BS 1920s|1922|Bollettino Salesiano Marzo 1922

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO

ANNO XLVI - N. 3   MARZO 1922

SOMMARIO

Propaganda missionaria. - Per la prossima esposisizione di arredi sacri. - Il bell'esempio d'una camerata di seminaristi.

Cooperazione salesiana: - Alle Presidenze dei Circoli giovanili e delle Unioni Ex-allievi ed Ex-allieve. - Convegni d'azione.

Il Tempio di Borgo S. Paolo.

Viva il Santo Padre Pio XI. - La « Festa del Papa ». - Il nuovo Papa.

In morte di Benedetto XV.

Tra gli Italiani all'Estero: - Una visita illustre all'Opera di D. Bosco in S. Francisco di California. - Una Missione alla Colonia Vignaud.

Verso lo sviluppo della Missione del Rio Negro (Brasile): Lettera del Missionario D. Giov. Balzola.

Cina: Una visita ai distretti del Vicariato di Shiu-Chow (Relazione di Mons. Luigi Versiglia): - III. Ying Tak.

Verso l'Assam.

Culto di Maria Ausiliatrice. - Per il 24 corrente. - Grazie e favori.

Nel paese di Gesù: L'Orfanotrofio di Betlemme.

Note e corrispondenze: - Feste Centenarie di San Francesco di Sales. - Conferenze di propaganda. - Tra gli ex-allievi. - Notizie varie: In Italia: Asti. - All'Estero: S. Tecla (Centro America).

Necrologio e Cooperatori defunti.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - ViA COTTOLENGO, 32 - TORINO (9)

Propaganda missionaria.

Richiamiamo, di proposito, l'attenzione dei nostri Direttori, Decurioni, e Comitati d'azione, sulla necessità di zelare, tra i Cooperatori, l'incremento e lo sviluppo del movimento missionario, accentuatosi fortunatamente in modo così consolante sotto il Pontificato di Benedetto XV. Il defunto Pontefice, facendo assegnamento anche sullo zelo concorde dei Cooperatori, volle che l'Opera di Don Bosco si assumesse l'evangelizzazione di nuovi campi di missione. Li abbiamo accettati: ma per questi e per tutti gli altri impegni antecedenti ci sono indispensabili nuovi e forti aiuti quotidiani.

Le Missioni affidate alla Pia Società Salesiana sono molte e, tutte, importantissime.

I) LA PATAGONIA SETTENTRIONALE E LA PATAGONIA CENTRALE, E IL TERRITORIO DELLA PAMPA, che sebbene non formino un campo a sè sotto la giurisdizione di un proprio Vicario o Prefetto Apostolico, tuttavia sono interamente affidate ai Salesiani.

2) IL VICARIATO APOSTOLICO DI MAGELLANO, di cui è titolare il Salesiano Mons. Aguilera, e che corrisponde all'antica Prefettura Apostolica di Mons. Fagnano.

3) IL VICARIATO APOSTOLICO DI MENDEZ E GUALAQUIZA, affidato al Salesiano Mons. Domenico Comin, estremamente bisognoso di sussidi finanziari e di personale.

4) LA PRELATURA DI REGISTRO DO ARAGUAYA nel Brasile, della quale è titolare il Salesiano Mons. Malan, che ha lo scopo precipuo dell'evangelizzazione dei Bororos e di altre tribù selvagge.

5) LA PREFETTURA APOSTOLICA DEL RIO NEGRO, pure in Brasile, della quale è titolare il Salesiano Mons. Massa: territorio immenso che si estende in una superficie lunga oltre mille chilometri, con molte popolazioni indigene disseminate lungo le sponde dei fiumi e nell'interno delle foreste.

6) IL VICARIATO APOSTOLICO DI SHIU-CHOW nel Cuantung in Cina, di cui è titolare il Salesiano Mons. Luigi Versiglia, che abbraccia una popolazione di oltre quattro milioni di abitanti, tra i quali appena poco più di duemila sono i cattolici.

7) LA PREFETTURA APOSTOLICA DELL'ASSAM, nell'India, alla quale sono recentemente approdati i primi Missionari Salesiani sotto la guida del Dott. D. Luigi Mathias, dove gli abitanti sommano a sette milioni e parlano più di sessanta lingue diverse.

Oltre questi sette campi immensi, i Salesiani hanno due altri centri di missione: e precisamente: a) tra i negri del Congo Belga, nel Vicariato Apostolico di Elisabethville affidato ai RR. PP. Benedettini, b) nel distretto cinese dell'Heong-Shan, sotto la giurisdizione del Vescovo di Macao.

Finalmente hanno accettato la Missione del Chaco Paraguayo, un'altra missione nell'Angola (Africa Equatoriale), e il Vicariato Apostolico di Kimberley nell'Australia.

Daremo in seguito le statistiche di questi singoli territori di Missione, affinchè i nostri amici, abbracciando come in un quadro la vastità del lavoro di evangelizzazione affidato all'Opera di Don Bosco, e ciò che si è fatto e ciò che si ha da fare, ci aiutino efficacemente con la preghiera, e con le elemosine personali, e con una propaganda intensa e fruttuosa.

Un'occasione buona per iniziare un po' di attivo movimento a favore delle nostre Missioni, non potrebb'essere la conferenza solita a tenersi nella festa di Maria Ausiliatrice?

Ci pensino fin d'ora i Sigg. Direttori e Decurioni e i Presidenti dei Comitati d'azione; siamo nell'anno in cui ricorre anche il III° Centenario della fondazione della S. Congregazione di Propaganda, e si avvicina l'anno Cinquantenario della fondazione delle Missioni Salesiane.

Per il 1925 noi vorremmo vedere accomiatarsi dal Santuario di Maria Ausiliatrice altrettante schiere di nuovi Missionari, quanti sono i campi di Missione affidati ai Salesiani. Vorremmo che dal cielo Maria SS. Ausiliatrice e il Ven. Don Bosco si allietassero di veder commemorare in tal modo pratico la data solenne del memorando 11 novembre 1875, quando il venerabile nostro Padre, scorgendo sulla soglia illuminata del tempio di Valdocco la piccola schiera dei primi Missionari partenti, ripensava commosso alle visioni che tanti anni prima gli avevano mostrato il tempio e riudiva la parole che gli aveva detto la Vergine additandoglielo:

- DI LÀ SI SPANDERÀ NEL MONDO LA MIA GLORIA!... Inde exibit gloria mea!

Per la prossima esposizione di arredi sacri.

Il Comitato Centrale Dame Patronesse Salesiane ha diramato il seguente appello, che vogliamo caldamente raccomandato a tutte le zelanti Cooperatrici:

« Da alcuni anni è consuetudine del nostro Comitato Centrale di promuovere un'Esposizione di Arredi Sacri per le Missioni Salesiane. Lavoratrice instancabile di quest'opera era la Contessa Lorenzina Mazè de la Roche, che Dio chiamò a sè il 3 novembre 1921. Memori dello zelo e dell'attività di questa piissima Patronessa, cooperatrice esemplare delle Opere del Venerabile Don Bosco, noi non osiamo pensare di potere eguagliare tanto suo lavoro, e però fidenti nell'aiuto della Vergine Ausiliatrice ci proponiamo di continuare quest'opera sì utile e necessaria, raccogliendo riverente l'esempio di attività e di zelo che ci ha lasciato.

» E così con maggior slancio rivolgiamo a tutti i Comitati di Dame Patronesse, a tutte le Zelatrici e Cooperatrici Salesiane, questo nostro annuale appello, affinchè vogliano preparare e inviare molti e molti oggetti, e poter così fare una bella e grandiosa Esposizione nel prossimo maggio per la festa di Maria Ausiliatrice. Tutto serve: seta, velluto, galloni, tela, fodera, percalle, pizzi: ogni cosa noi utilizzeremo per trasformarla in quanto abbisogna per il servizio del sacro altare. E poichè oggidì il prezzo delle forniture è elevatissimo, riceveremo con riconoscenza vivissima quelle offerte che il cuore senpre generoso delle Patronesse e delle Cooperatrici, si degnerà inviare.

» Nel prossimo aprile, all'inizio del mese sacro all'Ausiliatrice nostra, avremo il III Successore di Don Bosco. Per questa elezione desideratissima converranno a Torino tutti gli Ispettori Salesiani, fra i quali vari Vescovi Missionari, che giungeranno a noi con molti bisogni per le povere Cappelle delle loro Missioni. Signore Patronesse e Cooperatrici, a voi tocca far in modo che si possano soddisfare tutti i loro desideri.

» Uniamoci dunque con generoso slancio per poter offrire al nuovo Rettor Maggiore una ricca e copiosa Eposizione di Arredi Sacri, e così mentre Egli avrà la consolazione di poter aiutare le lontane Missioni Salesiane, noi avremo quella di offrirgli in questo modo il primo omaggio della nostra riverente devozione, e la rinnovata e sempre più ardente cooperazione all'Opera Salesiana tanto benemerita nell'Italia nostra e del mondo intero».

NB. Gli arredi e le offerte in oggetti, o in danaro, s'inviino agli indirizzi seguenti:

1) Rev.mo Sig. D. Filippo Rinaldi, Via Cottolengo, 32 - Torino - 9 contrassegnando l'invio: Per gli Arredi Sacri delle Missioni Salesiane.

2) Sig.ra Musso-Croce Maria, Via Ospedale, 55 Torino.

3) Contessa Maria Teresa Camerana, Corso Oporto, 23 - Torino.

Il bell'esempio d'una camerata di seminaristi.

Ci scrivono da Andria (Bari):

L'8 gennaio nel nostro ven. Seminario Vescovile ebbe luogo una piccola pesca di beneficenza a favore delle opere che i Missionari Salesiani svolgono tra gli infedeli.

Fin dal principio dell'anno scolastico era stata proposta ai piccoli seminaristi della Camerata San Luigi, i quali, tutti zelanti nell'arricchirla come meglio potevano, si privarono per circa tre mesi della frutta, che ricevevano in refettorio, per formarne dei pacchetti da sorteggiarsi. Non contenti di questo, al ritorno dalle loro case dopo le feste natalizie, offrirono tutti i loro dolci, formando altri pacchetti di vero allettamento. I premi, che si sorteggiarono, furono non solo pacchetti di frutta e dolci, ma anche eleganti utili oggetti e libri istruttivi, morali e religiosi. Alla pesca parteciparono tutti i seminaristi e le due camerate dell'annesso convitto, contribuendo ad un largo spaccio di biglietti.

Prima di dar principio alla pesca, il sig. Rettore tenne un discorso sulla nobiltà delle Missioni Cattoliche, e sul bene che compiono i Missionari Salesiani in mezzo ai popoli selvaggi.

Un plauso ai piccoli seminaristi della camerata S. Luigi, organizzatori della pesca.

COOPERAZIONE SALESIANA

Alle Presidenze dei Circoli giovanili e delle Unioni Ex=allievi ed Ex-allieve.

In nuove adunanze, tenutesi nello scorso gennaio dal Consiglio Centrale della Pia Unione con le Presidenze dei Circoli giovanili degli Oratori Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Torino, nonche delle varie Unioni e Circoli Ex-allievi ed Ex-allieve e dei Comitati d'azione salesiana già costituiti, si son precisate alcune Norme direttive, che siamo lieti di poter comunicare a tutti i Circoli degli Oratori Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice e alle singole Unioni Ex-allievi ed Ex-allieve, coll'invito a tutti a dare ufficialmente il nome alla Pia Unione dei Cooperatori e a farsi zelanti promotori di Comitati d'azione salesiana.

Norme direttive per l'aggregazione dei Circoli Giovanili e delle Unioni Ex-allievi ed ex-Allieve alla Pia Unione dei Cooperatori Salesiani.

I) Ogni Circolo giovanile ed Unione Ex-allievi, aderendo alla Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, deve farne regolare domanda alla Direzione Centrale dei Cooperatori Salesiani, Via Cottolengo 32 - Torino, 9.

2) Ricevuto il diploma d'inscrizione, i Presidenti dei Circoli e delle Unioni sono equiparati, in ordine alla organizzazione ed all'azione salesiana, ai Direttori diocesani e ai Decurioni (Ved.

Appendice al Regolamento dei Cooperatori, Capo I, n. 1, 6); e come costoro debbono ritenere proprio compito l'interessarsi efficacemente dell'attuazione del programma della Cooperazione salesiana, qual è tracciato al Capo II dell'Appendice suddetta.

3) Ad assolvere convenientemente un tal compito, ogni Presidente, d'accordo col Consiglio, sceglierà un certo numero di soci, i quali, lavorando individualmente, o a nuclei, a seconda dell'ampiezza e importanza dell'attribuzione loro assegnata, si occuperanno delle varie opere programmatiche, possibili a svolgersi nel luogo dove ha sede il Circolo o l'Unione.

4) Detti soci, insieme riuniti, formano il Comitato di azione salesiana, di cui è parola nell'App. C. I n. 5. Il Comitato, che ha carattere permanente, e potrà via via accrescersi di nuovi membri, quando il Presidente creda possibile e opportuno dare sviluppo ad altre opere conformi al programma.

5) Il Presidente radunerà frequentemente il Comitato per avere informazione esatta di quanto viene fatto dai soci e dai nuclei, ed avvisare ai mezzi per rendere sempre più intenso e fecondo di pratici risultati il lavoro di Cooperazione salesiana.

6) Il Presidente, ogni anno ed a richiesta, trasmetterà alla Direzione Generale dei Cooperatori un resoconto dell'attività del Comitato.

7) Alla stessa Direzione Generale i singoli Presidenti possono fidentemente rivolgersi per consiglio e per indirizzo, ogni volta che ne abbisognino.

Su, dunque, all'opera!

Con codest'ascrizione collettiva delle singole associazioni si raggiungono due vantaggi preziosissimi:

I) La partecipazione dei singoli soci, purchè tutti cooperino in qualche modo secondo il Regolamento della Pia Unione, alle Indulgenze concesse dai SS. Pontefici ai Cooperatori Salesiani;

2) La moltiplicazione dei Comitati d'azione salesiana.

E di ciò non v'è chi non vegga e l'utilità e l'importanza.

Convegni d'azione.

Anche dall'Estero cominciano ad arrivarci liete notizie.

Da Talavera de la Reina (Spagna) ci scrivono che il 30 ottobre u. s. si son radunati per la prima volta a famigliare convegno i primi cooperatori, una ventina circa, tutti membri del clero secolare e regolare e dei più attivi tra i laici. L'adunanza si svolse sullo studio dei temi seguenti:

1) Mezzi adatti a preservare la gioventù dall'irreligione e dall'insubordinazione ad ogni autorità divina e umana. - 2) Mezzi efficaci per dare impulso alle scuole serali. - 3) Mezzi pratici per dare maggior incremento all'unione ex-allievi.

L'attenzione generale si fermò sull'Oratorio festivo, ritenuto il mezzo più idoneo per la formazione di coscienze oneste e salde; e i convenuti stabilirono di dividersi il lavoro per dar all'Oratorio uno sviluppo organico e sicuro. Fu proposta altresì l'apertura di una scuola commerciale pei giovani più grandicelli, per cui vari professori, e sacerdoti si offersero a coadiuvare i Salesiani nell'insegnamento. Si decise anche di costituire un fondo per soccorrere e premiare gli alunni poveri, segnalantisi per costanza e buona condotta, e d'iniziare i giovani più grandicelli all'azione e alla propaganda con una serie di conferenze su argomenti pratici, invitando talvolta a svolgerli i giovani stessi.

Il tempio di Borgo S. Paolo.

In Torino, a Borgo S. Paolo, con memoranda solennità popolare, alla quale presero parte migliaia di giovani e di persone - insieme col rev. sig. D. Filippo Rinaldi, nostro Prefetto Generale, l'assessore cav. Emilio Zanzi e l'assessore cav. prof. Piero Gribaudi, rappresentanti il Sindaco e la Civica Ammistrazione - si è inaugurato il nuovo fabbricato delle Scuole e delle Associazioni dell'Oratorio Salesiano.

Nella imminente primavera si porrà mano all'erezione del nuovo Tempio ad onore di Gesù Adolescente e della S. Famiglia, le cui fondamenta sono state già colmate. Ricordiamo e raccomandiamo caldamente ai Cooperatori questa nuova, necessaria, ma costosissima impresa. Ne riparleremo di proposito nel prossimo numero.

S. E. Mons. Elvezio Oliveira.

Sua Ecc. Mons. Elvezio Gomez de Oliveira, salesiano, Vescovo di S. Luiz do Maranhão nel Brasile, dal S. Padre Pio XI venne promosso Arcivescovo tit. di Verissa, e destinato coadiutore all'Arcivescovo di Marianna, con diritto di successione. Devoti e cordiali auguri.

Viva il Santo Padre Pio

Ci aveva benevolmente promesso di venire a pontificare nella Basilica di Maria Ausiliatrice l'ultimo giorno del Triduo Solenne in onore di S. Francesco di Sales; e andavamo preparandoci per fargli le più liete accoglienze. Insieme con noi esultavano non pochi milanesi residenti a Torino, primi tra tutti una schiera di alunni dell'Oratorio, ansiosi di render omaggio al loro Cardinale. Esultava ancor più un drappello di giovani salesiani polacchi, alunni del vicino Seminario Internazionale, memori della carità e dello zelo del l' Nunzio Apostolico della loro Nazione risorta, che avevano tante volte ossequiato nei nostri istituti di quella nobile terra.

Ma il Signore aveva disposto altrimenti. Per le morte di Papa BENEDETTO XV, l'E.mo Cardinale Arcivescovo di Milano ci avvisava di non poter mantenere l'invito e si recava per Roma, donde il 6 febbraio giunse la fausta notizia della sua elevazione al Sommo Pontificato.

Chi può dire la nostra esultanza? Si leggeva ancora sugli inviti sacri delle accennate feste Centenarie il suo nome venerato... e si ebbe l'ardire di inviare senz'indugio al nuovo Pontefice l'omaggio della nostra devozione.

SANTO PADRE Pio XI - Roma.

Dalla Basilica di Maria Ausiliatrice, recante ancora alle porte manifesti annunzianti intervento Vostra Augusta Persona Feste Centenarie S. Francesco di Sales, Superiori, Salesiani, Cooperatori, alunni, nella prece commossa ringranziante l'Altissimo, protestano devozione illimitata Santità Vostra, implorano prima Benedizione Apostolica.

FILIPPO RINALDI, Vicario Generale.

Ed ecco la risposta paterna.

RINALDI, Vicario Generale Salesiani, Valdocco, Torino. - Augusto Pontefice, gradito devoto omaggio, imparte di cuore S. V., Superiori, Cooperatori, alunni, implorata Apostolica Benedizione. - CARD. GASPARRI.

