BS 1920s|1922|Bollettino Salesiano Febbraio 1922

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO

ANNO XLVI - N. 2   FEBBRAIO 1922

SOMMARIO

III° Centenario di S. Francesco di Sales - Il sorgere dell'anno trecentenario.

"Rivista dei giovani".

Nel III Centenario della S. Congregazione di Propaganda fide - Preghiera per la propagazione della fede.

Un monumento al S. Padre.

Figure degne di memoria: Mons. Pasquale Morganti, Arcivescovo di Ravenna.

Convegni d'azione salesiana: - Intra.

Cina: Una visita ai distretti del Vicariato di Shiu-Chow (Relazione di Mons. Luigi Versiglia): - III. Ying Tak.

Verso l'Assam. - Giunti a destinazione.

I Salesiani di Lima nel Centenario dell'Indipendenza Peruviana.

In suffragio del rev.mo Don Albera.

Culto di Maria Ausiliatrice. - Per il 24 corrente. - Grazie e favori.

Note e corrispondenze:,- I giubilei dell'E.mo Card. Richelmy - La Causa del Servo di Dio Teol. Leonardo Murialdo. - Nuovo Vescovo Salesiano. - Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice. - Notizie varie: In Italia: Chieri, Firenze, Parma, Ravenna, Catania. - all'Estero: Asunción, Santiago.

Necrologio e Cooperatori defunti.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO (9)

III° Centenario di S. Francesco di Sales

La Chiesa Cattolica, meraviglioso esempio, unico al mondo, di conservazione e di avanzamento, ama intrecciare nei suoi fasti le glorie antiche e novelle. Perciò noi la vediamo, ogni tanto, rallegrata dallo spettacolo così solenne di nuove canonizzazioni, mentre il tornare nei secoli delle grandi memorie dei personaggi e delle istituzioni del passato le porge opportuna occasione di richiamare alla considerazione del popolo cristiano le sue benemerenze più eccelse e gli eroi più illustri e generosi. Così recentemente abbiamo assistito alla rigermogliatura feconda del centenario di Gregorio Magno e del Crisostomo, di S. Carlo, di S. Gerolamo, del grande teologo Suarez, del Terz'ordine francescano, del grande Patriarca dell'Ordine dei Predicatori, ed oggi stesso si annunziano grandi festeggiamenti per commemorare il III Centenario della Canonizzazione di quella così attraente figura di santo che fu l'Apostolo di Roma, l'amabile e gioviale S. Filippo Neri, nonchè di S. Isidoro, semplice contadino, di S. Ignazio di Lojola e S. Francesco Saverio, di S. Teresa di Gesù. Davvero si può e si deve dire di questa feconda Madre dei Santi che trae fuori dei suoi tesori e le nuove e le antiche ricchezze.

Non ultima nè meno fulgida gloria della Chiesa ci si presenta in questo medesimo anno 1922, per la data trecentenaria della beata morte, il Santo della dolcezza, Francesco di Sales, con la quadruplice aureola di Apostolo, di Vescovo, di Fondatore d'Ordine e di Dottore della Chiesa.

Nato nella Savoia, provincia etnograficamente francese ma, a quel tempo, politicamente annessa al Governo del Piemonte, Francesco di Sales ci offre in se stesso un doppio carattere che ce lo rende così ammirevole: la grazia e la cortesia propria della terra di Francia e la fermezza e tenacia dei propositi, per cui va ricordata la schiatta piemontese. Per queste sue doti, avvalorate dalla grazia, che si piace di elaborare e sublimare gli elementi naturali, egli, spinto dallo zelo più ardente delle anime, seppe scegliere, vincendo le lusinghe dell'elevata condizione sociale e la tenace sebbene dolce resistenza domestica, l'umile sequela della Croce di Cristo, rinunciando senza ambagi all'altissima carica che gli spettava nel Senato di Savoia, per abbracciare lo stato ecclesiastico.

La medesima forza dell'indole, accompagnata dalla grazia, gli fece anteporre alla via degli onori ecclesiastici che indubbiamente per il pregio dell'ingegno e dei natali gli sarebbero toccati, la via aspra e faticosa dell'apostolato. Erano i tempi che la sedicente Riforma dilacerava il seno della Chiesa e il venerando Vescovo di Ginevra doveva piangere tanta parte del suo gregge dilaniato da lupi e tanta parte della diocesi avviarsi a quello stato di consolidamento nell'errore che tuttora perdura. Enormi erano le difficoltà per l'opera di conversione di quelle regioni, i più forti ed agguerriti campioni non vedevano alcuna probabilità ad una simile impresa, e il vecchio Presule piangeva sulla perdita, che appariva irreparabile, di tanti suoi figli. Fu allora che Francesco di Sales, giovane sacerdote, attingendo nello zelo e nella preghiera la sua forza, si offerse a ripetere il motto del Profeta: Ecce ego, mitte me. Non era questa profferta suggerita da giovanile baldanza, ma da cosciente maturità di giudizio, da insaziabile amore per le anime, e da desiderio cocente di dare tutto se stesso alla santa causa del Vangelo, per cui desiderabile gli appariva la stessa prospettiva della morte. Ciò fu provato dal fatto, che l'opera generosamente iniziata egli la continuò e spinse avanti alacremente fino al termine, per non breve periodo di tempo, tra difficoltà d'ogni genere, come ben sanno quanti conoscono, anche solo sommariamente, la storia di questo Eroe del nome cristiano. Livore e ferocia di eretici, avversione di pregiudizi fomentati da motivi di ogni genere, rigidità di clima non valsero a fiaccare quella fibra d'acciaio tutta temprata nella fiamma di quella carità che omnia suffert..., omnia sustinet. Cosicchè quando i popoli udirono la notizia consolante della conversione del Chiablese si gridò da tutti al miracolo: e tale certo era; ma non tutti sapevano a costo di quali continui e innumerevoli sacrifizi S. Francesco di Sales aveva attirato sopra delle sue fatiche apostoliche le benedizioni del cielo. Operò dunque con forza, senza sgomentarsi, senza indietreggiare avanti ad ostacoli d'ogni sorta, senza fretta, senza smanie, gettando il seme nel solco e attendendo quando piacesse al Padrone della Messe mandare il tempo della raccolta.

Ma la forza d'animo doveva a maggior fecondità di risultati congiungersi in Francesco alla soavità dei modi, alla impeccabile cortesia dell'animo. E questa non fu in Lui, quello che è in tanti mondani, una semplice lustra esteriore, destinata a nascondere l'egoismo e le sue esigenze insaziate, ma il vero profumo della bontà, la forma esteriore della gran carità che gli avvampava nel cuore. È noto quanta gentilezza nativa spirino i suoi scritti presentando la pietà sotto un aspetto dolce ed attraente per farla così penetrare nelle aule lei grandi. La più corretta e ortodossa dottrina si sposa nei suoi scritti alla garbatezza dello stile che ha spesso la fragranza dei più bei fiori della grazia, in guisa da far di Lui un classico della lingua francese. Ciò è tanto notevole, in quanto non poche delle sue scritture sono di carattere polemico, dove purtroppo è facile - come lo prova l'esperienza storica e quotidiana - passar i limiti della moderatezza e delle buone maniere. Gli è perchè questa imperturbabile amabilità del Salesio non era un portato naturale, rispettabile sempre, ma oggetto più d'invidia che di lode; bensì effetto di una lotta lunga tra un carattere ardente, pronto allo sdegno, al risentimento, e di una volontà sempre vigile, sempre inflessibile e tenace: di una volontà eroica, bene determinata di voler ottenere, col divino aiuto, quello che s'era antecedentemente determinato. Questo era in tanto più notevole, in quanto quella dolcezza, prima di trasfonderla nei suoi scritti, il Salesio l'aveva portata, a costo di quali sforzi è impossibile dire, nelle sue azioni quotidiane, in mezzo a tutte le contingenze della sua vita, di studente universitario a Parigi, a Padova, nel contrasto paterno alla sua vocazione, nel tempo dell'Apostolato, nella sua vita di Vescovo e di uomo di società.

Ognuno vede quanto sia a proposito in questa nostra età di fiacchezza di caratteri, e pur di violenza, presentare al popolo cristiano questo sublime modello di fortezza e di amabilità: Suaviter in modo, fortiter in re. Nulla più si esige dal cristiano e dallo stesso cittadino che la fedeltà incrollabile ai principii immutabili e ai più sacri doveri; ma è troppo noto come sia di moda e dilaghi oggi un accomodamento indegno della coscienza a tutte le domande delle passioni e una dedizione deplorevole ad ogni nuovo soffio d'errore. La vita sociale, poi, si è fatta un susseguirsi di contrasti, oramai non più difesi dalle norme della più doverosa creanza. Ad ogni tratto, anche tra le persone che più dovrebbero per il loro stato sociale padroneggiare e disciplinare i loro sentimenti, scoppiano le parole oltraggiose, e, quel che è peggio, le vie di fatto; con seguito di ferite e di uccisioni.

La maggior conoscenza della vita e del carattere del Santo di Sales sarà pure opportunissima per la formazione della gioventù, così bisognosa di dolcezza per essere avvicinata e guadagnata al Vero e al Bene, mentre l'esempio del carattere purissimo e saldissimo di Lui, col divino aiuto, darà ai nostri giovani quella fermezza, contro le lusinghe dei sensi e contro lo schiamazzo dell'errore, la quale oggi, purtroppo, si lascia tanto a desiderare.

Il Salesio non visse la sua vita nel chiostro, ma nella società; ebbe a trattare frequentemente colle supreme autorità del Piemonte e della Francia; fu uomo di cultura tra i più eccellenti del tempo suo, laureato in filosofia ed in giurisprudenza; amò frammischiarsi tra il popolo; seppe dire ai potenti la voce della giustizia e della verità; conobbe quant'altri mai la scienza dei cuori e l'insuperabile arte di condurli dolcemente e sicuramente a Dio per tutte le strade della perfezione psicologica e cristiana.

Conobbe per tempo l'importanza della stampa, e se ne valse, come arma di conquista, là, dove non poteva arrivare la sua parola viva, onde meritò di essere assegnato dalla Chiesa a protettore della Stampa Cattolica.

Nè è a dimenticare qual esempio di Vescovo egli abbia dato ai suoi contemporanei, quale zelo abbia portato nella visita della sua ampia e montuosa diocesi, con quale larghezza di cuore abbia avvicinato peccatori ostinati e nemici del nome cattolico, quanto si sia interessato dell'insegnamento della dottrina cristiana ai giovani e al popolo di città.e di campagna.

L'Ordine della Visitazione, il quale tuttora fiorisce e da cui Dio amò scegliere l'Apostola della divozione del Sacro Cuore, è un'altra prova della moltiplicità delle sue attitudini e dell'inesausta sua dolcezza spirituale.

Onde, sintetizzando così grande quantità di meriti, qual è quella di cui si adorna la vita e l'opera di S. Francesco di Sales, noi possiamo affermare che in Lui risplende lo spirito più genuino del Vangelo presentato nell'integrale sua pienezza e reso adatto dalla più squisita gentilezza e squisitezza di modi ad insinuarsi nei cuori. Le circostanze della vita lo condussero a porgere i più begli esempi di fortezza, di costanza, di generosità, di correttezza di tratto, che ne fecero uno dei personaggi più eminenti del tempo suo, a prova dell'eterna verità del Cattolicismo e della sua capacità d'adattarsi a tutte le condizioni del tempo e delle varie esigenze civili e sociali. E quindi grande il bene, che, specialmente nella classe còlta, può arrecare un rinfrescamento della sua memoria, sia considerata nelle sue opere, come nei suoi scritti, e specialmente nei suoi mirabili esempi.

Uno degli spettacoli senza dubbio più tristi dell'età nostra è la defezione dalla fede di tanta parte della società còlta, deiezione dovuta, insieme con tante altre gravissime cause, alla cattiva luce sotto cui è presentata dai nemici della Chiesa la nostra Santa Religione, come se essa fosse indegna dell'attenzione delle persone di studio e di pensiero. San Francesco di Sales è tal esempio che può dissipare dalle menti questo errore.

Egli inoltre, Dottore di Santa Chiesa, ci insegna efficacemente come dobbiamo ingaggiare e continuare con incrollabile fermezza e con inalterabile correttezza e rispetto alle persone degli avversari, la guerra per il ritorno di Gesù Cristo nelle menti e nei cuori, per mezzo della predicazione, per mezzo dell'esempio, per mezzo della bontà sopratutto, e per mezzo della stampa. Omnia Vestra! Egli, uomo di Dio e uomo del suo tempo, per condurre a Gesù Cristo le anime, seppe rendersi tutto a tutti, dandoci l'autorevole e prezioso ammaestramento che invece di abbandonarci a sterili deplorazioni dei mali dei tempi nostri, dobbiamo procurare di secondare le nobili aspirazioni, che anche ai nostri tempi non mancano, per far ritornare nelle anime il regno di Dio.

Rammenta finalmente S. Francesco di Sales la necessità della scienza nel ceto ecclesiastico, poichè Egli lasciò scritto che essa è l'ottavo sacramento e che le peggiori sventure capitarono alla Chiesa quando l'Arca di Israello cadde nelle mani dei suoi nemici. Oh! come fu sapiente il Ven. D. Bosco a scegliere questo gran Santo a Patrono della Pia Società, che Egli volle fondata per far fronte ai nuovi bisogni dei tempi.

Ben venga dunque la ricorrenza del Terzo Centenario della morte di S. Francesco di Sales a ravvivare nel popolo cristiano, e specialmente nel ceto giovanile ed ecclesiastico, la divozione e l'imitazione di questo gran Santo, così amante delle anime, così industrioso ad attirarle al bene, così attaccato alla Cattedra Papale, così vivace e garbato nelle polemiche intraprese per le verità della fede, così ricco nei suoi trionfi. La Francia e l'Italia debbono darsi la mano nel celebrare la faustissima ricorrenza, e sopratutto coloro che auspicano, da una maggior conoscenza della dottrina cattolica e dallo snebbiamento dei pregiudizi, un ritorno consolante dei popoli così dolorosamente provati all'amplesso della Chiesa di Gesù Cristo.

Il sorgere dell'Anno Trecentenario.

Il 28 dicembre u. s. si compivano 299 anni dalla morte del glorioso nostro Patrono S. Francesco di Sales, e il 1° Oratorio Salesiano festeggiava solennemente il sorgere dell'anno trecentenario nella Basilica di Maria Ausiliatrice.

Insieme con gli alunni studenti ed artigiani dell'Oratorio di Valdocco, presero parte alle devote funzioni i chierici del Seminario delle Missioni Estere e gli alunni della Scuola normale Valsalice, del Collegio San Giovanni Evangelista e delle Scuole Professionali Don Bosco al Martinetto; tra tutti più di millecento giovani, che si accostarono devotamente alla S. Comunione alle messe celebrate dal nostro Prefetto Generale Don Filippo Rinaldi e dal Direttore delle nostre Scuole Professionali Don Pietro Ricaldone; e tutti insieme, stipando con un buon numero di fedeli il Santuario, intervennero anche alla messa cantata dal prof. Don Bartolomeo Fascie, alla quale si degnò assistere pontificalmente Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Battista Pinardi, Vescovo Tit. di Eudossiade e Ausiliare dell'E.mo Card. Richelmy.

A mezzodì, tutti quanti, per espresso desiderio del compianto Don Albera, si fermarono anche a pranzo nell'Oratorio, fraternizzando lietamente sotto le camerette di Don Bosco e di D. Rua. Fu una giornata, piena di gioia dolce, serena, indimenticabile.

Alle 14.30 tutti quanti nuovamente si raccolsero, in teatro, per assistere ad una splendida conferenza con proiezioni luminose sulla vita di S. Francesco di Sales, detta dal Dott. Don Giuseppe Gribaudo, Direttore dell'Istituto Don Bosco di Verona. Dalle rive incantevoli e dagli alpestri paesaggi della patria terra di Savoia, ai più cari ricordi della studiosa gioventù a Parigi e a Padova; dalle terre che lo videro apostolo infaticabile, alle memorie più importanti dell'opera sua instancabile di Vescovo secondo il cuore di Gesù, di Fondatore della Visitazione, e di scrittore dotto, mite e affascinante, tutti i più cari particolari che rendono così varia e interessante la vita del glorioso Patrono, passarono innanzi allo sguardo attento dei giovani spettatori, fortemente impressionandoli. Il trattenimento si chiuse con la visione delle scene cinematografiche di « Don Bosco fanciullo », di cui parlammo lo scorso mese, che ebbero nuovi, cordialissirrii applausi.

La memoranda giornata ebbe degno epilogo nella Basilica di Maria Ausiliatrice con la solenne benedizione eucaristica, impartita pontificalmente da Mons. Pinardi.

Per il triduo solenne.

Facoltà di celebrare la Messa propria di S. Francesco di Sales, e concessione di particolari Indulgenze.

A festeggiare solennemente il III Centenario della morte di S. Francesco di Sales, il Santo Padre BENEDETTO XV, ad istanza del rev.mo Don Filippo Rinaldi, Vicario Generale della Pia Società Salesiana, con Rescritto della S. Congregazione dei Riti, in data 18 gennaio, concedeva:

1) l'indulto della Messa propria dal Santo (servatis servandis) per tutte le messe, lette e cantate, che si celebreranno in ciascun giorno del Triduo solenne, che avrà luogo durante l'anno 1922 in onore di S. Francesco di Sales, in qualsivoglia chiesa e cappella dei Salesiani o dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice;

2) Indulgenza plenaria, applicabile alle Anime del Purgatorio, per tutti i fedeli, che, confessati- e comunicati, in un giorno del triduo visiteranno la chiesa o cappella dove si compiono i festeggiamenti, e pregano secondo l'intenzione del S. Padre;

3) Indulgenza parziale di 100 giorni, applicabile alle Anime del Purgatorio, in ciascun giorno del Triduo, per tutti i fedeli, i quali, con cuore almeno contrito, faranno una visita come sopra.

" RIVISTA DEI GIOVANI".

