BS 1920s|1926|Bollettino Salesiano Luglio 1926

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

ANNO L   TORINO - LUGLIO 1926   NUM. VII

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: VIA COTTOLENGO, N. 32 - TORINO (9)

SOMMARIO: Xº Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani. - Primo giorno: Adunanze di studio: " Preghiamo per i Missionari" e " Favoriamo le vocazioni missionarie- - Seduta inaugurale: Autografo del S. Padre - " II Ven. Don Bosco e le Missioni Salesiane_ - Secondo giorno: " Mezzi materiali " - "Stampa Missionaria" - "Opere Missionarie Pontificie- - Seduta generale: " Necessità della preghiera „ - " Le Missioni Cattoliche elemento di cultura e di educazione giovanile " - Il problema più grave " I Missionari sono pochi_ - Terzo giorno: " Propaganda missionaria „ e " azione giovanile,, - Solenne adunanza di chiusura. - All'Esposizione Missionaria. - Il 24 giugno.

X° CONGRESSO INTERNAZIONALE DEI COOPERATORI SALESIANI

Torino, 25-27 maggio 1926.

Il X Congresso Internazionale di Cooperazione Salesiana, con programma totalmente missionario, è riuscita una degna celebrazione del Cinquantenario delle Missioni Salesiane.

Più di millecinquecento furono i Cooperatori, gli ex-allievi, gli amici, gli ammiratori, che assistettero alle adunanze e le resero preziose con i loro suggerimenti.

Grazie ad essi di cuore a nome di tutti i Salesiani, particolarmente del nostro Rettor Maggiore, il sig. Don Rinaldi, cui tanto preme l'espansione delle Missioni Salesiane.

Grazie anche agli Eminentissimi Cardinali, Arcivescovi, Vescovi e agli altri insigni Personaggi del Clero e del Laicato, che con le loro adesioni, ricche di entusiasmo e di preziosi riflessi, han mantenuto l'atmosfera morale del Congresso ad un'altezza insperata.

Grazie a tutti, a nome dei Missionari e dei loro neofiti, che per i primi ne raccoglieranno frutti preziosi, ed anche a nome dei nostri aspiranti missionari, molti dei quali, avendo avuto agio di assistere a varie adunanze, sentirono più profonda nell'anima la riconoscenza a Dio per la sublime vocazione.

Grazie anche a quelli che, impediti dalle occupazioni, hanno dovuto rinunziare al piacere d'intervenire al Congresso, ma han pregato fervidamente per la sua riuscita.

Schiettamente, noi sentiamo vivo il dovere e il bisogno di render grazie specialmente a Maria SS.ma Ausiliatrice ed al Ven. nostro Padre Don Bosco, che ci hanno ottenuto dal Signore così ineffabili consolazioni.

Benedica Iddio i generosi propositi e le dolci speranze: e doni a tutti la grazia di cooperare efficacemente con Lui alla salvezza delle anime!

Per parte nostra non trascureremo alcun mezzo per far crescere e maturare la buona semenza sparsa a piene mani. E poichè ci sembra che meglio della trattazione d'ogni altro argomento, un'esposizione semplice e materiata d'idee di quanto si è detto e si è fatto nel Congresso abbia a tornar cara ai nostri lettori, ancor più che la stampa di un grosso volume degli Atti, ci siam decisi - rinviando ad agosto molte ed interessanti comunicazioni - di consacrare il numero presente all'accennato resoconto nella forma che ci sembra la più adatta al cuore dei Coperatori.

IL PRIMO GIORNO.

Le adunanze di studio.

S'iniziarono con una seduta preliminare la mattina del 25 maggio e si ripeterono, mattina e sera, nei tre giorni del Congresso.

Ed ogni volta l'aula, assai ampia, si gremì di Cooperatori, accorsi da Torino, dal Piemonte e da ogni parte d'Italia, e dalla Francia, dalla Spagna, dal Belgio e da altri stati e nazioni d'Europa e d'America.

La presidenza effettiva fu tenuta il primo giorno dal dott. don Fedele Giraudi, nostro Economo Generale; il secondo e il terzo giorno dal Prefetto Generale Don Pietro Ricaldone. Il sig. Don Rinaldi insieme con vari Eccellentissimi Arcivescovi e Vescovi prese parte a tutte le adunanze.

Alcuni studenti di Teologia dell'Istituto Internazionale « Don Bosco », sedettero assidui al tavolo della Stampa, insieme con i rappresentanti di tutti i giornali cittadini e i corrispondenti di altri giornali di Roma, Milano e Genova.

Segretario e regolatore generale tanto delle adunanze di studio, come delle sedute plenarie, fu l'instancabile Don Trione.

Le discussioni si svolsero sui temi antecedentemente studiati e proposti, quali vennero da noi pubblicati fin dal mese di gennaio. I relatori si limitarono a leggerli e spiegarli ove pareva conveniente, e, d'accordo col Presidente effettivo, ad accettare o respingere le aggiunte o le modificazioni che venivan proposte.

Così le singole adunanze riuscirono veramente ordinate, animate e praticissime. E noi, attesa l'importanza dei temi e la loro praticità, torneremo a pubblicarli diligentemente integrati nel prossimo numero, nella fiducia che abbiano a suscitare, in Italia e all'Estero, nuovi fervori per le Missioni Cattoliche.

"Preghiamo per i Missionari".

Nella prima adunanza di studio si trattò del 1° Tema, della cooperazione più importante a favore delle Missioni Cattoliche, cioè della preghiera.

L'assemblea fu unanime nel far voti che in ogni manifestazione religioso-sociale si richiami il pensiero dei cattolici sulle genti che siedono ancor nell'idolatria e nelle barbarie: e s'inculchi a tutti di ricordare ogni giorno nelle proprie preghiere le Opere Missionarie, e tutti i Missionari ed i loro neofiti. Naturalmente nell'entusiasmo santo di ogni grande festa religiosa riesce più impressionante il ricordo del miliardo d'infedeli e idolatri, ai quali non è giunta e non giunge ancora la parola del Vangelo.

E in ossequio alla recente Enciclica Rerum Ecclesiae gestarum, con la quale il Santo Padre Pio XI rammenta ai cattolici il dovere di favorire sempre più l'opera delle Missioni e traccia all'opera missionaria nuove linee e nuovi orizzonti per raccoglierne frutti maggiori, l'assemblea fece pure il voto che anche in ogni solenne manifestazione giovanile si ricordi e s'inculchi la preghiera collettiva e individuale per le Missioni, e che al popolo ed alla gioventù si raccomandi di ripetere frequentemente come giaculatoria missionaria le parole del Pater noster: « VENGA IL Tuo REGNO!... Adveniat Regnum tuum! »

"Favoriamo le vocazioni missionarie".

Nella stessa adunanza si trattò del 2° Tema, della necessità di nuove Vocazioni Missionarie e dei modi più acconci per favorirle.

Si fece rilevare come a ciò potentemente cooperi non solo la parola viva, ma anche la parola scritta; e si fecero voti per la pubblicazione e la diffusione di libri ed opuscoli missionari tra gli alunni delle scuole ed anche delle officine, avendo le Missioni bisogno estremo di laici esemplari, operai e professionisti.

Si raccomandò anche di rilevare le particolari strettezze nelle quali viene a trovarsi questa o quella famiglia per la perdita del suo miglior appoggio che dona alle Missioni. Sia perciò cura fraterna d'ogni cattolico benestante, - e vogliano premurosamente assumersi cotesta cura e cotesto vanto, i Cooperatori Salesiani - di assistere e favorire nel miglior modo, coteste famiglie, degne, invero, di speciali riguardi per il sacrifizio al quale vanno generosamente incontro.

Il sig. Don Rinaldi chiude l'adunanza pregando e invocando le benedizioni del Signore e di Maria SS. Ausiliatrice sul Congresso perchè, com'ogni lavoro è inutile se non è coadiuvato dalla grazia di Dio, così non è possibile senza l'aiuto della grazia di Dio saggiamente discutere un tema così importante come quello delle Missioni, nè raccocogliere dalle discussioni i frutti che si desiderano.

LA SEDUTA INAUGURALE.

Si svolse nel pomeriggio del 25, alle 16,3o, con grande solennità. I cortili dell'Oratorio eccheggiano dalle voci festose degli alunni che attendono l'ingresso di S. A. R. il Duca di Genova e delle Autorità. E non appena compare il Principe, sempre buono con i figli di Don Bosco, prorompono ardenti acclamazioni e la banda intona la marcia reale.

La calorosa dimostrazione accompagna il passaggio di tutte le autorità e raggiunge le più alte vibrazioni nell'interno del teatro.

Qui, al posto d'onore, siede S. A. R. il Duca di Genova, e ai suoi lati il sig. Don Rinaldi, il rappresentante del Municipio comm. Grassi, il primo Presidente della Corte d'Appello Casali, il Procuratore Generale Conte Torella, il Presidente del Tribunale comm. Martinengo, il Gr. Uff. Colonnetti sostituto Procuratore Generale e il Comandante de Grossi primo aiutante del Duca.

Di fronte, sul palco, prendon posto S. E. Rev.ma Mons. Giuseppe Gamba, amatissimo Arcivescovo di Torino, Mons. Mazzella Arcivescovo di Taranto, Mons. Guerra, Salesiano, Arcivescovo di Larissa, Mons. Perlo, Superiore Generale dei Missionari della Consolata, Mons. Bartolomasi, Vescovo di Pinerolo e Onorario Castrense, Mons. Pinardi, Vescovo tit. di Eudosiade, Mons. Rossi, Vescovo di Susa e Mons. Perrachon, Vicario Apostolico del Kenya.

Il saluto del sig. Don Rinaldi.

E sorge a parlare il sig. Don Rinaldi. Ringrazia i presenti, in particolar modo S. A. R. il Duca di Genova, e S. E. R. l'Arcivescovo di Torino. Ricorda come all'Esposizione Missionaria Salesiana si vedano nella prima sala i plastici raffiguranti il tugurio dove nacque Don Bosco e la casupola che fu il nido del primo Oratorio Salesiano in Valdocco, e un altro plastico, opera del Mastrojanni, che rappresenta il divenire delle Missioni Salesiane quale apparve a Don Bosco: - e di là si passi ad ammirare i prodigi reali dell'annunciata espansione missionaria, meravigliosi per il breve giro di anni in cui si compirono, e di cui si ha a riconoscere il segreto nella speciale assistenza celeste e nell'aiuto efficace dell'Unione dei Cooperatori, di cui pure ricorre il Cinquantenario.

Egli si augura che la celebrazione della duplice data apporti ai figli di Don Bosco e ai loro Cooperatori nuova lena e nuovi incitamenti a perseverare nella diffusione dell'opera iniziata dal Venerabile, a gloria di Dio e della Chiesa, a bene della Civile Società, a salvezza di tanti idolatri.

Tanto si ripromette dall'ardore dei presenti e dal buon volere di tutti i Cooperatori mediante la grazia di Dio, di cui è caparra l'ampia Benedizione Apostolica, concessa con prezioso Autografo dal S. Padre Pio XI, indirizzato all'Arcivescovo Mons. Gamba.

L'autografo del S. Padre.

L'assemblea scoppia in una lunga ed entusiastica acclamazione e il segretario Don Trione dà lettura, in italiano, dell'Autografo Pontificio.

VENERABILI FRATRI JOSEPHO ARCHIEPISCOPO TAURINENSI AUGUSTAM TAURINORUM

PIUS PP. XI.

Venerabilis Frater, salutem et apostolicam benedictionem,

Peculiari quodam benevolentiae sensu apostolicos viros Nos prosequimur, utpote qui in longinquis regionibus, per difficultates omne genus, cum catholicum nomen tum humaniorem vitae cultum propagare contendant. Itaque libenter didicimus annum mox celebratum iri quinquagesimum ex quo primum Salesiani Sodales, ab ipso legifero Patre missi, venerabili Dei famulo Joanne Bosco, auspice vero Virgine christianorum Adiutrice, in Patagoniam se contulerunt ut Evangelii lumen eis gentibus afferent. Ac probe compertum est quantopere ibidem Salesianorum desudarit industria, studio praesertim prafulgente pientissimi illius viri Joannis Cagliero, quem postea in Purpuratorum Patrum Conlegium ob merita cooptatum, defunctum nuper omnes deflevimus. Jamvero in aliis quoque dominicae vineae partibus salesiani missionales deinde ad animarum salutem laborare consueverunt; in Asia nempe, in Africa et in dissitis Oceaniae insulis; in quo quidem mirifice divina Ecclesiae faecunditas novo lumine collustratur. Consilium igitur probamus admodum eventum tam faustum insolitis laetitiae significationibus celebrandi, idque apud ipsam beatissimae Mariae Auxiliatricis Aedem, unde plurimi salesiani alumni et alumnae ad varias missionum stationes quotannis proficiscuntur.

Ad optatum sacrorum sollemnium exitum non parum certe conferent tum publica missionariarum rerum « Expositio », tum Conventus X, ex universo orbe, salesianorum Adiutorum, tum demum, posterius, Congressio ad legiferi Patris sepulcrum, illorum omnium, qui salesianis domibus in Europa moderantur, ut sacris pietatis exercitationibus dent operam: dubitari enim non potest quin ex hac intima animorum coniunctione collatisque consiliis quasi novum fidei ardorem Salesianorum familia concipiat, ad praeclara sua in Dei Ecclesiam promerita exaugenda.

Quamobrem, Venerabilis Frater, debitas Deo grates persolvimus quod in ista honoris tui Sede tot filii amantissimi ad amplificandum Christi regnum sedulo incumbant, enixeque rogamus Dominum messis ut alios quam plurimos mittat operarios in messem suam; siquidem nimirum quantum dolendum est, quod tanta multitudo gentium jam nunc per terrarum orbem in tenebris et in umbra mortis sedeat. Atque utinam omnes illud intelligant: «Levate oculos vestros, et videte regiones, quia albae sunt jam ad messem ». Hoc potissimum urgendum esse propositum had semel ediximus, salutem scilicet tot animarum modis omnibus provehendi; quod quidem eventurum confidimus non modo ex actuosa missionalium sollertia, sed etiam ex illorum industria atque ope quibus cordi est rei catholicae civilisque incrementum.

Qua spe laeti, tibi interea, Venerabilis Frater, concedimus ut sollemniore die, sacris operatus, adstantibus nomine Nostro benedicas, plenariam eisdem admissorum veniam proponens, usitatis Ecclesiae conditionibus lucrandam. Atque in caelestium munerum auspicium itemque benevolentiae Nostrae signum, Apostolicam Benedictionem Tibi, Venerabilis Frater, Salesianorum Familiae universae iisque omnibus qui sollemnibus sacris intererunt effuso animo impertimus.