E prima ancora, subito dopo la benedizione impartita dalla loggia esterna di S. Pietro, ad istanza dell'E.mo Card. Cagliero il nuovo Vicario di Gesù Cristo impartiva con cordiale affetto una specialissima benedizione apostolica a tutti i figli di Don Bosco, Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice, dai Superiori maggiori, ispettori e direttori agli ultimi ascritti, nonchè ai Cooperatori, allievi ed ex-allievi di tutte le Case Salesiane.

Grazie, Padre Santo, grazie! I seguaci di Don Bosco rinnovano il fermo proposito di essere sempre in prima fila tra i Vostri figli più devoti, decisi e pronti, fino alla morte, di zelare con la preghiera, con le parole e con l'opera, quello stesso programma di restaurazione cristiana, che formerà la gloria del Vostro Pontificato.

In multos annos!

LA « FESTA DEL PAPA ».

Una delle nostre più care soddisfazioni è quella di aver largamente contribuito alla diffusione della « FESTA DEL PAPA », tanto in Italia, come all'Estero, con viva gioia del compianto Pontefice.

Cari Cooperatori, proseguiamo alacremente codesta religiosa propaganda. La scomparsa di BENEDETTO XV, così benemerito di tutta l'umanità, e l'esaltazione di Pio XI, che il Signore ci conservi per lunghi anni, sono occasioni quanto mai opportune per divulgare con conferenze popolari e con apposite funzioni religiose le glorie e le continue benemerenze del Pontificalo Romano.

Perchè non cogliere quest'occasione per introdurre la « FESTA DEI, PAPA » in tante parrocchie?

Per parte nostra, nel vivo desiderio di popolarizzare la dolce figura del regnante Pontefice, ci facciamo un dovere di offrire ai lettori ampi cenni biografici, dalla sua infanzia alla sua esaltazione alla Cattedra Romana.

IL NUOVO PAPA.

S. S. Papa Pio XI nacque a Desio il 30 maggio 1857 da Francesco, nativo di Rogeno, e da Galli Teresa, oriunda da Saronno, terzogenito di sei figli, de' quali sopravvivono con lui soltanto il pruno, Fermo, e l'ultima, Camilla.

Suo padre era filandiere, e all'epoca della nascita di Achille dirigeva in Desio appunto la filanda dei fratelli Conti di Pusiano; più tardi si trasferì a Pertusella e poi a Carugate a dirigere la filanda in società con la ditta Gadda. C'era nella casa quella relativa agiatezza che permette ad un uomo di buona volontà e non sprovvisto d'ingegno come Francesco Ratti, fortunato nella moglie saggia ed economa, di guardare fiducioso l'avvenire, contando naturalmente nella Provvidenza e sul proprio onesto lavoro, fin che i figli non fossero divenuti grandi ed egualmente onesti e laboriosi.

Il primo maestro.

Il piccolo Achille, oltre che dall'ambiente famigliare, come tutti i fanciulli conterranei della sua generazione, ebbe la prima istruzione ed educazione da un sacerdote del luogo, don Giuseppe Volentieri, nativo di Milano da una famiglia di negozianti del borgo di S. Lorenzo, il quale, per incarico della locale Congregazione di Carità, prima che la legge facesse obbligo dell'istruzione ai Comuni, tenne aperta per 43 anni, nella sua stessa casa, una scuola elementare. Il corso d'insegnamento non oltrepassava l'anno, ma don Giuseppe fiutava tra la vivace accolta di scolaretti quelli che più affidavano per buona volontà di studio, e permetteva loro che dopo l'anno rifrequentassero la scuola. Achille Ratti fu di questi e sotto la sua guida apprese quanto bastò per essere più tardi ammesso al ginnasio di S. Pietro.

Interessante, ed anche graziosa, la figura di quell'umile maestro di campagna. Secondo che concordano le memorie dei vecchi che lo conobbero e ancora lo venerano, esaltandone la sincera pietà religiosa e la mite e generosa bontà, egli intuì e praticò nella scuola i metodi moderni dell'educazione dell'infanzia che mirano ad addestrare e a sviluppare le facoltà intellettuali del bambino non tanto per via di formule astratte, quanto mediante la osservazione diretta, assidua e amorosa, della natura e delle diverse circostanze della vita. Prediligeva i fiori e cresceva i bimbi affidatigli al culto di queste innocenti e vaghe creature dei buon Dio, così suggestive nel loro linguaggio alle anime pie e semplici, qual'era appunto quella di don Giuseppe, il quale era orgoglioso allorchè ogni settimana ne mandava alla vedova sorella un cestello, incaricando dell'atto gentile il migliore de' suoi scolaretti. Allorchè nel 1884 il buòn prete venne a morte, l'antico scolaro, il prof. don Achille Ratti, sulla piazza parrocchiale di Desio gremita del popolo in pianto, commemorò con parole di grande affetto l'umile precettore, che « per 43 anni - dice l'epigrafe apposta alla tomba - applicato a zelare l'onore della Chiesa e della Scuola, educò i giovani ad amare entrambe. »

Lo zio prete.

Un altro ottimo sacerdote ebbe parte nella formazione spirituale del giovinetto, lo zio D. Damiano Ratti, prevosto di Asso, presso il quale il nipote trascorse per parecchi anni le vacanze estive. Uomo di illibati costumi, di gran zelo per le anime, generoso del suo verso i poveri, egualmente devoto della Chiesa che sinceramente amante della patria, era uno di quegli ecclesiastici che per meriti veri godono di tanto prestigio d'essere ritenuti universalmente superiori assai al posto gerarchico che occupano ed onorano, meritevoli e capaci d'una qualsiasi più alta distinzione. I sacerdoti tuttora viventi che lo hanno conosciuto e ne hanno frequentata la casa (chè durante le vacanze estive questa s'apriva ospitale a tanti chierici studenti della plaga, tanto da dar l'aspetto d'un minuscolo seminario) ricordano la sua bonomia cordiale espansiva verso i giovani e in pari tempo la sua rara perspicacia nel ravvisare le vere vocazioni ecclesiastiche e le non fondate o incerte. Incoraggiava e sosteneva le une, dissuadeva con franchezza le seconde, e raramente il suo giudizio falliva.

L'arcivescovo d'allora, mons. Luigi Nazari dei conti di Calabiana, gli nutriva affetto e stima; e durante i soggiorni in Visino, nella pieve di Asso, dove aveva, per ragioni di salute, accettata la ospitalità dei conti De Herra, visitava spesso il « prevostone » Ratti. Fu lì che l'Arcivescovo conobbe il nipote seminarista e ne apprezzò la forte disposizione allo studio, la bontà e la pietà religiosa, e ne ammirò le precoce gravità della parola e del tratto, così che lo chiamava piacevolmente il suo « giovane vecchio ».

Gli studi.

Achille Ratti, appena decenne, entrò nel seminario ginnasiale di S. Pietro Martire, distinguendosi tosto per forte inclinazione allo studio e per ingegno svegliatissimo: percorse quindi il liceo due anni nel Seminario di Monza, e il terzo nel Collegio di S. Carlo in Milano, in qualità di prefetto; poi nel Seminario Maggiore frequentò i primi tre corsi, quindi per disposizione dell'Arcivescovo fu mandato a Roma alunno del Collegio lombardo, perche frequentasse i corsi dell'Università Gregoriana. Nell'alma città il 2o dicembre 1879 celebrava la sua prima Santa Messa.

Quanto affettuoso ricordo egli conservasse degli anni giovanili, quanta gratitudine nutrisse verso i suoi educatori, ai quali dopo Dio riconosce il beneficio della vocazione sacerdotale, di quanto schietto e, oseremmo dire, gioviale cameratismo egli restasse legato agli antichi condiscepoli, che ama ed ammira per aver servito all'ideale appreso in costume negli anni della preparazione, fu pegno eloquente un affettuosissimo discorso, detto in occasione del suo io giubileo sacerdotale.

Professore.

Laureatosi in filosofia, teologia e diritto canonico, nel 1882 tornò a Milano e venne incaricato prima dell'insegnamento della teologia e poi della sacra eloquenza nel seminario maggiore.

Tenne questa cattedra per cinque anni. Gli ecclesiastici, che gli sono stati scolari, lo ricordano con stima per il sapere e la diligenza esemplare nel dettare le sue lezioni, e la squisita cortesia dei modi; ricordano come egli dimostrasse gusto artistico nella scelta dei modelli di eloquenza religiosa, desumendoli di preferenza dalle fonti antiche, che valorizzava con commenti eruditi. Più che ai precetti esteriori dell'arte e della parola il suo magistero si indugiava nei classici alla ricerca della ricchezza esuberante del primitivo pensiero religioso. L'erudito prevaleva sull'artista. Onde nessuno si stupì allorchè, essendosi reso vacante un posto alla Biblioteca Ambrosiana nel novembre 1888, il prof. Ratti inoltrò domanda per esservi accolto, e vi fu accettato.

Dottore all'Ambrosiana.

Per poco meno di vent'anni il dottore Achille Ratti attese a questo ufficio. I frequentatori d'allora dell'Ambrosiana lo ricordano, ed ebbero frequenti occasioni di ammirare la vastità e la solidità della sua erudizione, ed in pari tempo d'essergli grati per la cortese accondiscendenza con la quale accoglieva e soddisfaceva le domande dì suggerimenti e di guida. Nessuno rimandava; anche se giovani ed inesperti; interrompeva il lavoro che aveva tra mano e che lo teneva assorto da ore, si raccoglieva un istante come per penetrare l'argomento propostogli dall'interlocutore e ripassare in rapida rassegna nella memoria i libri che facevan del caso, utilmente consultabili, e li indicava al postulante non senza fornirgli dì quelle opere tracce opportune.

Il Sacerdote.

Il dott. Ratti non esercitò mai la cura d'anime nel senso che comunemente si dà a questa parola; ma trent'anni del suo ministero sono legati ad un istituto monacale che da lui ebbe il primo impulso e magnifico sviluppo e che costituisce tuttora in Milano uno dei più eletti centri di vita religiosa, l'Istituto delle Suore di Nostra Signora del Cenacolo, comunemente dette del Cenacolo, le quali, come già avevano fatto a Roma e a Torino, aprivano nel novembre del 1881 una prima modestissima loro casa in corso Venezia in un palazzo rimpetto a quello Saporiti.

Non vi fu opera di bene che in quella santa casa si operasse, che non avesse per collaboratore don Achille Ratti. Gli antichi frequentatori e le pie frequentatrici ricordano le istruzioni ed i sermoni elevati, che il sacerdote Ratti vi teneva. Il giorno della festa di San Carlo del 1883 egli organizzava una associazione di maestre cattoliche, della quale tenne sempre la direzione. La congregazione delle Figlie di Maria tra le signorine dell'alta società milanese, le signorine di famiglia, le impiegate, le operaie, tutte le diverse classi sociali che al « Cenacolo » fanno capo, hanno ricevuto il beneficio della sua parola, che, se era abitualmente dotta ed elevata, non disdegnava anche di farsi semplice ed umile, quando parlava alle figlie del popolo. Sopratutto sono ricordati i mesi di Maria da lui predicati sempre con grande ardore di affetto devoto.

Nè disdegnava gli ospiti più umili del « Cenacolo », i piccoli spazzacamini, che con affetto materno le buone religiose raccolgono per la istruzione religiosa. Ed era il dottore dell'Ambrosiana D. Ratti che si interessava di preparare i piccoli spazzacamini alla prima Comunione e che nel giorno della loro festa partecipava al loro gaudio con semplicità e cortesia, assistendo ai loro innocenti giuochi e benedicendo la loro mensa.

Dall'Ambrosiana alla Vaticana.

Una vita, così santa ed operosa, gli conciliò la stima universale. Primo fra gli estimatori fu il santo Cardinal Ferrari, che lo volle professore di ebraico in Seminario, membro attivo della Facoltà Teologica, teste e giudice sinodale, e canonico di S. Ambrogio col titolo di Monsignore.

Morto mons. Ceriani nel marzo del 1907, monsignor Ratti venne promosso Prefetto dell'Ambrosiana, cui dedicò interamente la sua attività fino al 1970, quando prese a dividerla con la Vaticana, alla quale fu chiamato dal S. Padre Pio X in qualità di vice-prefetto, in aiuto del prefetto P. Ehrle e con diritto di successione, come difatti a lui succedette nell'estate del 1914.

Non è tanto facile seguire il lavoro enorme e prezioso, compiuto dal futuro Pontefice in questi due grandi centri di studi, cioè come Prefetto dell'Ambrosiana, e poi Prefetto della Vaticana; È quindi bene rilevare che fu l'abilità e l'attività da lui spiegata all'Ambrosiana che gli valsero alta fama in Italia e all'estero e l'invito di Pio X a Roma; come il lavoro compiuto a Roma e la fama e i saggi quotidiani dell'ampia sua cultura, sempre uniti con saldo vincolo alle più pure manifestazioni di zelo sacerdotale, richiamarono su lui lo sguardo di Papa Benedetto XV.

Il defunto Pontefice, pur essendo salito al fastigio del Supremo Pontificato per altre vie, aveva ravvisato un'affinità di carattere col virtuoso Prelato lombardo, e precisamente in questo, che, nonostante le intense cure dei suoi studi, egli era e si sentiva sopratutto sacerdote e amava cordialmente l'esercizio del sacro ministero; così com'Egli, pur in mezzo alle assillanti preoccupazioni di Minutante e Sostituto alla Segreteria di Stato, aveva fortemente prediletto l'assiduità al ministero delle confessioni, le visite ai malati poveri, e l'adorazione notturna a Gesù Sacramentato.

Visitatore e Nunzio Apostolico.

Ma a più alti destini lo serbava la Divina Provvidenza; e, poichè l'ora si affrettava, dovevano anche incalzarsi gli uffici che ve lo avrebbero condotto.

Si era all'aprile del 1918: la guerra infuriava ancora tremenda, tenendo nell'angoscia tutti i popoli, tra cui la povera Polonia, fremente insieme delle implacate aspirazioni nazionali; e il compianto Pontefice sentì il bisogno d'inviarle un suo rappresentante, un Visitatore Apostolico, che vi compisse un ufficio di governo e di ministero. Scelse mons. Ratti, togliendolo d'improvviso all'amata cura dei Codici Vaticani.

Fu una scelta provvidenziale. Non si può ritrarre in poche linee l'opera saggia e pietosa che compì mons. Ratti a prò della Religione e della generosa Nazione, richiamata alla vita: sta però il fatto che con la risurrezione della Polonia egli finì per essere il vero e proprio rappresentante del Papa nello stato ricostituito, cosicchè quando la Santa Sede, d'accordo col governo di Varsavia ripristinava in quella città la Nunziatura di Polonia che sino alla fine del secolo XVIII aveva avuto così gloriose tradizioni, egli stesso, il dotto e studioso Prefetto della Biblioteca Vaticana, fu da Benedetto XV, in data 6 giugno 1919, nominato primo Nunzio Apostolico della risorta Nazione. Eletto Arcivescovo tit. di Lepanto nel concistoro del 3 luglio successivo, ricevette la consacrazione episcopale nella cattedrale stessa di Varsavia alla presenza del Governo, dell'Episcopato e dei Deputati della Costituente.

In quell'occasione Benedetto XV, volendo attestargli solennemente la sua sovrana compiacenza, gli inviava in dono una splendida croce pettorale.

La storia intima dei brevi anni vissuti da mons. Ratti in Polonia, oltre quella ufficiale e diplomatica, è tutta una serie di opere di carità a pro' dei poveri e dei sofferenti. Egli si affaticò appassionatamente non solo per ottenere la liberazione di molti prigionieri ed ostaggi detenuti dai bolscevichi; ma attese anche con tatto e provvidenza mirabili alla distribuzione dei soccorsi ai bambini affamati, che accarezzava paternamente per le vie, e alle popolazioni sofferenti.

Nel resoconto della erogazione delle offerte mondiali che il Papa pubblicò nel dicembre 1920 la Polonia figura per vari milioni e una rilevante parte di queste somme giunse a destinazione per le mani di mons. Ratti. Rare volte la carità del Pontefice ebbe un cooperatore così intelligente, pronto e generoso.

Cardinale Arcivescovo di Milano.

Morto l'E.mo Card. Ferrari, la cui fama di sante opere aveva riempito il mondo, occorreva dargli un degno Successore: e questi fu mons. Ratti.

È storia recentissima.

Nel Concistoro secreto del 13 giugno u. S. il Santo Padre Benedetto XV creava Cardinale di S. R. C. il Nunzio di Varsavia e lo promoveva alla Sede Arcivescovile di S. Ambrogio e S. Carlo. Quando la notizia fu risaputa in Milano, la stampa d'ogni colore la commentò favorevolmente: fatto sorprendente in un centro in cui le passioni politiche sono ardenti. L'unanimità del rispetto e dei consensi che s'era fatta intorno alla bara del Cardinal Ferrari, si rinnovò intorno al nome del suo Successore; e se le pubblicazioni cattoliche presentando l'eletto diedero la preferenza alle doti insigni del sacerdote e del rappresentante della Santa Sede, i giornali di diverso indirizzo ne misero in rilievo i meriti scientifici, il culto delle tradizioni civiche, la schietta italianità di sentimenti, l'equanimità e generosità dell'animo.

Questa consonanza di voci solitamente discordi, che era una indubbia testimonianza del valore dell'uomo, e un confortevole presagio del successo d'un governo episcopale, che per sua natura fu in ogni tempo laborioso e arduo ed oggi lo è ancor più per gli odierni atteggiamenti dello spirito pubblico, si doveva presto rinnovare in tutto il mondo.

Il Card. Ratti fu Arcivescovo di Milano poco più di quattro mesi. Vi aveva fatto il solenne ingresso l'8 settembre u. s., il giorno sacro alla Natività di Maria SS., cui è dedicato il duomo meraviglioso; e ne partì, tra gli auguri commossi del clero e di ogni ordine di cittadini, la sera del 24 gennaio u. s., dopo aver nel mattino celebrati solenni suffragi per Benedetto XV.

Sommo Pontefice.

È ora necessario che diciamo una parola anche delle ultime gloriose vicende dell'E.mo Cardinal Ratti?

Non occorre: non vi è angolo della cristianità, cui non sia giunto il fausto annunzio che risuonò la mattina del 6 febbraio u. s. « Abbiamo a Papa l'E.mo e Rev.mo Sig. Cardinale Achille Ratti, che si è chiamato Pro XI ».

Non vi è cuore cristiano, che non abbia avuto un balzo di gioia nel leggere il comunicato ufficiale del Maresciallo del Conclave:

Sua Santità Pro PAPA XI, con tutte le riserve in favore dei diritti inviolabili della Chiesa e della Santa Sede che ha giurato di asserire e di difendere, ha impartito la sua prima benedizione dalla loggia esterna sulla Piazza di San Pietro, con la Particolare intenzione che la benedizione stessa sia diretta, non solo ai Presenti sulla Piazza di S. Pietro, non solo a Roma, all'Italia, ma a tutte quante le genti, e porti a tutti l'augurio e l'annuncio di quella universale pacificazione che tutti così ardentemente sospiriamo.

