BS 1920s|1922|Bollettino Salesiano Gennaio 1922

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO

ANNO XLVI - N. 1   GENNAIO 1922

SOMMARIO

Il Sac. Filippo Rinaldi ai Cooperatori e alle Cooperatrici di Don Bosco.

Un pensiero di Don Bosco.

Centenario di S. Francesco di Sales: - Sue massime. - Festeggiamenti nella Basilica di Maria Ausiliatrice.

XXXI Gennaio.

Convegni d'azione salesiana: - Il pratico convegno di Torino. - A Vercelli, Penango Monferrato, ecc.

In suffragio di Don Albera: - Il funerale di trigesima.

Il Cinquantenario della Fondazione dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

L'inaugurazione di una lapide a Don Rua.

Nuovi Vescovi Salesiani. - Esempi di Cooperazione. Figure degne di memoria: Mons. Giovanni Marenco. Per l'Università del S. Cuore. - "Rivista dei giovani".

Cina: Una visita ai distretti del Vicariato di Shiu-Chow (Relazione di Mons. Luigi Versiglia): - II. A Nam Hong e Chi Heng. -- Una caccia all'ippopotamo.

Culto di Maria Ausiliatrice.- Nuovo privilegio alla Basilica. --- Per il 24 corrente. - Grazie e favori.

Note e corrispondenze: - 8 dicembre 1841. - L'adesione compatta degli ex-allievi alla Cooperazione salesiana. - Notizie varie: Milano, Casalmonferrato, Verona, Monaco, Buenos Aires.

La "Vita di Gesù" narrata ai giovani.

Necrologio e Cooperatori defunti.

REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO (9)

IL SAC. FILIPPO RINALDI AI COOPERATORI E ALLE COOPERATRICI DI DON BOSCO

Torino, 1° gennaio 1922.

Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici,

Al pensiero che molti affrettano col desìderio questa lettera del 10 gennaio, destinata al resoconto dell'anno passato e al programma del nuovo anno, sento crescere la mia responsabilità nel compimento di questo inatteso dovere; e non posso trattenermi, o carissimi Amici e Benefattori nostri, dal chiedervi larga indulgenza e dal pregarvi di accoglìere i pochi pensierì che vi esporrò, con la stessa bontà, con la quale era accolta la parola di Don Bosco, di Don Rua, e di Don Albero. Noi siamo nulla innanzi alle opere di Dio, le quali invece grandeggiano sempre più, quanto meglio dimostrano, con la vitalità ognor fiorente nel volger degli anni, l'assistenza divina.

La morte di Don Albera.

E il mio primo pensiero è di rimpianto e di ringraziamento. Il caro Don Albera ci ha lasciati, e ci ha lasciati repentinamente! La sua fibra delicata si era da tempo infiacchita assai, mentre i doverì dell'alto ufficio, aggravati enormemente dalla guerra, se valsero per un lato a moltìplìcare le sue sollecìtudini a prò degli orfani e di tutti gli abbandonati, dall'altro raddoppiarono le preoccupazioni e le sofferenze sue. Ma egli, contento di veder i suoi figli di ogni nazione stretti dai più dolci vincoli della carità crìstiana anche in mezzo all'infuriare della guerra, fermo nel proposito di calcar fedelmente le orme di Don Bosco e dì Don Rua, volle e seppe restar sulla breccia sino all'ultimo respiro! Senonchè la rapidità fulminea della sua morte, benchè temuta da qualche tempo, aumentò di tanto il nostro dolore, che solo l'universale cordoglio sollevatosi al diffondersi della triste notizia e le solenni onoranze e i suffragi che gli si tributarono in ogni parte, valsero a sollevarci e confortarci alquanto.

A voi quindi, o benemeriti Cooperatori, l'espressione della nostra riconoscenza, avvalorata nell'intìmo dell'animo dalla stessa promessa che l'indimenticabile Don Rua proferì per ìl primo presso la salma di Don Bosco e morendo raccomandò a tutti i Salesiani: la promessa che Don Albera, purtroppo, non potè inculcarci in punto di morte, ma ci predicò con l'esempio e la parola nell'undecennale direzione della Pia Società Salesiana: di continuare a calcar fedelmente le orme del Venerabile Fondatore.

Anno di lutto.

Il 1921 fu un anno di gran lutto per la Società Salesiana. Già nella prima settimana di luglio ci abbandonava inaspettatamente quel degno figlio del Ven. Don Bosco, che fu Don Antonio Aìme, Ispettore delle Case Salesiane della Colombia e della Venezuela. Due mesi dopo passava dall'Argentina all'eternità il secondo vescovo salesiano Monsignor Giacomo Costamagna: e, appena una settimana prima dell'improvvisa scomparsa di Don Albera, si spegneva piamente qui tra noi un altro vescovo salesiano, Mons. Giovanni Marenco, Internunzio Apostolico e Delegato Straordinario della Santa Sede presso le Repubbliche del Centro America.

Il venerato Don Albera e Mons. Costamagna, già compagni di studi nell'Oratorio, giunsero ambedue alla fine della mortale carriera dopo aver goduto, da tre anni, le sante consolazioni del Giubileo Sacerdotale. Don Aime invece e Mons. Marenco, parvero strappati anzi tempo dalla morte. Ma tante perdite, accompagnate da quelle di altre persone a noì care, ci hanno altamente ripetuto il grave ammonimento del divin Salvatore: Estote parati!... Buon per noi, o cari Cooperatori, se riandando lo zelo che i nostrì cari defunti spiegarono per la gloria di Dìo e la salvezza delle anime, e i luminosi esempi di profonda pietà, e sopratutto l'illimitata devozìone con la quale si dedicarono all'incremento dell'Opera del Ven. Don Bosco, ci proporremo di seguirli affettuosamente sino al termine della vita per la via così generosamente calcata.

L'8 dicembre u. s. si compivano 8o anni dal gìorno che la Vergine Ausiliatrice Immacolata inspirava Don Bosco a gettare le basi dell'Opera sua. Quanto bene si è fatto in questo tempo! Quanta gioventù dell'uno e dell'altro sesso, avviata al viver crìstiano negli Oratori e in cento e cento istituti di educazione! Quante residenze di Missione aperte in ogni parte della terra! Ma, oltre che alla Divina Assistenza e allo splendore delle sue personali virtù, anche all'entusiastica dedìzione dei figli, specie di quelli che gli succedettero nella direzione generale dell'Opera, il Ven. Don Bosco deve, il fiorire, lo sviluppo, e i benefici frutti di essa. Per questo c'inchiniamo alla loro memoria, e protestiamo, particolarmente a Don Albera, la nostra riconoscenza imperitura.

Resoconto del 1921.

Compiuto questo dovere, che era pure un vivo bisogno del cuore, eccomi, o buoni Cooperatori e pie Cooperatrici, al breve accenno alle nuove opere, alle quali i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno potuto metter mano nell'anno spirato, con l'aiuto dì Dio e mercè il soccorso della vostra carità.

Opere compiute dai Salesiani.

IN ITALIA i figli di Don Bosco hanno avuto il dolce conforto di poter aprire due Istituti per la formazione di nuovo personale: il primo a Castel de' Britti, presso Bologna, a vantaggio delle Case Salesiane dell'Emilia, della Toscana, e della Liguria; il secondo a Schio, presso quel fiorente oratorio, a vantaggio delle Case del LombardoVeneto e della Svizzera; e di veder sorgere un nuovo Oratorio festivo a Modena.

Le simpatie acquistate dall'Opera Salesiana all'Estero, durante e dopo la guerra, ebbero alcune nuove affermazioni nell'apertura di un Pensionato con Oratorio ad Essen, dove i ragazzi educati col sistema di Don Bosco arrivano già a seicento; di un Oratorio a Monaco di Baviera, già frequentato da cinquecento giovani; e di una scuola popolare a Tournay.

Anche nel NUOVO CONTINENTE, l'Opera Salesiana ebbe a registrare ìmportanti fondazioni.

Nell'America del Nord, a Watsonville negli Stati Uniti, si è potuto fondare una Colonia Agricola, che è una vera provvidenza per i figli degli emigrati.

Nell'America del Sud s'è accettata un'altra Colonia agricola, con splendido Istituto e annessa chiesa parrocchiale, offertici dalla generosità di una cristiana famiglia, a Generai Piràn nella Repubblica Argentina. Similmente abbiamo stabilito una residenza a Manaos, nello stato delle Amazzoni (Brasile), per l'assistenza della gioventù di quell'importantissimo centro, e per avere una Casa di rifornimento per la lontana Missione del Rio Negro.

Anche quell'immensa Prefettura Apostolica, del pari che il Vicariato di Shiu-Chow in Cina, come varie Ispettorie d'America, poterono metter mano a nuove opere, mediante un notevole rinforzo di personale. Più di cento furono i nuovi Mìssionari che, a più riprese, partirono da Torino nel 1921, assorbendo gran parte delle vostre elemosine. Tra essi meritano particolar menzione quelli destinati alla nuova Missione dell'Assam, che ebbero la sorte di ricevere ultima benedizione dei caro Don Albera.

Opere compiute dalle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Col soccorso della vostra carità anche le Figlie di Maria Ausiliatrice videro crescere il numero dei loro istituti.

IN ITALIA, a Torino, assunsero la direzione di una Casa per la protezione della giovane presso il Santuario della Consolata: - ad Asti il Giardino d'infanzia « Principessa Jolanda » capace di ducento bambini: - ad Oulx un Oratorio, laboratorio dopo scuola: - ad Arma di Taggia una scuola parrocchiale con Asilo infantile, laboratorio e Oratorìo: -- ad Alessandria un. nuovo Pensionato per Normaliste, che ha già una sessantina di convittrici, le quali potranno toccare ìl centinaio, non appena il palazzo Alfieri, che è la sede dell'Istituto, sarà completamente libero e adattato.

All'EsTERO ebbero la soddisfazione di aprire alcune case; e, precisamente, un Collegio con oratorio festivo in General Pirán nell'Argentina: - una Scuola parrocchiale con oratorio festivo per fanciulli in Ascurra dello Stato di S. Caterina in Brasile: - una Scuola gratuita per fanciulli a Jàquil nel Cile: - una casa climatica a Yauja nel Perù: - e una Casa di educazione per i fanciulli della Colonia Italiana presso Puebla nel Messico.

Vanno pure ricordate le accettazioni di cucine, guardarobe, e laboratori presso vari istituti Salesiani: a Torino, Frascati, Chertsey (Inghilterra), e a S. Francisco di California; nonchè la partenza di circa trenta Missionarie per l'Argentina, gli Stati Uniti, ìl Messico e l'Asia Minore.

Come vedete, tanto i Salesiani quanto le Figlie di Maria Ausiliatrice, nonostante le odierne eccezionali strettezze, con la grazia di Dio, la protezione della comune Celeste Protettrice e il vostro appoggio, videro notevolmente accresciuto il numero delle loro case.

Proposte per il 1922.

Passando ora, o zelanti Cooperatori e pie Cooperatrici, ad esporvi il programma per l'anno nuovo, farò del mio meglio per tracciarvi gli stessi pensieri che vi avrebbe rivolto il compianto Superiore.

Il caro Don Albera anche negli ultimi giorni era vivamente preoccupato per ottenere che le benedizioni del Signore accompagnassero la nostra Pia Società nell'anno presente, il quale, pur astraendo dalle condizioni sorte alla sua morte, doveva essere particolarmente importante per i figli dì Don Bosco; e io credo di potervi esporre più urgenti bisogni nostri è i pensieri del lagrimato Superiore, chiedendovi tre cose: Preghiere -- un po' di zelo - azione.

I) Preghiere. - Il 23 aprile p. v., all'ombra della Basilica di Maria Ausiliatrice si aduneranno tutti gli Ispettori con gli altri Delegati della Pia Società per procedere alla nomina del nuovo Rettor Maggiore e del Consiglio che dovrà coadiuvarlo nell'alto e delicatissimo ufficio. Quindi, per vari giorni ancora, continueranno le Generali Adunanze per trattar delle nostre cose più importanti, e degli urgenti bisogni delle singole Opere, sopratutto del modo di rendere l'attività salesiana ognor più rispondente alle esigenze dei tempi secondo lo spirito di Don Bosco. Chi non vede la speciale importanza di siffatto Convegno che non si tenne più da dodici anni?

E in questo non breve periodo, quanti avvenimenti s'incalzarono sulla faccia della terra! quanti fatti nuovi e quanti nuovi bisogni! Con ragione noi sentiamo tutta la necessità d'una speciale assistenza celeste.

Voi, o buoni Cooperatori, che solete recitare ogni giorno un Pater, Ave e Gloria in onore di S. Francesco di Sales, con la giaculatoria Sancte Francisco Salesi ora pro nobis per l'acquisto delle sante Indulgenze, giunti alla recita di questo Pater ricordate le nostre Adunanze e innalzate un'affettuosa invocazione al glorioso Patrono, affinchè, insieme col Ven. Don Bosco e i nostri Confratelli e Cooperatori già beati in cielo, ci ottenga da Maria Ausiliatrice particolare assistenza e le benedizioni dal Signore. Sì, domandiamo fervidamente che l'Opera Salesiana abbia a trarre dal prossimo Convegno Generale nuova luce e nuove energie che la mettano in grado, pur in mezzo alle gravi difficoltà presenti, di raggiungere nella pienezza dello spirito di Don Bosco il suo scopo precipuo, che è l'educazione cristiana della gioventù.

II) Un po' di zelo. - Un voto, che nelle accennate Adunanze salirà dal cuore di tutti i convenuti, sarà quello d'intensificare le comuni sollecitudini per suscitare nuove vocazioni. Il pensiero che preoccupò maggiormente la mente di Don Albera negli ultimi giorni e intenerì anche il sno cuore sacerdotale, fu l'accentuata scarsezza di vocazioni. « Noi dobbiamo, insìsteva, far ogni sforzo per moltiplicare le vocazioni, non solo per la nostra Pia Società, ma anche per le Diocesi. È questo il gran bisogno della Chiesa nell'ora presente! Se vivesse Don Bosco, se vivesse Don Rua, non si darebbero pace fino a quando non avessero provveduto a questa necessità con tutte le loro forze. Noi dobbiamo fare altrettanto! Purtroppo le offerte sono andate da alcuni mesi scemando sensibilmente... ma tuttavia teniamo fermo.... se ci viene qualche offerta generosa, vediamo di consacrarla a questo scopo. »

Chi non ammira la generosità di questo programma? Esso rispecchia, in vero, la più grande necessìtà della Chiesa nell'ora presente. Dando un semplice sguardo anche solo alle cose nostre, non si può non esserne intimamente convinti. Man mano che si delineano i nuovi bisogni dei tempi, si scorge sempre più l'urgenza di moltiplicare tante opere che mirano direttamente all'educazione cristiana delle nuove generazioni. E si potrà por mano a questo imperioso lavoro, reclamato dalla Religione e dalla Patria, ove continuassimo a scarseggiare di vocazioni?

Da tutte le Case Salesiane, non solo dalle residenze di Missione, ma dagli stessi Istituti aperti tra popoli civili, si leva persistente il grido: « Siamo troppo pochi! No ci sentiamo insufficienti al bisogno. Ci occorrono nuove braccia, che dividano con noi il lavoro che ci ha affidato il Signore! » Ma sarà possibile, anche di qui a più anni e con tutta la buona volontà dei Superiori, fan tacere questi lamenti e provvedervi, ove non si pensi fin d'ora a moltiplicare i Figli di Don Bosco?

L'anno scorso, come vi ho ricordato, partivano per le nostre missioni più di cento Missionari e trenta Missionarie. Credete che così venissero colmati almeno i bisogni più urgenti? Giammai! Soltanto per Patagonia, per non perdere i frutti maturati mercè le eroiche fatiche dei primi missìonari, non basterebbe l'invio, fin da quest'oggi, di cinquanta nuovi apostoli pieni di zelo e di salute!

E notate che il compianto Don Albera. già un anno fa, accettava per il 1922, con altre fondazioni, anche il Vicariato Apostolico di Kimberley nella lontana Australia, dove la spedizione di una dozzina di Missionari ci permetterebbe, è vero, di poter dire di averne preso possesso, ma non mai d'aver iniziato il lavoro richieste per l'evangelizzazione di quell'immensa territorio.

Quindi, anche in questo campo, o buoni Cooperatori e zelanti Cooperatrici, ci occorre il vostro aiuto e tutta la vostre, cooperazione. Aiutateci a trovare e a formare molte generose vocazioni! Cercateli voi stessi, coltivatele amorosamente, e inviatecele. Se al dire di S. Agostino « Salvando un'anima, assicuriamo la salvezza dell'anima nostra», qual premio non avremo in questa vita, e sopratutto nell'altra, se avremo dato al Signore un nuovo missionario, una nuova suora, un nuovo sacerdote, che salveranno tante anime!

Preghiamo pure a questo fine, preghiamo il Padrone della Messe perchè invii nuovi lavoranti nel suo campo; preghiamolo tutti, ogni giorno, a voler moltiplicare le sante vocazioni alla nostra Pia Società; ma insieme lavoriamo, come meglio ci è dato, allo stesso santissimo scopo.

III) Azione. - Il 1922 è l'Anno Trecentenario dalla morte di San Francesco di Sales e Cinquantenario della fondazione dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Vi furono già notificate le grandi linee del programma per la commemorazione del Centenarìo di San Francesco, che nel 1° Oratorio Salesiano s'iniziava il 28 dicembre u. s., all'ombra della Basilica di Maria Ausìliatrice, con un'adunata di tutta la gioventù raccolta negli Istituti Salesiani dì Torino: e vi sarà anche comunicato il programma che intende svolgere l'Istituto delle Fìglie di Maria Ausiliatrice per la sua data giubilare. Sono convinto che voi, cari Cooperatori e buone Cooperatrici, sempre pronti ad assecondare ogni nostra iniziativa, vi schiererete con slancio al nostro fianco nelle accennate solennità giubilari, ma lasciate che vi dica: « Voi potete e dovete fare di più. » È possibile amar davvero Maria Ausiliatrìce, amare e voler seguire S. Francesco di Sales, e non imitare la Madonna nell'aiutare i cristiani, e non ricopiare lo zelo ardente, la carità operosa e la dolcezza soave, per la quale S. Francesco di Sales fu il re dei cuorì? È possìbile, in una parola, non sentirsi fortemente spronati a lavorare nel campo religioso sociale col programma tracciato dal Ven. Don Bosco per il bene della Religione e della Civile Società?

Il Venerabile insisteva perchè sull'esempio di San Francesco di Sales insieme con la perfezione propria i buoni cristiani curassero la salvezza altrui, e, deciso di moltiplicare le anime zelanti che si proponessero di glorificare Iddio facendo del bene al prossìmo, in special modo alla gioventù, istituì a lato della Pia Società Salesìana e dell'Istituto delle Figlie di Marìa Ausiliatrice l'Unione dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane.

