BS 1920s|1922|Bollettino Salesiano Agosto 1922

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO

ANNO XLVI - N. 8   AGOSTO 1922

SOMMARIO

« Lavoro e preghiera »: preziosissima indulgenza concessa da S. S. Papa Pio XI agli amici di D. Bosco. Un altro affettuoso discorso del S. Padre: « Tra le grazie più grandi dalla nostra vita sacerdotale Noi annoveriamo il nostro incontro col Ven. Don Bosco ». Propaganda Missionaria.

Festa della riconoscenza. - Esposizione di arredi sacri.

La posa della pietra angolare del nuovo Tempio a Gesù Adolescente.

Il nuovo Presidente dell'Argentina.

Per l'anno LX di Sacerdozio dell'E.mo Card. Cagliero e di Don Francesia: - L'adunanza del 24 giugno. - La cerimonia solenne: Allocuzione dell'E.mo Card. Richelmy. - La serata d'onore. - L'omaggio della Federazione Giovanile.

Episodi Missionari: - Un giglio del campo.

Culto di Maria Ausiliatrice. - Per il 24 corrente. - Echi delle feste titolari: In Italia, all'Estero. - Grazie e graziati.

Istituto "Card. Giovanni Cagliero„ per le Missioni Estere.

Il nuovo Tempio della S. Famiglia a Firenze.

Note e corrispondenze: - Consacrazione di un nuovo Vescovo Salesiano. - Azione Salesiana: Faenza, Casalmonferrato. - Cinquantenario dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. - Al giovane Clero. - In memoria di Pio X.

Necrologio e Cooperatori defunti.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO (9)

" LAVORO E PREGHIERA "

Preziosissima indulgenza concessa da S.S. Papa Pio XI agli amici di Don Bosco.

Il 6 giugno - come già annunziammo - il Santo Padre riceveva in particolare udienza il Reverendissimo Signor don Filippo Rinaldi, e con squisita bontà paterna ricordava al nostro Superiore come avesse potuto, durante due giorni trascorsi all'Oratorio, trattar famigliarmente col Ven. don Bosco e ammirarne la singolare amabilità e la calma inalterabile, chiari indizi della sua intima unione con Dio. Da ogni parola del Vicario di Gesù Cristo traspariva così alta venerazione per il nostro Venerabile Fondatore e tanta fiducia nell'Opera Salesiana, che don Rinaldi ne fu commosso.

Con crescente affabilità il S. Padre passava ad esporre alcune proposte per lavorare più efficacemente alla rigenerazione della società cristiana tra le nazioni civili, ed erano così conformi allo spirito di don Bosco, che quasi quasi il nostro Superiore si sentiva mosso ad esclamare: « Beatissimo Padre, i Salesiani procureranno di far tutto quello che Vostra Santità desidera... »; ma, purtroppo, invece dovette ricordare l'estrema scarsità di personale in cui versiamo, e le varie missioni da poco incominciate e bisognose di tutto, come quella della Cina così promettente, l'altra dell'Assam che attende molti nuovi operai per le numerose residenze lasciate dai precedenti Missionari, quella del Chaco Paraguayo, e in fine quella di Kimberley nell'Australia, che si deve iniziare quest'anno.

Il Santo Padre non potè non riconoscere le nostre strettezze: tuttavia con un tono di voce in cui vibrava tutto il suo zelo apostolico: « Sia bene - esclamò - ma veda di studiare con i suoi consiglieri anche le nostre proposte per giovare a quelle povere regioni, e il personale non le mancherà »: e nell'accennare a tante anime da salvare gli spuntarono sulle ciglia alcune lagrime!

In seguito ricordava con piacere il sistema educativo di don Bosco: e, ripetendo che sperava molto dall'Opera Salesiana, dichiarava benevolmente, che da più giorni pensava ai Salesiani e al nuovo Rettor Maggiore.

Confuso e umiliato, don Rinaldi ringraziava Sua Santità a nome di tutta la Famiglia Salesiana, assicurandoLa che i figli di don Bosco, dovunque e sempre, sull'esempio del Ven. Fondatore, sono e saranno obbedienti e ossequenti al Papa fino alla morte. Il Santo Padre gradiva l'assicurazione, ed osservava che l'attaccamento al Papa è nell'essenza dello spirito di don Bosco e il toglierlo dalla Società Salesiana sarebbe un distruggerla.

Animato dalla bontà del Santo Padre, don Rinaldi passò a chiedere a Sua Santità vari favori, uno dei quali resterà eternamente memorando in mezzo ai Salesiani, alle Figlie di Maria Ausiliatrice, ai rispettivi allievi ed ex-allievi, e a tutti i Cooperatori. Ne aveva concepito il pensiero nel Santuario di Maria Ausiliatrice, e in Lei ripose tutta la speranza per ottenerlo. Con semplicità infatti, ma con fervore, cominciò a ricordare al Vicario di Gesù Cristo come con la parola e l'esempio il Ven. don Bosco continuamente inculcasse ai suoi il lavoro e la preghiera: com'Egli fosse sempre unito con Dio anche in mezzo alle più gravi occupazioni: e come Sua Santità poteva dare ai Salesiani, alle Figlie di Maria Ausiliatrice, ai loro allievi, ex-allievi e Cooperatori, uno sprone forte e soave per essere, sull'esempio del Fondatore, sempre più attivi e nello stesso tempo più uniti con Dio.

Il Santo Padre lo ascoltava benevolmente e siccome il nostro Superiore si fermò un istante quasi incerto se dovesse manifestare interamente il suo pensiero, Sua Santità lo animò amabilmente a proseguire. E Don Rinaldi continuò dicendo che gli pareva un mezzo efficacissimo per spronare i figli e gli amici di don Bosco a ricopiare l'attività e la pietà del Fondatore, l'ottenere una speciale indulgenza da lucrarsi ogni volta che essi avessero unito al lavoro, all'insegnamento, all'assistenza dei giovani, allo studio, a ciascuna delle proprie occupazioni, qualche invocazione divota.

Il Vicario di Gesù Cristo mostrò così alta compiacenza a siffatta domanda, che don Rinaldi si sentì incoraggiato a presentargli la la relativa istanza che aveva portato con sè. Sua Santità prese la supplica e nel leggerne le prime parole « LAVORO E PREGHIERA » Osservò: « Lavoro e Preghiera sono una cosa sola; il lavoro è preghiera, e la Preghiera è lavoro: il lavoro val nulla per l'eternità, se non è congiunto colla preghiera: e questa perchè sia accetta a Dio, richiede l'elevazione di tutte le facoltà dell'anima. Il lavoro e la preghiera sono inseparabili e procedono di pari passo nella vita ordinaria: prima però è la preghiera, poi il lavoro. ORA ET LABORA: è sempre stata la parola d'ordine dei santi, i quali anche in ciò si sono semplicemente modellati sugli esempi di N. S. Gesù Cristo. Perchè l'operosità sia vantaggiosa, deve andar congiunta con l'unione a Dio, incessante, intima... » e benignamente annuiva all'istanza, ripetendo la più schietta compiacenza che i figli di don Bosco gli avessero. domandato un tal favore. Sua Santità, infatti, s'indugiava benevolmente ad esprimere la fiducia e il vivo desiderio che i figli di don Bosco avessero a trarre molto profitto dalla singolare concessione, dichiarandosi pronto a ritornarci sopra un'altra volta per ampliarla ancora, purche noi fossimo realmente stimolati ad invocare permanentemente le benedizioni divine sulle nostre fatiche.

Ma ecco il Documento - che si conserva gelosamente nei nostri Archivii -- in virtù del quale, i Salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice, i loro allievi, Ex-allievi e Cooperatori d'ambo i sessi, unendo al lavoro qualche divota invocazione - toties quoties, com'ebbe ad esprimersi il S. Padre, devota quaelibet invocano labori jungetur - quind'innanzi potranno lucrare l'Indulgenza di quattrocento giorni, e l'Indulgenza plenaria una volta al giorno -semel in die a jungentibus lucranda - applicabili alle anime sante del Purgatorio.

PRO GRATIA JUXTA INFRASCRIPTAS PRECES.

25 - 6 - 1922.   PIUS PP. XI. J.M.J.

BEATISSIMO PADRE,

Il motto « LAVORO E PREGHIERA », che ci ha lasciato il nostro Venerabile Padre e Fondatore Don Bosco, ci inculca di continuo il dovere che abbiamo di congiungere all'operosità in vantaggio dei giovani l'incessante unione del nostro spirito con Dio, seguendo in ciò i mirabili esempi che Egli medesimo ci diede.

Conoscendo la grande benevolenza della Santità Vostra verso l'Opera Salesiana, benevolenza che già ripetutamente si compiacque di attestare, mi faccio ardito d'implorare dal Suo cuore paterno una grazia, che sarebbe un potente aiuto ad attuare con sempre maggior perfezione il programma racchiuso in quel motto.

Prostrato pertanto al bacio del S. Piede, supplico umilmente la Santità Vostra a volersi degnare di concedere che i Salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice, i loro Allievi, Ex-Allievi e Cooperatori d'ambo i sessi, OGNI VOLTA CHE UNIRANNO AL LALAVORO QUALCHE DIVOTA INVOCAZIONE, possano lucrare L'INDULGENZA DI QUATTROCENTO GIORNI, e L'INDULGENZA PLENARIA una volta al giorno, applicabili anche alle anime del Purgatorio.

Che della grazia,

Di V. S.

Umilissimo e Devotissimo Figlio

Sac. FILIPPO RINALDI. Torino, 1° Giugno 1922.

Abbiamo voluto accennare in tutti i suoi particolari questa preziosissima concessione, perchè anche i nostri Allievi, Ex-allievi e Cooperatori potessero meglio comprenderne tutta l'importanza, nonchè la facilità di approfittarne. Non si tratta di un'indulgenza concessa, come d'ordinario, ad opere o pratiche divote, ma direttamente al lavoro cui ognuno attende per dovere: nè altro si richiede che la semplice elevazione della mente a Dio, accompagnata da un pensiero e da una parola di fede, non foss'altro, com'ebbe a dire lo stesso Santo Padre, che un semplice: « Fiat », quasi per dire: « Sia da voi benedetto, o Signore, questo mio lavoro! »: oppure « Torni a vostra gloria! »; ovvero « Cooperi alla salvezza delle anime! »

Come è bello e caro quest'invito! Se per conoscere a fondo l'animo del nostro Superiore non avessimo altro dato, altro fatto, altro studio che codesta sua sollecitudine per animarci a penetrare lo spirito del Ven. Fondatore e a farcelo proprìo, ne avremmo d'avvantaggio. Chiamati, chi in modo, chi in un altro, alla sequela di don Bosco, nessuno di noi può o deve dimenticare che le stesse opere più grandiose e degne di encomio in faccia al mondo perdono ogni valore, se non si fanno a scopo di santificazione. « Perchè l'operosità dei Salesiani sia vantaggiosa, confermava il Santo Padre, deve andar congiunta coll'unione a Dio, deve sempre esser preceduta dalla santificazione personale. E perchè i Salesiani ottengano ciò più sicuramente, annuisco alla supplica presentatami, per aiutarli a santificare il loro lavoro, arricchendolo coi tesori delle sante Indulgenze. Finora queste venivano concesse ai fedeli solo a condizione di certe pratiche devote esteriori: ma di qui innanzi i Salesiani le acquisteranno col loro lavoro medesimo, ogni volta che ad esso uniranno qualche devota invocazione, per quanto breve. In tal modo conseguiranno più facilmente la loro santificazione individuale, mediante l'abituale unione con Dio ».

Cari Cooperatori, animiamoci ad approfittare di questo tesoro spirituale, così generosamente a noi dischiuso dalla bontà del Papa. Quando il nostro Superiore don Rinaldi, sul finire della memoranda udienza, pregava Sua Santità, di una particolare benedizione per i Salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice, gli allievi, gli ex-allievi, i Benefattori e tutti i Cooperatori delle Opere di don Bosco, al sentir nominare i Cooperatori il volto del Papa s'illuminava di purissima gioia, e, ricordando com'Egli stesso fosse Cooperatore Salesiano da molti anni, degnavasi benedire i singoli Cooperatori e i singoli loro parenti ed amici e tutte le opere loro. Amici nostri carissimi, il Santo Padre Pio XI, nel tenerissimo amore che ci porta, desidera vederci crescere in numero e in efficacia di azione ; e perchè ci fosse possibile il ricopiare pìù fedelmente don Bosco, Egli ci voile cosi particolarmente privilegiati, che, non esitiamo a dichiararlo fin d'oggi, la memoria del singolar favore passerà alla storia e durerà nei secoli.

Un altro affettuoso discorso del S. Padre.

" Tra le grazie più grandi della nostra vita sacerdotale Noi annoveriamo il nostro incontro col Venerabile Don Bosco ".

Sua Santità Papa Pio XI l'8 giugno u. s., ricevendo in particolare udienza i 25o alunni del Collegio Villa Sora di Frascati, indirizzava loro quest'affettuosissimo discorso, nel quale, dopo avere nuovamente rievocato la cara memoria di Don Bosco, illustra i vantaggi dell'educazione cristiana.

Figli dilettissimi,

Con grande soddisfazione abbiamo raccolto le parole indirizzateci da uno di voi e con grande compiacimento Noi vi miriamo, o cari tra i più cari, schierati dinanzi agli occhi nostri e al nostro cuore.

Sì, o giovani, voi ci siete cari tra i carissimi e per varie ragioni. Prima di tutti voi siete piccoli, voi siete giovani, per ciò stesso voi formate la predilezione del Cuore di Gesù. Questo vi assicura della nostra predilezione, perchè le predilezioni del Vicario di Gesù Cristo sono identiche a quelle del Redentore. Se Gesù voi lo vedeste qui, come Egli è qui, Lo udireste ripetere a questi piccini; « Lasciate che i pargoli vengano a me »: e, volgendosi a voi più grandicelli, Gesù vi rimirerebbe con quello sguardo di compiacenza che rivolgeva al giovane generoso del Vangelo. Gesù riserverebbe a voi le predilezioni tenere e affettuose che riservò al suo diletto Apostolo S. Giovanni Evangelista. Perciò con affetto particolare il nostro occhio, il nostro cuore vi guardano.

Ma una ragione tutta personale voi avete, o giovani, alle nostre predilezioni. Voi, nel vostro indirizzo, vi siete gloriati con tutta ragione di esser Figli del Ven. Don Bosco. Grazia ineffabile, figli dilettissimi, quella che il Signore vi ha concessa di entrare nel largo solco aperto da quel grande salvalore di anime che fu il Ven. Don Bosco. Tra le grazie più grandi della nostra vita sacerdotale Noi annoveriamo il nostro incontro col Venerabile presso il quale avemmo la fortuna di passare non pure poche ore, ma per due giorni essere ospiti a Torino, partecipando alla sua mensa penitente, più che povera, e giovandoci sopratutto della sue ispirata parola. Noi godiamo di sentirci in certo modo parte della grande famiglia del Ven. Don Bosco, sparsa ormai per tutto il mondo. Con compiacenza tanto più grande abbiamo, perciò, appreso dalle vostre parole il pensiero dell'importanza che voi fate di questa grazia, il proposito fermo di volerne ritrarne tutto il frutto, in modo che ne venga onore a Don Bosco e bene alle anime vostre.

Voi non potrete mai comprendere abbastanza la grazia che il Signore vi ha fatto di un'educazione veramente, profondamente, schiettamente cristiana, non solo nell'apparenza, ma nella sostanza. Voi crescerete, i piccoli grandi, i giovani uomini, e vi accorgerete che questa è stata la più bella grazia di Dio. È vero; c'è la fede, ci sono i SS. Sacramenti che sono grazie della bontà infinita di Dio. Ma che sarebbe della fede e dei sacramenti senza una buona educazione? Quanti di quelli che il mondo chiama sapienti, felici, a cui s'inchina, perchè ricchi, sono invece poveri e miseri. Essi han perduto il vero senso della fede, perchè privi di un'educazione cristiana, perchè privi, ohimè, di tutta la grazia, di tutta la bellezza, di tutta la purezza che vi rende cari a Dio e alla SS. Vergine.

Santo Proposito, adunque, quello da voi espresso di voler fare onore all'educazione che vi è impartita dai figli di D. Bosco. Voi dovete farlo tanto più, Per mostrare la vostra gratitudine a Dio, secondo il precetto dell'Apostolo S. Paolo: Grati estote.

Sarebbe troppo grave il mancar di riconoscenza! Perciò siate Apostoli della fede, della religione, della devozione alla S. Sede. Siate apostoli della vita cristiana. Mostrate sempre e ovunque come si fa ad essere uomini e cristiani, come si può esser quel che si dev'essere, e lo mostrerete non con le parole, ma silenziosamente, con la vostra vita.

Ma voi che percorrete i Corsi Normali, voi particolarmente questo proposito di apostolato dovete sentire e a questo vi dovete fin d'ora venire preparando. Santa è l'opera cui Dio vi chiama. ,

È l'opera degli Apostoli, dei missionari che spargono il seme della parola di Dio nella plaghe Più remote della terra: è tra le opere nobilissime la più alta e sublime. Voi non andrete, forse, nelle missioni lontane: ma quanto bene voi potete prodigare nelle nostre città, nelle nostre campagne, ai giovinetti che vi saranno affidali. Oh essi sanno oggi tante cose, acquistano tante cognizioni, ma nulla apprendono di ciò che è la vera, indispensabile scienza. Seguite, o giovani, gli esempi del Ven. Don Bosco, il quale non aspirò ad altro che ad esser apostolo di bene in mezzo alle anime: Da mihi animas.

V'impartiamo l'Apostolica Benedizione: e ve l'impartiamo con tutto il nostro cuore, perchè possiate imprimere indelebilmente nella vostra memoria, nell'anima vostra, le Nostre parole.

Salga a Dio la Nostra Benedizione e vi ottenga tutte le grazie, ma una sopratutto: che la educazione cristiana che riceverete da questi vostri maestri, porti i suoi frutti di bene sempre maggiore e migliore. Allora soltanto voi sarete tutto quel che vi desiderano coloro che vi amano, e solo a questo patto, qualunque sia per esser la vostra carriera, essa sarà per voi feconda delle più elette soddisfazioni.

Ricevete dunque l'Apostolica Benedizione che vi diamo con tutta l'effusione del nostro cuore e intendiamo estesa a tutti i vostri parenti, amici, benefattori, a tutte le vostre sante intenzioni perchè tutte si adempiano.

PROPAGANDA MISSIONARIA.

A Faenza i soci della Compagnia San Luigi, fiorente nell'istituto salesiano, si fecero promotori presso i loro compagni di una giornata missionaria, nella solennità di Pentecoste. Tutti i giovani si accostarono ai SS. Sacramenti e offersero le loro preghiere e opere buone per i missionari, e fecero una colletta per le nostre missioni della Cina.

La Festa della riconoscenza.