Datum Romae, apud Sanctum Petrum, die XV mensis Maii anno MCMXXVI, Pontificatus Nostri quinto.

PIUS PP. XI.

AL VENERABILE FRATELLO MONS. GIUSEPPE GAMBA ARCIVESCOVO Di TORINO

PIUS PP. XI.

Venerabile Fratello,

Salute ed Apostolica Benedizione.

Un senso di particolare benevolenza Noi nutriamo per i missionari, perchè in mezzo a difficoltà d'ogni genere si sforzano a propagare la Fede e la Civiltà in terre lontane. Per questo abbiamo appreso con piacere che tra breve verrà celebrato l'anno cinquantenario dacchè i Salesiani, inviati dallo stesso loro Fondatore, il venerabile Servo di Dio Giovanni Bosco, compivano la prima spedizione verso la Patagonia per evangelizzare quei popoli, auspice la Vergine Ausiliatrice dei Cristiani. Ed è ben noto quanto colà siasi affaticata l'attività perseverante dei Salesiani, splendendo innanzi a tutti lo zelo di quell'uomo piissimo che fu Giovanni Cagliero, il quale, ascritto in seguito per i suoi meriti al Sacro Collegio Apostolico, tutti abbiamo pianto ultimamente. In seguito i Missionari Salesiani presero a lavorare alla salvezza delle anime anche in altre parti della vigna del Signore, nell'Asia, nell'Africa e nelle remote isole dell'Oceania; e in vero dall'opera loro viene ad essere mirabilmente illuminata di nuova luce la divina fecondità della Chiesa. Quindi approviamo pienamente il disegno di celebrare così fausto evento con straordinarie dimostrazioni di giubilo, e presso quel tempio di S. Maria Ausiliatrice, donde ogni anno molti alunni ed alunne Salesiani partono per le varie residenze missionarie.

A conseguire il desiderato scopo delle religiose festività certamente contribuiranno non poco e la pubblica Esposizione Missionaria, e il X° Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani, e, più tardi, anche il Convegno di tutti i Direttori delle Chiese Salesiane d'Europa presso la tomba del Fondatore dove attenderanno ad un corso di esercizi spirituali; perchè non si può mettere in dubbio che da cotesta intima congiunzione di animi ed unione di propositi la Famiglia Salesiana non attinga un ardore quasi nuovo per aumentare le sue insigni benemerenze verso la Chiesa.

Noi, quindi, o Venerabile Fratello, innalziamo a Dio i dovuti ringraziamenti, perchè in cotesta illustre tua sede tanti figli affezionatissimi attendono diligentemente ad ampliare il regno di Gesù Cristo; e instantemente preghiamo il Padrone della Messe a inviare moltissimi altri operai nel suo campo, essendo troppo doloroso che tanta moltitudine di genti sieda ancor adesso attraverso il mondo nelle tenebre e nell'ombra di morte. Oh! se intendessero tutti le parole: « Alzate lo sguardo a contemplare le regioni che già biondeggiano per il raccolto! » Più volte Noi abbiamo dichiarato che è questa la cosa da zelarsi sopra ogni altra: promuovere in ogni miglior maniera la salvezza delle anime; e confidiamo che sarà per compiersi, non solo per l'indefessa attività dei Missionari, ma anche per l'industria perseverante e il contributo di quanti hanno a cuore l'incremento del Cattolicismo e della Civiltà.

Rallegrandoci in questa speranza, concediamo intanto a Te, Venerabile Fratello, che in uno dei giorni solenni, dopo aver celebrato la S. Messa, benedica in nome Nostro ai presenti, offrendo loro l'indulgenza plenaria delle loro colpe, da lucrarsi alle consuete condizioni della Chiesa. Ed in auspicio dei celesti favori e in pegno della Nostra benevolenza, a Te, Venerabile Fratello, e a tutta la Famiglia Salesiana, e a tutti quelli che presenzieranno le religiose solennità, impartiamo con tutto il cuore l'Apostolica Benedizione.

Dato in Roma, presso S. Pietro, il 15 maggio dell'anno 1926, quinto del Nostro Pontificato.

PIUS PP. XI.

La lettura del documento è seguita con profonda emozione di spirito e suggellata da una nuova ovazione.

A così toccante manifestazione torna a donare nuova esca l'annunzio dell'invio dei seguenti telegrammi, che vengono ascoltati in piedi:

Santo Padre - Vaticano - Roma. - Cooperatori Salesiani, Decimo Congresso internazionale riuniti Casa Madre Venerabile Don Bosco, memori esempio insegnamenti Fondatore, umiliano protesta devozione filiale Vicario di Cristo, ringraziano Lettera Pontificia, sicuri che Congresso, confortato Benedizione Apostolica, darà copiosi frutti propaganda e opera missionaria secondo desideri direttive Santità Vostra. - Mons. Gamba Arcivescovo - D. Rinaldi.

Sua Maestà Vittorio Emanuele III - Roma. - Decimo Congresso Internazionale Opere Don Bosco nel Cinquantenario delle Missioni Salesiane rinnova riconoscente omaggio Maestà Vostra, e ricordando costante benevolenza Augusta Casa Sabauda verso istituzioni Don Bosco, invoca perenne protezione Divina su Vostra Maestà e

Real Famiglia. -Don Rinaldi, Superiore Salesiani.

Il saluto del Conte Rebaudengo.

Ed ha la parola il senatore conte Rebaudengo, presidente del Comitato Esecutivo della Mostra Missionaria e del X Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani.

L'illustre oratore, salutato con reverenza S. A. R. il Duca di Genova, dice che il Congresso « è opportuno complemento della Mostra, poichè con essa concorre ad elevare i cuori alla conoscenza del profondo significato delle Missioni e ad infondere negli animi un fervido trasporto per esse, traducentesi nel fermo proposito di promuoverle ed aiutarle. Orbene, è ora la volta di Don Rinaldi di ricevere dai componenti il Comitato pubblici ringraziamenti».

Ed accenna le ardue opere preparatorie della Mostra e il conforto che da tanta documentazione di eroico apostolato cristiano è venuto per gli organizzatori e oggi si trasfonde nei mille e mille visitatori, e continua:

Dai piedi dell' Imalaia alle pendici delle Cordigliere, attraverso l'Australia, attraverso l'Africa tenebrosa, è tutta una fioritura di Istituti salesiani, che segnalano una prodigiosa conquista spirituale, conseguita giusta i metodi ed i precetti di Don Bosco, essenzialmente coll'educazione della gioventù, che prepara e procura poco a poco la redenzione degli anziani, mentre assicura la civiltà cristiana delle generazioni avvenire. Mirabile fioritura sbocciata per impulso di Don Bosco, che, obbedendo al volere divino, manifestatosi in misteriosi sogni, dispose che l'opera sua, prima ancora di essersi allargata per tutta l'Italia, divenisse internazionale, e parte dei figli suoi espatriassero, rinunziando con generosità eroica alle delizie ed ai conforti del paese natio e della famiglia per accelerare il trionfo del regno di Cristo in terra.

Ebbene, questi Istituti occorre moltiplicare ed occorre rafforzare. Per questo necessita favorire, fomentare le vocazioni missionarie, procedendo, accanto e di conserva alla preparazione di missionari sacerdoti, alla formazione di missionari laici destinati parte a servirli e parte a renderne più efficiente il lavoro, quali sarebbero i capi d'arte e i provetti ed esperti agricoltori. E per questo fa d'uopo disporre di mezzi poderosi, e ad ottenerli non basta valersi delle pratiche fin qui usate: forse occorre cercare e trovare industrie nuove.

Tutto ciò voi, illuminati dall'esperienza, guidati dalla fede, coll'aiuto di Dio, colla protezione di Maria Ausiliatrice, ispirandovi a Don Bosco ed ai suoi degni successori, che gli furono prima collaboratori, poi continuatori, e che noi non sappiamo separare da lui nella nostra ammirazione e nella nostra gratitudine, tutto ciò, tutti questi gravi e complessi problemi, da cui dipende la salvezza di tante anime, voi sviscererete, indicandone le migliori soluzioni   

Voi vi trovate in questa città santa di Valdocco, ai piedi di Maria Ausiliatrice, a due passi da Maria Consolatrice, all'ombra del Monumento di Don Bosco, accanto al vasto, pietoso asilo, unico al mondo, del Cottolengo, ove ogni giorno si rinnova il divino miracolo della moltiplicazione dei pani. Dove sperare luogo più propizio ai vostri lavori, che andranno svolgendosi fra una cittadinanza religiosa, laboriosa e civile, che si onora dirsi la città del Sacramento, nel cui raggiunto fascino si sublima, da cui trae forze sovrumane, di una cittadinanza che seguirà le vostre discussioni cori rispetto, con simpatia, con cordiali auguri di proficuità? Imprendeteli adunque con ferma fede in Dio. Egli, sapendoli diretti alla sua maggior gloria, li benedirà.

" Il Ven. Don Bosco e le Missioni Salesiane ".

Ed è la volta dell'oratore ufficiale, S. E. R. Mons. Angelo Bartolomasi, Vescovo di Pinerolo e Onorario Castrense.

Il facondo Prelato esordisce col manifestare il timore di non corrispondere all'aspettazione dell'imponente assemblea ed alla solennità dell'ora, che « avrà eco in cinquanta nazioni, in mille Case Salesiane, su 400.000 copie del Bollettino della grande Opera ».

In quest'atmosfera satura di ricordi e di incommensurabili benemerenze io debbo parlare di Don Bosco apostolo; francamente questo onore che a me vien fatto per il solo titolo che da molti anni sono ammiratore ed amico dell'Opera Salesiana, è soverchiato dall'onere di non parlarne non indegna mente. Onere grave ed alto come il colosso granitico elevato a Don Bosco dai suoi Figli col lavoro tenace e geniale di mille e mille braccia, col lavoro di animi ispirati, e lanciati in un campo di conquiste che non ha confine, dalla fiducia in Maria Ausiliatrice, dal desiderio assillante di cercare e portare anime a Gesù, e, per dire tutto in una parola, da cuori salesiani.

Tenterò l'ascensione, come il soldato italiano che doveva volere e volle il dominio delle massicce vette delle Marmolade, delle Tofane, del Monte Cristallo, del Monte Nero, dei ghiacciai perenni, dell'Adamello e dell'Hortler.

Ed annunzia il tema: « DON Bosco E LE MISSIONI SALESIANE! eccolo gigante nel suo profilo, il colosso col quale cimento le mie impari forze... »

E, nitidamente, delinea la vocazione missionaria di Don Bosco, che sentì e coltivò il germe e i fervori dell'apostolato, da fanciullo, da chierico e da sacerdote, sorretto e guidato da Don Calosso, dalla sua santa mamma, dal suo Parroco, dal Beato Cafasso, e più ancora dalle voci e dalle ispirazioni di Dio, che lo aveva predestinato fondatore di nuove Missioni. Infatti:

Come e meglio che in Napoleone conquistatore di terre, da lui seminate di troppe lacrime, sangue e giovani vite, in Don Bosco il genio delle spirituali conquiste, seminate di genti civilizzate, di case coloniche, di opifici, di altari e di istituti di preghiera e di lavoro. In lui più profonda l'eco della parola missionaria del pacifico conquistatore Gesù: evangelizzate! Egli la sentì; la raccolse, la maturò nel raccoglimenti del suo spirito, nelle adorazioni davanti al Tabernacolo, la volle, la fece. Dio lo conduceva e disponeva gli avvenimenti; Don Bosco a lui si affidava.

Ed accenna al primo campo che la Divina Provvidenza assegnava ai Missionari di Don Bosco, l'immensa inesplorata terra del SudArgentino, la Patagonia; e agli altri ed altri campi ai quali si recarono in seguito gli umili seguaci del Pastorello di Castelnuovo, i quali anche nei luoghi più refrattari alla fede ed alla civiltà vedono fiorire sui loro passi la messe più promettente...

«Non si è spenta - esclama S. E. - l'eco del grido di Don Bosco: Datemi anime, altro non cerco!... » e « sulle orme di Don Bosco sempre! »

Sulle orme di Don Bosco sempre! Questo il motto, il programma di Don Rua, che conduceva i missionari partenti nelle modeste camerette del Venerabile Padre, quasi a saturar quei petti generosi dello spirito di Lui, che là aveva esalato serenamente l'ultimo respiro, e insanguarli nel sangue caldo salesiano: Da mihi animas, coetera tolle; a temprarli nella forza, che aveva elevato Lui sugli aspri sentieri ed alla vetta della missione di educatore e di apostolo, la fiducia in Maria Ausiliatrice.

Sulle orme di Don Bosco sempre! Il motto che fu sprone, conforto, luce radiosa, al venerando Don Albera; la parola d'ordine che è palpito di vita, di speranze, di larghe visioni, di forti propositi del terzo successore, il Rettor Maggiore della Pia Società Salesiana, Don Filippo Rinaldi, che saluto qui presente e che Dio ricolmi di ogni benedizione più bella e feconda; (e domani, suo onomastico, più intense siano sopra di Lui queste benedizioni).

E perchè fu questa la parola d'ordine trasmessa dalla grande famiglia salesiana, ecco la meraviglia di ramificazioni dell'albero maestoso, che ha sue radici in Valdocco, il tronco nella Basilica dell'Ausiliatrice...

E qui, come in un sol quadro, addita all'uditorio le Missioni alle quali, nel volger di pochi anni, han potuto dedicarsi i Missionari di Don Bosco:

Tentiamo un volo; il volo del pensiero più celere che gli ardimentosi voli di De Pinedo dall'I†alia al Giappone, di Franco dalla Spagna a Buenos Aires, di Amundsen e Nobile da Roma oltre il Polo Nord.

Sulle orme del Padre - col metodo cioè di guadagnare a Cristo la gioventù per salvare la società - i figli di Don Bosco e le figlie di Maria Ausiliatrice, divenute a fianco dei loro fratelli eroine nelle Missioni, penetrarono nel cuore dell'America del Sud, attraversato l'Atlantico, piantarono le loro tende nel Nord, nel centro e nel Sud dell'Africa; attraversato il Mediterraneo stabilirono case di educazione nella Palestina e nell'Asia Minore; attraversato l'Oceano Indiano entrarono nelle Indie, avanzarono nella Cina e lanciatisi sul Pacifico eressero Missioni nell'Australia.

Librati così a volo di pensiero sui continenti e sugli oceani, ricercate, signori, dall'alto i figli di Don Bosco, sparsi sull'orbe, soldati di linea, combattenti per le sante conquiste.

