sull'opera eminentemente popolare e benefica degli Oratori festivi.

Trecento nuove Cooperatrici.

L'Oratorio Salesiano di Trieste la domenica 18 giugno promuoveva un devoto pellegrinaggio al Santuario di Strugnano d'Istria sul battello « Nazario Sauro ». Erano 650 gitanti: le varie compagnie filodrammatiche, la sezione bandistica e i cantori dell'Oratorio, i loro genitori e il gruppo Donne Cattoliche di Via dell'Istria. Recatisi processionalmente al Santuario, ascoltarono la S. Messa celebrata da Don Rubino, che rivolse loro brevi parole sulla necessità della devozione alla Madonna.

« Essa viene dipinta - disse - col divin Infante sulle braccia. Ebbene, questo Gesù che si è cercato di allontanare dal popolo, deve ritornare in mezzo alla società per mezzo della Madonna. Allora potremo sperare davvero di ottener la pace tanto sospirata. Oggi noi siamo qui raccolti ai piedi della Vergine, attratti dal Suo amore; in città invece i partiti si dilaniano: ci sono vittime appena sbocciate alla vita che cadono nel proprio sangue. Ma perche? Perchè la povera gioventù viene pa-, sciuta d'odio e non d'amore; essa viene armata, non già dell'arena nostra « il Rosario », ma delle armi funeste delle bombe e delle rivoltelle ». E conchiuse col voto di veder ascriversi molti e molti all'Opera Salesiana, che coltiva i giovani ad essere degni figli della Chiesa e della Patria.

Tutte le Donne Cattoliche di via dell'Istria chiesero d'inscriversi alla Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, in numero di oltre 300.

PER LE MISSIONI.

Triduo Missionario.

La S. Congregazione di Propaganda, con sua Lettera in data 3 dicembre 1921, raccomandava che a commemorare il III Centenario della stessa Congregazione in ogni chiesa cattedrale, parrocchia e ecc. venisse celebrato apposito triduo.

In molti luoghi si è compiuto con grande solennità, ingente frutto spirituale, e raccolta di obolo abbondante per la Pia Opera. Dove ancora non è stato fatto, esortiamo vivamente i nostri Direttori Diocesani ad adoprarsi con impegno perche si compia entro l'anno commemorativo. E un'occasione propizia per risvegliare nel popolo lo spirito missionario.

Feste o Giornate Missionarie.

Sono un mezzo potentissimo di propaganda. Vario è il modo di celebrarle, ma lo schema essenziale può essere questo:

1) Preparazione remota dei fedeli con discorsi sulle Missioni, distribuzione di stampa missionaria, ecc.

2) Comunione generale nel dì della festa con partecipazione collettiva delle associazioni pie, ed omelia analoga, possibilmente ad ogni Messa.

3) Nel pomeriggio discorso sui bisogni delle Missioni e le Opere missionarie, il cui frutto pratico sia:

a) la iscrizione degli adulti in massa all'Opera di Propagazione della Fede, dei fanciulli alla Santa Infanzia, delle anime più ardenti all'Opera di San Pietro Apostolo per il clero indigeno;

b) la costituzione di un Comitato permanente per le Missioni Salesiane, formato dai Cooperatori più attivi ed animati da vero zelo apostolico, che assicuri il mantenimento dello spirito missionario nei singoli centri, a favore delle Missioni Cattoliche in genere, e delle Missioni Salesiane in particolare.

GLI EX ALLIEVI

Convegni regionali e nazionali.

A Siviglia il 25 giugno si tenne il III Convegno dell'Associazione Regionale Andalusa. Le assemblee, affollatissime, riuscirono un'apoteosi del Venerabile Don Bosco e del suo sistema pedagogico. Dopo aver dato ampia relazione del lavoro compiuto e dello stato attuale dell'organizzazione, si presero gli accordi per una ripresa energica di attività. Organo ufficiale dell'associazione regionale sarà la rivista mensile « Don Bosco ».

Dai quattro angoli della Francia, dalla Svizzera e dalla lontana Tunisia convennero a Marsiglia, il 4 giugno, 45 delegati delle Unioni exallievi per un Convegno Nazionale. Giorno di letizia fu quello, di rievocazioni soavi e di santi propositi. Da Torino, vi andò espressamente delegato dal nostro Rettor Maggiore, il M.° Don G. B. Grosso, antico direttore dell'Oratorio S. Leone. Il convegno ebbe lo scopo pratico di affrattellare in unità di intenti tutti gli ex-allievi salesiani: dei collegi, degli esternati, dei pensionati, degli oratori.

