BS 1910s|1917|Bollettino Salesiano Ottobre 1917

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO MENSILE DEI COOPERATORI DI DON BOSCO

ANNO XLI - N. 10   1 OTTOBRE 1917

SOMMARIO

In preparazione al „9 giugno 1918": Per un „Museo del Culto di Maria Ausiliatrice". Provvediamo arredi e lini sacri. Ideali santi!

Come è sorto un nuovo Istituto Salesiano.

Libri di testo per le Scuole.

Fatti e detti di Don Bosco: I. - Il consigliere illuminato. Contro il turpiloquio: - Ai maestri e ai genitori, Lettere dei Missionari: La prima Comunione di un giovanetto in Patagonia - Una grand'opera di civilizzazione nell'Equatore - Le primizie della Missione di Rio Negro nel Brasile - In fascio.

Vocazioni allo Stato Ecclesiastico e alle Missioni Estere.

Il Culto di Maria Ausiliatrice: Pel 24 corrente - Grazie e graziati.

Riconoscenza al Ven. Don Bosco.

In omaggio a Domenico Savio.

Note e Corrispondenze: Nuovi Nunzi Apostolici -- Tra gli orfani di guerra a Grugliasco -- Tra i nostri emigrati - Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice Libri nostri.

Necrologio e Cooperatori defunti.

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE - VIA COTTOLENGO, 32 - TORINO

In preparazione al « 9 giugno 1918 ».

Per un „Museo del Culto di Maria Ausiliatrice".

Il « 9 giugno 1918 » si compiono cinquant'anni dalla Consacrazione del Santuario di Maria Ausiliatrice. Demmo il fausto annunzio fin dal mese di giugno u. s.; ora è tempo che ci domandiamo - Che cosa faremo, perchè il giorno del Giubileo d'oro del primo Tempio innalzato da Don Bosco alla celeste sua Ispiratrice e Protettrice, non ci colga impreparati ?

La data « 9 giugno 1918 » non solo dirà che son passati cinquant'anni dacchè il Ven. Giov. Bosco dava alla Madonna il più splendido omaggio che potesse darle il suo cuore di figlio devoto e zelante, apprestandole un Santuario tanto più grandioso, quanto ancor umili erano gli edìfizi dell'Oratorio in mezzo a cui lo volle gigante ; ma dirà anche - e questa è la ragione intima e impellente del ricordo - che sono trascorsi cinquant'anni di benedizioni e celesti favori, onde piacque alla Vergine Ausiliatrice confortare e propagare l'apostolato intrapreso dal Venerabile a maggior gloria di Dio e a salvezza delle anime.

Il primo lavoro pertanto che noi dobbiamo compiere in preparazione alla data giubilare è raccogliere e coordinare tutti quei documenti che valgano a dimostrare quanto grande sia stata la bontà di Maria Ausiliatrice verso Don Bosco e l'Opera Salesiana.

Come raggiungere l'intento?

Nel 1914, quando ci andavam preparando al 1° Centenario dell'Istituzione della Festa di Maria Ausiliatrice e della Nascita di Don Bosco, tra le proposte bene accolte vi fu pur quella di un'Esposizione del Culto di Maria Ausiliatrice. Nelle circostanze presenti mal si addicono solennità clamorose; ma èpur sempre doveroso raccogliere quel medesimo contributo di memorie e di documenti per la Storia del Culto di Maria SS. Ausiliatrice, che ci eravamo proposti di raccoglieree allora, e collocarli in ordine accanto al Santuario, in apposita sede. Così avrà principio un Museo del Culto di Maria Ausiliatrice, il quale, col volger degli anni, arricchendosi di nuovi dati, dirà sempre meglio la bontà di Maria Ausiliatrice verso l'Opera di Don Bosco e la nostra riconoscenza per Lei.

A tal intento ripetiamo il programma allora pubblicato e diramato a tutte le Case Salesiane, con preghiera che venga attuato non solo dai Salesìani, ma anche da quei Cooperatori, dai quali attendiamo necessariamente tutte quelle notizie e comunicazioni, che essi solo sono, in grado di favorirci.

Programma.

I.

PARTI: sroRico-LETTERARIA.

I) Monografie dei singoli Santuari, Chiese, Cappelle, Altari, dedicati a Maria Ausiliatrice, venerata nel Santuario di Torino:

a) cenni sulla loro origine, consacrazione, inaugurazione, sviluppo, ecc.;

b) descrizione sotto l'aspetto architettonico, artistico, ecc.;

c) descrizione degli oggetti d'arte e di ogni particolarità degna di menzione speciale.

d) divozioni varie in uso (quotidiane, settimanali, mensili) con rilievo dell'influenza che hanno nella vita cristiana;

e) feste ordinarie, straordinarie (pellegrinaggi, incoronazioni, ecc.), feste periodiche.

Il) Monografie delle Scuole e Istituti intitolati a Maria Ausiliatrice, con cenno delle ragioni che mossero a dar loro questo titolo.

III) Monografie e quadri statistici:

a) delle Associazioni dei divoti di Maria Ausiliatrice: anno di fondazione, numero degli ascritti, statuti (se diversi da quello dell'Arciconfraternita primaria di Torino), distintivi e vitalità delle medesime, dimostrazioni religiose collettive, e ogni altro dato interessante;

b) delle Associazioni di Maria Ausiliatrice per le giovinette e delle Dame d'onore di Maria Ausiliatrice (anno di fondazione, ecc. come sopra);

e) dei vari Comitati permanenti e di ogni altra Associazione col titolo di Maria Ausiliatrice (anno di fondazione, ecc.).

IV) Raccolta di grazie e favori ascritti a Maria Ausiliatrice:

a) libri ed opuscoli in qualunque lingua;

b) copia di relazioni manoscritte conservate presso i Santuari;

e) relazioni dettagliate, stampate o manoscritte, delle grazie più insigni e straordinarie, possibilmente autenticate da dignità ecclesiastiche.

V) Pubblicazioni d'ogni genere riguardanti il Culto di Maria Ausiliatrice:

a) libri, opuscoli, foglietti e pagelle d'indole storica, ascetica, letteraria, su Maria Ausiliatrice, editi in qualunque lingua;

b) collezioni intere di periodici intitolati da Maria Ausiliatrice o che trattano del suo culto;

e) panegirici sacri, editi in qualunque lingua;

d) opere musicali: messe, vespri, inni, laudi sacre in onore di M. Ausiliatrice.

NB. - Saranno accolti volentieri anche panegirici inediti, e scritti in latino, italiano, francese, spagnuolo e portoghese; col nome dell'autore in busta sigillata. Quelli, dichiarati migliori da apposita giuria, saranno premiati.

VI) Notizie storiche di Immagini, Associazioni, Confraternite, Circoscrizioni ecclesiastiche, ecc. col nome di Maria Ausiliatrice o Auxilium Christianorum, anteriori alla fondazione del Santuario di Valdocco.

VII) Ogni altra notizia che giovi ad illustrare il Culto di Maria Ausiliatrice.

II.

PARTE ILLUSTRATIVA.

I) Fotografie, in dimensioni convenienti:

a) delle singole Chiese e Cappelle dedicate a Maria Ausiliatrice (interno, esterno, dettagli importanti);

b) delle Statue e Immagini venerate che hanno pregi speciali (col nome dell'autore e l'anno di esecuzione);

e) di gruppi di Associazioni dei Divoti e Pie Unioni di Figlie di Maria sotto la protezione di Maria Ausiliatrice: processioni e feste straordinarie, ecc.;

d) di qualsiasi documento che si riferisca al Culto di Maria Ausiliatrice o serva ad illustrarlo.

NB. - Dietro ogni fotografia si scriva chiaramente ciò che essa rappresenta, insieme coll'indirizzo del mittente.

II) Modelli in rilievo, in legno o in plastica, dei primari Santuari e Monumenti eretti in onore di Maria Ausiliatrice.

III) Statue di Maria Ausiliatrice, di ogni scuola di scoltura o plastica.

IV) Immagini di Maria Ausiliatrice, di ogni formato (litografie, fotoincisioni, eliotipie, oleografie, ecc.).

V) Medaglie, di qualunque metallo e dimensione, con l'Immagine di Maria Ausiliatrice.

VI) Soggetti vani: quadretti, acquasantini, anelli, spille ed ogni altro oggetto coll'immagine di Maria Ausiliatrice.

RACCOMANDAZIONI.

I) I sigg. Ispettori Salesiani sono pregati di mandare due relazioni sommarie distinte:

a) una sul Culto di Maria Ausiliatrice nelle Case Salesiane e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, esistenti nell'ambito della propria Ispettoria;

b) una sul Culto di Maria Ausiliatrice, fuori delle Case Salesiane e nell'ambito della propria Ispettoria.

II) Ogni Ispettore, Direttore, Salesiano o Cooperatore Salesiano, è pregato di suggerire quelle proposte che reputa atte a diffondere maggiormente il Culto di Maria Ausiliatrice.

III) Ogni monografia o relazione, non stampata, sia scritta chiaramente o possibilmente dattilografata.

Attesa la brevità del tempo che ci divide dalla data giubilare della Consacrazione della Basilica di Maria SS. Ausiliatrice, prego vivamente i RR. Ispettori e Direttori degli Istituti salesiani e le RR. Ispettrici e Direttrici delle Case delle Figlie di Maria Ausiliatrice a voler allestire e inviare con sollecitudine quanto può contribuire, in conformità al suesposto programma, a rendere più completo e interessante il « Museo del Culto di Maria SS. Ausiliatrice ».

Torino, 24 settembre 1917.

Provvediamo arredi e lini sacri.

Il nobile Comitato delle « Dame Patronesse dell'Opera di Don Bosco in Torino » all'avvicinarsi del Giubileo di Maria SS. Ausiliatrice ha preso l'iniziativa di promuovere ovunque sono Cooperatori Salesiani la preparazione di arredi e lini sacri per la Basilica-Santuario di Maria Ausiliatrice e per le Missioni Salesiane. Detti arredi sacri vanno inviati al Rev.mo D. Paolo Albera (Via Cottolengo 32, Torino). Con essi verrà organizzata un'Esposizione temporanea presso il « Museo del Culto di Maria Ausiliatrice ».

Applaudendo di cuore all'opportuno appello del Comitato Torinese, esortiamo tutti i Cooperatori, e specialmente le Cooperatrici, ad accoglierlo senza indugio e con attivo zelo, sia individualmente che collettivamente, giovandosi anche della cooperazione di pie signore di loro conoscenza, che nutrono speciale devozione verso Maria Ausiliatrice ed amano il decoro del sacro culto.

Sarà questa - senza dubbio una delle più belle e pratiche manifestazioni di devozione e di riconoscenza alla Vergine Ausiliatrice e a Gesù Sacramentato, i due grandi amori, le due grandi devozioni, che erano tanto a cuore al Ven. Don Bosco.

DIMENSIONI.

Le pianete siano preferibilmente alte m. 1,1o e larghe m. o,7o. In relazione a queste si deducano le dimensioni degli altri paramenti sacri.

Le tovaglie per l'altar maggiore della Basilica siano lunghe m. 4,65, essendo la mensa di esso lunga m. 2,75. Per gli altari laterali siano lunghe m. 4,10. Pei camici, cotte, amitti, corporali, purificatoi e manutergi non si dànno misure e Norme speciali.

TESORO SPIRITUALE.

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella, o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare Indulgenza plenaria:

dal 10 ottobre al 10 novembre:

1) l'11 ottobre, Maternità di Maria SS.

2) il 16 ottobre, Purità di Maria Vergine.

Inoltre: ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche chiesa) reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità e un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle ztazioni di Roma, della Porziuncola, di Geruralemme e di S. Giacomo di Compostella.

Ideali santi !

Dalla zona di guerra, 20 settembre 1957.

Lessi con piacere, sul Bollettino Salesiano del corrente mese, che le sue pagine son aperte alla collaborazione dei lettori per illustrare e diffondere gl'ideali e le Opere del Ven. Don, Bosco.

Questo nuovo campo di azione per il bene delle anime dovrebbe essere conosciuto da quei fortunati, cui natura diede ingegno eletto e cuore gentile, e quindi capaci di percorrerlo con profitto. Gli ideali di Don Giovanni Bosco!... Ideali santi, come santa fu tutta la sua vita in mezzo ai suoi figli. Ho detto ideali santi, perchè mise tutta la sua gloria nel propagare la santità della religione e il sentimento religioso. Egli ben sapeva che non si può far gran bene senza passar prima tra il fuoco della tribolazione, e che ad ogni grande impresa vanno unite le difficoltà, e che chi teme d'affrontarle non può sperare di raggiungere il suo fine. Ma come la madre non bada a sacrifizi per il bene dei suoi figli, perchè li ama; così il cuore gentile di Don Bosco non poteva non soffrire al vedere le miserie umane, specialmente quelle della povera gioventù; e per sollevarla diede tutto sè stesso, spinto e sorretto dal suo grande amore paterno. Non gli mancarono le contraddizioni di ogni genere nel battere la sua via, ma egli lottava, lottava con ardore sempre giovanile, lottava da forte, da eroe, e vinse.

Ne sono splendida prova le vittorie riportate su cuori induriti di giovani, di adulti e di vecchi, già sull'orlo della tomba che, mossi dalla sua carità, si riconciliavano con Dio e morivano nella pace dei giusti.

