BS 1920s|1926|Bollettino Salesiano Febbraio 1926

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE PER I COOPERATORI DELLE OPERE E MISSIONI DI DON BOSCO

ANNO L   TORINO - FEBBRAIO 1926   NUM. II

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: VIA COTTOLENGO, N. 32 - TORINO (9)

SOMMARIO: Ai cooperatori padri di famiglia e sacerdoti: per una data centenaria. - D. Bosco in un discorso del Card. Parocchi. - In suffragio di S. M. la Regina Madre. - Ascoltiamo Don Bosco. - Anime riconoscenti al Ven. Don Bosco: Guarito istantaneamente da lesioni polmonari. - I particolari della strage dei negri nel Congo Belga. - Una conferenza di Don Balzola. - I Salesiani nella capitale del Bengal. - Il fiorire della Missione dell'Assam. - La situazione dei nostri Missionari in Cina. - Le meraviglie di Maria SS. Ausiliatrice. - La consacrazione di Mons. Hlond. - Convegni e congressi Missionari. - Notizie varie dall'Italia e dall'Estero.

Per una data Centenaria

Ai cooperatori padri di famiglia- e ai sacerdoti.

« Io era nell'età di anni undici, quando fui ammesso alla prima Comunione. Sapeva tutto il piccolo Catechismo, ma per lo più niuno era ammesso alla S. Comunione, se non ai dodici anni. Io, poi, per la lontananza dalla chiesa era sconosciuto al parroco, e doveva quasi esclusivamente limitarmi alla istruzione religiosa della buona genitrice.

» Desiderando però di non lasciarmi andare più avanti in età senza farmi praticare quel grande atto di nostra santa religione, si adoperò ella stessa a prepararmi come meglio poteva e sapeva. Lungo la quaresima mi inviò ogni giorno al catechismo; di poi fui esaminato e promosso, e si era fissato il giorno in cui tutti i fanciulli dovevano fare Pasqua.

» In mezzo alla moltitudine era impossibile di evitare la dissipazione. Mia madre studiò di assistermi più giorni; mi aveva condotto tre volte a confessarmi. Lungo la quaresima mi disse:

» - Giovanni mio, - e me lo disse ripetutamente, - Dio ti prepara un gran dono, ma procura di prepararti bene, di confessarti, di non tacere cosa alcuna in confessione. Confessa tutto, sii pentito di tutto e prometti a Dio di farti più buono in avvenire. - Tutto promisi: se poi sia stato fedele Dio lo sa.

» A casa mi faceva pregare e leggere un buon libro,, dandomi quei consigli che una madre industriosa sa trovare opportuni pei suoi figliuoli.

» Quel mattino non mi lasciò parlare con nessuno; mi accompagnò alla Sacra Mensa e fece meco la preparazione ed il ringraziamento, che il Vicario Foraneo, di nome Sismondo, con molto zelo faceva fare a tutti, con voce alta ed alternata.

In quella giornata non volle che mi occupassi in alcun lavoro materiale, ma tutta l'adoperassi a leggere ed a pregare.

» Fra le molte cose mia madre mi ripetè più volte queste parole:

» - O caro figlio, fu questo per te un gran giorno. Sono persuasa che Dio abbia veramente preso possesso del tuo cuore. Ora promettigli di fare quanto puoi per conservarti buono sino alla fine della vita. Per l'avvenire va' sovente a comunicarti, ma guàrdati bene dal far dei sacrilegi. Di' sempre tutto in confessione, sii sempre obbediente; va' volentieri al Catechismo ed alle prediche; ma per amore del Signore fuggi come la peste coloro che fanno cattivi discorsi.

» Ritenni e procurai di praticare gli avvisi della pia genitrice e mi pare che da quel giorno vi sia stato qualche miglioramento nella mia vita, specialmente nell'obbedienza e nella sottomissione agli altri, al che provava prima grande ripugnanza, volendo sempre fare i miei fanciulleschi riflessi a chi mi comandava o mi dava consigli... ».

Fin qui il Venerabile Don Bosco nelle «Memorie» per i suoi figli Salesiani.

Nel mese prossimo ricorre, adunque, il Centenario della 1. Comunione del Venerabile, alla quale, così ben preparato dalla santa mamma, meritò in via eccezionale di essere ammesso a dieci anni e mezzo. Dice egli stesso che a Castelnuovo d'Asti l'età richiesta era quella di 12 anni, e di 12 anni compiuti. Anche il Beato Giuseppe Cafasso non fu ammesso alla Mensa Eucaristica che a 13 anni. E fu - ci sembra - un'ammirabile disposizione della Divina Provvidenza, che il Ven. Don Bosco godesse di quel favore. Gli restò così dolcemente impresso nell'anima, che divenne un zelante precursore della Comunione frequente e quotidiana e fin dai primi tempi del suo apostolato prese a ripetere a tutti ciò che nel 1877 stampava nelle preziose pagine sul Sistema preventivo nell'educazione della gioventù, come prefazione al Regolamento per le Case Salesiane:

« Si tenga lontano, come la peste, l'opinione di taluno che vorrebbe differire la prima Comunione ad un'età troppo inoltrata, quando per lo più il demonio ha preso possesso del cuore di un giovinetto a danno incalcolabile della sua innocenza. Secondo la disciplina della Chiesa primitiva si solevano dare ai bambini le ostie consacrate, che sopravvanzavano nella Comunione pasquale. Questo serve a farci conoscere quanto la Chiesa ama che i fanciulli siano ammessi per tempo alla Santa Comunione. Quando un giovinetto sa distinguere tra pane e pane, e palesa sufficiente istruzione, non si badi più all'età e venga il Sovrano Celeste a regnare in quell'anima benedetta ».

Discepoli di Don Bosco, abbiamo esultato d'intima gioia, quando il S. Padre Pio X di venerata memoria stabiliva che i fanciulli venissero ammessi alla i. Comunione non appena giunti all'uso della ragione, cioè sui sette anni. Nè mancammo, a suo tempo (1), d'illustrare le altre provvide disposizioni di quel santo Pontefice per rendere frequentata da tutti, dai grandi e dai piccoli, la Mensa Eucaristica.

Ora, nell'imminenza del Centenario della 1. Comunione del Ven. Don Bosco, ci pare opportuno fare una proposta.

I) Si ricordi il Centenario in tutti gli Oratorii ed Istituti del Venerabile, maschili e femminili, con una Comunione Generale, promossa con queste intenzioni:

1. Che il Signore benedica i lavori della Causa di Beatificazione e Canonizzazione di Don Bosco (il 20 luglio p. v. si terrà la Congregazione preparatoria sopra le sue virtù), perchè sorga presto il giorno, che è nei voti di tutti, in cui la sua immagine brillerà nella gloria degli altari;

2. Che i suoi discepoli, Salesiani e Cooperatori; conservino sempre vivo il suo zelo per il Culto Eucaristico, sopratutto per la Comunione frequente e per le visite quotidiane al SS. Sacramento;

3. Che tutti gli alunni delle Case Salesiane s'imbevano così intimamente di cotesto Culto Eucaristico, che abbiano ad essere per tutta la vita tra i divoti più convinti e praticanti di Gesù in Sacramento.

II) Estendiamo l'invito ai padri di famiglia e ai sacerdoti cooperatori. Vorremmo che dappertutto, non con vuote parate esteriori, ma con una devotissima Comunione venisse opportunamente ricordata dal maggior numero di giovinetti la data centenaria. Chiesta nel nome di Don Bosco, così caro ai giovani, per la sua glorificazione, e per impetrare da Dio qual benedizione speciale quell'intimo ed operoso Culto Eucaristico cui il Venerabile volle educata la gioventù, ci pare che sarà per riuscire dappertutto una cerimonia imponente. E che stupenda cosa se la stessa idea venisse ricordata ai folti gruppi di fanciulli che nella prossima Pasqua verranno promossi alla 1. Comunione!

L'anniversario della 1. Comunione di Don Bosco probabilmente ricorre il 21 marzo. La Pasqua nel 1826 cadeva il 26 marzo; ed in quasi tutti i paesi del Piemonte vige anche oggi l'usanza di ammettere i fanciulli alla 1. Comunione il Martedì Santo, come corona al Catechismo Quaresimale. Ma qualunque sia il giorno ritenuto localmente più conveniente - sia prima, sia dopo Pasqua - si coltivi dappertutto e si attui affettuosamente l'idea. Maria SS. Ausiliatrice non mancherà di premiarla con elette benedizioni.

(1) Cfr. Boll. Sales. dicembre 19o6: Il Pontefice dell' Eucaristia: note e documenti.

Don Bosco in un discorso del Card. Parocchi.

Nel 1886, mentre Don Bosco era a Barcellona, l' E.mo Parocchi, Cardinale Vicario di Leone XIII, teneva in Roma una conferenza Salesiana presso le nobile Oblate di Tor de' Specchi, nella quale rievocando la sua visita all'Oratorio Salesiano di Torino e i suoi contatti con Don Bosco, dà un giudizio così bello del nostro Fondatore, del suo spirito e dell'opera sua, che merita di essere divulgato.

Ecco il prezioso documento.

La lettura di queste pagine non potrà non accrescere in mezzo ai Cooperatori l'ammirazione che hanno per Don Bosco, e non incoraggiarli a zelare l'incremento dell'Opera Salesiana.

Mi guardo attorno, e per quanto sia venerabile il vostro consesso, o nobilissime Dame, che oggi secondo lo stile della vostra bontà onorate e date importanza all'annale adunanza delle Opere Salesiane, permettete che dica con tutta franchezza che alla Vostra seduta, manca oggi la gemma più fulgida che soleva risplendere altre volte in mezzo di noi e dar lustro alla conferenza salesiana. Io cerco indarno la . veneranda persona di quell'Apostolo della carità moderna, voglio dire l'ottimo ed infaticabile Don Giovanni Bosco. Noi abbiamo desiderato che colla sua persona allietasse e riconfortasse l'opera piantata colle proprie mani, ed alle nostre dimande rispondesse con quell'amabile suo sorriso di fratello ed apostolo, con quell'accento di amico e di padre a tutti sempre propizio.

Ma intanto che noi siamo qui nella casa ospitale delle venerande Oblate di Santa Francesca Romana, qui all'ombra della grande Protettrice del Patriziato di Roma, egli, nella cattolica Spagna, dimentico dei suoi 71 anno, percorre la nuova Castiglia, e in questo momento ha forse dato compimento all'importantissimo affare della fondazione della nuova casa di Madrid ed ha così compito i desideri di Re Alfonso. Oggi ha forse portato un ultimo refrigerio alle fiamme a cui vanno soggetti anche i re, adempiendo uno degli ultimi desideri di quel Re profondamente Cattolico, di quel Re veramente religioso (1).

Ma è inutile rimpiangere la presenza di Don Giovanni Bosco, in mezzo di noi, poichè egli potrebbe rispondere alle nostre domande col Divin Maestro: Quid est quod me quaerebatis? nesciebatis quia in his quae Patris mei sunt oportet me esse? A che cercarmi? Perchè vi confondete, quasi la mia presenza materiale fosse necessaria ? Quid est ?.. Non sapete che devo occuparmi senza posa e senza tregua in ciò che riguarda le opere del Padre mio ? Nesciebatis quia in his quae Patris mei sunt oportet me esse?

E lasciando che l'Apostolo del presente secolo si occupi delle opere di Dio nella Penisola Iberica, mandiamogli gli augurii perchè riesca felicemente nell'opera intrapresa; e a lui benedica Sant'Ignazio di Lojola e Santa Teresa di Gesù; a lui benedica San Giovanni della Croce e San Francesco Borgia; a lui benedica San Francesco Saverio e San Giovanni di Dio; a lui benedica San Pietro d'Alcantara e San Ludovico Bertrando, e a lui finalmente benedica l'innumerabile esercito di Santi che la Spagna, la terra di San Giacomo, ha dato alla Chiesa Cattolica, non meno benemerita di questa che della civiltà per aver vinta e domata la potenza saracena. Occupiamoci anche noi delle cose nostre: in his quae Patris mei sunt oportet me esse; in qualche parola di edificazione sull'opera fondamentale del Salesiano Istituto, tanto più liberi che non è presente l'artefice, essendochè la dignità cristiana prescrive di rispettare chi parla e chi ascolta, e non mettere alla prova l'umiltà e la modestia di chi è presente; e valga a provarlo lc belle parole di San Pier d'Alcantara al laico che lo serviva curandogli certe piaghe: « Andate adagio, Fratello, poichè sono ancor vivo, e non prendetevi libertà di sorta ».

(1) « L'arrivo di Don Bosco alla metropoli della Catalogna - narra Don Lemoyne - fu degno di un re. Giornali di Barcellona e di Madrid e di Siviglia l'avevano preannunziato: e da Madrid, da Siviglia e da altre città, erano accorse rappresentanze ad incontrarlo... Da Madrid il Ministro Silvela gl'inviò un segretario per rinnovargli vive istanze per l'accettazione di un grande Riformatorio nella Capitale». Cfr. LEMOYNE: Vita del Ven. Gìov. Bosco, Vol. II, pag. 630=632.

Lauda post mortem.

Loda dopo la morte, e in generale, fatte pochissime eccezioni, è uso di scrivere la vita degli uomini dopo la morte, poichè l' encomio massime alla presenza dei vivi, sebbene siano uomini di tanta virtù da tenersi per santi, può sempre esser pericoloso o per tentazione di adulazione o di vanità. Adunque da questo lato son più libero nelle parole, e posso parlare di quell'opera mirabile, anzi portentosa, che Don Bosco ha piantato nel secolo nostro in mezzo alla Chiesa, la qual opera è di fede e di carità; epperciò, o venerabili Dame, svolgendo l'uno e l'altro punto, dirò le morali conseguenze che ne derivano.

L'opera di Don Bosco è opera di fede.

Finiranno coll'8 dicembre quarantacinque anni dacchè Don Bosco mise la prima pietra fondamentale del suo Istituto in Torino nel giorno ben augurato dell'Immacolata Concezione della Vergine Maria e compartiva ad un povero giovane trilustre le prime verità della religione, inaugurando con Bartolomeo Garelli quell'opera che, con un solo giovane con tanta modestia iniziata in Torino, dopo 45 anni prese tanto sviluppo, che in breve tempo ha dato 62 case, 45 in Italia, 12 in Francia, 3 in Spagna ecc., senza contare le case delle Missioni dell'America Meridionale, specialmente nella Repubblica Argentina, nell'Uruguay, nella Patagonia.

Non ho la statistica precisa dei Soci Salesiani e delle religiose di Nostra Donna Ausiliatrice, che prestano a Don Bosco l'opera di abnegazione e zelo ammirabile. Non ho statistica per contare i giovani allevati nelle case ed Oratorii, nè quanti sono i selvaggi dirozzati, quanti i battesimi amministrati, quante consolazioni spirituali dispensate, e crederei non andare lungi dal vero, quando assicurassi... numera stellas si potes e conterai allora le opere di questo mansueto ed umile Apostolo. A noi basti accennare quell'ammirabile Basilica, che sotto i nostri occhi viene sorgendo quasi per incanto al Castro Pretorio. A noi basti ammirare quel tempio dedicato al Cuore dolcissimo di Gesù, che è con tanta magnificenza, armonia e vastità, fabbricato dalla generosa abnegazione di Don Bosco, dai cattolici di tutto il mondo, specialmente italiani. A noi basti dare un'occhiata all'ampio claustro degli ottimi religiosi e all'altro dell'ospizio dei giovinetti che, non ne dubitiamo punto, riveceranno quella medesima educazione che s'impartisce a Torino in Valdocco, a San Pier d'Arena, alla Spezia e in tanti e tanti altri luoghi, ove la carità di Don Bosco è venuta aleggiando. Sarebbe veramente assurdo il dire che quest'opera così meravigliosa sia stata sviluppata dal consiglio di un politico senza fede, come Urbano Rattazzi. « Associatevi, diceva egli nel 1847, associatevi altre persone per dare stabilità all'opera vostra, e lasciate qualcuno che vi rappresenti quando sarete morto. Del resto chi vi succederà nel vostro spirito e nelle vostre imprese? (1) ». Quello fu il germe, come suol dirsi, onde l'Istituto prese vita e movimento, fu la scintilla onde il passato di sei anni viene cementandosi fino a questi giorni. Io so bene che Dio scherza coi figli degli uomini, e fa profetare a favore degli eletti, anche le giumente. Ma se questa fu l'occasione di formare, organare, e sistemare l'Istituto, la nascita va attribuita alla fede, la vita alla fede, lo svolgimento alla fede, che trasporta i monti, fede che fa germogliare il grano di senapa e lo fa crescere in albero gigante. Ed è la fede di questo Uomo di Dio che ha dato i frutti preziosi che noi ammiriamo.