Voi vedete nell'America del Sud le grandi Missioni della Repubblica Argentina: la Patagonia e la Pampa, che ricordano il grande missionario Mons. Cagliero. Nel Chile il Vicariato Apostolico di Magellano, la terra di conquista di Mons. Fagnano. Nella Repubblica dell'Equatore, il Vicariato di Mendez e Gualaquiza, Missione iniziata nel 1894 dall'apostolo e vescovo Mons. Costamagna ed oggi retta ed allargata da Mons. Comin, apostolo dei Kivaros, che la scienza etnologica aveva definito «razza di gente barbara destinata a scomparire». Ed altrove li vedete questi uomini di Dio audaci e tenaci nelle Missioni; e sono le Missioni del Ciaco Paraguayo ove lottano con difficoltà generali, ideate dal grande Salesiano missionario Mons. Lasagna, caduto vittima sul campo a Juiz de Fora, e del Matto Grosso tra i Bororos, di Porto Velho sul Rio Madeira, di Rio Negro fra gli Amazzoni, missione questa che ebbe le sue vittime e fra esse la più memoranda, Mons. Giordano, e oggi affidata a Mons. Pietro Massa, Prefetto Apostolico. Li vedete generosi eroi come un Don Unia, nelle grandi lebbroserie.

Questi uomini, cercatori di anime, non d'oro, sono qua e là sparsi sul suolo africano. Eccoli in Algeria e Tunisia, ad Alessandria, al Cairo, a Porto Said, prodigarsi per gli europei immigrati e per gli indigeni, eccoli nel centro del Congo Belga, là voluti dall'illustre Cardinale Mercier, e sono ad Elisabetwille e nel Katanga, tra gli infelici colpiti dalla malattia del sonno; eccoli al Capo di Buona Speranza in istituti professionali, che anche sono centri missionari.

Ed a maggiori nuclei che nell'Africa, li vedete questi apostoli che non si arrestano davanti ad ostacoli di monti, a distanze e pericoli di mare e sanno amalgamarsi con tutte le razze, voi li vedete sparsi tra ebrei, protestanti e turchi da Gerusalemme, attraverso la Siria e l'Asia Minore, a Costantinopoli, fra gli indii di Tanjore, Madras e Calcutta e dell'Assam, il quale ha Prefetto Apostolico Mons. Mathias. Li vedete moltiplicarsi nella Cina, con le promettenti missioni di Heung Shan e Macau, di Sciu-Chou, campo di lavoro di S. Ecc. Mons. Versiglia, e nella nuovissima missione di Kiu Sciu nel Giappone. Li scorgete anche nella lontanissima Australia a Kimberley, ove altro Vescovo, Mons. Coppo, ed a Melbourne.

« Don Bosco - esclama in fine l'oratore - fu l'uomo dei suoi tempi, l'uomo provvidenziale nel secolo XIX. Ma bisogna anche dire che i suoi figli sono gli uomini apostoli dei tempi nostri ».

Essi portano a noi l'eco e le visioni di razze umane che in linea di civiltà, sono in arretrato di di molti secoli e fra queste razze colla carità di Gesù Cristo, collo spirito e genio santamente conquistatore ed educatore di Don Bosco, portano i risultati più moderni dell'arte, dell'industria e del commercio, portano la civiltà cristiana, cercano la salute delle anime...

Vi fu nel secolo XIX un uomo mandato da Dio , il cui nome era Giovanni, questi venne - come Battista al Giordano - sulle rive del Po e della Dora per dare testimonianza alla luce evangelica.

Egli non era la luce; ma nei due emisferi, europeo ed americano, diede magnifica testimonianza al sole di verità, che è Gesù Cristo, ed alla luce soave della Stella del mare, Maria Ausiliatrice.

A Lui, Don Giovanni Bosco, l'ammirato pensiero, l'amore profondo che è riconoscenza, l'omaggio devoto come a colui, che Dio scelse e fece grande nei popoli, e padre di famiglia immensa.

Ai suoi figli, che di qui nel mondo si irraggiano ed in tutte le terre irradiano luce di fede, ardori di carità, la cooperazione dei cuori tutti che comprendono la grandezza morale di Don Bosco; la bontà e la forza dello spirito salesiano.

Il discorso di Mons. Bartolomasi - frequentemente interrotto da fragorose acclamazioni - fu coronato da una triplice ovazione indimenticabile.

Il voto di Mons. Arcivescovo.

Ultimo a parlare - e sempre fra il plauso reverente della magnifica assemblea - è Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giuseppe Gamba.

L'amatissimo Arcivescovo di Torino ricorda con nobilissime parole di essere stato uno dei fortunati discepoli di Don Bosco ed esprime l'amor suo per l'Opera Salesiana.

Si dichiara lieto di poter recare ai Cooperatori il suo fervido saluto. Si associa, con grande entusiasmo, alle eloquenti espressioni di omaggio e di ammirazione pronunciate dagli oratori precedenti in onore di Don Bosco e della Società Salesiana. Formula gli auguri più sinceri per la completa riuscita dell'adunata importantissima, che a Valdocco trascende quest'anno il consueto valore per assurgere ad una più alta e grande significazione.

«Torino è orgogliosa di ospitare i convenuti d'ogni parte del mondo a questo Decimo Congresso e, soprattutto, è fiera di ospitarli in questa Casa, da cui si è irradiato tanto splendore di luce cristiana. A me tocca di esprimere soltanto un voto: quello che il Congresso arrechi alle mondiali Missioni Salesiane quell'efficacia e quello sviluppo che ardentemente domandiamo a Dio, per la salvezza vera della Società. I tempi che verranno possano veder moltiplicata questa feconda opera di bene, così da diffondere la luce e la pratica del Vangelo in ogni canto della terra per far trionfare Gesù Cristo e il Suo Regno ».

E, ricordate le imponenti feste di quei giorni per la Regalità di N. S. Gesù Cristo, con voce commossa il santo Pastore ripeteva il voto d'ogni vero cristiano che Gesù regni in ogni Terra e in ogni cuore con la verità e con l'amore.

«Diamo questa fiaccola ai Missionari: e la scintilla partita da Torino divenga il sole splendente che scaldi ed illumini la gente umana, raccolta in un unico ovile sotto un unico Pastore! »

Le ispirate parole di Mons. Arcivescovo di Torino furono degna corona della prima giornata del Congresso.

IL SECONDO GIORNO.

La seconda giornata del X Congresso di Cooperazione Salesiana fu un'altra splendida prova dell'affetto e dell'interessamento che lega i Cooperatori all'Opera di Don Bosco. La folla dei Congressisti superò le più rosee previsioni, per l'arrivo di 400 e più sacerdoti decurioni e direttori diocesani, da tutte le diocesi del Piemonte e da altre regioni.

Al palco d'onore siedono le LL. EE. RR.me gli Arcivescovi Mons. Mazzella di Taranto e Guerra, ed i Vescovi Mons. Pinardi, Monsignor Rossi di Susa, Mons. Munerati di Volterra, Mons. Travaini di Fossano, Monsignor Milone d'Alessandria; il rev.mo Monsignor Lombardi Presidente dell'Opera Bonomelli, il rev. Ottini, Abate dei Canonici Regolari Lateranensi e Prevosto di Verrès, e il rev.mo sig. Don Rinaldi.

I Convegni dei Decurioni.

Prima di passare allo studio dei temi, il propagandista Don Antonio Fasulo riferisce ampiamente sui convegni, tenutisi in questi ultimi anni, in ogni parte d'Italia, ai quali parteciparono molti dei nostri 30o direttori diocesani e dei 4.500 decurioni dando «prova di caldo zelo e di generosa attività ».

« Abbiam visto - esclamava Don Fasulo - nei nostri modesti convegni 1oo, 15o, 200 sacerdoti, in gran parte parroci... Abbiamo visto dei venerandi sacerdoti di ottanta e più anni muoversi da luoghi lontani centinaia di chilometri ed eccentrici, scendere da paesi di montagna, viaggiare di notte, d'inverno, fare dei non brevi tratti a piedi per venire a dire il loro attaccamento a Don Bosco ed ai suoi poveri figli...

» Maria Ausiliatrice e il Ven. Don Bosco hanno misurato lo zelo, il sacrifizio di queste anime generose ed hanno benedetto i nostri convegni. Da essi sono uscite nuove onde, nuove scintille, nuove fiamme di vita salesiana... ».

Indubbiamente, cotesti convegni di sacerdoti , entusiasti dello spirito del nostro Fondatore, che anelano conoscere più intimamente per meglio ricopiarlo a vantaggio delle popolazioni, non solo giovano a circondare l'opera salesiana di più larghe simpatie, ma favoriscono in primo luogo il grande ideale vagheggiato dal Venerabile coll'istituzione dei Cooperatori, che fu quello di moltiplicare tra il popolo e il clero secolare i cuori santi e generosi che si propongano di vivere dello spirito salesiano, quasi altrettanti salesiani.

Noi, quindi, non possiamo non ringraziare il Signore ogni volta che si adunano cotesti convegni; e Lo preghiamo fervidamente a benedirli di copiosissimi frutti. Si tratta di adunanze che, col volger degli anni, dovranno rivestire un'importanza sempre più grande, quanto più si riuscirà a dare ad esse un'impronta di vero studio dal metodo salesiano applicato ai bisogni dei luoghi, pur conservando quella gioviale cordialità che voleva Don Bosco.

Comitati Dame Patronesse.

In seguito la contessina Camerana, Segretaria del Comitato Centrale Dame Patronesse, fa una breve relazione sul lavoro svolto Pro Missioni Salesiane.

«Si è pensato - dice - di interessare in modo più energico e fattivo le nostre signore e anno per anno abbiamo concentrato l'interesse delle Patronesse al lavoro degli Arredi Sacri per le Missioni e ringraziando Dio e la nostra Ausiliatrice parmi che un piccolo progresso annuale si possa notare dal giorno 19 marzo 1922 in cui il veneratissimo Don Filippo Rinaldi benediceva il nostro laboratorio...

» Di più da cosa nasce cosa, e per animare le nostre signore, siamo venute via via cercando quei mezzi che più avrebbero fruttato allo svolgersi del nostro lavoro. E certo a tutti sono note le nostre iniziative, le cassette-cappelle, gli Altari portatili e, oggi ancora, quella parte data all'assistenza sanitaria, svoltasi in ambulatori-cassette, soccorsi d'urgenza e materiale che noi sappiamo essere necessario ai Missionari ».

Anche la signorina Irene Papale di Catania accenna al lavoro svolto in favore delle Missioni Salesiane in Sicilia.

"Mezzi materiali".

Lo studio del 3. Tema «Mezzi materiali» riuscì assai denso per il contributo dei Congressisti.

Ecco i suggerimenti più pratici e più facili ad attuarsi.

Ogni Cooperatore salesiano, che ha qualche negozio od esercita una professione, tenga - e in vista, o presso la porta d'ingresso, o presso la cassa dei pagamenti, il salvadanaio pro Missioni Salesiane; e rimetta regolarmente il totale delle somme raccolte alle Direzione Generale delle Missioni Salesiane.

I revv. Parroci e quanti altri Cooperatori sono in grado di raggiungere il caritatevole intento, inoltrino personalmente alla Direzione delle Case Commerciali della propria parrocchia - non solo alle fabbriche di tessuti ma a qualunque ditta industriale - umile domanda di un soccorso in generi per le Missioni Salesiane; ed alle famiglie benestanti rinnovino frequentemente la dichiarazione che i Missionari di Don Bosco accettano - e con la più viva riconoscenza - anche oggetti ed abiti usati, per i loro poveri neofiti.

Ogni decurione, a mezzo di un zelatore o di una zelatrice, preferibilmente scelti tra gli ex-allievi o le ex-allieve, curi il confezionamento di qualche capo di biancheria o di vestiario, o lini e arredi sacri presso le famiglie benestanti; e, dove il numero degli oggetti raccolti lo consigli, prima dell'invio alla Direzione Generale ne faccia una piccola esposizione locale, magari nella sacrestia, in occasione della festa di Maria Ausiliatrice; e il Bollettino Salesiano pubblichi - a dovuta lode e ad edificazione - i nomi delle prime parrocchie che realizzeranno questo voto.

Dove, poi, il numero dei Cooperatori è forte ed attivo, si zeli la fondazione di una borsa perpetua per il mantenimento di un aspirante missionario, o di un missionario, o di un maestro di un villaggio, o di un catechista, ponendosi in diretta corrispondenza col Rettor Maggiore Don Rinaldi o con la Direzione Generale delle Opere e Missioni Salesiane, per ogni chiarimento e informazione.

La seconda adunanza di sezione venne chiusa dal sig. Don Rinaldi, che ebbe parole del più cordiale ringraziamento per l'entusiasmo constatato a favore delle Missioni. « E ne abbiamo immenso bisogno. Mentre ci arrivano le prime consolanti notizie dei nostri cari Missionari che si son recati a Giappone, ci giungono nuove istanze d'inviare altri Salesiani alla penisola di Malacca e al basso Orenoco; e noi, pur facendo gravi sacrifizi per il personale, non potremo compiere le nuove spedizioni senza l'appoggio della carità dei Cooperatori».

Agape fraterna.

Il sig. Don Rinaldi, per mostrar in qualche modo la sua riconoscenza a tanti bemeriti cooperatori, parroci e Sacerdoti, accorsi al Congresso, li invitò alla nostra mensa. Le tavole vennero disposte in un angolo del 1° cortile, coperto di ampi tendoni, che prese l'aspetto di una vera maloca, o di un grande capannone dei Tucani della Prefettura Apostolica del Rio Negro.

E sommarono a più di 8oo i commensali.

Attorno al Rettor Maggiore, di cui ricorreva l'onomastico, si assisero l'Arcivescovo Salesiano Mons. Guerra, Mons. Mazzella, Arcivescovo di Taranto, Mons. Milone, Vescovo di Alessandria, Mons. Bartolomasi, Vescovo di Pinerolo, Mons. Travaini, Vescovo di Fossano e amministratore di Cuneo, Mons. Munerati, Vescovo di Volterra, Mons. Rossi, Vescovo di Susa, ed altri Prelati e insigni Cooperatori.

Don Fasulo comunicò le numerosissime adesioni pervenute dai direttori diocesani di ogni parte d'Italia e dell'estero.

Il cantore di Don Bosco, il vecchio e sempre giovane Don Francesia, malgrado i suoi 87 anni, salì su una sedia e con voce alta chiarissima lesse, come è solito, su di un fogliettino scritto in caratteri minutissimi, i suoi versi in onore di Don Bosco, dei suoi successori, della Vergine Ausiliatrice e delle Missioni Salesiane...