L'ultimo numero dei 1921 di Rivista dei Giovani dà un'idea completa del molto e bel lavoro svolto nel suo second'anno di vita. E davvero meraviglioso constatare quanta e quale ricchezza seppe ammanire, mese per mese, questa simpatica rivista. Vi troviamo articoli religiosi, educativi. storici, biografici, apologetici, polemici, sociologici, allegre ed educative novelle, poche ma degne poesie, notizie varie, scelte allo scopo di educare,

Mentre ci congratuliamo con la seria e nutrita e nutriente «Rivista », invitiamo i nostri lettori a conoscerla ed a metterla in mano a quei giovani che abbisognano d'una cultura soda e cristiana.

Importante. - Chiedere saggi: Corso Regina Margherita, 174, Torino. L'abbonamento annuale per quelli che l'accompagnano con l'indirizzo col quale ricevono il Bollettino, è ridotto a L. 10.

Nel III Centenario della S. Congregazione di Propaganda Fide.

L'E.mo Card. Van Rossum, Prefetto della Sacra Congregazione di Propaganda Fide, ha diretto una lettera a tutti Vescovi, per il III° Centenario della fondazione del benemerito Istituto.

Gregorio XV con Costituzione apostolica del 22 giugno 1622 fondava solennemente la Congregazione di Propaganda Fide allo scopo altissimo di presiedere, dirigere e disciplinare le missioni destinate a predicare il Vangelo alle genti, e: « Iddio solo - dice l'Eminentissimo - sa quanti vantaggi portò l'opera dei missionari in questi tre secoli, tanto per la religione, quanto per la civiltà... Resta però una messe numerosa da raccogliere: sterminate regioni non ancora civilizzate e innumerevoli masse di uomini aspettano l'annuncio di pace e di luce che viene dall'Evangelo. Perciò conviene ricordare solennemente questo terzo Centenario e rievocare nel miglior modo quanto i sommi Pontefici, da Gregorio XV in poi, fecero in pro delle missioni; quanti vantaggi abbia ricevuto il civile consorzio dall'opera della Sacra Congregazione di Propaganda, volta a formare gli animi alla fede cristiana e alla civiltà, quante siano state le immense fatiche dei missionari e dei loro cooperatori e delle loro cooperatrici: quanto sia stata larga la beneficenza che ricchi e poveri nel corso dei secoli hanno destinato per le missioni. E di tutte queste gloriose memorie conviene rendere grazie all'Onnipotente Iddio ed all'Immacolata Vergine Regina degli Apostoli, che tutte queste grazie implorò dal Divin Figlio, Salvatore del genere umano ».

Benedetto XV, udita la relazione del Cardinale Prefetto di Propaganda, non solo ha approvato le feste per la centenaria commemorazione, ma ha ritenuto opportuno di partecipare ad esse personalmente e coll'elargizione di speciali grazie spirituali.

Nello stesso tempo il Santo Padre ha ordinato che a tutti i Vescovi dei mondo sia comunicato il Suo desiderio, che in tutte le chiese cattedrali, parrocchiali o principali, tanto delle diocesi, quanto delle missioni, si celebri egual triduo, secondo l'opportunità dei tempi e dei luoghi. Per queste funzioni Sua Santità ha concesso speciali indulgenze, ed ai Vescovi e Sacerdoti da loro delegati ha dato facoltà d'impartire la benedizione Papale alla chiusura del triduo.

Infine Sua Santità ha composto per questa circostanza una bella preghiera, che potrà essere opportunamente recitata ogni giorno, e particolarmente nei giorni del triduo.

La daremo nel prossimo numero.

Un monumento al S. Padre.

L'11 dicembre u. s. a Costantinopoli venne solennemente inaugurato un monumento a Sua Santità Benedetto XV, capolavoro del genio artistico del prof. Quattrini, sulla piazza della cattedrale.

Come tutti sanno, il Monumento venne innalzato colle generosissime offerte dei mussulmani, degli ebrei, degli armeni, dei greci, dei protestanti, di tutte le classi sociali: da Sua Maestà il Sultano fino al vice Re dell'Egitto; dal Gran Rabbino di Turchia fino al Patriarca Armeno, Gregoriano e Giorgiano; e in Costantinopoli, capitale dell'Islanismo e culla dello scisma e dell'eresia.

Questo monumento, eretto senza il concorso dei cattolici, e in una città ove invano si cercherebbe in una piazza, in una via, una statua, perche tutte le città turche sono senza statue, e la statua del Papa è la prima in tutto l'impero, desterà a prima vista le più grandi meraviglie. Eppure esse si dilegueranno considerando che in Oriente, forse più che altrove, si seppe apprezzare, nel suo giusto valore, l'immenso beneficio dell'opera dell'Augusto Capo della Chiesa Romana; opera di pace, di amore, di carità, e di paterna protezione, elargita a tutti, senza distinzione di religione e di nazionalità, nell'immane conflitto mondiale. Ora di questi sentimenti ispirati a una vera sentita riconoscenza per l'apostolato di carità del Pontefice Benedetto XV, diedero le popolazioni mussulmane, ebree, armene e greche, una solenne conferma, accorrendo, insieme con tutte le autorità, all'inaugurazione del monumento.

Il Delegato Apostolico, Mons. Dolci, ringraziò i popoli orientali con un elevato discorso. Rievocò l'andata a Costantinopoli dei Papi Giovanni nel 525, di S. Agapito nel 535, e di Vigilio nel 547, attrattivi da un grande ideale: il bene dell'umanità ovunque, sempre inseparabile da quello della religione.

Oggi, in ore non men critiche, non meno dolorose, vi è giunto in ispirito e nell'immagine augusta Benedetto XV, la cui grande anima palpitò per tutte le sventure dell'Oriente, sui campi di battaglia, sui campi di concentramento, sulle tombe degli eroi, accanto alle vedove, agli orfani, ai derelitti, ad ogni specie di sofferenti. Egli asciugò tutte le lagrime, rianimò tutti i cuori. I popoli d'Oriente gli hanno voluto esprimere in forma così solenne e degna la loro riconoscenza: e il Nunzio disse di accoglierla con senso di gratitudine a nonne del Santo Padre.

Sulla base del monumento sta questa eloquente iscrizione:

Al grande Pontefice - dell'ora tragica mondiale - Benedetto XV - Benefattore dei popoli - senza distinzione di nazionalità e di religione - in segno di riconoscenza - L'Oriente - 1914.-I9I9.

Questo numero era già in macchina, quando, fulminea, ci é giunta l'angosciosa notizia della morte di Papa BENEDETTO XV.

Questa pagina - che già parlava di Lui - rechi almeno il più caldo invito a promuovere dappertutto suffragi e onoranze solenni alla Sua memoria, in modo che riescano, alla gioventù e al popolo, di forte stimolo a venerare sempre meglio l'augusta Persona del Papa.

Figure degne di memoria.

Mons. PASQUALE MORGANTI.

Sulla tomba del compianto Arcivescovo di Ravenna deponiamo con affetto il fiore della riconoscenza più devota. Allievo del Ven. Don Bosco dal 1864 al 187o, ne venerò e ne diffuse in ogni tempo la memoria, predicandola a tutti associata all'eroismo di ogni virtù. Carissimo al venerando Don Rua, volle confortarne le ore estreme con la sua presenza, e ne lasciò scritto l'elogio più grande. Confidente ed artico di Don Albera, nel 1918 ne accettava l'invito di recarsi a benedire il nuovo Santuario dei Becchi, eretto di fronte all'umile casetta natale di Don Bosco, e fu l'ultima volta che tornò a Torino. Era già mesto e stanco: non aveva più quella indomita attività che era stata la sua caratteristica, e ci parve triste pronostico.

Difatti, fin d'allora, affetto da diabete, arteriosclerosi e mal di cuore, la sua salute andava declinando. Ed egli stesso lo vedeva; tanto è vero che il 25 dicembre del 1919 dettava il suo testamento morale; e non senza difficoltà nel settembre del 1920 si decise a recarsi al Congresso Eucaristico di Bergamo, dove fu colto da una crisi così violenta, che si trovò in punto di morte. Potè riaversi e tornò a Ravenna: ma gli assalti del male presero a ripetersi con frequenza, e da circa un anno non celebrava più la S. Messa, ma riceveva quotidianamente la S. Comunione, previe alcune pie riflessioni che gli rivolgeva il Vicario Generale Mons. Casati; finchè confortato più volte dalla benedizione del S. Padre, spirò, come già annunziammo, il 18 dicembre u. s. assistito dal nostro don Lorenzo Saluzzo, cui lo legavano i più forti vincoli di cristiana amicizia, e fu pianto sinceramente da tutti i suoi diocesani.

Mons. Pasquale Morganti era nato a Lesmo, archidiocesi di Milano, il 3 dicembre 1852. Compì gli studi prima a Torino nell'Oratorio Salesiano; poi nei Seminari di Milano. Ordinato sacerdote nel 1875, fu nominato Direttore Spirituale del Collegio Arcivescovile di S. Martino, e Professore di Teologia ai Prefetti del vicino Seminario di S. Pietro Martire, dove rimase otto anni, rendendosi altamente benemerito di quegli Istituti. Eletto confessore dell'illustre Collegio di S. Carlo in Milano, vi stette per altri otto anni, espandendo il suo zelo apostolico in molti altri istituti religiosi della città, dove la parola facile, erudita ed eminentemente pratica, lo rendeva ambito per i veri successi spirituali che otteneva.

Pio e zelante, raccolse ben presto la piena fiducia e la maggiore stima dei Superiori e dell'Arcivescovo, e fu creato Direttore Spirituale del Seminario Maggiore, che ospitava circa 250 studenti di teologia.

Nei 12 anni che coprì tal ufficio, egli fu per i seminaristi un padre, zelando con cura indefessa la loro educazione spirituale, ed imprimendo in essi coll'esempio, colla parola scultoria, coi consigli sempre franchi, chiari e rettissimi quel sensus Christi, che è la vera forma del buon prete, che in tutte le sue opere non cerca altro che l'attuazione del Vangelo. Soli circa mille i sacerdoti che fiorirono nella Diocesi Milanese sotto la direzione di Mons. Morganti: parecchi furono promossi alla dignità episcopale: molti coprono le più elevate cariche diocesane: tutti lo ricordano con trasporto.

Le sue conferenze ai candidati al sacerdozio erano un programma di vita sacerdotale così chiaro, così scultorio, pratico, sicuro, che lasciava un'impronta indelebile nel cuore degli ordinandi.

Ma per l'energia di Don Morganti il Seminario Teologico era ancor poco; egli poteva disporne ancor tanta da fecondare e ridurre gigante in Milano l'Opera salesiana. Ed è merito suo, di don Rua, e di Don Lorenzo Saluzzo, attualmente Direttore della Casa Salesiana di Ravenna, se in Milano sorse il grandioso Istituto Salesiano di S. Ambrogio, che dà ricetto ad oltre 500 giovanetti.

Tanto lavoro apostolico, unito alle doti più preclare, chiamò su lui lo sguardo del Sommo Pontefice Leone XIII, che il 9 giugno 1902 lo nominò Vescovo di Bobbio.

A Bobbio Mons. Morganti si fermò poco, due anni e sette mesi; ma il suo episcopato lasciò un'impronta nuova e duratura, perchè - come scrisse scultoriamente la Trebbia - se il suo predecessore Mons. Porrati, di f. m , chiuse gloriosamente il passato, Mons. Morganti dischiuse felicemente le porte dell'avvenire.

Mancava un giornale che disseminasse le buone idee e fosse organo del movimento cattolico, e Mons. Morganti, coadiuvato in questa, come nelle altre nobili iniziative dall'impareggiabile suo Segretario D. Enrico Brianza (ora Provinciale dei Domenicani e Priore del Convento di S. Domenico a Bologna) fondò nel 1903 il citato foglio settimanale. Vi era bisogno di dare un aiuto alla gioventù, ed egli gettò le basi dell'Oratorio femminile Ven. Gianelli, e rese più prospero l'Oratorio maschile, in cui lavorava indefessamente da anni il Can. Codebò, vero apostolo della gioventù bobbiese. In pari tempo diè vita al Circolo Cattolico Silvestro II, abbozzato negli ultimi anni di Mons. Porrati; fondò un Comitato Pro scientia et fide, che organizzasse una serie di Conferenze da svolgersi in Vescovado; diede vigoroso impulso all'Azione Cattolica; fece costrurre il nuovo pavimento della Cattedrale restaurata ed abbellita da Mons. Porrati, e il portico del Santuario del Penice; ampliò notevolmente i locali del Seminario; promosse le vocazioni dei chierici, che salirono ad un numero non mai raggiunto; rivolse loro più volte la settimana meditazioni e conferenze scultorie ed efficaci; istituì e diresse l'Unione delle Madri Cristiane; visitò per balze e dirupi tutte la parrocchie della Diocesi; e colla voce tonante degli antichi Profeti rinfrancò le popolazioni nella fede e nella pietà degli avi.

L'opera di Mons. Morganti varcava anche i confini della Diocesi; presiedette il 2° Pellegrinaggio Nazionale in Terra Santa e tenne discorsi, Esercizi spirituali e Missioni a Genova, Tortona, Savona, Borgomanero e Milano.

La sera del 31 ottobre 1904 gli giungeva la comunicazione ufficiale della sua promozione alla sede Metropolitana di Ravenna: ma non partì da Bobbio che il 30 giugno 19o5, tra le lacrime della popolazione, in mezzo alla quale tornò nel 1909 e nel 1911, per le feste di S. Colombano, di cui zelò sempre il culto e la gloria.

A Ravenna Mons. Morganti potè spiegare una portentosa attività pastorale per 17 anni. Non ci è possibile seguirlo nella sua operosità fenomenale. Compì tre visite pastorali, celebrò il Sinodo Diocesano, eresse nuove Parrocchie, fece sorgere Asili Infantili e propugnò instancabilmente l'azione cattolica maschile e femminile, favorendo il Piccolo Credito Romagnolo, che divenne fiorentissimo, e diffondendo la stampa cattolica generale e locale, come il Romagnolo e la Squilla della Speranza, organo del movimento femminile. Egli provvide a tutto. Indisse due Missioni in Duomo, predicate da Ecc.mi Vescovi; organizzò le feste cinquantenarie della Madonna del Sudore; e si adoperò per la celebrazione del Centenario Dantesco, costituendo un attivissimo comitato che presiedette personalmente sino agli ultimi anni. Così si ebbero, e l'omonimo Bollettino, illustrato splendidamente, e i restauri della Chiesa di S. Francesco, e le feste, in cui, nel nome e per la gloria di Dante, Ravenna divenne il centro di una meravigliosa vibrazione mondiale. Per questa attività si meritò un Breve lusinghiero dal S. Padre Benedetto XV.

Eletto nel 1909 Vescovo di Cervia, spiegò pure in quella Diocesi il suo zelo apostolico, celebrando il Sinodo, compiendo la Sacra Visita, ed erigendo una nuova Parrocchia, di cui egli stesso costrusse la chiesa, come a Ravenna aveva edificato quella dell'Oratorio maschile.

Uomo di singolare natura, in cui tutto era convinzione, riflessione, sincerità e coerenza, talora impressionante; di mirabile dominio sopra se stesso per la forza d'una volontà lungamente temprata e sempre vigile; modestissimo e rifuggente dal plauso degli uomini, non fu un artista della parola, ma un parlatore in cui tutto parlava, la voce, lo sguardo, il gesto, il viso con le sue pieghe e le sue rughe, con la vicenda del suo spianarsi ed aprirsi in sorriso pieno di bonarietà e del suo quasi offuscarsi e accigliarsi in concentramento pensoso; e della parola si servì costantemente per ammaestrare, in pubblico e in privato, mostrando luminosamente, com'egli, anche in condizioni di tempi e di ambienti tutt'altro che facili, avesse compreso l'azione pastorale nella sua vastità multiforme, massime nel campo della scuola, del lavoro e della stampa. Il giorno in cui fece l'ingresso a Ravenna non vide che un piccolo gruppo di fedeli accorsi a rendergli omaggio: morto, la sua salma riscosse solenne tributo di vera ammirazione e commozione popolare.

Mons. Morganti fu anche scrittore sacro apprezzato. Oltre le molte Lettere Pastorali, tutte di attualità e piene di calore sacerdotale, egli compose e pubblicò parecchie operette ascetiche, tra cui primeggia il Sic orabitis, meditazioni pei sacerdoti in forma affettiva, approvate, benedette e raccomandate dal S. Padre, che ebbero largo favore. Noi ci auguriamo che vengano tradotte in bel latino a pascolo del Clero di tutto il mondo.

Per noi merita pure un, cenno speciale il suo preziosissimo Manuale di pietà ad uso dei Cooperatori Salesiani, che vorremmo vedere largamente diffuso. È in corso di stampa - e ne godiamo assai - un suo lavoretto sul S. Cuore; e farebbero un gran bene, se fossero pubblicate, anche le Meditazioni e le Istruzioni; che dettava ai chierici e ai sacerdoti.

A corona di questi rapidi cenni, dai quali, benchè soltanto abbozzata, emerge tuttavia la grandezza di questa bella figura di Vescovo, nostro affezionatissimo ex-allievo, crediamo di far cosa edificante riferendo per intero una sua pagina, quella del suo

Testamento morale.

I. A DIO MIO CREATORE: « Niuno di noi per sè medesimo vive e niuno per sè muore..., se viviamo viviamo pel Signore, se moriamo, moriamo pel Signore. Siamo del Signore. Egli ci ha creati, non noi ci siam fatti ». Eccomi pertanto senza ritrosie e ripugnanze nelle vostre mani per glorificarvi fino all'ultimo istante della mia vita.

Vi ringrazio degli inenarrabili doni concessimi in tanti anni di vita, nel campo naturale e soprannaturale. Quanto avrei dovuto amarvi!

Invece « i miei peccati hanno sorpassato la mia testa ». Ebbene come un dì (il 3 dicembre 1852) la vostra Potenza mi creava, oggi mi rigeneri e salvi la vostra Misericordia, mitigando il rigoroso giudizio ormai imminente. Alla sgomenta coscienza, che mi ricorda « che cosa orribile è cadere nelle mani del Dio vivente », il vostro Cuore mi incoraggi ripetendomi: « Venite a me, tutti, ed io vi conforterò ».

Vi offro in espiazione delle mie colpe il sacrificio della mia vita, quale olocausto in unione al vostro sul Calvario.