(1) Il primo colloquio di Don Bosco col Ministro Rattazzi avvenne nel 1854, tredici anni dopo la fondazione dell'Oratorio. Cfr. LeMOVNE: Vita del Ven. Giov. Bosco, Voi 1, pag. 5o6. - Circa il consiglio dato da Rattazzi a Don Bosco di provvedere all'avvenire dell'Oratorio con la fondazione di una Società che, imbevuta del suo spirito, ne continuasse l'apostolato, cfr. op. cit. pag. 565.

"Qui il mondo non c'entra niente!"

Chi non sa la vita di fede di quest'uomo ? Io stesso principio, la culla dell'Istituto nel dì dell' Immacolata Concezione... non vi ha già indicato che l'opera metteva la sua base fondamentale nella religione, che veniva inspirata dalla fede ? Chi l'ha portato, se non la fede ad occuparsi di questi giovinetti ? Non è stata forse l'apprezzazione di quello che è costata un'anima all'Uomo di Dio, e dell'altezza dei destini a cui essa è chiamata ? Non fu l'intimo convincimento del diritto supremo che ha Dio di essere adorato, amato, servito dalle creature ragionevoli, che lo ha spinto ad occuparsi di questi fanciulli ? E tutto questo non è spirito di fede? Si può dubitare che in quest'opera non ci sia entrata la fede?

Io lascio la vita privata di questo Servo di Dio: non solleviamo la cortina che copre le sue virtù e il velo di modestia che lo circonda, che anche volendo non sarebbe giusto nè conveniente; ma guardando le opere esteriori, e dal germe giudicando del frutto, non esitiamo a dire che l'opera di Don Giovanni Bosco fu un'opera di viva fede: e i seguaci di lui, i suoi benemeriti alunni, hanno continuato colla stessa fede l'opera da lui impiantata.

A chi per poco visiti la casa che a fianco del Santuario di Nostra Donna Ausiliatrice sorge in Torino, e percorra, come è avvenuto a me, quella città vivente di giovinetti, quali occupati nelle sonanti officine, quali a tavolino taciti ed immobili allo studio, quali pendenti e taciti dal labbro del maestro, quali raccolti intorno al confessionario, quali genuflessi sotto le ali di Maria Ausiliatrice a cantarne le lodi, o tutti insieme raccolti in piedi o seduti intorno al redivivo Filippo poco dopo il tramonto, quando un raggio di luna discende ad illuminare la illustre città e indora le veneranda canizie dell'Uomo di Dio, pendere quasi estatici dal labbro dell'uomo venerando a udire poche e semplici parole, che come la pioggia fa cascare a proposito in terreno ben preparato, e questi stempera in lacrime, altri eccita al sorriso, tutti invita a vita nuova ed a magnanime risoluzioni, quando, ripeto, considero tutto questo, dico: - Qui il mondo non c'entra niente; qui la carne ed il sangue bussano indarno alla porta: non c'entra che la Fede.

Quando si considerano gli annali e la storia delle loro Missioni nell'America Meridionale, ove oltre le difficoltà generali (e basta avere per poco cognizione degli annali della Propagazione della Fede per intenderlo) ve se ne aggiungono di quelle del tutto speciali: clima stemperato, popolazioni miste, tradizioni corrotte, selvaggi che non conoscono Dio, e inciviliti peggiori dei selvaggi, forestieri che affluiscono per lucro e speculazione e parlano lingue diverse, portoghese, indo, spagnuolo; superstizioni da una parte, freddezza dall'altra; indolenza in tanti ministri del Santuario, Governi astiosi contro la Chiesa, società massoniche, costumi rotti, perduti ecc. ecc.; di tutte queste cose facciamo una miscela, di questi elementi un composto, e, senza molta erudizione, basterà di per sè a far conoscere come quella parte d'impresa dei Salesiani in America sia ardua. Quell'impresa che ha stancato tante braccia ed esauste le forze di tanti Ordini benemeriti prima di loro, è rifiorita nella Chiesa di Dio nell'umile e moderna Congregazione Salesiana, così disponendo Iddio, padrone dei suoi doni.

Il vincere tante difficoltà, i sospetti dei Governi, il conciliarsi la stima dei Vescovi e dei Cleri, disarmare le sètte nemiche di Dio e della Chiesa, e andare angioli di pace, benevisi a quegli uomini che in viso umano portano un cuor di tigre, non è altro che opera di Fede. È la Fede che ha fatto nascere quell'opera, che l'ha trasfusa nei suoi figli, i quali la conserveranno, se a Dio piace e se ascolta i nostri voti. Oh se fosse questo solo il benefizio apportato da Don Bosco, sarebbe già assai rilevante! Scriveva pochi giorni sono un romanziere della Francia tutt'altro che tenero della Chiesa, il cui nome è intollerabile nella casa del Signore, scrivendo egli come il potrebbe Lucifero quando Iddio gli permettesse di scrivere quel che sente: - Ah pur troppo questo secolo che viene a morire, che cosa ha edificato nell'ordine intellettuale e morale? Nulla. Tutto ha distrutto, tutto ha annientato col suo scetticismo. Coi suoi miraggi ha sollevati i popoli, e non ha potuto mantenere le sue promesse: ha armato gli operai e dato pietre in luogo di pane, ha suscitato malvagie passioni senza contentare alcuno e sollevato il dubbio in tante intelligenze. Questo secolo che tramonta, per la Fede non seppe surrogare nessun sistema, nessuna idea, anzi ha distrutta nei popoli la tranquillità e la morale.Sono queste, press'a poco, le parole di uno, che è forse il più empio e più scettico degli scrittori francesi. E questi ha detto tuttavia, che la distruzione della Fede è il più gran male del mondo! Ora io dico, se l'Opera Salesiana non facesse altro bene che rianimare la fede dove è morente, renderla viva dove è morta, scintillante dove è languida ed incerta, questo solo basterebbe a mostrare l'Istituto di Don Bosco come una vera opera di Fede.

L'opera di Don Bosco è opera di carità.

Ma l'altra leva, l'altra ala è la carità. La fecondità delle opere di Don Bosco deriva dalla fede e dalla carità; dalla fede poichè questa è la vittoria che vince il mondo come dice San Giovanni: Haec est victoria quae vincit mundum, fides nostra. Dalla fede, perchè Dio vuol sempre dimostrare che è Egli che regna, che è Egli il solo Padrone del nostro cuore. Dominus regnavit, decorem indutus est. Il suo onore non lo cede a nessuno, ed appunto per questo ha donato esempi incomparabili. Se egli, il Verbo di Dio, si è umiliato fino alla morte, per cui il Padre lo ha esaltato dandogli un nome che supera ogni altro nome, si è perchè noi povere creature imparassimo ad annientarci per amor suo, purchè sia resa a Dio la gloria che gli è dovuta. Non vuole che l'uomo osi con enorme petulanza contendergli il diritto che Egli ha per tutto il creato.

Il Signore ha fatto che alle opere architettate dalla sapienza umana un soffio venga presto sopra e l'estingua, come fa il vento sopra una fiamma, e doni la fecondità, la dilatazione e la stabilità a quelle opere che furono piantate, fecondate e coltivate mirabilmente dalla Fede. Per questo vi ha differenza tra gli eroi del mondo e gli eroi della Chiesa, fra le opere dei santi e le opere degli uomini del mondo anche rispettabili. Onde vediamo uomini che appena sapevano di lettere, fondare Ordini Religiosi che si conservano anche oggi. L'Ordine di San Francesco d'Assisi piantato da un uomo non dotto, copre da sei secoli colla sua ombra salutifera tutta la terra. Tante altre istituzioni che furono architettate da uomini prudentissimi, che hanno provveduto a tutto, non hanno provveduto che le opere fossero immortali e non dovessero perire. Quando Egli concede vita e perpetuità ad un'opera, se non vogliamo negar fede ai nostri occhi, dobbiamo credere sia questo il sigillo, il carattere, che dalla Fede quest'opera è stata iniziata, ed è condotta immancabilmente dalla carità.

Ed in vero che cosa è la carità se non la fede in azione ? Giacchè secondo la dottrina teologica, la fede del Cristianesimo è virtù fondamentale che cresce di un grado nella speranza e si rende perfetta nella carità. Come nell'ordine umano e razionale il convincimento dell'intelletto non basta se non vanno unite tutte le opere, giacchè se uno ha una convinzione ed opera diversamente, mostra di avere una convinzione incerta e dubbia: come nel. l'intelletto prova della persuasione è l'operare a seconda di quella: così accade che la riprova di una fede viva siano le opere buone: « Dimostrami colle tue opere quella fede che cogli occhi non vedo » dice l'Apostolo San Giacomo. La carità non è altro che fede attiva, fede formata dal sacrificio, dalla generosità, dall'adesione del nostro cuore a Dio, bene fra tutti massimo, e che al prossimo rappre senta l'immagine del Dio vivente. Ora non può essere divina quell'opera, la quale, quantunque iniziata a nome della fede, non ha per compagna la carità di Gesù Cristo; e se colui che vi pone mano guarda piuttosto alla propria borsa che all'onor di Dio, se cerca piuttosto il proprio bene e tira l'acqua al proprio molino, se non vi cerca che il proprio gusto, se mira alle cariche ecclesiastiche e secolari, se mira agli onori ed ai compensi, ad assodare la famiglia e moltiplicare il patrimonio e i capitali, quest'opera non può essere che umana e presto o tardi è condannata a perire. Dio è purità per essenza, spirito semplicissimo ed alieno dall'ombra della colpa; ed osservano quel medesimo spirito quelli le cui opere sono fondate sullo spirito della carità. Io inculco questo principio, che le opere buone siano fecondate, siano irrorate dalla fede, ma bisogna che le cresca e le perfezioni la carità; che vi sia la bontà dei principii, e quella rettitudine, quell'abbandono, quell'abnegazione e quel sacrificio, che solo ispira la carità: Maior horum charitas.

" Don Bosco è uomo del Signore... "

Ora m'appello a Voi, venerabili Dame, se nelle case di Don Bosco vi sia o no la carità. Se non c'è qui, dove sarà? dove avremo da riconoscerla? In questo caso converrebbe dire che la carità se ne fosse andata di mezzo a noi, che avesse esulato o che fosse perita; ma è impossibile fino a che in mezzo a noi v'hanno delle anime giuste che aspirano alla propria santificazione, finchè vi hanno dei poveri da aiutare, e « pauperes semper habetis vobiscum » ci dice il Signore.

Quest'opera di fede fu dalla carità e dallo zelo delle anime continuata per mezzo degli Oratorii. È stata la carità che associò tanti compagni a Don Bosco, che li animò a sostenere tante pene, tanti dolori, persecuzioni, sacrificii; la carità li ha sorretti fino a noi. Egli, l'Apostolo dei nostri giorni, ebbe in vista la gloria di Dio e volle che Iddio fosse conosciuto, adorato ed amato da tutto il mondo. I mezzi di questo Apostolo non furono le vane aderenze, non i favori dei potenti, non il ricco patrimonio, non il grido di filosofo o di letterato. Egli non è ricco; non è diplomatico, se non forse negli affari che si commettono ai santi. Si sa che Don Bosco non è un uomo politico, per quanto sia in relazione anche coi grandi. Per quanto sia colto e scrittore di varie opere, non mai pretese di aver aria di scienziato: umile e modesto, scrive come pensa e parla, ed i suoi libri passeranno ai posteri come l'espressione, come l'impronta della vera semplicità e dell'umiltà profonda in mezzo a questo secolo petulante. Don Bosco è uomo del Signore; i suoi mezzi sono la preghiera, il buon esempio, la mortificazione, il sacrificio, la mansuetudine, e soprattutto la pazienza inalterabile che si rivela ai movimenti tardi e gravi, alla parola pesata e, breve, all'accento dolce e insinuante. Chiama amici e benevoli quegli uomini che gli sono nemici e persecutori. Mansueto e tollerante, s'insinua presso tutti ed ammansa anche le fiere più ispide del deserto.

" ... è l'immagine di S. Francesco di Sales ".

Io non esagero su quanto vi ho detto di questo uomo giusto che voi conoscete di presenza e di cui avrete letto qualche biografia; credo anzi di non avervi detto che una quinta parte di quello che potrebbe dirsi, e ne è splendida prova quello spirito che noi vediamo trasfuso anche nei suoi figli. Ha preso, perciò, a patrono un Santo, che è sinonimo di dolcezza e carità cattolica, e al suo istituto diede il nome di San Francesco di Sales, del quale Egli è l'immagine. Nè solo del nome si contentò, ma volle che la fisionomia di questo Santo, l'amabilità, cioè, e la mansuetudine fossero il programma, il mezzo, il fine della sua istituzione. E per quanto siano sapienti le leggi organiche dei Chierici regolari di San Gaetano da Thiene, di S. Ignazio da Lojola e di tutte le altre congregazioni fino ai nostri tempi, tuttavia chi esamina l'Istituto di Don Bosco deve persuadersi che Egli non solo cercò di emulare queste leggi sapientissime, ma volle assolutamente che la caratteristica dominante fosse la carità. Nelle leggi di Ignazio domina la saviezza, la previdenza.

Egli è un capitano spirituale, ma è sempre capitano, un generale che cambiata la politica di quel secolo colla politica deificata del Vangelo, si strinse ai lombi una fascia, ed invece della spada impugnò il Crocifisso. La sua caratteristica è la previdenza, l'aggiustatezza la fermezza, l'ordine e la simmetria; un'architettura, ammirabile; un capolavoro. Nel disegno di Don Bosco la cosa è più semplice, più alla buona, ma vi domina la carità: omnis spiritus laudet Dominum. C'è quel divario che v'è tra le lettere di San Paolo e di San Giovanni. Uno taglia di un colpo di spada gli errori; l'altro predica la carità in tutti i toni: Filioli, diligite alterutrum. Il Salesiano Istituto co' suoi Oratorii, con le sue scuole, vi predica continuamente la carità. A prima vista voi non distinguete i figli di Don Bosco dai preti secolari, chè non hanno abito particolare; ma al contegno dignitoso e grave, ai modi, alle parole ed allo spirito facilmente li ravviserete per buoni preti, tutto zelo per la gloria di Dio ed informati allo spirito di carità.

Fede viva, carità ardente, ecco il segreto di quest'opera in sì breve lasso di tempo così ben radicata e già tanto dilatata. Fede e carità, eccovi il segno caratteristico delle opere di Don Bosco, senza il quale non vi ha opera egregia che nasca, o nata, possa durare e dilatarsi...

L'Emo Card. Parocchi chiudeva la conferenza ricordando la Chiesa e l'Ospizio del S. Cuore allora in costruzione al Castro Pretorio, e rivolgeva ancor una parola ai padri e alle madri di famiglia, dicendo che per loro specialmente e per i loro figli lavorava Don Bosco - come non fosse sufficiente un sentimento di venerazione e di stima per Lui e per l'opera sua - ma che dovevano anch'essi cooperare a tanto bene.

La fede - diceva l'eloquente Porporato - è sterile senza la carità: ed è carità fiorita il concorrere all'erezione di Chiese e Case per i figli di Don Bosco e al mantenimento dei loro alunni che crescono speranze della religione e del cielo; ed un giorno Iddio ricompenserà largamente le anime beneficate e caritatevoli, quando dirà: « Io aveva fame, e voi mi avete dato da mangiare... Non aveva un tetto, e voi me l'avete dato... ».