Si celebrò il 23-24 giugno. Così volle il venerato Rettor Maggiore, umilmente ed affettuosamente, nella fiducia di rifondere ogni festa ed ogni onore alla memoria del Ven. Fondatore; e l'Oratorio, nel dì sacro alla memoria di Don Bosco, inneggiava con pari devoto affetto a Don Rinaldi.

Il venerando prof. Don Francesia scrisse e lesse l'inno di circostanza, il quale, egregiamente musicato dal M. Cav. Dogliani, fu eseguito dalla Scuola cantorum al principio e sul fine del trattenimento. Tre erano i pensieri dominanti: la gioia per l'elezione del Sig. Don Rinaldi a Rettor Maggiore, la riconoscenza per lo straordinario favore spirituale da lui ottenuto all'intera famiglia salesiana, la gioia di tutti, allievi ed ex-allievi, di veder associato alla festa di Don Bosco l'omaggio al Rettor Maggiore.

Gli allievi promisero all'amatissimo Padre docile e generosa corrispondenza alle cure dei Superiori, per sentimento di dovere e a conforto dei benefattori.

Questi ebbero un interprete nobilissimo ed eloquente nel signor Marchese Amedeo di Rovasenda che in un accalorato discorso mirabilmente sintetizzò i doveri e i propositi dei Cooperatori.

Gli ex-allievi, a mezzo dell'avv. Felice Masera, Presidente dell'Unione Nazionale, umiliavano a Don Rinaldi un artistico calice d'argento dorato. « Questo calice - disse l'egregio avvocato - in apparenza è d'oro, e non è d'oro: quindi, quanto alla materia, l'apparenza è superiore alla realtà. Ma è anche il simbolo del nostro amore a Don Bosco e della devozione nostra al suo venerato Successore, e sotto quest'aspetto l'apparenza è di gran lunga inferiore alla realtà. La nostra intima e generosa adesione agli ideali dell'Opera Salesiana non si potrà mai ritrarre a parole, e sarà sempre inferiore a qualsiasi simbolo con cui si voglia adombrarla, anche il più prezioso ».

Anche l'antica Commissione per l'annua dimostrazione di filiale affetto alla memoria del Venerabile Don Bosco e ai suoi Successori ebbe il suo affettuoso rappresentante nel Teol. Carlo Milano.

Dei Salesiani due presero la parola: l'ispettore Don Luigi Pedemonte con apostolico accento per i lontani, per i Missionari in modo particolare; e il sac. prof. Alberto Caviglia, del Ginnasio Pareggiato S. Giovanni Evangelista, per i vicini... al cuore di Don Rinaldi, ossia per tutti i figli di Don Bosco. Don Caviglia parlò col cuore: e vorremmo riprodurre per intero il suo discorso.

Noi l'amiano, sig. Don Filippo Rinaldi egli diceva - noi l'amiamo e fortemente.

» Il vincolo religioso ci potrebbe imporre un ossequio, che, animato dalla pietà di ciascuno, è pur capace di grandi cose in grazia della disciplina di chi obbedisce e del valore di chi regge: potrebbe inspirare una fiducia che dal convincimento si riverberasse sull'azione.

» Ma se in tutto questo (ch'è pur bello, com'è bella ogni cosa che s'informa agli ideali sublimi della Religione) venga accesa la fiamma dell'affezione, - se nella massa, onde vuol nutrirsi la vita di un'Opera così poderosamente molteplice e feconda, si getti quel fermento che sola la solleva e matura, - chi può dire di che non sarà capace nell'entusiasmo dei suoi ardimenti?

» Così, o Venerato Don Filippo Rinaldi, così noi siamo intorno a Lei, commossi e festanti. Perche a reggerci, a guidarci, Iddio destinò, Iddio ci donò un Uomo, che noi amavamo profondamente!... »

E ne dava un'intima ragione:

» Perche noi amianto supremamente questa Istituzione alla quale abbiam dato, ciascuno di noi, con molte rinunzie, tutto l'essere nostro. E allora la necessaria disciplina della sudditanza e della convivenza si converte in un interessamento spontaneo e inalienabile per le sorti di essa e per l'esito dello sforzo e del lavoro e dello sforzo di tutti e di ciascuno. Per esso ognuno di noi si sente tutti: per esso fu possibile finora il miracolo salesiano, di pochi ed uniti lavoratori del bene che operano cose stolte e cose grandi ».

E ne inferiva:

«Per noi adunque non è indifferente (o non avremmo cuore vivo e sincera pienezza d'intenti), non è indifferente la Persona di colui che al nostro lavoro presiede: noi sentiamo il bisogno ch'Egli sia a noi intimamente caro, e compiutamente conforme a questi ideali a cui ci siamo interamente consacrati.

» Sono gl'ideali di Don Bosco quelli che ci hanno attratti, e perche vogliamo Don Bosco sempre e in tutto, così noi vogliam veder rivivere Don Bosco tutto in ognuno dei suoi successori... ».

E il felicissimo interprete, dopo aver ricordato l'universale letizia per l'elezione del nuovo Rettor Maggiore, così a lui assicurava la generosa cooperazione di tutti.

« Noi sappiamo, o Venerato Rettore, noi sappiamo, ed Ella ce lo ha significato colla sua paterna parola, che la nostra nave volge la prora a viaggi più ardimentosi, verso mari più profondi, verso continenti divinati, sì, dal nostro primo Padre, ma non del tutto esplorati da noi.

» Una società nuova deve scaturire da quella gioventù che raccoglie i nostri affetti e i nostri sudori, da quella moltitudine senza, nome ch'è la società del domani. E ai nuovi bisogni, pei quali fu creata l'Istituzione alla quale Ella presiede, ai nuovi giorni, ai nuovi ideali Ella chiama le nostre schiere, Ella dirigerà le nostre forze ed il nostro lavoro.

» Noi siamo pronti!

» Questa è la grande parola d'oggi: questa è l'offerta che Le fa di sè, per la mia umile parola, l'intera Società Salesiana: - e quella .che lavora tra i figli del popolo ad insegnare il Catechismo salvatore; - e quella che prepara le legioni di artieri cristiani per la santificazione del lavoro urtano; - e quella che volge a Dio le menti di chi lui giorno o nel sacro ministero o nelle civili carriere dirigerà al bene la moltitudine che opera col braccio; - e quella che cercando il martiro degli Apostoli, si fa martire dell'Apostolato tra gl'infedeli; - e quella che risplende nei fulgori della Porpora e dell'infula episcopale; - e quella che cela il proprio valore nel nascondimento d'un lavoro che Dio solo conosce; - tutti siam pronti alla voce di Lei che ci chiama!

» L'esercito, che i profani credono maggiore che non sia, non è grande, nè tutto ormai di soli giovani. I veterani, i triarii, sono forse in egual mimero che i militi dei manipoli primi.

» Ma è giovane lo spirito; ma è uno e formidabile il proposito; ma è infrangibile la volontà.

» Oh! non arte di governo noi sappiamo che sarà la Sua, o amatissimo Don Filippo Rinaldi, non argomenti umani; ma la divina politica della bontà e della fiducia, che sempre, in ogni momento del suo passato, ispirò ogni atto . del suo cuore veramente salesiano, condurrà il nostro lavoro a quella mèta sublime e indeclinabile verso la quale Ella ci ha chiamati e ci scorge.

L'esercito è buono e pronto: e lavorerà (lavorare è la nostra più salesiana parola), lavorerà con entusiasmo nel sacrificio quotidiano ed ignorato come nelle grandi imprese che risplendono agli occhi del mondo: lavorerà con irresistibile efficacia, perchè lavora ad un'opera d'amore e di redenzione, e lavora con amore e per amore ».

Esposizione di arredi sacri.

Il 22 giugno s'inaugurava nell'Oratorio l'Esposizione di arredi e paramenti sacri per le Missioni Salesiane, promossa dal Comitato Dame Patronesse.

Quest'anno, per l'avvicendamento di molti missionari e la nomina del 3° Successore di Don Bosco, il Concitato volle dare maggior impulso alla propria iniziativa, in modo che riuscisse anche il primo omaggio delle Patronesse Torinesi al nuovo Rettor Maggiore. A tal fine fin dal febbraio u.s. lanciò un appello per raccogliere offerte ed oggetti, e costituì un apposito laboratorio, presso la Casa delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Via Giulio, 20, intitolato alla venerata memoria della compianta Contessina Mazè de la Roche, che di quest'Esposizione fu attiva e zelante fautrice.

Il laboratorio, onorato dalla visita dell'E.mo Card. Cagliero, che ebbe parole di plauso e d'incoraggiamento, e delle LL. EE. Mons. Versiglia e Mons. Comin, che tanto raccomandarono le cappelle delle loro lontane missioni, lavorò indefessamente: e per la buona volontà di alcune signore e signorine che vi si riunivano settimanalmente sotto l'abile direzione della Sigr.a Maria MussoCroce, Vice Presidente del Comitato Centrale, si potè allestire per il 22 giugno un'Esposizione ricca ed abbondante, anche per il valido contributo di un'altra instancabile lavoratrice che rese possibile l'aggiungere un apposito reparto, intitolato alla indimenticabile Contessina Mazè de la Roche.

Il Comitato Centrale ringrazia tutti coloro che hanno contribuito alla buona riuscita dell'Esposizione e, prima, S. M. la Regina Elena.

LA POSA DELLA PIETRA ANGOLARE dei nuovo tempio a Gesù Adolescente.

La solennissima cerimonia religiosa si svolse la sera della prima domenica del mese scorso, e fu la prova più bella della lieta rinascita di un'intera popolazione che ritorna a dissetarsi alla perenne fonte del cristianesimo, che è pace e civiltà.

Nel recinto dell'abside era stato eretto un decoroso palco per le autorità. Intorno, altissimi pennoni multicolori, ghirlande di verde, e trofei di bandiere completano la decorazione e mettono vivide macchie di colore sulle impalcature bianche di calce, sul rosso dei muri in costruzione.

Una folla enorme si accalca ovunque, multicolore, irrequieta, vociante. Dei bimbi sono arrampicati su per le antenne dei pennoni e delle impalcature e sugli alberi del cortile. I mucchi di materiale di costruzione sono tanti grappoli umani.

Ogni pulsare d'automobile portante qualche autorità desta una curiosità senza limiti: è un generale alzarsi in punta di piedi, tutti allungano il collo, i bimbi strillano per essere issati in alto a vedere. Basta l'applauso di una persona, perchè mille e mille mani applaudano senza posa; basta un evviva, perchè questo grido diventi la voce possente della moltitudine.

Alle 17.45, festosamente accolta dalle note della marcia reale, giunge S. A. I. e R. la Principessa Laetitia, Madrina della cerimonia, accompagnata dalla Dama di Corte contessa Balbis e dal gentiluomo conte Fossati Rayneri. Padrino è il Sindaco stesso di Torino, Gr. Uff. cav. Riccardo G. Cattaneo, che giunge accompagnato dall'assessore Emilio Zanzi. Prestano servizio d'onore gli esploratori cattolici.

Tra le numerose autorità presenti sono anche due Vescovi di Cuba, Mons. Pietro Gonzalez y Estrada, Vescovo di Avana, e Mons. Severiano Sainz, Vescovo di Matanzas, accompagnati da Mons. Menendez di Avana; il nostro Rettor maggiore Don Rinaldi, con alunni membri del Consiglio superiore e vari ispettori e direttori delle Case salesiane; Padre cav. Serafino Tosi, curato di S. Bernardino, con vari religiosi francescani; Mons. Bernardo Marenco; i rappresentanti della Federazione giovanile cattolica, i consiglieri comunali Corti e Demo, il conte Lovera di Castiglione, il prof. Luigi Rostagno, il cav. Mosso per il Questore, il rappresentante del Prefetto, il conte Gloria, e numerosi benemeriti cittadini di Borgo S. Paolo, tra cui il signor Ferreri ed il signor Giuseppe Gastaldo, presidente dell'Unione locale Padri di Famiglia.

Alla destra del palco riservato alle autorità sono appunto i membri dell Unione Padri di Famiglia, con 400 soci; alla sinistra la banda dell'Oratorio coll'annessa scuola serale.

Alle 18 precise giunge S. Em. Rev.ma il Card. Richelmy, salutato da uno scrosciante applauso. S. Eminenza siede accanto a S. A. la Principessa Laetitia ed ascolta con piacere un dialogo di tre fanciulli di Borgo S. Paolo che ringraziano i presenti e auspicano alla nuova chiesa erigenda. Terminato il dialogo i tre fanciulli presentano un magnifico mazzo di tuberose alla Principessa.

Quindi Sua Eminenza indossa i paramenti sacri, benedice l'acqua lustrale ed ha inizio la cerimonia. La folla fa largo e s'inginocchia reverente, mentre le autorità assistono in piedi al compimento del sacro rito.

Una bella pergamena è preparata per essere collocata, racchiusa in un tubo di cristallo, nella pietra angolare, e tra il silenzio della folla ne vien data lettura.

Nel nome di Dio, Amen.

L'anno del Signore MCMXXII - I del Pontificato di Sua Santità Papa Pio XI - XXII del Regno di Sua Maestà VITTORIO EMANUELE III - XXV dell'Episcopato di S. E. R. il CARD. AGOSTINO RIcHELMY - essendo Rettor Generale della Pia Società Salesiana il Rev.mo Don FILIPPo RINALDi - la domenica 2 luglio fu benedetta la pietra angolare di questo Tempio intitolato a GESU ADOLESCENTE e alla SACRA FAMIGLIA.

Il Sacro Edifizio, in stile d'ispirazione romanica, su disegno dell'architetto prof. Giulio Valotti dell'Ufficio Tecnico Salesiano, sorge ad unica nave di metri 54,50 per 23,50. I tempi correvano eccezionalmente difficili, ma se ne volle affrettata l'erezione per provvedere all'assistenza religiosa della numerosa popolazione circostante e implorare l'abbondanza dei celesti lavori sulla gioventù d'Italia e del mondo, in modo speciale sulle schiere giovanili educate negl'Istituti ed Oratori Salesiani e sulle Famiglie Benefattrici delle Opere e Missioni del Ven. Don Bosco.

La cerimonia venne compiuta dall'E.mo Card. Arcivescovo, essendo Madrina S. A. I. e R. la Principessa Maria Laetitia, Duchessa d'Aosta, Padrino l'ill.mo Gr. Uff. avv. Riccardo Cattaneo, alla presenza di altre Autorità Cittadine e illustri Personaggi del Clero e del Patriziato.

Redatto il presente verbale e chiuso in tubo di cristallo, venne deposto con monete e medaglie dell'anno entro il cavo della pietra benedetta, collocata presso l'altar maggiore, nel pilastro angolare in cornu Evangelii.

Gesù Adolescente, Divino Modello dei giovani, brilli e parli nell'incanto della sua perfezione infinita alla mente e al cuore delle giovani schiere dei tempi nuovi, perchè crescendo rigogliose nelle virtù cristiane affrettino alla Chiesa e alla Società un'era di prosperità e di pace, rinnovino nelle famiglie il dolce spettacolo dell'antica giocondità domestica, e facciano di tutto il mondo un'immensa famiglia saldamente unita nella carità del Vangelo.

Terminata la lettura firmano l'atto S. Em. il Cardìnale, la Principessa, il Sindaco, i Vescovi cubani, don Rinaldi, il Rappresentante del Prefetto e tutte le più spiccate personalità presenti, dopo di che la pergamena vien chiusa nell'apposito tubo di cristallo con monete e medaglie commemorative, tra cui quella delle feste giubilari di S. Em. il Cardinal Richelmy.

L'Eminentissimo si avvicina quindi alla pietra angolare, depone nel cavo il tubo di cristallo, recita alcune preghiere e, insieme con la Principessa ed il Sindaco, getta la calce sul coperchio che chiude il cavo della pietra.

Il rito solenne è compiuto. Il veneratissimo Card. Arcivescovo, lieto e soddisfatto, pronuncia brevi parole di ringraziamento e d'incoraggiamento. Il nuovo tempio che sorge è una prova luminosa del favore della Divina Provvidenza che, in tempi tanti calamitosi, ha infiammato il cuore dei fautori di quest'opera di cristianità e ha dato ad essi l'energia che vince le difficoltà dell'ora. Ringraziamo dunque il Signore - dìce l'augusto Porporato - e preghiamolo che ci faccia degni dei suoi celesti favori. Ringraziamo il Signore, e mostriamogli la nostra riconoscenza col rispetto e colla regolare frequenza al luogo santo.

A nome dei borghigiani parla il presidente dell'Unione Padri di Famiglia sig. Giuseppe Castaldo, il quale ringrazia anzitutto S. A. la Principessa Laetitia, l'E.mo Card. Arcivescovo, e l'ill.mo Signor Sindaco di Torino, per aver voluto prender alla parte cerimonia, che è spontanea festa di popolo. Il nuovo tempio sarà la prova tangibile dell'opera dei figli di D. Bosco che, colla dolcezza, hanno conquistato a Dio una popolazione che tanto ne appariva lontana.

« Noi tutti del Borgo S. Paolo - conclude l'oratore - lavoratori forti, gelosi ovunque e sempre dei nostri diritti, in questa Chiesa, in questo Istituto, condurremo i nostri figli perchè imparino meglio di quel che noi potremmo insegnare, che la felicità e la tranquillità, più che nel diritto affermato, sta nel dovere intieramente compiuto. E grazie ai figli di D. Bosco, agli amici nostri, ai nostri fratelli maggiori Salesiani; alla loro carità dobbiamo il rifiorire in questo borgo nostro della vita cristiana. Orbene noi, parecchi, dei quali portano in cuore la ferita grave per i figli gloriosi caduti per la Patria, noi, davanti a Sua Eminenza, all'Altezza Vostra Reale, all'ill.mo Sig. Sindaco, davanti a Voi, o Superiore della Pia Società Salesiana, qui oggi, nella santità commossa del momento, facciamo giuramento, che vita cristiana ognor condurremo, ognor marcieremo avanti nella dolce luce di D. Bosco, che è luce e calore santo per l'Italia, per il Popolo, per Dio ».

Un lungo applauso, che è l'entusiastico consenso dei borghigiani, saluta la cristiana fine del discorso di ringraziamento, che segna nello stesso tempo la fine della cerimonia.

Sempre tra gli applausi il Cardinale, la Principessa ed il Sindaco, salgono nelle rispettive automobili, festeggiati da corone di fanciulli.

I lavori proseguono alacremente. Se non ci mancheranno i mezzi, speriamo di giungere, fin da quest'anno, alla volta del grandioso edifizio.

Alla Gioventù nostra, ai giovani dei Circoli Cattolici, dei nostri Istituti ed Oratori, il più caldo invito a concorrere all'erezione di un tempio ad onore dell'Adolescente Divino !

Alle Famiglie cristiane, alle famiglie dei più zelanti Cooperatori, la stessa fiduciosa preghiera, memori che il nuovo Tempio sarà dedicato in particolar modo anche alla S. Famiglia!