Radunarsi un gran dì vide Sionne

E l'Arabo, e il Romano, e il Greco, e il Scita, Vari di lingua e di diverse gonne, Col Siro e col Caldeo e l'Elamita;

E sentir tutti una loquela sola,

Che scende ancor all'alme e le consola.

Ma non erano là tanti Argentini, Cileni, Brasiliani e Patagoni,

Non Messicani, Colombian, Fueghini, Nè Peruani, nè di tante altre nazioni, Uniti in un pensier ed un cor solo Sebben giunti da l'un e l'altro polo.

Qual Cesare giammai, qual Carlo Magno, Od Alessandro vide tanta gente?!...

Mons. Lombardi, di Cremona, dell'Opera Bonomelli, ricorda la visita fatta alle Case Salesiane dell'America Latina dal Principe Ereditario: e rievoca la crociera della nave « Italia », di cui fece parte, inneggiando all'opera dei missionari salesiani.

Dopo un brindisi in versi di un sacerdote di Arezzo, e un saluto del cav. Poso di Bernal, a nome dell'Argentina, Mons. Bartolomasi esalta con vibranti parole l'opera di Don Bosco e la sua famiglia invocando le benedizioni della Vergine Ausiliatrice su tutti, specialmente su Don Filippo Rinaldi.

In ultimo il venerando Rettore Maggiore esprime la sua consolazione nel vedere tanti sacerdoti cooperatori salesiani raccolti alla medesima mensa. Li ringrazia per la prova di affetto data alla persona di Don Bosco che egli rappresenta e per le opere che essi compiono in mezzo alla società, portando le idee di Don Bosco nel mondo. Ringrazia i Vescovi che insegnano quello che è la carità e la bontà, ed ha una parola particolare di gratitudine per i francesi, tedeschi, polacchi, ed i rappresentanti di tante altre nazioni del mondo, stretti nell'ammirazione e nell'imitazione di Don Bosco.

"La stampa."

Nel pomeriggio del 26 maggio, venendosi a trattare del 6° Tema: La Stampa missionaria, il Congresso tributò un meritato applauso ai rappresentanti della stampa quo tidiana della città, per la cooperazione concorde a favore dell'Esposizione Missionaria e del X° Congresso Internazionale.

Ed unanime fu il voto dei Congressisti che si cerchi di divulgare dappertutto l'idea missionaria e valorizzarla col procurarle la simpatia universale, non solo nei periodici missionari, ma su d'ogni foglio quotidiano e rivista.

Merita lode chi si abbona al periodico missionario, e lo legge e lo fa leggere anche in altre famiglie; ma si rende assai più benemerito dell'Opera delle Missioni Cattoliche, chi se ne fa ammiratore caldo e convinto, con brevi o lunghi articoli, su qualunque foglio quotidiano e periodico.

Il Congresso espresse pure il voto che dai Cooperatori della città o del luogo si abbonino alle pubblicazioni missionarie le scuole pubbliche e private, e particolarmente le loro biblioteche, perchè anche i periodici missionari, legati per annate, possano vantaggiosamente circolare per le mani degli scolari e tra le loro famiglie.

"Opere Missionarie Pontificie".

L'interessamento per la divulgazione ed il fiorire delle tre grandi Opere Missionarie Pontificie - cioè dell'Opera della Propagazione della Fede, dell'Opera della S. Infanzia e dell'Opera di S. Pietro Apostolo per la formazione del Clero indigeno - fu pari all'entusiasmo con cui i Congressisti si occuparono dei temi precedenti, con viva soddisfazione del nostro Rettor Maggiore. Anche il Ven. Don Bosco deve avere esultato dal cielo nello scorgere tant'ardore di carità in quei suoi Cooperatori, in gran parte sacerdoti, i quali accettarono all'unanimità i voti del Convegno dei nostri Decurioni, tenutosi a Roma nella prima decade di maggio, che il Bollettino pubblicava nel numero di giugno u. s. e cioè: i Direttori e i Decurioni dei Cooperatori Salesiani:

1) Diano il loro nome all'« Unione missionaria del clero» che è destinata a mantenere vivo nei sacerdoti lo spirito missionario;

2) diffondano nel popolo la santa pratica di pregare per le missioni e per i missionari;

3) facciano continua ed efficace propaganda e preghiere in favore delle tre Opere Pontificie « Propagazione della fede », « S. Infanzia », e « S. Pietro Apostolo per la formazione del clero indigeno ».

Ricordarono anche e fecero fervidi voti perchè presso ogni fonte Battesimale si collochi - come già propose il Bollettino Salesiano, facendo sua la santa idea di un zelante cooperatore (il dottor Pietro Perin di S. Donà di Piave) - una cassetta per elemosine, con la scritta Offerte per l'Opera della S. Infanzia ad implorare una special benedizione sui neonati nel giorno del loro battesimo.

La proposta è bella e facile; e ci auguriamo che abbia ad essere attuata da tutti i revv. Cooperatori che han cura d'anime.

LA SEDUTA GENERALE.

S'inizia alle 16,30 precise, dopo l'ingresso di S. E. Rev.ma l'Arcivescovo Mons. Gamba, dei Vescovi Missionari Mons. Perlo e Mons. Perruchon, e degli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi poc'anzi ricordati.

Il segretario Don Trione comunica numerose e belle adesioni di E.mi Cardinali, Arcivescovi e Vescovi d'Italia, d'Europa, delle Americhe e di altre parti.

Propone anche, tra unanimi applausi, l'invio di una supplica al S. Padre per affrettare l'introduzione della Causa di Beatificazione dei Servi di Dio, il Principe Polacco Don Augusto Czartorvski e Don Michele Rua, I° Successore del Ven. Don Bosco; e una lettera di ringraziamento a S. E. Mons. Vescovo di Barcellona (Spagna) per l'inizio del Processo dell'Ordinario dell'insigne Cooperatrice Salesiana, la Serva di Dio donna Dorotea de Chopitea.

Necessità della preghiera per l'Opera delle Missioni.

Quindi si presenta alla tribuna il rev.mo P. Stradella S. J. Rettore dell'Istituto Sociale di Torino, per trattare della necessità della preghiera per l'opera delle Missioni.

Dopo un entusiastico saluto a Don Bosco e all'Opera Salesiana, il ch.mo Padre esordisce col rilevare come il Signore affidi alle nostre preghiere ed alla corrispondenza alla grazia l'importantissimo affare dell'eterna salute. Un giorno conosceremo ed ammireremo le vie della Provvidenza Divina nei frutti meravigliosi della preghiera. Gesù l'ha promesso: e i Santi han toccato e toccan con mano l'infallibilità della parola: « Pregate ed otterrete. Tutto ciò che domanderete al Padre in mio nome, l'avrete! ». San Francesco Saverio, S. Francesco di Sales, e tante altre anime apostoliche hanno donato alla Chiesa migliaia e migliaia di nuovi figli con la preghiera.

Preghiamo anche noi per i Missionari e per la conversione del mondo indefele. Ciò che può far salvi i popoli non sono le strabilianti invenzioni moderne, ma è Dio che discende nelle anime, invocato dalla preghiera. Domandiamo per mezzo di Maria Ausiliatrice la conversione del mondo. Imploriamo la conversione del mondo infedele con l'invocazione quotidiana: Adveniat Regnum tuum, con la recita quotidiana di una decina del S. Rosario, con una S. Comunione mensile. Uniamoci cordialmente ai 28 milioni l'associati all'Apostolato della Preghiera, e siam certi che anche questa forma di apostolato, umile e silenzioso, affretterà efficacemente l'estensione del Regno di Dio a tutta la terra.

Le Missioni Cattoliche elemento di coltura e di educazione.

Dopo il P. Stradelli, prende la parola il gran uff. prof. Costanzo Rinaudo, per dimostrare i benefici effetti che la storia delle Missioni Cattoliche può produrre nei cuori giovanili.

Il venerando ex-allievo di Don Bosco, che l'assemblea saluta con alto applauso allorchè si compiace di ricordare come a lui, appena tredicenne, nel 186o, il Venerabile Don Bosco affidava trenta fanciulli per prepararli alla prima ginnasiale, dopo aver anche brevissimamente rievocati i vincoli di spirituale amicizia che lo legarono a S. E. il Card. Cagliero, che diresse i suoi primi passi di allievo, a Mons. Giacomo Costamagna e a Mons. Fagnano, svolge il tema: Le Missioni Cattoliche, elemento di coltura e di educazione morale nella scuola media e superiore.

Le scuole medie superiori raccolgono i giovani dai 14 ai 18 anni, nel periodo critico dell'adolescenza, periodo il più fecondo per la germinazione dei principii spirituali, che vengono seminati nelle loro anime.

È l'età in cui l'intelletto si apre avido e curioso del sapere, e le energie fisiche e spirituali si sviluppano, gli slanci naturali tendono alla conquista rapida, si compie l'assimilazione del mondo esterno; periodo in cui la parola autorevole e ancor più l'esempio esercitano sulle anime non ancora intristite dalle miserie umane un'efficacia prepotente; periodo in cui si forma veramente la pianta che dovrà fiorire e fruttificare.

Grave quindi la responsabilità di quanti sono a contatto di queste anime in formazione: della famiglia, della chiesa, della scuola. Maggiore forse quella della scuola, degli insegnanti, a contatto con gli allievi, investiti per il loro stesso ufficio di un'autorità speciale. Tutti gli elementi, che concorrono ad elevare lo spirito e la coscienza, devono essere adoperati dagli insegnanti per l'alto fine, specialmente da quelli, la cui materia d'insegnamento meglio si adatta all'educazione, come la letteratura, la filosofia, la storia. Dev'essere la storia sopratutto non solo testis temporum, nuntia vetustatis, lux veritatis, ma pure magistra vitae; in quanto è scuola di abnegazione, di perduranza, di disciplina, di nobile disinteresse, di tolleranza, non d'indifferenza d'opinioni.

Alcuni elementi sopra gli altri concorrono a rinvigorire il senso morale della gioventù, ad elevarla ad alti e puri ideali in tanta ressa di godimenti, in tanto turbinio di materiali interessi, e tra le fiacche condiscendenze d'un sapere spesso incompleto. Il gusto dell'arte, l'amore della patria, il culto della scienza sono elementi nobilissimi; ma nulla più vale a trascinare gli animi giovanili delle avven†ure della vita missionaria.

Infatti altissimo il fine: sgombrare spiriti umani da selvagge superstizioni o da secolari errori, ed elevarli alla concezione cristiana del divino e dell'eterno; redimere popolazioni immerse nell'abbrutimento dei sensi e sollevarle alla purezza individuale, famigliare e sociale; avviare i redenti a forma di vita pacifica, laboriosa e serena; preparare le menti ad accogliere i germi della civiltà e a cooperare al progresso unamo nelle arti, nelle lettere, nelle scienze, nell'agricoltura, nelle industrie, nel commercio.

Nobilissimi e suggestivi i mezzi: non la violenza delle armi, non la cupidigia dei traffici, non la passione della conquista e del dominio, non l'ambizione di titoli e dignità umane; ma l'olocausto della vita trascorsa in terre spesso inesplorate, tra continui disagi e sofferenze, tra i pericoli dell'aspra natura e dell'umanità selvaggia, senza possibilità di assistenza e di conforto. I missionari modesti e semplici, ma animosi e forti; buoni, soavi, caritatevoli, pazienti, ma con alto sentimento della dignità missionaria, che a tutti s'impone; davanti alla coscienza sola l'immagine del Cristo crocifisso, che loro è guida e premio.

È ineffabile l'impressione di questa vita missionaria sulle anime non ancora maculate degli adolescenti, mentre essa è pur parte integrale della storia dell'incivilimento umano. Perchè non adoperare più largamente questo mezzo potentissimo di educazione religiosa, morale e civile?...

E l'assemblea approva, unanime, questi voti:

Il X° Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani del Ven. Don Bosco, convocato a Torino nella Casa Madre della Società Salesiana, nella ricorrenza del Cinquantenario delle Missioni Salesiane:

Considerando l'influenza manifesta delle Missioni Cattoliche sulla diffusione della civiltà, e, quindi, la loro notevole parte nella storia dell'incivilimento umano;

considerando l'altissimo fine religioso, morale e civile che si propongono le Missioni Cattoliche, e la profonda impressione che può suscitare la vita e l'eroica virtù dei Missionari sulle anime degli adolescenti;

considerando in particolare che le Missioni cattoliche col Vangelo di Cristo e con la fiaccola della civiltà, diffondono, pure, per tutto il mondo l'estimazione e l'amore alla patria dei missionari stessi;

fa voti: 1) che nell'insegnamento della Storia nelle Scuole Medie Superiori si conceda parte conveniente alla storia delle Missioni; 2) che si favorisca la letteratura storica missionaria e la si introduca nelle Biblioteche scolastiche.

Considerando inoltre come questa influenza delle Missioni Cattoliche può tornare utile e altamente educativa anche ai fanciulli allievi di tutte le altre Scuole;

fa voti: 1) che nelle antologie e nei libri di lettura, sia per le Scuole Elementari che delle Scuole Medie Inferiori, s'introducano cenni e fatti attraenti delle Missioni; - 2) che nelle rispettive bibliotechine scolastiche abbiano un posto conveniente libri e riviste illustranti le Missioni stesse; - 3) che nelle conferenze e lezioni con proiezioni luminose si dia campo agli argomenti illustranti le Missioni; - 4) che si diffonda l'uso dei cartelloni e quadri missionari.

Il problema più grave: " I Missionari son troppo pochi ".

Rilevata l'efficacia della storia delle Missioni Cattoliche nell'animo dei giovani studenti, l'assemblea è condotta dall'eloquenza apostolica del rev.mo P. Sales delle Missioni della Consolata a meditare sul più grave problema missionario, sul troppo esiguo numero dei nuovi apostoli di fronte all'immensità del lavoro da compiere.

Esiste il problema missionario, perchè ne esistono i fattori costitutivi: esiste un mondo infedele; esiste il dovere della Chiesa - nei suoi Pastori e nei suoi membri - di occuparsi della conversione di questi infedeli; esistono i mezzi preordinati e voluti da Dio. I mezzi li conosciamo: la preghiera, le offerte, il personale. Ora, la soluzione del problema missionario sta tutta qui: proporzionare i mezzi al fine. Ma i mezzi sono oggi proporzionati ai bisogni delle Missioni? Risponderò per ciò che riguarda il personale missionario.

