BS 1920s|1922|Bollettino Salesiano Aprile 1922

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO

ANNO XLVI - N. 4   APRILE 1922

SOMMARIO Ai nostri cari Cooperatori.

Cooperazione Missionaria: - Preghiere: la festa missionaria. - Nuove vocazioni. - Dateci i mezzi necessari. - Per le Missioni di Don Bosco.

Il I° Nunzio della risorta Polonia e i figli di Don Bosco. Una cara cerimonia.

L'arrivo dei nostri all'Assam. - La Prefettura Apostolica dell'Assam. - Da Bombay a Shillong : (Lettera del Sac. Luigi Mathias).

Congressi Eucaristici.

Cina: Una visita ai distretti dei Vicariato di Shiu-Chow (Relazione di Mons. Luigi Versiglia): - IV. Lin Chow e Jeong Shan.

Dal Rio Negro (Brasile).

Episodi Missionari: « Padre, insegnami il latino ». Federazione internazionale degli ex-Allievi.

Culto di Maria Ausiliatrice. - Per il 24 corrente. - In onore di Maria Ausiliatrice. - Per la Festa Titolare. - Grazie e favori. - Orario del mese nel Santuario.

Note e corrispondenze: - Feste Centenarie di San Francesco di Sales. - In memoria di Don Albera. -Notizie varie: In Italia: Perosa Argentina. - All'Estero: Alessandria Egitto, Tanjore (India).

Necrologio: Cooperatori e Salesiani defunti.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO (9)

Ai nostri cari cooperatori

Il 23 CORRENTE, primo giorno del mese di Maria SS. Ausiliatrice, all'ombra del suo Santuario s'aduneranno, con i nostri Superiori, tutti gli Ispettori Salesiani e i Delegati delle singole Ispettorie, con i vari Prefetti e Vicari Apostolici delle Missioni della nostra Pia Società.

Lo scopo dell'Adunanza è duplice:

1) la nomina del nuovo Successore di Don Bosco e dei Superiori che devono coadiuvarlo:

2) lo studio dei lavori più urgenti per il fiorire dell'Opera.

Noi siamo convinti che i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici non mancheranno di unirsi cordialmente a noi nell'invocare da Dio e dalla nostra dolcissima Madre Celeste l'abbondanza dei lumi celesti su quanti prenderanno parte a questo Convegno, riflettendo come ad esso sieno intimamente legati gli interessi più vitali dell'Opera Salesiana.

Dal cielo anche il Venerabile Don Bosco si unirà alle nostre preghiere, poichè si tratta di sviluppare quelle opere che ebbe maggiormente a cuore sulla terra; cioè la cristiana educazione della gioventù, le Vocazioni allo stato ecclesiastico, le Missioni Estere, e in modo Particolare la cura dei giovani più Poveri ed abbandonati.

Questo il programma lasciatoci da Don Bosco, tale il programma delle prossime adunanze.

La nostra Pia Società - lasciava scritto a nostro conforto ed ammonimento il Venerabile Fondatore - ha davanti un lieto avvenire preparato dalla Divina Provvidenza, e la sua gloria sarà duratura fino a tanto che si osserveranno le nostre regole. Quando cominceranno tra noi le comodità e le agiatezze, la nostra Pia Società ha compiuto il suo corso. Il mondo ci riceverà sempre con piacere, fino a tanto che le nostre sollecitudini saranno dirette ai selvaggi, ai fanciulli più poveri, più pericolanti della Società. Questa è per noi la vera agiatezza, che ninno c'invidierà e niuno verrà a rapirci.

Preghiamo, o cari Cooperatori, perchè questo sublime ideale brilli immacolato e perenne nell'Opera nostra, ed abbia, dalle imminenti adunanze, a rivestirsi di nuova luce per sempre più ampie e feconde applicazioni.

A quanti ci saranno larghi di quest'ambita carità, i più vivi ringraziamenti.

Il 23 corrente è giorno festivo e in tutte le nostre Case ed Oratori si dà principio al mese di Maria SS. Ausiliatrice. È un'occasione splendida per promuovere dappertutto una CoMUNIONE GENERALE allo scopo sopra indicato. Ne affidiamo l'esecuzione ai zelanti Direttori nostri e alle caritatevoli Direttrici degli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

I buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici, e sopratutto gli Ex-Allievi e le Ex-Allieve non manchino di associarvisi compatti, cordialmente.

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Invitiamo pure tutti i lettori ad avere ogni giorno del mese una preghiera speciale secondo queste intenzioni:

DAL 23 AL 29 APRILE. - Il nuovo Superiore Generale e i bisogni speciali della Pia Società.

DAL 30 APRILE AL 6 MAGGIO: - Il Sommo Pontefice, e i bisogni di S. Chiesa.

DAL 7 AL 13 MAGGIO: - Tutte le Missioni Cattoliche, particolarmente le Missioni Salesiane.

DAL 14 AL 20 MAGGIO: -- Le nostre opere giovanili e i bisogni della nostra gioventù.

DAL 21 AL 24 MAGGIO: - La Causa di Beatificazione del Ven. Don Bosco.

Cooperazione Missionaria

Uno dei temi più importanti che si tratteranno nelle accennate adunanze riguarderà il modo di provvederà alle Missioni Estere abile e scelto personale, che prenda il posto dei valorosi, i quali fin dai primi anni scesero sul campo del lavoro, e omai son divenuti impari alle dure fatiche, o già passati alla mercede eterna. Si studierà, si proporrà, si discuterà, ma la conclusione sarà sempre la stessa: - Ci vogliono nuove vocazioni; quindi bisogna pregare il Signore che ce le mandi, e insieme insistere presso i Cooperatori che ci aiutino a formarle.

Cooperatori carissimi, nel mondo, oltre 320 milioni di cattolici (per grazia di Dio 40 milioni sono in Italia) v'è ancora più di un miliardo, ossia più di mille milioni, di infedeli! Più di dodici milioni sono in due Missioni affidate ai Salesiani; oltre cinque milioni nel Vicariato di Apostolico di Shiu Chow in Cina, come ci assicura il Vicario Apostolico Mons. Versiglia; più di sette milioni nella Prefettura Apostolica dell'Assam. Che cosa facciamo per affrettare a questi e a tutti gli altri infedeli, disseminati nei vari territori delle Missioni Salesiane, l'ora della redenzione?

Cooperazione missionaria.

In questi ultimi anni, accanto all'Opera della Propagazione della Fede e all'Opera della Santa Infanzia è fortunamente sorta l'Unione Missionaria del Clero, che ha mirabilmente cooperato, massime in Italia, a suscitare e a tener vivo un nuovo slancio in favore delle Missioni Cattoliche. Il Signore moltiplichi incessantemente gli aderenti e i propagatori di codeste opere provvidenziali: come noi le raccomandammo e torniamo a raccomandarle ai nostri zelanti Cooperatori.

Ma diciamo in pari tempo ad essi: - Dateci insieme man forte a sostenere le Missioni nostre. I Salesiani, anche nel campo delle Missioni, non possono far nulla senza il vostro aiuto, generoso, concorde e costante.

Questa è l'ora. Se i Cooperatori, come diceva Don Bosco, devono essere i cristiani più attivi e zelanti, e « verrà tempo in cui il nome di cooperatore sarà sinonimo di buon cattolico », bisogna che essi nell'ora presente si schierino in prima fila anche nel movimento missionario, per additare agli altri, con l'aiuto prestato alle Missioni Salesiane, ciò che si può e si deve fare a vantaggio di tutte le Missioni Cattoliche.

Vediamo quindi ordinatamente, ciò che noi aspettiamo dai Cooperatori, e ciò che i bravi Cooperatori possono darci.

La nostra parola è rivolta a tutti, ai Direttori Diocesani e locali, ai Comitati d'azione, ai Comitati che si son formati o si formeranno in seno alle Unioni degli Ex-Allievi e delle Ex-Allieve, ai singoli Cooperatori. Noi domandiamo a tutti per le Missioni Salesiane, quello che il compianto Pontefice Benedetto XV domandava nell'Enciclica Maximum illud a tutti i Cattolici.

Preghiere. - La Festa Missionaria.

In primo luogo domandiamo preghiere, e preghiere insistenti, pubbliche, e private, quotidiane e festive. Preghiamo il Padrone della messe perchè mandi operai nei campi che ha affidati alle nostre cure. Negl'Istituti e negli Oratori Salesiani si recita ogni giorno una Salve Regina per i Missionari. L'esempio sia imitato in tutte le famiglie dei Cooperatori.

Particolarmente il 1° Venerdì e il 24 d'ogni mese siano due giorni pubblicamente e privatamente destinati anche a questo scopo speciale, a pregare per le Missioni Salesiane e per tutti i nostri Missionari.

Ogni anno poi, a cura dei Cooperatori, si celebri la FESTA DELLE MISSIONI SALESIANE, che può consistere in una comunione generale a favore dei Missionari di Don Bosco e delle loro Opere, e in un discorso sulle Missioni Salesiane alla messa cantata, o in un'ora di adorazione predicata nel pomeriggio sullo stesso argomento. Fin da quest'anno si celebri questa FESTA, per la quale si può scegliere convenientemente una delle prime domeniche del mese di maggio. All'opera, cari Cooperatori. Uniamo alla divozione a Gesù Sacramentato e a Maria Ausiliatrice comuni e fervorose preghiere per le Missioni suscitate da questa dolcissima Madre, e vedremo anche in questo - come diceva Don Bosco - che cosa sono i miracoli!

Nuove vocazioni.

In secondo luogo i zelanti Cooperatori e le pie Cooperatrici CI AIUTINO A FORMARE NUOVI MISSIONARI. L'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico, fondata dal Ven. Don Bosco, è sempre in fiore e si allieta, anche presentemente, di molte nuove reclute all'apostolato. E non sono fanciulli di dieci o undici anni, ancora ignari della vita, nè giovinetti dei venti ai trenta e più anni, ma tutti giovinetti di quindici o sedici anni, che hanno sufficientemente compreso la mèta alla quale aspirano, gli alunni che popolano oggi le scuole dei Figli di Maria Ausiliatrice. Il compianto Don Rua, meraviglioso interprete del pensiero di Don Bosco, si adoperò perchè ogni ispettoria salesiana avesse almeno un fiorente istituto di Figli di Maria, appunto per moltiplicare le vocazioni sacerdotali e missionarie. I Salesiani son disposti, dappertutto, a moltiplicare codeste scuole: ma tocca a voi, o cari Cooperatori, a voi sopratutto, o zelanti Sacerdoti, il segnalarci ed inviarci tali giovinetti che si trovano nelle famiglie cristiane, con quella stessa diligenza e coli quello stesso zelo per l'espansione del Regno di Dio, con cui noi procuriamo di scorgerli e sceglierli nel numero dei giovinetti che popolano i nostri Istituti e i nostri Oratori festivi.

Il nuovo Papa Pio XI, il 22 febbraio u. s., raccomandando al Collegio dei Parroci di Roma l'opera delle opere, l'opera delle Vocazioni », ebbe queste belle parole: « Non poteva non rinascere in me il ricordo di quello che la nostra chiesa milanese - che ancora porto nel cuore e sulle braccia -- fa di bene con quest'opera e Per quest'opera. Milano ha oggi duemila cento quindici preti, senza i regolari; e sono buoni, veramente buoni. Il merito principale di questo - ne sono stato testimone fin dall'infanzia - è proprio dei parroci, il cui zelo, le cui industrie per questa opera sono veramente ammirevoli. I parroci sanno scoprire nei fanciulli e nei giovani i primi germi della vocazione, sanno avviarli, conservarli, sussidiarli finchè l'opera delle Vocazioni, molto ben organizzata, non ne assume particolarmente la cura ». Così vorremmo che facessero per noi i nostri Cooperatori più zelanti, particolarmente i rev. Parroci e Sacerdoti: che cercassero e ci indicassero molte buone vocazioni da affidare all'Opera dei Figli di Maria Ausiliatrice. « Così - aggiungiamo col S. Padre - per vostro mezzo rifiorirà questo dono divino della grazia: il sacerdozio, il santo sacerdozio: perchè i Popoli sono buoni, se hanno un sufficiente numero di preti, di buoni preti ».

Dateci i mezzi necessari. In terzo luogo noi attendiamo da voi, o cari Cooperatori, e QUESTO SOLO DA VOI E DALLA DIVINA PROVVIDENZA, i mezzi necessari: I) per raccogliere ed educare gli aspiranti al sacerdozio, e all'apostolato; II) per fornire ai nuovi e ai vecchi missionari il necessario per l'esercizio della loro divina missione. I modi con i quali, collettivamente e individualmente, voi potete venirci in aiuto, sono molti e noi ne accenniamo alcuni.

Nell'annua FESTA MISSIONARIA suaccennata si promuova, in chiesa e alla porta della chiesa, una generosa colletta per le Missioni Salesiane, da inviarsi al Superiore Generale.

Si zeli la raccolta di altre offerte mediante lotterie e trattenimenti e banchi di beneficenza, pubblici e privati, cioè aperti a tutti, o promossi nei recinti degli istituti di. educazione.

Si diffonda la conoscenza delle Missioni Salesiane. Noi vi potremo fornire all'uopo dei foglietti di propaganda: voi procuratene la divulgazione presso quanti vogliano efficacemente aiutarci, anche presso ditte industriali, che posson fornirci, come alcune fanno, pezze di stoffe e di tela per biancherie e vestiti, e altre offerte in generi.

Apposita Commissione di Dame Patronesse Torinesi delle Opere di Don Bosco promuove ogni anno un'Esposizione di Arredi e lini sacri per le Missioni Salesiane. Le buone Cooperatrici, gli Istituti femminili, e le stesse giovinette dei Circoli degli Oratori delle Figlie di Maria Ausiliatrice, non manchino di prendervi parte generosamente.

In seno a tutti i Comitati d'azione salesiani si stabilisca almeno un incaricato di questa forma di Cooperazione, rivolta a benefizio dirette delle Missioni.

« Per le Missioni di Don Bosco ».

Nelle stesse famiglie I GENITORI EDUCHINO E SPRONINO AFFETTUOSAMENTE ED AMOREVOLMENTE I PROPRI FIGLI ALL'APOSTOLATO MISSIONARIO; raccomandino ad essi di pregare ogni giorno per le missioni: pongano loro sott'occhio le più belle lettere missionarie; e - cosa intimamente educativa - li animino in pari tempo ad astenersi a quando a quando, a favore delle Missioni, da piccole spese non necessarie da qualche leccornia, per deporre i centesimi risparmiati in apposito salvadanaio, sul quale sia scritto « PER LE MISSIONI DI DON Bosco ».

Quale consolazione per un padre e per una madre cristiana, il poter unire nell'invio delle proprie offerte a favore delle Opere e Missioni Salesiane, qualche lira risparmiata dai loro figliuoli allo stesso santissimo scopo.

Il Bollettino Salesiano, nell'intento di offrire ai Cooperatori una pagina amena ed edificante da far leggere con diletto e con frutto ai loro figliuoli, inizia, fin da questo mese, una nuova rubrica, dal titolo « EPISODI MISSIONARI».

Questi e mille altri espedienti, che può, e deve, e saprà suggerire la carità cristiana, diligentemente studiati e messi in azione, ci assicureranno, o cari Cooperatori, i mezzi di dare alle nostre Missioni uno sviluppo progressivo, che tornerà non solo di maggior gloria a Dio e a salvezza di tante anime, ma assicurerà anche la salvezza delle anime vostre.

*

Ancora una raccomandazione in proposito. Propaghiamo l'amore e l'interessamento per le Missioni cattoliche IN MEZZO ALLA GIOVENTÙ. E un mezzo efficacissimo per tre motivi: I) per ottenere copiose benedizioni sul lavoro dei Missionari, perchè tra l'infanzia e la gioventù vi sono molte anime belle e particolarmente care a Dio; II) per formare saldi caratteri cristiani; III) per suscitare nuove vocazioni.

Il caro Don Rua scriveva all'Ispettore Don Costamagna nel 1882: Don Bosco, desidera ardentemente che abbiate di mira le vocazioni ecclesiastiche e religiose, di cui tanto abbisognate per intraprendere e sostenere tutte quelle sante opere, che la Divina Provvidenza si compiace di affidarvi. Non posso tacervi a questo proposito le sollecitudini che usa il nostro caro Padre Don Bosco. Malgrado la sua età ed i suoi non leggieri incomodi, egli continua tuttora a riservare a sè la direzione spirituale degli allievi delle classi più avanzate, ed ogni settimana al giovedi a sera fa ai medesimi una conferenza apposita nella sua anticamera; e quando non può farla egli, incarica uno dei membri del Capitolo Superiore. Fallo sapere ai tuoi Direttori, affinchè imparino dal suo esempio l'impegno e le sollecitudini che debbono usare in cosa di tanta importanza.

« L'Apostolato dell'Innocenza ».

Parlammo già più volte di quest'opera santa, iniziata dai nostri Missionari della Cina, rivolta ad implorare e moltiplicare preghiere ed opere buone, offerte a Dio per i bisogni dei Missionari. Il Missionario è sul campo del lavoro, dove incontra difficoltà d'ogni specie: dalla quiete dell'asilo, dell'istituto, o delle proprie famiglie, le anime ancora innocenti pensano a lui, e cooperano al bene che egli compie, offrendo al Signore a questo scopo tutte le loro preghiere ed opere buone. È un'opera già fiorente in istituti nostri e delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

« Gioventù missionaria ».

È un'opera nuova, sorta nel I° Oratorio festivo di don Bosco, benedetta dal compianto Sommo Pontefice e dal nostro Superiore don Albera. Ha un duplice scopo: - l'uno, esplicito: diffondere e tener vivo tra la gioventù l'ammirazione e il miglior appoggio spirituale e materiale a favore delle Missioni Salesiane ; - l'altro, implicito; cooperare con la grazia di Dio, a suscitare e sviluppare nuove vocazioni missionarie.

Ne riparleremo diffusamente.

Il primo Nunzio della risorta Polonia e i figli di Don Bosco

Ci scrivono:

La notizia dell'elezione del Cardinal Ratti a Sommo Pontefice fu accolta con vero entusiasmo e tripudio di gioia qui in Polonia. Tutti gli stati, tutti i partiti, tutti i giornali andarono a gara per esprimere nelle forme più belle ed espansive la loro soddisfazione e contentezza. Era un coro, una voce sola: il Nunzio di Polonia è stato eletto Papa.