Nello stesso giorno il Patronato Maria Ausiliatrice dell'Oriol celebrava il giubileo d'argento di fondazione; e i Congressisti si portarono tutti alla devota chiesetta per cantare a Dio l'inno del ringraziamento ed implorare da Maria Ausiliatrice le divine benedizioni per mantenersi degni figli di Don Bosco.

NOTIZIE VARIE

In Italia.

ROMA. - UNA COMMOVENTE MANIFESTAZIONE RELIGIOSA ebbe luogo alla Chiesa di S. Maria Liberatrice per la festa titolare. Ne furono promotori principali i giovani, che vollero portare in trionfo per le vie di Trastevere la loro Madonna, Regina della Pace. Al mattino oltre 400, delle varie sezioni dell'Oratorio, si accostarono a ricevere il Pane dei forti. A sera si aggiunsero ad essi numerose altre unioni giovanili, compresi gli studenti universitari. La Madonna portata dai valorosi testaccini passò in mezzo a due fitte ali di popolo. Lungo il percorso, che altre volte vide cortei di odio e di sangue, echeggiavano canti pieni, di fede e di amore. Tratto tratto squillava il grido antico:

« Viva! Trionfo! » I giovani cantavano e pregavano, e la folla piegava il ginocchio e piangeva. Quando la Madonna rientrò sotto le volte del tempio, un grido scoppiò da ventimila petti: « Viva Maria! » La benedizione della Madre celeste apporti la serenità e la pace nelle anime ancor traviate dall'odio e dall'errore.

MILANO. - L'IsTITuTo S. AMBROGIO di Milano commemorava, il 28 maggio, il 25° di fondazione con solenni funzioni in S. Agostino, con intervento di S. E. Mons. Comin e del 1° Direttore Don Lorenzo Saluzzo, e convegno degli ex-allievi. All'accademia commemorativa presero parte anche numerose autorità cittadine. Il discorso ufficiale venne pronunciato dall'on. avv.. Giovanni Paleari, che passò in rassegna il bene compiuto dall'istituto in 25 anni di vita. Seguì un saggio ginnastico dato dagli alunni artigiani, quindi fu inaugurata la Mostra Didattica delle scuole professionali. A sera, conferenza con proiezioni luminose, tenuta da don Fasulo, sulle Opere Salesiane.

L'esposizione, raccolta in un ampio salone a pian terreno, offriva interessanti esperimenti didattici e saggi delle sezioni dei sarti, calzolai, fabbri-meccanici, falegnami, tipografi, compositori e stampatori, e legatori, completati da alcuni studi, dai più semplici ai più complessi, di disegno, che ha l'importanza che si merita nelle scuole professionali salesiane. I lavori, disposti in ordine progressivo, dicevano lo sforzo dell'allievo dall'inizio alla fine del corso, mettendo in luce adeguata da un lato la via lunga e faticosa che conduce all'arte e al perfezionamento, dall'altra la cura diligente e costante che, sbozzando la rozzezza prima del giovane, ne forma un operaio compito, abile nel suo mestiere e dotato delle cognizioni più utili ed importanti.

La mostra, assai frequentata, riscosse applausi anche da persone competenti, per i criteri e gli insegnamenti didattici che metteva egregiamente in rilievo.

VERONA. - NELL'ISTITUTO DON BOSCO si è chiuso l'anno scolastico-professionale con la festa dei premi ed una riuscitissima esposizione delle Scuole professionali dei fabbri-meccanici, falegnami, sarti e calzolai. Nei vari giorni che l'Esposizione rimase aperta, numerosi furono i visitatori, attirati altresì da varie conferenze con proiezioni luminose, che si tennero periodicamente, nelle ore più opportune, sulle Opere e Missioni Salesiane, da Mons. Versiglia, Vicario Apostolico di ShiuChow in Cina, dal nostro don Fasulo e dal salesiano prof. don Mario Signorini.

Le quattro Scuole professionali rappresentano già per l'Istituto una passività assai grave: nei primi sei mesi del 1922 l'attivo per lavori eseguiti in esse fu complessivamente di 95.630 lire, mentre il passivo (anche per le enormi spese di arredamento) fu di L. 142.624. Resta dunque un passivo di L. 46.994.