Compia Iddio misericordioso, ad intercessione di quella Benedetta che fu in ogni tempo l'Aiuto dei Cristiani, le rosee speranze di un'alba così radiosal

In morte di Benedetto XV

La luttuosa notizia si diffuse fulminea, quando noi avevamo cominciata la stampa del Bollettino di febbraio, e non ci fu più possibile darne neppure un brevissimo accenno in tutte quante le copie. Ciò accrebbe il nostro dolore! Volevamo, senz'indugio, dire ben diffusamente di Lui, che tanto ci ha amato e protetti; e ricordare, a una a una, le mille prove della sua bontà squisitamente paterna, per trasfondere nei lettori la nostra riconoscenza che non avrà tramonto, e moltiplicare i devoti suffragi per l'anima sua.

Papa Benedetto XV, per sua bontà, nutriva verso l'Opera nostra, sopratutto per il Venerabile Fondatore, una stima altissima. Nella stessa malattia che doveva trarlo rapidamente alla tomba, quando gli Eminentissimi Cardinali di Curia sfilarono accanto il suo capezzale per presentargli i loro omaggi e i loro voti, al Card. Cagliero che gli diceva: « Santo Padre, in tutte le nostre Case pregheremo fervorosamente Maria Ausiliatrice per Vostra Santità », « ... e anche Don Bosco! » aggiunse il Papa, dimostrando, pure in quelle ore estreme, qual fiducia Egli avesse nell'intercessione dell'Apostolo della gioventù dei nuovi tempi.

In omaggio a Don Bosco, nel I Centenario della sua nascita, Benedetto XV volle innalzato all'onore della S. Porpora uno dei primi Salesiani, quasi a coronare, colla sua sanzione suprema, il programma della nuova opera suscitata da Dio nella Chiesa per mezzo dell'umile Pastorello dei Becchi.

Per quest'intima venerazione BENEDETTO XV coglieva volentieri ogni occasione per rendere omaggio alla santa memoria di Don Bosco.

Così nel 1920, volle essere presente nella persona dell'E.mo Primate di Spagna, il Card. Almaraz y Santos - anch'egli passato all'eterbità, - all'inaugurazione del suo Monumento a Torino, insieme con le LL. AA. RR. i Duchi di Genova, rappresentanti i Sovrani d'Italia, e con i rappresentanti di quasi tutte le nazioni civili; e ad imitazione dei suoi immortali Predecessori, Pio IX, Leone XIII e Pio X, non cessò di ripetere le più vive istanze perchè si aprissero nuove fondazioni Salesiane, del che fanno testimonianza i nuovi estesissimi canapi di Missione affidati alla nostra Pia Società con l'erezione del Vicariato Apostolico di Shiu-Chow e la trasmissione della Prefettura Apostolica dell'Assam.

Queste, per sommi capi, le alte benemerenze del Sommo Pontefice defunto verso Don Bosco e l'Opera Salesiana. Che se volessimo accennare, a una a una, tutte le testimonianze di affettuosa benevolenza che Egli ci ha prodigate, dovremmo ricordare moltissimi atti della sua autorità sovrana, a cominciare delle affettuosissime Lettere indirizzate al compianto Rettor Maggiore Don Albera, sia per encomiare il lavoro della Pia Società come per partecipare alle nostre solennità famigliari del 1918, fino al Breve con cui si degnò elevare alla dignità di Basilica il tempio eretto dal Ven. Don Bosco ad onore del S. Cuore di Gesù in Roma, e all'ultimo Rescritto, recante la data del 18 gennaio u. s., con cui concesse alle Case Salesiane e delle Figlie di Maria Ausiliatrice speciali indulti e privilegi per celebrare, entro l'anno corrente, un triduo commemorativo del III Centenario della morte di S. Francesco di Sales.

Anche le Figlie di Maria Ausiliatrice piangono, per la morte di BENEDETTO XV, la perdita di un munifico loro Protettore. I loro Oratori di Roma, in particolare, hanno esperimentato nella forma più tangibile la carità inesausta del Papa defunto.

Ma ben più che per queste particolari ragioni abbiamo pianto la morte di BENEDETTO XV, addolorati per la perdita che ne venne a subire tutta quanta la Chiesa.

Con quali parole possiamo compendiate l'opera svolta da Lui?

Benedetto XV fu il Papa della Pace, anche durante la più terribile delle guerre. « Il suo Pontificato - scrisse l'Osservatore Romano parve l'amplesso della Provvidenza Divina, tutto inteso a stringere, a serrare al cuore di Dio, l'intera umanità! Di fronte al dolore ed alle lagrime, Egli non conobbe divisioni, confini, barriere politiche; di fronte allo strazio della civiltà cristiana, Egli non vide eserciti e popoli decimarsi sui campi della pugna, quanto l'Europa e il mondo precipitare al suicidio. Sicchè, come tutti soccorse, a tutti parlò con lo stesso amore inesauribile, con la stessa sollecitudine pietosa. A chi Lo invocava giudice, durante la lotta, a che Gli intimava di pronunciar una sentenza che tuttavia solo le armi pretendevano dì poter sanzionare, rispose sempre, rispose unicamente: Io sono il Padre. Dal suo labbro non uscì altra parola, il suo cuore non albergò altro sentimento; la storia non può scrivere di Luì altro merito, altra gloria migliore.

» Io sono il Padre! Lo seppero tutte le vit-

time; da quelle doloranti negli ospedali a quelle desolate nei campi di concentramento; dalle madri piangenti nell'attesa e nel lutto, agli orfani abbandonati persino alla rapina spirituale: io seppero le Nazioni che, in tutte le parole, in tutti gli atti di Lui videro luminosa testimonianza della magnanimità del suo cuore, rivolto - oltre il freddo calcolo politico degli interessi e degli equilibri immediati - - ai loro più nobili ideali, verso le mète supreme della civiltà ».

BENEDETTO XV trovò il mondo devastato dall'incendio della più grande guerra, che si sia mai stata scatenata quaggiù, e « intimamente rivestito della carità di Cristo, tutto si dedicò a mitigarne le immani sciagure. Insistette con paterno amore a persuadere la pace ai belligeranti e niente trascurò che potesse servire alla pacificazione dei popoli: mirabilmente alacre nel prendere tutte le iniziative che potessero lenire le miserie d'ogni genere prodotte dalla guerra, spiegò una incredibile liberalità verso gl'infelici d'ogni nazione e specialmente tra i popoli ridotti in miseria: commosso dalla pietà di innumerevoli bambini stremati dalla fame, non cessò di soccorrerli egli stesso con estrema larghezza, e di implorare la generosità universale.

Sollecito in modo esemplare della salute delle anime, colle sue Encicliche indicò in qual modo si debba predicare la parola di Dio; in occasione della ricorrenza centenaria del Terz'Ordine Francescano si adoperò a risuscitare nei popoli lo spirito cristiano; celebrando il Settimo Centenario di San Domenico esaltò i fedeli all'amore della cristiana sapienza, all'obbedienza verso la Sede Apostolica, alla consuetudine del Rosario Mariano.

» Animato sempre da una grande pietà verso la gran Madre di Dio, Maria, decretò che fosse chiamata Regina della Pace. Nel cinquantenario della proclamazione di S. Giuseppe, Sposo di Maria, a Patrono della Chiesa Universale, ne promosse ogni forma di culto. Decretò gli onori . dei Santi a Giovanna d'Arco, a Margherita Alacoque, a Gabriele dell'addolorata.

» Custode vigilantissimo della integrità della fede, confermò, proponendo l'esempio del Massimo Dottore, i principii per la retta interpretazione della Sacra Scrittura, e ascrisse fra i dottori di questa disciplina il siro Sant'Efrem.

» Vivamente desideroso d'estendere il regno di Cristo, emanò prescrizioni sapientissime per promuovere la propagazione della Fede fra gli infedeli, suscitando in tutti i buoni lo zelo per aiutare le Missioni Cattoliche; costituì un'apposita Sacra Congregazione per la Chiesa Orientale e fondò in Roma un istituto per gli studi dell'Oriente cristiano.

» Per ordinare la disciplina ecclesiastica secondo l'opportunità dei tempi, promulgò il Codice di Diritto Canonico, compilato per ordine di Pio X.

» Accrebbe tanta autorità e potenza alla Sede Apostolica presso gli Stati, che quelle nazioni, le quali non avevano nessuna relazione con essa, quasi tutte, terminata la guerra, si affrettarono a stringere spontaneamente con essa rapporti cordiali.

» In fine, mentre intento al bene comune dei popoli, si adoperava senza tregua per la restaurazione della Società umana, colto da inaspettata malattia, moriva placidamente il 22 gennaio dell'anno 1922 fra le lagrime e il lutto del mondo intero.

» Visse 67 anni, due mesi e un giorno.

» Riposa nella pace di Cristo, o Padre Santissimo! ».

Con queste ultime parole, scritte, come le precedenti, nella pergamena chiusa nel suo feretro prima che fosse calata nelle grotte Vaticane, dìamo noi pure al Padre e al Benefattore defunto ancor un saluto, protestando solennemente di continuare ai Suoi Successori, insieme con l'illimitata devozione e con l'attaccamento più filiale, quella generosità di opere che Don Bosco e Don Rua e Don Albera ci hanno solennemente inculcato con la parola e con l'esempio in tutta la vita.

A Maria Ausiliatrice.

Il 30 gennaio le S. Messe e Comunioni che ebbero luogo nel Santuario, furono, rivolte a Dio in suffragio dei Salesiani e dei loro Cooperatori defunti, e particolarmente per il Sommo Pontefice Benedetto XV.

Alle 9, presenti gli alunni dell'Oratorio, e numerose rappresentanze delle altre Case ed Oratori della città, e tutte le Orfanelle di Guerra delle Figlie di. Maria Ausiliatrice, si celebrò un solenne funerale di Trigesima per il S. Padre.

Cantò messa il rev.mo Don Rinaldi, Prefetto Generale, con assistenza pontificale di S. E. R. Mons. Rossi, Vescovo di Susa.

Il dotto ed eloquente Prelato, prima delle assoluzioni, disse l'elogio funebre del Pontefice somparso, illustrandone l'alta missione di pace, di carità e di religioso apostolato durante la più terribile delle guerre, l'amor suo per l'Italia, e l'anelito per la pacificazione di tutte le Nazioni, per la quale offerse a Dio la propria vita.

Tra gli Italiani all'Estero.

Una visita illustre all'Opera di Don Bosco in S. Francisco di California.

Ci scrivono in data 24 dicembre u. s. da San Francisco di California.

Merita un largo cenno la serata svoltasi dai Salesiani per una visita illustre, della quale, dopo quattro mesi, è ancor viva la memoria.

Invitato dai Salesiani della Chiesa Italiana dei SS. Pietro e Paolo, il Generale Pietro Badoglio onorò di una sua visita la scuola d'americanizzazione (1) ed il Club Salesiano, che offrì un ricevimento al Generale e a S. E. Mons. Arcivescovo E. J. Hanna. Era il lunedì 22 agosto.

Accompagnato dagli ufficiali d'ordinanza, dal Console Italiano Comm. Fileti, dall'incaricato Avv. J. A. Bacigalupi, insieme con Mons. Arcivescovo il Generale Badoglio visitò le differenti sezioni della Scuola, sorpreso del gran numero di allievi, e congratulandosi vivamente per la benefica opera con i Salesiani e con le insegnanti.

La comitiva si recava subito dopo nei grandi locali del Club Salesiano al 16oo Grant Ave, ove una folla immensa gremiva il teatro, e altra folla ancor più numerosa, impossibilitata ad entrare, si accontentò di acclamare vivamente il Generale e Mons. Arcivescovo al loro passaggio.

I trecento e più giovinotti del Club Salesiano erano schierati al centro. Fra le rappresentanze ufficiali si notavano il Club Vittoria Colonna, il Concilio salesiano, il Concilio D. Bosco, l'Auxilian Institute, la Scuola Salesiana d' americanizzazione, numerose autorità italiane e americane, e vari corrispondenti di giornali.

Appena cessato l'applauso prolungato, che salutò l'arrivo di Mons. Arcivescovo e del Generale, la banda del Club Salesiano suonò l'inno nazionale americano, seguito dalla marcia reale. Alcuni membri del Club diedero un breve esperimento di telegrafia senza fili Marconi; quindi un giovane, in lingua inglese, indirizzò all'Arcivescovo calde parole di benvenuto; e un altro giovane lesse un omaggio, in lingua italiana, al Generale, rievocando l'opera da lui compiuta durante la guerra europea. « Sotto la direzione dei figli di Don Bosco, diceva l'oratore, noi tutti apprendiamo a conoscere e ad amare l'Italia, madre di santi e madre d'eroi, culla del genio e dell'arte, civilizzatrice e popolatrice di mondi. Ed oggi siam felici di conoscere da vicino Voi, che genialmente esprimete tutte le virtù della stirpe latina ».

Accolto da scroscianti applausi, sorge a parlare il gen. Badoglio. In poche, ma incisive parole, riafferma il dovere di non dimenticare mai la madre patria, esorta ad imparare la lingua inglese e ad assimilare la vita americana, ma sempre col ricordo e il pensiero dell'Italia, non dimenticandone la lingua e tenendone alto il prestigio con nobili opere. Una vera ovazione corona il discorso.

In seguito prende la parola l'Arcivescovo Monsignor Hanna, grande amico degli Italiani. « Alla presenza degli Italiani, egli dice, l'Arcivescovo parla sempre italiano; ma alla presenza di personaggi così illustri, che vengono dall'Italia, sarà prudente che parli in inglese ».

Il pubblico lo interrompe gridando: « Parli italiano, Parli italiano ».

« Ripeterò in inglese quello che ha detto il generale, esclamò l'Arcivescovo, e siccome qui ci sono molti che possono parlare inglese e che non comprendono forse bene l'italiano, permettetemi parlare inglese ».

Ma il pubblico insiste: « Parli italiano; parli italiano! »

« Ebbene, parlerò italiano! Noi qui in America dobbiamo a voi italiani un debito di gratitudine che non potremo pagare giammai. A voi, italiani, dobbiamo una tradizione gloriosa d'arte, d'architettura, di letteratura e di valore; e voi dovete perpetuare qui queste gloriose tradizioni, dovete anzi svilupparle sotto la grande libertà della bandiera americana, e non potrete essere buoni americani, se non sarete buoni italiani.

» Con gran piacere inneggiamo quindi a quest'altra manifestazione dell'Opera Salesiana che mantiene lo spirito italiano nella colonia. Nella diocesi di San Francisco vi sono centomila italiani e fra 2o anni la maggior parte della sua popolazione cattolica sarà di stirpe italiana, quindi l'Arcivescovo è interessato delle condizioni degli italiani, e tutti abbiamo diritto di aspettarci da essi grandi cose non solo per la Chiesa, ma anche per lo Stato.

» Ma noi siamo vecchi e non si può più aspettare molto da noi: per questo noi benediciamo questa opera a benefizio dei giovani, onde essi possano essere gloria dell'Italia, non degeneri dei loro grandi padri, e vivendo in America possano aggiungere alla nostra civiltà quella dell'Italia.

» Benediciamo quest'Opera di Don Bosco, dove cresceranno questi giovani che saranno l'onore dell'America e dell'Italia, dove si perpetuerà quella gloriosa tradizione per cui l'Italia ha prodotto i più grandi uomini tra tutte le altre nazioni ».

Ripetuti applausi coronano il discorso dell'Arcivescovo.

Una signora presenta i saluti del Club Vittoria Colonna, e a lei fa seguito il rev. Don Oreste Trinchieri, per la presentazione dell'Opere di Don Bosco in California.

« Ho l'onore questa sera di rivolgere la parola di benvenuto fra noi, a Voi, Monsignor Arcivescovo, e a Voi, Generale Pietro Badoglio, a nome dei Salesiani e dei nostri parrocchiani tutti.

» Nel 1875, quando un primo gruppo di missionari salesiani si staccava da Don Bosco, da Torino, per recarsi nella lontana America del Sud, il buon Padre nell'accomiatarli non si stancava di ripetere loro: « Figliuoli, non dimenticatevi di prendere cura degl'italiani in qualunque parte del mondo vi troverete ».

» Nel 1897 Don Michele Rua di santa memoria, primo successore del Venerabile Don Bosco, ripeteva al venerando Don Piperni, qui presente, le stesse parole: « Andando a San Francisco, prendetevi buona cura dei nostri cari italiani, aiutateli a diventare buoni cattolici e buoni cittadini ».

» Eccellenza, dopo un quarto di secolo possiam dire, a fronte alta, che abbiam cercato di mettere in pratica le parole del Padre. Le gioie e i dolori degli italiani sono state le gioie e i dolori nostri: ci siamo messi in mezzo al popolo, l' abbiamo studiato e cercato di migliorare; e oggi ci rivendichiamo l'onore di essere stati, con altri, coefficienti attivi nel rendere questa colonia « la colonia modello », come va meritamente conosciuta ovunque.

» Eccellenza, ho l'onore stassera di salutarvi a nome di 36o giovani italo-americani, i quali, tutti nati in America da genitori italiani, formano la Società Cattolica di Mutuo Soccorso, conosciuta sotto il nome di Concilio Salesiano; - vi saluto a nome di 175 emigrati dall'Italia, membri del Concilio Don Bosco, pure uniti in Società Cattolica di Mutuo Soccorso; - vi saluto in fine, a nome di quasi 200 signore e signorine dell'Auxilian Institute, che compiono nel campo femminile quello che le due ricordate società compiono nel campo maschile.

» Pochi minuti fa diceste che se l'emigrato vuol essere buon italiano e fare onore all'Italia, deve immedesimarsi della vita del paese; in altre parole americanizzarsi. E da vari anni che noi Preti Salesiani cerchiamo di mettere in pratica questo vostro consiglio; la nostra scuola di americanizzazione è stata stabilita per detto scopo a benefizio dei nostri connazionali. A tutt'oggi sono oltre 550 gl'italiani che l'hanno frequentata, e stasera io ho l'onore di salutarvi pure a loro nome. Si sta anche formando sotto gli auspici del Concilio Don Bosco e in unione con detta scuola il Circolo Don Bosco, che raccoglierà i nostri connazionali nelle ore serali; là essi troveranno sale di ricreazione, libri e giornali di sana lettura, e potranno passar allegramente e onestamente insieme qualche ora di riposo dopo le dure fatiche del giorno.