E ben a ragione, poiche tutti ricordavano la grande attività svolta da Lui in Polonia. Col suo tatto fine e prudente riuscì subito a guadagnarsi la stima e la fiducia del Capo dello Stato, del Governo e di tutte le autorità, di cui seppe egregiamente servirsi per la realizzazione dei disegni della Santa Sede. Con i Vescovi tutti era legato dai vincoli della più cara amicizia. I nobili e gli scienziati ne ammiravano la prudenza e finezza del tratto e la scienza profonda, e andavano a gara per averlo nelle loro adunanze. Nel breve tempo passato in Polonia promosse la creazione di 2 Cardinali e 14 Vescovi; richiamò a vita tre diocesi che il Governo Russo aveva inesorabilmente soppresse Fanów, Zvtomierz, Kamieniec Podolski; diede il Pastore, di cui erano state già da lungo tempo prive, alle diocesi di Wilna e Lublino; creò la nuova diocesi di Lodz, diede a tutti i Vescovi ordinari della Polonia Russa uno o due Vescovi ausiliari, richiesti dalla grande estensione delle diocesi e dal grande numero dei fedeli, i quali in ciascuna oltrepassano il milione.

Era poi entusiasta della Polonia, e nei frequenti discorsi che teneva ai pubblico e nelle comunità si compiaceva di ripetere quello che Benedetto XV gli aveva detto inviandolo in Polonia, che questa è una nazione martire, dove ogni pugno di terra è una reliquia santa, perchè inzuppata dal sangue di eroi, che tutto seppero soffrire per la religione cattolica, per l'attaccamento al Papa. Egli l'ha conosciuta tutta da vicino, facendo personalmente visita a tutti i Vescovi nelle proprie residenze.

E la Polonia risorta ben sapeva apprezzare il suo lo Nunzio e ricambiargli l'affetto. Appena ebbe l'indipendenza, inviò una delegazione al Papa, perchè volesse nominar Nunzio apostolico a Varsavia Mons. Ratti, allora semplice Visitatore apostolico. La sua consecrazione episcopale nella Cattedrale di Varsavia, coll'assistenza di tutti i Vescovi della Polonia, di tutte le autorità e del, corpo diplomatico, di tutto il clero secolare e regolare e di un popolo immenso, fu un trionfo. Da quel tempo tutti andarono a gara per avere nelle loro adunanze e nei loro circoli il Nunzio, il quale dappertutto portava la sua parola, la sua nota sicura, grave ed amabile. Il suo nome era ripetuto con, stima e venerazione in ogni circostanza, in ogni luogo. I ricevimenti che gli si facevano ovunque andava, erano così religiosamente cordiali da commuovere a vivo entusiasmo...

Con vivo rammarico la Polonia vide congedarsi il Nunzio Mons. Ratti, il quale, creato Cardinale, era stato nominato arcivescovo di Milano. Tutte le autorità civili ed ecclesiastiche e una schiera innumerevole di amici ed ammiratori si trovavano alla stazione il 2 giugno u. s. (è storia recentissima!) per attestargli ancor una volta i propri sentimenti di stima e gratitudine, e dargli l'addio, mentre Egli saliva sul vagone-salone, posto a sua disposizione dal Governo Polacco per partire alla volta di Roma.

Ma più di tutti gioirono della sua elevazione al trono pontificio i Salesiani di Polonia, ai quali il nuovo Sommo Pontefice diede tante prove di amore e benevolenza, durante la sua dimora fra loro.

Ancora Visitatore Apostolico, venuto a Cracovia, con somma bontà riceveva in udienza l'Ispettore Salesiano, al quale si degnava di raccontare come egli avesse una grande stima del Ven. D. Bosco che aveva imparato a conoscere ed ammirare fin dai primi giorni del suo sacerdozio. Narrava confidenzialmente, che imparò allora, da Don Bosco, una cosa che non dimenticherà più e che si sforza di praticare nella sua vita: la calma assoluta, anche nelle prove e difficoltà più gravi. « Erano giorni, diceva press'a poco, di un convegno speciale di direttori: dopo pranzo un dopo l'altro passavano da D. Bosco e in breve gli narravano le loro pene; erano cose gravissime, io me n'accorgeva dall'espressione del volto e dal modo di narrare, come se dicessero... un incendio ci minaccia la casa..., quell'opposizione mette a repentaglio le sorti dell'istituto... ecc. Don Bosco, imperturbabile, ascoltava tutti e tutto, in poche parole indicava loro il da farsi e li congedava tranquilli e contenti. Dopo averli ascoltati tutti, Don Bosco era allegro come se avesse ricevuto le più consolanti relazioni e con lepide facezie riprendeva cogli altri la conversazione «.

Mons. Ratti ci appoggiava in tutti i modi, e ad ogni occasione. In vero quasi tutte le case aperte nella Polonia Russa furono aperte, o per sua iniziativa, o per suo consiglio ed aiuto. Egli ci spinse ad accettare la casa di Ròzanystok; Egli ci suggerì come dovevamo comportarci nell'accettare la casa di Varsavia; Egli tolse ogni difficoltà perche i Salesiani potessero rimanere e svolgere la loro azione a Kielce; Egli preparò il terreno per una seconda e grandiosa fondazione da consegnarsi ai Salesiani a Varsavia; Egli, in fine, in molte circostanze intervenne a sventare i pregiudizi che in certi circoli perduravano contro l'azione nostra. - La sua bontà non conosceva limiti quando riceveva i Salesiani nel suo palazzo; li consigliava e li aiutava in ogni maniera. Mi ricorderò sempre come una volta, essendo oppresso da gravissime difficoltà, ricorsi a Lui. Egli mi venne in aiuto con munificenza veramente sovrana. Nè fu quella l'unica volta che servendosi di tutte le facoltà amplissime, concessegli dal S. Padre Benedetto XV, con mano generosa sostenne efficacemente i nostri istituti di Polonia, che in questi tempi difficilissimi si trovano in gravissime strettezze; ma ogni qualvolta ricorreva a Lui, trovava sempre il padre, l'aurico, il benefattore.

Neppure il 13 agosto 192o, antivigilia dell'Assunta, quando i bolscevichi alle porte di Varsavia avevano incominciato il loro attacco e tutta la città e la nazione erano in agitazione ed ansia estrema ed il Nunzio si trovava in trattative febbrili col Governo e col Corpo diplomatico, neppure allora si rifiutò di ricevermi, di riflettere attentamente sulla posizione dei nostri istituti, e di suggerirmi saggi consigli per salvarli, anche nel caso che la Divina Provvidenza avesse permesso che per qualche tempo la Polonia fosse sottoposta alla dolorosa prova del bolscevismo.

Non potrò mai dimenticare, come neppur nei giorni più critici che passò in Polonia, quand'era dimagrito, impallidito e contro il consueto divenuto di poche parole, Egli non si rifiutò di occuparsi dei nostri istituti e di aiutarli efficacemente. Allora non potei trattenermi dal dire che avrei fatto pregare i nostri giovani, perchè il buon Dio volesse consolarlo e risparmiargli altri dispiaceri simili a quelli passati. Atteggiando con fatica il suo volto a un leggero sorriso, mi rispose: « Eh! sono gli incerti del mestiere... Preghino per me Maria Ausiliatrice ».

Sì, Beatissimo Padre, pregammo allora per Voi la nostra buona Madre Celeste, perchè Vi consolasse e vi assistesse in ogni impresa; ma anche oggi, memori dei grandi benefizi da Voi ricevuti, vedendoVi dalla Divina Provvidenza elevato al trono più alto che sia sulla terra, e pensando come abbiate ancor più bisogno dell'aiuto di Colei che a ragione è invocata Aiuto dei Cristiani, noi, figli di don Bosco, continueremo a pregare per Voi. E poiche la preghiera che sale al trono dell'Altissimo da cuori innocenti è certamente esaudita, non cesseremo mai di far pregare per Voi anche i nostri alunni, i quali, pur non potendo mai rivedervi, avranno sempre negli occhi e nel cuore la Vostra buona e cera immagine paterna.

Cracovia, 13-III-1922.

Sac. F. TIRONE, Ispettore Salesiano.

Una cara cerimonia si svolgerà il 1° di questo mese a Torino, nel cortile dell'Oratorio Salesiano, all'ombra del Santuario di Maria Ausiliatrice, alle 16,30. L'E.mo Card. Arcivescovo benedirà solennemente un nuovo concerto di campane per la Basilica.

Delle vecchie campane una è destinata al Santuario dei Becchi a Castelnuovo d'Asti, - alcune alla nuova chiesa della Borgata Monterosa in Torino, che sarà prossimamente inaugurata - altre all'erigendo Santuario ad onore di Gesù Adolescente e della S. Famiglia in Borgo S. Paolo, di cui si son già colorati gli scavi e verrà presto collocata solennemente la pietra angolare.

Ci auguriamo di vedere un bel numero di divoti alla lieta cerimonia.

L'arrivo de nostri all' Assam

La Prefettura Apostolica dell'Assam.

I primi a portare il Vangelo nell'Assam, verso la fine del secolo XVIII, furono i protestanti, che, ben forniti di mezzi e di denaro, vi aprirono scuole, e si affermarono in molte località.

I primi missionari cattolici furono i Padri delle Missioni Estere di Parigi, che volevano penetrare nel Tibet. Nel 1854 due di essi furono massacrati, e la Missione rimase abbandonata fino al 1870, quando vi giunse un Padre delle Missioni Estere di S. Calogero di Milano, che visitò i pochi cristiani dispersi.

Nel 1889 la Missione dell'Assam veniva eretta in Prefettura Apostolica, e affidata ai Religiosi della Società del Divin Salvatore, che con gran zelo iniziarono senz'altro l'evangelizzazione degli indigeni. Un terremoto distrusse i fabbricati e fece vittime fra gli orfanelli. Ripresero alacremente i lavori di ricostruzione, ma nel 1914, a cagione della guerra, dovettero allontanarsi, senza farvi ritorno.

La S. Congregazione di Propaganda Fide pensò allora di affidare la Prefettura Apostolica alla nostra Pia Società.

Il compianto Don Albera, di fronte alle continue domande di personale che gli giungevano dalle altre Missioni, fece rilevare le estreme nostre strettezze e le gravissime difficoltà di addossarci il nuovo compito. La S. Congregazione di Propaganda Fide credette bene di insistere, e i Salesiani, in conformità ai desideri del Santo Padre Benedetto XV, si sobbarcarono al gravissimo sacrificio.

Ecco la lettera che annunzia l'arrivo dei nostri sul nuovo campo di lavoro.

Da Bombay a Shillong. Ai piedi di Maria Ausiliatrice.

(Lettera del Sac. Luigi Mathias al Sig. D. Rinaldi).

Shillong, 24 gennaio 1922. Amatissimo Padre,

Le scrivo da Shillong. Non mi fu dato di poter continuare prima la relazione del nostro viaggio. La rapidità, con la quale abbiamo viaggiato, non me lo permise. Tredici giorni di mare (si volava!) circa 8o ore di ferrovia, ecco tutto quello che ci separa dal porto di partenza. Nè a Calcutta, nè tanto meno qui immaginavano di vederci così presto.

A Bombay. - Visita alla città. - Al « Malabar Hill ». - Le opere meravigliose dei PP. Gesuiti.

Il 6 gennaio, di buon mattino, celebrata la S. Messa, saliamo sopra coperta per contemplare la prima città che avremmo visto nelle Indie. Il mare è di olio: Bombay è veramente una buona baja! I fari riflettono ancora i loro raggi sulle onde già rischiarate dall'aurora, e, lentamente, il nostro Kaisar si avanzava, quando un motoscafo gli si accostò lasciando salire un ufficiale di dogana e gli incaricati per la revisione dei passaporti. Incominciò allora un'agitazione generale; da tutte le cabine uscivan fuori involti, casse e valigie con cartelli e numeri d'ordine, distribuitici in antecedenza. In pochi minuti i passaggi ed i corridoi erano ingombrati, e intanto si sentivano scosse irregolari, urli incomprensibili: il vapore era in baja.

Eccoci arrivati! Vediamo allora, ordinati ma non muti, parecchie decine di facchini sotto la guida di un doganiere eurasiano, caricare tutti i bagagli senza eccezione e farli scivolare, più o meno delicatamente, su lunghe tavole, dal vapore alla banchina, dove un numero equivalente di portatori li trasporta subito negli attigui e vasti locali della dogana. Tutto è meravigliosamente organizzato. In una gran sala, dove si allineano numerosi scaffali con numeri progressivi, vengono raccolti tutti i bagagli già antecedentemente numerati sul piroscafo; ed il viaggiatore, senza pagare nemmeno un soldo e senza il minimo disturbo, ritrova alla dogana tutto il suo. Ogni confusione, disordine e spesa, viene evitata: la compagnia si cura di tutto.

Nel frattempo potemmo contemplare sulla banchina una folla considerevole di curiosi e di aspettanti. Ci colpisce la varietà e l'originalità del vestito; l'abbondanza di gioielli delle dame, grossi anelli pendenti alle orecchie, decine di braccialetti per ogni braccio ed altrettanti ad ogni gamba; la narice sinistra anch'essa ornata di un anellino e di una piastra grande come un venti centesimi italiani. Molti hanno mazzi e lunghe collane di fiori in mano che offrono ai parenti e agli amici o padroni, appena scendono dal piroscafo, andando loro incontro con tante riverenze e saluti, e giungendo prima le mani e portandole alla fronte.

Ci decidiamo ad andar subito dai RR. PP. Gesuiti per avere sicure informazioni, ed eccoci per la città, chiedendo con gesti e tentando in tutte le varie lingue da noi conosciute di farci comprendere da chi non sa che l'industani. Abbiamo agio così di vedere una parte di questa città cosmopolita, capoluogo della presidenza omonima, costrutta, come Venezia, su di una isola bassa e che si estende ormai su l'isola di Salsetta e sulla costa, ricollegate tra loro mediante dei ponti. La città è immensa e conta ben due milioni di abitanti e lotta con Calcutta per aver il secondo posto tra le città dell'Impero Britannico. Nelle sue strade, alcune delle quali sono veri viali o boulevards, dove circolano, come nelle città europee, trams, automobili, carrozze di ogni genere, si allineano ampi e magnifici magazzini tenuti da europei e da indiani. Ognuna di queste vie sembra presentarci un'immagine del mondo in miniatura, tanta è la varietà e la moltiplicità delle sue attrattive. Dapertutto vanno, vengono, bianchi, neri, bruni, e gialli: uomini vestiti all'europa in tutto o in parte; Parsi, ossia gli adoratori del fuoco, venuti dalla Persia perchè cacciati dai musulmani, coi loro berretti di tela incerata e tronchi quali avevamo visto ad Aden; e indiani, cinti da una fascia ai fianchi.

Nelle vicinanze del porto sino alla prossimità della grandiosa « Victoria Station », l'impressione non è delle migliori: ma il quartiere europeo è degno di una delle nostre grandi metropoli, e l'insieme è di un'attrattiva straordinaria. Un calore soffocante, il solleone e la polvere ci stancarono presto: eravamo grazie a Dio, al Saint Xavier's College, dove fummo accolti con una cordialità veramente squisita dagli ottimi Padri, della Compagnia di Gesù, che misero a nostra disposizione un bravo eurasiano, loro commesso, per lo svincolo dei bagagli e il ritiro dei biglietti per Calcutta. Tutto fu fatto in poco tempo, e in modo impagabile.

Ci fermammo un giorno e mezzo a Bombay. I RR. PP. Gesuiti, cui dobbiamo la più sentita gratitudine, ci distribuirono nei loro vani istituti affidando i tre gruppi ad uno dei loro padri, che con gentile accondiscendenza ci condusse a visitare la città. Si vide così il « Malabar Hill », ove la sera una folla stragrande si reca a passeggio. Non avevamo occhi bastanti per vedere tutto! Ora si attraversavano spaziosi viali, fiancheggiati da magnifici alberi e da sontuosi palazzi; ora vie strette, caldamente infette, ove rigurgita una popolazione degradata. Scorgiamo varie botteghe indiane, che ci ricordano i chioschi delle nostre fiere. Ci passano vicino veicoli di ogni genere, trainati da piccoli cavalli, o da pesanti buffali, o dagli indi stessi che trasportano così europei ed indigeni. Più in là vediamo una folla che segue, correndo, una lettiga, portata sulle spalle da quattro indigeni. Sopra quella barella di bambù era steso un cadavere, appena inviluppato in una tela sporca, col viso scoperto, orribile a vedersi. Portano quei morti in un luogo riservato, li pongono sopra una catasta di legno, vi versano sopra olio e il parente più prossimo gode del privilegio di appiccarvi il fuoco.

Tutti si seggono accanto al rogo e pregano pel defunto. Una volta le vedove erano obbligate a bruciarsi col cadavere dei loro mariti: fortunatamente l'amministrazione inglese è riuscita a proibire questi orrendi sacrifici.

Intanto arriviamo sulla collina. Il « Malabar Hill » è un prolungamento dell'isoletta, che porta Bombay. E un luogo delizioso. I viali e le ville dominano all'intorno e serpeggiano sotto colonnati di palme. Di là si gode una vista incantevole sulla città che si distende ai vostri piedi. Sono giardini, palazzi, edifizi, senza fine, le cui forme svariatissime attirano maggiormente il nostra sguardo. Innumerevoli navi sembravano strisciare sul mare placido, mentre, alla nostra sinistra una meravigliosa vegetazione tropicale. che ricopriva i fianchi delle varie colline, ci lasciava estatici e pensosi. Il cielo era di azzurro puro ed il sole dai raggi infuocati dava a quello spettacolo ama nota di gaiezza e d'incanto.

Vicino al « Malabar Hill » osservammo circondati da un muro, un'alta torre. È la «Torre del Silenzio ». Il Padre ce ne spiega la storia quotidianamente macabra. È il cimitero dei Parsi: e l'ingresso è vietato ai profani. I cadaveri, in media tre al giorno, a misura che arrivano sono disposti sulla torre e lasciati in preda ai corvi ed altri uccelli rapaci che, a centinaia, o arrampicati sugli alberi o svolazzanti lentamente all'intorno, si precipitano sulla preda appena arrivata e la finiscono in meno di un'ora

Avevamo perduta tutta la poesia della nostra passeggiata, come se il sole si fosse oscurato e la natura avesse perduto il suo incanto, e sentimmo un brivido e il bisogno di ritornarcene.

Vedemmo ancora i famosi serbatoi d'acqua potabile che possono alimentare la città per cinque anni. Una collina intera ridotta a cisterne immense; l'acqua viene dal lago artificiale di Vehar, esteso per più di cinquecento ettari nell'isola di Salsetta, che viene alimentato alla sua volta da un fiume, il cui corso fu interrotto e vi versa tutte le sue acque.

L'indomani mattina visitammo il Collegio di S. Saverio.

