BS 1910s|1917|Bollettino Salesiano Agosto 1917

BOLLETTINO SALESIANO PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO

ANNO XLI - N. 8   1 AGOSTO 1917

SOMMARIO

Il Card. Domenico Svampa e l'Opera di Don Bosco. I Reali di Spagna pongono la la pietra d'un nuovo Istituto Salesiano.

Tra gli orfani di guerra: - a Pinerolo, Alessandria, Grugliasco.

I frutti di una buona educazione.

Per le vocazioni allo stato ecclesiastico.

Tre nuove parrocchie per gli Italiani nel Cile, affidato ai Salesiani.

L'educazione dei sordomuti secondo la scuola americana e il sistema educativo di Don Bosco.

Il Cacico „ Maior ": Pagine intime della prima Colonia fondata dai Missionari Salesiani fra i "Bororo" - Lettera del missionario Don Antonio Colbacchini.

Sulla tomba di Don Bosco.

Il Culto di Maria Ausiliatrice: Pel 24 corrente - Notizie varie --- Grazie e graziati.

Il giorno della riconoscenza filiale.

Pel tempio votivo in onore di Maria Ausiliatrice a Castelnuovo d'Asti.

Note e Corrispondenze: In onore del Beato Giuseppe Benedetto Cottolengo - Il Congresso Regionale Piemontese delle Presidenze dei Circoli giovanili - Notizie varie.

Necrologio e Cooperatori defunti.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO

IL CARD. DOMENICO SVAMPA E L'OPERA DI DON BOSCO

IL 10 di questo mese compiono 10 anni dalla morte dell'indimenticabile Cardinale Domenico Svampa, Arcivescovo di Bologna. In mezzo a noi la sua memoria è sempre in benedizione: nulla ha perduto del suo incanto, nè dell'aureola di maestà e di bontà che circondava l'Eminentissimo; e ci è dolce il rievocarla. Nel settembre del 19o7, quando annunziammo la morte dell'esimio Porporato, più che illustrare i tratti di benevolenza dati da lui all'opera salesiana, noi c'indugiammo a dire dei meriti suoi personali e della gravezza della perdita che, con lui, aveva fatto la Chiesa. Ma ciò che non dicemmo noi, lo dissero altri fin d'allora, come il compianto Mons. Carpanelli, primo direttore diocesano dei Cooperatori di Bologna, nell'elogio funebre: Il Card. Arcivescovo Domenico Svampa e i Salesiani di Bologna (1), e specialmente il rev.mo Mons. Francesco Lanzoni, Rettore del Ven. Seminario Vescovile di Faenza, in un altro elogio funebre: Il Card. Domenico Svampa ed i Salesiani (2).

Ora, sulla scorta di questi ed altri autorevoli documenti, sopratutto colle parole stesse di Mons. Lanzoni, diremo anche noi dei rapporti del Card. Domenico Svampa con Don Bosco e coll'Opera Salesiana.

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DOMENICO SVAMPA vide e conobbe Don Bosco fin da giovinetto nel Ven. Seminario di Fermo, e non appena l'ebbe visto ed udito, si sentì attratto verso di lui da venerazione e affetto cosi forte che mai si spense.

« Io rammento ancora, - scrisse egli medesimo, già Arcivescovo di Bologna, nel 19o5, due anni prima della precoce sua dipartita (3) - e rammenterò sempre, la santa emozione che provai, quando giovine convittore, appena trilustre, nel Seminario di Fermo, ebbi la sorte di vedere per la prima volta il grande apostolo della pedagogia cristiana, che aveva già iniziato in Italia l'opera sua educatrice a salvezza dei poveri figli del popolo. Don Bosco non era oratore di parata, ma incatenava i cuori colla sua parola semplice famigliare, e tutta avvivata dallo spirito di Gesù Cristo. Dopo aver celebrato la S. Messa nella cappella del nostro Seminario, e dopo averci dispensato la S. Comunione, egli ci tenne un discorso deliziosissimo. Ci parlò come parla un padre a' suoi figliuoli, non in sublimitate sermonis, ma in ostensione spiritus, e noi succhiavamo avidamente le sue parole, che sgorgavano limpide dalla vena del suo cuore sacerdotale. Due cose ci raccomandò specialmente, la devozione a Gesù Sacramentato e la devozione alla nostra cara Madre celeste. Ed affinchè rimanesse in noi scolpito il ricordo di quella visita tanto cara, venne nelle sei camerate in cui eravamo divisi, per intrattenersi più da vicino con noi, esortandoci a crescere virtuosi e buoni, sotto il manto materno di Maria Ausiliatrice. Prima di accomiatarsi, consegnò ad ognuno la, medaglia della Madonna, e noi con vivace affetto stampavamo dolci baci e sulla medaglia e sulla mano di chi ce la offriva. Inginocchiati per terra, domandammo infine ed ottenemmo la sua benedizione. »

Domenico Svampa portò sul petto e nel sepolcro la piccola medaglia donatagli da Don Bosco; e Don Bosco, a sua volta, portò con sè e conservò fra le sue carte la poesia che Domenico Svampa aveva composto e letto in suo onore in quella circostanza (1).

Da quel giorno Domenico Svampa si diede a leggere le operette di Don Bosco, specialmente la vita di Domenico Savio, a cui l'univa comunanza di nome; e a infondere nei compagni stima per l'uomo di Dio e le opere sue in pro' dei giovinetti.

Annoverato tra gli alunni del Seminario Pio in Roma, nel nuovo convitto andò subito in traccia degli ammiratori di Don Bosco e dell'Istituzione Salesiana; quelli che trovò, scelse tra i suoi amici più stretti, e in mezzo agli altri. si fece propagatore delle Letture Cattoliche e delle altre pubblicazioni dell'Oratorio di Torino.

Tengo sotto gli occhi - scrive Mons. Lanzoni - una lettera di quel carissimo giovane, che fu Don Saverio Grilli di Lugo, indirizzata nel 1868 al suo vecchio Direttore di spirito, D. Taroni, al quale scrive giubilante di aver trovato nel Seminario Pio un diocesano di Fermo che aveva trattato e conversato con Don Bosco, aveva sentito predicare il sant'uomo, e ne aveva ricevuto la Santa Comunione e una medaglia divota. Da questo suo compagno aveva imparato parecchi aneddoti della vita di Don Bosco, massime le sante industrie da lui usate per tirare i giovanetti a religione e a virtù, e non poteva a meno di narrare qualche cosa al suo carissimo Padre Spirituale, tanto innamorato di Don Bosco e delle cose salesiane.

Questo amore e questa venerazione dello Svampa pel fondatore dei Salesiani non poterono manifestarsi abbastanza nei primi tempi della sua vita sacerdotale, perchè, per volontà dei Superiori ci dovette applicare la miglior parte di sè medesimo all'insegnamento scolastico nei Seminari e alla direzione spirituale dei seminaristi; ma quando il S. Padre Leone XIII ebbe innalzato il giovino prelato al seggio episcopale di Forlì, essi si mostrarono in tutta la loro forza. Poco lungi dalla sua città vescovile sorgeva l'Istituto Salesiano di Faenza, il primo, e allora l'unico, della Romagna e dell'Emilia. Egli entrò subito in relazione coll'ottimo Direttore Don Rinaldi e si recò a visitare la casa. E dopo quella prima, quante volte vi fece ritorno!

Quand'era invìtato a Faenza, per decorare qualche straordinaria solennità o per assistere a pubbliche adunanze di cattolici, egli trovava sempre il tempo di fare una visita all'Istituto per vedere e parlare coi Superiori e coi giovinetti del Collegio e dell'Oratorio. Molti ricordano ancora, e non dimenticheranno mai, la sua maestosa figura attraversante lentamente le sale e i cortili, volgendo attorno sorridente quel suo occhio pieno di bontà e d'intelligenza, accerchiato da. cento giovanetti che lo rincorrevano e lo pigiavano da ogni parte; la sua gioconda pazienza nell'assistere alle lunghe rappresentazioni del domestico teatrino; e specialmente il santo fuoco col quale parlava in chiesa e fuori, fino a quattro volte in una giornata, di Don Bosco e de' suoi figliuoli, per destare in altri la viva fiamma ond'egli era acceso per il santo sacerdote di Torino, e per, trasfondere nel loro spirito la sui incrollabile convinzione dell'opportunità e necessità delle Istituzioni Salesiane nei tempi presenti. Molti ricordano ancora, e non dimenticheranno mai, la gita di tutti i Superiori e convittori a Forlì, quando egli volle passare con essi tutta la giornata in intima dimestichezza, e vederli tutti assisi intorno alla sua stessa mensa (1).

La nota frase che le allegrezze e le gioie dell'Istituto Salesiano di Faenza erano le allegrezze e gioie del Cardinale Svampa, e i dolori e le ansie dei Salesiani erano ansie e dolori suoi, non fu un artifizio retorico, o un'espressione iperbolica, ma un'affermazione pienamente conforme al vero. «Cento volte me lo assicurarono D. Rinaldi e il reverendissimo D. Rua; ed io stesso - esclama Mons. Lanzoni - ne ho avuto in mano le prove. Ogniqualvolta mi recava a visitarlo, o a Forlì o a Bologna, la prima domanda che mi faceva era sempre questa: «Come stanno, come se la passano i Salesiani? » e voleva essere minutamente informato del bene da essi operato, delle difficoltà incontrate, delle battaglie combattute e vinte; e al racconto or lieto, or mesto, si rallegrava o rattristava come se gli si narrasse la storia del suo più tenero amico o parente.

Diremo di più. Domenico Svampa, fra tutte le città romagnole od emiliane, ebbe una specie di predilezione per Faenza, per il suo Clero, e per il suo venerando Pastore, perchè i Faentini furono i primi ad innalzare con immensi sacrifizi un Oratorio e un Collegio Salesiano, perchè il Clero faentino, educato in gran parte alla scuola di Mons. Taroni, fu sempre devotissimo a queste istituzioni, e perchè l'illustre Capo di quella Diocesi non lasciò mai nessuna occasione di mostrare il gran pregio, in cui teneva i figli di Don Bosco e i loro sudori.

Divenuto poi Cardinale e Arcivescovo di Bologna nel 1804, in questa condizione più elevata, in questo campo più vasto, Domenico Svampa ebbe agio di far conoscere, non solo a tutta l'Italia, ma a tutto il mondo cristiano, la sua profonda venerazione a Don Bosco e a' suoi figli, e la sua brama cocente di propagare e veder diffusa dappertutto, come l'albero dell'Evangelo, la pianta dell'Istituto Salesiano.

Prendendo occasione del Congresso Eucaristico che si celebrava in Torino, volle visitare la culla dell'Istituto e la tomba del Fondatore, per avere una cognizione più esatta e più pratica delle sante mire e delle Opere di Don Bosco, e, quasi, per assorbirne vieppiù lo spirito.

Io - attesta Mons. Lanzoni - che ebbi la fortuna di essergli compagno in quel divoto pellegrinaggio, posso testimoniare con quanto godimento dell'animo, attraversando quei vasti dormitorii, opifici e cortili, vedeva saltellargli attorno, applaudirlo, baciargli la mano quei poveri giovinetti ricoverati, con quanta dimestichezza s'intrattenne con Don Rua e cogli altri Superiori, e quale commozione provò pregando nelle camerette di Don Bosco e a Valsalice ove riposano i suoi resti mortali.

Innanzi alla tomba di Don Bosco l'Em.mo Card. Svampa concepì l'idea e formò il proposito di tenere a Bologna un Congresso Salesiano, come fece nell'anno seguente.

Fu un avvenimento solenne. V'intervennero quattro Cardinali, 22 tra Arcivescovi e Vescovi, membri delle primarie e più antiche nobiltà di Francia, cattolici da ogni parte d'Europa e persino dalle lontane Americhe. Bologna ebbe in quei giorni a commuoversi tutta di santa letizia (1).

Quel Congresso, che fu un trionfo pieno e insperato delle idee e dei metodi di Don Bosco, quel Congresso fu tutto opera del Cardinale. Egli solo lo concepì e lo condusse a termine egli solo. Raddoppiò di attività e di coraggio, e non badò a spese per superare le difficoltà e vincere gli ostacoli. Egli fu l'anima del Congresso, non solo perchè lo presiedette e vi sfoggiò tutto il fascino dell'eloquenza de' suoi anni più belli; ma perchè seppe trasfondere nei convenuti da tutto il mondo cristiano tanta parte de' suoi nobili convincimenti e de' suoi generosi propositi.

Tutti ricordano la commozione che, come scintilla elettrica, invase gli animi, e le lagrime erompenti da tante ciglia, quando al cospetto dei convenuti Don Rua levossi dal suo posto e andò a baciare la mano al Cardinale, e il Cardinale strinse soavemente al seno qual figlio l'uomo venerando, come già il gran Padre S. Domenico ricevette in dolce amplesso il Poverello d'Assisi.

Dopo questo è superfluo aggiungere che il Cardinale non posò finchè non ebbe i Salesiani nella sua stessa città arcivescovile a capo di un Collegio, di un Ospizio, di un Oratorio, degno della sua Bologna. A questo scopo, chi non sa che egli tutto pose in opera, la sua autorità, la sua efficacia, la sua parola, il suo ingegno, il suo denaro? La prima volta che mi recai a visitare l'Istituto - è sempre Mons. Lanzoni che narra - accompagnato dal cortese ed ottimo Direttore Don Viglietti, attraversando le camere, i corridoi, le scuole, i dormitorii, le sale da studio e da ricreazione, il guardaroba,, il refettorio e la cappella, la mia guida accennando mobili, scansie, tavole, libri, immagini sacre, ed altri oggetti, ripeteva costantemente: « Dono del Cardinale, dono del Cardinale ». Queste parole mi risonarono nelle orecchie tante volte e tante, che, quando uscii di là, ero piuttosto che commosso e ammirato, veramente sbalordito.

L'Istituto Salesiano fu uno dei primi, se non il primo oggetto delle cure pastorali dell'Arcivescovo. Non solo non mancava d'intervenire alle festicciuole e alle premiazioni dei giovani, ma non di rado li visitava e s'intratteneva con loro a conversare e a passeggiare. Interrogandoli con patena bontà, e ascoltando con pazienza le loro domande, aveva per tutti una buona parola, condita della più schietta ed amabile giocondità. A chi potè osservarlo nel cortile dell'Istituto, in mezzo ai giovinetti, sembrò di vedere un'imagine di Colui che disse: Sinite parvulos venire ad me.

Qui - aggiunge Mons. Carpanelli - veniva a decorare di sua presenza le solenni feste religiose e scolastiche, qui ad ammettere ogni anno i giovanetti alla prima Comunione, ad assidersi con essi alla mensa od al teatro. Quando discendeva nel prato o nel portico, la giovinetta turba, rumorosa e festante gli si accalcava attorno, lo precedeva, lo circondava, lo seguiva; ed egli non mai annoiato, ma sempre ilare e sereno, dominava tutti non solo coll'altezza della persona, ma più tosto col viso composto a giusta compiacenza, dispensatore di sorrisi e di barzellette, esprimendo in fatto ciò che più volte manifestò a parole, che si sentiva Salesiano sino al fondo dell'anima.

Don Rua disse (e il suo giudizio vale più di ogni altro) che col Cardinale Svampa morì l'ammiratore più profondo di Don Bosco e uno dei più caldi patroni dell'Opera sua. Se tanto affetto operoso e disinteressato onora altamente la porpora di Domenico Svampa, costituisce anche uno dei nostri vanti più belli e più puri. Perchè il Cardinale Svampa fu una delle menti più elette del Sacro Collegio, ricca di dottrina e aperta su tutti i bisogni del nostro tempo, di una nobiltà e di una schiettezza d'animo singolarissima, di una pietà propria di un claustrale, di una vita specchiatissima e di una rettitudine perfetta, tale da guardare incontro alla morte, che correva velocemente al suo capezzale, colla serenità di un fanciullo.

Sì, fino agli ultimi suoi giorni, fino all'ultima sua ora, ci predilesse, come aveva fatto in tutta la vita, ahi troppo corta.

Nei primi giorni dell'agosto 1907, in cui morì, mentre un cumulo di biglietti e di lettere stava dinanzi a lui, contenenti gli auguri pel suo onomastico, e il giovane segretario s'adoperava con dolce violenza di toglierli di mano all'affaticatissimo padrone, incaricandosi di rispondere egli a tutti: « No, no, » disse con forza il Cardinale, t queste sono lettere dei miei cari Salesiani, a queste rispondo io stesso ».

E scriveva a Don Viglietti:

«Bologna, 3 agosto 1907. - Mio carissimo Don Viglietti. In questi giorni di atroce passione per i Salesiani e specialmente per il collegio di Varazze, io ho sofferto ed ho agonizzato con te. Intendo tutta l'amarezza del calice che hai dovuto trangugiare. Povero Don Carlo! Chi avrebbe mai preveduto un tal genere di attacco? Ma non avvilirti. Maria Ausiliatrice veglia sull'Opera Salesiana e Don Bosco non mancherà di proteggere i suoi figli. Io prego e faccio pregare. Ti raccomando una cosa: reagisci contro la stampa che cospira ai vostri danni. E necessaria una lezione esemplare. Non ti dico altro. Ti benedico di cuore. - Aff.mo DOMENICO SVAMPA. »

E pochi giorni dopo, il sabato 10 agosto 1907, prima di morire ripeteva: « Mando parole di conforto ai miei dilettissimi ed ora tanto perseguitati Salesiani! » Furono le ultime parole.

Noi nel rievocare la santa memoria di questo gran Principe di Santa Chiesa, invece d'invitare i nostri Confratelli, le Figlie di Maria Ausiliatrice e tutti i Cooperatori, ad implorare la pienezza dei gaudi eterni all'anima sua, fiduciosi che Essa sia già beata in seno a Dio, volgiamo a Lei stessa le nostre preghiere, perchè, come promise sul letto di morte, rammenti ad ogni ora a Dio tutti i suoi carissimi figliuoli, tra i quali ebbero un posto distinto i Salesiani, che amò con dolcissimo affetto di Padre!

(1) Tip. Arcivescovile, Bologna, 19o8. (2) Fossano, Tip. M. Rossetti, 19o8. (3) Ved. Boll. Salesiano, maggio 19o5.

(1) La poesia, scritta di mano del futuro Porporato, si conserva religiosamente nei nostri Archivi. In essa, quasi sul principio, si leggono questi versi: ....Oh! il gaudio e la letizia - di cui ci esulta il petto, - ora che il dolce e amabile - sembiante tuo miriamo - ora che un bacio imprimere - sulla tua man possiamo ». L'Em.mo Card. De Angelis aveva, colla sua parola, affettuosamente preparato gli animi dei seminaristi alla visita di Don Bosco. Ciò avveniva nel 28 febbraio 1867.

(1) Lanzoni, Elogio funebre.

(1) Mons. Carpanelli.

I Reali di Spagna pongono la Ia pietra d'un nuovo Istituto Salesiano.

L'Opera di Don Bosco penetrò nella Spagna nel 1881 colla fondazione di Utrera presso Siviglia; e presentemente sono 34 le Case della Pia Società Salesiana e 10 quelle delle Figlie di Maria Ausiliatrice in terra spagnuola.

Fin dai primi anni dall'arrivo dei Salesiani nella Spagna, giunsero vive istanze a Don Bosco perchè accettasse la direzione di un grande riformatorio giovanile a Madrid: e Don Bosco avrebbe aderito volentieri alla proposta, a patto che nessun altro regolamento avesse governato l'Istituto oltre il semplice regolamento in vigore in tutte le Case Salesiane. In realtà, Don Bosco era pronto ad assumere la direzione d'un grande Ospizio, di una grande Scuola Professionale, di un grande Istituto di Educazione popolare, ma non di un Riformatorio. Le sue idee sulla fragilità e sulla colpevolezza giovanile erano integrate dall'esperienza meravigliosa di un sistema proprio di educazione, basato sulla religione e sulla ragione, del sistema da lui detto « preventivo ».

Le istanze vennero rinnovate personalmente a Don Bosco dal ministro Silvela a Barcellona nel 1886, quando il grande Apostolo della gìoventù si recò a quella città; e si sarebbe certo venuto ad un accomodamento, se la mancanza di personale non avesse obbligato il Venerabile a rispondere di no momentaneamente.

Noi quindi, nell'imponente cerimonia svoltasi a Madrid il 29 maggio u. s. salutiamo quasi il compiersi di un desiderio di Don Bosco.