Ne è splendida prova l'affetto dei suoi allievi che hanno sentito prepotente il bisogno di rivedere ancora le sue dolci sembianze con erigergli un monumento perenne di riconoscenza; ed ancorchè il monumento non sia ancora inaugurato, tuttavia il nome di Don Bosco è scritto nel cuore di tutti coloro che anche per una volta sola ne hanno sentito parlare.

È una lodevole iniziativa quella di diffondere più che sia possibile le Opere del Ven. Giovanni Bosco, se tanto bene apportano a chi già le conosce.

Non mai, come ora, la buona educazione ricevuta in famiglia e completata dagli istituti cattolici fu di così grande conforto pei giovani non solo, ma anche per gli adulti!... Nelle ore della prova il ricordo della mamma e dell'educatore fa sì che tutto si superi con coraggio.

Ora le Opere di Don Bosco sono appunto intente a formare dei giovani sani, istruiti, ma più di tutto buoni e virtuosi, per essere domani ottimi cittadini.

Anche dalla Zona di Guerra si augura che tanti si facciano veri apostoli nel diffondere gli ideali e le Opere del Ven. Gio. Bosco!

Un antico allievo dei Salesiani.

Sia gloria a Maria Ausiliatrice !

Come è sorto un nuovo Istituto Salesiano

Diamo la promessa relazione dell'inaugurazione del nuovo istituto salesiano, sorto nel breve spazio di un anno nella città di Valencia (Spagna). Essa è già per sè una prova eloquente della protezione che Maria Ausiliatrice accorda all'Opera Salesiana; nondimeno noi cogliamo con giubilo l'occasione per ripetere pubblicamente a questa nostra dolcissima Madre la nostra riconoscenza, che si tradurrà - colla sua grazia - in nuove energie a salvezza di tanfi giovanetti, specialmente dei più poveri ed abbandonati, poichè di loro - come lasciò scritto Don Bosco - Essa medesima si costituì protettrice.

La fondazione Salesiana di Valencia (Spagna) rimonta al 1898; però fino all'anno scorso non potè avere quello sviluppo che i bisogni della città richiedevano, e ciò unicamente per difetto di locale.

Era indispensabile porre mano ad un grande edificio. A tal fine si era acquistato il terreno necessario, e si pensava collocarvi la 1a pietra l'anno stesso del Centenario di Maria Ausiliatrice, il 1915; ma i pubblici avvenimenti ne consigliarono il rinvio. Questo, tuttavia, non fu lungo. Maria Ausiliatrice volle far comprendere a tutti che l'opera era sua, e che sotto il suo manto qualunque opera, anche la più grandiosa, può nascere e prosperare, pur nei momenti più difficili.

La posa della prima pietra.

24 maggio 1916.

Il mese di Maria Ausiliatrice del 1916 fu un mese di preparazione al grande avvenimento. Le liete speranze non furor deluse. Ottenuto dai superiori il permesso di fabbricare colla condizione di non far debiti, il 24 maggio 1916, alla presenza delle principali autorità ecclesiastiche, civili e militari della città, S. Ecc. Monsignor Vescovo di Segorbe pose la prima pietra dell'edificio. A dir il vero non si aveva che un piccolo fondo per cominciar i lavori; ma la fiducia nella divina Provvidenza e nella bontà della Madonna era grande.

E Maria Ausiliatrice mostrò gradire la nostra fede e l'omaggio della cerimonia, fissata pel giorno a Lei dedicato, chè, proprio al principio della funzione una pia persona fece l'offerta di 5000 pesetas.... sicchè il Direttore Don Viplas, nel ringraziare i convenuti, quasi dava loro la parola di convocarli un'altra volta, pel prossimo 24 maggio 1917, per l'inaugurazione dell'edifizio di cui si era posta la prima pietra.

La posa dell'ultima pietra.

24 maggio 1917.

Infatti si comìnciarono i lavori, e si proseguirono felicemente. Non ultima ragione di tanta benedizione di Dio fu indubbiamente l'intensità. di preghiere, unita allo sforzo morale per il proprio miglioramento, da parte di tutti i 6oo giovanetti che frequentano la casa.

Sta il fatto che Maria SS. Ausiliatrice volle accumulare benedizioni sopra benedizioni. Ecco, in poche parole, ciò che accadde. Varii membri di una generosa famiglia vollero pagare le fondamenta e il pianterreno colla relativa vólta in cemento armato; un pio signore si assunse la costruzione del primo piano; un altro del secondo; in pari tempo vennero le piccole offerte. In conclusione il denaro non mancò mai, e perciò non cessò mai il lavoro; anzi, per l'impegno di finir l'opera, o almeno di coprirla in un anno, fu un lavoro febbrile. Per più giorni i lavoranti furono centocinquanta !

Così, come il 24 maggio del 1916 si era posta la Prima pietra, nel medesimo giorno del 1917 venne benedetta per mano del medesimo Vescovo, e venne poi collocata a posto l'ultima pietra, cioè una splendida statua di Maria SS. Ausiliatrice, alta tre metri, scolpita in un sol blocco, che fu elevata in apposita nicchia al punto più alto dell'edifizio, donde benedirà non solo all'Opera Salesiana e al borgo sottostante, ma a tutta la generosa Valencia e all'estesa e feconda campagna che le sta dinnanzi. La statua fu donata dall'architetto.

A meglio valutare le difficoltà che si dovettero superare nel compiere la grande impresa, si noti che la fabbrica ha 1oo metri di lunghezza e 23 di larghezza. Al pianterreno ha una doppia fila di ambienti che corrono tutto il piano, con un comodo corridoio nel mezzo e un ampio e maestoso porticato verso il cortile; ed oltre il pianterreno vi son altri due piani ad esso corrispondenti, ad eccezione del porticato, che termina con una splendida terrazza al primo piano. Contemporaneamente si eresse anche un altro corpo di fabbrica, destinato a salone-teatro.

E la spesa? Si mantenne la promessa, cioè non si fecero debiti; il che è prodigioso.

C'è ancor molto da fare per i lavori di adattamento: ma, coll'aiuto della Madonna, anche questo si farà, ne abbiam ferma speranza.

Anzi, essendosi costrutta la vòlta del pianterreno in cemento armato, fin dal mese di gennaio si prese possesso di tutto quel locale, dove si trasportarono, oltre la cucina e i refettori, i tre laboratorii delle arti grafiche e s'installarono alcune splendide aule scolastiche.

Le feste di inaugurazione.

Tanta bontà di Maria Ausiliatrice meritava un ringraziamento particolare. Con questa intenzione si celebrò tutto intero il mese di maggio, e si volle che fosse seguito da una novena più solenne, dal 1° al 9 giugno, affinchè potessero prendervi parte anche le rappresentanze delle Case Salesiane di Spagna, almeno le più vicine. Durante le feste del mese di maggio ciò non sarebbe stato possibile, perchè ogni casa, in quei giorni, rigurgita di divoti di Maria Ausiliatrice.

Ed ogni giorno del novenario fu particolarmente solenne. Valenti oratori, Direttori delle Case Salesiane, si succedettero a cantare le glorie di Maria SS.: e vari giorni furono distinti con speciali cerimonie. Uno di essi fu intimamente dedicato ai giovanetti, che si consecrarono tutti a Maria Ausiliatrice. Un altro giorno s'inaugurò l'annuale esposizione scolastica. Il giorno 4 si inaugurò il nuovo teatro con una riunione dei Cooperatori Salesiani della città, ai quali tenne una bella conferenza pratica l'abate di Alicante, Don Modesto Nàjera, fondatore e sostenitore di quella Casa Salesiana.

La presenza di molti Direttori salesiani suggeri il pensiero di tener qualche adunanza di pratica utilità e si scelse quest'occasione per organizzare i nostri ex-allievi che furono invitati a raccogliersi in un'Assemblea nazionale per federarsi insieme.

L'Assemblea ebbe luogo nei giorni 7, 8 e 9 giugno, alla presenza di due Ispettori salesiani, di quasi tutti i direttori dell'Ispettoria Tarragonese, di varii della Celtica e due rappresentanti della Bosca, ciascuno dei quali era accompagnato da un gruppo di ex-alunni, in rappresentanza delle associazioni delle singole case. Vorremmo dare un cenno di questo Congresso, i cui lavori, svoltisi con soddisfazione di tutti., terminarono colla proclamazione della Federazione Spagnuola degli ex-alunni degli Istituti Salesiani.

Il 10 giugno, domenica, si chiusero i festeggiamenti. La messa solenne, cantata dall'Ispettore D. Binelli, fu assistita pontificalmente dal nuovo Arcivescovo di Valenza, Monsignor Giuseppe Barrera, già vescovo di Madrid, con intervento dell'Ecc.mo signor Governatore e di altre autorità civili. Alla Messa seguì il rito della benedizione della nuova casa, compiuta dallo stesso Monsignore.

Nel pomeriggio poi, presenti tutte le autorità e tutte le persone che avevano preso parte alla posa della prima pietra, al canto del Te-Deum sfilò la processione che doveva condurre trionfalmente un'altra artistica statua di Maria SS. Ausiliatrice a prender possesso dell'interno del nuovo edificio.

La processione fu breve, chè si limitò al percorso segnato dalla lunghezza dell'istituto, ma il concorso dei cittadini fu enorme. Non è possibile descrivere l'entusiasmo, gli applausi, gli evviva, specialmente quando il simulacro della Vergine entrò nella nuova Casa e apparve nel cortile interno, dove era tutto preparato per una solenne accademia.

Collocata la statua su di un ricco trono appositamente preparato, segui un trattenimento musico-ginnico-letterario, che durò un'ora e mezzo; ma l'entusiasmo e la festa della popolazione proseguirono fino a notte avanzata.

Faccia la Vergine Ausiliatrice che si possano terminar presto i lavori e che, ultimata la casa, questa possa allietarsi di quella fioritura di opere a favore della gioventù, che richiedono le necessità della città, la quale concorse tanto generosamente all'erezione dell'edificio.

Libri di testo per le scuole.

Il dare in mano agli alunni « buoni Libri di lesto », buoni sotto ogni lato, tanto dal lato scolastico, come dal lato educativo, è un'opera santa, che amor di Religione e amor di Patria ci spronano a promuovere più efficacemente che sia possìbile.

Non manchiamo quindi di raccomandare, specialmente ai sigg. Maestri e alle sigg. Maestre delle Scuole Elementari, l'adozione dei testi scolastici editi dalla Libreria Editrice Internazionale di Torino, (cioè dalla Libreria, detta comunemente della Buona Stampa).

Detta Libreria è pronta a inviar gratuitamente una copia dei suoi testi a quegli Insegnanti, che direttamente ne facciano richiesta (Corso Regina Margherita 176, Torino) a scopo di adozione.

Fatti e detti di Don Bosco

Memorie inedite.

Fortunatamente sono ancor molti coloro che conobbero il Venerabile Don Bosco, in Italia, in Francia e in Spagna, e ricordano qualche fatto o detto di lui, che par degno di memoria. Son numerose le testimonianze già raccolte, lui vivo e dopo la sua morte; ma la sua figura Passerà più luminosa alla posterità, quanto più copiosi saranno i particolari che l'illustreranno.

A facilitarne la raccolta, Pubblicheremo in questa rubrica le relazioni - tuttora inedite - di coloro che si degneranno soddisfare l'accennato nostro vivo desiderio. Nel « Supplemento per i Sacerdoti » abbiamo già intrapresa la pubblicazione di quei Ricordi e ammaestramenti paterni, parimenti inediti, utili specialmente al rev.mo Clero; - qui accoglieremo qualunque memoria che Possa interessare la biografia del Venerabile e renderne sempre Più attraenti la figura e gli ideali, ai Cooperatori, alla gioventù e al Popolo cristiano.

I. Il consigliere illuminato.

La rev.ma Superiora della Visitazione di S. Maria della Sanità in Genova, Suor Paola Domenica Ramognino, in data 24 aprile u. s. ci inviava queste due relazioni.

La prima è di una sua consorella.

Da molto tempo mi trovava in gran pena per non poter seguire la mia vocazione allo stato religioso, per l'opposizione che incontrava nei miei genitori, specialmente in papà. Mio fratello mi propose di consultare Don Bosco, colla speranza che mi dicesse di rimanere a casa, per non urtare con papà.

Andai dunque dal Rev.do Don Bosco, e, dopo d'avergli esposto le mie difficoltà, gli chiesi se avrei fatto male a lasciare di nascosto la mia famiglia per entrare in Monastero. Don Bosco mi rispose di no; ed io allora soggiunsi se avrei fatto male a rimanere in casa per non urtare troppo con papà. Don Bosco mi rispose di no, però mi disse:

- Faccia tutte le settimane la domanda a papà di lasciarla andare in Monastero.

Il mio Confessore, conoscendo papà, non credette bene che io facessi questa domanda, il che mise il mio spirito in grande perplessità.

Mi risolvetti a consultare un'altra volta il Venerabile, per sapere da Lui in qual modo dovessi regolarmi; e mi recai infatti da Don Bosco, esponendogli la mia pena.

Egli mi rispose:

- Se il suo Confessore non vuole, io non so che farci... Io le dico quel che mi sento ispirato. Ha veduto quella giovane che è uscita ora di qui? Ad essa ho detto di rimanere in casa colla sua mamma; e a lei dico di andare in Monastero. Se andrà nell'altro mondo ad abbruciare (1), i suoi genitori non verranno a levarnela. Allora io soggiunsi:

- Se Vostra Reverenza è di questo parere, credo che il mio Confessore non vorrà più opporsi.