Maria, Angelo mio custode, miei speciali Protettori, compite l'opera vostra benefica verso l'anima mia, presentandomi voi al Divin Tribunale.

II. AI PARENTI: Cari fratelli, sorelle, cognati e nipoti. Ricordate come sempre ci siamo amati, senza mai rotture, e come anelavamo, anche dopo dispersi, ritrovarci riuniti tutti insieme in date circostanze.

Ma ecco che anch'io, per chiamata di Dio, vi lascio per avviarmi all'eternità! Oh, quivi, nella Casa del Padre Celeste, come spero, vi attendo tutti per non dividerci mai più. Mancherà nessuno di voi in Paradiso?

Perseverate quindi nella fede dei nostri Maggiori, che è la fede Cattolica, Apostolica, Romana, insegnata dalla chiesa e dall'Infallibile suo Capo, il S. Pontefice.

III. AI MIEI SACERDOTI: Confratelli: mi stacco per sempre anche da voi, dopo tanti anni di convivenza. Quanto si agita in questo mio cuore, che vorrei esprimervi! Vi bastino queste poche proteste, che il momento solenne vi garantisce sincere. Vi ho sempre amati tutti, anche nelle rigide esigenze del dovere. La vostra santificazione fu sempre in cima ad ogni mia aspirazione.

Vi ringrazio della zelante collaborazione vostra nell'adempimento del gravissimo mio compito. Pregate che Dio mi perdoni tante deficienze e perdonatemi anche voi la scabrezza della povera mia natura, non sempre ben disciplinata. A chi di voi venisse da dubitare del mio affetto, a lui in ispecie ripeto: « No, mio caro Confratello, ti amo ».

Conoscete le difficoltà caratteristiche di questi tempi, tanto ostili alla fede: brandite quindi le armi proporzionate a quelle dei nostri avversaria. Favorite cioè le associazioni giovanili, la buona stampa, le istituzioni sociali, economiche ecc., con zelo anche audace, guardandovi dalla prudenza della carne e da baldanze generose, ma meno assequienti alle discipline della Chiesa: e pregate pel povero vostro Arcivescovo.

IV. AL POPOLO: Popolo Ravennate, Popolo mio, Gregge mio, Vigna d'Apollinare, su, ti scuoti. Richiama la fede dei Padri tuoi, dei quali ti scorre ancora per le vene il sangue generoso. Ti stacca dai nuovi pagani coll'impeto dell'indole tua nobile e fiera. Restituisci a Cristo ed alla sua Chiesa le tue energie. Non disgustare, quasi smentendolo, il tuo Dante, che ti vuole con Cristo e sciolto dalle ignobili catene della incredulità e della corruzione.

Figliuoli miei, mi lusingo che, come ultimo .attestato al vostro Pastore, vorrete applicare per me numerose sante Comunioni.

Raccomando alla carità dei miei sacerdoti di far noto ai fedeli l'estremo desiderio del loro Arcivescovo.

Vi benedico tutti senza distinzione, e, con la massima e fusione del cuore: ed anche voi ricordate, o figli, a Gesù Redentore il vostro Pastore.

Ravenna, 25 dicembre 1919.

+ PASQUALE MORGANTI Arciv. di Ravenna e Vesc. di Cervia.

R. I. P.

CONVEGNI D'AZIONE SALESIANA

Intra.

Il 24 novembre u. s. fu per Intra una giornata veramente salesiana. Nel mattino ufficio, funebre in suffragio di Don Albera, nella grande chiesa prepositurale, con numerosissimo concorso della cittadinanza, ed elogio funebre detto dal Prevosto.

Nel pomeriggio Convegno dei Cooperatori, al quale partecipò tutto il clero della città, con a capo il rev.mo Prevosto Don Apostolo, parecchi Parroci dei dintorni e, al completo, il Comitato provvisorio, sorto per l'incremento dell'Opera Salesiana e delle due case delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Siamo lieti di dichiarare che fu pienamente raggiunto lo scopo.

Il Comitato provvisorio si convertì in permanente, allargando il numero con altre persone tra le più attive e influenti. Fu pure deliberato l'inizio dei lavori d'un padiglione-teatro per l'Oratorio delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Ma ecco tutti i voti presentati all'adunanza, studiati e approvati con entusiasmo:

I) IL COMITATO PRO-PADIGLIONE divenga CoMITATO PERMANENTE per l'azione salesiana in generale, e per favorire e Proteggere le Opere e le iniziative salesiane locali;

2) Renda più conosciuta e Più seguita la pratica della commemorazione mensile di Maria SS. Ausiliatrice;

3) Favorisca e zeli lo sviluppo degli Oratorii festivi maschile e femminile;

4) In città e dintorni provveda: a) che, Per le feste di S. Francesco di Sales e di Maria Ausiliatrice si facciano le conferenze prescritte e in luogo adatto;

b) che si riceva e si legga dai Cooperatori e si faccia leggere il Bollettino Salesiano e la Vita

di Don Bosco;

e) che si promuova, come in altre diocesi, cicli di conferenze di propaganda, con proiezioni, su Don Bosco e le Opere Salesiane;

d) che i Cooperatori favoriscano e sostengano le opere parrocchiali.

LETTERE DEI MISSIONARI

CINA

Un visita ai distretti del Vicariato di Shiu-Chow. (Relazione di Mons. Luigi Versiglia) (1).

III) Ying Tak.

Alla volta di Lin Kong How. - Un originale tipo di vecchio. - « Padre, svegliati: il gallo ha cantato». - Curiosi sistemi di conoscere le ore.

Ritornato da Chi Heng, passai ancora qualche giorno a Schiu-Chow, ed ai primi di giugno ripresi il viaggio. La ferrovia giunge fino a Lin Kong How, confine sud della nostra Missione, e fra non molto metterà in comunicazione Hong Kong, Canton, Han Kow, Peckino, Mukden, Harbin, Siberia, Europa. Così, all'occorrenza, potremo, montando a Shiu-Chow, non discendere che a Torino, a Roma, od a Marsala!

A Lin Kong How mi attendevano il Padre Ly della Missione di Canton, e il nostro Don Pasotti con un bel numero di cristiani di un paese distante quattro ore di cammino. Li capitanava un buon vecchio sulla sessantina, il notabile del villaggio, capo della cristianità, che si presentava in perfetto costume cinese, ma con un cappello all'europea rovesciato all'insù ed un lungo bastone in mano a guisa di pastorale. Erano le insegne della sua dignità, da lui immancabilmente assunte nei giorni di festa ed ogni qualvolta presiedesse a qualche funzione religiosa. E come ci teneva! Tutti però lo stimavano e lo ubbidivano.

La sera precedente, egli si era riservato l'onore di svegliare il Padre, perchè potesse partire a tempo. Non era ancora mezzanotte, ed eccolo alla porta di Don Pasotti. - Bum! bum! San Fu, (Padre), svègliati, àlzati. - Ma D. Pasotti, che non ci trovava proprio il conto suo: - Che ora è? domanda.

- Non lo so, ma certo è presto, come vuoi. - Forse troppo presto!

- No, ha già cantato il gallo. - A che ora canta il gallo?

- Canta quando si sveglia.

Don Pasotti guarda l'orologio: erano appena le undici e mezzo:

- Va' va', gli dice, c'è tempo ancora; non è mezzanotte.

Benche non fosse molto persuaso del fatto suo, il vecchio se ne andò e rimase a vegliare fino a che il gallo cantò una seconda volta. Allora si rinnovò la scena.

- Ma lasciami in pace - gridava il Missionario un po' stizzito, mi sveglierò da me.

Al mattino, celebrata la S. Messa per tempo; partì colla carovana e giunse, verso le dieci, all'arrivo del treno.

Bisogna dire che quel villaggio è sperduto in mezzo alle montagne, senza vie, e senz'altre comunicazioni che i rigagnoli scavati dall'acqua durante le stagioni piovose. I lumi della civiltà non vi sono ancora arrivati, e neppur quelli a petrolio, giacchè per far luce usano uno stoppino immerso in olio di sesamo sopra un piattello di terra cotta. Non hanno orologi, ma, per conoscere l'ora, durante il giorno guardano il sole, e durante la notte le stelle. Si alzano all'alba, oppure al canto del gallo, se hanno bisogno di alzarsi prima. Quella notte disgraziatamente il cielo era nuvoloso e coperto, e, forse per questo, l'orologio del gallo non funzionava in condizioni normali.

Durante il giorno usano anche un'altra specie di orologio, molto più costante e sicuro: l'occhio del gatto. Con questo possono dirvi esattamente il mezzogiorno e le altre ore. A mezzogiorno, anche se non vi è sole, la pupilla del gatto si restringe talmente da diventare come una linea filiforme, di una finezza estrema: poi, gradatamente, la dilatazione ricomincia. È un'esperienza che si può fare quando si vuole, Chissà che questa scoperta non abbia da far fortuna, e non avvenga un giorno di vedere, anche per le vie delle grandi metropoli di Europa, le signorine, non più coll'orologio d'oro al polso, ma con un bel gattino sulle spalle per conoscer l'ora! Sarebbe una moda suggestiva!

Una cristianità fervorosa, ritenuta apostata. - Il ritorno a Dio di un pirata. - Singolare avventura del vecchio originale: da accusatore ad accusato. - Consolante movimento cristiano.

Mi era stato detto che quella cristianità aveva apostatato in massa. Don Pasotti molte volte si era proposto di visitarla, ma ne era sempre stato dissuaso, col pretesto che sarebbe accolto male. Un giorno però vi andò, e n'ebbe la più cara ed inaspettata sorpresa. Non solo quella buona gente aveva conservata la sua fede, ma la praticava per quanto era possibile, radunandosi per la preghiera in comune, sopratutto alla domenica, osservando il venerdì, e insegnando un po' di catechismo ai bambini. L'anima di tutto era il buon vecchio, di cui parlai sopra.

Approfittando della presenza del Missionario che da quattro anni più non vedevano, tutti vollero fare le loro divozioni. Raccontava Don Pasotti: - La prima volta che vi dissi la Messa, vidi al fondo della Cappella una figura di giovinotto, ben piantato, ritto in piedi ed appoggiato ad un fucile, come uno dei bravi descritti dal Manzoni. Dubitai di che si trattasse, e dopo la Messa domandai di lui, ma egli se l'era già svignata.

- È un pirata, mi dissero sommessamente i cristiani.

- Ed è cristiano?

- Si, risposero.

- Come mai fa questo mestiere?

- Rimasto senza parenti, fu facile preda di alcuni incettatori, ed ora da due anni si trova impegnato.

- Non vi sarebbe modo di salvarlo?

- Sì ; perchè in fondo non è cattivo, e non ha perduti interamente i sentimenti religiosi; basterebbe trovargli del lavoro.

Se avessi ascoltato il cuore, continuava Don Pasotti, l'avrei ricercato e condotto con me; ma ai momento non sarebbe stato così facile il rintracciarlo. Esortai i cristiani a pregare Maria Ausiliatrice, perchè riconducesse all'ovile la pecorella fuorviata, e la Madonna non mancò di esaudire le loro preghiere.

Il giovanotto, approfittando di un'amnistia concessa dalle autorità, lasciò la poco onorevole arte, e si arruolò tra le truppe regolari. Era già un passo: ma, ben presto, abbandonata anche la vita militare, si rimise ai lavori dei campi insieme con un suo parente. Ora sta ristudiando la dottrina cristiana, perchè, sebbene battezzato, ha dimenticato tutto, persino il segno della Croce. Non sarà però difficile istruirlo, perchè conosce sufficentemente i caratteri, e presto potrà fare la sua prima Comunione.

Più tardi, una lettera di Don Pasotti mi annunziava un consolante movimento in quella regione.

Doveva trovarmi a Tok Shang, mi scriveva, ed invece la Provvidenza ha disposto che tornassi a Ko Sa Kong, perchè, durante una fermata causata da avarie al vaporino, fui raggiunto da un corriere del Padre Ly, che mi richiamava con urgenza a Ying Tak. Si trattava di quel vecchio di Ko Sa Kong, (si ricordi il mio svegliatore), il quale era stato messo in prigione.

Il fatto era successo in questo modo. Per ragione dell'amnistia concessa dalle autorità, la banda dei pirati di quei dintorni si era arresa in massa; la maggior parte fu arruolata nell'esercito regolare, gli altri pochi, consegnate le armi, avevano preferito tornare ai loro lavori.

Ma coloro che avevano subìto qualche vessazione, approfittarono di saperli disarmati e pochi, per dare l'assalto al villaggio e vendicarsi. Ne ebbero però la peggio; anzi alcuni furono fatti prigionieri e tradotti al mandarino di Ying Tak. Li accompagnava il nostro vecchio con un altro notabile del paese vicino, per dare, secondo il costume cinese, peso ed autorità all'accusa. Ma, arrivati dinnanzi al tribunale, gente semplice e non avvezza ai raggiri dei mandarinati, dovettero forse imbrogliarsi; il fatto è che da accusatori divennero accusati e messi in prigione.

Arrivai a Ying Tak, che il Padre Ly con una turba di gente dei due paesi mi aveva preceduto. Erano tutti spaventati e fuori di sè, ma il mio arrivo li rianimò. I cristiani sanno che i i Padri Europei sono molto più facilmente ricevuti ed ascoltati dalle autorità.

Insieme col Padre Ly mi presentai al mandarino, e parlammo del nostro cristiano, affermando che, per quanto a noi constava, era un uomo onesto ed incapace di far male a chicchessia. Il mandarino, sulla nostra parola, lo liberò e con lui liberò anche l'altro notabile.

Ripartii da Ying Tak insieme con i due liberati e con tutta la comitiva. Il viaggio fu quasi un trionfo. Immagini i petardi che spararono e le feste che mi fecero al mio rientrare a Ko Sa Kong! Nei tre giorni che passai colà, fu un continuo accorrere di gente che voleva presentare gli omaggi ai Shan Fu (Padri), e farsi cristiana. La circostanza pareva favorevole per predicare un po' di religione e lo feci; ma non mi illudo. Passato un po' di tempo ritornerò sul posto e, svaniti i bollori, vedrò quanto vi possa esser di serio in quelle promesse. Così Don Pasotti.

A Shui Pin. - Un'abitazione fortificata. - Assalti di pirati e protezione di Dio. - La pesca mediante il conor.

Ritornando ora al nostro viaggio, da Lin Kong How, dopo tre ore di navigazione sul fiume di Lin Chow, si arrivò all'imboccatura di un piccolo affluente, seguendo il quale, con altre due ore di navigazione, fummo a Shui Pin.

Vi è colà una trentina di cristiani, oltre ad un certo numero di catecumeni, con una bella scoletta tenuta da un cristiano; ed è tanta la stima che si ha del maestro, che persino i pagani vi si addattano e imparano il catechismo.

Anche questa è propaganda, e chissà che a suo tempo non produca buoni frutti. Bastò un giorno per amministrare i Sacramenti e visitare le famiglie. Tra le altre ve n'è una di catecumeni, che da cinque mesi studia la dottrina. La loro casa è una vera fortezza, posta sopra una collinetta e cintata, da una parte, dal fiume; dall'altra, da una fossa profonda.

Ai quattro angoli sorgono altrettante torri munite di vedette, e lungo le mura s'aprono le feritoie, corredate da un vero emporio di armi: fucili, tromboni, spingarde, carabine, il cui pregio maggiore credo sia l'antichità: spade diritte, arcuate, a due tagli, tridenti simili al mitologico di Nettuno, aste e lance di ogni specie. In mezzo al quadrilatero si trovano le casette abitate dai nostri catecumeni.

Siccome hanno la fama di gente ricca, in questi ultimi tempi furono fatti bersaglio alle insidie dei pirati, ma ne uscirono sempre illesi.

La notte del quinto giorno della terza luna, mi raccontavano, eravamo già tutti a letto, quando fummo svegliati dal latrare insolito dei cani. Montammo sulla vedetta e scorgemmo in mezzo alle tenebre molte ombre nere, che tentavan di dar la scalata dalla parte di ovest.

Facendo il minimo rumore possibile, chiamammo subito a raccolta la nostra gente, recitammo il Tsoi Tien ngo tang Fu Tsa, «Che stai nei Cieli, Padre nostro », e, imbracciati i fucili, sparammo sugli assalitori, mentre le nostre donne facevano rotolare parte delle pietre tenute sempre pronte a questo scopo nelle torri. I malandrini, vistisi scoperti e sentendoci bene armati, se la diedero a gambe.

Raccontandoci l'avventura, quei buoni amici ci facevano ammirare le loro armi, e con una certa compiacenza ci domandavano se nella nostra grande nazione avevamo cose somiglianti.

Naturalmente rispondevamo che nella nostra umile nazione simili cose non si conoscevano quasi neppure, od al più erano molto rare e custodite gelosamente nei musei. Un sorriso di compiacenza brillò sulle labbra dei nostri catecumeni, che, così lusingati, continuavano i loro racconti.

Un'altra volta, ci dissero, non sono ancora quindici giorni, la squadra dei pirati si preparava a darci un nuovo assalto. Imbruniva, ed essi, riempiti certi vasi di petrolio per appiccar il fuoco, li posarono sopra un tavolo e sedettero a cena. Ma uno, voltandosi bruscamente per riempire una scodella di riso, urtò il tavolo malfermo, ed i vasi si rovesciarono per terra, rompendosi in parte. Raccolgono quelli rimasti intieri e li riempiono una seconda volta; ed una seconda volta, non si sa come, vanno a gambe levate.

Risoluti tuttavia di tentare il colpo, prepararono allora dell'altro petrolio, e questa volta, insiemi con i vasi, cadde anche il lume, il petrolio prese fuoco, e la stessa capanna andò in fiamme.

Sgomentati per questo e forse, per superstizione, temendo di peggio, non ardirono più muoversi, tanto più che una delle loro donne, un po' imparentata coi nostri catecumeni, li aveva messi sull'attenti. « Badate, aveva detto loro, che quelli sono cristiani, ed il Dio dei cristiani è terribile ». Fu la stessa donna che poi ci raccontò la cosa.

Sarà verità o esagerazione, certo è che i nostri bravi catecumeni avevano una grandissima fiducia nella protezione del Signore. Vollero un'immagine di Maria SS. che collocarono sulla torre principale, quasi a ripetere: «Io sono la Torre di Davide, forte contro i nemici del mio popolo ».