La prima risposta non è mia, ed è antica di venti secoli: Operarii pauci. E siccome il Vangelo è e sarà sempre parola di verità, così questa gemito uscito dal labbro, o meglio dal cuore del Divin Maestro, esprime ed esprimerà sempre una dolorosa realtà: i Missionari son troppo pochi.

E vi è l'argomento ugualmente persuasivo delle statistiche. In Cina: 3 mila missionari per 400 milioni di infedeli e cioè un missionario ogni 133 mila pagani. Nelle Indie: 3 mila missionari per 300 milioni d'infedeli e cioè un missionario ogni 100 mila pagani. In Africa: 2 mila missionari per i 5o milioni di infedeli e cioè un missionario ogni 50 mila infedeli. In Giappone e Corea: 200 missionari per 7o milioni di infedeli e cioè un missionario ogni 200 mila pagani.

Questa scarsità di personale missionario è aggravata dalle circostanze in cui si svolge l'apostolato cattolico, chè il missionario non solo deve lavorare alla conversione di un gran numero di infedeli, ma ha da svolgere inoltre la sua attività fra gli indigeni convertiti, che in ogni singola stazione di Missione possono essere alcune centinaia ed anche alcune migliaia; e cioè quanti basterebbero ad esaurire l'attività di un sacerdote qui in patria, tanto più se si tien conto che ques†i neofiti, come i primi cristiani della Chiesa, sono fervorosissimi e s'accostano ai Sacramenti con esemplare frequenza. Inoltre il missionario ha le scuole, gli ospedali, i fabbricati da costrurre, il vitto da procurarsi con le sue mani, ed è padre: è insomma aggravato da un cumulo di occupazioni, delle quali ognuna basterebbe anch'essa ad esaurire l'attività di un uomo.

Un'altra ragione accentua vieppiù la scarsità del personale missionario: e cioè la stessa configurazione etnografica dei paesi di Missione, che contano una percentuale relativamente minima di abitanti per ogni chilometro quadrato; e questi abitanti non raggruppati in paesi o città, ma sparsi in povere capanne disseminate e distanti l'una dall'altra; e mentre qui da noi vi sono innumeri mezzi di locomozione, nei paesi di Missione, per mancanza di veicoli o di strade, le enormi estensioni devono essere percorse dal missionario pedibus calcantibus.

Ma ciò che rende più impressionante la scarsità del personale missionario è il momento attuale delle Missioni. Questa è l'ora delle Missioni: l'ora più solenne che mai sia scoccata nella storia dell'apostolato cattolico. In Italia non si ha una precisa idea della trasformazione che la guerra ha apportato in tutti i paesi del mondo pagano. I pagani di oggi non sono più quelli di venti anni fa. Essi si sono destati dal profondo letargo, in cui giacevano, di barbarie e di ignoranza e, assetati di novità, di europeismo, si avvìano in massa verso una civiltà e verso una religione. Ma quale religione? Sta qui tutta la gravità della situazione: poichè i cattolici non sono soli sul campo dell'apostolato: ma vi sono i mussulmani ed i protestanti: ed i mussulmani sono potenti e sono in continuo aumento; ed i protestanti, specialmente nel dopo guerra, si sono lanciati all'assalto del mondo pagano numerosi, audaci, invadenti, formidabilmente equipaggiati, e cercano non solo di arrestare la marcia dei cattolici, ma di travolgere ancora coi loro fiumi di sterline e con le loro falangi di ministri e di ministresse tutto quanto i cattolici hanno edificato da tanti secoli con tante fatiche, con tante lagrime, con tanto sangue. L'ora è solenne, e forse in questo secolo si decidono le sorti d'una gran parte del mondo pagano; o cattolico, o protestan†e, o mussulmano. Oggi siamo ancora in tempo: e se i cattolici muoveranno numerosi e compatti, la Chiesa segnerà le più strepitose vittorie...

Iddio, da parte sua, non lesina le grazie. Egli ispira ogni giorno fondazioni di nuove case missionarie, tant'è che, mentre 5o anni fa, non esisteva in Italia che un Istituto missionario propriamente detto, oggi se ne contano sei; e tutte le Congregazioni religiose, che, fino a pochi anni fa, limitavano la loro azione all'apostolato qui in patria, o ad essa consecravano la maggior parte della loro attività; oggi sono discese con rinnovato ardore sui campi di Missione, rivendicando coi fatti le loro antiche benemerenze.

E il nostro Piemonte deve andare santamente orgoglioso di essere, coi suoi tre cardinali missionari (Massaia, Cagliero e Bonzano), coi suoi 300 pionieri di fede e di civiltà, con le sue case missionarie, all'avanguardia delle altre regioni consorelle.

E la nostra Torino deve andare santamente fiera di poter aggiungere agli antichi titoli di Città del Sacramento, Città della Consolata, Città dei Santi, anche quello di Città delle Missioni; e ciò sopratutto in grazia alle due fiorentissime istituzioni che oggi si sentono così fraternamente unite: le Missioni Salesiane e le Missioni della Consolata; le due istituzioni sorte entrambe ai piedi di Maria Santissima nei due Santuarii che sono le due spirituali roccaforti di Torino; le due istituzioni che sono unite da vincoli sacri e infrangibili poichè mentre Don Bosco, discepolo del Cafasso, fondava le Missioni Salesiane, il can. Allamano, nipote del Cafasso e discepolo di Don Bosco, fondava le Missioni della Consolata, e tutti e †re provengono da quella terra feracissima di Santi che è Castelnuovo d'Asti; le due istituzioni che per i successi ottenuti, per lo sviluppo avuto, per i moderni e audaci mezzi e metodi di evangelizzazione adottati s'impongono alla ammirazione universale; le due istituzioni che oggi sono unite nella gioia, perchè mentre i Salesiani celebrano il loro primo cinquantenario, i missionari della Consolata celebrano il loro primo venticinquennio; le due istituzioni che, come oggi sono unite nella gioia, erano ieri unite nel dolore: i salesiani con la perdita del loro pioniero nella persona del Card. Cagliero; e i missionari della Consolata con la perdita del loro Fondatore, il Can. Allamano; sulle due tombe queste due istituzioni deposero un comune giuramento: di procedere sempre fianco a fianco, stretta la mano fraterna, verso il comune ideale, per portare l'Italia, sede del Papato e centro del Cattolicismo, al primato nel nobile arringo dell'apostolato cattolico.

E come il Signore moltiplica le case missionarie, così da parte sua, suscita sempre nuove e sempre più numerose vocazioni all'apostolato. E allora la scarsità di personale missionario dipende solo da noi, che non corrispondiamo a queste grazie. Corrispondere vuol dire non solo opporsi, ma favorire le vocazioni missionarie. L'obbiezione: che i sacerdoti in patria siano scarsi non vale. E vero: i sacerdoti in patria non sono così abbondanti come nell'anteguerra: ma non sono scarsi se si pensa che mentre non vi sono che 15 mila missionari per evangelizzare mille milioni di infedeli, vi sono in Italia 70 mila sacerdoti per 40 milioni di cattolici.

Del resto il favorire le vocazioni missionarie è il mezzo più efficace per aumentare le vocazioni sacerdotali in patria. Lo dice il Divino Maestro: « Date et dabitur vobis »; lo dice il Papa Pio XI nella sua ultima Enciclica, come l'aveva detto Benedetto XV nella sua Lettera Apostolica...

La calda parola di Padre Sales è salutata dal più intenso scrosciare d'applausi, indice dell'eco profonda che ha destato nei cuori.

I giovani cattolici.

Il marchese Baldovino di Rovasenda reca al Congresso la voce dei giovani cattolici. L'oratore, prendendo lo spunto dal recente Congresso della Regalità di Cristo, afferma che una superba realizzazione del concetto della sovranità di Cristo fra tutti i popoli della terra fu data dall'Opera di Don Bosco che inviò i suoi ferventi apostoli fra gente di ogni terra e d'ogni razza. Afferma che i giovani cattolici non si volgono all'ideale missionario attratti da uno spirito di avventure, ma si volgono ad esso perchè essi amano la semplicità e l'onestà del selvaggio e amano il sacrificio e l'abnegazione del Santo Vangelo.

Passa, quindi, a descrivere tutti i mezzi onde si servono i Circoli della gioventù cat tolica per propagandare l'ideale missionario, primo fra essi la Comunione frequente e le preghiere recitate ogni giorno per la realizzazione del regno di Cristo tra i popoli idolatri. Finisce volgendo un caloroso appello ai presenti affinchè vogliano aiutare quei giovani che lasciano la famiglia e la patria per portare l'idea cristiana e la civiltà tra i popoli infedeli.

Richiamandosi alle parole del conte Baldovino di Rovasenda, il sig. Don Rinaldi, rivolge un vivo encomio alle schiere della gioventù cattolica, ed elogia l'annuale contributo finanziario che il fiorentissimo Circolo « Auxilium » del 1° Oratorio di Don Bosco reca alle Missioni Salesiane.

Il cav. Giacomo Di Poso reca il saluto della Repubblica Argentina.

Mons. Guerra, che vide i prodigi operati dal Cagliero in Patagonia ed in altre regioni esalta l'anima del defunto Cardinale, raccogliendo profondi consensi dall'assemblea.

E l'adunanza si chiude con gli auguri di Monsignor Gamba al Rettor Maggiore Don Rinaldi, tra entusiastiche acclamazioni.

Sul labbro e nel cuore di tutti è la più schietta soddisfazione per la splendida riuscita del Congresso.

L'ULTIMO GIORNO.

L'ultima giornata del X Congresso Internazionale di Cooperazione Salesiana, per un nuovo forte nucleo di Congressisti - più di quattrocento - tutti ex-allievi dei nostri Oratori ed Istituti, che preventivamente si diedero la parola di assistere in gruppo alle ultime adunanze, rivestì, non meno che le precedenti, un aperto carattere d'intensa animazione e fraternità.

" Propaganda Missionaria" ed " azione giovanile ".

Non per nulla il 5° tema « Propaganda Missionaria» e il 7° «Azione giovanile pro Missioni» si vollero riserbati a questo giorno, quando l'accolta dei Congressisti, rinforzata dall'accennato gruppo di cooperatori nati, che nei giorni della loro educazione appresero naturalmente ad amare e zelare l'incremento dell'apostolato missionario, appariva ancor meglio disposta ad avvisare prontamente ai mezzi più pratici ed efficaci.

Ne segnaliamo alcuni. Daremo, come abbiam detto, in altro numero, le considerazioni e i deliberati relativi, quali risultarono integrati dalle animate trattazioni; ma vogliamo e dobbiam qui riferire senz'indugio una duplice proposta, con l'augurio che l'una e l'altra abbia ad essere accolta da tutti i Cooperatori ex-allievi.

I Cooperatori ex-allievi, che per l'educazione ricevuta, possono comprendere, meglio di tanti altri, la bontà e il segreto dello spirito di Don Bosco, si facciano un dovere ed un vanto di appoggiare abitualmente. ogni iniziativa a favore delle Opere e Missioni Salesiane, a fronte alta, senza rispetto umano, ponendosi così all'avanguardia dei Cooperatori.

E grande il numero degli Istituti Salesiani - diceva il presidente dell'Associazione Italiana degli ex-allievi, comm. avv. Masera - ma assai più grande è il numero delle case salesiane, perchè ogni casa di un vero ex-allievo di Don Bosco è e dev'essere una casa salesiana.

E perchè le case degli ex-allievi siano realmente altrettante case salesiane e insieme altrettanti centri di propaganda missionaria in generale e di propaganda missionaria salesiana in particolare, si fanno due raccomandazioni:

1) Ogni padre di famiglia, ex-allievo salesiano, sull'esempio di Don Bosco dia ogni sera la buona notte ai propri figli. Non è necessario compiere quest'atto soavissimo con solennità, ma sì con lo spirito salesiano. E i vostri figli vi ascolteranno, come voi ascoltavate i vostri Superiori. Parlate loro anche delle Missioni Salesiane, leggendo e ricordando qualche tratto del Bollettino Salesiano o di Gioventù Missionaria, cercando soprattutto di far conoscere gli eroismi dei missionari.

2) Tenete esposto il ritratto di Don Bosco nella vostra casa, e in posto d'onore, in modo che quanti vi entrano lo vedano, ed esso doni a tutti un pensiero di fede.

Il paterno sorriso di Don Bosco parlerà a voi, nell'intimo del cuore; voi proponetevi di seguir generosamente ciò che vi dirà.

Il sorriso di Don Bosco, illustrato dalla vostra parola, dirà tante cose belle e buone anche ai vostri figli; e non solo in loro, ma nei vostri parenti ed amici desterà un buon pensiero per la santa causa, alla salvezza delle anime, specie della gioventù povera ed abbandonata e delle genti ancor selvagge e idolatre.

L'assemblea accoglie con entusiasmo la duplice proposta.

Viva Don Bosco !

A mezzodì tutti gli ex-allievi con molti Congressisti e gli Ecc.mi Mons. Guerra, Mons. Munerati, Mons. Rossi ed altri Prelati, invitati dal sig. Don Rinaldi si sedettero a mensa con noi alle stesse tavole, alle quali si erano assisi il dì innanzi i sacerdoti.

Al levar delle mense i rappresentanti delle nazioni estere espressero nella loro lingua materna il loro augurale saluto. L'elogio di Don Bosco e dell'Opera Salesiana fu, in tal modo, ripetuto da efficaci oratori polacchi, inglesi, argentini, francesi, spagnuoli, ecc. chè attorno al Rettor Maggiore dei Salesiani gli esponenti di quanti in tutte le nazioni amano proclamarsi figli spirituali del Ven. Don Bosco, si trovarono accumunati in un sol palpito di amore cristiano.

E a tutti Don Rinaldi espresse i più vivi rallegramenti e ringraziamenti per lo spirito che li anima e per l'appoggio che dànno all'opera del Venerabile.

L'ADUNANZA DI CHIUSURA.

Nel pomeriggio, alle 16,30, il salone del Teatro, adorno di festoni, di bandiere e di piante, raccolse per l'ultima riunione del Congresso una folla magnifica. Eran presenti anche gli allievi dell'Istituto Internazionale Don Bosco.

Sul palco presero posto le LL. EE. RR., l'Arcivescovo di Torino, Mons. Giuseppe Gamba; l'Arcivescovo di Taranto, Monsignor Mazzella; Mons. Guerra, Mons. Perlo e Mons. Perrachon; il Vescovo di Mondovì, Mons. Ressia; il Vescovo di Susa, Mons. Rossi; il sig. Don Rinaldi, Don Ricaldone e tutti i membri del Consiglio Superiore della Società Salesiana, e vari Ispettori e Direttori d'Italia e dell'Estero.