Don Bosco mi replicò con sicurezza, dando un colpo sul tavolo:

- La Madonna le farà questa grazia. Io pregherò der lei.

Io mi ritirai, e feci la mia domanda a papà. Una grande inquietudine s'impadronì di lui, come confessò egli medesimo a mio cugino prete, in confidenza, incombenzandolo nel tempo stesso di fare le debite parti perchè io fossi ricevuta fra le Madri Pie di Ovada (ove realmente entrai e passai alcuni anni, prima di essere ammessa nell'Ordine della Visitazione). Dopo pochi giorni, papà mi disse: - Prepàrati. Domani andremo a trattare del tuo affare - alludendo al Monastero; e l'affare fu in breve conchiuso.

Vidi allora la verità delle parole di Don Bosco, e sentii l'efficacia delle sue preghiere. Questo insperato cambiamento in papà, fece stupire non solo la mia famiglia ma l'intero paese, al punto da chiamarlo un miracolo. Se io ho la felicità di essere Religiosa, è grazie a Maria SS.ma ed alle preghiere del Ven. Don Bosco,

Mi piace aggiungere che papà, lontano fino allora dalle pratiche cristiane ha dato, parecchi anni dopo, a tutto il paese lo spettacolo d'una missione, ritornando all'uso dei SS. Sacramenti con sentimenti di pietà e compunzione, frequentando la chiesa, e mostrandosi apertamente cristiano fervente; e morì in disposizioni di rara pietà.

Dio sia benedetto!

Una Suora della Visitazione di S. M. della Sanità in Genova.

La Superiora aggiunge alla lettera di accompagnamento questo foglio.

Stavamo per chiudere la presente, quando ricordiamo quest'altro fatto che udimmo dalla nostra antica Superiora, la compianta Madre Giovanna Francesca Bolognesi, che era Cooperatrice Salesiana.

Qualche anno dopo il suo matrimonio col Marchese Orazio Ristori; dolenti di non avere ancora un erede, si decisero i due coniugi di portarsi insieme a raccomandare questo loro desiderio alle preghiere di Don Bosco, anche colla speranza di avere dal Servo di Dio una parola di buon augurio. Fecero infatti il viaggio da Genova a Torino e furono accolti dal rev.do Don Bosco colla sua solita grande bontà; ma quando vennero al punto che più loro premeva, grande fu lo sgomento d'entrambi, del Marchese sopratutto, nell'udire dal Venerabile queste semplici parole:

- Non sempre ciò che domandiamo come grazia è una grazia.

La nostra compianta Madre Giovanna Francesca Bolognesi Ristori ebbe più tardi da constatare (come ce lo diceva con ammirazione), che questa risposta era stata ispirata a Don Bosco da Dio, perchè rimasta vedova non tardò ad abbracciare la vita religiosa, entrando in questo nostro Monastero, cosa che probabilmente le sarebbe stato impossibile se avesse avuto eredi.

Dio sia benedetto!

(1) Forse invece mi ha detto : Se andrà all'inferno... non ricordo bene l' espressione, ma il senso era come espressi.

CONTRO IL TURPILOQUIO

Ai Maestri e ai Genitori.

Richiamiamo l'attenzione degli egregi Cooperatori, specie di quelli che si trovano a più frequente contatto colla gioventù, sulla santa Crociata che si è recentemente ripresa con rinnovato fervore contro la bestemmia e il turpiloquio.

Quanto maggior bene essi possono fare, se - oltrecchè combattere l'osceno ed empio linguaggio nei giovani e negli adulti - con ripetuti ammonimenti, e soprattutto con paterna e assidua vigilanza, si studieranno di preservare immacolate da siffatta lordura le labbra innocenti di tanta fiorente fanciullezza!

Leggano - in grazia - questa circolare diramata da un Regio Provveditore agli studi in una delle Provincie d'Italia, e i Maestri specialmente - nel mese in cui si riaprono le scuole - rinnovino al DivNo AMICO DEI PARGOLI la solenne promessa di vigilare affettuosamente sui fanciulli, perchè di essi è il Regno dei Cieli e un più lieto avvenire per la nostra patria.

Il R. Provveditore degli Studii DI AREZZO

OGGETTO: Contro il turpiloquio.

Ai Signori Capi d'Istituto, Ispettori e Vice-Ispettori Scolastici, Direttori didattici, Insegnanti di qualunque grado.

Arezzo, dicembre del 1916.

Tre anni or sono, un mio egregio collega, il prof. Vittorio Graziadei, Provveditore agii Studi di Salerno, richiamò, con una nobile quanto opportuna circolare, l'attenzione degli insegnanti della sua Provincia, sul triste fenomeno del turpiloquio.

Le parole del prof. Graziadei ebbero larga eco, ancora viva, nell'animo di tutti gli educatori d'Italia, cui non può non ferire di profondo dolore e di nausea quest'onta, che pesa sul nostro popolo turpiloquente e bestemmiatore, e forma il più brutto rovescio delle sue incontestabili virtù d'intelligenza e di cuore. È necessario ritornare sul penoso argomento, che non ha, purtroppo, perduto nulla della sua efficienza, oggi che più urge levare la voce per la purificazione del costume, che deve accompagnare la vita della Nazione rinnovata nella vittoria.

Io amo il nostro popolo per gli atti di gentilezza di cui è capace e per gli eroici sacrifizi di cui dà prova quotidianamente, e credo anch'io, che la parola oscena ed empia non sia sul suo labbro indice d'animo malvagio e pervertito, ma soltanto effetto di abito vizioso, incrostatosi ormai sulla sua mente incoltivata. Tuttavia non è per questo meno grave l'offesa e il danno, che ne derivano a noi stessi e al buon nome del nostro paese.

Ma più repugnanti ancora, e al tempo stesso più dolorosi, ci riescono il linguaggio laido e l'imprecazione oscena, se prorompono dalle labbra di giovanetti, poco più che bambini, i quali, e a tutti noi accade di constatarlo ad ogni piè sospinto, dovunque si trovino in comitiva, sulle piazze e per le strade, giocanti od altercanti, e talvolta perfino in tranquillo colloquio fra loro, fanno lurido sfoggio, tra l'indifferenza dei passanti, del più turpe dei vocabolari. Il ribrezzo per tali fatti è indicibile e l'animo resta compreso, oltre che di sdegno, di profonda compassione. Il più delle volte il giovanetto non ha la coscienza della sozzurra proferita: egli vuole imitare i grandi (che, ahimè, spesso sono i propri genitori) e, per far l'uomo, interpunge i suoi discorsi e i suoi diverbi con le parolacce e le bestemmie, che ha sentite in casa, per la strada e nella bottega. Tuttavia se il più delle volte si tratta di puerile incosciente ostentazione, chi può dire quante altre volte la parola disonesta e l'imprecazione ese crabile, anzichè un vuoto accozzo di suoni, sia il sintomo di una grave infezione morale precocemente penetrata nell'animo del fanciullo? Noi tutti sappiamo di quali esempi e di quali parole si riempiano gli occhi e le orecchie dei bambini, in certi poveri abituri, donde la miseria o il vizio han cacciato via ogni ombra di moralità e di pudore.

Ma sia semplicemente verbale l'inverecondia dei giovanetti, non è per questo meno repugnante, nè deve meno impensierire il sociologo e l'educatore. È spiacevole intanto di dover riconoscere, che se ai più repugnano e producono schifo il turpiloquio e la bestemmia, quest'impressione in generale è passeggera ed incapace di provocare alcuna reazione benefica; anzi par quasi che vada occupando il campo un'abitudine di rassegnata indifferenza a queste continue offese del senso morale, che impedisce anche un qualsiasi tentativo di attenuarne gli effetti disastrosi. Forse un tale scetticismo deriva dalla convinzione, che è in molti, essere il male oramai irreparabile, e quindi vano ogni proposito di curarlo.

Certo, volere guarire d'un tratto il nostro popolo da questo cancro che ne deforma la figura morale, è, purtroppo, inutile desiderio, l'abito vizioso essendo quasi diventato in lui una seconda natura. Ma perchè non dovrebbe tentarsi dalle persone colte ed educate, nella scuola e fuori della scuola, una lenta trasformazione del suo spirito, agendo sopratutto sui bambini di oggi, uomini di domani? Nessuna impresa può essere mai terminata, se mai non si comincia: il tempo aiuterà a perfezionarla.

Il mio egregio collega ricorda l'esistenza dell'articolo 49o del nostro Codice penale che punisce, con l'ammenda e con l'arresto sino ad un mese, chiunque in pubblico con parole, canti ed altri atti offende la pubblica decenza, e che tale articolo può essere invocato dalle persone oneste a difesa del senso morale e del buon costume, nell'interesse di tutti.

Ma io vorrei sapere se c'è alcuno che abbia mai invocato quest'ausilìo del Codice penale, o se invece, come io credo, quell'articolo sia stato e sia poco più che lettera morta. Comunque, fossero pur molti coloro che l'abbiano invocato, o pensino ad invocarlo contro i colpevoli grandi, potrebbero farlo del pari contro i piccoli? Il male è enormemente diffuso, ed in ciò appunto sta l'assoluta inefficacia della sanzione penale, poichè io non credo che l'esempio dei pochi eventualmente colpiti dalla legge, gioverebbe a liberare i moltissimi dall'abito triste. Occorre dunque tenere altra via, curar la pianta nel suo stato di virgulto ed armarsi di pazienza, cioè del martello che doma i metalli più duri.

Io ritengo di non chieder troppo aì capi d'Istituto, agli insegnanti di qualsiasi grado, esortandoli con la più viva insistenza a prestare il loro vigile zelo per quest'opera di risanamento morale, essi che ne hanno il modo per il carattere stesso delle loro attribuzioni e per il prestigio che meritamente esercitano sull'animo dei giovani. E questa loro attività si svolga assiduamente in ogni tempo e in ogni luogo, non soltanto ex cathedra e nei soli giorni stabiliti dal calendario scolastico: si ricordino di essere educatori anche fuori della scuola, sempre, ed esercitino in ogni circostanza la loro benefica azione. Il maestro persuada, minacci, castighi: se tra i suoi alunni sono per avventura turpiloquenti o bestemmiatori, non si limiti alla sgridata, direi, Per dovere di ufficio e che non lascia alcuna traccia; ma prenda a curarli di questa scabbia morale, come farebbe il medico di quella fisica; faccia loro sentire, con linguaggio adattato all'età, la degradazione che deriva alla natura umana da questa brutta colpa, e l'offesa al diritto che ognuno ha di essere rispettato nel suo pudore e nella sua religione. Richiami i colpevoli, per contrapposto, a sentimenti di umanità e gentilezza; ma se ciò non basta, punisca il pervicace con umiliazioni e privazioni, l'incorreggibile rimandi a casa, come indegno della compagnia dei buoni, e ne spieghi il motivo alla famiglia. Ciò, se non altro, varrà a porre qualche ritegno ai mali esempi domestici e servirà di ammonimento ai compagni.

Fuori della scuola io vorrei che nessun maestro, anzi, nessun cittadino ben nato, si lasciasse passare accanto senza riprensione un fanciullo che abbia fra le labbra la sigaretta o profferisca bestemmie e turpitudini. È interesse di tutta la società che i ragazzi crescano sani moralmente e fisicamente, non potendo essa vivere, nonchè prosperare, quando individui e famiglia che ne sono il cardine, siano preda della nevrastenia e della corruttela.

So bene che occorrerebbe coordìnare gli sforzi fra ogni ordine superiore di cittadini, per ottenere un risultato largo e sicuro in questo campo, nè io dispero che con la ferma volontà e con l'opera assidua di quanti hanno a cuore la nostra civiltà vi si possa giungere un giorno. Intanto cominci e dia l'esempio la scuola; altri senza dubbio ne seguirà le orme, e così, sia pur lentamente, vedremo accresciuto il numero dei generosi combattenti per la buona fama e per la rigenerazione del nostro popolo, che come sa offrire alla patria il sangue, deve saperle offrire, per la forza e per la gloria, l'animo purificato da qualsiasi bruttura.

Il R. Provveditore

P. PAPA.

LETTERE DEI MISSIONARI

REP. ARGENTINA

La prima Comunione di un giovanetto in Patagonia.

S. Carlos de Bariloche, 17 maggio 1917. REV.MO SIG. D. ALBERA,

Grazie a Dio, anche quest'anno si è finita la Missione del campo, che durò circa sette mesi. Eccone in breve il risultato:

Battesimi 5oo: dei quali 25 di adulti, che poi unii in matrimonio civile e religioso. - Cresime 67o. - Matrimoni civili 82: Religiosi 95. - Figli legittimati civilmente ed ecclesiasticamente 482. - Nascite inscritte nel registro civile 78. - Comunioni di adulti 319. - Prime Comunioni di fanciulli 128. - Confessioni senza Comunioni 213. - Istruzionì sulle verità eterne quasi tutti i giorni, prima e dopo l'amministrazione dei Battesimi, Cresime, Matrimoni. - Chilometri percorsi a cavallo 1250: in calesse 1590; in treno 475; in automobile 450. - Distribuiti moltissimi oggetti religiosi, e libri di pietà e buone letture.

Questi, in riassunto, i frutti riportati nella nostra ultima escursione evangelica, che si terminò in Bariloche a metà del mese di marzo u. s., in compagnia del mio ottimo catechista sig. Vargas Emmanuele. Preghiamo il Signore di questa estesissima vigna onde voglia inviarci molti altri operai evangelici e renderla sempre più feconda di celesti frutti che ridondino alla sua gloria ed al bene di queste povere anime, cui, malgrado i loro buoni sentimenti cristiani, non è dato di vedere il Missionario cattolico se non una volta ogni due o tre anni.