Essendo ricchi, hanno il maestro in casa, che, senza essere ancor battezzato, insegna la dottrina e ne dà l'esempio. I suoi due bambini, uno di cinque anni e uno di sette, cantano già le orazioni e parte del catechismo, che è una meraviglia.

Discendemmo dalla fortezza, e ripassando il fiume ebbi agio di contemplare una scena molto curiosa: la pesca mediante il conor. È questo un uccello un po' più grosso dell'anitra domestica: il collo corto, la testa schiacciata ai lati, il becco lungo, largo e leggermente adunco; nell'insieme una figura abbastanza goffa, e addirittura orribile, quando è bagnato. È davvero uno spettacolo curioso veder questo animale tuffarsi in acqua e ricomparire, quasi subito, con un pesce nel becco. I Cinesi sfruttano questa abilità e gli impediscono l'inghiottimento del pesce, ponendogli al collo un anello di ferro, non così stretto però da togliere il respiro. Un pezzo di corda, attaccata da un capo all'anello e dall'altro al piede dell'animale, serve al padrone per richiamarlo al dovere, qualora rimanesse troppo tempo a divertirsi sott'acqua.

Quando è stanco, l'uccello va a riposarsi sul bordo della barchetta, e, se sono in molti, si pongono, nella stessa posizione, in numero esattamente uguale ai due lati. Mi fu detto che è abile ad accalappiare anche un pesce di venti o trenta chili, mutando però tattica. Invece di afferrarlo direttamente, gli monta in groppa ed a colpi di becco lo accieca e poi gli rompe le pinne. Il pesce, così malconcio, sale subito a galla, ed il pescatore non ha che il disturbo di raccoglierlo nel serbatoio della barca.

Verso Ham Kwong. - La passione dell'oppio e tristi sue conseguenze. - Episodio eloquente.

Il giorno seguente discendemmo di nuovo all'imboccatura del fiume per attendere il vaporino che ci doveva portare ad Ham Kwong; ma siccome era in ritardo, giungemmo a destinazione solo alle nove di sera.

Durante il tragitto, osservammo un'altra abitudine assai comune in Cina: fumare l'oppio. Noi eravamo nello scompartimento dei padroni, e fu uno di essi che ci fece la poco gradita sorpresa, obbligandoci a tollerare quel fumo piuttosto nauseabondo per chi non vi è abituato.

Tutto il mondo conosce la malaugurata passione dei Cinesi per l'oppio. L'importazione di questa droga velenosa in Cina data solo dal 184o, e la si deve al colonnello inglese Watson ed al Vice Presidente Weller.

Il suo commercio fece sì rapidi progressi, che già nel 186o la Cina ne comprava dall'Inghilterra per più di 5o milioni di franchi, e non ostante la legge che ne vietava l'uso sotto pena di morte, non si potè impedire che il vizio dilagasse così da divenire un disastro. La legge fu richiamata diverse volte in vigore, ma colla stessa prontezza fu messa in oblio, poichè quasi tutti i mandarini di ogni grado ne sono i primi trasgressori..

L'oppio è una sostanza viscosa, nerastra quasi come il tamarindo, che si fuma come il tabacco ordinario, ma esige una preparazione molto minuziosa. La pipa è formata da un tubo simile press'a poco a un flauto: all'apertura superiore si adatta un bulbo a forma di fico, fatto di terra cotta, o d'altra materia refrattaria, e in comunicazione coll'interno del tubo.

Per fumare si prende, con un lungo spillone, una quantità d'oppio, grande quanto un granello di pepe. La si riscalda ad una piccola lampada a ciò preparata, fino a che non si gonfi e prenda una certa consistenza. Lo si mette allora sul bulbo della pipa, dandogli la forma di cono, e, perforandolo collo stesso spillone, in modo da lasciare la comunicazione dell'aria coll'interno. Si avvicina la pipa così preparata alla fiamma della lampada e si aspira il fumo dalla parte opposta del tubo. Dopo due, tre o quattro aspirazioni, il cono è interamente consumato, ed il fumo viene rigettato lentamente dalle narici; l'operazione si ricomincia, e si ripete fino a che uno crede di averne basta. I Cinesi lo fumano stando coricati; sono persuasi che questa è la posizione più adatta per sentirne tutta l'influenza. I fumatori di riguardo però non si dànno la pena di preparare la pipa da sè, hanno sempre a lato un piccolo servo o serva, che presta questo servizio.

È curioso che pur anco il cagnolino domestico prende gusto a quell'odore: appena il padrone si mette in funzione, corre ad accoccolarglisi ai piedi e sta ad aspirare avidamente il fumo che gli esce dalle nari.

Nelle famiglie ricche è di solito la moglie che spinge il marito all'oppio, o la madre che spinge il figlio, specialmente nel periodo degli studi. Gli effetti che ne pretendono sono: I) che divengano più casalinghi, perchè, dovendo di quando in quanto soddisfare alla necessità di fumare, non possono rimanere fuori di casa per molto tempo; II) che divengano più mansueti; difficilmente si vede un fumatore inquieto, a meno che gli manchi la droga, poichè allora diventa intrattabile ; III) che con questo eccitamento si risveglino maggiormente le forze fisiche ed intellettuali. L'oppio infatti è un eccitante fortissimo, e chi ne usa, dopo la fumata, può per un certo tempo attendere con maggior avvedutezza agli studi e agli affari. È per questo che generalmente i mandarini non trattano una questione, se non dopo un buon pasto di questo, che, nel loro gergo, chiamano hakmi, riso nero, e che le questioni più gravi ed importanti le trattano di notte, quando hanno tutta la comodità di poter attendere indisturbati a fumare.

Notisi ancora che il Cinese non fuma fino ad inebbriarsi, come falsamente si suppone e forse si pratica già in Europa. Al contrario esso si accontenta di eccitare un po' i suoi nervi, e, quando si sente esilarato e ben sveglio, tralascia e si mette alle sue occupazioni.

Le conseguenze però di questo vizio sono disastrose. Oltre alla depressione tremenda, che a poco a poco produce nel sistema nervoso, e all'avvelenamento lento del sangue, è di solito causa di trascuranza e di ignavia. Quando un individuo sente il bisogno di fumare, non bada più a nulla, dimentica tutto; trascurerebbe di togliere dal fuoco suo padre e i suoi figli, se vi fossero caduti.

Per la maggior parte poi è causa di miseria per il prezzo elevatissimo. Un gramma di argento non compra un gramma di oppio, un gramma di oppio serve a mala pena per fumare una volta.

Di qui la miseria e, con la miseria, il disonore e tutta una serie di delitti, a cui può spingere una necessità imperiosa, quando va unita alla dimenticanza di ogni sentimento della propria dignità.

Il fumatore della nostra barca era un individuo sulla trentina, ma allampanato e macilento, di color terreo, sì da sembrare un'ombra.

- Come mai, così giovane, sembri già un vecchio di sessant'anni?

La domanda aveva tutta l'aria d'un complimento alla cinese, ma in realtà era diretta a fargli confessare il triste effetto del suo vizio.

- Pei a pin iin chue shok! risposero i suoi colleghi facendo una grossa risata alle sue spalle. « È cotto e stracotto dall'oppio ».

Quel poveretto non durerà più molt'anni. Senza questo vizio sarebbe stato un buon individuo, di buon cuore e servizievole, pieno di garbo e di attenzioni.

Fu lui infatti, che, vistici a disagio, ci chiamò nel suo scompartimento e ci diede la sua stuoia per sdraiarci, secondo il costume e la gentilezza cinese, benchè puzzasse di oppio. Fu lui che, giunti a destinazione a tarda sera, ci accompagnò col lume fino a casa, a 20 minuti dalla città.

(Continua)

+ LUIGI VERSIGLIA, Vescovo tit. di Caristo, Vic. Ap. di Shiu Chow.

Verso l'Assam.

Il nostro confratello Don Paolo Bonardi di Iseo, partito, dopo la metà di dicembre per l'Assam nelle Indie, manda ai suoi queste impressioni di viaggio:

A Marsiglia eravamo arrivati verso il mezzogiorno del 22, accolti trionfalmente dai superiori e giovani di quel collegio salesiano. Il 23 mattino ci siamo recati a celebrare la S. Messa a N. D. della Guardia, superbo Santuario sorgente su un alto dirupo nel mezzo di Marsiglia, in faccia al mare. È il santuario dei naviganti, ricchissimo di marmi e di ori, e di ex-voti, sotto forma di graziosissime navi.

Anche qui, dopo il pranzo, la musica dell'Istituto tenne concerto in nostro onore. Alle ore 18 ci recammo al porto, e c'imbarcammo sopra uno splendido, enorme bastimento inglese. Occupiamo 4 cabine, di 2a classe, due da quattro posti ciascuna, le altre da due. In ogni cabina due lavabo di marmo con acqua corrente, specchi, luce elettrica ad ogni lettuccio, e... tappeti e guide ovunque.

Alle 18 si pranza, e si va a letto. Al mattino del 24, mentre nella celebrazione della S. Messa (in cabina) sono verso l'elevazione, il bastimento si stacca, barcollando dal porto; è un momento un po' impressionante... ma poi ci si abitua. Il golfo del Leone ci appare in tutta la sua maestà, sorriso da nimbi di stelle. Il tempo è ottimo, tutti si sta bene, e ci scambiamo le nostre impressioni.

Tra i 400 passeggeri, la più parte inglesi, pochi francesi, notiamo parecchi pastori protestanti con relativa consorte. Due maomettani al mattino, inginocchiati sulla tolda verso oriente, fanno le loro prostrazioni e pregano con somma riverenza, senza umani rispetti. Vi è un frate carmelitano, vestito in borghese; parla inglese e francese, ci saluta e ci mettiamo subito in relazione.

Qua e là, per i corridoi, donne more con sei paia di orecchini d'oro nelle orecchie e uno, pure d'oro, nel naso, accoccolate per terra come cani, accudiscono i bimbi dei loro padroni! Come fanno compassione! m'immagino di vedere delle vere schiave, e forse esse stesse sono convinte di avere un'anima meno nobile di quella degli europei, o forse sono convinte di non essere che delle bestie!

Il bastimento romba incessantemente; nell'immensità del mare pensiamo alla veglia di Natale delle nostre case, e mentre il buio scende man mano a rendere più uniforme l'immenso campo di acque senza sponde, noi, raccolti in gruppo sulla tolda, cantiamo i vespri del Natale, a mezza voce, così che il nostro canto è accolto solo dall'onde, e da una schiera di alcioni che ci accompagna a volo, senza che si stanchi mai.

Così, viaggiando sempre nel buio, vediamo i fari lontani alla destra e alla sinistra: siano nello stretto di Bonifacio, tra Corsica e Sardegna. Il bastimento corre sempre, e non rallenta mai.

Notte di Natale! Col permesso del capitano si celebrerà la Messa di mezzanotte! Egli mise a nostra disposizione, e per il rito, il salone da pranzo di 2a classe: lo fece addobbare di bandiere inglesi e di piante verdi. Noi facciamo i preparativi, togliendo dalle borse o dai bauli quanto di meglio abbiamo, perchè più solenne riesca la funzione. Si allestisce l'altarino, in una tavola accanto si pone un bel bambino di cartapesta di Lecce, comperato all'ultima ora a Torino, gli si accendono candele e s'inghirlanda di piante verdi, e lo si copre d'un pannolino di seta, per scoprirlo al « Gloria » della Messa.

Alla mezzanotte il carmelitano celebra le 3 Messe, mentre noi cantiamo la « Missa de Angelis », e il Capo della nostra spedizione ci accompagna al pianoforte. Due signore inglesi cantano l'« Adeste fideles ». Si distribuisce una ventina di Comunioni. Finite le 3 Messe, una scena commovente si svolge: una dozzina di mori, addetti al servizio della nave, sfilano l'un dopo l'altro dinanzi al Bambino, e stampano baci su quella immagine, deponendo elemosine ai suoi piedi: il contrasto di quelle labbra nere sul roseo dell'immagine, la pietà di quegli umili, il ricordo che 19 secoli or sono i primi che si schierarono dinanzi al presepio furono precisaniente gli umili, suscitano profonda commozione in tutti i 5o presenti.

Giunti a destinazione.

Un telegramma da Shillong, spedito in data 14 gennaio u. s. dal Capo dei Missionari Salesiani partiti per l'Assan, Don Mathias, ci annunzia che sono arrivati alla residenza centrale della Missione il 12 gennaio. Deo gratias! Speriamo che abbian fatto un viaggio felice e di ricevere presto altre notizie.

Anche le piccole azioni sono grandi ed eccellenti, quando si fanno con pura intenzione e fervente volontà di piacere a Dio.

S. Francesco di Sales.

I Salesiani di Lima nel Centenario dell'indipendenza Peruviana.

Il 1921 segnò il Centenario dell'Indipendenza Peruviana, e alle grandiose feste commemorative che si celebrarono in quella Repubblica i Salesiani si associarono con l'inaugurazione di un Santuario dedicato a Maria Ausiliatrice.

Il nuovo tempio sorge in Lima, su disegni dell'architetto salesiano Don Ernesto Vespignani, e copre un'area di 2000 mq. E di stile romanicobizantino a tre navate, e misura 7o metri di lunghezza, 3o di larghezza e 2o di altezza, con sfondi per cappelle e fronte monocuspidale, la cui torre si eleva a 56 metri.

Benchè fossero ultimate solamente le due navate laterali e le vòlte del presbitero, si volle tuttavia procedere all'inaugurazione, perchè la solennità religiosa, espressione viva e sincera dell'affetto a Maria Ausiliatrice, coincidesse con la data centenaria.

La festa venne preceduta da un triduo di predicazione, in cui gli animi furono preparati al gran giorno.

Il 27 luglio fu benedetta l'immagine di Maria Ausiliatrice per mano di S. E. Mons. Carlo Pietropaoli, Arcivescovo titolare di Calcira e Inviato Straordinario della S. Sede, che rivolse al pubblico un vibrato discorso d'eccitamento ad amare la Madonna sotto il titolo di Ausiliatrice dei Cristiani.

Il 28, giorno del Centenario, l'immagine benedetta venne esposta alla venerazione dei fedeli. Il momento fu solenne e commovente. I nostri alunni con visibile commozione intonarono il primo inno a Maria Ausiliatrice; l'ispettore D. Salaberry tenne un felicissimo discorso di circostanza; tutto il popolo cantò in gran coro il Te Deum di ringraziamento.

Il 29 l'illustre benefattore dell'Opera salesiana Mons. Emilio Lissón, Arcivescovo metropolitano di Lima, procedette alla benedizione del tempio con le preci rituali, e il giorno seguente il nuovo santuario fu aperto ai fedeli.

La facciata era stata bellamente addobbata coi vessilli peruviani, pontifici e italiani, e, nell'interno, le colonne erano pavesate da stemmi e bandiere delle varie nazioni, dove si è stabilita l'Opera di Don Bosco. Da una colonna pendeva un bellissimo ritratto del Santo Padre, col documento originale delle indulgenze e favori speciali concessi al nuovo Santuario.

La sacra cerimonia fu compiuta da Mons. Pietropaoli, che celebrò la Santa Messa. Vi presero parte il Presidente della repubblica, Dott. Augusto Leguia, il Presidente della Camera dei Deputati, i Ministri della Giustizia, Culti, Istruzione e Affari Esteri, l'Arcivescovo di Lima con altri tre Vescovi peruviani, i Ministri di parecchie Nazioni, i rappresentanti di vari Collegi Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e numerose personalità ecclesiastiche e laiche, fra cui molti benemeriti cooperatori e cooperatrici. Prestavano servizio d'onore gli esploratori di Don Bosco.

All'inizio della Santa Messa risuonarono nell'augusta maestà del tempio le note dell'inno nazionale: la Patria offriva all'Eterno l'omaggio della sua devozione e del suo amore.

Il sacro rito continuò tra le preghiere dei fedeli; e il canto dei fanciulli, invocanti le benedizioni di Dio sulla Patria, sul Papa, sulla Chiesa Cattolica, salì a scuoter le fibre di ogni cuore. Al termine il Nunzio Apostolico pronunciò una splendida allocuzione, traendo i più lieti auspici dalla commovente manifestazione religiosa. Per tutto il giorno il nuovo tempio venne visitato da numeroso pubblico, lieto di poter iniziare i festeggiamenti nazionali con un atto di fede e di amore a Maria Ausiliatrice.

Come adesione alla Commemorazione centenaria si tenne pure in Lima un'esposizione professionale delle Scuole salesiane e delle Figlie di Maria Ausiliatrice nel Perù e nella Bolivia. Fu inaugurata dal Presidente della Repubblica, presenti tutti i personaggi che avevano partecipato all'inaugurazione del Santuario.

L'Ispettore D. Salaberry prese la parola per illustrare il programma dell'opera di D. Bosco, sviluppando il motto « Lavoro e Preghiera », e rilevò l'alto significato dell'erezione di un santuario del lavoro accanto al santuario della preghiera.

L'esposizione era divisa nelle varie sezioni di scultori, ebanisti, falegnami, fabbri, meccanici, compositori, stampatori, legatori, calzolai e sarti. Le alunne delle Figlie di Maria Ausiliatrice esposero delicati lavori di cucito e di ricamo. Nella sezione della didattica erano i lavori degli alunni delle diverse classi: disegni geometrici, di ornato e dal vero, modelli in cartone, in plastica, ecc.

L'esposizione, onorata da molte visite, incontrò il favore e la simpatia del pubblico; varie sezioni furono premiate dai Ministri dell'industria e della pubblica istruzione.

GARA CATECHISTICA GENERALE. - Ci scrivono da Lima: - Seguendo la bellissima usanza degli anni scorsi, anche quest'anno in questo Collegio di Lima si organizzò una solenne gara catechistica, alla, quale presero parte gli allievi, studenti, artigiani ed esterni, ciascuno secondo il programma della propria classe.

L'Ecc.mo Nunzio Apostolico, Mons. Petrelli, grande ammiratore nostro ed entusiasta per tutto ciò che è istruzione religiosa per la gioventù, si degnò presiedere solo una parte della gara, non permettendogli le molteplici occupazioni di fermarsi più a lungo.