Per S. M. la Regina Madre.

Un'affettuosa preghiera in suffragio di Sua Maestà la Regina Madre, augusta e zelante Cooperatrice Salesiana.

Quando dopo la perdita dell'Augusto Consorte si chiuse nel dolore e nel nascondimento, Sua Maestà non cercò e non trovò altro sollievo che nella fede e nella pratica di ogni opera di carità.

E fu allora che il 1 Successore di Don Bosco, il venerato Don Rua, come seppe che l'Augusta Signora l'avrebbe assai gradito, scrisse il suo nome nell'albo delle Cooperatrici Salesiane e ne inviava l'annunzio a Sua Maestà con una lunga lettera, nella quale, ricordando le benemerenze che l'Augusta Casa di Savoia, a cominciare da Re Carlo Alberto, aveva acquistato col proteggere e col sostenere l'Opera del Venerabile Don Bosco, assicurava la compianta Regina, che i Salesiani, certi di aver in Lei acquistato un'Augusta Cooperatrice, L'avrebbero avuta ognor presente nelle loro preghiere, per ottenerLe da Dio la grazia di sopportare eroicamerate l'immensa sventura che l'aveva colpita.

E Sua Maestà diede a noi in ogni tempo molte prove della sua Augusta benevolenza, visitando l'Oratorio di Valdocco ed altre nostre Case, inviando doni alla Basilica di Maria Ausiliatrice ed a quella del S. Cuore di Gesù in Roma, e sopratutto parlando sempre di Don Bosco e dell'Opera Salesiana con alta ammirazione.

Quindi il 4 corrente, auspice il Comitato Centrale delle Dame Patronesse, avrà luogo nella Basilica di Maria Ausiliatrice in Torino un solenne funerale di Trigesima per l'anima dell'Augusta Defunta.

Ascoltiamo Don Bosco.

Noi non possiamo non ammirare tutti i tratti luminosi di sviscerata carità dei Santi e non sentirci stimolati a fare altrettanto. Procuriamo che questi non siano soltanto movimenti del cuore, ma risoluzioni pratiche, e alla prima occasione mostriamoci sensibili e nel tempo stesso benefici al nostro simile, che ci dimanda aiuto.

S. Paolo ringraziava Filemone per aver soccorsi nella estrema miseria i Servi di Dio: Quia viscera Sanctorum requieverunt in te. Se desideriamo che le nostre viscere si possano anche appellare viscera Sanctorum, viscere dei Santi, sia nostro impegno soccorrere il prossimo, quando è travagliato dalla necessità.

Pensiamo a diminuire qualche spesa domestica per darla ai poveri, specialmente in questi tempi, in cui si rende tanto grave il bisogno di soccorrere persone bisognose di ogni età e di ogni condizione.

Il demonio per ingannarci dice di pensare attenta. mente all'avvenire e conservarci alcunchè pel caso d'inaspettato bisogno, ma questa è PRUDENZA MONDANA; il Signore ci parla chiaramente, dicendo che colui il quale vuol essere suo vero discepolo deve dare ai poveri tutto quanto gli sopravanza del necessario sostentamento: Quod superest date pauperibus.

Sarà prudente quel cristiano, il quale tiene aggiustati gli affari dell'anima.

Sarà parimenti prudente colui che opera e dà consiglio secondo le massime della religione, ma guai a chi è solamente prudente per le cose del mondo e negligenta quelle dell'anima. Costoro si troveranno alta. mente delusi in punto di morte.

Pensiamo adesso a fare buon uso delle ricchezze, altrimenti esse saranno altrettante spine che ci addoloreranno in punto di morte.

NON SAREMO MAI COSI RICCHI, COME QUANDO SAREMO SIMILI A GESÙ CRISTO, il quale per altro non aveva nemmeno un palmo di terra, ove riposare il capo.

La fede, senza opere, non vale niente: facciamo adunque opere di fede.

Opere di fede si è di credere che vi è un Dio, cui dobbiamo servire con tutte le forze dell'anima e della mente nostra - credere che vi è un inferno, quindi tener da noi lontano il peccato mortale, che solo ci può entro precipitare - credere che vi è un paradiso, perciò praticare la virtù, per giungerne un giorno ai possesso.

La confidenza in Dio non esclude la nostra cooperazione, perciò facciamo quanto dal nostro canto possiamo, e il Signore farà colla sua bontà quello che noi non possiamo.

Dio ricompensa grandemente le opere di carità che si fanno ai poveri.

La carità è industriosa e trova sempre modo dl beneficare.

Sac. GiovANNI Bosco.

Anime riconoscenti al Venerabile Don Bosco.

Nel parlar di Don Bosco e di qualsiasi altro nostro Servo di Dio intendiamo sempre protestare, come protestiamo solennemente, di non voler contravvenire in niun modo alle pontificie disposizioni in proposito, non intendendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella che merita una semplice testimonianza umana, nè di prevenire il giudizio della Chiesa, della quale = sull'esempio di Don Bosco = ci gloriamo di essere ubbidientissimi figli.

Guarito istantaneamente da lesioni polmonari.

Sento il dovere di rendere pubblico un fatto, che per me ha tutti i caratteri di un miracolo: e lo faccio con commossa riconoscenza verso il Ven. Don Bosco che ce l'ha ottenuto e piena a lui di riverente affetto, perchè, dopo avere sollevato tante miserie sulla terra, continua dal cielo ad asciugare le lacrime degli infelici che fanno fiducioso appello alla sua carità.

Il giovane Angelo Pini di Manerbio nella primavera del 1923 cadde malato del male che non perdona. Vedendo che il male, dapprima non identificato dai medici, invece di diminuire aumentava, si recò a Brescia da un ottimo dottore, che gli prescrisse un'aria più fine. A metà luglio si portò quindi a Pezzoro, a 500 metri sul livello del mare; ma siccome la febbre, invece di scemare cresceva, tanto che notte e giorno era di continuo dai 39 1/2 ai 40 gradi, tornò a farsi visitare e per consiglio del medico passò a Bovegno, a 300 metri. Dopo una ventina di giorni, vedendo che la febbre e la tosse persistevano inalterate, tornò ancora dal dottore, e questi francamente gli disse che non v'era più rimedio.

Ritornato in famiglia con la desolazione nel cuore, venne consigliato a consultare un altro medico. E il 27 agosto tornò a Brescia e il Dottore Primario dell'Ospedale Civile lo sottopose ai raggi nella sala n. 8 Tubercolosi, riscontrandogli due lesioni al polmone sinistro con aderenza pleuro=pericardiaca; gli prescrisse una cura d'iniezioni e di tornare dopo una ventina di giorni.

Nel frattempo non si notò in lui nessun miglioramento, sicchè, tornato il 29 settembre all'Ospedale, attesa la persistente gravità del male, venne internato e collocato nel reparto tubercolotici. Dopo due o tre giorni fu sottoposto alla cura del pneuma=torace, che non riuscì per l'accennata aderenza pleuro= pericardiaca.

Ravvisando il caso omai disperato, si pensò di ricorrere all'aiuto celeste; e siccome mio fratello sacerdote si recava a Torino, venne pregato di toccare un fazzoletto alla tomba del Venerabile Don Bosco e di riportarcelo con sollecitudine per applicarlo all'infermo, pieni di fiducia che Don Bosco l'avrebbe salvato.

Questo accadeva il lunedì, 8 ottobre.

La mattina del 9, l'infermo fu sottoposto nuovamente ai raggi, e il Dottore disse che era conveniente di ritentare la cura del pneuma=torace, il che avrebbe fatto il giovedì, 11 ottobre.

Intanto si era anche inviata un'offerta al Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, implorando una novena di preghiere a Don Bosco e promettendo la pubblicazione della grazia, ed altre persone pregavano allo stesso fine: e il malato era pieno di fede.

Alla sera del 9 gli fu portato e applicato il fazzoletto che aveva toccato la tomba del Ven. Don Bosco, e all'indomani era scomparsa la febbre, e quando il giorno dopo venne il dottore per la cura, scorgendo che non aveva più febbre, lo volle sottoporre di nuovo ai raggi, e pieno di stupore gli disse:

- Trovo un gran cambiamento in questo polmone... Lei non ha più bisogno di cure!

Difatti, dopo alcuni giorni, Angelo tornava a casa guarito, tra la commozione di quanti avevano la certezza di un miracolo di Don Bosco. Ancora una circostanza, degna anch'essa di nota, e questa, che non ebbe realmente più bisogno di cura alcuna. Si fece ancor visitare e ogni volta il Dottore gli disse che stava sempre meglio; difatti potè riprendere il lavoro, non più allo stabilimento, ma come chauffeur presso S. Ecc. Mons. Vescovo di Nola. Il prodigio fu quindi completo.

Oh! Ven. Don Bosco, si compia finalmente anche il sospiro di tanti cuori che t'amano! Che possiamo vederti presto, ricinto dell'aureola che la Chiesa pone sul capo dei Santi, e tutti si curvino dinanzi ai tuoi altari, dalle Basiliche di San Pietro e di Maria Ausiliatrice, alle umili cappelle sperdute tra le foreste selvagge ove son giunti i tuoi Missionari!...

In fede

Manerbio (Brescia), 16 gennaio 1926.

ANTONIA FACCHINETTI.

"Don Bosco mi ha ottenuto la grazia ".

Al principio dell'ottobre del 1924 mio padre, Giacomo Persichetti fu Evangelista, vecchio di circa ottantadue anni, avvertì, quasi repentinamente, dolori acutissimi nella regione renale destra. II medico asserì trattarsi di un calcolo al rene. Il fatto era gravissimo in sè e diventava quasi disperato per l'avanzata età, che offriva poca resistenza ai dolori acutissimi, alla perdita del sonno e alla dieta assoluta del malato, il quale non poteva prendere niente altro che qualche cucchiaio d'acqua al giorno. Per oltre una settimana si praticarono inutilmente sulla parte cataplasmi di seme di lino con pomata di morfina. Peggiorava sempre e volle ricevere la SS. Eucarestia che gli fu data.

Una sera - e doveva forse essere l'ultima - il medico curante ordinò le iniezioni di atropina: ma io non volli ascoltarlo, anzi non volli nemmeno praticare i consueti cataplasmi. Mi rivolsi disperatamente al più che padre mio, Don Bosco: fasciai sulla parte la sua preziosa reliquia, e niente altro. Esposi nella camera varie altre reliquie di Santi e cominciammo subito con mia madre, con mia zia, con mia cugina ed altre persone - tutte attualmente presenti e testimoni del fatto - la novena a Maria SS. Ausiliatrice, consigliata dal Venerabile, aggiungendo qualche preghiera per la sospirata sua Beatificazione e per i Superiori e Missionari Salesiani, e le Litanie della B. V. e dei Santi, promettendo di mandare un'offerta a Torino per le Opere Salesiane e di pubblicare il fatto sul Bollettino.

All'ultima ora della sera portai in camera un busto di Don Bosco; lo baciai piangendo, e lo misi in modo che stesse rivolto verso l'ammalato. Questi già dormiva e per tutta la notte non si lamentò affatto: fu il primo riposo anche per me.

All'alba mi svegliai, e, non sentendo come al solito lamentare mio padre, lo chiamai.

- Sto benissimo, mi rispose: il Ven. Don Bosco m'ha ottenuto la grazia da Maria SS. Ausiliatrice!

Infatti ogni dolore era scomparso istantaneamente e completamente: il calcolo fu emesso subito e senza fastidio alcuno nella mattinata, in polverina sottilissima di color rosso bruno; dopo pochi giorni lasciò il letto e tornò fra noi sano e vegeto; e oggi dopo un anno - abbiamo aspettato l'anniversario - ringraziava con noi tutti la Madonna e Don Bosco, raccomandandosi ai cari Salesiani, perchè con le loro preghiere ci ottengano che la protezione della Vergine e di così gran santo non ci lasci mai e un giorno ci ricongiunga tutti nella Patria Celeste.

Alvito, ottobre 1925.

VINCENZO PERSicHETTI di Giacomo. GIACOMO PERSICHETTI, ringrazia la Madonna e Don Bosco.

LE MISSIONI SALESIANE

DAL CONGO BELGA. I particolari del massacro dei negri.

In data 24 novembre u. s. Mons. Sak, Prefetto Apostolico del Luapula Superiore (Katanga-Congo Belga), inviava al sig. Don Rinaldi questi particolari sulla strage dei negri, di cui si fece parola nell'ultimo numero del e Bollettino», e che ebbe larga eco anche nella stampa quotidiana.

...Siccome per mezzo dei giornali Ella può aver avuto notizia degli efferati massacri che si dissero perpetrati nella regione di Sakania, e in questo caso avrà certo dolorosamente pensato alla nostra Missione e precisamente all'ultima residenza aperta, alla quale si recheranno di questi giorni anche le Figlie di Maria Ausiliatrice, mi affretto a comunicarle che i misfatti furono perpetrati alla distanza di circa 84 chilometri da Sakania.

Essi furono tuttavia una ben dura prova per la nostra Prefettura Apostolica.

Un indigeno, crudele ed esaltato, che si dice della setta protestante dei Battisti, venne a far propaganda nel nostro territorio; ed era già tardi quando ne furono avvertite le autorità che si recarono sul luogo, ove si trovarono 89 cadaveri gettati alla rinfusa gli uni sugli altri, formanti una vera catasta di carne umana, che emanava tutt'intorno un fetore pestilenziale, cui, con molta fatica, si riuscì a dare sepoltura.

Ella può immaginare quale sia stata l'emozione prodotta da questo fatto. Io ne fui avvisato direttamente dal nostro Don Bufkens, che è capo della Missione di Sakania; e passato il primo movimento di stupore, come seppi che il Governo aveva già preso dei provvedimenti, mi decisi di aspettare, tanto più che si parlava anche di una rivolta indigena e i giornali del Sud annunziavano che il Commissario del Distretto era stato ucciso con parecchi soldati, mentre non vi fu che un soldato ucciso ed un altro ferito, e non dai poveri indigeni, ma dagli adepti del famoso « Mwana Lesa» che si dice figlio di Dio, capi anch'essi del fanatico e barbaro movimento.

Secondo gli indigeni Mwana Lesa era venuto per liberare i loro villaggi dagli stregoni malfattori; e per questo diceva che tutti dovevano farsi battezzare da lui; senonchè quando uscivano dall'acqua, battezzandoli per immersione, erano da lui irremissibilmente assaliti. Secondo gl'indigeni era Mwana Lesa stesso che li percoteva a colpi di randello, e gli adepti li finivano.

Si dice anche c'era un mezzo per liberarsi: dare, cioè, una certa somma: e, difatti, un indigeno potè riscattare in questo modo tre membri della sua famiglia, ma non ebbe bastante danaro per riscattare il quarto, che fu tosto ucciso.

Il Commissario del Distretto di Elisabethwille ha fatto occupare temporaneamente il paese da un suo sostituto e da una truppa di soldati, ed attualmente tutto è tranquillo.

Ma i poveri abitanti di quella parte del Katanga sono molto spaventati. Io feci loro promettere che sarei andato presto a vederli, e che ci stabiliremo tra loro nella capitaneria di Mafumbi e di Mopola, formando due centri di Missione e di scuole, appena avremo qualche missionario disponibile.

Il signor Amministratore di Sakania mi ha detto che le infelici popolazioni di quelle capitanerie sono demoralizzate, e lo credo. Malgrado, però, tanti assassinii perpetrati, vi sono ancora dei negri, fissi nelle loro superstizioni, che prestano fede al sinistro mistificatore Mwana Lesa.

Senza dubbio la superstizione attecchisce, assai assai, tra questi indigeni; e bisognerebbe che noi andassimo presto a predicare loro la dottrina del nostro Divin Salvatore e ad inculcare le idee cristiane per rassicurarli, convincerli, e guadagnarli colla carità.

Il Missionario farà tutto questo... ma purtroppo le braccia mancano, ed io non so di chi disporre.