A Torino il 27 novembre u. s. si tenne un Convegno d'azione salesiana, già indetto da Don Albera, nel quale si ebbe la consolazione di contare ben 63 gruppi o piccoli Comìtati d'azione fiorenti presso i vari Istituti ed Oratori nostri della città, che in parte già lavoravano e in parte entusiasticamente si proposero di lavorare, quali in un modo quali in un altro, nel campo della cooperazione salesiana. Se l'esempio si allargasse a tutte le città e ai paesi che hanno un Istituto Salesiano o delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ovvero un Direttore Diocesano o un Decurione dei Cooperatori, quanto bene di più si potrebbe compiere!

Accanto ad ogni Casa di Don Bosco, se è un Istituto, vi dovrebbe essere almeno un gruppo di alunni o alunne, entrati nei sedici anni, che vengano diligentemente preparati alla Cooperazione salesiana. Se è un Oratorio festivo, dovrebbero sorgere allo stesso scopo almeno altrettanti gruppi d'azione, quanti sono i Circoli regolarmente costituiti nell'Oratorio. Similmente le Unioni degli Ex-allievi nostri e le Unioni delle Ex-allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice, a natural corona del loro particolare programma di attaccamento, di affetto e di mutuo aiuto, dovrebbero formare ognuna un piccolo gruppo di soci, capaci e volenterosi, che si proponessero di lavorare attivamente nel modo più consono ai bisogni locali, secondo il programma della Cooperazione Salesiana. E poichè l'azione tracciata dal Ven. Don Bosco, così varia e provvidenziale, è particolarmente affidata, come venne chiaramente illustrato nell'8° Congresso Internazionale, ai piccoli Comitati di zelanti e attivi Cooperatori e Cooperatrici, non vi dovrebbe essere nemmeno una città o un paese, aventi un grosso o piccolo nucleo di Cooperatori, senza un secolo Gruppo o Comitato d'azione.

Oh, se si pensasse davvero alla costituzione dei Comitati!! Se nel III° Centenario dalla morte di S. Francesco di Sales si potesse vedere l'attuazione di questo gran voto emanato dall'8° Congresso, a me sembra che il nostro Santo Titolare e Maria SS.ma Ausiliatrice ne andrebbero lieti più che d'ogni altra manifestazìone.

Queste, le tre raccomandazioni, che mi parvero più opportune.

Una viva preghiera.

Prima però di chiudere questa mia, sento il bisogno di aggiungere una parola per raccomandarvi, o nostri cari Cooperatori, le opere che abbiamo tra mano e che ogni giorno fanno pieno assegnamento sulla vostra carità.

Tra esse voglio ricordarvi le numerose Case di formazione, cioè i nostri Seminari e Studentati, dove sono allevate le nuove reclute della Pia Società; gl'Istituti professionali, così provvidenziali per i nostri tempi; gli Asili per Orfanelli, varii dei quali sono riservati ad Orfani di guerra; le numerose residenze di Missione, antiche e recenti, tra popoli idolatri; ed anche le grandi chiese in costruzione!

Come avete appreso poc'anzi dalle ricordate parole di Don Albera, da qualche mese le offerte inviate all'Opera Salesiana vanno sensibilmente scemando, mentre aumentano i bisogni.

Il giorno stesso dopo la sepoltura dell'amato Superiore, il 1° novembre 1921, per mano dell'E.mo Card. Cagliero - che il Signore lungamente conservi all'ammirazione e all'affetto dei figli di Don Bosco - veniva collocato il primo sasso nelle fondamenta dell'artistico Tempio in costruzione ad onore di Gesù adolescente e della Sacra Famiglia a Borgo San Paolo in Torino. In questi due mesi si colmarono già le fondamenta, sulle quali nella prossima primavera l'E.mo Card. Arcivescovo di Torino porrà e benedirà con rito solenne la pietra angolare: e Iddio affrettì quel giorno!... Ma non possiamo trattenerci dal rìpetere ai nostri cari Cooperatori e alle pie e zelanti Cooperatricì una preghiera:

- Deh! non lasciateci mancare i mezzi indispensabili pel mantenimento delle opere compiute e per compiere le iniziate!... Vi raccomandiamo in modo speciale il Tempio suaccennato, che sarà quasi un monumento alla memoria di Don Albera.

I Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrìce, gli orfanelli, le orfanelle, e tutta la gioventù alle loro cure affidata, pregano e pregheranno sempre l'amabile Provvidenza Divina che per mezzo vostro viene in loro aiuto, ad assistere quotidianamente tutti Voi e le vostre famiglie nei temporali e spirìtuali bìsogni e in tutte le vostre necessità, affinchè possiate condurre una vita felice e ricca di opere buone, che vi aprano un giorno le porte del Paradiso.

Nel raccomandare alle vostre preghiere i figli e le Opere di Don Bosco, credetemi quale ho il bene di professarmi,

Di Voi, Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici,

Dev.mo Umil.mo Servo

Sac. FILIPPO RINALDI,

Prefetto Generale.

Volete fare una cosa buona? ... Educate la gioventù.

Volete fare una cosa santa? ... Educate la gioventù.

Volete fare una cosa santissima?... Educate la gioventù.

Volete fare una cosa divina?... Educate la gioventù.

Questa, tra le cose divine, è la divinissima. I santi Padri vanno d'accordo nel ripetere quel detto di S. Dionigi: Divinorum divinissimum, est cooperari Deo in salutem animarum. Spiegando questo passo con S. Agostino, si dice che quest'opera divina è un pegno assoluto della predestinazione propria: Animam salvasti, animam tuam praedestinasti.

Beati coloro che ci aiutano a salvare le anime! Noi sacrifichiamo le nostre persone. Il Signore misericordioso ci manda personale, pronto a qualunque sacrifizio, anche a dare la vita per la salute delle anime. Ma le persone non bastano. Ci vogliono i mezzi materiali: e i mezzi tocca ci voi procurarli, o benemeriti Cooperatori. Sia dunque vostro studio che non manchino. Vedete quanto è buono il Signore, e che grazia grande egli vi fa, quando vi mette in mano i mezzi per cooperare alla salvezza delle anime!...

SAC. GIOVANNI Bosco.

Centenario di S. Francesco di Sales

Fate conto che tutto il passato sia un nulla, e dite con Davide: « Adesso comincio ad amare Dio »

* *

I piedi con i quali si cammina alla perfezione sono la mortificazione e l'amor di Dio: questo è il destro e quella il sinistro.

Impariamo da Gesù nel presepio a stimare come si meritano le cose del mondo.

*

Per profittar molto nella perfezione convien applicarsi ad una sola cosa, ad un sol libro di devozione, a una sola virtù, a un solo esecizio spirituale, a una sola giaculatoria, e simili. Non già che si debbano rigettare o trascurare affatto le altre; ma bisogna far in modo che quella alla quale uno si applica, sia sempre in vista e principale oggetto di frequente applicazione, considerando tutte le altre accessorie, Il far diversamente, passando da un esercizio ad un altro, è un imitare coloro, che nei conviti assaggiano qua e là un poco d'ogni pietanza, e si guastano lo stomaco: è uno studiare continuo, senza mai giungere alla scienza dei santi... Bisogna però guardarsi dal vizio, nel quale incorrono non pochi, che è di attaccarsi troppo alle proprie pratiche ed esercizi spirituali. Ciò naturalmente fa sentire disgusto di tutte le altre maniere di operare, che alle proprie non si conformano; parendo alla persona di operar quel che meglio conviene, e stimando imperfetti quelli che non operano come lei: ma chi ha buono spirito si edifica di tutto e non condanna alcuna cosa.

*

Servire Iddio vuol dire avere una gran carità verso il prossimo e una inviolabile risoluzione di seguire in tutto la divina volontà: confidare in Dio con semplicità ed umiltà: sopportare se stessi nei propri difetti, e tollerar pacificamente le imperfezioni altrui.

*

Mille piccoli atti di virtù, come sarebbe sopportare le importunità e le imperfezioni del prossimo, soffrire una parolina o un piccolo torto, reprimere un piccolo sdegno, mortificare un'affezioncella, una curiosità di dire o di sentire, scusare un'indiscrezione, accondiscendere altrui nelle piccole cose, e simili: son cose che fan per tutti: perchè non praticarle? Le occasioni di guadagnare grosse somme vengono di rado; mentre dei piccoli guadagni se ne possono fare ogni giorno; e maneggiando con giudizio questi piccoli guadagni vi son di quelli che arricchiscono. Oh! come ci faremmo santi e ricchi di meriti, se sapessimo approfittare delle occasioni che ci offre il nostro stato. Sì, sì, applichiamoci a batter bene la via nostra e a far bene la giornata in corso, senza intrattenerci nel pensiero dell'ultima; e siamo certi che faremo buon cammino.

*

Il maggior male nostro si è che vogliamo servir Dio a modo nostro, e non a modo suo: secondo la nostra volontà e non secondo la sua. Quand'Egli vuol che siamo ammalati, noi vogliamo esser sani; quando egli desidera che lo serviamo coi patimenti, noi desideriamo di servirlo colle opere; quando vuole ch'esercitiamo la carità., noi vogliamo esercitare l'umiltà; quando vuol da noi la rassegnazione, vogliamo la divozione, l'orazione, o qualche altra virtù e questo non perchè le cose che noi vogliamo siano più grate a Lui, ma perchè son più di gusto nostro. Questo è certamente il maggior impedimento che noi possiamo mettere alla nostra perfezione, essendo indubitato che se vogliamo esser santi secondo la nostra volontà, non lo saremo mai. Per essere veramente santi, bisogna esserlo secondo la volontà di Dio.

***

Ricordate che la perfezione non s'acquista col tener le braccia in croce: ma bisogna lavorare davvero per domare se stessi e ridursi a vivere non secondo le inclinazioni e le passioni, ma secondo la ragione, e secondo la regola e l'ubbidienza. La cosa è dura, non può negarsi, ma necessaria; e coll'uso divien facile e gustosa.

*

Tutta la scienza dei santi si restringe a due cose, Fare e soffrire. Chi meglio ha fatto queste due cose, questi è più santo.

S. Francesco di Sales.

FESTEGGIAMENTI nella Basilica di Maria Ausiliatrice

Sacra Missione

Dal 15 al 26 gennaio verrà predìcata una SACRA MISSIONE in preparazione al Triduo dei solenni Festeggiamenti Giubilari (Oratori: Can. D. Ferdinando Toppino, Can. D. Evasio Colli, Teol. D. Carlo Cavallo, col seguente orario:

Mattino, alle 7, Meditazione.

Sera, alle 16,30, Istruzione e Benedizione: -alle 20, Dialogo apologetico-morale e Benedizione.

La sera del 26, a chiusura della S. Missione, la Benedizione Eucaristica sarà impartita da un Ecc.mo Vescovo.

Triduo solenne dal 27 al 29 Gennaio.

Ogni giorno: alle 6,30 e alle 7,30 Messe della Comunione Generale, celebrate da un Ecc.mo Vescovo; - alle 9,30 Messa Pontificale.

Sera: alle 16.30 Vespri Pontificali, Panegirico del rev.mo Mons. Gius. Manzini di Verona, e Benedizione Pontificale.

Le predette sacre funzioni saranno celebrate dagli Ecc.mi Mons. Castrale, Vescovo tit. di Gaza, Mons. Pinardi, Vescovo tit. di Eudossiade, Mons. Rossi Vescovo di Susa, Mons. Castelli Vescovo di Cuneo; dall'E.mo Sig. Card. Richelmy Arcivescovo di Torino, che impartirà la Benedizione Eucaristica ai primi vespri della solennità annuale, cioè la sera dei 28 gennaio; e dall'E.mo Sig. Card. Achille Ratti, Arcivescovo di Milano, che pontificherà il giorno 29, mattina e sera.

Il 30, a norma del Regolamento, speciali suffragi per tutti gli ascritti alla Pia Unione dei Cooperatori Salesiani.

NB. -- Della solenne apertura dei Festeggiamenti Giubilari, compiutasi nell'Oratorio di Valdocco il 28 dicembre u. s., diremo nel prossimo numero.

XXXI GENNAIO.

DON Bosco è conosciuto da tutti quelli che ne leggono, o ne hanno letta la vita?

La storia delle meraviglie compiute da questo Uomo di Dio riempie ognuno di stupore: ma qui, spesso, è tutto il frutto che ne ritrae la maggior parte dei lettori, perchè non s'indugiano a meditare e perciò non giungono a conoscere le morali energie di quell'anima grande e ancor meno lo spirito di altissima santità., tanto più profonda quanto meno appariscente, che le guidava.

È un fatto che si ripete. Anche quelli che vissero al suo tempo, quasi tutti videro in lui un uomo straordinario, ed anche, illuminati dai fatti strepitosi che accadevano con straordinaria frequenza, ammirarono un gran santo. Pochi, troppo pochi, seppero penetrarne intimamente l'anima, la mente, il cuore.

Ma tra i pochi uno vola sublime, Don Rua: il quale passerà alla storia col nome di grande Successore e, meglio ancora, di grande Imitatore di Don Bosco.

Evidentemente predestinato da Dio ad esserne il primo ausiliare e l'integratore nello stabilimento dell'Opera Salesiana, egli ebbe un'anima capace dei più sublimi eroismi: e molti, incredibili quasi, ne compì, di cui il primo è l'aver voluto ricopiare e l'aver saputo ricopiare lo spirito del Venerabile Fondatore.

Fin dal Primo incontro, all'anima sua giovinetta - contava 11 anni - Don Bosco apparve cinto dell'aureola della più alta santità, e, tratto a lui, propose così deliberatamente di studiarlo e imitarlo, che tutte e sole le idealità e le aspirazioni del Venerabile divennero subito le idealità e le aspirazioni sue, e così fece per tutta la vita. Egli aveva sentito subito, e sentiva di continuo, uscir dall'anima del Padre e del Maestro ognor più forte il grido di S. Paolo: Imitatores mei estote, sicut et ego, Christi: e si donò a lui generosamente, con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze. L'ascetica di Don Rua e la sua santità non ebbero altra scuola ed altro esemplare che la viva scuola e l'esemplare vivo di Don Bosco. Singolar ventura, che egli tesoreggiò così, come nessun altro fece e non potrà far più in avvenire. Per questo l'altezza morale di Don Rua, quando sia conosciuta, getterà un nuovo fascio di luce vivissima sull'eroica e santa figura di Don Bosco, non tanto Per il merito che viene al Maestro dall'aver avuto e plasmato un Discepolo così grande, quanto per lo studio diligentissimo che questi su lui compi e gli concesse di ricopiarlo con mirabili frutti di perfezione cristiana.

Per questo, nel giorno che ricorda il XXXIV Anniversario della morte del nostro Venerabile, c'inchiniamo riverenti sulla sua Tomba, e deponendovi il bacio della più affettuosa riconoscenza, nell'invitare i lettori, specie quelli che seguono con speciale metto le cose nostre, ad innalzare una fervida prece per il felice corso della sua Causa di Beatificazione, li preghiamo a levare al cielo anche un fervido voto per l'esaltazione di Don Rua, perchè quanto più e più presto sarà divulgata la perfezione della figura morale del grande Discepolo, tanto meglio sarà apprezzata la sublime santità del Maestro.

CONVEGNI DI AZIONE SALESIANA

Il pratico Convegno di Torino.

Nell'Oratorio Salesiano di Torino, con la benedizione e i migliori auguri del Cardinale Arcivescovo, la domenica 27 novembre ebbe luogo un Convegno d'azione salesiana, prestabilito dal compianto Don Albera, allo scopo d'inquadrare nel programma della cooperazione salesiana tutte le energie giovanili, che fanno capo ai figli di Don Bosco in Torino.

A facilitare il compito si tennero due adunanze.

Alla seduta del mattino presero parte esclusivamente le Presidenze delle singole Unioni ex-allievi ed ex-allieve esistenti in Torino, e dei Circoli giovanili fiorenti negli Oratori e negli Istituti Salesiani, insieme con le Presidenze del Comitato Centrale delle Dame Patronesse delle Opere di Don Bosco, dei Comitati Patronesse pro Oratori festivi di S. Francesco di Sales, S. Giuseppe, Valsalice e Monte Rosa, del Comitato Dame di Maria Ausiliatrice, del Comitato Salesiano di S. Giovanni Evangelista, del Comitato fondatore della Lega Nazionale contro la bestemmia ed il turpiloquio, della Società del Santo Nome, e dell'Unione assistenza operaia.

L'adunanza venne aperta dal Prefetto Generale Don Filippo Rinaldi, il quale, dopo aver rievocato la paterna figura di Don Albera, illustrò lo scopo del Convegno. Rifacendosi all'origine dell'Unione dei Cooperatori, - precisò la finalità che guidarono Don Bosco nell'istituirla, e invitò tutti i presenti a portarvi la fiamma del loro zelo e l'ardore delle loro anime giovanili. Seguì uno scambio di idee sulle linee generali di coordinamento dell'attività individuale delle singole associazioni e dei vari gruppi d'azione. Si convenne che le Unioni ex-allievi per programma e, senz'altro, quelle dell'Oratorio di S. Francesco di Sales, del 1° Oratorio festivo, dell'Istituto del Martinetto e degli Oratori festivi di S. Giuseppe e S. Luigi, nonchè i Circoli Giovanni Bosco e Michele Rua, i Circoli giovanili Auxilium, XV Maggio, San Paolo, Monte Rosa, Unione Giovani, Giuseppe Tomolo, Felice Bianchetta, Martinetto, Don Rua dell'Oratorio interno, Don Bosco e Domenico Savio del Collegio di Valsalice, del pari che il Circolo femminile Maria Mazzarello e l'Unione Figlie di Maria, fossero ufficialmente iscritti come enti all'Unione dei Cooperatori Salesiani, con impegno alle singole Presidenze d'inculcare e raccomandare l'iscrizione personale dei rispettivi soci, e magari di consacrare la loro adesione con apposito articolo aggiunto ai proprii statuti.

La ristrettezza del tempo, essendosi aperta l'adunanza dopo una solenne funzione nel Santuario, non permise di scendere ad altri particolari, e si riconobbe la necessità d'indire quanto prima altre adunanze di Presidenze, generali e a gruppi, secondo l'affinità e l'omogeneità di lavoro, e insieme di convocare fin dal prossimo anno anche i singoli soci in assemblee generali, preferibilmente in occasione delle solennità di S. Francesco di Sales e dì Maria Ausiliatrice.