Sua Maestà Alfonso XIII Re di Spagna e la sua Augusta Consorte Donna Vittoria Eugenia, insieme con Sua Maestà Donna Maria Cristina, Regina Madre, e S. A. R. l'Infante Donna Isabella di Borbone, fra un popolo in festa giungevano all'Istituto Salesiano di Madrid per la posa della prima pietra del nuovo edifizio, che accoglierà un corso completo di Scuole Professionali, rispondente ai bisogni della gioventù della Capitale.

La benedizione rituale venne impartita dal Vescovo diocesano; e le LL. Maestà e Altezze Reali fecero da padrini nella cerimonia, della quale fu rogato apposito verbale, che venne firmato dai Reali e da altri illustri personaggi presenti - tra cui ricordiamo S. E. Rev.ma il Nunzio Apostolico Mons. Ragonesi, il Ministro della Pubblica Istruzione, il Conte Lelio Bonin Longare, Ambasciatore del Re d'Italia, il Governatore della città, ecc. - Ciò fatto, il rogito venne murato nel cavo della pietra angolare.

In fine alcuni giovanetti espressero i loro vivi ringraziamenti a Dio, a Maria Ausiliatrice, al Ven. Don Bosco, e alle Loro Maestà che, essendosi recate a collocare la prima pietra di un istituto educativo pei figli del popolo, ora avranno un quotidiano ricordo nelle preghiere di tutti gli alunni dell'Istituto Salesiano a doppio titolo: quello di Sovrani e quello di benefattori. Le LL. Maestà mostrarono il più schietto gradimento durante il gentile omaggio, specialmente quando uno dei piccoli oratori li assicurava una preghiera speciale per gli augusti loro figli.

Di questa imponente cerimonia daremo un ragguaglio più completo nel prossimo numero.

TRA GLI ORFANI DI GUERRA

la vita degli orfani a Monte Oliveto.

Ci piace dare ai Cooperatori qualche idea della vita intima degli orfanelli, raccolti nell'Istituto « Don Bosco » di Monte Oliveto a Pinerolo.

I nostri benefattori devono essere assicurati che la loro carità, oltre di essere bene spesa, trova vivissima corrispondenza nel cuore dei beneficati, perchè questi stimerebbero grave colpa il dimostrarsi con una condotta, non diremo riprovevole, ma meno buona, ingrati alla cristiana beneficenza che li assiste, li nutre, li educa.

Diligentissimi alle cure dei loro superiori, gli orfani di guerra di « Monte Oliveto » hanno già dato frutti soavissimi di bene, mercè il sistema educativo del Venerabile Don Bosco.

Ai numerosi personaggi d'ogni ceto e condizione, che visitano l'Istituto, non sfugge una facile constatazione. Tutti trovano sul volto dei ragazzetti ricoverati i segni d'un'intima soddisfazione, indice, a sua volta, di ingenua serenità d'anima, la quale prova quanto felice debba essere la loro vita su quel poggio ridente, ove, nell'incanto d'una natura poetica e bella, dimenticano la triste sventura che li strappò innanzi tempo a un tetto e a una famiglia.

L'osservazione è giusta e risponde a verità.

Il segreto non è difficile a sapersi per chi, come noi, abbia passato qualche giorno in mezzo a quei ragazzi.

La loro felicità scaturisce tutta intera dalla ingenua bontà di cuore a cui furono educati, dalla pace sicurissima della loro piccola anima nella quale regna un gran timor di Dio e un orrore spontaneo alla colpa.

Alla scuola di Don Bosco, benchè piccini --alcuni non hanno che otto anni - sono addivenuti, davvero, precocemente maturi nel formarsi una coscienza delicata, che non opera per timore del castigo o per accontentare l'occhio del superiore, ma agisce in forza del proprio dovere.

Lasciati a se stessi, o nello studio, o nella scuola, o altrove, ben difficilmente si può sorprendere alcuno in fallo; e, se fallo v'è, è fallo leggero che, benchè tale, cagiona sempre meraviglia nei compagni, i quali mettono tosto sull'avviso il colpevole, osservandogli ingenuamente che quello che non s'osa fare davanti ai superiori, tanto meno si può fare assenti i medesimi.

Tale ingenuità d'animo è nutrita da un dolce spirito di pietà. Nella loro cappella essi pregano, pregano molto e pregano bene; ad ogni funzione assistono con divoto trasporto ; e la Messa, la Comunione quotidiana, la visita al SS. Sacramento, la Benedizione, sono le azioni più importanti della giornata, ove il loro cuore s'effonde nei canti sacri, in preghiere per i parenti, per i superiori, per i benefattori.

Questa viva pietà è la sorgente di quel sano spirito da cui scaturiscono tante piccole, ma soavi virtù, auspicanti quei caratteri forti e adamantini nel bene, dei quali tanto abbisogna la società odierna.

Docili e sottomessi, abbracciano volentieri i loro obblighi e i desideri dei superiori ; non si rifiutano al sacrificio ; e, quasi tanti piccoli ometti, si prestano volentieri ai servizi di casa, curano il giardino e l'orticello, ben soddisfatti se un visitatore ha una parola di lode e di soddisfazione per la pulizia e la buona manutenzione della casa, frutto delle loro cure.

Alla parola del superiore non replicano, anche quando capitasse il caso che l'ordine suonasse contraddizione! Un fanciullo subì, senza lagnarsi e protestare, una punizione che non doveva essere inflitta a lui, ma ad un altro. Hanno letta la vita di Domenico Savio, e il fatto di quest'angelico giovanetto che una volta, tacitamente subì un castigo inflittogli a torto, ha destato imitatori. -- Ho creduto di far bene a imitare Savio Domenico ! - ecco la preziosa confessione dell'innocente.

Piena sottomissione non negano neppure al compagno più grandicello che venga eletto capo in qualche circostanza particolare, ma l'ubbidiscono, l'assecondano e ricevono le osservazioni ch'egli crede di fare. La correzione non li irrita, tanto meno li avvilisce ; e pongono ogni impegno per correggere i propri difetti.

In occasione di una Messa novella nell'Istituto tutti quanti domandarono, a mezzo del nuovo sacerdote, l'esaudimento di grazie speciali. Orbene quasi tutti chiesero la grazia della correzione dei propri difetti, che vollero specificare chiaramente nei loro bigliettini.

Amano il superiore, vedono in lui un padre, ed è per loro un'angoscia il recargli dispiacere. Un povero bambino, cui era capitato di rovinare inavvertitamente qualche oggetto, si pose da sè medesimo in castigo !

Con tale impegno i progressi nello studio e nell'educazione in generale, non possono non essere consolanti, progressi che in principio trovavano mille difficoltà nel carattere diverso e nella diversa capacità dei ragazzi, venuti da ogni parte d'Italia e da ogni genere di scuola. Ora tutti gli orfanelli, compresa l'importanza dello studio, dànno alle singole materie tutta la dovuta serietà; s'applicano e lavorano molto, sono avidi di sapere e l'eco dei loro progressi arriva sino alle trincee di guerra, donde i loro padri, consolati dalle lettere dei figli, scrivono ai Direttore meravigliati come i loro bambini i quali prima, forse, facevano a stento qualche sgorbio, abbiano già tanto progredito nel comporre e nella calligrafia.

Ed hanno fatto progressi enormi anche nell'educazione fisica, cosicchè sono divenuti agili e simpatici ginnasti, ammiratissimi nella loro divisa alpina.

Quelli fra i nostri benefattori della città di Pinerolo, che assistettero ai saggi ginnastici, dati dagli orfanelli, non potevano credere al loro occhio meravigliato della perfezione, . cori la quale i cari fanciulli eseguivano le loro evoluzioni ginnastiche. La ginnastica di scuola, la ginnastica del cortile, e quella non meno salutare del giardino e dell'orticello hanno reso sani e robusti quei figliuoli, i quali mangiano e dormono saporitamente e non si lagnano mai di alcun male. Men sana in corpore sano : sono sani di mente e di cuore, e vivono felici.

V'erano caratteri diversi e difficili, ma la bontà del sistema di Don Bosco ha tutto soavemente corretto e appianato, e li ha resi cinquanta fratelli, che non la sventura ha accomunati, ma l'amore reciproco ha reso e rende felici. Uno scriveva, non è molto, al suo babbo in guerra : «Non affannarti per sapere s'io qui stia bene. Ti basti sapere ch'io qui sto meglio di quando ero a casa con te! » In questa piccola e perdonabile esagerazione fanciullesca, sta la prova delle belle vittorie del sistema di Don Bosco.

Una visita all'Istituto " Orfani di Guerra „ delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Alessandria.

Ci scrivono:

Fui a visitare l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice per gli orfani di guerra in Alessandria, 45 frugoli, a cui la Divina Provvidenza mirabilmente provvede pane, tetto, vestito, carezze, mamma e papà... tutto! chè di tutto essi sono privi! E mi suona ancora viva nel cuore la voce di festa con cui essi, in mia presenza, risposero alla parola della buona Direttrice, che annunziava loro una inattesa cenetta al Sobborgo Cristo, gentilmente offerta da un'ottima signora che ama restarsene ignorata. Ah! i cari figlioli del dolore, bisogna vedere come in breve tempo le Suore han saputo trasformarli! Come li han resi educati, docili alle indispensabili norme di disciplina infantile e schiettamente famigliare, che è la caratteristica dell'istituzione salesiana! Li ho venuti fra i banchi dell'Asilo, li ho seguiti dal cortile al refettorio, dove li attendeva un modesto pranzetto! Bisognava vederli con quale saporoso gusto sbocconcellavano le grosse fette di pane di guerra, come gustavano la profumata minestra e quel po' po' di pietanza o di frutta che, ogni giorno, la carità delle Figlie del Venerabile D. Bosco loro procura, ricercando nella cassa della Provvidenza i mezzi necessari, che vengono in mille forme, a piccole rate, spontaneamente, senza rumore, ma con tanto amore, per ogni via e da ogni cuore!

« Il comm. Teresio Borsalino continua a mandare legna per l'inverno », mi diceva con profondo sentimento la Direttrice. «La Superiora di una nostra casa, soggiungevami, ieri l'altra accompagnava l'offerta con queste parole: «Le mando per ora la somma di lire 5o, spero di poterla raddoppiare fra non molto, col concorso di pie persone che sentono viva nel cuore la carità di N. S. e, soccorrendo gli orfani di guerra, vogliono suffragare le anime dei valorosi soldati caduti sul campo della gloria, per i quali nessuno pensa e nessuno prega! Quale merito più grande dinanzi a Dio? »

La commozione sale, quando la Provvidenza giunge, nell'ora della trepidazione, con inattesa munificenza: vuoi dell'ill.mo Signor Presidente della Cassa di Risparmio della città, lire 50o vuoi con l'opera di salvataggio e di ospitalità della distinta famiglia Calvi nell'ora in cui la vita degli orfani, il 3o e 31 maggio p. p., era minacciata dalle furiose acque, innondanti le pianure, l'Istituto, e salienti fino a toccare la vòlta delle stanze a pian. terreno; vuoi con l'assistenza vigile del signor Prefetto, del Municipio, nonché l'appoggio materiale e morale dell'on. Consiglio d'amministrazione della Pro Infanzia e di molte altre benemerite persone.

Una signorina di Chioggia, Maria Oselladore, ex-allieva della Scuola Normale di Nizza Monferrato, giorni sono scriveva: «Spero vorrà gradire il pensiero della stia Maria, trasfuso in quello delle sue 33 alunne, le quali si mostrarono veramente entusiaste nell'offrire ogni giorno il soldino, che avrebbero potuto spendere in dolci e ninnoli, per gli orfani di guerra ».

E tutta una nobilissima gara di piccole e grandi carità, materiali e morali, che conforta e incoraggia ! Il « Libro d'oro » dell'Istituto degli Orfani va raccogliendo nomi e fatti significantissimi, che onorano altamente la città di Alessandria e quanti hanno spirito cristianamente patriottico ; mentre il progressivo svolgersi dell'opera benefica assicura alla città, con la riconoscenza dei piccoli orfani, la protezione di Dio, auspicio di migliore avvenire.

Per l'istituto "Domenico Savio„ di Grugliasco. Ci scrivono:

« L'elemosina d'un uomo è un atto di carità; ma quella d'un fanciullo è insieme un atto di carità e una carezza. È come se dalla sua mano cadessero insieme un soldo e un fiore ». Queste parole mi tornarono l'altro giorno spontanee alla mente. Mi ero recata all'Istituto delle Suore di Don Bosco, per vedere gli Orfani di guerra là ricoverati, e trovai le buone Suore felici, perchè, tra le varie offerte ricevute per i loro protetti, una era giunta che le aveva particolarmente commosse. Brano calzette, federe, tovaglioli, lavorati con amore dalle alunne di due classi quarte della Scuola De Amicis, altri tovaglioli fatti dalle alunne di una classe terza della Scuola Aristide Gabelli.

Qual opera di carità più bella e meritevole di questa? Bambine che hanno rinunziato forse a una passeggiata, a un gioco, a un'ora di lettura dilettevole, che hanno resistito al desiderio di muoversi, di correre, di saltare, per scalzettare e agucchiare per i piccoli orfani di guerra.

Dio benedica le educatrici che hanno saputo bene inspirare nelle piccole anime il sentimento dell'amore, e versi le sue grazie sulle piccole lavoratrici che, coi lievi sacrifizi dei primi anni, si preparano degnamente alla vita.

Ora grandi e piccoli anelli già si sono saldamente uniti per iniziare l'opera pietosa; speriamo che la catena si allunghi, e che altre anime generose rispondano all'appello, a sollievo degli orfanelli.

I frutti di una buona educazione.

Una buona Cooperatrice del Veneto ci scrive questa lettera. Nel pubblicarla, premettiamo con piacere che la memoria del fratello nell'Oratorio di Valdocco è ancora vivissima. Ci mandi il Signore molti giovani alunni che sappiano trar profitto dell'educazione cristiana, come il bravo Arnoldo!

Zoldo Alto, 16 giugno 1917.

Rev.mo Signore,

Implorando umilmente una grazia da Maria SS. Ausiliatrice per intercessione del Ven. Don Bosco, invio l'offerta di L. 50, che la S. V. Rev.ma, degnandosi benevolmente accettare, vorrà disporre per quella delle Opere Salesiane che meglio crederà.

Nel contempo mi permetto supplicarla di far memoria nelle preghiere dei giovani dell'Oratorio dell'anima del mio povero fratello PIETRo ARNOLDO, morto per la patria fin dal 24 nov. 1915, sull'Isonzo.

Fu allievo affezionatissimo in codesto Oratorio per sei anni, dall'ottobre 1901 all'agosto 1907, il primo anno come studente, gli altri come artigiano, calzolaio, e ne uscì portando in famiglia e conservando sempre, tesori di educazione cristiana che lo scortarono nella sua onesta vita, familiare e sociale, acquistandogli affetto e stima da quanti lo conobbero.

Aveva un tenerissimo affetto per Maria Ausiliatrice e pel Ven. Don Bosco, ai quali ricorreva sempre e nelle tristi e nelle liete vicende. Continuò con amore a coltivare la musica che aveva appresa all'Oratorio, istruendo i giovani e le giovinette della parrocchia per le funzioni religiose. Amava con la musica onorare specialmente Maria Santissima. Infatti il mese di maggio era sempre una fioritura di canti nella chiesa parrocchiale. Così continuava qui parte della vita, a lui tanto cara, dell'Oratorio.

Ricordava sempre, con entusiasmo di fanciullo, gli anni passati costi ; e soleva dire talora

- All'Oratorio ho fatto ogni mese l'esercizio della Buona Morte : sono sicuro che non morrò senza i SS. Sacramenti.

Ora senta, Rev.mo Signore, ciò che scrive dì Pietro il Cappellano Militare che l'assistette negli ultimi istanti: « Ricoverato in questo Ospedaletto, io lo assistetti, gli somministrai i Sacramenti, e posso assicurare che il povero Arnoldo morì con esemplare rassegnazione. Non voleva che io mi allontanassi mai da lui. L'ultima. volta che rispose alla mia chiamata, accostò le labbra al Crocifisso e lo baciò... »

Mi perdoni, Rev.mo Signore, se mi permetto scriverle tante cose. Lo faccio, interpretando il desiderio del caro trapassato, che amerà essere vivo con la memoria in quel luogo, che, dopo la famiglia, gli fu il più caro; e lo faccio anche perchè possa servire d'incoraggiamento ai fortunati giovasi che trovansi ora costì; e perchè Ella, una volta di più, sappia che l'Opera Salesiana sparge nel mondo anime che sono il conforto delle famiglie, la riabilitazione della società.

Sposo da due anni quando morì, il mio carissimo fratello lasciò un bimbo, il quale, se Dio e Maria Ausiliatrice si compiaceranno assisterci, desideriamo venga educato ove fu educato suo padre, perchè divenga degno figlio di lui.

Con profondissimo ossequio

Devotissima

ORSOLINA ARNoLDo.

Per le vocazioni allo Stato Ecclesiastico e alle Missioni Estere.

Ricordiamo a tutti i nostri Cooperatori ed in modo speciale ai RR. Parroci e Direttori di Oratori Festivi l'OPERA DEI FIGLI DI MARIA AUSILIATRICE per le vocazioni degli adulti allo Stato Ecclesiastico, cotanto necessaria in questi tempi, in cui è notata una così grande diminuzione di giovane Clero. Trovando un giovane che mostri inclinazione per la vita ecclesiastica, lo si aiuti a superare le difficoltà che può incontrare e si procuri di indirizzarlo al Direttore dell'Istituto S. Pio V in Penango Monferrato (Alessandria) dal quale potranno avere schiarimenti e programmi.

Tre nuove parrocchie per gli italiani nel Cile affidate ai Salesiani

L'Ispettore delle Case Salesiane del Cile, Don Luigi Nai, c'invia tre relazioni, che riflettono il lavoro compiuto dai nostri confratelli in tre nuove parrocchie, erette con provvido pensiero per l'assistenza religiosa degli emigrati italiani a Santiago, Talca, e Valparaiso.

I.

A Santiago.

Come è noto, dietro le pratiche di Mons. Vagni, allora Incaricato d'affari della S. Sede, S. E. Rev. Mons. Arcivescovo di Santiago nel novembre dell'anno 1915 erigeva con decreto apposito la parrocchia degli italiani dimoranti nella capitale e l'affidava ai Salesiani della chiesa « La Gratitud Nacional ».

Fin dal principio si giudicò necessario per poter più facilmente attirare gli italiani alla chiesa, unire il pensiero della religione a quello della patria, e far loro capire, più coi fatti che colle parole, come sia vero che la religione renda più sincero e forte l'amore della patria lontana. Guidati da questo pensiero, nello svolgimento dell'opera a noi affidata abbiamo cercato di approfittare di tutte le occasioni propizie per risvegliare nei nostri connazionali teneri ricordi del « Bel Paese », e così meglio ricordar loro i doveri religiosi.

FUNZIONI RELIGIOSE. - A questo fine si stabilì che ogni prima domenica del mese nella nostra chiesa pubblica si predicasse espressamente per gli italiani e in italiano, con alta soddisfazione delle autorità italiane, che videro in questo uno stimolo per gli italiani ad esigere dai loro figli lo studio della lingua nostra, tanto trascurato dalla colonia. Fra le funzioni religiose merita essere, ricordata quella d'addio celebratasi in aprile con occasione della prima spedizione dei richiamati o riservisti, che furono obbligati a lasciare il Cile per ubbidire alla chiamata della patria. Disse la S. Messa l'Ecc. Monsignor Vagni; predicò il Rev. P. Innocenzo, Commissario di Terra Santa, ed il Parroco diede loro opportuni ricordi prima di regalare una medaglia di Maria Ausiliatrice, che ricevettero commossi dal sullodato Monsignore. Molti di quei riservisti scrivono dal campo di battaglia ricordando la dolce e cara funzione. In detta circostanza eran presenti le LL. EE. il marchese Montagliari, Ministro d'Italia, il Ministro d'Inghilterra, quelli di Francia e del Belgio, come pure il Vice-Console italiano, e quelli di Russia e di Grecia, con altri personaggi.

16 anche degna di essere ricordata la festa della Madonna che si celebrò in settembre e che si stabilì di celebrare tutti gli anni come festa annuale della colonia in Santiago. Pontificò solennemente il degnissimo Vescovo Castrense, Mons. Raffaele Edwars e godemmo nel vedere alcuni nostri connazionali commossi allo splendore di una funzione religiosa, quale molti avevano giammai presenziato in questi paesi.