Andrò presto a visitare tutta la contrada, non appena l'installazione delle Suore a Sakania sarà un fatto compiuto; ma ripeto che quando i Salesiani avranno preso contatto con questi poveri indigeni e parleranno loro di Dio e della buona Madre Celeste Maria Ausiliatrice, tutta questa povera gente non mancherà di essere guadagnata alla Fede e alla Civiltà. L'affretti il buon Dio!

Una conferenza di Don Balzola.

Dal Corriere della Sera del 3o novembre u. s.:

« Tutta un avventurosa odissea, della quale si potrebbe fare un attraente e pittoresco volume, è quella che raccontava ieri all'affollato uditorio, in una sala attigua alla chiesa di Sant'Agostino (via Copernico) don Giovanni Balzola dei missionari salesiani. Ma don Balzola - una rude e bonaria figura di sacerdote, rotto più alle apostoliche fatiche che non ai fasti dell'oratoria - la racconta con la più greggia semplicità, come si trattasse di qualche giterella, solo infervorandosi nel dirvi dell'opera delle Missioni e dei preziosi risultati che ha dato e che continua a dare laggiù, nelle sterminate plaghe brasiliane fra l'Amazzoni e l'Orenoco, dove ci sono ancora popolazioni indigene che vivono - inaccessibili tra vaste solitudini, fiumi mal superabili, foreste vergini - vita primitiva: gente nuda, ignara del lavoro e d'ogni nozione di civiltà.

Quegli « indios » - spiega - non sono nè feroci nè cattivi, nemmeno bellicosi fra loro; soltanto, più che odiare, temono i « civilizzati » perchè ricordano i mali trattamenti dei primi invasori: li fuggono perchè li credono cattivi. Il difficile pei missionari, dunque, è l'avvicinarli. Quando il missionario col suo piccolo seguito inerme si appressa ad una « maloca » - vasta capanna, che contiene venti o trenta «fuochi » (famiglie) e costituisce il villaggio - è la fuga; poi il « cacico » (capo della tribù) viene, diffidente e armato delle sue frecce, vede, interroga, si assicura che si tratta di gente « buona ». Iniziati i contatti, l'opera d'incivilimento è di cristianizzazione, è facile; man mano, di sotto la direzione del missionario, sorgono le ben costruite capanne, la chiesa in muratura, si comincia a coltivare; le suore educano i fanciulli: scuola, catechismo, lavoro, sport, musica (la fanfara diventa presto delizia e orgoglio del villaggio); missionari e suore sono medici, farmacisti, insegnano i mestieri: in capo a dieci anni quel nucleo di duecento o trecento selvaggi è una popolazione cristiana e civile di mite e onesto costume.

Così cominciò nel '95 la prima missione di don Balzola presso la terribile tribù dei Bororos: pochi anni dopo la fanfara dei Bororos si presentava trionfalmente all'Esposizione di Rio de Janeiro; e nel '98 egli veniva a Torino, a Milano e a Roma con tre giovani suoi allievi Bororos che suscitarono viva curiosità.

Poi di « maloca » in « maloca », di colonia in colonia, di missione in missione - con viaggi per terra e per fiume che duravano settimane, mesi, non senza incontri di tigri e di serpenti formidabili, sotto piogge incessanti, attraverso foreste impenetrabili - fino al Rio Negro, fino alla zona di Manaos (capitale dell'Amazzonia) e a 1000 km più in là: fino ai confini con la Colombia e col Venezuela; ecco le tribù dei Tapucos, dei Piratapujos, e decine d'altre, divenute man mano sedi di Missione e colonie, e veri paesi all'europea in pacifico sviluppo.

Ed ecco anche, dopo tante fatiche, la grave malattia, l'esaurimento, il richiamo in patria a guarire. Ma don Balzola ha speso questi mesi a far conoscere questi fasti delle Missioni agli italiani, da Torino a Palermo, da Savona a Milano, perchè le amino e le aiutino. Quanto a lui, ha 65 anni; - l'uditorio bisbiglia come stupito, l'aspetto sembra smentire quell'età - ma spera d'esser buono ancora a qualche cosa e pensa con desiderio ai suoi buoni « indios », fra i quali si ritroverà presto, poichè ripartirà fra un mese per Barcellos.

Il racconto, che ha tenuto l'uditorio affascinato per un'ora, ha avuto nelle ultime battute accenti che hanno vivamente commosso ».

Don Balzola è di nuovo sul campo del lavoro.

Una medaglia-ricordo del Cinquantenario delle Missioni.

Nella ricorrenza del Cinquantenario delle Missioni Salesiane e dell'estensione a tutto il mondo del Giubileo dell'Anno Santo, un gruppo di fervidi amici ed ammiratori delle opere di Don Bosco in Roma pensò di far coniare una Medaglia a ricordo dei due fausti avvenimenti e e benefizio delle Missioni Salesiane, perché l'utile andrà tutto a loro vantaggio. Eccone i prezzi:

Formato piccolo; mm. 28 di diametro Medaglia in bronzo argentato .

>   in argento   . .   . .   » 20

Formato grande: mm. So di diametro

Medaglia in bronzo    » 18

»   in bronzo argentato    » ,22

»   in argento    6o

Rivolgersi al Comitato di Propaganda Missionaria. Via Cottolengo, 32 o Torino (9).

Cooperatori zelanti.

UNA POVERA MAMMA.

« Mi è morto oggi, proprio oggi, il più grande dei miei piccini. Aveva undici anni! Era un angiolettol Disperato dai medici, avevo pregato il Ven. Don Bosco e Maria SS. Ausiliatrice perchè me lo guarissero, se così piaceva al Signore, ma piuttosto che vederlo divenir cattivo, dissi al Signore che lo prendesse con sè. E, penso, la mia preghiera è stata esaudita: perchè ho nel cuore una dolce speranza, anzi una certezza che egli è tornato al paradiso.

» Sono una povera vedova, e non posso fare grandi elemosine: tuttavia, invece di comprare i fiori per il piccino, mando questa somma, perchè vada a benefizio di un altro orfanello, che preghi per il mio e per me. Ho tanto bisogno della preghiera di cuori innocenti... ».

UN ASPIRANTE MISSIONARIO.

« ...Vorrei andar missionario... Recentemente ho visto partire due miei compagni, nei quali, si può dire, aveva acceso io, con la parola e la preghiera la fiamma dell'apostolato. Ed io son qua ancora... Quando mi esaudirà il Signore ?

» Ho promesso di non comperare più sigarette (non fumo più da due anni, ma le regalavo volentieri agli amici), e il risparmio lo destinerò per il battesimo di un cinesino.

» Signore, adveniat Regnum tuum!... Chiama anche me, o Signore, a lavorare tra gli infedeli... ».

I Salesiani nella capitale del Bengal.

(Lettera del Missionario Salesiano Don Paolo Bonardi).

Calcutta, 1 dicembre 1925.

Amatissimo sig. Don Rinaldi,

Or che mi sono un po' orientato nel nuovo posto ove l'obbedienza mi destinò col carissimo sig. Aprile, eccomi a comunicarle, amatissimo Padre, alcune impressioni prime.

Ed anzitutto Le dirò che l'anima è piena di commozione profonda, di santo entusiasmo e di riconoscenza illimitata, pel modo così straordinario, con cui questa cara Missione di Assam viene continuamente benedetta dal Signore e guidata dalla nostra cara Mamma Maria Ausiliatrice.

Sono appena quattro anni che si giungeva, noi i primi undici, e da quel giorno li vedemmo tutti, uno per uno, i prodigi grandi che si compivano dal Signore per ogni lato nel vastissimo campo affidato ai figli di Don Bosco: e quasi novella conferma delle celesti benedizioni, ecco in quest'anno, cinquantesimo anniversario di una data a noi cara e proprio nel giorno stesso - l'11 novembre - altri figli di Don Bosco entrare nella capitale del Bengal, a Calcutta.

Dal Bramaputra al Gange, adunque, va estendendosi il gregge del pastorello dei Becchi... Parrebbe un sogno! Proprio nell'ultima sera che passai in Assam ci scambiavamo con Don Gil, campione della terra cui il Manzanare bagna, insieme con gli ultimi saluti anche le recenti impressioni, là, in riva al Bramaputra, avvolti, per così dire, nella maestà d'un bellissimo tramonto che andava sfumando lentamente nell'azzurro e dentro le acque «sacre» dell'immenso fiume: e ci venne spontaneo il confronto fra due dominatori potenti che esercitarono su le anime umane de' loro tempi un impero sovrano.

S'estinse con la morte la formidabile potenza del primo, che andava dal Manzanare al Reno ed oltre: vivido e vivificante più che mai perdura invece, attraverso le generazioni, l'influsso di quel sovrano della bontà che noi abbiamo la fortuna di chiamar Padre, e con esso si dilata pure il trionfo di Gesù Cristo, la gloria di Maria Ausiliatrice, la salvezza delle anime. A tal pensiero, amatissimo sig.

Don Rinaldi, benchè consci della propria nullità e miseria, come non aver motivo di gioire nel più profondo dell'anima e non magnificare la misericordia del Signore?

L'8 novembre u. s. - dopo aver ricevuto da Mons. Mathias la Benedizione di Maria Ausiliatrice, caro tesoro che vogliamo ci accompagni sempre e dovunque pel mondo - si partì alla volta di Calcutta, ove arrivammo alle 12 dell'11 novembre.

Dalla stazione fummo condotti in via « Portuguese Church Street » al N. 3=4, ove i Padri Gesuiti ci accolsero con grande cordialità e ci comunicarono da parte di S. E. l'Arcivescovo il rincrescimento di trovarsi assente dalla città, chè altrimenti sarebbe venuto lui stesso a darci il benvenuto. E trovammo qui anche il nostro Don Mora, in viaggio da Tanjore, per prendere il mio posto in Shillong.

Primo nostro atto, appena ci fu assegnata la camera d'alloggio, fu di estrarre dalla nostra valigetta una bella immagine di Maria Ausiliatrice, pòrla nel posto d'onore, inginocchiarci davanti, recitare tre volte la Salve Regina con la giaculatoria Maria Auxilium Christianorum! ricordarle anzitutto che eravamo sempre suoi figli, con diritti però a particolari riguardi e benedizioni, date le mutate circostanze, e proclamarla Regina delle Opere Salesiane nella nuova residenza, offrendo a Lei i nostri lavori presenti e futuri, e tutte le opere di quanti faranno seguito a questi primi Salesiani, perchè in suo nome e per suo amore s'inizi e si continui e perfezioni ogni attività dei figli di Colui che da Lei, Ausiliatrice benedetta e potente, ripetè ogni sua opera.

Fu una consacrazione, direi, ufficiale, col consenso pieno del capo amatissimo della nostra Missione; e non dubitiamo sia stato il migliore degli inizi.

Il 12 novembre ci recammo a far visita a Mons. Fernandes, Vicario Generale dell'Archidiocesi: il 13 fummo dal R. Console Gen. d'Italia e il 14 da S. E. Mons. Pèrier, Arcivescovo di Calcutta, di ritorno in quel giorno stesso. Tutti ci trattarono con una cordialità e affetto superiori ad ogni aspettativa. S. E. ci conferiva senza alcuna eccezione tutte le facoltà inerenti al S. Ministero in sua Diocesi, e ci voleva all'indomani a pranzo in Episcopio. Il R. Console Generale, cav. Edoardo Pervan, traslocato di recente dal Brasile, ov'ebbe campo a conoscere l'Opera Salesiana, si disse pronto a largheggiare del suo appoggio.

Qui a Calcutta cominciamo, come Lei sa, con la Catholic Orphan Press, stamperia già bene avviata, e con la Procura della Missione.

Col primo gennaio p. v. assumeremo anche la cura della Cattedrale, attigua alla tipografia, e per quella verrà destinato da Monsignor Mathias un altro sacerdote salesiano come parroco, col quale si potrà anche esser utili all'opera di assistenza ai Marinai che sostano nel porto, provenienti dalle varie nazioni, opera iniziata di recente dai PP. Gesuiti con ottimo successo, i quali ci invitarono a curare il Reparto Marinai Italiani, che è il più numeroso: e fin da domenica scorsa fui a contatto con una settantina di essi.

L'avvenire si delinea già confortante per molto lavoro e proficuo apostolato.

Il quartiere in cui siamo è popolatissimo e veramente centrale, posto tra due sinagoghe e relative scuole giudaiche, una chiesa protestante, parecchi templi hindù e un orfanotrofio diretto dagli Irish Christian Brothers. Verso il tramonto, sulle terrazze delle case circostanti i pii maomettani fanno le loro prostrazioni di rito, mentre poi s'alzano nella notte monotoni suoni di tamburi e nenie religiose e fumi di sacrifizii offerti dai bramini pingui e bene impasticciata la fronte coi segni e colori idolatri.

Come vede, amatissimo sig. Don Rinaldi, nemmeno la varietà fa difetto in queste parti: ma glielo confesso proprio col cuore in mano, oh come sento la grandezza della dignità sacerdotale e come ringrazio il Signore, non m'avesse fatto altro che un buon secolare, ogni qualvolta passo attraverso queste folle di migliaia e migliaia di gente, mezz'ignuda, quasi non foss'altro che un ammasso di carne, di materia priva di ciò che è l'anima della vita... carne umana, che vive senza le idealità sublimi della Fede e che per nulla, pare, si differenzi dalle mandre dei buffali che sospinge al traffico sulle vie... carne bruta che languisce e invecchia e fermenta in ogni angolo della vasta metropoli, in ogni vano o buco di muraglia, nè più, nè meno che gli schiavi d'un tempo... Sì, grazie, o Signore, d'avermi fatto Cristiano: e di tal favore non saprò mai lodarti abbastanza.

La città è situata per la maggior parte sulla sinistra del fiume Hooghly, uno dei rami del Gange. La parte di destra vi è allacciata da un gran ponte galleggiante, nelle vicinanze della stazione di Nowah, che porta i treni da Bombay.

La superficie della città è di 42 miglia quadrate. La popolazione è di circa due milioni: per metà hindù, per un quarto mussulmani.

Dalle statistiche risulta che più di un quarto dei bambini nati a Calcutta muore prima che abbiano raggiunto un anno di età; oltre un terzo muore nella prima settimana di esistenza.

Colera e peste infieriscono più marcatamente durante i mesi di marzo e aprile: il periodo invece che va da settembre a dicembre è caratterizzato dall'estendersi della malaria, portata massimamente da zanzare provenienti da acque stagnanti e risaie, e chiamate « anophiles ».

Ciò non ostante, mai paura! « Pur che Cristo trionfi » avanti sempre: e se avvenisse anche che la candela ardendo dinanzi all'altare si andasse sciogliendo, quale incomparabile fortuna! Noi però usiamo le precauzioni necessarie e preventive per la salute con gli aiuti offertici dell'amorevole Divina Provvidenza, che anche qui, come altrove e sempre, mantiene la promessa di compensare al cento per uno chi abbandona tutto per amor suo.

Oh! com'è promettente l'avvenire, come sono certi e indubbi i trionfi di Don Bosco in India: ma occorrono sacerdoti, santi sacerdoti, molti sacerdoti...

Chiudo questa mia, pregandola a voler benedire i suoi figli... sperduti in questa vasta metropoli, e la benedizione ci sostenga a non diventare nè maomettani, nè hindù, ma a rimanere sempre fino alla morte e ancor dopo degni figli di Don Bosco!

Preghi sempre per il suo

Dev. figlio in C. J.

Sac. PAOLO BONARDI Missionario Salesiano.

Il fiorire della Missione Salesiana dell'Assam.

Don Bonardi, prima di lasciare Shillong per Calcutta, in data 27 ottobre u. s. scriveva al sig. Don Rinaldi:

Ah quanta vita, quanto pullullare di opere sante, che entusiasmo in tutti per la causa del bene, qui in questa Missione. Si tocca con mano la Provvidenza ad ogni passo; si vede che la Madonna guida Ella stessa il tutto e compie opere meravigliose: noi, strumenti deboli, e infermi, ci meravigliamo di tanto bene che fiorisce e ingigantisce attorno a noi; e ci umiliamo nel riconoscimento della nostra nullità: servi inutiles sumus!