Mentre perdurava ancora la soave emozione che aveva accompagnato la festosa accoglienza all'ingresso dei Prelati, si alza a parlare Don Trione, per donare il dovuto rilievo ai risultati del Congresso, per elogiare il vivo e proficuo interesse palesato da tutti i partecipanti durante i lavori delle tre giornate.

In seguito annuncia altre cospicue adesioni pervenute e legge il telegramma che il Ministro della Real Casa, Conte Mattioli, invia in nome del Re, in risposta all'omaggio dei Congressisti: « Grato del pensiero, Sua Maestà vivamente ricambia il cortese saluto». L'assemblea sorge in piedi e prorompe in applausi.

La Missione dei Kivaros.

Ed ha la parola il Missionario dei Kivaros,. il prof. Don Carlo Crespi, che premette al suo discorso la narrazione di un interessantissimo episodio missionario, e passa a descrivere le bellezze sconosciute di quella terra oltre ogni dire feconda, ricca d'alberi, di corsi d'acqua, dotata di un clima dolcissimo, e fa sommariamente la storia dei suoi abitanti.

Solo la persuasione può piegare quegli uomini che amano la libertà, completa ed assoluta, senza dominio alcuno, contro qualsiasi imposizione.

Addentrandosi nella descrizione dei costumi, Don Crespi dice che la civiltà primitiva e caratteristica dei Kivaros è profondamente umana. Mentre l'uomo si dà alla caccia e alla pesca, la donna attende alla coltivazione delle banane, delle patate, del granoturco e della mandioca. Essa però non sa nè filare, nè tessere il cotone, ed è l'uomo che prepara i vestiti per sè e la famiglia; è lui che rappezza e rammenda, adoperando per aghi una spina della palma, gli indumenti stracciati. Il marito è completamente schiavo della donna per il vitto e per gli utensili domestici ed è lei che modella pignatte e vasi. di argilla e conosce l'arte di verniciarli di, uno smalto rossiccio brillante, e manipola e prepara la «ciccia », la sostanziosa bevanda locale.

A questo punto il Missionario accenna una poco... cristiana usanza praticata dalle selvagge: quando per motivi personali la donna vuol disfarsi dal marito avvelena la bevanda con sostanze vegetali, i cui effetti micidiali raggiungono lo scopo dopo alcuni mesi.

Ma ciò non si verifica con frequenza, poichè van cauti nel contrarre matrimonio.

E fra quelle popolazioni non esistono nè storpi, nè sordi, nè balbuzienti. La selezione viene fatta dalle madri, le quali, quando disgraziatamente dànno la luce ad un bimbo imperfetto, lo uccidono senz'altro. Ma se hanno usanze condannate dalla fede e dalla civiltà, ne hanno di buonissime, quale ad esempio l'ospitalità praticata nella più larga misura. Un orfano ha diritto di vivere in qualunque capanna, presso qualsiasi famiglia egli voglia. Questa gente crede in Dio ma non gli professa alcun culto esteriore, mentre invece, temendo il diavolo, lo fa intervenire in tutti gli affari domestici.

La Missione tra i Kivaros è difficilissima, e l'opera di penetrazione dev'essere co stante ed aiutata da tutti i mezzi della moderna tecnica missionaria.

Don Crespi chiude la sua relazione raccontando di aver accompagnato a Quito otto Kivari della regione di Santiago e di averli presentati al Governo. Essi furono ricevuti dal Ministro della Guerra e dal Ministro degli Interni. Quegli uomini dall'aspetto selvaggio stupirono tutti per il grado di civiltà raggiunto in così breve periodo, il che sta ad attestare la loro viva intelligenza.

L'assemblea segue con straordinario interesse la relazione di Don Crespi, e comprende sempre meglio le enormi difficoltà che incontrano e la copia d'ogni sorte di mezzi di cui abbisognano i Missionari.

Educazione Missionaria nella famiglia.

Al fervido Missionario dell'Equatore succede l'avv. Dino de Andreis di Fossano. Il giovane oratore parla dell'educazione missionaria nella famiglia con parola riboccante di affettuosità e di convinzione.

Se poche son le forze di questo nostro misero io individuale, nè pochi sono nè piccoli i mezzi a ciascun di noi largiti onde possiam, volendo, sempre maggiormente dare. Primo, più facile e comodo, ma pur più ampio ed efficace, è la famiglia stessa di cui siam parte - frammezzo a cui viviamo - di cui possiamo essere i capi.

Bello e sublime l'apostolato che ad ogni giorno, e del giorno ad ogni ora, e dell'ora ad ogni istante ci è dato esercitare in essa, solco fecondo ed aprico, aperto dal vomere del più sincero affetto, al seme che darà il promettente e sicuro germoglio! Oh quanti forse che in mille altri modi donare di sè intelligenza e forze all'opre sante e belle, non han pensato mai ad intrattenersi prima coi famigliari loro ad iniziar frammezzo ad essi quell'opera di apostolato e di propaganda che con tanto zelo vanno esplicando verso le masse e verso il popolo.

Correggiamolo noi, Cooperatori Salesiani, questo errato sistema e incominciamo ad essere nella famiglia nostra gli apostoli ardenti ed entusiasti del gran Verbo missionario perchè giorno verrà in cui le nostre forze più non risponderanno al nostro grande desiderio, giorno verrà in cui sarem costretti lungi dalla battaglia e dall'azione. Coroneranno allora le fatiche dell'oggi, pieno d'ardimento e d'attività, i figli che batteranno le nostre orme e con più ferma ed aumentata fede percorreranno la stessa via...

Ma perchè ciò sia possibile, raccogliamoci nel piccolo angolo quieto della nostra famiglia...

Siamo di tal santuario i sacerdoti zelanti e pii. Preghiamo su di esso le benedizioni di Don Bosco ed estrinsechiamo pur l'opera nostra di Cooperatori...

I figliuoli nostri debbono saper bene cosa vuoi dire: Azione Missionaria Salesiana... Quale immensa vastità e quale grandiosa potenza di opere si racchiude in queste tre parole...

Essi debbono imparare a conoscere chi sia il Missionario Salesiano...

Essi, i figliuoli nostri, debbono conoscere chi sono i barbari ed i selvaggi, verso cui muove il Missionario. Non più gli esseri bruti, di lance ornati, ovver di lazo o di boleadora - accomunati alla belva dalla ferocia degli istinti e dei mezzi di vita - dal tugurio o dalla tana, nell'anfratto della roccia fra lor divisa o nel groviglio della foresta vergine - come nelle superate descrizioni d'un vecchio Salgari, di non fausta memoria: - ma le creature della miseria e della tenebra, senza fede e senza civiltà, senza Dio e senza Patria - oppresse da tutte le sventure e da tutti i dolori, senza la luce dolcissima della speranza in un domani di eterna pace nel paradiso di luce e di gloria.

Essi, i figliuoli nostri, debbono imparare ad amarli i piccoli loro coetanei delle tribù lontane, cui non sorregge una mano pietosa i primi incerti passi delle gambette brune, cui non solleva una parola buona i primi fremiti dello spirito, che si desta al miraggio di una fede e di una divinità. Debbono imparare ad aver pietà di essi, a sentire pel generoso impulso del cuoricino loro aperto al bello ed al buono, la necessi†à, il desiderio che possa giungere pure a quei piccoli coetanei delle tribù lontane l'accento santo di nostra Religione, che a quelle labbra, ignare forse del sorriso, che pur dovrebbe essere il privilegio della loro età, accosti nel primo innocente bacio il santo Segno di nostra Redenzione.

Basterà nell'educazione dei nostri figliuoli mutare alquanto i mezzi ed il sistema. Via le solite fiabe e novelle, atte a popolar la fantasia troppo presto sbrigliantesi in voli irrefrenabili dietro chimere vane e sogni incerti. Ci son mille episodii e storie vere di fanciulli, di giovinette, di suore, e missionari, che possono dare l'ebbrezza ingenua dell'avventura, l'ansia dell'apologo, la gioia della vittoria o il fremito della sciagura...

E quel salvadanaio che non posso supporre non esista in ogni famiglia di Cooperatori riceverà frequentemente la piccola moneta che cadendo dirà col suo tintinnire la rinunzia ad un divertimento, il sacrificio di un inutile piacere, il compimento di una piccola ma generosa azione...

Ed all'offerta della piccola rinunzia s'accompagnerà la prece fervida che le anime innocenti sol san recitare a Dio, perchè benedica ai piccoli coetanei loro delle tribù lontane, ai Missionari ardenti ed audaci, all'opra tutta che per l'indirizzo del Ven. Don Bosco - per l'operosità meravigliosa ed instancabile dei figli suoi - s'avvia alla meta fulgida e luminosa...

Educhiamoli a vivere di questa epopea i figli nostri, a sognare questa gloria umile e silenziosa, ad inebriarsi di queste pagine di storia vera...

Il presidente degli ex-allievi.

L'avv. Felice Masera, con la consueta facondia, rileva - a sprone e ad insegnamento - il contributo che possono e intendono dare gli ex-allievi alle opere missionarie.

La ragione fondamentale del nostro essere - nota il comm. Masera - non è quella di rivivere i ricordi del passato: non è solo la gioia di un ritorno tra le mure che ci accolsero fanciulli e tra i nostri cari maestri.

Noi Ex-Allievi abbiamo ben delineato il programma: perchè siamo gli ex-allievi di un pensiero, di un'idea, di un metodo di vi†a. Non siamo gli ex-allievi di Roma, di Milano e di Catania, nè di Santiago o di Buenos Aires, ma gli ex-allievi di Don Bosco.

Di ogni terra e di ogni nazione, gli ex-allievi di D. Bosco son pronti sull'esempio del Padre a favorire ogni opera buona, ad appoggiare ogni iniziativa rivolta alla distruzione della superstizione e della barbarie, a far opera di civilizzazione e soprattutto a cooperare all'estensione del regno di Gesù Cristo sulla terra.

Noi vogliamo l'incremento di tutte le Missioni Cattoliche, specie di quelle che sono della famiglia nostra.

Noi ex-allievi ci sentiamo naturalmente portati ad aiutare le Missioni che son più vicine al nostro cuore.

I Missionari Salesiani sono stati in gran parte nostri compagni o nostri assistenti e superiori; e poichè essi ora prodigano le stesse cure a poveri indi, noi sentiamo particolare amore anche verso di questi, fratelli nostri anch'essi, che godono le stesse carezze, le stesse premure, gli stessi benefizi; che hanno ed amano la stessa nostra madre, Maria Ausiliatrice; che hanno le devozioni nostre, che ripetono le stesse preghiere... che amano i nostri santi e sognano il nostro Valdocco, vivono la nostra vita.

Per quest'intima solidarietà sentiamo il bisogno di favorire le Missioni alle quali ci unisce questo forte palpito di fraternità in Don Bosco.

Mi chiedete dei programmi. Ed io vi rispondo con un atto di fede: quella fede che precede la formazione dei programmi ed alimenta le energie dell'attuazione.

Mi chiedete dei deliberati. Ed io vi chiedo un palpito d'amore; chè molto opera chi molto ama.

Del resto alcuni ordini del giorno, come quelli a favore delle Vocazioni, ci offrono un campo vastissimo per cooperare direttamente allo sviluppo delle Missioni Salesiane.

Le famiglie degli ex-allievi sono quelle che dànno più vocazioni alle Missioni di Don Bosco.

Ogni nostra associazione ha od abbia la sua borsa a favore delle Missioni o dell'Opera dei Figli di Maria Ausiliatrice.

E sia impegno di ogni ex-allievo di trasfondere e trasmettere ai figli lo stesso spirito di attaccamento e di fiancheggiamento alle Opere ed alle Missioni Salesiane.

Si è parlato della Stampa.

Gli ex-allievi hanno una gran varietà di periodici. Questi favoriscano ogni manifestazione dell'attività missionaria, ed ogni ex-allievo ne sia solerte collaboratore.

Si è parlato della propaganda e dell'attività delle Conferenze Missionarie. Chi meglio di un ex-allievo può compiere quest'apostolato per l'intima convinzione della bontà della causa che vuol valorizzare?

Si è parlato delle Opere Missionarie Pontificie. Ed io ho fatto la constatazione - e lo dico con orgoglio - che la maggior parte dei giovani e degli uomini, che lavorano con tutta l'anima nel campo dell'azione cattolica, sono usciti ed escono dagli Oratori e dagli Istituti Salesiani, e si fanno un dovere, sugli esempi e secondo gli ammaestramenti di Don Bosco, di vivere uniti al Vicario di Gesù Cristo e a tutti i Pastori della Chiesa. Sì, è dolce, è veramente dolce al cuore di un ex-allievo di Don Bosco battere all'unissono col cuore del Papa!

Portate lo sguardo anche in altre nazioni, e vedrete, dappertutto, che gli ex-allievi Salesiani, e come individui e come organizzatori, sono all'avanguardia dell'azione cattolica.

Un'augusta Cooperatrice Salesiana, la santa di Moncalieri, la Principessa Clotilde, soleva dire: « Sono contenta di essere principessa, perchè l'essere principessa m'impone maggiori doveri ».

Lo stesso è per noi ex-allievi: « e noi pure siamo contenti che sia così: - e tutti gli ex-allievi, sig. Don Rinaldi (concludeva l'oratore) - vi dicono per bocca mia che non verranno mai meno a questi maggiori doveri, nel nome e nello spirito di Don Bosco! »

Gli ultimi discorsi.

Il salesiano Don Ochoa, venuto dal lontano Uruguay, esprime nobilissimamente la fervida brama condivisa da tutti i Salesiani d'America di calcar fedelmente le orme del Ven. Fondatore e promette al suo Successore di seguire generosi e concordi ogni sua direttiva.

Don Fasulo ripete la sua fede nei periodici convegni dei decurioni e direttori diocesani.

La contessina Maria Teresa Camerana, presidente del Comitato Centrale « Dame patronesse Opere di Don Bosco », inneggia alle opere missionarie e formula l'augurio che anche fra le donne cattoliche l'attività evan gelizzatrice possa essere sempre più compresa ed aiutata. Invia fra gli applausi un reverente omaggio alla presidente onoraria, S. A. R. I. la Principessa Laetitia: leva un saluto alla Maestà del Re; e ricordato con fervide espressioni S. A. R. il Principe di Piemonte, si compiace rilevare com'Egli ha constatato de visu e con sincera ammirazione l'opera dei Missionari Salesiani nella lontana America. In fine tributa un pensiero commosso alla memoria della Regina Madre, amica augusta delle Missioni, asseverante il monito: « Preghiera, lavoro, sacrifizio » e conclude:

« Rendiamoci noi stesse Missionarie, con lo slancio della Fede e delle opere! »

Il ringraziamento di Don Rinaldi.