La gara intera durò due giorni, cioè il 7 e l'8 novembre, assistita da vari superiori del Collegio, oltre i tre membri della Giuria. L'esito magnifico fu la prova più eloquente dell'impegno con cui i cari giovani avevano studiato il Catechismo. Il 1 dicembre, nell'ampia sala di studio, addobbata a festa, si fece la solenne distribuzione dei premii ai vincitori. L'atto fu presieduto da S. E. il Nunzio Pontificio, il quale volle di sua mano consegnare i singoli premii, consistenti i primi in orologi, i secondi in medaglie d'argento, il terzo in bande di seta col nome dei premiati stampati in bei caratteri. Come grato ricordo, dopo la premiazione si prese un gruppo fotografico: nel centro posò Monsignor Nunzio, e alla sua destra sedeva il rev.mo Mons. Ottavio Ortiz Arrieta, vescovo eletto di Chachapoyas.

In suffragio dei rev.mo Don Albera

Sentiamo il dovere, in segno di profonda riconoscenza a quanti parteciparono al nostro gravissimo lutto, di fare almeno un breve cenno di tutti i funerali celebratisi in suffragio del compianto DON ALBERA, dei quali direttamente o indirettamente ci Pervenne notizia. I nostri sentiti ringraziamenti vadano anche a quelli che in cento altri luoghi intervennero alle funebri onoranze. Il nostro elenco - teniamo a dichiararlo - venne fedelmente compilato sulle relazioni che ci Pervennero; mentre è chiaro che le funebri onoranze ebbro luogo in tutte le Case dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

In Italia.

ROMA. - Il 15 dicembre nella Chiesa del S. Cuore al Castro Pretorio. - In un palco speciale assistevano gli E.mi Cardinali Cagliero, Frùnwirth e Valfrè di Bonzo, e in apposite bancate gli Arcivescovo e Vescovi Mons. Nasalli-Rocca, Lunghi, Palica, Pietropaoli, Ridolfi, Vasconcellos, De Riego, Maja, Bevilacqua, Peri-Morosini, Della Porta, Ferretti, Licata, Valbonesi, e vari membri del Corpo diplomatico, Superiori generali di Ordini e Istituti maschili e femminili.

In posti distinti erano pure i senatori Boselli, Grosoli-Pironi, Reynaldi, Santucci, e gli Onorevoli Facta, Tangorra, Turano, Novasio, Martire; il comm. Pericoli col Consiglio Superiore della Gioventù Cattolica Italiana al completo, i rappresentanti dei maggiori giornali cattolici italiani.

Dei nostri Superiori erano presenti il rev.mo Don Rinaldi, Prefetto Generale, Don Conelli, Economo Generale, Don Munerati, Procuratore Generale, gli Ispettori D. Tomasetti e Don Salaberry, e i Direttori delle case di Roma e dintorni. La Messa fu pontificata da Mons. Olivares, Salesiano, Vescovo di Nepi e Sutri, assistito dagli ex-allievi Mons. Bernasconi, Mons. Scialdoni e Prof. Mammani, circondato da numeroso Clero, sotto la guida del cerimoniere Mons. Tizi.

La solenne cerimonia fu accompagnata da musica classica del 600, sotto la direzione del M° Don Antolisei. Disse l'elogio funnebre Mons. Carlo Salotti, il quale, prendendo le mosse dal motto dei Proverbi, che impone l'osservanza della disciplina, ritrasse così felicemente la figura del secondo Successore di Don Bosco e con tanto calore e fervore di immagini e precisione di dati, che l'elogio assurse all'importanza d'un vero commentario a tutta l'Opera salesiana.

Il Card. Cagliero impartì l'assoluzione al tumulo. Alla porta venne distribuita la stessa immagine del compianto Don Albera, che fu distribuita ai funerali di trigesima in Maria Ausiliatrice, con la riproduzione autografa del suo nobile proposito:

« Avrò sempre Dio in vista, Gesù Cristo qual modello, l'Ausiliatrice in aiuto, me stesso in sacrificio ».

Anche nella Chiesa di Santa Maria Liberatrice al Testaccio si celebrò un funerale di settima, con comunione generale e partecipazione di tutte le associazioni parrocchiali.

MILANO.- Funerale di trigesima nella Prepositurale di S. Agostino. - Nella navata centrale s'innalzava il tumulo, circondato dalle bandiere delle associazioni dell'Istituto e della Parrocchia, dalle Autorità civili e militari, dalle più elette notabilità cittadine, da numerosi Parroci e insigni membri del clero e dalle rappresentanze di Istituti e Ordini religiosi maschili e femminili. Celebrò pontificalmente Mons. Balconi, Arciprete della Metropolitana e Direttore dei Coopreatori milanesi; la scuola di canto accompagnò il sacro rito con musica del Palestrina e dell'Anerio. Disse l'elogio funebre il rev.mo Mons. Grancelli, che ebbe parole nobilissime per tratteggiare la vita, l'opera, e le virtù dell'estinto.

VENEZIA. -- Nella Chiesa del SS. Salvatore. - Celebrò Mons. Cattani, con assistenza pontificale di S. E. il Patriarca La Fontaine; disse l'elogio funebre Mons. Grancelli. Frano presenti o rappresentate le autorità civili e militari, numerosi ordini religiosi e associazioni cattoliche, e membri del Corpo diplomatico.

FIRENZE. - Il 10 dicembre nella Chiesa della SS. Annunziata. - V'intervennero tutte le autorità civili e militari, le rappresentanze delle associazioni cattoliche, degli ordini religiosi, del clero. Diede l'assoluzione al tumulo Sua Eminenza il Cardinale Arcivescovo.

L'11 dicembre, a Palazzo Pucci, l'On. avv. Saverio Fino tenne una commemorazione civile di Don Albera innanzi ad un pubblico eletto. Occupavano i posti d'onore il gen. Cadorna, i rappresentanti del Prefetto, del Sindaco, del Questore, e il Presidente della Giunta Diocesana. Con parola facile, avvincente, l'onorevole tracciò un ampio quadro dell'opera salesiana, rilevando in esso la figura di Don Albera, la sua vita, le sue virtù più care e belle, e gli episodi più significativi, sopratutto la sua carità e tenerezza che si rivelava nel viso sereno e sorridente sempre, e nella voce buona e carezzevole.

CATANIA. - Nella Chiesa dei Rev. Padri Minori. - La porta principale era adorna da un arazzo, nel quale si leggevano le parole « Per Don Paolo Albera - Secondo successore - del Ven. Don Bosco ». Attorno al tumulo, coperto di crisantemi offerti da nobili famiglie, prestavano servizio d'onore le associazioni della Gioventù Cattolica con i loro labari e vessilli abbrunati. Assistevano, in posti speciali, il Prefetto della Provincia, i rappresentanti del Sindaco, vari generali, un gruppo di Professori della R. Università ed altri personaggi. Erano pure presenti molte associazioni cattoliche, opere pie, istituti, e numerose rappresentanze del clero secolare e regolare. La cerimonia s'iniziò con l'ufficio dei defunti, recitato dai chierici seminaristi e salesiani. Sul finire dell'ufficiatura, entrò S. E. il Card. Francica-Nava, accompagnato dal Vescovo Mons. Ferraris, dai Monsignori del Duomo, ed assistette pontificalmente alla Messa, celebrata da Mons. Maugeri e cantata in gregoriano dai nostri chierici. Al termine Mons. Ferrais pronunziò un discorso, che, più che una commemorazione dell'estinto, fu una bella rievocazione di una figura santa di apostolo e di sacerdote, che dal cuore vivificato dalla grazia divina fece sbocciare una copiosa fioritura di opere di carità, sociale e civile, in ogni parte.

PALERMO. - Funerale di trigesima a cura degli ex-allievi nella chiesa di S. Giuseppe. - Tutta la società palermitana v'era rappresentata: il Prefetto, il Sindaco, il Comandante del Corpo d'Armata, il Rettore dell'Università, il Presidente del Tribunale. Eran presenti anche il Procuratore Generale alla Corte d'Appello, il Presidente della Corte d'Assise, ed altre autorità, cooperatori, cooperatrici, ex-allievi e istituti e ordini religiosi. La S. Messa fu celebrata da S. E. Mons. La Gumina, assistito da S. E. il Card. Lualdi. Una massa corale di oltre 300 voci eseguì la messa in gregoriano. In fine salì il pergamo il Can. Scarcella, che lumeggiò i punti più salienti della vita e dell'opera del defunto, rilevandone l'italianità e l'apostolato.

ALESSANDRIA. - Il 6 dicembre nella Cattedrale, con assistenza pontificale di S. E. Mons. Arcivescovo di Genova, presente il rev.mo Capitolo e le rappresentanze delle Autorità civili e militari. Il Can. Jachino celebrò la S. Messa, cantata dalla scuola del Seminario. Il Can. Oldano di Casale, nostro ex-allievo, disse la commemorazione, additando in Don Albera un piccolo Don Bosco nella sua vita apostolica e sacerdotale.

NOVARA. - La Messa fu cantata da Mons. Barberis, Direttore dei Cooperatori, assistito pontificalmente da Mons. Vescovo, che pronunziò l'orazione funebre. Assistevano il Prefetto della città, i canonici e i parroci in divisa, e numerose rappresentanze di autorità civili e militari e di associazioni cittadine.

FOSSANO. - Nella Cattedrale, con assistenza pontificale di S. E. Mons. Travaini, circondato dal rev.mo Capitolo, e gran numero di cittadini d'ogni ceto, con a capo la Giunta municipale. Ai lati del catafalco stavano i giovani del Collegio Civico, con altri istituti. Durante la messa la Schola Cantorum del Convitto Civico eseguì scelta musica. La Messa fu celebrata dal rev.mo Can. Cominola, Prevosto del Duomo e Direttore dei Cooperatori. Salì in pergamo il nostro D. Stefano Trione, che tracciò un vasto quadro della vita di Don Albera, diffondendosi sopratutto sull'azione da lui svolta durante il rettorato.

DIANO D'ALBA. - Ufficio Mons. Molino, Vicario Generale della Diocesi, cui facevano corona i rev.di Parroci della Vicaria, le rappresentanze di tutti i sodalizi cattolici con bandiere, le compagnie e le scolaresche colle insegnanti. Disse l'elogio funebre il salesiano prof. Don Giacomo Mellica.

BAGNOLO PIEMONTE. - Funerali di settima, con intervento della popolazione, delle associazioni cattoliche e dell'On. Zaccone. Celebrò il Vicario Mons. Cavallotti, assistito pontificalmente da S. E. Mons. Masera, che impartì l'assoluzione al tumulo.

VARAZZE. - I Varazzesi, sempre fedeli alle tradizioni religiose e particolarmente legati ai Salesiani da vincoli di singolare devozione, con un solenne funerale tributarono alla compianta memoria di Don Albera l'espressione del loro cordoglio, con un concorso di folla che non avrebbe potuto riuscire più imponente e significativo. Nel centro della chiesa addobbata severamente a lutto, erano disposte tutte indistintamente le autorità cittadine, ecclesiastiche, civili e militari, il Consiglio direttivo degli ex-allievi, organizzatore della funzione, i Cooperatori e le Cooperatrici salesiane, le associazioni cattoliche locali con le loro bandiere abbrunate, e le più cospicue notabilità del laicato. In presbiterio presero posto il Rev.mo Capitolo, con alcuni Parroci dei dintorni e rappresentanze di ordini religiosi. Il sig. Don Giulio Barberis, Direttore Spirituale della nostra Pia Società, celebrò la S. Messa, cantata da un gruppo di ex-allievi, ed il rev.mo Can. Rosso, decurione dei Cooperatori, illustrò la figura di Don Albera, specialmente la sua bontà e santità della vita. Commosse il mesto ricordo della visita di Lui a Varazze, dove la sua parola, mite e buona, aveva risuonato dal pergamo di S. Ambrogio.

FAENZA. - Il 16 novembre, nella chiesa parrocchiale dei Servi. - Si notavano molti ex-allievi, cooperatori, dame di Maria Ausiliatrice e gli istituti maschili e femminili della città. Celebrò Mons. Michele Veroli, Direttore diocesano dei Cooperatori, assistito pontificalmente da Mons. Vescovo, circondato dal Capitolo della Cattedrale, dal Collegio dei parroci, presenti le autorità cittadine, civili e militari. Il Prof. Don Paolo Lingueglia, Direttore del Collegio Salesiano di Parma, lesse il discorso funebre, nel quale mostrò in Don Albera un gran capitano, un gran capitano dell'eterna lotta nella battaglia del bene, ricco di trofei e di vittorie.

IsEO. - Ad iniziativa di un gruppo di ex-allievi e Cooperatori. - Vi presero parte molti sacerdoti e rev.di Parroci, le rappresentanze delle scuole, i giovani dell'Oratorio, il Comitato dei Cooperatori e il Circolo Don Bosco, che eseguì con accuratezza il canto. Il nostro Don Martino Recalcati rievocò la figura di Don Albera, tratteggiandone l'azione svolta in ogni parte, specialmente a vantaggio delle missioni e degli orfani di guerra.

RAVENNA. - Nella Basilica di S. Apollinare, con gran concorso di popolo e di autorità, tra cui il Prefetto della provincia, l'Arcivescovo Coadiutore Mons. Antonio Lega, e il Generale Comandante la Divisione. Disse l'elogio funebre il prof. Can. Vincenzo Paoli di Massa Marittima.

ANCONA. - Il 4 dicembre nella nostra Chiesa della S. Famiglia, affollata di gioventù e di gente di ogni grado e condizione. Celebrò Mons. Gioia; il Direttore dei Cooperatori, rev.mo Mons. Comm. Rodolfo Ragnini, tenne il discorso funebre; il venerando Arcivescovo Mons. Ricci impartì l'assoluzione al tumulo.

PARMA. --In S. Benedetto, con assistenza pontificale di Mons. Conforti, Arcivescovo Vescovo, che pronunziò in fine commosse ed elevate parole di commemorazione. Erano presenti tutte le autorità cittadine.

SAVONA. -Il 27 novembre, nella Chiesa dell'Oratorio Salesiano, presenti numerosi Cooperatori e rappresentanze dei Circoli Pio VII, S. Giuseppe, S. Luigi, del Circolo Universitario e delle Società operaie. La Messa venne celebrata dal Can. Becchi; disse l'elogio funebre il salesiano D. Guazzone.

S. PIER D'ARENA. -Nella Chiesa di S. Gaetano, testimone delle prime attività sacerdotali del defunto, con intervento di numerosi sacerdoti, exallievi, ammiratori, e distinte personalità del clero e del laicato di Genova e riviera. Prestavano servizio d'onore i Giovani Esploratori. Celebrò l'Ispettore salesiano prof. Don Costa: il rev.mo prof. Don Fascie, Direttore generale delle scuole salesiane, tenne la commemorazione, rilevando, con parola affettuosa, l'operosità multiforme di Don Albera a vantaggio delle classi più umili e povere.

PISA. - Funerali di trigesima nella parrocchiale di S. Sisto, ripiena di fedeli, d'istituti maschili e famminili, Circoli giovanili, Associazioni cattoliche, Cooperatori e simpatizzanti dell'opera salesiana. Vi intervennero il rev.mo Capitolo e i Cappellani della Primaziale, il Collegio dei Parroci della città e sobborghi, il Seminario e Collegio arcivescovile, con le rappresentanze delle Autorità civili e militari. S. E. il Card. Maffi assistè pontificalmente alla Messa celebrata dal Can. Zucchelli, e il Can. Attuoni, Vicario Generale, disse il discorso funebre, religiosamente ascoltato dal numeroso uditorio.

GUALDO TADINO. - Celebrò Mons. Arcidiacono Ribacchi, presenti il rev.mo Capitolo della Cattedrale, nonchè il Sindaco colla Giunta, gli Istituti e le Associazioni locali. Prima dell'assoluzione al tumulo il Direttore del Collegio S. Roberto rilevò la virtù umile e grande e la carità generosa e apostolica del Padre scomparso.

MESSINA. - Funerali di trigesima, con assistenza pontificale di Mons. Arcivescovo d'Arrigo, attorniato dal Capitolo e dai Seminaristi, presenti il Prefetto della città, il Rettore dell'Università, i rappresentanti del Sindaco, della Divisione Militare, della Difesa Marittima, del Tribunale, e del R. Provveditorato agli studi, la Giunta Diocesana al completo, i rappresentanti del Comitato orfani di guerra, e di tutti gli ordini religiosi. Celebrò la S. Messa Mons. Scarcella, Direttore dei Cooperatori; il Can. Bruno disse l'elogio funebre.

PEDARA. - Nella Chiesa madre, presenti le Autorità e le rappresentanze di tutte le associazioni senza distinzioni di parte, ed anche varie rappresentanze di Trecastagne, Nicolosi e Viagrande. L'Ispettore salesiano Don Minguzzi celebrò la S. Messa, cantata dai musici del Duomo di Messina; il rev.mo Can. Puglisi, Direttore diocesano dei Cooperatori, disse l'elogio funebre.