Voglio, a questo proposito, aggiungere un fatto di cui sono stato testimonio, a edificazione dei fanciulli che leggono con piacere le relazioni dei Missionari, che si pubblicano nel Bollettino Salesiano. Due mesi fa, dopo 4o km. di viaggio in calesse, arrivai di notte tutto intirizzito dal freddo al tugurio di una famiglia indigena. Seduti d'intorno al focolare c'erano otto figli, il più grande aveva quattordici anni. I genitori, d'età già avanzata, desiderosi di dar loro qualche istruzione, avevano chiamato in casa un buon signore, il quale, raccogliendoli due volte al giorno in una stanzuccia, insegnava loro a leggere e scrivere.

Con quei giovanetti c'era un altro dodicenne che arrivava tutti i lunedì e vi rimaneva fino al sabato dopo pranzo, percorrendo ogni volta 40 chilometri a cavallo. Dopo tre giorni di spiegazioni sulle principali verità della fede e sulle cose necessarie a sapersi per ricevere i Sacramenti della Penitenza e Comunione, venne il sabato. Confessai il signor Maestro, i vecchi genitori e sei ragazzi, i più grandicelli, tutti ben lieti di poter fare l'indomani la prima Comunione.

Avvicinandosi la sera, ecco presentarmisi quel giovanetto che viveva sì distante. Il cappello in una mano e le redini del suo cavallo già insellato nell'altra, mi dice:

- Questa sera, Padre, vado a casa per avvisare la mamma che domani mattina riceverò la Comunione e insieme per vestirmi a festa.

Pieno di ammirazione, gli feci osservare che era impossibile che l'indomani potesse tornane a tempo, giacchè la santa Messa incominciava alle sette del mattino ed alle otto doveva recarmi in un altro luogo, dove, la gente, già avvisata, mi aspettava senza fallo.

- Mio caro, gli dissi, per fare 4o chilometri di andata ed altrettanti di ritorno in sì breve tempo, e, di notte, sai che ci vuole un bel coraggio? Poi arriveresti molto stanco e con una voglia matta di dormire. Addio, prima Comunione! Guarda: è assai meglio che ti fermi qui: ascolta la messa di buon mattino, fai le tue cose da buon cristiano, e poi parti tranquillo e contento alla volta di tua casa.

- Perdoni, Padre. Io vado a casa questa sera e verrò domani per l'ora indicata.

E partì. Alle sei della mattina seguente si udivano i cani correre per tutte le parti, abbaiando, al galoppo sonante di un cavallo che si avvicinava sempre più. Era il mio bravo giovanetto che, legato il cavallo a un palo del cortile, corse subito nella cucina per riscaldarsi ed univasi poco dopo a quei di casa per ascoltare la santa Messa.

S'incominciarono le orazioni, guidate dal mio catechista. La voce argentina di quel giovanetto spiccava sulle altre nella recita della preghiera: e s'accostò a fare la sua prima Comunione con un contegno pietoso ed edificante.

Finita la Messa, corse a dirmi:

- Ha visto, Padre, che sono stato di parola?

Lo abbracciai con affetto, gli regalai una corona ed un Crocifisso. Lo baciò devotamente e tutto allegro se lo appese al collo.

Io gli dissi: - Si, sei stato proprio di parola. Ma dimmi: hai dormito questa notte?

Ed egli mi rispose giubilante.

- Quasi niente, Padre; poichè temeva di rimanere addormentato e di perder l'occasione di fare la mia prima Comunione.

Che bell'esempio per tanti fanciulli!

In un'altra mia le scriverò altri fatterelli edificanti.

Preghi per questa nostra difficile missione di Bariloche, e specialmente per il suo aff.mo figlio

SAC. LUIGI MARCHIORI. Salesiano.

EQUATORE Una grand'opera di civilizzazione.

(Lettera del Rev. Don Albino Del Curto al Vicario Apostolico Mons. G. Costamagna).

El Pan, 3 maggio 1917.

Ecc.za Rev.ma ed amat.mo Padre,

Il tempo pessimo che da due mesi imperversa su tutta la zona interandina, menando strage fra i campi e gli abitati, non è a dire con che furia flagella queste vette, che sembrano l'impero dei tuoni e delle tempeste.

A memoria dei più vecchi non si è visto mai un anno così indiavolato fra le gole di questi monti. Nondimeno il lavoro della strada a Mendez, che tanto sta a cuore di V. Ecc., non si è interrotto. Questi bravi e coraggiosi contadini, già afflitti pel rincaro di ogni cosa, contemplano con terrore la sciagura imminente di una carestia gravissima, perchè il temporale va spazzando i loro campi, porta via tanti sudori, trascina con sè tutte le loro speranze. hanno finalmente compreso la voce del Signore, come l'hanno udita pochi mesi fa le cento famiglie di Penipe e Puela, quando il Tungurahua ha bruciato le loro sementi, e li ha obbligati a prendere il cammino dell'Oriente.

E così l'opera che si è imposta V. Ecc., non solamente risponde alla gravissima necessità per l'esistenza della Missione di Mendez, ma è anche un grandissimo benefizio per questa povera gente, obbligata molte volte a emigrare alla costa, nell'alternativa di morirvi come piante esotiche in quei pantani, o di finire la loro vita per mancanza di alimento nell'oscurità della loro stamberga.

I pericoli si sono moltiplicati per causa della cattiva stagione, però i più duri cimenti non potranno così facilmente diminuire l'entusiasmo di questi valorosi operai.

L'altro giorno, a mezza sponda dell'altura che si chiama Rayo-loma, mentre con una ventina di uomini m'impegnava a dissodare un punto pantanoso, ci sentimmo cullare improvvisamente come sotto la impressione di una fortissima scossa di terremoto. Una fessura longitudinale di trenta metri si era aperta al nostro fianco verso l'altura. «Dio mio! si rovina! » gridammo. Di un salto ci attaccammo ad un punto sicuro presso una roccia e nell'istante contemplammo una collina intera con una parte della strada, precipitarsi colla violenza del fulmine in un abisso senza fondo.

Non per questo va scemando l'ardore... si lavora e si lavora rettificando alcuni punti più difficili, ampliando alcune linee troppo strette e dissodando i luoghi paludosi. Il 30 di giugno è il giorno che abbiamo fissato con D. Corbellini e con D. Martinez per l'incontro sulla sponda del Rio Negro presso il Cruzado coi selvaggi di Chupianza, ai quali ho già tracciato la linea dalla Missione a quel punto.

Dopo ciò, a Dio piacendo, mi sembra terminata la mia incombenza che V. E. mi ha imposto. Sarà sufficiente una ispezione di quando in quando.

Implorando la sua benedizione, con filiale affetto

Di V. Ecc. Rev.ma,

Aff.mo ed umil.mo figlio D. ALBINO DEL CURTO.

N. d. R. - Mons. Costamagna inviava la precedente al nostro Superiore Sig. D. Albera, accompagnala da queste linee

Sig-sig, maggio 1917,

Car.mo e Ven.mo Sig. D. Albera,

Buona festa di S. Paolo! Ad multos adhuc, sino ad multissimos et omnes felices annos! Che il buon Dio ascolti i miei voti!

Quest'ultima lettera del nostro caro D. Albino ti dirà, in parte almeno, quanto faccia e patisca questo salesiano, veramente eroe in tutte le forze della parola: facere et pati fortia ejus est.

Non ti puoi immaginare quanto sia lunga, mobile, intricata quella vergine foresta da Pan (ultimo paesello abitato) fin al Centro della Missione a Santiago da Mendez. Sì, ci vuole un coraggio più che da leone per una tanta impresa. E pensare che D. Albino ha una salute precaria assai!

Te lo raccontando. Benedicilo, ed ogni giorno, che ben sel merita!

Egli è omai arrivato alla terza parte di una strada, che i governi stessi avrebbero posto difficoltà in poterla eseguire. Deo gratias et Mariae.

Ora pro me.

Dev.mo tuo in G. C.

GIACOMO, V.vo Tit. di Colonia.

BRASILE. Le primizie della Missione del Rio Negro.

(Lettera del Prefetto Ap. Don R. Giordano)

S. Gabriel, 2o aprile 1917.

Veneratissimo e amat.mo Sig. D. Albera,

Ricevetti la sua preziosissima lettera del 24-12-16, preziosa per la data della vigilia del Natale, per essere di suo pugno, e più pei consigli che ci porta. La ringrazio per l'affetto particolare verso quest'alunno di Mons. Lasagna.

Avrei voluto e dovuto risponderle col primo corriere, ma avendole scritto allora allora, credetti bene di poter ritardare fino ad oggi.

Ci furono d'immensa consolazione le sue parole: « Dobbiamo ringraziare il Signore per il felice inizio della Missione del Rio Negro. Tutto ci fa sperare un risultato consolante. Ci consola il sapervi ben voluti dalla popolazione. Spero che quanto più vi conosceranno, tanto più vi apprezzeranno ». Voglia Iddio che queste parole del secondo Successore del Ven. Don Bosco abbiano del profetico, confortando i suoi figli ed aumentando lo spirito salesiano cui solo si deve ascrivere l'acquisto dei cuori!

So che Ella desidera ricevere minuziose notizie di qualunque movimento in favore dei selvaggi. Eccogliene una, che io chiamerei un piccolo passo verso i Macus.

Pochi giorni dopo del mio ritorno a S. Gabriel dal Cayari e Tiquié, seppi che un gruppo di Macus, venuti dal Rio Cury-cury e vaganti nelle foreste quasi di fronte a S. Gabriel, trovavasi a poca distanza dal Rio Negro. Non volli perdere l'occasione di visitarli, procurando l'appoggio del signor Antonio Porfirio, che li aveva attratti a tagliare rami di palme per suo uso colla promessa di qualche regaluccio.

Passammo il fiume in canoa ed attraversammo un buon tratto della foresta, trovando indizii del loro passaggio nelle capannette improvvisate pel tempo del lavoro in un luogo, e poi abbandonate. Il signor Antonio ad alte voci dava loro la notizia che conduceva con sè il Pahy (il Missionario), affinché non fuggissero alla vista di uno sconosciuto e si coprissero alla bell'e meglio.

Trovammo in cammino alcuni uomini coi capelli lunghi e scarmigliati, col loro Tuchaua (capo) il Capitano Francesco. Con essi andammo al loro piccolo accampamento dalle tende formate di quattro pali, occupanti lo spazio di un letto più che ordinario, aperte ai quattro lati, coperte con fogliame, colla rete leggerissima tessuta di fili di palma, distesa in mezzo, e sotto un piccolo fuoco mantenuto acceso.

In tre reti vi erano Indie coi loro bambini. Alcuni ragazzi stavano aiutando i loro padri nel lavoro. Diedi a tutti una medaglia, come biglietto di entrata nei loro cuori. Essi parlano un dialetto il più indecifrabile fra i dialetti degli indigeni: ma alcuni di loro intendono il Nheengatù e lo parlano anche un poco.

Li invitai a venire a S. Gabriel e portarvi i bambini da battezzare, promettendo loro di andarli a visitare l'anno venturo nel centro della foresta., dove essi amano abitare.

Fedeli alla parola che mi avevano dato, vennero in bel numero, avendo io la fortuna di battezzare solennemente sei Macus, servendo da Padrini alcuni caritatevoli signori di S. Gabriel. Li congedai con qualche regaluccio, ritornando essi la stessa sera alle loro tende improvvisate. Era il giorno 18 febbraio.

È un piccolo passo nell'opera della Missione in benefizio dei Macus, vaganti nelle foreste al di qua del Cury-cury-ary, sia per la breve visita fatta e ricevuta, sia per le impressioni ottime che essi portano con sè e trasmettono ai compagni, ed anche per un certo compromesso preso dai diversi benefattori di venirci in aiuto in quest'opera umanitaria e patriottica di chiamare a vita civilizzata e cristiana tante povere creature.

Battezzammo poi separatamente altri due Macus, già giovanotti fatti e mezzo civilizzati, venuti dal Rio Teia, dove sono numerosissimi.

Ogni giorno più mi persuado che Iddio mi voleva in missione fra i selvaggi. Malgrado i disagi e le privazioni mi pare, pel lato della salute, di ringiovanire. Possa io passare questo resto di vita coi figli della foresta, facendo penitenza dei miei peccati ed acquistandomi qualche merito per l'eternità! Parrà più breve a me il cammino di qua al Cielo!

Preparerò una relazione di quanto si fece in questi due anni, da presentarsi all'Em.mo signor Card. Prefetto di Propaganda e ne invierò copia anche a Lei pel Bollettino Salesiano.

Sua Ecc. Mons. Joffily, Vescovo di Amazzona, molto amico nostro e benefattore, mi scrisse, come scrisse all'Ispettore D. Rota, insistendo per avere i Salesiani nella Capitale, pronto a cedere il suo palazzo vescovile per il principio di un Collegio. Veramente una casa in Manaos è una necessità per noi! E questione di tempo, perchè è questione di personale.

Il carissimo Don Balzola partì avanti ieri pel Basso Rio Negro; discenderà fino alle foci del Rio Branco e ritornerà alla metà di luglio per darmi tempo a rimontare il fiume anchedurante le pioggie, e visitare gli Indii nei due affluenti Issana e Xié. Circa tre mesi resterò solo, senz'altro sacerdote! Questo è il sommo, dei sacrifizii, che, spero, sarà di poco tempo!