Solo ieri l'altro fu uno spettacolo mai visto in Shillong; la processione del Corpus Domini si snodava sulle colline recando in trionfo Gesù Sacramentato, ed erano più di tremila le persone che vi prendevano parte!!

L'entusiasmo, il movimento verso il Cattolicesimo diviene sempre più intenso. Stamane s'è iniziato una specie di giro di propaganda che durerà circa due settimane: sono folti gruppi di popolo, capitanati dal Missionario che si recano in un paese e poi nell'altro e nell'altro ancora a predicare la religione vera, « ia ka niam bashisha ». Si celebra la S. Messa, poi si fa il congresso; si spiegano i rudimenti della Fede; si fa un po' di cinematografo o un po' di proiezioni sulla vita di Gesù Cristo, spargendo foglietti di propaganda « U Symbai »; e così tutti i giorni, pellegrinando nei varii luoghi, ottenendo frutti consolantissimi.

Nell'Orfanotrofio di Shillong.

Anche nell'intimità dell'Orfanotrofio si hanno consolazioni . non ordinarie. La S. Comunione si può dire generale ogni giorno. Abbiamo introdotto l'Esercizio di Buona Morte, e vedesse i nostri marmocchietti come seguono con interesse, e compenetrati da gran sentimento, le belle preghiere, e ascoltano l'istruzione!...

Le Compagnie di Maria Ausiliatrice, del SS. Sacramento e di S. Giuseppe vanno a gara nel dare a tutti buon esempio: e così parecchie vocazioni crescono benedette dal Signore e da Maria Ausiliatrice, e saranno vocazioni sicure.

Il 12 agosto, viste le strettezze di locale, Monsignore ci acquistò una casetta succursale con un bel frutteto. Manco a dirlo fu una festa per tutti; e quella stessa sera, con torcie e stendardi, in corteo, al canto del Magnificat e di altre lodi alla Madonna, vi portammo trionfalmente le immagini di Maria Ausiliatrice, Don Bosco e Savio Domenico.

Il cinque ottobre fu un'altra festa carissima. Da un anno avevamo iniziato il livellamento di un grandioso cortile accanto all'Orfanotrofio. Si dovette deviare un bel tratto di torrente e riempirne il letto lasciato vuoto: e dopo un anno di lavoro, si ottenne un cortile meraviglioso, quale pochi istituti nostri d'Europa possono vantarsi d'avere, e lo dedicammo solennemente a Don Bosco. Nel cortile imbandierato con gli orifiammi delle varie nazioni in cui esistono case salesiane, si trainò su un carro trionfale la targa recante la scritta « Don Bosco play=ground », che fu piazzata al suono dell'inno: « Cantiam di Don Bosco ».

Altri lavori sono in corso: lo sterramento per un più ampio locale ove erigere il laboratorio dei fabbri, e la costruzione di una tettoia palestra per la ginnastica. Li vedesse, amatissimo sig. Don Rinaldi, i nostri 56 ginnasti nell'azzurra divisa come quella dell'Oratorio di San Paolo a Torino, con la scritta: « Don Bosco=Laitum Khral », come fanno furori sotto la guida del caro confratello Ferraris! Per gl'inglesi di qui tornan nuovi e strabilianti i nostri esercizi ginnici; lo confessano che non ne avevano mai visti.

Oggi si fecero le prove di un gran saggio scoutistico, che avrà luogo venerdì p. v. in presenza del Governatore d'Assam. Prenderanno parte al saggio i giovani del Collegio St. Edmund's, i giovani della High School di Shillong e i nostri orfani: si eseguirà nel posto centrale di Shillong, e l'incasso sarà devoluto alla compra delle divise di Scout per i nostri orfani. Quanti hanno oggi assistito a. queste prove, son venuti a farci le congratulazioni; era sul labbro di tutti: « Chi avrebbe mai creduto che da ragazzi Khassì si potessero ottenere risultati così meravigliosi!... ».

Eguali sono le soddisfazioni per la loro riuscita nello studio e nel lavoro. Gli esami semestrali scolastici e professionali e quelli pure della scuola serale si svolsero con esito molto soddisfacente: e tra i vari reparti della Scuola Professionale, chi trova più simpatie è quello dei falegnami. Sommano ad una quarantina, e sarebbero di più, se avessimo più vasti locali.

Anche la carità comincia a fiorire. Il Commissario Provinciale degli Scout, che ha in mano il movimento scoutistico dell'Assam e che ci dava già mensilmente un tanto pel mantenimento di cinque orfani: oggi, entusiasmato dopo le prove ginnastiche, mi diceva: « Anche mia moglie si prende l'incarico di mantenere tre orfani nell'Istituto ». La benevolenza che questi acattolici hanno per l'opera nostra faccia Iddio che procuri loro la grazia della conversione alla vera Religione.

In gennaio i nostri orfanelli daranno un altro spettacolo ginnico per festeggiare l'arrivo a Shillong del Vicerè dell'India...

124 battesimi. - Evangelizzando.

Con la stessa data 27 ottobre u. s. il missionaria Don Stefano Ferrando inviava queste altre notizie:

Ogni giorno constatiamo quanto Maria Ausiliatrice prediliga questa Missione dell'Assam.

Il 3o agosto abbiamo fatto un po' di festa a Monsignore, ed al mattino egli ebbe la fortuna di amministrare 4o battesimi e di dar la S. Comunione a una turba di popolo devoto. Bello il trattenimento all'aperto: i ginnasti dell'Oratorio del Sacro Cuore e dell'Orfanotrofio Don Bosco fecero stupire tutti i presenti, e fu una rivelazione per Shillong.

La domenica seguente i nostri chierici con Don Vendrame si recarono a Maupdang a 13 chilometri da Shillong, un villaggio sperduto nella iungla. Affrontarono il viaggio sotto una pioggia torrenziale, ma l'amministrazione di altri 17 battesimi e l'entusiasmo suscitato fra quella povera gente, li ricompensarono in abbondanza. È sempre fruttuosa la spiegazione della vita di Nostro Signore con proiezioni luminose, nel cuore della foresta, ai confini della terribile Boy Concentry, la regione più aspra e più selvaggia dell'Assam. Un mese fa nel villaggio di Mallki erano più di iooo persone che con profondo raccoglimento seguivano la vita di Nostro Signore, con visibili segni di commozione nei punti più salienti.

I catecumeni crescono in modo consolante.

Domenica, 18 ottobre, venivano amministrati altri 42 battesimi nella nostra chiesa di Shillong, degno preludio alla solennità del Corpus Domini, che qui in India per maggiore opportunità si celebra quando è terminata la stagione delle piogge.

Ma in questo stesso mese così pieno d'incanti, quando tutti si rallegrano per gli abbondanti raccolti, una Dea sanguinaria dalle sette braccia e tre teste fa qui immolare migliaia di vittime bovine: è la Dea Bali, ed anche noi a Shillong vedemmo ripetersi con nausea e disgusto il sacrifizio di molti buffali e di centinaia di capre..., e quello che più ci afflisse fu lo spettacolo delle migliaia di persone che accorsero ai sacrifizi.

Tanto più opportunamente, quindi, il 25 ottobre fu un trionfo per la vera Vittima, per Gesù, l'Ostia Santa e Immacolata, che passò in trionfo per le strade di Shillong! Duemila persone in corteo e più di mille spettatori, pagani, maomettani, protestanti erano allineati lungo le strade. Nel cortile di Sant'Antonio, adornato con un centinaio di bandiere.

si collocò l'Ostia Santa sopra un altare elevato fra un trionfo di verde e di fiori: e di là Monsignore benedisse a tutta quella folla e a tutta l'Assam, fino alle catene immacolate dell'India che biancheggiavano scintillanti nel lontano orizzonte.

Non eravamo noi soli commossi, ma anche i nostri bravi cristiani, dei quali molti ricordavano quando anni fa a quella processione partecipavano appena 50 persone. Era il granello di senapa del Vangelo! e la messe ormai è biondeggiante e da ogni parte ci cercano.

Il 21 novembre andremo a Mausmai per amministrare altri 25 battesimi. Oh! quando ci troviamo in qualche villaggio, circondati da uomini e da mamme che ci dicono: - Mandateci qua un maestro, istruiteci, siamo con voi! - vorremmo che fossero presenti i nostri amati Superiori e i benemeriti Cooperatori.

Che possiamo rispondere quando i mezzi sono così limitati ?...

La situazione dei nostri Missionari in Cina.

(Rendiconto annuale del Vicario Apostolico Mons. Versiglia).

S. E. R. Mons. Versiglia ci ha inviato copia dell'annuale rendiconto del lavoro apostolico compiuto dai Missionari Salesiani nel suo Vicariato di Shiu=Chow (Cina), e noi ci affrettiamo a pubblicare la relazione che segue il prospetto sommario, certi di far cosa gradita ai lettori.

Difficoltà della situazione.

Le difficoltà causate dalla situazione politica, nonchè diminuire, in quest'anno aumentarono a dismisura.

La provincia del Kwang Tung sembra in preda a spasmodiche convulsioni nell'interno e ad ogni sorta di attacchi, invasioni ed oppressioni dall'esterno; e così la nostra Missione, poichè si trova al confine di tre altre provincie, il Kwang Si, il Fu Nam, ed il Kiang Si, oltre a partecipare a tutte le miserie interne, diventò anche il naturale passaggio a tutte le orde, che per desiderio di conquista o di preda, si gettano sul Kwang Tung, oppure, battute, ne tentano la ritirata.

I giornali Cinesi e stranieri parlano chiaro di tutte le peripezie a cui, in conseguenza di ciò, va soggetta la povera gente: riportano i conflitti ed i soprusi, dicono delle estorsioni e devastazioni, pubblicano i massacri, le prigionie; e di tutto questo non dànno altra causa se non la cupidigia del danaro o l'ambizione del potere. Ed il povero popolo soffre e non osa fiatare...

Noi ci risparmiamo il compito di descrivere le calamità, che qui succedono; diremo soltanto che la miseria arrivò a tal punto da obbligare molti dei nostri villaggi cristiani a nutrirsi di una leggera broda di riso macinato e molto scarso; altri, mancando anche di questo, dovettero accontentarsi di radici di felci scavate dalle montagne. Ognuno poi vive sotto l'incubo dei pericoli, che continuamente minacciano sia i beni che le persone.

Con una situazione di simil genere l'aiuto del personale indigeno, già così scarso, diventa per noi quasi nullo; il Missionario Europeo invece è costretto ad una ridda continua per poter correre in tempo da un punto all'altro e tentare qualche salvataggio, specialmente quando si tratta dei poveri cristiani e catecumeni.

Pochi furono in quest'anno i giorni in cui, alzandosi al mattino, i nostri buoni confratelli poterono fissare il luogo del pranzo o della cena oppure quello del loro riposo.

E, ad onor del vero, il loro lavoro caricatevole, disinteressato ed insistente non fu privo di buoni frutti; nè furono pochi i successi riportati ed i favori ottenuti anche da certe autorità, dalle quali pareva follìa sperarli.

Alcuni dei risultati più salienti.

Noterò qualcuno dei fatti più salienti.

Nel distretto di Yan Fa la popolazione di Fu Ke, vale a dire circa 15.ooo abitanti, dopo aver avuto, sotto i suoi propri occhi, saccheggiate ed incendiate le case e tutti gli averi, veniva costretta a riparare sulle montagne, sempre esposta al tiro di una squadra spietata, pronta a far fuoco su chiunque osasse accostarsi alle rovine delle loro case distrutte. Questa situazione durava da più di un mese, ed intanto tutta quella povera gente, fuggita durante il panico senza portar seco se non quanto aveva indosso, trovavasi in evidente pericolo di perire di fame e di stenti.

Fu l'opera caritatevole, prudente, non che energica dei Missionari, che dopo di aver loro apportati i soccorsi di maggior urgenza in vestiti, coperte, ecc. (e qui dobbiamo anche un vivo ringraziamento a S. Ecc. Rev. Monsignor Costantini, Delegato Ap:, che ci aiutava in quella occasione con una generosa offerta), fu, dico, l'opera dei Missionari, che dopo lunghe e difficili trattative colle autorità militari e mandarinali, otteneva loro una amnistia completa a condizioni mitissime, non solo, ma otteneva loro anche di poter ricuperare i pochi resti del riso di quell'annata, il che valse a salvarli da certa fame. Ed affin di rassicurare maggiormente tutta la popolazione a non temer inganni, uno degli stessi missionari veniva rivestito dell'autorità di viceprefetto o vicemandarino in tutta la regione.

In questa medesima circostanza l'influenza della Missione cattolica riuscì a prevenire severe vendette, che le stesse autorità militari disponevansi a fare su altre regioni circonvicine e la città di Chong Kong, che conterà un migliaio di negozi con un 10.ooo e più abitanti, deve grazie ai nostri Missionari se i suoi negozi non furono arsi o manomessi.

Non parlo dell'assistenza prestata dai nostri a Fu Hang, a Kong Ke, a Tong Toung, a Kong Teu, a Chong Fun e nella medesima città mandarinale di Yan Fa. Il Mandarino stesso, nei momenti più difficili, non trovò asilo più sicuro, che quello della Missione cattolica, e se ne mostrò poi riconoscente.

Nel Distretto di Chi Hing.

I Pirati avevano fatto prigionieri 15 cristiani, tutti dello stesso paese; il Missionario arriva sul luogo e trova la povera cristianità immersa nel dolore, chi piange, chi gli si getta ai piedi scongiurandolo di aiutarli...

Un'idea balena alla mente del confratello: recarsi in persona a trattar coi pirati... L'idea è arrischiata e non si escludeva la probabilità, che potesse esser fatto prigioniero egli stesso, come già era avvenuto altrove. « Andrò, dice ai suoi cristiani, ma bisogna che alcuni di voi mi accompagnino». Tutti rabbrividiscono a quella proposta, tanto è il terrore che li invade. Finalmente, dopo molto pensare, parlare e discutere, su quattrocento e più persone, chè tante ne conta il paese, se ne trovarono tre, che si disposero a seguirlo. Si era nel mese di marzo quando le piogge cadono torrenziali e bisognava valicare monti, guadare torrenti ingrossati e, quel che è più, passare continuamente in mezzo a gente infida, per arrivare al luogo dove si suppone siano i prigionieri. Entrando difatti nelle gole di un monte ecco un gruppo di individui armati fino ai denti. La comitiva, che accompagna il Missionario, presa da spavento, si dispone alla fuga, ma con un gesto risoluto questi li costringe a continuare con lui; e gli altri non osano più inseguirli. Dopo due giorni di cammino e con peripezie, che solo chi conosce i posti può immaginare, arrivano ad un paese distante un'ora dal centro dei pirati e si dispongono a passarvi la notte. Non è a dire che furono subite oggetto della curiosità di tutti.

I maggiorenti del luogo, saputo lo scopo della loro venuta, vengono a dissuaderli dall'andare più avanti, protestando che non si renderebbero garanti della loro vita, che sarebbe meglio se ne tornassero indietro; e questo fece nascere il sospetto che anch'essi fossero manutengoli: « Ed allora esigo, disse il Missionario, che mi procuriate, qui stesso, una conferenza con i capi ». Quelli cercano schermirsi, ma il Missionario s'impone: « E se entro quest'oggi l'affare non vien trattato, soggiunge, prenderò le mie determinazioni ». Compresero che la cosa poteva esser seria.

Una violenza contro l'Europeo era facile, ma poteva causar loro noie senza fine; d'altra parte i loro nomi bisbigliati da lui nell'orecchio al mandarino potevano creare degli imbrogli non leggeri; quindi, sebbene a malincuore, si disposero ad assecondarlo.

Non so se sgraziatamente o fortunatamente il capo dei pirati era assente, e non arrivò se non due ore dopo che il Missionario era già partito. Questi infatti, spirato senza esito il termine stabilito, partì risoluto per la città mandarinale. I pirati gli corrono dietro, ma non hanno tempo a raggiungerlo e così una regolare querela viene sporta contro i maggiorenti di quel luogo. Il Mandarino, benchè sulle prime titubante, diede parola che si sarebbe occupato immediatamente del caso, ed il Missionario se ne ritornò, rifacendo la via in mezzo a mille pericoli.