Le offerte sieno indirizzate al rev.mo Sig. Don FILIPPo RINALDI, Rettor Maggiore dei Salesiani, Via Cottolengo, 32 - TORINO, 9.

Il nuovo Presidente dell'Argentina.

Il 10 luglio passava per Torino S. E. il signor Marcello T. de Alvear, Presidente eletto della Repubblica Argentina. Il nostro venerato Superiore aveva già affidato all'ill.mo Comm. Pini, che si recava ad incontrarlo a Modane, una sua lettera, perchè Sua Eccellenza avesse il saluto dei Salesiani fin dal primo entrare in Italia; poi si portò egli stessso alla stazione di Porta Nuova, dove attendevano S. E. le prime autorità cittadine, civili e militari.

L'arrivo del treno in stazione fu accolto dal suono della marcia reale, e le autorità rivolsero il primo saluto al Presidente, non appena S. E., in compagnia del conte Macchi di Cellere, scese del vagone-sala. Le truppe presentarono le armi, due signorine gli offersero un magnifico mazzo di fiori, intrecciati con nastri dei colori delle due nazioni, e, dopo le presentazioni ufficiali, la fanfara militare suonò nuovamente il nostro inno nazionale. Il Presidente passò rapidamente in rivista le truppe schierate, e risalì nel carrozzone, dove gradì i saluti e gli auguri che le autorità cittadine gli porsero in nome di Torino, e dove ricevette il nostro Superiore Don Rinaldi, accompagnato da Don Ricaldone, e s'intrattenne con loro in cordiale colloquio.

Poco dopo S. E. s'affacciava al finestrino, salutato da nuovi e ripetuti applausi: e la banda dell'Oratorio intonava l'inno argentino, e in seguito un nostro alunno leggeva un indirizzo di affettuoso e riconoscente omaggio per l'appoggio che il Governo Argentino ha costantemente tributato all'Opera Salesiana. Il Presidente, gratissimo, strinse la mano al piccolo interprete e ripetè che, a sua volta, egli pure avrebbe dato il più alto appoggio alle opere di Don Bosco.

L'indomani mattina S. E. giungeva a Roma, ospite di S. M. il Re d'Italia, e veniva ricevuto in solenne udienza da S S. Papa Pio XI con lo speciale Protocollo fissato per i Sovrani e Capi di Stato Cattolici. Nel ripartire il 13 luglio dalla città eterna, ossequiato alla Stazione da S. M. il Re d'Italia e da S. A. R. il Principe del Piemonte, S. E. gradiva nuovamente l'omaggio fervido dei Salesiani, presentatogli dal rev.mo Don Giuseppe Vespignani, direttore Generale delle Scuole Professionali e Colonie Agricole Salesiane, che, avendo passato 43 anni nell'Argentina, potè aggiungere le espressioni più sentite della sua personale riconoscenza per i benefizi ricevuti dalla nobile famiglia dell'Ecc.mo Presidente.

PER L'ANNO LX° DI SACERDOZIO

dell'E.mo Cardinal Cagliero e di Don Francesia

La data giubilare ricorreva il 14 giugno, essendo stati gli avventurati discepoli del Ven. don Bosco promossi ambedue al sacerdozio il 14 giugno 1862; ed ambedue la vollero ricordare, dapprima, nella più dolce intimità famigliare.

A Roma.

Per l'E.mo Cardinal Cagliero la celebrazione del fausto anniversario s'iniziò la sera stessa del 14 con l'udienza particolare che il S. Padre Pio XI concesse all'illustre Porporato per testimoniargli la riconoscenza e l'affetto del Padre comune. Il 15 l'Eminentissimo celebrò la sua messa di diamante, distribuendo ai giovani dell'Ospizio ed ai parrocchiani del S. Cuore la S. Comunione. La notizia divenne tosto di pubblico dominio, ed Eminentissimi Principi di S. Chiesa, Arcivescovi e Vescovi, e distinti personaggi del Laicato, con a capo S. E. l'On. Luigi Facta, Presidente del Consiglio dei Ministri, e Senatori e Deputati, si affrettarono ad inviare all'illustre discepolo di don Bosco le più deferenti congratulazioni.

A Frascati.

La domenica seguente - 18 giugno - fu la città di Frascati che volle dare un'imponente testimonianza di affetto al beneamato Pastore; e tutta la stampa romana se ne interessò entusiasticamente. Anche la Tribuna, dopo lunghi cenni biografici dell'Eminentissimo Porporato,, scriveva:

Frascati, che da circa due anni lo ha quale Vescovo Tuscolano, oggi, nell'occasione delle sue nozze di diamante sacerdotali gli ha reso solenni onoranze.

Nella cattedrale, parata a festa, ha avuto luogo al mattino una Messa celebrata dall'Eminentissimo Cardinale con Comunione generale; quindi un solenne Pontificale di S. E. Mons. Luigi Versiglia, Vicario Apostolico in Cina. Nella chiesa gremita di fedeli notate le rappresentanze del Comune, delle autorità, delle associazioni politiche e religiose, degli ordini religioni, collegi, istituti ecc.

La schola cantorum diretta dal prof. Acquasanta ha eseguito la bellissima messa Benedicamus Domino del Perosi, esecuzione perfettissima che è stata accompagnata dalla Società orchestrale Tuscolana.

Nel pomeriggio, nella monumentale chiesa del Gesù, gremita di popolo, si è svolta una grandiosa accademia musico-letteraria.

Notata la presenza di autorevoli persone politiche, ecclesiastiche e cittadine.

Hanno pronunciato discorsi di circostanza il cav. Coronaldi a nome della cittadinanza di Frascati, mons. De Angelis per il clero ed i fedeli della diocesi, la signora Piccirilli per le donne cattoliche, il sig. Tamburano per i circoli cattolici.

Il discorso ufficiale è stato detto con vero impeto da mons. Salotti.

La parte musicale è stata diretta dall'egregio prof. cav. Costantino Acquasanta...

Al Cardinale è stato offerto un ricco e gemmato calice, dono dei fedeli della Diocesi, ed uno splendido vaso bizantino da parte dell'Abate dei Monaci orientali di Grottaferrata.

Molte le adesioni, tra cui un telegramma del Papa, del ministro Anile, del sen. Valenzani e d'altre personalità politiche e religiose.

Per l'ottima riuscita della festa, va data meritata lode al Comitato esecutivo e particolarmente al Vicario Don Silvio De Angelis...

Per la circostanza venne pubblicato un numero unico con cenni biografici dell'E.mo Porporato.

A Maria Ausiliatrice.

Don Francesia celebrò la sua messa di diamante il 14, il dì stesso anniversario dell'ordinazione sacerdotale, nella Basilica di Maria Ausiliatrice. I giovani dell'Oratorio erano assenti, essendo stata anteriormente fissata a quel giorno la gita annuale, detta comunemente la Passeggiata lunga, che si svolse sino a S. Benigno e a Foglizzo Canavese, dove i bravi chierici dello Studentato Teologìco Salesiano Internazionale si prodigarono per circondarli di ogni delicata attenzione.

Tuttavia il tempio di Maria Ausiliatrice si riempì di anime pie, intimamente partecipanti al sacro rito. Insieme con molti devoti ammiratori di don Francesia intervennero alla memoranda cerimonia molte oratoriane e le Figlie di Maria Ausiliatrice al completo, le Orfanelle di guerra, e i vicini Istituti dell'Opera Pia Barolo, la cui Schola cantorum eseguì scelte melodie liturgiche.

Il venerando sacerdote era visibilmente commosso, e commosso ebbe poi a dichiarare di aver nuovamente gustate appieno le ineffabili consolazioni della 1a Messa.

Ma si voleva celebrare una solennissima festa comune, qui nell'Oratorio, dove l'E.mo Card. Cagliero e don Francesia avevano celebrato nello stesso giorno, il primo Santo Sacrifizio; e si fissò la domenica 25 giugno.

Anche a questo scopo vennero indette le tre Giornate Missionarie, di cui abbiamo parlato; e la vigilia - 24 giugno - ad iniziativa del Comitato Dame Patronesse delle Opere Salesiane si teneva - in onore di don Bosco e del suo I° Missionario, l'E.mo Card. Cagliero - un'adunata imponente nel teatro dell'Oratorio.

D'adunata dei 24 giugno.

Alle 16.30 precise giungevano le LL. Altezze RR. il Duca e la Duchessa di Genova con gli augusti loro figliuoli, S. A. R la Principessa Adelaide, e S. A. R. il Principe Eugenio, Duca d'Ancona, in compagnia della Marchesa di Boyl e del cav. Conte Leonzio Balbo.

Salutati dalla marcia reale, vennero ossequiati dal nostro Rettor Maggiore e dalle vice Presidenti del Comitato Contessa Elena D'Agliano e signora Maria Musso-Croce, in unione con la Marchesa Scati, Marchesa Bisio, signora Demorra e contessina Maria Teresa Camerana.

Il teatro era gremito. All'Eminentissimo Card. Cagliero, seduto accanto ai Principi, facevano corona le LL. EE. Mons. Piani, Arcivescovo titolare di Drama e Delegato Apostolico alle Filippine; Mons. Comin, Vicario Apostolico dell'Equatore; Mons. Aguilera, Vicario apostolico di Magellano; Mons. Olivares, vescovo di Nepi e Sutri; Mons. Pizzardo, sostituto della Segreteria di Stato.

Erano presenti anche i Rappresentantì del Sindaco, del Prefetto, del Comandante il Corpo d'Armata, numerosi Consoli, ed illustri membri e intere famiglie del Patriziato. L'aula aveva un aspetto imponente.

Mons. Versiglia tenne un'interessantissima Conferenza sulle Missioni Salesiane in Cina, illustrata con proiezioni luminose, dicendo in primo luogo delle aberrazioni religiose del popolo cinese, poi del suo stato culturale e commerciale, e in fine dei primi lavori compiuti dai figli di don Bosco nella Missione dell'Heong-Shan al sud di Macao, e nel nuovo Vicariato Apostolico di Shiu-Chow al nord di Canton.

La brillantissima Conferenza, detta con sentimento e chiara semplicità di linguaggio, piacque assai, in ogni sua parte, all'affollato uditorio.

25 giugno.

La cerimonia solenne.

La mattina del 25 giugno, alle ore 7,15, al suono festivo delle nuove campane, l'E.mo Card. Cagliero entrava nel Santuario di Maria Ausiliatrice per celebrare in mezzo a noi la sua Messa di diamante. In appositi banchi, in presbiterio, assistevano le LL. EE. Mons. Aguilera e Mons. Comin, il sindaco di Castelnuovo Comm. dott. Filipello, e i parenti dell'Eminentissimo. La Schola cantorum eseguì scelti mottetti; e i nostri alunni, studenti ed artigiani, presenti alla cerimonia, si accostarono devotamente alla S. Comunione.

La celebrazione solenne ebbe luogo alle io. Sua Eminenza ritornò nella Basilica in cappa magna, per assistere alla messa cantata da don Francesia. Preceduto dai Vescovi Mons. Piani, Mons. Aguilera, Mons. Comin e Mons. Olivares in abiti pontificali, e dall'ecc.mo Mons. Pizzardo, Sostituto della Segreteria di Stato ed Inviato Speciale di Sua Santità, l'Eminentissimo si portò ai piedi dell'altare e, avendo a fianco l'antico condiscepolo, diè principio al sacro rito. Chi avrebbe pensato, 6o anni fa, quando i giovani sacerdoti celebrarono la prima Messa nell'umile chiesetta di S. Francesco di Sales, che era loro riserbata tanta letizia, ai piedi del maestoso altare di una veneranda Basilica, circondati da parecchi fratelli minori elevati all'Episcopato, e che lo stesso Sommo Pontefice si sarebbe degnato partecipare personalmente, a mezzo di un apposito Inviato, alla loro esultanza? Don Bosco solo avrebbe potuto far accenno al singolare evento; ma se l'avesse fatto, forse neppure i suoi figli avrebbero, quella volta, creduto alle sue parole. Tanto, anche dopo un periodo di 6o anni, sarebbe parsa a tutti esagerata e impossibile la sua parola!

In presbiterio, insieme con altre illustri rappresentanze, anche il nostro Rettor Maggiore volle assistere all'augusta cerimonia, che tu magistralmente accompagnata dalla Schola cantorum con le divine melodie della Missa Solemnis, detta brevis, di Pier Luigi da Palestrina.

L'allocuzione del Card. Richelmy.

Ed ecco, al Vangelo, comparire in pulpito la veneranda figura dell'Eminentissimo Card. Arcivescovo di Torino. Il pio e santo Pastore, nel vivo affetto che fin da giovinetto ebbe per il Ven. don Bosco e che serbò inalterato ai suoi Successori, non volle rimanere estraneo alla nostra letizia; e pronunciò un'allocuzione affettuosissima, della quale siamo dolenti di non poter dare che un pallido sunto.

Vidimus mirabilia: Abbiam veduto cose mirabili.

Eminenza, Eccellenze, Figli carissimi,

Allorquando il nostro Divin Salvatore ebbe operato un grande prodigio, meravigliate le turbe esclamarono: - Oggi abbiam veduto cose mirabili: vidimus mirabilia hodie!-- Queste parole del Vangelo possiamo ripeterle in quest'ora. È singolare bontà di Dio se Sua Eminenza il Card. Cagliero e il suo diletto Confratello prof. D. Francesia festeggiano l'anno 60° della loro Ordinazione Sacerdotale. Sessant'anni di Sacerdozio è tal grazia dell'Altissimo che ci riempie di ammirazione e di stupore, come di alto stupore era pieno l'animo del Santo Padre, allorquando scriveva quella splendida lettera al Card. Cagliero, nella quale ho ravvisato gli stessi sentimenti che albergano nel mio cuore. Noi pure vediamo oggi cose mirabili: Vidimus mirabilia hodie. E a questo primo sentimento un secondo se ne associa, di amore e di riconoscenza a Dio, al quale, in terzo luogo, l'animo sente il bisogno di sposare i più santi desiderii, vagheggiando le speranze dell'avvenire.

I) E anzitutto un senso di ammirazione vivissima che ci occupa l'annuo in questa solennità: di quell'ammirazione che - come vi diceva - traspare dalla lettera del S. Padre. Sempre allora quando vediamo un sacerdote salire all'altare dopo cinquant'anni dalla sua Ordinazione, tutti riconosciamo in tal fatto una grazia speciale dell'Altissimo. Son molti coloro che vengono consacrati Sacerdoti, ma pochi giungono alla Messa d'Oro. Lo stesso Ven. Don Bosco vide vicino, quasi novello Mosè, il giorno di toccar la mèta desiderata, ma non vi giunse. E se è una grazia del Signore il compiere l'anno 50° di Sacerdozio, è grazia ancor maggiore, secondo il pensiero stesso del Santo Padre, raggiungere l'anno 60° di ministero sacerdotale. Qui invece, noi vediamo, non un solo, ma due sacerdoti, uniti dalla più dolce fratellanza spirituale, festeggiare la data solennissima.

Di qui il nostro stupore e la nostra ammirazione, la quale aumenta nello scorgere com'essi siano arrivati a questo giorno nella piena vigoria di tutte le facoltà, fisiche e spirituali, sì che possono letteralmente ripetere: « Io mi avvicino al Signore, che rinnova la mia giovinezza ».

E lo stupore cresce ancora, se ci fermiamo a riguardare la vita degli esemplari sacerdoti. Se ripensiamo alla mortale malattia sofferta in giovinezza e alle fatiche sostenute di poi dall'E.mo Porporato, poichè dobbiamo ravvisare in Lui sopratutto l'Angelo delle Missioni, che per quarant'anni si trovò in tanti pericoli da farci ricordare la lunga enumerazione che ne fa l'Apostolo, e consideriamo i frutti copiosissimi da lui raccolti e insieme riflettiamo com'egli ancor oggi possa associare il reggimento di una diocesi alle preziose sollecitudini a vantaggio della Chiesa Universale e per il bene di tutta la sua diletta Pia Società, oh! non possiamo trattenerci dal benedire Iddio, che volle, in lui, del Creator suo spirito più vasta orma stampar.

Similmente se contempliamo l'altro sacerdote che lavorò e continua sempre a lavorare nel silenzio, allo scorgere nella sua persona e nel suo sguardo ancor viva la freschezza della poesia e dell'ingegno, andiamo pieni di eguale ammirazione, ed esclamiamo: Digitus Dei est hic! Oh qui è veramente ii dito di Dio.

II) Bello questo sentimento, che è pure una lode e un premio ai loro meriti: tua qui nel luogo santo, mentre aspettiamo che Gesù, Ostia Immacolata, discenda per le mani d'uno di essi sull'altare, non possiamo e non dobbiamo arrestarci agi' ammirare i doni che il Signore ha loro elargiti.. Iddio vuole che risaliamo alla sorgente dei suoi doni, e come suol distribuirli a tutti gratuitamente, così si lagna se noi non ne lo ringraziamo.

L'ammirazione, quindi, deve far luogo alla gratitudine e giustamente. Dio solo è la fonte di ogni dono: a Dio quindi l'onore e la gloria. E poichè e. me sono noti i sentimenti dell'E.mo Porporato che divide con noi l'odierna letizia, e ben conosco l'umiltà di Don Francesia, son certo di far loro cosa grata, voi tutti invitando a render grazie al Signore: Gratias agamus Domino Deo nostro! Vere dignum et justum est!

In primo luogo ringrazio Iddio per l'onore che volle dare con questi festeggiamenti ad una religiosa Società così giovane e così fiorente: e Lo ringrazio a nome dei singoli suoi figliuoli, sparsi in tutto il mondo, particolarmente a nome del nuovo Padre tenerissimo, il Rettor Maggiore di questa grande Famiglia Salesiana. Lo ringrazio a nome dell'Archidiocesi di Torino, che si gloria di aver avviato e condotto questi due ministri del Signore al Sacerdozio. Lo ringrazio a nome di Castelnuovo d'Asti, il paese nativo del Card. Cagliero; e a nome dell'umile villaggio che diede i natali a D. Francesia. Lo ringrazio per tutto il Piemonte e per tutti quei luoghi, ove la Pia Società Salesiana lavora con instancabile zelo per la gloria di Dio e per il bene delle anime. Dall'intimo dell'animo io ringrazio la Divina Provvidenza che ha voluto onorare con questa splendida solennità la mia diletta Torino e dare la consolazione di questo giorno al povero mio cuore. Oh ben ricordo quando, giovinetto ancora, poteva ammirare le prime prove dello zelo sacerdotale del Card. Cagliero e del prof. D. Francesia.