I Padri Gesuiti posseggono numerose scuole medie e superiori, in particolare due grandiosi collegi, dove istruiscono lui numero considerevole di giovani interni ed esterni. Non abbiamo visto che il Saint Xavier's College, corrispondente alle nostre università, ma ne fummo meravigliati. Locali spaziosi, sale ampie fornite del materiale scolastico più scelto, gabinetto fisico e chimico dei più completi. Queste opere meravigliose, create dallo zelo cattolico, vanno facendo tanto bene a quelle popolazioni e a giusto titolo sono molto apprezzate ed encomiate dagli stessi protestanti e pagani.

Gli ottimi Padri, non contenti di averci usate tutte le attenzioni, vollero ancora accompagnarci alla stazione. Il nostro treno partiva all'una e mezzo. Distribuitici in due scompartimenti, ci affrettammo di porvi dentro tutte le valigie, per uscire sulla banchina a contemplare il movimento straordinario della stazione. A ogni istante sotto quella immensa tettoia partono ed arrivano treni da ogni direzione. Finalmente ecco la volta del nostro: un fischio stridente ce ne dà il segnale: salutiamo e ringraziamo i buoni Padri e i cari amici conosciuti sul piroscafo, che vollero venire anch'essi alla stazione; ed eccoci in moto.

A Calcutta. - Ospitalità fraterna. - L'ultima parte del viaggio. - Che incanto!

Ci vorrebbe un volume per descriverle tutto il nostro viaggio. Tutto è nuovo per noi e tutto provoca la nostra curiosità ed ammirazione. In un giorno a Bombay abbiano visto tanto da poterne parlare per tre giorni!... ed ora la natura che scorre sotto i nostri occhi, cori tutte le sue bellezze e meraviglie, ci toglie la parola. Sono colline verdeggianti, risaie sterminate, boschi di palme e bambù, banani, papaja, aranci senza fine ed alberi di cocco, all'ombra dei quali sonnecchiano mandre di buffali. Qua e colà colline dall'aspetto così strano, da sembrare veri monumenti indiani, ci fanno sospettare che abbiano avuto un influsso sull'architettura locale.

Il treno è comodissimo, e vi dormimmo due notti, meglio che sul piroscafo, proprio riposando.

Il giorno 8, alle 11, eravamo a Howrah-Calcutta. Alla stazione ci aspettavano già due Padri Gesuiti, coll'autobus del collegio. In cinque minuti l'abilissimo P. Prefetto aveva svincolato e fatto mettere nell'auto tutti i bagagli personali e le casse. Installatici nel motocar, ci dirigemmo verso ParkStreet.

Lungo il tragitto la nostra meraviglia ed ammirazione oltrepassano ogni limite. Nè a Londra, nè a Parigi, aveva visto un'animazione tale; erano migliaia di auto-carri, veicoli e tutti i mezzi di trasporto che si possono immaginare, che si seguivano a destra e a sinistra con ordine perfetto. Guardie indiane con mazzette bianche in mano regolavano la circolazione estremamente pericolosa. Oltrepassiamo il fiume Hoogly così grande e profondo da poter ricevere le corazzate, e vediamo ancorati grandissimi piroscafi, e numerose navi di tutte le compagnie di navigazione. Sulla sinistra un tempio indù, con parecchie centinaia di indigeni che vengono per le loro abluzioni e che si lavano sui gradini del tempio, che dànno nel fiume. Vediamo allora un gran numero di indi colla fronte macchiata di rosso o di striscie biancastre; ci dicono che si segnano così dopo i loro riti religiosi. Ci aveva già colpiti a Bombay un punto rosso, che molti portavano sulla fronte.

Lasciamo l'Harrison Road, centro del grande movimento, per voltare a destra nella Strabd Road. Il quartiere europeo ci richiama subito la patria lontana. Qui eravamo in una grande metropoli europea: passiamo dinanzi a splendidi edifici che ci ricordano il palazzo di giustizia ed il monumento di V. E. a Roma. Erano la High Court, l'Esplanade, Government House, Eden Garden, Museum che visitammo la sera, il Victoria Memorial, sontuoso edificio che costò più di ottanta milioni e che fu inaugurato mesi fa, in occasione della venuta del Principe di Galles. Lungo l'Esplanade vediamo ancora resti degli archi di trionfo e delle tribune che servirono per le grandiosissime feste della circostanza.

Erano le 12, quando giungemmo al n. 32 di Park Street. Là ci aspettava il buon Padre Rettore che ci ospitò con tanta cortesia per due giorni. Non si può credere, amato Padre, con quanta cordialità siamo stati accolti e trattati; non si sarebbe fatto di più per i propri confratelli; ed è perciò che tengo ad esprimerle la nostra imperitura riconoscenza e gratitudine per questi ottimi Padri.

Rifocillatici, andammo a visitare nell'annesso arcivescovado S. E. Mons. Périer, Vescovo Ausiliare, che mi volle ospite suo nei due giorni che passammo a Calcutta. S. E. fu di una gentilezza senza pari, aiutandomi in ogni senso e mettendomi al corrente di tutto con una precisione ammirevole; anche il Padre Provinciale dei Gesuiti ci ricolmò di attenzioni e di gentilezze.

Accompagnati in vari gruppi dai buoni Padri, visitammo le bellezze della città, che mi dispenso di enumerare per non prolungar di troppo questa mia.

Nel pomeriggio del giorno 11, accompagnati dallo stesso Padre Prefetto e dall'ottimo P. Van Osten ci imbarcammo a Sealdah Station. Ventiquattro ore ci separavano ancora da Shillong.

Ce ne avevano parlato con tanto entusiasmo descrivendoci la regione a colori così balli e fantastici, che avremmo spinto il treno per farlo accelerare. Partiti alle 16,40, verso le 18 oltrepassiamo un ponte lungo più di tre chilometri, ed aspettiamo il giorno seguente per ammirare la regione che diventerà il campo del nostro lavoro.

Alle 11,5o arrivammo ad Armingao, dove si scende e si piglia il ferry, che, in dieci minuti, ci trasporta sull'altra riva del Bramaputra a Pandù, Ci siamo!... Vediamo una veste nera: sarà il Padre Lefebvre, attuale superiore a Shillong? Non c'inganniamo; l'ottimo padre, che da sette anni spende coraggiosamente la sua vita nell'Assam è là, tutto arzillo e gaio ad aspettarci. Si vede subito in lui il generoso missionario e l'apostolo ardente.

« Andremo a Gauhati; stasera non ci è possibile arrivare a Shillong; partiremo domattina ».

« Pronti ! ai suoi comandi ! »

Il Padre comprende ottimamente l'italiano, essendo la madre una figlia del Connestabile della Staffa dei Barberini.

Eravamo contenti della soluzione; che ci dava agio così di vedere Gauhati, residenza del Padre che cura i due distretti di Gauhati e Dibrugarh. Se fossimo arrivati otto giorni prima, avremmo avuto il piacere d'incontrare a Shillong S. E. R. Mons. Pisani, Delegato Apostolico, in visita all'Assam. Ci rincrebbe tanto di non aver avuto simile fortuna.

Un auto, concesso gratuitamente al Padre Lefebvre, ci condusse a Gauhati. Eravamo nel nostro regno! Che incanto!... Tutte le descrizioni fatteci sono inferiori alla realtà. Bisogna vedere queste regioni: vegetazione lussureggiante; alberi meravigliosi. La strada fiancheggiava il Bramaputra; penetrava nei boschi, vi usciva per costeggiarne altri, mentre le scimmie si arrampicavano sugli alberi e uccellacci scherzavano nell'aria e uccellini dai colori smaglianti saltavano di cespuglio in cespuglio.

Eccoci nella nostra casetta: una graziosa villetta a due piani, con una veranda che circonda tutto il piano superiore. Le costruzioni sono a base di legno, causa i frequentisimi terremoti. Visitiamo la chiesetta, bellina, a cinquanta metri dal'abitazione. Vediamo, più in là, un'altra villetta ancora in buono stato, che vien affittata e dove alloggiavano le Suore di Maria Immacolata, le quali per mancanza di personale dovettero abbandonare la missione. Vi è ancora un locale per le scuole ed altre casupole per i catechisti e le persone di servizio.

La nostra impressione è delle migliori, vedendo sì bei locali, ma ci si gela il cuore, sapendo che a Gauhati, cittadina di 25 mila abitanti, vi sono soltanto 19 cattolici. Visitiamo il paese: è un parco sulla riva sinistra del Bramaputra; tutte le villette son nascoste tra gli alberi. La popolazione inglese è numerosa. Gauhati è l'antica capitale dell'Assam e l'antica residenza del Capo Commissario. Ora è Shillong, che ha l'onore di essere la residenza del Governatore dell'Assam. Il Padre di Gauhati è continuamente in giro; difatti non lo troviamo; egli visita le numerose piantagioni di the nei due immensi distretti che si estendono per parecchie migliaie di chilometri, e non torna a Gauhati che per riposarsi delle grandi fatiche richieste dal servizio nelle varie piantagioni dove trovasi il maggior numero dei cattolici.

L'importanza del centro richiede subito altri aiuti; ma di ciò parlerò quando potrò darle una relazione dettagliata.

Dopo aver passata una notte un po' fredda e sentito l'urlo lamentevole degli sciacalli venuti fin nel nostro giardino, il 13, alle 7 del mattino, un automobile speciale ci aspettava per portarci finalmente alla mèta sospirata.

Arrivo alla capitale della Prefettura. - « Buon... gior...no... Pa dri » ! - I Salesiani erano stati preceduti...

Una strada, ottimamente mantenuta, lunga 1o8 chilometri, che s'insinua continuamente fra boschi, valli e monti, dandoci l'idea di trovarci nell'isola delle fate, ci richiama le più belle località che abbiam potuto vedere ed un oh! di meraviglia ci scappa ad ogni istante. Si desidererebbero presenti tutti gli amici, perche potessero anch'essi godere di sì bello spettacolo. Sono foreste vergini impraticabili, dove tranquille ed indisturbate hanno ricovero belve selvagge, tigri che spesso vengono a visitare le vicinanze, elefanti più o meno mansueti. Due o tre volte siam fermati da barriere di controllo. Essendo la via estremamente tortuosa, vi sono, per evitare scontri, ore fisse per scendere e per salire. A Nongpoh, mezza strada, si fa alt! Prendiamo un po' di ristoro.

Alle 14 giungevamo a Shillong. Mi riservo di descriverle un'altra volta questa Hill Station, la stazione climatica più bella di tutte le Indie Orientali. È un gran parco abitato. Ai piedi della lunga gradinata, che conduce alla Chiesa parrocchiale, ci aspettavano il Padre Van Lemberghe S. J. ed il fratello Brisson della Congregazione di Santa Croce, con una diecina di orfanelli, che ci salutarono in italiano, scandendo le sillabe: « Buon... gior...no, Pa...dri ». La sorpresa ci commosse. Alzando gli occhi, si presentò al nostro sguardo la bella facciata della residenza della Prefettura Apostolica, cori in centro la grande Cappella che ci lasciò un'impressione di pietà e di devozione, appena vi entrammo per dire il nostro primo grazie riconoscente al Signore ed alla Vergine Ausiliatrice.

Ci avviciniamo all'Altare maggiore, vero capolavoro, e a un tratto, uno di noi esclama: « Qui... qui... c'è Maria Ausiliatrice!... Guardate! ». Ci rivolgiamo e, sopra l'altarino della navata sinistra con nostra meraviglia, con giubilo indescrivibile, vediamo proprio una statua di Maria Ausiliatrice... Non era una di quelle da noi spedite, che non sono ancora arrivate, ma una piccola statua ivi lasciata dai P.P. Salvatoriani. Rimanemmo silenziosi alquanto, e c'inginocchiammo dinanzi all'effigie di Colei che aveva voluto precederci nell'Assam, per prepararci una Missione che sarà certo da Lei benedetta. Quante cose comprendemmo allora, e quante commozioni per il nostro cuore!...

Installatici alla meglio nelle numerose camere a disposizione nella Prefettura, andiamo a visitare subito parte delle opere annesse. Ma la serata non basta: ci vuol tempo per farci un'idea esatta e completa. Qui è il periodo delle vacanze, non perche faccia caldo, tutt'altro, ma perchè fa freddo. Nelle pianure le vacanze hanno luogo come in Italia, essendo allora il clima troppo caldo; sui monti, come qui, le vacanze hanno luogo nella stagione fredda da dicembre a marzo, per dar agio ai convittori di andare al tepore della vallata.

Siano dunque arrivati a tempo anche per questo.

Chiudo, amatissimo Padre, questa mia, colla promessa d'inviarle presto un esatto ragguaglio di tutte le opere che ci attendono in Shillong e negli altri distretti. Come siamo pochi, di fronte all'immenso lavoro!...

Ci benedica tutti, perchè tutti le promettiamo di essere sempre uniti agli amati Superiori, in don Bosco e in Maria Ausiliatrice.

Di Lei, veneratissimo Padre,

Ubb.mo e um.mo figlio in J. C.

Sac. LUIGI MATHIAS

Missionario Salesiano.

Congressi Eucaristici.

A Torino, dal 10 al 14 maggio p. v. si terrà il I° Congresso Eucaristico Regionale, con intervento di tutti i Vescovi del Piemonte, in omaggio ai Giubilei dell'E.mo Card. Richelmy, come abbiam detto nei mesi scorsi.

Raccomandiamo a tutti i Circoli dei nostri Oratori ed Istituti di cooperare alacremente al buon esito dell'importante Congresso, colla preghiera e coll'opera, nel miglior modo possibile. La stessa raccomandazione la rivolgiamo a tutti i nostri giovani per la buona riuscita dei vari Congressi Eucaristici Diocesani, indetti in molte città, in preparazione al XXVI CONGRESSO EUCARISTICO INTERNAZIONALE, che avrà luogo in Roma dal 24 al 29 maggio p. v

LETTERE DEI MISSIONARI

CINA

Una visita ai distretti del Vicariato di Shiu-Chow.

(Relazione di Mons. Luigi Versiglia) (Vedi Boll, di marzo u. s.).

IV. Lin Chow e Jeong Shan.

Lina vecchia superstiziosa. - La noia della vita in barca. - Finalmente!

Durante il nostro viaggio da Cheg Lin a Lin Chow, niente di nuovo, se si eccettuano le continue lamentele della vecchia padrona della barca. La buona donna, che per prestar servizio al Missionario aveva giurato di non adorare più gli idoli (a questi giuramenti ormai ci siamo abituati) si trovava un po' nell'imbarazzo, e perciò al mattino si alzava presto per fare i suoi sacrifizi, ed alla sera, quando s'immaginava di non essere veduta, faceva le sue prostrazioni.

Così quando si arrivava ad un passo un po' difficile, veniva da noi e cominciava a dire che bisognava arrivar presto, che la sua barca era stata sempre delle più veloci, ma che in quel punto ci voleva molta sam kii, molta attenzione; e girava e girava, fino a conchiudere che bisognava placare gli spiriti. Noi ridevano ed essa insisteva. Che se talvolta tentava di porre in esecuzione i suoi desideri, un urlo di Don Frigo le incuteva più spavento che non gli spiriti, e finiva col lasciar cadere tutto nel fuoco.

Ma, a dire il vero, se non c'è qualche distrazione, la vita sulle barche è la più noiosa che si possa immaginare. Per quanto uno voglia occuparsi, si finisce col passare la giornata nel mangiare, bere e dormire, e a leggicchiare qualche pagina. Il luogo basso e ristretto obbliga ordinariamente a star seduti, o coricati, od accoccolati, sopra una stuoia; e i barcaiuoli, e tutti quelli che hanno bisogno di muoversi, andando avanti e indietro, vi calpestano anche senza complimenti, e vi assordano colle loro grida. Per noi si aggiungeva anche una turba di moscherini, quasi impercettibili, che mordevano come disperati ed eccitavano un prurito insoffribile.

In compenso, i paesaggi sono incantevoli. Ora sono le acque dei piccoli confluenti, che, slanciandosi dall'alto delle roccie, formano un arco sotto cui passa la barca, come sotto una vòlta di cristallo; ora son numerose stalattiti, sospese alle roccie, che vi ricordano le larghe unghie dei mitologici cavalli di Diana: ora frequenti cascatelle, che, precipitandosi di balza in balza, arrivano al fondo convertite in un immenso pulviscolo acqueo: ora frequenti paesetti, graziosamente sparsi qua là, sull'una e sull'altra sponda... e tante altre scene pittoresche che rompono la monotonia.

Avevam trascorso così tre giorni e tre notti, e si prevedeva di dovervi restare ancora una notte, quando in buon punto venne a liberarci l'abilità strategica di Don Frigo. Salito su di una piccola altura, egli fece i suoi calcoli. Lin Chow è là, dietro quelle montagne; tre ore per salire, due per discendere. Sono le tre: alle otto possiamo essere a casa. Detto fatto; lasciammo i servi sulla barca, e noi con alcuni cristiani ci arrampicammo sull'erta.

Il sentiero era piuttosto una scala, ed assai ripida; tuttavia, dopo aver passato tanto tempo rannicchiati sul fondo della barca, non ci sembrava vero di poter sgranchire un po' le gambe; e in poco più di tre ore eccoci alla cima. Là ci apparve d'un colpo tutta la vasta pianura di Lin Chow, attraversata da due fiumi importanti, quello di Lin Shan e quello di Sceng Tzi, le cui acque cristalline, rinfrangendo gli ultimi raggi del sole, davano l'illusione di due lunghe striscie d'argento sul verde tappeto di una vegetazione lussureggiante.

Lin Chow è situata alla confluenza dei due fiumi, e la parte cintata ha la forma di un lungo rettangolo. Le mura, alte da quattro a cinque metri, sono di tale larghezza che tre paia di buoi aggiogati potrebbero passarvi comoda mente. Quasi nel centro di ciascun lato si apre la porta ad arco, che, attraversando tutto lo spessore della muraglia, forma una galleria, chiusa al fondo da un portone di ferro. Varcata questa prima porta, si entra in una piazzetta quadrata, cinta tutta all'intorno da mura di egual altezza e spessore, difesa ad ogni angolo da una torre a diversi piani. Attraversata la piazzetta e oltrepassata una seconda porta, fatta come la prima, si entra nella vera città. Questo è il sistema ordinario delle fortificazioni cinesi. Le porte sono sempre esattamente orientate verso i punti cardinali, dai quali vengono anche denominate: Tong Mun, Shai Mun, Nam Mun, Pak mun, cioè porte dell'Est, dell'Ovest, dei Sud, e del Nord. Così pure dal nome della porta, si denominano tutte le località urbane.

La città murata non contiene però che una minima parte della popolazione; fuori della cinta si estendono ancora borghi immensi, ed appunto nel Shai Mun, sheng ngoi, borgo della porta di Ovest, è situata la nostra residenza. Noi, dall'alto della montagna, vedevamo col binoccolo sventolare la bandiera bianca, quella del T'in Chue Tong (Chiesa Cattolica) e quella tricolore in segno di festa.