La prego ad aumentare il tesoro delle sue lettere a me dirette, che rileggo sovente e conservo preziose.

Mi benedica, amatissimo e Veneratissimo Padre, mentre in ispirito Le bacio la mano, professandomi

Di Lei, aff.mo ed ubb.mo Figlio

D. RENZO GIORDANO.

In fascio.

ATTRAVERSO LA PATAGONIA. - Spigogliamo da una lettera dell'Ispettore D. Luigi Pedemonte, scritta da Las Lajas in data 23 aprile u. s. - Dopo Pasqua dovetti partire alla volta di Chosmalal...

Proprio alla vigilia della mia partenza da Viedma capitò un bravo indigeno, il signor Wentemil, uno dei primi indigeni ricoverati a Viedma dal nostro Vicario Apostolico, oggi Em.mo Card. Cagliero. Egli vive a più di duecento leghe al sud di Quisquile. Memore dei felici giorni passati all'ombra della chiesa della Missione, volle che il figlio Carlo, dodicenne, e un nipote godano della stessa felicità ; e li ha condotti e lasciati fra noi.

Passando per Bahia Bianca ebbi la consolazione di accompagnare all'altare per la sua prima Messa il neo sacerdote D. Domenico Perez, già allievo del Collegio Don Bosco, ai tempi di D. Borghino e di Mons. Guerra. Ricevuto il diploma di maestro e compiuto il corso di filosofia in Bernal, percorsi gli anni di teologia nello studentato di Viedma, egli è un esponente della sodezza che seppe imprimere alla missione della Patagonia il venerato nostro Cardinale.

A Roca presiedetti l'adunanza mensile che per l'Esercizio di Buona morte e soluzione del caso di morale si suol tenere dal personale di quella ricca, importante e popolata zona. Là mi furono presentati quattro poveri indietti, fratellini, orfani del padre e della madre, abbandonati e raccolti pochi giorni innanzi. Si chiamano di cognome Llancaqueo; furono condotti da una cinquantina di leghe, ossia da oltre duecento chilometri.

Attraversai la zona più triste de Neuquén colla ferrovia che si sta costruendo per arrivare al Pacifico pel passo di Pino achado, ora sospesa a cagione della guerra che sta per avvolgere le nazioni americane. Zapala, il punto terminale della linea sospesa, diventa un paese dei più importanti, tanto è vero che fra breve vi si stabilirà una succursale della Banca Nazionale. Però non vi è chiesa nè si pensa ad essa. Quei dintorni formano il florido Cañadon Santo Domingo, pel quale scorre il ruscello omonimo, spargendo vita e speranza ovunque giungono le sue nitide acque.

Da Zapala in quattro ore l'automobile ci trasportò qui a Las Lajas. Chi viaggia ora, e pensa a chi fece tali strade ai primordi della missione, si sente commosso. A noi accadde un piccolo inconveniente, il quale però poteva esserci fatale. Qualche maligno, e qualche sciocco, si divertì a mettere sul sentiero un grosso macigno di granito, in modo che il nostro automobile vi battè con una ruota. Si spaccarono i pneumatici e la macchina si fermò.

A Las Lajas potei abbracciare il nostro veterano D. Gavotto, l'eroe di queste terre. E mirabile la Provvidenza di Dio! A sessantott'anni questo caro confratello fa tali corse a cavallo per valli e monti in maniera impressionante. È un apostolo, venerato e desiderato da tutti.

Questo paesetto ha nella scuola pubblica una cinquantina di ragazzi e bimbe; la popolazione è di circa trecento abitanti. La chiesetta fatta di adobes, come tutte le costruzioni di queste lande, venne rovinata nel 1899 dalle acque del torrente Agnò che scorre ai piedi della collina, le quali irruppero per tutta la vallata.

In casa dell'egregio e cristiano signor David M. Vara, Console Chileno, che ci offre alloggio con isquisita bontà, si custodisce una preziosa e divota immagine della Immacolata del Murillo. La gente le è devota e pensa a costrurle una chiesetta.

Noi speriamo dalla potente Madre Ausiliatrice dei Cristiani questa grazia.

Ieri assistè alla messa tutto quanto il paese. Nel pomeriggio si andò a pregare sulle tombe dei trapassati. La visita del missionario lascia sempre impressioni soavi ; risvegliando la fede, porta alle anime la placida luce delle speranze eterne. Ecco perchè i popoli gli si affollano intorno, trascinando anche i poco credenti.

Tra i colonizzatori di questo paese vi è un'onorevole rappresentanza dell'elemento italiano; ricordo l'egregio dottor Giuseppe Ugo Vitturi, giudice di pace, e il commerciante signor Scola, veri amici del bene e dei buoni.

Continuerò il viaggio costeggiando i margini dell'Agnò sino a Loncopuè. Porto con me una macchinetta fotografica, desideroso di prendere qualche panorama per il museo delle nostre Missioni.

Vocazioni allo Stato Ecclesiastico e alle Missioni Estere.

Poichè si fa sentire sempre più la penuria di vocazioni allo stato ecclesiastico, scongiuriamo nel Signore tutti i nostri benemeriti Cooperatori ad adoperarsi a cercarne delle nuove, incoraggiarle e aiutarle efficacemente. Abbiano la bontà d'indirizzare cotesti bravi giovanetti alle nostre Case - specialmente- al Direttore dell' Oratorio Salesiano, Via Cottolengo 32, Torino - e se si tratta di giovani dai 15 anni in su li raccomandino al Direttore dell'Istituto S. Pio V in Penango Monferrato (Alessandria) che useranno loro tutte le facilitazioni possibili.

IL CULTO DI MARIA AUSILIATRICE

NEL SANTUARIO Il 24 di ogni mese, si ripetono, mattino e sera, devote funzioni in onore di Maria Ausiliatrice. Al mattino, ha luogo la messa della Comunione Generale, seguita dalla Benedizione col SS. Sacramento: alla sera si compie in forma solenne l'adorazione pubblica innanzi al SS. Sacramento.

Vogliano i benemeriti Cooperatori e le pie Cooperatrici unirsi sempre in ispirito a queste sacre funzioni mensili, le quali hanno due fini principali: pregare secondo le intenzioni del Santo Padre e affrettare il ristabilimento della pace fra le nazioni.

Ogni sera

alla benedizione col SS. Sacramento si continua sempre a far pubbliche preghiere per la pace. Il Signore nella sua infinita clemenza, per intercessione di Maria SS. Ausiliatrice, le esaudisca a sollievo di tutti i popoli della terra.

GRAZIE E FAVORI (*)

Salvo per miracolo.

Trovandomi sulla cima, detta il Belvedere, sopra il Santuario della Madonna di Prascondù in quel di Ribordone Canavese (Ivrea), in compagnia di due ragazzi, nel discendere per un declivio erboso, molto ripido e seminato qua e là da roccie, mi scivolò il piede e sdrucciolai con una discesa vertiginosa per la lunghezza di circa 500 metri. Avrei dovuto sfracellarmi e lasciarvi la vita; ma, nel cadere, non perdei, grazie a Dio, la presenza di spirito e, rifattomi del primo spavento, conscio della disgrazia mortale che stava per cogliermi, dissi: - Gesù mio, misericordia! Maria Ausiliatrice, aiutatemi! -Non aveva terminato di pronunziare questa giaculatoria che mi trovai, come per incanto, fermo su d'un piano non più largo di due metri, oltre il quale si apriva un profondo burrone. Aveva riportato solo qualche scalfittura e qualche ammaccatura ai gomiti ed alle gambe. I ragazzi, che esterrefatti assistettero alla caduta, solo quando videro che mi alzava, gridarono: E vivo! - Si, gridai ad alta voce, per farmi udire, sono vivo per una grazia di Maria Ausisiliatrice! Sono salvo per miracolo!

I ragazzi mi dissero poi che nella caduta io da prima presi a capovolgermi e poi scivolai precipitosamente colla schiena, facendo quattro salti, l'ultimo da tre a quattro metri, per cui, colla spinta che aveva, avrei dovuto essere lanciato al fondo del burrone sottostante; ed invece, come dissi, mi trovai fermo in quel piccolo ripiano, in prossimità d'un'aspra roccia, contro la quale avrei potuto sfracellarmi.

La liberazione da certa morte l'ascrìvo ad una grazia specialissima di Maria Ausiliatrice, da me invocata ogni giorno e nella caduta, e perciò la rendo di pubblica ragione, affinchè sempre più si accresca la devozione e la confidenza in Maria Ausiliatrice.

Ribordone Canavese, 4 settembre 1917.

SAC. GIOVANNI PERETTI.

MoNGRIDoLFo (Forli). - 24-vII-1917. - Maria Ausiliatrice e Don Bosco sono troppo buoni con me! Una grande disgrazia mi veniva a colpire, se la Vergine Santa non avesse operato, dopo averla con tutto il cuore chiamata in aiuto, un grande miracolo. La mia piccola Angelica, di poco più di due anni, affacciatasi al parapetto di una finestra, perdeva l'equilibrio e cadeva dall'altezza di cinque metri, riportando solo una lieve contusione alla testina. Doveva essere morta, ma la Madre celeste ha ascoltato le mie grida di dolore, e me l'ha salvata! Grazie, o Maria! Grazie, o Don Bosco! non ne ero degna! Mando l'offerta di L. 10 per la Chiesa dei Becchi e desidero sia pubblicata sul Bollettino questa grazia grande.

RINA RENzI.

ROMA. - 28-VII-19I7. - Nel 1879 mi trovava a Torino a parlare col Ven. Don Bosco. Prima di congedarmi mi consegnò un'immagine di Maria Ausiliatrice, sulla quale aveva scritto queste parole:

« Maria vi guidi al cielo e benedica tutta la vostra famiglia. - Sac. Giovanni Bosco ». Inoltre mi fece dono di una medaglia.

Dovendo mio figlio partire per la guerra, non seppi far meglio che appendergli al collo questa medaglia dicendogli: « Baciala ogni giorno! ba ciala in ogni pericolo! Don Bosco e Maria Ausiliatrice ti salveranno ». E fu già salvo da molti e gravi pericoli. Il 23 maggio era inviato a un fronte assai pericoloso. Il 24 fu un giorno di combattimento tremendo. Il 3 giugno mi scriveva : « La Madonna è stata buona con me e quanto!... Domani è un altro giorno brutto ». Da quel giorno, fino ad oggi, 28 luglio, non ebbi più notizie: ed oggi mi scrive: « Mamma, coraggio! sono sano e salvo; non per le mie preghiere, ma per la medaglia che porto al collo e per intercessione del Ven. D. Bosco!»

Grazie, o Maria, ti pregai tanto nei giorni dell'attesa angosciosa, ma non venne mai meno la raia fiducia in te. Sì, tu lo proteggerai ancora il figliuol mio e lo ricondurrai sano, buono, e valoroso, tra le mie braccia.

LUIGIA BELLENGHI Ved. VESPIGNANI.

ALFONSINE. - 1-917. - Io, sacerdote Michele Pirazzini, sergente nella sesta Sanità a Venezia, ricoverato per malattia nell'Ospedale Militare di S. Chiara, fui dichiarato affetto da broncopolmonite, a cui s'aggiunsero, durante il lungo processo infiammatorio, complicazioni insidiose e non diagnosticabili all'esame scientifico.

La lunga tensione febbrile, che si protrasse per due mesi, ed il progressivo indebolimento dei miei organi vitali, facevano seriamente temere della guarigione, quando mi rivolsi ad un mio zio Salesiano a Roma, descrivendogli il mio stato pericolante, ed invitandolo a pregare e a far pregare la SS. Vergine Maria Ausiliatrice.

E preghiere e tridui furono celebrati della Comunità Salesiana di Roma e nella Chiesa Rettorale di Alfonsine, dinanzi all'iinmagine di questa insigne e benignissima madre.

Dopo pochi giorni annunziavo allo zio, in commozione di giubilo e gratitudine, che la malattia era superata.

Ora, trovandomi in licenza di convalescenza, e guarito completamente, ringrazio con animo devotissimo la eccelsa e potentissima Madonna di Don Bosco e raccomando ai cristiani di ricorrere ad

Essa in ogni bisogno, sicuri di essere esauditi. Sac. MICHELE PIRAZZINI.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, per l'erigendo Santuario dei Becchi, per le Missioni Salesiane o per altre opere di D. Bosco, i seguenti:

A) Abatti D. Abbondanza D. Acciaresi C. Actis. Ajello G. Allegranzi G. Allegretti P. Amede G. Andreoletti C. Antonini M. Antonietti C.. Armini E. Arsego A. Ascaloni D.

E) Balduino L. Balsamo C. Banazzo M. Baratti L. Barzon E. Bassi M. Bazzoni F. Beccherle O. in Puialli. Bedoni M. Bellinzona R. Benna C. Bentivoglio N. Benvenuti E. in Gostoli. Benzi D. Bertosio V. Bianchi E. Bigaglia O. Bignani A. Bignardi C. Billia O. Biondi L. Bizzotto M. Blaudino M. Bo M. Bodini Z. Bosio d. I'. Bollo M. in Bisaccio. Bonadei P. Bongiovanni L. Bonin nob. L. in Narducci. Borgatello prof. L. Bosio F. Bosio M. Bracchi C. Branchi R. Bran V. Briata-Scarsi. Briata P. Bricarelli A. in Margotti. Brigatti E. in Repetti. Bronzin B. Bucellotti M. Boppo D. Buriani A.