E dopo aver ringraziato il buon Dio, non possiamo, nè dobbiamo dimenticare Colei, per le cui mani passa ogni grazia, l'Ausiliatrice potente dei Cristiani. Quindi grazie vivissime a Maria Ausiliatrice, e insieme grazie al devotissimo suo servo, il Ven. Giovanni Bosco. Vorrei che oggi dinanzi alle vostre pupille sorridesse la sua figura, non come ci è rimasta nello sguardo, logora per le fatiche sostenute e per il peso degli anni, ma nel pieno vigore delle forze, come quando assicurava la guarigione a un giovinetto morente e vedeva in quel giovinetto il futuro Apostolo della

Patagonia. Vorrei che il Ven. D. Bosco lo poteste vedere conce quando godeva dei primi trionfi letterari di Don Francesia, come quando affidava a lui, giovane chierico, la preziosa giovinezza di Domenico Savio. Oh! piaccia a Dio che in questo giorno si apra la sua gloria e che egli discenda dal Cielo in mezzo a noi.

E temerei di venir meno al mio dovere, se la riconoscenza non l'estendessi a tutti i Cooperatori iella Società Salesiana, e in particolar modo a quelli che hanno cooperato alla formazione di questi Sacerdoti.

III) Dopo aver ammirato le bellezze di questa festività più unica che rara, dopo aver espressa la nostra riconoscenza a Dio, è vivo desiderio dell'anima che si prolunghino ancora gli anni del l'Eminentissimo e dell'esimio Professore, per cui tanta gloria viene alla Famiglia Salesiana. E vivo desiderio di noi tutti che si prolunghino i loro giorni, e in pieno vigore, sì che possano moltiplicare il bene che luminosamente hanno operato fin qui. Quindi un altro dovere a noi incombe: quello d'invocare su di loro, più fervidamente che ci è dato, l'abbondanza delle divine benedizioni. Sia perciò nostro voto comune e nostra preghiera, che gli esempi mirabili, dati da questi ministri del Signore, abbiano, come augura lo stesso S. Padre, a rinnovarsi per molti anni ancora a profitto della Chiesa!

Un altro desiderio, pio e santo, sul quale preghiamo pure la benedizione del Signore, si è che la Pia Società Salesiana possa sempre conservarsi all'altezza degli esempi dei due sacerdoti che oggi festeggiamo. Guardando all'Eminentissimo Porporato e al suo diletto Confratello non possiamo non ravvisare in loro quelle doti per cui ebbe maggiormente a risplendere il Ven. Fondatore, e cioè un'instancabile attività, congiunta a viva carità verso il prossimo e ad intima unione con Dio. Questo è il vero spirito di Don Bosco: e non deve l'intera Famiglia Salesiana, i Figli di Don Bosco, io dico, e i loro Cooperatori, dimenticare questo sublime programma: Preghiera e Lavoro. « Il lavoro unito alla preghiera » ecco il compendio della vita sacerdotale del venerando Porporato e del suo Confratello diletto.

E poichè il Cardinal Cagliero ha speso la maggior parte della sua vita, attiva ed eroica, nelle lontane regioni della Patagonia, noi dobbiamo (tanto più ora che il Santo Padre tutti ci invita a volgere il pensiero alle anime ancor sepolte nelle tenebre dell'errore) noi dobbiamo formulare un altro voto: che questa prodigiosa attività missionaria abbia ad essere la caratteristica della Società Salesiana. Lo zelo per la salvezza delle anime arda in ciascuno di noi, come ardeva nel Ven. Don Bosco. Fu allorquando si avveravano le profezie fatte dal Ven. Don Bosco al giovinetto Cagliero, che allo stemma della Società Salesiana si appose il motto: Da mihi animas, caetera tolle, che è l'espressione più viva dello spirito di Don Bosco.

Quindi, nel ringraziare la Divina Provvidenza che ci ha concesso di assistere alla solennità odierna, preghiamo perchè, a gloria e consolazione della Società Salesiana, si moltiplichino i suoi figliuoli, che volino alle più lontane regioni a predicare il regno di Dio. Preghiamo perchè ogni anno si abbia a' piedi di quest'altare a celebrar sempre più solenne per il numero dei partenti la cerimonia dell'addio a nuovi Missionari. E sia frutto di queste giornate missionarie anche un aumento di fede, di speranza e di carità in ciascuno di noi. Avvampi il nostro zelo per moltiplicare i nuovi apostoli, pronti a scendere nel campo evangelico; e insieme cresca la nostra generosità nel soccorrerli.

Questo, o carissimi, il modo migliore di celebrare l'odierna solennità: rendere in pratica ciò che faceva ed insegnava Don Bosco, unendo la preghiera al lavoro e lavorando con zelo per la salvezza delle anime.

La memoranda cerimonia si chiuse con la Benedizione Papale impartita dall'E.mo Card. Cagliero.

La serata d'onore.

A sera, alle 20.15, nel Teatro dell'Oratorio convenne nuovamente una folla di Autorità e di illustri personaggi del Clero e del Laicato per rendere omaggio all'E.mo Card. Cagliero. Un'accolta imponente, una dimostrazione cordialissima. Si dovettero restringere i posti assegnati agli alunni, per dar luogo, ai numerosissimi accorsi, anche nelle gallerie.

L'entrata del Cardinale, accompagnato dai nostri Vescovi, dal Rettor Maggiore e dagli altri Superiori, fu salutata da un applauso intenso, che pareva non volesse cessare.

"Rimenbranze" di D. Francesia.

E primo, fra tutti, prese la parola il venerando don Francesia, che lesse un canto pieno di affettuose rimembranze.

Ricordate, Eminenza, il giorno grande di Vostra Prima Messa all'Oratorio?...

Che tripudio di cantici e di suoni echeggiava per l'aria intorno intorno!...

Lo ricordate?... Si era pochi allora: tutta deserta era la mesta valle! fin la sonante Dora s'udiva nel silenzio della sera... ma crebbe nostra schiera, e crebbe intorno ogni contrada e calle; e come in ciel la mattutina stella in alto sorse la Madonna bella!...

Il Breve e il dono del S. Padre.

Dopo il commosso, applauditissimo omaggio di don Francesia, si avanza alla tribuna il rev.mo Mons. Pizzardo e dà lettura dell'Augusto Autografo del S. Padre. L'assemblea scatta in piedi, e, finita la lettura, innalza un entusiastico evviva al Papa.

Quindi l'Inviato Pontificio presenta il dono, una splendida miniatura dell'Ecce Homo di Guido Reni, riccamente montata in marocchino rosso, con finissimi fregi in oro. « Dirò il pensiero che mi espresse il S. Padre - esclama Mons. Pizzardo - quando m'incaricò di recare questo dono a Vostra Eminenza. Come il dolore che spira da questo volto divino deve ricordare all'Eminenza vostra le fatiche, i disagi, e anche i dolori sopportati in tanti anni di apostolato; così la bontà infinita che spira dallo stesso divino sembiante sia all'Eminenza Vostra pegno dei soprannaturali conforti che il S. Padre invoca abbondanti all'Eminenza vostra e del premio grande che Le è riserbato in paradiso ».

Segue un'ammirevole esecuzione musicale che è seguita dall'uditorio colla più religiosa attenzione e coronata da un interminabile applauso: il gran coro e quartetto, tratto, a cura del M. Cav. Dogliani, dal Saepe dum Christi del Teol. Cagliero, integralmente eseguito per l'ultima volta in Maria Ausiliatrice nel 1887.

Parole di Mons. Aguilera.

E prende la parola, con dolce accento italiano, il Vescovo Missionario S. E. Mons. Abramo Aguilera, a nome dei Salesiani:

Eminenza, Eccellentissimi, Signor Inviato Pontificio, Signori e Signore,

Ultimo Vescovo del mondo, nativo di America nel Cile e Salesiano prima di tutto, debbo alla bontà dei Superiori l'altissimo onore di parlare per i Salesiani che in questa storica accademia consacrano al nostro Cardinale un omaggio intimo pel suo sessantesimo di Messa.

Oh! com'è superba la visione del mondo salesiano in questi giorni giubilari!.

In Europa e in America, Africa e in Asia, dovunque v'è un Salesiano, una Figlia di Maria Ausiliatrice, un Cooperatore, un allievo od ex-allievo, si pensa al Cardinal Cagliero con ammirazione ed affetto di entusiasmo.

Nelle grandi capitali: Roma, Parigi, New Jork, Buenos Aires, Londra, Madrid, Santiago, Rio, ecc., il pensiero d'amore viene espresso, come a Torino, in solennità religiose e civiche, che rifulgono di vivo resplendore.

Nelle case di missione della Patagonia e della Terra del Fuoco, della Cina e dell'Assam, del Mattogrosso e tra i Jivaros dell'Equatore, di Rio Negro e del Chaco, dell'Africa e di Magellano, sono più modeste, ma direi quasi più commoventi le esultanze di famiglia. Sarà forse un povero missionario, che stanco oggi medita sul Cagliero e si rianima; o un umile indietto che fa la comunione eucaristica per l'Apostolo delle Missioni di Don Bosco, o un fiero Jivaro che appoggiato alla sua lancia, il labbro avvezzo a parole di vendetta infiora oggi d'un'Ave Maria divinamente dolce, accompagnando l'instancabile Salesiano che in ricordo filiale e nostalgico rievoca le feste di Torino.

Dappertutto nel mondo salesiano è un poema spirituale d'affetto e d'allegria, di divozione e di preghiera!

Come all'apparir d'un sole estivo tutti i fiori volgono al cielo le profumate corolle, così in questi giorni fausti, da ogni casa salesiana s'innalza a Dio un inno solenne di lode e di ringraziamento per la messa di diamante del figlio prediletto di Don Bosco, del primo missionario, del primo Vescovo e del Cardinale nostro, ossia, per dire tutto con l'ispirata frase di S.S. Pio XI, della gloria nostra più bella.

Com'è grande, com'è magnifico quest'immenso concento d'auguri e di preghiere, che in così perfetta armonia sale dalla terra salesiana al trono di Don Bosco, di Maria Ausiliatrice e di Dio stesso, rallegrando il paradiso d'un nuovo raggio di luce eterna, giacchè le grandezze che dall'ordine soprannaturale traggono origine e consistenza, riescono pur sempre di gloria divina e fanno ripetere agli angioli, come agli uomini di Dio: « Santo, Santo, Santo è il Signore, cui solo il trionfo e l'impero nei secoli dei secoli ».

E là, in quelle altezze celesti, onde soltanto l'uomo veramente si sublima, il coro salesiano si fa fervido e poderoso, ed impetra da Dio per Lei, Eminenza, ognor più florida longevità, e per noi uno spirito vieppiù simile al Suo.

Mentre quindi, chinato al bacio della Sacra Porpora, ho la fortuna di umiliare all'Eminenza Vostra questi sentimenti, condivisi da tutti i Salesiani, si compiaccia l'Eminenza Vostra di considerare come il diamante più fulgido e perenne di questo giubileo, una più larga e profonda penetrazione nel mondo di quello spirito salesiano che ha ha fatto di Lei, Eminenza, lo strumento divino e l'artefice sapiente delle maraviglie che celebra la Società del Venerabile Don Bosco con tanto plauso della Chiesa Cattolica e del mondo civile!

Omaggio del Clero e dei giovani.

Cessati gli applausi che ricoprono le parole del Vescovo Missionario, si avanza il Teol.. Collegiato Cav. don Tommaso Bianchetta, Curato della SS. Annunziata e Presidente del Collegio dei Parroci di Torino. Con frase viva ed elegante, reca all'Eminentissimo l'omaggio dell'Archidiocesi che si gloria di avergli dato i natali, e, applaudissimo, al tributo d'ammirazione per le opere compiute in 6o anni di sacerdozio e 38 di episcopato associa devoti auguri per ancor lunghe sante fatiche.

Un giovane del Circolo Auxilium, Carlo Anselmetti, del 1° anno del R. Politecnico, a nome dei giovani degli Oratori festivi, con forte linguaggio cristiano promette al Card. Cagliero d'imitarlo nell'Apostolato, stringendosi sempre più, spiritualmente e realmente, a N. S. Gesù Cristo, per divenir capaci a portarne lo spirito purificatore in mezzo alla società.

Segue un intermezzo delicato : la Romanza l'Orfanello: versi del chierico Francesia, musica del chierico Cagliero. Il poeta e il musico ascoltano con piacere la loro composizione giovanile, eseguita con gran sentimento da un soprano. Il discorso del Prof. G. De Sanctis.

Tra il più religioso silenzio sorge quindi a parlare il prof. Gaetano De Sanctis, della Regia Università di Torino, direttore della Reale Accademia delle Scienze.

Eminentissimo Principe,

Alle feste che oggi si tributano alla Eminenza Vostra, è doveroso che si associno cordialmente tutti gli amici delle opere salesiane. Essi non possono non celebrare infatti come grandiosa opera di religione insieme e di civiltà quella che Voi e i vostri collaboratori salesiani, seguendo l'impulso dato dal Venerabile Don Bosco, avete attuato e continuate ad attuare nell'America Meridionale. Si ripete ivi, può dirsi, sotto i nostri occhi, il prodigio che vide il monaco romano Augustino quando dal suo convento del Celio il grande Pontefice S. Gregorio Magno lo inviò ad evangelizzare gli Angli, il prodigio che videro i sacerdoti mandati da Roma tra i Bulgari quando quell'altro grande Pontefice che fu Nicolò I dettò pei neo-convertiti quel sapiente codice di vita, in cui confluiva con le dottrine del cristianesimo la tradizione vetusta della saggezza e della prudenza romana; l'iniziarsi, voglio dire, della vita civile sotto gli auspici e per effetto dell'azione missionaria.

Così la Chiesa Romana rinnova oggi per l'Opera Vostra benedetta da Dio, Eminentissimo Principe, per l'opera dei vostri compagni di missione e di tutti i missionari cattolici, rinnova i suoi miracoli antichi. Chi ha detto che son Chiesa e Impero una rovina mesta ? Certo molti e potentissimi Imperi sono crollati e per sempre. Caduto è quello che parve dovesse esser eterno e che fu ad ogni modo l'espressione più alta e mirabile della civiltà antica, l'Impero di Roma. Caduto l'Impero superbo di Carlo V e di Filippo II, su cui non tramontava mai il sole. Caduto, nonostante il fulgore dei suoi successi militari e delle sue riforme civili, l'Impero Napoleonico. E che dire degli Imperi che vedemmo noi stessi miseramente crollare, nonostante gli armi e gli armati innumerevoli, su cui parve stabilmente assisa pei secoli la loro potenza? Ma la Chiesa Romana sta inconcussa tra le rovine degli Imperi. Vive non solo, ma dà ogni giorno le prove più consolanti al cuore d'un cattolico della sua perenne vitalità, con virgulti nuovi e rigogliosi che renette il suo vecchio tronco robusto.

Una di tali miracolose prove di vitalità ai tempi nostri è nell'espandersi della Famiglia Salesiana, nell'opera benefica che essa compie tra noi e nelle missioni. Abbiamo letto le statistiche più impressionanti di tale espansione. E di ciò oggi io mi congratulo altamente, prendendo occasione delle feste che si tributano a Voi, così degno rappresentante dello spirito umile ed alto che animò il Fondatore della Casa Salesiana.

Forse quando l'11 novembre 1875 Don Bosco Vi rivolgeva il suo discorso di addio e Vi additava, come luce nella vita di pericoli e di stenti che Vi attendeva, la sicurezza dell'aiuto Divino con le parole piene di fede e di speranza del grandissimo tra i missionari, San Paolo - Omnia possum in eo qui me confortat - forse pur confidando appieno nell'aiuto Divino non osaste sperare l'immane sviluppo che avrebbe preso in America e altrove l'opera missionaria salesiana, l'immane frutto di bene che il Signore voleva trarre dalla piena dedizione che aveva fatto della Vostra alla Sua Volontà. Abbandono questo in cui è la spiegazione di quei successi che agli occhi ottenebrati dei mondani parrebbero inconcepibili.

« Conquisterete la Patagonia col sudore e col sangue (vi aveva detto Don Bosco...) e vedrete che cosa sono i miracoli ». « Spargemmo, in vero, il sudore e il sangue (voi stesso avete scritto) e vedemmo che cosa sono i miracoli ». Ora che cosa ha moltiplicato le vostre forze tra gli stenti e le traversìe della vita missionaria? Che cosa vi ha dato la forza di condurre a bene, con vantaggio e gloria della Chiesa come delegato apostolico ed internunzio delle Repubbliche del Centro America, pratiche e trattative, le quali avrebbero messo a dura prova gli esperti nei segreti della vecchia diplomazia? Che cosa a Voi, come a tutta la Famiglia Salesiana, in una età di dissensi violentissimi, non solo tra popolo e popolo, ma anche tra coloro che un muro e una fossa serra, mentre si lastricano di ossa umane le vie che percorrevano i maggiori eserciti che il mondo abbia visto, armati coi più terribili mezzi di distruzione che la mente nostra abbia escogitato, mentre, cessate appena le stragi della grande guerra, per tutto in questa Europa senza pace infuriano, insanguinandone la città, gli odii civili; che cosa, o Eminentissimo, alla opera Vostra, e a quella di tutta la Pia Associazione Salesiana ha assicurato il consenso più pieno e concorde tra cui non v'ha nè nazione ne partito che faccia sentire una voce dissenziente? E la fedeltà Vostra ai principii del Vostro Insigne Fondatore e la abnegazione assoluta in ciò che chiamerei l'esclusivismo della Vostra opera di bene, santo esclusivismo, che consiste nel volere il bene e null'altro che il bene. E questo vi ha permesso di praticare quella forma altissima di patriottismo che si esplica nell'onorare la Patria e renderne amato e celebrato il nonne, con opere insigni di bene e insieme quella forma altissima di umanitarismo che non rinnega la patria terrena, ma la serve nel modo più alto servendo insieme e sopra ogni cosa la Patria Celeste; beneficando nel nome di Dio senza distinzione di nazione o di razza, di classe o di partito, tutti gli uomini. Gli uomini che purtroppo, sofferenti tutti e bisognosi di aiuto, sono pronti a odiarsi assai prima che a tendere la mano al fratello che soffre.

Ma, Voi, Eminentissimo, Voi, o cari fratelli Salesiani, custodi della tradizione del Vostro Venerabile Fondatore, che il Cardinale Cagliero così degnamente impersona, Voi sarete di valido aiuto, e con questo augurio io concludo, di valido aiuto alla Chiesa e al Sommo Pontefice nel debellare quest'odio che tinge la terra di sanguigno, nel convertire non solo i selvaggi della Patagonia, ma anche il selvaggio che sta all'agguato nel fondo del cuore di noi tutti, che ci diciamo uomini civili, convertirlo per mezzo dell'amore che è celebrato nella Imitazione di Cristo, l'amore del quale nulla è più dolce, nulla più forte, nulla più alto, l'amore che non ha il suo soddisfacimento e il suo riposo, se non in Dio.

Applausi concordi coronano le parole dell'illustre storico ; e sale alla tribuna il Comm. dott. G. B, Filipello, Sindaco di Castelnuovo.

Il saluto di Castelnuovo.

Eminenza,

Dei bei colli a Voi tanto cari, da quella terra ferace che Vi ha plasmato vigoroso e forte come i suoi prodotti, in nome dei Castelnovesi, conterranei di Don Bosco e Vostri, io vi porto l'espressione degli omaggi più devoti e dei più fervidi auguri.