Il signor Don Rinaldi, salutato da reiterati applausi, accosta il X° Congresso dei Cooperatori Salesiani al recente Congresso della Regalità di N. S. Gesù Cristo.

« Anche i Cooperatori sono valorosi soldati di questo gran Re di pace e di amore. Anche noi ci siamo qui radunati per servire questo Re divino, che vuole e deve regnare assoluto su tutta la terra.

»Noi pure abbiamo lavorato per la maggior estensione del suo Regno. A questo fine mirò la parola dotta e santa di uomini esperimentati; a quest'unico fine mirarono gli incoraggiamenti e i consigli degli Eccellentissimi Vescovi; a quest'unico fine ci siamo qui tutti radunati, per imparare ed aiutare a sviluppare le Missioni Cattoliche, che mirano direttamente ad abbattere il regno del demonio e ad allargare i domini di Nostro Signore!»

Si rallegra dei lavori compiuti: ne spera un alto incremento di solidarietà spirituale e materiale a prò delle Missioni Cattoliche; e perciò ringrazia tutte le Autorità Ecclesiastiche e Civili e il Comitato organizzatore delle feste.

Manda un grazie particolare alla stampa, che ha fatto opera egregia di civiltà e di fede, illustrando le nostre iniziative, le nostre celebrazioni, il Congresso e l'Esposizione Missionaria.

Un grazie particolare ancora vorrebbe saper dire « con la parola e col cuore di Don Bosco », a S. E. R. l'Arcivescovo di Torino, che onorò sempre con la sua ambita presenza il Congresso.

« A tutti - termina Don Rinaldi - vorrei sapere indirizzare un ringraziamento col cuore e con la parola di Don Bosco, e con la parola di tanti infelici che voi soccorrete e aiutate.., e di tanti Missionari che grandi aiuti si ripromettono da questo Congresso.

» In questi giorni i nostri Missionari vivono in trepidazione: essi pensano a Voi e sperano in Voi; ed io interpreto il loro ringraziamento e ve lo rendo.

» Poveri figli di Don Bosco, torneremo presto a darvi altri disturbi.., ma cordialmente vi promettiamo e vi diamo anche il miglior compenso che ci è possibile. E il premio nostro sarà la prece, levata ai piedi di Maria Ausiliatrice ogni giorno, ogni mattina, ogni sera, per voi e per le vostre opere!»

La benedizione del Santo Padre.

In fine, tutti i Congressisti si volgono all'Arcivescovo Mons. Gamba, che sorge a parlare.

Il Pastore amatissimo dice che il ringraziamento del Rettor Maggiore è disceso profondamente nei cuori e li ha avvicinati sempre più all'Opera Salesiana.

Il Congresso è valso a illuminare il gran bene che si è compiuto e l'immane compito cui si deve ancora assolvere. Missione ardua, ma divina, perchè essa è la missione di Gesù Cristo.

« Noi daremo l'aiuto che da noi si invoca.

» Dobbiamo vincere dei nemici potenti ed impedire ch'essi distraggano da noi le anime da redimere.

» E ci sarà di sprone la stessa opera nefasta che vengono compiendo le sètte anticristiane: questo è l'impegno che deponiamo ai piedi' di Don Bosco ».

» Nè ci verrà meno l'appoggio di Dio, perchè abbiamo a postulatrice nostra la Vergine Ausiliatrice!

» Ricordiamo sempre l' aspettazione del Sommo Pontefice per l'incremento delle Missioni e cerchiamo di far la nostra parte,

» Il Santo Padre mi ha designato a impartirvi la Sua Apostolica benedizione. E l'indulgenza plenaria che ci è concessa ci accompagni per tutta la vita, suggelli i nostri propositi e ci aiuti a tradurli in atto!»

Quindi S. E. Mons. Arcivescovo imparte l'Apostolica Benedizione, e tutti i Congressisti sentono il bisogno di elevar concordi un evviva al Papa e all'Arcivescovo.

Così si chiudeva il X Congresso di Cooperazione Salesiana nel Cinquantenario della sanzione canonica della vostra. Unione, o benemeriti Cooperatori.

Uniti di mente e di cuore, nel nome e nello spirito di Don Bosco, avanti sempre alla salvezza delle anime!

All'Esposizione Missionaria Salesiana.

Durante le feste di Maria SS. Ausiliatrice, per iniziativa del nobile «Comitato Centrale Dame Patronesse Opere Ven. Don Bosco », si svolse come già annunziammo una fiera di beneficenza e pro Missioni Salesiane » nell'interno dell'Esposizione Missionaria.

La fiera si protrasse dal pomeriggio del 22 a tutto il 24 maggio con pieno successo. L'inaugurazione si compì in forma solenne.

Fiera di beneficenza.

« L'inaugurazione della grandiosa Kermesse pro Missioni Salesiane - scriveva il Corriere di Torino - richiamò a Valdocco una folla elegantissima, nella quale la nostra migliore società appariva largamente rappresen†ata.

» L'arrivo della Principessa Adelaide e del Principe Umberto di Piemonte venne salutato da entusiastiche dimostrazioni di plauso.

» Alle LL. AA. RR. porsero il primo ossequio il rev.mo Don Rinaldi, superiore dei Salesiani, Don Ricaldone, il Prefetto di Torino cav. di Gran Croce D'Adamo, la contessa Incisa di Camerana, la marchesa Scati, la contessa Pallavicino, la contessa di Agliano, la contessa Balbis, il generale Martinengo, comandan†e la Divisione militare, ecc.

» I Principi e le autorità dopo aver sostato alcuni istanti nel primo padiglione, iniziarono il giro inaugurale della Kermesse. I grandiosi padiglioni allestiti ai lati del suggestivo giardino zoologico, suscitarono il più vivo interesse. Il bazar orientale con il piccolo asinello della Palestina, carico di bellissimi tappeti; lo spaventoso mostro benefico che con le sue fauci terribili dona al

compratore di biglietti i numerosi premi.... di consolazione; il carrettino ambulante dei gelati napoletani; il padiglione dello champagne; il banco di vendita (e Labor et Charitas »), ricco di pregevolissimi lavori di ricamo eseguiti dai selvaggi, vennero passati in rassegna dalle LL. AA. RR. seguite dal generale Clerici, e da tutte le Autorità.

» Nel salone delle conferenze i Principi assistettero alla proiezione di una film bellissima riproducente i momenti più interessanti della visita compiuta dal Principe Umberto agli Istituti Salesiani della Repubblica Argentina.

» Terminato il breve trattenimento, alcune dame dell'aristocrazia, nella gigantesca maloca adibita a buvette offrirono ai Principi. lo champagne d'onore... ».

Prima di lasciare Valdocco, le LL. AA.

RR. visitarono l'Esposizione missionaria, manifestando la loro profonda ammirazione per l'opera di cristiana civiltà svolta dai Salesiani.

Preparata con ogni cura, inaugurata dalle LL. AA. RR. il Duca di Genova e la Principessa Adelaide il 16 maggio u. s. visitata quotidianamente da migliaia di cittadini e di forestieri, essa dona una cara impressione perchè presenta un largo contributo ad una più esatta conoscenza religiosa, morale, scientifica dell'apostolato missionario.

L'Esposizione Missionaria.

Ideata e voluta dal rev.mo signor Don Rinaldi ed allestita da un nucleo di volenterosi sotto la direzione del rev.mo Don Ricaldone, coadiuvato specialmente dall'infaticabile Don Molfino, occupa tutto un pianterreno e il primo piano di una grande parte d'un nuovo imponente edificio che all'eleganza delle linee congiunge un senso di severa maestà, sorto su disegno dell'architetto salesiano ing. Valotti e che, chiusa la Mostra, sarà finito nei due lunghi bracci che debbono raggiungere il fabbricato del primo cortile dell'Oratorio e servirà ad accogliere nuove scuole e refettori per gli alunni.

Tra sale e saloni la Mostra occupa più di venti reparti.

Le prime sale

Al n. 1 ( Cfr. lo schizzo in 2° pagina della copertina. ) - la sala dedicata alla santa memoria del Ven. Don Bosco - si vedono parecchie riproduzioni interessanti: l'umile case†ta dei Becchi ove nacque - una preziosa collezione di ritratti, fotografie e quadri illustranti in modo suggestivo la santa e laboriosissima sua vita - plastici raffiguranti lo sviluppo dell'Oratorio, dalla modesta casa Pinardi all'ultimo piano definitivo per lo sviluppo completo - e, nel centro, una geniale rievocazione del « sogno », fatto da Don Bosco nel 1886 a Barcellona, in cui la Divina Pastorella gli additava il provvidenziale sviluppo dell'opera sua missionaria attraverso il mondo.

Degno di ammirazione è pure il reparto n. 3, dedicato al compianto Card. Cagliero, la cui amabile figura, piena di maestà, campeggia in un dipinto ad olio.

In una vetrina gl'indumenti cardinalizi e - tra i più intimi ricordi - un letto da campo usato nelle escursioni apostoliche ed un piccolo armonio di cui si servì nelle terre lontane della Patagonia per la composizione di alcune melodie.

Missioni d'America.

Il n. 4, uno dei tre grandi saloni, e il n. 4 a, son dedicati alle Missioni dell'Argentina.

Da una parte l'illustrazione abbondante e ben documentata della vita primitiva degli indi con meravigliose fotografie, statue al naturale, collezioni etnografiche complete; - dall'altra l'opera laboriosa di civilizzazione compiuta dai missionari Salesiani con scuole agricole, scuole di arti e mestieri; - lavori originalissimi degli indii già civilizzati, vestiti, scarpe, saggi di ebanisteria; - e quaderni con scritture autentiche dei giovani indiani e, qua e là, qualche schizzo dimostrante i faticosi viaggi compiuti dai figli di Don Bosco.

Oltre al salone, in fondo (n. 4 a), una serie di diorami vi trasporta tra le estese pianure della Pampa, in mezzo ai Gauchos, e tra i caratteristici paesi dei Patagoni e dei Fueghini.

Compiuto il giro, proprio all'uscita, una colossale carta geografica, illuminata con lampadine varie e a vari colori, dà un'idea della grandiosità dell'Opera di Don Bosco nell'Argentina.

E siamo al 5° reparto (altro grande salone, eguale al n. 4) dedicato alle Missioni del Matto Grosso, del Rio Negro e dell'Equatore.

Mentre il n. 4 primeggia per la dimostrazione dell'opera civilizzatrice compiuta dai Salesiani, il salone n. 5 abbonda nell'illustrazione dei costumi di due tra i più fieri popoli delle Amazzoni, i Bororos del Matto Grosso e i Kivaros dell'Equatore.

A sinistra, in una teoria di spaziose vetrine, è concentrato tutto un meraviglioso studio etnografico sui Bororos, la cui conoscenza scientifica si può dire definitivamente fissata dai nostri attraverso cotesta raccolta e soprattutto con l'ultimo libro che ne documenta i costumi, le credenze e la lingua. Commuovono alcune vetrine in cui sono esposti i magnifici lavori delle piccole bororine conquistate alla civiltà.

Alla destra - un'altra teoria d'interessantissime vetrine illustranti la Missione del Rio Negro con magnifici esemplari di legnami, di prodotti naturali, di mineralogia, - e i grandi reparti della Missione tra i Kivaros dell'Equatore. E qui - come tra i Bororos - non è possibile enumerare il materiale veramente prezioso.

Il Kivaro è senza dubbio il selvaggio più robusto, più intelligente, con cui han dovuto trattare i missionari di Don Bosco e lo dimostrano le migliaia di oggetti ornamentali di sua fabbricazione, in cui brilla un aristocratico senso di bellezza. Tra le tante cose esposte enumeriamo una cinquantina di corone per la testa, una più bella dell'altra, artisticamente intrecciate con ale di uccelli, uccelli interi, pelle di scimmie, scoiattoli ecc.; un collare fatto con seimila denti di scimmie, un altro fatto con 120 mila semi; un terzo, pendente dal capo, fatto con più di 50o femori bianchissimi di uccelli; - e qua e là intere vetrine ricche di ornamenti per uomini, donne e bambine, mostranti uno squisito senso distributivo di colori e di proporzioni.

Si osservino, in un quadretto, una lettera manoscritta di un giovane Kivaro dopo pochi mesi di scuola, ed una bottiglia turata, rappresentante la Passione di Cristo, eseguita da un indio equatoriano.

In altre vetrine fanno bella mostra collezioni di legnami e tessuti indigeni, prodotti naturali e soprattutto una bella collezione di cappelli che vanno in commercio col nome di Panama, e che in maggioranza son lavorati con palme provenienti dalla nostra Missione di Gualaquiza.

Anche qui, in fondo al salone al n. 5 a, alcuni diorami illustranti la vita difficile del Missionario nelle tre Missioni del bacino delle Amazzoni, e al n. 5 b, una preziosa collezione entomologica e di farfalle in modo speciale che lasciano in chi le rimira un senso giocondissimo di meraviglia e di stupore, nella contemplazione di colori così vivaci e di disegni così nuovi e ben armonizzati da far scomparire al confronto le più pregiate tavolozze dei nostri artisti. Schiettamente non prova minor meraviglia e non sente minor ammirazione per il Creatore, chi si ferma a contemplare coteste farfalle, di chi dopo d'aver dato la scalata a qualche punta più pittoresca delle Alpi può contemplarne l'incantevole panorama.

Il salone n. 5, per la parte etnografica e scientifica, relativa alle tribù dei Bororos e dei Kivaros, può essere oggetto d'invidia ai massimi musei mondiali.

Missioni d'Asia.

Saliamo al piano superiore, altro grande salone, notato nello schizzo topografico col n. 6, dove la parte coreografica è così ben curata ed ogni cosa è così ben disposta che sgorga spontaneo un senso squisito di ammirazione.

Le Missioni della Cina hanno due interessanti diorami con costumi cinesi - la distruzione degli idoli in una famiglia che abbraccia il Cristianesimo e si dispone ad adorare la Croce - e una suggestiva scena funeraria, dove una donna splama di aromi la cassa del defunto marito per poterne conservare il cadavere in casa alcune settimane, e compiere, così, i lunghi riti funebri, mentre alcuni musicanti son pronti ad accompagnare le nenie e un bonzo brucia carte e ricordi dell'estinto...