Ci fermammo qualche istante a contemplare le bellezze del panorama, e scendemmo, affrettando il passo.

A Lin Chow avevano fatto grandi preparativi per il nostro ricevimento, calcolando che saremmo arrivati a mezzogiorno. Il nostro arrivo a quell'ora li sconcertò quindi non poco: avrebbero voluto li per lì riorganizzare la festa; ma io, accortomi del loro imbarazzo, li ringraziai e non permisi che si incomodassero ulteriormente. Cedettero a malincuore, perchè bramavano dimostrare come sanno trattare i loro padri spirituali, e si consolarono al pensiero di una prossima rivincita.

A Lin Chow il movimento si è di molto accentuato dall'ultima mia visita. Trovai la casa quasi continuamente piena di persone, che venivano a visitare i San Fu, i padri, la cui influenza è raddoppiata. Ciò è dovuto all'attività dei nostri confratelli, che, da buoni salesiani, non sanno star fermi. Sebbene ancora poco esperti della lingua, essi incominciarono subito ad avvicinare i fanciulli, coi quali è molto più facile intendere e farsi intendere: li riunirono, li divertirono, e a poco a poco attirarono con loro altra gente.

Un'altra circostanza concorse ad aumentare questo prestigio.

Nella rivoluzione del febbraio anche i nostri confratelli di Lin Chow si trovarono presi tra due fuochi: l'esercito assalitore e quello difensore. La casa della Missione divenne rifugio per la povera gente del borgo, che, non sapendo dove mettersi in salvo, corse a ripararsi sotto la protezione della Chiesa Cattolica.

Mi scriveva Don Frigo:

« Mi trovava a Tong Pi, quando ebbi la notizia che un esercito di 4.000 uomini preparavasi a dare l'assalto alla cità di Lin Chow, Con sei ore di corsa forzata arrivai alla residenza, e mi trovai in mezzo a qualche centinaio di uomini, donne e bambini, che, colle loro masserizie principali, e le cose più preziose, si erano ricoverati dentro le mure del T'in Chue Tong, Missione Cattolica.

» Il salone principale della casa era trasformato in dormitorio per gli uomini; il Kuneon Tong, casa delle Vergini indigene, rigurgitava di donne e bambini, dagli occhi sbarrati e velati dalla paura. Nella mia stanza erano depositate casse forti di ricchi negozianti, manoscritti, contratti di beni stabili, contratti di ogni genere, involti di abiti preziosi. Alcuni vollero anche depositare presso di noi i loro denari, che Don Cucchiara nascose per bene sotto le tegole del tetto.

» Tutta la notte fu un andirivieni tale, che, quantunque spossato dal viaggio, non chiusi occhio. Verso le quattro del mattino il crepitio, a noi ben noto, delle mitragliatrici e le scariche di fucileria ci fecero capire che la battaglia era ingaggiata. Le palle fischiavano per ogni dove, passavano sopra i tetti, battevano contro la porta della Chiesa, scoppiavano in alto. La mitragliatrice sparava a tutta forza contro le mura della città, dalle quali rispondevano con intensità non minore i soldati della difesa.

» Con bauli, casse, valigie e coperte feci un riparo alle finestre per timore di qualche palla fuorviata. Si chiusero e sbarrarono tutte le porte del recinto, proibendo a chicchessia di uscire, di muoversi e far rumore. Il fuoco non cesso prima delle dieci. Vi furono ancora lievi combattimenti per tre giorni: in fine, vista la città ben difesa e venendo loro a mancare le munizioni, gli assalitori si ritirarono ».

I nostri confratelli, a capo di un gruppo di coraggiosi, corsero subito a portare i soccorsi di urgenza ai feriti, sia nella città che fuori, lanciando così i primi fondamenti di una società, che rimase col nome di Croce Rossa.

Questi avvenimenti, e la protezione offerta a tante persone in un frangente così pericoloso, crebbero la fama e l'autorità della Missione Cattolica.

Maria Ausiliatrice é amata anche dai pagani. - La festa di S. Luigi: sparo di petardi e gioia di cristiani.

Anche la divozione a Maria Ausiliatrice ha preso a Lin Chow uno sviluppo consolante. Solenne fu l'inaugurazione della bellissima statua offerta da un gruppo di generose signorine universitarie torinesi al nostro Don Garelli, che la regalò a Lin Chow, primo campo delle sue fatiche. Ogni giorno i buoni cristiani vanno infallibilmente a visitarla, e il titolo di Ausiliatrice fa buona impressione persino sui pagani.

Questa povera gente, così abituata ad essere calpestata, sia dai malvagi che dalle autorità, sente con sollievo e soddisfazione parlare di un Essere Potente che, nella sua materna bontà, si costituisce Aiuto e usbergo di chi l'invoca con fede. E quindi accorre con trasporto a vederne l'immagine, e qualcuno fu colto mentre vi faceva le sue prostrazioni, come si fosse trovato dinanzi alla statua di un idolo.

Faccia la Vergine che questi ossequi, purificati da ogni sentimento di superstizione, possano quanto prima sgorgare da cuori pieni di fede e di confidenza nella sua potenza e nel suo patrocinio!

Passai tre giorni nella residenza di Lin Chow, anche per dare ai cristiani l'occasione di rifarsi un po' della disdetta che avevano subito al mio arrivo intempestivo. Al terzo giorno ricorreva la festa di San Luigi, e vollero solennizzarla con me. Per prima cosa si accostarono tutti e con vera pietà ai SS. Sacramenti. Persino alcuni, che, mi dicevano i confratelli, non si erano mai visti, approfittarono di quella occasione per farsi vivi.

All'uscire dalla chiesa, dopo la Messa, fui accolto con un fragoroso e prolungato sparo di petardi. Già, in Cina, non si fa nulla di importante senza gli spari. Un matrimonio, un funerale, un genetliaco, un decesso, un atto di culto, una manifestazione di stima, un contratto importante, l'inaugurazione di una scuola, una festa qualsiasi, perfino l'intraprendere un viaggio, è contrassegnato da lunghi spari di mortaretti, sulla pubblica via, all'ora fissata dai bonzi o indovini, ed anche nel cuor della notte. Per fortuna c'è il lato buono: infatti il fumo della polvere è un potente disinfettante contro i miasmi che esalano dalle immondizie, di cui è piena, si può dire, ogni casa ed ogni strada.

Quella mattina dovetti adunque passare anch'io in mezzo alla tempesta, e credo che se avessi avuto in dosso tutti i microbi della peste di Milano, con quella disinfezione avrei potuto scamparne illeso.

Nella sala uno dei cristiani mi presentò i complimenti da parte di tutti; indi ciascuno volle fare le prostrazioni di rito, poi si ritirarono.

Speravo che tutto fosse finito; ma, alla sera, vidi la stessa sala riempita di tavoli. Era il pranzo sociale. Tutti i cristiani mangiarono alla cinese; noi tre invece, con nostra meraviglia, fummo serviti all'europea, con proprietà ed esattezza.

Verso Tong Pi. - Triste spettacolo di abbiezione umana. - Un catecumeno singolare.

Il giorno seguente partimmo, per tempo, per recarci a visitare le cristianità di Tong Pi, dove fioriscono le migliori nostre speranze. La via, che dovevamo percorrere, è chiamata, forse per ironia, Tai lu, la via grande; anticamente, forse, poteva essere tale.

Negli annali della dinastia dei Song (1776-112 av. C.) si parla infatti di vie spaziose, lastricate con larghe pietre e fiancheggiate da enormi alberi, le quali mettevano in comunicazione diretta le sedici province dell'Impero, dal nord al sud. Attualmente il rovinio del tempo non ha lasciato di esse che qualche indizio, e ben incerto.

Ad ogni modo, la nostra conserva il nome di Tai lu, e forse lo conserverà per tutti i secoli, e mette in comunicazione diretta colla provincia del Fu Nan. Nelle vicinanze della città o dei grandi mercati ha una larghezza discreta, talora anzi è lastricata; ma poi va man mano restringendosi fino a ridursi ad uno di quei piccoli sentieri di divisione tra una risaia e l'altra, della larghezza di un piede o poco più.

Su questa via s'incontrano ad ogni passo file innumerevoli di portatori, che discendono a Lin Chow, od ascendono al Fu Nan. Vengono carichi di olio, e rimontano carichi di sale.

Si vedono questi poveri disgraziati, tra cui molte donne, fanciulli ed anche vecchi, gli uni dietro gli altri, camminare con fatica, talora arrampicarsi a stento sul sentiero tagliato nel fianco della montagna, avanzare silenziosi, a passo lento, cogli occhi quasi sempre fissi a terra. Le bestie da soma difficilmente sopporterebbero le fatiche, cui si sobbarca questa povera gente, spinta dalla miseria. Le Cha Tin, case da té, sono disseminate su questa via più che altrove, e s'incontrano ad ogni mezz'ora. A ciascuna di esse generalmente fanno una breve tappa, prendono un po' di respiro, bevono alcune tazze di té, per riprendere subito il faticoso cammino che dura tre giorni per la discesa, quattro per la salita.

Quando incontrano un viandante, si arrestano; e, o si addossano alla montagna, ovvero discendono fino al ginocchio in mezzo al fango delle risaie per lasciargli libera la via; non c'è pericolo che gli contendano il passo, abituati come sono alla loro abbiezione e persuasi di essere inferiori a qualsiasi altro passeggero.

« Povera dignità umana! » pensava tra me, coll'animo oppresso dalla tristezza. « Povere vittime di una civiltà pagana! Potessimo farvi giungere una parola di conforto! Potessimo far nascere nel vostro cuore almeno la speranza di una futura rigenerazione! »

A Tong Pi i cristiani erano stati avvertiti del nostro arrivo, e molti, nonostante il cattivo tempo, ci vennero incontro vestiti a festa, coi loro abiti lunghi di cerimonia.

Tra gli altri ve n'era uno, con i calzoni rimboccati fino al ginocchio, un cencio di giacca sulle spalle nude, il naso rosso e due denti come due zanne, le braccia forti e nerborute. Reggeva sulle spalle una stanga di bambù, ai capi della quale erano attortigliate due corde. Appena ci vide da lontano, incominciò a correre verso di noi battendosi la fronte e gesticolando, come un maniaco. Impressionato a quella vista:

- Che cosa hai? gli chiesi.

- È già una settimana, rispose, che tutte le mattine vado alla chiesa per sapere quando saresti venuto. Voleva portare i tuoi bagagli. Oggi che ho ritardato un poco, ecco che arrivi senza di me.

E si batteva di nuovo la fronte.

- Ebbene, sta' di buon animo, ce li porterai al ritorno.

Egli è ora un fervente catecumeno, come fu un fervente digiunatore. Da giovane aveva intrapreso diversi negozi, ma sempre gli erano andati a male, con la perdita del piccolo capitale accumulato dai suoi. Aveva venduto i terreni ed impegnata la casa, sicchè non gli rimaneva altra risorsa che le braccia. Ritenutosi oppresso dalla mala sorte, s'inscrisse nella setta dei digiunatori, sperando di migliorare la sua posizione.

La setta dei digiunatori. - « Tu perchè vuoi farti cristiano? ». - Una cristianità povera ma fervorosa. - Venti giovinette pagane. - Venti battesimi e prime comunioni.

Questa setta religiosa obbliga i suoi aderenti ad astenersi in perpetuo dalle carni e da tutto quello che ha principio di vita sensitiva; e ciò allo scopo di ottenere dal destino la pace, la fortuna, durante questa vita, ed il paradiso di delizie dell'Occidente, nell'altra; od almeno la sorte di rinascere nella persona di qualche ricco onorato. Questa è l'idea fondamentale, modificata poi secondo il gusto d'ognuno dei capi con differenti dogmi e precetti. Attualmente è molto diffusa al sud della Cina, e specialmente tra le donne. Queste povere vittime di una civiltà scettica e sensuale, tenute in conto di oggetti da strapazzo o tutt'al più da trastullo, cercano dovunque una via di sollievo alla loro misera condizione. E non potendo trovarla in questa vita, si ripromettono che almeno, rimanendo fedeli al voto di astinenza, potranno dopo morte svincolarsi dalla loro condizione di donna, e rinascere uomo.

Domandai al nostro catecumeno: - Quanti anni hai digiunato? - Cinque, mi rispose.

- Ed in cinque anni non hai fatto fortuna? - Ho perduto anche quel poco che aveva, ed i creditori mi hanno venduto anche la casa.

- Ma digiunavi proprio sempre?

- Ecco. Il mio maestro mi diceva che si possono mangiare le carni di quegli animali che non si sono visti a morire, - che non si sa se siano stati uccisi, - che non si sospetta che siano stati ammazzati.

- Oh, a queste condizioni, posso fare anch'io il voto del vostro digiuno! E i vostri bonzi sono fedeli all'osservanza? - Ridendo rispose che il loro catechismo racconta come un vecchio bonzo, il quale predicava l'astinenza rigorosa persin dalle uova, una volta essendo stato regalato di qualche dozzina di uova fresche, trovò il modo di fare un'eccezione alla regola; e compose alcuni versi, pieni di sentimento umanitario. « Piccolo pollastrello, diceva, che te ne stai ancor rinchiuso, come il cielo e la terra dentro il caos primitivo; prima ancora che tu possa aver carne, ossa e penne, io, vecchio bonzo, pieno di compassione, ti manderò nel paradiso dell'Occidente, per sottrarti al coltello micidiale dell'uomo ». Così dicendo, se le sorbiva, una dopo l'altra, deliziosamente.

- Come adunque sei venuto alla religione cristiana? domandai di nuovo al catecumeno.

- Visto che col digiuno le mie cose andavano sempre peggio, cercai un'altra via. Sentii dire che gli adoratori del Signore del Cielo digiunano una sola volta alla settimana. Questa religione, pensai subito tra me, è più comoda della mia, e se con essa non otterrò nulla, almeno la spesa sarà diminuita. Cercai quindi un amico che me la insegnasse e l'ho abbracciata.

- Ma dunque tu ti vuoi far cristiano per ottenere la fortuna a miglior prezzo?

- In principio era così, ora no.

- Che cosa pretendi ora col farti cristiano?

- Ora l'ho studiato: « Nii Vui Ship Mo Cin Can? Tu per qual motivo ti fai cristiano? » È la prima domanda del Catechismo.

- Va bene, ma dimmi anche la risposta...

- Ah!... subito... « Per adorare Dio e salvarmi l'anima ».

- Bravo! Con questo ne sai più del tuo Confucio e di tutti i bonzi. Continua a recitare.

- Man jan, piano piano, mi rispose. Vuoi che impari tutto in una volta? Non sai che ho impiegato tre mesi ad imparare questo?

- Veramente, se l'hai imparato e lo pratichi come si deve, non è poco. Va sempre avanti!

Contento come una pasqua, si rimise in comitiva e ci seguì a Tong Pi.

Arrivammo alla cappella, dove quasi tutti gli altri cristiani stavano ad aspettarci. Dissi cappella; ma, povero me! È una casa, o meglio parte di una casa affittata, con tre stanze al pian terreno, senza pavimento, in cui l'umidità, anzi l'acqua, nasce da tutte le parti.

La stanza più larga, che misura circa quattro metri di larghezza per sei di lunghezza, è senza finestre, con una sola apertura nel tetto a guisa di abbaino, da cui discende aria, luce, vento ed acqua. Serve da cappella per un duecento e Più cristiani, i quali si devono accontentare di stare un po' dappertutto nelle stanze attigue, e persin nella cucina. Ma sono contenti, nessuno si lamenta, o crede per questo di partecipar meno alle funzioni.

È uno spettacolo desolante e consolante nello stesso tempo; desolante per la miseria in cui versa la cristianità, consolante per il fervore che l'anima. Abbiamo provato le più dolci consolazioni, che ci fecero dimenticare di trovarci in un ambiente così meschino. Già fin dalla prima sera numerosissimo fu il concorso dei battezzati per accostarsi alla confessione, e dei catecumeni, per essere ammessi al santo Battesimo. Mentre io confessava, Don Frigo e Don Cucchiara ne preparavano una quarantina per la prima confessione e prima Comunione.

Quella stessa sera, dopo le orazioni, rivolsi loro alcune parole sulla necessità e sui vantaggi della preghiera. In una sala attigua, separata da una sola barriera di legno, si trovavano una ventina di giovinette, alunne e pensionanti del padrone di casa, che avendo fama di buon letterato e di uomo onesto conduce una scuola, frequentatissima non solo dai ragazzi, ma anche dalle ragazze di miglior condizione della città e dintorni.

Finita la preghiera, mentre ciascuno si disponeva a tornarsene alla propria abitazione, quelle giovinette, fattesi coraggio, si presentarono tutte in corpo e, dopo la riverenza di rito, mi chiesero il libro delle preghiere.

- Ma voi non siete cristiane, risposi sorridendo.

Rimasero un po' sconcertate; poi una di esse mi rispose in atto di modesta domanda: - E non essendo cristiane, non possiamo pregare il Signore del Cielo?

- Eh! sì che lo potete, ma temo che voi non lo facciate sul serio, e che i vostri parenti non l'approvino.

- Non temere, mi rispose la stessa; tu hai detto stasera che non i soli cristiani possono trar profitto dalla preghiera, perchè Dio è padre di tutti: e noi abbiamo deciso, se tu ce lo permetti, di pregarlo ogni sera.

Demmo loro il libretto delle preghiere, ed esse, ringraziando, si ritirarono.

Eravamo già a letto, e sentivamo ancora quelle buone figliuole, nel loro dormitorio, cantare all'unissono le nostre orazioni.

Il giorno appresso vollero andare al catechismo, e pregarono il maestro, che è catecumeno, di spiegarlo in scuola come libro di testo.

Vedendo che distribuiva delle medaglie ai bambini, esse non osarono domandarle, ma indirettamente mi fecero capire che le avrebbero avute care; e le accontentai. Avrebbero voluto anche il rosario, ma ne aveva già esaurita la provvista. L'ultima sera, che sostammo, si fecero coraggio e si presentarono cogli altri nella cappella alla preghiera comune, ed al mattino vennero anche ad ascoltare la Messa. Il Signore apra la loro mente alla luce fino al conseguimento della fede.

Il secondo giorno era stato destinato all'esame dei catecumeni per il S. Battesimo. Furono molti; ed una ventina, ben istruiti, ricevettero il Sacramento della rigenerazione, e poterono subito dopo cibarsi delle Carni dell'Agnello Immacolato. Tra gli altri vi fu la famiglia intiera di un ricco commerciante, che aveva fatto non piccole rinunzie per divenire cristiano. Furono battezzati il padre con la moglie, i figli con le rispettive mogli e i figli dei figli. In tutto dodici persone di una stessa casa. Era il caso di ripetere le parole del Vangelo: « Hodie salus huic domui facta est. » Il Signore ha benedetto la costanza di quella buona famiglia: il loro negozio non solo non ebbe a soffrire per la rinunzia di un cattivo genere di commercio, ma fiorisce sempre più; il che produce nei Cinesi un effetto meraviglioso.