Dal giorno avventurato, l'Ognissanti 1851, in cui con ansia febbrile Voi avvicinaste per la prima volta il modesto Prete, che fu poi il Vostro venerato Padre e Maestro, e per invito di Lui lasciaste la nostra terra per seminare e raccogliere in altri campi, Castelnuovo vi ha seguito passo passo nel Vostro lungo e faticoso cammino, nella Vostra brillante carriera di studi all'Oratorio e all'Università, nelle Vostre geniali manifestazioni musicali, attraverso le fatiche e gli eroismi della Vostra carità tra le epidemie e nelle missioni, nei Vostri trionfi di fede e nei Vostri successi in diplomazia,. su su fino agli onori del Pastorale e al supremo fastigio della Porpora: e come madre affettuosa e orgogliosa di Voi, oggi Vi dice: « Figlio mio, hai operato bene ed hai benemeritato della Patria «.

Oh quanto lontani i tempi, che pur con giovanile freschezza tante volte richiamaste alla nostra attonita visione, quando, ragazzetto, con sacre, e devoto timore e fermo proponimento di bene assistevate alla patriarcale amministrazione della giustizia, il dopovespro della domenica, all'ombra del campanile del nostro piccolo borgo! Quante cose cambiate! Quanto tempo passato, quanti uomini trapassati! Ma il ricordo del giovinetto vivace e pio, del chierico edificante, del giovane e coraggioso sacerdote che nell'infierire del cholera soccorre i inalati, conforta i moribondi e diventa saggio consigliere della salute pubblica, questo ricordo Castelnuovo lo conserva e lo conserverà sempre. E ricorda l'ardito pioniere della grandiosa Opera di Don Bosco, che sul punto di addossarsi il carico della prima missione salesiana viene ad invocare la benedizione della vecchia e veneranda sua madre ; ricorda le Vostre fortunate fatiche in quella Patagonia, per la civiltà della quale avete dato anche parte del vostro sangue; esulta ai successi del Vostro apostolato e plaude a Voi divenuto Vescovo, Vicario e Delegato Apostolico e Principe di S. Chiesa.

Castelnuovo sente ed è fiera dell'onore che le viene dal Vostro nome e dalla Vostra opera mondiale, perchè se avete portato pel mondo il nome e la fede di Dio, la lingua d'Italia e la civiltà di Roma, avete pur sempre e ovunque dato prova ed esempio della bontà d'animo, della schiettezza di carattere e dell'operosità della nostra rude razza.

E Castelnuovo, che altre volte vi ha pubblicamente proclamato cittadino benemerito, ha voluto oggi darvi nuova prova della sua ammirazione dedicando al Vostro nome, perchè sia tenuto presente ai posteri, una sua piazza; piccola forse ma piena di ricordi per Voi e per noi, perchè oltre essere stato in passato l'anima della vita castelnovese riassume come in una trilogia la Vostra vita in paese; essa riunisce infatti la Vostra casa natia, quella che Vi accolse Vescovo, e l'attuale residenza del nostro Cardinale. E se Voi darete fuoco all'esca, che è ora sottocenere, un altro monumento potranno creare i Castelnovesi, al quale spetterà il vostro nome: l'erezione d'un nuovo edifizio che allarghi le braccia al nostro Istituto Paterno che non può ora tutti accogliere quelli che ad esso si volgono.

Ma sopratutto Castelnuovo fa suo quello che certamente è oggi il voto più ardente di Voi e di quanti qui Vi circondano: che Dio Vi conceda il veder elevato all'onore degli altari quello che fu il Vostro Padre e il Vostro Maestro: che Colui il quale fu già il nostro più grande cittadino possa al più presto essere chiamato il Santo di terra nostra.

La comunicazione del Sindaco di Castelnuovo suscita il più ampio consenso: e il Cardinale si mostra riconoscentissimo.

Anche i nostri alunni hanno i loro interpreti, vivi e spigliati, in un dialogo vivacissimo che riscuote unanimi applausi.

Una notizia carissima.

E l'entusiasmo dell'assemblea viene altra volta ad elevarsi unanime come alle parole dell'Inviato Pontificio, quando don Trione prima di accennare al cumolo di adesioni, dà, a nome dei Superiori, questa notizia:

Come venne già annunziato, la Patagonia che fu il campo delle maggiori fatiche del grande missionario salesiano, ha voluto dimostrare la vivezza della riconoscenza che nutre per il suo civilizzatore intitolando testè al nome del Cardinal Cagliero una delle stazioni ferroviarie, più prossime a Patagones, della nuova linea in costruzione. Le feste con cui si inaugurò la nuova stazione furono presiedute dal Governatore stesso del Territorio e riuscirono imponentissime.

Anche la Patria, Castelnuovo d'Asti, ha voluto dare un pegno tangibile della stima altissima in cui tiene il suo glorioso concittadino, intitolando al nome del Card. Cagliero la sua piazzetta centrale, già Piazzetta della Fucina.

Il Consiglio Superiore della Pia Società Salesiana, con a capo il Rettor Maggiore Don Filippo Rinaldi, ha stabilito di aprire prossimamente un nuovo Istituto, nelle vicinanze di Torino, e di intitolarlo « Istituto Cardinal Cagliero per le Missioni Estere Salesiane ».... a perenne ricordo del primo Missionario Salesiano.

Questo annuncio è accolto dal pubblico con un entusiasmo indescrivibile. La folla sorge in piedi gridando: « Viva il Cardinale Cagliero! », e applaude senza posa. Il Cardinale, commosso da tanto fervore di consensi, ringrazia con cenni del capo ed alza la mano a benedire.

Segue l'accenno alle numerosissime e autorevoli adesioni. Dai Cardinali della Curia Romana ai Vescovi posti a dirigere l'opera della fede nelle più lontane regioni del mondo, è un ripetersi di auguri i più sentiti e devoti. Poi passano nomi illustri di personalità americane, europee, col fervido saluto dei maggiori italiani.

Il ringraziamento del Cardinale.

Ultimo prende la parola il Cardinale, e, dicendo la sua riconoscenza a tutti, protesta solennemente che della sua carriera sacerdotale, non meno che della vita minacciata nel fiore degli anni e della felice riuscita in tante imprese, è debitore a don Bosco.

« Così, esclama, è anche di don Francesia! Se noi abbiamo acquistato un posto onorato in società, e, sopratutto, se abbiamo potuto fare un po' di bene - e di bene, ve l'assicuro io, abbiam sempre procurato di farne quanto più ci è stato possibile - andiamo debitori, dopo Dio, a una persona sola. Non a nostro padre, che ambedue perdemmo in tenera età, nè alle nostre madri, pie, sante, però incapaci ad aiutarci; ma a don Bosco, che abbiam chiamato Padre da giovinetti, che abbiam venerato e ascoltato qual Maestro durante tutta la sua vita, che abbiam continuato a venerare e a chiamar Padre e Maestro fino ad oggi, e che speriamo di poter anche venerare sulla terra, prima di andarlo a ringraziare in paradiso ».

Così, nell'apoteosi del discepolo, si affermava solenne l'apoteosi del Maestro, cui l'assemblea elevò commossa l'ultimo saluto. Erano le 22.30.

La "Festa del Papa" e l'omaggio della Federazione Giovanile.

La sera del di solenne di San Pietro, nel quale, in tutta l'Archidiocesi, venne celebrata la « Festa del Papa », il teatro dell'Oratorio di Valdocco si gremiva nuovamente, e questa volta di giovani dei Circoli Cattolici della città per una serata missionaria in omaggio all'E.mo Card. Cagliero.

Alle 20,30 entrava nell'ampio salone, rigurgitante anche nelle gallerie, l'Eminentissimo, cui un giovane dell' « Auxilium » porse un devoto saluto, e l'ing. Gerini disse brevi parole a nome della Federazione. Subito dopo prese la parola il Cardinale.

Disse che era la « Festa del Papa » e che l'amore al Papa sorge nelle anime piene di fede e di carità, la fede di S. Pietro, la carità di S. Paolo per Gesù Cristo.

Il Papa è il Vicario di Gesù Cristo, e ne continua la missione divina: perciò continuano gli Apostoli, cioè i Missionari.

Oggi, dappertutto, c'è bisogno di Missionari; ogni giovane cattolico dev'essere missionario.

Chi non ha la vocazione di andare missionario in Patagonia, sia missionario in Italia, in Torino, a casa sua!

« Siate dunque, apostoli e missionari, o carissimi giovani, concludeva il Cardinale; - apostoli col buon esempio, coll'integrità della vostra condotta e colla pratica della religione; apostoli colla parola, in casa, nelle scuole, nelle officine, per le vie e per le piazze. Tornando a Roma, dirò al S. Padre di aver goduto questo splendido spettacolo: son certo che il suo cuore n'esulterà e implorerà su voi una particolare benedizione ».

Essendo l'ora già tarda, com'ebbe benedetto i giovani, Sua Eminenza si ritirava salutato da una triplice salve di applausi; e Mons. Versiglia parlava loro della Cina e delle Missioni Salesiane in Cina.

Dopo la prima parte della interessantissima Conferenza, prese la parola il rev.mo D. Giuseppe Vespignani, Direttore Generale delle Scuole Professionali ed Agricole della Società Salesiana. Il venerato sacerdote con grande semplicità rievocò i primi momenti di attività missionaria del Card. Cagliero in circostanze difficilissime.

Insistenti applausi coronarono le parole di don Vespignani e la seconda parte della Conferenza, che accese nei giovani viva riconoscenza a Dio per esser nati in paesi cristiani, e fervido interessamento per la conversione degli infedeli.

Episodi Missionari.

Un giglio del campo.

Man mano che le truppe argentine avanzavano nelle valli del Rio Negro, del Neuquen e del Chubut, gli indii fuggivano e si ritiravano nei seni e nelle gole delle Cordigliere. I missionari salesiani dovettero durare ben lunga e penosa fatica per rintracciarli nei loro nascondigli, istruirli nella religione e portar loro i conforti della civilizzazione cristiana. Un gruppo di queste famiglie si era rifugiato alle falde della Sierra Colorada, in una località affatto sconosciuta, senza comunicazioni con altre tribù. I genitori, prima della fuga, erano stati istruiti e battezzati dai missionari e insinuavano, così come potevano, i loro buoni sentimenti nei figli, senza però che le acque salutari del battesimo scendessero a rigenerare a Cristo le giovani anime.

Verso la fine del novembre 19oo giungeva a Viedma, davanti alla casa centrale del Vicariato Apostolico della Patagonia Settentrionale e Centrale, una pariglia, da cui smontavano un indio e un'india, vestiti nei loro caratteristici costumi. Il giovane era cileno, e s'avviò verso la parrocchia in cerca del curato. La giovane si diresse all'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, come le avevano indicato alcune persone trovate sul posto.

Suor Teresa, incaricata di attendere ai poveri ed in modo speciale agli indi del campo, le si avvicinò con grazia e dolcezza e le chiese:

- Donde vieni? Come ti chiami? In che posso servirti?

- Mi chiamo Francesca, e son venuta qui per farmi cristiana e far benedire il mio matrimonio. I miei genitori già sono cristiani; io no: e mia madre mi dice che sarò sempre triste, e sposa infelice, perchè non sono cristiana.

- Donde vieni?

- Ah! sorella, da lontano, molto da lontano. Ho sofferto un lungo viaggio... 14 giorni a cavallo... grande sete... poco cibo.

- Come si chiama il tuo villaggio?

- Non lo so dire. Si trova laggiù, molto addentro alla Sierra Colorada. Ma bada, sorella, io debbo fare ogni cosa oggi, perchè mio marito vuol riprendere la via del ritorno.

E fu condotta al Missionario. Verso sera ritornò tutta giuliva. Appena vide la Suora esclamò: « Sorella, mi fermo otto giorni. Mio marito sta presso il missionario, ed io qui da te. Quanto son contenta! Tu m'insegnerai ogni cosa, ed il Padre mi farà figlia di Dio! Che bellezza! »

L'indomani ricomparve, puntualissima. In breve imparò il segno di croce, le orazioni e le verità principali della nostra fede. Un giorno la Suora la condusse nella cappella del collegio: e la poveretta contemplava estatica le colonne, la balaustrata, l'altare, il tabernacolo, le pitture. Davanti al quadro di Maria Ausiliatrice, si fermò piena di meraviglia ed esclamò:

« Che bella Signora! Quanta gente attorno a lei! Che è tutto questo?

- È la Madonna Ausiliatrice.

- E quel Bambino che tiene in braccio? - È Gesù Cristo, quand'era piccino. - Ah! quella Signora è sua Madre?

- Sì, la Madre di Gesù. Non diciamo nel Credo, che Gesù Cristo, Figlio di Dio, nacque da Maria Vergine?

- Figlio di Dio...! Io pure fatta cristiana, sarò figlia di Dio... saremo dunque fratelli?

- Sì, mia buona Francesca, Gesù è nostro fratello, sarà tuo fratello; e dobbiamo tenerlo sempre con noi, non macchiando l'anima nostra col peccato.

- Bello, bello! Io lo terrò sempre nel mio cuore...

In fondo alla cappella v'era il Crocifisso. A quella vista Francesca provò una profonda impressione: - Poverino ! Poverino ! Quanto soffre! - esclamò.

- Quegli, Francesca, è quel Gesù che hai visto bambino in braccio alla Mamma. Quando giunse a 3o anni la lasciò per andare a predicare la dottrina del Cielo. Egli fu il primo missionario.

- Oh! bello! Gesù... missionario!

- Sicuro. Ma i cattivi, invece di convertirsi alle sue parole, lo presero a odiare e lo condannarono a morire in croce. Ricordi nel Credo? « Patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morto e seppellito... ».

- Sì, sì. - E seguitò recitando il Credo sino alla fine.

Il giorno appresso assistette alla S. Messa e alla Comunione delle alunne e delle Suore. Ne fu commossa. Appena potè vedere Suor Teresa, l'assali di domande, volle sapere il mistero che si celebrava, conoscere l'origine del Sacramento, quante volte si compiva, e ad ogni risposta usciva in esclamazioni di giubilo, di meraviglia, di affetto. Che cosa passasse per l'anima sua in quei momenti, Dio solo lo sa.

Certo la sua anima pura ed ingenua, per nulla avvizzita al soffio dell'ignoranza india, nè travolta dalla brutalità passionale selvaggia, dovette provare fremiti di dolcezza inenarrabile ai primi contatti con Gesù. Vissuta sospirando il missionario ed attendendo la rigenerazione cristiana, che conosceva solo attraverso i vaghi insegnamenti dei genitori, conservata viva e ardente per molti anni la fiamma d'una fede intravista da lontano, ma già abbracciata col desiderio e l'effusione del giovane cuore, vedeva ora aprirsi orizzonti nuovi, provava ebbrezze ignote, e sentiva schiudersi l'animo a sensi d'amore e di calma, mai pensati, mai sognati.

Quando conobbe il divino Mistero dell'altare e seppe che ogni giorno il Signore scende a confortare le anime fedeli, cadde in ginocchio esclamando: « Gesù! Gesù!... È il Missionario sempre con noi! » Era l'ardore di un cuore vergine, che trovava le sue prime delizie dinanzi ad un mistero d'amore, erano le prime manifestazioni di riconoscenza traboccanti da un'anima che sentiva di trovarsi vicina alla felicità lungamente agognata.

Quando l'istruzione fu completa, Francesca ricevette il Santo Battesimo, presente lo sposo, rude cileno, che al veder l'innocenza ed il candore ingenuo e bello della sposa, pianse di commozione. Ricevuto il Sacramento della Cresima, venne benedetto il matrimonio. Francesca era raggiante di gioia: non sapeva più come contenere l'allegria che le inondava l'anima e le cantava in cuore.

Quando andò a salutare e ringraziare le Suore, era tale la piena dei suoi affetti, che alla presenza di un centinaio di alunne, guardando il cielo, esclamò: « Quante grazie ho ricevuto! Quanto mi ama Iddio! Ora un angelo veglia su me, ed io lo vorrò sempre al mio fianco. » Poi rivolgendosi alle Suore: « Dite al Vescovo (Mons. Cagliero, allora Vicario Apostolico) che ci mandi il missionario ». E partì fra le benedizioni di tutti.

Poco tempo dopo il missionario, circondato da un'umile schiera di selvaggi attoniti, insegnava le verità cristiane e celebrava i divini misteri nel povero villaggio sperduto della Sierra Colorada.

L'indole dolce e buona di Francesca, la sua pietà sentita e fervorosa finirono per trionfare anche sul marito, che, smettendo l'asprezza di modi, ritornò alla pratica della religione e si conservò sposo fedele ed affezionato.

Così il Signore premiava una virtù sbocciata nella squallidezza morale del deserto, e cresciuta vigorosa e forte anche in mezzo agli avvilimenti selvaggi, perchè alimentata dalle speranze divine.

Sac GIOVANNI BERALDI

Missionario Salesiano.

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE

NEL SANTUARIO

li 24 di ogni mese si compiono, mattina e sera, devote funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino ha luogo la messa della Comunione generale, seguita dalla Benedizione Eucaristica - alla sera, alle 20, un'ora di adorazione predicata: - e sono particolarmente i divoti di Valdocco, con le associazioni della Parrocchia, che con vivissima fede accorrono alla devota funzione.

Vogliano i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici unirsi ad essi in ispirito.

Echi della Festa Titolare.

In Italia.

A Lanzo Torinese nella chiesa parrocchiale ebbe luogo la benedizione di un'artistica statua di Maria Ausiliatrice, dono delle zelatrici salesiane. Compì il sacro rito il nostro Rettor Maggiore Don Rinaldi; e il devoto simulacro venne portato in processione dagli ex-allievi. Il Vicario Teol. Frasca, nel riceverlo nella chiesa parrocchiale, ove rimarrà esposto alla venerazione dei fedeli, disse commosse parole, augurando che la Vergine, dal nuovo altare, sia veramente l'aiuto potente di tutti i suoi parrocchiani.

Ad Intra si celebrò una festa, densa di pietà e d'affetto, con musica sacra eseguita dagli alunni del collegio e dalle giovani del Convitto operaie. Disse il panegirico il salesiano dott. Don Eusebio Vismara.

Pure a Cannobio (Novara) la gioventù portò una nota vibrante di entusiasmo e di fede nella festa che si svolse nella casa delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

A Vercelli i zelanti Cooperatori si unirono in ispirito alle solennità di Valdocco, celebrando, con esito lusinghiero una giornata mariana, alla quale partecipò lo stesso Mons. Arcivescovo. La festa locale venne celebrata il 28 maggio. Numerose le Comunioni e grandiose le funzioni, che culminarono con una devota processione col Santissimo, portato da Mons. Orsenigo. Venne benedetto il nuovo stendardo delle associate all'Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice, ed il missionario salesiano Don Tomatìs disse il panegirico.