» Il nostro lavoro di Salesiani non sarebbe per altro completo, se fedeli alla nostra vocazione non dedicassimo buona parte delle nostre energie all'educazione della gioventù. Voi vi stupirete che vi abbiamo voluto ricevere in questi locali troppo angusti per la solenne circostanza; lo sapevamo bene che i nomi di Monsignor Arcivescovo e di Vostra Eccellenza avrebbero attratto tal numero di gente da riempire non una, ma dieci di queste pur grandi sale. Ma non potevamo farne a meno. Questi locali son troppo familiari per noi, essi echeggiano delle voci dei nostri ragazzi che in gran numero si raccolgono qui a passare le ore della sera in sana ed allegra ricreazione, lontani Ai pericoli delle strade e delle cattive compagnie, lontani da certi Clubs improvvisati, covi d'immoralità più che di ogni altra cosa. I giovani della banda che vi ha rallegrato specialmente colle note famigliari della marcia reale, sono giovani nostri; la dimostrazione di telegrafia senza fili Marconi è stata data da giovani nostri.

» Eccellenza, ho l'onore di salutarvi in nome di questi 36o giovani, che imparano da noi a diventare buoni cattolici, buoni cittadini, e nello stesso tempo ad amare e rispettare l'Italia nostra ».

L'oratore termina invitando il Generale a portare alla patria lontana il commosso saluto della Colonia.

Al suono dell'inno italiano e nazionale, vivamente applauditi, il Generale e Mons. Arcivescovo lasciarono la sala.

Un signore, meravigliato di ciò che aveva veduto, domandò chi pensasse alle spese non indifferenti del Salesian Club. Gli fu risposto che era la Missione, anche a costo di gravi sacrifizi, pur di fare del bene alla gioventù. Il signore plaudi vivamente all'Opera e promise un'offerta di 5oo dollari pel giorno in cui il Club raggiungerà 5oo membri. Il giorno non è lontano.

(1) La scuola di americanizzazione è destinata a dare agli immigrati quelle nozioni di cultura generale che sono indispensabili per essere ammessi a godere di tutti i diritti civili.

Una Missione alla Colonia Vignaud.

Ci scrivono dalla Colonia Vignaud (Rep. Argentina), in data 8 dicembre u. s.

È con intima e santa soddisfazione che constatiamo anche quest'anno gli abbondanti frutti prodotti dalla Santa Missione, predicata, dai RR. Don Serafino Santolini e Don Bartolomeo Molinari, nostri carissimi confratelli.

Fin dal primo giorno si notò tanto concorso su cui, precisamente pensando che era il primo giorno, non si calcolava affatto, e ciò fece prevedere ai zelanti Missionari la consolante prospettiva di una laboriosa ma fruttifera Missione. Infatti il numero dei fedeli, l'entusiasmo e l'avidità dimostrata per la parola di Dio, gli atti di pietà individuali e collettivi furono un continuo crescendo e culminarono negli ultimi tre giorni, durante i quali il tempio fu assediato da una moltitudine devota che stanziava presso i vari confessionari. Il sabato (vigilia della chiusura della Missione) fummo gratamente sorpresi dalla visita di due revv. PP. Redentoristi, i quali riuscirono di non poco aiuto agli affranti nostri Missionari nell'attendere a tutti i fedeli che volevano confessarsi fino ad ora inoltrata.

L'alba del giorno della chiusura della Missione, sorse foriera di una giornata ancor più bella. La piccola popolazione di Vignaud fu addirittura invasa da un esercito di forestieri che si raccolsero per dare un'ultima dimostrazione di solidarietà nella Fede, e per accostarsi ancor una volta al Banchetto Eucaristico.

Dopo la grandiosa messa cantata delle ore 10, s'iniziò una imponente processione che si svolse intorno il paesetto, recando in trionfo la statua di Maria SS. Ausiliatrice, al canto di sacre lodi alternate dal suono di belle marcie religiose, eseguite dalla banda musicale del Collegio.

LETTERE DEI MISSIONARI

RIO NEGRO (Brasile) Verso lo sviluppo della Missione.

(Relazione del Missionario D. G. Balzola).

S. Gabriel, 10 dicembre 1921.

Rev. Sig. Don Rinaldi,

Ci avviciniamo al Santo Natale, e il mio pensiero vola a Betlemme, culla della Redenzione, e a Torino, culla dell'Opera Salesiana. Questa mia certo non le giungerà a tempo per gli auguri natalizi; ma gli angeli porteranno a a Lei e agli altri amati Superiori i nostri voti e quelli dei cari fanciulli, che anche qui nel Rio Negro imparano ad amare Gesù sotto la bandiera di Don Bosco.

Amatissimo Padre, noi sentiamo ancor tutta la gravità della perdita di Mons. Costamagna, di Mons. Marenco, e specialmente dell'amatissimo Don Albera! Anche qui l'abbiamo pianto, e lo hanno pianto con noi questi nostri amici, che non lo conobbero mai, ma ne sentirono sovente parlare da noi e nutrivano per lui viva riconoscenza.

Educazione religiosa ed eucaristica.

Quest'anno è stato per noi un anno di grandi soddisfazioni. Abbiamo celebrato le solennità del Corpus Domini e di Maria Ausiliatrice simultaneamente. Memori delle parole di Don Bosco ai primi Missionari: « Propagate la divozione al SS. Sacramento e a Maria Ausiliatrice, e vedrete che cosa sono i miracoli », ci siamo adoperati a tutt'uomo per infondere in queste anime un po' d'amore alle cose celesti, e sopratutto al S. Tabernacolo. Santificammo il sorgere del giorno solenne con una Comunione generale e lo festeggiammo colla Messa in musica, cantata da un buon gruppo di ragazzi, e con una processione grandiosa. Gli altri anni, la processione si svolgeva colla statua di Maria Ausiliatrice; quest'anno abbiam voluto recare per le vie di S. Gabriel Gesù stesso in Sacramento; e il suo passaggio dev'essere stato accompagnato da preziose benedizioni.

A rendere più completa la festa, si tappezzarono le case, e si vollero ornate le vie con 33 archi trionfali, in memoria dei 33 anni di Nostro Signore. Lungo tutto il cammino si sparsero foglie e fiori freschi: e il percorso ha preso il nome di Via della processione. Certo non abbiamo potuto fare grande sfarzo e sfoggio di apparati ricchi e preziosi, perchè poveri sono gli indigeni e poverissima è la missione. Ma Gesù ha accettato l'offerta dei nostri cuori, e la buona volontà e il desiderio che avevamo tutti di rendergli onori più solenni.

Approfittai dell'occasione per inaugurare l'ampliamento della nostra cappella, che fu ingrandita del doppio, e che tutti i confratelli andarono a gara per decorare e rendere bella e devota. Però, anche ampliata, non misura che 16 metri di lunghezza e 5 d'altezza, eppure è la cattedrale e la chiesa più bella di tutto il Rio Negro; ma possiede qualche ornamento che non tutte le chiese possono avere, cioè fiori freschi e naturali a profusione in tutto l'anno, che qui sbocciano fragranti, grazie al clima equatoriale e alle cure amorevoli di Don De Britto.

Così, anche queste popolazioni imparano ad avvicinarsi devotamente a Gesù. Nei primi quattro anni dopo il nostro arrivo, le S. Comunioni ascesero complessivamente a 5006; nel quinto anno a 2737; nel giugno del sesto se ne contavano già 3409. Nel solo mese di maggio se ne fecero 1135, e nel mese di giugno 1185,

Certo, in confronto alle molte migliaia che si raggiungono nei nostri grandi collegi, queste cifre son misera cosa; ma mi pare che debbo ,a esser fonte di consolazione quando si pensi che, allorchè noi giungemmo qui, non si parlava né di SS. Eucarestia, né di S. Comunione.

Memori poi delle raccomandazioni del Santo Padre, abbiamo celebrato con solennità anche la festa di San Giuseppe nel giorno del Patrocinio, facendola precedere da un mese di preparazione: e per meglio instillare la devozione a questo caro Santo, gli abbiamo eretto nella. nuova cappella un altare.

Come vede, qualche cosa si fa anche a San Gabriel, il cui municipio, secondo l'ultima statistica, conta 14 mila anime, benchè tutte sparse e così dislocate, che è ben difficile radunarne in qualsiasi posto più dì 500. Per questo, allo scopo di portare anche alle anime lontane i conforti della Pede, occorrono frequenti escursioni periodiche, e a questo proposito eccole qualche ragguaglio dell'ultima, escursione da me compiuta agli estremi confini della Prefettura.

Un'escursione al confine venezuelano. -

Messe abbondante. - Ai nostri futuri aiutanti.

Il sig. Rodolfo Lopez Gonzalves è il principale negoziante di S. Gabriel e suol fare i suoi viaggi nei mesi dell'estrazione della gomma, da ottobre cioè ad aprile, in una grande canoa, piena di ogni ben di Dio. Avendomi invitato ad accompagnarlo, accettai ben volentieri, sebbene fossi ancora tormentato dalle febbri. Ci sbarcammo con 6 robusti rematori, un pilota, ed un ragazzo delle nostre scuole, che mi fece da sacrestano.

Seguendo il mio amico, potei visitare tutte le famiglie, raccomandando ad ognuna di tenersi pronta per la regolarizzazione dei matrimoni e per il battesimo dei figli al mio ritorno.

Varcammo la frontiera brasiliana e ci spingemmo fino alla guarnigione del confine venezuelano, dove fummo accolti, come grandi amici, dall'attivissimo e giovane comandante, Carlo De Gregorio, figlio di un dottore di Cosenza, che fin dal 1870 si è portato in quelle regioni. Fu la seconda volta in tutto il viaggio, che ci sedemmo a mensa. Le altre volte prendevamo il cibo col piatto sulle ginocchia; e a me quei pasti ricordavano i pranzi che Mamma Margherita preparava a Don Bosco, poichè, generalmente, al mattino si cuoceva una pentola di riso con qualche intingolo, ed era l'unico piatto a pranzo e a cena.

Il nostro viaggio nell'andata durò 16 giorni di canoa. Ci fermammo poi tutto un giorno per dar modo al negoziante di comprare la gomma venuta dal Rio Casiquiri. Visitammo la guarnigione e riprendemmo la via del ritorno, accompagnati dal bravo Comandante fino a Danà, dove si celebrava la festa di S. Sebastiano. Procurai che il santo fosse realmente onorato con pratiche religiose, tenni un discorso al popolo e, al mattino seguente, celebrata la S. Messa, ripartii per arrivare in tempo nei luoghi fissati.

Nel viaggio ho amministrato 122 battesimi, benedetto cinque matrimoni, e preparato il terreno per una prossima escursione. Il desiderio di far del bene alle anime e di promuovere la gloria di Dio è quello che ci sostiene e c'infonde animazione e coraggio, perchè i viaggi sono troppo faticosi, e i pericoli troppo freguenti e repentini, per avventurarvisi a cuor leggero. Che dire dei viaggi lungo l' Uaupés, il Cayarì, il Pappori, ecc. dove ultimamente la statistica dava 5393 abitanti, quasi tutti, su per giù, allo stato primitivo? Fra pochi mesi potremo avere il numero approssimativo delle anime a noi affidate, le quali, senza dubbio, supereranno le 2o mila che si calcolavano dapprima, sparse sopra un territorio di 20o mila Kmq., intersecato da numerosissimi fiumi.

Ma non si sbigottiscano per questo i giovani che sentono il desiderio di venirci in aiuto. Dio voglia che sieno molti! Io ho già compiuto 6o anni; eppure, grazie al Signore, mi sento pronto alle fatiche apostoliche come qualsiasi altro più giovane. La vita missionaria è piena di sacrifizi, ma è ricchissima di meriti; e se Dio dà salute, si continua a lavorare con slancio nel campo evangelico fino a che non ci vengano spalancate le porte del Cielo, ove speriamo di far corona al nostro Venerabile Padre D. Bosco.

L'arrivo del nuovo Prefetto Apostolico. - Vasto programma di azione.

A confortarci e a renderci sempre più animati al lavoro giunse il nuovo Prefetto Apostolico, Mores. Pietro Massa.

Per la nostra Missione fu un avvenimento di prim'ordine, perche depose le gramaglie e potè guardare all'avvenire con animo fidente e tranquillo. Non so dirle la gioia provata all'annunzio della nomina di Mons. Massa a nostro Superiore. Quanta attesa, quante preghiere, quante ansie! Lo abbiamo accompagnato per tutto il viaggio coi più fervidi voti del cuore!

Il giorno, in cui egli doveva imbarcarsi a Manaos e attraversare sulle acque del famoso Rio Negro il suo nuovo campo apostolico, non seppi più resistere; ruppi tutti gl'indugi e partii da S. Gabriel per andargli incontro a S. Isabel. Attesi per un giorno. Sul far della sera un fischio annunzia l'arrivo del vapore, ed ecco che lo sventolar dei fazzoletti dal ponte mi assicura della presenza di Mons. Massa, che, insieme con D. Marchesi e gli altri confratelli, agitava la mano per salutarmi. Fu un momento solenne, quando ci abbracciammo. Dimenticai tutte le sofferenze passate, i dolori e le prove, e ringraziai Iddio di cuore. Quella notte ci coricammo ben tardi: parlammo della nostra cara Italia, di Torino, dei cari Superiori, di Roma, del Papa, e di quanto interessa il cuore dei Missionari salesiani. Mons. Massa mi espose i suoi grandiosi progetti, ed io gli esposi lo stato della missione. A mezzanotte parlavamo ancora. Quando mi gettai nella rete, non potei chiuder occhio; tanto lui agitavano mille pensieri di un promettente avvenire.

Partimmo poi in una grossa canoa, scortati da due vaporini di nostri affezionati conoscenti, che con un atto singolare di amabilità e gentilezza ci vollero seguire per lungo tratto di via. Mentre tranquillamente solcavamo le onde, dietro a noi scorgemmo una canoa, piena di donne e di bambini, con un uomo, che remavano a tutta forza. Rallentammo l'azione dei nostri motori, ed essi tosto ci raggiunsero, facendo segno di voler complimentare i missionari. Dopo aver baciato la mano al Prefetto Apostolico, ci dissero che desideravano battezzare i bambini. Così Monsignore amministrò i primi battesimi nella sua vastissima missione a bordo di una canoa, imponendo al primo il proprio nome Pietro. Compiuto il rito, data la benedizione di Maria Ausiliatrice e una medaglia a ciascuno, proseguimmo contenti il viaggio, ed essi tornarono felici alle loro case.

A S. Gabriel trovammo tutta la popolazione sulla spiaggia ad aspettarci. Suonavano le campane e tuonava il cannone. Sì il cannone, un vecchio cimelio dell'antica fortezza portoghese. La gioia brillava sul volto di tutti: molti piangevano. Fra in vero commovente il vedere i nostri 58 alunni indigeni, ben ordinati, coi loro maestri, far atto di ossequio al nuovo Prefetto Apostolico. Don De Britto con entusiastico discorso gli porse il primo saluto della popolazione, osannando all'inviato di Dio, che avrebbe portato ai popoli anelanti alla luce e viventi nelle tenebre la carità del Vangelo. Rispose

Mons. Massa, destando nell'animo di tutti la più viva consolazione per il grande affetto che traspariva dalle sue parole.

In processione, passando per le vie e sotto gli archi trionfali, che nella festa del Corpus Domini videro passare per la prima volta l'Ostia Santa, ci recammo in chiesa. Non è possibile ripetere l'inno di ringraziamento, che ci sgorgò dall'animo, appena ci prostrammo. Rivedemmo i tristi giorni passati, lo squallore della miseria e delle malattie che ci afflissero, le dolorose morti che ci privarono delle persone più care, e commossa ci fluiva sul labbro la preghiera di lode e di ringraziamento a Dio, a Maria Ausiliatrice, al Ven. Don Bosco, che ci avevano presevato da tanti pericoli e ci avevano dato un nuovo Padre e Pastore.

A funzione finita, Monsignore, sulla porta della Chiesa rivolse ancora al popolo alcune entusiastiche parole.

Ora si pensa a dare sviluppo al nostro lavoro. È tutto un vasto programma che si impone e in più modi. Monsignore vorrebbe veder perlustrati tutti i fiumi della Prefettura e ultimati in pari tempo i lavori della futura casa per le Figlie di Maria Ausiliatrice, e dell'ingrandimento dell'Ospizio per accogliere tanti poveri ragazzi, che hanno bisogno di essere ricoverati. Chissà che non abbiano a fiorire presto, anche tra essi, sante vocazioni!

Ci assista il Signore! Ci assistano, con la loro carità e con le loro preghiere, anche i buoni Cooperatori. Ci assistano anche gli amati Superiori, ai quali, veneratissimo sig. Don Rinaldi, presentiamo per mezzo suo i nostri ossequi.

Di Lei, amato Padre

Dev.mo ed aff.mo in Corde Jesu

Sac. GIOVANNI BALZOLA Missionario Salesiano.

CINA

Una visita ai distretti del Vicariato di Shiu-Chow.

(Relazione di Mons. Luigi Versiglia) (Ved. Boll. di febbraio u. s.).

In casa nostra. - Com'è formata la missione di Ham Kwong. - Vari sistemi di navigazione fluviale. - Grida spasimanti. - Un nocchiero tipico, che, fischiando, chiama il vento in suo aiuto.

Ad Han Kwong eravamo in casa nostra. Vi è una bella residenza, situata in mezzo a folti cespugli di bambù e alti alberi di canfora, ed è formata da due corpi di fabbricato paralleli e a due piani: quello a destra per il missionario e quello a sinistra per i cristiani che vengono da lontano. L'entrata è costituita da un bel porticato, sormontato da una comoda terrazza con elegante balconcino, in mezzo a cui sorge la croce in muratura, contrassegno immancabile del Tien Chue Tong, la Chiesa Cattolica. Sul cornicione, ai piedi della croce, vi è il posto ambito del cagnolino del missionario, che, fedele alla consegna, lascia passare tranquillamente i buoni cristiani, cioè quelli che vede di frequente venire alla chiesa, ma non manca di abbaiare ringhiosamente, ogni qualvolta vede entrare qualche faccia non molto conosciuta.

La chiesa è decente, ma un po' mancante di arredi, e, come la casa, è frutto dell'attività del buon Padre Peric delle Missioni Estere, il quale, poverino, non ebbe neppure il tempo d'insediarvisi, perchè richiamato subito in patria per la guerra.

Vi passammo la domenica, e fummo consolati dal bel numero di cristiani e di catecumeni accorsi. Dacchè Don Pasotti lavora in quel distretto, molti cristiani, caduti in torpore per l'assenza prolungata del Padre, si sono rimessi a far bene e corrispondono alle cure del loro nuovo missionario. Alcuni giorni prima del nostro arrivo, due notabili d'un paese distante tre ore, erano venuti a pregare il Padre che si interessasse della loro istruzione religiosa, perchè tutta la loro famiglia intendeva farsi cristiana. Non trovandolo, ebbero la costanza di aspettarlo quattro giorni.