Si celebrarono pure solenni funerali nelle seguenti località:

ad Asti, con assistenza pontificale di Mons. Vescovo

a Lanzo Torinese, con intervento del rev. Don Pietro Ricaldone, Direttore Generale delle Scuole Professionali Salesiane;

a Cuorgnè, celebrante Mons. Milone, Vescovo eletto di Alessandria, con elogio funebre del Salesiano prof. D. Domenico Novasio;

a Casale Monferrato, con pontificale di S. E. Mons. Albino Pella, ed elogio funebre del Can. Oldano;

a None, ove tutta la popolazione accorse ad onorare l'illustre conterraneo;

a Borgo San Martino, con intervento del corpo insegnante municipale e del Consiglio comunale; a Castelnuovo d'Asti, con intervento del Consiglio Comunale.

a Chieri, nel Duomo, con intervento di Mons. Vescovo d'Aosta, del Capitolo, degli ordini religiosi e vari istituti;

a Foglizzo Canavese, per iniziativa degli exallievi, con intervento del Sindaco e di tutte le notabilità del luogo;

a S. Benigno Canavese, con partecipazione del Sindaco e del Consiglio comunale, delle scuole municipali e delle società cattoliche;

a Trino Vercellese, celebrante il rev.mo sig. Prevosto, oratore il P. Gennaro dei Minori;

a Saluzzo, nella Chiesa di S. Nicola, presso il Seminario Vescovile, a cura del Can. Savio;

a Biella, nella Chiesa parrocchiale di S. Cassiano, innanzi ad una folla di autorità, di associazioni

e di istituti, celebrante Mons. Maja, oratore Mons. Buscaglia;

a Vercelli, nella parrocchia del S. Cuore, con assistenza pontificale di Mons. Arcivescovo ed elogio funebre di Mons. Salamano;

a Lenta, con partecipazione di tutta la popolazione;

a Borgomanero, con largo concorso di popolo e discorso di Mons. Salamano;

a Busto Arsizio, per nobile iniziativa del locale Comitato ex-allievi;

a Bellano, a cura di diverse corporazioni;

ad Intra, nella Collegiata, con partecipazione di numerosi parroci delle città e paesi viciniori, e degli istituti locali;

a Ierago, a cura delle Figlie di Maria Ausiliatrice e delle Cooperatrici;

a Verona, oratore l'ill.mo Mons. Grancelli;

a S. Bonifacio (Verona), per iniziativa del Circolo ex-allievi;

a Schio, nel Duomo, dove celebrò Mons. Ronconi e disse l'elogio il rev.mo Arciprete;

a Vicenza, con discorso di Mons. Della Costa, presenti molte autorità cittadine;

a Ferrara, dove celebrò Mons. Pavani;

a Rimini, con assistenza pontificale del Vescovo Mons. Scozzoli, celebrante Mons. Maccolini, Protonotario apostolico;

a Bordighera, con elogio funebre del Can. Goggioso della Cattedrale di Ventimiglia;

ad Arquata Scrivia, cori largo concorso di popolo; a Todi, per cura delle Figlie di Maria Ausiliatrice, con assistenza pontificale di Mons. Vescovo; a Perugia, per iniziativa dei Cooperatori e degli ex-allievi;

a Scrofiano, a cura delle Figlie di Maria Ausiliatrice;

a Lanusei, con pontificale di Mons. Vescovo d'Ogliastra, e intervento delle autorità civili e militari;

a Napoli, ove assistette pontificalmente Mons. Giuseppe d'Alessio, Ausiliare del Cardinal Arcivescovo;

a Maratea (Potenza), a cura di quelle zelanti Cooperatrici;

a San Severo delle Puglie, con discorso del salesiano Don Fasulo;

a Canicatti (Girgenti), e Barcellona di Sicilia, per iniziativa dei Cooperatori e particolarmente dei Comitati di azione salesiana;

a Cesarò (Messina), a cura del clero locale;

a Vizzini (Sicilia), ad iniziativa di un Comitato di Cooperatori, con elogio funebre detto dal Cav. Don Santoro.

All'Estero.

MALTA - Due funerali: uno di settima, l'altro di trigesima. Il primo si svolse nella cappella dell'istituto San Patrizio, con intervento di Autorità, Benefattori, Cooperatori e Cooperatrici. Il Can. Mons. Farrugia, Direttore dei Cooperatori, esaltò la mite figura dell'estinto.

Il funerale di trigesima si svolse nella cappella dell'Oratorio. Dopo l'ufficio funebre seguì la Messa, e, in fine, l'elogio funebre detto dal rev. Don Busietta, in maltese, per maggior intelligenza della gran folla di giovanetti, molti dei quali ricordavano d'aver visto Don Albera a Malta nel 1914.

SMIRNE - Nella Chiesa Parrocchiale dei Padri Domenicani. - La messa fu celebrata dal Rev.mo Padre Guidi, Amministratore apostolico della diocesi. Eran presenti il Console generale d'Italia, il Comandante la R. Nave « Agordat », ed altre Autorità civili e militari, e numerosi rappresentanti del Clero, delle Comunità religiose e del Circolo Giovanni Bosco. Il rev.do P. Grosso elogiò la vita di Don Albera, accennando specialmente alle benemerenze acquistate nel campo della carità, che gli meritarono il rimpianto generale.

ALESSANDRIA D'EGITTO. - Pontificò Mons. Briante, alla presenza del Console generale Comm. Vivaldi, del Vice-Governatore, del Direttore del Banco di Roma, e di altri cospicui personaggi, nonchè delle rappresentanze di tutti gli istituti religiosi della città e di una folla di ammiratori e di amici.

PARIGI. - Nella chiesa parrocchiale di S. Francesco di Sales, con assistenza del Nunzio Pontificio Mons. Cerretti. Tessè l'elogio funebre il nostro Don A. Auffray.

SARRIA-BARCELLONA. - Con intervento di illustri personaggi, fra cui Mons. Vescovo, il Sindaco, i Consoli d'Italia, della Colombia e del Nicaragua, i Presidenti dei Cooperatori e degli ex-allievi.

SALAMANCA - Nella Cattedrale Basilica, presenti li Governatore civile, il Sindaco, i Canonici, i rappresentanti di molti ordini religiosi.

CIUDADELA (Baleari). - Con assistenza pontificale di Mons. Vescovo, circondato dal Capitolo della Cattedrale e dal clero della città.

SANTANDER. - Pontificò Mons. Vescovo, presenti il Sindaco, il Comandante la Marina, i rappresentanti militari e del Governatore. L'oratore disse la vita di Don Albera, tutta improntata alla carità evangelica, ardente e generosa, che sa trovare le vie del conforto e dell'amore, ovunque vi è una lacrima da asciugare.

LIMA (Perù). - Nella Chiesa della Mercede, celebrante Mons. Ortiz Arrieta, Vescovo eletto di Chachapoyas, con assistenza del Nunzio Apostolico Mons. Petrelli, dell'Arcivescovo Mons. Lisson e dei Vescovi di Huanaco e di Trujillo, e intervento del Corpo diplomatico, tra cui l'Ecc.mo Ministro d'Italia; disse l'elogio funebre il P. Martinez Velez, Agostiniano.

BUENOS AIRES. - Nella Chiesa Metropolitana per cura delle Dame Cooperatrici Salesiane. - Vi assistevano tutti i battaglioni degli Esploratori e i Collegi della Capitale. La Schola Cantorum di Bernal e del Collegio Pio IX eseguì la messa in perfetto gregoriano. Nell'atrio del tempio disse l'elogio funebre Mons. Dionisio R. Napal.

Si celebrarono anche solenni funerali:

a Betlemme, con assistenza pontificale di S. E. il Patriarca di Gerusalemme.

a Melilla (Africa), per cura di alcuni nostri confratelli arruolati nell'esercito di operazione;

a Valencia, Carmona, ed Ecija (Spagna); Morelia (Messico),. Tournai (Belgio);

a Marsiglia, nella chiesa di S. Giuseppe;

a Lione, con assistenza dell'E.mo Card. Maurin, nella chiesa des Terraux;

a Tunisi, con intervento di Mons. Lemaitre, Arcivescovo Amministratore di Cartagine, e di Mons. Polomeni, Vescovo di Rospe;

a Liegi, nella chiesa di S. Francesco di Sales. a Santiago di Cile, come diciamo altrove;

a Barranquilla (Colombia), con assistenza del Vicario generale, del Console d'Italia, e del Direttore generale della Pubblica Istruzione.

a S. Francisco di California, con assistenza dell'Arcivescovo Mons. Hanna, e tutti i maggiorenti della Colonia italiana.

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE

Nel Santuario, il 24 del mese.

si compiono, mattina e sera, devote funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino ha luogo la messa della Comunione generale, seguita dalla Benedizione Eucaristica - alla sera, alle 20, un'ora di adorazione predicata: e sono particolarmente i divoti di Valdocco, con le associazioni della Parrocchia, che con vivissima fede accorrono alla devota funzione.

Vogliano i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici unirsi, ad essi, in ispirito.

GRAZIE E FAVORI (*)

Ci ha esauditi.

Mio marito era ammalato di fissazione da tre anni, ed i medici consultati non lasciavano alcuna speranza di guarigione. Dopo ventidue mesi di letto in una casa di cura, disperando omai che la scienza umana potesse recarci un sollievo, lo ritirai a casa e mi affidai pienamente alla potenza di Maria Ausiliatrice. Incominciai delle preghiere, promisi di pubblicare la grazia, di fare un'offerta al suo Santuario di Torino e di abbonarmi al Bollettino Salesiano.

L'ammalato incominciò a star meglio e dopo poco tempo, colla meraviglia di tutti coloro che se ne erano pietosamente interessati, potè riprendere la sua vita ordinaria e disimpegnare ogni cosa, come prima della malattia. Per noi ogni giorno che passa è una nuova prova che la Vergine Santa ha ascoltata la nostra preghiera e ci ha esauditi.

Essendo oramai circa sei mesi che l'ammalato non accusa più nessun malessere, sento l'obbligo di adempire alla mia promessa, proclamando la riconoscenza nostra vivissima a Maria SS. Ausiliatrice.

MARIA EMILIANI IN BEDESCHI.

LA SPEZIA - 15 - XII - 1921. - Con l'animo riconoscente rendo vivissime grazie alla Vergine Ausiliatrice, per la segnalatissima grazia da lei ottenuta. Verso la metà di ottobre la mia piccola Elena ammalò con febbre altissima. La temuta malattia di tifo, che cercai sfuggire da Borgomasino, ove mi ero recato con la famiglia per alcuni giorni di vacanza, assalì la bimba al paese natio.

Inutile descrivere la desolazione mia e della consorte, nel timore di perdere questo unico conforto di bimba. Esaurita ogni speranza nell'arte medica, mi rivolsi con fondata sicurezza a Maria Ausiliatrice, la sola che in tanto frangente poteva portare rimedio. S'incominciò la novena consigliata dal Ven. D. Bosco, ed oh! bontà di Maria, dopo una continua alternativa di miglioramenti e ricadute, finalmente furono paghi i miei voti.

Ora la piccola Elena ha ripreso le sue forze e si è perfettamente ristabilita.

Compio la promessa fatta e invio tenue offerta per le Opere del Venerabile D. Bosco.

PONTREMOLI FRANCESCO Medico Chirurgo.

FoGLIZZO CANAVESE - 12 - I - 1922. - Mi sento in dovere di esternare tutta la mia riconoscenza verso la Vergine SS. Ausiliatrice. Da più d'un anno soffriva gravi incomodi di salute causati da anemia, da gastricismo e da palpitazione di cuore. Nulla tralasciai di quanto l'arte predica suggerisce, ma quasi senza provare alcun miglioramento. Allora ricorsi fiduciosa a Maria, e con preghiere e novene invocai il suo patrocinio unendo insieme elemosine ed opere di carità, per meglio rendere accetta la mia preghiera. E Maria mi esaudì. Non sono ancora perfettamente guarita, ma mi sento grandemente migliorata. Per questo rendo a Lei pubbliche grazie, ed invio un'offerta al suo Santuario, con la viva preghiera che la Celeste Madre voglia compiere l'opera incominciata e continuare la sua materna protezione su di me e su tutta la mia famiglia.

Rosso CAROLINA nata PANE.

TORINO - 9 - I - 1922. - Nell'ultima settimana del dicembre scorso un mio bimbo, di 6 mesi, veniva gravemente colpito da bronco-polmonite doppia e da infiammazione intestinale, tanto che il giorno di Natale credevo di perderlo da un momento all'altro. Mi raccomandai con fiducia alla SS. Vergine Ausiliatrice interponendo l'intercessione del Ven. Don Bosco, e all'indomani si verificò un sensibile miglioranrento che ogni giorno continuò, tanto che ora è completamente guarito.

In riconoscenza alla SS. Vergine ed al Veri. Don Bosco adempio alla promessa di far pubblicare la grazia e di fare un'offerta secondo le mie forze in favore delle Opere Salesiane. In fede

CERRATO ODDINO.

FAENZA - II - 1921. - Mario Ghetti, di anni sette, nel febbraio del 192o ammalò di polisierosite. I sintomi e le conseguenze del male si facevano ogni giorno più gravi e la scienza medica per mezzo dei suoi illustri rappresentanti si dichiarava impotente di fronte alla natura e alla diffusione della malattia. Ma nella fede e nella speranza cristiana il bimbo e la famiglia attendevano la guarigione, moltiplicando le preghiere e i voti all'Ausiliatrice e a D. Bosco che, già altra volta, lo avevano miracolosamente salvato. La grazia è ottenuta. Il benessere della salute allieta il fanciullo, giì per più di un anno sofferente. Nella festa del Corpus Domini potè fare la Prima Comunione e poi nella Basilica dell'Ausiliatrice in Torino tornò a ricevere il Pane degli Angeli in ringraziamento alla Madre Celeste e a D. Bosco della portentosa guarigione ottenuta.

ANNA GHETTI MASOLINI.

CONEGLIANO - 24 XII - 1921 - Ausiliatrice, per lunghi mesi siamo stati sotto il peso di tremenda dolore, e quando un barlume di speranza faceva un po' tranquillo l'animo, soppraggiungeva nuova e più dolorosa lotta da sostenere.

Prova durissima che poteva in un attimo solo eliminare il frutto di onesto e solerte lavoro, non solo abbattendo il fisico, ma riducendo all'ultimo anche il morale.

Sempre con la fede più viva, in sì dolorosi momenti, Ti abbiamo, col cuore ripieno di speranza, invocata sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani ed ecco, nel giugno p. p., scendere su noi, splendida, immensa la grazia Tua.

Con viva riconoscenza il nostro umile grazie.

FAMIGLIA BORSATO.

FIRENZE - 8 - VIII - 1921. - Dolori spasmodici allo stomaco e per tutta la vita, cagionati da una caduta, mi hanno tenuta per più mesi preoccupatissima, temendo di non guarire; tanto più che il medico poco mi dava a sperare. A tale spasimo si aggiunse una forte debolezza alla gamba destra da non potere camminare senza un appoggio, e questo fu il colmo della mia disperazione, perchè, data la mia avanzata età, il medico non mi dava alcuna speranza di guarigione. In tale frangente ricorsi a Maria SS. Ausiliatrice e al suo Servo il Venerabile Don Bosco, ed ora posso diruti completamente guarita. Infinite grazie siano rese alla Vergine SS. ed al Servo di Dio, per le opere del quale non mancai d'inviare la promessa offerta molto tempo prima della guarigione, tanta era la fiducia illimitata che avevo di ottenere la grazia.

ROSA VALENTI.

FIUME. - 26 - xI - 1921. - Insigne di nome e di virtù, persona a me cara, giovine sposa, fu colta da fiero morbo ed in seguito a complicazioni il suo stato divenne disperato. L'infausta prognosi non lasciava dubitare della prossima fine. Ma io sapeva a chi ricorrere con la sicurezza di essere esaudito. Sì, ricorsi senza indugio al Venerabile Don Bosco ed alla S. Vergine Maria Ausiliatrice, pregai, pregai di nuovo, e pregai tanto fino a che l'ammalata fu salva. Sciogliendo il voto, invio una modesta offerta e pubblico la presente per spronare chi si trova in simili contingenze ad invocare sempre l'aiuto di Don Bosco e della cara Madre Celeste, che non abbandonano mai i loro fedeli.

Avv. Dott. SILVESTRO PALLUA Cooperatore salesiano.

BRESCIA - 7 - VIII - 1921. - Ho invocato l'aiuto di Maria SS. Ausiliatrice, per un mio tenerissimo bambino afflitto da bronco-polmonite morbillare con conseguente gastro-enterite e sintomi meningei; l'invocazione non fu vana, chè precisamente allo scorcio della novena, con grande sollievo mio e sorpresa dello stesso medico curante, scemò la febbre ed uno dopo l'altro scomparve ogni insidioso attacco di malattia. Ora è completamente ristabilito ed ha ripreso la gaiezza e lucidità di prima. Di ciò rendo lode solenne alla Vergine Santissima di Don Bosco, che ha generosamente accolto la mia fervida e fidente invocazione.

GUIDO CARLI.

CAMBIANO - 24 - X - 1921. - Passai cinque anni terribili: non potevo più dare un passo da sola: per due anni fui costretta ad appoggiarmi al braccio altrui, per due altri ad usare le crucce, e da sette od otto mesi me ne stava immobile in letto. Un'artrite lenta e terribile mi aveva colpito. Leggendo la vita di Don Bosco, mi animai ad invocare con fede Maria Ausiliatrice; e subito incominciai ad alzarmi e potei, senza bastone e senza appoggi, condurmi a ringraziarla nel suo Santuario a Torino. Che Ella sia benedetta!

TERSILLA VERGNANI.

MONTEU ROERO - 24 - XI - 1921. - Grazie, o Venerabile Don Bosco, grazie, o Vergine Ausiliatrice! Tu ascoltasti il Tuo Servo fedele che per me t'invocava, e mi esaudisti. Il mio caro angioletto Giovannino, di 15 mesi appena, fu infetto improvvisamente da malattia inesplicabile e misteriosa, per la quale era urgente e necessaria l'operazione.

Da Monteu Roero mi accinsi a venire a Torino per sottoporlo all'operazione, col cuore angustiato e l'animo pieno di affanno. Ma subito mi ricordai che il Ven. Don Bosco tutto ottiene dalla Vergine Ausiliatrice, ed allora, prima di portarlo all'ospedale, affidai il mio povero bimbo a Lui ed in Lui confidai. Feci la novena e l'operazione fu fatta, e la grazia venne! e fu la Vergine Santa, che per intercessione del suo fedel Servo me lo salvò, poichè i professori dissero che detta operazione era una delle più pericolose.

ROSA SANDRI.

BASELICA (BRONI). - Con tutto l'entusiasmo dell'animo, riconoscente innalzo a te, o Vergine, potente Ausiliatrice dei Cristiani, l'inno del ringraziamento' Già ridotto alla fine dei miei giorni per grave malattia, ricorsi a te interponendo la mediazione del Ven. Don Bosco, e con meraviglia di tutti, specialmente dei medici, quasi istantaneamente mi riebbi tanto da poter, dopo pochi giorni, celebrare la S. Messa.

La mia riconoscenza sarà eterna e con tutte le forze cercherò di diffondere il tuo culto per il bene di tante anime.