A Sondrio e a Tirano presenziò alla solennità S. E. Mons. Luigi Versiglia, Vicario Apostolico di Shiu-Chow (Cina), che amministrò la Cresima a varie centinaia di fanciulli. Nel pomeriggio per le vie infiorate e pavesate passò la processione con la statua di Maria Ausiliatrice, fra due ali di popolo orante, celebrante Mons. Versiglia. Accompagnava la Madonna una massa imponente di fedeli, cantando inni e preghiere sotto i vessilli delle varie associazioni. Commovente lo spettacolo dei giovani, che vollero riserbato a sè l'ufficio di fare scorta d'onore a Maria Ausiliatrice.

A Marina di Pisa apri il giorno sacro una cerimonia piena di semplicità e candore: la distribuzione della prima Comunione a una folta schiera di bimbi e bimbe: e tutte le funzioni ebbero carattere di ringraziamento per grazie particolari ottenute dai buoni Marinesi.

A Gualdo Tadino alla vigilia, S. E. Mons. Pasi, Vescovo di Macerata, tenne nel teatrino del collegio salesiano una conferenza su Don Bosco; e la sera della festa, davanti alla turba di fedeli che aveva accompagnato la processione, Monsignore parlò ancora con accento commosso, invocando su tutti la benedizione della Madonna. Una bella illuminazione della facciata dell'istituto fu lieto epilogo della gioconda giornata.

Taormina, la gentile cittadina dei fiori, si vestiva tutta a festa per onorare Maria Ausiliatrice. Le funzioni si svolsero nella chiesa di S. Giuseppe, dove i fedeli, accorsi durante la novena a udire l'evangelica parola di un Padre Cappuccino, diedero spettacolo commovente di pietà, accostandosi in massa alla S. Comunione. Anche colà furono i giovani che portarono in trionfo per la città imbandierata la statua di Maria Ausiliatrice. Uno di essi, fermato il lungo corteo, prese a declamare vibratamente le glorie di Maria, che tutto il popolo festante, in un impeto d'amore, proclamò a gran voce sua Regina.

All'Estero.

Ad Alessandria d'Egitto la solennità fu resa più imponente dall'intervento di S. E. Mons. Igino Nuti Vicario Apostolico d'Egitto, che amministrò la S. Cresima ad una quarantina di allievi e si degnò presenziare un trattenimento musico-letterario dato dall'Istituto Don Bosco per la prima visita ufficiale di Sua Eccellenza.

A Bogotà (Colombia), preceduta da una novena predicata dai migliori oratori della città, la festa si celebrò nella Cattedrale Primaziale, divenuta angusta per accogliere l'immensa moltitudine di devoti. Fu consolantissimo in vero il numero delle S. Comunioni, distribuite senza interruzione da vari sacerdoti dalle cinque alle nove. Alla messa pontificale, la Basilica presen tava un colpo d'occhio magnifico. In posti d'onore stavano l'Ecc.mo Mons. Vincenzo Misuraca, Incaricato di Affari per la Santa Sede, vari Ministri, il Procuratore Generale della Nazione, il Presidente della Suprema Corte di Giustizia, parecchi Deputati e Senatori, i Ministri d'Italia e di Spagna, il Governatore del Dipartimento ed il Sindaco dela città. La schola cantorum salesiana eseguì scelta musica dei maestri Pagella e Antolisei. Oratore fu il Padre Giachino Gorez, S. J., che, illustrò i fatti principali dimostranti l'aiuto provvidenziale che la Vergine accordò in ogni tempo al popolo cristiano. Al termine del panegirico rivolse un affettuoso saluto alla compianta memoria del nostro Don Antonio Ajme, apostolo della devozione a Maria Ausiliatrice in Colombia, e molti piansero di commozione.

Per tutto il giorno fu un avvicendarsi di popolo ai piedi della Madonna di Don Bosco: umili operai confusi con ricchi signori, fanciulle del volgo con dame dell'alta aristocrazia, associazioni popolari e collegi. Tenne la conferenza ai Cooperatori il salesiano don Emilio Rico.

La splendida giornata terminò con una imponente processione caratterizzata dalla partecipazione di tutte le classi sociali, e riuscita una superba manifestazione di fede.

A Santiago di Cuba la solennità venne resa più imponente dalla presenza di Mons. Arcivescovo e del Governatore Ecclesiastico. La parte musicale fu sostenuta dagli alunni dell'istituto Don Bosco, e verso sera una bellissima processione pose termine alla solennità.

In molte altre città e paesi, in quasi tutte le capitali dell'America latina, le feste di Maria Ausiliatrice trascorsero nell'entusiasmo e nella devozione più sincera. Ne rimettiamo le relazioni alle edizioni in lingua estera del Bollettino.

GRAZIE E FAVORI (*)

Era il giorno di Maria Ausiliatrice.

Mio figlio Matteo veniva colpito da gravissima polmonite doppia, che, nonostante le più sollecite ed amorose cure, minacciava seriamente la sua esistenza. Con viva fede e con cuore di madre lo raccomandai alla Vergine Ausiliatrice, la cui immagine pendeva a capo del letto dell'infermo, pregandola che volesse ancora conservarlo al nostro affetto e a sostegno della famiglia. Con me pregava la famiglia tutta, pregavano i parenti e pregavano pure tante anime buone. Un giorno in cui il male si era maggiormente aggravato e il caso sembrava quasi disperato, recatami alla Chiesa, supplicai con maggior fervore e con maggior insistenza la cara Madonna di don Bosco, promettendo di fare un'offerta al suo Santuario e di pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano, qualora la Vergine benedetta avesse esaudita la mia preghiera. Era il giorno di Maria Ausiliatrice. Tornai a casa col cuore pieno di fiducia: e da quel giorno mio figlio incominciò realmente a migliorare ed in breve si trovò fuori di pericolo. Ora è pienamente ristabilito, e si unisce a me e a tutta la famiglia nel porgere le più vive grazie alla cara Madonna, nell'attesa di poter venire a ripetergliele personalmente nel suo Santuario di Torino. Ed io, mentre con tutta riconoscenza invio l'offerta promessa, supplico con tutto il cuore la S. Vergine perchè voglia continuare su me e su tutti i miei cari la sua materna protezione.

Foglizzo Canavese, giugno 1922.

CAROLINA GIOGA.

LuRAGO d'ERBA. - 24 - VI - 1922. - Rendo vivissime grazie a Maria SS. Ausiliatrice per duplice grazia concessami subito dopo averle fatto doppia novena e la promessa d'un'offerta per le Opere Salesiane e la pubblicazione sul Bollettino.

Avevo la nonna ammalata di bronchite secca diffusa. Data la tarda età e la violenza del male, i dottori curanti incominciarono a prepararci alla ornai imminente catastrofe. Mi rivolsi allora, fiduciosa, alla Madonna di Don Bosco, e la nonna non tardò a migliorare, a riprendere forze, a guarire.

Poco tempo dopo, il mio piccolo Sandro, di pochi mesi appena, fu sorpreso da forte difterite. Nel timore di perderlo lo raccomandai, quanto potei, a Maria SS. Ausiliatrice e al Ven. Don Bosco. Anzi applicai alla gola e al petto del piccino una piccola reliquia del Ven. Don Bosco, ricordo dei miei cari anni di collegio, e in pochi giorni il mio Sandruccio l'ebbi sano ed allegro come prima.

Ne sia ringraziata Maria SS. Ausiliatrice e il suo fedele servo, il Ven. Don Bosco.

A. C. B. Cooperatrice Salesiana.

ESTE. - 10 - VI - 1922. - Allievo per sei anni del Collegio Manfredini, imparai ad amare Maria Ausiliatrice.

Nell'infernale bufera che mi travolse e sconvolse d'ospedale in ospedale militare durante la terribile guerra, Maria Ausiliatrice era con me! Pregai nelle terribili sofferenze... specie nell'immenso dolore, ed ottenni. Maria Ausiliatrice, la Santa Madre de' miei giovani anni, mi ridonò da morte a vita per ben tre volte, mi ridonò all'amplesso materno, alla famiglia, al lavoro.

All'Opera benedetta di Don Bosco, perchè tutti imparino ad amare Maria Ausiliatrice, con animo eternamente grato, la migliore offerta.

Un ex-allievo del Collegio Manfredini.

NIZZA MONFERRATO. - Il 17 maggio u.s. lavoravo, con altri miei compagni, per aggiustare la rete del telegrafo sulla linea Villanova-Pessione, quando - non so per quale contatto di fili - fui investito da così intensa corrente elettrica, che rimasi irrigidito su quelli. Erano le 10.45. Staccatone a viva forza da un coraggioso compagno, caddi a terra come corpo morto; e così rimasi, in piena campagna, per due lunghe ore, oggetto di dolore, di terrore e di soccorso de' miei amici finche, fatto fermare il treno delle 12.45, fui portato ad Alessandria, nell'ospedale civile. Stetti muto per circa dieci ore: poi, a poco a poco, grazie alle cure dei dottori e delle Suore infermiere, ripresi vita e parola: e dopo vari giorni, eterni giorni di dolore per me e per la mia diletta famiglia, ne uscii salvo.

Nella mia sventura ebbi Maria Ausiliatrice nel cuore e sulle labbra, e a Lei sciolgo l'inno del ringraziamento, offrendole il cuore e tenue offerta.

CARLO MALFATTO.

ALESSANDRIA. - 13 - VI - 1922. - Da circa cinque anni un forte mal di capo mi recava molto disturbo, specialmente negli studi. Mi feci visitare da più dottori, seguii le cure prescrittemi, ma senza vantaggio. Nel maggio u. s. il male aumentò talmente da mettere in dubbio il proseguimento dei miei studi ed ero completamente scoraggiato: non facevo che piangere. Consigliato a fare una novena a Maria SS. Ausiliatrice, dopo qualche titubanza, acconsentii, incoraggiato anche da parecchi compagni che si unirono a me nel pregare la Madonna. Di quei giorni dovetti sospendere gli studi per rincrudimento del male: ma l'ultimo giorno della novena rimasi completamente libero con mia grande allegrezza. Grazie, a Te, o Maria, grazie! In segno di riconoscenza, appena terminato l'anno scolastico, mi recherò a ringraziarti nel tuo Santuario.

FRANCESCO Ricci, Studente.

PERUGIA. - 27 - v - 1922. - Il sottoscritto, ammalatosi di grave influenza nello scorso gennaio, migliorò sensibilmente della medesima, ma si ridestarono gravi le sofferenze intestinali che da anni lo tormentavano. Il male si aggravò tanto che primari medici di Roma ritennero necessario un grave atto operatorio. Ricorse, e con lui la famiglia, all'aiuto di Maria SS. Ausiliatrice e il giorno 10 aprile in un momento di più acute sofferenze ebbe d'improvviso a sentirsi migliorato con stupore dei medici. L'atto operatorio fu scongiurato e per intercessione della SS. Vergine è ritornata la tranquillità d'animo in lui e nella famiglia.

E. LAGORIO.

TORINO. - 7 - VI - 1922. - Da molti anni la nostra famiglia era sotto l'incubo di gravi malattie e in questi ultimi tempi ognor più ci pesava la croce in modo insopportabile. Trovandoci anche in strettezze pecunarie, eravamo disperati.

Costernatissimi, ci rivolgiamo a Maria SS. Ausiliatrice, Aiuto dei Cristiani, e al Venerabile Don Bosco, promettendo che, ottenuta la sospirata grazia, l'avremmo fatta pubblicare, perchè fosse più conosciuta la loro intercessione.

Non appena al termine della novena, insieme con la guarigione abbiamo avuto il necessario che ci tolse dalle pene e in seguito tutto si accomodò in pace. Commossi fino alle lacrime, pubblichiamo la grazia, implorandone altre e la protezione costante sulla nostra famiglia.

Coniugi P. S. P.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il Tempio erigendo alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:

R) - A. D. di Pirri, A. P. O. di Bardonecchia, A. T. di Genova, Ajassa Teresa e Giuliano, Alberti Tina, Allais Caterina, Amata Giuseppe, Ambrogina Flavia, Anselmo Orsola, Arnaldi Teresina, Arnas Giuseppe.

8) - B. M. G. di ** Bagli Maria, Bagnasco Secondina, Baletti Carletto, Ballarati Lina, Balocco Angela, Baroni Maria, Baschirotto Dante, Bellasco Giuseppe, Bergadano Massimo, Bernardinis Santa, Bertolini Linda in Bassi, Bertoni Giuseppina, Bettega Rosalia in Dorio, Bezza Ernestina, Bianchi Anna, Bianchi Maria, Bianco Enrichetta, Bianco Natalina, Bignami Angela, Bistagnino Maria, Bona Maria, Bonfante Rina, Borelli Lorenzo, Borino Vincenzo, Borra Maria, Bosotto Teresa, Bottazzi Luigia in Serra, Bovelli Nazzareno, Brigati Giovanni, Brinda Antonietta in Randi, Bruno Giuseppe, Brusco Francesco, Buffolo Andrea, Bullian Ermenegildo, Buzzi Elisabetta.

C) - C. B. di ***, C. M. di Carmagnola, Cabrino Antonietta in Imarisio, Caffaro Pietro, Camba Bonaria, Cambria Pietro, Campailla Maria, Canciani Maria, Cantamessa Rosa maestra, Capirone Filippina, Cappa Virginia, Cappo Margherita, Carmagnola M. Margherita, Carnelutti Isabella, Carniel Maria, Carozzi Clementina, Carpoca Maria, Casalis Bartolomeo, Caslini Elisabetta, Casonato prof. dott. Vincenzo, Cavallero Maria, Cavaletto Laura, Celauro d. Calogero, Cepani Angela, Ceretti Maria, Cerratto Annetta, Cerroni Giannina in Bassani, Chiappani Giuseppina, Chiari Mina, Cicognani Cristina, Civalleri Giacomo, Clementoni Martellina, Colizzi Maria, Colombero Massimino, Congiu Luigia, Coni Anna, Coniugi Frigerio, Coniugi Gruaglio, Conti Giuseppina, Cooperatrice Salesiana della Provincia di Novara, Corradini Angela, Corvaja Elisa in Tita, Costa Angela, Covili Armida, Cristina Teresa.

D) - Dalla Longa Brigida, Dalan Anna, Dalmazzo Giovanna, Dalmazzo Letizia, Dalmazzo Maria, Damoli Antonio, Danese Giuseppina, Darbesio Antonio, Da Vià Giulio e Cormira, Della Valle Teresa, De Martini Elisa, De Montis Maria, De Rosa A., Dessilani Luisa, Di Bella Antonina, Di Fiore Giuseppina in Alba, Di Prossimo Maria in Alvi, Dui Mauro.

E) - Enrico Giulietta.

F) - Fabris Maria in Micheli, Facca Eleonora, Famiglie Albenga, Decarelli, Masera; Famiglia Frascarolo di Mirabello Monferrato, Fantini Carolina, Fava Ilda, Favero Maria, Fedele Luigia, Fernini Nutta, Ferrara An, gela, Ferrari Emilia, Ferro Bernino, Ferro d. PietroFessia Angelica, Foglino Giuseppe, Foletti Battista, Franceschi in Ester, Fusi d. Gaetano, F. A. di Avigliana.

G) - G. A. S. di Iglesias, G. D. C. di Pavia, GabelIone d. Floriano, Gaglia Giuditta, Galas Maria, Gallo Anna, Gallo Virginia, Gannara Maria Maddalena vedova Rollino, Gannero Margherita, Garibaldi Bianca, Garis Lucia, Gasparetti Emma, Gasti Francesca, Gerani Maria in Leardini, Gheda Giulia, Ghetti Lucia, Giachi Ida, Giacomuzzi Benvenuta e Rosa, Giglio Teresa, Guardino Caterina, Gioannini D., Giorgetti Assunta, Ghirardi Giuditta, Gobetti Maria, Gorlero Eugenio, Gotta Francesco, Groppi Carolina, Guatelli Lina in Callegari, Guidetti Ettore.

I) - Isola Luigi.

L) - L. F. di Biella, Lagorio E., Lampugnani vedova, Lana Antonietta, Lenarduzzi Maria, Lenzini Alessandro, Leone Lucia, Lombardi Giuseppe, Lo Presti d. Giorgio, Losa Maria e famiglia, Lucca Margherita, Luglio Carmela in Gogioso, Lungo Giuseppe.

M) - M. G. di Castelnuovo d'Asti, M. T. di ***, Maccario Luisa, Madonini Stefano, Maffiodo Clemente, Mafescioni Cristina, Manara Anna, Manias Anna, Mannone Elisabetta, Manunza Carlotta, Manzi Rosa in Rampoldì, Marchesa Anna, Marranna prof. Alessandro, Marras Virginia, Marrocco Angelo, Martinengo Maria, Martinetto Lucia, Mascio Maria, Masero Emilia, Massa Battistina, Mazzato Ermelinda, Menga Nicola, Merlo Angelina, Merlo Francesco, Meschiatti Lidia, Meschiatti Natale e famiglia, Mezzena Irma in Fagiuoli, Miglio Angelina, Millino Francesco, Mo Maria in Bianchi, Molteni d. Pietro, Montoli Rosa, Morbioli Luigi, Moretti Maria, Moricini Clara, Mosconi d. Paride, Mularoni Vincenzo.

N) - N. N., di Avuglione, Baldissero Torinese, Crevalcore, Gambolò, Grava Monferrato, Ivrea, Modica, Passons, Ponzano Monferrato, S. Bartolomeo del Cervo, Scorzé, Torino, Trino Vercellese, Udine, Villarfocchiardo, Villanova d'Asti, Zubiena; N. Elisa, Nizzo Virginia, Novaglia Abbondio, Novaresio Maria.

O) - Odella Ernesto, Oppi Teresa, Ortore Elvira, Ossella Agostino, Ossella Maria.

P) - P. F. F. A. di Ferrara, P S. P. di Torino, Padri Carolina, Papillo Michele, Paracchi Giovanna, Pasquale Vitale, Pavia Luigi, Paviato Egilda, Pelizzari ch. Stefano, Pellegrini Lucia, Pellegrini Maria, Perazzolo Augusta, Pericoli Caterina, Perotti Paolina, Perucca Carlo, Perutelli Milole, Petix Calcedonia, Piccioli Luigia in Pellinga, Pidutti Angela, Piglivo Giuseppa, Piscitello d. Angelo, Pittin Raffaella, Piva Franceschina, Pizzorni Vincenzo, Podio Lidia, Pozzi Domenica, Pravidoni can. d. Giovanni; Principato Carlo, riconoscente per segnalatissima grazia, altra ne invoca con fede; Puppati Amelia, Puxeddu Margherita.

R) - Rambelli Mario, Ravaschio Lina, Reffoli Giulia, Ribotta Catterina, Ricaldone Ludovina, Ricci Francesco studente, Rigotti Angelo, Ronchi Gasperina, Rosa Albina, Rosei Giuseppina, Rosso Irma, Rosti Maria, Rubiola e famiglia.