C) Cacciato p. L. Callegari V. Caligaris C. Camia R. Campora G. Capparello M. Capra M. Caravasio C. Carbona A. in Pertusco. Carletti M. Carlini A. Carozzi G. Caruso A. Cassan G. Cassone N. in Brusa. Castagnola C. Catte M. Cavalieri S. Cavallotto A. Cavanna G. Cavasola C. Cavedon G. Ceccon I. Celauro d. C. Celli G. Cerrato C. Chavier Veronica. Cheili V. Chiado A. Chiapello M Civalleri C. Civran A. Coggiola G. Comi de Bar. M. Cola S. Colla C. Colombo d. G. L. Colombani M. Colle G. Comis A. Coniugi Ceso, Laurini, Piacentini, Consogni D. Coppa F. Corsi F. in Speri. Cosca T. M. Cristianelli M.

D) Dario G. Davanzati M. De Beni A. De Cicco d. P. De Filippi N. De Gasperis F. in Minazzoli. De Giacomi C. in Giordani. Del Favero Rachele in Borea. Dell'AcquaSala V. Delmagria E. Delmastro M. e P. Delodi I. De Luigi. Demarchi A. De Pascalis A. Destefanis M. Diatto F. Di Lorenzo R. in Savi. Dolci M. in Maconi. Dolcini P. Dompè C. Donadini L. Donese I. Duliman M. ved. Perotti. Durandetti A.

E) Ercolani B. Etzi A.

F) Facco M. Famiglie Abrate. Battioli, Cena. Farinoni, Fornelli, Fossati, Maroncelli. Fancello G. Fasciolo A. Ferrari Fran. Ferraro V. Ferrero C. in Ruffino Ferrero L. Ferrero M. Ferri Ang. Ferri Ass. Filipucci M. Fiori E. in Vendrame. Fissore G. Forlani E. Fortina D. Foscaresi T. Foschi T. Franzi L. Frassy F. ed M. Fugazza G. Fumagalli N.

S) Gabbrielli I. Fallati O. in Saviotti. Galetta V. Gallarati M. Galli sr. A. Galliano M. Gallo A. ed E. Gallone G. Galoppo M. Gardussi E. Garzetti A. e G. Gavinelli M. in De Gasponis. Gazzetti U. Gazzillo A. Gerelli A. Giorcelli G. Giosuè P. Grandicelli G. in Vaccaneo. Grasso G. Gregotti M. Guglielmotti M. Guarnaccia M. Guidicini T. Gullo G.

L) Laboranti M. Lafranconi A. Lanzarini'd. E. Lasagna A. Lasagnotti G. Laurelli R. Lazzari M. Lenna M. Licata P. Loos C. Lunardi R. Luparia A. Lusso C. e T.

M) Macchi A. Madonini A. Mancini P. in Dal Conte. Nianera M. Mantovani N. Marchetti F. Marchettini R. Marchino V. G. Marchiolo M. Marcuzzi A. Marinoni A. Marolo G. Martini M. Massetti A. Massidda M. Matteoli M. Mazza M. Mecca E. Mellis-Medda S. Melofico P. Menegoni F. Menolfi F. Migazzo M. Migliore G. Milani G. Mogio Can. F. Molinari E. Mollaroni V. Montibella 1'I. Monticone G. Montini M. Morchio T. Mulassano F. Muratore A.

N) Nabresi G. Nale P. Nardelli I. Nazareni G. Nerviano T. Nervo E. Nicosia R. Novasconi N. Novellino C. Novellino S. Nurisso P.

O) Olivero d. G. Orlandi P., A. e O. Ossola A. Ottone V.

P) Pagan G. Pagani L. Paganuzzi M. Page L. e C. Palazzolo M. Pannuti F. in Mollica. Paolizzi d. P. Parodi F. Paruzzi G. Pasella G. Pasini C. Pasquali d. C. Pavesi T. Pecoraro L. Pedrini M. Pellegrini A. Pennacchi M. Pennetti B. Perico G. Peronetti C. ved. Bonino. Perorino L. in Gastaldi. Perotti G. Persico M. Pes c.ssa F. Petrelli T. Peverelli M. Picciotto C. Pifferi S. Piloni N. Pinciroli A. in Colombo. Piritu M. Pirovano A. Pitti V. Pochettino M. Porta G. Povero P. Principato G.

Q) Quey P. G.

R) Ramponi ch. C. Ramponi M. Rastelli E. in Tizzani. Rastellino C. Razzoli D. Rebagliati, d. L. Rebuffo A. Recagni L. Riva G. Rizzardi A. Rizzo C. in Bruno. Rolati E. Ronco M. Rondolini L. Rossi T. in Stafferi. Rosso C. Raffino V. Russo G. Ruzzeddu A

S) Salvatore N. ,Sampieri P. Santacroce I. Sangiorgio G. Santi A. Santus M. Sapino D. Sapino L. Sarteur M. Sartorelli V. Scappino C. Scintu A. in Pillai. Scintu G. Scifo M. Sferlazzo Prof. V. Sibille L. in Berto. Signorini M. Silvestri E. Solbiati G. in Caccia. Sordo C. Sorelle Ballarlo, Nardelli. Sosio A. in Schema. Spampinato A. Spinello L. Stefani C. in Martini. Sofia N. Suor A1. N.

T) Tarantola V. Tarasconi C. ed M. Tavolleri A. Tiberti V. Tirocco A. Toccagni F. Tognarelli E. Tomaselli A. Tomba I. in Caneva. Tommasi R. Travostino T. Trinchero G. Trionfi G. Trivero G. Tuccio A, Turati d. G. Turco L. Turri A in Calognesi.

V) Vacchina R. Vallera A. Valletti ved. Valsecchi L. Vanni M. Vanzaghetti C. Variscotti G. Vassalini T. in Duti. Vecchia T. in Celinzago. Veggi C. Vendrame S. Venerutti C. in Mircovich. Venni L. Veronesi L. Vertua G. Vezzosi P. Vielrni,.P. Vilotti F. Vizzi G. Volpini M.

W) Wilchelm Al.

Z) Zaccaria A. in Geminiani. Zaninetti L. Zanoni t. Zapparoli T. in Leoli. Zimerone G. Zoppetti M. Zoppo d. M. L.

RICONOSCENZA AL VEN. DON BOSCO

Nello svolgere questa rubrica, torniamo a protestare solennemente che non intendiamo contravvenire in nessun nodo alle disposizioni pontificie in proposito, non volendo dare ad alcun fatto un'autorità superiore a quella che merita una semplice testimonianza umana, né prevenire il giudizio della Chiesa, della quale - sull'esempio di D. Bosco - ci gloriamo di essere ubbidientissimi figli.

Il primo marzo 1913 il nostro bimbo per nome Mario ammalò d'infezione e in pochi giorni si ridusse in fine di vita. Il suo visino era divenuto mostruoso e per le orribili piaghe che ne lo ricoprivano anche gli occhi rimasero completamente privi di luce. La sera poi del 6 al continuo aumentare della febbre, che già fino dall'inizio del male si era mantenuta altissima, sopraggiunsero continui moti convulsivi cosicchè al detto dei medici non gli restavano che poche ore di vita. Fu allora, che perduta ogni speranza terrena, promettemmo alla V. Ausiliatrice (di cui pure tante e tante volte avevamo sperimentata la protezione) di pubblicare la grazia se ce l'avesse ottenuta e, supplicando il Ven. Don Bosco ad intercedere per noi, ponemmo sul corpo del piccolo infermo la sua immagine. Ed oh, prodigio!.. poche ore dopo, ossia verso la mezzanotte, la febbre cominciò a decrescere con tanta rapidità che nella giornata successiva ne rimase perfettamente libero. L'infezione era dunque cessata ed il caro bimbo dopo pochi giorni poteva lasciare il letto ed entrare in piena convalescenza rimanendo (altra segnalatissima grazia) di uria vista ìnvidiabile.

Mentre adempiamo la promessa, preghiamo la buona Vergine Ausiliatrice e il Ven. D. Bosco a voler continuare sulla nostra famiglia la loro validissima protezione.

Faenza, 24 luglio 1917.

Dott. GIORGIO e ANNA GHETTI.

L'anno scorso in novembre mi trovavo in condizioni gravi di salute.

Colpita da nevralgia fortissima al braccio sinistro, non trovavo riposo ne giorno nè notte, e lo spasimo era tale che mi faceva dare in ismanie rendendomi il braccio inerte come fosse paralizzato e di più non potevo nemmeno camminare. Passavo perciò i miei giorni sempre a letto, pregando il Signore mi alleggerisse quel dolore. Così trascorsi vari mesi, quando da persona amica mi fu suggerito rivolgermi al Ven. Don Bosco, di cui mi fu procurata un'imagine e una reliquia, che io con vera fiducia posi sul braccio tenendovela giorno e notte, mentre cominciai una novena praticando le preghiere dal medesimo , Venerabile suggerite ai bisognosi di grazie.

Notai subito un leggero miglioramento, onde, sempre più fiduciosa, alla prima novena feci succederne molte altre. Il miglioramento continuava, ma assai lentamente. Ebbi perciò un momento di sfiducia di ottener la guarigione completa, e risolsi in cuor mio di rivolgermi ad altro santo, che mi esaudisse con maggior prestezza, e intanto mi tolsi dal braccio l'immagine e la reliquia.

Ma non tosto ebbi ciò fatto ecco che lo spasimo mi ricominciò d'improvviso, onde, immaginando che fosse dispiaciuto al Venerabile, di nuovo mi posi sul braccio l'immagine e la reliquia. A quel contatto sparì il dolore all'istante! Dal che ben conosco esser debitrice all'intercessione di Don Bosco della mia quasi completa guarigione, e completa l'attendo con tutta fiducia. Ora posso attendere al lavoro, maneggiare dei pesi, occuparmi nelle faccende, quasi come prima della malattia. Invio una tenue offerta e pubblico la grazia in attestato di riconoscenza.

Trevi, 15 agosto 1917.

Suor M. NAZZARENA DI S. GIUSEPPE Abbadessa delle Clarisse.

Il 2 dello scorso febbraio cadeva improvvisamente ammalata la mia povera mamma, restando priva dell'uso della favella, d'un braccio e d'una gamba.

Nella sua buonissima età di anni 56, aveva goduto fino a quel giorno perfetta salute. Il caso sembrava ormai disperato, e il medico stesso temeva una ripetizione del male, che sarebbe stata fatale.

Nel mio profondo ed immenso dolore mi rivolsi a Maria Ausiliatrice, interponendo l'intercessione del Ven. Don Bosco, e promettendo, se riceveva la grazia, di pubblicarla nel Bollettino.

Maria Ausiliatrice e Don Bosco hanno esaudito la mia preghiera, perchè ora la mia mamma è quasi completamente guarita; ha già riacquistato in modo soddisfacente l'uso degli arti e della favella.

La mia riconoscenza a Maria Ausiliatrice e al Ven. Don Bosco sarà immensa, perenne. Oh! Maria Ausiliatrice, oh! Ven. Don Bosco, siate sempre benedetti!

Nogarè di Crocetta Treviigana, agosot 1916.

Sac. FRANCESCO FURLANETTO, Parroco.

Verso la metà del mese fui colpita da paralisi facciale e da altri malesseri, dovuti specialmente a improvvisi dolori che mi turbarono.

Il dottore mi disse che si trattava d'una malattia un po' lunga e che avrei dovuto ricorrere alla scossa elettrica. Passai alcuni giorni d'abbattimento, di sfiducia e di afflizione, tanto più perchè riconoscevo molto necessaria la mia salute per la famiglia.

Pensai finalmente di rivolgermi al Ven. Don Bosco, gl'incominciai una novena, gli esposi la mia triste condizione, mi raccomandai con tutta fiducia alla sua potente intercessione presso Maria Ausiliatrice, promettendo di pubblicare la grazia.

In capo, a pochi giorni notai qualche miglioramento e fui in grado di riprendere alcuni lavori. Continuai la novena con rinnovata fiducia, continuai a tener cara l'immagine di Don Bosco, a recitare la preghiera per la sua Beatificazione.

Ora, guarita sollecitamente, senza alcun bisogno di cure, esprimo pubblicamente al Venerabile la mia viva riconoscenza, e mentre gli chiedo ancor forza e rassegnazione, in penosi momenti per il mio cuore materno, imploro da lui protezione sui miei figli soldati e per lui affretto col desiderio e con le preghiere il giorno della Beatificazione.

Torino, 24 settembre 1917.

C. B. P.

Non posso fare a meno di manifestare pubblicamente il trio vivo sentimento di gratitudine e riconoscenza al Venerabile D. Bosco. Immerso in una profonda melanconia, con pensieri variatamente tristi pensavo alla sorte dell'unico e povero mio figlio, soldato, che, ancor convalescente per una grave ferita riportata al Carso nel novembre scorso, ripartiva il 2 corrente. Pensavo che da tanti e tanti giorni non aveva notizia alcuna, e che con quattro telegrammi diversi, nulla avea ottenuto. Lascio quindi immaginare lo strazio dell'animo mio! Quando in quel momento ricevo dalla posta il Bollettino Salesiano, N. 8. del 1° corrente, e sfogliandolo, per verità, svogliatamente, lui sì ferma la vista alla pagina 216, e proprio sull'intestazione « Sulla tomba di D. Bosco ». Ebbene, nel leggere quei sentimenti manifestati dai devoti sul marmo della tomba del Venerabile, sentii partire dal mio cuore, con intensa commozione, una calda preghiera, perchè il santo uomo mi facesse avere buone notizie di mio figlio. Non tardai ad essere esaudito. Com'ebbi la desiderata. grazia, non potei trattenermi d'esclamare, innanzi alla mia famiglia e con intensa commozione, che solo il Venerabile Don Bosco mi aveva esaudito! E perciò gli rendo infinite grazie, con promessa di serbargli devoto e perenne amore fino al termine della mia vita.