Se potessimo disporre di una diecina di catechisti, non mancherebbe di che occuparli fruttuosamente. Quanto ritarda il lavoro dell'evangelizzazione per la scarsezza di personale sussidiario! Ma il provvederne è un vero problema morale e, anzitutto, finanziario.

Al lunedì mattino, preparati di nuovo i nostri bagagli, ci rimettemmo in cammino per continuare verso Lin Chow, da cui ci separava ancor lungo cammino.

Una barca faceva servizio in giorni alternati da Ham Kwong a Tai Wan; e su questa prendemmo posto anche noi, stando come qualsiasi mortale, talora accovacciati sulla stuoia, talora coricati; talora leggendo qualche libro, più frequentemente chiacchierando con gli altri compagni di viaggio, tutti meravigliati di vedere degli stranieri col naso lungo e colla barba folta, due cose che immancabilmente diventano tema di molte interrogazioni.

La barca cinese procede sempre colla velocità della lumaca; e quando si deve superare una forte corrente, è ancor grazia che non ritorni indietro.

Il sistema più comune per spingerla nelle navigazioni fluviali è quello dei bambù. Sono lunghe canne, armate, da una parte, di uno sperone che viene puntato nel letto del fiume o contro la spiaggia, e, dall'altra, di un appoggio simile a quello delle grucce, su cui i barcaiuoli premono da prua a poppa.

La fatica è tale da costringere i poveretti ad emettere gemiti e grida, come di chi facesse uno sforzo supremo.

Questa almeno è l'impressione di chi li sente per la prima volta. In realtà non è che effetto di un'abitudine, o, se si vuole, di un'illusione.

Pei Cinesi infatti è un dogma, che, eseguendo uno sforzo qualsiasi, si debba contemporaneamente emettere un grido proporzionato, per non racchiudere il fiato in corpo.

Queste grida però, che a primo aspetto sembrano insignificanti, sono, in realtà, un continuo discorrere colle cose che hanno tra mano, cogli elementi con cui debbono lottare, cogli incidenti che capitano.

Soffia il vento contrario, ed i barcaiuoli, mentre si abbandonano sul bambù, gridano con accento di spasimo : « Oh ngac Fooong! Ah che il vento ci è nemico!» L'acqua è molto profonda; non han potuto che a stento piantare il bambù sul fondo del fiume, ed ecco un altro urlo: « Oh saaam Shuiii! Che abisso profondo! » La barca, trascinata dalla corrente, sta per retrocedere anzichè avanzare, e allora con uno sforzo disperato per trattenerla: « Teng ha chuuue! Fermati per carità! » Incomincia ad avanzare: « Tzoi fan hoi laaa! Da brava, riprendi la tua corsa! » Sospinta dal vento corre un po' veloce, ed allora con un senso di soddisfazione e voce più soave: « Wong ho in tzi com fai loooi! Ecco che la mia barca vola rapida, come la rondinella che attraversa il gran fiume! ».

Così continuano le giornate intere, senza mai interrompere, se non nei brevissimi tempi in cui prendono i pasti frugali.

Talvolta, spossati dalla fatica, si seggono per qualche momento sulla prua, rivolgendo la faccia verso poppa, e mettendosi a fischierellare. Credetti per molto tempo che fosse un modo qualsiasi di svago, ma vedendolo fare con tanta passione, domandai un giorno a un barcaiolo che cosa significasse. - Chiamo il vento che venga ad aiutarmi, rispose con aria di meraviglia per la mia ignoranza.

- Ma come ti può sentire il vento?

La risposta fu ultrafilosofica: - Io che ho la bocca per fischiare, ho anche le orecchie per sentire. Or non dici tu che il vento fischia? Dunque avrà anche modo di sentirmi quando lo chiamo.

- Ma se anche ti sente, sei sicuro che ti voglia ascoltare?

- Se tu non invochi i poun shat, gli idoli, questi non ti esaudiranno mai.

La risposta, più che filosofica, era diventata, teologica!

- Bene, risposi, vediamo un po' se riesci a farlo venire.

Allora egli, colla naturalezza di chi è sicuro del fatto suo, si sedette e incominciò a fischiare. Caso volle che poco dopo sorgesse una folata di vento.

- Vedi?! mi disse con aria di trionfo.

Sarebbe però stato disposto a fischiare fino a sera, pur di potermi dire che il vento era arrivato dietro suo invito.

E ammirabile la loro industria nell'approfittare di tutto per spingere avanti la cassapanca. Se vi è un filo di vento, alzano subito una, due o più vele, di solito improvvisate con una coperta stracciata, con una stuoia, o anche con un vestito. Ma allora non dànno più un colpo di remo, non una puntata di bambù, per timore, forse, che la barca vada troppo in fretta. Quello che a loro preme non è di guadagnar tempo, ma di risparmiar fatica. A che sollecitare? Tanto, dovunque arrivano, saranno sempre a casa: la barca è la loro abitazione.

Quando si va secondo corrente, o si passa da una riva all'altra, usano il remo; ma allora bisogna rassegnarsi a scendere 100 e più metri, prima di abbordare all'altra spiaggia Questo di solito succede quando l'altra sponda si presenta meno profonda, o più adatta per trascinare la barca mediante la corda.

In questo secondo caso tre o quattro uomini o più, secondo la grossezza e il tonnellaggio della barca, salgono sulla riva, e messe a tracolla le cappie che pendono dalla corda di bambù legata al mastro, camminano sul sentiero, tirando come buoi; e, secondo il loro passo, la barca si avanza.

Questi disgraziati dànno una vera idea degli antichi schiavi. Scamiciati, con un paio di pantaloncini che a mala pena arrivano al ginocchio, tirano la corda quasi pancia a terra, sia sotto la sferza del sole, sia sotto l'impervesare della pioggia.

Sembra che l'inclemenza degli elementi nulla possa più sulla loro pelle incallita. Se incontrano un piccolo affluente che taglia il sentiero, vi si cacciano dentro senza esitare, qualunque sia la stagione. Se l'acqua è bassa, la passano a guado; se alta, nuotano, non tralasciando di tirare.

In certi punti, specie durante la stagione delle piogge, il sentiero della spiaggia è coperto dalle acque, sicchè è impossibile il seguirlo. Allora la corda non serve più, i bambù non toccano il fondo, i remi non sono sufficienti a vincere la corrente. Che fare? Uno dei barcaiuoli cerca sulla sponda, in avanti, un albero robusto, vi fa girare la corda e a nuoto ritorna alla barca. Allora tirano tutti fino a raggiungere l'albero che fa da fulcro; e l'operazione si ripete, finchè non sia superato il passo difficile.

Si dirà che con questo sistema non si progredisce molto, ed è vero; ma oltrechè è meno male progredire poco che lo stare assolutamente fermi o fors'anche tornare indietro, la novità del sistema, l'ansietà di uscire da quella difficoltà, e il vedere l'individuo nuotante in mezzo alla corrente impetuosissima, finiscono col distrarvi tanto, che il tempo passa in un baleno. Guai però, se uno si avventura con la fretta in simili viaggi!

Povertà e rassegnazione cristiana. - Un viaggio mattutino su pei monti. - « I pirati, i pirati! fuggite, vengono i pirati! ». - Digiuno forzato. - Finalmente in famiglia. - La preghiera della sera.

Quel giorno la nostra barca, grazie ad un leggero venticello, prese a filare sufficentemente, sicchè la cantilena preferita dei barcaiuoli era quella delle rondini che attraversano il fiume Giallo.

Arrivammo a Tai Wan, verso le quattro di sera, e con altri tre quarti d'ora di cammino eravamo alla Missione.

La nostra cristianità è molto povera; tutto quello che hanno in case, terreni, appartiene alla Missione, ed è ben poca cosa; il valore forse di due mila lire. I cristiani però sono buoni e laboriosi, non si lamentano della loro povertà, ma vivono rassegnati e confidenti nelle disposizioni della Provvidenza.

Preavvisati del nostro arrivo, la sera, dopo i loro lavori, si radunarono tutti alla Cappella e vollero confessarsi e sentire qualche buona parola, nonostante l'ora tarda. Erano già le undici.

Al mattino ci alzammo per tempo e con noi anche i cristiani per assistere alla Santa Messa. Ci premeva di poter arrivare alla barca di Ceng Lin; quindi, appena terminata la Messa, partimmo in tutta fretta. Ma questa volta: « Han tet tao, » ci dissero al porto, « avete fatto tardi! ». La barca era già partita da un'ora. Che fare? Gambe in spalla e via attraverso.i monti. Per fortuna la maggior parte dei nostri bagagli era stata collocata sulla barca fin dalla sera precedente, e noi eravamo sicuri di poterla raggiungere con quattro ore di viaggio al massimo. Una camminata di buon mattino, sui monti, non era del resto fuori di proposito, nè priva di interesse.

Il sentiero sale lento e tortuoso in mezzo a ridenti vallette coltivate a maiz, ad arachidi, a patate dolci e a diverse specie di legumi. Di quando in quando zampilli d'acqua freschissima irrigano quelle aiuole, che l'industrioso cinese ha saputo disporre sui fianchi dei monti, alternandole coi folti boschetti, formati di larici, di pini, di cipressi e di canfora, le cui esalazioni rendono balsamica l'aria mattutina.

Di mano in mano che si sale, l'orizzonte sembra vada a chiudersi in una conca cinta da una corona di alte scogliere. Difatti, passata una specie di galleria, formata dall'intrecciarsi degli alberi e di alcune rocce, eccoci sulla riva di un magnifico lago dalla forma di un otto perfetto. Ci sedemmo un po' a contemplarne le bellezze.

La vegetazione tutto all'intorno era abbondante e con diversità di tinte incantevoli. Le scogliere, che di contro a noi facevano da anfiteatro, avevano l'aria dei ruderi maestosi di antichi castelli fatati. Qualche nuvola bianca e leggera, solcante in quel momento il cielo limpidissimo, veniva a specchiarsi nelle acque cristalline, e correndo verso la riva opposta, sembrava contrastare coi riflessi degli scogli, Qualche avoltoio si posava di quando in quando sulle rocce della sponda, mentre alcune anitre selvatiche tagliavano la superficie immobile del lago.

Quale grandiosità maestosa in un luogo così selvaggio! Ma quanto si sentiva nello stesso tempo la mancanza della vita, che forma l'incanto dei nostri laghi! Nessuna infatti di quelle villette che rendono pittoresche le rive, non il canto delle villanelle che pascolano sulle alture le mucche, non una barchetta increspante le onde, non il brio che anima le spiagge. Tutto era silenzio e solitudine!

Il lago d'essere ancora senza nome, poiche i Cinesi non sogliono battezzare le cose inanimate, ma le chiamano col nome generico.

- Come si chiama questo lago?

- Si chiama lago!

- Come si chiama il tuo cane?

- Si chiama Ken, cane, rispondono infallibilmente. - Avremmo voluto battezzarlo noi, ma non lo facemmo per non darci l'aria di uomini d'importanza.

Siamo tuttavia ancora in tempo, e se qualcuno desidera imporgli il suo nome, ci mandi soltanto qualche migliaio di franchi, o qualche centinaio di sterline per la tassa di registrazione, e lo soddisferemo (1).

Costeggiammo il lago, fino a che il sentiero riprese la salita in mezzo a una gola. Avevamo appena passato uno svolto, quando vedemmo due individui correre verso di noi.

- I pirati, i pirati!... scappate! vengono i pirati!

- Dove sono?

- In alto, sulla montagna.

- Ne siete sicuri?

- Ce l'hanno detto.

- L'hanno detto? Dunque nulla di certo: andiamo avanti, e la Madonna ci assisterà.

I nostri due fuggiaschi, colla stessa facilità con cui si erano messi in allarme, si calmarono e ci seguirono. Ascendemmo adagio adagio sulla cima della montagna, non senza una certa apprensione, e sopra un vasto altipiano incontrammo una quindicina di individui che stavano coltivando il loro maiz.

- Questi son pirati, ci disse sommessamente la guida.

Li salutammo con disinvoltura, non mostrando il minimo segno di diffidenza; ed essi, risposto al nostro saluto, continuarono il lavoro. La guida ci assicurava che quella gente, mentre accudiva i propri tereni, non mancava, data l'occasione, di fare scorrerie, specie quando prevedeva una preda facile e copiosa.

Forse non osarono attaccarci, perchè, come Europei, ci credevano bene armati e, d'altra parte, non avevano potuto prepararsi al colpo, perchè il nostro passaggio era imprevvisto. Comunque sia, ne demmo grazie al Signore!

Un piccolo incidente tuttavia ci fu, ma senza conseguenze. I nostri servi, all'idea dei pirati, perdettero tutto il loro brio, e non c'era più verso che ci tenessero dietro. Discesa la montagna, noi arrivammo di nuovo al fiume e raggiungemmo la barca, ma i nostri giovinotti non si vedevano e fu necessario lasciarli alla Provvidenza. Essi avrebbero però potuto facilmente cavarsi dagli impicci. Il peggio fu per noi, che avevamo lasciate tutte le provvigioni in mano loro.

Accomodatici difatti sulla barca, Don Pasotti apre la sua valigetta, credendosi di cavar fuori qualche commestibile. Cerca, cerca, ma la conclusione dovette essere quella dei Due poeti:

- « Come si fa? »

- « Ahimè! »

E dire che l'aria alpestre e la passeggiata mattutina ci avevano destato un buon appetito. Per fortuna la barca anche questa volta proseguiva abbastanza lestamente e ci consolava il pensiero di arrivar presto a Cheng Lin, dove avremmo incontrato Don Frigo.

Arrivati, dopo tre ore di viaggio e di sbadigli, in vista del porto, la nostra preoccupazione fu di vedere se apparisse qualche segno della presenza del nostro confratello. Ed ecco, quasi subito, vediamo sventolare sopra di un mastro una bandiera tricolore. Bastò questo a rassicurarci e, qualora non fosse bastato, ecco subito la figura di Don Frigo. Ci volle poco a distinguerlo, poichè aveva in mano un fazzoletto proporzionato a lui, vale a dire un lenzuolo, con cui ci salutava, e, dietro a lui, molti cristiani che ci facevano segni di festa.

All'insolito agitarsi del Missionario e dei cristiani, allo sparo degli immancabili petardi, molta gente uscì fuori a vedere i due stranieri che arrivavano, e fin tanta la fretta che parecchi di essi caddero o furono spinti in acqua, smorzando, in un bagno improvviso, il troppo entusiamo e aumentando negli altri l'allegria.

Passammo tosto nella barca noleggiata da Don Frigo, il quale ci aveva preparata una buona cena, « tutta erba, diceva, del suo orto ».

Quella sera ci parve di essere in casa. nostra. Anche i servi ci avevano raggiunti. Dopo cena si radunarono di nuovo i cristiani sulla barca e si recitarono insieme le preghiere.

Commovente udire in mezzo a quel pullulare di barche la melodiosa cantilena delle orazioni cantate dai buoni cristiani, superbi averci tra di loro e premurosi di farsi sentire anche dai pagani, che origliavano dai buchi delle loro case galleggianti!

Al mattino seguente, celebrata la S. Messa sulla stessa barca, ci separammo da Don Pasotti. Egli tornò sui suoi passi, ed io, con la nuova compagnia, ripartii alla volta di Lin Chow.

(Continua)

LUIGI VERSIGLIA, Vesc. tit. di Caristo Vic. Ap. di Shiu-Chow.

(1) N. d. R. - Noi lo chiameremmo volentieri Lago della beneficenza, o dei Cooperatori Salesiani, in segno di riconoscenza a tutti i generosi che resero possibile ai Figli di Don Bosco lo spingersi nella Cina.

Verso l'Assam (Vedi Boll. di febbraio u. s.)

26 dicembre. - È passato il Natale a risvegliarci in cuore la, nostalgia dei cari lontani, e presto riprendiamo la vita uniforme e monotona di bordo, fra cielo e acqua. Il mare è agitatissimo. Piove. Sentiamo una stanchezza e indisposizione generale.

28 dicembre. - Porto Said. Alle 6 ne intravvediamo le case e passiamo dinanzi alla statua di Ferdinando Lesseps, che c'invita ad entrare nel canale. Siamo appena ancorati, che già un'infinità di barchette e motoscafi pullula attorno al nostro piroscafo, e un nugolo di arabi s'arrampica per le corde e le scalette, ad offrire i propri servizi ai passeggeri per il trasporto dei bagagli. È una scena caratteristica. Non c'è verso di potersi liberare da questi assalitori, che rispondono in tutte le lingue, con la massima facilità. Chi ci vuole da una parte, chi dall'altra. Finalmente, senz'essere buttati in acqua, riusciamo a prender posto in un motoscafo, che ci conduce alla spiaggia. La scena si ripete. Una ventina di venditori ambulanti ci assale, offrendo cartoline e vecchi francobolli, apostrofandoci in ogni lingua.

Entriamo in città. Non ha il vanto di città pulita, ma è originale. Sui crocicchi delle vie troviamo gruppi di militari inglesi colle mitragliatrici puntate, e soldati in bicicletta o a cavallo, che perlustrano le vie. Sono precauzioni per evitare i torbidi accaduti al Cairo.

Comperiamo ciascuno un casco coloniale bianco, e dopo aver rivisto lo spettacolo multiforme della spiaggia, torniamo a bordo.

Lungo il canale il piroscafo procede lentamente, e possiamo, fino a tarda sera, contemplarne gli aridi fianchi.

29-31 dicembre. - Di buon'ora usciamo dal canale per entrare nel golfo di Suez. La città è ancor sopita nelle tenebre, e solo il bagliore dei lumi ce ne indica l'estensione. Il mare è calmissimo: possiamo celebrare la S. Messa con tranquillità e rimetterci dai disturbi dei giorni precedenti. Lontano si intravvedono le spiagge, piene di ricordi biblici, e davanti alla nostra mente passa la scena di Mosè, che attraversa il mare a piedi asciutti col suo popolo.

Ecco il Sinai: ripetiamo commossi i Comandamenti di Dio. Poi entriamo in pieno Mar Rosso. S'avvicina l'ora del tramonto. Il sole, che pare si tuffi nel mare, infuoca tutto l'orizzonte e indora poche nuvole raminghe sotto un cielo, poco prima bigio e plumbeo.

Il caldo, coll'inoltrarci in mare, è andato via via crescendo. Nelle nostre cabine il termometro segna 25 gradi; e sul ponte, malgrado la ventilazione, 28°. A mensa passano il ghiaccio (povero dicembre), funzionano i ventilatori, e sul ponte i marinai stendono le tende. Assistiamo ben presto a metamorfosi curiose. I passeggeri, che fino a poco prima erano imbacuccati in lane e pellicce, ora salgono sul ponte in vesti bianche e leggere.