S) - S. C. di ***, S. C. di Torino, S. M. Tr. di *** Sabato d. Giordano, Sala Dorina, Saletta O., Salvatore Romeo, Sangiovanni Marianna, Sanna Angelina, Sanino Angela, Sansone dott. Paolo, Sapino Rosa, Sasso Maddalena, Savio Ida Cooperatrice, Savio Maria, Scabini Rosa in Vercesi, Scavino Maria, Scotti Pierino tenente di fanteria, Serati Adele, Sida d. Salvatore, Sileci Giuseppe, Sorelle B. di Torino, Bagatta, Clerici, Mattis, Moisello, Obert, Pazzini, Penna, Sosio Antonietta in Schena, Spiraglia Concetta, Spreafico Maria in Zambaiti, Squillari Leone, Stara Teresa, Stuardi Giovanna, Stuardi Giuseppina, Suini Emilia in Bianchetti, Suor Martinoia.

T) - Talice Maria, Tappero Cristina, Tassera Erminia, Terrone Maria, Tiboni Rosa in Ingegnoli, Todini Vittoria, Torracca Estella, Tosano G. ex-allievo Salesiano di Capo di Ponte, Tronca Giuseppina in Mariucola.

U) - Urrai Adele.

V) - Valcavi Brigida, Valente Maria, Vannini Zaira, Vanzetto Marcolina, Vassella Antonio, Vassura Francesca, Venturini Angelo, Verdi Gigetta, Viarisio Lina, Vicini Giovannina, Vicquery Augusto, Viglianco Lorenzo, Villieni Maria, Vinai Margherita, Vinotti Antonietta, Vizio Maria.

Z) - Zambelli Maria, Zanchi Alfredo, Zuffi Margherita in Sala

ISTITUTO " CARD. CAGLIERO " per le Missioni Estere Salesiane.

Il bisogno grave ed urgente di personale per le Missioni nostre, le insistenti domande degli Ispettori, il desiderio ardente del compianto D. Albera e sopratutto le calde raccomandazioni della S. Sede avevano già da tempo vòlto l'animo dei superiori a studiare un modo efficace per la formazione del personale atto alle Missioni Salesiane.

La ricorrenza del III° Centenario dalla fondazione di « Propaganda Fide » parve invito provvidenziale all'effettuazione del disegno che si veniva maturando, e che il miglior modo per noi di partecipare alle feste centenarie fosse di aprire un Istituto dedicato tutto e solo alla formazione di detto personale. La celebrazione delle nozze sacerdotali di diamante del nostro E.mo Card. Cagliero fu pure una provvidenziale coincidenza per consacrare questa data così cara a tutta la famiglia salesiana, intitolando l'Istituto da Lui, che delle Missioni Salesiane fu inauguratore, padre e maestro.

1 ° Col nuovo anno scolastico 1922-23 si aprirà quindi in Ivrea (provvisoriamente per ora, mentre si sta preparando una sede stabile e più conveniente) l'Istituto « Card. Giovanni Cagliero » per la formazione intellettuale, morale e religiosa del personale per le Missioni Salesiane. Ad esso potranno indirizzarsi tutti coloro che si sentono chiamati alle Missioni, e non solo i sacerdoti o chierici, ma anche quei secolari che aspirano a prestar l'opera loro come catechisti, o addetti alle occupazioni e ai molteplici impieghi che nelle Missioni occorrono.

2° Vi sarà pure una sezione di studenti, nella quale verranno accettati giovani dai 14 anni in su; ma l'accettazione sarà esclusivamente per coloro che aspirano alle Missioni.

3° Il corso degli studi corrisponderà nell'insieme al programma del corso ginnasiale, con opportuni adattamenti sia per la durata che per le materie d'insegnamento a secondo dell'istruzione e della capacità degli allievi.

4° L'accettazione sarà gratuita. Resteranno a carico degli alunni solo le spese di vestiario e di cancelleria per la durata del tempo di prova.

Si fa viva raccomandazione agli Ecclesiastici tutti, ai Cooperatori, agli Ex-Allievi, ai Circoli cattolici, alle opere di propaganda religiosa e a tutte le persone alle quali deve stare a cuore la causa della Chiesa Cattolica e la salute delle anime, perchè ci vengano in aiuto cercando, consigliando ed indirizzando a noi tutti coloro nei quali vedano un germe di vocazione missionaria sul quale si possa fare affidamento.

**

Per le domande di accettazione, per informazioni, ecc. rivolgersi al Sac. FILIPPO RINALDI Rettor Maggiore, Via Cottolengo 32, Torino 9. - o al Direttore dell'Istituto Card. Cagliero per le Missioni Estere Salesiane, (Torino) Ivrea.

Il nuovo Tempio della S. Famiglia a Firenze

La sera del 6 maggio u. s. Sua Ecc. Rev.ma Mons. Luigi Olivares, Salesiano, Vescovo di Nepi e Sutri, procedeva alla benedizione rituale del nuovo tempio, che venne solennemente aperto al divin culto il dì seguente, prima domenica di maggio. Alle 8, quando giunse Sua Eminenza il Card. Mistrangelo, la chiesa era gremita. Popolo, giovani, associazioni erano accorsi per ascoltare la messa di Sua Eminenza, che alla S. Comunione pronunciò un breve discorso, ed ispirandosi alle parole liturgiche: « Recedant vetera, nova sint omnia », invitò i presenti a rinnovare nel proprio cuore il saldo proposito di una vita pura e cristiana.

Alle 11 vi fu messa solenne, pontificata da Mons. Olivares, che pontificò anche ai vespri e rivolse ai fedeli una cara allocuzione, dimostrando come le feste cristiane siano veramente sorgenti di felicità, ed animandoli ad amare la loro nuova chiesa non solo, ma ad aiutarne ancora il compimento a maggior gloria di Dio.

I festeggiamenti durarono tutta la settimana in forma di Sacra Missione, predicata da S. E. Mons. Ghezzi, Vescovo di Borgo S. Sepolcro, e da Mons. Olivares, e terminarono la domenica

14 maggio, con un solenne pontificale di Monsignor Ghezzi, e con una magnifica processione eucaristica, la quale si svolse tra un popolo osannante, lungo le vie e gli abitati recentemente annessi alla parrocchia della S. Famiglia. Mons. Vescovo di Borgo S. Sepolcro portò l'Ostia Santa e Mons. Vescovo di Nepi e Sutri, rientrato il corteo in chiesa, salì sul pulpito e parlò ancor una volta strappando le lacrime a tutti i presenti. La benedizione eucaristica fu coronata dal grido: « Noi vogliano Dio », che salì al cielo, alto e solenne, dal cuore di tutti.

* *

Il nuovo tempio è in stile gotico ogivale toscano, su disegno del compianto architetto prof. Pietro Tincolini. La pianta è una bella croce latina, la quale comprende:

1) una navata longitudinale, avente da ambo i lati varie cappelle, di cui le prime dall'una parte e dall'altra, servono di vestibolo;

2) una navata traversale formata dal presbiterio, che è posto sull'incrociatura delle due navi: e dei bracci corti della croce, che costituiscono le cappelle maggiori: una riserbata agli studenti, l'altra agli artigianelli dell'Istituto;

3) il coro, destinato a cantoria;

4) in fine due locali ai lati del coro, uno ad uso di sacrestia, l'altro di guardaroba.

La parte ultimata arriva fino alla crociera, la quale dev'essere coronata dall'elegantissima cupola ottagonale e, questa, sormontata dallo snello campanile.

Ma è già compiuta l'artistica facciata col graziosissimo portico, che, prolungandosi da ambo i lati con portici minori fino alla pubblica via, forma due accessi coperti al sacro edificio, congiunti da una cancellata con ingresso centrale.

Facciamo voti perchè lo splendido monumento sacro, che, per voce unanime, onora la stessa Firenze, abbia ad essere ultimato al più presto. Il Signore susciti qualche anima generosa a favore di un'opera così santa, che è pur necessario - anche per non danneggiare i lavori avanzati - condurre presto a compimento!

Alle feste di chiusura fu presente anche il rev.mo Sig. Don Rinaldi, che ebbe .e più cordiali ed entusiastiche dimostrazioni di riverente affetto, non solo dai confratelli ed allievi dell'Istituto, ma da tutti i Cooperatori ed Ex-Allievi.

NOTE E CORRISPONDENZE

Consacrazione di un nuovo Vescovo Salesiano.

L'11 giugno, festa della SS. Trinità, a Lima (Perù) riceveva la consacrazione episcopale S. E. Mons. Ottavio Ortiz Arrieta, della nostra Società, Vescovo eletto di Chachapoyas.

Il sacro rito si svolse nel Santuario di Maria Ausiliatrice. Consacrante fu l'Ecc.mo Mons. Giuseppe Petrelli, Nunzio Apostolico: conconsacranti le LL. EE. Mons. Drinot e Mons. Castro.

Erano presenti insigni personaggi del clero e del laicato: l'Arcivescovo di Lima Mons. Lisson, i Ministri d'Italia e del Brasile, i Presidenti della Camera dei Deputati e della Suprema Corte di Giustizia, il Sindaco, il Prefetto, e lo stesso Ecc.mo sig. Leguia Presidente della Repubblica, il quale volle esser padrino dell'augusta cerimonia, ed offerse al nuovo Vescovo, insieme con uno splendido anello pastorale, un banchetto d'onore nel Palazzo del Governo.

Al nuovo Pastore, cui è affidato un campo estesissimo e bisognoso di ogni fioritura di opere di carità e di zelo, i migliori auguri in multos annos!

AZIONE SALESIANA.

Convegni locali.

Segnaliamo, con vero piacere, due importanti adunanze di Cooperazione Salesiana, tenutesi l'una a FAENZA, l'altra a CASALMONFERRATO.

A Faenza ebbe luogo il 10 giugno. Numerosi gli intervenuti, fra cui gli Ecc.mi Vescovi Monsignor Bacchi di Faenza, Mons. Borelli di Modigliana, Mons. Olivares di Nepi e Sutri, Mons. Ferniani di Ruvo Bitonto, un'eletta schiera di Canonici e Monsignori di varie diocesi, il conte T. Zucchini, l'assessore comunale Placci, ed uno stuolo di gentili signore e signorine. Rappresentava il nostro Rettor Maggiore il sig. D. Giuseppe Vespignani, Direttore generale delle Scuole Professionali Salesiane.

La seduta venne aperta dal direttore D. Besnate, il quale comunicò la benedizione del Santo Padre, elle fu e vuol essere sempre Cooperatore Salesiano.

Costituitosi l'ufficio di presidenza, e data lettura delle adesioni, fra cui applauditissime quelle degli Eminentissimi Maffi e Lega, e degli Ecc.mi

Vescovi della regione, si trattò della diffusione e organizzazione della Pia Unione dei Cooperateri. Ne fu relatore Mons. Pasini di Faenza, il quale illustrò l'azione salesiana in Romagna; rilevò la necessità d'istituire in ogni diocesi un Direttore diocesano e nei centri più importanti un decurione, di diffondere il Bollettino, e di raccogliere offerte per il centro dell'Opera, per mettere in grado il Successore di don Bosco a darle il necessario sviluppo, ove più urgente è il bisogno.

Il rev.do don Giuseppe Babini riferì sulle vocazioni ecclesiastiche, religiose e missionarie. Dopo aver ricordato alcune parole del S. Padre Pio XI, che raccomandano le vocazioni, espose le cause che influiscono sulla loro diminuzione, quali la diffusione del disprezzo sociale per la vita ecclesiastica e le disagiate condizioni economiche degli ordini religiosi e del clero; e accenna insieme ai rimedi che occorre adottare, creando un ambiente, nelle famiglie e nella società, favorevole al sacerdote, ripopolando i seminari col provvedere ai bisogni economici dei medesimi, e stringendo in un'unione sacra tutti i buoni, perche con la stampa, con la parola, con la preghiera e con tutti i mezzi, si formi un ambiente propizio alle vocazioni ecclesiastiche e religiose.

La seduta si riprese nel pomeriggio con una relazione delle sig.ra Anna Masolini-Ghetti, sull'opera svolta dal Comitato delle Dame di Maria Ausiliatrice in Faenza.

Il Cav. avv. Romolo Archi riferì sulla stampa, conce elemento educativo nella scuola e nella famiglia, donde la necessità che i cattolici si interessino, oltre che delle esigenze artistiche, scientifiche e didattiche dei testi scolastici che accompagnano i propri figli nella scuola, anche delle esigenze morali. L'egregio oratore richiamò in seguito l'attenzione delle famiglie cristiane sui libri e sui giornali, che entrano nelle loro case, facendo voti che si leggano e si diffondono tutte le pubblicazioni che valgano a mettere in sempre maggior considerazione l'opera delle Missioni..

La seduta stava per chiudersi, quando entra nella sala, reduce da Roma, il nostro Rettor Maggiore Don Rinaldi. La sua comparsa è salutata da frenetici applausi. Il venerato Superiore narra dell'udienza avuta dal Santo Padre, annunzia il preziosissimo privilegio spirituale, di cui abbiamo parlato, e imparte ai presenti la benedizione, di cui il Santo Padre l'aveva incaricato.

Il giorno appresso si tenne un convegno degli ex-allievi, che riuscì anch'esso una cara dimostrazione d'affetto e grande simpatia all'opera di Don Bosco.

A corona delle solenni adunanze, a sera, nel cortile affollatissimo dell'Istituto, venne solennemente incoronata la statua di Maria Ausiliatrice.

Il sacro rito fu compiuto dal Vescovo diocesano, fra l'attenzione religiosa e commossa di tutti. Compiuta la cerimonia 25o voci intonarono il « Corona aurea », composto appositamente dal nostro Don Cimatti, e Mons. Olivares rivolse ai convenuti vive parole di entusiasmo e di pietà. Seguì la processione per i cortili dell'istituto, ed infine la benedizione eucaristica, a suggello della grandiosa dimostrazione di fede.

A Casale Monferrato, sulla fine di giugno si svolsero al Valentino solenni feste religiose ad onore del S. Cuore di Gesù. La cripta espiatoria, eretta in memoria dei caduti, fu affollatissima fin dalle prime ore del mattino. Celebrarono il rev.mo sig. Don Rinaldi, che recitò l'atto di consacrazione al Sacro Cuore, e S. E. Mons. Piani, Delegato Apostolico alle Filippine, che benedisse le nuove campane.

Nel pomeriggio vi fu un grandioso Convegno di Cooperatori e di Ex-allievi, e fu un affettuoso e solenne omaggio della città al nuovo nostro Rettor Maggiore. Il Can. Oldano, Presidente del comitato organizzatore, con felice penisero rilevò come Casale ha diritto di chiamare figlio quegli che tutte le terre chiamano padre; ed il Sindaco Comm. Manacorda, con eloquenza sincera ed efficace, disse l'orgoglio di Casale e del Monferrato per avere a concittadino colui che oggi è alla testa dell'opera di Don Bosco. Parlarono ancora il sig. Morbello per l'Unione Don Bosco, e, ultimo l'avv. Masera, felice, come sempre, nell'esprimere i devoti sentimenti degli ex-allievi verso i loro educatori.

Commosso rispose a tutti Don Rinaldi, rievocando intimi ricordi personali intorno la sua vocazione religiosa e sacerdotale, per attribuire ogni lode a Don Bosco. Ma l'assemblea scattò come un sol uomo in un'ovazione interminabile, quando il Vescovo Mons. Pella, raccogliendo le ultime parole del nostro Superiore, disse che bisognava fissare lo sguardo su Don Rinaldi e sull'opera sua, per ravvisare il ritratto e lo spirito di Don Bosco, e così accomunare felicemente in un sol plauso il Padre ed il figlio.

A sera il rev.do Padre Reginaldo Giuliani, colla facondia che lo distingue, tenne un'interessante conferenza ai reduci di guerra, accorsi in folla enorme ed imponentissima.

Il giorno appresso si svolse la parte pratica dei festeggiamenti e del Convegno, che ebbe e raggiunse lo scopo di studiare i mezzi preparatori di un altro Convegno maggiore, che verrà indetto nell'inaugurazione della nuova chiesa. Venne pure lanciata e raccolta l'idea d'indire un giro di propaganda in tutto il Monferrato, a mezzo del salesiano don Ernesto Coppo, missionario nell'America del Nord, allo scopo di fondare in ogni parrocchia una sezione dell'Unione del Sacro Cuore, canonicamente eretta nella nuova chiesa del Valentino, per adunare una larga schiera di devoti, che guarderanno al nuovo Santuario regionale come a centro e faro di quell'azione e di quella luce religioso-sociale, che può e deve addurre la pace e il benessere alla patria nostra e al mondo.

Cinquantenario dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Nuove opere e, per tutto, fervore di religioso entusiasmo caratterizzano le feste giubilari.

A Roma intervennero alla celebrazione gli Em.mi Card. Cagliero, Ranuzzi de' Bianchi e Laurenti, molti Vescovi e Monsignori, e rappresentanti di ordini religiosi e del laicato romano. Era presente anche la Superiora Generale Suor Caterina baghero. Commemorò le origini dell'Istituto l'on. Cingolani, Sottosegretario al Lavoro, che ebbe splendidi accenni e felici raffronti tra l'opera di S. Chiara, della Chantal, e quella di Maria Mazzarello.

A Milano nota caratteristica fu l'incoronazione della statua di Maria Ausiliatrice e l' apposizione di un nuovo scettro d'oro. Presiedette alle solenni cerimonie religiose Mons. Cavezzali, e l'ispettore salesiano Don Giraudi pronunciò il discorso commemorativo. La festa, allietata da una particolare benedizione del Sommo Pontefice, si chiuse con una devota processione.

A Bordighera i festeggiamenti si apersero il 24 viaggio con una solenne corte a Maria. Il giorno dopo ebbe luogo un convegno delle ex-allieve - il primo - riuscito animato e proficuo per la bontà dei propositi da attuarsi nella vita privata e pubblica. La solennità religiosa si svolse la domenica 28, festa di Mania Ausiliatrice, con intervento di S. E. Mons. Daffra, Vescovo di Ventimiglia, che distribuì la 1a Comunione a una sessantina di bambini e bambine e disse l'elogio di Maria Ausiliatrice. La splendida giornata ebbe un epilogo intimo e famigliare il 31 maggio con intervento dello stesso Mons. Daffra.

Borgosesia, l'industre e laboriosa cittadina, dove le Figlie di Maria Ausiliatrice da anni dirigono un fiorente Convitto di operaie, celebrò la data cinquantenaria con la benedizione di una nuova chiesa dedicata al Sacro Cuore. La cerimonia venne compiuta solennemente dal nostro Mons. Versiglia, che celebrò la Messa della comunione generale e assistette pontificalmente alla messa solenne cantata dal prevosto can. Tessitori. Nel pomeriggio solenne processione Eucaristica, concerto musicale e fuochi d'artifizio. Mons. Versiglia, nella stessa circostanza, tenne una conferenza sulle missioni salesiane in Cina, che ripetè pure, davanti a numerosissimo pubblico, a Varallo Sesia, dove benedisse una nuova statua di Maria Ausiliatrice.