Il terzo giorno si impiegò nell'istruire gli altri catecumeni e regolarizzare diversi matrimoni. I giorni passati a Tong Pi volarono come per incanto, in mezzo a quella fioritura di vita cristiana.

E di tutta necessità comprare un terreno per costruirvi una residenza con una cappella conveniente, il che ci costerà la spesa di 2500 dollari, equivalente al cambio d'oggi a parecchie decine di migliaia di lire. Mi vengono i brividi. al solo pensarvi: eppure il caso è urgente e bisogna compiere qualunque sacrifizio per provvedervi. Stringe pure la necessità di procurare il personale adeguato. Malgrado le dure prove, infatti, il movimento cristiano è andato sempre più sviluppandosi, cosicchè dovetti già inviarvi un catechista e due catechiste, che sono tuttavia impari al bisogno. Nella sola regione di Tong Pi sorgono 42 paesi, dislocati sopra un'estensione di circa 20o chilometri quadrati. In ciascuno vi è una quarantina o più di cristiani e catecumeni, e sarebbero di più, se si potessero accudire. L'istruzione di questi catecumeni non si può formare con una visita di passaggio, ma esige una permanenza di mesi e mesi.

Qual pena vedere tante anime già sulla soglia della fede, e non poterle istruire per mancanza di mezzi! Susciti il Signore un buon numero di vocazioni, e ci mandi i mezzi sufficienti per mantenere un esercito di catechisti e catechiste!

LUIGI VERSIGLIA, Vescovo tit. di Caristo, Vic. Ap. di Shiu-Chow.

Dal Rio Negro (Brasile).

Ci giungono altre notizie consolanti dal Rio Negro (Brasile).

Le S. Comunioni distribuite a S. Gabriel nel 1921 sommarono a 8150, mentre nei cinque anteriori, cioè dal tempo che vi si stabilirono i nostri Missionari, erano salite, complessivamente, appena a 7743. Così il senso religioso va a poco a poco penetrando nella popolazione, tra cui fiorisce già la Guardia d'onore del Sacro Cuore e si è fondata una Conferenza di S. Vincenzo de' Paoli.

Anche nell'istituto della Missione a S. Gabriel si è fondata una compagnia di S. Luigi, si è stabilita una scuola di canto, e la notte di Natale s'è inaugurata una piccola fanfara, grazie all'attività del direttore don De Britto.

Ad accrescere splendore e solennità alle feste concorrono anche le conferenze con proiezioni e rappresentazioni cinematografiche religioso-morali, ottenute con l'apparecchio portato da Mons. Massa.

Ancora. Il nuovo missionario don Giovanni Marchesi ha fatto una prima escursione nel basso Rio Negro, amministrando 370 battesimi e 75 matrimoni.

Il Prefetto Apostolico Mons. Massa, in cerca di nuovi mezzi e sussidi, si è recato a Rio Janeiro, dove ha già tenuto varie conferenze e ha fondato un'Associazione protettrice dei fanciulli del Rio Negro, allo scopo di mantenere i poveri giovani raccolti dai Missionari, procurando loro vitto e vestito.

A sostegno dell'immensa Prefettura Apostolica del Rio Negro, si è stabilita una nuova residenza nella città più vicina, cioè a Manaos, dove si è aperto un Oratorio festivo, già frequentato da 200 ragazzi, con annesse scuole serali, che funzionano nel palazzo vescovile, generosamente concesso da S. E. Mons. Ireneo Joffily.

Episodi Missionari.

« Padre, insegna anche a me il latino»

Giunto sul campo di missione, avevo preso ad insegnare i primi elementi di latino a due giovani cinesi, che speravo di poter avviare al sacerdozio. Un pomeriggio, mentro ero chino sui libri, vidi aprirsi la porta dello studio e avanzarsi il piccolo Menico Cha Y Fuk, che mi rivolse il saluto cristiano:

- Iddio ti protegga e ti aiuti, Padre.

- Iddio ti protegga e ti aiuti, Domenico - risposi.

Ed egli, accostatosi al mio tavolino, con tutta disinvoltura mi disse: - Padre, insegna anche a me il latino.

- Che vuoi farne tu del latino? - Voglio farmi prete!

- Ma se hai già la sposa, come puoi farti prete?

- Oh! la mia sposa è piccola, piccola; e poi è tanto malata.

Ed i suoi occhi si riempirono di lagrime. La conversazione tacque, nè più si tornò sull'argomento. Ma sull'anima ingenua di quel fanciullo, che forse si schiudeva alle prime voci della chiamata divina, vegliava amorosa e benigna la Provvidenza, che, per vie meravigliose, doveva condurlo realmente sulla soglia del Santuario.

I Cinesi rendono un culto religioso alla memoria degli antenati: e, per assicurarsi la posterità e la conservazione del nome, e divenire essi stessi a suo tempo antenati, usano assegnare ai fanciulli, fin dai primi anni, una bambina come sposa futura. Così era accaduto al nostro Domenico; ma, poco dopo l'accennato colloquio, la poverina, a lui promessa, moriva.

Mentre mi trovavo a Pak Heung, prima ancora di giungere alla residenza, avevo già sentito parlare di questo fanciullo, dalla voce bellissima, che si distingueva fra tutte le altre nel canto delle orazioni, tanto da essere soprannominato « l'usignuolo ».

Menico non aveva famiglia propria. Ancor piccino era stato comperato per pochi soldi da Cha Y Fuk, che, non avendo figli maschi, lo aveva costituito suo erede, perchè tramandasse il suo nome.

Ma Cha Y Fuk era povero, aveva appena di che vivere, e riceveva frequenti elemosine dalla Missione, di cui coltivava i campi ed abitava una casa. Un giorno, cedendo alle sataniche insinuazioni dei suoi fratelli cinesi, senza alcuna dispensa, diede una sua figlia in isposa a un pagano. Il fatto era gravissimo, anche in considerazione dello scandalo suscitato per colpa di chi era stato beneficato dalla Missione in tutti i modi. E il Missionario, per evitare che il cattivo esempio si propagasse, credette opportuno dare una lezione severa, ma necessaria, licenziandolo.

Passarono pochi mesi. Un giorno mi recai al mercato della vicina città, e, con mia sorpresa, vi trovai il piccolo Domenico. Quant'era mutato! Aveva il capo chino, gli occhi infossati, il viso macilento, il corpo rivestito di pochi cenci. Mi avvicinai, pieno di compassione, e gli chiesi: « Che cosa fai qui? » Trasalì. « Vendo oggetti »: rispose con un singhiozzo; e volse altrove il viso, perchè l'emozione gli smorzò la parola. Guardai intorno: il poverino non aveva nulla. Sentii una fitta al cuore: un dubbio orrendo mi agitò l'animo: ebbi paura di indovinare. Ma quando vidi poco lungi il padre adottivo, che importunava un vecchio signore affinchè comperasse una merce di cui l'altro non voleva saperne, il mio triste presentimento si convertì in angosciosa certezza. Domenico si trovava sul mercato per essere venduto!

Come un lampo mi passò l'idea di comperarlo io stesso; fui arrestato dal pensiero della responsabilità, a cui andavo incontro. Avrei dovuto prima parlarne col Superiore, e temevo le critiche e le osservazioni dei cristiani.

I Cinesi sono eminentemente superstiziosi, e in loro avrebbe potuto produrre cattiva impressione il riscatto del figlio di chi si era beffato del Missionario e delle leggi più sacrosante della gratitudine, col dare in isposa la propria figlia ai pagani. D'altra parte la figura del piccolo Menico, buono e affabile, diligente nello studio del catechisno, assiduo alla preghiera, mi era davanti nella sua chiarezza, e mi risuonava all'orecchio, come un'armonia dolce, la sua voce carezzevole: « Padre, insegna anche a me il latino! »

Poteva io permettere che quella piccola e ingenua creatura fosse venduta a una famiglia pagana, e costretta a bruciar incenso agli idoli, dopo aver conosciuto e adorato il vero Dio?

« No, no! » dissi recisamente, « giudichino i cristiani come vogliono l'operato del Padre; prima di tutto la salvezza delle anime ».

E, vinta ogni titubanza, mi avvicinai a Cha Y Fuk e gli dissi: - Prendo con me il fanciullo!

- San Fu (Padre), non ho riso da mangiare! - gemette il vecchio.

In quanta abbiezione era caduto chi aveva disprezzato la Fede e i consigli del Missionario!

- Ebbene, vieni a casa mia, e ti darò da mangiare.

Poi mi accostai a Domenico e gli comunicai la notizia del riscatto. Ebbe un tuffo di sangue, un lampo negli occhi, un fremito di vita. Quel mucchio di cenci s'agitò, si scosse: faceva pietà. Lo condussi alla residenza, dove fu pulito e sfamato.

Passarono molti giorni, ed egli tenne sempre una condotta lodevolissima, ammirato da tutti, sicchè, dopo qualche tempo, venne avviato agli studi.

Ora Domenico Cha Y Fuk è ricoverato nel nostro Orfanotrofio di San Giuseppe in Shiu Choww, dove, alternando lo studio alla preghiera, sogna le vie dell'apostolato cristiano tra i fratelli infedeli.

Sac. LARENO FACCINI BASSANO Missionario Salesiano.

Se il Divino Maestro ha fatto tanto per noi, che cosa non faremo per lui? Se Egli ha dato la vita per riscattarci, perché non consumeremo la nostra in suo servizio e per suo amore?

S. Francesco di Sales.

Federazione Internazionale degli Ex-Allievi

Il Comitato Federale Internazionale degli Exallievi, comunica a tutte le Associazioni Nazionali:

Il Comitato Federale Internazionale degli Exallievi di don Bosco nella mensile adunanza del 22 febbraio p.p. ha determinato quanto segue:

1) In occasione delle Adunanze Generali Salesiani è indetto un Convegno di Presidenti nazionali o loro delegati, insieme ai Signori Ispettori, che avrà luogo la domenica sette di Maggio. In detta domenica si raduneranno (pure in Torino, Oratorio), gli otto Presidenti regionali d'Italia per un consiglio nazionale. I due convegni hanno lo scopo di fissare i criteri direttivi del lavoro nel seno delle Unioni.

2) Tutte le Presidenze Nazionali e Regionali invitino le Unioni Ex-allievi a indire una o più Commemorazioni Civili di S. Francesco di Sales, in occasione del III Centenario della Morte.

Detta Commemorazione deve consistere in discorsi o produzioni letterarie e musicali, e noi deve trascurare di trattare dei rapporti che passano fra S. Francesco e l'opera di D. Bosco che da lui prende il nome: rapporti di spirito, di zelo, di mezzi apostolici, eecc. Di tutto si mandi relazione.

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE

Il 24 di ogni mese.

si compiono, mattina e sera, devote funzioni in nome di Maria Ausiliatrice. Al mattino ha luogo la messa della Comunione generale, seguita dalla Benedizione Eucaristica - alla sera, alle 20, un'ora di adorazione predicata: e sono particolarmente i divoti di Valdocco, con le associazioni della Parrocchia, che con vivissima fede accorrono alla devota funzione.

Vogliano i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici unirsi ad essi in ispirito.

In onore di Maria Ausiliatrice.

Nella Spagna la Casa Salesiana di BaracaldoBilbao celebra il XXV° di fondazione. Le feste commemorative s'iniziarono al sorgere del 1922, con l'inaugurazione di una bella statua di Maria Ausiliatrice sulla facciata della chiesa annessa all'Istituto. La piazza era gremita da una moltitudine devota, che proruppe in un lungo evviva alla Madonna di Don Bosco, mentre gli alunni dell'Oratorio intonarono un inno. La divozione di Maria Ausiliatrice a Baracaldo popolarissima. Pochi mesi or sono cinquemila turbini vennero consacrati a Maria Ausiliatrice.

PER LA FESTA TITOLARE.

Una constatazione consolante.

L'Ufficio Centrale della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, in data 9 marzo u. s. ha diramato ai benemeriti sigg. Direttori diocesani, Decurioni, Zelatori, e alle benemerite Signore Patronesse e Zelatrici, la lettera seguente

Ogni anno, all'approssimarsi del mese di maggio, siamo soliti a raccomandare che, a norma del Regolamento della Pia Unione, si celebri convenientemente la festa di Maria Ausiliatrice e si tenga la Conferenza prescritta. Ciò facciamo anche quest'anno molto caldamente, sentendo sempre più forte il dovere di ringraziare la nostra Celeste Patrona dei favori che ci ha elargiti e il bisogno d'invocarne dei nuovi.

Quest'anno, a comune edificazione, ci piace constatare di proposito come la devozione a Maria Ausiliatrice vada intensamente crescendo, e che non solo i Cooperatori Salesiani, i quali naturalmente ne sono zelatori, ma anche molti altri fedeli se ne interessino vivamente. E poichè la divozione a Maria Ausiliatrice porta con se non solo maggiore spirito di pietà religiosa e aumento di fervore nella vita cristiana, ma anche, e specialmente, un risveglio di zelo per la salvezza della gioventù e per tutte le altre opere, alle quali Maria Ausiliatrice guidò il Ven. Don Bosco, non v'è chi non vegga quanto possa giovare il diffondersi di questa devozione.

In questi ultimi anni furono erette ad onore di Maria Ausiliatrice parecchie nuove chiese; alcune delle quali sono grandiosi santuari in popolose città, fiancheggiati da provvidenziali istituti educativi per la gioventù. In altre fu dedicata a Maria SS.ma Ausiliatrice apposita cappella, o altare; in altre fu esposta alla pubblica venerazione la sua statua, o il suo quadro; in altre fu eretta canonicamente la Confraternita, o Associazione de' suoi Devoti.

In più luoghi crebbe l'uso di dedicare a Maria Ausiliatrice il Mese Mariano: in altri di premetterlo tutt'intero alla sua Festa, incominciandolo il 23 aprile e chiudendolo il 24 maggio; come pure si è diffusa la pia usanza di consacrare a Maria Ausiliatrice, con speciali sacre funzioni, il 24 d'ogni mese.

Noi non possiamo che applaudire di gran cuore a questo movimento, perchè è fonte di gran bene e del tutto corrispondente ai desideri del nostro Fondatore e Padre, il Ven. Don Bosco, insigne apostolo della devozione a Maria Ausiliatrice; ma sentiamo anche, il bisogno di dire grazie ai revv. e zelanti Sacerdoti del Clero secolare e regolare per la santa etica che il più delle volte sogliono prenderne essi stessi, e per lo spirito di pietà e accondiscendenza con cui si degnano accogliere le proposte dei Cooperatori e delle Cooperatrici, o delle Patronesse e Zelatrici Salesiane.

Mentre ci auguriamo che sì nobili esempi abbiano a moltiplicarsi, esortiamo caldamente tutti i nostri Direttori Diocesani e Locali, i rispettivi loro Comitati, i Zelatori, le Patronesse, e le Zelatrici e Cooperatrici Salesiane, a raddoppiare il loro zelo in questa santa propaganda, la quale, ovunque, sarà feconda di ottimi frutti.

Desiderando norme pratiche per questo lavoro, o libri ed opuscoli per i predicatori incaricati di tenere la Conferenza Salesiana, o il panegirico o altra predicazione sii Maria Ausiliatrice, si ricorra a quest'Ufficio Centrale che si farà dovere di farne spedizione gratuita a semplice domanda dei promotori.

Le offerte che si raccolgono nelle collette solite a farsi in dette Conferenze, come quelle che si ricevessero per le Opere e Missioni Salesiane e per il nostro Bollettino, vanno inviate a questa Direzione Generale delle Opere di Don Bosco, a norma del Regolamento della Pia Unione.

E poichè anche quest'anno, da maggio a giugno, si terrà presso la Basilica di Maria Ausiliatrice in Torino l'Esposizione Annuale di Arredi e Paramenti Sacri per le Missioni Salesiane, ricordiamo l'appello diramato dall'apposita Commissione dette Patronesse Salesiane di Torino e già inserito nel Bollettino. La nobile iniziativa di questa benemerita Commissione dev'essere da tutti appoggiata. Le pie Cooperatrici Salesiane specialmente si adoperino, come meglio possono, per inviare copiosi oggetti all'Esposizione...

GRAZIE E FAVORI (*)

Grazie infinite !

Col cuore traboccante di riconoscenza innalzo fervide preghiere alla Vergine SS., Aiuto dei cristiani, perla protezione costante, amorosa, con cui Essa si degnò accompagnarni nella vita e specialmente per le molteplici grazie ottenute, rendendo di pubblica testimonianza la più importante. Da molti anni, la nostra famiglia era sotto l'incubo di grave sciagura. ed in questi ultimi tempi ognor più ci pesava la croce in modo insopportabile, trovandoci anche in strettezze pecunarie con nessuna speranza di salvezza, mancandoci la somma necessaria al pagamento, di cui scadeva il termine. Noi eravamo disperate... Costernatissime, ci rivolgemmo a Maria SS., Aiuto dei cristiani e al Venerabile Don Bosco promettendo che, ottenuta la sospirata grazia, l'avremo fatta pubblicare, onde fosse più conosciuta la loro intercessione. Oh! portento e grazie infinite! nel medesimo giorno venne una persona, alla quale narrammo le nostre angoscie ed essa, con premura, ci portò la somma tanto necessaria, che ci tolse dalle pene e in seguito tutto si accomodò in pace ed in buona armonia, sicchè siamo fuori pericolo, mercè sì grandi protettori. Commossa fino alle lagrime, pubblico la grazia, implorandone altre e la protezione costante sulla famiglia.

Torino, 24 febbraio 1922.

C. E. B.

TORINO. - febbraio 1922. - Da 10 anni la nostra piccola famiglia viveva in lieta e cordiale armonia, quando il demone dell'invidia sorse a gettare il serre della discordia fra noi e alcuni prossimi parenti. I tentativi di conciliazione non approdarono a nulla, mentre le accuse lanciate contro di noi si fecero sempre più astiose e sottili, fino a sboccare in aperta querela. In un volger così grave di cose, coscienti della nostra innocenza, alla vigilia del processo ci recammo alla Basilica di Maria Ausiliatrice, dove, pieni di fervore e di fede, pregammo la Vergine benedetta ad essere per noi luce di verità.

Il giorno appresso, con animo sereno, sedemmo al banco degli accusati. Sfilarono molti testimoni di accusa, e pochissimi di difesa; con tutto ciò la verità venne a galla, e noi fummo prosciolti, con quanta gioia è facile immaginare.

Oggi, piegando di nuovo il ginocchio nel Santuario dell'Ausiliatrice potente, e sciogliendo il voto di pubblicare la grazia nel Bollettino, sentiamo il bisogno di gridare alta la nostra riconoscenza, e di dire a quanti soffrono e gemono:

« Confidate in Maria Ausiliatrice!