Gli inglesi si dànno allo sport; intrecciano partite al tennis, organizzano concerti e divertimenti. Noi ci ritiriamo tranquilli e indisturbati per la meditazione o la lettura spirituale, recitiamo le preghiere, o discorriamo e pensiamo alle cose nostre, e all'Assam che ci attende.

La fine del 1921 s'avvicina. Chiudiamo l'anno, cantando il Te Deum rivolti verso l'Europa, e sull'ali del vento inviano ai Superiori, confratelli ed amici tutti, i nostri fervidi auguri pel nuovo anno.

1 gennaio 1922. - Salutiamo di buon mattino l'anno che sorge, celebrando la Santa Messa. Passiamo lo stretto di Bab el Mandeb, oggi calmo e tranquillo, ma detto in arabo « passaggio delle lagrime » per i numerosi naufragi; nel pomeriggio gettiamo l'ancora nel porto di Aden. Si rinnovano le scene pittoresche di Porto Said. Vi è anche un barcone di negri, che urlano come tanti indemoniati. Sono scaricatori di carbone. Alcuni di noi scendono a visitare la chiesetta ed il convento dei Padri Francescani, e vi trovano mons. Vescovo di Aden, che si mostra cordialissimo. Sapeva già della nostra spedizione per l'Assam.

2 gennaio. - Nulla di notevole. Solo alla sera godiamo uno spettacolo curioso. Il mare è illuminato da miriadi di meduse fosforescenti, che disturbate dal nostro passaggio, guizzano in un scintillio continuo e meraviglioso. Nel silenzio dell'alta notte, in cospetto al mare immenso, c'inginocchiamo, e preghiamo «per i nostri Superiori e per tutti i missionari ».

(Continua).   D. LUIGI MATHIAS.

Ricordiamo che il Bollettino si stampa ogni mese in più lingue e si spedisce largamente - più di centomila copie solo in italiano - senza abbonamento fisso. Ma ogni mese è fissa ed enorme la spesa per noi. Vogliano ricordarsene i buoni Cooperatori nel caritatevole invio delle loro offerte per il periodico e per le altre Opere Salesiane. li Signore ne renderà loro il centuplo in questa e nell'altra vita.

Oh! qual rimorso alla morte, di avere con la nostra negligenza resi inutili tanti documenti ed avvisi mandatici da Dio per la nostra perfezione!

Correggetevi sempre di qualche cosa, ma fatelo Can tranquillità; procurate di prendervi gusto, come gli amanti di agricoltura piglian piacere nel ripulire gli alberi del loro giardino.

È inutile confessarsi di un peccato benchè leggero, senza determinarsi di proposito a volerlo emendare.

Gli uomini si guadagnano più con l'amore che col timore.

Il mestiere di censurare è ben facile, ma quello di far meglio è ben difficile. Non ci vuol gran talento per trovar difetti nei superiori e nel loro governo. Ha beati i cuori pieghevoli, chè non si romperanno mai.

È una gran miseria umana, quella di saper così bene i proprii diritti, e così male i propri doveri.

S. Francesco di Sales.

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE

Nel Santuario, il 24 del mese, si compiono, mattina e sera, devote funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino ha luogo la messa della Comunione generale, seguita dalla Benedizione Eucaristica - alla sera, alle 20, un'ora di adorazione predicata; e sono particolarmente i divoti di Valdocco, cori le associazioni della Parrocchia, che con vivissima fede accorrono alla devota funzione.

Vogliano i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici unirsi, ad essi, in ispirito.

GRAZIE E FAVORI (*)

« Ci recheremo al Santuario ».

Il 9 ottobre mi si ammalò di tifo un bimbo di quattro anni, e la febbre durò fino al 9 dicembre sempre violenta, tanto che il medico curante aveva omai perduta ogni speranza di ottenerne la guarigione. La malattia si complicò con sintomi di meningite, e, mentre il ragazzo sembrava già morto, mio marito ed io con viva fede facemmo voto a Maria Ausiliatrice di pellegrinare al Santuario di Valdocco e di fare una generosa offerta, se ci restituiva in salute il caro figlio. Contro ogni aspettazione da quell'istante il bimbo cominciò a migliorare, e dopo pochi giorni entrava in convalescenza. Senonchè il poverino per la veemenza del male era rimasto muto, e grande era la nostra desolazione per la scoperta della nuova infermità. Ci rivolgemmo con più fervore alla Madre Celeste, affinchè si degnasse completare la grazia, e fummo presto esauditi.

Sentiamo quindi il dovere di segnalare il gran favore ricevuto nel Bollettino, a maggior gloria di Maria Ausiliatrice e a conforto di chi soffre, affinchè, pieno di fiducia, si rivolga a Lei.

Orsara Bormida, 27 gennaio 1922.

PASQUALINA MARISCOTTI.

ROMA. - 27-1-1922. - Al principio del mese corr. mia madre trovavasi minacciata nella vita per un forte attacco di acetonuria. Cominciai la novena alla Vergine SS. consigliata dal Venerabile Bosco. Al quarto giorno l'inferma potè ritenersi completamente guarita. Non dubitando affatto trattarsi di una grazia speciale ottenuta dalla Vergine Benedetta per intercessione del Ven. D. Bosco ho voluto che fosse resa pubblica nel Bollettino Salesiano a glorificazione del Venerabile.

Mons. ARISTODEMO POLCI.

TORINO. - I-I-1922. -- La mia piccola bimba undicenne fu colpita dalla difterite. Chiamammo il dottore d'urgenza, il quale ci disse che solo un miracolo poteva salvarla. Mi rivolsi con fede a Maria Ausiliatrice e pregai: poi, volta alla piccina, le dissi: « Coraggio, Rina, tu non morrai; tu, sarai un miracolo vivente della grazia che mi farà la Madonna di don Bosco! » Bontà del Signore! Dopo pochi giorni, cominciò a migliorare; raddoppiai la fede e le preghiere, e dopo quaranta giorni di ansia la mia piccola è salva! Grazie, grazie, o Maria Ausiliatrice: predicherò a tutti la tua potenza materna!

GRASSO ELISABETTA.

POBIETTO (Trino Vercellese) - 10-1-1922. - Il giorno 10 novembre 1921 mio cognato Villarboito Antonio riceveva improvvisamente un terribile calcio alla fronte da un cavallo, per cui, stramazzava a terra, privo di sensi. Visitato tosto dal medico curante, veniva immediatamente inviato con prognosi riservata all'ospedale di S. Spirito in Casale Monferrato. Quegli egregi sanitari gli riscontrarono la frattura dell'osso frontale, giudicandolo guaribile in sessanta giorni, salvo complicazioni. Invece, dopo una breve degenza a quel nosocomio, contro il parere stesso dei sanitari, volle far ritorno in famiglia; e dopo pochi giorni riprese il suo abituale servizio di cavallante senza pregiudizio della salute. Riconoscendo in questo fatto una grazia speciale di Maria SS. Ausiliatrice, di cui il Villarboito è sincero devoto e a cui fu tosto votato dopo il triste incidente, fa un'offerta di ringraziamento con preghiera di pubblicare il fatto sul Bollettino Salesiano.

MORANDINO GIOVANNI.

ALMERIA (Spagna). 16-1-1922. -- Il 25 dello scorso novembre cadde ammalato di tifo mio figlio quattordicenne, Giovannino. Dopo tredici lunghi giorni, non manifestandosi alcun miglioramento, pensai di rivolgermi alla taumaturga Madonna di don Bosco. Era la vigilia dell'Immacolata. M'accostai ai SS. Sacramenti, e con un eroico fiat voluntas tua, offersi la vita di mio figlio al Signore. Quindi con quella confidenza, che ispirano le bellissime parole illos tuos misericordes oculos ad nos converte, domandai a Maria SS. Ausiliatrice la guarigione dell'ammalato, promettendo un'offerta per le Opere di don Bosco, se fossi stato esaudito. Il giorno seguente la febbre cominciò a discendere, finche il giorno del S. Natale sparì del tutto, e l'infermo entrò in piena convalescenza.

Ben persuaso che la natura, aiutata dalla scienza, seppe difendersi bene, come ora si suol dire, ma altrettanto convinto della potenza e bontà del suo Autore, che si degnò manifestarsi in mio vantaggio rendendomi il mio primogenito, compio riconoscente la promessa fatta.

Comm. GIOVANNI DEL NEGRO. TORINO. - 2-xII-1921. - Maria, a Te doppiamente sono riconoscente, perchè vedo che aiuti la mia famiglia non solo spiritualmente, ma anche materialmente.

Mio figlio da ormai tre mesi era senza lavoro e la famiglia versava in gravi strettezze finanziarie. Tu, Madre pietosa, esaudisti la nostra preghiera, ed ora mio figlio è ritornato a lavorare. Come ci hai assistiti in questi difficili tempi, non abbandonarci, ma continua ad esser la madre de' miei figli e mia. Invio in ringraziamento, tenue offerta per la Missione della Cina.

R. M. C.

MIRABELLo MONFERRATO. - 29-XII-1921.

Sia sempre lode e venerazione alla nostra cara Madre Maria Ausiliatrice.

Con lettera apocrifa del 1° ottobre 1920 fui calunniato presso i Tribunali per affari riguardami il mio ufficio. Io non aveva altri difensori, all'infuori di Colui che tutto vede e provvede, e di Colei che schiacciò la testa al serpente e porta in plano lo scettro della giustizia. Sicuro della mia coscienza, mi rivolsi dunque con fiducia alla cara. Madre Maria SS. Ausiliatrice, e la pregai anche per intercessione del Venerabile Bosco e Domenico Savio a far conoscere la verità e la mia innocenza. Dopo sette mesi d'istruttoria, e non avendo ancora terminato il mese di Maria, il 21 maggio scorso venne riconosciuta la malignità della calunnia e la mia innocenza, dichiarandosi non doversi procedere per mancanza di colpa.

Ora, riconoscente alla buona Mamma che non abbandona mai i figli che ricorrono a Lei, sciolgo il voto di far pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano, perchè sia d'incoraggiamento, a chi ne ha di bisogno, a ricorrere a Maria, interponendo l'intercessione del Ven. don Bosco e di Domenico Savio.

Cav. CASTELLARO EVASIO.

SoRLI. - 15 - X - 1921. - Il nostro amato unico figlio, di anni 10, venne improvvisamente colpito da gravissimo malore, con febbri altissime, che lo ridussero in pochi giorni in pericolo di vita: Chiesto un consulto medico, entrambi i dottori dichiararono il caso disperato. Ma ciò che l'arte umana non seppe fare, lo potè la potente Vergine Ausiliatrice, a cui con grande fiducia lo raccomandammo. In breve tempo il nostro carissimo Onorato entrò in convalescenza, ed ora gode la primiera salute. Riconoscenti per l'ottenuta segnalata grazia mandiamo l'offerta di lire dieci, desiderosi che si pubblichi sul Bollettino a sempre maggior gloria della Celeste Regina.

MARIA POGGIO S.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il Tempio erigendo alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:

A) - A. B. D. di Savigliano, A. C. I. di Belluno, A. S. C. di Castronovo, A. V. di Nizza Monferrato, Acquistapace P., Adorno A., Agostinetti R., Aimonetti T., Alberti M., Aldovini T., Allasino L., Amantea M., Amati G., Ameglio A., Amistoni G., Angelini E., Anoli A., Asnaghi d. G., Attanasio M., Avesani S., Azzolini D., Azzolini M.

B) - B. B di Lugo Romagna, B. V. coniugi di Galliate, B. R. di Borio, Bebilani M., Bagini d. A., Baglietto A., Bagnato R., Baiio M., Baisotti E., Baldi A., Balzola A. e C., Barbero /., Barbiero P., Barocelli P., Barozzi d. D., Barozzi M., Bartoli A. in Masi, Bartolini L., Battilani B., Bazzo G., Bedeschi M., Beghini A., Belli R., Bellini A., Bellintani I , Belfo D., Benaria D., Benvenuti P., Beorchia M. in Nigris, Bersano A., Bertola G., Bertolotti M., Bertone L., Belerrps T., Bianchi E., Biasetto R. in Ferla, Biffi Giusep,l:ina in Arnoldi, Bilotti F,, Binarhi G. ved. Ghidoni, Bionaz Dionisia, Bi rago L., Boss io S. ed A., Boeris A., Bocci A., Bocca A., Boccalatte E. veci Borriero, Bogliaccino A. in Ferdinando, Bolli Ai gioletta, Bonadei A., Bonassi E., Bonelli M., Bonetali E., ilonini A., Boria A., Bortolecelli D. Borto lavi O., Bosio C., Bosso E., Bottari E., Bottini P., Bozzano d. D.,,Brambilla G., Breda E., Briguglio M., Brindisi O, in Golzio, Bubani G., Bitscag'ia E., Biula Mita, Busello C. in Bettili, Busnelli E., Buffo M.

C) - C. A. di Castellamonte, C. M. di Monasterolo,Caccia I., Calmo A., Caironi P. ed A., Caldiero F.,Caligaris M., Calzedda G., Campochiaro C., Canelina A., Canessa T., Cantamessa C., Cannas M., Cenni d. E., Cappone M. in Veroleugo, Capriolo G., Cariola A., Carosso G., Carrer A., Casalegno G., Casiraghi T., Castiglia B., Cavagnero M., Cavallero M., Cavallo E., Cavanna R., Celii G. in Pardo, Cesena G., Chasseur A., Chiaiso C., Chiesa G., Chioso C., Ciavero C., Cirotio G., Comba T., Cornitini L., Contarini V., Cooperatrice Salesiana di Pinerolo, Coppo C., Cordero M., Corradini C., Corrias F., Cortese T., Cossu P. in Falda, Coverin E., Corsanego L., Cremona A., Crippa A., Cristina T.

D) - Debandi-Ranieri, De Giorgi M. in Tavazzi, De lodi L., Del Mastro A.,. Della Cia T., Delpio G , Delpio V., De Santis B., Dessi A., Destefani L , Destefanis G., Devalle E., D'Abbraccio P., Dall'Ora G., Diani P., Di Carlo G., Di Mais d. A., Dogliani M., Dottich A.

E) - E. B. di Marradi, Enrico C.

F) - Fabris Caterina in Zampicchia, Facchini D. Sante, Fagetti Caterina, Falconieri Nicola, Famiglie Cantamessa, Chiesa, Divitini, Guelfi. Righini, Fasola R., Fava R., Federle Sr. Mistica, Ferello S., Ferrari A. in Blesi, Ferrari M. in Fioretto, Ferrari F., Ferrari T., FerrogliaG., Ferruzza G., Filippini M., Forcheri R., Forlani M, in Dedè, Fournier Lorenzo, Fossato G., Fratelli Carra.

G) - G. B. di Torino, G. M. di Borno, Galetti R.,. Gallina A. cooperatrice, Gallo A. M., Gallo G., Galluccio R., Galvagni P., Gambarella L., Gamberoni E,. Garattini F., Garbaccio C., Garino G., Garlato A., Garrone C., Gasparini L., Gavio G., Gazzini E., Geona G., Ghiglietti A., Giachino S., Giani E., Gianmartino d. G. arciprete, Giannelli N., Giarola E., Giglio T., Gilardino C., Gioga ch. G., Giordanengo B., Giordano M., Giromini P., Giovenzana C., Gobbi L., Golè d. L., Gollard R., Gori A., Graffio A. in Rovatti, Grasso E., Gravier E., Graziani G., Graziani M., Graziano A., Guarneri E., Gula A., Gullino M..

J) - Jacquemet M., Jeautet C., Joly C., Ibba G., Jsnardi T., Jsaac G.

L) - L. C. di Casale Monferrato, Laguzzi B., Lallai P., Lana A., Lana C., Lana S., Lavezzo G., La Rocca M., Leoncini L., Locatelli A., Loda M., Lombardi E., Longhi F., Lucci Augusta, Lungati E. R., Lusso A.

M) - M. B. di Lozzo Cadore, M. D. di Lozzo Cadore, M. M. di Grossotto, M. S. di Roma, Machet V., Maffeo A., Malatesta R., Malerba L., Malgrati M., Malugani C., Malugani d. A., Manenti C., Mansuino vedova Lanza, Manzoni M., Marangoni M., Marata D., Marchesin F., Marchino C., Marcoz S., Marcucci C., Mariani T., Marletta M., Marroccio A., Martelli V., Mascaretti d. F., Ma era Sr. A., Masini M., Maspero M., Matto A. AL, Mazzadi A., Mazzola L., Mazzocchi F., Meletti V., MeIoni L. in Camosso, Memhrini B. in rvloretti, Messina A., Messina R. in Ferrante, Mojoli M., Molinari d. S., Molinaris M., Mologni F., Molteni D., Monatelii G., Mondino M., Monserrata in Loddu Aresu, Monti E., Mosoli M., Mularoni G. in Guidoni.

N) - N. N. di ***;, Castelnuovo d'Asti, Diano Marina, Parma, Pegli, Piani Crixia, Stazzano, Strana, Torino; Nassano Famiglia, Nasso A., Navone E., Nebbia C., Negri A. in Bo, Negrino V., Negro T., Nicolacci contessa F. in Bonomo, Nodari C., Nosetti M., Novaglia A., Novo G.

O) - Occelli L., Occelli M. L., Olocco M., Onofri G., Orlandi E.

P) - P. A. Cooperatrice Salesiana di Ingortosu, P. M. di Torino, Pagani M., Pagliani A., Pagliani L. in Rezzo, Paiola A., Panelli C., Pansa I., Paoli V., Pareti A., Pardini L., Parravicini O., Parrocchiani di Pianzano, Pascut G., Pasero E., Peres M., Peretto R., Periti A., Perret M., Peruggia B., Perversi R. in Sacchi, Pecchio A. e A., Pedinelli L., Pedrini G. in Solari, Pedroli M., Pesavento C., Peleri G., Penna P. in Cavallero, Petyx B. M. ved. De Carlo, Piana M., Pianca A., Piccarolo C,, Piccione I. in Buffa, Picconi E., Pili L., Pilia T., Pincetti D., Pitzalis P., Pin M., Polci mons. A., Pocchiesa J., Podda E., Pogliani M., Pollastrelli G., Pollitini A., Pompiglione M., Ponte M., Possetti E., Pozzetto G., Prandi M.

Q) - Quaglia G., Quaglia M.

R) - Raboni C., Ramponi C., Ravera G., Reynaud M., Ribaudo G., Ricci R., Righetti A., Rinaldini O., Rinero M., Rinero N , Rizzoglio V., Robiano L., Rocca V., Rolando G., Rollandini A., Romano L., Romussi R., Rosa M., Roscio dott. F., Rossano G., Rosso E., Rosso E., Rostis B., Ruggiero A., Ruggiero E.