In Alessandria la benedizione ebbe luogo nella cattedrale, con grande affluenza di fedeli. Nel pomeriggio, nel teatro municipale si svolse un riuscitissimo trattenimento musico-letterario con proiezioni luminose, illustranti la storia e le opere dell'Istituto, e scelte esecuzioni dell'orchestra del politeama alessandrino.

In molte altre case la commemorazione ebbe un carattere intimo e devoto, e fu sopratutto solennità religiosa, con gran concorso di popolo, desideroso di dare un attestato di stima alle Suore di Don Bosco per l'opera che svolgono per tutto con tanto zelo.

A Padova, nel Pensionato Don Bosco per studenti Normaliste, venne inaugurata una candida statua di Maria Ausiliatrice, eretta dalle ex-allieve, con solenne trattenimento letterario musicale e conferenza di Don Fasulo, con intervento di S. E. Mons. Vescovo e di una folla di Cooperatori.

A Catania la celebrazione, preparata da apposito Comitato, in cui figuravano i nomi più belli della nobiltà catanese, preceduta da una solenne novena, fu intonata ad uno schietto sentimento di religiosità. Alle funzioni parteciparono, in massa, le Figlie di Maria, le ex-allieve, le oratoriane, le allieve interne ed esterne, e numerose associazioni cattoliche femminili della città, che s'alternarono, per tre giorni, a far corte di onore a Maria SS.ma. La messa della comunione generale nel giorno solenne venne celebrata dall'ispettore Don Minguzzi, che distribuì a centinaia e centinaia di anime buone il Pane della vita. Alla messa cantata, ufficiata da Mons. Mauseri, disse il panegirico di Maria Ausiliatrice il Can. Crocetti, e le convittrici del collegio eseguirono scelta musica sacra. Nel pomeriggio le funzioni vennero rese più imponenti dalla presenza di S. E. il Card. Francica Nava, che, assistito dai RR. Canonici della Cattedrale, impartì la trina benedizione eucaristica. A sera una riuscitissima accademia musico-letteraria fu l'epilogo famigliare delle splendide feste.

A Chieri, ad Arignano, a Forno, a Samarate, ad Arma di Taggia, si svolsero belle e imponenti processioni.

A Varazze accorsero anche le popolazioni dei paesi vicini, e tutti gli intervenuti aderirono con slancio all'invito di provvedere pel nuovo anno una nuova statua di Maria Ausiliatrice.

A Bertoulla (Torino) la festa venne preceduta da una missione predicata alle allieve, ex-allieve e alle madri di famiglia, con frutti consolanti.

Altre sante iniziative suggellarono in altre località il giorno memorando.

A Napoli, con una funzione devota, fu imposta da S. E. Mons. Zezza un'aurea corona gemmata sul capo della Vergine e del S. Bambino.

A Trino Vercellese venne inaugurato un saloneteatro, a vantaggio delle oratoriane; e la casa di Vigonovo abbellì la propria cappellina con artistica decorazione.

A Genova e a Castelgrande (Potenza) sorsero nuove sezioni di ex-allieve, animate da buoni propositi.

A Cimetta (Treviso) la commemorazione fu benedetta da apposito telegramma del Santo Padre, e a Castellana le alunne diedero un pubblico saggio catechistico, riscuotendo il plauso dell'autorità religiosa locale e l'ammirazione dei concittadini.

In altre case la festa ebbe speciale solennità per l'intervento di esimi personaggi.

Ad Alì Marina, al convegno delle en-allieve presenziò lo stesso Provveditore agli studi, che ebbe parole di caldo encomio alle Suore per la loro opera educativo-didattica.

Cuccaro Monferrato si vide onorato dalla presenza di Mons. Abramo Aguilera, Vicario Apostolico di Magellano, e di vari Ispettori Salesiani d'America, che celebrarono tutte le sacre funzioni, dando ad esse un'impronta missionaria.

A Zoagli vi fu solenne accademia commemorativa il 24 maggio nell'Oratorio, e una festa di bimbi il 21 giugno alla presenza di tutte le autorità del paese. .

AI giovane Clero.

Il Sac. Dante Munerati, nostro Procuratore Generate, avendo umiliato al Santo Padre copia della nuova edizione degli ultimi suoi lavori, ebbe dall'E.mo Card. Gasparri, Segretario di Stato di Sua Santità, la seguente lettera:

Dal Vaticano, 22 giugno 1922.

Rev.mo Signore,

Mi è grato parteciparle che l'Augusto Pontefice si è degnato fare benevola accoglienza agli esemplari delle sue opere « Juris ecclesiastici publici et privati elementa » e « Promptuarium pro ordinandis et Confessàriis examinandis », delle quali Ella ha recentemente curata una nuova edizione.

Il S. Padre, a Cui è stata riprova dell'utilità di tali opportune pubblicazioni il fatto stesso che in breve volgere di tempo ne sia stata necessaria una nuova ristampa, si compiace vivamente con la S. V. Rev.ma, che quantunque impegnata in molteplici e gravi occupazioni, pure trova ancora nell'ardore del suo zelo il modo di giovare ai suoi confratelli nel sacerdozio e ai giovani chierici, porgendo loro nei suoi manuali, animati di schietto spirito sacerdotale, una guida facile e sicura.

Compiacendosi pertanto del devoto omaggio, Sua Santità gliene porge, a mio mezzo, vive azioni di grazie e quale auspicio di eletti favori celesti, nonchè in attestato di Sua paterna benevolenza, imparte di tutto cuore alla P. V. l'Apostolica Benedizione.

Con distinta stima mi raffermo della S. V. Rev.ma aff.mo nel Signore

P. G. GASPARRI.

In memoria di Pio X.

Il 2o corrente ricorre l'8° Anniversario di quel santo e grande Pontefice, che fu Pio X. La sua figura è sempre viva in mezzo al popolo cristiano, come la sua tomba, nelle Grotte Vaticane, è visitata di continuo da innumerevoli divoti. Crediamo di non andar errati dicendo che il Signore prepara l'apoteosi dei santi al mite Pontefice che cercò di restaurare ogni cosa in Cristo.

Di lui ha pubblicato testè un libriccino, intitolato appunto Pio X, il nostro confratello Don Luigi Ferrari, di Venezia. Sono care memorie personali, che lumeggiano amabilmente la figura di Giuseppe Sarto, Canonico, Vescovo, Patriarca e Sommo Pontefice Si leggono d'un fiato.

L'operetta è vendibile presso la Libreria della S. E. I. Corso Regina Margherita, 176, Torino, al prezzo di L. 3.

NECROLOGIO

L'Em.mo Card. Valfrè di Bonzo.

Spirò il 25 giugno u. S..

L'E.mo Cardinale Teodoro dei Conti Valfrè di Bonzo era nato a Cavour (Torino) il 21 agosto 1853. Alunno dell'Accademia dei nobili ecclesiastici in Roma, fu nominato Delegato Apostolico per la repubblica di Costarica (America Centrale). Per la rivoluzione scoppiata in quella Repubblica, essendosi rotte le relazioni diplomatiche con la Santa Sede, il giovanissimo prelato non potè raggiungere la sede, e fu invece da Leone XIII nominato Vescovo di Cuneo, e successe a Mons. Formica. Era allora, a 31 anni, il Vescovo più giovane del mondo.

Dopo aver governato per circa dieci anni la diocesi di Cuneo, mons. Valfrè il 18 marzo 1895 fu traslocato alla sede di Como in sostituzione del Cardinale Ferrari eletto Arcivescovo di Milano; e vi rimase altri dieci anni. Morto il compianto mons. Pampirio, fu promosso alla sede metropolitana di Vercelli e Primate del Piemonte; e dopo poco più di altri dieci armi, il 13 settembre 1916, Benedetto XV lo destinava all'altissimo ufficio di Nunzio Apostolico in Austria-Ungheria nei difficilissimi anni della guerra. Mons. Valfrè rimase a Vienna fino all'anno seguente l'armistizio, e nel Concistoro del novembre 1919 dallo stesso S. Padre Benedetto XV fu elevato alla dignità cardinalizia e nel 1920 nominato Prefetto della Sacra Congregazione dei Religiosi.

Noi ricorderemo sempre le numerose prove di benevolenza da lui ricevute. Giovane vescovo, corse a consolarci negli ultimi giorni della vita mortale di Don Bosco, inginocchiandosi innanzi al nostro Padre morente come il più affettuoso dei suoi figliuoli. Arcivescovo di Vercelli, eresse dalla fondamenta una splendida, chiesa al S. Cuore al Belvedere, in un nuovo rione popolare, e la volle affidata ai Salesiani. Quando il caro D. Rua infermò a morte, venne più volte a confortarlo con la sua benedizione, e non appena udì della sua santa fine corse a Torino per unirsi personalmente alle estreme onoranze. Nunzio Apostolico a Vienna, molti nostri confratelli prigionieri e tutti i Salesiani d'Austria ebbero in lui un padre tenerissimo. Prefetto della S. Congregazione dei Religiosi, continuò a moltiplicare verso la nostra Società ogni sorta di favori. Lo raccomandiamo con speciale affetto alle preghiere di tutti i Cooperatori.

Mons. Ugo Maccolini.

La sua morte, avvenuta improvvisamente il 3 luglio u. s., a Rimini, ha destato il più vivo rimpianto. Mons. Maccolinì, Arcidiacono della Cattedrale e Protonotario Apostolico era nato a Ravenna.

Giovanissimo passò alla diocesi di Rimini, dove, ordinato sacerdote ed eletto arciprete della Chiesa di S. Maria dei Servi, prima d'ogni altra cosa pensò a ridare all'arte e al massimo decoro del culto la chiesa parrocchiale che gli venne affidata. A questo scopo fondò la pia opera della Madonna del Rosario, che mentre giovò mirabilmente a diffondere la divozione a Maria, SS., procurò a lui il modo di onorarne l'Immagine che si venerava nella Chiesa, con il ripristino totale del tempio. Insieme volse di proposito l'opera sua al sollievo spirituale, morale e materiale dei fedeli: cooperò validamente con alcune egregie signore alla fondazione di un orfanotrofio per piccole orfanelle affidato alle Suore Stimmatine, e con la diletta sorella Anna, che fu costantemente valida compagna nelle opere di bene compiute da Monsignore, apri un ricovero per povere vecchie.

A queste opere caritatevoli unì coltamente un'attività altrettanto generosa e intelligente per favorire il sorgere e lo sviluppo del movimento cattolico. Si può dire che ogni manifestazione di azione cattolica trovò in lui un apostolo convinto e un promotore infaticabile. Fece parte del Comitato dell'Opera dei Congressi e Comitati Cattolici, cooperò validamente alla fondazione del Credito Romagnolo e propugnò attivamente la stampa cattolica.

Negli ultimi anni si dedicò con ardore giovanile alla fondazione dell'Istituto Salesiano di Rimini, e sulla spiaggia del mare, per soddisfare alle esigenze spirituali di quanti vi convengono nella stagione balneare, volle anche la fondazione della Chiesa di Marina. La sua attività varcò i confini stessi della Diocesi, così che per tutta la regione il suo nome era venerato ed amato.

Tanto zelo e tanto lavoro l'avevano reso popolare e la sua benefica influenza operava mille altre opere buone, tanto nell'ombra della casa, alla quale ricorrevano tutti, gli umili per soccorsi, i ricchi per consigli, come in tutti i rami della vita cittadina.

Innalziamo una fervida prece per questo nostro grande benefattore. All'addoloratissima sorella l'assicurazione del nostro ricordo imperituro.

Nobil Donna María Maineri.

Modello di virtù cristiane, irradiò sul sentiero della vita tanta luce intellettuale e così squisite profumo di bontà, che le valsero un prestigio indiscutibile d'ammirazione. Sposa al compianto Comm. Pesce e madre elettissima, sentì il mandato superiore della donna, che deve, insieme con le affettuose sollecitudini, dare tesori di intelligenza e di cultura alla società domestica. Coltissima, coltivò le lingue e la musica, e scrisse con limpida chiarezza ed acume, ma nella sua umiltà e per un suo austero e contegnoso riserbo fu schiva dall'offrire al dominio del pubblico i suoi manoscritti, e solo quando declinava l'età ed ebbe compiuta verso i figli, ormai tutti adulti, la sua missione educativa, si indusse, poi servigio della buona causa, a pubblicare il prezioso lavoro, che in una sua geniale concezione intitolò Artisti d'Anime, e che rias sume la sua lunga e sicura esperienza nel magistero educativo, indirizzato specialmente alla formazione del carattere.

Spirava in Genova il 13 giugno u. s. al rintocco dell'Angelus. Una fervida prece.

Giuseppina Quarantini Ved. Pasi.

Madre dell'Ecc.mo Mons. Pasi, spirò a Macerata dove aveva seguito il figlio, riscuotendo commovente tributo di venerazione. Donna di fede e di pietà, passò gli ultimi anni edificando e beneficando, elevandosi a Dio con affettuosità sublime, e amando cordialmente il prossimo come vuole il Signore.

Ricordiamo la veneranda Cooperatrice nei nostri suffragi.

Mons. Filippo Griva.

Morì a Torino il 12 luglio in età di 87 anni. Primo parroco dell'Immacolata Concezione in Borgo S. Donato, eresse la chiesa parrocchiale e diede compimento a molte opere benefiche, quale il ritrovo per le varie associazioni Cattoliche della Parrocchia, pio, esemplare, zelantissimo del divin culto e della divozione a Maria SS.ma, prodigo di tutto se stesso e delle cose sue a beneficio spirituale del prossimo.

Sia pace e gloria eterna al degno ministro del Signore!

Preghiamo anche per i Cooperatori:

AGOSTINi Avv. Agostino, † Fivizzano.

AMEGLIO Angela, † Pantasina (Porto Maurizio). ANDRr0LI Catterina, † Manarola (Genova). ANDREOLI Don. Enrico, † Manarola (Genova). ANTONIAZZI Vittorio, † Conegliano (Treviso). ARRIGHETTI Leonilda, † Gratacasolo. BALDI-POLI Anna, † Reggio Emilia. BARBERO Felicita, + Verolengo (Torino). BARONE-BUZZONI Ermellina, + Barzio (Como). BARONE Cesare, † Torino.

BASSI Don Achille † Alzate (Novara). BAZZICA Antonio, † Pescantina (Verona). BERARDO Dani. Anna, † Torino.

BERTOJA Don Antonio, † Sacile (Udine). BERTOLINI Ch.co Achille, † Cadignano (Brescia). BESSOLO Elisa, † Montaldo Dora (Torino). BESSoNE Maria Ved. FERRERO, † Torino. BINASCHi Giuseppe, † Varallo Pombia (Novara). Blzio DE STEFANI Caterina, † Verona. BOCCALATTE Luigi fu Stefano, † Lu Monferrato. BoTTi Caterina, † Amborzano (Genova).

BOTTIO Teresa, † Padova.

BUGLIANI Battista, † Canova (Massa Carrara). CABELLI Bortolo, † Angolo (Brescia).

CAIRELLO Gius. V. SANGIACOMO, † Castel D'Orba. CANOVA MARON Carolina, † Pralungo (Novara).

CARAVITA Ang. V. CONTARINI, † Bagnacavallo. CASTELLI Dina, † Calvenzano (Bergamo). CAVALLOTTO Giuseppe, † Castiglione Falletto. CHETTO Ved., † Ivrea (Torino). CLARA Domenico Carlo, † Torino. CONFORTOLA Lodovico, t Bormio (Sondrio). CONTI Aldo di Bernardo, t Leynì (Torino). CORTELLA Ottavia, † Castelletto d'Orba. CROVELLA Teresa V. DELLA CASA, † Torino. DALMASSO Carlo, † Torino. DE FERRARI Nicolò, † Genova. FAGIOLI Angelica, † Piovega (Padova). FRIGO-ZoNIN Margherita, † Gambellara (Vicenza FURLANETTO Mons. Luigi, † Adria (Rovigo). GAMBAcciANI Giustina, † Firenze. GASPARETTI Maria, † Ghedi (Brescia). GENTILE Dott. Giuseppe, † Tortorici (Messina). GIACOMUZZI Costante, † Roda (Trentino). GRAPPIOLO Maria n. BORREANI, † Spigno Monf. GUIDI Francesco, † Pruno (Lucca). LAMBERZ Ing. Emilio, † Astenet (Germania). MAINERI Maria Ved. PESCE, † Genova.

MALESANI Maddal. CovoLATO, † Locara (Verona). MARCHESI Faustina, † Ghedi (Brescia). MARCONI Clementina, † Zinasco (Pavia). M ARESCOTTI Giuseppe, † Torino. MARINONGELI Angelo, † Colle S. Angelo. MARTINO Carlotta, † Saluzzo (Cuneo). MARTORANA Don Michele, † S. Giov. Gemini. MAZZA Serafina, † Alice Castello (Novara). MEINARDI Caterina, † Montalenghe (Torino). MERCANDINO Angelo, † Pralungo (Novara). MERLO FAES Maria, † Raldon (Verona). MORANDI Giuseppe, † Monteviasco (Como). MORGANTI Rosa, † Lesino (Milano). OLESsIO Don Giacomo, † Reconquista (Rep. Arg.). PELLIZZONI Francesco, † Goricizza (Udine). PILIA Mercedes, Inseg. † Nurri (Cagliari). PILOTTO Angelo, † Vigo (Belluno). PITTALUGA Giovanni, † Ventimiglia (Porto Maur.). PORCELLANA Gugliel. n. BORCHIETTI, † Caravino. RAFFAGHELLO Vincenzo, † Castelletto d'Orba. REINERO Pietro, † Lehmann (Argentina).. Rizzi D. Fortunato, Parroco, † Barzio (Como). ROBBA Anna Ved. ToSATTI, † Campo Ligure. ROCCHIETTI Margherita in DOLCE, † Torino. RossARo Lucilla, † Lirzana (Trentino). RosSINI Giovanni, † S. Pellegrinetto (M. Carrara). ROTA ASPERTI Adele, † Seriate (Bergamo). SALOMONE Vittoria, † Certosa (Genova). SALVETTI Don. Giovanni, † Caluso (Torino). SELVA Michelina V. COLOMBO, † Introbio (Como). SANDRONE Giuseppina n. CORNO, † Mombello. SONDA Giuseppina, † Spresiano (Treviso). TACCHINI D. Giovanni, † Voghera (Pavia). TACCHINI Gius. fu Dom., † Castell. d'Orba. VACCA Giuseppe, †, Borghetto S. Spirito (Genova). VARESE Rosa V. CASTELLETTI, † Casale Monf. VASTA Prof. Alessandro, † Palma Montechiaro. VEDOVELLI Erminia Ved. CIARI, † Breguzzo. VIGLIETTI Giovanni, † Spezia (Genova). ZANETTA D. Pietro, Parroco, † Sologno (Novara).