Coniugi D. M.

TORINO. - 15-II- 1922. - Colpita da malattia gravissima, che per un anno circa mi diede terribili sofferenze ed i medici disperavano di salvarmi, mi rivolsi con più gran fervore e piena fiducia alla SS. Vergine e, dietro intercessione del Venerabile don Bosco, ottenni la desiderata grazia. Con riconoscenza vivissima adempio le promesse fatte di far pubblica la grazia e di fare l'offerta, implorando la S. Vergine a continuarmi la sua salita protezione.

FRILLI ANTONIETTA.

TORINO. - 24 - II - 1922. - Obbligato, per ragioni di salute, ad un grave atto operatorio, chiesi aiuto e protezione a Maria SS. Ausiliatrice e al Venerabile don Bosco. Esaudito, come di promessa rendo ora con profonda riconoscenza pubbliche grazie, ed unisco offerta per il lieto e felice esito.

CARLO BORRIONE.

RossIGLIONE (Genova). - Avevo un bambino ammalato. Un anno continuo ebbe le convulsioni che si ripetevano tutti i giorni. Era in fin di vita. Si attendeva l'ultimo respiro. Io non ne potevo più, ed il mio cuore di mamma non reggeva allo strazio di vedermelo mancare. Uscii un momento fuori di casa per prendere una boccata d'aria e, mentre stavo vicino ad un ruscello che mi passa innanzi all'uscio, vidi in una pietra una medaglia luccicante. La presi, la baciai, pregai Auxilium Christianorum come era scritto sulla, medaglia stessa e incominciai una novena, perchè la Madonna facesse il suo meglio per il mio caro bambino. Rientrai in casa e misi al collo del piccolo ammalato quella medaglina. Da quell'istante gli cessarono le convulsioni : con meraviglia di tutti in poco tempo guarì, ed ora è il più sano e robusto dei miei nove figli. Voglio si sappia per accrescere maggiormente la devozione a Maria e infondere confidenza in coloro che sono afflitti e doloranti.

MARIA SCIUTTO IN MINELLI.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il Tempio erigendo alla Sacra Famiglia, Per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:

A) - A. D. V. di Vallelunga Pratameno, A. M. di Chiusa di Pescio, Abbate R., Abramo C., Agus F. in Parli, Aiello E., Alberti M., Albonetti P., Ainenta T., Amore A. in Palermo, Angelini I., Arcangeli I., Aulante D.

B) - B. A. di Torino B. M. di Cerrina Monf., Babini T., Baldrati E., Balma E., Bardina Sr. L., Barella B., Baresi A , Barloggio M., Barloggio R., Baroni A., Barudoni P , Bassi C., Beccio R., Beccherle E., Bedeschi A., Bedeschi C., Bedeschi M , Bedeschi V., Bellotto D., Belorti G., Berardi A., Beretta M., Bernini d. A., Bernini M., Bertamini D., Bertocchi I., Bianchi A. in Zerboni, Biffi M, in Rapelli, Bitetti d. P., Bo M. in Baralis, Boi G. in Salis, Bolognese N., Bonaita G in Colognesi, Bongiovanni G., Bonomini ch. G., Bonsignore D., liontempi C., Borelli A., Boretto G , Borrione C., Bortolussi O., Bossi M , Box M., Bracco C., Bresciani M., Brunelli L., Bruno N. in Cecacin, Brunod T., Brusadin C., Brusadini A., Buffatto M., Buffo C., Buffolo A., Buotier R., Bussolini A., Busolli E. in Bragadin.

C) - C. F. B. di Torino, C. M. di Genova, Cabiddu G., Cadeddu G., Caffi E., Calò G., Camiglia C., Cammarata G., Caniperi G , Canina S., Caputo G. in Nicolosi, Caranzana T., Carbone C., Cardinale V., Carpené A in Costanzi, Carré C., Casali G., Caslini E., Cavaliere A., Cavallo M., Cellerani d. G., Cerati E., Ceroni M., Cerutti M., Chiappa L. ed E., Chiarabani M._ Chiesa C., Chiumino C., Cima E. in De Thoma, Cipolla C.ssa C., Clauser C., Cloch F., Coatti A., Codebò d. F., Colanzi d. L., Colombo A., Colusco R. in Muzio, Congìu G., Conterno M., Contu avv. P., Cordioli S., Corona E., Corona M., Corona M., Cortesi G., Cortuso C., Corvaia E. in Tita, Cremona G., Crispoli L., Curini P.

D) - Da Dalto G., Dal Tedesco E., Dayné P., De Angeli A., De Barbieri P., De Cinque E., Decaroli d. L., De Caroli M., De Castro G., De Gasperis d. C., Dellacà E. e G., Della Chiesa M., Dell'Orto T., Dell'Orbo V., De Luca M., De Luca N., Demora M., De Paulis ved. Burla, De Siena S., Dessi C. in Casu, D'Alitto prof. C., Di Cencio G., Di Cola A., Doddi Q., Donadei M., Dorato L.

E) - E. G. di Torino, E. S. di Ayloche.

F) - F. A di Ayas, Fael C., Famiglie Bacciarini, Bonfadini, Colombatto, Colombo ed N. N di Torino, Fenati A., Fenati D., Fenati d. S. arcipr., Ferrarí M., Ferrero C., Frasconara A. in Ortis, Figazzolo P., Filippa B., Floridia M., Folco E., Formigoni G. in Contesivi, Forneris G., Fortina D., Fragale A., Franzi L., Franzoni C. in Morelli, Fratelli Chiroli, Frilli A., Fugazzi I., Fumagalli A.

GS) - G. P. di Alba, Gabutti R., Galassi E., Gallesi C., Galliati d. V., Gallinati S., Gallo Famiglia, Gambini N. in Achille, Gaoso A., Garibaldi B., Garoglio V. di Lussello, Garoglio V. di Torino, Gay C., Gemelli M., Genghini T., Ghiglione L., Gianella eh. G., Gianuzzi G., Giordano L., Giraudo G., Girelli M., Gradizzi F. in Man oncini, Gravier E., Guazzone AI., Gubbarini V., Guglielmetti d. L., Guiglia A., Gusmeroli A.

Il) - Herhst L.

1) - Jaccord M.

L - Invernizzi A., Iola M., Isola G., Ivaldi D.

Li - L. L. di Torino, Lagna R., Lagomarsino A., Lenza C. ved. Molin, Lanzavecchia M., Laterra A., Levra M., Lorio G., Lucchessa T.

Ml - M. A. di Negrar Veronese, M. A. di Poirino, Ivi. G. di Torino, M. L. R. di **, M. P. di Ponzano Monf, , m. P. di Vigevano, M. R. di ***, M. T. di Vigilale Monf., Maceugo M., Madre di famiglia di Foglizzo, Magnetti A. in Mania, Maino L., Malacrida V., Manca V., Mangano T., Mangiola A., Manzon M., Marchisio C., Mariani M., Marcolini D., Marcantoni A., Marini G., Martoglio D., Masciantonio A., Masciantonio prof. d. F., Maspoli d. G., Massa B., Mattei C., Mazzadi A., Mazzadi M., Medici M., Mele E., Meneghetti E., Mercanrlino C., Mezzena I., Micheli B., Michelini A., Mignatti G., Minozzi G., Monico P., Montersino A., Moretti E., Molta L., Muccio L. in Pollano, Muller M. in Bandini, Murgia B. in Floris, Murroni G., Mussa V.

N) - N. N. di Calcinato, Casale Monf., N. N. di Chioggia, Lavagno, Melazzo, Molfetta, Salemi, S. Pietro Incariano, Savona, Soiana, Toirano, l'onengo di Mazzè, Torino, Trino Vercellese, Udine, Venezia, Ventimiglia, Nallino S., Nascimbene D., Nicolazzi M., Nicosia R., Nicomede M., Novello G.

0) - Oggero C., Oliana B., Olivieri M., Opezzo M., Orato eh. A.

R) - P. F. F. A. di Ferrara, P. M di Ventimiglia, Padovani E. in Micheli, Paganucci M., Pagliano A , Pagnacco A., Pala G., Panizza I., Paletto d. B., Paruzzi A , Paternostro B , Penno G., Pellas E., Pellini E., Peiffo M., Penzo G., Persi ni M. in Lucente, Peterle G., Piantoni A., Piccirilli L., Pilai Ch., Pilla T. in Atzori, Piloni M., Pioli R., Piscitello d. A., P zzorni V , Pogliano E., Porreca G., Porreca M., Porru A., Portigliatti M., Primo G., Pusceddu d. S.

Q) - Quatrini eh. G.

R) - Ramenaroni e famiglia, Ravaglia P., Rebuffo M., Reuieri R., Restano A., Rho M., Ricabone V., Riccaldone L., Rigoli D. in Agnelli, Rinaldi A., Rizzo R., Rossetti E., Rossi A., Rota A., Ruggero M., Russo R., Ruzzi S. in Bozzani.

S) - Salanitro M., Sacchi A., Sala D., Sanguineti T., Santoro D., Selva A., Semino G , Serra M., Serrato F., Sifletto F., Signora di Frazzanò, Simoni L., Sini G. M. in Carippa, Siri B., Soldano A. Sorelle F., Sosio M., Spagnoli A., Spagnoli I., Spinelli G., Stampa M., Surna G., Superti eh. G.

T) - Tabò L., Talone C., Testa M., Tilli G., Tilli U., Tocchetto D., Tomasi A., Tomé M., Torregrossa G., Torregrossa L., Toso S., Tramonte ing. P., Travaglini T., Trecarichi G., Trinchieri C., Tropea A. in Maesano, Trosello M., Trovato T. in Bella, Tua A., Tucci A., Turchi T., Turi R., Tuveri M.

U) - Ugolotti V.

V) - Vacchero C., Valdata G., Vedovelli V., Vendrame E., Ventorusso C., Venzo V., Vergano I., Vernetti V. in Barberis, Vescovi C., Vezzaro C., Vidale M., Viglino T., Villa F., Villa G., Villata A., Vogliasso M.

Z) - Zaccaria C., Zandegiacomi L., Zannini C.

Basilica di Maria SS. Ausiliatrice

TORINO - VALDOCCO

Durante il mese di Maria Ausiliatrice, a partire dal 23 corrente, avranno luogo le seguenti funzioni

Giorni feriali.

Ore 6: Messa, breve discorso e Benedizione. Ore 17: Canto di una lode, discorso del Rev.

Prof. Don Albino Carmagnola, Salesiano.

Benedizione.

Ore 20: Rosario, discorso del Rev. P. Reginaldo Giuliani, d. O. d. P., Benedizione.

Giorni festivi.

Ore 15: Vespri, discorso (D. Carmagnola), Benedizione.

Ore 17: Vespri, discorso (P. Giuliani), Benedizione.

NOTE E CORRISPONDENZE

FESTE CENTENARIE di San Francesco di Sales.

Da molti parti ci son giunte relazioni di speciali onoranze tributate al glorioso nostro Patrono in quest'anno tre volte centenario della sua morte beata: e per noi è un gradito dovere e piacere rendere le più vive azioni di grazie al Ven. Clero Secolare e Regolare, particolarmente agli Eccellentissimi Vescovi, Arcivescovi, e agli Eminentissimi Cardinali, che con tanto cuore presero parte ai riti solenni. Il Signore, ad intercessione di San Francesco di Sales, innondi le loro anime di ogni celeste consolazione, e benedica e renda fruttuoso il loro sacro ministero.

Le grandi feste di Catania.

Tra tutte le feste che si sono finora celebrate, meritano un posto d'onore, quelle che si svolsero a Catania.

Organizzate da un illustre e attivo comitato, vi partecipò la cittadinanza intera. Per dar sfogo alla grande affluenza di fedeli, le funzioni si svolsero nell'ampia chiesa dei Minoriti, ufficiata dai revv. Padri della Compagnia di Gesù, che ben volentieri la concessero. L'elegantissimo tempio era stato parato con gusto artistico e sontuosità eccezionale. Sull'altare maggiore, in alto, tra molte luci, spiccava un'apoteosi di S. Francesco appositamente dipinta. Bellissime iscrizioni collocate alla porta maggiore e nell'interno completavano lo splendido quadro.

La solennità fu preceduta da una novena predicata da Mons. Crocetti, che attirò un foltissimo uditorio. Per le prime sette sere s'alternarono all'altare i Salesiani, i Gesuiti, i Cappuccini, i Domenicani, il Collegio dei Parroci, il Capitolo della Collegiata, il Capitolo della Cattedrale. Il triduo finale assurse ad una grandiosità più maestosa. Ogni mattina, alle 8, messa celebrata da un ecc. ilio Vescovo, alla quale presero parte, successivamente, la gioventù maschile, femminile, e pie associazioni. Erano migliaia di anime, che si accostavano alla mensa eucaristica. Alle 10.30 pontificale e panegirico tenuto da un altro ecc.mo Vescovo, e alla sera trina Benedizione Eucaristica.

Il giorno della solennità oltre 2ooo giovani assistettero alla messa della Comunione generale, coi loro vessilli schierati ai fianchi dell'altare. Al termine della funzione si formò un imponente corteo che, per le vie principali, si recò alla sede dell'Oratorio Salesiano.

La messa solenne fu pontificata con tutto lo splendore della sacra liturgia da S. E. il Cardinal Francica Nava, assistito dal Capitolo della Metropolitana e dagli Ecc.mi Vescovi, Sturzo, Iacono e Ferrais. Disse il panegirico S. E. Mons. Sturzo, Vescovo di Piazza Armerina. Nel pomeriggio vespri solenni, discorso di Mons. Crocetti, e, in fine il Te Deum intonato da S. E. il Cardinal Arcivescovo, che impartiva all'immenso popolo presente la trina benedizione eucaristica.

La partecipazione dell'Episcopato.

In molti altri luoghi Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi presero parte ai festeggiamenti ed alle conferenze salesiane.

A Genova, nella chiesa della Maddalena, dopo la conferenza del nostro Don Trione,- il nuovo Arcivescovo S. E. Mons. Giosuè Signori aggiunse nobili parole ad invocar preghiere per il nuovo Papa e generosità per le Opere Salesiane.

A Faenza S. E. Mons. Bovelli, Vescovo di Modigliana, si degnò di tenere egli stesso la conferenza, e il pontificale alla messa solenne, recitando infra missam un'omelia; e la sera S. E. Mons. Bacchi, Vescovo diocesano, impartì la benedizione.

A Gualdo Tadino, il 28 febbraio u. s. pontificò S. E. Mons. Nicola Cola, Vescovo diocesano, e disse il panegirico e la conferenza ai cooperatori S. E. Mons. Luigi Olivares.

A Castellamare di Stabia, pontificò solennemente l'Arcivescovo di Sorrento Mons. Jacuzio, assistito dal Capitolo della Cattedrale, e disse il panegirico Mons. Gargiulo.

Si ebbero funzioni solennissime anche a Modena, coli intervento dell'Arcivescovo Mons. Bruni; a Novara, Ivrea, e Biella con benevola partecipazione degli ecc.mi Vescovi diocesani: e resero più solenni i sacri riti ad Alassio Mons. Vescovo di Albenga, e ad Ancona Mons. Vescovo di Foggia. Mons. Olivares, Vescovo di Sutri e Nepi, predicò a Genzano di Roma il triduo di preparazione e il giorno della festa.

A Betlemme S. E. Mons. Luigi Barlassina, Patriarca di Gerusalemme, disse uno splendido elogio del Santo e s'intrattenne amabilmente, insieme col R. Console d'Italia, in mezzo ai nostri orfanelli.

Commemorazioni solenni.

Altrove si tennero solennissime commemorazioni.

Ad Alessandria d'Egitto la Scuola Femminile Italiana « Maria Ausiliatrice » promosse il 27 febbraio u. s. un riuscitissimo trattenimento drammatico musicale, nel teatro dei PP. Gesuiti, presieduto da S. E. Rev.ma il Delegato Apostolico Mons. Cassulo, presenti più di 700 persone.

Il nostro confratello Dott. D. Gius. Ghibaudo disse una sua conferenza a Padova, nel teatro dei Concordi, e un'altra ne tenne a Parma nel Salone dell'Episcopio, con proiezioni luminose, alla presenza di S. E. Mons. Arcivescovo-Vescovo, il quale in fine prese la parola, per tiri fervido invito alla cooperazione salesiana, attiva e generosa.

Fioritura d'azione salesiana.

Molto opportunamente le solennità di S. Francesco di Sales ebbero anche in altri luoghi una fioritura di azione. A Novara, per la conferenza detta da Don Trione, si tenne una riunione di parroci della città e dintorni, per studiare il modo di rendere attiva la cooperazione salesiana a vantaggio delle parrocchie. A Milano vi fu conferenza del salesiano Dott. D. Alberto Caviglia su « l'Oratorio festivo nella mente di Don Bosco », quindi costituzione di un Comitato d'azione salesiana per la fondazione dell'Oratorio femminile nella parrocchia di S. Agostino; e per l'incremento di quello maschile, già esistente. A Pedara venne fondato un circolo di cultura fra gli studenti; e a tutti i soci venne provveduto l'abbonamento al giornale cattolico e a « Rivista dei Giovani », e una copia della vita di S. Francesco di Sales.

Il contributo dei giovani

Ci tornò anche particolarmente gradito il volenteroso contributo dei giovani nel solennizzare il Centenario. A Torino si tenne una solenne commemorazione, a cura del Circolo G. C. F. I. «Maria Mazzarello », detta dalla sig.na Giselda Capetti; un'altra, promossa dal Circolo Giovanni Bosco, venne tenuta dall'Assessore Comunale Cav. Prof. Piero Gribaudi, con intervento di S. E. Monsignor Luigi Versiglia; e una devota festa religiosa si svolse nella chiesa dei SS. Pietro e Paolo a Borgo San Salvarlo, ad iniziativa dell'Oratorio S. Giuseppe e del Circolo XV Maggio.

* *

Abbiamo ricevuto relazioni di altre feste divote celebratesi a Castelnuovo d'Asti con partecipazione di tutto il paese; a Trento, dove ebbero corona con un Te Deum per l'elezione del Somaro Pontefice; a Modica, precedute da un mese intero di preparazione; a Bagnolo Piemonte, Nizza Monferrato, Foglizzo Canavese, Gattinara, Schio, Finale Emilia, Cappadocia (Aquila), Lugo, Guspini (Sardegna), con largo intervento di divoti e molte Sante Comunioni.

In memoria di Don Albera.

Nel bollettino di febbraio facemmo già un'accurata rassegna di tutte le relazioni che ci erano pervenute sulle funebri onoranze tributate al compianto nostro Rettor Maggiore don Albera; ed ecco un secondo elenco di quelle che ci pervennero in seguito.