E c'è un'altra lacuna da colmare: 65 giovinetti, parte studenti, parte artigiani, vi son mantenuti gratuitamente o semigratuitamente, cosicchè tra l'introito presumibile e quello reale rimane un'altra lacuna di 65 mila lire; perchè nell'Istituto - pur vivendo poveramente - la spesa individuale è di più di 1000 lire all' anno.

Eppure, è indispensabile procedere alla costruzione di nuovi locali per l'impianto di altre scuole professionali, col preventivo di una spesa di un mezzo milione, se si vuol far fronte agli urgenti bisogni di tanti figli del popolo!

FRASCATI. - A CHIUSURA dell'anno scolastico nel Collegio Salesiano di Villa Sora, venne solennemente celebrata la festa del Sacro Cuore. Nel pomeriggio il rev.mo P. Quirico S. I. benedisse la nuova bandiera del Circolo S. Carlo, alla presenza di numerosi circoli e associazioni giovanili convenute dai dintorni. L'avv. Ossicini, della Presidenza generale della Gioventù Cattolica Italiana, tenne il discorso ufficiale. Allievi dell'Istituto recarono il saluto ai Superiori, ed ex-allievi rievocarono gli anni della giovinezza. Altri oratori portarono l'adesione entusiastica delle varie associazioni intervenute. Quindi ebbe luogo un'imponente processione Eucaristica pei viali dello splendido Istituto.

CAGLIARI. - NELL'ORATORIO SALESIANO il 14 maggio si compì la rassegna generale degli esploratori cattolici. E da ricordare che la prima scintilla dell'istituzione, in Sardegna, partì dall'Oratorio. La rivista verme passata dal Capo degli Esploratori Cattolici Italiani, il conte Mario di Carpegna. Dopo la S. Messa con comunione generale, i giovani sfilarono per le vie della città, preceduti dalle fanfare, suscitando entusiasmo e simpatia. Nel pomeriggio svolsero un grazioso trattenimento, terminato con la consegna delle onorificenze assegnate dal Consiglio Centrale di Roma.

Nello stesso Oratorio hanno vita e fioridissima il Circolo giovanile Don Bosco e la Società Sportiva Càlaris ». La domenica II giugno il Circolo ricevette la bandiera e i ginnasti fecero la prima colliparsa ufficiale. La cerimonia, a cui parteciparono le autorità cittadine, venne allietata dalla parola del prof. Martelli del R. Istituto Tecnico, e da lui elevato discorso dell'Arcivescovo Mons. G. Piovella, che spiegò il significato della bandiera.

La domenica seguente tutta la gioventù cattolica cagliaritana convenne all'Oratorio per un omaggio eucaristico. A turno i vari circoli si alternarono nell'adorazione al SS. Sacramento, e in fine oltre 8oo giovani parteciparono alla solenne processione, che si svolse nei pressi dell'Oratorio e terminò nella palestra, dove Mons. Arcivescovo impartì la trina benedizione. In seguito vennero distribuiti i premi delle gare di cultura religiosa.

BARI. -L'INAUGURAZIONE dei nuovi locali annessi all'Istituto del Redentore per gli orfani di guerra, riuscì imponente, presenti le Autorità, il Prefetto gr. uff. Olivieri, il Sindaco avv. Bovio, il Gen. Tallarico e Bonomo, il Comm. Volpe Prignai per il Governo, S. E. Mons. Del Buono, accompagnato da rappresentanze ecclesiastiche, il Procuratore del Re, il Questore, il Presidente del Tribunale, la Presidente del Comitato pro Opere salesiane contessa Casale y Figoroa, ed altre numerose personalità. Prestò servizio la fanfara del I5° artiglieria.

L'adunanza venne aperta dal Direttore del collegio, Don Emmanuel, che ebbe parole di vivo ringraziamento per i generosi benefattori. Dopo la benedizione rituale, Mons. Del Buono, con accento vibrante, disse della necessità di venir in aiuto ad un'opera così benemerita della società, e terminò augurando all'Istituto un prospero avvenire. Seguì il deputato on. Antonio Marino, il quale, dopo aver accennato ai nuovi bisogni creati dalla guerra e al dovere di soccorrere quelli che ne furono le vittime innocenti ed inconscie, invocò da tutti generosità di propositi e di opere per assicurare alla patria e alla società un avvenire sereno.