Si fecero pure varii funerali, alcuni praesente cadavere, ed in novembre si radunarono numerosi figli d'italiani a pregare pei cari morti in guerra, mentre, allo stesso tempo, veniva a dimandare l'ultima benedizione un gruppo di riservisti, che il giorno dopo doveva partire per l'Italia.

SOCIETÀ o COMITATI. - La necessità di avere chi appoggi la voce del Parroco e sappia interpretare il suo pensiero suggerì la formazione di un Comitato di Signore; e benchè l'opera di questo Comitato non abbia pienamente corrisposto al fine della sua fondazione per ragione di non essere ancor ben intesa l'azione cattolica della donna cristiana e la sua necessità, tuttavia la sua cooperazione fu efficace in più circostanze in cui si riuscì a far comprendere l'obbligo di aiutare moralmente l'iniziativa del sacerdote. Del resto questo Comitato non è rimasto inoperoso, poichè settimanalmente si è riunito sotto la direzione di una Figlia della carità, per preparare oggetti di vestiario e di lana pei nostri soldati più bisognosi, e bende ed altre cose per la Croce Rossa Italiana. In dette riunioni la maggior parte delle signore italiane desideravano udire il parere del Parroco, che facilmente riusciva a farsi ascoltare.

AMMINISTRAZIONE DI SACRAMENTI. - Durante l'anno si fecero due funzioni solenni per prime comunioni, e in epoche diverse se ne fecero altre, per esigenze di famiglie, che desideravano delle prime comunioni in particolare; queste, fra tutte, sommarono a 32.

Dall'eccellentissimo Mons. Claro, Vescovo tit. di Legione, fu amministrata la Cresima a 35 italiani.

I battesimi furono 25 e fra questi va contato il battesimo di un giovanetto di dodici anni, di una ragazza di undici, di un'altra di sette, e di alcuni di tre anni.

I matrimonii benedetti furono, undici ; fra essi vanno annoverati tre che da varii anni erano stati registrati civilmente.

Dagli ammalati, assistiti nelle case e negli ospedali ove furono molti, tolte due eccezioni, il sacerdote fu sempre ben ricevuto.

OPERE DI CARITÀ. - Nell'impossibilità di realizzare in modo diretto la carità verso i più bisognosi, si è influito, con molto buon esitò, perchè le società italiane denominate « Comitato pro Patria» e «Società di beneficenza italiana » distribuissero soccorsi rispondenti a un fine sociale e religioso, e così potè ottenersi, che le sullodate società collocassero (con pensione ridotta) 9 bambini e 5 bambine in collegi religiosi. A questi, ricoverati nel nostro Collegio di arti e mestieri di Santiago, si aggiungono tre bimbi educati gratuitamente e dieci con pensione molto ridotta, nello stesso collegio, per iniziativa propria dei Salesiani.

Tenuto conto del censimento fatto dalla Legazione Italiana in questa capitale, non vi sono più di 4000 italiani e perciò deve confessarsi esser relativamente molto ciò che si è fatto in favore dei figli dei riservisti e dei bambini poveri.

Il segretariato dell'Italica Gens ha funzionato regolarmente e, oltre all'aiuto di denaro dato a molti, ha potuto trovare lavoro a 15 operai, raccogliere una piccola eredità di un italiano morto in Talca e inviarla alla famiglia, soccorrere mediante esperti avvocati due famiglie, che, ignare delle leggi del paese, correvano pericolo di perdere i loro risparmi.

DIFFICOLTÀ E SPERANZE. - Il numero ridotto d'italiani nell'enorme estensione della città è causa che l'azione sacerdotale non sia ancor efficace, al che concorre anche una grande ignoranza religiosa diffusa nella nostra colonia. Ci. conforta però il vedere, come il contatto coi Salesiani abbia svegliato nei nostri connazionali il desiderio di educare nei collegi nostri i loro figli; il che farà sì, come ci assicurava il nostro Ven. D. Bosco, che si possa per mezzo dei figli istruire e convertire i genitori.

Tutte le nostre speranze sono fondate nell'Ausiliatrice, la cui protezione i salesiani hanno invocata su questa nuova parrocchia.

Ecco, brevemente accennato, quel poco di bene che fra tutti i salesiani di questa casa si è potuto fare. Voglia Iddio aiutarci perchè ogni anno possiamo sempre più estendere la nostra sfera di azione e salvare molte anime.

D. AMBROGIO M. TuRRicciA,

Parroco degli italiani in Santiago. II.

A Talca.

Il Parroco degli italiani di Talca si limita a questo elenco

Opere parrocchiali della Colonia Italiana di Talca, durante l'anno 1916.

1° Si disse la Messa parrocchiale tutto l'anno, alle 11, per gl'italiani della Colonia, con predica in italiano.

2° Si fecero due solennissimi funerali pei caduti in guerra, con assistenza dei Rappresentanti delle Potenze alleate.

3° Si fecero funerali a tre morti poveri. Si battezzarono vari bambini. Si fece il catechismo e si prepararono alla prima Comunione sette ragazzini ; tre bambine furono preparate dalle Figlie di Maria Ausiliatrice.

4° Si formò un Comitato di signore che aiutarono privatamente, con varie opere di carità, alcune famiglie decadute.

5° Si fecero tre riunioni per trattare come aiutare la Croce Rossa Italiana in più larga scala delle quote mensili; ma non si potè ancora ottenere tutto ciò che si sarebbe desiderato.

6° Si fece un triduo di preghiere con predica e

benedizione a Maria Ausiliatrice per l'esercito e l'armata italiana.

7° Si tennero varie riunioni nella Casa succursale Salesiana, allo scopo di stringere vieppiù le comunicazioni tra il parroco e i dispersi parrocchiani.

8° A tutte le famiglie si distribuiscono, col Bollettino Salesiano, varii libri in italiano.

La. Colonia di Talca conta appena 169 anime in 62 famiglie, generalmente benestanti, delle regioni di Parma, Toscana, Lombardia, che tutte fanno onore al nome italiano.

Non c'è rappresentante consolare.

La parrocchia incominciò in luglio, senz'alcuna difficoltà.

D. SERGIO CARRAGLIA Salesiano.

III.

A Valparaiso.

Incaricato dell'assistenza religiosa, morale e, per quanto è possibile, dell'assistenza materiale degli emigrati italiani di questa città di Valparaiso, vengo al resoconto annuale di ciò che si è fatto colla valida cooperazione del Comitato delle Patronesse «Italica Gens ».

FUNZIONI RELIGIOSE. - Con entusiasmo straordinario, centinaia e centinaia d'italiani della nostra Colonia tutti i mesi hanno preso parte alle funzioni religiose, assistendo alla Santa Messa. ed ascoltando la parola di Dio, loro rivolta nel patrio idioma.

Degna di particolar menzione fu la prima funzione religiosa alla quale intervennero il Regio Console Cav. Comm. Riccardo Monzani e tutti i Presidenti delle numerose associazioni italiane di Valparaiso e della vicina cittadina di Viña del Mar. Apportarono pure maggior solennità all'atto i nostri Pompieri ed i giovani Cannottieri che assistettero colla loro divisa.

In varie occasioni, a queste funzioni religiose furono invitati a celebrar la Santa Messa e a predicare il nostro rev.mo Sig. Ispettore, e gli Ecc.mi Monsignor Francesco Vagni, Incaricato d'Affari della S. Sede, e Monsignor Raffaele Edwards, Vicario Castrense, che possiede ottimamente la nostra lingua.

RIUNIONI MENSILI DEL COMITATO DELLE SIGNORE ITALIANE. -- Allo scopo di riunire le forze della numerosissima Colonia della città di Valparaiso e lavorare per l'assistenza morale dei nostri connazionali, per conservare fra loro il sentimento patrio, per diffondere la nostra lingua e mantenere vivo l'amore alla patria, si fondò un Comitato di signore e signorine di questa città.

Il Comitato è numerosissimo. Più di cento sono le Socie con un Consiglio Direttivo, che con dieci Consigliere, in unione del Direttore Ecclesiastico, si radunano tutti i mesi per trattare dello sviluppo morale e religioso degli Italiani della Colonia.

Presidentessa del Comitato è la infaticabile signora Eugenia V. in Schiavetti; Vice-Pres. la signora Teresa G. in Mori; tesoriera la signorina Ida Serra; segretaria la signora Emilia Presciutti; prosegretaria la signorina O. Malfatti.

Il Consiglio dura in carica un anno.

Nelle riunioni mensili diressero parole d'incoraggiamento al Comitato l'Ecc.mo Incaricato d'Affari della Santa Sede Monsignor Francesco Vagni, il rev.mo sig. Ispettore Don Luigi Nai, e S. Ecc.za Rev.ma Monsignor Eduardo Gimpert, Governatore Ecclesiastico di Valparaiso.

AMMINISTRAZIONE DEI SACRAMENTI ED ASSISTENZA DEGLI AMMALATI. - Sua Ecc. Monsignor

Francesco Vagni amministrò il Sacramento della Cresima a numerosi bambini e bambine della Colonia e a vari adulti.

Si prepararono alcuni bambini alla prima Comunione, si amministrarono 33 Battesimi, la maggior parte a bambini di vari anni, poiche è grave l'incuria dei genitori di far battezzare i figli.

Fra i battezzati vi furono tre fratelli di sedici, quattordici e dodici anni ; il maggiore, nel giorno seguente, ben preparato, con ottime disposizioni faceva la prima Comunione ; gli altri due fratelli la fecero il giorno dell'Immacolata.

Si celebrarono circa dieci matrimoni e si fece un funerale solenne.

L'assistenza degli ammalati fu attesa con diligenza, specialmente degli italiani ammalati nel Pensionato e nell'Ospedale di S. Giovanni di Dio. Furono numerosissimi coloro che ricevettero i Santi Sacramenti con vera edificazione. Si assistettero pure e confortarono dei Santi Sacramenti numerosissimi ammalati a domicilio.

SOCCORSI MATERIALI ED ASSISTENZA AGLI EMIGRATI. - Per promuovere e sviluppare le opere di ,beneficenza a pro' degli indigenti della nostra Colonia il Comitato raccoglie sottoscrizioni.

Durante l'anno si raccolsero pesos 901, così divisi Pesos 542,60 in latte e pane per poveri bambini della Colonia e premi; pesos 50,40 in vestitini e scarpe; pesos 66,oo in rette per giovanetti orfani; pesos 68,oo per gli Orfani di Guerra di Pinerolo.

Restano in cassa pesos 174,00. Si prestò consiglio ed aiuto pecuniario a vari emigranti.

Ecco il riassunto del poco di bene che coll'aiuto di Dio e la buona volontà di tutta la Colonia numerosissima, poìchè passano i seimila, si è potuto fare, sperando di aumentare il campo del lavoro.

Dio e Maria Ausiliatrice benedicano questa Parrocchia.

Sac. GIULIo DATI

Parroco degli Italiani di Valparaiso.

L'EDUCAZIONE DEI SORDOMUTI secondo la scuola americana e il metodo di Don Bosco.

Negli American Annals of the Deaf del marzo u. S., in un interessante articolo sulle relazioni sociali del sordomuto, il Prof. W. H. Lloyd, dell'Istituto Arkansas per Sordo-Muti, giustamente rileva molti inconvenienti che lasciano il sordo-muto, anche dopo aver compiuto il suo corso d'istruzione in una scuola dello Stato, tuttora rozzo e incivile. Riferisce l'autore che ad ovviare tali inconvenienti, nell'Arkansas School essi hanno introdotto un corso completo di manners and morals, cioè di buona creanza e di morale, e che a tal fine si sono impegnati - con lode - i migliori professori.

Il prof. W. H. Lloyd ci fa pure conoscere che recentemente alcuni maestri di scuole pubbliche hanno iniziato una pubblicazione speciale al riguardo. Questa ha già rilevato come in materia di istruzione e di educazione del sordo-muto vi è stato sempre qualcosa d'inosservato da parte degli istruttori americani, e ha pur confessato che questo ramo speciale di educazione è ancora abbastanza trascurato.

L'egregio professor Lloyd esprime in fine il desiderio che i lavori manuali dell'istituto abbiano ad essere compiuti dagli stessi alunni sordo-muti, come scopare, fare il letto, rassettare le scuole, apparecchiare la tavola, mungere le vacche, stirare la biancheria, ecc., ecc.

Quanto è oggetto di desiderio e di studio nell'America, che si dice correre innanzi a molti nella via della civiltà, qui nell'Italia nostra, a Napoli, nella Pia Casa dei Sordo-muti è un fatto che si svolge regolarmente da vari anni.

Dall'entrata dei Salesiani nella Pia Casa, nel 19og, fu istituito un corso teorico-pratico di educazione civile ai sordo-muti con due ore setti manali. Fu anche meglio organizzato il lavoro manuale nei laboratori e nella pulizia dell'Istituto, ed i nostri sordo-muti sono espertissimi nel compiere tutti i lavori casalinghi Ogni mattina è una meraviglia e un piacene vederli dividersi in varie squadre, le quali si assumono la pulizia e il rassetto di un reparto della casa. In tre quarti d'ora, in un'ora tutto è all'ordine, lucido e pulito, tutto spira una freschezza che forma l'ammirazione continua di quanti onorano di loro presenza la Pia Casa.

E v'ha di meglio.

Poichè col sistema educativo in essa in vigore, il sistema preventivo del Veri. D. Bosco, il sordomuto è volta per volta avvisato, corretto, indirizzato, in una parola praticamente educato nelle sue relazioni con i compagni, con i maestri, con i superiori, con i parenti, con i benefattori, con gli estranei tutti.

Ogni sera, dopo le preghiere, prima del riposo, un sermoncino di pochissimi minuti, tre o quattro, rileva e scolpisce meglio nell'animo degli alunni qualche avvenimento della giornata con riflessioni morali, e ciò aiuta grandemente l'educatore nel suo delicato e arduo lavoro.

V'è poi quello che, purtroppo, non hanno i nostri fratelli d'America, e che costituisce la base d'ogni ben formata educazione e il vincolo forte e soave d'ogni relazione sociale: la nostra Santa Religione con la sua dottrina, facile e sublime, con le sue funzioni espressive ed attraenti, e sopratutto con i suoi Sacramenti così efficaci.

Tutto questo esiste da tempo nella Pia Casa dei Sordo-muti di Napoli, vi è sempre stato, si svolge. giorno per giorno, ed è constatato e ammirato dai nostri ottimi amici e benefattori, tanto che un giorno l'illustre artista comm. Francesco Jerace ebbe a dire ripetutamente con grande soddisfazione:

- Qui c'è l'educazione della coscienza!

LETTERE DEI MISSIONARI

MATTO GROSSO (BRASILE). Il CACICO « MAJOR ».

Pagine intime della prima Colonia fondata dai Missionari Salesiani fra i " Bororos".

(Lettera del Sac. Antonio Colbacchini).

(Continuaz. - V. Boll. di luglio u. s.).

Il racconto di Major. - « Non sappiamo se sono come gli altri.... Andiamo a vedere ». - Pareri contrari. - Un'altra prova. - La voce di Maria che diceva: « ...Sono miei! »

Il viso di Major prese un'espressione di gravità solenne. Mi diede ancor un lungo sguardo penetrante, quasi per indagare l'impressione che mi faceva l'annunciata rivelazione di un segreto gelosamente custodito fino a quell'istante, onde io insistei premurosamente:

- Conta, conta, Jogua (conta, Padre mio!)

Ed egli:

-Sì, itonareghedo! (sì figlio mio!) quando voi veniste in questa terra, per molto tempo non ci avete visti, nè pensavate che eravamo qui a voi vicini. Ma non era così: noi vi avevamo osservati e conoscevamo bene la vostra venuta. Forse non era ancor passata la 1a luna del vostro arrivo e noi sapevamo tutto. Ma non ci lasciammo vedere; e di giorno e di notte volemmo osservare tutto e prendere visione di tutto.

» Una sera, radunati come al solito in mezzo alla foresta, si venne a trattare se dovevamo permettere la vostra venuta e lasciarvi in pace, o se era meglio farla finita anche con voi, col mettere tutto a fuoco. I pareri erano divisi: chi diceva di sì, chi diceva di no, ma i più dicevano: « Aspettiamo ancora: proviamo direttamente se sono buoni o cattivi. » - Però alcuni non volevano ascoltare alcuna ragione e insistevano che si venisse all'accordo per darvi l'assalto ed uccidervi. Alla fine si prese questa risoluzione: - Domani faremo una ricognizione più esatta.

» E il giorno dopo ci approssimammo ancor più alle vostre capanne ed abbiamo visto (se non vuoi credere, domanda a tutti e vedrai che dico la verità) abbiam visto un di voi sul tetto della casa che stava aggiustando non so che cosa. Padre Balzola era nella capanna seduto al tavolino; un altro a poca distanza dalla casa; gli altri, chi di qua, chi di là, separati attendevano a varie faccende.

» Uno di noi, Clemente, che tu conosci, vedendovi così divisi, disse: - Compagni! non abbiate paura, facciamo in fretta; vedete come son dispersi? - E disse ad un compagno: -- Tu freccia quello che è là sul tetto; io, di qui, con la mia freccia trapasserò il cuore di quello che sta là entro; gli altri pensino ad ammazzare gli altri. »

Conviene, amatissimo Padre, che io le ricordi come le nostre prime capanne erano più che trasparenti, perchè fatte con poche foglie di palma, tanto da difenderci dal sole e dalla pioggia.

Major continuò:

« Ma il Signore era con voi e nessuno si mosse; anzi ci opponemmo e io dissi: - Non sei tu il capitano per dar ordini; non ci sono forse io? E poi, sai tu che questi siano buoni o cattivi? Sai tu chi essi siano? -- L'altro rispose: « Siano chi si vuole e come si vuole, poco m'importa; questo è certo che sono civilizzati e perciò non dobbiamo aver compassione di loro.

» Allora io feci un segnale ai miei vicini dicendo: - Andiamo via, abbiamo già visto molto, può essere che ci scoprano; è meglio che c'intendiamo bene, prima di fare qualche cosa; andiamo - e, strisciando tra un cespuglio e l'altro, raggiungemmo di nuovo l'oscuro della foresta. Insomma quel giorno Dio vi protesse.

» Alla sera ci radunammo secondo il solito per narrarci a vicenda le avventure del giorno, e sorsero certi complotti che non erano tutti a vostro favore; quando un mio amico, cacico egli pure, il quale ebbe sempre tutta la mia confidenza anche nelle cose più difficili, essendo io sicuro che egli avrebbe fatto quello che avrei fatto io, si alzò e disse:

» - Compagni, ma non avete pensato come, dopo tutto ciò che facemmo ai civilizzati, questi che avete visti se ne vennero egualmente qui con coraggio, e senza paura si son messi a fare le loro case come chi vuole star sempre qui? Io non so chi siano, e perciò non vi dico di andare a insegnar loro colla punta della vostra freccia che noi siamo qui, che questa terra è nostra, che questa foresta è nostra, che nostri son questi fiumi, e che noi non permetteremo mai che restino dei civilizzati in questo nostro territorio, senza il consenso nostro, che non daremo senza saperli buoni. Ma intanto non sappiamo chi siano; non sappiamo se siano buoni o no; e perciò dobbiamo fare una prova. Domani, con quattro compagni, io andrò là direttamente, voi vi dividerete in tre gruppi, il primo a destra, l'altro a sinistra, il terzo dietro la capanna, e non troppo vicino. Resterete il più possibile nella foresta; ed io mi presenterò e vedrò come sono e chi sono. Voi state attenti, ma tranquilli. Ove occorra, ad un mio segnale, ciascuno si avanzi dal suo lato e faccia bene i fatti suoi con questi diavoli di civilizzati. Se non vedrete nulla, aspettate ed osservate dalla parte dalla quale ci saremo avanzati. Se vedrete alzarsi una colonna di fumo da quella parte, è segno che, avvenuto l'incontro, mi son ritirato soddisfatto, che tutto sta bene, che sono buoni, che ci vogliono bene, che non ci faranno male; e nessuno perciò li deve toccare, nessuno deve lanciar loro una freccia, nessuno deve presentarsi. Io poi vi attenderò tutti nella foresta, qui vicino al fiume, e vedremo il da farsi. Avete capito?