Il 2 febbraio, a Trento, pontificò nella Chiesa di S. Francesco Saverio, in suffragio del venerato Superiore, S. E. Mons. Marconi e disse l'elogio funebre Mons. Grancelli di Verona. Erano rappresentate tutte le autorità cittadine.

A Ivrea si celebrò il funerale di trigesima nella cattedrale, con assistenza di S. E. Mons. Filipello e del rev.mo Capitolo, presenti le rappresentanze degli istituti religiosi e scolastici della città. Disse l'elogio funebre il teol. Cavallo, Parroco di Montaldo Dora. La parte musicale venne sostenuta dai Seminaristi e dai nostri chierici di Borgo S. Antonio.

A Trapani, nel vasto tempio nazionale, parato severamente a lutto, cantò messa, con assistenza pontificale di S. E. Mons. Raiti, il direttore diocesano dei Cooperatori Mons. Sesta, e disse l'orazione funebre il Can. Teol. Diego Scarcella. Tutta la città prese parte all'imponente cerimonia.

Ad Ali Marina il 7 novembre convennero per il mesto tributo tutti gli istituti religiosi e i rev. parroci della città e dei paesi vicini, col Sindaco e la Giunta comunale al completo. Disse l'elogio funebre l'arciprete di Fiumedinisi.

Ad Alassio si celebrò il funerale di trigesima nella chiesa del Collegio Municipale, con assistenza di S. E. Mons. Cambiaso, Vescovo d'Albenga, e discorso, letto dal Salesiano prof. D. Muzio.

A Pavia il pio tributo si svolse nella chiesa del Carmine, il 31 gennaio con assistenza di S. E. Mons. Ciceri, e con orazione funebre, recitata dal salesiano dott. D. Alessio Barberis.

Ci facciamo un dovere di accennare anche alla solenne commemorazione civile, tenutasi il 29 gennaio u. s. a Pinerolo dall'avv. Felice Masera, Presidente del Consiglio dell'Associazione Nazionale degli Ex-allievi Salesiani. L'eloquente oratore mostrò come don Albera realizzò ovunque la sua missione d'instancabile carità con le incrollabili energie della sua fede, della sua intelligenza e del suo cuore, a gloria della Religione e a vantaggio della società.

Prese quindi la parola l'on. Facta, il quale, come si esprime La Lanterna Pinerolese, organo dei Valdesi «tracciò un confortante e finissimo quadro del vecchio Piemonte, ove i pregi etnici si ritrovano a dovizia nel succedersi degli eventi, e riportò con alate considerazioni il pensiero a tanti insigni benefattori che si irradiano di maggior luce nei nomi del Cottolengo, di Don Bosco, D. Rua, e D. Albera ».

NOTIZIE VARIE

In Italia.

PEROSA ARGENTINA. - UNA COLONIA

ESTERA. - La graziosa e industre cittadina piemontese, che accolse con tanta simpatia i poveri bimbi viennesi, vide, nello scorso autunno, stabilirsi nel locale collegio salesiano una colonia di giovani slovacchi. La guerra, che ha creato dovunque necessità nuove, ha reso necessario per la nazione slovacca qualche istituto, che raccolga la gioventù più povera e abbandonata. A ciò, prima degli sconvolgimenti, pensavano i nostri collegi di Austria e Ungheria. Ora, non potendo essi più continuare l'opera benefica per le mutate condizioni, si cercò di supplire alle necessità più urgenti coll'inviare i fanciulli ceco-slovacchi più bisognosi all'Ospizio nostro del Sacro Cuore in Roma, dove per due anni godettero di un'ospitalità veramente fraterna. Ma le voci imploranti aiuto e soccorso si facevano sempre più numerose e insistenti, e, d'altra parte, la necessità di offrire a questi giovani un'educazione e istruzione conforme al loro temperamento e alla loro lingua consigliava di provveder loro una sede apposita e adeguata. Questo pensiero era confortato dall'augusto incoraggiamento dei Santo Padre Benedetto XV, di s. m., che aveva espresso ai compianto Don Albera il vivo desiderio, che i Salesiani aprissero qualche istituto a benefizio dei fanciulli poveri della CecoSlovacchia. Fu così che, a prezzo di gravi sacrifizi e superando molte difficoltà, venne destinato al caritatevole scopo il collegio di Perosa Argentina.

I giovani ricoverati son per ora 25, tutti poveri e mantenuti affatto gratuitamente. Molti altri domandano di essere ammessi, e, coll'aiuto di Dio e mercè la carità dei Cooperatori, speriamo di poterlo fare, sino a raddoppiarne il numero, l'anno venturo.

Intanto i ricoverati ringraziano e benedicono di cuore il Signore, e Lo pregano per tutti i benefattori, che contribuiscono al loro mantenimento e alla loro educazione e istruzione. A nostra volta noi li raccomandiamo alle preghiere dei Cooperatori, perchè molti di essi, corrispondendo alla grazia, del Signore, possano, in breve volgere di anni, facilitare l'apertura di ospizi e oratori salesiani nella stessa loro patria.

All'Estero.

ALESSANDRIA EGITTO. -- S. A. IL SuLTANO ALL'ISTITUTO D. Bosco- Sul finire dell'anno passato l'Istituto Salesiano ricevette la visita di S. A. il Sultano Fuad I, che entrava nell'Istituto al suono dell'Inno Egiziano e fra gli applausi scroscianti della folla accorsa al ricevimento. Erano presenti sei Ministri di Stato, unitamente al fior fiore della nobiltà egiziana e alle più autorevoli personalità della Colonia italiana. Il direttore dell'istituto accompagnò S. A. nelle diverse aule, ove gli allievi seguivano il corso regolare delle loro lezioni. Il Sultano sostò in ognuna delle classi, tanto in quelle dei piccoli quanto in quelle dei grandi, mentre gli allievi diedero saggio del profitto ottenuto nello studio. Visitò in tal modo le scuole d'italiano, francese, inglese, arabo, ecc. In seguito fu invitato a visitare i laboratori.

In quello dei tipografi e dei legatori lo attendeva una gradita sorpresa. Avendo chiesto alcune spiegazioni sul lavoro, il maestro, immediatamente, tolse di macchina un foglietto e lo consegnò al Sultano. Era una dedica che diceva: « Te, Fuad I, che il nobile Egitto venera Sultano impareggiabile, e la regal Torino novera tra il fiore dei cittadini suoi, oggi, che dal fastigio del trono ai figli del popolo discendi mite e benefico, i figli dell'immortale Don Bosco commossi salutano Sovrano magnanimo, saggio e buono ». Altre copie della dedica furono distribuite al nobile seguito. Contemporaneamente i legatori offrirono al Sovrano una magnifica cartella in pelle, lavorata con arte, tutta fregi dorati, recanti all'interno altra dedica affettuosa ed eloquente. Il Sultano, commosso, ringraziò per il gentile pensiero, e proseguì la visita dei laboratori. Volle sapere se gli artigiani erano in grado di fornire il collegio d' indumenti e di scarpe; e, avendo il Direttore fatto notare che i laboratori provvedevano non soltanto ai bisogni della casa, ma anche a clienti privati, S. A. rinnovò le più cordiali congratulazioni.

Al termine della visita si svolse un breve trattenimento accademico in suo onore. Un sacerdote salesiano, dopo aver ricordato al Sovrano gli anni trascorsi da S. A. a Torino, illustrò il lavoro che compiono i Salesiani, lo spirito che li anima, e le finalità cui tendono. Un alunno recitò un grazioso complimento in lingua italiana, ed un altro in lingua araba; la banda intonò motivi marziali e i giovani ginnasti diedero un saggio correttissimo. S. A. visitò anche il circolo Ex-Allievi, altamente elogiando lo scopo dell'istituzione, e nell'avviarsi verso l'uscita, volle ripetere i suoi rallegramenti al Direttore dell'Istituto, e dinnanzi a tutti disse com'egli conoscesse l'opera di Don Bosco da quarant'anni, e, ammirandone lo scopo e i frutti, nutrisse per i Salesiani la più grande simpatia. « Ogni qualvolta avrete bisogno di me moralmente e finaziariamente, soggiunse, non busserete invano alla mia porta ». Indi salì in automobile e si allontanò fra gli applausi della folla e il suono dell'inno egiziano.

Il giorno dopo faceva pervenire all'Istituto salesiano e a quello delle Figlie di Maria Ausiliatrice un' offerta, il cui reddito servirà per l'acquisto dei premi ai migliori alunni.

TANJORE (India). - VISITA DEL GOVERNATORE DELLA PRESIDENZA DI MADRAS ALLE SCUOLE DELLA MISSIONE SALESIANA DI TANJORE. - Il lavoro dei nostri Missionari in India, che finora si è svolto nel silenzio e nell'ombra, tra innumerevoli difficoltà di ambiente, incomincia a mietere frutti sì fecondi nel campo dell'educazione, che ultimamente il Governo e la stampa locale se ne occuparono con lusinghiere espressioni di simpatie. L' « Hindu », organo del partito nazionalista indiano, rileva come le istituzioni salesiane abbiano per iscopo di aiutare i giovani poveri ed abbandonati, formandone buoni cittadini.

Il « Madras Mail », giornale del Governo, si compiace di constatare come la nostra Scuola Industriale di Tanjore sia una delle migliori della Presidenza di Madras, e quindi dell'India intera, e nella persona del Direttore ha una lode alla soavità del sistema educativo di Don Bosco, e agli alti ideali, che i suoi figli si prefiggono. E fa una rassegna quanto mai lusinghiera delle nostre opere di educazione a Tanjore con ampia cronaca sulla visita del Governatore che riassumiamo.

- OPERE DI EDUCAZIONE:

a) Una scuola secondaria, la cui elegante costruzione incominciata nel febbraio del I92o con la posa della prima pietra per mano di S. E. Mons. Ribeiro Vieira de Castro, Vescovo di Mylapore, fu completata in poco più di un anno, concorrendo il Governo per metà nelle spese. Gli allievi, da 229, sono quest'anno saliti a 300.

b) Una scuola industriale per falegnami e tessitori, con 78 allievi, di cui 30 pagani. Questa scuola è provvisoriamente tenuta sotto due grandi tettoie di bambù e foglie di palma. E vero che il Governo ha regalato alla Missione parecchi anni fa oltre due ettari di terreno per la costruzione dei locali, ma i piani e i preventivi, per oltre un milione di lire italiane, non sono ancora stati approvati dal Ministero dell'Istruzione che deve concorrere per metà alle spese d'impianto. L'altra metà si sta allestendo con pubbliche lotterie e con offerte dei benefattori. Ma la mancanza di locali convenienti non impedì che a tutt'oggi uscissero dalla scuola 84 giovani indiani con Diploma Governativo.

c) Una speciale caratteristica della Scuola sono i vari corsi di istruzione in ebanisteria e lavori in giunco e in tessitura, tintoria, stenografia, dattilografia e musica, che viene impartita agli allievi della scuola secondaria affinchè fin da piccoli. mentre ricevono le prime nozioni di cultura, siano indirizzati a quel ramo industriale che è più adatto alle loro inclinazioni,

d) Oltre la scuola secondaria e industriale, i Salesiani mantengono un Orfanotrofio, una Scuola Serale per giovani artigiani, 12 scuole nei villaggi per i poveri paria e 2 scuole per ragazze; totale 18 scuole con 9oo studenti.

e) Gli Scouts. Il movimento scoutista fu introdotto in tutte le scuole della Missione Salesiana di Tanjore con ottimi risultati. Infatti esse hanno organizzato 7 truppe , 3 di esploratori e 4 di lupetti, con 252 inscritti e più I5o aspiranti.

- LA VISITA DEL GOVERNATORE. - Sua Eccellenza Lord Willingdon (1) e la sua Lady, accompagnati da tutte le autorità locali, furono accolti alla Scuola Industriale al suono della brava musica istrumentale « Don Bosco ». Gli esploratori facevano da guardia d'onore; uno scelto pubblico, tra cui le prime notabilità cittadine e grati folla di indiani, prese parte alla cerimonia dell'apertura.

S. E. Lord Willingdon, alzandosi fra scroscianti applausi, dice che con immenso piacere prende parte alla festa inaugurale, anche perche ciò gli offre l'opportunità di esprimere quale capo del Governo della Presidenza di Madras il suo apprezzamento per il maraviglioso lavoro che i Missionari stanno svolgendo in India coll'indirizzare per la retta via la gioventù del paese (applausi). Sua Eccellenza è estremamente grato al rev. Don Mederlet per l'eccellente lavoro, che egli coi suoi confratelli va svolgendo; e intende esprimere questo sentimento di gratitudine, anche a nome del Governo di Madras (applausi).

Assicura i presenti che farà il possibile per aiutare lo svolgimento dell'opera. Si compiace dell'aiuto che il Governo di Madras ha dato col sovvenire la costruzione della scuola secondaria, mentre si rammarica che ci sia stato qualche ritardo nell'approvare i piani preventivi per le costruzioni della nuova Scuola industriale, ma non appena ritornato a Madras, toccherà i tasti necessari per far uscire alla luce e alla vita i progetti di costruzione (ilarità e applausi). Continua col dire che vi sono due cose che vuol notare in modo particolare. La prima: che la Missione Salesiana si dà attorno con ogni mezzo per impartire alla gioventù indiana un'istruzione propria alla vocazione di ciascuno. L'istruzione impartita a seconda dell'inclinazione o vocazione individuale è una delle cose più importanti da propagarsi oggi giorno nel sistema di formazione della giovane India. È necessario elevare i giovani coll'idea, non tanto di diventare impiegati governativi, avvocati o segretari, quanto coll'idea di apprendere un'arte per rendersi tutti cittadini veramente utili e produttivi.

L'altra cosa che S. E. volle far notare si è che la Missione Salesiana incoraggia e sostiene ardentemente il movimento scoutista. Lo spirito scoutista reca benefici effetti a tutti i giovani, insegnando loro a far sempre il bene, nel modo debito e a tempo opportuno. Infine esprime il suo vivo desiderio che la scuola possa fiorire a lungo ed allevare molte generazioni di giovani che usciranno da questo istituto cittadino utili al paese.

La fine dell'importante discorso del capo del Governo di un terzo dell'India è coronato da scroscianti applausi.

- VISITA ALL'ESPOSIZIONE. - Sua Eccellenza si recò quindi a visitare l'esposizione dei lavori fatti dai giovani della Scuola Industriale, ammirando i vari articoli eseguiti in ebanisteria e tessitura. Tali oggetti, in vero, nella loro accurata esecuzione rendevano la più bella testimonianza dell'efficacissima istruzione impartita dalla Scuola.

In seguito il Governatore procedette a visitare il villaggio degli esploratori, preparato in una parte dell'ampio cortile. Sui due lati s'innalzavano numerose tende e capannuccie, dove gli esploratori delle scuole salesiane davano prova delle multiforme loro abilità, specialmente in lavori manuali.

Ciò che gli Scouts mostrarono di saper fare, nota il giornale « Hindu », il quale di solito non è tanto tenero verso l'opera dei Missionari, attirò l'ammirazione generale e ritorna a gran lode degli educatori, che seppero dare una formazione così completa ai giovani affidati alle loro cure.

- TRE MEDAGLIE D'ORO. -- Le Loro Eccellenze Lord e Lady Willingdon assegnarono alla scuola tre medaglie d'oro: una alla scuola dei tessitori, un'altra a quella dei falegnami, una terza al Commissario degli Scouts, nostro antico allievo, eccellente interprete dello spirito scoutista.

Prima di partire, come è uso nelle istituzioni inglesi, vollero perpetuare nell'albo dei visitatori illustri le loro impressioni con queste parole:

Un'incantevole serata passata alla scuola, dove fummo trascinati all'entusiasmo dall'opera di Don Mederlet che si merita le più sincere congratulazioni per la splendida organizzazione di questa scuola che non mancherà di svilupparsi in qualche cosa di reale valore per la giovane India e.

Che meraviglioso campo di lavoro è l'India! Se tanto ottennero pochi operai in pochi anni e con mezzi limitatissimi, qual messe copiosa per un manipolo di capaci e volenterosi, che noi ci auguriamo abbia presto ad aggiungersi agli scarsi missionari per mietere copiosi frutti in un terreno così fertile ed appena dissodato.

(1) Lord Willingdon, già governatore della Presidenza di Bombay, è una delle più belle menti che l'Inghilterra abbia in India, tantochè, caso eccezionalissimo, fu rieletto Governatore della Presidenza di Madras. Benchè protestante, apprezza altamente il lavoro del Missionario Cattolico e due anni fa, nel ritornare in India, si fece un dovere di passare per Roma a visitare il S. Padre.

NECROLOGIO

Architetto prof. Piero Tincolini.

Spirava serenamente il 23 gennaio u. s. a Firenze, in età di 76 anni. Pochi giorni prima si era dovuto riguardare per un forte attacco di bronchite e, consigliato dai suoi amici, si mise a letto. Il male però si aggravò tanto che l'ammalato volle ricevere i Santi Sacramenti.

Suo unico pensiero era la nostra chiesa della Sacra Famiglia in costruzione, che possiamo chiamare la sua chiesa, alla quale da 26 anni dedicava tutta la sua abilità di artista, veramente saggio, singolare, disinteressato.

Sono sei i progetti che rimangono di quest'opera da lui ideata. Ne aveva studiati e disegnati i più minuti particolari, dal magnifico assieme e dalle singole sezioni, ai piccoli motivi decora ivi, ai bozzetti degli arredi. La sua mente profondamente studiosa voleva riprodotti i prodigi di bellezza dell'arte del quattrocento. Aveva parole severe per l'indirizzo delle nuove scuole d'arte dei giorni nostri, e amava ripetere ciò che gli disse un giorno il compianto Cardinale Bausa: « Badiamo, professore, di non fare una capanna, come tante se ne son viste in Firenze in questi ultimi tempi. Fate una chiesa, che sia veramente degna di Firenze e delle sue gloriose tradizioni artistiche ».

Ma il sogno da lui tanto vagheggiato non potè vederlo tradursi in realtà se non in parte. Sperava di poter assistere, quanto prima, all'apertura al pubblico della prima parte del grande edificio fino alla Crociera, e gli pareva che questo primo assieme sarebbe bastato ad assicurare il pregio dell'opera da compiersi.

Il prof. P. Tincolini sarà da noi perennemente ricordato come artista valente e di tempra antica, esempio di lavoratore coscienzioso e diligente. A lui il pensiero riconoscente e copiosi suffragi.