Una settimana dopo il mandarino annunziava per lettera che i prigionieri stavano nelle sue mani; si mandasse persona fidata per farne la consegna, e così fu fatto. Poco tempo dopo si seppe anche che il mandarino, spaventato per aver avuto da fare con quella sorte di gente, ed averli dovuti obbligare a rinunciare alla loro preda, temendone le conseguenze, si era dimessi.

Nel Distretto di Lin Chow.

Una banda di soldati ribelli si era fortificata dentro la cittadina di Shin Heu. Le truppe regolari ve l'assediarono, ma inutilmente perchè di dentro si difendevano con valore.

Eran passati due mesi, e l'assedio minacciava di durare ancor non si sa quanto tempo. La povera gente ne era spaventata perchè, non potendo coltivare regolarmente i campi, si vedeva dinnanzi lo spettro della fame.

In simil frangente gli anziani invocarono l'intervento pacifico della Missione protestante: questa difatti mandò i suoi ambasciatori, ma non furono neppure ricevuti e se ne tornarono umiliati. Allora nacque l'idea di ricorrere alla Missione Cattolica. La cosa era delicata; uno dei generali era un feroce persecutore di cristiani. Per causa sua una cristianità di circa sessanta individui aveva quasi formalmente apostatato, avendola minacciata di distruzione se avesse continuato ed adorare il Missionario. Tra i delitti di cui si era reso reo, vi era anche il martirio di uno dei cristiani, da lui ucciso perchè aveva ricusato di apostatare.

Umanamente parlando vi era tutto a temere che l'intervento del Missionario sortisse esito uguale o anche peggiore di quello dei protestanti. Ma si trattava di sollevare dalla miseria un'intera popolazione, quindi: « Facciamo quanto sta in nostro potere, dissero i Missionari, il Signore farà il resto ». Due di essi infatti, accompagnati dai maestri, si recarono sul posto, e qual fu la loro sorpresa quando si accorsero che erano già aspettati e tanto da una parte come dall'altra si preparavano loro le accoglienze più gentili...

Le trattative andarono in lungo, perchè le condizioni che si esigevano dai belligeranti non erano nè oneste, nè ammissibili. Finalmente, dopo qualche settimana, concordarono coll'accettare le proposte della Missione, I due generali si incontrarono in presenza dei Missionari, si strinsero la mano, divennero amici ed una tranquillità relativa ritornò in tutta la regione.

Dopo la pacificazione, quegli che era stato persecutore mandò un proclama alla cristianità apostata esortandola a ritornare alla vera religione del Signore del Cielo, e promettendo che non solo non li avrebbe più perseguitati, ma li avrebbe protetti contro chiunque osasse molestarli. Effettivamente abbiamo avuto quest'anno la consolazione di ricevere l'abiura di quei poveri cristiani e rimetterli in grembo alla S. Chiesa. Il medesimo generale fece diversi doni ai Missionari e continuò ad essere amico loro e dei cristiani.

(Continua)   + LUIGI VERSIGLIA

Vic. Ap. di Shiu=Chow (Cina).

Le meraviglie di Maria Ausiliatrice

Volete grazie da Maria Ausiliatrice?

Fate la novena consigliata dal Ven. Don Bosco, e cioè:

I) Abbiate fede, PREGATE! Pregate Gesù in Sacramento, che è il centro di tutte le grazie, e Maria SS. che ne è la dispensatrice. Recitate PER NOVE GIORNI 3 PATER, AVE E GLORIA a Gesù Sacra= mentato, con la giaculatoria: Sia lodato e ringraziato ogni momento il santissimo e divinassimo Sacramento, e 3 SALVE REGINA alla Madonna con la giaculatoria: Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis.

II) Promettete di viver sempre in grazia di Dio, e nei giorni in cui fate le accennate preghiere accostatevi - una volta almeno - AI SS. SACRAMENTI DELLA CONFESSIONE E COMUNIONE.

III) Ricordate la parola del Divin Salvatore: - Date e vi sarà dato. - Voi volete,una grazia fate anche voi un'elemosina a vantaggio delle opere suscitate da Maria Ausiliatrice per l'educazione cristiana della gioventù e per la conversione di tanti popoli idolatri, SOCCORRETE LE OPERE E LE MISSIONI SALESIANE.

GRAZIE E FAVORI

A quanto è riferito in queste relazioni s'intende non doversi altra fede, da quella in fuori che meritano attendibili testimonianze umane.

Come sei buona e potente!

La signora Maria Torta venne colpita ripetutamente, dopo breve intervallo, da un violento accesso di bronchite diffusa che lasciava poco adito a speranze umane, data la sua inoltrata età di 82 anni. Le furono tosto amministrati i SS. Sacramenti, e si temeva prossima la sua fine. Ad un tratto, come per ispirazione, l'angosciata figlia si rivolge alla mamma e la consiglia a raccomandarsi con confidenza alla protezione di Maria Ausiliatrice con promessa d impegno per la sua gloria a guarigione ottenuta. Dopo brevissimo tempo il termometro clinico, toccato certo dalla mano della cara Vergine di Don Bosco, discende dai gradi paurosi dell'alta febbre ai 37, e al mattino persevera e s'afferma più palese ancora il prodigioso miglioramento, con stupore di tutti. Grazie, Maria Ausiliatrice, come sei buona e potente!

Tanto può attestare il sottoscritto come confidente della famiglia, che ebbe chiara visione del processo morboso dell'inferma e provvide per i conforti religiosi alla medesima. In fede

Molinetto di Tronzano Vercellese 15 = 1 = 26. Sac. Giov. FERRAROTTI.

COLPITA DA GRAVE MALATTIA, disperando dei rimedi umani, mi rivolsi fiduciosa all'Ausiliatrice ed al Ven. Don Bosco, incominciando una novena e promettendo, in corso di guarigione, un'offerta « pro Missioni Salesiane ». Adesso che mi vedo fuori pericolo e quasi totalmente ristabilita, adempio di buon cuore la mia promessa pregando l'Ausiliatrice a continuare sempre con me la sua materna assistenza.

Desidererei che questa dichiarazione venisse inserita nel Bollettino Salesiano, come attestato di perenne riconoscenza a Maria Ausiliatrice e al Ven. Don Bosco.

Robilante (Cuneo), dicembre 1925.

ANGELA MACARIO Cooperatrice Salesiana.

SIA SEMPRE BENEDETTA L'AUSILIATRICE. - Il nostro bimbo Aldo, in età di due anni, cominciò ad avere un gran male agli orecchi, con continue emissioni di materia purolenta. Operato all'Ospedate Gradenigo, quando aveva 2 anni e mezzo, da un orecchio guarì, ma dall'altro, benchè affidato ai migliori specialisti, non accennava mai a migliorare. Il 9 novembre feci voto a Maria Ausiliatrice di offrirle un ciondolo d'oro, se mi guariva il bambino, e il io novembre, cioè il giorno dopo, il male scomparve! Sia sempre benedetta una così tenera Protettrice.

Torino, 20 dicembre 1925.

ADELE CORDARA in SERRA.

LA MAMMA MIA quest'inverno s'amalò di polmonite con bronchite e piuttosto grave. Ricorsi con fervore alla Celeste Madre delle grazie Maria SS. Ausiliatrice, promettendo un'offerta secondo le mie forze e la pubblicazione della grazia. Ben più presto di quel che aspettava, la mamma migliorò e ora si può dire perfettamente guarita.

Ricorsi fidente a Maria SS. Ausiliatrice con le promesse accennate ed eccomi a compierle con immensa riconoscenza.

Oliva (Rep. Argentina), 15 ottobre 1925.

MADDALENA SANTA.

SALGA OGNORA A TE, o AUSILIATRICE, l'inno del mio ringraziamento! Mai invocai invano il Tuo soccorso. Da più di due anni mia mamma era travagliata da un malessere generale che talvolta la teneva in una prostrazione assoluta di forze. Tentò varie cure, ma sempre invano; la sua salute andava di giorno in giorno peggiorando. Nell'angoscia mi rivolsi con fiducia all' Ausiliatrice, promettendo, qualora mi avesse esaudita, di pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano e un'offerta per le Missioni Salesiane.

Cominciai subito la Novena consigliata dal Ven. Don Bosco, e non appena l'ebbi terminata notai subito nella mia mamma un miglioramento, ed ora enti è completamente ristabilita. Riconoscente sciolgo quindi il mio voto, mandando un'offerta per le Missioni Salesiane.

Torino, 23 = 12 = 1925.

E. C.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, per il nuovo Tempio a Gesù Adolescente e alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:

A) - A. B. C., Acier Giulia, Acquarone Attilio, Ada mini Maria, Agatti Rosa, Albanesa Pia, Alberti Caterina, Albione Regina, Alciati Massimo, Alessio Lorenzina, Alitta Piccina, Allievi Angela, Amadeo Lina, Ambaldo Giuseppe, Amato Concetta, Annoni Carolina, Ardenghi Gina, Armellini Maria, Arrighini Pasquina.

B) - B. M., B. R. V. N., Baldini Emilia, Baldi Maria

e Laura, Banfi Annita in Albiati, Barberis Teresa, Barbero Felicina, Barbieri Clotilde, Bassano Maria, BassignanaLuigia, Bassotto Arpalice, Bassuello Antonio, Battaini Teresita, Battisti Emma, Becchino Damasa, Beltramelli Caterina, Beltramo Maria, Benassi Irma, Berbotto Margherita, Bernard Maria, Bianchi Antonia, Biffarella Maria, Bigatti Prosperina in Stoppino, Biglietti Elena, Binello Maria, Blanc Giocondo, Bo N., Bo R., Bo V., Bocchio Anna, Bolzani E., Bonansolo d. Giovanni, Borbera Alessandro, Borea Pasqualina, Bormida Maria in Marengo, Box Cecilia, Bozzini Giuditta, Brunello Fanny, Bruno Anna, Bruno Delfina, Brussino Giustina in Girardi, Busato Giov. Battista, Bussa Stefano.

C) - Callerio Giuseppina, Calvo Silvio, Candian Maria, Canepa Colomba, Capellini Francesca in Ponti, Caratelli Lino, Carello Rosa, Carozzi Luigina in Agosta, Casotti Emira, Cattaneo Lina, Cerutti Nazaro, Ceschi Maria in Zampleri, Chicco Angela, Chiesa Giuseppina in Ricci, Christillen Giovanni e Domenico, Ciccardini Teresa, Cocchetto Giovanna, Colombi Agostina, Colombi Eugenia in Loda, Corni Adele, Commod Regina, Concina Giuseppe, Conti Marianna. Conti Vitale; Cooperatrici Salesiane di Moncrivello, Tornaco e Verona; Coppo Giovanna, Corvaia Teresa in Billotti, Craviotto Maria.' Cremona Giuseppina, Cristiani Luigi.

D) - Daguin Angelina, Dalmasso Lucia, Damico Maria, Davito Secondo, Dedi Matilde in Ferla, Della Piana Santina, Della Salvia Valentino, Demartini ing. Valentino, De Micheli Antonietta, De Piccoli Maria, De Rossi Teresa, D'Olivo Lia, Dieci Giovanna in Giuvamo, Dieghi Angiolina, Donzelli Giovanni, Dovigo Regina.

E)- E. C. E. T.

F) - Fabbrini Franca in Cristini, Faenza Maria, Failla Francesca in Guarino, Famiglie Bernardi, De Ambrogio, Felicetti Cesare, Ferrero Luigia, Ferrero Annetta ved. Zerbi, Ferro Pietro, Ferraro Maria, Fontana Matilde in Tornotti, Fornero Caterina in Manassero, Fortuna suor Mercede, Fracchia Adele, Fracchia Angela, Fratini Domenico, Prinzi Teresa, Fumero Giulia.

G) - Gallo Annamaria, Gancia Rosa, Garzoli Giuseppina, Gazzano Cristina in Ferrari, Gemeraro Angela, Genovesto Lucia, Gherardi Giorgio, Giacometta Lino, Gianasso Famiglia, Giardelli Maria Pia, Gibaudo Giov. Battista, Gioncardi Salvatore, Giordanelli Francesco, Giordanengo Biagio, Giordanengo Caterina, Giordano Felicita in Moli. nari, Graffino d. Attilio, Grondona Maria, Grossi Isabella, Gullé Mario.

L) - Laboranti Maria, Laiolo Margherita in Ferrero, Lanzarotto Luigi, Lanzini Barberina, Lazzeri Clotilde, Lazzaroni Elisa, Lamaschini Teresa, Lonardi Cristina, Lualdi Eugenia, Luigia di Erba, Lusana Cecilia.

M) - M. G. D. S.; Macaluso Marianna, Macario Angela, Macario Antonio, Madalena Santa, Maffeo Giovannina, Maggi Rita e Lina, Maggione Giuseppina, Magni Benvenuta, Maiolatesi Asteria, Malara Clementina, Manacorda Carmelo, Manassero Caterina, Mandruzzato Maria, Manfredi Fortunato, Manzoni Caterina, Maragliano Emilia, Marengo Giov. Battista, Maretto Anna, Marino Giuseppe, Mariotti Gina, Martinet Antonio, Martini Clementina, Martini Lucia, Martinolic Antonio, Masconi Elvira, Maso Concetta, Massolo Adele, Mattai Maria, Mauri Rodolfo, Meda Nice, Melloni Carlo, Mezzacapo Clorinda in Pellegrini, Micoli Silvia, Millossovich Felicita, Miorelli Giuseppe, Miotti Maria, Misté Anna in Marchetti, Mollo Caterina, Monaro Ada, Monzeglio Evelina, Morando Angela in Orsi, Morari d. Pietro, Moreschi Cristina, Morganti Antonio, Moriondo Giovanni, Moscardini Maria, Moscato Giacomo, Mura cav, Raffaele, Murgia Letizia.

N) - N. N. di Acireale, Lunate, Mombasilio, Morgrando e Torino; Nadetti Ginevra, Negri Albina in Lova, Nicosia Alessandra, Noaro Ida.

O) - Onnis. Giulia in Ravort.

P) - P. C., Pasquali Adele, Paccagnella Giovanni, Pace Salvatore, Palmelli Gaetano, Pascut Albina, Patriarca Luigia, Patti Serafina, Pegorari Gaspare, Pelizzari Maria, Pelleri Clara, Pellissier Luigi, Perron Luigi, Perruchon Giulia, Pertile Maria, Petelin Giacomina, Petitti Orsola; Petralli Quintilia, Piantoni Pietro, Piatti Francesca, Pie= coni Angela, Pinton Teresa in Calzavaro, Pipino Domenico, Pirello Armida, Poggi Rosa, Pollastrini Dina, Prudenza Giovannina.

R) - R. P., Rabellina Caterina, Rago Aurora, Ragusa Vincenzo, Ratto Rosa, Re Giuseppe, Resto Caterina, Ric. ciardelli Maria, Rigola Marianna, Rizzolo Caterina, Roà Famiglia, Robiglio Maria, Rodighiero A., Romano As. sunta, Ronco Elena, Roncoz Teresa, Rolfo Angiolina, Rossi Angela in Bianchi, Rossi Maria in Bernardi, Rossi Maria, Rossini Rosa in Bertini, Rovere Pio, Russi Rosina.

S) - Sabaini=Sonati, Sabini Francesco, Sacchero, Margherita, Sali Tersilla, Salsotto Paola m. Gandolfi, Salussolia Maria, Sandri Domenico, Santanero d. Donato, Scatigna Emanuele, Scialpi Antonio, Scolaro can. Gaetano, Selva Lena, Serra Luigi, Signorini Maddalena, Silvetti Innocenza, Sionis Maria, Sorba Agnese, Sorelle Botto e Tono, Stifavi Giuseppe, Stratta Francesco, Suor Maria Agostina

T) - Tabusso Arcangela, Tamburelli Maria, Targhetta Maddalena, Tasso Maria, Taverna Maria, Tognetti Santina, Togni Eugenia. Trabucchi Dina in Ghinetti, Tucci Maria.