» Unanime fu l'approvazione. Io aggiunsi

» - Sì, tutto va bene, avete inteso e siamo d'accordo. Ma prima, tutti qui insieme riuniti, dobbiamo evocare i nostri spiriti, perchè ci siano propizi e ci aiutino in quello che dovremo fare domani. Le anime dei nostri che furono morti dai civilizzati vengano ora, e se questi che stanno qui sono cattivi e pensano di farci del male, diano forza alle nostre braccia, mira sicura ai nostri occhi, polso fermo al nostro braccio e punta alle nostre frecce perchè, veloci, portino loro quella morte, che essi hanno dato ai nostri. Se, invece, sono buoni, le anime dei nostri ce lo facciano conoscere, ci dicano che nulla di male noi dobbiamo far loro, perchè nulla di male noi dobbiamo temere da loro. Compagni, coloro che vennero qui, hanno anche essi uno Spirito che li guida e li protegge. Se lo Spirito che li guida è buono, Egli divenga pure nostro amico, perchè noi abbiamo anche le nostre mogli ed i nostri figli ed anche per questo dobbiamo aver cara la vita. D'altronde noi pure desideriamo il bene e la pace, noi pure siamo stanchi di questa lotta; e intanto, di giorno e di notte, stiamo in continuo timore, perchè non abbiam pace.

» Al finire di queste parole, tutti ci alzammo e cominciammo il canto che voi chiamate col nome generico di Bacururù, che durò fino all'alba.

» Così passò la notte ed al mattino, presto, ciascuno prese il suo arco e le sue frecce, e se ne andò al posto assegnato, pronto a qualunque evento. Il mio amico, al quale non lasciai di dare le mie istruzioni, con pochi altri, stette un po' ad osservare, e poi discese alle vostre capanne, e parlò ai Missionari... Il resto tu lo sai meglio di me; ma io ti dico che io vidi il fumo, il segno convenuto di pace.

» Riunitici nuovamente al luogo indicato, chi andò in mio luogo, disse

» - Compagni, stiamo contenti; non pensiamo male; questi civilizzàti, non sono come gli altri. Sono buoni e ci vogliono bene. Io non so che cosa ho sentito e veduto, è certo che mai ho provato cosa simile. Ricordai ciò che disse il nostro Capo: Se essi hanno uno Spirito buono, Questo divenga pure il nostro amico. E a me parve che il loro Spirito abbia detto che non dobbiamo nè temere, nè far nulla di male, che sono buoni, che dobbiamo fidarci di loro e con loro rimanere. Uno, che chiamano Padre, mi parlò tanto bene e si mostrò così buono, che dissi tra me: - No, questi non sono come gli altri civilizzati! -- E fu il Padre che mi parlò dello Spirito buono, me lo mostrò; lo aveva in un gran foglio. Ho visto anche un altro Spirito, che chiamano Maria, così bello, così attraente, che io non potei resistere all'influenza sua. Io lo guardava, ed esso pure mi guardava, pareva che volesse parlare e sorrideva a me, tanto che io rimasi fuori di me e dissi: « Ma guarda, pare che mi conosca, non ha paura di me ». E udii la voce sua che mi diceva: « Non far male a questi che sono miei. Va'! parla ai tuoi compagni; di' loro che non abbiano paura, che vengano qui, che stiano qui, che tutto di bene e di buono riceveranno da questi, che, solo per i Bororos, per voi, sono venuti qui! » Io domandai chi era ed il Padre mi disse che si chiama Maria, la Madre dello Spirito buono, che si chiama Gesù. Io non so come sia: ma mi sento cambiato, non sono più quel di prima e, come ha detto il Padre, voglio andare a chiamare i nostri compagni perchè vengano a stabilirsi tutti qui. Siete voi contenti? Vedete che noi siamo pochi, i nostri piedi sono stanchi di correre e di cercare un rifugio come lo cerca la tigre che noi perseguitiamo, e le nostre frecce non è più la tigre e il porco che le spuntino e rompano... I tempi di nostra felicità se ne sono andati! Che sia ora che tornino a sorriderci nuovamente?!

» Quella notte fu un lungo commentare; chi noli voleva credere e ancor dubitava, chi diceva che voi ci avreste ingannati e col tempo ci avreste trattati male ed uccisi; chi diceva il contrario. Infine, tutti, contenti e soddisfatti, approvarono la risoluzione di lasciarvi in pace, di fidarsi di voi e si disposero a partire il giorno seguente per recarsi ad annunziare ai compagni ed alle famiglie il fatto, e ritornare poi tutti assieme, come difatti si fece...»

Questo il racconto di Major, di quello stesso selvaggio da cui dipendeva allora la nostra vita o la nostra morte... e che ora mi baciava commosso la mano, quasi a chiedermi perdono di aver dubitato di noi.

Quest'atto di semplice, ma così profonda ed umile confidenza di chi, lasciate le spoglie di lupo feroce, era divenuto mansuetissimo agnello, ci commosse e ci fece e ci fa alzare il grido della riconoscenza a Maria SS. Ausiliatrice, Madre nostra affettuosa, che volle così meravigliosamente difendere la nostra Missione nel suo primo sbocciare.

Il lavorio della grazia nell'animo di Major. - Il buon Cacico va declinando. - La visita di Mons. Malan. - Sublimi parole.

Ciò che ci consolava ancor più e ci faceva ammirare l'opera della grazia divina, era il fervore, la devozione, la fede, l'amore che traspariva dal volto e da tutta la persona di Major nell'accostarsi ai SS. Sacramenti. L'esempio suo in questo era ammirevole; ed egli ne attingeva sempre più vivo rispetto al Missionario in una più profonda convinzione, germogliata e sorretta dalla fede, che gli additava in noi gl'inviati di Dio.

Ricordo sempre il rispetto e l'umiltà con cui mi baciava la mano ogni volta che m'incontrava, e l'attenzione con cui ascoltava le mie parole.

Se talvolta, per bontà di Dio, abbiamo potuto godere dei frutti dei nostri sudori, e, meravigliati noi stessi, abbiamo dovuto esclamare: digitus Dei est hic! contemplando questi cari selvaggi, docili ed ubbidienti alla nostra voce, lasciar usi e costumi barbari e pagani, in gran parte lo dobbiamo al nostro caro Major, che con ogni mezzo si sforzava di convincere i compagni intorno a quello che noi venivamo dicendo ed insegnando loro.

Se la Croce di Cristo Nostro Signore, simbolo di nostra redenzione, sta ritta nel mezzo della piazza della Colonia, nel luogo ove prima offrivasi al demonio il culto più superstizioso, e, dominando tutto e tutti, stende a tutti le braccia simbolo di ogni aiuto e conforto, lo si deve alla forza di volontà, all'ascendente, all'attaccamento e più di tutto alla fede di Major. Egli credeva profondamente, e fu la fede che gli fece vincere tante e tante volte difficoltà ed insinuazioni da parte di alcuni compagni, che mal soffrivano di vedere il loro capo tutto per noi, unicamente desideroso ,di far sempre quello che noi desideravamo.

Ma il frutto cominciava ormai a maturare, ed il buon Dio lo voleva cogliere quanto prima.

Il buon Major, già tanto vigoroso e forte, a poco a poco venne indebolendosi e a mostrare gli acciacchi di una vecchiaia precoce. Il desiderio di possedere il premio promesso ai buoni, a chi ama e serve fedelmente Dio nostro principio e ultimo fine, il desiderio di raggiungere questa promessa che aveva avidamente tante volte raccolta dalla bocca del Missionario, non lo lasciava mai. Ed io che vissi con lui quasi tutto il tempo dalla sua venuta alla Missione, posso dire che non passava giorno senza che mi domandasse qualche cosa della vita futura, in particolare del Paradiso. La brama di riunirsi ai cari figli non lo lasciava mai, e spesso spesso me lo ripeteva.

Affetto di un male che, sebbene si sia fatto di tutto per vincerlo, non lasciò di togliergli a poco a poco le forze, soffriva molto; ma non lasciò mai sfuggire dalle sue labbra un'espressione di lamento.

Quando Mons. Malan, dopo aver ricevuto la consacrazione episcopale, venne per la prima volta alla Colonia, il nostro Major non potè prender parte alle giubilari accoglienze, e lo sentì profondamente. Lo vidi triste, assai triste, e gli domandai:

- Perchè così triste oggi?

- Oh! non mi parlare! Domani verrà il nostro gran capo Mons. Malan; verrà, voi gli andrete incontro con festa grande, ed io dovrò rimanere qui, non potrò accompagnarvi. Mons. Malan mi aspetterà, mi cercherà, e non mi vedrà... Chi sa che cosa penserà? Oh, tu diglielo subito, che gli sarei andato incontro tanto e tanto volentieri! ma non posso

Lo confortai, assicurandolo che appena Mons. Malan sarebbe rimasto tranquillo in casa, l'avrei mandato a chiamare, così avrebbe potuto da solo vedere il Vescovo e parlare con lui. Ed egli:

- Sì, sì, verrò; le mie gambe non mi sorreggono bene, ma mi farò accompagnare; verrò, voglio che Mons. Malan preghi Dio su di me e chiegga al Grande Spirito che mi faccia guarire ovvero che mi chiami in Paradiso

E difatti, quando potè avvicinarsi al nostro venerato Pastore, lo vidi con grande venerazione e rispetto accostarsi a lui, baciargli il sacro anello, stringergli la mano, ed esclamare, quasi come il vecchio Simone: - Sei venuto! sei venuto finalmente! Ah! io non voleva morire prima di vederti! L'ho detto al Signore che non mi facesse morire prima... Ora ti ho visto e son contento. Prega il Signore per me, perchè, se il vuole, Egli mi faccia guarire; se no, come tanto desidero, mi faccia, andare in Paradiso... Sento di volerti tanto bene, di voler bene a tutti; - e, prendendo la mia mano, aggiungeva - questo l'amo come mio figlio; egli mi tiene come suo padre e mi vuol bene, tanto come i miei figli che andarono con te e non tornarono più... - Dopo un po' di pausa continuò: - Desidero veder i miei figli, desidero star con loro, col Signore... Un tempo, quando venivi, ero con tento, e faceva festa al tuo incontro... Ora invece... vedi come sono... vorrei fare tanto per te, ma non posso più. Allora ti aspettava per chiederti, e ti chiedeva per me e per i miei vestiti, coperte, coltelli, scuri. Ora non ti chieggo più nulla di questo; ti chiedo solo di ricordarti di me, e di voler bene agli altri figli che ho, a tutti i miei compagni, d'aver pazienza con loro... Io ho detto, ho parlato tanto; lo farei ancora, ma non posso; non posso far più come prima: lo farei volentieri perchè so che questi ascoltano quello che io dico a loro; ma non posso più... Ora parlate voi, dite, insistete, non stancatevi, e vi ameranno; io ve lo dico, non perchè dubiti di voi, ma perchè conosco chi siamo noi, chi sono questi miei compagni, i Bororos... Desidero che li facciate tutti buoni... perchè tutti arrivino a credere come io credo... a volervi bene, quanto ve ne voglio io   »

Così parlando, la commozione lo vinse e noi pure commossi l'ascoltavamo, vedendo in quelle parole quasi il testamento di un selvaggio, che se pur fiero e crudele nella sua barbarie, erasi fatto buono, pacifico ed umile, abbracciando la Croce. E troppo chiaro che ciò che la forza e la spada non poterono ottenere su quel cuore, l'ottenne, per grazia di Dio, la parola del Missionario; e solo per la religione, che è tutto amore, Major diede gloria a Dio, e godette di quella pace che è premio agli uomini di buona volontà.

Verso la fine. - La fede di Major. - Sua modestia. - Si lamenta che non può più pregare. - Gli ultimi giorni. - Il Crocifisso e il Missionario - I funerali.

Passavano i mesi, e, vedendo il caro Major spegnersi lentamente, pregavamo il buon Dio e Maria Ausiliatrice a volerci conservare così caro e prezioso aiuto.

Il buon cacico soffriva immensamente, ma nei suoi patimenti ricordava sempre il Signore. Baciando il Crocifisso, assai spesso esclamava: « Gesù, guardami, Gesù, abbi pietà di me prendi le mie sofferenze, io te le do... aiutami, chiamami con te in Paradiso ».

E la vivezza della fede, se portava questo neofito, colla speranza del premio, alla pazienza e alla rassegnazione alla volontà di Dio, non era meno efficace nel coltivarne la modestia, il che è tanto più da ammirarsi in un selvaggio, che aveva passato quasi tutta la vita nella libertà più assoluta, senza riserbo alcuno e quasi senza legge, poichè la stessa legge naturale era assopita ed oscurata dalle tenebre dell'ignoranza e della superstizione. Sì, il caro Majór, divenuto infermo ed obbligato a restare in letto, non soffriva che alcuna parte del suo corpo rimanesse o venisse scoperta. Finchè potè, cercava egli stesso di conservarsi sempre decentemente coperto e ben composto; e quando le sue forze non glielo permisero più, sentendo anche sol un piede scoperto, faceva segni di malcontento e si mostrava inquieto fino a tanto che non fosse coperto, come egli desiderava. Visitato spesso da qualcuna delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che, caritatevolmente andavano più volte al giorno a portargli qualche piccolo ristoro, era sempre così modesto e ben composto che si faceva ammirare; salutava con rispetto, mostravasi grato affettuosamente; ma mai, mai il più piccolo cenno, o sguardo o parola, che suonasse anche solo una semplice e naturale confidenza a chi, in quei momenti, tanto benignamente ed affettuosamente lo serviva.

Ed ogni volta che prendeva qualcosa, fosse anche solo un po' d'acqua, faceva sempre con divozione il segno di S. Croce. Diceva mattina e sera le sue preghiere, e più volte si lamentava con me di non poter più pregare a lungo come desiderava!

- Non posso, mi diceva; vedi come a stento esce la parola dalle mie labbra; non posso più ripetere, come mi hai insegnato, il Padre nostro e l'Ave Maria...

Lo confortava, dicendo che pregasse col cuore e colla mente, perchè il Signore avrebbe accolto egualmente la sua orazione; e gli andavo suggerendo alcune giaculatorie che egli ripeteva durante il giorno e nelle lunghe ore della rotte.

Quante lezioni di virtù egli diede anche a noi Missionari, che, appunto come tali, dovremmo portare tutti i nostri atti e sentimenti alla più alta perfezione, per nostra santificazione ed edificazione altrui! Ammirati e confusi dinnanzi a cosi chiari esempi di bontà e pazienza, umiltà e modestia, e d'ogni altra virtù praticata in così alto grado da un selvaggio che da poco aveva imparato a conoscere e amare il Signore cui noi, da tanto tempo, abbiamo promesso di servire ed amare con diligenza e con tutte le nostre forze, quante volte sentimmo vergogna della nostra negligenza e della. nostra poca corrispondenza alla grazia di Dio!

Il male andava sempre più aggravandosi ed egli, sereno e tranquillo, aspettava l'ultimo istante... Io dovetti assentarmi per qualche giorno da casa, e al ritorno mi dissero : - Sa? Major sta molto male; temevamo non giungesse più a tempo. Ieri chiedeva di lei con insistenza, ed oggi non conosce più, non parla più

Corsi a vederlo, fiducioso di potergli ancor dire una parola... Entrato in casa, vidi subito che il caro Major non era più lui; se non fosse stato di un respiro, lento e profondo, l'avrei detto un cadavere. Mi avvicinai e:

- Major, gli dissi, sono io, non mi conosci?...

Aperse un poco gli occhi e fece un ah!... e null'altro

- Major, insistei più forte, Iògua (padre mio) sono io, aconareghedo (tuo figlio), son qui...

Aperse gli occhi e mi fissò un istante, poi stese la mano per prendere la mia ed esclamò

- Ah! Padre Direttore!... e in così dire fece atto di volersi sedere sul letto.

Lo aiutammo, ed egli, prendendo la mia mano e baciandola rispettosamente, ma pur tanto affettuosamente, ripetè con voce sicura:

- Padre Direttore!... sei venuto?... ti desiderai tanto e tanto... temevo di non vederti più

Mi guardava fisso, e prendendo quasi nuova vita, tanto che tutti, ammirati, osservavano in profondo silenzio quella scena commovente come cosa straordinaria, dando nuova forza alla voce proseguì:

- Dunque, andrò in Paradiso! Vedrò il Signore, i miei figli ! Non è vero? Starò bene in Paradiso; non soffrirò più; non avrò più bisogno di nulla; avrò tutto ciò che desidero! Non è vero?... Il Signore mi vorrà bene; mi prenderà con sè ! Non è vero?

Così dicendo mi guardava e mi stringeva la mano

- Sì, sì! risposi: Non temere, il Signore è buono, ti darà tutto; ogni bene sarà con te; abbi fede... Abbi molta fede e non dubitare...

Mi strinse ancor più forte la mano, mi guardò più fisso e continuò:

- Perchè mi dici così? Ho creduto, ho sempre creduto, e credo a quello che mi dici, voleva solo che me lo dicessi ancor una volta!

Aiutami, stammi vicino... Voglio che tu stia qui e che mi consegni al Signore nella mia morte... Prega per me; ricordami sempre. Ricorda quello che ti dissi... custodisci i miei compagni, amali... ae tu je i meddagei jii.... boejamediyi... jii... a vi cae... a kiari caba... a tu caba e piji... Essi ti vogliono bene, amali anche tu sempre... fàlli buoni tutti... che tutti possano andare in Paradiso... Io vado prima, e pregherò per loro e dirò al Signore che dia la fede a chi non l'ha ancora e a chi ancora non crede proprio di cuore

A queste parole, e all'espressione con cui le diceva, guardandomi e stringendomi la mano, repressi a stento le lagrime. Non volli piangere, per non turbarlo. Giammai dimenticherò tale scena e tali parole che scesero profonde nel mio cuore... Quando le ricordo, mi pare ancora di sentir la sua mano, omai gelida, stringere la mia, e sento la sua voce fioca, ma chiara, ripetermi:

« Ricorda quello che tante volte ti dissi... ae tu je i meddagei jii... boejainediyi... jii... a vi cae... custodisci i miei compagni sempre, fino alla tua morte... amali... aiutali... »

Furono le ultime parole che mi disse, l'ultimo ricordo, l'ultima sua volontà...

Poi fe' segno di volersi coricare nuovamente, ma prima, con mano tremola, portò alle labbra il Crocifisso che aveva al collo, lo guardò, lo baciò e ribaciò: indi guardò me, prese la mia mano, se la portò alle labbra e la baciò, senza dir nulla... e non parlò più... e si assopì.

Ma quante cose egli non disse con quell'ultimo saluto al Crocifisso e al Missionario! Un forte cacico, che nella sua agonia bacia Gesù Crocifisso e la mano del povero Missionario di cui, sebbene indegno strumento, tante volte si era servito Iddio per darsi sacramentalmente all'anima sua, è una scena degna di memoria.

Innamorato di Gesù Crocifisso, il Missionario porta la Croce all'estremità della terra: per la Croce nulla teme, tutto sopporta, tutto soffre e supera ogni ostacolo. Contrarietà, pene, afflizioni, ingratitudini, isolamenti, privazioni, stenti, tutto egli soffre e vince per amor di Gesù Crocifisso, perchè la carità di Gesù Cristo lo spinge, ed è per questa carità, che il Missionario dà tutto sè stesso ed abbraccia coll'affetto di tenero padre l'altero figlio della foresta e lo rende figlio di Dio. E il povero selvaggio, commosso e vinto alla bontà che ha principio e forza dalla Croce, abbraccia il suo amico e benefattore e, nell'ultima agonia, ricordando la Croce e baciando il Salvatore ad essa confitto, ricorda pure il Missionario ed imprime, su quella mano che tante volte si era alzata a benedirlo, il bacio dell'estremo addio e della più profonda riconoscenza.

Vedendo che gli restava ben poco di vita, mi sforzai a fargli ripetere alcune giaculatorie che, a stento, egli diè segno di capire, ma non potè pronunziare. Nuovamente gli porsi a baciare il Crocifisso, ma le sue labbra erano gelide e mute...

Avendo il caro Major già ricevuto i Santi Sacramenti, gl'impartii ancora una volta l'assoluzione colla Benedizione Apostolica, e lo lasciai nelle mani del Signore. E, poco dopo, egli volava in seno a Dio, senza un lamento, senza un gemito, senza quasi che se ne accorgessimo!

Incontro all'anima benedetta del caro Major, che saliva da questa misera terra alla patria celeste, son certo che insieme cogli Angeli del Signore devono esser corsi anche i figli suoi, e che il Signore deve averle dato un gran premio, perchè, sebbene chiamata all'ultima ora, volle e seppe sì generosamente e fortemente corrispondere ai beneficii e alle grazie della redenzione.

Io pregai il buon Gesù a voler accogliere quel servo fedele, come umile omaggio che i Missionari di Don Bosco e di Don Rua offrivano al suo Cuore Santissimo, insieme col grande sacrificio fatto nella perdita di un'anima così buona, che ci era di tanto aiuto e conforto.