Arciprete ENRICO PAGANI

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il Tempio erigendo alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:

A) - A. B. R. di Galbiate, A. C. I. di Belluno, A. D. A. di Torino, A. G. di S. Salvatore Monf., Agnello F., Agostoni R., Alciati M., Aliberti A., Ampollini C., Angeloni A., Antolini T., Antoniazzi A., Aprile C., Armas E., Arnolfo M., Arrigoni M. in Rogero, Aschieri A., Aulero G., Avezzano C., Azzolini R. in Girardi.

B) - 13. C. E. di Torino, B. T. di Cuneo, B. V. di Torino, Bacchi A. in Vismara, Baldi Famiglia, Baracco L., Baratta O., Beccherle E., Becchino D., Beffa G,, Bellini C., Bermè P. in Bottinelli, Bertetti T., Bertolino A., Bertolino C., Bertolini L., Berudi G.,, Bettica P., Bianco G., Bifolotti L., Bilotto Corvaia, Binda ch. A., Bionda M. M., Bollo D., Bolsano A. in Vaccaro, Bonzano A., Borgnano R., Borio F., Bosco L., Bosco V., Bottari G., Bottinelli A., Bottini M. in Vernazza, Bramoso T., Bresciani L., Bria F., Brignone G., Brozzo G., Burroni E., Busso N.

e) - C. M. di Torino, Cabelli B., Cabiale F., Camandona C., Cao O., Cappo G., Capucci L., Caputo A., Capuzzo A. in Rosso, Carpani d. A., Casalone P., Casalis B., Castellino C. P., Catalanotto G., Cavagnis sr. F., Cavallo O. in Borio, Caviraghi R., Ceci A. M. in Marinelli, Cecconi T., Cena P., Cerrati R., Cereseto M., Chiabò A., Chiavelli R., Chiesa V., Chini A., Ciancio Cav. P., Civettini E., Coccio ch. A., Coletti A., Collicelli A., Comollo C., Conciani S., Coniugi Aschieri, Contu avv. P., Cooperatrice di Vigo di Fassa, Cordier cav. Magg. M., Corino A., Cum J.

D) - Dava G., Dearca V., De Bernardini S., De Cicco d. P., Delfino O., Delzani S., Demarchi-Giardini, De Maria A. Ins., Demolli R., De Vecchi O., D'Aquino R., Dioli B., Direttrice Oratorio M. Aus. di Occimiano Monf., Doriguzzi Bozzo L., Doyer C., Drei d. D., Dell'Acqua T„ Dalia E.

E) - E. M. coop. sales. di Asti, E. S. di Torino.

F) - F Maria, Fagiuoli C. in Ducati, Famiglie Accamo, Fumagalli, Pizzorno, Viberti, Fangazio R., Faravelli L. in Cattaneo, Farina G., Fasoli R., Fenini E., Ferlin L., Ferrero L., Figlia di Maria di Loreto Aprutino, Filippucci M., Fiorio M., Fogliato M., Franzi L., Franzoni M., Fratelli Pasquini, Salsa, Fratini D., Fumagalli M., Fusco M., Farina M.

G) - G. S. di ***, Galli sr. P., Gallo Luigino, Gallesi D., Gambino D., Garibaldi C., Gaschino L., Gaudione M., Ghirardi A., Giachino M., Giarola L., Giongardi S., Giordano D., Girard M., Girardi A., Giorin G., Givogre L., Goggi A., Gonano-Burelli, Greco D. in Trioni, Gulle S.

J) - Jacobuccci M., Jans T.

I) - I. M. F. di Verona, Infanti E., Interciso A., Invernizzi M., Ivaldi V.

L) - Lagorio A., Lancerotto A., Lauricella A., Lauricella M., Ledetto G., Leo R., Lia R., Libutti V., Lobero G. B. ed M., Lombardi A., Lontari L., Lopresti d. G., Lusso A., Luvolini A.

M) - M. L. C. di Oristano, M. S. A. di Sommariva Perno, Madre coop. sales. di Novara, Maggiora G., Manarella A., Mannolino P., Marchetti L., Marchiando M., Marocco A., Martellini M., Martinotti F. n. Castellina, Massa L., Masserano C., Massucco coniugi, Meneghetto T., Merlo C.. Milanesi C., Millio M., Minotti R., Mistè A. in Marchetti, Monti C., Monai L., Morandi M., Moreno M., Moreschi E., Moresi U T., Morra T. in Cullino, Moscazzini M., Mularoni V., Munizzi F., Muratore M. in Sardara, Musmaca C.

N) - N. N. di Calliano Monf., Castenaso, Faenza, Milano, Robecco, Roma, Torino, Trieste, Vezza d'Alba, Udine, Nallino L., Napoli C., Negri E., Novella O.

O) - Oberto A. in Bovio, Olivero M., Orefice M.

P) - P. G. V. di ***, P. R, di Castagnole Monferrato, Paccagnello M., Pagani E. arcipr., Palazzi M., PandiniBeretta, Paolari T., Pascut G., Pasolini A., Pastorello N., Patella R., Pavoni G., Pedroli-Bodio, Pelissero M. ved. Grandis, Pellegrini A., Perra E., Perrone A. in Periolo, Pesenti P., Petey V., Petrogalli C, in Bertacchi, Piani d. G., Piantavigna R., Piasco C., Piazza E., Piga F., Pissarello L., Poletti M. in Pujatti, Princiotti G.

R) - Raeli A., Rainelli T., Raineri U., Reginato A., Righetti E. in Galvani, Rivotti C., Rizzo R., Roasio F., Robbiano M., Roberti M., Rocco E., Roggero G., Rolando M. in Martino, Rolfi M., Rossi G. B., Rossi P.

5) - S. V. di Torino, Sacchi C. in Griggi, Saettone B., Saettone N., Sala D., Salussoglia T., Salvetti M., Sanna ch. A., Savino L., Savio, Scapinelli F., Schiavoni

C. in Simonelli, Scialpi G., Semino F., Sempreboni C., Serafini M., Simondi coniugi, Simondi E., Siracusa S., Soave suor G., Sola C., Sorelle Genghini, Mattìs, Pasquini, Piazzola, Stevani N., Sticca, Suore Asilo di Bosto, Suor P. Cardini.

T) - Targhetta M., Tassan Rosa in Redolfi, Tassoni C., Terenghi F., Tione C., Tomaselli d. E., Tomaselli R., Tomassone G,

U) Urbain M., Uva T.

V) - V. B. di Carmagnola, Vada, Vanzetta G., Vanzetta M., Vassollo C., Vermiglia G. in Costa, Verra O., Vigevano A., Vigna M., Vincenzi G., Vincenzi M.

Z) - Zaffaroni E. in Brusa, Zattolo G., Zedda Lecis G., Zennaro R., Ziviani M. e G., Zoppia G., Zotti M., Zubiani A.

L'umiltà ci perfeziona verso Dio, la mansuetudine verso il prossimo.

S. Francesco di Sales.

NOTE E CORRISPONDENZE

I Giubilei del Card. Richelmy.

La città, anzi tutta l'archidiocesi di Torino, è in festa per una serie di solenni ricorrenze del suo veneratissimo Pastore, l'Eminentissimo sig. Card. Agostino Richelmy. Già l'anno scorso ricorreva il Cinquantenario della Laurea in S. Teologia conseguita dall'Eminentissimo, ancor semplice chierico, alla R. Università di Torino, ma non fu ricordato che da pochi intimi.

Quest'anno ricorre il XXV della sua promozione all'Arcivescovado di Torino, essendo stato eletto Arcivescovo il 18 settembre 1897: un altr'anno sarà il Cinquantenario della sua prima messa, avendo ricevuto l'ordinazione sacerdotale il 23 aprile 1873: e di qui a due anni il XXV del suo Cardinalato, essendo stato fregiato della Sacra Porpora il 19 giugno 1899.

In omaggio all'Eminentissimo Pastore tutta quanta la gioventù cattolica di Torino la notte dal 31 dicembre al 1° gennaio u. s. si raccolse nella chiesa Metropolitana in adorazione innanzi al SS. Sacramento; e il 1° dell'anno veniva solennemente inaugurata la Casa di tutte le Associazioni cattoliche cittadine.

Anche i nostri alunni si fecero un dovere di associarsi all'inizio dei festeggiamenti giubilari dell'Eminentissimo, offrendo al Signore secondo la sua intenzione le SS. Comunioni, le preghiere e le visite divote che il giorno dell'Epifania, 1° venerdì di gennaio, fecero innanzi al SS. Sacramento solennemente esposto all'altare di Maria Ausiliatrice.

Tra breve avranno luogo altri festeggiamenti, e primieramente, dal 7 al 14 maggio, un grandioso Congresso Eucaristico Regionale.

Noi, umiliando all'Eminentissimo anche le affettuose preghiere dei nostri buoni Cooperatori, indubbiamente memori e grati dell'alta benevolenza da Lui costantemente accordata all'Opera di Don Bosco; che ha la Casa Centrale nella sua città, rinnoviamo al zelante, mite e santo Pastore l'assicurazione del più affetuoso ricordo quotidiano, insieme col voto che tutti i festeggiamenti - ai quali daremo con slancio il nostro umile ma cordialissimo appoggio - abbiano a ridestare nella città e nell'archidiocesi una divozione sempre più viva e profonda a Gesù in Sacramento e a Maria SS. Ausiliatrice e Consolatrice nostra in ogni vicenda della vita.

La Causa del Servo di Dio Teol. LEONARDO MURIALDO.

Nato a Torino il 26 ottobre 1828, moriva in concetto di santità il 26 marzo 1900. Indossato l'abito chiericale il 26 ottobre 1845, « attese diligentemente allo studio di varie discipline alla R. Università di Torino, e diligentissimamente si consacrò sopratutto allo studio della Teologia e della S. Scrittura nel Seminario della stessa città, tanto che fu ascritto all'Accademia dell'Abate Solaro, e, subiti gli esami, a pieni voti assoluti ottenne la laurea in S. Teologia e fu proclamato dottore. Ascritto al Clero di S. Maria, conservando l'antico tenore di vita, con gran fervore e diligente preparazione salendo i gradi di tutti gli ordini, fu elevato al sacerdozio il 21 settembre 1851. Non appena ordinato sacerdote, la sua pietà e la sua carità diedero copiosi frutti nell'istruzione dei fanciulli e dei giovinetti nell'Oratorio dell'Angelo Custode e nell'altro di S. Luigi, fondati dal Ven. Don Bosco, alle cui preghiere e in compagnia di Rua, l'anno 1857 ben volentieri e con gran zelo si offerse compagno di lavoro e di fatiche ai Salesiani ».

Queste parole che si leggono nel Decreto per l'introduzione della Causa di Beatificazione del predetto Servo di Dio (emanato d'ordine del S. Padre in data 23 novembre u. s., e pubblicato negli Acta Apostolicae Sedis del 5 gennaio u. s.) gettano un nuovo raggio di luce celeste su quei tempi, ornai per noi lontani, quando, morto da vari anni il Beato Cottolengo e volgendo omai al tramonto la vita del Ven. Don Cafasso, il nostro Ven. Padre si accingeva generosamente alle maggiori imprese colla fondazione della Pia Società, e per questo si preparava al suo primo viaggio a Roma, dove gli fu compagno il ch. Michele Rua e lo seguì il Teol. Leonardo Murialdo, che furono da lui presentati al Santo Padre.

Mentre fraternamente ci rallegriamo coi benemeriti alunni del nuovo Servo di Dio per l'onore che ridonda alla loro Pia Società dall'accennato Decreto, invitiamo di cuore i nostri lettori a volersi unire con noi nel pregare il Signore a bebenedire d'ogni benedizione la Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Teol. Leonardo Murialdo, che fu di grande aiuto al Ven. Don Bosco negli anni ancor primi dell'Opera sua.

Nuovo Vescovo Salesiano.

Il Santo Padre Benedetto XV, in data 16 dicembre u. s., degnavasi nominare il rev.mo Dott. DoN GUGLIELMO PIANI, della Pia Società Salesiana del Ven. Don Bosco, Vescovo titolare di Paleopoli, e di deputarlo Ausiliare di S. E. Rev.ma Mons. Enrico Sanchez et Paredes, Arcivescovo di Puebla de Los Angeles nel Messico.

Don Piani non ha ancora 47 anni. Nacque a Martinengo (Bergamo) il 16 settembre 1875: entrò nell'Oratorio Salesiano il I° ottobre 1887, ancor vivente Don Bosco; e si ascrisse alla nostra Pia Società il 24 agosto 189o. Vestì l'abito chiericale per mano di Don Rua e dopo essersi laureato in filosofia alla Pontificia Università Gregoriana in Roma, nel 1894 partì per l'America, e precisamente per l'Uruguay, dove a 23 anni, il 15 maggio 1898 fu ordinato sacerdote da Monsignor Soler, Arcivescovo di Montevideo. Fu direttore in varie case. Presentemente era Ispettore nel Messico.

Al nuovo Vescovo, adorno di belle doti di mente e di cuore, cordiali rallegramenti fraterni, e l'augurio fervido di un santo ministero.

NEGLI ISTITUTI DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE

TORINO. -- IL CINQUANTENARIO della Fondazione dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice ha fatto vibrare nell'animo delle Figlie di Maria, cresciute all'ombra del Santuario di Maria, Aiuto dei Cristiani, sentimenti di riconoscenza sentita e profonda per tutto il bene che venne loro profuso, con tanta generosità di cuore, dalle amate educatrici, che al loro miglioramento consacrano le migliori energie dell'intelletto e del cuore.

Il Consiglio ha prevenuto l'inizio dell'anno giubilare con la festa dell'Immacolata, offrendo alla Vergine SS. le preghiere della Novena, celebrata con devota, filiale pietà, per implorare l'abbondanza delle celesti benedizioni e degli aiuti divini sull'Opera delle Figlie di Maria Ausiliatrice, nella ricorrenza del 50° della loro istituzione.

Per solennizzare, per parte propria, l'anno giubilare, le stesse Figlie di Maria, adunate in Assemblea Generale, si sono impegnate di partecipare col proprio distintivo, alla funzione Eucaristica che il 24 d'ogni mese si celebra nel Santuario di Maria SS. Ausiliatrice.

A questo fine danno costituita una Commissione, col mandato di promuovere e ricordare mensilmente la promessa di recarsi la sera del 24 ai piedi di Maria Ausiliatrice e di Gesù Sacramentato, e d'invitarvi il maggior numero di amiche.

Così largo stuolo di anime, consacrate alla Vergine, genuflesse ai piedi dell'Altare di Maria Ausiliatrice, durante il 1922 pregherà ogni mese per tutte le Superiore, le allieve ed ex-allieve dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, affinché tutte corrispondano alla grazia del Signore e agli alti ideali appresi alla scuola del Ven. Don Bosco.

SANNAZZARO (Lomellina). - BENEDIZIONE DELLA BANDIERA DELL'ORATORIO. - Ci scrivono:

Finalmente, dopo lunga attesa, l'Oratorio « Auxilium » di Sannazzaro può sventolare al sole il vessillo benedetto di Maria Ausiliatrice.

La festa d'inaugurazione fu delle più belle, intinse, indimenticabili. Venne preceduta da un'Ora Eucaristica, predicata dal rev. D. Balduzzi la vigilia. La chiesa era letteralmente gremita.

La domenica mattina, alla Comunione generale partecipò la totalità delle Oratoriane e delle Donne Cattoliche. Dopo la messa solenne il sig. Prevosto benedisse il candido Vessillo, e Don Balduzzi lo affidò alle Oratoriane con belle e appropriate parole. Seguì l'imponente corteo dalla chiesa all'Oratorio.

Al pomeriggio adunanza affollatissima. Parlarono il Rag. Sozzetti e le signorine Invernizzi e Marchesi. Don Balduzzi tracciò il programma pratico dell'Oratoriana con parola infuocata, suscitando un'onda di entusiasmo infrenabile. Chiuse Don Locatelli, esortando a perseverare con animo forte e tenace nei buoni propositi.

Ai vespri l'infaticabile Don Balduzzi parlò di nuovo, dando cari e pratici ricordi. Alla sera le Oratoriane chiusero la splendida giornata con un bel trattenimento nel teatro.

NOTIZIE VARIE

In Italia.

CHIERI. -- INAUGURAZIONE D'UNA LAPIDE A D. Bosco - La solenne cerimonia si svolse la domenica 4 dicembre in due parti.

Importante e pieno di vita e di canti il corteo che si svolse attraverso alle vie principali in un trionfo di vessilli e di entusiasmo, fino al ricordo marmoreo apposto ad onore di Don Bosco nel 1915 in Piazza Cavour, dove, dopo l'inno a Don Bosco cantato da tutta la gioventù maschile e femminile presente, lanciò un vibrato saluto all'immortale Padre dei giovani l'avv. Felice Masera, riscuotendo applausi universali. La piazza era gremita.

Nell'Oratorio poi, alla presenza del rev.mo Don Rinaldi, si scoperse la nuova lapide. Quando, all'echeggiare degli squilli di attenti cadde il velo, sotto l'ampio porticato festonato di drappi e bandiere e stipato di popolo e di gioventù, risuonò fragoroso il grido: Viva Don Bosco, e l'inno del M.° Pagella fu cantato da centinaia e centinaia di voci con un ardore meraviglioso. Un altro profondo e potente discorso dell'avv. Felice Masera, e soavi e paterne parole di Don Rinaldi illustrarono e chiusero l'indimenticabile cerimonia.

Erano presenti i Parroci, molti Consiglieri comunali, le rappresentanze del Capitolo del Duomo, delle autorità scolastiche, degli ordini religiosi, del Seminario, degli Istituti Femminili con bandiera, la Schola Cantorum S. Cecilia, la Congregazione Mariana, il Circolo S. Ignazio, il Silvio Pellico, la Lega del Lavoro, varie Società operaie, la Cassa Rurale, l'Excelsior, la Margherita, il Circolo Sacro Cuore di Andezeno, l'Istituto e l'Oratorio S. Teresa, la Viribus Unitis, e tutte le istituzioni fiorenti nell'Oratorio Don Bosco.

Un eletto Comitato di signore e signorine attese alla formazione e allo spaccio di un ricco banco di beneficenza. A sera, nel teatro dell'Oratorio, vi fu una recita d'onore.