PEDARA. - IL VENTICINQUESIMO DI FONDAZIONE DELL'ISTITUTO SALESIANO. - A festeggiarlo, un gruppo di volonterosi si costituì in comitato per raccogliere i mezzi necessari alla costruzione, già iniziata, dei locali dell'Oratorio festivo e delle Scuole serali; e, preceduta da un triduo predicato, il 24 maggio si celebrò la festa di Maria Ausiliatrice, con solennità speciale, per ringraziare la buona Madre di 25 anni di benedizioni e favori. Vi accorsero con stendardi e bandiere numerosissimi giovani di circoli e associazioni dei dintorni, che si accostarono alla S. Comunione mostrando fin dal mattino quello che fu il carattere specifico della festa: di giornata eucaristica giovanile. Nel pomeriggio sfilò per la città un'imponente processione col SS.mo, che destò intensa commozione.

ISTITUTO " CARD. CAGLIERO " per le Missioni Estere Salesiane.

Provvederà ai bisogni delle nostre Missioni e ricorderà il 6o° Anniversario dell'Ordinazione Sacerdotale dell'E.mo Card. Cagliero, capo dei primi Missionari Salesiani inviati dal Ven. Don Bosco all'Argentina nel 1875. Ancor tre anni e l'Opera delle Missioni Salesiane festeggerà il suo 1° Cinquantenario, e parte del programma dei festeggiamenti sarà l'inaugurazione solenne dell'Istituto « Card. Cagliero » per le Missioni Estere Salesiarie.

L'Istituto « Card. Cagliero » sorgerà nelle vicinanze di Torino, ma fin dal prossimo anno scolastico inizierà i primi corsi nella casa salesiana d'Ivrea (Torino), in conformità del programma pubblicato lo scorso mese nel Bollettino.

Le domande devono essere accompagnate da una dichiarazione del Parroco che attesti della buona condotta degli aspiranti e dell'inclinazione e capacità loro alla vita missionaria.

Gli aspiranti saranno accettati gratuitamente. Ogni domanda va diretta al Rev.mo D. Filippo Rinaldi, Via Cottolengo 32 - Torino, 9.

Il venerato Superiore confida nella Divina Provvidenza, nella materna assistenza di Maria Ausiliatrice, e nel concorso di tutti gli amici e benefattori dell'Opera Salesiana.

NECROLOGIO

Giovanni Minetti.

La vita di questo esemplare cooperatore torinese si spegneva ai primi di luglio, dopo lunga e penosissima malattia.

Zelante di ogni opera buona, volse le sue molte e stimate energie nell'azione cattolica, facendosi apostolo sopratutto della crociata contro la bestemmia e il turpiloquio, attraendo nell'orbita di quest'opera risanatrice per la Patria nostra persone dei più alti gradi sociali.

La Pia Società del S. Nome che ha vita nel Santuario di Valdocco lo ebbe a confondatore e a Presidente attivissimo per parecchi anni; anzi alla sua instancabile iniziativa deve l'acquisto della sua candida bandiera.

Dio lo chiamò a sè per dargli il premio meritato, quando più necessaria e feconda pareva la sua operosità; e noi, deponendo il fiore della riconoscenza sopra la sua tomba, lo raccomandiamo cordialmente ai suffragi di tutti i Cooperatori, augurandoci, per il trionfo della Santa Causa, che molti ne rinnovino gli esempi di purissimo zelo.

Contessa M. Teresa Ledóchowska.

Il 6 luglio nella Casa centrale del Sodalizio di S. Pietro Claver, Roma, via dell'Olmata 16, si spegneva dolcemente nel bacio del Signore, la Contessa Maria Teresa Ledòchowska. Nata nel 1863, aveva subìto fin dall'infanzia l'influenza delle cristiane tradizioni della sua illustre famiglia. Il suo bisavolo paterno, rimasto vedovo, era entrato tra i Lazzaristi; suo zio, il Cardinale Ledòchowski, dopo aver sofferto come confessore della fede, morì Prefetto della S. C. de Propaganda Fide. Un fratello dell'illustre defunta è il Generale di Gesuiti, un altro è generale nell'armata polacca ed una sorella è suora Orsolina in Polonia.