L'adunanza generale si tenne nel pomeriggio, nel teatro interno dell'Oratorio, affollato dagli accennati Presidenti e da numerosi membri delle varie associazioni maschili e femminili, tra cui i normalisti del Collegio di Valsalice al completo, allo scopo di volgarizzare, nella forma più popolare, l'idea della cooperazione salesiana, che nel suo semplice e vasto programma abbraccia ogni forma di apostolato religioso-sociale, reclamato dai tempi, sopratutto per l'educazione cristiana delle nuove generazioni.

Dopo l'inno a Don Bosco del Pagella, cantato da tutti i presenti, esordì il prof. comm. Costanzo Rinaudo, con una squisita commemorazione del compianto Don Albera. « Ebbi l'onore e la fortuna di entrare in questo Oratorio, quasi lo stesso giorno in cui vi entrò Don Paolo Albera, nell'ottobre del 1858, ed ebbi la fortuna di vivere accanto a lui 8 anni, legato di amor fraterno sotto il vigile sguardo del nostro padre comune Don Bosco. Ma che potrei rammentarvi di lui, che potrei dirvi di lui, se non che io l'ho amato, ma nell'incoscienza giovanile non ho potuto allora discoprire quei germi delle grandi virtù che la mente illuminatrice di Don Bosco già aveva intuito in quella giovine anima privilegiata da Dio? Ma ora che si estende davanti a me tutta la tela della sua vita, io, rivedo e riconosco i germi che già allora si erano spiegati: e ritengo che tre, in mezzo alla ghirlanda di fiori che hanno maggiormente esplicato la loro attività ed il loro profumo, sono come tre caratteristiche della sua vita, intorno a cui potrebbe tessersi un lavoro magistrale, per dipingere la soavità di un'anima buona e gentile: e sono la purezza angelica dei costumi, la bontà indulgente, la soavità nella parola e nello sguardo...

Ebbene, io vi prego, od amici e fratelli, che specialmente in nome di queste altissime virtù di Don Albera, abbiate ad iniziare questi lavori, questi lavori nati sotto il suo auspizio e che cresciuti dinanzi alla sua figura amatissima così cara, così buona, cosi soave, non potranno che dare frutti perenni ».

Subito dopo, il teol. avv. Gino Borghesio, svolge il tema: « Necessità di formare e moltiplicare comitati e gruppi d'azione ». Anzitutto pone in rilievo lo spirito dei tempi attuali, che tende irresistibilmente alle forme organizzative, per cui gli isolati vengono facilmente travolti dall'azione collettiva: quindi rileva lo stretto dovere per i figli della luce di ben organizzarsi per contrastare ai figli dell'errore nuove con queste nel campo della civiltà e della fede.

L'avv. Giuseppe Perlo presenta in rapida sintesi, a edificazione ed imitazione comune, il lavoro già compiuto dai vari Comitati sunnominati, e particolarmente dai numerosi gruppi d'azione già costituiti, quali il Consiglio Direttivo pro Scuole serali e l'Uffìcio Collocamento nella Sezione giovani dell'Unione ex-allievi dell'Oratorio S. Francesco di Sales; il Gruppo d'azione e le sezioni Charitas, pro diffusione Buona Stampa e «Gioventù Missionaria» nel Circolo Auxilium; le sezioni pro coltura e catechismo, assistenza ai giovani e azione religiosa nel Circolo S. Paolo; le Unioni padri e madri di famiglia e il Comitato pro nuova chiesa nell'Oratorio S. Paolo; l'Unione padri di famiglia nell'Oratorio Monte Rosa; le sezioni conferenze di S. Vincenzo, e pro diffusione Buona Stampa nel Circolo femminile Maria Mazzarello; e i Comitati pro catechismo, Comunione mensile, pratiche di pietà, educazione fisica, Scuola popolare serale professionale e della buona massaia, e pro beneficenza, che fioriscono nell'Oratorio femminile delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

In seguito Mons. Luigi Condio pronunzia un commosso discorso sul terzo centenario della morte di S. Francesco di Sales, il cui spirito, grazie alle santissime norme tracciate dal Venerabile Don Bosco e fedelmente seguite dai suoi successori, il venerando Don Rua e Don Albera, dice sempre vivo di vita ricolma di opere e di frutti salutari nella Pia Società Salesiana.

Chiude l'adunanza Don Rinaldi riassumendo i risultati del Convegno e ringraziando cordialmente tutti gli intervenuti, i quali al canto dell'inno a Don Bosco, sfollarono il teatro per recarsi al Santuario di Maria Ausiliatrice, dove la memoranda giornata ebbe degna corona con un altro discorso di Mons. Condio sull'azione religioso-sociale tracciata da Don Bosco e la Benedizione eucaristica.

Il Convegno fu una consolante rassegna dei vari gruppi e comitati d'azione che fanno capo ai figli di Don Bosco in Torino. Essi assommano a 63, di cui già 34 lavorano nell'ambito programmatico della Cooperazione salesiana, e gli altri 29 vi hanno cordialmente aderito, con quale e quanta utilità per la buona causa non è chi non lo vegga.

Il Convegno di Torino, come abbiamo detto, si tenne allo scopo d'inquadrare nel programma della Cooperazione salesiana tutte le energie giovanili che in città fanno capo ai figli di Don Bosco. Lo scopo fu raggiunto, e l'esempio di Torino merita di essere largamente imitato.

Le condizioni per essere inscritti alla Pia Unione del Cooperatori Salesiani, fissate da Don Bosco, sono: 1) Età non minore ai 16 anni; 2) Godere buona riputazione religiosa e civile; 3) Essere in grado di promuovere, o per sè o per mezzo di altri, con preghiere, offerte, limosine o lavori, le opere della Pia Società Salesiana. Se Don Bosco riteneva atti a svolgere il programma della Pia Unione i giovani di 16 anni, perchè non iniziare alla cooperazione salesiana i nostri allievi delle classi superiori, i giovani dei nostri Circoli, e i figli stessi dei Cooperatori

Educhiamoli per tempo allo spirito di Don Bosco: instilliamo nei loro cuori, nobili e generosi, insieme con l'amore alla perfezione individuale, lo zelo che li rende « giovani apostoli », quello zelo che fu così caratteristico nel Venerabile e che Egli incessantemente studiò di trasfondere nei suoi seguaci; e ci renderemo benemeriti della Religione e della Patria.

A VERCELLI.

La domenica 24 ottobre si tenne a Vercelli un convegno di plaga. V'intervennero S. E. l'Arcivescovo Mons. Gamberoni, numerosi canonici e parroci della città e dintorni, e spiccate personalità del laicato. Mons. Arcivescovo aperse la seduta con ringraziamenti ed auguri, ed inspirandosi alla festa del giorno - S. Raffaele - tracciò un bellissimo parallelo tra la missione dell'Arcangelo e l'Opera salesiana. Il nostro Don Trione svolse il tema riguardante l'organizzazione parrocchiale e diocesana dei cooperatori, e vari interlocutori portarono il loro contributo di esperienza personale. Infine venne approvato un ordine del giorno auspicante che in ogni parrochia il parroco - come desiderava il Ven. Don Bosco - compia le funzioni di direttore locale o decurione, coadiuvato nella sua opera da un gruppo o comitato di zelatori e zelatrici, e che il direttore diocesano mantenga il contatto e l'affiatamento con tutti i Decurioni, almeno coll'invio di una circolare annuale. Parlò in seguito il prof. Guido Meroni sul terna: « I Cooperatori Salesiani e l'assistenza della gioventù nelle parrocchie », e all'unanimità fu applaudito il voto che per opera dei Cooperatori abbiano a moltiplicarsi e svilupparsi gli Oratori e i Catechismi parrocchiali, che sono i veri focolai di coscienze oneste ed integre. L'ultimo tema relativo alle vocazioni ecclesiastiche venne svolto da Mons. Carlo Salamano, il quale illustrò il compito dei Cooperatori nel sostenere e aiutare moralmente e finanziariamente lo sviluppo delle vocazioni, e il dovere di diffondere e far conoscere l'opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni ecclesiastiche degli adulti, indirizzando agli appositi istituti i giovani che si ritenessero chiamati al sacerdozio.

A PENANGO MONFERRATO.

Il Convegno di Penango Monferrato, tenutosi il 26 ottobre, fu presenziato dalle LL. EE. Rev.me Mons. Giovanni Andrea Masera, Vescovo di Colle Val d'Elsa e Mons. Umberto Rossi, Vescovo di Susa, e da oltre 300 Cooperatori, fra cui vari parroci dei dintorni. La seduta venne aperta dal sig. Don Rinaldi, che spiegò come cooperatore salesiano sia colui sopratutto che cerca di lavorare nella propria sfera, come lavorebbe Don Bosco.

Prese quindi la parola il rev.mo Teol. D. Maggiorino Maggiora, parroco di Calliano, relatore del tema « I Cooperatori Salesiani e la vita parrocchiale ». L'oratore rilevò i vantaggi vengono alle parrocchie dall'azione alacre dei Cooperatori, che sono e devono essere l'aiuto e il sostegno dei parroci. Propose la costituzione, nelle singole parrochie, di un comitato permanente di azione per l'insegnamento del catechismo, per l'assistenza alla gioventù d'ambo i sessi, per la sorveglianza e la vitalità dei Circoli giovanili e degli Oratori, e per l'organizzazione delle forze adulte nelle due grandi associazioni cattoliche nazionali, l'Unione Popolare e l'Unione Donne Cattoliche.

Il rev.mo Can. Don Evasio Colli svolse il tema «sulle vocazioni ecclesiastiche», segnalando la sublimità del lavoro in questo campo, e corredando le sue osservazioni con saggi consigli ed opportuni ammaestramenti per suscitare e sviluppare nei cuori giovanili la divina chiamata.

Parlò in seguito l'Avv. Felice Masera, Presidente del Convegno, intorno alla diffusione della buona stampa, richiamando l'attenzione dei convenuti sull'importanza dell'argomento e suggerendo mezzi pratici per propagare giornali e periodici cattolici, per fondare bibliotechine circolanti e sostenere le buone librerie.

Chiuse l'adunanza Mons. Umberto Rossi, che riassunse i deliberati dell'assemblea e invocò la benedizione di Dio per la loro rapida effettuazione.

A S. BENIGNO E A FOGLIZZO CANAVESE.

Il 10 e il 17 novembre si tennero altri convegni, rispettivamente a S. Benigno e a Foglizzo Canavese, preceduti da una riunione di Parroci dei dintorni, allo scopo. di iniziare un primo scambio di idee. Vi presero parte varie centinaia di persone, fra cui un numero notevole di sacerdoti. Si stabilirono norme pratiche per l'organizzazione locale e diocesana dei Cooperatori e per la loro azione specifica e collettiva in rapporto ai bisogni e alle necessità della plaga, e alla diffusione della buona stampa: e fu comune il voto che simili convegni abbiano a ripetersi ogni anno per meglio affiatarsi e coordinare le sparse attività.

In suffragio di Don Albera,

Da molte parti d'Italia e dall'Estero ci giungono annunzi e relazioni di solenni suffragi per il compianto nostro Rettor Maggiore.

Dovunque sono Case dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice e in altre città e paesi si succedono imponenti dimostrazioni, alle quali partecipano le prime Autorità Ecclesiastiche e Civili, e illustri Cooperatori. È un plebiscito commovente che dice la viva simpatia che circondò l'Opera di Don Bosco sotto il compianto Superiore.

A tutti il più cordiale ringraziamento. Noi intanto protestiamo ancor una volta di voler essere sempre, con la grazia di Dio, fedeli al Programma tracciatoci dal Venerabile Fondatore.

Delle dimostrazioni più solenni faremo cenno nei prossimi numeri. In questo mese ci limitiamo a dire convenientemente del solenne Funerale di Trigesima, celebratosi in Torino.

Il Funerale di Trigesima.

Le funebri onoranze che ebbero luogo a ToRINO il giorno 1 dicembre nella Basilica di Maria Ausiliatrice per la trigesima del secondo Successore di Don Bosco furono un'imponente affermazione di filiale affetto e di schietta simpatia verso l'illustre estinto e la Pia Società Salesiana. La Basilica, severamente parata a lutto, era gremita di popolo divoto. Nel centro, tra cento ceri posava umilissimo il feretro; e, attorno attorno, insieme col Consiglio Superiore della Pia Società e vari Ispettori e molti direttori salesiani, insieme col Consiglio Generalizio dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, erano schierate le rappresentanze delle Autorità cittadine, del Prefetto, del Sindaco, del Consiglio Comunale, della magistratura, del patriziato, del clero, dei cooperatori e delle cooperatrici, degli ex-allievi degli Istituti Salesiani, delle vicine scuole De Amicis e di numerose Associazioni giovanili, di cui varie con bandiera. In una delle tribune erette per la circostanza erano le nobili Dame Patronesse delle Opere di Don Bosco; e in palco distinto, accanto il presbitero, S. A. I. e R. la Principessa Laetitia Savoia-Bonaparte e S. A. R. il Principe Filiberto di Savoia-Genova, Duca di Pistoia, col loro nobile seguito.

Il sacro rito venne compiuto dal Prefetto generale della Pia Società, Don Filippo Rinaldi, assistito da due sacerdoti ex-allievi. L'Eminentissimo Card. Arcivescovo presenziò la mesta cerimonia in abiti pontificali, circondato da una rappresentanza del rev.mo Capitolo Metropolitano, da numerosi Parroci Urbani in mozzetta, e dalle L.L. E.E. R.R.me Mons. Giovanni Pinardi, Vescovo Ausiliare, e Mons. Luigi Olivares, Vescovo di Nepi e Sutri, il quale, alla fine della messa, accompagnata dalla «Schola Cantorum » dell'Oratorio Salesiano con scelta musica del Mitterer a 4 voci, salì in pergamo e lesse l'elogio funebre.

Non un panegirico, non una commemorazione di parata fu il chiaro e limpido discorso di Mons. Olivares. « Nulla di ufficiale - esclamava l'oratore - Noi vogliamo semplicemente baciare un'ultima volta la mano a Don Albera: è fredda! Oh! era già fredda, quando la baciai quattro giorni prima che ci lasciasse. Ebbi allora un brivido, e pensai che quello potesse essere l'ultimo saluto. Proprio così era scritto nei decreti di Dio... È fredda: ma è la mano del padre: ci stringiamo a lui, e dopo avergli offerto il pegno più prezioso del nostro affetto, la preghiera del suffragio, onde pronto gli si apra il gaudio eterno, vogliamo irrigare di nostre lagrime la sua mano, sempre benefica e benedicente. E vuol essere, il nostro, atto di ammirazione delle sue virtù, di riconoscenza pel bene che ci ha fatto ».

E davvero un senso di alta ammirazione sorse nell'animo di tutti gli uditori nel seguire la vita virtuosissima di Don Paolo Albera dalla fanciullezza alla sua elezione a Rettor Maggiore dei Salesiani: come un senso di profonda riconoscenza suscitò la rapida sintesi delle opere di carità e di beneficenza compiute dal secondo successore di Don Bosco.

« Ecco -- conchiudeva l'oratore - come Don albera merita, insieme a profonda ammirazione, la gratitudine più sincera. Ci ha tramandato intatto il patrimonio sacro dello spirito di Don Bosco, non certo come cimelio chiuso in un reliquiario, ma come fiamma della vita che ci agita, pegno d'ogni benedizione di Dio.

Permettete però un'ultima parola. La nostra riconoscenza, forse, potrebbe andare oltre: non vi sono fra noi molti, che abbiano titoli particolari per dire anche un « grazie « speciale? Non parlo di coloro che ebbero da Dio la grazia di potergli vivere più da vicino: essi diranno i tratti di delicatezza che usò verso di loro, sopratutto l'attenzione scrupolosa a non voler tornare d'aggravío, pur con una salute che andava deperendo. Ma accostandoci a lui solo qualche volta, non abbiamo partecipato noi delle sue predilezioni? Non è esagerazione affermare di Don Albera ciò che sta scritto di Don Bosco: quanti cioè l'hanno avvicinato, tutti, e ciascuno, ebbero tali dimostrazioni d'affetto da ritenersi da lui in particolare prediletti. È il sistema di Dio, e delle anime che sanno degnamente rappreséntarlo quaggiù.

» Così passò Don Albera in mezzo a noi; fu pellegrinaggio il suo, come quello di ogni uomo, ma pieno di opere sante, preparazione alla più fulgida corona eterna. Pertransiit benefaciendo, dissero di Gesù: non è irriverenza affermarlo anche di Don Albera. Le sue spoglie mortali, è giusto, riposano accanto alle tombe auguste di Don Bosco e di Don Rua, triade donata da Dio a noi e a tutta la Società, onde le nostre e mille e mille altre anime attraverso l'Opera Salesiana fossero salve.

» Il bacio, l'ultimo, che deponiamo sulla sua mano fredda, prima che le leggi stabilite da Dio all'umana fralezza la dissolvano, gli dica il nostro cuore ». ,

Con l'assoluzione impartita al tumulo dall'Eminentissimo Card. Arcivescovo, alle 11,45 ebbe termine la severa imponentissima cerimonia.

Il Cinquantenario della fondazione dell'istituto. delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Le Figlie di Maria Ausiliatrice, fondate dal Ven. Don Bosco l'anno 1872, commemoreranno la data giubilare del loro Istituto col seguente programma:

1) L'anno della Commemorazione Giubilare è fissato dal 1° gennaio al 31 dicembre 1922.

2) Durante l'anno giubilare tutte le Case dell'Istituto, in pegno di ringraziamento delle grazie ricevute da Maria SS.ma Ausiliatrice, solennizzeranno il 24 d'ogni mese con un'ora di Corte di Maria ed altra festiva adunanza famigliare e accademica, come sembrerà più opportuno.

3) La celebrazione del mese di Maggio, ricordando come per tutto il maggio del 1871 il Ven. Don Bosco fece e indisse speciali preghiere ad implorare i lumi celesti Prima di dedicarsi alla fondazione dell'Istituto, avrà particolar carattere di devota e affettuosa riconoscenza.

4) Il giorno della data giubilare - 5 agosto 1922 - sarà festivo per le Case delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e in tutte, insieme con le funzioni proprie dei giorni solenni, avrà luogo la Consacrazione Generale dell'Istituto alla Celeste Patrona e Titolare, seguita dal canto del Te Deum.

5) Ogni Casa, nel giorno che giudicherà più adatto, celebrerà solennissimamente la data cinquantenaria - facendola precedere da apposito Triduo e accompagnandola con Comunione Generale, Corte di Maria, Ora di Adorazione predicata e Benedizione Eucaristica - con invito a tutte le persone pie aderenti all'Istituto, e Convegni locali, o regionali, o nazionali delle Ex-Allieve.

L'inaugurazione di una lapide a Don Rua

Per iniziativa della Società « Michele Rua » di Torino, la domenica 11 dicembre 1921 s'inaugurava a Valsalice una lapide marmorea, che fa bella simmetria con quella posta nel 1911 dagli Ex-allievi al Ven. Don Bosco, ed eterna la memoria del suo primo Successore.