Per la solenne circostanza si pubblicò un bel numero unico, con le auguste adesioni del S. Pontefice, dell'E.mo Card. Richelmy, di Mons. Bartolomasi e di altri illustri personaggi, con molte notizie della vitalità dell'Oratorio nei suoi trenta anni di benefica esistenza.

Il piccolo monumento è in marmo, con una bella effigie del Venerabile, in bronzo, offerta all'Oratorio dal compianto Don Albera, e questa iscrizione:

A Don Bosco - in questa dimora sonante del suo nome - vivificata del suo spirito - Chieri riconoscente per i suoi cari giovani cristianamente educati nel trentennio dell'opera - questa soave effigie - estremo dono di Don Paolo Albera - pose come sacro auspicio di più fecondo radioso avvenire.

FIRENZE. - PER L'ARTISTICO E MONUMENTALE SANTUARIO DELLA S. FAMIGLIA Si è COStituito un Comitato allo scopo di raccogliere offerte per la continuazione dei lavori e per l'arredamento, Almeno parziale, della parte coperta, che si spera d'inaugurare nella prossima primavera; e a questo fine ha diramato alla cittadinanza fiorentina un mobilissimo appello.

« ... Le recenti rievocazioni centenarie, aprendoci pagine gloriose di Firenze nostra, ci hanno naturalmente sospinti presso i grandi monumenti che i padri nostri eressero a maggior gloria di Dio e dei Santi suoi. Abbiamo sentita il bisogno di visitare quei luoghi dove essi hanno lavorato, dove hanno pregato, dove si vedono più evidenti le orme del loro passaggio. Santa Maria del Fiore, Santa Croce, Santa Maria Novella, Santo Spirito, San Lorenzo, la SS. Annunziata, Santa Trìnita, per tacere di altre chiese minori, sono tracce indelebili della loro vita pervasa da un profondo sentire religioso e da uno squisito amore all'arte cristiana. Poichè certo queste grandi moli non poterono essere fatte se non col concorso di molto popolo, tanta ne è la grandiosità e l'imponenza; da quel popolo fiorentino, che facevasi un vanto di dichiarare Gesù Cristo, suo Re.

» Fuori delle antiche mura vediamo l'opera dei tempi moderni. Vediamo i tracciati del piano regolatore dei lunghi rettilinei delle nuove strade parallele, uniformi, quasi monotone. Invano cercasi qualche monumento d'arte cristiana. Dove sono le chiese che accompagnino le nuove espansioni cittadine? Ben poche davvero! E sarebbe necessario moltiplicarle. Alcune da tanto tempo sono in costruzione. Una di queste, la migliore senza dubbio per vastità di concetto e per elevatezza di stile, è quella destinata alla nuova parrocchia della Sacra Famiglia lungo la antica Via Aretina ora Gioberti. Ideata nello stile ogivale toscano, a croce latina, dall'architetto Prof. Pietro Tincolini, sta ergendosi nelle sue linee generali, quale promessa di un vero capolavoro del genere. Se ne sono fatti iniziatori i Salesiani per dare al rione di Porta alla Croce, tanto popolato, una conveniente assistenza religiosa con speciale riguardo alla gioventù. I lavori, sospesi nel periodo della guerra, sono stati da qualche tempo ripresi. Persone devote a Don Bosco e all'Opera sua ne hanno aiutato l'inizio con generose offerte, ma per un'opera così grandiosa necessita un concorso ben più vasto. Un Comitato di persone, la maggior parte del rione, ha pensato d'interessare la cittadinanza di Firenze, affinchè; emulando la fede dei propri avi, voglia dare il suo contributo molteplice a questa nuova, nobile impresa ».

L'appello termina con domandare un'offerta in danaro o materiali, ovvero in oggetti per una grandiosa fiera di beneficenza.

Ci auguriamo, dall'intimo cuore, che l'appello sia largamente accolto, non solo tra i nostri Cooperatori, ma tra quanti amano, insieme con l'assistenza religiosa delle masse popolari, quelle belle manifestazioni dell'arte cristiana, che sono un perenne richiamo ai forti pensieri di fede.

PARMA. - PRO SCUOLA « STANISLAO SOLARI ».

- A Parma, Piazzale S. Benedetto 5, si è costituito un comitato di illustri persone, allo scopo di fornire alla Scuola Agricola « Stanislao Solari », diretta dai Salesiani in Montechiarugolo, l'occorrente per il suo buon funzionamento. La scuola è destinata a dare alle nostre ubertose campagne non solo agricoltori istruiti e praticamente preparati all'attuazione del progresso agricolo, una anche giovani educati alla severa disciplina del dovere, alla moralità cristiana, al lavoro fecondo, capaci di contribuire in modo efficace all'elevazione morale e materiale del nostro Paese.

Le offerte possono essere fatte in danaro o in natura, e speciali targhette indicheranno, sui singoli doni, i nonni dei generosi benefattori.

- UNA VISITA ILLUSTRE AL COLLEGIO S BENEDETTO. - Trovandosi l'Eminentissimo Cardinal Ranuzzi De Bianchi di passaggio a Parma, si degnò fare una visita al nostro Istituto. Giuntovi accompagnato dall'amatissimo Arcivescovo-Vescovo Conforti, fu accolto da vivi applausi dagli oltre duecento allievi disposti nell'ampio cortile. Un giovane rivolse all'Eminentissimo la parola a nonne dei compagni, pregandolo tra l'altro a ricordare al Santo Padre il costante attaccamento alla Sede di S. Pietro degli allievi salesiani secondo gl'insegnamenti del Ven. Don Bosco. Sua Eminenza fu affabilissima; ricordò il collegio salesiano di Loreto da lui tanto amato, ed ebbe parole di paterno incorraggiamento agli allievi, esortandoli a formarsi e lasciarsi formare alla scuola del Grande Apostolo della Gioventù del secolo XIX. Visitò poi, accompagnato sempre dall'Eccellentissimo Arcivescovo-Vescovo, dal Vicario Generale Mons. Ricordi, dal Can. Marchese Pallavicino, la cappella dell'Istituto, il teatrino, i locali del Circolo Giovanile « Don Nicolò Marchesi »; poi ripartiva tra scroscianti battimani, lasciando in tutti il più soave ricordo.

RAVENNA, - IL CARD. LEGA NELL'ISTITUTO SALESIANO. - Il 25 ottobre S. E. Rev.ma il Card. Michele Lega, presenti gli alunni dell'Istituto salesiano, numerosi Cooperatori e Cooperatrici, rappresentanze degli Ex-allievi e dei circoli « Giovanni Bosco » e « S. Luigi » del Ricreatorio Arcivescovile, celebrò la S. Messa nell'artistica Basilica di .S. Apollinare, e benedisse il nuovo vessillo della Compagnia S. Giuseppe, formata dai giovani artigiani dell'Istituto. Fu madrina l'ottima signora Rosina Callegaris, cooperatrice molto benemerita dell'Opera di Don Bosco in Ravenna.

Dopo la cerimonia l'Eminente Porporato rivolse, ai presenti, e in particolare ai soci della compagnia, un cordiale sermoncino e quindi passò a visitare minutamente i locali del collegio ed i laboratori, accolto dal suono festante della banda e dagli entusiastici evviva dei giovanetti.

Il Direttore gli presentò un omaggio elegantemente stampato dalla scuola tipografica, e un allievo artigiano lesse un riverente indirizzo a nome dei compagni. Sua Eminenza mostrò gradire l'uno e l'altro; si congratulò vivamente dell'insegnamento tecnico professionale che viene impartito dai capi d'arte nei singoli laboratori, e, accennando alla schiera di giovani che annualmente vengono formati in quella piccola aiuola salesiana, se ne ripromise per Ravenna e per la Romagna un più florido avvenire religioso sociale.

CATANIA. - IL NUOVO CIRCOLO « ANDREA BELTRAMI », sorto nell'Oratorio festivo di Catania con uno splendido programma raccolto nelle parole: « Purificazione ed elevazione », inaugurò la propria bandiera con una briosa festa giovanile.

La benedizione al vessillo, munifico dono della gentilisssima signora Isaia Maria Torrisi, Presidente del locale Comitato Dame Patronesse delle opere salesiane, venne impartita da S. E. il Cardinale Arcivescovo Francica Nava, alla presenza di S. E. Mons. Emilio Ferrais e di numerosissimo pubblico.

Valenti oratori illustrarono poi lo scopo del nuovo circolo ed il significato della bandiera, che vuol esprimere purezza di cuori e saldezza di convinzioni cristiane.

All'Estero.

ASUNCION (Paraguay)-IL VENTICINQUESIMO DEL COLLEGIO SALESIANO. - L'Istituto « Monsignor Lasagna » di Asunción compì l'anno scorso il XXV anno d'esistenza. La commemorazione di questa data die' luogo a una festa religiosa per ringraziare Dio dei benefizi ricevuti, cui assistette, insieme con i trecento allievi del Collegio, tutto il vicinato. Il Vescovo Mons. Giovanni Sinforiano Bogarin, consacrato 26 anni fa dal nostro compianto Mons. Lasagna, passò la giornata coi nostri insieme con l'illustre Dott. Rogelio Ibarra Muñoz, ex-allievo del collegio ed ora Ministro di grazia e giustizia e della pubblica istruzione; e ad essi si unirono altri uomini pubblici, distinti membri del Clero e superiori di comunità religiose.

SANTIAGO (Chile). - FUNEBRI ONORANZE A MONS. COSTAMAGNA E A DON ALBERA. - Monsignor Costamagna nei dieci anni trascorsi in Chile, dal 1895 al 1905, raccolse larga messe di simpatie.

Appena si sparse la notizia della sua morte, numerosissime furono le condoglianze pervenute all'Ispettore di Chile; e il solenne funerale che si celebrò nel grandioso tempio della « Gratitud Nacional » il 13 settembre, vide raccolti per quell'ultimo tributo di affettuosa venerazione ben cinque Vescovi, membri del Senato e della Camera dei Deputati, numerose famiglie dell'aristocrazia di Santiago e le rappresentanze di tutte le Comunità religiose e del clero secolare della città. Pontificò il Nunzio Apostolico, S. E. Rev.ma Monsignor Benedetto Aloisi-Masella. Un salesiano tessè l'elogio funebre, rievocando in frasi commosse l'anima apostolica di Mons. Costamagna, commentando il motto scritturale « Zelus domus tuae comedit me ». La Schola Cantorum della « Gratitud Nacional » eseguì la « Missa pro Defunctis », una delle ultime e migliori composizioni musicali del compianto Monsignore.

Anche la Casa di Macul, memore delle cure paterne che per dieci anni aveva ricevute da Monsignor Costamagna, volle suffragarne l' anima con un solenne funerale, e più tardi volle farne rivivere il ricordo in una sentita commemorazione.

- Anche la morte del sig. Don Albera addolorò profondamente non solo i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice, ma tutti i benefattori ed amici.

Il solenne funerale celebratosi nella « Gratitud Nacional » il 5 novembre, vide nuovamente radunati, come già per Mons. Costamagna, per un ultimo tributo d'affetto al venerato estinto, Vescovi e loro delegati, membri del clero secolare, rappresentanze di tutte le Comunità, famiglie religiose coi loro alunni, spiccate personalità del laicato cattolico ed uno stuolo di Cooperatori ed amici.

Pontificò S. E. Rev.ma Raffaele Edwards, Vicario Castrense ed Ausiliare dell'Arcivescovo.

NECROLOGIO

L'E.mo de Cabrières.

Il Card. Francesco Maria Anatolio Rovérié de Cabrières era nato a Beaucaire (Gard), diocesi di Nimes, il 30 maggio 1830. Al Collegio dell'Assunzione a Nimes compì i primi studi, entrando nel Seminario di San Sulpizio nel 1848. Ordinato sacerdote nel 1853, fu direttore del Gran Seminario di Nimes dal 1855 al 1858. Nel 1859 Mons. Plantier, Vescovo di Nimes, lo volle suo segretario particolare e poi Canonico e Vicario Generale. Resasi vacante la diocesi di Montpellier, Mons. De Cabrières vi fu nominato il 18 dicembre 1873. Nel 189o Leone XIII gli concesse il Sacro Pallio e lo nominò assistente al Soglio. Scrittore animato, fortissimo e grande oratore, rimase celebre per i suoi discorsi, tra cui va ricordato quello in occasione della chiusura della prima assemblea episcopale in NòtreDame. Nel 1911 il 27 novembre Pio X di s. m. lo creò Cardinale.

L'Eminentissimo nutriva una venerazione profonda per il Ven. Don Bosco e per D. Rua, e un grande affetto all'Opera Salesiana, come si degnò far palese, in modo veramente paterno, anche nella visita che, l'anno passato, di questi stessi giorni, gli fece il compianto Don Albera.

Una prece per l'anima sua!

Ottavia Lampugnani ved. Caccia.

Morì, santamente, a Mathi Torinese, il 18 gennaio. Mite di carattere, di alto e profondo sentire cristiano, visse solo per la famiglia e per Dio, al cui amore educò fortemente i figliuoli. Da sedici anni colta da paralisi progressiva, baciò umilmente la croce pesante e la portò con rassegnazione sublime. Da dieci anni abbisognava d'una mano caritatevole sol per muovere il capo sui cuscini! Eppure mai un lamento, nè un senso di tristezza, pur tanto naturale; ma serena sempre e col cuore pieno d'amor di Dio. Anime di tal tempra raggiungono una mèta altissima verso la santità, pur sfuggendo allo sguardo degli uomini. Noi siamo certi che la virtuosa estinta goda già un gran premio nel regno dei santi, e ciò dev'essere il miglior conforto anche al figlio Cav. Giuseppe.

Preghiamo anche per:

ARCHETTI Elena fu Faustina, † Iseo (Brescia). ASTENGO Can. Don Luigi, t Varazze (Genova). BALLIANI Michelina di Savino, † Dervio (Como). BAMBINA Francesca ved. Abate, † Alcamo (Trapani). BONACINA Adele, † Palazzago (Bergamo). BONATI D. Francesco, † Bardolino (Verona). BoRIo Luigia, † Costigliole d'Asti (Alessandria). BOTTA Giuseppe, † Varazze (Genova). Bovio Giuseppe Antonio, † Bellinzago (Novara). BRICHETTI Felicita, † Novara.

BRIGENTI Italia, † Fogno (Bergamo).

BuUFFOLI Angela, † Iseo (Brescia).

CABIATI Felicina, † Vignale Monferrato (Aless.). CALLEGARIS Barbara, † Godiasco (Pavia). CAMERANO Marianna, † Torino. CAPRINALI Massimiliano, † Darfo (Brescia). CASANOVA CROSA Amalia, † Torino. CATTOLICA Vincenzo, † Civitanova Marche. CAVAZZA Amalia, † Barbaresco (Cuneo). COCCERO Sebastiano, † Villafranca (Torino).

DAMIN Antonio, † Nova Petropolis (Brasile). DELLAVALLE Domenica, † Agliano d'Asti (Aless.). Di BoYi, Conte Vittorio, + Torino. DOTTARELLI Marianna, † Corbara (Perugia). DRocco Lucia, † Revello (Cuneo). DUMONTEL Apollonia, † Torino. FABIANE Luigi, t Nova Petropolis (Brasile). FERERO Giovanni, † Roma. FERRERO Sebastiano, † Torino. FRATTINI Ermenegildo, † Milano. FREDA Don Achille, † Acerno (Salerno). GAGLIARDONE Teresa, † Vignale Monf. (Aless.). GAIDONE Domenica, † Cardè (Cuneo). GALIMBERTI Giuditta, † Carugo (Conio). GALLI Amalia, t Mathi (Torino). GALLIZZi Luigia, † Castellucchio (Mantova). GALLO Giovanni, † Cassinelle (Alessadria). GARELLI Alessandro, † Torino. GHEZZI Isaia, † Rovagnate p. Perego (Corno). GHIBAUDO Battista, † Boves (Cuneo). GERMIGNAI Maria, † Borgomanero (Novara). GIUPPONI Lucia, † Camerata Cornelio (Bergamo). INCISA Marianna, † Torino. LIMONTA D. Antonio, † Milano. MANFRIN Antonio, † Villabartolomea (Verona). MARCHISIO Giuseppe, † Bottigliera d'Asti (Aless.). MARTELLI Emilia, † Genova. MILESI Giuseppina, † Bordogna p. Roncobello. MONTANI RAMATI Carolina, + Novara. MOTTI Angela, † Arena Po (Pavia). PARRAVICINI Maria, † Erba (Conio). PASQUALI Luigi, † Ferrara. PEDROLi Agostino, † Bellano (Como). PEIRETTI Francesco, † Torino. PELLÈ Vincenzo, † Taranto (Lecce). PESAUDO D. Pietro, † Ribordone (Torino). PEREGO Carlo, † Corno.

PIANETTI MILESI Elisabetta, † Roncobello (Berg.). PICuNo D. Pietro, † Taranto (Lecce). PRATI D. Luigi, + Cellatica (Brescia). RIGOLINI Francesco, † Agnadello (Cremona). ROLLÈ Antonio, † Torino. RONCO Pietro, † Moncalvo (Alessandria). ROSA Domenica, † Racconigi (Cuneo). Rossi Antonio, † Vercelli (Novara). Rossi DE-GASPERis Giuseppina, + Roma. ROSSIGNOLi Adele, + Arena Po (Pavia). SAVIO Barone Federico DI BERSTIEL, † Torino. SEVERI Anna, † Castellarano (Regio Emilia). SoTGiu Cicita, † Norbello (Cagliari). SOLA-VAGGIONE Antonio, † Carmagnola (Torino). SORPERO Giulio, † Cassinelle (Alessandria). STELLA Antonietta, † Pontedassio (Porto Maurizio). STRADA D. Gio. Battista, † Mede (Pavia). TASCA Padre Luigi, + Cessole (Alessandria). TERZUOLO Paolo, + S. Mauro Torinese (Torino). TONNI Benedetto, † Montebello (Forlì). TREBESCHI Attilio, † Rivoli Veronese (Verona). VERGNANO Domenico, † Baldissero (Torino). VERRA Marta, † Demonte (Cuneo). VINAI Maddalena, † Cuneo. ZAUPA Davide, + Cornedo (Vicenza).