S) - Sacco R., Saggio R., Saini P., Salaroli A., Salussoglia A., Sanna C., Santa P., Santuz A. ed M., Santivecchi G. in Iacarella, Sartori A., Sartoris M., Sasso C., Savaini A. in Carena, Savio C., Scanagatti A., Scapino C., Sciarini C., Sciassotto M., Scintu C., Scut doti B., Seguenza C. in Romano, Selva A., Servalli A., Servetti C., Sisto I., Sivera P., Sorelle Caccia, Colla, Dalmasso, Di Benedetti, Giaccone, Guarnieri, Sorelle M., Sorice L., Stangalini M., Stefani M., Stratta L., Suor Metilde.

T) - Talamonti R., Tantardini G. Tarantino R., Ton F., Tonda L., Tosi E., Traverso C., Trounot A., Tucci M.

U) - U. S. di Perugia, Ugo T.

V) - Vagliani S., Vallarino C., Vanzetti C., Vendrame A., Verlini L., Vertua F., Vezzoli B. in Mazotti, Vicini N., Villata C., Viola L., Viola V. in Momo, Viola V., Viscardi C., Vittori don G.

Z) - Zini S., Zuech A.

Ad onore di Domenico Savio.

Ci scrivono dalla Colonia Vignaud:

Per tutto il mese di luglio u. s. regnava in questi dintorni, sebbene con carattere benigno, la tanto temuta « grippe spagnuola »: e, tra gli ultimi colpiti dal morbo, vi fu il convittore Bartolomeo Giuliano di anni 11, che nella notte del 31 luglio al 1o agosto si aggravò subitamente con accessi asmatici, accompagnati da frequenti vomiti e gonfiezza della gola. A ciò si unì una cefalgia acutissima, da causare al paziente dolori insopportabili. Il medico dichiarò trattarsi di una meningite encetalica-grippale sommamente grave, in cui l'arte salutare poco ormai avrebbe giovato, essendo tale l'autointossicazione cerebrale da produrre la soffocazione e la morte in pochi istanti.

Non tardai ad impartire all'agonizzante l'assoluzione sacramentale e l'estrema unzione. In buon punto, però, mi balenò alla mente un pensiero di salvezza: « L'angelico nostro Domenico Savio, dissi, ci deve conservare ad ogni costo la vita di questo caro fanciullo! » Detto, fatto! Disposi che maestri ed allievi si recassero per turno in chiesa a pregare innanzi al SS. Sacramento, invocando con fiducia il soccorso di Domenico Savio. Feci cercare una reliquia del Servo di Dio e gliela posi al collo.

Nello stesso tempo si pensò a darne avviso ai genitori. Poveretti! nel corso di cinque anni erano ad essi già mancati altrettanti bimbi.

Ma non appena s'invocò Domenico Savio, non tardò a delinearsi un vero miglioramento, talchè, contrariamente alle umane previsioni, il morente, nelle prime ore del mattino appresso, ricuperò pienamente l'uso dei sensi.

Da quell'ora in poi cessarono interamente le convulsioni, e il miglioramento, constatato ripetutamente dal medico, che in preda alla più viva soddisfazione definiva il fatto « un caso sommamente fortunato », fu così rapido, che in capo a soli sei giorni e conforme al parere favorevole del dottore, i già afflitti parenti, ora tanto felici, avevano tutto disposto per condurlo in famiglia.

Il Signore però voleva mettere a prova la nostra fede; infatti, nella stessa mattina in cui dovevano intraprendere il viaggio, si ebbero a notare nel ragazzo i sintomi di una congestione polmonare Tornato prontamente, il medico ebbe a constatare con dolorosa sorpresa di tutti, che, pur troppo, si trattava di una bronco-pneumonia grippale, tanto più pericolosa, in quanto che preesisteva l'intossicazione cerebro-spinale.

Ma anche di ciò trionfò il valido patrocinio del nostro celeste avvocato. Ben presto venne felicemente superata la crisi, dimodochè, trascorsi appena tre o quattro giorni, il fortunato fanciullo potè abbandonare il letto e, reggendosi sulle proprie gambe, attraversare il cortile dell'Istituto, e fra la gioia e l'ammirazione di tutti coloro che erano stati a parte della terribile prova, partirsene alla volta della casa paterna.

In fede.

Vignaud (Argentina), 3 dicembre 1921.

Sac. VAULA LUIGI, Direttore.

Dal paese di Gesù.

Ci scrivono:

L'Orfanotrofio cattolico di Gesù Bambino in Betlemme, asilo di poveri orfanelli, chiuse il 2° anno scolastico dopo la guerra, colla distribuzione di premi, svoltasi alla presenza del sig. Conte Rey de Villarev, console di Sua M. il Re d'Italia in Palestina, e delle Autorità civili della città.

Alla distribuzione si fece precedere una modesta commemorazione dantesca, adattata alle condizioni di cultura di questi giovinetti.

Con vera compiacenza vennero constatati dai presenti i considerevoli progressi compiuti nel corso dell'anno, non certo senza spese e fatiche assai gravi. Infatti tutto l'edifizio fu rimesso in miglior assetto; si riapersero alcune scuole professionali chiuse da parecchi anni, e fu meglio rifornita qualche aula scolastica. Contemporaneamente crebbe il numero degli allievi esterni : all'insegnamento diurno si aggiunse il serale, diviso in tre corsi, per l'istruzione della sezione degli artigianelli; e l'Orfanotrofio, propriamente detto, diede asilo gratuito a più di 6o orfani, cioè a venti in più di quelli dell'anno precedente.

Come va avanti l'Istituto? A 29 orfanelli provvedeva la carità non mai esausta di S. Santità Benedetto XV, che mensilmente inviò il suo sussidio. Verso l'Augusto Pontefice l'affetto e la gratitudine dei Salesiani di Palestina durerà eterna.

Il mantenimento degli altri orfanelli e la conservazione e lo sviluppo del restante dell'Opera Salesiana di Betlemme, che non ebbe mai altre risorse che la beneficenza, è affidata alla Provvidenza Divina.

L'Orfanotrofio Cattolico, al debito di profonda riconoscenza che professa a quanti gli vengono in aiuto, spera di soddisfare, almeno in parte, con la celebrazione in loro vantaggio di due messe settimanali, con le preghiere che s'innalzano a Dio nell'annessa Chiesa del Sacro Cuore, e con quelle speciali che spesse volte nell'anno, sopratutto nella novena ed ottava del Santo Natale, si fanno nella Santa Grotta, sul luogo dove nacque Gesù Cristo e presso il santo Suo Presepio, da tutti i Superiori ed allievi.

All'applicazione delle due messe settimanali e alla partecipazione di tante altre opere buone che si compiono nell'Orfanotrofio di Betlemme hanno particolar diritto tutti quelli che versano una limosina di almeno lire cinque.

Ma l'istituto, sebbene vada man mano migliorando, è ancora assai lontano dallo stato in cui era nell'anteguerra, prima cioè che le ripetute requisizioni turche, civili e militari, lo avessero ridotto pressochè alle nude pareti. Vasti ambienti, usati a dormitori, giacciono ancor privi di letti; aule scolastiche sono senza banchi ed arredi; e ampi laboratori difettano ancora di quasi tutto il ricco materiale e macchinario d'un tempo. Se non fosse così, il numero dei ricoverati si potrebbe portare al centinaio, con vantaggio incalcolabile di tanti poveri giovanetti, che, rifugiandosi nell'istituto di Don Bosco, sfuggirebbero alle reti insidiose dai numerosi collegi e scuole protestanti, che vanno spaventosamente diffondendosi in Palestina.

Urge, quindi, rimettere tutto in assetto, e urge sopratutto ridar vita alle scuole professionali, perchè la professione d'un'arte o mestiere è, d'ordinario, la sola via che possono battere i fanciulli ricoverati, i quali sono di condizione così umile e povera, da non poter pagare la più tenue pensione.

Si tratta dunque di porre definitivamente in assetto le scuole professionali, per cui occorrono migliaia e migliaia di lire! Confidiamo nel concorso generoso dei Cooperatori e di quanti hanno caro il pensiero di soccorrere i fanciulli di Betlemme e d'averseli memori amici, per ogni bisogno spirituale e temporale, qui, presso la Culla di Gesù Bambino.

NOTE E CORRISPONDENZE

FESTE CENTENARIE di San Francesco di Sales.

Nella Basilica di Maria Ausiliatrice le Feste Centenarie di San Francesco di Sales, devotamente e solennemente aperte il 28 dicembre u. s., ebbero un primo periodo imponentissimo dal 26 al 30 gennaio, benche spoglio di quello splendore che venne a mancare per la morte inaspettata di Papa Benedetto XV.

Dal 15 al 26, in preparazione al triduo solenne, tre zelanti oratori predicarono una sacra missione. Il ch.mo Can. Colli, Prevosto di Occimiano Monferrato, teneva al mattino una meditazione e nel pomeriggio un'istruzione, con parola chiara, dotta e semplice nello stesso tempo, che piacque tanto anche ai nostri giovinetti. A notte, il Can. Ferdinando Toppino, Direttore della Pia Opera di San Massimo, e il Teol. D. Carlo Cavallo, Curato al Martinetto, fecero, com'è costume in Piemonte, un'esposizione apologetico-morale della Dottrina Cristiana in forma di dialogo incontrando il pieno gradimento della popolazione.

La sera dei 26, quasi in apertura del triduo solenne, impartì la benedizione pontificale S. Eccellenza Rev. Monsignor Giuseppe Castelli, Vescovo di Cuneo.

Il Triduo dei festeggiamenti si svolse dal 27 al 29 gennaio. Tutte le S. Messe celebrate nella Basilica furono ad onore di S. Francesco di Sales, come il giorno della festa: e le messe della Comunione Generale e tutte le funzioni solenni, cioè la messa cantata, i vespri e le benedizioni furono celebrate da Ecc.mi Vescovi, grazie alla squisita bontà delle LL. Ecc. RR.me Mons. Giov. Battista Pinardi, Ausiliare dell'E.mo Cardinale Richelmy, Mons. Costanzo Castrale, Vescovo tit. di Gaza, Mores. Angelo Bartolomasi, Vescovo di Trieste, Mons. Umberto Rossi, Vescovo di Susa, e Mons. Castelli, Vescovo di Cuneo. Anche le LL. Eminenze Rev.me il sig. Cardinal Agostino Richelmy, venerato Arcivescovo di Torino, e il sig. Cardinal Achille Ratti, Arcivescovo di Milano, dovevano rendere più solenne questo primo periodo dei festeggiamenti con la loro augusta presenza; ma ne furono impediti dalla morte del S. Padre.

Nei tre giorni illustrò la santità di Francesco di Sales il rev.mo Mons. Giuseppe Manzini di Verona; e i tre panegirici che egli fece sulla santità della giovinezza di S. Francesco di Sales, sulla santità del suo apostolato, sulla santità del suo dottorato, furono per la forma nuova ed elegante con cui li presentò e le spontanee, appropriate ed alte riflessioni onde seppe intesserli, degnissimi delle solennità.

Il giorno 29, durante la messa pontificale di Mons. Castelli, tenne una vibrata allocuzione alla moltitudine che stipava la Basilica anche l'Ecc.mo Vescovo di Trieste.

Gli oratori della Sacra Missione continuarono la loro istruzione in forma di dialogo sino alla sera del 28, e il Can. Colli disse un dotto panegirico di S. Francesco alla prima funzione vespertina del 29.

Tutte le sacre funzioni furono accompagnate da scelta musica liturgica, il I e il III° giorno dalla locale Schola Cantorum, in unione con quella del Seminario Salesiano Internazionale di Foglizzo Canavese, sotto la direzione del M. Cav. Giuseppe Dogliani; il II° giorno dalla Schola Cantorum dell'Opera Pia Barolo, sotto la direzione del M. Don Giov. Batt. Grosso.

Giovedì, 2 febbraio, tenne la conferenza ai Cooperatori Salesiani, il ch. P. Reginaldo Giuliani, dei Predicatori, nella chiesa di S. Giovanni Evangelista, dimostrando ciò che i Salesiani hanno fatto con l'aiuto dei Cooperatori, e insistendo sull'aiuto di cui abbisognano per continuare e sviluppare tante opere iniziate.

A ROMA, nella Basilica del S. Cuore di Gesù, il triduo di preparazione alla festa del 29 gennaio fu tenuto dall'ill.mo e ecc.mo Vescovo di Macerata e Tolentino, Mons. Domenico Pasi, il quale illustrò la convenienza di festeggiare le date centenarie dei più grandi eroi del cristianesimo; il carattere del cattolico militante dei tempi nostri che voglia imitarli; e la necessità della scienza religiosa, basando il suo dire con continui asserti di S. Francesco di Sales. Nel panegirico fece un parallelo tra l'apostolato di S. Francesco nel Sciablese e quello del Venerabile Giovanni Bosco nell'Italia e nel mondo, e dimostrando - scrive l'Osservatore Romano - che poteva bene l'uno equipararsi all'altro, perchè identico ne era lo spirito, identica la virtù, identica l'azione, tanto che il venerabile D. Bosco era l'imagine rediviva di S. Francesco di Sales, perchè gli spiriti dei due apostoli erano l'irradiazione della stessa luce ».

Numerosissimi i fedeli accorsi alle devote e solenni funzioni, specialmente alla vigilia ed il giorno della festa, in cui ebbero luogo Vespri e Messa celebrati pontificalmente. Gran parte della navata centrale e quella sinistra erano stipate dai 50o giovanetti dell'annesso Ospizio, che costituiscono colla loro presenza e col loro contegno una delle più divote caratteristiche delle funzioni nella bella Basilica. La musica eseguita dalla locale Schola cantorum, coadiuvata dai migliori professori delle Cappelle romane, corrispose perfettamente alla solennità delle funzioni, comprendendo riuscite composizioni dei migliori maestri romani, sotto la direzione del maestro D. Raffaele Antolisei, del quale furono assai gustati l'introito, il graduale, l'offertorio e il communio espressamente composti, sulle parole della Missa propria del Santo, alternati colla Missa pontificalis prima del maestro Perosi.

La domenica appresso, nella stessa Basilica, il rev.mo Prof. Carmelo Scalia tenne la conferenza salesiana, additando il segreto dell'attività del Venerabile Den Bosco nella sete di un'anima intimamente amante di Dio per la santa educazione ricevuta, e in una vita interamente spesa per lui, che tutto riesce a sacrificare, anche le apparenze, per propagare il Regno divino sulla terra.

*

Anche nel Seminario e Collegio Salesiano di Valsalice, che possiede la chiesa eretta ad onore di S. Francesco di Sales per opera dei Cooperatori. Salesiani nel 1898, cioè nel 1° decennio della morte di don Bosco, era giusto che si celebrasse quest'anno una festa più solenne, e che venisse associata alla commemorazione del Padre Venerabile, sia per la vicinanza della data del suo anniversario a quella della festa del Santo, sia per l'intima affinità che passa tra le due grandi anime, piene entrambe di carità e di dolcezza. I chierici e i convittori normalisti, che presso le, tombe dei nostri Padri si preparano a divenire zelanti missionari e generosi maestri cristiani, si fusero in una mirabile armonia di pensieri e di affetti; e la festa, degna del loro slancio giovanile, riuscì un'apoteosi del nostro Patrono.

La commemorazione di Don Bosco fu tenuta dall'on. Prof. Federico Marconcini, il quale, con viva eloquenza, scolpì la figura del Padre Venerabile qual benefattore insigne dell'umanità povera e dolente, rilevando le opere di carità e di abnegazione, che continua a compiere il suo spirito trasfuso nei figli.

La giornata, piena di gioconda letizia, ebbe un epilogo soavissimo con la rappresentazione del melodramma « S. Francesco di Sales », operetta di squisita fattura musicale del chiarissimo prof. D. Vincenzo Cimatti, direttore della Scuola Normale « Valsalice ».

Conferenze di propaganda.

Il nostro confratello prof. don Antonio Fasulo nel dicembre e gennaio u. s. tenne una serie di conferenze con proiezioni luminose su don Bosco e l'Opera Salesiana in tutte le Puglie, suscitando le più larghe simpatie.

A Monopoli, Troia, Bari, Cerignola, Castallaneta, Taranto, Brindisi, Nardò, Gallipoli e Barletta, presero parte alle adunanze anche gli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi locali.

A Bari v'intervennero i Comandanti di Corpo d'Annata e di Divisione, il Prefetto della provincia, e il Sindaco con la Giunta municipale; a Taranto l'Ammiraglio Comandante la Piazza Marittima; a Barletta l'Ecc.mo Arcivescovo di Chieti.

Anche a Foggia, S. Severo, Trani, Corato, Bisceglie, Gravina, Martina Franca, Maglie, Corigliano d'Otranto, Galatina, Lecce, Casarano, Copertino, e Molfetta, le conferenze ebbero splendido risultato.

In pari tempo in ogni diocesi si organizzò in la Pia Unione dei Cooperatori, procedendo, d'intesa coi RR.mi Ordinari, alla nomina dei Direttori diocesani, e, d'accordo con questi, a quelle dei Decurioni. In molti centri vennero costituiti anche alacri Comitati d'azione Salesiana.

A tutti il nostro ringraziamento con l'augurio di fecondo lavoro, specialmente per l'educazione cristiana della gioventù, e la preghiera d'inviarci direttamente edificanti relazioni.

GLI EX=ALLIEVI

Lavorate, lavorate !

Registriamo, con gioia, un consolantissimo accenno di vari Unioni dei nostri Ex-allievi all'azione desiderata, che vorremmo sempre più ispirata al programma della Cooperazione Salesiana.

Dal Convegno di Castelnuovo d'Asti i convenuti, come si disse, partirono col proposito di fare i Salesiani dove questi non sono ancora penetrati. Ottimo mezzo per raggiungere lo scopo fu ritenuto il far conoscere e divulgare molti aneddoti della vita di Don Bosco, dai quali appare meglio la sua dolce e amabile attività.

Nel convegno di Varazze venne lanciata ed accettata con entusiasmo la proposta di porre in quel Collegio Civico un ricordo dei missionari salesiani partiti da Varazze con la 1a spedizione, tra cui era Mons. Fagnano.

A Borgomanero (Novara) il Consiglio direttivo dell'Unione, radunatosi in occasione di una grande festa religiosa, partecipò in corpo, colla bandiera dell'Istituto, all'imponente processione che si svolse per le vie, dando nobile esempio della loro fede.

Nel convegno di Trino Vercellese si deliberò di costituire in seno all'Unione un comitato che si interessi dell'Istituto, aperto per giovani poveri ed abbandonati, e si occupi in modo particolare dell'Oratorio festivo, nello svolgimento della sua vita e nelle sue necessità particolari.

La riunione di Trento diede come risultato pratico la fondazione del Circolo giovanile «Domenico Savio » a Nomi.

Il Collegio Giusto Morgando di Cuorgnè festeggiava l'anno scorso il venticinquesimo dacchè venne affidato ai Salesiani, e gli Ex-allievi vi fecero un'imponente adunata, in cui mentre dimostrarono il loro affetto agli antichi superiori, riaffermarono il desiderio di cooperare attivamente per la causa religioso-sociale.