La cerimonia ha inizio alle 10,30, con la S. Messa celebrata nella Chiesa dell'Istituto, a cui assistono i membri della Società predetta insieme con gli alunni del Seminario delle Missioni Estere e del Convitto della Scuola Normale Pareggiata « Valsalice », e numerosi Ex Allievi, benemeriti Cooperatori e pie Cooperatrici, e le rappresentanze delle Case e degli Oratorii Salesiani di Torino. Dopo la Messa si scende in cortile, e mentre le bandiere con tutti i convenuti si serrano come in gaia corona di affetto attorno la tomba del grande Successore di Don Bosco, cala lentamente la tela che ricopre la lapide, e un fragoroso applauso si leva armonioso insieme con le note della banda dell'Oratorio « S. Paolo », che accompagna cento voci giovanili nel canto dell'inno a Don Bosco.

Sulla lapide si legge l'iscrizione:

A DON MICHELE RUA che per la Fede e per la Civiltà visse eroico esempio di cristiano lavoro e di pietà profonda, la Società che del suo nome si onora, in fraterna unione a tutta la gioventù educata dai figli di don Bosco, in pegno di imperituro affetto e di imitazione devota, Q. M. P. - Torino, 11 dicembre 1921.

Per il primo prende la parola l'attivo Presidente della Società, l'operaio L. Carbone, che dopo aver ringraziato gl'intervenuti, con commosse parole ricorda l'affetto e la venerazione dei singoli soci per Don Rua, di cui sentirono in più occasioni la forte e valida proiezione dal cielo, e li invita ad essere sempre più degni di Lui, or che sono orgogliosi d'avergli eternato nel marmo la loro riconoscenza e il loro affetto.

L'oratore ufficiale, l'on. Pietro Novasio, exallievo dell'Oratorio Salesiano di Valdocco, con felice improvvisazione accenna allo sviluppo dell'Opera Salesiana, che si fece gigante e si sparse in tante parti del mondo sotto il governo di Don Rua, di cui delinea a grandi tratti la vita luminosa per zelo di opere e spirito d'abnegazione e di sacrifizio; di Don Rua che, secondo un'antica espressione del Ven. Don Bosco, fin da giovane avrebbe potuto far miracoli, se avesse voluto; di Don Rua, il cui aiuto per il Fondatore dell'Opera Salesiana fu si prezioso da dover questi esclamare: « Se Dio mi avesse fatto la grazia di scegliermi a Successore un'anitra rivestita di ogni virtù, non avrei saputo immaginare un Don Rua! »

Il Cav. E. Zanzi, Assessore Comunale, ricordando anch'egli il lavoro dell'Opera Salesiana, accenna al merito singolare di Don Rua, tempio di carità sublime con tutti e d'austerità severa con sè, che tutto eroicamente sopportò, persin la calunnia più diabolica su l'onore dei suoi figli: e si dice orgoglioso di prender parte anche a nome del Sindaco e della Civica Amministrazione al tributo d'omaggio e di venerazione all'immortale 1° Successore di Don Bosco.

Con brevi e sentite parole l'avv. Prospero Battù porta il riverente saluto del Circolo « Giovanni Bosco ».

Chiude la cerimonia, che è tutta una festa sebbene svolta ai piedi di una tomba, il rev.mo sig. Don Filippo Rinaldi, il quale, dopo aver ringraziato gli oratori e tutti i presenti, specialmente la Società « Michele Rua », che ebbe l'iniziativa di scolpire alla luce del sole e in vista di tutti il nome venerato di Don Rua, finora rinchiuso umilmente con la sua salma benedetta nell'artistica cappella funeraria, rievoca con frasi scultorie la sublime grandezza della figura morale dell'incomparabile Successore di Don Bosco, proponendola alla comune ammirazione e imitazione.

Così, semplicemente, ma tanto cordialmente, si è svolta la solenne cerimonia. Ai presenti vien distribuito un ricordino con brevi cenni sulla vita del Commemorato e alcune illustrazioni della sua tomba; ma il ricordo più caro per quanti ebbero la fortuna di essere a Valsalice quella mattina fu e sarà quell'inno dei cuori, alla cara memoria del 1° Successore di Don Bosco quella pubblica affermazione della venerazione e della stima altissima che tutti conservano per l'Uomo-prodigio di un'operosità instancabile, di sacrificio continuo, di fede invitta.

Noi siamo intimamente convinti che la lapide apposta presso l'ingresso alla Tomba di Don Rua sarà davvero un pio richiamo, com'hanno protestato gli oratori.

« Noi ritorneremo quassù, ha detto il Presidente della Società « Michele Rua », e vi ritorneremo per divenire sempre più degni del nostro grande Titolare ».

« Noi ritorneremo ancora quassù, ha detto l'ori. Novasio, e vi ritorneremo in pio pellegrinaggio, ogni volta che sentiremo il bisogno del conforto di un Santo. »

« Noi ritorneremo quassù, ha detto l'Assessore Lanzi, in questa casa di studio, di preghiera e di preparazione all'apostolato, e mentre odoreremo il profumo delle nuove pianticelle che si preparano alle imprese feconde, materiate di Religione e di Civiltà, noi cristiani, cittadini, italiani, sentiremo il bisogno di chinarci di frequente davanti a questa tomba, come davanti a quella del gran Padre della Famiglia Salesiana».

« D'ora innanzi ogni pio pellegrino che ritornerà quassù, ha ripetuto Don Rinaldi, non vedrà più scolpito soltanto su d'una tomba e nascosto in una cappella funeraria il nome di Don Rua; ma lo vedrà sfavillante alla luce del sole e nel suo nome ricorderà l'umile grandezza, la forza e l'operosità gigantesca, l'austerità e l'amabilità santa di Chi lavorò sempre con Cristo e per Cristo ».

In breve la cerimonia fu una superba rievocazione della santa memoria di Don Rua agli allievi e agli ex allievi di Don Bosco, ai Torinesi, agli Italiani e a tutto il mondo simpatizzante per l'Opera Salesiana.

Nuovi Vescovi Salesiani.

Nel Concistoro del 21 novembre u. s. veniva preconizzato Vescovo della diocesi di Chachapoyas, nel Perù, Mons. Ottavio Ortiz Arrieta della Pia Società Salesiana.

Mons. Ortiz nacque a Lima e fu uno dei primi allievi di quella Casa Salesiana. Ascrittosi alla Pia Società, fu il primo direttore del Collegio di Piura, e in seguito direttore dei Collegi del Cuczo e di Callao. La diocesi di Chachapoyas abbraccia un territorio vastissimo, dove ancor grande è il lavoro di evangelizzazione.

Nello stesso Concistoro venne annunziata la promozione di Mons. Francesco de Aquino Correa dalla Chiesa titolare di Prussiade alla Metropolitana di Cuyaba nel Brasile. Anche Mons. de Aquino appartiene alla Pia Società Salesiana, ed è Presidente dello Stato di Matto-Grosso.

Esempi di cooperazione salesiana.

Per iniziativa di una gentile cooperatrice, la signorina Maestra Ermenegilda Genta, a Villardora in Val di Susa è sorto un Circolo giovanile cattolico, col nome di « Margherita Bosco ». Per la benedizione del vessillo sociale si diede convegno nell'amenissimo paese la gioventù femminile della valle, offrendo uno spettacolo sublime di fede.

Un'ondata di circa 2000 persone passò per le vie cantando gli inni della religione e della fede, suscitando fremiti di entusiasmo in tutti i cuori. È stata una festa che ha segnato in molti cuori un trionfo degli ideali di don Bosco e ha destato un risveglio di vita cristiana.

Figure degne di memoria.

Mons. GIOVANNI MARENCO (Ved. Boll. di dicembre u. s. pag. 328. )

Internunzio Apostolico nel Centro America.

A vent'anni, già chierico studente del 3° anno di Teologia, si presentava a Don Bosco perchè lo accogliesse tra i suoi; e il Ven. Fondatore dei Salesiani ammirandone il franco e schietto carattere, pieno di amabilità e di dolcezza, l'accettava senz'indugio, avendo subito intuito in lui la stoffa di un buon salesiano. Difatti, dopo soli cinque anni, D. Giovanni Marenco era inviato a fondare un nuovo istituto a Lucca, dove, come attesta un ex-allievo, l'abate Mons. Lino Giannini, « colla soavità del carattere e la paternità del contegno seppe guadagnarsi l'anima degli allievi. Nel confessionale aveva la parola che scendeva al cuore, nelle giornaliere ricreazioni era l'amico che con dignitoso riserbo si mescola ai divertimenti degli allievi; nel serale saluto alla comunità era l'angelo che ti accompagnava al riposo; nelle esortazioni confidenziali era il padre che disponeva alla virtù »..

Lo splendido saggio che il giovane sacerdote diede di sè, consigliò Don Bosco a richiamarlo a Torino per affidargli la nuova chiesa di S. Giovanni Evangelista, consacrata nell'ottobre del 1882 da Mons. Lorenzo Gastaldi. E Don Marenco rispose anche allora all'alta fiducia del Venerabile, acquistandosi la stima universale e larghe simpatie, cosicchè nel presentarlo al nuovo Arcivescovo l'E.mo Card. Gaetano Alimonda: « Veda, Eminenza, - diceva sorridendo - Don Bosco è povero, e col tempo forse lo sarà ancora di più, ma un Marenco gli resterà sempre ».

Chi ebbe a giovarsi maggiormente dell'opera di Don Giovanni Marenco, fu il grande Successore di Don Bosco, Don Michele Rua. Questi fin dal febbraio del 1888 lo inviò Direttore dell'Ospizio di S. Vincenzo de' Paoli in Sampierdarena e poco dopo lo nominò Ispettore delle Case Salesiane della Liguria e della Toscana; nel 1892 lo richiamò accanto a sè come Vicario Generale per l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e finalmente nel 1899 lo volle a Roma qual Procuratore Generale della Pia Società presso la Santa Sede. Era tanta la stima che Don Rua nutriva per Don Marenco, che nel 1898, quand'egli fu rieletto all'unanimità Superiore Generale, il suo voto lo diede a Don Marenco.

E l'opera svolta da Don Marenco negli accennati uffici, specie negli ultimi due, fu semplicemente meravigliosa. Attivo sempre e fermo di carattere, egli aveva un intuito finissimo dei cuori e una visione realistica delle cose e degli avvenimenti, che gli permetteva di scendere rapidamente al lato pratico e all'essenza d'ogni problema, e di portare anche nei casi più difficili tanta serenità che non si sgomentava mai, non si scomponeva mai, fisso lo sguardo alla Provvidenza Divina, che tutto dirige e dispone pel nostro meglio.

Questa fiducia e quest'abbandono filiale nella Provvidenza furono l'alimento dell'intima sua grandezza morale e la sorgente del fascino di simpatia che lo circondava. Dalla continua elevazione di mente e di pensiero gli derivava una dolcezza costante, una lucidità di mente singolare e una delicatezza di tatto squisita. La calma e l' amabilità. del carattere erano il lato esterno della sua figura: il segreto va ricercato in una ragione più profonda, nell'adesione sua piena e costante con Dio. L'ingegno aperto, ma non straordinario, senza dubbio contribuiva ad accaparrargli stima ed ammirazione; ma attorno a lui, più che la stima viveva l'amore, e questo era suscitato dall'anima pura e da quella dolcezza che non era frutto d'ingegno, dono di Dio, ma di un lavorìo e di una tensione incessante di volontà, frutto dell'opera sua personale.

Don Marenco seppe farsi amare. Fu questa la caratteristica, che brillò fin dagli anni giovanili, e crebbe e si sviluppò negli anni della maturità e divenne la forza che gli permise di compiere una missione di belle fino agli ultimi giorni della vita.

« È la bontà del suo cuore -- scriveva Don Rua - la gentilezza del suo tratto che avvince e conquide, la sua parola, il suo sguardo, il suo portamento, tutta la sua persona; quelli che lo conoscono sono là ad attestare che egli ha un cuor buono, tanto buono da ritrarre molto da vicino il Venerabile Don Bosco, di cui si gloria di esser stato figlio prediletto. Altri dirà della sua scienza, specialmente sacra, della sua discrezione nel guidare gli spiriti, della sua prudenza, delle altre sue doti, per cui basta avvicinarlo per volergli bene: a me basta dire di lui che ha un cuore grande da abbracciare quanti a lui ricorrono per tutti condurli a Gesù ».

Non fece in vero meraviglia se queste doti preclari, che spiccarono maggiormente nel tempo che fu Procuratore Generale in Roma, determinarono la sua promozione all'episcopato. Noi ricordiamo quando, già consacrato vescovo di Massa-Carrara, sulla fin di maggio del 19o9, venne a salutare Don Rua all'Oratorio. Il sant'uomo n'ebbe e gli ricambiò un tenerissimo abbraccio, mentre s'era chinato, come volle fare di poi, umilmente al bacio dell'anello pastorale; e in pegno d'affetto gli donò la stessa croce pettorale che portava l'eroico Mons. Lasagna, quando perì vittima di uno scontro ferroviario. Presentì Don Rua che quel degno figlio di Don Bosco, così prestante della persona, avrebbe finito lui pure miseramente e d'un tratto, dissolto e quasi annientato da morbo crudele? Mons. Marenco gradiva assai il dono del Padre e « questa croce, esclamò, sarà quella che porterò nei giorni più solenni, e dal mio petto, allorche a Dio piacerà prendermi con sè, intendo che torni nelle mani dei Superiore pro tempore della Pia Società Salesiana, affinchè passi, continuamente, di petto in petto episcopale salesiano ».

Due pensieri lo amareggiavano tuttavia in quella promozione: « la grande responsabilità dell'ufficio» e « il suo conseguente allontanamento dalla carissima sua Congregazione ». Ma, non appena entrato in diocesi, una delle sue cure più sollecite fu quella di stabilire la sua casa in modo da poter vivere sempre una vita salesiana: e questa era la nota preferita delle sue lettere, e fu una sua gloria purissima.

Con siffatto spirito, l'azione pastorale che svolse in diocesi fu piena di ardore apostolico. Il suo programma lo espresse nelle tesi che svolse nella prima lettera pastorale: « Ritornare a Cristo ». « Cristo riviva nei cuori, nelle famiglie, nelle scuole, nelle officine, in tutte le manifestazioni della vita: e allora la società avrà la pace, allora cesseranno gli odi e i sussulti che la sconvolgono e la dilaniano». E lavorò, sempre e solo, per questo ritorno a Cristo di tutte le classi della società, specialmente delle più umili, facendosi amare anche dai avversari, avvinti e trascinati dalla soavità e dalla affabilità e pazienza sua, amando di preferenza i fanciulli, i giovani operai e i giovani studenti, i cui pericoli per la fede nell'officina e nella scuola facevano fremere di carità la sua anima generosa.

Ed erano sempre i giovani che nelle visite pastorali gli correvano incontro e gli porgevano i primi saluti, rinnovando la scena di Gesù fra i fanciulli. Quante volte non ripetè col Divin Salvatore dal profondo dell'anima: « Deliciae meae esse cum filiis hominum... Sinite parvulos venire ad me! » Oh! la figura buona di questo Vescovo venerando, che curvava le alte sue spalle e la fronte bianca sui fanciulli per meglio sentirne i palpiti immacolati e farsi piccolo coi piccoli, è ancor viva nella diocesi di Massa! « Negli otto anni del suo operoso apostolato - scrivevano di là -- egli lascia fra noi un soavissimo ricordo per lo zelo e la cura vigile e sapiente nell'istruzione religiosa della gioventù e nella formazione del giovane clero ».

E il Signore gli riserbava ancor un altro campo dove lo splendore delle sue virtù doveva mandare raggi più vivi e scintillanti. Nel 1917, il Santo Padre Benedetto XV lo promuoveva alla Sede Arcivescovile di Edessa, e lo nominava Internunzio Apostolico presso le Repubbliche del Centro-America. Non senza dolore egli si rassegnò alla nuova e gravosa missione, ma si abbandonò all'aiuto della Provvidenza, che, egli diceva, « ho sempre personalmente sperimentata sapientissima, amorosissima, materna, il che m'indusse a compendiarla nel motto dello stemma: Dominus regit me ». La separazione dagli amatissimi diocesani fu assai dolorosa. Per evitare penose commozioni, dato loro l'addio nella Pastorale di quaresima, partì di nascosto.

Il 19 aprile sbarcò felicemente a Porto Limón in Costarica ed entrò trionfalmente a S. Josè. Popolo e autorità lo accompagnarono festanti alla cattedrale, ov'egli, commosso dalla grandiosa dimostrazione, impartì la benedizione del S. Padre e quella del suo predecessore, l'E.mo Card. Cagliero, che vi aveva lasciato ricca eredità d'affetti.

E si mise al lavoro, con brio giovanile, assecondato da tutti, Autorità, Clero e popolo. Egli stesso scriveva candidamente al compianto Don Albera: « È evidente la simpatia che dimostra il Governo e il popolo, di che benedico Iddio, giacche la simpatia è un grande fattore nel disimpegno dell'ufficio affidatomi ». E in quattro anni potè stabilire la gerarchia ecclesiastica nella republlica di Costarica, con l'erezione di un'archidiocesi, di una diocesi e di un vicariato apostolico; ripristinò le relazioni diplomatiche fra la S. Sede e le repubbliche di San Salvador e Honduras; e fece rifiorire la disciplina ecclesiastica, fondando due seminari centrali negli stati di Nicaragua e del Salvador, senza perder di vista il Guatemala.

Colpito da una grave malattia, resistette sino all'ultimo al lavoro: ancora il 24 agosto consacrò il nuovo Arcivescovo di Guatemala e venne all'Oratorio di Torino per ristabilirsi. Fu un'illusione, che in pochi giorni scomparve. Ma egli dal letto del suo dolore, di fronte ad una morte prossima, riandando col pensiero gli anni trascorsi e i campi di lavoro bagnati dai suoi sudori, potè esclamare con una calma dolcissima: « Sono tranquillo. Nessuno è più felice di me in questo momento. Ho fatto sempre ciò che poteva, nel miglior modo che mi fu possibile ». Serenità e purezza di spirito invidiabile, che ci fa intravvedere la grande corona di meriti intessuta in 45 anni di sacerdozio, e 13 di episcopato.

Il 24 novembre, nella Chiesa di S. Giovanni Evangelista in Torino, si celebrò un solenne funerale di trigesima in suffragio dell'anima del compianto Monsignore. La Messa venne cantata dal rovino Don Rinaldi, Prefetto Generale della Pia Società, e la Schola Cantorum locale, diretta dal M° Pagella, eseguì scelta musica. Disse l'elogio funebre il rev.mo Prof. Don Bartolomeo Fascie, Direttore Generale delle Scuole e degli studi della Pia Società.