Educata con accuratezza e con fine cultura nelle lingue e nelle arti, la Contessa Maria Teresa, ancor giovine, fu collocata alla corte della Granduchessa di Toscana a Salisburgo, dove, nel 1888 la crociata antischiavista del Cardinale Lavigerie la guadagnò interamente. Senza indugio ella mise dapprima i beni e la penna al servizio della santa causa, compose drammi con soggetti missionari, fondò una rivista dal titolo l'« Eco dell'Africa », e, in fine, abbandonando la corte, formò il piano di un'opera speciale: il « Sodalizio di San Pietro Claver per le missioni africane e la redenzione degli schiavi », approvato da Leone XIII.

La memoria sua vivrà in benedizione: ad altri il continuare il bene che ella ha incominciato,

Preghiamo anche per i Cooperatori:

AGOSTINELLI Giov. Batta, † a Bottagna (Genova). BALZA Rosa, + a Alassio. BIAZZOLI Pietro, + a Verzano Ligure. BONDONE Luigi, † a Viguzzolo (Alessandria). BONICELLI Camilla, † a Lovere (Bergamo). BOREAN Don Isidoro, † a Anione Veneto. Bosio Lucia, † a Gandino (Bergamo). BovERI Filomena, † a Costa Vescovato. CANAPERIA Teol. Don Domenico, † a Torino. CAPUANA Giovannina, † a Mineo (Catania). CARADITA Angela ved. CONTARINI † a Bagnacavallo. CATANZARO Crocifissa, † a Chiesanuova (Trapani). COLUSSI Rinaldo, † a Casarsa della Delizia. CONTESSA Maria Antonietta, † a Cegira. CORNELLI Don Giulio, † a Castelletto di Cuggiono. CORRADETTi Luigi, † a Acquaviva Picena. CRETIER Giov. Battista, † a Montjovet (Torino). DALLEPEZZE Angela, † a S. Pietro Incariano. DAVID Modesta, † a Introd (Torino). DE BELLA Celestino, † a Pozzuolo del Friuli. DESIMONE Carmela, † a Canicattì. DOTTA Don Antonio, + a Mollese (Cuneo). FERRINI Chiara ved. FERRI, † a Guastalla. GAFFURI Don Annibale, † a Monza. GIANGRANDI Antonio, † a Vezzano Ligure. GIUDICI Caterina, † a Vilminore (Bergamo). GILBERTI Giuseppa, † a Passirano (Brescia). GIRIBALDI Cav. Luigi, † a Bordighera. MARONI Luigi, † a Palazzolo (Brescia). MECHINI Marg. ved. MERCATO, + a Sampierdarena. MARLINi Giacone avv. Giuseppe, † a Sambuca. MOLTENI Giovanni, + a Asnago (Como). PANIZZON Antonio, † a Monte di Malo. PERNIZZI Ida n. FoSCOLINI † a Manzano (Udine). PICCOLI Penelope, + a Milano. PoLi Giovanni, † a Bondo (Bergamo), PRADOLLI Vittoria, † a Milano. QUARANTA Francesca, † a Carmagnola (Torino). RAGGI March. Paolo, † a Vezzano Ligure. RAVENNA Luigia ved. , + a Torino RIDELLA Maria, † a Carrega (Alessandria). MINCHETTI Andrea, † a Capo di Ponte. RONCO Giov. Battista, † a Trino Vercellese. ROVERO Giuseppe, † a Mongardino. SAPORETTI Carlotta, † a Bagnacavallo. SAVIO don Giuseppe, † a Cesarò. SCALFI Annunziata, † a Sesto S. Giovanni. SCAPOLLA Luigia, † a Carrega (Alessandria). SCHENONE Matilde, † a Bùsalla. SCIACCA Felice, + a Catania. SCIANDRA Maddalena, † a Garessio (Cuneo). SILILIO don Michele, + a Afragola (Napoli). SPEZIA Geremia, † a Vezzano Ligure. STAGNOLI Antonio, † a Ponte Caffaro. STEFANETTI Sabris Maria, † a Zompicchia (Udine). TAGLIAFERRO DovIco Teresa, † a Campiglia (Vig.). TOFFOLETTI Antonio e Marianna, † a S. Leonardo. TURCO Elda, † a Castelnuovo d'Asti. VENTURINI Filippo, † a Bottagna. ZAPPELLi Luigia ved., † a Genova.