I funerali del caro Major ebbero tutta la solennità possibile nelle nostre condizioni, e furono la più bella prova dell'affetto e della venerazione che tutti gli portavano. Tutta la Colonia accompagnò il caro estinto all'ultima dimora.

In quel momento solenne avrei voluto parlare; ma la commozione non me lo permise. Mi ritirai piangendo, poichè sentivo di aver perduto, più che un amico affettuoso, la parte più cara del mio cuore.

Quanto amava questo selvaggio, Dio solo lo sa! In lui non solo vedeva un'anima bella, ma ammiravo la più fedele corrispondenza alla grazia del Signore, ed era questa corrispondenza che attraeva le mie simpatie e la mia venerazione per fui, che, nella sua autorità aspra e selvaggia, aveva un cuor grande, un cuor d'oro.

Veneratissimo Padre, abbiamo perduto così un valido aiuto qui in terra, ma abbiamo acquistato un vero protettore in Cielo! Il suo corpo riposa ai piedi di quella Croce che egli tanto amò e venerò, è sotto la cui benefica ombra passò gli ultimi anni.

Sia egli il protettore dei suoi compagni e di tutta la Colonia! per noi preghi, e cì ottenga dal Cuore di Gesù e dalla nostra cara Ausiliatrice che tutti possano conoscere ed amare il Signore, che tutti, come lui, possano affettuosamente stringersi alla Croce, per la Croce aver la pace e salvarsi in eterno!

Vaganti per foreste inospitali e inesplorate, ancor molti e molti Bororo gemono sotto il peso della barbarie e della schiavitù di Satana, aspettando che loro splenda la vera luce e sia loro annunziata la buona novella. Non han pace, non tranquillità, non un bene, non un ideale che li guidi, non una speranza che loro sorrida, non una mano che indichi loro la vera patria, il cielo.

Ebbene, venga presto anche per quei derelitti l'ora della salute, giunga fino a loro la mano benefica del Missionario, che valga a strapparli dalla schiavitù del demonio; suonino anche per loro le parole celesti: Gloria a Dio nei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà!

Amatissimo Padre, con questo sfogo del mio cuore termino questa mia relazione, la quale, io spero, le sarà gradita, perchè le narra una pagina intima di questa Missione tanto cara al suo cuore. Ella pure sciolga con noi un inno di grazie al buon Dio che ci ha sempre si benignamente aiutati e protetti, dando alle fatiche, ai sudori e ai sacrifici nostri la più dolce ricompensa, e facendo spuntare nel mezzo delle spine i più splendidi fiori e i frutti più soavi di eminenti virtù cristiane.

Coi rispettosi saluti dei miei confratelli e la preghiera d'una particolare benedizione per essi e per tutti questi poveri selvaggi e neofiti, mi abbia sempre, quale mi professo, baciandole riverentemente la mano, nei Cuori SS. di Gesù e di Maria

Aff.mo come figlio SAC. ANTONIO COLBACCHINI Missionario Salesiano.

Sulla tomba dì D. Bosco.

Sulla tomba dei Servi di Dio, dei quali è in corso la Causa di Beatificazione, non è lecito apporre alcun ex-voto o tavoletta votiva o altro che abbia aspetto di culto. Non è quindi lecita nemmeno alcuna iscrizione che esprima riconoscenza e fiducia nella loro intercessione.

Facciamo questa dichiarazione perchè molti, pellegrinando a Valsalice, sogliono manifestare, sul marmo del bassorilievo che copre la tomba del Venerabile, i sentimenti che ve li hanno condotti.

E però doveroso rilevare come tali sentimenti, espressi da molte persone del Clero e del Laicato, manifestano ordinariamente così viva fiducia nella intercessione di Don Bosco che commuove. Per questo motivo, prima di scancellarli, noi abbiam voluto talvolta trascriverne alcuni per ricordo.

A conferma, eccone alcuni di un'unica serie, diremo così, annullata di recente.

Don Bosco, vi raccomando tre cose: la concordia della famiglia; una speciale benedizione per B. e G.; la Parrocchia di V.

Un sacerdote romano si raccomanda a Te per le sue opere e per l'anima sua.

Don Bosco, la pace invochiamo per tutto il mondo! Proteggete i miei fratelli.

Nel mio 19° anno, in questo giorno di tanta grazia, domando aiuto in tutti i casi della vita! Per tutti i miei cari abbiate pietà e carità. Soldato B. G.

Benedici, o Venerabile Padre, questa povera figlia Suor C. e le sue sorelle, ottenendoci la santità vera, mercè un amore grande e generoso al buon Dio.

Venerabile Padre, benedite i miei figli, e fatemi degna d'essere pur io benedetta.

Don Bosco, benedite il fratello al fronte.

Don Bosco, benedici tutte le persone che mi sono care, specialmente quelle che abbisognano della tara protezione.

Benedici, Don Bosco, il tuo devoto, proteggendolo nei bisogni che tu conosci... .

O Venerabile Padre, guardate questo vostro chierico che parte soldato, fatelo ritornare sano e salvo a casa sua, dopo tutte le tempeste.

Aiutate, o Don Bosco, me e la mia famiglia in questi tristissimi tempi.

Don Bosco! salvatemi!... Voi lo sapete!...

Ricordati, o Don Bosco, della mia salvezza eterna e della mia famiglia.

Don Bosco, che io possa fare del bene e salvarmi!..,

Caro Don Bosco, ottenetemi di diventare simile a Voi!...

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE

NEL SANTUARIO Il 24 di ogni mese,

si ripetono, mattino e sera, devote funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino, ha luogo la messa della Comunione Generale, seguita dalla Benedizione col SS. Sacramento: alla sera si compie in forma solenne l'adorazione pubblica innanzi al SS. Sacramento.

Vogliano i benemeriti Cooperatori e le pie Cooperatrici unirsi sempre in ispirito a queste sacre funzioni mensili, le quali hanno due fini principali: pregare secondo le intenzioni del Santo Padre e affrettare il ristabilimento della pace fra le nazioni.

Ogni sera

alla benedizione col SS. Sacramento si continua sempre a far pubbliche preghiere per la pace. Il Signore nella sua infinita clemenza, per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice, le esaudisca a sollievo di tuttì i popoli della terra.

In ONORE Dl MARIA AUSILIATRICE

La prima processione in onore della Madonna a Londra

Riferiamo dal Momento del 4 luglio 1917:

Dopo parecchi secoli, dalla separazione dell'Inghilterra dalla chiesa cattolica, si tenne a Londra la prima solenne pubblica processione, in onore della Madonna, in uno dei quartieri più popolari e industriali della capitale inglese. La grandiosa funzione fu organizzata dai Salesiani che reggono la parrocchia del Sacro Cuore. La novità dell'avvenimento aveva suscitato una aspettazione non priva di qualche preoccupazione nella cittadinanza e nelle autorità. La processione, in cui era portata, su uno splendido trono, la statua di Maria Ausiliatrice, era formata da tutte le istituzioni e associazioni religiose, scolastiche, ricreative, sportive e sociali, della parrocchia salesiana e da tre bande musicali. Il corteo lunghissimo, fra canti e suoni, si svolse con l'ordine più perfetto, la commossa devozione dei cattolici e la rispettosa ammirazione dei fratelli separati, lasciando in tutti una incancellabile memoria dello storico avvenimento.

Un nuovo Tempio.

Il 27 aprile - come abbiamo già annunziato - si compì la benedizione della pietra angolare di un nuovo tempio in onore di Maria Ausiliatrice, a Lima. Si scelse il 27 aprile per far coincidere la data con quella della posa della prima pietra del Santuario di Torino (27 aprile 1865), e perchè giorno sacro al Patrono S. Torribio, II° Arcivescovo di Lima. Compì la solenne cerimonia Sua Ecc. Rev.ma Mons. Pietro Paolo Drinot, Successore di Mons. del Valle, che donò anni sono ai Salesiani 20.000 soles (circa 50.000 lire) con cui si comprò il terreno, su cui sorse la casa salesiana e su cui si sta ora innalzando la nuova chiesa, che si vuol compiuta pel 1921, anno centenario dell'indipendenza nazionale.

Il sacro edifizio sarà uno dei più vasti ed artistici della capitale: la torre campanaria raggiungerà l'altezza di 56 metri, e sarà la più alta della città. Gloria a Maria. Ausiliatrice!

Imponente cerimonia a Bogotà

Ci scrivono

La festa celebrata nella Cattedrale in onore di Maria Ausiliatrice, è un segno eloquente che in questa Capitale « Santa Fé de Bogotà » non si raffredda l'amore e il culto alla Eccelsa Patrona, ma che erette ogni giorno più profonde radici. La città, che i nostri padri vollero consacrata all'Immacolata Concezione, può con ragione rallegrarsi di non essere indegna di un titolo così glorioso.

La solennissima festa fu preceduta da una novena celebrata nella devota chiesa del Carmine, ove ogni giorno eloquenti oratori accesero nel cuore di un uditorio numerosissimo l'amore alla Madonna di Don Bosco.

Il giorno 24, dalle 5 alle 8 del mattino, migliaia di fedeli accorsero a ricevere il Pane Eucaristico insieme colla fiorente Associazione di Maria Ausiliatrice, alla quale appartengono oltre 1500 soci di tutte le classi sociali. Tra di essi vedemmo con piacere il Dott. Marco Fidel Suarez, Ministro degli Esteri e grande ammiratore del Ven. Don Bosco.

La Messa della Comunità fu celebrata dall'Ecc. Mons. J. Guiot, Vicario Apostolico dei Piani di S. Martino, assistito nel distribuire la S. Comunione da tre sacerdoti salesiani.

Alle g un'immensa moltitudine riempì le navate della Basilica Metropolitana. Ai piedi del Presbiterio, collocata sopra un trono elegantemente adornato, dominava la statua di Maria Ausiliatrice, attirando la mente ed il cuore di tutti. L'Ecc. Presidente della Repubblica, accompagnato da tutti i Ministri, dal Governatore del Dipartimento e dai suoi Segretari, presiedette la cerimonia, dando una pubblica manifestazione di fede e un luminoso esempio di pietà a tutta la Repubblica. Assistettero anche le rappresentanze di tutte le Autorità civili e militari, la Corte Suprema di Giustizia, il Procuratore Generale della Nazione, la Polizia Nazionale, la Scuola di Guerra e la Scuola Militare. Era pure rappresentata tutta la Società Bogotana, dalla nobile dama alla povera serva, dal ricco commerciante all'umile operaio.

Nel presbiterio stavano in posti distinti il Ven. Capitolo della Cattedrale e i Rappresentanti di tutti gli Ordini e Istituti Religiosi della città.

Campeggiava fra tutti la nobile figura dell'Ecc. Vescovo di Tunja, Dott. Don Edoardo Maldonado Calvo, accorso espressamente per celebrare il solenne Pontificale, invece dell'Ecc. Mons. Bernardo Herrera, Arcivescovo Primate, impedito dall'età. Il rev. P. Ferdinando Arango S. J., sali in cattedra e parlò con eloquenza della Vergine invocata col titolo di Maria Ausiliatrice, del Ven. Don Bosco e delle sue Opere, e dei benefizi che queste recano a tutta la Società in generale e in modo speciale alla gioventù abbandonata. Le sue parole commossero il fervoroso uditorio. La « Schola Cantorum » dei Salesiani, coadiuvata da vari professori della Capitale, eseguì la Messa Pontificale a tre voci del Maestro Medina. L'esecuzione musicale fu perfetta e lasciò in tutti una soave e profonda impressione.

Nelle ore pomeridiane Bogotà intera sfilò davanti la Sacra Immagine per offerire alla Vergine Ausiliatrice orazioni e voti, pegno di venerazione e filiale affetto. Il rev. Don Antonio Aime, Ispettore dei Salesiani di Colombia, presentò e consacrò a Maria Ausiliatrice un gran numero di bambini e ragazze ; e l'ill.mo Can. Rettore dell'Università Cattolica del Rosario, Mons. Raffaele M. Carrasquilla, tenne ai Cooperatori la Conferenza, nella quale manifestò sempre più il suo amore, la sua ammirazione verso il Ven. Don Bosco e la Pia Società Salesiana.

Fu una festa trionfale.

Dall'Italia.

Altre relazioni ci pervennero dall'Italia. Ricordiamo quelle di Verona, Perosa Argentina, Borgomanero, Roma, Pisa, Firenze, Palermo, Caltagirone, Canicatti e Randazzo.

Da Randazzo ci scrivono, con insistente preghiera di pubblicazione:

« Preceduta da una bella novena, anzi, da un intero mese di predicazione, a cui parteciparono in gran numero anche tanti devoti cittadini, la festa di Maria SS. Ausiliatrice, celebratasi il 24 maggio, riuscì oltremodo splendida. Fu resa più solenne dalla presenza di S. E. Rev.ma Mons. Emilio Ferrais, Vescovo Ausiliare di Catania, che colla sua parola, calda ed efficace, entusiasmò l'affollatissimo uditorio, tanto nella Conferenza Salesiana, da lui tenuta il 20 maggio, quanto nell'affettuoso panegirico del giorno della Festa.

» Nell'importante Conferenza, l'oratore, colla nota valentia; che tanto lo distingue, lumeggiò in modo nuovo e geniale, la grande figura dì Don Bosco, dimostrando come, informato alla scuola di mamma Margherita, Don Bosco non ebbe altro di mira in tutta la sua vita e in tutte le opere sue, che il bene delle anime e non usò altro mezzo, per conseguire tale bene, che una cieca fiducia nella Divina Provvidenza. Alla fine della Conferenza si fece una questua a favore dei giovanetti, orfani, figli dei militari morti in guerra.

» Il panegirico poi fu un'epopea di riconoscente affetto alla nostra Mamma Celeste, la quale, immensamente più buona e più tenera di qualsiasi madre terrena, ha vegliato sempre sulla gioventù, in una maniera eccezionalmente amorosa. Imponente l'assistenza pontificale alla Messa in canto, celébrata dal Rev.mo signor Arciprete, Francesco Germanà, e presenziata dai RR.mi Canonici delle tre Collegiate della, città, mentre la Schola Can.torum del Collegio, con singolare valentia, eseguiva scelta musica del Singenbergen, del Perosi e del Tessa. Commovente la Benedizione col SS. al popolo, che, malgrado il cattivo tempo, gremiva la chiesa e lo spiazzale del Collegio. Chiuse la festa una riuscitissima accademia musico-letteraria in onore di Maria SS. Ausiliatrice e di S. E. Rev.ma Mons. Ferrais, di cui ricorreva l'onomastico.

» La solennità di Maria Ausiliatrice, accurataniente preparata e così bene riuscita, lasciò nei nostri giovani e in tutto il popolo randazzese la più salutare impressione ».

Alla fronte.

Due chierici scrivono al signor D. Albera

Sulle più alte vette della Carnia, sotto il rombo cupo e profondo del cannone, nella piccola Curazia di Timau, il 24 maggio u. s. si celebrò la festa di Maria SS. Ausiliatrice... Il Cappellano dell'infermeria cantò messa. Questa venne eseguita in gregoriano da noi, coadiuvati da altri seminaristi, alle ore 5 del mattino per dar comodità ai militari di venire numerosi in chiesa, prima che incominciasse il loro servizio. Consolante fu il numero di coloro che si accostarono alla S. Mensa.

Alla sera, dopo di aver recitato il S. Rosario e cantate le Litanie, il Cappellano degli Alpini, il rev. D. Janes, da noi invitato, con parola facile e scultoria, disse il panegirico dell'Auxiliunz Christianorum. L'angusta chiesa non fu capace di contenere i numerosi soldati intervenuti spontaneamente alla funzione, e parecchi s'accontentarono d'ascoltare le glorie di Maria, fuori alla porta.

Il sacro rito si chiuse col popolarissimo canto: Sotto il tuo manto, Vergin Maria - stringi l'esercito a te fedel, ecc.

Seguì la distribuzione di 30o e più immagini dell'Ausiliatrice e la raccolta d'una elemosina pro Tempio votivo de' Becchi, piccola elemosina che inviamo e che segna tanti sacrifizi, quanti sono i soldini che la compongono !

GRAZIE E FAVORI *)

Grazie, o Maria!

Siano rese grazie a Maria SS. Ausiliatrice che nel giorno 24 maggio ha voluto consolarci! Nostro padre la mattina del giorno 22 venne colto da una polmonite in forma piuttosto grave. Noi, quando il medico cene fece dichiarazione, restammo addoloratissime e scoraggiate, persuase che l'infermo non avrebbe potuto superare la malattia avendo 72 anni.

Dopo il primo momento d'abbattimento, pensammo che Maria SS. Ausiliatrice, della quale qualche giorno dopo si sarebbe fatta la festa, ci avrebbe certo concessa la grazia, se ci fossimo a Lei rivolte con fede. Incominciammo la novena consigliata dal Ven. D. Bosco e mettemmo la medaglia di Maria Ausiliatrice sotto il capezzale dell'ammalato. Prima della mezzanotte del giorno 24, verificammo un notevolissimo miglioramento. Il medico stesso dichiarò che la malattia, che si era presentata in forma grave, si era svolta in forma benigna.

Il papà, dopo parecchi giorni di convalescenza, è già uscito di casa.

Siamo sempre state devote di Maria SS. Ausiliatrice, avendo constatata sempre la sua visibile protezione sopra di noi e sulla nostra famiglia; ora lo saremo anche di più, avendo ottenuto un tanto favore.

A soddisfare la promessa fatta, pubblichiamo la grazia, inviando la piccola offerta di L. 20 colla promessa di inviare ogni anno nel giorno 24 maggio altra offerta al suo Santuario, se la Madonna farà sì che papà non si risenta più del disturbo sofferto.

Chioggia, 6 giugno 1917.

Sorelle MARIA e LUCIA OSELLADORF. Zona di guerra. - 22-VI-9I7 - Mi trovo sotto

le armi dal primo maggio del 1916, e dal primo maggio r9r7 in zona di guerra. Il 7 e. m. arrivai per la prima volta in trincea, il 10 presi parte ad un violentissimo attacco, e rimasi sotto il fuoco per più di dieci ore, uscendone salvo per grazia particolare di M. SS.ma Ausiliatrice e di D. Bosco, ai quali mi raccomandai in quei frangenti.

Promisi allora a Maria Ausiliatrice di serbar tede alla mia vocazione, se mi sarà dato uscire illeso da tutti i pericoli, e spero che Maria Ausiliatrice, che nel primo anno della mia vita militare mi ha già aiutato in ogni guisa, mi aiuterà anche durante la vita di trincea e durante gli assalti. Mio fratello Giuseppe invierà cinquanta lire, in mio nome, per una messa all'altare della Madonna nostra, affinchè col ringraziarla del benefizio ricevuto il 10 c. m., mi sia propizia anche per l'avvenire, e possa presto ricondurmi in collegio, in mezzo ai miei carissimi superiori e alunni, ai quali ho continuamente rivolto il pensiero.

Ch. VITTORIO BIANCU, Salesiano.

BERGAMO. - 22-VI-917. - Dall'Ospedale Militare, ove mi trovo degente da 33 giorni, ringrazio la Madonna di Don Bosco per una grazia speciale concessami, e per la sua divina assistenza in tutti i pericoli che incontrai nella mia vita di soldato. Alla bontà di Maria Ausiliatrice, che dispensa grazie e favori ad ogni cuore afflitto, mentre offro il fiore più gentile della mia riconoscenza e del mio affetto, invio tenue offerta per l'erezione del tempio votivo di Castelnuovo d'Asti e prego di pubblicare queste poche parole sul Bollettino, perchè i tribolati sappiano a chi devono ricorrere per avere conforto e lenimento nei dolori della vita.

Ch. ALBANO SECCHETTI di Adria. PORVENIR (Terra del Fuoco, Cile). - 15-V-917.

- In questo estremo lembo delle terre australi, dove non piove che qualche ora a lunghi intervalli, da qualche tempo non pioveva affatto e non si aveva più acqua per i bisogni della casa; e l'acqua del pozzo non si può usare perchè salata. Si fece una novena alle Anime del Purgatorio, si pregarono vari Santi, ma invano; infine ci raccomandane no al nostro buon Padre Don Bosco ed era proprio lui che voleva farci la grazia. Alla sera incominciammo un triduo. Oh! prodigio! alla mattina cì svegliammo e pioveva dirottamente. Grazie ne siano date al nostro buon Padre Don Bosco.

Le Suore di Porvenir.