Anche a Massa, e in tutte le parrocchie della diocesi, ebbero luogo solenni suffragi. A Massa disse l'elogio funebre il rev.mo Mons. Parozzi, Vicario Generale.

Del Dentro America ci arrivarono già molte e commoventi notizie. L'impressione prodotta della fine prevista, ma ancor inattesa, di Mons. Marenco fu enorme. Autorità e popolo, in tutte le Repubbliche, hanno dato alla memoria del degno Salesiano le più cordiali e imponenti dimostrazioni di rimpianto.

Per l' " Università del Sacro Cuore ".

Finalmente- anche l'Italia ha la sua Università Cattolica.

« La critica moderna - esclamava l'on. Antonino Anile, appunto all'inaugurazione dell'Università Cattolica di Milano - ha riconfermato contro ogni stolta leggenda, quel che il sapere deve al Cattolicismo, le prime quattro grandi scuole che si sono erette in Università ed hanno servito di esempio a tutte le altre: Parigi, Bologna, Salamanca ed Oxford, dove veniva insegnata con liberi ordinamenti non solo la dottrina rivelata, ma anche le scienze umane. I primi maestri con l'incarico d'istruire gratuitamente gli scolari poveri parlarono dentro le cattedrali cattoliche.

» Nell'ora presente, nella crisi che attraversiamo, egual compito spetta al Cattolicismo: ed ecco che le nuove nazioni, sorte dall'immane guerra fanno a gara per invocarne l'aiuto: e gli uomini, qual si sia la loro natura spirituale, vi si sottomettono per innalzarsi nel solo modo che sia a noi concesso per innalzarci: volgendosi a Dio. Gli Stati, antichi e nuovi nella storia, non avvertono che sia più irreducibile, sotto specie politica, la antitesi fra Stato e Chiesa. Rivivono e si moltiplicano le scuole e gli istituti cattolici: la grande Repubblica degli Stati Uniti d'America possiede oggi sedici Università Cattoliche, la Spagna ne ha fiorenti a Granata, a Madrid, a Bilbao, il Belgio ricostruisce quella di Lovanio, onde trasse la forza morale che resistè alla violenza degli immani eserciti teutonici, ed i cattolici francesi, usufruendo della libertà istituita dalla legge del 12 luglio 1875 sull'insegnamento superiore, hanno creato a Parigi, a Lione, a Tolosa, a Lilla dei propri istituti che diventano ogni giorno sempre più folti di studenti ».

Ed ora anche l'Italia ha la sua Università Cattolica. Bisogna ad ogni costo sostenerla. Noi stessi, sebbene il Bollettino Salesiano non abbia altro scopo che di far conoscere le opere di Don Bosco, di fronte a un fatto così importante ci facciamo il dovere di divulgare « essersi costituita in Milano - sono parole del S. Padre - un'associazione dal titolo « Gli amici dell'Università Cattolica »; il cui preciso scopo si è quello di raccogliere attorno ad un'istituzione tanto salutare il maggior numero possibile di persone, le quali vengano in suo aiuto sia coll'esercitare a favore di essa gli animi dei buoni, sia coll'inviarvi dei giovani studiosi provvedendoli di mezzi pecuniari, sia finalmente col fornire alla medesima libri, strumenti ed altri sussidi. Or non è a dire - prosegue il S. Padre - quanto ci riesca gradita, un'opera di tanta opportunità, essendo che essa contribuirà grandemente a dare agli alunni un'educazione intellettuale informata ad un tempo alle discipline civili e ai sani principi della vita cristiana. Il titolo stesso « del S. Cuore »... dà ragione a bene sperare... che il desideratissimo regno del Cuore di Gesù si ristabilisca fra gli uomini. E poichè per via sopratutto dell'intelligenza si è aberrato dalla Fede, è ragionevole che per lo stesso tramite dell'intelligenza la fede torni a regnare. Ma quantunque, a dir vero, la fondazione di cotesta Università si debba all'opera e allo sforzo morale di pochi, tuttavia perch'essa si mantenga e fiorisca ha bisogno dell'aiuto di tutti essendo sorta a beneficio di tutti. Quindi anche Noi vogliamo essere ascritti fra gli amici dell'Università ed a questo fine destiniamo la somma di 30.000 lire, esortando vivamente tutti i cattolici e particolarmente i Vescovi col Clero; acciò vogliano dare il loro nome a cotesta Associazione «degli amici dell'Università » e favorirla in tutti i modi ».

Per offerte, quote, statuti « Amici Università » fogli di Propaganda, stampati, schede ecc. rivolgersi all'Ufficio Propaganda dell'Università, Via S. Agnese, 4, Milano.

" RIVISTA DEI GIOVANI "

L'ottimo periodico mensile che la Società Editrice Internazionale pubblica il 15 d'ogni mese per la cultura e la vita cristiana dei giovani, entra nel III anno della sua benefica esistenza. Che il Signore, mercè l'appoggio cordiale di numerosi patroni e abbonati, gli conceda 100 anni di vita... poi si rinnoverà! Per ora è fatto così bene, che non c'è nulla a ridire: non si può desiderare di più.

« Rivista dei Giovani » piace ai giovani còlti, agli studenti di Liceo e d'Università, e anche a quelli che hanno finito gli studi e vogliono tenersi al corrente delle conquiste e delle illustrazioni moderne del pensiero cristiano. Proprio così!

Una cosa però: forse si potrebbe desiderare che abbassasse un po' il prezzo d'abbonamento annuo, che è di L. 12. L'abbiamo avanzata noi stessi l'umile preghiera alla Società Editrice, e ci ha risposto: « Moltiplicateci voi gli abbonati... e poi faremo »..Noi teniamo conto della promessa per un altr'anno, e intanto giriamo il rimedio infallibile... ai nostri lettori. Suvvia, è davvero un'opera buona.

LETTERE DEI MISSIONARI

CINA

Una visita ai distretti del Vicariato di Shiu-Chow.

(Relazione di Mons. Luigi Versiglia) (Ved. Boll. di novembre u. s. ).

Sotto la pioggia. - A Hong How. - Un barbiere esemplare: « Chi vuol pregare, si fermi: chi non vuol pregare, può ritirarsi...». - Il brav'uomo é alla fine.

Nel discendere si rifece la strada già fatta nel salire, ma questa volta un po' meno felicemente. Infatti, dopo due ore di cammino, incominciò una pioggerella fitta fitta, leggera in principio, ma che pian piano andò crescendo fino a cambiarsi in pioggia torrenziale. Che fare? Avremmo potuto fermarci, posti non mancavano; ma, non avendo con noi abiti da cambiare, il fermarci sarebbe stato peggio. D'altronde non vi era speranza che la pioggia cessasse così presto. Dunque? Il meglio era di continuare fidandoci nella Provvidenza.

Al mercato di Lo Pa, situato a mezzo cammino, speravamo di trovare una sedia od una barca, ma nulla di nulla, sicché dovemmo rassegnarci a fare tutto il viaggio a piedi, godendoci quell'inatteso rinfresco per nove ore di cammino. L'acqua aveva penetrato gl'impermeabili e ci aveva inzuppati talmente, che indosso non ci restava più un filo asciutto. Eravamo quasi irriconoscibili; ma, giunti a casa, bastò un buon bagno in acqua quasi bollente per rimetterci subito e non avemmo a soffrire la menoma conseguenza. È il costume cinese che insegna questo metodo, e realmente lo esperimentammo efficace.

Passammo tutta la giornata seguente a Chi Heng per riposarci un poco, e il secondo giorno partimmo per ridiscendere a Shiu-Chow.

Con due ore di viaggio si arriva prima a Hong How, che è il punto di ritrovo delle barche che discendono al basso. In quel villaggio vi sono due famiglie cristiane, e ambedue di barbieri. Il capo di una è un vero apostolo, che, mentre esercita con rara abilità la sua professione, intrattiene gli avventori parlando di Dio e della religione.

Le due famiglie convertite sono il frutto del suo apostolato. Quando arriva il missionario, per lui è una vera festa, si dà attorno per preparargli la propria stanza e non manca di dare tutte le disposizioni, affinchè il Padre vi possa stare a suo agio. Non è a dire che egli pensa a tutto quanto è necessario per l'ospitalità, e se ne tiene onorato. Le botteghe dei barbieri sono anche in Cina, come da noi, emporii di notizie e ritrovo di curiosi; ma il nostro bravo cristiano approfitta del concorso, che mai non gli manca, per fare propaganda religiosa. Arrivata la sera, ad una certa ora, dice senza rispetto umano a tutti i presenti: - Miei cari amici, è l'ora della preghiera: chi vuole pregare, si fermi; chi non vuol pregare, può ritirarsi e continuare altrove la sua conversazione. - Indi pone in ordine tutti gli arnesi del mestiere, prepara il piccolo altarino, trasformando la bottega in cappella, quindi vi porta un piccolo inginocchiatoio, ed invita il Padre a prendervi posto: e la preghiera incomincia. Finita questa, egli stesso invita i cristiani per le confessioni, e ne dà l'esempio, per primo. Al mattino, prima ancora che si faccia chiaro, chiama tutti per la Santa Comunione.

Ha un nipotino di cinque anni, che è una gioia a sentirlo cantare le orazioni e recitare il catechismo. Questo nipotino è l'unico divertimento del brav'uomo, che nei momenti di riposo se lo prende sulle ginocchia e gl'insegna la dottrina.

Sono già quattro volte ch'io passo di là, ed ho sempre constatato le medesime attenzioni ed il medesimo fervore.

Ma, purtroppo, temiamo che il Signore lo abbia già ritenuto maturo pel cielo, poiché questa volta lo trovammo gravemente ammalato.

Nei torbidi rivoluzionari, di cui ho fatto cenno sopra, il pover'uomo era stato preso alla rinfusa con molti altri del paese per portar munizioni ai soldati. Già di una certa età e incapace a camminare speditamente, ricevette da un soldato un colpo brutale sul piede col calcio del fucile, che gli fece una ferita profonda. Non potendosi curare, ed obbligato a continuare la marcia, la ferita venne in breve a suppurazione ed il piede gli gonfiò a dismisura. Lasciato in libertà e tornato a casa come potè, la piaga aveva già intaccato l'osso, e noi lo trovamelo col sangue già infetto e, omai, quasi senza più speranza di vita.

Il poveretto ringraziò il buon Dio del nostro passaggio e, conscio del suo stato, volle prepararsi a ben morire. Ricevette in modo molto edificante i Sacramenti della Penitenza e dell'Estrema Unzione e, il mattino dopo, il Santo Viatico.

Con pena mi staccai da quell'esemplare cristiano, poichè la barca già noleggiata in antecedenza stava per partire. Grazie alla corrente fortissima di quei giorni, essa scese così veloce, che alle tre di sera mi ritrovava a Shiu-Chow, dove anche Don Braga m'attendeva con viva impazienza per mostrarmi i primi frutti del suo lavoro e del suo zelo.

(Continua)

+ LUIGI VERSIGLIA, Vesc. tit. di Caristo

Vic. Ap. di Shiu-Chow.

CONGO BELGA Una caccia all'ippopotamo.

Dal diario dei Missionari Salesiani della residenza di Kiniama presso Elisabethville (Congo Belga):

Kipepo, l'asso dei cacciatori d'ippotami, da varie settimane mi supplicava di ottenergli da Kiniama il permesso di poter recarsi sul Luapula verso Kiweli. Da parecchi anni non osava farsi vedere in questi paraggi per le minaccie che il capo Kiweli gli aveva fatto una volta.

M'impegnai di ottenergli il favore e lo pregai d'avvertirmi quando le acque del Luapala l'avrebbero portato all'altezza della missione. Al principio della settimana seguente, Kipepo mi mandò a dire da Kiniama ch'egli si trovava in faccia alla missione e mi attendeva.

Verso le 11 noi eravamo sulle rive del Luapula, direzione est, nord-est. Poco lontano incontriamo un gruppo di tre villaggi. Grandi grida di gioia, urla interminabili, danze scapigliate.

Si passò il pomeriggio nei preparativi e nei progetti per l'indomani.

Era mia intenzione di seguire i cacciatori a piedi, lungo le rive, e di incontrarli di tanto in tanto. Ma Kipepo non era dello stesso parere. « E se noi uccidiamo un ippotamo in mezzo al fiume, diceva egli, il Padre non vedrà nulla. No: bisogna ch'egli s'imbarchi con noi ».

Detto fatto. Egli spedisce due dei suoi uomini coll'incarico di ricondurre una piroga di gala per me e il mio seguito. La sera di quel giorno, in preparazione alla caccia dell'indomani, quattro piroghe si avanzarono nel fiume per esplorare i luoghi favorevoli.

Dopo il pasto, fatto di fagiuoli e di maiz, non dimenticai di essere un cacciatore a mio modo, un cacciator d'anime, e riunii tutto il mio piccolo popolo per l'istruzione tanto attesa. Per più di due ore parlai di Dio, della creazione, dei nostri doveri verso il Creatore. Poi si parlò di molti argomenti e la conversazione si prolungò fino a notte inoltrata.

All'indomani, prima del canto del gallo, tutte le nostre barche erano in acqua; quattro grandi piroghe, cariche di viveri, di arponi e di fucili, ondeggiavano sul Luapula e scendevano alla deriva. Avevano tutta l'apparenza di una flottiglia di incrociatori. A poppa e a prua ogni piroga portava un fuoco in un vaso di terra cotta, che dava l'aspetto di un vaporino. In tutto trasportavamo 55 arponi, 8 fucili e altrettanti archi e frecce metalliche. Sulla mia piroga non v'era che la tenda, il mio bagaglio e due barcaioli: ci sembrava di essere la retroguardia, tanto minuziosamente la flottiglia esplorava le rive del fiume e ogni piccolo nascondiglio.

Fino alle 10 scendemmo il fiume senza incontrare la bestia, ma sempre sulle sue tracce.

A un certo punto sbarcammo in faccia all'ufficio postale inglese, verso il forte Roseberry. Tutti gli indigeni accorsero a portarci viveri, ma in tale quantità che io ho dovuto ritornare alla missione con quasi tutto quello che mi avevano dato.

Nel pomeriggio si fece una partita, di caccia nella foresta, che diede occasione di abbattere in mia presenza un magnifico condor.

Prima della notte Kiniama fece radunare gli uomini attorno al missionario. Essi si raggrupparono in folte masse attorno al fuoco che si rifletteva nelle acque del fiume, mentre i canti intonati da questi rudi figli della foresta si perdevano su, verso i monti della Rodesia.

Anche quella notte sembrava che gli ippopotami sbuffassero nell'acqua: l'orecchio fino dei miei selvaggi riconosceva il loro soffio.

All'indomani lo stesso programma. Incontrammo ancora tre villaggi sconosciuti dove tenni una lunga istruzione, accompagnata da canti e intramezzata da preghiere.

Durante questo riposo santificatore, gli ippopotami sfuggirono l'agguato e ritornarono indietro. Ci fu giuocoforza rifare i nostri passi e risalire il fiume, con molto tempo e fatica. Ma la nostra costanza fu coronata: la sera del terzo giorno, verso le quattro scoprimmo tutta la famiglia di ippopotami. Grida formidabili! Volano frecce ed arponi, i fucili sparano e la bestia cade. Dolcemente la si rimorchia alla riva. Che bestiaccia! Si dovette chieder rinforzi per tirarla a terra. Kipepo, che aveva tirato il primo colpo, la offre a me. « Senza il Padre, dice egli, io non l'avrei presa ».

Ce ne fu per tutti, tanto la bestiaccia era grossa. Lasciai in libertà la mia gente per il resto della giornata.

All'indomani ritornammo alla missione, ed io ringraziavo il Signore d'avermi procurato un'occasione d'apostolato così originale, Una caccia d'ippopotamo, che si trasforma in una caccia d'anime, è pressochè una scena evangelica.

Quante volte Nostro Signore, barcheggiando co' suoi discepoli sul lago di Genezaret, interruppe una partita di pesca, per elevare il cuore di quegli umili popolani al pensiero del Padre Celeste! Nil sub sole novi. A 20 secoli di distanza l'Evangelo si ripete sulle rive del Luapula.

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE

Nuovo privilegio alla Basilica di Maria Ausiliatrice.

Il Santo Padre BENEDETTO XV, accogliendo le umili istanze del compianto nostro Superiore Generale Don Albera, in vista del concorso sempre crescente di sacerdoti e fedeli alla Basilica di Maria Ausiliatrice, si è degnato di dichiarare privilegiati in perpetuo come l'altar maggiore dedicato a Maria Ausiliatrice, altri sei altari della Basilica, e precisamente quelli di S. Giuseppe, di S. Pietro, di S. Francesco di Sales, del S. Cuore di Gesù, dell'Addolorata e dei SS. Martiri Solutore ed Ottavio (Breve dell'8 luglio I92I).

Nel Santuario, il 24 del mese,

si compiono, mattina e sera, devote funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino ha luogo la messa della Comunione generale, seguita dalla Benedizione Eucaristica - alla sera, alle 20, un'ora di adorazione predicata: e sono particolarmente i divoti di Valdocco, con le associazioni della Parrocchia, che con vivissima fede accorrono alla devota funzione.

Vogliano i buoni Cooperatori e le pie Cooperatrici unirsi, ad essi, in ispirito.

GRAZIE E FAVORI (*)

Una medaglia al collo d'un moribondo.

Nei primi dello scorso ottobre, il nostro figlio Mario, diciassettenne, fu colpito da crudele morbo che l'obbligò a letto due mesi. Le cure affettuose della famiglia non valsero a nulla: egli era quasi totalmente consumato e le dichiarazioni dei medici allarmanti.

Queste Figlie di Maria Ausiliatrice, conscie pienamente delle circostanze dell'ammalata, e sapendolo un ex-allievo dell'Istituto di Don Bosco, iniziarono una novena a Maria SS. Ausiliatrice invocando sollievo e salvezza al povero infermo e gli mandarono, a mezzo di una sorella, una medaglia di Maria Ausiliatrice, raccomandando di mettergliela al collo e di confidare in Lei che lo avrebbe salvato. Il povero giovane era sempre grave, la febbre misurava 41 gradi, e il cuore debolissimo in modo che le speranze sfuriavamo.

Dietro nostro consiglio, l'ultimo giorno della novena ricevette il SS. Viatico, e proprio in quel giorno la grazia fu compiuta; la febbre discese a 38, e fu subito più calmo e sorridente, e .pareva dicesse: « Sono salvo per bontà di Maria Ausiliatrice »; e difatti pochi giorni dopo era guarito completamente. I medici stessi rimasero stupiti a così incredibile guarigione, e dovettero confermare che era una grazia segnalata. « I primi passi che tu devi fare, ha detto il medico all'ammalato, siano verso il Santuario della Madonna per ringraziarla della grazia grande che ti ha fatto, perchè tu dovevi essere nei numero dei morti! »

Noi, davanti a così emozionante spettacolo, non sappiano in che modo mostrare la nostra riconoscenza e perciò, oltre la S. Messa che faremo celebrare, ci affrettiamo a pubblicare la grazia sul Bollettino Salesiano.