U) - Ugoccioni Ernesta.

V) -- V. A. di Grana, Monferrato, V. A. di Torino, Vagni d. Fausto, Valcaldo Giovanni, Vallone Lucia e Giovanni, Vassallo Maria, Veglio Maria, Verna Lucia, Viale Maddalena, Viglietti Giovanna, Viglirio Teresina, Vigo Giovanna.

Z) - Zambelli Ersilia, Zamboni d. Luigi, Zambruno Giuseppina, Zauli Giovanni, Zeggiotti Antonietta, Zorrer d. Angelo, Zurru Francesco.

A GLORIA DEL SACRO CUORE !

Ogni giorno fate vostra l'intenzione assegnata agli ascritti all'Apostolato della Preghiera e il 1. venerdì del mese, sacro al Cuore di Gesù, e il 24 sacro a Maria SS. Ausiliatrice, raccomandate anche l'intenzione speciale da noi proposta.

Intenzioni per il mese di Febbraio. Intenzione quotidiana: LA CONVERSIONE DEI NEMICI DELLA CHIESA.

Molti non credono per ignoranza delle cose di religione; altri invece combattono la Religione con ma. tizia. Sono questi i veri nemici di Dio, che ostacolana in ogni modo l'espansione e il trionfo del Regno suo sopra la terra. Ora che N; S. G. C. è stato proclamato RE di tutti gli uomini, preghiamolo insistentemente che voglia toccare il cuore a questi suoi nemici.

Per il 1° venerdì e il 24 del mese

« LE MISSIONI SALESIANE ».

Ogni mese preghiamo Maria SS. Ausiliatrice per i Missionari Salesiani e per tutte le anime, redente e irredente, affidate alla loro carità. In questo mese raccomandiamo alla nostra dolcissima Madre particolarmente le scuole di catechismo.

AZIONE SALESIANA

La consacrazione di Mons. Hlond.

Venne compiuta il 3 gennaio e fu una giornata memoranda per la nostra Pia Società e per l'intera Polonia.

Il nuovo Vescovo volle premettere al rito solenne un corso di Esercizi Spirituali nella casa salesiana di Oswiecim, e il Governo mise a sua disposizione un treno speciale per il ritorno a Katowic. I nostri confratelli e gli alunni di Oswiecim andarono a gara nell'attestargli tutta la loro esultanza con i più fervidi voti; e le popolazioni della nuova diocesi festose trassero in massa alle stazioni per le quali passò Monsignore, specie quella del suo paese natìo, ove accorse commossa anche la mamma. L'ingresso in Katowic non poteva riuscire più solenne: tutte le autorità e tutti gli abitanti vi parteciparono, cantando, in fine, un solenne Te Deum.

Il rito della consacrazione si compì nella nuova Cattedrale dei SS. Pietro e Paolo, presenti 12 vescovi, il Nunzio Apostolico Mons. Lauri, vari Ministri, i Rappresentanti del Parlamento, dell'Università di Cracovia, del Presidente della Repubblica, e anche del nostro Rettor Maggiore nella persona di Don Roberto Riccardi, Parroco di Maria Ausiliatrice a Torino.

Consacrante fu l'E.mo Card. Kakowski, Arcivescovo di Varsavia; conconsacranti Mons. Nowak, Vescovo di Przemysl e Mons. Lukomski, Vescovo di Pornan.

Il Prefetto della Provincia diede, quindi, in onore del nuovo Vescovo un banchetto, al quale furono invitati tutti i Vescovi e le Autorità, e a nome del Governo prese la parola S. E. il Ministro Piechocki e il Card. Kakowski a nome del Clero.

Anche il Santo Padre, a mezzo dell'E.mo Card. Gasparri, inviò a Mons. Hlond i suoi auguri:

Tibi munus Episcopi Katoviciensis auspicanti cunctoque gregi Tibi credito Augustus Pontifex felicissima quaeque ac salutaria a Deo praecatus peramanter benedicit. Card. GASPARRI.

I Vescovi, con a capo il Card. Kakowski, ebbero anche la bontà di visitare con Mons. Hlond la nostra casa di Oswiecim.

Doni il Signore al nuovo Pastore ogni consolazione più desiderata ed al suo gregge amatissimo le più elette benedizioni.

Convegni e Congressi Missionari.

In preparazione al X Congresso Internazionale Salesiano, che avrà carattere interamente missionano in omaggio al Cinquantenario della 1. spedizione di Missionari Salesiani, si stanno organizzando Convegni e Congressi Missionari Locali e Regionali, e, nell'interno delle nostre Case, anche piccoli congressi missionari tra gli stessi alunni, con esito assai consolante.

Non mancheremo, a tempo opportuno, di rilevarne i particolari più interessanti; intanto ricordiamo le norme pratiche che vennero diramate in proposito.

NORME PER I CONGRESSINI GIOVANILI.

1. Si scelgano alcuni dei più abili Soci delle Compagnie Religiose e dei Circoli e si costituiscano in Comitato Esecutivo del Congressino.

2. Si tengano Adunanze preparatorie, nelle quali si prepari il programma e si studino tutte le modalità.

3. Il sig. Direttore della Casa è Presidente Onorario del Congresso; egli determina il Presidente Effettivo del medesimo, che per lo più suol essere il Catechista o il Consigliere Scolastico, o Professionale, o Agricolo.

4. Apposita Commissione sceglie i Relatori degli Ordini del giorno per le Adunanze di Sezione, e tre o più Temi e relativi oratori dei brevi e brillanti discorsini dell'Adunanza Generale.

S. Le Adunanze di Sezione si possono tenere a più riprese in varii giorni prima dell'Adunanza Generale, con l'intervento di tutti i Congressisti insieme, oppure separatamente a gruppi in varie aule contemporaneamente.

La discussione è ammessa solamente nelle Adunanze di Sezione.

6. All'Adunanza Generale, i discorsini saranno intercalati dalla Lettura che il Regolatore o Relatore Generale farà degli Ordini del giorno votati dalle Sezioni, e se occorre, li commenterà brevemente.

7. L'Adunanza Generale potrà essere rallegrataa da canti e da suoni.

8. Ove si credesse bene tenere due o più Adunanze Generali, per un maggiore svolgimento del Congressino, sarà ancor meglio.

NORME PER I CONGRESSI MISSIONARI LOCALI E REGIONALI IN PREPARAZIONI. E ADESIONE AL CONGRESSO GENERALE.

1. Si scelgano alcuni ecclesiastici e laici e si costituiscano in Comitato esecutivo del Congresso.

2. Il Comitato tenga adunanze per provvedere all'organizzazione del Congresso e relativi festeggiamenti.

3. Apposita Commissione di concetto studi gli Ordini del Giorno o Voti dello Schema=Programma del Congresso Generale e vi apporti quelle modificazioni ed aggiunte che ritiene convenienti.

4. Il Congresso si può svolgere anche in una sola giornata. Si procuri che all'Adunanza Generale vi sia massimo intervento di invitati, rappresentanze e Autorità.

5. Ove si tenesse una sola Adunanza Generale, l'ordine potrebbe essere il seguente: a) Saluto di un Superiore Salesiano; b) Letture di alcune adesioni: c) Un brillante discorso sopra uno dei Temi del Programma generale; d) Lettura di alcuni Voti del Congresso scelti dalla Commissione di Concetto; e) Un secondo brillante discorso; f) Lettura di altri Voti; g) Terzo discorso; h) Lettura degli ultimi Voti; i) Parole di chiusura.

Nessun discorso oltrepassi i quindici o venti minuti, e siano detti da valenti oratori.

I temi dei tre discorsi potrebbero essere i seguenti: Il Ven. Don Bosco e le Missioni Salesiane; - Necessità degli aiuti spirituali; - Importanza degli aiuti materiali.

I Voti vengano letti chiaramente dal Regolatore del Congresso e, se occorre, sieno brevissimamente spiegati.

6. L'Adunanza Generale può essere rallegrata da canti e suoni.

7. Si provveda bene alla pubblicità, prima e dopo il Congresso.

8. In aiuto al Comitato Esecutivo, specie per provvedere alle spese del Congresso e ad attirarvi numerosa e scelta udienza, si costituisca apposita Commissione di Patronesse e Zelatrici.

9. In preparazione al Congresso converrebbe organizzare Conferenze e Giornate Missionarie Salesiane in varie Parrocchie della città e possibilmente anche della Diocesi e della Regione.

In prossimità del giorno del Congresso converrebbe predicare un Triduo di preparazione in una o più chiese della città.

Se il Congresso si tiene in domenica, si organizzino Comunioni Generali in più Chiese ed Istituti a pro' delle Missioni e si canti una Messa solenne con Conferenza Missionaria al popolo in una delle Chiese principali.

Converrebbe anche organizzare un Convegno Giovanile con apposita Conferenza Missionaria, per animare la gioventù a sostenere anch'essa spiritualmente e materialmente la Propaganda Missionaria.

Così pure converrebbe, in omaggio e adesione al Congresso, organizzare un solenne Corteo Giovanile, con bande musicali, bandiere, stendardi, ecc.

NOTIZIE VARIE

ITALIA " Don Bosco educatore".

Su quest'argomento meritano di essere ricordate due conferenze, tenutesi di recente.

La prima ebbe luogo a Torino, nella sede dell'Unione Don Bosco tra gl'insegnanti, e fu detta dal sac. Dott. Don Bartolomeo Fascie, Direttore Generale delle Scuole Salesiane.. Ci auguriamo di vederla presto pubblicata insieme con le altre che la precedettero, desiderosi di spigolarne qualche pagina per i nostri lettori.

La seconda fu tenuta dal comm. avv. Felice Masera nell'Aula Magna della R. Università di Genova, affollata d'un pubblico eletto, ad iniziativa dell'Associazione Magistrale Giuseppe Allievo, Sezione genovese della N. Tommaseo. Anche questa conferenza verrà data alle stampe.

S. E. R. l'Arcivescovo Mons. Minoretti per la circostanza inviava una calda adesione « agli egregi insegnanti radunati nel tempio della Scienza per ascoltare, più che le lodi, i metodi di un insigne educatore, il Ven. Don Bosco ».

« Don Bosco - scriveva il dotto Pastore, - fu un educatore sapiente, paziente, generoso di sacrificio. Nessuno può calcolare quante oneste famiglie ha preparate, quanti ottimi cittadini ha forgiati nel suoi oratorii ed istituti, quante idee di civiltà e di italianità e insieme di cristiana religione abbia diffuse nel mondo coi suoi Missionari.

» Maestri, fate della scuola un tempio, nel quale dai vergini altari, che sono i cuori dei vostri scolari, salgano sacrifici di lode e di preghiera. I sistemi didattici che hanno la prova dei secoli, che sgorgarono da menti elette e da cuori amanti della gioventù, sono fatti di amore, ai giovinetti, di rispetto alla famiglia, di ossequio alla religione cristiana. Ogni altro metodo, anche se galvanizzato di scienza, ma privo di contenuto di morale cristiana, ha dato risultati desolanti, giovani senza virtù, senza spirito di sacrificio, infesti alla famiglia ed alla Patria. La rettitudine dello spirito italiano vi faccia rifiutare ideologie ultra montane, frutto di apostasie ed eresie che ancora tentano passare le frontiere nostre. La scuola italiana sia italiana, e per essere italiana sia cristiana. È questo il mio augurio e voto ».

Centri di beneficenza.

L'Istituto Salesiano della Spezia contava l'anno scorso 28o alunni interni e 13o esterni, frequentanti le scuole elementari e ginnasiali e le scuole professionali sarti, calzolai, falegnami e fabbri meccanici. Questi ultimi nel settembre u. s. presentarono alla 1a Mostra Campionaria della Spezia una serie di lavori ed ottennero la più brillante dichiarazione. Ecco il verdetto della Giurìa, in data 18 novembre 1925:

« Per tutti i lavori eseguiti dagli Allievi dell'Istituto S. Paolo si assegna alle Scuole Professionali Salesiane il Diploma di Gran Premio con Croce (massima onorificenza) e Medaglia d'Oro di Primo Grado e si tributa inoltre un vivo elogio agli Insegnanti con Diploma di Encomio».

Degna di rilievo è pur l'opera che svolge l'annesso Oratorio Festivo frequentato da circa 30o giovani, e la beneficenza che compie l'istituto a pro' di molti orfanelli. L'anno scorso erogò a favore di questi più di 85.000 lire.

Quest'anno gli alunni interni sono saliti a 320, di cui 159 sono gli orfani, e tra questi 76 orfani di guerra.

L'Istituto Salesiano di Bologna, benchè abbia 3oo alunni interni, non può accogliere tante altre domande... e però si chiede con insistenza che si dia compimento al maestoso fabbricato fuori porta Galliera affinchè si possa quanto prima raddoppiare

il numero degli alunni. Si tratta di un lavoro, che, considerate le forze e i mezzi attuali, può chiamarsi colossale. Tuttavia, pieni di fiducia nella Divina Provvidenza, e consci del bisogno urgente di accogliere un maggior numero di fanciulli si sta formando il Comitato promotore, il quale cercherà i mezzi più opportuni per dare una sollecita esecuzione all'importante disegno.

A San Pier d'Arena del grandioso fabbricato in costruzione per aumentare il numero dei fanciulli beneficati, compiuta la parte sotterranea che ha richiesto più tempo e spesa di quel che si pensava, si è ultimato il pian terreno con 4 vasti refettori, cucina e dispense per i 37o ricoverati.

Restano a farsi due o tre altri piani per gli studi, infermeria e camerate, di cui si sente ogni giorno maggior bisogno, data la ristrettezza dei locali abitati. Anche quei nostri confratelli non hanno alcun capitale... tranne quello della carità dei Cooperatori; e sono riconoscentissimi a quanti, sacrificando qualche piccola spesa non necessaria, inviano loro anche solo qualche mattone (lire una) per ultimare il fabbricato.

A Brescia si sta formando un altro centro di beneficenza al Borghetto S. Nazzaro, mercè lo zelo d'insigni benefattori e cooperatori. I primi Salesiani giunsero a Brescia il 21 novembre, accolti dall'intera cittadinanza col più cordiale entusiasmo: presentemente hanno un modesto oratorio festivo presso la chiesa di S. Maria in Silva; ma prossimamente vedranno iniziati i lavori di una bella chiesa che avrà da un lato i locali necessari per un grande Oratorio Festivo, e dall'altro un altro fabbricato per le Scuole professionali. Vari zelanti cooperatori ed affezionati ex= allievi, riuniti in Comitato, si adoperano in ogni guisa per tener desto l'entusiasmo della cittadinanza. Ultimamente invitarono il nostro confratello prof. Don Alberto Caviglia a tenere alcune conferenze salesiane, alle quali accorse un pubblico eletto e numeroso.

BRASILE I Congresso Nazionale degli Ex-Allievi.

Si tenne ai primi di ottobre u. s. a S. Paolo, con migliaia di adesioni da ogni parte del Brasile, e dell'Italia, dell'Inghilterra, dell'Uruguay, dell'Argentina e di altre nazioni. Distinti oratori presero la parola nelle tre assemblee generali e tra essi S. E. R. Mons. Domenico de Oliveira, Vescovo di Florianopolis, ex=allievo. A chiusura, il 4 ottobre, si celebrò nel Santuario del S. Cuore una messa per la Causa della Beatificazione del Ven. Don Bosco, e si compì la consacrazione di tutti gli ex=allievi del Brasile e dei loro parenti ed amici al S. Cuore di Gesù. In fine si procedette all'inaugurazione ufficiale, con la benedizione di rito, della nuova Sede dell'Unione Ex=Allievi della città di S. Paolo.

Parleremo ancora di questo Congresso, quando riceveremo il resoconto ufficiale.

URUGUAY

Imponente dimostrazione giovanile a Montevideo.

I giornali di Montevideo ci recano un ampio resoconto dell'omaggio reso alla patria in uno dei più gloriosi centenari della sua indipendenza.