Zona di guerra. - 7-VI-I917. - Nell'accanito combattimento del 24 maggio vedeva vicina la morte. Mi raccomandai a Maria Ausiliatrice. Ad un tratto scoppiò una bomba che mi rasenta la faccia. Fui salvo per miracolo! Ringrazio pubblicamente Maria Ausiliatrice, la cui festa voglio solennizzare per tutta la vita.

CALSTRONI PIRRO, soldato.

GENOVA. - II-VI-917- - Preceduta da solenne novena, si è celebrata la festa di Maria Ausiliatrice anche qui nella Chiesa di S. Donato in Genova, e io raccomandai alla sua santa protezione mio fratello combattente alla fronte. Ebbene, dopo un aspro combattimento del 24 maggio u. s., a Castagnevizza, egli mi scriveva:

« A nemmeno tre passi di distanza una granata austriaca scoppia e lui copre di scheggie di pietra, ma sono illeso. Proseguo la strada sempre in mezzo agli stessi pericoli fino alla trincea. Là ci accoglie un terribile bombardamento. Il mio rifugio salta in aria diverse volte e la scampo tutte!... » Pregherò sempre continuamente la Celeste Madre, affinche non cessi di benedire il caro lontano. Mando una piccola offerta a favore dei fanciulli ricoverati.

ERNESTINA MASSIRIO.

ROMA. - 23-IV-1917. - Da circa un anno, con la novena suggerita dal Ven. Don Bosco, io pregava incessantemente la Vergine SS.ma Auxilium Christianorum, per una grazia spirituale della quale avevo tanto bisogno e desideravo già da quasi tre anni. Detta novena ho ripetuto con crescente fiducia tre volte al giorno, mentre la facevo recitare replicatamente anche da altri. Ma più pregavo e più gli ostacoli si accentuavano fino a farmi credere non esservi più speranza. Pur seguitai a pregare con maggior fede nella bontà di Maria, ed era già una grazia della celeste Madre che non mi abbandonassi ad uno sfiducioso scoraggiamento. Prostrata innanzi la cara immagine della Ausiliatrice, quante lacrime non versai dagli occhi, quanto la implorai tra i più affannosi sospiri. Ridire qui i tentativi usati, riusciti sempre inutili sarebbe un prolungarmi troppo. Gli ostacoli eran parecchi, eran forti e direi inespugnabili. Così giunsi alla novena di apparecchio, al 24 maggio 1916. Oh! la Celeste Regina nel secondo giorno si compiacque darmi un tenuissimo indizio di speranza, che mi fe' divenire più fiduciosamente ardita e tentai l'ultimo colpo. La mia ansietà non è esprimibile; fallita che fosse tale prova, era finita per me. Ma la Madre mia Maria volle farmi vedere che era proprio per grazia che mi consolava, poichè quest'ultimo ed estremo tentativo ebbe luogo in un momento in cui umanamente parlando noti dovevo aspettamisi il conseguimento dei miei desideri.

Pure fui consolata pienamente, e il 1° giugno potei sprigionare dal cuore troppo angustiato, l'inno di gratitudine alla Vergine potente. Ed ora, lietissima, adempio la mia promessa a gloria della Regina del Cielo, mentre offro per le Opere Salesiane la mia Comunione ogni 24 del mese, non potendo contribuire materialmente.

Madre mia Ausiliatrice, di tutto cuore ti rendo grazie, perchè ti sei benignata di esaudirmi e consolarmi. Che sarebbe stato di me se non avessi ricevuto questa grazia? Tu mi ottieni che ne goda lungamente e per sempre.

Una religiosa.

MODICA. - 24-V-917 - A nome di un nostro carissimo amico e cooperatore, che per misura di prudenza vuol rimanere incognito, invio un'offerta alla sempre buona nostra Madre Maria Ausiliatrice, insieme con le più vive azioni di grazie.

1R proprio vero che non si ricorre invano alla Madonna di Don Bosco! Tre anni addietro questo buon Cooperatore mi confidava che senza sua colpa si era impegnato in una intricatissima e laboriosissima lite, dal buon esito della quale dipendeva l'avvenire dei suoi figli. Lo consigliai a metter ogni cosa nelle mani di Maria Ausiliatrice, promettendo qualche offerta. Egli annuì di buon grado, lasciando a me di fissare la misura dell'offerta. Fu stabilito che egli offrirebbe alla Madonna l'uno per cento di quello che un'onorevole transizione gli avrebbe concesso di realizzare. Le pratiche andarono per le lunghe con esito incerto, ma finalmente prevalse il partito di un'amichevole composizione, e l'altro giorno egli, pieno di giubilo e di riconoscenza, mi affidava il gradito compito di sciogliere il suo voto.

Voglia il cielo che l'esempio di questo vero divoto di Maria Ausiliatrice sia seguito da tutti coloro che trovandosi nelle sue critiche circostanze sperano invano dalla giustizia degli uomini la reintegrazione dei loro diritti. Ne guadagnerà la fede, si accrescerà la confidenza nella Madonna di Don Bosco.

D. ANGELO PISCITELLO.

BASSANELLo (Roma) 15-iv-1917. - Per intercessione di Maria SS. e di Don Bosco ho ottenuta la seguente grazia. Una persona di mia famiglia era caduta gravemente inferma e, stante l'età avanzata, si temeva di perderla. La raccomandai alle preghiere dei Figli di Don Bosco perchè a mezzo del Venerabile intercedessero la guarigione, e questa non è tardata a venire, tanto che l'inferma è quasi completamente guarita. Riconoscente per la grazia ottenuta ho già soddisfatto all'obbligo assuntomi, versando una somma al Direttore di un Istituto Salesiano.

GiusTo MARIANI.

Zona di guerra. - 17-11-1917. - Invio L. 10, perchè siano celebrate messe in onore della SS. Vergine che è la mia protettrice e alla quale devo salva la vita.

Un combattente.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringrazianiento, per l'erigendo Santuario dei Becchi, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:

A) Abbate A. Abatti D. Abelli C. Abrate M. Accastello G. Accomazzi d. S. Aceli A. v. Manni. Actis E. Agnano F. Agosti A. Airoldi C. n. Reseghíno. Albe G. Albergamo M. Alberti G. Albertini A. Albertini sr. G. Alessio C. Alexandris G. Aliberti R. Aliprandi P. Allais C. Allaria G. Allegra d. G. Almisi A. Ambrosiani L. v. Candeli. Andreani C. Andriulli G. Angiolino B. Anselmi T. Anselmo M. Antonelli G. Antonello T. n. Rizzi. Antonioli R. ti. Giordani. Antonioni M. Antonuzzi G. Appendino G. ti. Delconte. Arduino D. Argnani d. D. Armati R. n. Colossi. Asnicar O. Asquini A. Astarita C. Astolfo T. Audisio M. Avanzini B. Avogaro A.

B) Bacchialoni O. Baldovini S. Balduzzi M. Bana T. Barabis M. n. Bo. Baraggio M. Barbarento M. Barbaglia T. Barbera Ida n. Fassetti. Barcelloni T. Barneaud L. Barocelli B. Baroggia D. Basile V. Bassi A Bassi M. Bassignana G. Battaglia C. Bancori M. A. Bandir M. Bava M. Bazzica A. Bazzoni G. Bellasi G. Belleri L. Belli C. Belorti G Benedetti A. Benvenuta M. Bercio F. Bergomi L. Bernabei E. Berrardis L. Beretto A. Berrettini F. R. Bertelli C. n. Paliero. Bertola F. Bertolini G. Bertolino C. Bertolone A. Bertolone E. Berruti A. v. Tirone. Berruti E. Berutti T. Bettini A. Bezza M. Bianchini E. Bianco C. G. Bianco E. Biancú V. Biavati R. Bignomi A. Bilancia E. Bina M. n. Maioni. Bissetti d. L. Blasi S Bo M. Bono L. Bobbera A. Bodini M. Boi A. Bollano D. Bonatti M. Bonello T. n. Bosca. Bongiorni A. n. Daprati. Bongiovanni. Bontardelli R. Bonvicini I. Borean A. Borghesi I. Borzoi V Bosiggi M. Bottallo M. Bottarini M. Bozzoni E. n. Fasi. Bracchi C. Braida F. Brama S. Brambilla d. F. Brean M. Bressan d. S. Brindisi S. Broggi G. Brutto A. Brunato G. Brusa A. Brusino B. Bucchetti C.. Buella A, Buffolo A. Buggia M. Buroiie T. Buscaglia d. N. Buzzetto F.

C) Cacciolati B. Calabrese C. Calandra A. Calatroni P. Calderini M. Calligaris L. Caligaris T. u. Scarrone. Callegari C. Calliari P. Camillo. Campanile R. n. Specchio. Cancellara A. Canepa E. Canepa L. Capitanio M. Cappelle D. Caprioghi F. Caprioglio F. Capuccini M. Capuzzoni E. Caratti M. Carbone L. Carena D. Carpenè G. Carrone M. Carrozza P. n. Crespi. Carta d. V. M. Casabona A. n. Pezzicara. Casalegno M. Casella M. Cassati A. v. Guggeri. Cassissa E. Cassula M. Cassulo A. Castagnaro D. Castagnero C. Castaldelli L. Castelli M. T. Castellotti d. A. Cavagnola C. Cavallo D. Cavazzuti P. Caviglia E. Cazzaniga L. Cazzulini R. Cecchetti A. Cej T. n. Doglia. Celii G. Cenghini V. n. Ortolani. Cenni dr. D. Cerutti' T. Cerotti L. Chanoux A. Chapperon S. n. Sapellani. Cherchi A. R. Chiarabani M. Chiariglione. Chiodi S. Chiola l1. Cigliutti M. Cilleni M. Cimino A. Ciuro dr. B. Cocchetto. Cogorno L. Colombo. Cometti M. Comolli E. Concina M. Concinazzini V. Coni T. Cono L. Corino 1). Corio S. Coronelli D. Corpino B. Corrado G. Corrias R. Cosa D. Costa. Costanzini M. Cotta C. Cottini C. Crapanzano G. Cravero C. Creazzini B. Cretier T. Crippa T. Crivelli Francesco. Crocchiolo F. Crosara T. Cucchietti G. Cugini E. n. Sidoli. Cuglieratta d. G. Culacciati L. Curione. Curzi A. Cusimano c. R.

D) D'Agostina d. G. B. D'Anuuzzi P. D'Antona I. n. Olivieri. D'Onofrio C. Daelli P. Dalan A. Dal Bo A. Dalla Torre A. Dal Maistro G. Damiani M. n. Maffeis. Danese I. Daniele A. Danna v. L. Davanzati G. David M. De Angeli A. De Festini v. L. Deffeyes B. Degiorgi M. Dejana M. E. Delaude G. Delfini A. n. Binda Dellavalle A. Dellavalle R. Delpiano C. De Lucia P. De Paulini A. Depretto T. De' Razza A. n. De Pascalis. De Rocca I. De Sanctis M. D. Dezutti G. Di Ferranti A. Di Gaetano M. Di Giulio P. Di Grottole C. Dinaro A. Di Palme C. n. Nardara. Dolcimascolo c. G. Donato R. Dosio T. Dotta A. Druetta M. Duo C. M.

E) Einaudi M. Etroubles F. Eula E.

P) F abiani A. Fabrini G. Fagnano G Fanelli G. Farinati C. Fatti d. P. Felisi d. V. Ferrari F. Ferrari c. F. Ferretti M. Ferrolungo A. Ferruccio d. M. Ferruzzi P. Festini v. L. Fia A. Fiori E. u. Vendrame. Fiori L. Fiori M. Fiorito M. Fiory C. Fiori P. Fontana E. Fontana F. n. Allegretta. Forenza A. n. Delupi. Forte E. Forzani G. Fresia G. Frugolini A. Fumagalli D. Fumagalli sr. V. Fumaneri M. Fusco M. Fuzzi S.

G) Gabasio B. Gabrielli I. Gaggero S. n. Tassistro. Gaggianesi L. Gaglfa G. Gala S, n. Gilio. Galfo G. Galletti A. Galli G. Gailini G. Gallucci V. Gaudino sr. A. Gangitano R. n. Frigona. Garbarini M. Garbin G. Garrubba P. Garzone A. Gasparini d. F. Gasparotto d. G. B. Ganhe G. Gazzaniga G. Gennarino E. Gentile C. n. Franchma.- Gervasuti T. Ghioalberti G. Giacchetti C. Giacco M. n. Parisi. Giaccone L. Giambi NI. Gialli E. n. Rossi. Gibelli E. Gili A. Gilio F. Giudichelli A. Goggi M. Goglio M. Goletta D. Graia A. n. Prato. Grasso L. Graziavi G. Gregori F. A. Gualdi A. Guarnero A. Guasta O. Guastavino E. Guazzone G. Guccini F. Gulfo E.

I) Iollo M. Incontro P. Invernizzi F. Invernizzi P. Inverno C. Tulio M. Izzo M.

L) Lago T. Lamberti N. Lancellotti C. Lancia A. M. Lano F. Landartdo A. Lazzari M. Leonardi D. Lamberta F. Locantore B. Lodigiani A. n. Cabiale. Lombardi A. Lombardi T. Lorenzoni V. Loreti d. A. Losa A. Lostimolo R. Luceeschi M. Lungamano A. Luparia R.

M) Macario A. Macciotta C. e O. Maestri E. Maggio V. Maggioni L. Magnetti G. Maianti G. Maiella F. Maioni M. Maigaroli M. n. Zonco- Mallia d. M. Malvicino E. Manasseso M. Manca M. n. Demuro. Manjola M. Manna G. Mantovani d. C. Manzone M. Manzoni G. Maolini A. Marcheselli G. e T. Marchesini L. Marchetto A. Marchisio R. Marconcini M. n. Dalla Paola. Mareci U. Marenco E. Marinelli E. Marcolini R. Marcone T. n. Asperges. Marocco Avv. P. Marongin E. Marongin T. Maroso C. Marra, R. e A. Martinengo M. Martuciello M. Maruzzi L. Mascatelli IR. Masneri M. Masocco. Massa M. Mascara T. n. Pellizzetti. Massidda A. Massirio E. Mastinu A. Mattiussi L. Mauri G. Mazzola M. Mazzoleni T. Meda G. Medas C. Mele M. A. n. Etzo. Melis G. Mellica A. ed M. Mendola A. Mensio G. Mercuri F. Merlet E. Merzaro G. M. Mezzano V. Micheli d. F. Migliori G. Mijno M. A. Milani L. Mileri G. Milesi A. Milesi R. u. Maffiua. Mismeci C. Mina G. Minini A. Miranda R. Moggio A. Moles d. G. B. Molino M. Montalbetti A. Moritini A. Monzeglio S. e A. Morari d. P. Morelli G. Morini M. u. Bozzi. Mortarino d. A. Mortarotti d. G. Mosca T. Moscatelli P. A. Moscheni G. Moschetta A. Montesarchio B. Mucci D. Mugolini F. Mulas L. n. Lai. Mulatieri G. Munarini C. Munarini L. Muravera G.

N) Nanna L. Nardi A. Nardi I. Naretto M. Naviglio F. Negretto M. Negri A. Nicolosi M. n. Nicolosi. Nicosia R. Noacco A. Nuzzo C.

O) Opezzo R. Orlando C. Orlando O. Osellatore M. e L. Ottaviano C.

P) Pacchera A. Pacot A. Palladino F. Palilla sr. L M. Palumbo C. v. D'Ormea. Pandolfini M. Panigada A. v. Corbellini. Panni A. Pannuti F. Panza F. Panzanelli C. Pappalardo G. Paparella G. Paracchini G. Paruzzi A. Pascale F. Pascarella G. Pascucci E. Pasi d. P. Pasqualina F. Passarelli M. S. Pastore M. Pastore V. Pastorello N. Pastorino. Patrucco V. Pecoraro d. G. Pecorini G. Pedrale T. Pedrocchi A. Pellegrini A. Pellegrino B. Pendelli N. Penna M. Pensa M. Peratoner (Ir. L. Perazzo L. Perazzoli V. v. Vignolo Lutati. Peretti C. Perico B. Persi C. Petiti C. n. Brusina. Petrella A. Peverelli G. Pezzini R. Piantavigna F. Pianarelli G. Piccardo B. Picciani B. Pietragalla A. Pigazzi M. Pigionatti A. Piovano A. Pirene C. R. Pirovano A. Pisanu M. Piscia E. Pitto G. Pizzulli G. Poggesi C Polcaro P. Poli A. Ponzone V. Forati M. Porrello F. Porro R. n. Carria. Portis S. Pozzoli A. Prandelli G. Pranzini L. in Giuliani. Preti G. Provano A. Puddu B. A.

Q) Quintarelli M.

R) Rabino G. Raimondi G. Raineri T. Ramponi C. Ramus G. Raniero F. Ratto B. Ravetti C. Rebagliati T. Redenzione L. Reforgiato C. Regalli C. Riccardi G. C. Ricchiardone d. A. Ricci. Righetti A. Righetti T. Ripamonti M. n. Forzani. Riva N. Rizzi d. A. Rizzo M. Rizzotto T. Robino M. Rocchetti A. Rocchetti N. Rocco I. Roda G. Roggero. Rolfi. Rolini Rosa s. Temporelli. Romelli L. Rondinella M. Roudolini T. Roscio Avv. F. Rosenga L. Rossi L. v. Bergonzi. Rossi T. B. e F. Rossi L. n. Berganzi. Rota G. Rotolo L. Roveda R. Ruffino L. Rnspo A. Russo S.

S) Sacchi M. Sacco G. Saffirio M. Salietti L. Sampieri P. Sangiorgio M. Sauna A. Sant'Agata N. Santaboni E. Santaniello E. Santarelli D. Sarti A Sarteur M. Sartori M. Sasso A. Satta B. Savoini 5. Scagliotti T. Scalambrini G. Scapin A. Scaraffia L. Scardini. Secci E. Secondino C. Serano V. Sereno dr. A. Sgargi A. Signini M. Silvagno M. n. Cantù. Simonetti c.ssa Fara. Siri B. Siviglia G. Soi L. Sonzogni S. Sorrentino p. P. Sorrento D. Sottimano V. Spagnolo L. Spezzacatene E. Sticca D. Stagliano M. Stoppino C. Sturzo M. Sr. Amedea. Sr. Romualdo.

T) Tagliabue I. Taglialegna M. Tampieri A. Tantardini d. A. Tantesu G. n. Bontempi. Tarditi A. Tassera M. Testa B. Testa D. Testa M. Tinivella V. Todaro F. Tognati d. C. Tornasi. Tomasini A. n. Franchini. Tonchini C. Torella G. Torre E. Tortonese M. Tosi M. Tovena A. Trapeano M. Traversa B. Traversa G. Travostino T. Tríncucci A. Troncana M. Tropea A. Tropea S. Tucci D.

U) Usellini C.

V) Vaccaroni L. Vago C. Valente F. n. Viola. Valenti C. Valentino A. Vallino C. Valpondi E. Valsanio A. Vecchiati A. Venturi A. Venturini A. Venturini R. Vee;gani L. Veronesi P. n. Vecchietti. Vertua G. Vezzoli 13. n. Mazzotti. Vezzulli A. Vicarelli E. Vidoui NI. Viganò T. Viglino D. Vigolo L. Viola C. Violetta E. Visetti M. Viviani d. A. Volini A. Volpi C. Volti G. Vosa A.

Z) Zaccheddu A. Zanetta F. Zanetta V. Zanichelli L. Zanini A. Zanisi M. Zanon A. Zanzottera C. Zappareddu C. v. Basoli. Zavattaro L. Zenari Sorelle. Zerbone A. Zigani G. Zinna G. Zinna M. Zuliani L. n. Termini.

Noi tutti dal canto nostro non cesseremo di invocare le benedizioni del Cielo sopra di Voi, nostri Benefattori, affinchè Dio ricco di grazie vi renda tutti felici nel tempo e nella Beata Eternità.   Sac. GIOVANNI Bosco.

Il giorno della riconoscenza filiale.

Fu il 29 giugno, onomastico del nostro venerato Superiore. Già la sera della vigilia, come un tempo attorno a Don Bosco e Don Rua, tutto l'Oratorio di Valdocco, insieme con numerose rappresentanze delle altre Case Salesiane di Torino e dei dintorni, si raccolse attorno il rev.mo sig. Don Paolo Albera, per esprimere al buon Padre, in musica e con bei componimenti in prosa e in verso, fervidi voti augurali per la sua personale prosperità e pel trionfo dell'Opera Salesiana.