Bellano, 12 - XII - 1921

GIOVANNI E MARIA FERRAROLI.

SATRIANO (Catanzaro). - L'amato babbo mio colpito in modo fulmineo da bronco-polmonite era presso a rapida e spietata morte. Come un bagliore s'affacciò alla mia mente l'idea d'invocare l'aiuto della Madonna di Don Bosco, promettendo un'offerta. All'istante, collo schianto nell'anima, ma con fiducia vivissima, supplicai la Vergine AusiAusiliatrice e cominciai la novena. Durante questa il caro inferno migliorò sensibilmente di giorno in giorno ed ora è pienamente guarito, anzi sano più di prima.

Riconoscentissima alla nostra Mamma Maria Ausiliatrice adempio il voto di pubblicare la grazia e mando l'umile offerta promessa.

PAONE ELYNA.

CAPE TowN. - 8 - x - 1921. - Mio fratello alunno di quest'Istituto Salesiano, un mese fa contrasse l'influenza spagnuola, e tosto si manifestarono complicazioni cerebrali; soffriva dolori acuti e delirava, con una temperatura altissima. Con alcuni miei maestri e compagni cominciai una novena a Maria SS. Ausiliatrice con promessa di pubblicare la grazia. Dopo il terzo giorno della novena il medico, che era stato in ansia per lo stato di mio fratello, lo dichiarava fuor di pericolo. Frattanto un altro mio compagno versava in pericolo di vita per polmonite resa più acuta dalla costituzione debole del giovinetto e da un'altissima temperatura. D'accordo coi maestri e compagni suddetti continuammo la novena pregando la buona Madre, la Madonna di Don Bosco. Alla fine della novena entrambi i fanciulli erano in convalescenza e ora sono sani ed allegri. Ne siano rese grazie alla nostra Madre Celeste.

RUBEN JOMS.

VALENZA. - 19 - XII - 1921. - La mia buona mamma, nell'ottobre 1920, mentre in Torino si recava a confortare una povera parente inferma, cadde malamente e riportò una frattura all'osso femorale destro. Fu trasportata a Valenza, e ricoverata nel locale Ospedale Mauriziano. Quivi dovette rimanere per circa 6o giorni, in posizione supina, assolutamente immobile. Viva era la mia preoccupazione per la buona mamma, pensando che la guarigione, a causa dell'età avanzata (g5 anni) poteva non riuscire bene; più grave era il timore che l'assoluta immobilità, voluta dalle cure, sviluppasse qualche infezione polmonare, la quale sarebbe certamente riuscita fatale per la cara inferma. Ma Maria SS. Ausiliatrice, a cui ero ricorso con fede, volle evitare ogni pericolo. Ora la buona mamma, guarita senza quasi alcuna imperfezione, può attendere alle faccende domestiche e confortare ancora i suoi figli. Conforme a promessa fatta, rendo di pubblica ragione il favore ottenuto, supplicando ardentemente la Madonna di Don Bosco affinchè voglia la sua materna protezione.

GIUSEPPE DEGRANDI.

MONCRIVELLo. - 30 - xI - 1921. - Avevo saputo che una mia cognata da molto tempo si trovava assai sofferente e maggiormente afflitta per timore di non acquistare più la primiera salute. La incoraggiai a confidare in Maria SS. Ausiliatrice, la raccomandai io stessa a questa Vergine Potente, e, ora ho il conforto di pubblicare che la cognata ha ricevuto l'inspirata guarigione.

ROSALIA PISSINIS.

Ottenero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni, pieni di riconoscenza, inviarono offerte per la celebrazione di Sante Messe di ringraziamento, per il tempio erigendo alla Sacra Famiglia, per le Missioni Salesiane, o per altre opere di Don Bosco, i seguenti:

A) - A. C. di Piana Crixia, A. D. di Torre Pellice, A. G. di ***, A. M. di ***, Abbati T. Adulmar M., Africh B., Agus C. in Casula, Aime A., Albano C., Alberti A., Albini A., Albini E., Ablonetti E., Aldieri M., Alessi Caco L., Alessio A., Alessio M., Alexandre G., Aliprandini G., Allegranza L., Allocco M., Alloisio I., Altieri E. e D., Altoè d. A., Amenta A., Annichini A., Amigoni R. Andenna L., Anelli C., Angeli C. in Favagrossa, Apparato C., Arnas P., Arnerich C., Artero R. ved. Tolone, Assanelli L., Attina G., Atzeni G.

B) B. T. di Scaldasole, Bacci M. V., Baccolla ch. S., Bafile C. in Gualtieri, Bagolini C.ssa A , Baldi M. Balza R. in Taverna, Baralis M., Barattini R., Barboni d. A., Barco M., Barloggio A., Barocelli G., Baronchelli L. Baronio d. G., Bartolini E. ed E., Baruffatti G., Baudino F., Bazzocchi prof. A., Beccari sr. F., Beccaria M., Belotti B., Beltrami L., Bellussi M. in Pini, Bembo P., Benedetto M., Benin E. in Guarnieri, Berretta A., Bersano A., Bertazzoni C., Bertello M., Bertero C., Bertola E. in Scolaro, Bertolino C , Bertuzzi Ch. G., Berutti G. Berutti L., Besenval C., Pezza G., Bianchi P., Bianciotto E., Bianco T., Biandrate M., Biasizzo L., Biavaschi avv. G. B., Bicuna C. Papalco, Biggio R., Bignamini G., Bilardo G., Billia G., Binda Ch. A., Biondi C„ Brocco G., Bo C., Boccagni E., Boccardo P., Bodrito G., Bogliolo V. Boglione V., Bol-Solis, Bologna M., Bombace F., Bonanato G., Bonanomi L., Bonavera S., B,,netti C., Borniadi G., Bonomi L., B-mtempelli A., Bonvicini I., Borcan A. Borghetti E., Borri A., Bosca M. Bosco d. G., Bosco M. Bosellì L. Bossi I., Buttero C., Buttero d. C., Botto A. in Tornari A., Botto M„ Bovio M. in Gino, Bovio S. in Perotti,- Bovo G., Braibanti G., Brambilla G. in Arzani, Brasso M., Brembilla B., Brugnoli M., Brusco A., Brusco C., Brusco F., Brusco G., Buffatti M. in Cecchini, Buffolo A., Bulano R. ved. Nani, Bulano M., Burgarello T. in Tudaro, Busolli C. in Bragadin, Bussi T., Buzzetto F.

C) - C. C. di Torino, C. G. C. di Roccabianca, C. G. di Quinto (Svizzera), C. L. di Torino, C. M. di Lanzo Torinese, C. M. di Parigi, C. N. di Ancona, C. T. di ***, Cabiati F., Cabrini Z. Caggioli E., Calabria Q. Calandra G., Calandra M., Calcagno F., Caldana U. A. Caldiero F.,. Caldirola A., Caligaris M., Calizzano T., Callerio G., Camb aso F., Campogotto D., Campomenosi E., Camurato E., Canaparo R., Canevali I., Cantone L., Canziani C. in Fava, Capelfaro A., Cappelli P., Capra C., Caprini M. ed A., Caputo Nicolosi, Caracciolo T., Carbone L., Carcassi M., Careglio G., Carelli G., Carera G., Careri D., Cartninati A., Carpoca M., Carraro E., Carrera R., Carrier-Riccardi, Carta A. in Tamburino, Caruso E., Casadei G., Casate B. e V., Casiraro C., Castellaro C., Castelli O., Castelli P., Cattatteo A. in Bellotti, Cavaglia I., Cavallero G., Cavallero M., Cavallone G., Cavanna L. E., Cazzola d. G., Cerati E., Cerato G., Cuccato M., Cellai F., Cellai M., Chasseur M., Checchi A., Cherchi G., Chesani A. E., Chtattone L., Ciboldi A., Cicognani G., Cimino A., Cino A., Cìpriani S., Clerico L., Clos A., Clauser R., Caciolo A., Coco M., Codeglia F., Coggiola G., Coletti A., Coletti M., Colli M., Colò L., Coloara E., Colombo P., Colombo R., Colombo S., Comazzi L., Cominazzini M., Confalonieri A., Congi C. in Binu` Coniugi Pessina, Concina A., Contini A., Consiglio V., Conte Ch. S., Contu G., Convitto Pariani, Cooperatrici Salesiane di Arzago, Groppello Cairoli, Corredini D., Cortesi Gilda, Cortini T., Costanzo M., Cravasio D., Crescivi F., Cristina M., Cristina T , Cristo. fori M., Crobu D. in Castangia, Crosio A. in Riccardi, Culotti Il. in Zucchiatti, Cumbo Cli. Calogero, Curiosi M.

D) -- D. C. L. di S. Stefano Cadore, D. E. di Alfiano Natta, D. F. di ***, D'Aveni A., Dagna R., Dagnes P., Dall'Ara A., Dalla Mura E., Dal Mutto L., Dall'Oglio A., Dal Ri F., Dalla Scala A., Dalla Villa D., Danese A., Danna D., Dante E., Darbesio M.,. Da Via C., De Ambrosi A., De Blasi C., De Carli A., De Falco E., De Ferrari V., De Filippi N., Degli Uberti A., Dellepiane E., De Masi A., Denegri C., Depaoli G., Derchi M. in Bressanelli, De Rosa B., De Sanctis C., Desideri B., Destefan+s A., Detsogu A. in Merlu, Dettori G., Di Cola A., Di Marco A., Donadei M., Donati d. B. Dondero A., Doni E., Donofrio C., Dugnani A.

E) - E. G. di Luinezzane Estienne G. A.

F) - F. A. di Chiari, F. D. di Chailand S. Victor, F. A. F. A. di Ferrara, Fabbri M., Fabricio F., Facca E., Facchetti d. G., Facchini M. Failla M., Faini M., Faldo G., Famiglie Borsa, Denaro, Elia, Alvi, Franco, Gratarofa, Lucchini, Palmeri Pietrasanta, Piffari P., Urschitz, Villa, Fantuz E., Faraco A., Farinelli E., Fasoli G., Fassi M., Fassone M., Fauna Sr. M., Fava I., Fava R., Fazio T., Federici M,, Fenus A., Ferrando O., Ferrara A., Ferrari A. in Emanuelli, Ferrari M., Ferraris C., Ferraro L., Ferri prof. L. Ferro prof. d. P. Filia d. F., Fil ppini A., Fiacchi G., Fontana C., Fon. tana M. in Mormiroli, Forlani M. in Dedè, Forni L., Forlani 1VI., Foresto C: ved. Pettiti, Fracassi A., Fragale-Natoli G., Francescato V., Franchelli A.,Franchi D., Franci S. Franchini A., Franco M., Franzoni C., Fratelli Boasso, Frattini M., Friguccio C., Froggie S., Fugazza F. in Lorchi, Fumagalli B. Furlani G.

G) - G. A. di ***, G. A. di Torino, G. C. di Alba, G. G. R. di Mirano Veneto, G. M. di Albuzzano, Gagliardi R., Gagliardone N., Gaillard E., Gallarati M., Galleani M. in Richeri, Gallizioli A., Gallo A., Gallo C. Gallo E., Gallo M., Galzenati E., Gamaleri Ch. L., Gambetta T., Gamburi M., Gandini M., Garatti P., Garbarino V., Garbi P., Garella D., Garelli C., Garelli M., Gariboldi E. in Ughetto, Garrione G., Ganglio A., Gavignone T., Gavinelli P., Gazzola C.ssa A., Gazzoppi R., Gennari G., Germani I., Gervasi I., Ghersi M., Ghignone Sr. L., Ghiotti C., Ghitti P., Giacchero F.. Giachino E., Giacomelli C., Giamperetti A., Gianelli A., Giarinola V., Giannini G., Giannoni G., Giaretta A., Gigli dott. A., Ginesi T., Giordano E., Giordano R.. Giovannini A., Giovannini L., Giovannini 0., Girelli M., Gisto M., Goiso R., Gallo R., Gonella M., Gonano M., Gontier C., Gottardi L., Gramaglia S., Graziani d. M., Graziano L., Greco G., Gregori L., Gregori M., Grella T. ved. Bosio, Grenzi A., Griflo D., Grimaldi G., Grito R., Grosso A., Grosso G., Guasta E. in Gatti, Guernieri M., Guerra E., Guglielminetti C., Guglielmoni P., Guglielinotti M., Guidi L., Guidoni M., Guschi G.

I) - Iaccod F., Jans R., Jans T., Impellizzeri C., Ingaramo F., Invernizzi S., Ivaldi E., Ivaldi M., Ivaldi N.

L) - L. P. di Varazze, Laborde M. G. Lagorio A. Lanfranchi G., Lanfranco D., Lanfranco M., Lanfredi S. Lanteri A. in Oddo, Lanzetti M., La Ronco d. E., La Spina T., Latella G., Lazzaroni C., Lenardelli L., Leone d. L. Leonelli M., Leoni M., Lettis E., Libutti V., Lisa E., Locatelii E., Lojacono S., Lombardi T., Lo Monaco ved., Longhi L., Lora A., Lorandi M., Lo Verde d. L., Lozza R., Lucclii E. in Beccherie, Lucchini Sr. M., Lugari P., Luppi L., Lusso L., Lusso M.

M) - M. B. di Cerrina Monferrato, M. B. di Genova, M. C. e famiglia di Torino, M. D. di Bra, M. M. di Cozzuolo, M. R. di Frazzani, Maccagnan R., Macchi E., Maesano M., Maffezzini U., Maggiori G , Magrini I., Mainardi C., Mainas A., Malabarba, C. Malugani C., Malvotti A., Manca L., Manera T., Manfredi F., Mannai G. in Esu, Mannaioni O., Mantelli C., Marata D., Marchesi Ch. A., Marchesotti E., Marchetti A. in Mistè, Marchetti T., Marchisio F., Marenghi L., Marenghi M., Marini B., Marini G., Marino G., Marocco M.. Marraro G., Marsoni S., Marta M., Martelli G. Martelli M., Martines A., Martini Ch. D., Marzocchi d. A., Masotti d. G., Masso A., Massa F., Mastrovito A., Mattris M,. Matiuno D., Maverna G., Marzilli F., Mazza S., Mazzarello S., Mazziotti Ch. A. Melofrio P., Menis G., Menati A., Messinar R., Meynet F., Mezzena F., Michelotti R., Michichini A., Migliardi R., Migliavacca G., Miglio F., Miglio P., Milani C., Milesi M., Minozzi S., Modica M., Moinli M., Molino S., Motta L. Molinatti A., Monay A. ed M., Moncalvo L., Monetti E., Monetti L., Mongini E. in Ricci, Monni P., Montagna A., Montaldo G., Monticone C. Morcaldi B, in Budrago, Morello G , Moreschetti F., Moresi R., Morra M., Morsiani F., Motadelli E., Mularoni V., Mura R., Musmeci d. G. Musso A.

N) - N. G. di Torino, N. N. di Agliano d'Asti, Alessandria, Alvito, Bellinzago Novarese, Belpasso, Brusson, Bussoleno, Caspoggio, Cedegolo, Ceretto Biellese, Chieri, Corte dei Cortesi, Dogliani, Iglesias, Pisa, Ravenna, Po-rentiny (Berna), Stradella, Toirano, Torino, Tradate, Valgatora, Varazze, Villanova, Tulo; Narcisi d. G. Nediani A. ed. A, Negrini A. in Fantin, Negro M., Nolli G., Monito P., Novara T., Novelli M., Nuzzo d. G.

O) - Odisio P., Odorizzi E., Offredi M. in Losio, Olivari A., Olivari B., Omnis C., Orru B., Orru R., Orsingher G., Osenda D., Ottolini O.

P) - P. A. di ***, P. D. di Torino, Pacotti A., Padovan A., Pagani C., Palazzi M. in Montecchi, Pallua avv. dott. S., Palmas L., Pampuri L., Pancalli A., Panebianco d. M., Panier Torello, Panora O., Panza C., Paolotti F., Pappalardo R., Parasilito profess. d. S., Parrinello A., Pasqualino F., Pasquino G., Pavesi G., Pavia L., Pavone C., Pegollo C. in Ascoli, Pellegrin A., Pellegrini C., Pelleri R., Pellesino P., Pellissier F., Penna P. in Cavallero, Pepe B., Pepe prof. S., Perata A., Perelli G. in Cardano, Perez L., Pericoli L., Pericoli T., Periti A., Perotti M., Perusi D., Peruzzi R., Pescada P., Pescarolo P. in Ardenna, Pespani C., Pession d. G., Pession A., Pia P., Piantòni A., Piantoni M., Piazza V., Piazzano L., Piberi F., Piccaluga C., Picchio M., Pieco A., Piemontesi C., Piglio B., Pignolo S., Pilia T. in Mura, Pinna E. in Perella., Pioggio C., Piras Mai G., Pirovano A., Pirrello A., Pistoni L., Pittini I. in Molinaro, Pitruzzella G., Pividori E., Piva M., Pizzini E., Plardone N., Poandinini N., Pocchiesa T., Polesel S., Poletti R., Polimeni G., Pollam C., Poltroneri G., Porino M., Porrà G., Porro G., Porta A., Porta V. in Blotto, Pozzo F., ved. Massobrio, Premarini P., Preti A., Prevedello F., Prina E., Prosperi M. in Sini, Puddu B., Puxeddu A., Puxeddu A. in Farris.

Q) - Quattrocchi d. C., Queirazzi E. in Banchelli, Quirico C.

R) - R. R. di Castrogiovanni, R. M. M. suora Canossiana, Rabotti A., Radaelli N. in Besana, Radaelli R., Raffaelli E., Rainelli T. in Lana, Rainolter G. in Longa, Ramonda C., Ramponi E., Rangoni R, in Pagella, Ranza C. Ranzini C., Rapetti E., Raselli O., Rassi G., Ratti G., Ravera A., Rebogiino d. S., Redolfi S., Regallo M., Rendace d. A., Resta C., Revella M., Rìbotta M., Riccarda L., Riccardi M., in Bernini, Ricci F., Ricci L., Riggio M., Rigo M., Rigobello A., Rigotti N., Rimoldi A., Risso T., Riva: C. in Quaglia, Riva M., Rizzo D., Rizzo G., Rizzo P., Ravera L., Rostagno G. B., Rosso C., Rosà C., Romanin S., Roinanin E. Rolla M., Rodeilono M. P., Rocca t'., Rocchi L., Romagnani I.., Romano C., Ronco C., Rondini B., Roscio dr F., Rossi G., Rosetto d. L., Rossini Ch. D., Rosso d. V., Rota L., Rota M., Rota T., Rovaì M., Rovati A.. Rovedini F., Rubotto T., Ruccio N., Ruggeri L., Ruggier G., Ruspa G.