Gagliano del Capo (Lecce), 18 agosto, 1917.

MARCO DEI BARONI COMI.

Adempio ad un bisogno del cuore e a una promessa ringraziando pubblicamente il Ven. Don Bosco per due belle grazie ricevute (da persona a me cara) mediante la sua intercessione.

Gli afflitti, i tribolati si rivolgano fiduciosi al Ven. D. Bosco colla Novella, Comunione e offerta per le Opere Salesiane, e non saranno delusi, ma sperimenteranno la sua potenza presso il trono della celeste Madre.

Oh continui il buon Padre ad ascoltare le mie preghiere e dal Cielo mi assista co' miei cari!

Torino, 12 luglio 1917.

O. C.

IN OMAGGIO A DOMENICO SAVIO.

Parole dette dall'Em.mo Card. Maffi a Pisa (1).

Intima, commovente è stata la commemorazione del giovanetto Domenico Savio, e noi tutti serberemo il ricordo di questa tenerissima festa, che è anche il voto di tutte le anime nostre, di contemplarlo, cioè sui nostri altari con l'aureola che la Chiesa distenderà, lo speriamo, un giorno anche intorno a lui.

È questo l'ardente desiderio anche del mio cuore, perche credo di dovere molto a Domenico Savio. Alla lettura della sua vita, pubblicata dal Ven. D. Bosco, quando ancora io era giovanetto, lettura che produsse nel mio cuore una profonda impressione, credo di dover tanto della mia corrispondenza alla mia vocazione. Una prima lettura, che influì su una vita!

E per questo il cuore ritornò e ritorna di frequente al pio giovanetto anche, nel segreto, con una preghiera ed una invocazione.

Questo per me; ma veramente commoventi sono gli episodi della vita breve del Savio, testè sì bellamente rievocati.

Ricordiamolo il giovanetto che chiama il sacerdote al letto d'un moribondo, sicchè ne possa ricevere l'anima; ricordiamolo il Savio, che chiama il sacerdote al letto d'una moribonda in colpa.

Continui egli dal Cielo la chiamata, e del sacerdote alle anime, e delle anime a nostro Signore.

Ricordiamolo Domenico Savio, paciere fra i suoi coetanei che si erano sfidati a rusticano duello, ed egli non permetta mai che i fanciulli lancino sassi contro l'adorabile figura del Divin Crocifisso, faccia che gettino a terra, specialmente nei tempi presenti, la pietra dell'orgoglio, della cupidigia, dell'odio.

Giovani miei! A voi ora in modo speciale io mi rivolgo! Guardatela la salma di un giovanetto, appena quindicenne, così presto racchiusa nella bara, e sepolta sotto la terra. Ed è da essa santità, Tutto un popolo, autorità e cittadini, tutti in essa riconoscono il più bel tesoro del paese; la salute, la benedizione di tutta la popolazione.

Sentitela, miei cari giovani, la grandezza della santità ed imparate ad essere buoni, e saprete cogliere il segreto della santità che Domenico Savio vi presenta.

Oh! la Prima Comunione del pio giovanetto! Oh! le sue frequenti e fervorose comunioni!

Siate buoni e santi sulle orme del giovanetto Savio, ed allora dagli altari ai quali - lo speriamo - lo esalterà la Chiesa, Esso potrà benedire più largamente a tutti noi!

(1) Ved. Boll. di Settembre pag. 254.

NOTE E CORRISPONDENZE

Nuovi Nunzi Apostolici.

Con dispacci della Segreteria di Stato, in data 20 luglio 1917, la Santità di Nostro Signore Benedetto XV nella fausta ricorrenza delle feste centenarie dell'indipendenza nazionale del Perù, si è degnata di elevare la Rappresentanza, Pontificia presso l'anzidetta Repubblica dal grado di internunziatura a quello di Nunziatura Apostolica, e di nominare simultaneamente Nunzio Apostolico del Perù Mons. Lorenzo Lauri, Arcivescovo titolare di Efeso.

Parimenti con dispaccio della Segreteria di Stato in data 20 luglio 1917, la medesima Santità di Nostro Signore, prendendo occasione della ricorrenza anniversaria dell'indipendenza nazionale della Colombia, si è degnata di elevare la Rappresentanza Pontificia presso la detta Repubblica dal grado di Internunziatura a quello di Nunziatura Apostolica e di nominare simultaneamente Nunzio Apostolico di Colombia Mons. Enrico Gasparri, Arcivescovo titolare di Sebaste.

Ai nuovi Nunzi Apostolici, che nelle generose e ospitali Nazioni del Perù e di Colombia spiegano il più paterno interessamento anche per l'Opera Salesiana, i nostri più cordiali rallegramenti.

Tra gli orfani di guerra. ALL'ISTITUTO DOMENICO SAVIO DI GRUGLIASCO.

Un' egregia Maestra, insegnante nelle Scuole Municipali di Torino, ci scrive in data 25 settembre: „ Per i piccoli bimbi dei nostri valorosi caduti in guerra non sarebbe bastato tutto il bene che la gioventù trova nelle case dei Figli di Don Bosco; per essi occorreva, con quello, il sorriso, la carezza materna. Il rev.mo sig. Don Albera lo sentì, raccolse attorno a sè i piccoli infelici, li affidò alle Figlie di Maria Ausiliatrice e disse loro:

Siate le loro mamme amorose.

» L'invito non fu vano: la casa sorse per incanto, ed ora i piccoli orfani sono a Grugliasco, nella bella casa che il Conte di Collegno mise a disposizione delle Suore, e che l'aiuto di molti buoni ha saputo e voluto arredare. Sono là, tra il verde della campagna e la lieta spensieratezza della loro età. La guerra li aveva abituati alla lontananza del babbo, e per ora essi non comprendono quale sacrificio la Patria ha voluto da loro; le Suore li sanno amare come li amava la mamma, ed essi non cercano altro.

» Ve ne son dei piccoli che quasi non sanno reggersi in piedi, e vi sono degli omini di sei o sette anni; sono tutti belli, ma molti sono un po' patiti. Sul visino pallido, nelle personcine deboli, si indovinano tante miserie! Ma l'aria della campagna li rinforzerà, le cure ricostituenti già iniziate dalle Suore, il vitto sano ed . abbondante rinvigoriranno questi piccoli e cari fiori, ai quali, sovente, forse sono mancate la pioggia e la rugiada benefica.

» I piccoli orfani han trovato molti amici, molte persone buone che vollero aiutare e che aiutano le Suore di Don Bosco nel difficile compito che si sono assunte, compito che la difficoltà del momento farebbe dire quasi impossibile, se non si sapesse che la carità di Cristo fa miracoli quando lavora per il prossimo.

» Dire ora il nome di tutti i buoni che hanno lavorato e che lavorano per i piccoli infelici, è cosa difficile: sono nomi che amano il silenzio, nomi che Torino benefica da lungo tempo conosce e benedice.

» Lì impareranno i piccoli beneficati, e quando fatti più alti comprenderanno il beneficio immenso che è venuto a confortarli e a sorreggerli in una delle più tristi contingenze della vita, li pronunzieranno con riverenza ed amore nelle loro preghiere.

» Non solo tra gli adulti i piccoli orfani hanno trovato degli amici; anche la gioventù studiosa di Torino ha voluto dare il suo aiuto ai piccoli infelici.

» Gli alunni della Scuola Rosmini, oltre ad offerte in denaro, regalarono una cartella del Prestito nazionale; le alunne del Liceo-Ginnasio Azeglio e delle Scuole Gabelli e De Amicis offrirono indumenti confezionati da. loro, e gli alunni delle Scuole Sclopis e De Amicis andarono a gara per offrir doni per un banco di beneficenza.

» Sono molti gli amici, ma i bisogni sono tanti! La cara Vergine di Don Bosco, l'apostolo della gioventù, benedica ed accresca ogni giorno i buoni, che fra le note squillanti delle fanfare annunzianti l'eroismo e le vittorie dei soldati d'Italia, odono e raccolgono il pianto dei piccoli figli, che attendono invano il ritorno del babbo adorato ».

TRA I NOSTRI EMIGRATI

DAL CILE. - PREZIOSI DOCUMENTI. - Sono due lettere dell'Ecc.mo Nunzio Apostolico, Mons. Sebastiano Nicotra, relative all' assistenza che prestano i Salesiani agli italiani emigrati in quella Repubblica.

La prima è diretta al sac. Ambrogio Turriccia, Parroco degli italiani a Santiago.

Molto Rev.do Signore,

Mi è sommamente grato di trascriverle qui appresso la lettera che S. Em. Rev.ma il Cardinale Gaetano De-Lai, Segretario della Sacra Congregazione Concistoriale, mi ha inviato in data del 12 giugno 1917.

Ill.mo e Rev.mo Signore. - Ho ricevuto pel tramite di V. S. Rev.ma il rapporto del sacerdote salesiano D. Ambrogio Turriccia sul movimento verificatosi nell'anno decorso nella parrocchia italiana di colesta città, e mi ha procurato viva soddisfazione il constatare quanto sia benedetto da. Dio lo zelo, con cui fu proseguita l'opera di assistenza religiosa affidata da questa S. Congregazione ai benemeriti Figli di D. Bosco. Una speciale parola di speciale encomio è loro dovuta per l'efficace interessamento all'educazione religiosa della gioventù, compiendo così il voto del loro Venerabile fondatore, di convertire alla fede e alla pratica religiosa i genitori per mezzo dei figli, come opportunamente osserva lo stesso relatore. Prego V. S. di voler partecipare al molto Il. D. Turriccia ed a tutti i suoi cooperatori, religiosi e laici, nominatamente al locale Comitato dell'Italica Gens, le mie congratulazioni ed i miei ringraziamenti pel bene compiuto a prò di cotesta Colonia Italiana, ed intanto, augurandole ogni bene, con sensi di particolare ossequio mi professo di V. S. Rev.ma come fr. - G. CARD. DE LAI, Vescovo di Sabina, Segret.

Mentre mi rallegro colla S. V. per le ampie lodi, che dalla S. Sede vengono meritamente tributate a lei e alla sua importantissima opera di assistenza religiosa agli Italiani dimoranti in Santiago, profitto di questa occasione per rinnovarle i sensi della mia più affettuosa stima coi quali ho il piacere di confermarmi,

Della S. V. Rev.da,

Dev.mo Servitore

+ SEBASTIANO, Arciv. d'Eraclea, Nunzio Apostolico.

La seconda lettera è indirizzata al Parroco degli italiani residente a Valparaiso.

Molto Rev.do Don Dati,

Mille grazie delle belle fotografie mandatemi. Saranno per me un gratissimo ricordo della fiorente Parrocchia Italiana di Valparaiso, che ha lasciato in me la più cara e simpatica impressione. Quando avrò completato l'album, mi farò un dovere di spedire tutte queste fotografie al Santo Padre e al Cardinale Segretario di Stato.

Son sicuro che la sua parrocchia di Valparaiso farà nell'album la più splendida figura.

Domani nella santa Messa pregherò per l'anima dell'italiano riservista, suo parrocchiano, morto in guerra.

Ossequio caramente cotesto degnissimo Direttore, e abbracciandola affettuosamente nel Signore, mi confermo

Suo dev.mo

+ SEBASTIANO, Arciv. di Eraclea, Nunzio Apostolico.

Umili ossequii all'Ecc.mo Nunzio Apostolico del Cile, che appoggia così efficacemente e con paterno affetto l'opera dei Salesiani.

NEGLI ISTITUTI DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE

TORINO. - NEL BORGO « MONTEROSA », come abbiamo detto altra volta, per la generosità del Consigliere Comunale Cav. Luigi Grassi, fiorisce un Asilo pei figli dei richiamati. Alcuni Cooperatori, entusiasti del bene che vi fanno le Figlie di Maria Ausiliatrice, ci inviarono una lunga corrispondenza, che dimostra quanto sia apprezzato il bene che possono fare le religiose in ogni quartiere popolare.

« In uno dei rioni popolari della nostra città, per opera di persona molto benefica, è sorto un Asilo pei figli dei richiamati. Più di trecento sono i bimbi, dai due ai sei anni, che frequentano quell'asilo, dalle prime ore del mattino alle più tarde del pomeriggio, fino a quando cioè le mamme, terminato il lavoro alla fabbrica, allo stabilimento, all'arsenale, non passano a ritirarli. Alcuni di essi trascorrono il loro tempo nella culla o su piccole brande; gli altri, più grandicelli, nelle aule scolastiche, nelle sale di ricreazione, nel cortile.

» Il munifico benefattore provvede - di suo - per i locali, le quattro refezioni giornaliere dei bimbi, e il vitto per le Suore; la carità materna delle buone Suore a tutte le cure morali e materiali verso i bimbi. Il frutto di questa carità per mezzo dei bimbi giunge ai fratelli, alle sorelle maggiori e ai loro genitori. Chi non vede il valore sociale di quest'opera?