Nel convegno di Torino-Martinetto si consacrò il ricordo dei superiori. e compagni defunti colla celebrazione di una messa da requiem e si fondò un premio annuale, detto « premio dell'ex-allievo », da conferirsi al miglior giovane che termina nell'Istituto la sua educazione.

Aderendo alle decisioni prese nel convegno di S. Benigno Canavese un ex-allievo scriveva: « Letto nel periodico Voci fraterne quanto venne deliberato dagli ex-allievi dì S. Benigno, a grata memoria del tempo da me pure ivi passato, desiderando concorrere al mantenimento in un Istituto salesiano di un orfanello, qui incluso ho il piacere di rimetterne L. 1ooo (mille) »

Gli ex-allievi dell'Oratorio di S. Francesco di Sales di Valdocco - Sezione Giovani - hanno rimesso al Direttore due cartelle del debito pubblico del valore nominale di lire mille, dal reddito annuo di lire cinquanta ciascuna, acquistate con proprie spontanee offerte, allo scopo di fondare due premi annui di lire cinquanta ciascuno per i due alunni (uno degli artigiani, l'altro degli studenti) che saranno giudicati degni di premio speciale per buona condotta.

Avanti, amici, scendete praticamente sul campo dell'azione salesiana, in conformità del programma tracciato da Don Bosco: raccoglierete senza dubbio frutti copiosi e consolanti.

NOTIZIE VARIE

In Italia.

ASTI. - L'IDEA DI APRIRE UN PENSIONATO MASCHILE per assicurare alla gioventù dell'Astigiano e del Monferrato una soda formazione cristiana durante il tempo degli studi, va felicemente maturando, e la ricorrenza del III° Centenario dalla morte di S. Francesco di Sales è parsa un'occasione propizia per darle sollecito compimento come omaggio-ricordo al glorioso Patrono, e come pegno della sincerità dei propositi espressi nei locali convegni di cooperazione salesiana.

« Noi non ci nascondiamo le difficoltà che vi sono e che potranno sorgere, - scrive il Direttore del locale Oratorio D. Bosco in un appello ai Cooperatori diocesani, - ma pensiamo che cuori generosi, pronti anche a far dei sacrifici, non ne mancano ancor oggi. Ci riusciremo? Dobbiamo riuscirci ».

E noi siamo lieti di poter dichiarare che già in molti paesi della diocesi reverendi Parroci, e Comitati, e persone volenterose, si son messi all'opera per la ricerca dei mezzi. Avanti nel nome del Signore!

All'Estero.

SANTA TECLA (Centro-America). - Ai FESTEGGIAMENTI, celebratisi nella Repubblica del Salvador per solennizzare il Centenario dell'indipendenza, i nostri confratelli recarono una nota graditissima con la loro brigata di Giovani Esploratori « Centenario ». « Tutti i collegi e le scuole si distinsero, dice il Du rio d'Occidente, ma quello dei Salesiani di Santa Tecla, per l'ordine, la compostezza, la disciplina e l'espressione delle mosse ed evoluzioni, fu il primo nelle grandiose feste della patria. È un corpo ben organizzato, quantunque composto da giovani, anzi da fanciulli ». La brigata prese parte alle dimostrazioni religiose e civili, e iniziò la sua comparsa con l'assistere in corpo alla messa solenne, celebrata nella Metropolitana dai Vescovo Mons. Belloso, e con la benedizione della propria bandiera per mano di Mons. Arcivescovo.

Per espresso invito delle maggiori autorità accompagnò pure con la banda la processione civico-religiosa di Santa Tecla, portando in trionfo una statua del Salvatore.

Partecipò anche alle dimostrazioni civili cori la sfilata generale svoltasi al Campo di Marte, e vi riscosse simpatie ed applausi per la sua scioltezza e disinvoltura. Dove si distinse maggiormente fu nel cortile del Palazzo Nazionale, alla presenza del Presidente della Repubblica, dei Ministri e dello Stato Maggiore. Al suono della banda. che accompagnava patrie canzoni, con opportune e sagge evoluzioni venne rappresentato lo stato del Salvador, con i suoi monti, fiumi, città, ferrovie, ecc.; un quadro grandioso, architettato con molta cura e pazienza, davanti a cui il pubblico rimase alcuni momenti estatico, per scoppiare poi in fragorosi evviva. Fu pure assai ammirata una rappresentazione storica dei personaggi più illustri che lottarono per l'indipendenza della Repubblica.

Lo stesso Presidente si unì al pubblico nella manifestazione di plauso, e volle presentare personalmente ai Superiori le sue felicitazioni e i sensi di apprezzamento e di compiacenza, per la parte presa ai festeggiamenti centenari.

NECROLOGIO

P. Angelo De Santi, S. J.

Il 28 gennaio, vigilia di S. Francesco di Sales, finiva santamente di vivere una delle figure più belle che abbiano onorato in questi anni i figli di S. Ignazio: il P. Angelo De Santi.

Nato nel 1847, entrò nella Compagnia di Gesù il 3 giugno del 1863; venne ordinato sacerdote nel 1877; fu chiamato a far parte del Collegio degli scrittori della Civiltà Cattolica alla fine del 1887.

Fu scrittore robusto, elegante, incisivo, di vastissima e profonda cultura, specialmente liturgica; ma il suo none è sopratutto noto in Italia e all'Estero, come uno dei più coraggiosi riformatori della musica sacra e del canto gregoriano, nel qual campo spiegò un'attività, che è difficile eguagliare, impossibile superare. Nessuna difficoltà valse a sminuirne la volontà indomita, sorretto nel suo disegno dalla benevolenza sovrana di Leone XIII, di Pio X e di Benedetto XV. Ideò e fondò l'importantissimo periodico: La Rassegna Gregoriana. Era Presidente dell'Associazione Nazionale Italiana di S. Cecilia, ed è suo merito speciale la Pontificia Scuola Superiore di Musica Sacra, di cui fu fondatore e preside dall'anno 191o.

Morì vedendo compiuto il suo sogno di una sede degna dell'Associazione, decorata da un organo magnifico che venne inaugurato dal M.° Bossi.

Il vice presidente dell'Associazione Nazionale S. Cecilia, sac. prof. Giov. Battista Grosso, salesiano, ci prega di rinnovare ai Ceciliani d'Italia l'invito ad applicare copiosi suffragi per l'anima desideratissima dell'illustre estinto.

Sante Rossetti.

Morì in veneranda età a Ramera di Conegliano Veneto il 17 dicembre u. s. Fu veramente un santo modello di cooperatore salesiano. Umiltà profonda, pietà intensa e pratica, calma di spirito, giovialità serena ed allegra - non ostante le cure assidue e delicate dell'ufficio pubblico, che esercitò per tanti anni, fra l'ammirazione comune - rifulsero in lui esemplarmente.

Conobbe Don Bosco a Torino nel 1887; ebbe relazione intima con Don Rua, intimissima con Don Albera. Pochi forse, relativamente alle proprie sostanze, contribuirono tanto, come il Rossetti, alla nostra Pia Società. Amava sinceramente l'Opera nostra e l'aiutò con offerte frequenti e si industriò di farla conoscere ed amare colla diffusione del Bollettino, coll'aggregazione di nuovi cooperatori, coll'appoggio morale alle nuove fondazioni nella sua provincia, colla raccolta di sussidi per le Missioni. Teneva come grazia singolare l'aver dato alla nostra Pia Società tre dei suoi figli - due dei quali già sacerdoti, uno ancor chierico - e due figlie all'istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Suor Clotilde, la maggiore, un angelo di religiosa, morì missionaria a San Salvador a trent'anni. A proposito è da ricordare un fatto che accenna a virtù eroica. - Prima di partire, Suor Clotilde scrisse alla famiglia: « La Madonna mi ha scelta per l'America; parto felice e faccio anche il sacrificio di venire a salutarvi per rivedervi tutti in paradiso ». E il babbo le rispondeva: « Ci lasci pel Signore; va', o figlia! Tuo padre verrà a Torino per darti l'abbraccio della famiglia intera e ringrazierà Maria Ausiliatrice per averti fatta sua figlia e sua Missionaria ». Ma, giunto alla stazione, ristà pensoso, e: « Come? esclama. Tua figlia sacrifica una visita alla famiglia per rivederla tutta nel cielo; e tu, suo padre, vorrai essere meno generoso di Lei? » Ecco il treno, ed egli lo lascia partire; e piangente telegrafa alla figlia: « Non aspettarmi; ho sacrificato anch'io: arrivederci in cielo! » Oh! certo ora si sono incontrate in paradiso le anime elette!

Che il Signore ci mandi molti Cooperatori, come Sante Rossetti!

Prof. LUIGI VALDAMBRINI. - Presidente della Sezione fiorentina dell'Associazione N. Tommaseo, svolse feconda opera di bene nella scuola a prò dei colleghi. Spoglio da ogni ambizione e da ogni interesse, cercò solo il miglioramento morale, attendendo la ricompensa dal Dio dei buoni e dei forti. Riposi in pace.

Can. Don FRANCESCO SORRENTINO. --Animo mite e sereno, accoppiò un ingegno acuto e versatile ad una laboriosità feconda e multiforme, e, nella sua lunga carriera sacerdotale, copri cariche importantissime a Napoli, con soddisfazione di quanti ricorsero al suo illuminato consiglio.

ROSA CALDERONI Ved. MAZZOTTI. - Morì a Faenza il 17 gennaio u. s.. Madre tutta dedita al bene della famiglia, in cui soltanto cercò il conforto della sua vita fu donna semplice, tenera ed affabile e di una pietà profondamente sentita e praticata. Lascia un ricordo indimenticabile.

Donna BRIGIDA ASCENSO-PAPA ved. GRIMALDI. - Morì improvvisamente a Modica il io dicembre u. s. tra il più sincero compianto della cittadinanza. Aveva 47 anni. Cooperatrice sin dall'adolesecenza, amava teneramente le Missioni, cui avrebbe voluto generoso il soccorso di tutti. I suoi funerali furono l'apoteosi delle alte virtù, velate in vita da rara modestia.

Don ALFREDO BARBADORO. - Canonico Teologo della Metropolitana di Ancona, a soli 31 anno di età, vittima di grave bronco-polmonite, dopo pochi giorni di malattia, si spegneva il giorno di S. Francesco di Sales. Affezionatissimo all'Opera Salesiana, divotissimo di Maria SS. Ausiliatrice, mentre abbandona nel dolore i genitori, già provati con la morte di altri due figli, lascia memoria imperitura del bene compiuto nella breve esistenza.

PAOLA DELLE PIANE. - Cresciuta a Savona in una famiglia distinta per cristiane virtù e pei operosità encomiabile, visse la vita per il bene, diffondendo anche fuori delle domestiche pareti, tra cui fu educatrice affettuosa ed esemplare, un'aura di dolcezza e di bontà, e un'onda di carità enerosa che, sebbene modesta e quasi nascosta al tutti, la resero a tutti ammirevole. Volò a Dio il 24 gennaio.

Contessa ASSUNTA FRACCACRETA. - Benefattrice insigne e generosa, era la buona mamma dei nostri giovinetti dell'Oratorio di S. Severo nelle Puglie, che la veneravano e ricambiavano di affetto e riconoscenza. Non v'era festa alla quale ella non partecipasse, portandovi la munificenza della sua anima nobile. La sua memoria durerà in benedizione.

Contessa MARIA NASALLI FEO. - Donna di alti sensi e di pietà sincera, non disdegnò gli umili lavori femminili per i poveri, per i quali cuciva lenzuola, abiti e corredi. Fu sopratutto la piccola amica dei bimbi derelitti, e amò di speciale predilezione l'istituzione salesiana di Savona, di cui volle essere costante benefattrice. All'illustre famiglia le nostre condoglianze con l'assicurazione di preghiere.

ANGELA CAPRIOGLIO Ved. ZANELLO. - Si spense serenamente a S. Martino di Rosignano (Alessandria). Modello di sposa e di madre, seppe educare i suoi figli nella virtù e nel santo timor di Dio, e diede con generosità una figlia all'Istituto delle suore di Maria Ausiliatrice. Protesse le opere di carità dei paesi vicini e mai nessuno si avvicinò a lei senza averne conforto materiale e spirituale. Il Signore doni all'anima sua il riposo eterno.

AMBROGINA ALLIEVI Ved. LECCHI. - Spirò serenamente la mattina del 13 novembre, dopo una vita dedicata alla pietà, al lavoro e ad ogni forma di bene. Vide festante l'unico figlio consacrarsi a Dio nella nostra Pia Società, alla quale fu sempre affezionatissina. I suoi funerali, pur nella loro modesta semplicità, dissero quanta gratitudine ed affetto aveva saputo seminare con la sua bontà.

Preghiamo anche per:

ADAMI Angelina, † Torino.

AJELLO D. Giovanni, † Balestrate (Palermo). ALBERTI Angelo, † Vigo Rendena (Trentino). ANGELERi Francesca, † Sezzadio (Alessandria). ANGELINO Luigi, † Ozzano Monf. (Aless.). AnDONELLO Francesca, † Coldogno (Vicenza). BAGNOLO Petronilla, † Torino.

BALocco Maria Elisabetta, † Alessandria. BARGETTO Giuseppe, † Castelnuovo d'Asti (Aless.) BARON D. Antonio, † Molvena (Vicenza). BERNERO D. G. B. † Racconigi (Cuneo). BERTOLA Barb. ved. BERGAMASCO, † S. Dam. d'Asti BERTOLDI Maddalena, † Brez (Trentino). BEzzi Angelo, + Lomello (Pavia). BIANCHI D. Pietro, † Villaguardia (Porto Maur.). BORMOLINI Franc. fu NIcoLo, † Livigno (Sondrio). BoTTIGELLA Maria ved. SACCHI, † Alagna (Pavia). BRUNO Giuseppe, † Sezzadio (Alessandria). BRUNO Rosalia, † Sezzadio (Alessandria). BUFFA Ester, † Sezzadio (Alessandria). BUFFA Francesco, † Sezzadio Alessandria). BUSCEMA Raffaella, † Modica Alta (Siracusa). CALI Agata, † Catania.

CAMIA Prof. Lorenzo, † Saluzzo.

CAPELLI Can. D. Giuseppe, † S. Giov. in Persiceto. CAPITTINI Camilla, † Mezzana Bigli (Pavia). CAPRA Enrico, † Piossasco (Torino). Cocco Michela, † Benetutti (Sassari). COSTA Bernardo, † Pessinetto Fuori (Torino). CRISPOLDO Eleuterio, † Castel Ritoldi (Perugia). CROSA Amalia ved. CASANOVA, † Torino. DALBON Teresa ved. † Darè (Trentino.) DEL SANTO Giovanna, † Spezia (Genova). DRAGO Francesco, † Schio (Vicenza). DUCHINI Luigia, † Sobiate Arno (Milano). TACCO Reffugio Ant. fu Giuseppe, † Genova. FERAROLI Adelaide, † Gavardo (Brescia). FERRARIS Filippo, † Saluzzo (Cuneo). FIGNONI Maria, † Alassio (Genova). FISCHERA Giuseppe, † Catania.

FRESCO Ferdinando, † Perletto (Cuneo).

FUMASI Romolo, † Domaso (Como).

GAIDO D. Sebastiano, † Torino. ,

GALASSI Elena, in Darsari † Baggiovara (Modena). GANNA Giuseppina, † Sampierdarena.

GHISLANDI D. Luigi, † Pedrengo (Bergamo). GIACCHERO Brigida, † Ovada (Alessandria). GIACCONE Leopoldina n. ENLA, † Mondovì-Breo., GILARDINI Alasia Matilde, † Torino. GIORGETTI Rachele, Nutini † Lucca. GRASSI Geom. Felice + Broni (Pavia).

GRIMALDO ASCENSO Brigida, † Modica (Siracusa),.. GRiso Dom., † (Campofontana) Selva di Brogno.. GUARINAJ Aristide, † Livorno. Guzzi Giovanni, † Canegrate (Milano). IMODA D. Carlo, † Scarnafigi (Cuneo). LIOLO Paolo, † Sezzadio (Alessandria). LAMERA Ferdinando, † Covo (Bergamo). LEGNANI Francesco, † Barlassina (Milano). Livio Giacomo, † Cantù (Como). MAGGI Virginia, † Montù Beccaria (Pavia). MALINVERNI Paolina ved. ZERBO, † (Pavia). MARANI Foscolo, † Viadana (Mantova). MARINI Rosa, † Rivarolo Fuori (Mantova). MENEGAZZO Gaetana, † Schio (Vicenza). MORDASINI Rosa, † Corbella (Svizzera C. Ticino). NASCIMBENI Mons. Gius., † Castelletto sul Garda. OLBRASi D. Domenico, † S. Colombano al Lambro.. OLIVIERO Francesco, † Torrebelvicino (Vicenza). OMODEI PANIZZA Catterina, † Tirano (Sondrio).. PALMIERI Enrico, † Genova. PAREDI Carolina, † Canzo (Como). PASQUALI Luigi, † Buia (Udine). PEDOTTI Erminia ved. RIMOLDI, † Comerio (Como)PELLEGRINI Marianna ved. REGGIANI, † Forli. PEJRETTI Prof. Cav. Uff. Francesco, † Torino. PILLA Anna, † Altivole (Treviso). POLI Giov. Batt., † Bondo (Bergamo). RE Giuseppina, † Torino. REYELLI Giuseppe, † Torino. Rizzo Anna ved. BRUNO, † Frabosa Sottana Rizzo .Savina, † Canicatti (Girgenti). RINAUDO Luigí, † Busca (Cuneo). ROASENDA Cristina, i Cuneo. ROLANDELLI D. Emilio, † Campodesasco (Genova) SANTI Domenica, † Vergemoli (Massa Carrara). SANTI GIACOMAS Pietro, † Azzone (Bergamo). SANTI Martino, † Azzone (Bergamo). SANTIROCCO D. Giacinto, † Gessopalena (Chieti). SCOLARI Angelina, † Seniga (Brescia). SCOTTI Agata, † Cremona. SECCHI Cristina, † Concordia (Modena). SOTTIMANA Caterina, † Niella Belbo (Cuneo). SPANO Cav. Isidoro, † Marsala (Trapani). SPANO Bar. Srcipione, † Marsala (Trapani). SUINO-SAVIO Antonietta, † Torino. TAMISARI Pia, in Zambotto † Vicenza. TARICCO Maria, † Niella Belbo (Cuneo). TESTA Angelo, † Bagnatica (Bergamo). TESTA Maria, † Bagnatica (Bergamo). TESTA Teresa, † Busca (Cuneo). TOLLARDO Maria, † Nova Roma (Brasile).