Tre mila alunni ed alunne dei nostri Collegi della capitale e dei dintorni sfilarono per la via centrale della città, tra due fitte ali di popolo, cooperatori, ex=allievi, ed amici dell'Opera Salesiana. La sospensione del traffico lungo il tragitto, il numeroso servizio di guardie in grande parata, e lo splendido sole di primavera che avvolgeva quelle file interminabili di gioventù bianco=vestita, tutto contribuì all'esito pieno dell'omaggio.

Sua Eccellenza Mons. Giovanni F. Aragone, Arcivescovo di Montevideo, era alla testa della colonna degli Ex=Allievi, circondato da distinte personalità del clero e del laicato. Giunti ai piedi del monumento ad « Artigas », il padre della patria uruguayana, che domina la vasta piazza « Indipendenza », i tremila alunni intonarono in una massa imponente di voci l'inno nazionale, e dopo una vibrante allocuzione del Dott. Giuseppe Miranda, Presidente della Federazione Nazionale degli Ex= allievi, tra lunghi applausi eseguirono l'inno al Centenario, musicato dal nostro Don Pietro Ochoa.

Con la solenne dimostrazione centenaria del gran fatto storico dell'Uruguay si volle anche salutare il sorgere del I Cinquantenario d'azione salesiana in quel paese, così largo di simpatie e d'appoggio all'opera nostra, conducendo opportunamente dinanzi al monumento del fondatore della nazionalità migliaia di giovanetti, cittadini in fiore, formati nella scuola di Don Bosco al culto della Religione e della Patria.

ARGENTINA VI Congresso del S. Cuore.

Si è svolto nell'Argentina, e precisamente nella casa salesiana di Vignaud e nella splendida chiesa annessa, dal 1 al 4 ottobre u. s.

Dal raggio di 15o chilometri vi accorsero i rappresentanti di tutte le parrocchie circostanti, cosicchè alle adunanze ed alle solenni cerimonie religiose intervennero assiduamente da 2.500 a 3.000 persone. Presiedeva S. E. R. Mons. Dàvila, Vescovo diocesano. Tutti i Vescovi Argentini e vari Cardinali e Arcivescovi e Vescovi d'Italia inviarono cordialissime adesioni.

Le adunanze furono assai interessanti, e poichè la maggior parte degli intervenuti erano padri e madri di famiglia si trattarono temi praticissimi, come l'Educazione e l'istruzione religiosa, - la santità del focolare domestico, - lo spirito che deve informare le associazioni cattoliche, - la devozione al S. Cuore di Gesù, - le vocazioni sacerdotali e i doveri dei genitori.

Contemporaneamente, per la gioventù, con l'attiva collaborazione di molti aspiranti al sacerdozio, si tennero adunanze particolari su temi più intimi: la conoscenza di Gesù e lo studio del S. Cuore di Gesù nei Vangeli, nella sua vita interiore, vita di orazione - l'amore a Gesù, come segreto della fecondità dello zelo sacerdotale nella vita di preghiera, nella vita eucaristica, nella vita liturgica - della corrispondenza ai desideri di N. S. Gesù Cristo: la gloria di Dio e la salvezza delle anime.

Schiettamente, il Congresso ebbe un esito assai confortante, e a lungo se ne vedranno i frutti salutari.

NECROLOGIO

Figlie di Maria Ausiliatrice.

BASTARRICA Suor Eusebia, da S. Isidro (Argentina), † a Buenos Aires (Argentina) il 12 novembre 1925, in età di anni 48.

Semplice e buona, rassegnata e sorridente anche in mezzo alle inevitabili prove della vita, fu a tutti di edificazione.

BERTOLDI Suor Maria, da Ambiar (Trento), † a Nizza Monferrato il 10 aprile 1925, in età di anni 6z.

Divotissima della Passione di Gesù, dopo aver tanto sofferto per malferma salute, morì il giorno del Venerdì Santo, come desiderava.

BRICARELLO Suor Maria, da Chieri (Torino), † a Gauhati Assam) il 24 febbraio 1925, in età di anni 35.

Attiva, intelligentissima, dall'Inghilterra passò nell'India, dove, parlando l'inglese, potè mettersi subito a lavorare tra gli Assamesi. Colpita da vaiolo nero, in breve fu ridotta agli etremi, ed offerse a Dio la vita per il bene dell'amata Missione.

CAPRIOGLIO Suor Camilla, da Sestri Ponente (Genova), † a Nizza Monferrato (Alessandria), in età di anni 42.

Visse quasi sempre nell'assistenza delle alunne nei Convitti=operai, con tanto zelo e carità da godere la stima e l'affetto generale.

CERUTTI Suor Giuseppina, da Montanaro (Torino), † a Roppolo Castello (Novara) il 27 febbraio 1925, in età di anni 48.

Umile e pia lavoratrice, negli ultimi anni prestò preziosi servizi alla Cucina Economica in Varese, e spirò serena nell'adempimento di tutti i suoi doveri.

OEcuGis Suor Clara, da Castellet Vare (Francia), † a St. Cyr (Francia) il 23 marzo 1924, in età di anni 76.

Operaia dell'ultima ora, come gli operai del Vangelo, ricuperò il tempo col lavoro assiduo e generoso, lasciando all'Istituto dolci ricordi delle sue virtù.

DOLCI Suor M. Cristina, da Rovato (Brescia), † a Torino. Cavoretto, il 3o agosto 1925, in età di anni 42.

Insegnante nelle Scuole Magistrali, religiosa còlta e buona, era amatissima delle alunne, che ne piansero la fine precoce.

FEBBRARO Suor Clementina, da Castelnuovo d'Asti (Alessandria), † a Roppolo Castello (Novara) il 3 marzo 1925, In età di anni 48.

Amante del raccoglimento e piena di carità con tutti, prediligeva l'infanzia, felice di educare all'amor di Dio i bimbi che la circondavano.

FONTANA Suor Teresa, da Torino, † a Catania il 15 giugno 1925, in età di anni 78.

Esemplare nell'adempimento di ogni dovere fino al. l'ultimo della vita, amatissima delle alunne, spirò serri. dente mentre queste cantavano il Te Deum per la chiusura dell'anno scolastico.

INVERNIZZI Suor Cristina, da Morterone (Como), † a Milano il 29 novembre 1925, in età di anni 21.

Non appena entrata nell'Istituto, fu colta da polmonite fulminante, e volò al cielo contenta di morir Figlia di Maria Ausiliatrice.

MARMO Suor Arcangela, da Breme (Pavia), † a Cartagena (Colombia) il 29 dicembre 1924, in età di anni 58.

Visse 36 anni nelle Terre Magellaniche e tra i lebbrosi in Colombia, offerendo tutta se stessa per il trionfo della divina misericordia tra loro. Con la sua morte si avverò la profezia che nel 1913, venuta in Italia, le aveva fatto il S. P. Pio X di s. m.: « Sì, tornate in America: ancora dieci anni di missione, e poi?... il Paradiso! »

MILANESE Suor Rosa, da Lu Monferrato (Alessandria), + a Roppolo Castello (Novara) l'8 luglio 1925, in età di anni 36.

Da vari anni malaticcia, poco potè lavorare per l' Istituto, tuttavia fece assai coll'esemplarità e col sacrifizio sereno dell'esistenza.

MITTINO Suor Caterina, da Trecate (Novara), † a Cavoretto (Torino) il 14 luglio 1925, in età di anni 42.

Fu per dieci anni in America, e ne tornò per motivi di salute. Direttrice, godeva larga stima per la prontezza ad ogni forma di bene, specie per favorire nuove vocazioni anche ecclesiastiche.

MORANZONI Suor Giuditta, da Montanate (Milano), † a Mathi (Torino) il 14 giugno 1925, in età di anni 57.

Paralitica da vari anni e nei tre ultimi immobilizzata, godeva nel ricordo del lavoro compiuto, e spirò rassegnatissima anche senz'avere nell'ora estrema, per le labbra nervosamente contratte e chiuse, il conforto della S. Comunione.

MULLER Suor Giuseppina, da Logetheine (Alsazia), † a St. Cyr (Francia) il 19 luglio 1925, in età di anni 61.

Forte di carattere, fu di una fortezza eroica nella malattia che la trasse alla tomba, chiedendo fervidamente di morire per unirsii più presto con Dio.

PANCHERI Suor Maria, da Romallo (Tirolo), + a Lorene (Brasile), il 17 settembre 1925, in età di anni 61.

Partiva per il Brasile nel 1892, semplice novizia, con la prima spedizione di Figlie di Maria Ausiliatrice a quella Repubblica ove chiuse i suoi giorni, ricca di opere buone.

PESTARINO Suor Carlotta, da Mornese (Alessandria), + a Varazze (Genova) il 18 agosto 1925, in età di anni 68.

Direttrice zelante per 45 anni, fu delle prime che si aggiunsero all'eletto drappello che diè vita all'Istituto, divotissima del Ven. Fondatore e della I° Superiora Generale.

REBUFFO Suor Maria, da Fontanile (Alessandria), † a Cavoretto (Torino) il 17 aprile 1925, in età di anni 42.

Anima delicatissima, lavorò con entusiasmo finché potè; e senza un lamento sopportò la malattia che la trasse anzi tempo alla tomba.

RICHARD Suor Rosa, da Bellino (Cuneo), † a Bordighera (Imperia) il 6 giugno 1925, in età di anni 29.

Pari allo zelo con cui avrebbe speso la più lunga vita per la gloria di Dio e la salvezza delle anime, ebbe la rassegnazione alla volontà del Signore che la chiamò a se giovanissima.

SILLANO Suor Teresa, da Fubine (Alessandria), † a Roppolo Castello (Novara), in età di anni 50.

Ricca di carità, visse assistendo le consorelle ammalate, finchè, inferma anch'essa, senza un lamento continuò a confortarle con serenità edificante.

TIZZONI Suor Chiarina, da Sandrà (Verona), + ad Acqui (Alessandria) il 17 marzo 1925, in età di anni 8o.

Di nobile casato, si fece umile Orsolina e profuse il patrimonio nell'erezione del tempio dell'Istituto Santo Spirito di Acqui, poi entrò con tutte le sorelle nell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, dove, umilissima ed esemplarmente osservante della Regola, lascia il più caro ricordo.

VACCARONE Suor Virginia, da Borgo S. Martino (Alessandria), † a Nizza Monferrato il 19 maggio 1925, in età di anni 47.

Rassegnazione in tutte le vicende, grande fiducia nel Signore, ed illimitata confidenza con i rappresentanti di Dio, furono le sue note caratteristiche.

VIANO Suor Serafina, da Brinkmann (Argentina), † a Buenos Aires il primo marzo 1925, in età di anni 31.

Malata per lunghi anni, non seppe mai desistere dal lavoro, edificando le consorelle, le alunne e i parenti, con la pietà ed attività meravigliosa.

R. I. P.

Preghiamo anche per i Cooperatori:

AUGIARI Giuseppe, † Minerbe (Verona).

BADONI Caterina, † S. Giov. alla Castagna (Como). BALLABIO Genoveffa, Maestra, † Giussano (Milano). BARBIERI Luigi, † Bagnoli di Sopra (Padova). BENINEA Pietro, † Brasile.

BIANCO Beatrice, Maestra, † Castelfranco Veneto. BONFANTI Francesco, † Malgiate (Como). BORTOLETTO Giuseppe, † Chiarano (Treviso). BROGLIA Maria, † Nove (Vicenza). BRUSTIA Ambrosina, † Zeme Lomellina (Pavia). BUSALA Alessandrina, † Torino.

BusTICO Margherita OLIVARI, † Casirate (Bergamo). CALIGARIS Avv. Gustavo, † Torino. CALLONI Giuseppe, † Buscate (Milano). CAMERANA Angelo, † Torino.

CARENA Luisa, † Torino.

CARLASARA Maria Ved. CANEVA, † Valdagno (Vicenza). CARPANETO Agostino, † Mignanego (Genova). CAVALLI Giov. Batt. † S. Salvatore (Alessandria). COMBA D. Pietro, † Frossasco (Torino). CORNAGLIA P. Cav. Agostino, † Torino. DE GIOVANNI Paride, † Luzzasa (Mantova). DELL'AGLI Totò, † Militello (Catania). DELLA PORTA Cav. Avv. Alessio, † Torino. DELPIANO Clemente, † Giaveno (Torino). FAGIOLI Giov. Antonio, † Campo (C. Ticino). FENATI Angiolina, † Granarolo (Ravenna). FENATI Don Sebastiano, † Granarolo (Ravenna). FORTINI Laura Vev. CARCANO, † Saronno (Milano). GALLEANI Avv. Carlo, † Torino. GATTI Teresa, † Torino.

GIANNINI Elisa, † Firenze.

Gozo Can. Francesco, † Savona (Genova). GUERINONI Giovanni, † Gorno (Bergamo). LEGENA Luigia, † Lovere (Bergamo). MAESTRI Albino, † Ticineto (Alessandria). MANCARDI Bartolomeo, † Farigliano (Cuneo). MANJONAN Du GASSET Joseph, † Clisson (Francia). MARC Maddalena BERNARDI, † Casteldelfino (Cuneo). MARTINI D. Luigi, † Monticello (Grosseto). MENOZZI D. Guglielmo, † Sabbione (Reggio Emilia). MIGLIORE Mons. Agostino, † Monopoli (Bari). MONTABONE Firmino, † Rivera (Torino). MONTICELLI Carolina, † Torino. MONTIGIANI Maria, † Chianni (Pisa). MONZANI Luigina, † Trezzo d'Adda (Milano). PARADISI Teresa, † Vigevano (Pavia). PETTINI Emilia, † Firenze. PONSAT Teresa Ved. PIROLA, † Pinerolo (Torino). RABBIA Luigia, † Falicetto (Cuneo). REALDON Angelina, † Montagnana (Padova). REINEDI Beatrice, † Carrù (Cuneo). RICCA Cont.ssa Teresa, † Bricherasio (Torino). ROSELLINO Ved. TRUFFI, † Bobbio (Pavia). Rossi Luigia Ved. PARODI, † Genova. RuMIANO Luigia, † S. Ambrogio di Susa (Torino). SALINI Domenico, † Bedonia (Parma). SANTA Virginia, † Santa (Milano). SANTAGIULIANA Luigi, † Cornedo (Vicenza). SANTARELLI cav. Gioachino, † Gualdo Tadino. SAVIONI can. don Giovanni, † S. Vittore. SCATI March. Costanza GRIMALDI, † Acqui. SCOFA don Luigi, † Torre Annunziata (Salerno).

SERRI D. Francesco Arcip. a Salvaterra, † Reggio Emilia. SIRONI Luigia Ved. MAMBRETTI, † Carnago (Milano). SIRTORI Carlo, † Monticelli (Como). SOLATO Giovanna, † Caxias Nova Padova (Brasile). SOLDATI don Carlo, † Torricella (Svizzera). SONALE Petronilla Ved. FERRERO, † Moncalieri. SPADA Edoardo, † Nervi.

SPALLA Giov. Batt., † Venezia. SPALLA Giovanni, † Venezia.

STALLO Tommasina, † Stellanello (Genova). STRAPPARAVA=SILLA Rosa, † S. Michele Extra. SuSI Vincenza, † Vittorito (Aquila). SWCNI Mons. P., † New S. U.). TRAMISARI Maria, † Lonigo (Vicenza).

TOLA Maria Ved. ZUCCA, † Genoni (Cagliari). TONELLA Giovanni, † Caxias (Brasile). Toso Giovanni, † Casoni (Vicenza).

TRINCHERO don Pietro, † Carpaneto (Alzssandria).

TRossi don Pietro, † Ravenna.

TuRRINI Erminia, † Lover (Trento). USELLINI Carolina, † Arona (Novara). VALLORY don Massimino, † Melezet (Torino). VILARDI Nicolò, † Alcamo (Trapani). VIOLO Giovanni, † Monte Veneto (Brasile). VITALI Giacomina, † Edolo=Mu (Brescia). VOLPATO Caterina, † Cittadella (Padova). ZAGANELLI-MINARDI Olimpia, † Bagnara di Rom. ZANABONI Carolina, † Pandino (Cremona).