BS 1910s|1913|Bollettino Salesiano Aprile 1913

ANNO XXXVII - N. 4   Torino, Via Cottolengo, 32   APRILE 1913

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: PER IL MONUMENTO A DON Bosco: L'esposizione dei bozzetti - Il verdetto della Giuria - D. Bosco nel concetto degli artisti . . . 97 Il Cinquantenario del 1° Collegio Salesiano . 114 TRA GLI EMIGRATI : Stati Uniti N. A.: Il bene che fa un Segretariato

Tesoro spirituale    118

IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Pel 24 corrente - Grazie e graziati   . . 119 NOTE E CORRISPONDENZE: IL .Sig. D. Albera - Congresso di musica sacra - Feste e conferenze salesiane - Tra i figli del popolo - Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice    123

Necrologio    127

Per il Monumento a D. Bosco

NoN abbiamo parole per dire la nostra riconoscenza a tutti gli egregi, che nello scorso mese resero splendido omaggio al nostro Venerabile Fondatore. Ricorderemo sempre con vera gratitudine i nomi dei componenti l'attivissimo Comitato Esecutivo, al pari di quelli degli Autori che parteciparono al Concorso, e degli esimi Artisti che ne formarono la Giurìa o Commissione Esamìnatrice. Anche della stampa quotidiana e periodica che s'intrattenne benevolmente della nobile iniziativa e delle migliaia di persone che dimostrarono tanto interesse per la medesima, serberemo il più dolce ricordo. Ad esprimere in qualche modo la nostra vivissima riconoscenza, vogliamo, anche ritardando altre notizie, offrire in un sol numero un ampio resoconto del memorando avvenimento.

L'Esposizione dei bozzetti.

Elegantemente disposta nel Teatrino dell'Oratorio di Valdocco, inauguravasi alle ore 15 del 1° marzo, da S. A. I. e R. la Principessa Maria

Laetitia di Savoia Napoleone, duchessa d'Aosta e Presidente del Comitato Torinese delle Dame Patronesse dell'Opera di Don Bosco, e da Sua Eminenza Rev.ma il sig. Card. Agostino Richelmy, Arcivescovo di Torino, che al loro giungere furono ossequiati al suono della marcia reale dal Senatore Barone Antonio Manno, Presidente del Comitato Esecutivo per il Monumento, e dal sig. D. Filippo Rinaldi, rappresentante il nostro Superiore Generale.

Accompagnavano Sua Altezza la dama di palazzo marchesa di Castelnuovo e il gentiluomo di Corte cav. Bonvicino, e Sua Eminenza i segretari D. Pons e D. Barberis.

In ampia corona li attendevano la contessa Vittorelli, consorte del Prefetto della Provincia, il Comm. Costanzo Rinaudo, il prof. March. Alessandro Corsi e Mons. Muriana vice-presidenti del Comitato esecutivo, il cav. Boggio in rappresentanza del prefetto, il grand'uff. Taglietti, procuratore generale di Corte di Cassazione, il conte Milano d'Aragona, in rappresentanza del primo presidente della Suprema Corte, il comm. Bacchialoni, primo Presidente di Corte d'Appello, il Consigliere d'Appello cav. Lago, il cav. Pola, sostituto Procuratore del Re, il generale Coardi di Carpenetto in rappresentanza del Comandante il primo Corpo d'armata, il vice questore cav. Jodice in rappresentanza del Questore comm. Carmarino, il comm. Reycend, i consiglieri comunali Fino, Maschio; il generale Samminiatelli Zabarella; il prof. Pizzi e il prof. Kiesow della R. Università; l'ing. cav. Bairati, l'ing. cav. Ceradini, l'architetto coram. Caselli, l'ing. Migliore, e il comm. Molli, componenti la Commissione Artistica del Comitato Esecutivo per il Monumento, ed altri numerosi distinti signori e signore.

Avevano aderito, con gentili lettere, il senatore Tommaso Villa, il sindaco sen. conte Rossi, il prefetto sen. Vittorelli, ed altri.

Il senatore barone Manno rivolse alla Principessa e al Cardinale elevate frasi di circostanza e di saluto, accennando al numeroso e lusinghiero concorso di artisti per elevare all'Apostolo della gioventù un monumento degno della sua opera mondiale, nella città che fu culla dell'opera sua. Un alunno dell'Oratorio, a nome dei compagni che gremivano le due gallerie superiori, declamò un'affettuosa poesia.

Quindi Sua Altezza, accompagnata da Don Rinaldi e dal barone Manno, e il Cardinale, accompagnato dal Teol. D. Giulio Barberis e dal marchese Corsi, incominciarono la visita dei bozzetti, che si protrasse per circa un'ora, mentre i concorrenti andavano a gara nel fornire agli illustri personaggi spiegazioni e particolari sulle opere esposte. La banda dell'Oratorio diè concerto innanzi la porta del Teatrino, finchè Sua Altezza e Sua Eminenza non abbandonarono la sala dell'Esposizione, ossequiati da tutti i presenti.

Singolare fu l'entusiasmo destato da questa Esposizione. Nei dieci giorni che rimase aperta prima e dopo il verdetto della Giuria, più di dodicimila furono i visitatori, appartenenti in gran parte al ceto più elevato per posizione sociale e per censo.

Anche la stampa (nè solo di Torino ma di Milano, di Roma, di Firenze, di Bologna e di altre città) se ne interessò largamente, intrecciando uno splendido coro alla cara memoria di Don Bosco.

Il Momento di Torino del 1° marzo diceva che « la figura di Don Bosco è ben degna di un'opera di vera arte, schietta e pura e di un'opera degna è da augurarsi sia con questo concorso arricchita Torino, come si conviene ad una grande, bella e fiorente città ».

La Stampa dello stesso giorno, rilevando che la schiera dei concorrenti era « numerosa, quale meritavano l'importanza dell'opera, la somma destinata al monumento e la bontà del programma » soggiungeva: « Il tema proposto alla genialità degli artisti era nobile e ben proprio ad ispirare la virtù celebratrice dell'arte: - non una personalità illustre freddamente decorativa, ma un vero apostolo moderno, uno spirito ardente di carità attiva, un'opera mirabile di vastità redentrice ». E chiamava Don Bosco: « un umile prete che con scarzi mezzi e colla sola forza della sua carità e della sua tenacia raccolse intorno a sè i figli del popolo, poveri o abbandonati o negletti, per avviarli ad un'onesta vita di lavoro ».

Anche La Gazzetta del Popolo nello stesso giorno rendeva omaggio a Don Bosco all' « Apostolo della carità » « figura semplice e complessa ad un tempo; multiforme, cioè, nell'esercizio della sua bontà e della sua fede » « umile prete di Castelnuovo d'Asti, che, solo e povero, dinanzi allo spettacolo doloroso di giovanetti lasciati in abbandono, sente ad un tratto nascere e fiorire nel suo cuore l'idea di far qualche cosa a prò di quei miseri, e comincia coll'adunarne una ventina... e con la costanza, con la fiducia crescente, vede man mano aumentare grazie agli ausili, elle gli vengono da tante parti, quella sua opera di bontà; aumentare, ingrandire, fino a divenire una grande opera di carità ».

Il Pro Familia di Milano, nel numero del 9 marzo si compiaceva « del fatto in sè, dell'interessamento suscitato nella stampa d'ogni città; poichè anche ciò ha un valore apologetico. Non solo numerosi artisti hanno avuto occasione di meditare a lungo la vita e l'opera di Don Bosco per vedere in qual modo l'ammirazione e l'affetto suscitato da lui potesse riassumersi in una espressione estetica; non solo migliaia di visitatori dell'esposizione hanno modo di confrontare queste espressioni coll'idea che si sono fatti di Don Bosco, e quindi risvegliare anche nelle impressioni e giudizi la memoria del Sant'uomo; ma gli stessi critici d'arte, esaminando nei giornali i lavori esposti ne misurano il valore non tanto dalle perfezioni tecniche in sè stesse, quanto della corrispondenza fra il Don Bosco figurato, e quello che giganteggiò nella vita. In tutti gli sforzi, in tutti i criterii sta a fondamento, come cosa dimostrata, e di nuovo esaltata, la grandezza di colui che si ha da commemorare. Quindi, prima ancora che il monumento sorga, esso nel periodo preparatorio, compie l'ufficio per cui ha da sorgere; non quello cioè di una specie di debito pagato una volta tanto al grande benefattore e al quale non si pensi più, ma come una perenne eccitazione agli animi di rivivere con lui, di farsi penetrare dal suo spirito, di continuare in lato senso ciò che egli fece od iniziò. Fin d'ora infatti, prima ancora che la scelta sia compiuta e che il monumento effettivo entri nella via della preparazione, si può toccare con mano la popolarità dell'impresa. Tutti riconoscono quanto sia cosa degna questo solenne ricordo; tutti sentono la difficoltà in cui devono essersi trovati gli artisti di dare a un tal ricordo tale bellezza che si uguagli ai meriti del ricordato; tutti in una parola, pongono il monumentabile al disopra del monumento, ciò che è segno delle glorie vere, e che si augurano gli stessi autori dei monumenti per ricevere dal soggetto, prima ancora che dal proprio genio, le necessarie ispirazioni. Ecco il primo successo di questo concorso; un successo che sarebbe rimasto tale anche se a differenza di quel che è accaduto, il concorso fosse stato difettoso ».

Il verdetto detta Giuria.

Al concorso parteciparono cinquantanove artisti con 62 bozzetti. La Giuria chiamata a dare il verdetto era composta dal March. Filippo Crispolti, presidente; architetto comm. Edoardo Collamarini, di Bologna, relatore; architetto Conte Carlo Ceppi di Torino; prof. cav. Enrico Barberi, di Bologna; prof. Francesco Vermeylen, di Lovanio (Belgio) ; comm. Lodovico Pogliaghi, di Milano; cav. Antonio Dal Zotto, di Venezia.

LA GIURIA DEL CONCORSO

Cav. Barberi di Bologna.

2 Comm. Pogliaghi di Milano.

3 Conte Ceppi di Torino.

4 Comm, Collamarini di Bologna Relatore.

5 Marchese Crispolti di Torino Presidente.

6 Prof. Vermeylen di Lovanio.

7 Cav. Dal Zotto di Venezia.

Essa « fu unanime nel notare con vivo compiacimento il numero considerevole dei bozzetti, il valore di gran parte di essi, e senza difficoltà, nè dispareri, ha dichiarato con suo voto, che il Concorso era riuscito e valido. Essa ha inoltre verificato con soddisfazione, che i rappresentanti le varie scuole scultoree odierne, sia di quella che con senso di realtà esprime palpabilmente il carattere di un uomo o di un avvenimento da celebrarsi, sia di quella che con rappresentazione acuta di grazia e di forza, indica simbolicamente la trasformazione che l'uomo e l'avvenimento hanno subito nell'anima dell'artista, sia di quella infine che trae le forme o le allegorie dal moderno rinnovamento dei grandi esempi statuari antichi, tutti costoro si erano sforzati di comprendere e adeguare l'altezza e la religiosità della figura e delle imprese di Don Bosco ».

La stessa, dopo avere « con raccoglimento ed affetto » letto le relazioni inviate dai concorrenti, esaminati i loro progetti e interpretato le loro interpretazioni, riconosciuta l'importanza del concorso e il valore notevole dei bozzetti presentati da parecchi sui 59 concorrenti, non ha creduto poter fare una graduazione precisa di meriti, ed ha proposto di dividere in parti uguali la somma complessiva dei premi, stabilita in lire diecimila, assegnandola ai cinque ritenuti superiori ai rimanenti. Questi in ordìne alfabetico furono: Cellini, Graziosi, Rubino, Vespignani e Zocchi.

Dopo i cinque premiati furono ritenuti migliori: Bartolini, Origo-Boni, Giorgio Kiss e Ceccarelli ; ed ebbero una menzione speciale i seguenti: Baroncini, Buffa, Christlied, De Angelis, Frezzotti, Fumagalli, Giacomasso, Girbafranti, Giribaldi, Passaglia, Rossellini, Riva, Sala, Sassi, Società Marmifera di Seravezza. Stagliano e Ximenes.

La Giuria, terminando la relazione, si dice « lieta della famigliare concordia regnata fra i suoi membri; grata dal modo scrupoloso con cui il Comitato promotore provvide alla libertà - e dignità del giudizio, contenta sopratutto di aver partecipato ad una manifestazione che onora l'arte, e che per mezzo di essa, rende un nuovo tributo di ammirazione all'imperitura grandezza di Don Bosco e dell'Opera provvidenziale compiuta da lui ».

Ai singoli componenti la Giuria rinnoviamo l'espressione dei più vivi ringraziamenti.

DON BOSCO NEL CONCETTO DEGLI ARTISTI

Certi di far cosa gradita ai nostri Cooperatori e a titolo di documento per gli Annali della nostra Pia Società, diamo, in ordine alfabetico, una breve rassegna dei concetti ai quali s'informarono i singoli Artisti.

ANGELONI ALFREDO, di Giannotti (Lucca), ha voluto ritrarre « la vita di Don Bosco ispirata alla redenzione morale dell'umanità... In alto Don Bosco nella sua posa abituale di convincere i giovani a seguirlo al bene. La via di redenzione simboleggiata da una scala, termina col piedestallo della statua ed alla base di questo un gruppo di fanciulli di ogni razza offre ed innalza al nome di D. Bosco corone di alloro in segno di omaggio e gratitudine. Alla destra è illustrata l'opera di Don Bosco verso la gioventù, che coll'educazione fisica è avviata ai lavoro... alla sinistra invece si ha l'apoteosi dell'attività nelle scienze e nelle arti... Le due figure alate ai due lati del monumento simboleggiano la Fede e la Carità, dalle quali Don Bosco riceve l'ispirazione e la forza per compiere l'opera sua ». - Vedi n. 1, pag. 105.

BARBIERI ANACLETO, di Torino, ha collocato Don Bosco « seduto su granitica mole che sorride compiacente nella bontà umile... ai suoi bimbi elle riscaldati dal fuoco santo dell'affetto riconoscente e giulivi porgono fiori all'amorevole padre ». « Mentre essi testimoniano il plauso unanime che il mondo gli porge, sono pure ad eternare l'indicibile entusiasmo, col quale i primi figli dell'Oratorio nel giugno 1816, quale trionfatore portarono l'umile prete che dopo mortale malattia tornava convalescente a sorridere loro là nei deserti prati, ove fidente aveva sognato sorgere la sua vigna ubertosa all'ombra del tempio sacrato all'Augusta Madre ». Nel basamento è scolpita la realizzazione del gran sogno e sono ritratte le origini e il primo apostolato del Venerabile e insieme l'opera sua di Fede e di Carità. - Ved. n. 5, pag. 1o9.

BARONCINI E. e L. MACCHI, di Milano, ci presentano Don Bosco che « pensa i dolori umani, che l'alto rilievo simboleggiano; da un lato di questo le tentazioni dell'ozio sugli abbandonati e il dolore delle madri; nel centro la Divina Provvidenza; all'altro lato la Pietà, l'Operosità, la la Riconoscenza. I due gruppi dicono la gratitudine e la solidarietà degli uomini, l'ispirazione e l'aiuto del cielo. Nella facciata posteriore è l'ascesa della giovinezza beneficata coi fiori della memoria ». -Ved. n. 4, pag. 111.

BARTOLINI PAOLO, di Roma, ha preferito un obelisco, elle gli ha permesso di stringere in una salda unità concettuale gli elementi decorativi dell'opera d'arte. « Mi ha permesso sopratutto di risolvere con un largo movimento campeggiante e trionfale, il problema sempre arduo della figura seduta, atteggiamento più conveniente alla persona del Protagonista... » Dietro questa figura « e collegata con essa per il detto motivo decoramentale... ho posto di fronte alla Chiesa di S. Maria Ausiliatrice, la statua del Pensiero, grave e raccolta in una stringata vigoria. Una teoria di figure allegoriche fascia in alto rilievo e sostiene, sottointende quasi, la mirabile varietà eroica della vita del Venerabile. Sono: la Religione, faro che tutto illumina fino a convertire gli Yivaros lontanissimi; l'Istruzione, l'Equità, il Lavoro, la Carità, la Fede, la Preghiera, l'Audacia, la Prudenza, la Fermezza, la Perseveranza, serie successiva e integratrice del grande esempio d'apostolato e di vittoria. Qualche elemento attivo e realistico della raffigurazione, come il Pericolo davanti al colera, in cui l'angelico cuore magnanimo dell'Apostolo più rifulse, completa la mia concezione... In alto, la croce d'oro rifulge sull'obelisco che è coronato dal mondo, intorno al quale tre aquile sorreggono un festone: elemento rappresentativo dell'universalità. Nell'altro festone di quercia sullo zoccolo, possono intercludersi i medaglioni dei più benemeriti cooperatori del Grande Apostolo, cui farebbero opportuna degna corona ». - Ved. n. 9, pag. 109.

Il Bartolini presenta anche un altro bozzetto che dice « una mia prima concezione dalle linee semplici e affatto generali ». - Ved. n. 6, pag. 109.

BIANCONI GUIDO, di Torino, innalza « sul semplice plinto di granito il gruppo bronzeo destinato a rappresentare le sembianze del grande Apostolo della carità e a simboleggiare l'opera sua luminosa e santa. La figura di Don Bosco, nobile ed eretta, ma pure atteggiata ad umiltà, domina il monumento: sul volto di lui si legge la serena compiacenza del bene compiuto. Egli volge lo sguardo verso le tre virtù cristiane: la Fede, la Speranza, la Carità che ne animarono lo spirito e lo guidarono nel suo cammino. Dietro di lui è una folla di persone che s'inchinano al loro benefattore: orfanelli e bimbi del popolo, giovinetti operai... e popoli selvaggi... Dal monumento si volle pensatamente escluso ogni fregio ed ogni decorazione architettonica per manifestare quel senso di semplicità e di umiltà evangelica onde fu tessuta la vita del grande Apostolo della carità; e il vasto campo che si apre dinnanzi a lui vuole simboleggiare l'Opera sua che non conobbe confini ». - (Ved. n. 5, pag. 111).

Nel concetto di BISCARRA CESARE, di Torino, « la Sacra Famiglia, sublimatrice della Religione, del lavoro e dell'amore del prossimo, ispirando il grande sacerdote nella sua vita votata alla educazione e istruzione delle giovine esistenze, valse a compiere la grande e mondiale Opera di letizia ed operosità... » E « la figura isolata del Venerabile Giovanni Bosco nell'atto di proteggere e d'iniziare allo studio i due fanciulli, europeo e indiano, segue pure il concetto della sua opera educatrice ». - Ved. n. 4, Pag. 105.

BONETTi RAOUL, di Roma, (coll'architetto Raffaele Zaccagnini) ritenendo, che il monumento è diretto ad onore « d'un sacerdote le cui beneficenze sono ormai note a tutto il mondo... » che fu insieme « un figlio del popolo » e « uno dei più grandi benefattori della società moderna e specialmente della gioventù » anzi colui « da cui prenderà nome nella storia il secolo XIX» pone in alto, dominante la figura del Venerabile « nel suo modesto atteggiamento ». E, nel sottostante basamento con tre figure sedute, le tre doti che sopra le altre in lui rifulsero: il Lavoro, la Preghiera, lo Studio. Sul fronte figura, opportunamente adattata, la statua giacente della Carità in atto di proteggere un fanciullo, ciò che simboleggia l'opera sommamente caritatevole di questo Apostolo della gioventù », mentre nello stilobate « ornato di bassorilievi » sono rappresentate le scene più salienti della sua vita laboriosa e « nei medaglioni i principali sacerdoti che con lui maggiormente cooperarono ». - Ved. n. 1, pag. 107

A BUFFA GIOVANNI, di Milano, « ad illustrare degnamente colla forma scultoria monumentale la personalità eminente di Don Giovarmi Bosco nella sua complessa fisionomia di sacerdote, di uomo d'azione e di benefattore, parve opportuno di integrare nella rappresentazione plastica la figura del protagonista paternamente carezzevole in senso realistico colla finzione allegorica raffigurata dalle somme virtù cristiane, Fede, Speranza, Carità, riassumendo alla composizione centrale dell'organismo architettonico a forma di esedra nell'unità di una sola significazione la ieratica figura della Carità nell'atto di accogliere sotto il suo manto e di affidare alla protezione umana del Venerabile, i piccoli derelitti venienti in doppia teoria: primi i miseri abbandonati e nella linea più ampia del minor rilievo dei fregio, gli orfani addotti a Lui dalle madri... ». - Ved. n. 1, pag. 109.

CAROLLO GINO, di Padova, colloca « al piede di un obelisco» « il gruppo principale... Don Bosco implorante la benedizione divina sui derelitti e piccoli orfani che lo attorniano ». Sul lato posteriore un bassorilievo presenta l'effigie dei primi tre Vescovi Salesiani, mentre « l'opera da essi compiuta, in suo nome, è simboleggiata dalle quattro figure che decorano posteriormente ed ai lati il monumento » : cioè il Risveglio dell'uomo primitivo, sotto l'influenza della parola divina; il trionfo della Fede cristiana, la Redenzione dell'uomo per mezzo della scienza e del lavoro; la Riconoscenza. « Dalle cime dell'Obelisco un messo celeste benedice a Don Bosco ed alla santa opera sua. Sotto la figura dell'angelo... queste parole: Fede, sacrificio, lavoro » - Ved. n. 5, pag. 107.

CASTRuccI GAETANO e PIETRO Ricci, di Marina di Pisa, «hanno ideato insieme lui misto di scul tura e di architettura. La zona basamentale del monumento è costituita da tre parti distinte: le due laterali in alto rilievo stanno a rappresentare il Lavoro professionale educativo, e la Fede, perchè questa ha sempre animato l'Apostolo in tutta la sua vita. La parte centrale, con ricca rappresentazione della Pietà, alla quale tutta l'opera di Don Bosco è informata, serve come base alla figura di lui che, campeggiando su questa, completa il loro concetto. Nella parte architettonica superiore gli autori hanno voluto rappresentare un arco di trionfo di carattere cristiano, poichè è stato un vero e radioso trionfo l'Opera di quest'apostolo della fede. Nella parte posteriore... tre targhe decorative... nelle quali dovrebbero essere ricordati con medaglioni i collaboratori e i successori di Don Bosco ». - Ved. n. 8, pag. 111.

Nel disegno di CECCARELLI Ezio, di Firenze, « D. Giovanni Bosco sorge nel centro del monumento, avviluppando nella sua veste sacerdotale l'adolescente ormai in grado di affrontare da solo, con la forza e con la fede che il maestro ha maturato in lui, i perigli dell'esistenza. Il braccio del sacerdote si appesantisce su lui, come per il desiderio di ritenerlo ancora. Ma il benefattore non può obliarsi nell'amore della creatura più forte, mentre tante altre creature si affollano intorno ed aspettano od implorano il suo aiuto. Perciò egli avvolge per l'ultima volta col suo mantello il discepolo che s'incammina da sè sulle vie della vita; ed il suo gesto vuol significare la sua ardente carità che ricopre, finchè è possibile, la nudità dei miseri e sostiene la fragilità dei deboli. Quando il giovane sarà partito, il sacerdote continuerà la sua immensa opera, rivolgendosi a tutti gli altri che aspettano il suo beneficio; ed in questa opera egli sarà sostenuto e spronato dalle più alte forze del suo spirito, dalla Carità e dalla Fede. La Carità è rappresentata sulla parte posteriore della base, quasi sulla soglia della sua scuola o della sua vita, in atto di accogliere tutti coloro che verranno a cercare insegnamento ed aiuto. La Fede è rappresentata sulla parte anteriore della base, avvinta alla Croce in un gesto di violento amore. Il suo grande manto spiegato significa la sua natura migrante, e sembra che ogni vento debba sollevarla e condurla ad animare nuove vite, ad esaltare nuove anime. La Croce si addentra nella base come se avesse radici nelle più lontane profondità della terra; con ciò lo scultore ha inteso simboleggiare la sua incrollabilità e la sua infinità, far sentire che la sua linea si disegnerà eternamente sugli orrizonti della vita umana e la sua ombra scenderà eternamente sui cuori degli uomini. Sulla base sono anche rappresentati i precursori di D. Giovanni Bosco ed è disegnato lo stemma salesiano per ricordare che l'attività del sacerdote era disciplinata dalle leggi della corporazione salesiana al cui ordinamento ed allargamento egli contribuì con tenace volere e con sapienza rara ». - Ved. n. 5, pag. 105.

Il bozzetto di CELLINI GAETANO, di Torino, « è essenzialmente di carattere simbolico. La figura del Venerabile Don Bosco, che domina sorridente e buona, sorge in mezzo ad una turba di bimbi e giovinetti dei quali alcuni sono in atto di tributargli gigli, altri sono in atteggiamento di preghiera. Così l'artista ha voluto fissare una delle principali caratteristiche del Venerabile Don Bosco che tanto amava la compagnia dei bambini e dei giovani. Più in basso sono raffigurate le cinque parti del mondo: l'Europa è rappresentata in mezzo, coi gufi e coi suoi frutti copiosi; le altre quattro parti, divise in due gruppi, formano un corpo solo con l'esedra. I frutti delle varie parti del mondo compongono un caratteristico motivo decorativo, mentre le diverse mensole sono formate da elementi inerenti ad ogni singola parte. Così il leone che sì riferisce all'Africa, il canguro all'Oceania, la tigre all'America, e l'orso all'Asia. A destra di chi guarda il bozzetto, i malvagi nell'atto d'infrangersi dopo il delitto, a sinistra gli inetti, poi i ladri, ed in mezzo a loro emerge la Pietà che redime il peccatore, il quale è rappresentato in atto di baciare la Croce, simbolo di redenzione. In questo gruppo si riassume il concetto fondamentale della esaltazione del Ven. Don Bosco, l'opera del quale è stata semplicemente operandi redenzione, d'affrancamento dal delitto e di sapiente indirizzo al bene ed agli inesauribili conforti della Fede. L'artista ha voluto appunto affermare l'opera umanitaria e purificatrice del Ven. Don Bosco, nel suo intimo significato religioso e sociale. Nel vasto piano del bozzetto è pure simbolicamente rappresentata la via da lui tracciata, via che in principio è cosparsa di grosse spine le quali vanno man mano scemando e si risolvono in fine in un trionfo di rose. Sta nel mezzo lo stemma salesiano. Nella parte posteriore del bozzetto sono i Missionari che nel monumento debbono avere una parte notevole in ragione della cooperazione intelligente, amorevole ed eroica da essi prestata al Ven. Don Bosco. Ai lati le Figlie di Maria Ausiliatrice, che da una parte confortano e soccorrono i lebbrosi, dall'altra sorreggono i derelitti ». - Ved. n. 14, pag. 105.

CERINI GIusEPPE, di Torino, ha voluto «che la figura di Don Bosco sorgesse in mezzo a una grandiosa significazione delle sue opere, in attitudine affettiva e protettiva. Il gruppo a sinistra formato di giovani studiosi, di giovani artigiani e di futuri sacerdoti, riassume la multiforme opera educativa del grande Apostolo ». Nel gruppo posteriore, egli volle ricordare l'assistenza dei lebbrosi, e i Missionari salesiani « nell'atto che piantando la croce di Cristo e lo stendardo di Maria Ausiliatrice, affermano ed esaltano le continue vittorie della civiltà cristiana, sulle tenebre dell'ignoranza e della barbarie. Un povero patagone seminudo, bacia infatti la veste del Venerabile, quasi ad esprimere l'umile riconoscenza della sua stirpe, per il benefizio della Luce evangelica. All'osservatore che sta di fronte al monumento il venerando capo di Don Bosco apparirà nel centro della Croce, di cui si vedranno sporgere i tre lati, a guisa di raggera. Ho inteso con ciò rappresentare la compenetrazione del pensiero salesiano coll'ideale cristiano che è di tutti i tempi ». - Ved. n. 16, pag. 1o7.

ERMANNO CHRISTLIED di Amburgo, nel suo bozzetto maggiore rappresenta Don Bosco che accoglie paternamente la fanciullezza. - Ved. n. 14, pag. 111 .

In un altro bozzetto minore ha scolpito il Venerabile fra due gruppi di giovanetti, l'uno di artigiani, l'altro di studenti, ad affermare i due caratteri principali dell'Opera sua: « Istruzione e Carità ».. - Ved. n. 12, pag. 111.

« Ho avuto in mira - così GIUSEPPE DE ANGELIS, di Macerata, - di presentare un bozzetto che nella sua forma semplice e sintetica potesse esprimere l'anima grande e nobile di quell'uomo che fu così insigne, Don Bosco. Su di una larga base emerge la sua figura, dall'espressione e dall'atteggiamento paterno e dolce;... e due angeli simboleggianti il carattere provvidenziale dell'opera sua chini vicini a lui ne baciano le mani, mentre i pargoli si raccolgono intorno alla sua veste, come un giorno intorno al mite Redentore Divino. I suoi piedi poggiano sul mondo, che vuol raffigurare l'universalità dell'opera sua, chè in ogni parte del globo suona glorioso e benedetto il suo none. Nella parte posteriore si ha un bassorilievo e altorilievo rappresentante la Fede, la Speranza e la Carità. Al di sotto ... due medaglioni...». - Ved. n. 11, pag. 111.

DEL SANTO ANGIOLO, di Torino: «Ho voluto, scrive, che l'opera mia fosse ispirata ad un senso di maestà pacata e serena. Da un vasto masso di pietra, quadrato e robusto conte il sentimento e l'idea della fede cristiana, si leva su, per due rapidi trapassi, un parallelepipedo, che lontanamente ricorda le forme d'una di quelle umili e giottesche costruzioni, tutte semplicità e purità... La figura dei sacerdote che ha tanto amato l'infanzia... è così sospinta in alto e messa in luce devotamente da una mole che esprime il sentimento religioso più caldo e più puro. L'uomo, che come Cristo s'è tanto commosso per i bambini, è seduto in atteggiamento quasi materno, tra due creature intente a lui e da lui animate di una vita intensa dello spirito, nell'atto di rivelare loro il vero bene e nello stesso tempo di proteggerle... Alla base del monumento posano e s'accordano le figure che esprimono la virtù dell'uomo e dell'opera sua, la nobiltà dell'ideale e la fecondità della, sua fedel Il selvaggio tutto ancora raccolto e chiuso nella sua scura sonnolenza spirituale » a ricordo « della sacra opera di incivilimento e di salvazione delle colonie salesiane sparse per le terre irredente », « il pastore, che con la pecora smarrita, genuflesso in mezzo al gregge che conduce e governa, prega col cuore riconoscente invocando la benedizione», « le madri: l'una più ardente di terreno amore, l'altra di già purificata da tutti i ricordi della carne, eretta e intenta nella opera dell'educare ». - Ved. n. 10, pag. 107.

FANTONT RICCARDO, di Torino, si è « ispirato principalmente a quei concetti di carità e di filantropia che furono lo scopo della creazione dell'Istituto di Don Bosco e la ragione della sua prosperità e dell'universale diffusione » e perciò ha illustrato

« quest'opera in un gruppo composto di due ordini di figure, rappresentanti uno la Carità e l'altro l'Azione educativa. Nel primo ordine un'immagine della Carità guida e spinge la maternità e il dolore conducenti le loro giovani creature verso la figura di Don Bosco. Nel secondo ordine è sintetizzata l'opera dei Salesiani, opera di educazione, istruzione e lavoro. La figura del Lavoro, la estrema di di quest'ordine, sorregge, quale simbolo, la figura del Cristo, nella fede di cui l'opera di D. Bosco si generò. Le due figure inginocchiate ai lati posteriori della statua centrale esprimono, con i loro segni di fede e amor sacro, la riconoscenza verso il benefico Istitutore... Nel bassorilievo posto nella parte posteriore del basamento si vuole illustrata la frase evangelica di Cristo che chiarita a sè i fanciulli». - Ved. n. 16, pag. 111.

FUMAGALLI CELESTINO, di Torino, pone orizzontalmente sopra un piano granitico una Croce: donde « si eleva la statua di Don Bosco circondata da un gruppo di figure; dietro il gruppo, al centro della Croce, si erge un dado ornato di un fregio in altorilievo e sormontato da un altro gruppo di figure. Don Bosco è raffigurato nell'atto di attrarre a sè, con la potenza affascinatrice della Fede, i miseri che lo circondano sottraendoli al dominio dell'ignavia, della desolazione, della violenza per iniziarli alla dignità della vita cristiana confortata dalla speranza, dalla carità, dalla preghiera, dallo studio e dal lavoro. Questi pensieri prendono forma nelle varie figure dell'altorilievo a destra di chi guarda fino alla metà della parte posteriore del dado. Là, in un gruppo di figure giovanili, sono simboleggiate la ricreazione e lo svago intellettuale. Sulla parete a sinistra del dado è rappresentata l'opera benefica dei missionari. Tra le figure di essi, una emerge levante il Crocifisso sopra un gruppo di selvaggi che guardano estatici alla sacra effigie. Nell'angolo di facciata un Patagone religiosamente chino riceve la benedizione di un vescovo. Il gruppo sovrastante il dado è l'apoteosi dell'opera del grande Apostolo. Sono uomini di varie razze che, redenti alla civiltà cristiana, inneggiano a Maria Ausiliatrice, il santo Ideale cui egli attinse, la forza prodigiosa della sua Fede ». - Ved. n. 11, pag. 1o9.

FREZZOTTI ORIOLO e PIETRO BUFFA, di Roma, han voluto «dare un intonazione di classicismo al monumento... ideato... perchè armonizzasse nell'insieme con l'architettura del Santuario di Maria Ausiliatrice ». Nella base è rappresentato l'omaggio di una multiforme schiera di beneficati, di adolescenti, di adulti, d'ambo i sessi, provenienti da tutto il mondo. Nelle quattro lesene, la Fede, la Carità, la Scienza, il Lavoro, « quattro simboli di quattro virtù che maggiormente cooperarono al trionfo degli alti ideali, seguiti da Don Bosco, che vinsero gli ostacoli non lievi frapposti alla sua opera, dapprima incompresa ». Il gruppo che posa sul basamento, è composto della figura di D. Bosco la quale «seduta sopra un masso, domina tre figure di adolescenti, di cui due, inginocchiati ai lati, sono due selvaggi, rappresentanti le missioni....; il terzo, dietro di Lui, rappresenta un giovane operaio con il corpo curvo in avanti e il viso coperto con la destra», che « vergognandosi della cattiva educazione ricevuta, si rivolge a Lui sicuro d'essere aiutato....» - Ved. n. 13, pag. 109.

GALLIANO LORENZO e P. GUGLIELMINOTTI, di Torino, svolgono il concetto: « l'Altare della redenzione ». « Nel bacio dei due adolescenti si è voluto idealizzare la sintesi dell'opera umanitaria del Ven. D. G. Bosco, la cui figura assiste paternamente allo svolgersi dell'opera sua... Nella cuffia è fatto cenno al trionfo della Croce. Nel bassorilievo che nel piedestallo cinge il monumento sarebbero ricordati i fasti dei Missionarii Salesiani, come, nel sopra zoccolo, man mano verrebbero effigiati i successori del Venerabile ». - Ved. n. 1o, pag. 111.

GALLIZZI INNOCENTE, di Bergamo, offre un alto rilievo: nel mezzo è Don Bosco, alla sua sinistra è illustrato il pensiero « La famiglia e gli uomini lo piangono » e alla destra l'altro pensiero « moralmente più elevato: - La storia e il tempo non lo dimenticano ». - Egli intese « onorare come gli antichi la morte, con un cantico alla vita » perchè coli la morte di D. Bosco « cominciò l'alba rosata del trionfo e dell'eternità colma di gioia e prodigi ». - Ved. n. 9, pag. 111.

GARUFI FRANCESCO, di Palermo, pone D. Bosco, sorretto, dalla Fede, dalla Speranza e dalla Carità, tra la Religione e l'Istruzione. Nel prospetto del basamento « un'allegoria rappresenta il trionfo di Maria Ausiliatrice, di colei che inspirò D. Bosco, e il Trionfo delle opere da lui fondate », « l'omaggio reso al Venerabile Don Bosco dalla gioventù, dai Cooperatori Salesiani, dalla Civiltà, dai Patagoni civilizzati ecc. ». - Ved. n. 13, pag. 111 .

GEROSA LUCA, di Torino, ha inteso esprimere « la vita, l'istituzione e la grandezza di Don Bosco », con sei gruppi rievocanti alcuni fatti della sua vita; e la statua della Carità « che fu lo spirito animatore di tutta la vita e opera » di Lui, e con un gruppo centrale o principale rappresentante la glorificazione del Venerabile « che poggia umilmente sopra il globo terrestre... mentre un angelo con un braccio lo stringe dietro le spalle e con l'altro tien alta su di lui la croce in atto di attirarlo verso di essa ». - Ved. n. 8, pag. 1o5.

GIACOMAsso ALBERTO, di Torino, volle far emergere più di tutto il carattere e la personalità di Don Bosco » e credette necessario « rappresentare un brano della sua vita che dimostrasse come egli visse per il popolo non soltanto predicando ma chinandosi pietosamente e pazientemente ad ascoltare, ad operare, per farsi comprendere dai più semplici e guadagnarsi così la benevolenza e la fiducia universale... Era indispensabile rendere questo ambiente in cui visse e per il quale visse » e quindi era indispensabile « rievocare tutto quell'entusiasmo che visse intorno a Lui, formato dal popolo che gli fece corona » e nella vita e nella morte. « Questa scena è racchiusa fra due gruppi allegorici campeggianti, che rappresentano le due virtù (Fede e Carità), fondamenta della sua grande impresa... « La parte superiore del monumento ha un senso simbolico e piuttosto decorativo, formando una gloria di angeli che glorifichino e premiino il grande benefattore dell'umanità...». - Ved. n. 15, pag. 111.

GIRBAFRANTI ENRICO, di Milano, riproduce il « sogno » fatto da Don Bosco all'età dai 9 ai 10 anni, considerandolo « come la genesi di tutta l'opera del Grande Apostolo, opera che ben può definirsi uno dei fenomeni più imponenti della carità contemporanea! Non vi è chi - osservando la pastorella che avanzandosi nel suo cammino converte gli animali feroci ed inselvatichiti in altrettanti docili agnelli e ingiunge al prete di seguirla - non ravvisi in essa l'emblema della Fede religiosa. Ed Egli che poi si rivelerà quel mistico e grandioso architetto che tutti conosciamo, la segue, semplice prete, pieno di umiltà e di bontà, inconscio della grandezza dei risultati che la Provvidenza prepara al suo zelo ». - Ved. n. 3, pag. 111.

GIRIBALDI MATERNO, di Asti, presenta due bozzetti. In uno « ha voluto rappresentare Don Bosco in piedi nell'atto di parlare al popolo. » Ai due lati si staccano dal basamento due gruppi che rappresentano la Fede e la Pietà « la quale fede e pietà furono il compendio della vita e delle opere di Don Bosco ». Tutto attorno al basamento una teoria di putti rappresenta l'adolescenza da lui preferita e protetta « i quali putti, curvandosi, tendono un nastro sul quale verrebbero incise le date e le opere di di Don Bosco ». - Ved. n. 8, pag. 107.

Nell'altro bozzetto la figura di D. Bosco è in atto di stendere le braccia per raccogliere il popolo sotto la sua ala protettrice. Attorno al basamento sta la olla dei redenti e dei beneficati i quali offrono ai loro benefattore il tributo di riconoscenza. Nella parte posteriore campeggia la fede che fu « la forza unica che spinse Don Bosco a esercitare nel mondo così variate e molteplici forme di carità ». - Ved. n. 11, pag. 107.

GRAZIOSI GIUSEPPE, di Firenze, « simbolezza l'apoteosi della fede e delle opere di Don Bosco. F, rappresentata la figura di Don Bosco stesso non in modo realistico, ma concepito con personalità mistica. Egli porta nella mano sinistra - a guisa di patrono di antiche opere consimili - l'ospizio e la Chiesa, che furono la principale esplicazione del suo ideale e della sua fede, implorando da Dio la benedizione e la protezione su di esse e sull'infanzia rappresentata dal gruppo di fanciulli, che alla sua destra, spinti in alto dalla riconoscenza... gli fanno corona... sorreggendogli in atto umile ed amorevole il manto. Varie figure simboliche si aggruppano intorno alla base del monumento. Le due figure a destra, che colle mani intrecciate innalzano lo stemma dei salesiani, rappresentano l'unione ed il trionfo della Pia Società Salesiana, le due di sinistra che abbracciano e sollevano la croce rappresentano il trionfo della Fede attraverso ogni lotta. Una di tali figure porta i caratteri del patagone elevandosi dallo stato selvaggio, e come attratto dalla visione del calice che la figura posteriore simbolezzante le missioni inalza. Nei varii stemmi e pannelli i motti esplicativi: Euntes docete omnes gentes - In vita sua suffulsit domum, et in diebus suis corroboravit templum - Charitas Christi urget nos... ecc. ». -Ved. n. 12, pag. 107.

HERWAI GIOVANNI, di Budapest, ha voluto scolpire il detto e il fatto evangelico: « Lasciate che i pargoli vengano a me » poichè « la vita di Don Bosco e tutta l'attività della sua vita fu sacrificata a questo pensiero ». La scena del Redentore che accoglie i pargoli è la grande visione che riempie l'anima di D. Bosco immerso in mistica contemplazione. - Ved. n. 14, pag. 1o7.

Kiss CARLO, di Budapest, mosso dal fatto che « D. Bosco spese tutta la sua vita e attività a bene della Chiesa Cattolica » volle ideare » un Monumento in cui grandeggi la Croce. D. Bosco seduto a piè della Croce ha in mano i diplomi di fondazione e gira lo sguardo lontano. Sulla parte davanti della base è un gruppo di giovanetti a significare l'amore di Don Bosco verso i giovanetti (Gesù in mezzo ai piccoli), mentre un altro gruppo rappresenta la misericordia di Don Bosco; e un altro la beneficenza ». - Ved. n. 12, pag. 1o5.

Kiss GIORGIo, di Budapest, ha ritratto in alto Don Bosco « seduto tranquillamente, avendo nella mano sinistra un libro e la penna nell'altra » circondato, a basso, da vari gruppi rappresentanti l'Educazione letteraria e l'Educazione tecnicoprofessionale della gioventù di ogni paese, e le Missioni aperte fra popoli selvaggi ». - Ved. n. 16, pag. 105.

JACOPi ABELE, di Ripa, ha collocato « la figura dì Don Bosco... in alto e seduta in atteggiamento di benevolo invito; mentre le due statue simboleggianti la Fede e la Carità con le mani intrecciate e le braccia tese gli fanno corona. A meglio spiegare il gesto di Lui, ho situato nel sottostante basamento un bassorilievo col Cristo che accoglie e benedice i bambini, e le parole del Cristo incise nella cartella soprastante al bassorilievo (Sinite parvulos venire ad me) e sottostante alla statua di Don Bosco stanno. a dimostrare, insieme alle due figure sopra menzionate, che Egli di Gesù Cristo seguì i precetti con quella carità cristiana che la sua fede incrollabile gli consigliava. L'alto rilievo del fianco destro del monumento ricorda un sogno che egli ebbe in gioventù... e il suo avveramento. Sul dietro del monumento è una grande incudine ed una. ruota dentata, che due giovanetti adornano di un festone d'alloro... a significare l'utile e benefica istituzione delle Scuole d'Arti e Mestieri che insieme all'insegnamento religioso sono gloria principalissima di D. Giovanni Bosco. - Più sotto in bassorilievo un accenno alle Missioni all'estero... Una: serie di pannelli decorativi tagliati torno torno alla, parte superiore del monumento trattano le opere di misericordia....» . -- Ved. n. 12, pag. 109.

JOBBAGY TURI MiKLos, di Budapest, volle esprimere universalmente il lavoro di « D. Bosco, sacerdote, cittadino, educatore e filantropo ». « Il sacerdote edifica sulla fede e fermo su questa base è capace di fare il suo dovere. Così D. Bosco col piede fermo sulla salda base della Croce, trattiene gli uomini dell'irreligiosità, salvandoli dalla rovina, e dalla perdizione... Egli sta eretto come una salda muraglia innanzi alla umanità, cogli occhi rivolti al cielo e le braccia aperte. Don Bosco è il vero simbolo dei doveri di un prete, perciò il monumento esprimendo il lavoro fatto da lui durante tutta la vita è nel medesimo tempo un'apoteosi della potenza della Religione Cattolica ». - Ved. n. 10, pag. 109.

LEONARDI SARO, di Messina, mirando « sopratutto al concetto, che, nella maggior sintesi, racchiude l'opera di Don Bosco » «ha cercato di trovare una massa larga, semplice e ricca nel contempo, con una certa gravità, che rispondesse al carattere di Don Bosco, temperato dalla giocondità della gioventù, da Lui beneficata. Il gruppo principale rappresenta Don Bosco e l'Istituzione Salesiana, la quale raccoglie l'infanzia mondiale abbandonata, guidandola alla virtù... L'altorilievo raffigura alunni e alunne salesiane di tutte le regioni del mondo che, giubilanti, fanno corona al Monumento con festoni di fiori ». - Ved. n. 6, pag. 107.

MARTIN DE LAUREL EUGENIO, di Madrid, pensò di ritrarre « i punti più culminanti della vita di quel grande uomo che fu Don Bosco, con semplicità, fortezza e popolarità » perchè «semplice e forte era il carattere di Don Bosco, e popolari o meglio mondiali furono i suoi fatti ». Don Bosco campeggia in alto fra una schiera di fanciulli che gli presentano un compagno, di fresco arrivato. Di fronte sopra un bassorilievo della fanciullezza di D. Bosco, stanno la Fede, la Speranza e la Carità « elle sostennero e incoraggiarono Don Bosco anche nei momenti e passi più difficili della vita ». Dalla parte opposta in altro basso rilievo alcuni Missionari « nostrano a Don Bosco le conquiste del loro apostolato » e sopra stanno le cinque parti del mondo « riunite e protette per la Religione che come buona madre copre tutti col suo manto » a significare « che alle cinque parti dei mondo Don Bosco ha fatto arrivare la religione e le sue dottrine ». Ai lati il Lavoro e l'Industria, sopra due fontane, sorgenti dal centro del Monumento e digradanti alla base in forma di cascata, perchè « il lavoro è rigenerazione e le sue acque sono la purificazione del genere umano ». - Ved. n. 15, pag. 1o7.

MICHELETTI Guido, di Roma, pone Don Bosco seduto, mentre gli « fanno corona la Religione, il Pentimento confortato dalla preghiera, l'Amor del Prossimo, la Riconoscenza, a ricordare l'opera da lui compiuta ». « Quattro avancorpi stanno sulla base del piedestallo e su ciascuno di essi poggia una statua a significare le virtù con le quali egli potè raggiungere il suo scopo, cioè la Fede, l'Ingegno, l'Inspirazione, la Sapienza. Agli angoli della base sono otto tondi nei quali sono raffigurati i momenti più salienti della sua vita ». - Ved. n. 7, pag. 107.

MONTI MICHELANGELO, di Torino, parte dal concetto che la Fede, la Speranza e la Carità furono « le basi dell'opera grandiosa e della vita » di D. Bosco, « spesa per il bene dell'umanità »; quindi collocò la statua di Lui « nel mezzo del monumento, seduto in atto di uomo che pensi allo sviluppo della sua opera» e sottopose « un gruppo di putti, come simbolo del bene che la gioventù ha voluto e vuole al suo Padre ed Apostolo ». Ai lati sta il gruppo della Speranza e della Carità e, dietro, quello della Fede « simboleggiata in un missionario che regge una gran Croce, alla quale si prostrano tutti i popoli redenti. » - Ved. n. 6, pag. 111.

ORIGO CLEMENTE, di Firenze, con GIUSEPPE P. BoNI di Milano, offre « nei due grandi bassorilievi posti sul davanti del monumento due episodi meglio adatti a significare il grande amore per l'educazione del prossimo e specialmente per gli umili adolescenti... Sovra il piedestallo centrale - il nucleo maggiore del monumento - siede l'Apostolo attorniato da fanciulli che nelle diverse movenze ed atteggiamenti mostrano chiara la gratitudine. Ed è in questo gruppo la significazione del motto « Sinite parvulos venire ad me ». A motivo terminale del monumento nei due pilastri di rinfianco e sul loro davanti sono in bassorilievo le figure allegoriche del Vangelo e della Carità. La facciata posteriore è interessata, nel mezzo, da una statua simboleggiante la Religione, conforto ad ogni umano dolore. Sovrasta ad essa l'effigie della madre di Don Bosco, opportunamente incastonata nel motivo finale del piedestallo. Si volle studiatamente ricordare in forma tangibile Colei che tanto grande importanza ebbe nella vita dell'Apostolo, colei che prima ne diresse gli incerti passi, ne capì e coltivò le aspirazioni, lo sorresse e l'incoraggiò nei difficili momenti. In corrispondenza ai due bassorillievi della facciata due grandi targhe sulle quali incidere i nomi e le note de' singoli illustri o benemeriti che contribuirono in qualche modo all'erezione del monumento, quasi che a ciascuna pietra fosse affidato l'incarico di. custodirne e mostrarne ne' secoli il ricordo. Ogni targa sarà sormontata da uno stemma. La prima avrà quello di Castelnuovo d'Asti ove egli ebbe la nascita, ed i pendoni che l'adornano saranno di spine, a dirne i difficili primordi. L'altra, quella di Torino, ove « trasformò suolo ed anima, fondò la madrepatria delle genti sue, inviò poi mondo le sue colonie e dette ad esse il punto di perpetuo convegno » ed i pendoni saranno di rose ». - Ved. n. 11, pag. 1o5.

ORONZIO COSENTINO, di New York, attorno alla base di una piramide ottagonale dispone quattro episodi della vita di D. Bosco in bassorilievo e su ognuno degli angoli le statue della Fede, della Carità, della Scuola, del Lavoro « simboli molteplici dell'Opera cristiana e civile ». Al sommo è il Venerabile « in atto di proteggere un giovanetto che si accosta a lui nella fede dell'umile verso il suo benefattore » mentre « un angelo protende ginocchione ai pie' del Venerabile la palma dei vittoriosi. La palma e l'alloro, foggiati in corone ricorrono nella base come motivo ornamentale. In alto il motto: Da mihi animas, caetera tolle ». - Ved. n. 7, pag. 111 .

ENRICO PACCIANI, di Genova, sopra un piedestallo di granito, ha posto « la figura di Don Bosco coronata da un gruppo di popolo redento e beneficato dalla sua opera umanitaria, dimostrando in forma allegorica l'opera a cui ambiva: La redenzione dell'umanità. Comprendendo che tale idea non potea essere sentita fortemente se il Grande Apostolo non avesse avuto una salda Fede, ho rappresentato sul piedestallo la figura della Carità, coronata dalla statua della Fede sul davanti del monumento; dietro, la statua che simbolezza la Fede propagata attraverso il mondo. Non volendo trascurare il sentimento pedagogico, altamente sentito in lui, ho voluto che la statua dell'Educazione e della Beneficenza facessero parte nello svolgimento del bozzetto. Coronano il piedestallo i medaglioni coi ritratti dei suoi Collaboratori ».-Ved. n. 2, pag. 1o5.

PASSAGLIA GIULIO, di Firenze, ha ideato il suo bozzetto da questi pensieri: « Pose le basi dell'edificio che mai più grande si possa alzare al bene e vide la felicità solo nel Lavoro e nella Fede - stese la mano benigno là dove ancora non era giunta la civiltà e apportò luce e prosperità e nel suo cuore comprese tutta una umanità ignara della Virtù: - e pensò doversi molto attendere dai giovani cuori e dalle giovani menti per una rigenerazione futura. - Sinite parvulos venire ad me e i fanciulli accorsero a Lui nel bacio delle madri che fu la sanzione più pura per l'opera buona - e parve impossibile un cuore contenere tanta gioia e alimentare tante anime. - Nelle corone d'olivo: Fece conoscere le gioie del lavoro; E insegnò ad aver la fede; Stese la mano ai men fortunati; Ebbe un unico proposito, il bene. Nell'iscrizione : A Don Giovanni Bosco la riconoscenza di tutti. - Il carattere umile e semplice di Don Bosco e l'indole del monumento, mi hanno indotto a far trionfare, più che l'immagine, l'Opera di Lui. Ho voluto che l'architettura la compendiasse: il Tempio al bene,-che la scultura la dividesse nelle due linee principali coi gruppi: Educazione e Lavoro, dividendo così l'opera feconda: 1) pedagogica e religiosa; 2) umanitaria e civile; - che al centro si svolgesse il momento più puro delle idealità di Don Bosco: Salvare la Gioventú ; - nelle corone di olivo le quattro Virtù principali: nel fregio posteriore di putti, l'inno di riconoscenza di un'infanzia che non tramonta ma che si rinnova e attende; che l'architettura avesse un carattere solido, deciso, come nella mente Egli intravvide l'opera propria ». - Ved. n. 2, pag. 107.

PANZINI ENRICO, di Rimini, vuole alla sommità del monumento « Don Bosco, col volto dall'eterno sorriso e dall'occhio che si perde nella formazione di quel sogno verso il quale ha camminato » - nell'alto rilievo di fronte « il Nazzareno incarnando così la più bella figura dell'umanità e svolgendo il motto: Sinite parvulos venire ad me»; posteriormente « la concretazione del Sogno fatto dal Venerabile ancor fanciullo » che « è uno dei passi più importanti della sua vita » e « come faro della sua esistenza »; superiormente, quasi a legare questi altorilievi, stanno agli angoli quattro croci, a rappresentare come la Religione Cattolica incatena tutto il mondo; e nel basamento quattro statue sedute: la Carità che abbraccia due fanciulli di diverse razze, la Speranza, la Fede e l'Istruzione. - Ved. n. 3, pag. 107.

PIANA QUINTINO, di Buenos Aires, rappresenta « Don Bosco come educatore della gioventù », che « in atteggiamento nobile di Maestro, con la sinistra si appoggia ad un giovanetto, mentre con la destra in un gesto dignitoso pare che spieghi meglio il suo pensiero. Ai suoi piedi, e attorno ad un basamento centrale, sopra un piano inclinato, una specie di prato pieno di fiori, una turba di ragazzi, un'apoteosi della gioventù: i più vicini a Don Bosco attentamente lo ascoltano, altri danzano in segno di allegria, altri raccolgono fiori, due si abbracciano per indicare l'affratellamento della gioventù per mezzo dell'opera di D. Bosco, infine due stanno adornando con festoni lo stemma salesiano come segnale di gratitudine, e questo forma la facciata posteriore del Monumento. Sotto questo gruppo scultorico, si svolge tutto all'intorno della base, senza nessuna interruzione, un altorilievo » esprimente « l'opera di Don Bosco nelle molteplici sue manifestazioni: opera pedagogica, civile, sociale e religiosa. In alto, dal centro si eleva un basamento che forma piedestallo all'allegoria finale. Un albero, una palma rigogliosa di rami, nelle sue quattro facce porta una croce: simbolo dell'opera di D. Bosco e dei suoi figli, opera omai ramificata in tutto il mondo, e che porta scolpito il segno della Fede e della Civiltà cristiana ». -Ved. n. 17, pag. 111.

Pozzi TANCREDI, di Torino, ha svolto questo concetto: - « I quattro continenti civilizzati in nome di Maria Ausiliatrice sostengono l'opera mondiale di D. Bosco ». - Ved. n. 7, pag. 109.

RIVA GIOVANNI, di Torino, ha « inteso figurare l'opera di Don Giovanni Bosco partendo dalla croce, simbolo perenne del Cristianesimo. Come Egli si servì della fede per redimere e aiutare l'umanità, così nella sua grandezza la Croce schematicamente forma la base fondamentale del monumento. In atto di sublime ispirazione campeggia la nobile figura del Grande Apostolo, che stende la sua protezione verso la sofferente umanità e ci ricorda quanto bene e quanta cooperazione abbia prestato al progresso del cristianesimo e della Civiltà. Attorno a Lui si ergono nei tre gruppi le forme figurative della sua opera, dove la cosmopolica folla sofferente facendo corona alla croce viene a Lui supplicante per essere redenta » - Ved. n. 2, pag. 111.

ROLLO NICOLò, di Bari, raffigura Don Bosco «vecchio e stanco; la sua grande idea già trionfa in tutto l'universo, i neofiti, i ricoverati aumentano sempre a testimoniare la suprema vittoria, ma Egli lì, instancabile, aiuta, istruisce, ama, conforta, innalza, inconscio della sua gloria immortale ». Nei due gruppi laterali simboleggia « le sventure umane donde, mancando il soccorso, hanno origine le depravazioni..., Il gruppo collocato nella facciata posteriore allegoricamente illustra la missione spedita fra i lebbrosi... L'idea vittoriosa è il tema svolto con la figura alata che s'erge nella parte centrale del monumento. Sulla sommità i diversi tipi di razze umane dicono della prodigiosa espansione dell'Opera Salesiana ». - Ved. n. I, pag. 111.

RossELLINI ZULIMO, di Firenze, nei bassorilievi ornanti l'ampia base del monumento riassume « per sommi capi l'opera religiosa, umanitaria e pedagogica del Venerabile... I bassorilievi sono stretti da otto pilastri sui quali sono scolpite le virtù teologali e cardinali » e l'umiltà, e volendo significare i principali capisaldi o meglio la base fondamentale, da cui il Venerabile potè assurgere a tanta altezza d'animo... Nel bassorilievo di destra sono raffigurate le anime che appena nate sono tentate dai geni del male, raffigurati nei serpenti contorti. Queste anime sono amorevolmente prese dagli angioli custodi che le recano al Venerabile per l'educazione religiosa, mentre l'Arcangelo divino sopra il sacro cavallo abbatte i serpenti proteggendo così le anime da essi insidiate. Nel bassorilievo di sinistra è rappresentato D. Bosco, in atto di accogliere le anime che gli vengono recate e che egli penserà a salvare educandole con la santa religione cristiana... Tra i due bassirilievi è rappresentata entro un ampio serto di rose « Mamma Margherita » « che tanta importanza ebbe nell'opera umanitaria del Venerabile Figlio ». Gli altri « bassorilievi rappresentano il Lavoro sintetizzato nell'opre de' campi... il Venerabile ed il suo miracoloso sogno, ossia l'apparizione in sogno della chiesa di Maria Ausiliatrice... la posa della prima pietra... i missionari che predicano la parola di Dio... i selvaggi che dopo l'educazione spirituale ricevono Dio nella specie del Pane. Don Giovanni Bosco è seduto in alto in atto di accogliere i giovanetti orfani e bisognosi dell'educazione religiosa... protetto dall'Angelo della carità divina che s'alza aulente di purità divina da una folta selva di figli... Dietro l'angelo della carità, l'Angelo Custode sta per spiegare le sue ali vastissime onde recare in cielo la pura anima di una vergine educata e istradata nel regno dei buoni da' grandi e santi principi del grande Umanitario... » - Ved. n. 3, pag. 105.

RUBINO EDOARDO, di Torino, rappresenta questo concetto: « Il trionfo di D. Bosco e dell'Opera Salesiana fra le genti. E l'omaggio di popoli di diverse razze, rappresentate da figure di Patagoni, Africani, Indiani ecc.... è l'omaggio della gioventù studiosa e laboriosa, è l'omaggio della madre dell'operaio , è tutta una espressione d'affetto e di riconoscenza che si raccoglie ai piedi di Don Bosco e attorno al crociato labaro della Fede. Lo portano i Missionari e lo sollevano fra una gloria di figure spirituali che sorreggono i ceri accesi, simbolo dell'idea che è luce di fede, di carità, di amore ». -Ved. n. 4, pag. 109.

RuscoNi ULDERICO , di Milano, ha inteso « svolgere l'Opera di D. Bosco in favore di fanciulli traviati, degli emigranti e dei selvaggi; il tutto per la gloria e per l'esaltazione della Fede, simboleggiata dai giovani che sollevano, adorando, la Croce, simbolo di Redenzione e di Fede ». - Ved. n. 9, pag. 107.

SALA ELIA, di Milano, e l'architetto MARIO PIERI MERLI « data la figura eminentemente popolare di Don Bosco e la sua opera benefica» hanno « valuto rappresentare con una scena veridica della di lui vita l'apoteosi di questa benefica esistenza, che ha sparso tanto amore e virtù e richezze, là, dove regnava ignoranza, vizio e miseria. E miglior argomento (essi dicono) non potevamo avere del popolo riconoscente che acclama e benedice il sua benefattore! Così gli operai, che per lui ebbero, pane e lavoro; le madri, che per lui videro crescere educati e istruiti i figli; e i popoli barbari, che per lui godettero i primi benefici della civiltà e abbandonarono le loro false religioni, formano una viva, ed espressiva corona intorno alla figura di Don Bosco il quale sta sorridente e felice in mezzo a loro. ancora in atto di confortare e aiutare i bisognosi, predicando le sue buone dottrine... La figura di Don Bosco emerge, quasi sorgendo in trionfo dal suo popolo ». Nella parte architettonica più elevata, è svolto il motivo simbolico della conquista della felicità col lavoro, l'abbondanza e il benessere; della redenzione dell'uomo e della sua ascensione verso la virtù e la perfezione morale ». Ai lati le figure simboliche dell'Europa e dell'America, ove l'Opera di D. Bosco ha raggiunto il sua arassimo sviluppo. - Ved. n. 13, Pag. 107.

SASSI FRANCESCO, di Torino, vuole « porre in tutta evidenza il personaggio, al quale il monumento è dedicato, attorniandolo di quei simboli ed attributi che valgono a dare evidente concetto, della sua grandezza e delle edificanti opere da lui: composte... Sopra una gradinata movimentata. con robusti dadi in granito poggia il dado o basamento principale; attorno al quale vennero distribuiti due gruppi e dei altorilievi in bronzo... Nel, primo gruppo, sul davanti, le tre virtù teologali, Fede, Speranza, Carità, inspiratrici delle opere da, lui compiute, sono simboleggiate sulla prua di una barca; per significare che l'opera sua attraversando gli oceani, si è sparsa in tutto il mondo apportatrice di religione e di civiltà.. Primeggia la Fede, alto elevando il sacro Simbolo Eucaristico, che conce vessillo è guida e forza ai credenti. Ed: a meglio significare elle l'Opera di Don Bosco si è sempre esplicata sotto la protezione della SS. Vergine, venne posta sulla prua della barca stessa, quasi tempietto, la statuetta della SS. Vergine Maria Ausiliatrice, alla quale particolarmente egli volle dedicate le opere sue immortali. Nell'alto rilievo di destra venne figurato il Lavoro e più particolarmente l'Agricoltura... L'altorilievo di sinistra, la Filantropia... Nella facciata posteriore del basamento trovasi il secondo gruppo rappresentante l'Istruzione per ricordare l'immensa opera di civiltà compiuta portando in ogni parte del globo la favilla del vero, la luce della sana istru-zione... Sul basamento si ergono cinque figure rappresentanti le parti del mondo, fra di loro raggruppate e sorreggenti la statua di Don Bosco, portandola come in trionfo ». - Ved. n. 16, pag. 1o5.

La SOCIETÀ CATTOLICA PER L'INDUSTRIA MARMIFERA di Seravezza, presso Carrara : « Fare un mo numento a Don Bosco, dice, è cosa ardua perchè l'uomo è eminentemente grande verso l'umanità intera. Lo scultore nell'idearlo ha tenuto conto di tutta l'opera del grande benefattore e simboleggiando i diversi punti culminanti della vita sua ha creduto bene eternarne in tal modo il nome che rifulge come stella purissima. Una grande base si eleva da una pianta sviluppata e terminante in piramide alla cui estremità, come degno capitello, trionfa un colossale gruppo rappresentante Don Bosco che pensa alla sua grande opera, accompagnato da due grandi figure rappresentanti- La Carità e la Fede, virtù che l'ebbero sempre costantemente unito. Attorno alla piramide tronca, diviso in quattro quadri, sono simboleggiati in alto rilievo, nella facciata le Missioni e la protezione delle Emigrazioni; ai due lati, sinistro -e destro, l'Arte e l'Industria; alla parte posteriore l'Agricoltura e il Commercio; compendio dell'Opera di Don Bosco, che coll'Oratorio, creato da lui stesso, ha sviluppato tutto ciò che dà vita sia morale che materiale all'umanità. Altre decorazioni ornano la base con semplicità e ricchezza ». - Ved. n. 8, pag. 1o9.

Nel bozzetto di STAGLIANO ARTURO di Torino « la figura del ven. D. Bosco, Apostolo di carità, sta come assorta nelle parole che un angiolo (simbolo del suggerimento divino al bene) gli sussurra piamente. Nella parte centrale del gruppo alcuni bimbi raccolgono i frutti che la Munificenza, allegoricamente rappresentata, lascia a piene mani cadere a sè intorno. A destra il gruppo delle due figure : l'una in attitudine di conforto verso l'altra protesa nel dolore, significa sensibilmente la Pietà: a sinistra l'uomo prostrato è la Riconoscenza delle selvagge popolazioni cui l'opera infaticabile dell'Apostolo recò luce di civiltà e di fede. La Fede dominando tutto il monumento vigila dall'alto della granitica colonna massiccia tenendo sulle ginocchia ieraticamente aperto il vangelo. A fianco del basamento arde una lampada sacra, immagine del fuoco e della luce della religione di Cristo». - Ved. n. 10, pag. 1o5.

TITTA ARMANDO, di Firenze, nel gruppo principale ha immaginato don Bosco « in mezzo a due supremi caposaldi dell'opera sua. Alla sua destra trae seco il giovanetto, liberandolo dallo spettro della tentazione malvagia onde condurlo sulla via della salvezza, suggeritagli da Dio con l'educazione, la fede e il lavoro. Alla sua sinistra il giovane cosciente per virtù divina ha vinto Satana. Il gruppo sorge sopra un basamento derivato dalla forma del sarcofago, coane simbolo di eternità, ed ha nella fronte incastrata la croce, nella quale è scolpita la testa di Cristo simbolo di apostolato... Le facce del basamento sono decorate da bassorilievi allegorici commentati da relativi motti latini; nella parte posteriore il motto latino dello stemma Salesiano ; nello zoccolo del basamento alcuni bassorilievi in bronzo illustrano gli episodi dell'opera e della vita di Don Bosco....» - Ved. n. 3, pag. 109.

VESPIGNANI ERNESTO, di Buenos Aires, su di un basamento quadrilatero, scaglionato a piramide, « svolge un assieme di figure ad alto rilievo, con alcune intieramente distaccate, attorno ad un poderoso piedestallo... In avanti sulla piattaforma, protesa e sorretta da colonnette, si erge la figura simpatica di D. Bosco nel suo consueto vestire, nel suo semplice aspetto gioviale e buono, fiancheggiato da due ragazzi, uno dei quali facilmente si vede rappresentare il tipo morigerato dello studente e nel più piccolo, irrequieto, si indovina il biricchino piazzaiuolo che interviene all'oratorio festivo. Dietro di questo gruppo uno stuolo di ragazzi e ragazze si accalcano per raggiungere Don Bosco Sopra, nella cartella, si legge il testo: Venite Filii, audite me. Ps. 13. - Fiancheggiano lo stuolo due figure: alla destra di D. Bosco un sacerdote, in cui si vuole rappresentare la persona umile ed ascetica di D. Rua, il salesiano che meglio seppe ricopiare gli esempi del padre, il quale dolcemente spinge i giovani verso D. Bosco; in uno di questi, per gli utensili che reca, si riconosce l'artigiano. Dall'altro lato, simmetricamente, una suora sta istruendo una ragazzina che con un mazzo di fiori in mano si avanza verso D. Bosco... In questa suora vuolsi personificare l'Istituzione delle Figlie di Maria Ausiliatrice sotto le sembianze di suor Maria Mazzarello, che coadiuvò D. Bosco nella fondazione di questo Istituto... Dietro D. Rua, sono rappresentate le Missioni coll'istruzione dei poveri selvaggi... Dall'altro lato l'Educazione, che incomincia dalla prima infanzia affidata alle suddette suore , si collega alla Cooperazione, raffigurata in una nobile matrona che affida un'orfanella... Nella facciata posteriore un gentiluomo benefattore che, raccolto un povero orfanello, lo consegna al maestro d'arte perchè sia educato ed avviato a un mestiere Presentasi quest'opera ancor meglio spiegata in in tre riquadri a frontispizio triangolare che si distaccano in basso dal basamento predetto...: la Scuola, e propriamente la serale, di cui D. Bosco fu il promotore... l'Oratorio festivo che fu il mezzo popolarizzato da lui per attirare la gioventù, e istruirla nei primi suoi doveri... le Missioni con quella scena commovente dell'addio di D. Bosco ai primi suoi dieci figli che partivano, con a capo D. Giovanni Cagliero, per le terre americane... ». Fra il gruppo figurativo sorge « il grande piedestallo coronato dalla figura allegorica destinata a sintetizzare l'Opera magnanima di D. Bosco... » - Ved n. 9, pag. 105.

VETTER J., di Lucerna, eleva D. Bosco «nel momento in cui insegna ad un fanciullo che l'amor di Dio e il lavoro rendono l'uomo un membro utile della società civile. » Attorno l'alto piedestallo sono due gruppi e due bassorilievi rappresentanti le virtù principali di Don Bosco. - Ved. n. 4 Pag. 107.

VIGNA STEFANO, di Torino, ha voluto rappresentare « sia la sintesi dello spirito di D. Bosco, come i tratti fondamentali della complessa opera sua, in quattro figure allegoriche poste agli angoli del monumento ed in quattro fatti concreti raffigurati nei bassorilievi. Al disopra di tutto si eleva la figura di Don Bosco seduto nella posa sua famigliare, che dall'atteggiamento, dalla fisonomia e dallo sguardo appare riandare nel pensiero le finalità dell'opera sua. Verso di lui guardano e sembrano sollevarsi i quattro personaggi dei gruppi d'angolo » i quali rappresentano la Fede, la Purità, il Lavoro, l'Istruzione. I quattro bassorilievi rappresentano quattro date memorande nelle opere di D. Bosco. - Ved. n. 13, pag. 105.

XIMENES ETTORE, di Roma: «Ho creduto sempre superfluo - dice - la spiegazione di un'opera d'arte, la cui forma plastica dovrebbe dire chiaramente a chi guarda, e senza interpreti, quel che significa, quel che rappresenta. Don Bosco fu padre, educatore e benefattore di un popolo di fanciulli. Circondarlo dai suoi giovanetti operosi e lavoratori, che lo benedicono e lo benediranno per il bene loro fatto, è il miglior mezzo per rappresentarlo. Mamma Margherita è fra mezzo ai bimbi, angelo custode, ispiratrice delle azioni del figlio. La fede è principio di vita; Il fine della vita è la carità; questi motti tratti dall'Epistole di S. Ignazio martire, sintetizzano l'opera e l'apostolato di Don Bosco; il quale partendo dalla Fede arriva all'apogeo della Carità evangelica. Or io ho materiato questi motti in due figure della Fede e della Carità. » - Ved. n. 2, pag. 1o9.

« Basta aver visto una sol volta un ritratto di D. Bosco -così ZACCAGNINI RAFFAELE, di Roma, - per convincersi della modestia e della santità dell'uomo; se poi si scorrono le pagine che narrano i grandi meriti di lui e ciò che ha fatto per la gioventù, ricercando donde gli sia derivata la forza che gli consentì tanta benefica potenza, noi troviamo la la Madonna, troviamo Maria Ausiliatrice che lo guida in terra, che lo incorona in cielo. Maria Ausiliatrice è stata dunque il punto di partenza della mia concezione pel monumento... così come fu per Don Bosco il segnacolo, la guida della sua vita. Ecco perchè ho posto Maria Ausiliatrice sopra la figura mite di D. Bosco, che umile, riboccante di gioia, per tanta sublime protezione, riceve cogli omaggi della gioventù, dalla Madonna, per suo mezzo beneficata, quelli delle popolazioni barbare conquistate alla cattolica civiltà dagli apostoli salesiani... L'altorilievo che si svolge attorno al gruppo principale rappresenta dal lato, ove è il mosaico della Fede, la Preghiera, sempre necessaria nelle quattro età dell'uomo; dal lato ove è il mosaico della Speranza, è rappresentato il Lavoro, dei campi, dell'officina, dello studio; nella parte posteriore ove è il mosaico della Carità, è raffigurata la Società dei Cooperatori Salesiani, sempre pronta a lenire le umane calamità ». - Ved. n. 7, pag. 105.

Nel bozzetto di ZoccHI CESARE di Torino « sopra un ampio basamento, a croce, è disposto l'insieme del monumento col proposito di dare nel modo più evidente e più immediato l'idea della personalità di D. Bosco e della grande opera religioso-umanitaria che egli ebbe la sorte di concepire e di vedere attuata... Isolata in avanti, su parte principale del basamento, la figura di D. Bosco, in contemplazione della visione mentale di quel maggior trionfo del Cristianesimo che, per mezzo dell'Opera Salesiana, fu lo scopo della sua vita, mentre, sulle tre pareti del dado del piedestallo di D. Bosco stanno, a completare il significato della sua figura in avanti, il bassorilievo che rappresenta la di lui madre, confortatrice fidente, contro ogni ostacolo, in tanto impegno, e ai lati, i ritratti in bassorilievo dei due principali continuatori di D. Bosco. Lateralmente e a destra di chi guarda, sta il gruppo dei Missionari, i quali conducono all'Opera Salesiana i selvaggi e i semibarbari convertiti al Cristianesimo, - indi il gruppo dei giovani artieri simboleggianti il Lavoro, cui la Provvidenza, collaboratrice instancabile, promette il compenso dei mezzi materiali necessari a tanta impresa, - mentre a sinistra è figurata l'Istruzione religiosa recata dai Salesiani tanto alle più derelitte popolazioni della nostra Europa, come a quelle rimaste ignare nelle terre lontane. Nel centro della parte posteriore del monumento, la figura dell'Umanità o Carità, al cui significato di zelante cura e protezione del prossimo infelice concorrono altri due gruppi laterali, l'uno rappresentante l'assistenza dei Salesiani (Religiosi e Suore) nei casi di infermità e di infortunii; l'altro l'Istruzione primaria impartita all'infanzia e all'adolescenza, là dove ogni elemento di incivilimento e di religiosità viene a mancare, sia presso di noi come in altri Continenti. Nel centro del monumento, a simbolo della Cattolicità, cioè universalità dell'opera di D. Bosco, il globo terracqueo, prossimo ormai ad essere tutto quanto visitato dalla sua propaganda di redenzione, e, a prova di tale estesa azione, fasciato da una serie di stemmi delle tante città e dei tanti stati e regioni ove l'autorità spirituale dell'opera di Don Bosco è giunta e vince - mentre dominano il Globo una gran Croce e la figura della Madonna ispiratrice e tutelare ». - Ved. n. 15, pag. 105

Il Cinquantenario dei I° collegio Salesiano.

Nel 1863 l'Opera di D. Bosco ebbe la sua prima espansione fuori di Torino colla fondazione del « Piccolo Seminario » o « Collegio S. Carlo, in Mirabello Monferrato, che nel 1870 venne trasferito a Borgo S. Martino. Si compiono pertanto cinquant'anni dall'apertura del 1° Collegio Salesiano, e la data memoranda verrà degnamente solennizzata l'ultima domenica di questo mese, 27 aprile, e il lunedì seguente.

Tutti gli ex-allievi del Collegio di Borgo S. Martino, che non avessero ricevuto dal Comitato Promotore l'annunzio e il programma degli accennati festeggiamenti sono pregati di farne domanda, anche con semplice carta di visita, alla Direzione del Collegio medesimo.

TRA GLI EMIGRATI

STATI UNITI N.-A. Il bene che fa un Segretariato, Il nostro Confratello Eugenio Tedeschi addetta al Segretariato della nostra Parrocchia della Trasfigurazione a New York, ci scrive:

New York, 31 dicembre 1912, l'ultima sera del 1912 e sembra giusto che mi arresti un poco a riguardare il cammino percorso dal nostro Segretariato durante l'anno che sta per finire. Apro il mio registro e l'ultimo caso segnatovi porta il numero 1440... E un povero connazionale di Caltanisetta, un caso pietoso di rimpatrio... ha una bambina di tre mesi e la giovine sposa ammalata di tubercolosi. È da molto che non lavora e quindi nella più squallida miseria. Lo raccomando alla cortesia del Console, gli do qualche aiuto e il pover'uomo si allontana piangendo.

Pochi giorni fa chiamai una vedova madre da un paese dello Stato di New jersey. Erano due anni che la sua unica figlia era stata chiusa dalla polizia in un Istituto Cattolico per le figlie pericolanti. Alla madre non fu mai concesso di rivederla. Venne a trovarmi alcun tempo fa e io le promisi di ottenerle il permesso: e difatti dopo lunghe pratiche il permesso venne. Ma quando la povera donna mi capitò innanzi, non la riconoscevo più: « Che cosa vi è successo? voi siete ammalata ». « Eh! Sig. Segretario, io mi sento morire. Se sapesse quante volte sono andata lassù al Collegio dove c'è mia figlia! Sapevo che era inutile domandare di vederla; ed io mi contentavo di girare attorno attorno, su e giù, sempre cogli occhi fissi alle finestre; il mio cuore sembrava volesse balzare là entro... speravo che mia figlia si affacciasse e io potessi vederla; ma fui sempre delusa. Veniva la notte ed io me ne ritornava a casa, sola e piangendo... Se sapesse quanto ho sofferto! Ed ora ha qualche buona nuova da darmi? » Realmente io esitava: « Sì, sì, dissi; vi farò due righe e domani mattina andrete a vedere vostra figlia ». La donna mi guardò fisso; i suoi occhi a poco a poco si dilatarono come scossi da una crisi nervosa... due grosse lagrime tremolarono e caddero, chinò la testa in seno e singhiozzò disperatamente... Io scrissi in fretta due righe e gliele diedi, Essa le chiuse in seno: « Sig. Segretario, Lei mi ridona la vita... Rivedrò mia figlia domani? Io starò bene come non lo fui mai in vita mia: grazie » e partì.

Giusto un mese fa un brav'uomo dell'Alta Italia fu messo in prigione perchè colto dalla Polizia a vendere birra senza permesso. Trovato colpevole fu condannato ad un mese di prigione ed a 200 dollari di multa. Nessuno poteva levargli la prigione e la multa non la poteva soddisfare. La moglie ed i parenti vennero da me pregandomi d'interessarmi del caso. Fatte le debite indagini lo raccomandai alla clemenza del Giudice ed il nostro protetto uscì senza pagare un soldo...

Un bel caso fu quello di un connazionale che venne in ufficio con certe minacce che volevano, dire: « O cessi di interessarti degli affari miei o ti farò un brutto tiro ». Ciò era proprio quello che ci voleva per farmi intendere che aveva un dovere da compiere: quindi mi misi a ridere e gli dissi che gli sarebbe mancato il tempo per mettere in esecuzione il suo progetto, anzi poteva farlo arrestare right away dal poliziotto che era di guardia all'angolo del Quartiere Chinese... Se ne andò. Era un pezzo d'uomo alto, robusto, con un'orecchia mozza in una rissa in cui freddò un uomo e si buscò vent'anni di prigione. Sbarcò a New York illegalmente, perchè i criminali non sono ammessi ed andò ad abitare con una sorella maritata. Spirito irrequieto, attaccabrighe, fu la disperazione del genero, ed infine seppe così bene armeggiare colla sorella da indurla a piantar figli e marito ed andarsene con lui a Jersey City. Perchè? Per vendicarsi del genero che non lo lasciava comandare in casa a suo talento. Questi abitava vicino a noi, quindi gli fu suggerito di venire dal Segretariato. Ricordo bene l'impressione che mi fece: Aveva con sè cinque figli, la più grande di 8 anni e l'ultimo di tre mesi che portava malamente in braccio. Due altre donne che lo accompagnavano per fare testimonianza, compivano la miserabile scena. Cappi subito di che si trattava e lo congedai. Scrissi alla moglie che non rispose. Venne invece il fratello, e, come dissi di sopra, ci lasciammo dopo averci gettato il guanto di sfida. La mia risoluzione era presa: farlo trasportare al Brasile donde era venuto, con la proibizione di mai più metter piede negli Stati Uniti, sotto pena del carcere. Scrissi un rapporto del caso al Commissioner of Immigration e pregai il Padre Moretto della San Raffaele di presentarlo e dare a voce le necessarie spiegazioni, e un mese dopo il galantuomo faceva vela verso il Sud...

Ogni sabato sera viene a trovarmi una piccola donna, dal viso pallido e scarno, dimessa nel vestire, tutta avvolta in uno scialle nero. È una povera greca, nata a Sparta, sposatasi a un italiano che la condusse a New York e qui la abbandonò con tre piccoli figli. Per vivere dovette cercar lavoro ad una fattoria, lasciando i due piccoli in cura ad Emilia, la figlia maggiore che contava sette anni. Prese a pigione una stanzuccia di un rear house in Elizabeth St. e così tirava avanti dolorando come una martire. Siccome amici non ne aveva nè si curava di farne, i vicini che udivano spesso i tre bambini urlare nella stanzuccia, si insospettirono che là entro ci dovesse essere un qualche mistero e ne avvertirono una Nurse di un'Associazione di Carità. Essa trovò le cose molto mal condotte: casa sudicia, i piccini mezzo abbrutiti e con una malattia agli occhi di carattere infettivo. Occorreva un pronto rimedio e la signorina americana ne prese uno che io, in sua presenza, chiamai brutale... Erano le otto di sera; una ambulanza si fermò alla porta di strada, ne scesero due poliziotti. La signorina li apettava e li guidò alla stanzuccia; un robusto urtone fece saltare la serratura; la madre ed i bimbi trasalirono e si rifugiarono in un canto. I poliziotti si avanzarono, presero i piccini trascinandoli via. La madre comprese, si slanciò come una belva urlando parole incomprensibili, e tentando di riprendere i suoi figliuoli, quando un potente calcio la distese al suolo, dove rimase inconscia e come morta. Quando i vicini accorsero, la carrozza era già scomparsa e dei bambini nessuna nuova. La povera donna assalita da una febbre gagliarda, stette tre giorni delirando e chiamando tra i singhiozzi i nomi dei suoi figli rapiti. Superata la crisi, cominciò la via dolorosa della ricerca. Chiusa nel suo nero scialle si presentava alle diverse Istituzioni dove sono raccolti i bambini, ma, non sapendo parlare l'inglese e solo qualche parola in italiano, veniva rimandata con segni che volevano dire: « Noi non capiamo nulla ». Come ultima risorsa, una buona vecchia della Parrocchia la condusse al nostro Segretariato... Erano verso le 8 di sera: « Ebbene che c'è di nuovo? Che cosa ha questa donna? » « Eh! sig. Segretario! Managgia l'America! le hanno portato via i bambini». « Chi? » «Mah, chi lo sa? » Io terrei che fosse un colpo della Mano Nera e tentai di far parlare la madre; ma le uniche parole che disse, furono: « Mi greca, mi cristiana, mi voler bene a Gesù Cristo...» Per caso aveva in ufficio alcuni ragazzi del Club e li mandai ad investigare il caso dai vicini. Capii che si trattava di un caso in cui il Board of Health doveva aver avuto mano, e congedai le due donne, dicendo, loro di ritornare fra tre giorni. I bambini erano stati ricoverati al Metropolitan Hospital. Ottenni i passi e annunciai alla madre di tenersi pronta per la domenica seguente che io stesso l'avrei accompagnata. La mia penna è impotente a descrivere ciò che io vidi e ciò che io stesso provai quando quella sventurata apprese la nuova così ansiosamente bramata dopo tre mesi di angoscia e di pianti. Oh! i misteri del cuore di una madre... Mi ricordo come fosse oggi: quando la condussi all'Istituzione, raccolta in un angolo del carrozzone, colla testa bassa, sembrava una Niobe in tutto lo squallore di una immensa sventura, ed il povero corpo disfatto dondolava senza vita a destra e a manca mentre chiamava a nome i suoi piccini: « Oh, Emilia mia! oh, Joseph! oh, Paolo mio!». Ognuno comprende che io doveva essere imbarazzato, giacchè era possibile che dopo una tensione così dolorosa e lunga, alla vista dei figli, la incogliesse una crisi violenta. Fortunatamente non avvenne. Messo il piede sull'isola che si presenta come uno smagliante giardino di fiori e verdura, le dissi di aspettarmi ad un chiosco che io sarei andato a prendere le necessarie informazioni. Quando ritornai non c'era più ma la vidi un po' più lontano che si stava divorando di baci i suoi piccolini. Come e dove le riuscì di rintracciarli in mezzo a quel labirinto di Sezioni Sanitarie, io non lo so. Dopo due mesi furono trasferiti ad un'altra Istituzione, ove crescono rosei e paffutelli che che sono una delizia. Ma la madre non vivrà molto. Il medico disse che la scossa ricevuta ai nervi ed al cuore quando le furono rapiti i bambini fu tale che non si rimetterà più ed essa va già deperendo come una lampada che si spegne a poco a poco...

Ho voluto accennare alcuni fatti così come mi vengono in mente, per dare un'idea dell'importanza di un Segretariato. Se ben condotto ed atteso a dovere, esso è l'Istituzione ideale per l'emigrato... Un giorno andai alle Tombs (tombe o prigioni) dello Stato in New York per prendere alcune informazioni intorno un condannato a venti anni di carcere. Era italiano e risultava dal Processo che egli aveva ucciso un ebreo in una rissa con giovanotti americani. La madre vi si era recata prima di me, implorando consiglio ed aiuto, e per combinazione, quel giorno essa pure era alle Tombs. Io la trovai colà aggrappata alle sbarre della cella e versava lagrime a torrenti dinanzi a quel suo unico figliuolo. La mia vista la racconsolò un poco e senz'altro disse al figlio di raccontarmi per filo e per segno come era andata la fecenda... Ad un certo punto io lo arrestai dicendo: « Dunque tutta l'accusa si fonda sulla testimonianza di una ragazza che stava alla fenestra, mentre nella strada vi era tutto quel parapiglia di gente che scappava ed accorreva da tutte le parti? » « Sì...» « Dove sta la ragazza? » « Non so bene; ma mia madre la può trovare. » « Ebbene, voi andate, cercate di sua madre e ditele che se sua figlia ha giurato il falso, essa deve ritrattarsi perchè qui vi è un giovane innocentemente condannato per causa sua a 2o anni di prigionia. » « E crede Lei che lo farà? » « Speriamo in Dio... Egli può tutto...» Circa tre settimane dopo la madre ritorna: « Sig. Segretario, sono andata e la ragazza ha confessato che mio figlio è innocente, ma poi sotto le pressioni della ... ha di nuovo giurato il falso dinnanzi all'avvocato...» Qui non posso raccontare come andò la cosa... « Insomma, sua madre cosa dice? » « La madre vuole che riconfessi la verità; ma da chi andare? La Polizia ha le mani lunghe... e questi avvocati se la intendono fra loro...» « Non temete: Se vi sono dei tristi, vi sono anche dei buoni; lunedì andrete dal tal Avvocato; io gli scriverò prima: conducete con voi la madre e la ragazza e vi assicuro che tutto andrà bene ». E così fu... Povera madre! pareva rinata alla vita... Il suo materno istinto aveva indovinata l'innocenza dell'unico suo figlio; unico, perchè due anni prima il suo Carluccio; che essa chiamava bello come un angelo, le era stato rapito dai briganti della Mano Nera...

* *

Ho finito coi ricordi che potrei raccontare a decine. Diamo ora un rapido sguardo alle diverse fasi in cui si è svolto il nostro lavoro. Quest'anno la cerchia dei nostri clienti si allargò enormemente verso la Città Alta e l'East Side; Brooklyn, Hoboken ecc. Si vede che in quelle parti vi è necessità di un altro Segretariato che prenda cura dei connazionali che sono sistematicamente truffati, mal consigliati e peggio diretti. Il guaio più grave è quando la loro povertà li costringe a far ricorso alle Società di Beneficenza le quali non hanno visitatori italiani o che sappiano l'italiano. Allora gli italiani ci fanno la più meschina figura del mondo e senz'altro ve li bollano per infingardi e bugiardi.

Il nostro Segretariato ha quest'anno raccomandato per assistenza più di 5oo povere famiglie italiane alle due più potenti Società di Beneficenza in New York; e ha dovuto sempre fornire dati e spiegazioni perchè i casi venissero presi in considerazione. Ciò costò un lavoro enorme di corrispondenza ma il beneficio ridondato ai poveri italiani fu senza esagerazione quintuplicato.

E si potrebbe fare immensamente di più se si potesse disporre di personale e di mezzi. Il Segretariato va troppo lentamente facendo sua strada in mezzo al popolo e così, angherie, supprusi, ingiustizie e rovine di famiglie sono ogni giorno perpetrate impunemente ed i nostri connazionali vengono a conoscenza del Segretariato quando non vi è più rimedio... Tre settimane fa venne una madre a lamentarsi che avendo riportato alla Polizia il tradimento che un farabutto, di cui abbondano le strade di New York, aveva giuocato a sua figlia, quella non aveva ancora fatto nulla; il padre intanto aveva cacciata la figlia di casa e questa girava fino a tarda ora per le vie e solo a notte ben alta si ritirava a casa e dormiva sulla scala. Il racconto era raccapricciante, e per necessità il rimedio ed il castigo doveva essere pronto e solenne... Senz'altro si scrisse una breve lettera al Capitano della Polizia e la si diede da portare alla madre. Un quarto d'ora dopo, essa si ripresentava accompagnata da un agente segreto: e il galeotto si buscò 15 anni di prigione, la figlia ritornò a casa, le si trovò lavoro e si spera in una buona riuscita...

I nostri italiani, poco pratici della lingua, timorosi per sistema, hanno bisogno di chi metta nella loro vera luce i casi in cui vengono coinvolti. I pregiudizi a loro carico sono enormi ed è dolorosamente innegabile che quando si tratta di italiani, gli Americani sono prevenuti molto sinistramente a loro riguardo... Qui è dove il Segretariato potrebbe fare un mondo di bene. Cinque mesi fa ho ridonato ad una buona famiglia due sorelle che, causa una malintesa interpretazione della Legge e delle circostanze famigliari, erano state concesse in adozione aduna famiglia siciliana. Quando fratelli e sorelle vennero a conoscenza del caso, furono pianti e minacce senza fine. Io li pregai di calmarsi. La lotta sarebbe stata lunga e dura perchè di mezzo vi era il Children's Bureau ed il Catholic Home Bureau. Per prudenza si cominciarono quietamente le pratiche ufficiali, ragionando e pregando che giustizia si facesse. Ma sì!... lo sbaglio era apparente e nessuno voleva rimangiarselo ed invocavano la Legge che dà il diritto alle Istituzioni di disporre degli orfani in loro cura. Finalmente vedendo che dopo otto mesi si riusciva a nulla, dissi chiaro che sarei andato in Corte. Diedi all'Avvocato una dettagliata esposizione del caso ed il giorno fissato mi presentai al Tribunale in Brooklyn. Subii una mezz'ora di interrogatorio. Il Giudice era commosso; un lampo di sdegno brillò nei suoi occhi e con voce tonante gridò: « Io come persona onesta non subirei l'onta di veder due mie sorelle in mano a persone straniere. Comando che siano immantinente ritornate ai loro fratelli e sorelle ». Un applauso scoppiò nella sala. Naturalmente la festa fu grande.

Quest'almo il lavoro di Ufficio mi tenne sempre occupato dalle sette e mezzo del mattino fino alle dodici e dalle tre alle otto pomeridiane. Visite personali ne ho potuto fare pochissime e dire che esse sono di una necessità assoluta per non venire ingannati, se non sul fatto, sulle circostanze che possono modificarlo radicalmente. Perciò ho dovuto rivolgermi alle Società di Beneficenza, alla locale Conferenza di San Vincenzo de' Paoli. La loro cooperazione fu splendida e sempre e dovunque ve ne fu bisogno profusero aiuti in vettovaglie, affitti di casa, latte, vestimenta, biancheria, medici, trasporti di ammalati all'Ospedale, ecc.

Anche la cortesia del R. Console, verso i nostri raccomandati per rimpatrio, fu squisitamente deferente ed i poveri rimpatriati gratuitamente quest'anno furono 280.

Vennero pure collocati negli Istituti di Carità 174 tra bambini e bambine.

Si ottenne la liberazione da Riformatori a 25 giovanetti e la grazia a 13 altri che stavano per venire condannati dalla Children's Court; e il ritorno in famiglia e il collocamento a lavoro a 4 ragazze dall'Istituto delle Pericolanti.

Si ebbero 21 caso di disgraziati fanciulli che furono fatti ricoverare nel Foundling Hospital; ed otto altri bambini vennero collocati per addozione in buone famiglie italiane.

Si fece appello alla clemenza del Governatore Dix in favore di 4 italiani, condannati chi a dieci e chi a venti anni di carcere e due di questi appelli sortirono buon effetto e la pena venne di molto diminuita. La nostra raccomandazione valse anche ad ottenere l'assoluzione a sei connazionali tratti innanzi alla Corte Civile.

Si trovò lavoro ad un numero grande di uomini, donne, ragazze e ragazzi. Di questi non si tenne troppo conto nei Registri per non ripetere sempre le medesime cose. In questo ci fu di assai grande aiuto il sig. Conte Roberto Fiocca Novi, che da perfetto gentiluomo prestò sempre gratuitamente l'opera sua.

Il numero dei connazionali trattenuti allo sbarco per essere rimandati in Italia fu questo anno veramente grandissimo, Quelli che si dirigevano a noi per raccomandazioni vennero rimessi al rev. P. Moretto dalla San Raffaele. Egli, prendendo nota delle nostre garanzie, ottenne a 15 il sospirato permesso di sbarco.

Corrispondemmo con i Segretariati di San Francisco (California) e Sud e Centro America, Alessandria d'Egitto, Sicilia, Napoli e dell'Alta Italia, che ci chiedevano informazioni o ci raccomandavano persone venute o che dovevano arrivare in America.

Potremmo ancora far menzione della beneficenza fatta direttamente dal Segretariato con mezzi fornitici dalla Parrocchia, dalla locale Conferenza di San Vincenzo de' Paoli, dal Consiglio Centrale della medesima, dal Cardinale Arcivescovo di New York e da alti personaggi americani. E a questo proposito tornerà gradita il sapere che avendo dovuto mandar frequenti ragguagli al Consiglio Centrale della Società di San Vincenzo sui bisogni degli italiani di Bassa Città, questo stabiliva di devolvere assai della beneficenza sua a favore dei nostri connazionali e di sussidiare una persona che ci aiutasse nel lavoro sempre crescente di Ufficio e di investigazione.

Così a poco a poco si potrà ogranizzare a dovere questo branch del Segretariato che posta nel centro di circa 140,000 italiani potrà più intensivamente diffondere l'opera sua benefica di elevazione 'morale del nostro popolo di cui ogni giorno più cresce il bisogno.

La Scuola d'italiano iniziata l'anno scorso dai sottoscritto per i signori e signore delle Istituzioni che lavorano in mezzo agli italiani ha avuto quest'anno 1912-1913 un'insperata rèclame. Le frequenze del primo corso che si chiuse in Natale furono regolarmente non meno di 55. Il nostro D. Barni diede vita a due nuovi Clubs; uno per le ragazze che conta già più di sessanta giovanette, ed uno per i ragazzi dai 12 ai 16 anni che ne conta 125. Hanno solo due mesi di vita e preludono già un imponente sviluppo. L'altro Club dei giovanotti dai 16 anni in su fa un magnifico progresso. E s'intende siamo tutti italiani!...

EUGENIO TEDESCHI, Salesiano.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella, o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare Indulgenza plenaria (come dal Decreto della S. Congregazione delle Indulgenze, 2 ottobre 1904):

ogni mese:

1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte ;

3) nel giorno in cui si radunino in conferenza;

Dal 10 aprile all' 11 maggio:

1) il 1 maggio, Ascensione di N. S. Gesù Cristo; 2) il 3 maggio, Invenzione della S. Croce;

3) 1'8 maggio, Apparizione di S. Michele Arc.; 4) l'11 maggio, Solennità di Pentecoste. ,

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

Salutiamo con entusiasmo l'alba del 23 aprile, primo giorno del mese dedicato all' Incoronata Ausiliatrice di Valdocco,

La benedetta Madre del salvatore è la più tenera delle madri che moltiplica a tutti le finezze più commoventi, ed è insieme la potente Regina che soccorre tutti in ogni bisogno. Oh ! se è dolce ad un figlio, in mezzo al tramestio della vita, posare talora fra le braccia materne, sarà pur dolce a noi il raccoglierei in un'affettuosissima gara di filiali omaggi e ferventi preghiere attorno la nostra Madre e Regina. Apprestiamoci quindi a onorarla e festeggiarla in ogni giorno del suo dolcissimo mese; ed Ella, che il può, sarà larga del suo santo aiuto a noi, ai nostri cari, alle, nostre famiglie, ed alla Chiesa Universale.

Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis.

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente,

Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario-Basilica di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno in questo mese nel Santuario, avremo questa intenzione generale:

Supplicheremo fervidamente Maria SS. Ausiliatrice ad accogliere con bontà materna le suppliche di quanti si rivolgeranno a Lei, implorando aiuto, nel mese a Lei consacrato.

GRAZIE E FAVORI. Non sappiamo ringraziarti, o Maria! (")

L'unico nostro figlio e nipote, colpito da violenta scarlattina, fu ridotto agli estremi.

Nell'ambascia che ci stringeva il cuore, ricorremmo con fede a Maria SS. Ausiliatrice ed eccolo tornare da morte a vita, eccolo fuori di pericolo. Ma le conseguenze del male perduravano fatali : e un braccio gli restava come paralitico e la lingua, inerte, non era più capace di esprimere una parola. A quella vista ricorremmo di nuovo con maggior fede a Maria SS. Ausiliatrice, supplicandola a volergli almeno ridonare la favella; ed ecco che il nostro caro figlio e nipote comincia tosto a parlare e non solo riprende l'uso completo della favella, ma a poco a poco va riacquistando anche l'articolazione del braccio. Noi non abbiamo parole per esprimere a Maria SS.ma tutta la nostra riconoscenza: ci aiutino a renderle le dovute grazie i suoi devoti.

Cloz, 19 febbraio 1913.

AGNESE ZIATI e BARBARA ANGELI.

Ricorrete a Maria Ausiliatrice.

Erano due anni che veniva perseguitato in tutti i modi; e, ultimamente, mi avevano coinvolto in un processo per diffamazione e ingiuria, allo scopo di schiacciare, nella mia povera persona, il prete. La congiura era stata ordita astutamente, e, salvo un miracolo, tutti (io più che gli altri) erano persuasi che i miei amici ed io non ne potessimo uscire con onore. Ma nei casi disperati sa mostrare la sua potenza Maria Ausiliatrice; ed io riposi tutta la mia fiducia in

Maria, e pregai e feci pregare pel trionfo della verità.

Il processo non poteva andar meglio, e fu così evidente l'aiuto celeste, che io non dubito menomamente di pubblicare (come da voto) la grazia a gloria di Maria Ausiliatrice, invitando tutti a riporre la loro fiducia in Maria e pregando tutti ad aiutarmi a ringraziarla.

Pernate, 1 febbraio 1913.

Sac. ANDREA BAIRATI, Parroco.

Cotignola (Ravenna). - Il nostro caro nipote Manlio, soldato di Marina sulla R. Nave Regina Margherita è il beniamino di Maria SS. Ausiliatrice. Egli ha provato ripetutamente il suo valido patrocinio. Nel settembre 1911 trovandosi sulla Nave Re Umberto, fu uno dei primi marinai sbarcati a Tripoli. Giovanetto allora di 18 anni, prese parte a varii combattimenti, battendosi per ben quattro volte alla baionetta, senza riportare nemmeno una ferita!... Egli ha sempre portato indosso la medaglia di Maria Ausiliatrice, ed a Lei ha recitato mattino e sera un'Ave Maria. « Mi ricordo - ci scriveva - di fare il mio dovere con la Madonna Ausiliatrice; ogni sera e mattina non dimentico l'Ave Maria, e quando vado a combattere dico: Madonna, aiutarvi, questo è il momento!» E Maria l'ha sempre aiutato e salvato!... Ogni sua lettera inviataci dal campo, contiene una parola di confidenza, di riconoscenza. Alle volte ci scriveva: « Non stiano in pensiero per me, giacchè in Cielo vi è una stella che mi dà luce e mi guida! ». Altre volte: « In Cielo vi è chi pensa a me, ed una mano celeste mi porta fuori dai pericoli! ». In altre: « Vivessi anche cent'anni, non mi dimenticherò mai, e poi mai, di Maria Ausiliatrice, che tante volte mi ha salvato la vita! ». Il 24 maggio, festa dell'Ausiliatrice, così si esprimeva: « Oggi sarebbe mio dovere di portare un mazzolino di fiori, ed una candela alla Madonna, e inginocchiatomi al suo altare, dovrei mille volte ringraziarla per avermi liberato e salvato da tanti pericoli; quello che non posso fare io, spero lo faranno loro, zie carissime! ». Non vi è lettera in cui non ricordi l'aiuto di Maria!

Ma ciò che ha addirittura del miracoloso è quello che gli occorse la domenica 27 ottobre nelle acque di Rodi. Dopo 66 giorni che si trovava nell'Egeo, scendeva a terra per la terza volta, avendo un permesso di tre ore, dalle 2 alle 5 pom. Tornato alla spiaggia, vi giunse quando il trasporto militare si era già allontanato e, per non mancare all'appello, con cinque altri marinai salì su di un battellino privato con tre borghesi. Come furono allargo si ruppe l'astropolo del remo di dritta e non essendovi il pezzo di ricambio, rimasero spaventosamente in balia delle onde, col mare in burrasca, che li trasportò sempre al largo, a sei chilometri dalla nave. Un freddo intenso lì assalì; poco dopo sei svennero per lo spavento e non davano più segno di vita. Anche gli altri tre erano per darsi vinti, perchè il battellino era omai pieno d'acqua, di cui più non sapevano liberarlo, e già con grida strazianti davano l'addio al mondo e alle persone più care. Fu allora che il nostro Manlio li invitò a recitare un'Ave Maria all'Ausiliatrice: ed ecco subito dopo, alla luce dei riflettori, fu visto dalla Regina Margherita mediante un buon cannocchiale quel piccolo guscio di noce creduto fin allora un asse galleggiante e tosto fu colà inviata in soccorso una barca a vapore sulla quale tutti dieci furono posti in salvo. Era la mezza dopo mezzanotte.

Il caro Manlio ci scriveva: « Appena leggeranno la presente, accendano una candela da cinque lire a Maria Ausiliatrice, gliela offro io per il grandioso miracolo che m'ha fatto ieri notte... La mia vita era perduta! Se non avessi avuto la protezione di Maria Ausiliatrice, sarei morto annegato con altri sei marinai e tre borghesi ».

25 novembre 1912.

ANNETTA e CAROLINA GRAZIANI.

Torino. - O Vergine Maria, o Maria Ausiliatrice, coll'animo commosso Ti ringrazio per i segnalati favori da Te ricevuti, specialmente quello delle guarigioni di mio marito, prima dell'enterite gastrica, indi della pleurite. A Te rivolgiamo un inno di ringraziamento, invocando altre grazie speciali e la continua protezione sulla mia famiglia e su di me.

Sia lodata Maria SS. Ausiliatrice e beato chi ricorre a Lei!

30 gennaio 1913.

ALBERTINA OSSOLA-FERRATO

- Caddi ammalata nel febbraio u. s. e soffrivo terribilmente tosse, vomiti e mal di cuore. Nel luglio mi misi a letto, venne il dottore d'urgenza e disse che non duravo più fino alla mattina, e mi vennero amministrati gli estremi conforti della Religione per mio desiderio, colla camera piena di parenti che piangevano, aspettando il mio ultimo respiro, quando mi venne un pensiero, quello della nostra cara Mamma Maria Ausiliatrice, e con fervore la pregai e le feci voto che se guarivo le avrei portato i miei orecchini da sposa e avrei fatto celebrare una messa in ringraziamento. Maria Ausiliatrice mi esaudì e sciolgo con gioia la mia promessa.

gennaio 1913.

FRANCEsco GAVOSTO.

Serra Riccò (Genova). - Mia madre da molto tempo soffriva di un male ad un ginocchio, che se non la obbligava al letto, tuttavia le impediva di accudire alle faccende di casa, e perciò rimaneva impedita ne' suoi lavori domestici, e molto meno poteva fare qualche cammino. A nulla valsero visite e cure di diverse celebrità mediche. Desolato ed afflitto in vedere mia madre colpita da questo grave malore, mi rivolsi con fiducia a Maria Ausiliatrice, protettrice della nostra famiglia, con una novena, e Le promisi che se avessi ottenuto la guarigione di mia madre, avrei fatto a suo maggior onore e gloria pubblicare la grazia sul Bollettino, e inviato una piccola offerta.

Oh potenza di Maria! Dopo poco tempo la mamma cominciò a migliorare gradatamente, per modo che adesso non le rimane più alcuna traccia di quel male ribelle.

Un'altra grazia ho ricevuto da Maria SS. Ausiliatrice, e, come promisi, la faccio pubblica.

Si trovava il mio cuore ulcerato e trafitto per diversi motivi, e raccomandatomi a Maria SS. Ausiliatrice con una novena e la promessa di una piccola offerta a favore delle Opere Salesiane qualora fossi esaudito, contro la mia speranza Maria SS. mi ha consolato.

3 marzo 1913.

FRANCESCO SEMINO di LUIGI Cooperatore Salesiano.

Torino. - Quante volte ti ho invocata col cuore stretto dall'affanno, oppressa dai dispiaceri, che in quei terribili momenti mi sovrastavano e minacciavano la ruina e il disonor mio e di tutta la mia famiglia ; e Tu, o potente Ausiliatrice, sei venuta in mio soccorso, m'hai ridonata la vita. Grazie, o Maria, d'esserti ancora una volta mostrata veramente Madre !

Vorrei dire a tutti la mia riconoscenza, vorrei che l'eco della mia voce si ripercuotesse in tutti gli angoli della terra affinchè tutte le anime che dolorano ricorressero a Te che sei la speranza, il conforto, l'aiuto dei Cristiani.

Benché in ritardo, adempio alla mia promessa e depongo ai tuoi piedi la mia umile offerta.

5 marzo 1913.

MARIA V. C. e famiglia.

Rezzoaglio. - II 23 aprile dello scorso anno la mia cara mamma fu colpita da fiera polmonite; è; impossibile descrivere con che dolorosa trepidazione seguivamo il corso del male, con quale profonda tristezza vedevamo la cara ammalata in preda ad una febbre fortissima che non le dava riposo e che non accennava a diminuire.

Ma benedetta la Fede! Per essa anche quando sembra vengan meno le speranze umane ci rimane un soave conforto: la fiducia in Dio e in Maria. E la Vergine Santa , l'Aiuto dei Cristiani , fervidamente invocata da noi e da tante anime buone, salvò la mamma e ritornò la gioia nella nostra famiglia.

25 febbraio 1913.

LINA CERRI.

Brugherio. - Sino dal mese di luglio scorso la mia nipotina Alice si ammalò di febbre infettiva con ,astro-enterite e già da quindici giorni andava sempre peggiorando. Il medico che la curava, non dava speranza di guarirla. Ci rivolgemmo con fiducia alla Vergine SS. Aiuto dei Cristiani promettendo di pubblicare la grazia sul Bollettino. In fine della novella la bambina guarì ed ora gode buona salute.

Altra volta ho ricevuto una grazia della guarigione d'una mia sorella ridotta in fin di vita. Riconoscente spedisco lire 5 in offerta e prego per una nuova grazia da parecchio tempo attesa. Siano rese infinite grazie a Te, o Maria, che sei sempre stata l'aiuto dei Cristiani.

2 febbraio 1913.

FELICITA BONALUMI.

Genova. - Grazie, o Maria!... Il nostro cuore esulta al pensiero di Te. Ci hai favorite di una grazia segnalatissima, e noi te ne ringraziarlo con tutta l'effusione dell'animo nostro riconoscente. Invocata da noi nei trepidi momenti della grave malattia della mamma nostra, ci fosti di conforto, o Maria SS. Ausiliatrice!... Da quattordici mesi essa era affetta da lunghe ed atroci coliche dovute a calcoli biliari e tu, Madre pietosa, speranza di chi in Te confida, ce la hai salvata proprio quando, i professori noti sapevano quali rimedi tentare per vincere il male ostinato e crudele.

Riconoscenti sciogliamo il voto, pubblicando la, grazia sì a lungo sospirata e benignamente conceduta, inviando una offerta che esprime, ma non adegua, la nostra riconoscenza imperitura.

25 febbraio 1913.

FAMIGLIA CANOBBIO.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni tieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:

A*) - Acireale : G. D. Amico Leonardi, 9Agliano d'Asti : Margherita Giovo, 2 -Agugliaro Erminia Santimaria - Albenga: Anna Gualeni, 8- Alpicella d'Avelo : Enrico Mariani, 5 - Alcamo Maria Palmeri, 5 - Appenzell (Svizzera): Un giovane Tirolese, 5 - Aragona (Girgenti): Gabriella. Chiarelli, 5 - Arco (Trentino): Luigi Gallos, 27 - Arezzo : Rosa Anna Donnini - Arzignano Lina Chiminello Biasin, 5 - Asti: A. G. R.

B) - Barzesto : Famiglia 51. B. - Bassano Veneto : Cristina Isusnardo, io - Bisceglie : Di Leo, 12 - Boves : Alessandra Gastinelli, 5 - Brescia Antonietta Vezzoli, 2 - Brivio : Maria Guffari, 5. - Brozzolo : Carolina Moiso - Bubbio : C. G. - Bufalora : Maria Bosizzi, 5 - Busca : Giuseppe Fassi, 2.

C) - Caramagna : Spirito Tropino, 5 - Carpe veto d'Acqui : Margherita Ved. De Paoli, 15 - Casale Monf.: Sac. E. Bianco, 5 - id.: Rosa Patrucco - Casalgrasso : F. B. - Casle-no : Adelaide Gandini, 3 - Cassino : Matilde Maro, 2 - Castagnito d'Alba: Teresa Mejnardi, 8 - Castagnoli: Maria C., io - Castellinaldo : Varii parrocchiani, io - Cavaglio d'Agogna : C. R. - Cavallermaggiore D. M. - Cercivento : D. R. - Cessole : N. N., 1,5o - Chambave : N. N. - id.: A. M., 5 - Chucul (Rep. Argentina): L. B. - Cicagna: Erina Mangrini, 2 - Cimalmotto (Svizzera): B. C. E. - Cloz Floriano Franch - Colina di Valduggia : Lorenzo Testa 2 - Conegliano Veneto : Rosina Allegranzi, 5 - Cornigliano Ligure : Una figlia di M. A. - Costigliele d'Asti: Antonio Baldi, 10 - Costigliole di Saluzzo : Alessandro Ghibaudo, 5 - Cuzco (Perù): Giovanni Bocca.

D) - Desana: N. N., io - Desenzano sul Lago: Maddalena Paga Ved. Manerbo, 25 -- Dolianova Francesca Pusceddu Ved. Bandino, 8.

E) - Erba Bocogno : Maria Redaelli, 3 - Ernesto Alvez : (Brasile): G. M.

F) - Faenza : Marianna Psotta - Farigliano Giuseppe Spinardi fu Matteo, io - Foglizzo Canavese : Domenico Rosso - Forlimpopoli : Teresa. Giorgetti Briani, io - Fribourg (Svizzera): L. B.

G) - Ganda : C. C. - Gattico-La Cascinetta Angelo Donzeli, 2 - Gattinara : F. R., 3 -Genova N. N. - id.: Virginia Ivaldi - id.: A. B. A., 2 - Girgenti : Teresa Gallo, 3,60 - Gragnano : G. S. - Guarany (Brasile): Z. D.

I) - Innsbruck (Tirolo): Albino Viola, 2 - Introbbio : Margherita Tantardini, 2 - Isili : Rosa Giovanelli, 5 - id.: Giovanni Pilia-Corongiu, i - id.: Pasquale Lai, 6 - id.: Teresa Porceddu.

L) - Lanciano : Luigi Majella, 6 - Limón (Costa Rica): A. E. B. - Lugano (Ticino): Giacomina Tarabola - Luserna S. Giovanni: L. A.

M) - Magliano d'Alba: Maddalena Bergamasso, i - Mathi Torinese : M. N. - Mezzano di Romagna : G. Graziani, io - Mombaruzzo : N. N., 3 - Mombello Torinese : Francesco Cerutti, 5 - Mondolfo : Luigia Pelinga, 3 - id.: N. N. - Mondovì N. N. - Mondovì Breo : G. Ved. Aymo, 1,50 - Montecrestese : Maria Ferraris - Montemarzo C. G. - Montjovet : Giuseppina Peaquin, 5.

N) -Nicosia : Virginia Saccone, i -Nizza Monferrato : E. B. S. - Noli : Caterina Saccone in Musso, 3 - id.: Maria Antoniotti fu Giacomo, 2 - id.: Can. Luigi Descalzi, 5.

O) - Ostuni : Caterina Santomango, 5.

P) - Padova : Gemma Sonnan, 5 - id.: Iginia Bonatelli, 12, raccomandandosi alle preghiere dei

buoni - Pamparata : Paolo Nasi, i - Parma Bice Masera - id.: E. C. - Piancamuno : N. N.

- Pianceri : Maria Beta-Vassallo, 5 - Piazzo Allo: N. N. - Pieve Albissola : Camilla Cristiani in Brambilla, 5 - Pradamano : Ernesta ZucchiattiBacchetti, io - Pralormo: Michele Chiosso, 5 - Puerto Sauce (America): N. N.

Q) - Quargnento : Angioletta Boidi-Gastaldi, 5 - Quarta S. Elena : Luigia Carta, 5 - Quinzano d'Oglio: Angelina Valotti, 3.

R) - Ranzo Valcuvia : Giuseppe Favara, 2 - Revigliasco Torinese : Angela Ajassa Ved. Bellardi, 2 - Riccione : N. N., 2 - Rimini : Ciro Bignodi, Riposto: Avv. V. Cali, 15 - Rocchette Piovene Luigia Nazello-Morandi, 15 - Rodello d'Alba: Leone Drocco di Giuseppe, 5 - Roma : R. M. - id.: Marianna Di Falco, io - Rosignano Monf.: S. P., 2 - Rovereto (Tirolo): Giuseppe Ruele, io.

S) - Sabbio Chiese : P. E., 5 - Sampierdarena P. C. E, 5 - S. Benigno Canavese : N. N., i - S. Carlo di Montemagno : N. N. - S. Giorgio Lomellina: Giuseppina Mò, 4 - Sanluri : A. S., 2,50 - San Martino de las Escobas (Argentina): N. N. - S. Martino di Rivolto : N. N., 2 - San Marzanotto -Giovanni Coscia, i - Santo Stefano di Cadore N. N. - Sannico : Giuseppina Aletto, 5 - Santa Maria Maggiore : F. A., 5 - Santhià : N. N., 2 - Santulussurgiu: Suor Maria Salmoiraghi, 15 - Sarno : Annunziata Palmira-Savino, 3 - Sassuolo : Pierina Cuoghi, 2,50 -- Savona : Enrica Vescovo-Bartoli, 5 - Selmo : Annunziata Bacchetti, io - Sessa Cilento : N. N., 5 - Schilpario : Domenico Santi, io - Schio : Maria Marcante, 1,50 - id. : Elena Freschi, 6 - Soave di Verona : Caterina Bortoli, 5 - Soresina: D. Pietro Destefanis, io.

T) - Torazza: Giacinta Carrera - id.: Clara Carrera - Torino : N. N., 5 - id.: N. N., 3 - id. N. N. - id.: N. N., 5o - id.: N. N., Zoo - id. N. N. - id.: N. N., 20 - id.: N. N., 2 - id.: A. T. -id.: B. T., 5 - id.: C. L. - id.: C. M., ioid. : C. M., 4 - id.: C. P., 5 - id. : D. E., 5 - id. E. R. - id.: F. V. - id.: G. A. - id.: G. C., 5 - id.: G. L., 5o - id.: G. M., 3 - id.: L. C. - id. L. T., io - id.: N. U., 1o - id.: R. C., 5 - id. R. 0., 50 - id.: P. B., 3 - id.: Coniugi Della Valle 10o - id.: Contessa Maria Gay di Montariolo Marenco, zoo - id.: Tina Dugliera, io - id.: Alessandro Denina - id.: Giovanna Felisio - id. Carlo Mairone, 3 - id.: Irene Micellone Raboni, 5 - id.: Maddalena Mancini - id.: Maddalena Pocchiola - Trento (Austria): Anna IvanovichMoro - Tribuno : G. B., 2 - Trino Vercellese Garia Galla, 5 - id.: Rodolfo Gallo, io.

U) - Udine : Maria Caliari-Agosti, 5.

V) - Valbona : Teodoro e Lucia Coniugi Tamagnini, 2,50 - id. : Ester Cinquini, 5 - Valduggia: Lorenzo Testa, 2,50 - Valfenera: A. O. - Valnegra : N. N. - Val Nervia : Famiglia Ricchini, 15 - Varazze : Camilla Vernazza, 4 - id.: N. N. - Venezia : Regina Poffali, io - Vercelli M. R., 5 - Verolengo : T. A. - Verona : N. N. - Viarigi Serafino Anlero, 5 - Villarbartolomea : Pietro Bianchi, 2 - Vinovo : S. M. - Vizzini : Francesca Failla-Guario, 5 - Voghera: Michele Pochintesta, 2.

X) - M. M. - M. E. - G. C. - G. R. - R. S. N. N. - E. M., 2. - Caterina Lancia - N. N. 5. - N. N. - E. M. 2 - Un sacerdote regolare.

Santuario di Maria Ausiliatrice

TORINO-VALDOCCO Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per ogni corrispondenza in proposito, come anche per Messe o novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore del Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, Via Cottolengo, 32 - Torino.

Dal 10 aprile al 10 maggio.

13 aprile. - Solennità di S. Giuseppe, Sposo di Maria Vergine e Patrono della Chiesa universale. - Ore 6 e 7,30, Messa della Comunione generale. - Ore 10, Messa solenne. - Ore 16,30, vespri solenni, discorso e benedizione.

23 aprile. - Apertura del mese di Maria Ausiliatrice.

Giorni feriali : Messe dalle 4,30 alle 10,30 - Ore 5,30 Messa, predica, benedizione - Ore 7,30 seconda Mssa della Comunità - Alle ore 2o: lode, predica, benedizione.

Giorni festivi: Messe dalle 4.30 alle 10.30. - Ore 5,30 e 7,30 Messe delle due Comunità - Ore 10 Messa solenne - Ore 15 e 16,30, Vespri, predica, litanie e benedizione solenne.

Oratore: sac. prof. D. Albino Carmagnola.

24 aprile. - Commemorazione mensile di Maria SS.ma Ausiliatrice. - Indulgenza plenaria.

1 maggio. - Ascensione di N. S. Gesù Cristo. - Orario festivo.

2 maggio - Primo venerdì del paese. -- Ad onore del S. Cuore di Gesù, esposizione del SS. Sacramento per tutto il giorno.

NoTe e CORRISPONDENZE

Il Rev.mo Sig. D. Albera ha visitato una gran parte delle Case Salesiane di Spagna, riportandone le più soavi consolazioni, per il bene che in esse si compie secondo lo spirito di Don Bosco. Dolenti di non potere, in questo mese, causa la sovrabbondanza di materia, far cenno del suo viaggio attraverso la Penisola Iberica, non mancheremo di darne un esatto ragguaglio nel prossimo numero.

Congresso di Musica Sacra,

Ai primi di giugno, in omaggio ai vivi desideri ed alle costanti sollecitudini del S. Padre a favore del Canto Gregoriano e della Musica Sacra, si terrà in Torino un apposito Congresso Nazionale, l'11° della serie. Esso è promosso dalla stessa Commissione che indisse il Congresso Torinese del 19o5 ed avrà luogo nel Salone dell'Oratorio Salesiano. Cordiali auguri.

Feste e Conferenze Salesìane

Dietro invito del Neo-Direttore Diocesano Don Carlo Morra, Curato di S. Caterina in Asti, il 2 marzo si tenne in detta chiesa una solenne adunanza dei Cooperatori Salesiani, cui si degnò intervenire S. E. Rev.ma Mons. Luigi Spandre, Vescovo Diocesano. La chiesa era piena di Cooperatori, che in Asti sono in buon numero, e di semplici fedeli. Disse di Don Bosco e dell'Opera sua, e della parte che in essa occupano i Cooperatori, il nostro confratello D. Tallachini.

A Schio, Mons. Arciprete fece uno splendido parallelo tra S. Francesco di Sales ed il Ven. Don Bosco, mostrandoli ambedue ripieni di eroico zelo per la salvezza delle anime.

A Faenza tenne la conferenza ai Cooperatori S. E. R. Mons. Leonida Mapelli, Vescovo di Borgo Donnino. « L'illustre prelato - scrive Il Piccolo - trovò nella stima profonda e nell'immenso affetto che porta all'opera del Ven. Don Bosco espressioni convincenti per dimostrarla, nel suo sorgere, nel suo sviluppo, nei suoi molteplici e meravigliosi effetti, opera veramente divina. Don Bosco fu l'uomo prescelto da Dio per questi ultimi tempi e ad essi conformato per rinnovare fra i piccoli e gli umili, fra gli ignoranti e pur in mezzo alle genti avvolte nelle tenebre dell'idolatria, quelle meraviglie che già aveva operato in terra Gesù Cristo. E il pubblico mostrò d'avere ben gustato la parola apostolicamente semplice, ma calda e ardente del dotto Vescovo, perchè domenica sera, ad ora già tarda, riapparve in folla ad udire il panegirico che del santo tessè il medesimo infaticabile Prelato, il quale già al mattino aveva celebrato la messa della Comunione Generale e aveva assistito pontificalmente alla Messa solenne, cantata da Mons. Domenico Pasi, Direttore dei Cooperatori Salesiani ».

A Ravenna celebrò la messa della comunione generale Mons. Andrea Casati che nel pomeriggio tessè pure le lodi del Santo e con grande affetto mostrò, adducendone a prova i fatti più caratteristici della vita, essere egli stato il Santo della dolcezza e della fortezza. Il giorno dopo vi fu una messa solenne da Requiem in suffragio dei Cooperatori Salesiani defunti.

A Borgo S. Martino il teol. Don Giulio Barberis, direttore spirituale della nostra Pia Società, coli parola piana, efficace, calda d'ammirazione e di affetto profondo pel Santo Patrono, rievocò in modo originale, piacevole, interessante, la simpatica e angelica figura di S. Francesco negli anni belli della sua giovinezza, svelando in pari tempo le prime battaglie, i trionfi, le virtù di quel fanciullo provvidenziale, che doveva diventare una delle stelle più fulgide della Chiesa e uno dei più grandi benefattori dell'umanità. E accanto a San Francesco volle presente, ben a proposito, e delineata in modo semplice e toccante, la geniale e dolce figura dell'umile pastorello dei Becchi, Giovanni Bosco! Che bell'accordo! quanti punti meravigliosi di contatto fra i due cari giovanetti!

A Novara disse la messa della Comunione Generale Mons. G. B. del Signore, sempre buono con i figli di Don Bosco. Alla messa solenne i giovani cantori dell'Istituto S. Lorenzo coadiuvati da valenti artisti della Cappella del Duomo eseguirono la classica Missa festiva di Jos Uraken, eseguita pochi giorni prima in S. Gaudenzio per la festa patronale. Un nostro confratello al mattino disse il panegirico del Santo e alla sera tenne la conferenza « sull'opera provvidenziale di redenzione dei figli del popolo, cui Don Bosco e i suoi discepoli posero mano in patria e all'estero ».

A Foglizzo Canavese, il 2 febbraio, Conferenza sui doveri dei Cooperatori e sul bene che essi fanno col promuovere le vocazioni allo stato ecclesiastico.

Tra i figli del popolo.

SANSEVERO. - All'Oratorio Salesiano il sabato 1° marzo si tenne una solenne accademia in omaggio al nuovo Vescovo diocesano Mons. Pizzi. Il programma, vario e gradito, fu svolto assai accuratamente. In ultimo Mons. Vescovo rivolse agli intervenuti nobilissime parole, spiegando l'efficacia sociale degli oratori festivi e ringraziando del graditissimo omaggio i bravi alunni. Facevano corona all'illustre presule spiccate personalità ecclesiastiche e laiche, Mons. Vicario arcidiacono la Monaca, il can. Rubino, l'arc. Papa, il rettore del Seminario prof. Irmici, il dott. D'Alessandro, il cav. Villani, il rev. prof. Ragni, il prof. Chimienti, la contessa Fraccacreta, le signore e signorine Trotta e Fraccacreta, le signore del Sordo-d'Alfonso, di Fazio-Apicella, Sordo-Cercene, Villani-Fraccacreta, del Sordo-Soffietti, le signorine Amelia d'Alfonso, Vasciminno e molti altri.

Il buon Presule aveva già onorato del suo intervento la festa celebratasi la domenica precedente ad onore di S. Francesco di Sales, raccomandando ai giovanetti dell'Oratorio « obbedienza, preghiera, lavoro ».

CALTAGIRONE - Il carnevale per i poveri. « Nuova e generosa idea della Società Filodrammatica degli Studenti del e Circolo D. Bosco » - scrive il Corriere di Sicilia - quella di destinare l'incasso di una riuscitissima serata a beneficio dei poveri della città.

» Così il giorno di Carnevale 40 poverelli poterono assidersi ad una lauta mensa nel gran salone dell'Istituto Salesiano, serviti a tavola dal Vescovo, dal Sindaco e da altre distinte persone, fra lieti cantici e fra gli applausi d'un numeroso pubblico, soddisfatto ed ammirato.

Fu spedito un telegramma al S. Padre ed uno al Card. Rampolla

» Lodevole è l'iniziativa di questi giovani, che sanno impiegare il tempo libero dallo studio nelle nobili esercitazioni delle recite, che hanno saputo offrire ad un eletto pubblico per tre sere, oltre due serate popolari affollatissime...

» Fra gli intervenuti notammo il Vescovo, il Sindaco, il Principe di Biscari, parecchi Professori e molte distinte signore delle principali famiglie della città ».

LIVORNO. - Gara Catechistica e solenne benedizione della bandiera del Circolo Savio Domenico. -Nel teatrino dell'Oratorio Salesiano a Torretta, artisticamente addobbato per la circostanza, coll'intervento premuroso di S. E. Rev.ma Mons. Gialli e di spiccate notabilità, la domenica 5 febbraio si svolse ordinatissima una Gara Catechistica. I gareggianti, divisi in tre squadre, riscossero tutti ampie lodi per la loro sicurezza nel Piccolo e Maggiore Catechismo e per le belle declamazioni eseguite negli intervalli. Anche la fanfara sorta da poco tempo suonò scelti pezzi.

Terminata la Gara il Presidente del Circolo Don Rua, sig. Locatelli, rievocando le prime nozioni di Catechismo imparate sulle ginocchia materne, illustrò la necessità della fede in Cristo; rievocò le figure dei grandi apostoli della gioventù, D. Bosco e D. Rua, e terminò coll'esortare i giovani alla frequenza dei Sacramenti e i padri e le madri a mandare i figli all'Oratorio.

Anche il sig. Dagoberto Capocchi a nome dei soci dello stesso Circolo, sezione Juniori, portò il saluto agli amici di Torretta e inneggiò alla nuova bandiera con vibrate parole.

In fine S. E. Rev.ma benedisse il nuovo vessillo e dopo il canto del Salmo Laudate, Pueri, Dominum, chiuse l'indimenticabile adunanza col rivolgere agli alunni ed ai genitori la sua fervente parola di padre e di pastore.

SLIEMA-MALTA. - La festa sociale del 18° Battaglione della Catholic Boys Brigade, fondato nell'Oratorio Salesiano, fu celebrata quest'anno solennemente, ché il crescente sviluppo dell'istituzione richiedeva un'affermazione di vitalità e di progresso, e l'occasione propizia fu data dalla ricorrenza della festa di S. Sebastiano, patrono della C. B. B.

Per la circostanza furono bellamente unite funzioni religiose e fraterni convegni sociali che riuscirono indimenticabili.

Tanto alla Messa della Comunione generale (Church Parade) celebrata dal rev. D. E. W. Salomone, Cappellano della « A » Coy, quanto alla solenne delle ore 10 cantata dal novello sacerdote E. Balzan, con discorso del rev. Don G. Darmanin, Cappellano della « C » Coy, la Cappella dell'Oratorio Salesiano di Sliema, sede del 18° Battaglione della C. B. B., era gremita da una gran folla, fra cui spiccavano nella loro elegante uniforme i giovanetti della Brigade coi loro Ufficiali. Nelle due messe fu eseguita scelta musica dalla Schola Cantorum dell'Oratorio con accompagnamento dell'orchestra S. Cecilia.

Le funzioni religiose si chiusero nel pomeriggio con la Benedizione solenne del SS. Sacramento, impartita dal rev. Sac. M. Sammut, Cappellano della « B » Coy, con l'intervento delle tre compagnie e dei loro ufficiali al completo.

Alle 5 pom. tutti i giovanetti della Brigade con bandiera e con la banda S. Patrizio (che è la banda del Battaglione) fecero il solenne ingresso nel Teatro della Juventutis Domus, accolti dagli applausi della immensa folla stipantesi nella gran sala.

Si svolse quindi un attraentissimo programma cominciato con un bel discorso del Magg. G. Mifsud, Comandante del Battaglione. Seguirono il canto dell'Inno sociale della C. B. B. con accompagnamento di banda e varie recite d'occasione. Fu dato in appresso un grandioso dramma in 4 atti, svolto fra l'attenzione generale e il più vivo interesse del pubblico, mentre negli intermezzi la Filarmonica S. Cecilia dell'Oratorio suonava scelti pezzi musicati.

Infine i giovanetti della « A » Cov eseguirono con accompagnamento della banda St. Patrik's splendidi esercizi ginnastici coronati da un bellissimo quadro luminoso dai vivi colori rosso e verde, simboleggiante i colori del Battaglione.

Dopo il trattenimento le tre Compagnie (di Sliema, (li Birchircara e di Senglea), la banda del Battaglione e una larga rappresentanza di Boys S Chout, che pure erano state invitate alla festa, si radunarono nelle sale dell'Oratorio Salesiano di Sliema, splendidamente illuminate e decorate da fiori e bandierine sociali per una bicchierata d'onore.

Negli Istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice

ROMA - L'opera delle Figlie di Maria Ausiliatrice dà anche in Roma il conforto di uno sviluppo sempre crescente e fecondo di bene, poichè per la sovrana munificenza del S. Padre si poterono aprire nuove Case e iniziare nuove opere gratuite a vantaggio delle figlie del popolo. Così sono cinque Oratori festivi e giornalieri con oltre 2500 frequentanti; cinque Dopo-Scuola con oltre 500 alunne; quattro Laboratori gratuiti con oltre 350 apprendiste, e tre Scuole serali pure frequentatissime e fiorenti.

Ogni casa ha poi altre opere:

L'Istituto Maria Ausiliatrice, in via Marghera, apertosi nel 1891, oltre alle opere: Oratorio, Scuole private, Scuola di lavoro, Giardino d'infanzia, Educandato, Dopo-scuola, Catechismi parrocchiali, l'anno passato aperse una Sala di lettura e un Corso di Conferenze Settimanali di Religione per signorine professoresse, maestre e studenti al R. Magistero femminile e alla R. Università (per le quali ogni anno si tiene un corso di Esercizi in preparazione alla S. Pasqua) e una Biblioteca Circolante, ricca di libri ameni, istruttivi, letterari, e periodici, rassegne, riviste letterarie e artistiche fra le più pregevoli e ricercate.

L'Istituto S. Giuseppe in via della Lungara, iniziatosi nel 1899, è caratterizzato da un Patronato per le Giovani Operaie, che ivi raccolte e retribuite imparano il cucito, il ricamo in bianco, lo stiro, altri lavori di praticità domestica, e hanno settimanalmente un'apposita Scuola di Religione. In quest'anno, oltre all'Oratorio frequentatissimo, ed alla Casa-famiglia, si è aggiunto, sempre per la munificenza del S. Padre che fece edificare il grandioso salone, giustamente chiamato Pio X, un Dopo-Scuola e un secondo Corso di religione per le Oratoriane più grandicelle.

Anche l'Istituto S. Famiglia invia Appia Nuova, apertosi nel 1904, oltre l'Oratorio, Dopo-Scuola, Laboratorio Pontificio, Scuole serali, ha pure le Scuole Elementari e l'Asilo Infantile frequentatissimi.

Nell'Istituto S. Maria Liberatrice al Testaccio fondato nel 1911, oltre l'Oratorio, il Dopo-Scuola, la Scuola di Lavoro, i Catechismi parrocchiali, è assai fiorente un ben organizzato Circolo femminile con Scuola di Religione, il cui sapiente Statuto venne approvato sul finire dell'anno da S. E. il Cardinal Vicario.

L'Istituto dell'Addolorata apertosi nel febbraio del 1912 con l'Oratorio festivo e giornaliero, un DopoScuola, un Laboratorio gratuito, è davvero provvidenziale nel popoloso quartiere Tiburtino, o di S. Lorenzo, ove va operando una radicale trasformazione fra le numerose fanciulle che lo frequentano.

Ogni Istituto ha pure la cura dei Catechismi nelle rispettive parrocchie e la Pia Unione delle Figlie di Maria.

Voglia Iddio benedire a queste opere dirette a sua maggior gloria col renderle ognor più feconde di bene, in proporzione ai crescenti bisogni di tante giovanette.

ALESSANDRIA - Accademia - Gara Catechistica.-Ebbe luogo nell'Istituto Maria Ausiliatrice, il giorno dopo Natale, presente un'eletta schiera di benefattrici e di parenti delle alunne dell'Oratorio Festivo.

Eseguitosi dal coro di tutte le Oratoriane, grandi e piccine, un magnifico inno all'Immacolata, una signorina con eleganti e spigliate parole annunziò che le alunne, divise in tre classi a seconda della età, avrebbero dato un saggio dell'istruzione religiosa ricevuta.

Il saggio si svolse per domande e risposte scambiatesi reciprocamente dalle stesse alunne schierate sul palco ; e tutti videro che se meritavano plauso incondizionato le signorine della classe anziana per la franchezza libera da ogni rispetto ungano, e le giovani della classe mediana per la spigliatezza nel recitare le pagine del Catechismo grande, non si mostrarono meno meritevoli di ammirazione ed encomio le alunne della classe piccina per la prontezza nel dire e per la sicurtà dimostrata, nonostante la soggezione che suol dare, a chi sta le prime volte sul palco, la presenza del pubblico. Il che disse chiaramente la cura e pazienza delle maestre e la docilità e l'ardore delle giovani per lo studio delle cose di Religione.

Tra le prove delle varie sezioni furono eseguiti tre bozzetti, d'argomento strettamente connesso col saggio.

S. COLOMBANO AL LAMBRO. - Riceviamo e pubblichiamo : - « Vorrei segnalare la preziosa opera tra noi prestata dalle Figlie di Maria SS. Ausiliatrice. Esse hanno in cura l'Asilo d'Infanzia e lo reggono con alta soddisfazione della locale Congregazione di Carità, da cui dipende l'Asilo, e compiono un bene immenso nell'Oratorio Festivo che hanno aperto alle nostre fanciulle. Ve ne raccolgono dalle tre alle quattro centinaia, e le educano con squisiti sentimenti. Le Oratoriane fanno la S. Comunione generale mensilmente, e molte di esse si accostano ai SS. Sacramenti ogni settimana, apprendono l'istruzione catechistica con abbon danza e per essa ci dànno serio affidamento che avremo in paese delle ottime madri di famiglia. Recentemente l'Oratorio delle Figlie di Maria Ausiliatrice ha riscosso le più vive simpatie, non dico del popolo, ma di tutta la nobiltà di S. Colombano. Le brave Suore hanno promosso alcune belle Accademie musico-letterarie, come quella data in occasione del Giubileo Sacerdotale del Prevosto dott. Luigi Cazzamali, che parve un prodigio. L'Oratorio femminile quest'anno ebbe in dono dal Parroco un'elegante bandiera in candida seta sulla quale spicca l'effigie di Maria SS. Ausiliatrice, bandiera che fu dalle oratoriane salutata con entusiasmo, perchè simboleggia l'ideale dell'Oratorio, e ne fa sempre più nota la gloria.

» ... Vorrei dire qualcosa anche dell'Oratorio nostro maschile, ricco pure di quasi 400 iscritti. Esso non è tenuto dai Salesiani, ma svolge la sua azione con perfetto accordo alle sante direzioni del Ven. Don Bosco. La bandiera sua (donata pure dal Parroco) porta il ritratto del provvidenziale fondatore degli Oratori, e il caro ritratto di Don Bosco campeggia nel salone del Teatro. L'Oratorio maschile è ricco di giuochi svariatissimi, della Schola Cantorum, del Cinematografo, della Fanfara; e dà la mano a quello femminile e più volte si prestò ad invitare in appositi trattenimenti le giovani, al cinematografo e al teatro. Siccome lo stesso spirito li anima, così i due Oratori hanno dinnanzi un prosperoso avvenire, e ci preparano generazioni, secondo il desiderio di Don Bosco, devote a Dio, proficue alla patria e alla famiglia ».

NECROLOGIO

Card. Francesco Saverio Nagl Arcivescovo di Vienna.

Questo nostro grande patrono e benefattore morì santamente la notte dal 3 al 4 febbraio u. s. nella Capitale dell'Impero Austro-Ungarico, ov'era nato il 26 novembre 1855.

Compiuti gli studi ginnasiali a Krems e quelli teologici a S. Polten, nel 1878 fu ordinato Sacerdote, quindi fece ritorno a Vienna, ove rimase fino al novembre del 1882, quando si recò a Roma come cappellano di S. Maria dell'Anima. Nominato, in seguito professore di Teologia nel Seminario di S. Ippolito, Direttore spirituale nell'Augustineo a Vienna, indi Rettore di Santa Maria dell'Anima in Roma, nel 1902 fu eletto Vescovo di Trieste e nel gennaio 191o promosso alla Sede Arcivescovile titolare di Tiro e dato Coadiutore con successione al Card. Gruscha Arcivescovo di Vienna. Venuto questi a mancare nell'agosto del 1911, Mons. Nagl gli succedette in quella Sede Metropolitana e nel concistoro del 27 novembre dello stesso anno veniva creato e pubblicato Cardinale del titolo di S. Marco.

Il Card. Nagl era uomo di fede viva, d'intensa pietà, di grande compassione, caritatevolissimo, affabile con tutti. Il rimpianto per la sua perdita fu grande, specialmente a Vienna e a Trieste. In lui la divozione e l'affetto per la patria e per la dinastia non erano minori dell'attaccamento e dell'amore intenso che nutriva per la Chiesa e per l'augusto suo Capo, il Romano Pontefice.

Ave, anima grande, generosa, incomparabile! Non solo i giovanetti degli Oratori Salesiani di Trieste (quelli segnatamente dell'Oratorio di via dell'Istria!) e gli alunni dell'Istituto e dell'Oratorio Salesiano di Vienna, ma tutti gl'Istituti Salesiani dell'Impero e quanti son Figli di D. Bosco in ogni parte del mondo ricorderanno con affetto la Tua memoria, come Ti pregano dalla bontà del Signore una ricca corona di gloria in cielo!

Sàc. Carlo Ghivarello

L'ultimo giorno di febbraio la nostra Pia Società perdeva in D. Carlo Ghivarello uno dei suoi membri più venerandi.

Nato a Pino Torinese il 17 settembre 1835, fu accolto da D. Bosco all'Oratorio il 2o gennaio 1857 ove attirava col suo esempio il conterraneo Giuseppe Lazzero e compì gli studi. Nella memoranda seduta del 18 dicembre 1859 egli fu eletto Consigliere del Capitolo della incipiente Pia Società nella qual carica rimase sino al 1878, in cui fu nominato Economo Generale. Sacerdote fin dal 21 maggio 1864, nel 188o fu inviato a Saint-Cyr ad aprire l'Orfanotrofio S. Isidoro ; nell'ottobre 1882 passò direttore a Mathi, finchè nel 1888 andò a S. Benigno, ov'ebbe campo di spiegare le preziose doti del suo ingegno nell'impianto di un laboratorio di meccanica, da cui uscirono allievi valenti che ricordano ancora, con profonda riconoscenza, il maestro venerato, e in pari tempo attese ad altri numerosi lavori, compiendo alcune invenzioni meccaniche, lodate da spiccate personalità tecniche italiane ed estere.

Quest'attività scientifica non assorbì mai il

suo zelo sacerdotale, anzi è doveroso il dire che la sua straordinaria attività ebbe dal suo spirito di fede alimento e sostegno. In occasione della sua ordinazione a Sacerdote, Don Bosco gli aveva detto: « Tu avrai da confessare molto nella tua vita »; e fu appunto nel tribunale di penitenza che Don Ghivarello ebbe campo di effondere tutta la bontà del suo cuore paterno.

La rassegnazione e l'abbandono completo nella Provvidenza Divina fu la sua nota caratteristica, ed egual fiducia inculcava nei discorsi e ne' consigli, ovunque e sempre ne vedeva l'occasione opportuna.

Fino all'ultimo istante conservò perfetta lucidità di mente e si addormentò nella pace dei giusti, confortato da tutti i conforti di nostra Santa Religione. Preghiamo per lui.

Rosa Sarto.

Sorella di S. Santità Papa Pio X si addormentava placidamente nel Signore nell'età di 72 anni in Roma l'11 febbraio u. s.

« Quarta figlia di Giovanni Battista Sarto e di Margherita Sansòn... - scrive l'Osservatore Romano - ha trascorso la vita nell'esercizio delle virtù tradizionali della, sua casa; sempre unita a Dio nella continua partecipazione dei SS. Sacramenti, buona con tutti, caritatevole, modesta di quella soave modestia che forma, per così dire, la gloriosa divisa della sua casa, e che nulla perdette o mutò per il riflesso di un trono, il più eccelso ed augusto della terra. Essa è morta piamente, serenamente, siccome visse, assistita da quella religione che fu il conforto della sua vita, dalla benedizione che nell'effusione dell'animo intimamente addolorato le inviava il Supremo Gerarca, che a pochi passi dalla di lei dimora, ne seguiva ansiosamente col pensiero e col cuore gli ultimi aneliti ».

Noi, come abbiam pregato e continueremo a pregare per la virtuosa estinta che da molti anni era una delle nostre più affettuose e cordiali Cooperatrici, così ora la raccomandiamo vivamente alle preghiere di tutta la Pia Unione, anche a conforto dell'animo ambasciato del Santo Padre e delle Ecc.me sue Sorelle.

Mons. Giov. Batt. Anfossi.

Spirò serenamente nel bacio del Signore la notte dal 15 al 16 febbraio, in Torino, presso la Chiesa di S. Giovanni Evangelista, che tanto amava.

Nato a Vigone nel 1840, compì i suoi studi all'Oratorio, ove fu allievo carissimo a Don Bosco, e conseguì la laurea di belle lettere e filosofia all'Università di Torino.

Rientrato in Diocesi, dedicò i primi anni della

sua attività in pro' de' sordomuti, dei quali fu maestro e amministratore nel R. Istituto dei Sordomuti di Torino. Quindi insegnò letteratura nel Collegio San Giuseppe e nell'istituto. delle Giuseppine; e fu prezioso direttore di studi all'Istituto Albert di Lanzo.

Sacerdote zelante, insegnante dotto ed apprezzato da molte nobili famiglie, egli lascia largo rimpianto di sè tra la numerosa schiera di discepoli, che ricordano tutti la sua figura paterna di apostolo buono.

Noi pure, memori dell'affetto profondo e. inalterabile che conservò per Don Bosco e per l'Opera nostra, nonchè delle mille prove di affettuosa amicizia date a D. Rua e all'attuale nostro Superiore, ci prostriamo commossi sulla sua tomba, pregandogli affettuosamente dal Signore la meritata ricompensa.

Padre Gerardo Beccaro.

Nato a Grognardo (Alessandria) nel 1846„ vestì, non ancora sedicenne, l'abito dei Carmelitani Scalzi. Nel 1869 appena ordinato Sacerdote chiese ed ottenne di essere mandato nelle Indie, dove spiegò uno zelo di apostolo, e fondò la prima tipografia cattolica, tutt'ora fiorente.

Tornato in Italia nel 1876 per malferma salute, promosse l'erezione della chiesa del Carmelo a Piacenza, fondò un Collegio per giovani studenti Carmelitani a Cherasco e in fine a Milano esplicò tutta la stia attività. Ricordiamofra le sue opere maggiori : la S. Lega Eucaristica, la Chiesa del Corpus Domini, e l'Ospizio, Nazionale per i piccoli derelitti. Per questo spirito di intraprendente carità si sentì naturalmente avvinto a D. Bosco e all'Opera nostra e fu grande ammiratore del nostro Venerabile• Fondatore e del compianto Don Rua.

Sofferente da qualche mese, colpito da nuovo insulto cardiaco morì a Roma improvvisamente, il 28 dicembre, mentre recavasi a un'udienza concessagli da Sua Santità. Pace all'anima sua

Don Paolo Catenacci.

Morì santamente a Bologna il 12 febbraio 1913, nell'età di 72 anni. Carissimo al Card.. Svampa passò la sua vita facendo del bene, d'intesa col suo santo Arcivescovo. Fu l'aiuto più valido dei Salesiani nei primordi dell'opera loro, in Bologna, ottenendo per essi larghi, generosi soccorsi. I poverelli furono i suoi amici. Lascia nel pianto i nipoti che sperano d'avere acquistato un protettore in cielo. Una preghiera per l'anima sua.