S) - S. T. di S. T. di Torino, Sabotti A., Sacchi M. in Preti, Sacchi P. in Majoni, Sacco A., Sala A., Salussolio C., Saluzzo F., Sani G., Sanio A., Sampò C., Sanguineto F., Sanguineto G., Sanvito T., Sarteur F., Sartori -M., Savio M., Savoia A., Scaglione A., Scagliotti M., Scalabrin A., Scàlia A. in Arugo, Scapinelli G., Scapini M., Scarrone G., Sciacca G., Scirè-Cocuzza d. G., Sciretto M. in Minetto, Scognamiglio G., Scolari Sr. D., Scorciarinì G. in Coppola, Scortegagna L., Scudo G., Seddu G. A., Selva E., Selva G., Seminara Il, Serrari G. in Orrú, Servetto M., Servetto P., Settin A., Silvetti T., Soardi M., Solinas L., Solla G., Soma j. B., Sorelle Ascheri, Comè, Conti, Conino, Delleani, Libelli, Graneris, Luzzi, Mazzola, Penna, Ramus, Sosio d. G., Sourdez M., Spaini D. E., Spanna G., Sperotto M., Spinelli G., Splendori d. G., Stalla T., Steri M. G., Stritti M. A., Strona A., Stroppiana M. in Musso, Stuardi C., Suardi L., Suini E. in Bianchetto, Suoch Suor C., Suor A. T. Agostiniana, Suore di Carità di Strona, Suor Stoffers R., Suor Scolari D.

T) - T. F. G. di ***, Tagliabue P., Tagliaferri O., Tagliavini E., Tamagnone B., Tamborini L., Tanghini L., Tardito G., Tasso V., Telmon I., Tempini E., Teobaldi G., Teruzzi R. in Villa, Terzolo P., Tessarolo Cli. R., Testa A., Testa F. in Cerruti, Tettamanti G., Tibaldo V., Tironi M., Tita E. in Corvaja, Tognarelli E., Tognarelli M., Tognoli M., Tognolo dr. G., Toldo C., Tomasi T., Tondino M., T onelli E., Tonolla C., Tosi M. in Pissavini, Tosini d. G., Toto d. G. Traverso A., Traverso Gin Bussetti, Treves E., Trigona della Foresta M. ed F., Trinchero R., Trisconi.M, in Zanetti, Tucci, A., Tucci M. in Torelli, Turni B.

U) - U. M. P. di Firenze, Ubertino M., Uddo G., Ulla C.

V) - V. G. J. di Cornigliano Ligure, Vacchero P., Vago L., Valenti M., Valenti R., Valguarnera A., Valleise G., Vallenzasca G., Vaschetti G., Vassoney A., Vedovelli M., Veglio T., Verardo M., Vernazza A., Verrina V., Verzieri-Minus, Vianello A. e G. Viano S., Viazzi A., Vico A., Vigano G., Vinai d. M., Vincenti E., Vincenti F., Viola C. in Battaglia, Virano L., Virano N., Visentini M. in Doddi, Vivan G., Vogliano T. in Riconda, Volpe G. Volta M.

Z) - Zàghet R., Zago O., Zambrenti A., Zamperetti A., Zanetta C., Zanetta M., Zanotto M., Zappelli dr. C., Zavarise E. in Battisti, Ziche P., Zille M., Zini E., Zortea F., Zorzan ing. A.

NOTE E CORRISPONDENZE

8 dicembre 1841.

Chi non conosce il fortuito incontro di Don Bosco con Bartolomeo Girelli, il giovane garzone muratore emigrato da Biella a Torino in cerca di lavoro, cui la mattina dell'8 dicembre 1841 il Venerabile fece un po' di catechismo nella sacrestia di S, Francesco d'Assisi in Torino, iniziando così l'Opera Salesiana?

Lo scorso mese si compivano 8o anni dalla data memoranda.

Ottant'anni!... È la lunga vita di un uomo, ma non un lungo periodo di un'istituzione cui, speriamo, il Signore voglia conservare nei secoli la sua assistenza e le sue benedizioni.

Eppure in questi 8o anni quanto bene si è già fatto con la grazia di Dio! Quanti giovani richiamati e confermati sulla buona via! Quante vocazioni religiose e sacerdotali aiutate, promosse, e suscitate ! Quanti Istituti educativì aperti nell'uno e nell'altro emisfero ! Quanti centri di missione tra popoli idolatri, che già si allietano di numerosi neofiti e civilizzati! Quante altre opere per la formazione cristiana della gioventù studiosa ed operaia, per l'assistenza agli emigrati, per la diffusione della buona stampa, per l'incremento del buon costume, per ogni più urgente bisogno della Chiesa e della Civile Società! Vi fu qualche grave disastro o qualche sciagura, che abbia cacciati sul lastrico senza pane e senza tetto numerosi giovinetti, senza che l'opera di Don Bosco non si sia affrettata a ricoverarne quel numero che poteva nei suoi Istituti?

Di fronte ai bisogni sempre crescenti delle nuove generazioni le novecento Case dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, aperte in questi 8o anni, sono una goccia d'acqua nell'oceano... Ma, evidentemente, sono anche un pegno dell'assistenza divina. Da sè, appena con le sue risorse, anche se dotato dei più grandi valori morali e materiali, un uomo non può fare ciò che ha fatto Don Bosco. L'opera sua è opera di Dio.

Alla nostra mente l'8 dicembre u. s. si affacciavano prepotenti, e con infinita commozione, anche altri pensieri. Se Don Bosco non avesse ascoltato la voce dall'alto che gl'inculcava di farsi sacerdote, e, giunto al sacerdozio, di lasciare ogni altra opera di ministero per dedicarsi esclusivamente all'educazione cristiana dei figli del popolo, tanto bene si sarebbe compiuto? Chi può misurare i frutti di questa docilità e fedeltà di Don Bosco alla vocazione

E se Don Bosco, pur corrispondendo alla divina chiamata, non avesse avute pronte alla cooperazione quelle anime generose che gli fornirono i mezzi per iniziare e sviluppare la sua missione provvidenziale, avrebbe potuto compiere tante opere e seminare e raccogliere cosi copiosi frutti di bene ?

A Dio quindi e all'Ausiliatrice nostra l'onore in primo luogo e la gloria - al Padre Venerabile riconoscenza e devozione imperitura - ma anche ai suoi generosi benefattori il grazie più cordiale.

Cooperatori ed ammiratori del Ven. Don Bosco, in alto i cuori! Ottant'anni ci son pegno dell'avvenire. Rimaniamo fedeli al programma tracciatoci dal Fondatore, e fiduciosi proseguiamo il nostro lavoro. Dio sarà con noi, e con noi l'appoggio di tutte le anime oneste.

**

La data memoranda venne commemorata con una funzione speciale nella chiesa, di S. Francesco d'Assisi, dove alle 7 del mattino si diedero convegno due squadre degli alunni interni dell'Oratorio di Valdocco e le rappresentanze dei nostri Oratori festivi e Circoli Giovanili di Torino, per i quali Mons. Luigi Condio celebrò la S. Messa a quello stesso altare, al quale 3o anni prima.aveva celebrato Don Bosco, quando s'incontrò con Bartolonreo Garelli.

Alle 9,30 nell'Oratorio stesso convennero numerosi gli Ex-Allievi « Sezione Giovani » per accompagnare ai piedi di Maria Ausiliatrice il loro nuovo vessillo, perche fosse benedetto. Compì il sacro rito il rev.mo Don Filippo Rinaldi, il quale si tallegrò cordialmente con loro e con efficaci parole li spronò a voler essere sempre degni figli di Don Bosco.

A sera, nel teatrino, con una breve accademia musico-letteraria ad onore della Vergine, ebbe termine la giornata memoranda. Il clou del trattenimento, sebbene fuori programma, fu la visione di una bella film: « DON BOSCO FANCIULLO », ricostruita storicamente nella sua patria, a cura della Società Cinematografica «Perla Films » di Torino. L'umile casetta dove nacque il Venerabile: le pittoresche adiacenze con i panorami di Buttigliera, di Castelnuovo, di Murialdo, della Cascina Mogiia: le vie che da Buttigliera scendono a valle e salgono ai Becchi, a Murialdo e a Castelnuovo: i campi e i prati dove Giovannino Bosco, piccolo garzone contadino e apostolo dei compagni, sentiva ognor vivo nell'anima il desiderio di giungere al sacerdozio per dedicarsi all'educazione della gioventù, e cento altre scene di quei dintorni, sono splendida cornice alle scene scrupolosamente storiche ricostruenti gli episodi più noti del periodo decisivo della fanciullezza del Venerabile, quando, dopo il profetico sogno che gli adombrò la futura missione, grazie all'intervento dello zio Michele e alla carità di Don Calosso, potè finalmente dedicarsi agli studi.

Qui termina la film... ma continuarono ancora e a lungo le difficoltà che si frapposero al santo disegno, a cominciare dalla morte di Don Calosso e dalle nuove opposizioni del fratellastro Antonio, fino alle lunghe conseguenze della povertà famigliare, che costrinsero il nostro Venerabile a tutti i mestieri e a condurre una vita faticosissima, prima di entrare in Seminario.

Ma anche il suddetto periodo, diviso in due parti, piace, commuove, e fa del bene: e come fu per noi una cara rievocazione della fanciullezza di Don Bosco nel giorno in cui si compivano 8o anni dacchè egli poneva la prima pietra dell'opera sua, così ci auguriamo che la bella film possa fare il giro del mondo, divulgando sempre più e circondando di nuove simpatie il nome e la missione di Don Bosco (1).

(1) Per acquisti o noleggi della Film di « Don Bosco Fanciullo» rivolgersi esclusivamente alla Società Cinematografica «Perla Films» via Barbaroux 29, Torino,

GLI EX=ALLIEVI

L'adesione compatta degli ex-allievi alla Cooperazione Salesiana.

il movimento degli Ex-Allievi, nato sotto il Ven. Don Bosco e cresciuto sotto Don Rua, raggiunse il pieno sviluppo e assetto organico sotto il compianto Don Albera. Sulla sua tomba gli ex-allievi hanno promosso (come si legge nel foglio per le Unioni Italiane « Voci Fraterne ») ciò che avevano già deliberato nel Congresso, di mostrarsi cioè degni di chi aveva presieduto al raggiungimento della virilità del loro organismo.

Le deliberazioni e promesse ebbero subito un duplice pratico risultato. Prima di tutto gli ex-alallievi si presentarono come i più attivi partecipanti ai convegni di azione salesiana, in secondo luogo il loro COMITATO FEDERALE si radunò ogni mese, per tracciare le linee d'un più pratico lavoro.

Ricordiamo come il Congresso del maggio 192o deliberò che il Consiglio Federale (formato da tutti i presidenti nazionali, come membri nati) dovesse avere per suo organo esecutivo un comitato di cinque membri nominati dal Rettor Maggior dei Salesiani.

Il compianto Don Albera, già al principio del 1921, si degnava di nominare i cinque seguenti:

Piero Gribaudi, Professore, Carlo Milano, Sacerdote, beone Roero di Monticello, Ingegnere, Alessio Pretto, Fonditore di caratteri, Giorgio Cappelletto Direttore-Tipografo.

I cinque, scelti in modo da rappresentare tutte le classi sociali, per loro primo atto, con lodevole spirito, chiesero al defunto Don Albera di potersi associare, insieme col Presidente dell'Associazione Nazionale Italiana Avv. Felice Masera. altrettanti ex-allievi, più anziani di età e di conoscenza personale con Don Bosco, in modo che fossero come l'aureola paterna e vigilante del comitato stesso,

Piacque la proposta al sig. Don Albera, il quale rivolse invito ai cinque membri seguenti: S. Ecc. Rev.ma Mons. Giovarmi Pinardi, Vescovo Ausiliare di Torino, Can. Antonio Berrone, Conte Alessandro Arborio-Mella ex-console, Giovanni Vacchina, maestro sarto, Cav. Antonio Zanetta, maestro-tipografo.

Il Comitato, portato così al numero di undici, cominciò a tenere regolarmente le sue sedute mensili fin dal principio dell'anno passato.

Senza tener conto degli atti di ordinaria amministrazione ecco un rapido resoconto dì quello che fu studiato e deliberato nelle sedute, che furono presiedute da sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Pinardi e presenziate dal rev.mo sig. Don Rinaldi, Prefetto Generale.

Viene in primo luogo un atto molto lodevole e significante. Come ringraziamento al Rettor Maggiore che aveva comandato speciali preghiere per gli ex-allievi in tutte le case Salesiane, il Comitato Federale deliberò d'invitare le Unioni a chiudere tutte le sedute e i convegni con questa preghiera:

Per i Superiori e Allievi dei Salesiani: - Ave Maria ». Ed ora rivolge a tutti un invito a far ricordo degli stessi superiori e allievi anche nelle private e familiari preghiere.

Venendo poi il Comitato Federale a tracciare l'indirizzo che devono prendere tutte le Unioni; convenne in questo programma: In seno a ogni Unione si costituisca un Gruppo o Comitato di azione: sia pure di pochi membri (anche due o tre soltanto; purchè si proponga qualche opera pratica di bene.

Esemplicando, il Gruppo può aver di mira: aiuto ai RR. Parroci per i catechismi, cura dei giovanetti più poveri o abbandonati, prestazione d'opera o di soccorso o di consiglio o di propagande per gli Oratori festivi; indicazione di buoni Collegi per i giovinetti che cercano istruzione; interessamento per i giovinetti poveri che mostrano segni di vocazione ecclesiastica e sollecitudine: per avviarli a quei collegi o seminari che usano delle carità dei buoni per coltivare gli allievi del Santuario; diffusione della buona stampa; leghe padri e madri di famiglia; leghe per la moralità pubblica e per la protezione della giovane; ricerca di pensioni e alloggi sicuri e morali per gli studenti ricerca di lavoro per i disoccupati; Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli... in una parola tutte le forme di attività che s'inspirano all'amore di Dio e del prossimo, in conformità all programma della Cooperazione Salesiana.

Il ComITATO FEDERALE , lasciando pienamente libera la scelta del campo di lavoro, insiste vivamente sul concetto che OGNI UNIONE EX-ALLIEVI deve considerarsi come MORTA o STERILE, se non ha in seno questo (sia pure minuscolo) Gruppo o Comitato d'Azione, il quale deve radunarsi almeno una volta al mese, e, a quando a quando, dar relazione ai propri soci lontani, affinchè questi seguano il lavoro che si compie o iniziare attività uguali o similari.

IL COMITATO FEDERALE Ex-ALLIEvI rivolge ora per mezzo nostro il più caldo appello ai Presidenti Nazionali, regionali e locali, affinchè indirizzino tutte le Unioni per l'indicata strada, riconosciuta l'unica che assicuri un indirizzo pratico e fecondo al movimento Ex-Allievi, in conformità dello spirito di Don Bosco.

Per parte nostra constatiamo con gioia che varie Unioni sono già per questa via, e ci auguriamo di cuore che tutte seguano le stesse direttive, di modo che, nel prossimo maggio, al nuovo Rettor Maggiore e agli Ispettori e Delegati di tutto il mondo salesiano, possa venire presentata la Federazione, non solo completa nei quadri statistici, ma anche attivamente operante secondo il programma tracciato da Don Bosco.

Questo sogno, vagheggiato dal Venerabile e dai suoi Successori, additato nell'ultimo Congresso Internazionale qual mèta del programma massimo degli Ex-Allievi, può e dev'essere presto una consolantissima realtà, se le singole UNIONI - pur intensificando le naturali e giuste manifestazioni di affettuosa riconoscenza agli antichi Educatori e agli Istituti ove vennero educati - fin dalla prima adunanza dei rispettivi Consigli Direttivi procederanno alla costituzione del proprio Gruppo o Comitato d'azione salesiana.

NOTIZIE VARIE

In Italia.

MILANO. - I FESTEGGIAMENTI pel solenne ingresso dell'E.mo Arcivescovo Card. Achille Ratti, ebbero un' eco vibrante di entusiasmo anche nella iocale famiglia salesiana, che indisse speciali preghiere per invocare la pienezza delle grazie sul nuovo Pastore dell'Archidiocesi. Alle manifestazioni pubbliche di gioia recò un apprezzato contributo la banda « Don Bosco » dell'Oratorio parrocchiale, intervenendo a rallegrare il pranzo dei mille e duecento poveri, e a condecorare l'inaugurazione dell'Opera « Card. Ferrari ».

S. E. il Card. Ratti fu sensibilissimo alle dimostrazioni di affetto, che ricambiò colla squisita, generosità del suo animo. Nella triste circostanza della morte di Don Albera, prendendo vivissima parte all'universale rimpianto, volle egli stesso recarsi di persona all'Istituto Salesiano per presentare le sue sentite condoglianze. E più tardi si degnò pure di intervenire personalmente alla benedizione del vessillo dell'Unione Giovani « Savio

Domenico », il primo ch'egli benedicesse in città, La cerimonia semplice, intima e famigliare, fu tuttavia piena di fervore e di animazione. Vi assistevano 35 bandiere e centinaia di giovani, e una folla immensa di popolo, che gremiva la chiesa di S. Agostino. Fungeva da padrino l'On. Avv. G. Paleari, da madrina la sig.ra Eugenia RiboldiRavizza. Sua Eminenza, compiuto il sacro rito, incoraggiò i giovani consacrati alla causa di Cristo a compiere sempre più degnamente la loro parte di valorosi soldati e, quando essi sfilarono davanti a lui, ebbe per tutti un sorriso e una benedizione.

CASALMONFERRATO. - LA SOLENNE INAUGURAZIONE DELIA CRIPTA AL VALENTINO. --

Una grandiosa cerimonia religioso-patriottica ebbe luogo il 29 ottobre-- il giorno che morì D. Albera - al Valentino di Casale, per l'inaugurazione delle. cripta della chiesa del S. Cuore, eretta in memori, dei caduti per la patria.

Il sacro monumento fu ideato da un comitato, di cospicue personalità religiose e civili della città, che volle ricordare i suoi cari, non con l'omaggio di un' ora o di un giorno, ma con un altare su cui il loro sacrifizio fosse giornalmente santificato e purificato dal sacrifizio divino.

La cripta è a tre navate, come il tempio sopra stante. Nella navata centrale s'erge l'altare di marmo di Carrara, troneggiato dalla Croce, e dietro ad esso un sarcofago simboleggia la tomba di tante vittime ignote. Lungo le pareti, numerose lapidi di bardiglio, a caratteri d'oro, ricordano nomi dei gloriosi, il giorno e il luogo del loro sacrificio. Notevole quella dei 10 caduti fra gli exallievi dell'Unione Doti Bosco, omaggio dei soci i fratelli di fede scomparsi.