» Il germe del bene lentamente e tenacemente si propaga, penetra nella famiglia, feconda e sorregge le idee buone e neutralizza gli effetti del male, di ogni male sparso a profusione. Ah! se questi asili potessero essere moltiplicati e sparsi per tutti i sobborghi delle grandi città!...

» Ma v'ha di più. L'opera cristianamente industriosa di queste Suore non s'arresta alle cure per l'asilo. Nello stesso cortile dell'Asilo - che, sia detto fra parentesi, è il cortile d'un popolatissimo caseggiato operaio - le suore raccolgono non solo alla domenica, ma tutte le sere, numerosissime, le figliuole del popolo e, così diedero vita, e vita rigogliosa, intensa, al desideratissimo e provvidenziale Oratorio festivo, del quale non è chi non veda il valore inestimabile, specie ai nostri giorni per quelle che sono le future mamme di famiglia.

» Sia per l'Asilo poi, sia per l'Oratorio sorsero prestissimo, sempre per la munificenza del generoso benefattore un teatrino e una devota cappelletta. Questa, fornita appena del necessario per le sacre funzioni, dovette quasi subito essere ingrandita. Alla festa vi si reca un sacerdote per la S. Messa e un'adatta spiegazione del S. Vangelo al mattino, per breve istruzione e la benedizione col Santissimo alla sera. Ma quali e quante consolazioni spirituali! Tutte quelle buone figliuole, prima attratte dai divertimenti, sono ora affezionate alle loro Suore, al loro Oratorio, alla loro cappelletta! Sentono di essere e di valere qualche cosa anch'esse, perchè si vedono curate, accudite, assistite e, mentre riconoscono che la loro condotta migliora con la frequenza all'Oratorio e alle sacre funzioni, possono constatare ohe non mancano di divertimenti sani, onesti, convenienti alla loro età e condizione. Oh, non è necessario che il Sacerdote e le Suore stimolino quelle anime alla frequenza dei SS. Sacramenti! Tutte ne sentono un desiderio ardentissimo, dolenti solo che le necessità del lavoro quotidiano, e, sovente, a turno, per le impiegate nelle fabbriche, impedisca loro di accostarsi più frequentemente al Banchetto Eucaristico ».

La relazione prosegue con l'augurio che in tutti i grandi rioni popolari sorgano simiglianti istituzioni, dove insieme coll'Asilo, coll'Oratorio festivo e col Dopo scuola si dovrebbero istituire - quand'è' possibile - «Scuole serali, Scuole di cucito, taglio, ricamo, ecc., per le giovanette, Segretariato per le operaie, Circoli di ricreazione con Biblioteca circolante e Conferenze per proiezioni, ed anche Cucine economiche per operai e specialmente per le operaie che, trattenute dal lavoro, hanno necessità di trovare pronta una buona scodella di minestra ».

« Riflettiamo - conchiude la corrispondenza - all'influenza grandissima della donna sul fanciullo, sulla famiglia, sulla società, e nella vita stessa della religione e persuadiamoci che grande è l'opera della donna cristiana! Gli uomini fanno le leggi, le donne i costumi, ossia la civiltà. E se è così, procuriamo noi Cooperatori Salesiani, che questi asili si moltiplichino, chè essi rappresentano uno dei mezzi più pratici con cui si può venire in soccorso alla popolazione operaia, innestando e rinvigorendo in essa il sentimento cristiano ».

LIBRI NOSTRI

« UN EDUCATORE APOSTOLO » (1). - « È apparso sotto questo titolo un libro che sarà letto cori vivo interessamento da quanti amano e seguono l'opera salesiana: è una nitida biografia di D. Salvatore Gusmano, vissuto dal 1875 al 1907; vita breve, ma ricca di opere, e soffusa dello splendore di una continua ascensione spirituale. Tutto l'elemento volitivo, tipico di ogni grande figura morale, il continuato sforzo della lotta contro se stesso che solo forma i santi e le opere che il mondo ammira, è messo in tale risalto da dare a questa biografia uno spiccato carattere di modernità e di praticità, facendo desiderare che questo indirizzo venga seguito rendendo più diffusa e veramente utile l'agiografia.

» L'Autore, il salesiano D. A. M. Anzini, in questa opera mette felicemente in rilievo il metodo educativo salesiano, poiché Salvatore Gusmano fu un Salesiano perfetto: aiutato dalle qualità naturali e da quelle virtù cristiane a cui solo giunge una volontà forte, si dedicò all'insegnamento sin dalla prima giovinezza esplicando in esso lo spirito educativo di Don Bosco, che ispirato dalla santità e dal genio riuscì a fondare istituti di educazione cristiana in tempi così ostili, e ad attuare quell'ideale pedagogico che vuole uniti nella giovinezza vigor di corpo e di mente, saldi studii e fortezza di carattere. A questi splendidi risultati giunge l'educatore salesiano applicando dei criteri pienamente conformi con tutte le esigenze fisiche e psicologiche della gioventù, per cui si atrofizza in essa il senso del male al tempo che se ne svolge l'immensa potenza di bene.

» Questa convinzione sgorga dalla lettura di queste pagine attraenti,.. ».

A questo cenno bibliografico, pubblicato dalla prof. Luisa Cervini nel « Monento », fa degno riscontro un'ampia recensione di Mons. Grancelli nel « Verona Fedele ».

« Ci dispiace - egli scrive - che il limite segnato a un articolo di giornale non ci consenta di esporre, per quanto in breve, il contenuto dei dieci capitoli, specialmente del V, che ci mostra Salvatore Gusmano nella sua vita di caserma, e del VII e VIII, che ce ne dipingono l'attività educatrice e lo zelo apostolico; sarebbe un raffronto utilissimo tra l'opera sua, che forma le anime al bene, alla virtù, al sacrificio, e l'opera di tanti pretesi educatori, che le immiseriscono e le uccidono.

» Al riassunto, che lo spazio ci vieta, suppliscano queste parole d'una sua conferenza ai confratelli: - Educare significa coltivare, esercitare, svolgere, ingentilire, avvalorare tutte le facoltà fisiche, intellettuali, morali e religiose che costituiscono nel fanciullo la natura e la dignità umana; prendere l'animale in mezzo ai vizi e alle male tendenze e formare l'angelo irradiato da virtù. Si ha da formare l'anima altrui con l'anima nostra, l'altrui cuore col nostro cuore. Sono cuori ed anime delicate, che possono tristamente risentirsi di una parola, di uno sguardo, di un tratto. Oh davvero, pensando a tutto questo, bisogna interrogarci se per un tal ministero siamo veramente provvisti di tutto ciò che la Religione esige da un valente educatore dell'infanzia.. Come si faccia ad essere buoni educatori, non ve lo so dire, perchè in quest'arte van più la pratica che la teoria, e la pratica è costituita da tante minuzie; che esposte una per una farebbero anche ridere chi vede le cose in grande. L'educazione riceve alimento da un assimilarsi continuo di minute impressioni senza none, come il germe si nutre degli umori del suolo, ove riposa. Più che l'uso dell'autorità, più che il predico e il castigo, opera sull'animo dei giovani l'azione indiretta, il contatto di tutti i giorni, dissimulato, ma efficace ».

« Questi pensieri - dice Mons. Grancelli - valgono un grosso volume di pedagogia. »

(1) Un Educatore Apostolo « Don Salvatore Gusmano >, 1875 - 19o7). Ricordi biografici per il Sac. A. M. Anzini. Libreria Ed. « Buona Stampa », Torino. L. 2.

NECROLOGIO

Mons Gaetano Catalanotto.

Morì - nel fiore dell'età - alla fine del mese di agosto. Protonotario apost. ad instar e Canonico della Metropolitana di Palermo, era notissimo in città per il suo operoso apostolato esercitato nella bella chiesa del SS. Salvatore e poi, dopo la chiusura di questa, nella chiesetta di S. Stefano. L'istituzione dei paggetti del SS. Sacramento fu una delle opere a lui più care, e non è a dire con quanto ancore e con quanto zelo ne promovesse lo sviluppo, curando principalmente la pietà e l'istruzione religiosa di quei giovanetti.

Mons. Catalanotto fu pure callo promotore di pellegrinaggi: e molti lo ricordano a capo di numerose comitive a Ronca, a venerare i Santuari della cristianità, a Montecassino, a Monserrato nella Spagna, a Lourdes, e in ultimo a Malta per il Congresso Eucaristico. Zelantissimo Direttore Diocesano dei Cooperatori, fu più volte a Torino, al Santuario di Maria Ausiliatrice e sulla tomba di Don Bosco. Nel settembre del 1907 vi condusse una schiera di Siciliani portando in dono a Don Rua un artistico calice a nome dei Cooperatori dell'Isola, a conforto del calice delle amarezze provate dall'Uomo venerando in quei mesi.

Noi, memori dell'affetto che l'estinto nutriva per le Opere Salesiane, cominciammo a pregare per lui, non appena ci giunse la dolorosa notizia della sua morte inaspettata; ed ora esortiamo i lettori a ricordarlo pur essi nelle quotidiane preghiere.

P. P ntonio Ferrato S. I.

Morì quasi improvvisamente al Santuario di Crissolo, dove si era recato per cercare un po' di ristoro alla salute alquanto scossa, il 12 settembre u. s. Apparteneva alla Casa di S. Antonio di Chieri. La sua morte destò il più vivo rimpianto. Pio, zelante, umilissimo, aveva preso ad illustrare le glorie di quella città con autore e diligenza ammirevoli. A lui si deve anche l'iniziativa della lapide, voluta a ricordo dei dieci anni che il Veli. D. Bosco passò in Chieri, che venne solennemente inaugurata nel 1915.

Caro e buon Padre! Iddio benedetto lo glorifichi nel regno dei Santi!

Caterina Giuganino.

Nata il 25 novembre 1825, rendeva l'anima a Dio il 22 settembre 1917, col sorriso del giusto a Villastellone.

Donna di fede, animata dalla quotidiana assistenza alla S. Messa e dall'unione con Gesù, che riceveva con amore ognor crescente al pensiero di goderlo nella vita eterna, il suo passaggio sii questa misera terra fu come quello di un angelo, con l'animo continuamente rivolto al Cielo, col cuore raccolto in perenne preghiera, con opere persistentemente rivolte al bene del prossimo.

La sua esistenza fu lunga di anni, ma fu assai più abbondante di meriti. Si addormentò nel Signore, confortata dalle benedizioni speciali del Santo Padre Benedetto XV e dell'Em. Cardinale Agostino Richelmy, come i giusti compiono la loro giornata, piegando serenamente il capo nell'abbandono fiducioso in quel Dio che suscita, premia e glorifica le anime buone e sante.

All'addolorato fratello, il venerando Canonico Bartolomeo Giuganino, Penitenziere della Metropolitana di Torino, insieme con la parola del conforto e della fiducia cristiana, torni cara la promessa di devoti suffragi per l'estinta, che fu ima delle prime ascritte alla Pia Unione dei Cooperatori, e zelante ammiratrice del Ven. nostro Fondatore.

Preghiamo anche per questi Cooperatori defunti:

Abate cav. Luigi - Torino.

Aicardi cav. ave. Paolo - Roma.

Artana D. Angelo - Gavazzana (Alessandria). Aversa Mons. Giuseppe - Monaco di Baviera. , Avio Felice - Arquata Scrivia (Alessandria). Baronchelli Rosa - Oltressenda Alta (Bergamo). Bartolamenti Rosario - Carini (Palermo). Bassi Teresa n. Montaldo - Torino. Bertolino Giov. Batt. - Vicoforte (Cuneo). Bianchivi Genoveffa - Possano. Bisacca Maria - Rivarolo Canavese.

Bonon Can. Francesco - Groppello Cairoli (Pavia). Boitolotti D. Antonio - Miane (Treviso). Borzoni comm. Ottavio - Roma. Boselli Adele - Piacenza.

Brinelli ch. Giuseppe - Centrale (Padova). Briolo Teresa ved. Toscano - Cuneo. Bronzini Erminia - Torino. Chiesa Catterina - Loco (Locarno Svizz.). Cortesi D. Giov. Batt. - Cotignola (Ravenna). Dago Alberto - Novara. Dalla Pozza Giacomo - Alcenago (Verona).

D'Angelantonio Pietro - Ortona a Mare (Chieti).   ' Di Boyl contessa Teresa n. Roberti - Torino. Doro Martino Tasso - Longarone. Fea Giovanni - Torino.

Figus Giovanni - Ales (Cagliari). Francia Maria - Rossignano Monferr. Fumagalli Ignazio - Parabiano. Gallina ved. Giuseppina - Torino. Giarola Angelo - Alcenago. Gloria Sofia - Envie (Cuneo).

Godìno Giuseppina - Moncalieri (Torino).

Grossi Giuseppina ved. Ballotio - Fusignano (Ravenna). Invernizzi Giorgio - Maggio (Boliseo Como). Lano Clemente - Vezzo d'Alba (Cuneo). Longo Federico - Montecchio Magg. (Vicenza). Lusardi Amedeo - Domodossola. Maddalena Giuseppina - Roma. Maffeis Verginia - Verolanuova (Brescia). Magnani Adamo - Viserba (Forli-Rimini). Maiarchi Anna - Savona.

Marchese D. Virginio - Cardè. Marenco Ceriana Giuseppina - Torino. Mastrocinque Teresa - Salerno.

Mazza Cesare - Abbiategrasso (Milano). Metto D. Vincenzo - Muro Leccese (Lecce). Olivari Melania - Bergamo (Boario).