Prof. Cav. LUIGI DE MARIA. - Spirò santamente, come visse, circondato dalla sua degna famiglia, il 24 febbraio u. s., dopo aver ricevuto ancor una volta la benedizione di Maria SS. Ausiliatrice. Uomo di antico stampo, pio, laborioso ed esemplare: affezionato e geniale collaboratore per circa un trentennio all'Italia-Corriere, alla Crociata e alla Riscossa; cooperatore nostro attivo ed affezionato, merita una prece riconoscente da quanti amano la buona causa e l'Opera Salesiana. Ai figli l'augurio di continuare senza transazione e senza umani rispetti per la via così nobilmente tracciata dal padre.

ANTONIETTA RAVETTA. - Morì santaniente a Novara, il 21 novembre u. s., compianta da tutta la cittadinanza. Spirito generoso, di preghiera e dedizione senza limiti, ebbe per gli orfani figli di un'amatissima sorella la paziente devozione di una madre e in tutta la. vita fece dell'altrui bene il proprio gaudio, dell'altrui dolore la propria sofferenza. Pace all'anima eletta!

Don GIOVANNI BONOMINI. - Parroco di Memmio sopra Collio (Brescia), amato per la pietà e il fervore di fede con cui esercitava il sacro ministero, e stimato per il suo amore alla scienza, lascia il più vivo rimpianto. Fondò un Osservatorio Meteorologico, assai attivo ed apprezzato; era membro di varie società scientifiche. Ammiratore di don Bosco, « per l'opera Salesiana, diceva, giacche non posso far di più, faccio un po' di propaganda e prego ogni giorno il Signore a benedirla ». Iddio l'accolga nella pace dei giusti.

Don PIETRO CERVA. - Si spense, per fiero malore, la vigilia di S. Francesco di Sales, a Corio Canavese. Sacerdote intimamente pio, trovava le sue delizie nelle letture divote, specialmente nelle vite dei Santi. Per il nostro Venerabile Fondatore e il suo Io Successore don Rua nutriva una venerazione altissima, che si studiava di comunicare anche agli altri. Pace eterna al buon sacerdote. Alla veneranda sua mamma e parenti sincere condoglianze.

BOSCO MARIA ved. CELANZA. - Volò al Signore la mattina del I° venerdì di febbraio, mentre si preparava a riceverlo nella S. Eucaristia. Lei felice che era abituata ai SS. Sacramenti e che sapeva unire alla vera pietà una vita intimamente vissuta per la numerosa figliuolanza, alla quale, fino all'ultimo giorno, diede splendidi esempi di ogni più eletta virtù con affettuosità singolare. Ai figli e alla sorella, che la piangono inconsolabili, l'assicurazione di quotidiano ricordo.

Mons. GIUSEPPE ALESSI BATù. - Si spense santamente a 57 anni, a Marazzino, sua patria. Sacerdote attivo, pieno di carità e di prudenza, era assai stimato ed apprezzato da tutti. Zelante direttore diocesano dei Cooperatori di Piazza Armerina fino dal 1896, promosse ed assecondò con entusiasmo rasai smentito tutte le iniziative intese ad affermare l'Opera di don Bosco nella Diocesi. Anche le Figlie di Maria Ausiliatrice lo ebbero guida prudente e saggia e sostegno valido e prezioso. A corona di tante benemerenze, il S. Padre Pio X, su proposta del venerato D. Rua, si compiaceva nominarlo Cameriere Segreto. In questi ultimi tempi, quasi presago della sua immatura fine, intensificò l'opera sua di bene, supplendo alle debolezze fisiche con quell'abituale fervore che pareva accrescersi in lui, quanto più lo abbandonavano le forze. La morte quindi non lo sorprese, ma trovò preparata la, sua bell'anima a ricevere la corona del servo buono e fedele. I funerali riuscirono un'apoteosi, quasi pegno della celeste glorificazione che noi gli abbiam pregato con devoti suffragi.

Salesiani defunti dal 10 ott. al 20 marzo u. s.

ACCATINO Andrea, nato a Viarigi (Alessandria) † a Farina il 7-11-1921 a 51 anno.

La nostra Pia Società ha perduto nel prof. Cav. Uff. Andrea Accatino un membro affezionato e benemerito. Direttore da 19 anni dell'apprezzatissima Rivista d'Agricoltura di Parma, nell'assiduo lavoro che le consacrava e in altri numerosi impegni, anche pubblici, non venne arai meno al carattere del buon religioso, adempiendone esemplarmente ogni dovere.

ALBICKER Ch. Augusto, nato a Untereggingen (Germania), † a Passavia il 22-12-1921, a 34 anni.

Fin da bambino consacrato dalla pia madre al Signore, solo in età matura potè seguire la voce divina; ma si distinse per lo spirito di pietà e per lo zelo che lo guidava nelle azioni quotidiane.

ARBIzZONI Ch. Mario, nato a Sesto S. Giovanni (Milano), † a Torino-Valsalice il 23-1-1922, a 18 anni.

Era un tenero fiore presso la tomba di Don Bosco, e mandava le più soavi fragranze. Lo schiantò la morte, e l'Angelo suo lo presentò al Signore. Voglia di lassù benedire agli amici di studio e di ideali, che lo amavano tanto!

BARCENA Sac. Secondino, nato a Reocin de los Molinos (Spagna), † ad Alicante il 17-1-1922, a 33 anni.

Animato da zelo ardente, compì fino all'ultimo il suo dovere di buon salesiano, non badando a sacrifizi personali per il bene dei giovani, che lo ricambiarono di intenso affetto.

BEOBIDE Sac. Riccardo, nato ad Azpeitia (Spagna), a Sarria il 30 - 12 - 1921, a 31 anno.

Fu un lavoratore instancabile, dotato di belle qualità morali e intellettuali. Fortunato lui che seppe approfittarne per la gloria di Dio, e sul letto di morte potè esclamare con animo sereno: « Oh! code sono contento d'essere salesiano! ».

BUZZETTI Sac. Antonio, nato a Caronno Ghiringhello (Como), + a Castelnuovo d'Asti il 2-12-1921, a 66 anni.

Ereditata da quei primissimi e intelligenti collaboratori di D. Bosco, che furono i fratelli Buzzetti, l'abilità a dirigere imprese di costruzione, diresse varie opere nostre in Piemonte, Liguria, Toscana, Marche, Lazio, Campania e Sicilia. Tutta la sua vasta attività fu animata dallo zelo più schietto per l'incremento delle opere di D. Bosco e protetta da un'umiltà, che lo rendeva particolarmente caro anche agli uomini. Furono per lui oggetto di ancor filiale la Madonna ed il nostro Ven. Padre. Teneva costantemente appeso in capo al letto un piccolo quadro contenente la fotografia di D. Bosco, l'immagine ricordo della prima Messa e un'immagine della Vergine Ausiliatrice, con queste parole autografe del Venerabile: Don Antonio Buzzetti, la Madonna ti guidi al Paradiso. E il caro D. Antonio partiva da questa vita nella novena dell'Immacolata, nel 1° venerdì del mese, nell'ora in cui la campana invita a volgere il primo saluto del giorno alla Madonna. Pace all'anima sua!

CAMPI sac. Giuseppe, nato a Mornese il 4 agosto 1843 † Mathi Torinese il 26 - 2 - 1922, a 79 anni.

Semplice, pio, zelante, fu per molti anni cappellano delle Figlie di Maria Ausiliatrice a Mornese, a Nizza e a Casale Monferrato, e lasciò dappertutto la più schietta edificazione. Era un'anima ingenua, ignara delle miserie umane che visse sino alla fine unita a Dio.

CHAZAI, Sac. Leopoldo, nato a Santiago nel Cile, + ivi il 25 - 8 - 1921. a 41 anno.

Formatosi alla scuola di quei primi apostoli salesiani che furono Mons. Fagnano e Mons. Costamagna, sapeva mirabilmente guadagnarsi i cuori dei giovani, cui istillava l'amore alla Madonna e alla virtù, più coll'esempio che colla parola.

CHIARINOTTI sac. Andrea, nato a Fontanetto d'Agogna, morto ad Alassio il 15 - 3 - 1922, a 51 anno.

Fu primo parroco a Marina di Pisa. Cuore aperto e leale, amava tutti ed era da tutti cordialmente riamato.

CORRADINI Sac. Pietro, nato a Latisana (Udine), † a Torino il 21 - 6 - 1921, a 49 anni.

Anima retta, semplice, timorosa di Dio e rifuggente dal alale: ecco il ritratto di questo pio e caro confratello, che tanta messe di affetti raccolse a Valsalice, dove fu per molti anni diligentissimo professore.

ELIAS Ch. Francesco, nato a Bogoina (Iugoslavia), † a Torino, il 24 - 9 1921.

Sopportò con edificante rassegnazione una penosa e lunga malattia, che gli precluse la via al sacerdozio. Richiesto negli ultimi giorni se preferisse vivere o andare in paradiso, rispose sorridendo: « Oh! in paradiso, in paradiso!

FERRAZZA Sac. Giovanni, nato a Bocenago (Trento) † a Portchester (Stati Uniti) il 30 - 9 - 1921, a 63 anni.

Ascrittosi alla Pia Società Salesiana in età già matura, e partito per l'America del Nord, spese tutte le sue energie per la causa cattolica e per il bene dei nostri connazionali colà emigrati. La sua morte fu l'epilogo d'una vita consacrata al servizio di Dio.

FABIAN ch. Giovanni, nato a Gross Dóbern (Alta Slesia), † ivi il 21 - 7 - 1921, a 21 anno.

Giunse alla nostra Pia Società attraverso a sofferenze e prove non comuni. Nel breve tempo che ci fu compagno, fu esempio mirabile di sacrifizio.

FREUNDENBERGER Sac. Corrado, nato a Neustadt (Germania), + a Fulpmes (Tirolo) il 18-10-1921 a 44 anni.

Ebbe un'anima infiammata di zelo per le vocazioni ecclesiastiche e religiose degli adulti, e tra esse lavorò assiduamente.

GALARDI sac. Umberto, nato a Firenze, morto a Rivalta Torinese il 13-3-1922, a 42 anni.

Mite e buono, colto da fiero malore, visse nel ritiro e nella preghiera gran parte della vita, pur lavorando con zelo per la gioia di Dio.

GORGERINO Carlo, nato a Govone (Cuneo), † a Santiago del Cile il 15 - 9 - 1921 a 76 anni.

Fu uno dei muratori che lavorarono nella costruzione della Chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino. Affezionatosi a Don Bosco, diede il none alla nostra Pia Società, portandovi il prezioso profumo dell'umiltà e del buon esempio.

LA CAGNINA Ch. Michele, nato a Caltanisetta, a ivi il 2 - 10 - 1921, a 3o anni.

Morì quando l'ideale del sacerdozio, maturato fra Mille disagi e pericoli, sembrava tradursi in realtà. La sua memoria vivrà in benedizione per l'umiltà e mitezza che possedeva in grado non comune.

MARTINA Sac. Michele, nato a Cavour, + a Maroggia il 5 - 2 - 1922, a 52 anni.

Colpito da grave influenza, passò inesorabilmente all'eternità, nonostante la fibra forte e robusta. Visse la vita nell'insegnamento e nella felice compilazione di numerosi libri di testo, assai diffusi e conosciuti. Lascia gran desiderio di sè in molti ammiratori, particolarmente a Ferrara, dove insegnò per vari anni, e a Maroggia (Svizzera), dov'era beneamato direttore dell'istituto salesiano.

ORELLANA ch. Giulio, nato a Guacarhue (Cile), + a Santiago del Cile il 10 - 4 - 1921, a 24 anni.

Passò rapidamente, offrendo con rassegnazione a Dio la giovinezza, vissuta nelle sofferenze e nei dolori.

PALESTRINO Domenico, nato a Cappuccini Vecchi (Vercelli), † a Torino il 1 - II - 1921, a 7o anni. Ved. num. di gennaio u. s.

PAOLINI Sac. Edvigio, nato a Pieve di Corsiano (Mantova), † a Bernal (Argentina) il 17-8- 1921 a 61 anno.

La sua memoria vive e vivrà lungamente in benedizione. Giovinetto si rivolse per consiglio a Don Bosco, che gli disse: « Se tu vieni con Don Bosco, salverai l'anima tua e molte altre ». « Se è così, vengo subito con lei », rispose il buon Paolini. E si fece salesiano. Partito Missionario per l'America fin dal 1877, con una vita di pietà, di lavoro e di sacrifizio s'intessè un bel serto per la gloria celeste, donde, siamo certi, continuerà a benedire le molte anime che gli debbono la formazione del carattere religioso e sacerdotale.

PERIS Ch. Salvatore, nato a Bonrepos (Spagna), + a Campello il 16 - I - 1922, a 18 anni.

Pio, umile, generoso, fece il sacrifizio della giovane vita senza rimpianti, ripromettendosi di compiere per la nostra Pia Società in cielo, presso il trono di Dio, quello che non aveva potuto fare in terra.

PIANA Sac. Giacinto, nato a Pettinengo (Biella), morto a Caracas (Venezuela) il 9-2-1922, a 47 anni.

Partì, giovane chierico, per l'America. Buono pio, generoso, ebbe mente e cuore di vero missionario. Morì, in buona età, pregando Iddio a mandar altri sul campo del lavoro evangelico.

Pozzi Giuseppe, nato a Teglio in Valtellina, morto a Rivalta Torinese il 10-3-1922, a 59 anni.

Profondamente umile e pio, aveva la bontà dipinta sul viso. Morì, dopo molti dolori, con sublime rassegnazione cristiana.

PREDA Sac. Giovanni Battista, nato a Brembate Superiore (Bergamo), t a Spezia il 15 - 12 - 1921, a 61 anno.

La sua morte fu di quelle che maggiormente fanno ricordare l'Estote Parati del Divin Maestro. Buon per lui, che vi si era preparato da tempo, inspirando a questo pensiero tutta la sua attività.

PUENTE Ch. Vittoriano, nato a Bermillo de Sayago (Spagna), + a Carmona (Siviglia) il 18 - 10 - 1921, a 21 anno.

E il primo salesiano che muore nella casa di Carmona, angelo di purezza e di bontà.

ZANCHETTA Sac. Luigi, nato a Cognano di Pajana (Vicenza), † a S. Paolo (Brasile) il 27 - 9- 1921, a 56 anni.

La sua caratteristica era un affetto tenero e filiale a Maria Ausiliatrice, delle cui glorie fu banditore infaticabile. A lui infatti si deve l'erezione del noto grandioso Monumento innalzato a Maria Ausiliatrice in Nictheroy, dove oggi riposano le spoglie mortali di Mons. Lasagna, e del maestoso Santuario eretto presso il Collegio S. Rosa nella stessa città.

Preghiamo anche per:

ALLIEVI Ambrogia ved. LECCHI † a Milano. AxISA Giovanni † a Sliema (Malta). BARATTA Adele † a Napoli.

BARBERIS Giuseppe † a Pinerolo (Torino). BELTRAMI Vincenzo † a Novara.

BERTOLIN Giovanni † a Casarza della Delizia. BIZIo DE' STEFANI Catterina † a Verona. BOLLATI Teresa + a None (Torino).

BRAGAGNOLO Don Giovanni + a Galliera Veneta. BRAIDA FONTANELLA Nina † a Barge (Cuneo). CAFIEI Bar.ssa n. MAUGERI † a Vizzini (Catania).

CANDIANI Giuseppe † a Tarzo (Treviso).

CARACI Don Giuseppe + a Alcamo (Trapani). CASEROTTA Giov. Battista † a Thiene (Vicenza). CATALANO Filomena Lo PRESTI † a Vizzini. CLEMENTE Angela PASQUINOTA † a Borg. Vere. COGGO Comm. Carlo + a Fossano (Cuneo). COLONNETTI Prudenza † a Torino.

CoPPo Don Domenico † a Ronzone (Alessandria). CORNALINO Angela † a S. Germano Vercellese. DALMASSO Battista † a S. Benigno (Cuneo). DE-AMICis Franco + a Milano. DE FRANCESHI UMBERTO † a Brescia. DEL CASTILLO Ch.co GABRIELE † a Cerda. DELOGU MARIANGELA + a Scamo Montiferro. DEMARTINI Don CESARE + a S. Germano. Di MAURO ORAZIA .+ a Giarre (Catania). DURIGUTO Angelo † a Fossalta di Portogruaro. FILIA PINTORE ROSA † a Noragugume (Cagliari). GABOARDI Don EMILIO † a Vidardo (Milano). GANDELLI ANTONIA fu ANGELO † a Boario. GENNI CAROLINA Ved. MARAZZI + a Lugano. GIARUSSO Teresa + a Vizzini (Catania). GIRIBALDI CAMILLA † a Bordighera. GNEMMI Teol. Don MICHELE † a Piedimulera. GUERRA MARIA † a Primolo (Sondrio). GUSMANO SALVATORE † a Cesarò (Messina). LAGHI PAOLO † a Bologna. LA RIVA TERESA DI GREGORIO † a Vizzini. LIVATINO Don ROSARIO † a Ravanusa (Girgenti). MAGNINO Giuseppe + a Torino. MASSA Cav. BARTOLOMEO + a Chieri (Torino). MOLINO LuiGi fu GIUSEPPE † a S. Damiano. MONACO CARMELA † a Satriano (Reggio Calabria). . OLIVERO ERNESTA + a Bruzolo (Torino). ORENGO GIULIETTA n. AIRALDI † ad Albenga. PATETTA EUGENIA + a Torino. PELIZZARI Maria Ved. LEONESIO † a Tremosine. PIGLIA Don LUIGI i a Murisengo (Alessandria). PINI MARIA † a Nizza Monferrato. PLAISANT MARIA † a Carloforte (Cagliari). PROI TERESA + a Lu Monferrato (Alessandria). ROSARIO GIORGIO + a Borgosesia (Novara). RESTO ADILA † a Torino. SARACCO Orsola † a S. Marzanotto (Alessandria). SAVIO FRANC. PAOLO fu ANTONIO + a Cesarò. SCASSA Teol. Can. Don MARCO + a Savigliano. SOLA Don GIOVANNI † a Bagnolo Piemonte (Cuneo). TAMAGNONE BERNARDO fu + a Buttigliera d'Asti. TINELLI Anna Ved. † a Torino. TINOTTI URBANO † a Maniago (Udine). TONDA FRANCESCO + a Volvera (Torino). VENTIMIGLIA Baronessa Francesca + a Vizzini. VENTURI FRANCIOTTO † a Manzolino (Bologna). VERCELLONE BATTISTA † a Costanzana (Novara). VERGA AGATINA CAFICE † a Vizzini (Catania). VIANA ANTONIETTA n. FORNAROLI † a Romentino. VISETTI Marianna, † Torino VITA GIUSEPPINA n. SALVO + a Vizzini (Catania,). WENCK Dam. M. Luigia, † Torino. ZAPPATA Avv. GIUSEPPE † a Torino. ZELIOLI Carlo, † Drizzona (Cremona). ZUCCHINI Conte GIAN LUIGI † a Bologna.