Una lapide più grandiosa si leva di fronte all'altare, fra trofei bronzati, ad esprimere il concetto ispiratore del monumento.

La cerimonia inaugurale, compiutasi nell'area. soprastante, richiamò sul luogo un'ondata immensa di popolo e di associazioni. Venti bandiere. e gagliardetti si disposero a semicerchio nel fondo del tempio in costruzione, limitato da un velario, dal quale pendeva un Crocifisso e spiccava il ritratto del Re. Tutte le autorità cittadine si fecero un dovere d'intervenire, insieme con le scolaresche, gli istituti, le associazioni delle madri e vedove di guerra, degli orfani e mutilati. A capo dei clero numerosissimo erano Mons. Albino Pelli, Vescovo di Casale, e Mons. Umberto Rossi, Vescovo di Susa. Prestava servizio d'onore la bando del 1° Artiglieria pesante campale.

Primo oratore fu il Cav. Avv. Giorcelli, che esaltò la memoria dei Monferrini caduti per l'adempimento di un alto dovere, ed ebbe parole lusinghiere di plauso per i Salesiani, che alla nobile opera diedero l'iniziativa e l'assistenza. Parlarono quindi il Comm. Calleri per le famiglie dei caduti, e lo studente universitario Capra per gli en-allievi. Chiuse con parole di ringraziamento il Direttore dei salesiani.

Quindi tutti gli intervenuti scesero nella cripta per la cerimonia religiosa.

Mons. Pella, indossati i sacri paramenti, procedette al rito della benedizione, pronunziando un breve discorso, in cui armonizzò i concetti della patria celeste e di quella terrena. Fu un momento di commozione vivissima. Molti avevano le lacrime agli occhi, quando i giovani del nostro collegio di Borgo S. Martino intonarono le esequie, e Mons. Vescovo alzò la mano benedicente per implorare pace alle anime dei caduti.

Compiuta la cerimonia la folla improvvisò una dimostrazione per le vie della città.

La cripta è visitata da persone e associazioni d'ogni colore. Affettuoso e devoto, fra gli altri, l'omaggio reso dai giovani cattolici piemontesi nel convegno regionale di Casale. In imponente corteo, intercalato da 30o bandiere e 12 musiche, essi pellegrinarono alla cripta, ove, dopo aver riaffermato i loro propositi di vita e di azione cristiana, deposero sul sarcofago una grande corona di fiori colla scritta:« I giovani cattolici piemontesi ai gloriosi Caduti del Monferrato ».

VERONA. - IL GIORNO DELL'IMMACOLATA resterà memorando nei fasti dell'Istituto Don bosco di Verona, essendosi festeggiato il Trentennio della sua fondazione con l'inaugurazione della Scuola Professionale fabbri-meccanici. Per circostanza si diedero convegno nell'istituto anche gli Ex-allievi, che ebbero benedetto il loro vessillo per mano del rev.mo Don Pietro Ricaldone, Direttore Generale delle Scuole Professionali e Colonie Agricole Salesiane.

La nuova Scuola Fabbri-Meccanici - scrive il Corriere del Mattino - « è lunga 29 metri, larga 9: la luce vi piove dagli scompartimenti del tetto e vi entra da ampii finestroni. Tutto all'intorno vi corre un fregio di foglie, che di quando in quando si curvano in cerchi, nei quali sono dipinti dal prof.

Don Michele Rosso gli emblemi del lavoro e le quattro parole lavoro, preghiera, volontà, costanza, intesi di un programma. Lo stemma di Don Bosco e il suo motto « da mihi animas, caetera tolle » è dipinto sopra la porta, di fronte all'ingresso.

» Sono già pronti due lunghi e robusti banchi con 49 morse; tre torni; una piallatrice con dispositivo per fresatrice; quattro trapani; una sega meccanica per metalli; due altre macchine... e altre verranno tra poco. Una spesa, fra locale e macchine, di circa centocinquantamila lire.

» Possiamo dire - e lo disse il rev.mo Don Ricaldone -- che è il più bello dei laboratori delle Case Salesiane ».

All'inaugurazione presero parte l'E.mo Cardinal Bacilieri, i Comandanti il Corpo d'Armata e la Divisione, il Prefetto, il Questore, il Provveditore agli Studi, l'Ispettore delle Ferrovie, il R. Intendente di Finanza, l'Ispettore Scolastico, e molti altri illustri personaggi del Clero e del laicato. L'Ispettore Salesiano prof. D. Fedele Giraudi, rivolse a tutti un cordiale saluto; quindi l'E.mo Card. Vescovo, indossati il rocchetto e la stola, impartì la benedizione alla sala. Seguì il coro, il Te Deum del Ponchielli a 4 voci, e un eloquente discorso di Don Ricaldone sullo spirito e sul vantaggio delle Scuole Professionali Salesiane. Chiuse la solenne cerimonia l'Eminentissimo con parole di rallegramento ai Superiori e ai benefattori e con paterne esortazioni ai giovani operai.

- MERITA PARTICOLAR RILIEVO il bene compiuto nel Trentennio dall'Istituto. « In questo trentennio -- scrive il Corriere del Mattino, --- furono educati, negli studi e nelle arti, ben 5455 alunni, molti dei quali sono oggi o sacerdoti, o avvocati, o medici, o ingegneri, o industriali; e se pur qualcuno non conservò integralmente i principii de' quali fu imbevuto nel collegio, tutti lo ricordano con amore e tutti vi sanno tornare copie a casa propria. La florida Unione degli ex-allievi prova come la buona educazione avuta dai Salesiani non si cancella e non si dimentica.

» Più di un milione nel trentennio fu erogato in beneficenza; e anche adesso vi ospitano cinquanta orfani di guerra e sono oltre cento coloro, che vi sono accolti con riduzione della pensione mensile, che è pur sempre esigua per tutti.

» Dire del bene morale e materiale che si fece e si fa nell'Istituto, non badando alle strettezze del momento e fidando nell'aiuto della Provvidenza e nella cooperazione dei buoni, sarebbe impossibile; e, d'altra parte, i veronesi, che s'interessano o poco o tanto di ciò che avviene nel campo nostro, ne sono testimoni del continuo ».

All'Estero.

MONACO (Baviera). - UNA CARA NOTIZIA. -Da pochi mesi i nostri confratelli, accanto al convitto per i giovani apprendisti, che somministra a 8o poveri apprendisti vitto e ricovero ed una sana educazione, hanno aperto un Oratorio festivo con un Dopo-scuola. E il primo Oratorio festivo salesiano in Baviera. Il numero degli inscritti tocca già i 50o e aumenta di giorno in giorno. I ragazzi vi intervengono con molta assiduità e cominciano ad amare l'Oratorio. Per i trastulli hanno il bellissimo parco annesso all'istituto. I nostri sperano di poter esercitare un apostolato fecondo tra i bravi ragazzi che recitano già le preghiere con un trasporto che incanta.

Dietro desiderio della Curia Arcivescovile hanno anche assunta la direzione del Circolo Giovanile parrocchiale. I bravi giovanotti sono contenti che i Salesiani si occupino di loro; e questi sperano di poter dare un consolante sviluppo al movimento giovanile in quel quartiere popolare.

BUENOS AIRES. - LA DOMENICA 11 SETTEMBRE, nella semplice intimità dovuta al lutto per la morte di Mons. Costamagna, fu benedetta la pietra angolare di un nuovo edificio del collegio annesso alla chiesa di S. Giovanni Evangelista alla Boca. Il sacro rito venne compiuto dal Parroco D. Valentino Borsetti, che rivolse cordiali parole di ringraziamento a tutti i benefattori per la loro opera di assistenza. Mercè i loro aiuti infatti, nel periodo di due anni, fu possibile compiere anche la decorazione della chiesa, e l'erezione di una cappella con annesso oratorio per comodità degli abitanti della borgata Rocha e Barracas.

La vita di Gesù narrata ai giovani.

Il nostro carissimo confratello Don Giovanni Cassano ha pubblicato testè una cara VITA DI GESU' per i giovani, dedicandola « a Don Paolo Albera, Superiore Generale dei Salesiani, mio dolce Padre in Cristo ». Il compianto Superiore in data 12 settembre u. s., così gli rispondeva:

«Le parole con le quali hai voluto dedicare a me la VITA Di GEsu' da te scritta espressamente pei giovani, sono improntate a così delicato senso di pietà filiale, che non possono non riuscire care e gradite.

» E caro e gradito mi riuscì pure il libro da te scritto perchè, e nel contenuto e nella forma, riproduce fedelmente lo spirito del nostro Venerabile Padre Don Bosco.

» Tu, infatti, scrivendo ai giovani e pei giovani, mentre miri all'edificazione e alla coltura del loro spirito, metti pure tutto l'impegno per rendere attraente la narrazione e dilettevole la lettura, con sobri accenni all'ambiente fisico e morale, con acconci ricordi storici e nozioni geografiche, con la viva drammaticità del racconto e con una forma che procede dignitosa, con corretta semplicità ».

Anche Giovanni Papini, cui l'autore fece omaggio del libro, rispondevagli con questa cara letterina.

Firenze, 8 - XII - 1921. Carissimo Reverendo,

La ringrazio di cuore per il bel regalo che ha voluto farmi. La sua « VITA DI GESu' » è scritta con molta maggior semplicità della mia e segue più fedelmente l'ordine degli evangelii, sicchè potrà giovare grandemente ai giovani ai quali è dedicata. La grande abbondanza di Vite di Cristo ci deve consolare, perchè e la messe è copiosa » e la sua, tra quelle italiane, mi sembra una delle migliori.

Creda alla sincera gratitudine e ammirazione del suo   G. PAPINI.

Per parte nostra facciamo voti perchè il bel libro di Don Cassano sia letto in tutti gli istituti educativi e giunga alle inani dei vostri figli, o cari Cooperatori (1).

(1) Presso la Società Editrice Internazionale, Torino (Prezzo L. 8).

NECROLOGIO

I nostri lutti.

I gravi lutti, che ci rattristarono tanto negli ultimi giorni del passato ottobre, di cui demmo conto nel Bollettino di dicembre, non terminarono colla perdita dell'amatissimo Don Albera. Altri vuoti, in pochissimi giorni, fece ancora la morte in mezzo a noi e a persone a noi care.

Domenico Palestrino.

La mattina della festa d'Ognissanti il Signore chiamava a sè l'anima bella del salesiano Domenico Palestrino, il vecchio sagrestano della Basilaca di Maria Ausiliatrice, che per 45 anni accompagnò con l'opera sua l'ascesa del Santuario nella celebrità e magnificenza mondiale. Conobbe da giovane Don Bosco, il quale, vedendo in lui un'anima semplice e pura, lo fermò con sè e lo prepose ai servizi del nuovo santuario. E il buon Palestrino corrispose pienamente ai disegni e ai desideri di Don Bosco. Abilissimo tappezziere, lavoratore tenace e costante, fino agli ultimi giorni, ebbe in somma cura il decoro e l'ornamentazione del tempio, e riuscì ad allestire ricchi paramentali per le solennità. Testimone quotidiano d'innumerevoli grazie concesse da Maria Ausiliatrice, aveva per Lei un affetto e una devozione tenerissima, ed una confidenza illimitata e filiale. Ed appunto per questa sua fede sincera e profonda pietà, godette dell'ammirazione e delle confidenze di Don Bosco, il quale si raccomandava sovente alle sue preghiere. Spirò serenamente, confortato dalla benedizione di Maria Ausiliatrice alla cui gloria efficacemente contribuì sulla terra, con la certezza di benedirla eternamente in cielo.

Lorenzina Mazè de la Roche.

Due giorni dopo, un'altra anima, legata, alla nostra famiglia dai vincoli più cari della riconoscenza e vicina a noi per comunanza di idee e di lavoro, volava al bacio di Dio: la contessina Lorenzina Mazè de la Roche, Presidente della Commissione Pro arredi sacri del Comitato Centrale delle Dame Patronesse delle opere salesiane. Visse una vita di carità e di fede, di generosità e di zelo, umile e modesta, desiderosa solo del bene. Presidente Generale delle Figlie di Maria di tutto il mondo, fu zelatrice instancabile della devozione a Maria Ausiliatrice, e a Gesù Sacramentato, cui avrebbe voluto donare in ogni chiesa una reggia d'oro. La morte improvvisa le troncò l'effettuazione di nuovi santi progetti, inspirati all'amore più tenero e delicata per la Madonna di Don Bosco. Si può dire che ella passò su questa terra amando e beneficando.

Suor Maria Stardero.

Un'altra volta l'angelo della morte scendeva accanto a noi, nel vicino Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, recando con sè l'anima di Suor Maria Stardero, il 2 novembre. Da fanciulla era divenuta cieca da ambo gli occhi. Aveva consultato e speri-, mentato medici e medicine, senza alcun risultato benefico, e conduceva una vita di languore, quando si sentì inspirata a confidare e ricorrere a Maria Ausiliatrice. Fattasi accompagnare al suo Santuario e presentata a Don Bosco, espose la sua triste sventura. Il Venerabile l'incoraggiò ad aver fede e a pregare Maria Ausiliatrice, che la grazia non sarebbe tardata. E. difatti, prese una medaglia e postala davanti agli occhi di lei, le chiese che cosa fosse. Immantinente la giovinetta riacquistò la vista; distinse l'oggetto e diede in esclamazioni di gioia e di ringraziamento a Dio e a Maria Ausiliatrice, Era completamente risanata. Più tardi si consacrò al Signore nell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e dopo lunghi anni di professione religiosa passò serenamente all'eternità, sempre grata ala Vergine che l'aveva tanto beneficata.

A queste anime belle, che vissero con noi una vita di operosità cristiana, siamo generosi di suffragi: e insieme preghiamo il Signore perchè voglia suscitare molte altre vocazioni religiose e molti zelanti operai per la sua causa.

Mons. Carlo Luigi D'Amour.

Morì nel giugno u. s. nella veneranda età di 84 anni, dopo una vita semplice e serena, tutta spesa. nel servizio del Signore. Ordinato sacerdote nel 186o e creato Vescovo di Cuyabà nel 1878, ebbe l'ineffabile consolazione oli celebrare le nozze sacerdotali di diamante. Il zelante Pastore fin dal 1882 chiese a Don Bosco i Salesiani per la sua diocesi: li ebbe e vide uscire dalla loro scuola il suo Vescovo Ausiliare, ora suo Successore e Presidente dello Stato di Matto Grosso. Iddio l'accolga nella pace dei giusti..

Conte Carlo Ceppi.

Figura nobilissima di artista e di cristiano convinto e praticante, ebbe sommamente a cuore l'amore e la gloria di Dio nella bellezza delle sue chiese o dei suoi templi. Architetto di fama indiscussa e di una possente genialità e valentia, trasse dalla ode viva e vissuta l'ispirazione a quei gioielli d'arte cristiana, che lo resero celebre e formano ora la corona più bella della sua gloria. Grande amico nostro e membro apprezzatissimo della giuria, che presiedette al concorso per il Monumento a Don Bosco, la sua nobile e retta figura rimarrà profondamente scolpita nell'animo nostro e dei numerosi ammiratori.

Nob. Comm. Carlo Bassi.

Cresciuto in un ambiente famigliare in cui viveva sacro il culto della religione e della patria, fu uomo di fede e di operosità. Il campo da lui preferito fu quello della beneficenza, e alle svariate opere filantropiche non diede soltanto il lustro del nome e l'obolo, ma l'attività personale intensa ed alacre, sorretta dalla convinzione di un dovere incombente al suo ceto, conte di una missione affidatagli da Dio. Per 54 anni Sindaco di Cassano Albese, fu Presidente dell'Associazione Nazionale Fer soccorrere i Missionari italiani, confondatore dell'Opera Bonomelli, anima e vita di numerose altre istituzioni pubbliche. Tanto fervore di attività benefica era alimentato in lui da intensa religiosità, della preghiera fervente e umile, e da una grande modestia. Il Signore gli doni la mercede eterna.

Mons. Giuseppe Previtali.

Quasi improvvisamente rese la sua bell'anima a Dio il 2 ottobre, in età di 75 anni, questo nostro caro amico e Direttore Diocesano dei Cooperatori di Venezia. Sacerdote noto e bene amato per la sua grande pietà e per il fervore di fede con cui, esercitava la sua nobile missione, lascia di sè largo rimpianto. Parroco al SS. Salvatore, zelò il culto; della sua chiesa che abbellì e restaurò, istituì un fiorente Oratorio Festivo e una Scuola di canto, e promosse tra i fedeli numerosi esercizi di pietà, organizzando frequenti pellegrinaggi a Lourdes e a Roma. Fu vero padre dei poveri che largamente beneficò, distribuendo loro ogni suo avere e morendo povero tra le lagrime e il rimpianto di tutto il suo popolo.

Anche per noi aveva un affetto speciale. Non fu contento, finchè non vide entrare i Salesiani a Venezia. Pace all'anima sua!

Preghiamo anche per

MERANI Marchesa Emilia, † a Spezia. MICHELETTI Ottavio, † a Chignolo d'Isola. MONTEMAGNO Chier.o Seb., † a Caltagirone. MoNTINI Angelo, † a Montecchia di Crosara. NoBILi Carlo, † a Borgomanero. PAGELLA Filippo, + a Chieri (Torino). PARRAVICINI Maria, † a Erba (Como).

PERSICO Teresa ved. ZUCCA, † a Moriondo Torinese, PERTICONO Cav. Zaverio, † a Caltagirone. Piccoli Emiliano, † a Vezzano (Trentino). PICCOLROVAZZI Fernanda, † a Rovereto (Trento). PIGLIA Sabina, † a New-York. PiLuso Gesualdo, † a Caltagirone. PIZZIGHELLO Ferdinando, † a Casalserugo. Pouzzi Paolo, † a Caltagirone. PORTA D. Giuseppe, Arciprete, † a Premosello. ROMANO Amelia; † a Caltagirone. Rossi Marietta, t a Gravedona. SACCHETTO Silvano, † a Costa di Rovigo. SANTANDER Dolores, † a Bocconò. SANTUSCIONE Eugenio, † a Casinalbo. SARDO-ROMANO ved., + a Carmagnola. SARUGGERI Giuseppina, † a Liscate (Milano).

Il 19 dicembre u. s., quando questo numero del Bollettino era già in macchina, ci giungeva le triste notizia della morte di Sua Ecc. Rev ma Mons. Pasquale Morganti Arcivescovo di Ravenna e Vescovo di Cervia affezionato ex-allievo del Venerabile Don Bosco.

Ci affrettiamo ad invocare copiosi suffragi per il pio e zelante Prelato, del quale diremo ampiamente il mese venturo.