Il venerando prof. Don Giovanni Battista Francesia lesse, tra ripetuti applausi, un suo splendido inno, che, posto in musica dal maestro cav. Giuseppe Dogliani, venne eseguito dalla Schola Cantorum, insieme con altri scelti pezzi di musica.

Tutti i componimenti ebbero una nota di attualità: quali ad es. un pensiero ai salesiani che sono sotto le armi, quali il rammarico di veder inevitabilmente paralizzate in quest'ora molte opere di educazione e di civiltà, quali il proposito di tornare con maggior fervore al nostro apostolato giovanile, quali il desiderio di veder quanto prima un nuovo sviluppo delle opere del Ven. Don Bosco.

In vero, più che una festa di sola esultanza, fu una manifestazione di santi propositi e di nobili desideri, compendiati nell'epigrafe che si leggeva sul programma della filiale dimostrazione, epigrafe che diceva così

Torino - XXVIII - XXIX giugno MDMXVII. - Nel tuo giorno - da cento terre in cento lingue diverse - una a te giunge - o DON PAOLO ALBERA la voce dei figli - - Nulla potrà scindere - la nostra unione in Don Bosco! - Torni la pace tra i popoli --attenderemo a gara a nuove opere di civiltà e di fede.

Don Francesia, nelle ultime strofe dell'inno, cantò la gioia del giorno in cui potremo inaugurare il monumento a Don Bosco sulla piazza di Maria Ausiliatrice:

Quando la pace candida Poserà fermo il volo, Che tripudiar di popoli Dall'uno all'altro polo! E un sol di primavera Di nuova e splendid'éra Rifulgerà quaggiù.

E qui vedrai raccogliersi

Le schiere a mille a mille, Varie di lingue e d'abito, Di viso e di pupille;

E attorno al monumento, Ricco d'amor portento, Diranno la lor fè.

Dalla sublime statua

Qual padre in mezzo ai figli, Vedrem DON Bosco splendere, Udremo i suoi consigli..., Noi scolte vigilanti Saluterem tra i canti Il nostro Duce e Re.

Interprete del fascino che il Ven. Don Bosco esercitò sugli antichi allievi e continua ad esercitare sui nuovi fu il prof. Cav. Alessandro Fabre, in un discorso, denso di care ricordanze, che meriterebbe di essere riprodotto per intero.

Anche il prof. cav. Piero Gribaudi disse belle parole, piene di riconoscenza e di fede viva ed operosa, a none del Consiglio Direttivo della Federazione Ex-Allievi.

Il Comm. Avv. Barberis, Consigliere Comunale, pronunziò un splendido discorso, quale rappresentante del Sindaco di Torino.

Ma le note più belle e più commoventi che strapparono lagrime di tenerezza furono : - le parole di un orfano di guerra venuto da Monte Oliveto, che ricordò a tutti quanto provvidenziale e cristiana sia stata in ogni tempo la carità di Don Bosco e dei suoi Successori; - e le paterne parole di Don Albera che illustrarono il santo ideale di D. Bosco e di tutti i suoi figli, educare i fanciulli in modo da renderli soprattutto buoni cristiani.

La sera del 29 il prof. Don Eusebio Vismara, ascoltatissimo, illustrò la cara e santa figura di Don Bosco, omnibus omnia factus dalla prima giovinezza al termine di sua vita per trarre la società moderna, specialmente coll'educazione cristiana della gioventù, alla pratica di quella religione che è tanto trascurata.

Numerose furono le adesioni alla dolce festa di famiglia, inviate nei termini più cordiali da quasi tutte, le Case Salesiane, da molti Direttori Diocesani e da zelanti Cooperatori. Nè mancarono varie adesioni di essere accompagnate da spontanee offerte, le quali, benchè inferiori senza confronto ai bisogni presenti, tornarono egualmente provvidenziali.

Fra i doni, ricordiamo una ricca pianeta in lamina di argento con artistici ricami ad alto rilievo in seta e oro fino pel Santuario di Maria Ausiliatrice; ed un'altra in stile antico, preziosissima per il lungo e paziente lavoro delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Nizza Monferrato, destinata al nuovo Santuario dei Becchi.

PEL TEMPIO VOTIVO IN ONORE DI MARIA AUSILIATRICE

A CASTELNUOVO D'ASTI

Rose e Gigli.

I fratellini Fassa Eugenio e Francesca di Fubine

Monferrato offrono L. 2 a Maria Ausiliatrice pregando pel felice ritorno del caro papà dalla guerra.

Balestrero Maddalena e la bambina Linda offrono L. 2 per la Chiesa dei Becchi, implorando dalla SS. Vergine una speciale benedizione.

I fratellini Budelli Andrea ed Angelino di Cardano al Campo mandano L. 2o per l'erigendo Santuario dei Becchi, affinchè Maria SS. Protegga il loro caro babbo al fronte e lo riconduca sano e salvo.

Falcone Domenica, Votano Giuseppina e Annina Riccio di Brancaleone offrono L. 1,5o per ottenere carie grazie.

I bimbi dell'Asilo di Brancaleone offrono L. 3,50 serchè Maria Ausiliatrice li faccia crescere buoni.

La fanciulla Elena Guisci di Brancaleone offre L. 1 pel ritorno dal fronte del caro fratello.

Le sorelline Maria e Olga Guisci di Brancaleone offrono L. 1 perchè il caro papà non abbia da avere mai alcun dispiacere nel disimpegno del suo ufficio.

I bimbi Parodi Battistina, Albertino e Luigina di Rivarolo Certosa, offrono L. 3 per l'erigendo tempio dei Becchi, affinchè Maria Ausiliatrice ottenga la guarigione del loro amato papà, e speciale benedizione su tutti i loro cari.

Le bimbe Mascheroni Giannina e Maria di Castellanza, grate a Maria Ausiliatrice per la esperimentata sua protezione all'amato papà, offrono L. 5 per la Chiesa dei Becchi afinchè continui a proleggerlo colla diletta mamma, e faccia loro crescere buone e sane a conforto dei loro cari.

I fratellini Maria Teresa e Morvello Malaspina spandano la piccola offerta di L. 3 per la Chiesa dei Becchi, fiduciosi di ottenere da Maria Ausiliatrice, colla conservazione e guarigione della nonna, la grazia di non venir privati della presenza del babbo in questi tempi.

I bimbi Gildino e Antonio Medioli di Valera Parmense, offrono L. 5 per la Chiesa dei Becchi, pregando Maria Ausiliatrice e Don Bosco che li cresca consolazione dei genitori.

Piccoli amici di Don Bosco e di Maria Ausiliatrice.

Il ragazzo Piardi Adamo, di Pezzaze, offre L.5 per i Becchi implorando una grazia segnalatissima ad intercessione di Don Bosco.

A te, o Maria SS. Ausiliatrice, la bambina Maria Mantelbassi di Collesalvetti, manda una tenue offerta qual sassolino per la tua nuova casa, perchè Tu le mantenga la salute e l'aiuti negli studi.

La giovanetta Brugnara Enice di *... per ottenere la guarigione da Maria SS. Ausiliatrice, L. 0,50.

La fanciulla Maria Borra di Savigliano invia

L. 1 per il felice ritorno del caro papà dalla guerra ed altre grazie speciali.

Il giovanetto Danesino Luigi di Torino affida alla bontà di Maria SS. Ausiliatrice i suoi studi, mentre La ringrazia d'averlo guarito, unendo l'offerta di L. 10 per il nuovo Santuario ai Becchi.

La giovanetta A. R. di Acireale, piena di riconoscenza a Maria Ausiliatrice per due guarigioni miracolose, invia la piccola offerta di L. 5 per il nuovo tempio ai Becchi, con fiducia di ottenere ancora da sì buona Madre altre grazie importanti.

Le sorelline Amalia e Giuseppina Giugiaro di*... implorando la protezione di Maria SS. Ausiliatrice sul caro papà, richiamato, e la sua speciale benedizione, offrono L. 1.

Il bambino Pio Sacco di Giuseppe da S. Nicolò Comelico, offre di cuore L. 5, frutto dei piccoli guadagni, perchè Maria Ausiliatrice e Don Bosco lo guidino e lo proteggano con i fratelli Rosina e Giovanni e tutta la famiglia.

Mamme e insegnanti devote,

Quartieri Merope di Formigine offre L. 2 pel tempio votivo dei Becchi affinchè Maria SS. Ausiliatrice le protegga il fratello militare.

Liscia Giuseppa di Guspini offre L. 2 per la nuova Chiesa di Maria Ausiliatrice perchè protegga il figlio Luigi, soldato in Macedonia, e lo liberi dai mali spirituali e temporali.

Floris Antonia di Guspini offre L. 2 per ottenere da Maria SS. Ausiliatrice una grazia sospirata.

Angela Casagrande di Conegliano Veneto offre L. 15 pel Tempio votivo dei Becchi, affinchè il Ven. Don Bosco sia largo di protezione ai suoi sette figli, tutti richiamati, e parte al fronte, e benedica pure i cari parenti.

Angela Ceschin di Costa di Conegliano Veneto, grata per il bene ricevuto dall'Ausiliatrice mercè la confidenza nel Ven. Don Bosco, offre L. 9 per il tempio votivo dei Becchi per i suoi nove figli, cinque dei quali sono al fronte.

Giordano Maddalena da Pontestura offre per la Chiesa dei Becchi L. 2, affinchè Maria SS. Ausiliatrice le protegga il suo figlio dai pericoli della guerra.

A. I. di Arignano offre L. 5 per l'erigenda Chiesa dei Becchi pregando la Vergine Ausiliatrice di volgere l'occhio benigno all'unica figlia.

Una devota di Maria Ausiliatrice di Negrisiainvia L. 20 per il tempio votivo affinchè si degni concederle una grazia tanto desiderata: appena l'avrà. ricevuta, farà eguale offerta.

Maria Pavia di Milano, accogliendo il pio suggerimento della zia, Figlia di Maria Ausiliatrice, offre L. 5 per le innocenti manine del caro bimbo Osvaldo, implorando grazia pel babbo in guerra.

Una madre di Torino invia L. 1,25 a nome dei suoi due bambini Mario ed Eugenia, implorando

dalla Vergine, Ausiliatrice benedizione su di essi e protezione sul marito militare.

La signora I. M. di *... per il suo figlioccio Giovanni Parino, invia L. 2,25 perchè Maria Ausiliatrice lo benedica e lo protegga facendolo crescere buono e sano,

Elisa Ciacci in Nugari di Roma, manda L. 10 per l'erigendo Santuario dei Becchi, e si raccomanda a Maria SS. Ausiliatrice che faccia crescere buoni e sani i suoi figliuoli Mimmo e Cesarina.

C. S. d'Agliano d'Asti in ringraziamento di grazia segnalata concessa al figlio, invia l'offerta di L. 5 pel Santuario dei Becchi.

Anna Benati ved. Pedrassi di Finale Emilia, manda L. 5 pel nuovo tempio a Maria Ausiliatrice perchè si degni per intercessione del Ven. Don Bosco preservare da ogni disgrazia il suo unico figlio sotto le armi e ridonarlo incolume al suo affetto.

Preci e ringraziamenti.

I due cuginetti da Pontestura Teresina e Pierino Martinotti inviano l'offerta di L. 1 per la Chiesa dei Becchi, affinchè Maria SS. Ausiliatrice salvi il loro caro babbo e lo ritorni sano nelle loro braccia.

Alessandra e Rina Mascarelli offrono L. 3 a

Maria SS. Ausiliatrice per il Santuario dei Becchi, pregandola d'una grazia speciale.

Maria Lamberti di Diano Marina invocando la protezione del Venerabile sul suo nipotino e ringraziando il suo professore dei progressi morali e didattici fatti fare al suo caro offre L. 1oo.

Margherita e Alessandra Scandella di Cassolnuovo ringraziando Maria SS. Ausiliatrice per un favore ottenuto ed implorando la speciale protezione della Celeste Madre per sè e pei loro cari, offrono L. 5.

N. N. di Cassolnuovo per grazia ricevuta per intercessione del Ven. Don Bosco offre L. 2.

Marcolli Adelaide offre L. 2.

Comba Francesca di Bagnolo (Olmetto) offre L. 2 per il Santuario dei Becchi per grazia ricevuta ad intercessione del Ven. Don Bosco.

Cagna Margherita di Bagnolo (Olmetto) offre L. 3 pel nuovo Santuario dei Becchi per grazia ricevuta per intercessione del Ven. Don Bosco.

Spimpolo Rosina ved. Marchiori di Badia Polesine offre L. 20 per grazia ricevuta.

Suor Maddalena Villa da Varese manda L. 8 pel nuovo Santuario dei Becchi, affinchè Maria SS. Ausiliatrice la salvi da ogni pericolo.

Ildegonda Zanaroli di Formigine alunna dell'oratorio Femminile, offre L. 4 per la Chiesa dei Becchi in ringraziamento di grazia ricevuta.

Doloretta Lobina, ex allieva dell'Asilo di S. Raimondo a Sanluri, invia l'offerta di L. 7 per la Chiesa dei Becchi per essere stata esaudita nelle sue preghiere e supplica nuovamente la Celeste Madre a continuarle la sua ammirabile protezione.

Stratta Luisa, Cooperatrice Salesiana di Camesano Casasco, ringraziando il Ven. Giov. Bosco della sua valida intercessione presso la Vergine SS. Ausiliatrice, offre L. 2 pel Santuario dei Becchi perchè voglia proteggere il figlio anche in avvenire.

Margherita Bonino di Perosa Argentina, a nome dei suoi cinque bambini, invia L. 5 pel tempio votivo dei Becchi, affinchè Maria SS. Ausiliatrice e il Ven. Don Bosco proteggano il loro babbo soldato.

Maria Ominetti, del Convitto Ienny di Perosa. Argentina, offre per l'erigenda Chiesa dei Becchi. L. 10 per grazia ottenuta.

Samarate. - Magnaghi Amedeo e Mainini Angela ofrono L. 1 e Cattaneo Luigina L. 2, per il Santuario dei Becchi, implorando la protezione di Maria SS. Ausiliatrice.

Lina Borselli dell'Oratorio di Sanluri offre L. 1 pel Santuario dei Becchi riconoscente per una grazia molto importante ottenuta da Maria SS. Ausiliatrice, e implorando la sua materna protezione.

I genitori di Edmondo Brai di Sanluri, riconoscenti a Maria SS. Ausiliatrice della guarigione dei loro figliuoletto dalla difterite, inviano L. 1,50,

M. V. di Torino L. 1 per il Santuario dei Becchi.

N. N. offrono L. 6.

Goriglio Giovannina di Piobesi Torinese offre L. 2,

Collegi - Convitti.

Le Oratoriane di Cassolnuovo, implorando da Maria SS. Ausiliatrice una speciale benedizione e pregando pel ritorno dei loro cari parenti soldati , offrono L. 25 per il Santuario dei Becchi.

Le alunne dell'Oratorio Immacolata di Vigevano offrono L. 52,8o pel tempio votivo dei Becchi in occasione dell'onomastico della loro amatissima Direttrice, invocando con tutto l'ardore del loro animo giovanile la perenne protezione di Maria SS. Ausiliatrice e del Ven. D. Bosco con la grazia sospirata di una pace duratura.

Le ragazze del Laboratorio di S. Polo di Piave, nel giorno sacro a Maria SS. Ausiliatrice, offrono L. 7,5o per la Chiesa dei Becchi, chiedendo benedizioni e conforti per le amate famiglie.

Maria Luigina e Ida Giusti, educande nel Collegio di Don Bosco a Conegliano Veneto, mandano la piccola offerta di L. 3 per il tempio votivo dei Becchi per mantenersi costanti nel bene e nell'attività dello studio.

Il sac. Giovanni Ariano, Rettore degli Artigianelli d'Ivrea, manda L. 5 come secondo granello di sabbia per la Chiesa votiva dei Becchi, perchè Maria Ausiliatrice e l'angelico giovane Domenico Savio facciano crescere buoni e virtuosi i suoi cari artigianelli.

Le Convittrici delle Dame Inglesi di Lodi mandano L. 27 per la Chiesa dei Becchi in omaggio a Maria Ausiliatrice ed al Ven. Don Bosco da cui sperano aiuti celesti.

Maria Sgambetti di S. Maria di Viro (Caserta) con offerte di cinque centesimi, raccolte tra le Figlio di Maria, invia L. 5.

Dall'Estero.

L' Ispettrice Suor Giulia Gilardi di S. Salvador invia L. 75,25 pel Santuario dei Becchi a nome delle alunne delle Figlie di Maria Ausiliatrice resi denti in quella Repubblica, desiderose anch'esse di una speciale benedizione del Ven. Don Bosco.

Suor Ferraris, Direttrice di Ouro Preto (Brasile), manda L. 10 per la Chiesa dei Becchi, pregando e sperando benedizioni celesti.

NOTE E CORRISPONDENZE

In onore del Beato Cottolengo.

« Mentre il Cottolengo sale alla gloria dei Beati e il rito solenne ha dispiegato la maestà della sua pompa grandiosa, ecco che tra la raggiera ardente di oro, giù nell'abside immensa della Basilica Vaticana, parmi siasi rinnovato un miracolo antico.

» L'abbraccio che un giorno strinse Domenico di Gusman e Francesco d'Assisi e sì li avvinse in fraternità santa che, attraverso i tempi ancora ne resta l'amore e il vincolo negli ordini loro, tra Domenicani e Francescani, parmi rinnovarsi oggi mentre il Cottolengo sale alla gloria de' beati.

» Perchè attorno all'altare dal quale parte oggi al mondo cristiano la parola del Pontefice promulgante il nuovo Beato, si rinnovella la luce di un miracolo antico. La fraternità santa che unì nella vita terrena due grandi anime ardenti del santo fuoco della carità e dell'amore, il Cottolengo e Don Bosco, si perpetua e continua e s'avviva oggi attorno il rito festoso della gloria cristiana. Presso l'altare, sul quale celebrato è oggi per la prima volta il sacrificio divino in onore del nuovo Beato, ecco umili e sereni, raggiare di santa gioia, due poveri sacerdoti, i successori ed i continuatori dell'opere grandi del Cottolengo e di Don Bosco. Eccoli a perpetuare il mistico abbraccio di fraternità santa, che strinse ed avvinse nella vita terrena i due grandi apostoli di carità e di amore ».

Queste parole, colle quali il Corriere d'Italia illustrava il triduo solenne celebratosi in Roma ad onore del Beato Giuseppe Benedetto Cottolengo, ebbero nuova luce nella seconda metà di luglio, quando la Piccola Casa della Divina Provvidenza in Torino festeggiò con piissima ed altissima pompa il suo Fondatore.

Le feste esordirono nel pomeriggio di San Vincenzo de' Paoli con una processione col corpo del Beato per tutte le vie e i cortili della Piccola Casa, parati a festa con gusto squisito. Una doppia ala ininterrotta di ricoverati e di suore si prostrò riverente al passaggio dell'urna sacra nel lungo percorso, tutti il volto atteggiato a purissima gioia, e fiori e palme nelle mani. Una scena cara, gentile, indimenticabile.

Seguì nei giorni seguenti il triduo solenne, al quale convenne con entusiasmo una folla immensa di Torinesi. Ebbene, anche a queste imponentissime feste la Pia Società Salesiana prese parte con gioia vivissima. L'Em.mo Cardo Cagliero le onorò del suo intervento insieme con gli Eminentissimi Cardinali Arcivescovi di Torino e Pisa: e il nostro Rettor Maggiore Don Albera celebrò la Messa della Comunione generale il primo giorno. La domenica poi anche le schiere giovanili dei nostri Oratori andarono a gara col popolo di Torino nel rendere il dovuto omaggio all'urna racchiudente il corpo del Beato.

Registriamo con gioia questi particolari, perchè osserviamo, oggi più che mai - come diceva il I° Successore del Beato - che l'opera del Cottolengo e quella di Don Bosco formano una sola famiglia - governata dalla carità di Gesù Cristo. Man mano che si porrà in maggior luce questa comune prerogativa, l'unione sarà più stretta. Nell'opera del Beato Cottolengo è preparato un rifugio e un conforto a tutte le miserie corporali, per condurre le anime a Dio. L'opera di Don Bosco, mercè l'educazione cristiana della gioventù, cerca invece di prevenirle; ma il movente è lo stesso: la carità di N. S. Gesù Cristo: la quale tanto più sarà apprezzata in tutto il mondo, quanto più largamente se ne conosceranno i frutti. Questa, l'intima ragione della nostra esultanza nella glorificazione del nuovo Beato, e della nostra fidente attesa della glorificazione di Don Bosco.

Il Congresso Regionale Piemontese delle Presidenze dei Circoli giovanili.

A Valsalice - togliamo dalla Settimana sociale - sulla tomba venerata di Don Bosco convennero d'ogni parte in folla i nostri giovani a confermare, ancora una volta, i loro fervidissimi propositi d'azione.

Compiuta la funzione religiosa, inaugurale, gl'intervenuti presero posto nel teatro dell'Istituto tra le bandiere dei varii Circoli disposte in bell'ordine. Assunse la presidenza il Torriani, e salutata l'imponente assemblea disse che si pensò di riunire qui l'operosa gioventù cattolica ed italiana per offrire occasione alle presidenze federali, nei mesi che seguiranno, di svolgere in convegni diocesani i deliberati che si prenderanno in questa riunione.

Dopo animata discussione si fu concordi nell'approvare l'ordine del giorno che segue e riguarda unicamente l'azione giovanile da svolgersi:

« Le presidenze dei Circoli piemontesi della Gioventù Cattolica Italiana, adunate a congresso presso la tomba del Ven. Don Bosco, si impegnano di coadiuvare le presidenze federali e la presidenza regionale in un'azione tendente ad aggregare alla dioventù Cattolica Italiana tutti i Circoli giovanili e le sezioni aspiranti istituite o istituende in Piemonte ed a ottenere l'adesione alla Gioventù Cattolica Italiana di tutte le altre istituzioni giovanili: si impegnano di mettere a disposizione delle proprie presidenze federali gruppi di soci che, istruiti per mezzo di un corso annuale di religione (possibilmente per lezioni settimanali), coadiuvino le presidenze stesse nell'apostolato, affinchè in ogni paese sorga una istituzione giovanile cattolica: fanno voti, che sorga presto in Torino una casa dei giovani - centro dell'azione di propaganda - dell'ufficio di collocamento, della biblioteca regionale, di un pensionato, ecc., e che in essa venga eretta una Cappella commemorativa dei soci piemontesi caduti eroicamente per la patria ».

Nella seconda giornata venne -discusso il programma d'azione sociale.

Parla, ascoltato religiosamente, il presidente della Giunta Diocesana Biellese affermando: che ogni Giunta Diocesana debba ritenere l'azione giovanile fonte e speranza del movimento cattolico, sia nel campo della propaganda, sia in quello della cultura, e richiedersi per questo:

a) formazione dell'intelligenza (istruzione religiosa, filosofica e morale);

b) formazione del carattere;

e) formazione religiosa - vita cristiana veramente vissuta. Sia dunque dovere di ogni Giunta Diocesana di promuovere sopratutto e con tutti i mezzi la costituzione di Circoli giovanili ricercandone gli elementi più propri negli Oratorii, tra le Congregazioni affini dei Luigini, ecc., ecc.

Tra le acclamazioni venne approvato l'ordine del giorno seguente:

« Che ogni federazione giovanile, in collaborazione con la propria Giunta Diocesana, prenda parte attiva al movimento cattolico nazionale, regionale, locale, con una soda istruzione a base religiosa, con la costante formazione del carattere di ciascuno dei soci, con la pubblica sociale professione della Fede, con un lavoro adatto alla gioventù, ardente, esemplare, obbediente, e inoltre che ogni Giunta Diocesana incoraggi e sussidii le opere giovanili ».

Questi deliberati saranno trasmessi dalla Presidenza regionale alle Giunte piemontesi.

Nel pomeriggio si tenne un'adunanza assai importante per la sua praticità, nella quale si decise la preparazione di un « testo di educazione giovanile » che verrà scritto dai salesiani Garelli, Cimatti e Coiazzi con la collaborazione del Teol. Pittarelli e del Vicario Migliola (1).

Chiuse il convegno il nostro Ciriaci con un magnifico discorso, applaudito, sulla necessità di preparare le organizzazioni professionali, che,

per grazia di Dio, sorgono numerose e forti, in tutta italia.

Tra le numerose adesioni notiamo quelle di S. E. il Card. Maffi, del Comm. Pericoli, dell'on. Bertini. Fu spedito al S. Padre il telegramma che segue:

« Presidenze circoli giovanili cattolici piemontesi, convenute presso Tomba Venerabile Don Bosco, presentando omaggio filiale di profondo ossequio, assoluta obbedienza, riaffermano proposito cristiana formazione gioventù, gaudio e corona della Chiesa e della Patria rinnovellala».

L'assemblea, scattando in piedi, applaudì lungamente.

(1) II testo deliberato sarà un vero manuale di pedagogia cristiana, ad uso specialmente dei Seminari.

NOTIZIE VARIE

RODI (Egeo). - SOLENNE PREMIAZIONE AGLI ALLIEVI DELLE SCUOLE SERALI COMUNALI. -

Dal Messaggero di Rodi (anno II° - 4 giugno 1917, n. 155), spigoliamo queste notizie:

La prima domenica di giugno, nella sala grande del Museo Archeologico (Antico Spedale dei Cavalieri) ebbe luogo la solenne premiazione degli alunni delle Scuole Serali Comunali d'Italiano.

L'ampio salone era letteralmente gremito: vi erano tutte le autorità, il Corpo Consolare, moltissime signore e signorine, e numerosi ufficiali e soldati.

Assistevano alla premiazione tutti i soci della «Dante Alighieri » con le loro famiglie, tutte la famiglie italiane, tutte le famiglie degli alunni delle Scuole Serali e tutti i membri del Corpo Insegnante delle varie scuole di Rodi.

Ad accrescere maggior solennità alla riuscitissima festa educativa, intervenne S. E. il Governatore Tenente Generale Elia, accolto al suo apparire da entusiastici applausi di tutti gli alunni disposti nel loggiato ad attenderlo.

Il Generane Governatore era accompagnato dal Capo di S. M. Maggiore Cav. Giacosa e da vari ufficiali del Comando.

Poco dopo che il Generale Governatore è entrato nella sala, sorge a parlare il Commissario del Comune Comm. Dott. Brizi, anima di queste scuole, che sono state da lui letteralmente create dal nulla e perfezionate sino ad essere ora delle vere scuole modello.

La sua parola, incisiva e spigliata è accompagnata e coronata di applausi.

Indi sorge a parlare il Salesiano dott. D. Argeo Mancini, Cappellano Militare, direttore delle Scuole.

« Queste scuole -- egli dice - rispondono ad un bisogno e ad un desiderio comune. Essendosi infatti giustamente pensato e provveduto perchè l'insegnamento d'Italiano venisse impartita nelle singole scuole dei vari gruppi etnici, la frequenza alle Scuole Serali non solo non è diminuita, ma s'è accresciuta, e, ciò che più importa, è divenuta più regolare e costante. Fu perciò che s'è dovuto anche crescere il numero dei maestri, tutti scelti nelle file dell'esercito, che da sette fu portato a dieci, e di questi, due hanno mantenuto il doppio turno fino alla fine dell'anno. Sicche 12 furono le classi, e tutte numerose, con una media di 35 alunni ciascuna ed un totale di 35o allievi, di cui 297 si presentarono agli esami.

» La ragione di ciò sta nel desiderio innato della scuola, e specialmente della scuola di lingue, che è in questi popoli d'Oriente marittimo, i quali della scuola stessa sentono i vantaggi immediati per il loro continuo contatto con popoli di nazionalità diverse, e nella sempre maggiore attrazione verso l'Italia, di cui provano tutta la benefica e salutare influenza pur in tempi sì procellosi. Ma certo v'ha anche concorso tutto quanto s'è fatto affinchè le Scuole Serali rispondessero allo scopo del Regio Comando del Corpo d'occupazione, che ne caldeggiò l'istituzione e le ha sempre favorite di appoggio largo e generoso, intuendone finemente l'opportunità presente e futura, e allo scopo di quelli che spontaneamente vi concorrono.

» Fu primo provvedimento il miglioramento dei locali scolastici. L'anno scorso la scuola serale ebbe sede in una piccola casa di famiglia; poi, cresciuto il numero, ci adattammo al frazionamento: alcune classi in una casa, altre in altra non molto lontana. Chiusosi l'anno, si pensò che così non dovevasi continuare; si cercò svolto, e finalmente si potè avere a disposizione un corpo di case unite tutte, che, ripulite e riattate, se non forma l'ideale di un ambiente scolastico, segna però un vero, progresso, e certo non vi sono mai mancate le tre cose più necessarie: aria, pulizia e luce.

» La scuola serale poi continuò anche quest'anno come scuola liberamente frequentata dai ragazzi: ed era giusto che si cercasse di premiare gli assidui e s'incoraggiasse a perseverare. A ciò, e non solo a ciò, servirono le passeggiate scolastiche, una delle quali rimase indimenticabile, non solo per l'intervento della fanfara dei bersaglieri, che rallegrò sul posto tutto quello stuolo di ragazzi, ma più perchè fu onorata dalla presenza di S. Ecc. il Generale Governatore, che espresse tutto il suo compiacimento per l'ordine che nella loro allegria seppero mantenere quei nostri alunni, piccoli e grandi ».

E disse ancora dell'organizzazione della scuola, del profitto raggiunto dagli allievi e dell'esito degli esami, della scuola diurna femminile d'Italiano pur creata dal Commissario del Comune Comm. Brizi, alla quale prestarono l'opera loro intelligente ed attiva tre distinte signorine della Colonia italiana, le signorine Zitelli.

Quindi si venne alla proclamazione dei premiati, a cui fu consegnata una medaglia con diploma. La medaglia sul recto ha l'effigie di S. M. il Re d'Italia: sul verso la scritta: Comune di Rodi-Egeo Scuola serale 1917.

S. FRANCISCO DI CALIFORNIA. - PEL GIUBILEO SACERDOTALE DI DON R. M. PIPERNI.

- Ci scrivono: La domenica 2o maggio, un gran corteo, formato di uomini e giovanotti appartenenti ai Circoli Salesiano, Y. M. I. 565 e Don Bosco Y. M. I. 613, e delle Società del Santo Nome e di S. Giuseppe, oltre 300 soci, marciava in bell'ordine, preceduto dalle bandiere Americana e Italiana, alla chiesa italiana. Don Piperni era in automobile aperta, col rev. Don Coppo, Ispettore dei Salesiani degli Stati Uniti, arrivato due ore prima da New York per assistere ai grandi festeggiamenti. Le due bandiere dei Circoli Salesiano e Don Bosco sventolavano a fianco dell'automobile. La strada ed il piazzale della Chiesa erano affollati di gente; il Capitano Carroll dell'Ufficio Centrale di Polizia, in rappresentanza ufficiale del Capo stesso di Polizia, David A. White, con diversi uomini, tutti in alta tenuta, prestavano e prestarono per tutto il tempo della cerimonia, servizio d'onore e d'ordine.

In ben poche occasioni la nostra chiesa italiana raccolse tale folla di gente, venuta molto prima del tempo fissato, per assicurarsi un posto. In posti riservati erano varii Sacerdoti del clero regolare e secolare; Suore di diversi Ordini religiosi; e tutte le Società della Parrocchia.

Non mancava nessuno dei notabili della Colonia: il Console Generale d'Italia, Cav. Pio Margotti, si trovava nel primo banco. Sedici giovanotti del Circolo Salesiano, tutti in alta tenuta, fungevano da uscieri, sotto la direzione del signor A. O. Rosi. L'altar maggiore, decorato artisticamente, presentava un colpo d'occhio stupendo. Verso le 10 e mezzo l'organo cominciò a suonare trionfalmente, i cantori intonarono un mottetto, e il popolo s'alzò rispettoso; il Clero entrava solennemente in chiesa.

Preceduti dalla Croce processionale, cinquanta: chierichetti, rappresentanti i cinquanta anni di sacerdozio del festeggiato, s'avanzavano verso il presbitero. Con loro molti Sacerdoti, poi Don Piperni ed i ministri, indossanti per la prima volta i ricchi paramenti d'oro, offerti dalla Società di Sant'Anna.

Terminato il « Vidi aquam» », S. E. Rev.ma Mons. Arcivescovo Edoardo J. Nanna, cominciò la Messa, che si degnò di assistere pontificalmente, e nella quale fu eseguita classica musica, con accompagnamento d'orchestra.

Dopo il Vangelo Don Simeoni salì sul pergamo, e tessè un inno al sacerdozio cattolico, e al lavoro apostolico compito dal festeggiato.

Mons. Arcivescovo rivolse egli pure affettuose e sentite parole in inglese.

Terminata l'indimenticabile funzione, ritornato il Clero coi Ministri in sacristia, la folla si riverse sulla piazza.

Uno splendido numero unico, in lingua italiana, pubblicato per l'occasione, andò a ruba.

Don Piperni, accompagnato dagl'invitati, fe' ritorno alla casa parrocchiale, accolto lungo il percorso da fragorosi battimani. Il banchetto. giubilare, tenuto nella sala di 16oo Grant Ave, fu di cento coperti. Sedevano alla tavola d'onore, attorno a Don Piperni, Mons. Arcivescovo, il Dr. Giannini, presidente del Comitato dei festeggiamenti, il rev. Don Coppo, il Cav. Pio Margotti, Regio Console Generale d'Italia, il Giudice della Corte Superiore signor James V. Coffey, ed il Cav. Andrea Sbarboro. Cordialissimi i brindisi. Durante il banchetto, come già nella mattinata, arrivarono numerosi telegrammi.

Il 21 ebbe luogo un trattenimento musico-letterario, e la presentazione dell'obolo.

Il Dott. Giannini, dopo aver ringraziato i diversi Comitati e gli offerenti, disse parole di sincero ed affettuoso elogio a Don Piperni, e gli presentò il frutto del lavoro del Comitato, ossia un'offerta di circa undici mila scudi. Don Piperni ringraziò commosso, ed assicurò che il denaro a lui offerto io donava intieramente alla nuova Chiesa, dal primo all'ultimo centesimo, mentre, a ricordo della festa, i Salesiani gli avevano offerto cento scudi da distribuirsi ai poveri della Colonia.

Nel terminare, ci sentiamo in dovere di ripetere i nostri ringraziamenti a tutti, dal primo all'ultimo, che contribuirono, in un modo o nell'altro, allo splendido successo delle feste giubilari, di cui ha vantaggiato la nostra cara Colonia, che in questa pubblica manifestazione di fede e affettuosa gratitudine, si sentì ognor più unita ai Salesiani, sempre e tutti intenti a sacrificare la vita per il suo benessere, nel nome del Signore e colla benedizione della celeste Patrona Maria Ausiliatrice.

ROMA. - Anche nell'anno scolastico testè decorso, ebbe un esito assai consolante il Corso di Religione per signorine Maestre, alunne del Corso di Magistero. Alla chiusura solenne intervenne il rev.mo Mons. Faberi, il quale assistè al resoconto del conferenziere Dori Arturo Gianferrari, che si disse lieto della maggior frequenza e dello zelo delle iscritte a favore delle amiche e conoscenti, massime in occasione degli Esercizi Spirituali. Il rev.mo Mons. Faberi generosamente provvide egli Stesso i premi: alle alunne del primo Corso consegnò il magnifico libro « Preghiere e Letture », tolte dai SS. Padri e dalla Bibbia; a quelle del secondo Corso donò « Una pagina al giorno »; a tutte rivolse elevate parole sulla preziosità della fede.

NECROLOGIO

Il pittore Enrico Reffo.

All'alba del 16 luglio, al tocco dell'Angelus annunziante la festa della Madonna del Carmine, spirava nel bacio del Signore il pittore Enrico Reffo, artista più unico che raro - come disse egregiamente la Voce dellOperaio - per la purezza del suo pennello veramente consacrato a gloria della Vergine, degli Angeli e dei Santi.

Era per compiere il suo ottantesimosesto anno di età, essendo nato il 30 luglio 1831, ed aveva lavorato sino a metà dell'ottantacinquesimo, conservando vivido l'occhio e ferma la mano.

Una sì mirabile vigoria fisica armonizzante con la freschezza dell'ingegno, anzi del genio, era frutto di una vita sobria, temperata, ravvalorata da una castigatezza di costumi, proprio da santo. Quale il segreto? La Comunione frequente durante la sua lunga esistenza; l'ultima sua Santa Comunione, fatta in chiesa fu quella dell'ultimo giorno di carnevale; l'ultima, come infermo, fu quella del 15 luglio, festa del suo santo Patrono.

Enrico Reffo fu l'artista di angeliche, celestiali visioni. Le sue letture predilette erano i Vangeli, i Profeti, l'Apocalisse e le vite dei Santi.

Quelli che conobbero intimamente Enrico Reffo lo paragonarono a fra Giovanni da Fiesole, detto il Beato Angelico, domenicano, celeberrimo pittore del secolo XV, da lui scelto a maestro.

Lungo sarebbe enumerare i lavori compiuti dal cav. Enrico Reffo : per noi è doveroso ricordare gli affreschi dell'abside e del presbiterio del nostro S. Giovanni Evangelista in Torino; i quadri della chiesa di S. Francesco di Sales in Valsalice; e il quadro di S. Francesco di Sales in Maria Ausiliatrice, dove sono opera sua pregiatissima anche 16 testine d'angeli nelle lunette dell' ettafora, su cui posa il gran quadro di Maria Ausiliatrice.

Al cristiano esemplare, all'artista esimio, dia il Signore il premio dei santi. Al venerando fratello Don Eugenio, Superiore Generale della Congregazione Torinese di S. Giuseppe, le nostre più vive condoglianze e la promessa di ferventi suffragi.

Altri Cooperatori defunti,

Arneodo cav. Giacomo - Torino.

Balbo di Vinadio Paola - Torino. Balzarini Battista - Casale Litta (Milano). Bello Valentina - Rossano Veneto. Bello Luigi - Romano Veneto. Bertorello Lucia - Revello (Cuneo). Bevilacqua marchesa Elena - Bologna. Bolla Marianna - Soave (Verona). Bonola Benedetto Giuseppe - Bologna. Bontà Giov. Batt. - Arenzaro (Genova). Brancher Pietro - Alfredo Chavez (Brasile). Caccini. Teresa - Omegna (Novara).

Cancliori D. Onorato - Castiglion di Cheiero (Sondrio). Candini D. Beniamino - Castione (Sondrio). Cantù Giovanni - Carmagnola (Torino).

Carozzo Giovanni fu Giuseppe - Orsara Bormida (Alessandria). Ceresio Laura V.a Masucco - Casalgrasso (Cuneo). Chiappa Vincenza n. Tricerri - Trino (Novara). Colombo Santina - S. Biagio.

Contardi Clara - Milano.

Conti Luigi - Vigevano (Pavia).

Dellerba Teol. D. Bartolomeo - Bernezzo (Cuneo). Delprino Maria V.a Devecchi - Vesime (Alessandria). De Pieri Luigia - Tombolo (Padova). Devecchi Pellati cont.ssa Bianca - Torino. Diviani D. Emilio - Milano. Faletto Antonio - Torino.

Gambardi Chiara - Schio (Vicenza).,

Garavelli D. Vincenzo - Mezzana Rabattone (Pavia). Gavazzeni Rag. Guglielmo - Bergamo.

Gentili Mons. Carlo Giuseppe - Augra (Indie inglesi). Giacobbe Luigia - Cremolino (Alessandria). Giordani Zannier Teresa - Ovaro (Udine). Giuliano Pasqualino - Caluso (Torino). Greppi Maria n. Franco - Caresana (Novara). Guarcino Maria - Torino.

Guerra D. Claudio - Villanova (Ravenn).

Lo Presti Michelangelo - Scala di Patti (Messina). Maresca Padre Bonaventura - Napoli.

Mendini Maddalena fu Giovanni - Biemio (Brescia). Meneghetti Rizzato Angelina - Rossano Veneto. Meneghetti Luigi - Rossano Veneto. Occello D. Spirito - Caramagna Piemonte (Cuneo). Oldani cav. Giovanni - Vigevano (Pavia). Pedretti Maria - Matraia (Lucca). Pirelli D. Carlo - Milano. Ponsuoli Giuseppe - Pian Castagnaio (Siena). Proserpio D. Ambrogio - Milano. Reorda Angelica.- Agliè (Torino). Sandrone Costantino - Marassi (Genova). Sassoli Gaetano - Bologna. Serassio Cristina - Vesime (Alessandria). Serrini D. Giuseppe - Osimo (Ancona). Setti Cantoni Antonia - Maderno (Brescia). Sorrentino Giuseppe - Forio d'Ischia (Napoli). Taccioli Regina - Casale Litta (Milano). Tomasone Celestino - S. Giorgio (Torino). Zavattero Fedele - Verrua Savoia (Tervolo).