Troppo lungo enumerare tutti gli oggetti interessanti: idoli, ombrelli, scritti e disegni su carta di riso,... racchiusi nelle vetrine e dimostranti la caratteristica civiltà cinese e l'opera civilizzatrice missionaria superiore ad ogni elogio.

A fianco della Cina primeggia l'India per magnifici lavori in avorio, rappresentanti pagode, templi pagani, uccelli, animali; - ed è veramente caratteristico un plastico del Mastrojanni in cui si contrappone ad una rumorississima festa pagana la dolce e placida vita cristiana.

La Missione dell'Assam ha due suoi reparti. Nel primo vi colpisce una grande parete tappezzata da pelli di tigri reali, lame, scimitarre, ec. ed una gran quantità di vetrine con collezioni botaniche, zoologiche, oggetti curiosi della regione: - interessantissima una pelle tutta dipinta con sangue di un fachiro.

Nel secondo, si ammirano pregevoli lavori della nostra recente scuola professionale: - varie carte geografiche, lavori anch'esse di nostri alunni; - ed una bella collezione di farfalle che gareggia con quelle del Brasile.

Dall'Assam... passiamo alle Missioni d'Egitto e Palestina (n. 7).

Un'ampia vetrina raccoglie i costumi degli abitanti indigeni, ed intorno son tante cose belle, tra cui, lavori della scuola professionale di Alessandria d'Egitto, e prodotti della Scuola di Beitgemal, ed un erbario biblico di gran pregio per gli studiosi.

Il n. 8 è tutto un gran diorama che rappresenta - unita l'opera civilizzatrice dei missionari nelle tre Missioni della lontana Patagonia, del Matto Grosso e dell'Equatore: a destra il pericolo corso da Don Balzola e dai primi missionari che misero piede tra le selve dei Bororos - nel centro un gruppo di piccoli indi della Patagonia Meridionale che ascoltano una lezione d'agricoltura dal Missionario - a destra la celebrazione del S. Sacrifizio tra le foreste dell'Equatore.

Africa ed Australia.

I reparti n. 9 e n. 10 son destinati alla Missione del Congo Belga, ed offrono due riusciti diorami; - il primo rappresenta un giudizio tra i neri, in cui l'accusato e l'accusatore per dimostrare la loro innocenza si sporcano le braccia con un pezzetto di gesso; - l'altro una scena famigliare di una donna che fila, un bel morettino adagiato per terra, un uomo pronto per la caccia ed un caratteristico suonatore di tam-tam...

Qui pure l'illustrazione fotografica è riuscitissima ed interessanti sono i molti oggetti esposti nelle vetrine a documento dei costumi degli indigeni e dell'opera civilizzatrice.

Nella sala 9 a vedonsi, tra le altre cose, alcune vetrine con bellissimi madrepore, stelle di mare, gasteropodi provenienti dalla difficilissima missione dell'Australia, ed una interessante documentazione fotografica dei costumi indigeni.

Prima di ridiscendere al pianterreno, possiamo ammirare anche un genialissimo richiamo della recente Missione del Giappone, con fotografie, quadri, carte geografiche, illustranti il nuovo campo apostolico dei Missionari Salesiani.

Varietà.

Scesi al pian terreno, eccoci al n. 11, un bel salone, della Missione del Ciaco Paraguayo, con quadri, fotografie, interessanti collezioni botaniche, zoologiche, etnografiche; a destra la bella scena di un indio seduto su di una canoa scavata in un tronco d'albero; e, in fondo, un gruppo suggestivo di caratteristiche donne ciamacocos.

Il reparto bibliografico (n. 12), benchè, ancora incompleto, dà un'idea della notevole affermazione salesiana nel campo della buona stampa, cosi cara al Ven. Don Bosco.

Segue il reparto paleontologico (n. 13), piccolo, ma geniale, ben illustrato ed istruttivo, con diversi cranii umani della Patagonia, avanzi di tombe dei primi popoli americani ed ossa di un mastodonte scoperte dai Salesiani di Colombia.

Il padiglione dell'assistenza sanitaria e religiosa (n. 14) offre ospedaletti da campo; - istallazioni complete e moderne per soccorsi d'urgenza; - collezioni di erbe medicinali e, soprattutto, due scene pietosissime: una suora che cura un moretto avvelenato da una serpe, ed un'altra figlia di Maria Ausiliatrice che, vera ancella della carità, con un battuffolo di cotone lambisce le piaghe di una vittima della lebbra, malattia illustrata con copioso materiale fotografico.

L'assistenza religiosa è caratterizzata da una scena rappresentante al vivo la S. Messa nella foresta con un altare fermato con alcuni tronchi d'albero, ed un'automobilecappella destinata alle Missioni della Pampa, il cui chassis fu regalato dalla Fiat.

Tra i paramenti esposti ha il posto d'onore un altare portatile, dono di S. A. R. il Principe di Piemonte.

Nel giardino.

Uscendo nel bellissimo parco o giardino zoologico vi colpiscono la gran maloca del Rio Negro (n. 16), che fa servizio di buffet; la bella capanna dei Kivaros (n. 17), colle donne che stanno masticando la ciccia; le capanne del patagone, il moderno osservatorio metereologico (n. 18), una ventina di artistiche gabbie ripiene di uccelli dai colori più vivi e suggestionanti, provenienti dall'Assam, Brasile, Argentina e soprattutto dall'Equatore; e, in reparti speciali, un guanaco argentino, che quando gli salta il ticchio sputa in faccia alla gente; un dromedario, un bufalo, e una gazzella dell'Egitto; struzzi patagoni, pecore del Libano colla caratteristica coda serbatoio di grasso; scimmie ed animali graziosi dell'Equatore e, tra gli uccelli parlanti, un Maina dell'Assam, che dice bueno!.._ buna noit!... Kyrie eleison!... e canta il Gloria; un magnifico tucano dell'Equatore che tre volte al giorno con tutta prosopopea fa la sua predica... ed una numerosa collezione di venti papagalli dell'Equatore che ripetono molte parole dei selvaggi Kivaros ed imitano con precisione voci umane, rumori delle foreste, guaiti di cani, e canti di uccelli.

In fine, nel gran salone delle proiezioni cinematografiche (n. 15) alcune centinaia di fotografie illustranti l'opera salesiana nelle diverse parti del mondo, e sullo schermo - dalle 11 alle 12 e dalle 15 alle 19 - un succedersi ininterrotto di originali films missionarie del Congo, della Palestina, della Patagonia e dell'Equatore.

*

È trascorso un mese e mezzo dall'apertura dell'Esposizione. I visitatori segnano un crescendo meraviglioso toccando già l'alta cifra di 150 mila; e tutti i ceti di persone, medici, avvocati, ingegneri, professionisti, uscendo dagli ampi saloni coll'animo commosso non hanno che una parola di ammirazione pel Ven. Don Bosco, ispiratore di un'opera così benemerita e così santa.

Il XXIV Giugno.

Ci è caro poter aggiungere una parola sull'annua festa della riconoscenza nell'Oratorio; perchè ci sembra... di essere ancora in argomento.

Nei giorni del Congresso vedemmo affollata la nostra casa di amici e di cooperatori zelanti; e di amici e cooperatori zelanti ed insigni abbiam veduto di nuovo riboccante il vasto teatrino, le sere del 23 e del 24 u. s.

La vigilia di S. Giovanni fu una riuscitissima gara di riconoscenza al Successore di Don Bosco.

Il venerando Don Francesia lesse l'inno e i piccoli musici lo cantarono su note del M° cav. Dogliani.

La serata ebbe un carattere eminentemente missionario.

Ogni rappresentante - degli alunni, dei Salesiani, dei Cooperatori, degli ex-allievi, e delle Dame Patronesse - unì all'espressione devota del proprio omaggio a chi rappresenta Don Bosco un pensiero missionario, conoscendo quanto stia a cuore al sig. Don Rinaldi l'incremento delle Missioni.

E i fervidi voti furono gaiamente intercalati da tre dialoghetti... di fanciulli indigeni. Tre scene graziosissime, ove gli attori, raffiguranti giovani alunni delle nostre Missioni d'America, Africa ed Asia... in prosa e in versi, con declamazioni e con canti, dissero al Successore di Don Bosco tutta la riconoscenza dei lontani neofiti, specie degli alunni degli Orfanotrofi Missionari.

La dimostrazione, abbellita da pezzi e cori musicali, tra cui un inno a cinque voci del M° Pagella, piacque tanto al sig. Don Rinaldi, per il carattere di opportunità in questo Cinquantenario delle Missioni.

E particolarmente care al sig. Don Rinaldi tornarono anche le lettere giuntegli dalle Missioni, una delle quali - di Monsignor Mathias - gli offriva più di mille battesimi recentemente amministrati dai Salesiani nella Prefettura Apostolica dell'Assam.

Una nota carissima della festa fu l'inattesa comparsa di S. E. R.ma Mons. Innocenzo Davila, Vescovo di Cordoba nell'Argentina, il quale si unì alle eminenti persone della città che circondavano il sig. Don Rinaldi nell'augurare all'Opera Salesiana e al suo Capo ogni più eletta benedizione.

La sera del 24 si cantò nuovamente l'inno d'occasione del M° cav. Dogliani; Don Trione integrò l'elenco delle numerosissime adesioni e dei doni pervenuti per la circostanza ed invitò tutti all'inaugurazione della Mostra Arredi Sacri ed oggetti per le Missioni Salesiane, fissata per il 26 giugno.

Il comm. Masera, in forma scultoria, rievocò la cara memoria del Card. Cagliero; ed un alunno cantò L'Orfanello.

E il caro Don Crespi con un'ammirabile conferenza su « I Kivari dell'Oriente Equatoriano », illustrata da più di 200 splendide proiezioni, fece passare a tutti una bell'ora sulla flora e sulla fauna di quelle terre, sulla razza Kivara, sui suoi usi e costumi, caccia, pesca, lingua, riti funebri, stregonerie e lotte fratricide, e, in fine, sull'opera civilizzatrice dei figli di Don Bosco.

Il signor Don Rinaldi gradì assai anche questa serata, e rivolse alla densa accolta di alunni e di Cooperatori ancor un invito a zelare con la preghiera e con l'opera l'incremento delle Missioni Salesiane.

Ed ecco l'inno... missionario scritto dal venerando Don Francesia, che si avvicina serenamente ai suoi 88 anni!...

TORINO = XXIII=XXIV GIUGNO = MCMXXVI.

NELL'ONOMASTICO DEL VENERABILE GIOVANNI Bosco AL RETTOR MAGGIORE

DON FILIPPO RINALDI

I SUPERIORI E GLI ALUNNI DELL'ORATORIO SALESIANO CON EGUAL FEDE ED ESULTANZA

Odi le preci e i cantici Che supplici, o Rettore, Oggi per Te s'elevano Al trono del Signore? Odi da cento arene L'eco gentil che viene A rallegrarci il cor?

In ogni terra innumera S'aduna ormai tua prole Dove comincia a splendere E dove muore il sole; E senti in ogni riva La voce più giuliva, Un palpito d'amor.

Si compie mezzo secolo

Che il Padre, fiso in Dio, Volse la man a sciogliere Recondito desio, Qual bella una Signora, Come si pinge aurora, Pietosa gli svelò.

Quando levaron l'àncora Dalle spiaggie natie

I prodi soffocarono Mille memorie pie: Eran pochi quei primi Ma di virtù sublimi,

E ardito li mandò.

Ed oggi in Lui un esercito D'apostoli confida,

E Te, con santo giubilo, Chiama maestro e guida; Omai per tutti i mari I nostri missionari Van predicando il Ver:

Chè mentre volge l'ultimo Stuolo lontan lontano, Novella schiera adunasi Al cenno di tua mano, Cui ferve prepotente, Nel cuore e nella mente, Amor pel mondo inter.

E dove van gl'intrepidi,

Fin nei più stranii lidi,

- Chè non li arresta il turbine, Nè flutti o venti infidi, Ma tra le oscure selve, Tra gli urli delle belve, Portan sereni il piè; -

Omai qual è tra i miseri Che in ceppi ancor sospiri,

E schiavi o a scherno i pargoli Insidiati miri?

Casti si fanno i ludi

E brillan le virtudi Al raggio della Fè.

Osanna a Lui, che provvido Guida all'Ovil gli erranti Per man di tanti apostoli Sotto i suoi segni santi;

E piega, indi, cinesi, Ed afri ed assamesi, Trepidi ai sacri altar.

Osanna a Lui, che amabile Oggi qua volge il ciglio

E fissa Te con ansia Qual prediletto figlio, Che, nobile campione, Guidi l'ardua tenzone Nell'uno e l'altro mar.

Gloria allo stuol de' giovani Che freme a Te davanti Pronti a salpar gli oceani Sull'antenne volanti... Al suono di tua voce Ognun corse veloce

E lieto partirà!

Del Pastorello ingenuo La divina missione

È tuo perenne studio,

È nobile ambizione;

E il mondo inter ti dice Interprete felice Dell'alma sua pietà.

Lo dicono i manipoli Dell'universo intero

Che, qui raccolti, inneggiano A Te, con cor sincero,

E pregan lunga vita, Di glorie redimita, A vanto della Fè.

Lo dicono gli spiriti

Che alèggianti d'attorno...

È San Giovanni.!.. è in giubilo Il nostr'umil soggiorno,

E nell'attesa aurora,

Nel cielo che s'indora... Brilla Don Bosco in Te!

Per la Causa di Don Bosco.

Ricordiamo, che nell'elenco o Nota delle Congregazioni dei Sacri Riti da tenersi nell'anno 1926 (Cfr. Acta Apostolicae Sedis) si legge:

« 20 Luglio - Congregazione antipreparatoria sopra le virtù del Ven. Servo di Dio Giovanni Bosco ».

Il 2o corrente, adunque, si continuerà l'esame delle virtù del nostro Venerabile Fondatore.

Sia comune il proposito d'innalzare in quel giorno ed anche nei giorni antecedenti - per un triduo o una novena - le più affettuose e fidenti preghiere perchè Iddio affretti la glorificazione dell'umile suo Servo.

Avremmo particolarmente caro che nei centri di Missione i confratelli nostri, sacerdoti e laici, procurassero di far comprendere l'importanza dell'atto che si compie ai nuovi cristiani, specialmente ai piccoli alunni delle scuole e degli orfanotrofi. Potrà non esaudire il Signore le preghiere di quelle anime innocenti, le quali Lo hanno conosciuto ed hanno imparato ad amarLo per lo zelo del Venerabile?

Torneranno assai accette al Signore anche molte sante Comunioni e devote Visite al SS. Sacramento al medesimo scopo. Vogliano accrescerne il numero anche i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici.