BS 1910s|1913|Bollettino Salesiano Gennaio 1913

ANNO XXXVII - N. 1   Torino, Via Cottolengo, 32   GENNAIO 1913

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI BOSCO

SOMMARIO: Il Sac. Paolo Albera ai Cooperatori e alle Cooperatrici Salesiane . . 1 L'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice nel 1912 6 Nel XXV° dalla morte di D. Bosco: Cenni biografici; Gli ultimi giorni    8 D. Andrea Beltrami 16 DALLE MISSIONI : Repubblica Argentina: Territorio di S. Cruz: I bisogni spirituali della Patagonia 17 D. Bosco nel Parlamento Messicano    20

Tesoro spirituale    20

IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: Pel 24 corrente - Feste e date memorande - Grazie e graziati

NOTE E CoRRlspoNDENZE: Per la festa di S. Francesco di Sales - A Valdocco - Nuovi Direttori diocesani - Il I° Convegno Piemontese degli ExAllievi - Il Sig. D. Albera in Liguria - Tra i figli del popolo - Notizie varie: In Italia; all'Estero 24

Necrologio    31

Il Sac. Paolo Albera ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane

Benemeriti Cooperatori, Benemerite Cooperatrici,

ERA l'ottobre del 1863, e Don Bosco inviava alcuni suoi figli a fondare il Piccolo Seminario o Collegio S. Carlo a Mirabello Monferrato, che nel 1870 venne trasferito a Borgo S. Martino. Capo del giovane drappello era il Sac. Michele Rua, il quale contava appena 26 anni; e chi ha l'onore di scrivervi questa lettera si trovava pure fra quei primi che si allontanavano dall'Oratorio, per fondare fuori di Torino il primo Collegio Salesiano e ricopiare gli esempi di carità e di zelo del Venerabile Padre e Fondatore. Chi l'avrebbe detto che nel breve giro di cinquant'anni la Pia Società Salesiana avrebbe preso una espansione così rapida e prodigiosa, e che l'umile scrivente sarebbe stato chiamato dalla Divina Provvidenza a reggerne le sorti, dopo Don Bosco e il suo primo Successore Don Rua? Perdonatemi, o cari amici, quest'accenno personale, che mi porge il destro di rilevare tutta la riconoscenza che dobbiamo al Signore; e niuno, io penso, meglio dei primi figli di D. Bosco, può e deve apprezzare le meraviglie della Divina Provvidenza a nostro riguardo.

In vero di quali incomparabili benefizi non ci è stato prodigo Iddio ad ogni istante ! Ricordo la fiducia di Don Bosco inalterata anche fra le più dure prove, e mi sembra di udire ancora l'assicurazione da lui tante volte ripetuta del grande incremento dell'opera sua! Alla sua morte infatti la Pia Società Salesiana aveva aperto molte case in varie paesi e seguendo lo slancio apostolico dell'amatissimo

Mons. Cagliero e del nostro caro Mons. Fagnano si era spinta coraggiosamente nei punti più lontani della Patagonia. Ricordo lo zelo quotidiano del compianto D. Rua nel ricopiare scrupolosamente D. Bosco; e voi ben sapete come Dio volle premiare questo suo attaccamento filiale con quintuplicare sotto di lui le nostre Case. Quanto a me non posso fare a meno di ripetere, com'ebbi a esprimermi altre volte, che oggi gli amorevoli tratti della Divina Provvidenza verso di noi sono divenuti ancor più visibili e manifesti, poichè la Pia Società Salesiana, non ostante la pochezza di chi la dirige, prosegue alacremente a compiere il suo apostolato di bene nell'uno e nell'altro emisfero.

Nè posso nascondervi, o cari Cooperatori e benemerite Cooperatrici, la dolce emozione provata nel mese di marzo u. s. all'udire sul labbro di tutti gl'Ispettori Salesiani dell'antico Continente, convenuti a Torino per trattare di alcune cose riguardanti il buon andamento delle nostre Istituzioni, l'omaggio piu ampio ed esplicito alla continuata benevolenza dei nostri Cooperatori.

Ciò poco dopo ebbi a constatare personalmente anch'io, nei miei viaggi attraverso la Francia, l'Inghilterra, il Belgio e l'Italia Settentrionale e Centrale, poichè dappertutto fui circondato da schiere di esimie e zelanti persone di ogni classe e condizione sociale, che tengono il nome e la memoria di D. Bosco e di D. Rua profondamente scolpiti nel cuore e ammirai, grazie il loro appoggio materiale e morale, tutte le nostre Case rigurgitanti di alunni.

Anche a Valsalice, nella VIa Adunanza dei Direttori Diocesani, Zelatori e Decurioni, ebbi a ripetere che il Signore continua tutta la sua paterna assistenza all'Opera di Don Bosco e l'ama in modo al tutto speciale, se le dà tali e tanti sostegni ed aiuti.

E perchè non ricordare anche quell'onda di simpatia che sorse da un capo all'altro d'Italia, e, oserei dire, del mondo intero, al semplice annunzio che il Successore di Don Bosco, erede dello spirito e del cuore del Venerabile Fondatore, aveva spalancato le porte degl'Istituti Salesiani alle schiere dei poveri giovanetti profughi dalla loro patria di adozione? Perché non ricordare altresì la fama ognor crescente di Don Bosco, il cui nome e le cui opere sono encomiate e proposte alla pubblica ammirazione ed imitazione in ogni adunanza rivolta a scopo di bene, massime, se a vantaggio della gioventù?

Ora, queste molteplici manifestazioni di stima e di affetto, questi splendidi pegni della costante benevolenza che prosegue a raccogliere in ogni parte l'Opera Salesiana, sono, a parer mio, altrettanti favori celesti. Per tal modo infatti la cooperazione aumenta e man mano che il buon esempio si propaga e si diffonde, i figli di Don Bosco vengono messi in grado di compiere nuove imprese a maggior gloria di Dio ed alla salute delle anime.

Resoconto del 1912.

Anche nell'anno teste decorso noi avemmo la consolazione di por mano a nuove fondazioni.

In Italia, a Vercelli, nel popoloso quartiere sorto presso la stazione fu eretta, merce lo zelo pastorale di quel l'Ecc.mo Arcivescovo Mons. Teodoro dei Conti Valfrè di Bonzo, una bella chiesa parrocchiale, al cui servizio ha. voluto i Salesiani, che vi hanno pure aperto un Oratorio Festivo.

A Saluggia, grosso centro della stessa archidiocesi, cedendo allo zelo caritatevole di quell'ottimo Prevosto, ab biamo assunta la direzione di un Oratorio, sorto per la generosità di un antico alunno di D. Bosco.

A meglio favorire le vocazioni ecclesiastiche tra i giovani tedeschi, si è trasferito nell'Impero Austro-Ungarico, a Vernsee, nella Stiria, il Collegio Germanico di Penango Monferrato, i cui locali vennero esclusivamente adibiti per giovani adulti italiani, aspiranti essi pure allo Stato Ecclesiastico.

Così l'Opera di Maria Ausiliatrice, tanto cara al cuore di Don Bosco e tanto opportuna ai nostri tempi, avrà, con l'aiuto di Dio, maggior incremento.

Poco lungi da New York, a PortChester, abbiamo accettato un'importante parrocchia per l'assistenza di numerosi emigrati italiani e polacchi.

Il 23 marzo a Granada, nel Nicaragua, giungevano alcuni Salesiani, i quali vi assumevano la direzione di una pubblica scuola e intanto si dava mano all'erezione di un apposito edifizio per un corso di Scuole Professionali.

Finalmente, per lo zelo di S. E. Rev.ma Morrs. Paolino de Azevedo, abbiamo riaperto nella città di Macao nella Cina, l'antico Orfanotrofio dell'Immacolata, pur ritenendo la Missione dell'ampio Distretto di HeungShan, che promette e dà già frutti consolanti.

Che se a lato di queste nuove fondazioni venissi a enumerare le tante costruzioni di nuovi corpi di fabbrica, reclamati dallo sviluppo degli Istituti, (come la ricostruzione del Collegio di Concepción nel Chilì, già distrutto da un incendio) e di nuovi Oratori festivi, o di nuove Chiese presso le Case già esistenti, voi stupireste, o benemeriti Cooperatori, di tanto coraggio e insieme di tanta fiducia nella Divina Provvidenza e nella vostra generosità.

Non posso tacere tuttavia di alcune nuove chiese o cappelle aperte al divin culto; quella ad. es., dell'Immacolata a Puntarenas, a vantaggio della popolazione ognor crescente di quell'omai industriosa città; un'altra intitolata a S. Giuseppe a Manga nell'Uruguay, e una terza innalzata a Londra in onore di Maria Ausiliatrice, a ricordo dell'anno XXV dell'entrata dei Salesiani in Inghilterra.

Sento pure il dovere di additarvi l'Oratorio festivo « Andrea Beltrami » in costruzione a Talca nel Chili; il Santuario di Maria Ausiliatrice iniziato a Concepción nella stessa Repubblica; il gran tempio dell'Immacolata e l'Istituto Giovanni Bosco, parimenti a Puntarenas; la chiesa parrocchiale di Rawson nel Territorio del Chubut; il Santuario di Maria Ausiliatrice a Cuyabà nel Matto Grosso; e la nuova chiesa del Collegio S. Gioachino a Pernambuco nel Brasile; per non ricordare nuovamente il Santuario del S. Cuore di Gesù a Casal Monferrato e i tre templi monumentali, l'uno pur ad onore del S. Cuore sul Tibi-dabo presso Barcellona, l'altro che urge assai ultimare ad onore di S. Agostino a Milano e il terzo a Firenze in onore della Sacra Famiglia, che raccomando particolarmente alla vostra inesauribile carità.

A tutte queste opere aggiungete le ingenti spese ordinarie per la manutenzione di tanti istituti e il mantenimento di quelli che li abitano, nonchè le spese straordinarie incontrate anche quest'anno per la Spedizione di una nuova schiera di Missionari, e conoscerete, o buoni Cooperatori e pie Cooperatrici, quale sia stato l'impiego delle vostre elemosine.

E qui, in quest'ordine di idee, siami permesso far giungere a S. E. il Card. Maffi, Arcivescovo di Pisa, una parola di ammirazione per la sua generosa iniziativa in favore di Pisa Marina.

Egli si accinse ad edificare in quella nuova cittadina, che tanto ne abbisogna, una chiesa da dedicarsi alla potente Ausiliatrice dei Cristiani e da affidarsi ai poveri figli di Don Bosco. Certamente i nostri buoni Cooperatori faranno insieme con noi i voti più ardenti perchè l'opera sia presto condotta a termine, e, ne siamo certi, per quanto lo permettono le loro forze, seconderanno lo zelo dell'Em.mo Principe di Santa Chiesa.

Proposte pel 1913.

Nell'anno al quale, la Dio mercè, siamo giunti, due cose io vorrei caldamente raccomandate.

L'anno nuovo segna il XVI° Centenario della libertà e della pace donata alla Chiesa, mediante il riconoscimento ufficiale del Cristianesimo e dei diritti più essenziali inerenti alla società cristiana, proclamato dall'Imperatore Costantino con l'editto di Milano nella primavera del 313, e per noi ricorda pure l'anno Cinquantesimo dell'espansione dell'Opera Salesiana e il Venticinquesimo della morte di Don Bosco! Per nessuno di questi motivi il 1913 deve passare inosservato.

A commemorare degnamente il primo gran fatto, avrei caro che ogni Cooperatore e Cooperatrice si proponesse nel miglior modo, che gli è dato, di cooperare al pieno trionfo dello spirito di Gesù Cristo nell'anima propria. « Scopo fondamentale dei Cooperatori Salesiani, » scrisse Don Bosco nel Regolamento, « si è di fare il bene a « se stessi mercè un tenore di vita, « per quanto di può simile a quella « che si tiene nella vita comune ». In base a questo programma, il Sommo Pontefice Pio X, che in mezzo al governo di tutta la Chiesa dà a noi tante prove di speciale interessamento paterno, nel suo prezioso autografo dell'11 agosto u. s. inculcava a tutti i Cooperatori di « mantenere ed accrescere, se fosse possibile, in se stessi il vero spirito di N. S. Gesù Cristo per « la propria santificazione, onde pos« sano poi adoperarsi alla salvezza « della gioventù, alla cura delle vota« zioni ecclesiastiche e religiose, alla « diffusione della buona stampa, alla « erezione degli oratori festivi, e a « coltivare e diffondere l'obbedienza, « l'amore e la devozione alla Chiesa ed « al Papa ».

« È molto inesatta », osserva egregiamente Mons. Morganti nel Manuale dei Cooperatori Salesiani « l'opinione « di coloro che fanno consistere la cooperazione salesiana solo giovevole ad altri... Un cooperatore negligente nella propria santificazione molto meno penserà a quella degli altri... Tutt'al più potrà sentirsi commosso dai bisogni fisici od anche sociali, ma per pura umana filantropia, non già per la carità sopran« naturale che animò Don Bosco e « deve informare tutta l'opera sua e il lavoro dei suoi cooperatori... Sia dunque cura d'ognuno di noi il riformare, ove abbisogni, la nostra condotta, l'infervorarci nelle pratiche di pietà e l'ornare l'anima nostra di tutte le cristiane virtù consentanee al nostro stato che così, oltre salvarci noi, ci renderemo atti a salvare anche gli altri ».

A ricordo poi del Cinquantenario del primo sviluppo dell'Opera Salesiana e dell'anno Venticinquesimo della morte del nostro indimenticabile Fondatore, vi prego, o benemeriti Cooperatori, di voler rivolgere la vostra carità al consolidamento di tutte le nostre Case, chè tutte hanno mestieri del vostro aiuto.

I nostri Oratori festivi, perchè possano compiere pienamente e con frutto la loro missione provvidenziale a pró di tanti figli del popolo, abbisognano di sempre nuovi allettamenti e perciò di spese continue.

I nostri Ospizi, nei quali è raccolto e mantenuto gratuitamente un gran numero di orfani e di giovani abbandonati, anche ove non venga meno l'ordinaria carità che li assiste, pel fatto solo dell'enorme rincaro dei viveri più indispensabili, versano tutti in gravi strettezze. Anche le nostre Scuole Professionali, mentre possono far supporre non so qual lucro, aggravano sempre più di anno in anno le passività del nostro bilancio, attese le esigenze sempre nuove della completa formazione delle moderne maestranze e il carattere eminentemente scolastico di dette Scuole.

Gli stessi Collegi, avendo una retta così modica, sono anch'essi, o buoni Cooperatori, nel bisogno di essere sorretti dalle vostre elemosime.

E che dirò delle Missioni? Nella sola Patagonia ben 25 centri, popolati di oltre cinquecento, e mille, duemila e anche tremila abitanti, vedono il Missionario appena ogni due o tre anni, e avrebbero bisogno di un servizio religioso permanente. Nell'Equatore la morte di vari generosi missionari ha reso sempre più sprovvista di aiuti quella povera Missione. Nel Matto Grosso molti Bororos chiedono di stanziarsi nelle nostre Colonie e i nostri Confratelli non possono accontentarli perchè troppo scarsi di numero e di mezzi indispensabili per provvedere al loro mantenimento. Dalla Missione della Cina mi scrivono che si sente troppo vivo il dolore di non poter riscattare tante anime unicamente perchè non si ha denaro, mentre urge anche il bisogno dell'impianto di un orfanotrofio maschile e femminile per tanti bambini abbandonati!

Ebbene, o benemeriti Cooperatori e pie e gentili Cooperatrici, la vostra carità sia rivolta quest'anno interamente a beneficio di tutte le Opere nostre, a sollievo di tanti confratelli, i quali, dolorosamente, sono costretti a spendere la maggior parte del loro tempo e della loro attività nel provvedere giornalmente alle loro grandi strettezze.

Conclusione.

Per parte nostra non resteremo indifferenti di fronte al vostro buon cuore. « Tutti i preti » ripeterò con Don Bosco « tutti i Chierici, tutti i giovani raccolti ed educati nelle case della « Pia Società Salesiana, innalzeranno « al cielo mattino e sera particolari « preghiere pei loro benefattori. Mattino e sera i vostri beneficati con « apposite preghiere invocheranno le « benedizioni divine sopra di voi, sopra « le vostre famiglie, sopra i vostri pa« renti, sopra i vostri amici. Supplicheranno Dio che conservi la pace « e la concordia nelle vostre famiglie ; « vi conceda sanità stabile e vita felice; da voi tenga lontane le disgrazie, tanto nelle cose spirituali quanto nelle cose temporali ; e a tutto ciò aggiunga la perseveranza nel bene; e, al più tardi che a Dio piacerà, i vostri giorni siano coronati da una buona morte. Se poi nel corso della « vita mortale avremo la buona ventura d'incontrarci... oh! allora ricorderemo con gioia i benefizi ricevuti, e rispettosi ci scopriremo il capo in segno d'incancellabile gratitudine sulla terra, mentre Iddio pietoso vi terrà assicurata la mercede dei giusti in Cielo ! ».

Che questi voti, che questi santi auguri, che io trascrivo seduto al tavolo sul quale direttamente sgorgarono` dal gran cuore del Venerabile nostro Padre e Maestro, abbiamo specialmente in quest'anno memorabile - il loro pieno compimento!

Vogliate Voi pure ricordare nelle vostre preghiere chi ha l'onore di professarsi,

Di voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici,

Torino, 1 gennaio 1913.

Obbl.mo Servitore

L'ISTITUTO delle Fíglie di Maria Ausiliatrice nel 1912

L'ISTITUTO delle Figlie di Maria Ausiliatrice, fondato da D. Bosco nel 1872 ha - tra le figlie del popolo - quella stessa missione di carità che hanno i Salesiani tra la gioventù maschile.

- Se da un lato, diceva D. Bosco, recava indicibile consolazione il vedere il miglioramento nei costumi di tanti giovanetti per mezzo degli Oratori, dall'altra parte ogni cuore bennato rimaneva oltremodo dolente nel vedere un numero considerevole di ragazze d'ogni età, che dissipate ed irreligiose facevano temere assai sul loro avvenire. Come rimediarvi? Molti genitori non ci pensavano punto, l'azione caritatevole di qualche buona persona isolata a poco giovava e il sacerdote per molte ragioni non poteva prestare in tutta la sua estensione l'opera sua. Si pregò, si pensò e si trovò necessaria l'istituzione di una pia Società di donne, le quali, consecrandosi a Dio, avessero per iscopo di farsi maestre, sorelle e madri a tante povere fanciulle. D. Bosco prese consiglio dall'immortale Pio IX, istituì una Società di pie zitelle e ponendole sotto il valido patrocinio della Vergine, la quale si venera nel Santuario di Valdocco in Torino, le chiamò col nome di Figlie di Maria Ausiliatrice.

Il mirabile incremento di questa seconda Opera di D. Bosco è una prova lampante che era voluta dal Signore.

Anche nell'anno testè spirato le Figlie di Maria Ausiliatrice posero mano a nuove fondazioni.

Al Cotonificio Lomellino di Cossolnovo (Pavia), a Torre Pellice presso la Ditta Mazzonis, ad Agliè Canavese presso la Stamperia di tessuti E. De Angeli, assunsero, dopo ripetute istanze, l'assistenza delle giovani operaie che in quegli opifici si guadagnano onestamente il pane. Nelle ore libere dal lavoro, le buone giovani trovano mercè l'affettuosa, materna cura delle Suore, quella vita soave di famiglia alla quale per forza maggiore sono sottratte.

A Forno (provincia di Massa-Carrara), coll'approvazione e una particolare benedizione di S. E. Rev.ma Monsignor Giovanni Marenco, Vescovo Diocesano, iniziarono un Convitto per operaie, in un ampio caseggiato capace di duecento giovani, le quali col pane necessario alla vita vi riceveranno quell'educazione morale e religiosa che le formerà buone cristiane e onorate cittadine.

A Fontanafredda (Alba) la Nobil Casa dei Conti Mirafiori volle loro affidare l'Asilo d'infanzia e le Classi Elementari, fondate pei figli dei Coloni che sono alla sua dipendenza.

A Genova, nella parte alta della città prospettante il mare, sul Corso Magenta a Circonvallazione a monte, per la generosità della signora Angela Piccone apersero tiri Pensionato femminile per Signorine che desiderano frequentare le pubbliche scuole.

A Penango Monferrato, per opera del Prevosto D. Giuseppe Torriani, fondarono un Oratorio festivo femminile ed una Scuola di lavoro per le fanciulle, che finora erano costrette a recarsi altrove per abilitarsi nei lavori di ago.

A Mirabello Monferrato assunsero nuovamente la direzione di quel fiorente Giardino d'Infanzia.

In Roma presso il Tempio di S. Maria Liberatrice al Testaccio, in locali provveduti dalla munificenza del S. Padre, apersero a favore delle figlie del popolo un dopo scuola, una scuola di lavoro e un Oratorio Festivo: e nel quartiere di S. Lorenzo fondarono scuole popolari, scuola di lavoro ed Oratorio festivo che promette frutti consolanti.

A Tromello (Pavia), per iniziativa di quel zelantissimo Parroco Sac. Luigi Carbonino, accolte a festa da un gran numero di buone giovanette, assumevano la direzione d'un Asilo infantile e dell'Oratorio festivo.

Inoltre, come già in altri centri importanti, nella popolosa Napoli, per desiderio dell'Eminentissimo Card. Prisco, iniziarono i Catechismi Parrocchiali alla domenica e al giovedì nelle Chiese di S. Gennaro, di S. Francesco d'Assisi e di S. Martino (Certosa); e fecero altrettanto a Bronte (Catania), ove fanno catechismo in tutte le Chiese delle città, nonchè a Nizza Sicilia, a Fiumedinisi e a Alì Superiore mercè lo zelo di quei RR. Parroci e l'opera caritatevole della spettabile Famiglia Quattrocchi.

Desiderose poi di esplicare il loro zelo a vantaggio delle giovanette italiane che si recano all'estero per lavoro, dietro viva istanza della Ditta Stehli, nello scorso giugno accettarono la direzione d'un Convitto Operaie ad Arth (Cantone Schwyz) per le giovanette addette ai laivori di tessitura in quel setificio.

A Jeréz de la Frontera nella Spagna, dall'Opera sociale della protezione dell'Infanzia venne loro affidata la direzione di un'Opera di beneficenza destinata ad accogliere le fanciulle povere della città per sottrarle all'ozio e all'ignoranza e aiutarle ad abilitarsi in ogni genere di lavori donneschi e ricevere in pari tempo una conveniente istruzione ed educazione.

A Chalchuapa, nella Repubblica del Salvador per generosa donazione del rev.mo D. J. Salvador Moràn apersero un orfanotrofio con annesso Oratorio Festivo ed Educandato per Signorine, con il corso completo delle classi elementari, lezioni di musica e di francese.

Con una nuova casa a Granada entrarono pur esse nella Repubblica, di Nicaragua, ove hanno assunto la direzione d'un Collegio Convitto per giovanette di media condizione e per fanciulle indigenti.

A poca distanza da Medellin in Colombia, assecondando le vive istanze dell'Arcivescovo Mons. Manuel José Cayzedo, accettarono in La Ceja la direzione d'un Esternato con annesse Scuole comunali, scuola di lavoro ed Oratorio festivo, che è destinato a fare un gran bene anche fra quella popolazione tuttora semplice, laboriosa e credente.

A Paterson (New-Yersey) in un centro popolato da Italiani iniziarono una seconda casa con annesso Giardino d'infanzia, Semi-convitto per bambine, e relative Scuole di lingua italiana, con una Scuola di lavoro alla quale accorrono volonterose molte figlie d'Italiani, che dopo aver trascurate per anni le pratiche religiose per la poca conoscenza della lingua, sono felici di far ritorno a quella Religione che ebbero la fortuna di conoscere e amare nella prima età.

Finalmente ad Atlantic City (New-York), mercè lo zelo del P. Giovanni Quaremba, iniziarono le Scuole parrocchiali di Catechismo, di Lingua Italiana e un Oratorio festivo a vantaggio delle figlie dei nostri Emigrati.

Pel nuovo anno la Rev.ma Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Suor Caterina Daghero, intende rivolgere tutte le sue cure alla Casa Centrale per le Missioni in Nizza Monferrato, per preparare un buon numero di missionarie da inviare all'estero a sollievo di tanti emigrati. Iddio benedica largamente questo santo disegno!

Nel XXV° dalla morte di D. Bosco

SoNo passati 25 anni e ci pare di provare ancora le ansietà degli ultimi giorni, quando le sue forze andavano deperendo con rapidità disperante e, a vicenda, muti noi c'interrogavamo se davvero allora ci dovesse cogliere una tanta sventura. Rammentiamo le fervorose preghiere che s'innalzavano senza tregua, le veglie ininterrotte ai piedi di Maria Ausiliatrice, la speranza e la gioia dell'ottenuto miglioramento; e, dopo pochi giorni, quasi inaspettato, il nuovo aggravarsi della malattia che prese a precipitare. Chi può dire lo schianto dei nostri cuori e ciò che passasse nell'anima degli alunni, quando la vigilia di S. Francesco di Sales fu comunicata l'ultima parola paterna che dava a tutti l'appuntamento in cielo ?

La mattina del 31 gennaio, quando si diffuse la triste, la dolorosa notizia che Egli non era più, fu un pianto universale. Don Rua « coll'angoscia nel cuore, con gli occhi gonfi dal pianto e con mano tremante » dava ai Salesiani, alle Figlie di Maria Ausiliatrice, ai Cooperatori ed alle Cooperatrici Salesiane l'annunzio più doloroso che egli avesse mai dato o che Potesse mai dare in vita sua; annunziava cioè che u il nostro carissimo Padre in Gesù Cristo, il nostro Fondatore, l'amico, il consigliere, la guida della nostra vita » era morto !

Il dolore ci restò fitto nell'anima e crebbe ancora il giorno seguente, quando tutta la Comunità, pigiata in gran parte nella piccola Chiesa di San Francesco di Sales e affollata alla porta, recitò le preghiere della sera innanzi la salma benedetta di Lui, che vestita degli abiti sacerdotali, là in alto in mezzo al presbiterio, seduta come se dormisse un sonno soave, aveva ricevuto il saluto del popolo torinese, da lui più direttamente beneficato.

Finite le preghiere, tutti rimasero in ginocchio. Nel silenzio solenne, s'alzò Don Francesia e

- Vedete qui, disse, il nostro caro Padre con quella calma, quella tranquillità, quel sorriso, che gli sfiora sul labbro? Ei pare che voglia parlarvi, e voi quasi attendete che egli si alzi e vi rivolga la parola. Ma egli pur troppo non può ripetervi quei santi ammaestramenti che tante volte ci ha dati: egli più non può parlarci... E che vi dirò io da questo luogo, ove D. Bosco tanto fece per voi ? Non farò altro che ripetervi l'ultima parola che egli vi lasciò. Interrogato quale ricordo volesse lasciare ai suoi giovani, rispose : « Dite ai giovani che io li attendo tutti in Paradiso ».

Per la chiesa era un raccoglimento così grande, così intimo, così profondo, che pareva di sentir l'alito affannoso di quei poveri giovani, e Don Bosco nella serenità della morte pareva benedirli per sempre. Quando si diede l'avviso di ritirarsi nelle camerate, tutti rimasero immobili, lagrimosi ; a stento, dopo avere, classe per classe, contemplato ancor una volta l'amato benefattore, si allontanarono.

Da più anni nell'implorare quanto credeva vantaggioso alla sua Pia Società Don Bosco soleva esprimere il desiderio di cantare il Nunc dimittis quando avesse veduto compiuta quell'Opera, alla quale si era accinto nel nome del Signore. E proprio il 2 febbraio, in cui la Chiesa ripete nella sacra liturgia quelle parole, la sua Salma deposta in triplice cassa era condotta ai piedi di Maria Ausiliatrice pei funerali. Pontificò Mons. Cagliero, e venne eseguita quella messa così bella e commovente che Don Cagliero aveva composto nel 1862 e che i cantori in quel giorno mirabilmente interpretarono colla voce e col pianto.

Il duolo incombeva ancora straziante in tutti i cuori, e noi sentiamo ancora le commoventi parole delle fitte ali di popolo che, non ostante il rigore della stagione, assiepavano Via Cottolengo, Corso Principe Oddone, Corso Regina Margherita e Via Ariosto. - Poveri figli, si diceva ! era il vostro padre!... Ma non temete, Egli continuerà a benedirvi dal cielo.

Intanto si rientrò colle lagrime agli occhi nel Santuario, ove, presenti i Vescovi titolari di Magida e di Samaria, Mons. Bertagna Vescovo tit. di Cafarnao compì le esequie ; ma data l'assoluzione alla salma, ecco in tutti un improvviso mutamento ! Il popolo si precipita sul feretro per baciarlo come si baciano le cose sante. Le corone di fiori, che avevano circondatole amate spoglie, furono fatte a pezzi, e così sarebbe avvenuto del drappo funebre e della stessa cassa, se in fretta non si fosse trasportata nella chiesa di S. Francesco in attesa della tumulazione. E contemporaneamente, rientrando in casa la Comunita, una pace, una gioia profonda invase tutti i cuori. Coloro che avevano pianto fino allora, si sentirono tranquilli, come se Don Bosco non fosse morto come se fosse ancora in mezzo ai suoi figli. - Che bella festa - si andava ripetendo : e chi sulle prime erasi meravigliato di simile esclamazione conchiudeva egli pure : - Che bella festa ! - Ed era un ripetersi a vicenda le parole argute e amorevoli udite dalle labbra di D. Bosco e un narrare i più cari tratti della sua vita, con un sorridere e un senso di contentezza quale non si può immaginare.

Il lutto era già cessato!

Ma non cessarono e non vennero a diminuire menomamente nè l'amore che gli portavamo, nè la fama che le sue virtù avevano levato in tutto il mondo. Anzi, quasi non fosse morto, quasi avesse in questi venticinque anni continuato a vivere e ad adoperarsi personalmente per noi acquistando nuovi diritti alla nostra riconoscenza - come infatti continuò a vivere e a operare coll'Opera sua - egli - siamo orgogliosi di proclamarlo - ha gettato sempre più larghe e più vigorose radici nelle anime nostre, nelle sue Case, nelle sue Istituzioni, com'ha guadagnato di anno in anno ammirazione e plauso sempre maggiore presso ogni popolo.

Perciò, a commemorare questo quarto di secolo trascorso dalla sua morte, non sappiamo far meglio che richiamare dinanzi a noi la sua cara persona; dando un cenno brevissimo della sua vita, e rievocando più particolarmente le vicende dei suoi giorni estremi.

Accolga il buon Padre l'umile omaggio, e faccia Iddio che presto la buona e cara immagine paterna sia solennemente glorificata dall'Oracolo infallibile della Chiesa.

Cenni biografici.

Don Bosco, il benefattore, il padre, l'amico della gioventù, nacque a Castelnuovo d'Asti il 16 agosto 1815, da Francesco Bosco e Margherita Occhiena, per virtù e squisito sentire cristiano degna di essergli madre. Da fanciullo, ebbe un misterioso presentimento della sua missione e si fece l'apostolo dei compagni. Per strettezze di famiglia stentò assai a giungere al Sacerdozio; ma di grande ingegno e prodigiosa memoria primeggiò costantemente fra i condiscepoli, pur attendendo a umili uffizi e a opere di carità e di zelo.

Ordinato sacerdote, iniziò l'8 dicembre 1841 l'Opera degli Oratori, che gli costò incredibili prove. Incompreso e perseguitato, andò vagando per qualche tempo con lo stuolo dei suoi giovani da un luogo a un altro, predicendo sempre il sicuro incremento dell'opera sua; e la Pasqua del 1846 le dava stabile sede in Valdocco, e in breve fondava altri Oratori.

Il suo zelo non conobbe riposo. Assiduo nel ministero del Sacramento della Penitenza e della predicazione della Divina Parola, strenuo propugnatore dell'istruzione religiosa e dell'ortodossia della Fede a segno che non indietreggiò neppure di fronte alle minacce e a ripetute insidie di morte, nel suo immenso amore per la gioventù istituì Scuole diurne e serali, Scuole d'Arti e mestieri, Ospizi, Colonie Agricole e Collegi, santificando la pedagogia con un sistema tutto suo, fondato su di una continua e caritatevole vigilanza e sulla pratica della religione; - disseminò milioni di buoni libri ascetici e scolastici, storici, ameni, educativi; - e, nei molti che scrisse egli stesso, trasfuse il suo tenero affetto per la Chiesa Cattolica e l'inalterabile suo attaccamento al Romano Pontefice, al quale consacrò la mente, il cuore e le influenze sue in tutta la vita.

Ardentissimo della gloria di Dio e fermo nel santo proposito « Da mihi animas, caetera tolle», promosse con meravigliosi frutti la Comunione frequente e quotidiana; - fu l'apostolo della divozione a Gesù Sacramentato e alla B. Vergine;

- innalzò numerose Chiese e Cappelle, tra cui il Santuario di Torino-Valdocco che in pegno di riconoscenza dedicò a Maria SS. Ausiliatrice, da cui ebbe l'ispirazione e continua e visibile assistenza in ogni opera; - diede alla Chiesa più migliaia di Sacerdoti; - brillò di eroica abnegazione in ogni pubblica e privata sventura; - fondò la Pia Società Salesiana, che volle erede del suo spirito, e l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice per l'educazione delle fanciulle; - stabilì vaste Missioni per la civilizzazione di tribù selvagge e per l'assistenza agli Emigrati ; - e a sostegno e diffusione del suo apostolato in mezzo alla Società suscitò l'Unione dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane.

Affettuoso più che padre coi suoi, pieno di commovente gratitudine verso i benefattori, tenuto in venerazione dai Pontefici Pio IX e Leone XIII, apprezzato dai più grandi contemporanei, commosse più volte al suo passaggio l'Italia, la Francia e la Spagna, preceduto, accompagnato e seguito dalla fama di uomo straordinario e santo; - finchè il 31 gennaio 1888, consumato dal lavoro e pianto da uno stuolo innumerevole di allievi, sparsi in ogni ordine sociale, volò al cielo dalle umili camerette dell'Oratorio di Valdocco, dove per più di quarant'anni schiere infinite di ammiratori erano accorsi a pregarlo di un consiglio, di un conforto, di una benebizione. La sua salma giace nel Seminario delle Missioni Estere in Valsalice. L'Opera sua oggi abbraccia complessivamente più di 7oo Istituti disseminati in ogni nazione.

In vista delle sue eroiche virtù e della fama ognor più viva di santità, Papa Pio X il 24 luglio 1907 ne introduceva la Causa di Beatificazione.

Gli ultimi giorni.

NEL 1887 - che fu l'ultimo anno della sua vita - D. Bosco entrò più volte in discorso sulla necessità di affrettare l'acquisto di un terreno al Camposanto per luogo di sua sepoltura e faceva iniziare trattative col Municipio. Siccome la cosa andava per le lunghe : - Guarda ! diceva scherzando all'Economo della Pia Società; se non affretti, quando io sarò morto, mi farò portare in camera tua ! Pènsaci ! - E tornando con insistenza a far motto di questa tomba soggiungeva : - Aggiùstati ; se alla mia morte il posto nel cimitero non sarà pronto, mi farò portare in camera tua e allora con questo arnese sotto gli occhi ti sbrigherai presto a trovarlo. - E altre volte: - Non mettermi in un terreno prezzolato. Trovami il posto in una delle tante nostre case.

Volle pure a tutti i costi che si consacrasse nel maggio di quell'anno la Chiesa del Sacro Cuore in Roma, e quando si opponeva esservi ancora tanti lavori che richiedevano un anno intero e mille altre difficoltà, fermo nel suo parere esclamava: - Sia pure; ma la Chiesa deve essere consacrata per maggio. - E diede la ragione, non intesa allora, di questa insistenza, dicendo all'Economo: - Fa' presto a finire quella Chiesa, se vuoi che io la veda ancora; se non fai presto, non la vedrò più!

Si parlava sovente del suo Giubileo Sacerdotale che si sarebbe celebrato nel 1891, ed egli s'intratteneva volentieri su questo argomento, ma più volte disse ai suoi intimi : - Voi vi illudete !

Andando a visitare una piissima insigne benefattrice delle Opere Salesiane, la Contessa Gabriella Corsi, che era agli estremi della malattia della quale santamente morì, le disse: - Ah, signora contessa! Lei mi manca di parola! mi aveva promesso di regalare i giovani dell'Oratorio di due vitelli perchè potessero avere lauta pietanza nel giorno del mio Giubileo Sacerdotale. Lei manca di parola e mancherò ancor io!

In fine, un mese prima dell'Immacolata andato a consolare un prete della casa, Don Luigi Deppert, gravemente infermo e munito degli ultimi Sacramenti, gli disse: Fatti coraggio; non tocca a te questa volta; vi è un altro che deve prendere il tuo posto. Quello guarì, ed egli fu il primo in casa a morire, e nel letto ove giaceva allora quel sacerdote, poichè il suo, essendo troppo incomodo per il servizio degli fnfermieri, fu mutato con quello.

Ma anche senza le sue parole il continuo deperimento delle sue forze era un avviso della fine non lontana dei suoi giorni. Benchè si occupasse instancabilmente a progettare e a far eseguire nuovi disegni, benchè volesse assistere a tutte le deliberazioni e leggesse e postillasse e anche riscontrasse tutte le innumerevoli lettere che gli giungevano, e ritenesse la direzione immediata di tutta la Pia Società e fosse anima di ogni cosa, già nel 1884 era ridotto al punto che il celebre Dottore Combal, dell'Università di Montpellier, visitatolo con diligenza per più di un'ora a Marsiglia, aveva dovuto dire: - Se ne raccontino pure cose meravigliose di D. Bosco, per me il più grande miracolo si è che egli viva ancora, mentre è così distrutto. E come un vestito logoro dall'uso, che per conservarlo ancora per qualche tempo bisogna chiuderlo in una guardaroba!

Infatti nel 1885 incominciò a non poter più camminare senza formarsi un contrappeso colle braccia conserte dietro le spalle; nel 1886, curvandosi sempre più, dovette usare di un bastoncello; nel 1887 bisognò che si appoggiasse a qualcuno che lo sorreggeva per fare qualche passo e finalmente negli ultimi due giorni che stette fuori di letto, non potendosi più assolutamente tenersi ritto sulla persona, volle far uso d'un seggiolone a ruote per essere fino all'ultimo istante in mezzo ai maggiorenti della sua Pia Società. Cadde sulla breccia, da valoroso, colle armi in pugno.

Il 2 dicembre celebrò l'ultima messa con gran pena ed a voce bassissima nella cappelletta attigua alla sua stanza, interrotto spesso da profonda commozione. Il giorno dopo prese ad ascoltarla e a fare la S. Comunione; alle parole Ecce Agnus Dei ruppe in lagrime.

Il 6 si fece ancora accompagnare, e fu l'ultima volta, nel Santuario di Maria Ausiliatrice, per assistere alla funzione della partenza di un drappello di Missionari Salesiani per l'Equatore. Entrò in presbitero sostenuto dal segretario D. Viglietti e dal chierico Festa, mentre D. Bonetti faceva la predica di addio; ma la predica più efficace la fece il povero Don Bosco che si trascinava sulla sua persona. Tutta la gente si alzava per vederlo. Mons. Leto, impartita la benedizione - col SS. Sacramento, diresse alcune parole ai Missionari, diede loro l'addio e li benedisse. Fu una scena delle più commoventi. I Missionarii passarono uno a uno a salutare e a baciare la mano a Don Bosco che piangeva insiem con loro, abbracciarono per l'ultima volta i confratelli e s'incamminarono verso la porta maggiore. Usciti i Missionarii, la folla irruppe nel presbiterio e si accalcò attorno a D. Bosco. Quante parole di compassione si udirono sul suo stato! Quanti si videro piangere! Quanti benedicevano l'uomo di Dio e lo chiamavano santo! Attraversando il cortile fu acclamato freneticamente dai giovani, e, stanchissimo, si ritirò in camera.

L'indomani, al dolore della partenza teneva dietro la gioia di un arrivo: era di ritorno Mons. Cagliero dall'America. Salvo quasi per miracolo in una caduta mortale ai piedi delle Cordigliere, aveva sentito una voce risuonargli al cuore: - -Va' a Torino ad assistere negli ultimi momenti D. Bosco. -- E D. Bosco aveva mandato a Genova D. Lemoyne perchè, a nome suo e del Capitolo Superiore, anticipasse all'amatissimo figlio le più liete accoglienze.

Non si può descrivere la gioia di questo arrivo all'Oratorio. Belle iscrizioni ai poggiuoli della casa salutavano il Vescovo Salesiano; cento bandiere sventolavano pei cortili; mille evviva, frammisti al suono della banda musicale, erompevano da tutti i cuori. E tenerissimo fu l'incontro con D. Bosco. Questi se ne stava seduto in camera; appena lo vide gli domandò: Di salute come stai? e lo abbracciò e lo strinse al cuore, rompendo in lagrime come un fanciullo, e baciandogli più volte l'anello.

Alla sera arrivò il Vescovo di Liegi, Mons. Doutreloux, per ottenere la fondazione di una casa salesiana nella sua città. D. Bosco pareva non volesse annuire; ma l'indomani, festa dell'Immacolata, con meraviglia di tutti rispose affermativamente. Il Signore gli aveva fatto intendere che gli era gradita quella fondazione. L'8 comparve a pranzo sorretto dal Vescovo di Liegi. A cena, dopo pochi minuti, si alzò per ritornare in camera: - Si faccia coraggio, gli disse qualcuno: abbiamo da vedere la sua Messa d'oro. - A queste parole si fermò sulla porta, si volse indietro, fissò collo sguardo chi aveva parlato, e: - Sì, sì; vedremo! rispose: la Messa d'oro! Son cose gravi, son cose gravi!

Il dì appresso Mons. Cagliero gli presentò una superiora delle Figlie di Maria Ausiliatrice che veniva dalla Patagonia, e un'altra suora proveniente dall'Uruguay. Esse, dopo 10 anni, ritornando a rivedere la patria e D. Bosco, conducevano una ragazza dodicenne che l'intrepido Mons. Fagnano aveva salvato con altri selvaggi nella sua prima escursione nella Terra del Fuoco. Mons. Cagliero, nel presentarla al Venerabile, gli diceva: - Ecco, carissimo Don Bosco, una primizia che offrono i suoi figli ex ultimis fini bus terrae! - La piccina, inginocchiata, con un accento semi-barbaro ancora: - Vi ringrazio, proseguì, carissimo Padre, di aver mandato i vostri Missionarii a salvar me ed i miei fratelli! Essi ci hanno fatti cristiani e ci hanno aperte le porte del cielo. -- Don Bosco con dolce sorriso e il volto bagnato di lagrime mostrò come avesse carissimo quel primo fiore venuto da quelle terre che formarono l'oggetto de' suoi più cari desiderii.

Il giorno 16 usciva a passeggio in vettura con D. Rua e D. Viglietti, e incontrò il Cardinale Arcivescovo sotto i portici di corso Vittorio Emanuele. L'Eminentissimo: - Oh! D. Giovanni! D. Giovanni! - esclamò con gioia e salì in vettura, e lo abbracciò e baciò teneramente. Molta gente si fermò a mirare quella scena pietosa e più di uno osservò: - Quanto si amano! - La vettura proseguì lentamente sino in via Cernaia, ove il Cardinale scese e D. Bosco con i suddetti rientrò nell'Oratorio. Giunto in capo alle scale, affranto dalla fatica, diceva a D. Rua:

- Non potrò più fare queste scale!

Sapeva e sentiva che la fine era vicina. La sera dopo una trentìna di giovani delle classi superiori salivano alla sua camera per confessarsi. Vennero avvisati che non era opportuno che Don Bosco confessasse, ma non si mossero volendo a ogni costo avere quella consolazione. Ne fu informato il Venerabile, il quale pur riconoscendo di non poter reggere a quella fatica disse e ripetè: - Eppure è l'ultima volta che potrò confessarli! - e grandemente commosso li fe' entrare. Furono le ultime confessioni ascoltate.

Il 2o fece la S. Comunione da letto; poi si alzò e attese fino a mezzogiorno, come da quarant'anni, al lavoro di benedire, consolare, soccorrere, consigliare quanti desideravano avvicinarlo. Alla sera uscì di nuovo a passeggio e fu l'ultima volta. Fu trasportato alla carrozza in un seggiolone; malgrado le replicate istanze dei figli, era la prima volta che lo permetteva e fu l'ultima.

Quell'uscita non fu senza un grande ammonimento. Nel ritorno, quando fu sul corso Regina Margherita di fronte al Santuario di Maria Ausiliatrice, un ex-allievo, venuto a Torino per alcuni affari, fermò la vettura. Voleva vedere Don Bosco e sapendo che sarebbe passato di là, lo aveva atteso in mezzo alla via. Anche D. Bosco lo vide volentieri e:

- Mio caro, gli disse, come vanno le tue cose?

- Così, così; preghi per me.

- E dell'anima come stai?

- Procuro di essere sempre degno alunno di D. Bosco.

- Grazie, bravo! Dio ti ricompenserà! Prega anche per me! - E lo congedò benedicendolo e con dirgli: - Ti raccomando la salvezza dell'anima: vivi sempre da buon cristiano!

Ritornato a casa e portato in camera, disse amorevolmente al capo dei portatori, che si erano prestati con gioia grande a quel caro servizio: - Fa' lista, sai; ti pagherò tutto in una volta. - Poco dopo fu visitato dal medico curante, il quale lo trovò molto aggravato e lo fece porre a letto; ed egli stesso disse in quella sera al chierico Festa: -- Ora non mi resta che fare una buona conclusione!

Nei giorni seguenti andò sempre peggiorando. La sera del 23 fu a visitarlo il Card. Alimonda che lo abbracciò e baciò teneramente. Don Bosco si tolse il suo berrettino e: - Eminenza, gli disse, le raccomando che preghi perchè possa salvare l'anima mia! - Poi: - Le raccomando la mia Congregazione, - e pianse. Il Cardinale gli fe' coraggio, gli parlò dell'uniformità alla volontà di Dio e gli ricordò che aveva lavorato molto per Lui. Vedendolo tuttora col berrettino in mano, glielo ripose egli stesso in capo. Ed egli estremamente commosso: - Ho fatto sempre tutto quello che ho potuto. Sia di me la santa volontà di Dio!

- Pochi, osservò il Cardinale, possono dire come voi al punto di morte.

E Don Bosco: - Tempi difficili, Eminenza!

Ho passato tempi difficili... Ma l'autorità del Papa... l'autorità del Papa! l'ho detto qui a Mons. Cagliero, che lo dica al S. Padre, che i Salesiani sono per la difesa dell'autorità del Papa dovunque lavorino, dovunque si trovino. - E in così dire era tutto acceso.

- Sì, caro D. Bosco, rispose Mons. Cagliero che stava ai piedi del letto: lo ricordo; stia sicuro che farò la sua commissione al S. Padre.

- Ma lei, D. Giovanni, riprese il Cardinale, non deve temere la morte; ha raccomandato tante volte agli altri di star preparati.

- Ce ne parlò tante volte, seguitò Mons. Cagliero, anzi era il suo tema principale.

- L'ho detto agli altri, soggiungeva egli tutto umile; ora ho bisogno che gli altri lo dicano a me: - e volle la benedizione del Cardinale, che nel congedarsi lo riabbracciò e baciò profondamente commosso.

La vigilia di Natale al mattino chiamò la S. Comunione in forma di Viatico; e ad alcuni sacerdoti che gli stavano d'intorno andava ripetendo:

- Aiutatemi, aiutatemi voi altri a ricevere bene Gesù... io son confuso... In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum.

Fu una scena commoventissima! Non si udivano che singhiozzi. Anche Mons. Cagliero, che compì il sacro rito, fu più volte interrotto dalle lacrime.

Il peggioramento andò ancora crescendo. Un'ora prima di mezzanotte volle che si chiedesse una speciale benedizione al S. Padre; quindi ricevette l'Olio Santo, e disse piangendo a Mons. Cagliero:

- Domando una cosa sola al Signore, che possa salvare la povera anima mia! Raccomando di dire a tutti i Salesiani che lavorino con zelo e ardore. Lavoro, lavoro! Adoperatevi sempre e indefessamente a salvare le anime.

Il giorno di Natale ebbe la benedizione del S. Padre, il quale, dolente « dell'infermità di Don Bosco, pregava per lui. » Accorsero a visitarlo Mons. Bertagna Vescovo tit. di Cafarnao e Mons. Leto Vescovo tit. di Samaria; com'erano già venuti quello di Casale Mons. Chiesa, Mons. Manacorda di Possano e Mons. Teodoro Valfrè di Bonzo, Vescovo di Cuneo. La fanciulletta della Terra del Fuoco non sapeva darsi pace e a ogni istante chiedeva alle suore: - D. Bosco è ammalato? - e correva in chiesa a pregare innanzi il SS. Sacramento; il suo volto color di rame era spesso bagnato di lagrime!

Il giorno di S. Stefano il Cardinal Arcivescovo venne a congedarsi, dovendosi recare a Roma. Rompendo in lagrime abbracciò e baciò più volte il Venerabile e lo benedisse.

Venne pure la Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice a implorare la benedizione e: - Sì, disse D. Bosco, benedico tutte le Case delle Figlie di Maria Ausiliatrice, benedico la Superiora Generale e tutte le sorelle: procurino di salvare molte anime! - La salvezza dell'anima fu l'ammonimento che lasciò agli exallievi; e la salvezza delle anime il ricordo comune che lasciò ai Salesiani e alle Figlie di Maria Ausiliatrice!

I giornali pubblicano ogni giorno il bollettino sanitario. L'Oratorio è continuamente assediato da gente che vuol notizie. I telegrammi si succedono a ogni istante: è un movimento straordinario, un continuo giungere di corrispondenti di giornali nostrani ed esteri, e di direttori delle nostre Case, da ogni parte d'Italia e dalla Francia e dalla Spagna.

Giungono notizie anche da remoti paesi che si fanno straordinarie preghiere pubbliche e private, tridui e novene. In molti monasteri, conventi e comunità religiose si prega con un fervore commovvente.

All'Oratorio i confratelli si succedono anche di notte in adorazione innanzi al Tabernacolo: e all'altare di Maria Ausiliatrice ardono continuamente le candele e i lampadari.

In molte nostre case v'è l'adorazione continua innanzi al SS. Sacramento. In moltissime famiglie di Cooperatori si piange, si offre la propria vita a Dio, si fanno voti e promesse. La speranza è ancora il conforto di tanti cuori. Don Albera, accorso da Marsiglia, dice all'infermo: - E la terza volta, o Don Bosco, che giunge fino alle porte dell'eternità, e poi ritorna indietro per le preghiere dei suoi figli. Sono certo che così accadrà anche questa volta.

E D. Bosco: - Questa volta non ritorno più!

Tuttavia il 31 dicembre volle nuovamente la benedizione di Maria SS. Ausiliatrice e col nuovo anno cominciò a migliorare sensibilmente. La sera del 7 gennaio per consiglio dei medici gli fu recato un pan trito e un uovo. Prima di prendere quel po' di cibo si tolse il berretto, si fe' il segno di croce e pregò piangendo. Si temeva che potesse fargli male, invece lo ritenne benissimo, e con insolita vivacità cominciò a domandare nuove di mille cose. Volle notizie di Roma, del Papa, delle feste del Giubileo Sacerdotale, e dell'Oratorio; volle anche parlare con alcuni chierici. Non si era trovato mai così bene.

Verso sera fece dire a D. Lemoyne:

- Come si può spiegare che una persona, dopo ventun giorno di letto, quasi senza mangiare, colla mente indebolita all'estremo, ad un tratto sia ritornata in se, percepisca ogni cosa, si senta in forze e quasi capace di alzarsi, scrivere, lavorare? Sì, mi sento sano in questi

momenti, come se non fossi mai stato infermo. A chi domandasse il come, gli si può rispondere così: Quod Deus imperio, tu, prece, Virgo, potes... Certo questo non è ancora il mio momento; potrebbe essere fra poco: ora no!

Questa sosta della malattia era l'effetto delle preghiere innalzate alla B. Vergine da molte parti della terra. E fu una grazia segnalata perchè potè ordinare molti affari, dar norme per l'andamento dell'Oratorio, e decidere sul personale di qualche Casa. Però anche quando passava le giornate quasi assopito, era mirabile allo svegliarsi il segnalare che faceva qualche pratica iniziata, qualche provvedimento da prendersi, qualche disposizione legale caduta di memoria a coloro che dovevano eseguirla. I medici stessi facevano le meraviglie per la sua costante attività e lucidità di mente.

In quei giorni giunsero molti pellegrini francesi, belgi, svizzeri, inglesi, tedeschi, provenienti da Roma, per vedere il Servo di Dio e riceverne la benedizione. Ed egli, per quanto può, li riceve con cordialità, raccomanda alla loro carità i suoi figli e alle loro preghiere se stesso; poi cedendo alle loro istanze, li benedice. Qualche volta sentendo che alcuni per ordine del medico non furono introdotti, ne mostra rincrescimento.

Don Rua gli annunzia come tutti prendano vivo interesse alla sua malattia, e continui l'affluenza di distinti personaggi alla portieria dell'Oratorio; e come non solo i giornali cattolici, ma quelli che lo avevano avversato, scrivano di lui con rispetto e simpatia. Ed egli:

- Facciamo sempre del bene a tutti, del male a nessuno.

Il 24 gennaio ebbe la visita di Monsignor Richard, Arcivescovo di Parigi. Volle la sua benedizione e l'Arcivescovo lo accontentò, ma poscia gettatosi in ginocchio pregò D. Bosco a dargli la sua: - Sì, rispose, benedico lei e benedico Parigi.

- Ed io, esclamò l'Arcivescovo, annunzierò a Parigi, che porto la benedizione di D. Bosco.

Ma purtroppo l'incominciato miglioramento si arrestò e scomparve; ed egli tornò allo stato grave di un mese prima.

Il 28 gennaio, prima di ricevere la S. Comunione disse sotto voce: E tosto la fine! E a Don Bonetti: - Di ai giovani che io li attendo tutti in Paradiso! - La parola fu raccolta con affetto, ma venne a raddoppiare la comune mestizia.

Il giorno di S. Francesco di Sales esternamente allegri scampanii, canti musicali, pontificale in Chiesa, ma dolore in tutti i cuori! In quel mattino Don Bosco fece la sua ultima comunione, e rimase come assopito tutto il giorno. Alla sera riconobbe e benedisse ancora il Conte Incisa, priore della festa, e Monsignor Rosaz, Vescovo di Susa, che aveva recitato il panegirico.

Non esce più dall'assopimento se non quando gli si parla di Paradiso e di cose di anima. Se gli si porge cibo o bevanda, colle mani rifiuta. D. Bonetti gli suggerì la giaculatoria: - Maria Mater gratiae, tu nos ab hoste protege... - ed egli: - Et mortis hora suscipe!

Tratto tratto esclama : - Madre! Madre ! domani! - Verso le 6: - Gesù!... Maria... Gesù Maria, vi dono il mio cuore e l'anima mia... In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum... Oh Madre!... Madre!... apritemi le porte del paradiso ! - Colle mani giunte va ripetendo anche molti testi scritturali che per lo più lo guidarono in tutta la vita egli furono regola nell'operare: - Digilite inimicos vestros... Benefacite his qui vos persequuntur... Quaerite regnum Dei....

Suonando l'Ave Maria della sera è invitato a salutare la Madonna colle parole Viva. Maria, e le ripete con voce intelligibile e devota. Durante la notte dice ancora più volte, alzando la mano sinistra, la destra era già irrigidita: - Sia fatta la volontà di Dio! - In fine cessa di proferire ogni parola: ma tutto il giorno e la notte seguente continua ad alzare a quando a quando la mano sinistra nello stesso modo, per ripetere a Dio l'offerta della propria esistenza.

Era agli estremi. Alle 10 antimeridiane del 30 gennaio Mons. Cagliero intona le Litanie degli agonizzanti, presenti molti Salesiani. I medici avevano detto che la sera, o prima che sorga il nuovo giorno, D. Bosco sarebbe volato in paradiso!

La notizia dell'ora vicina della sua morte si diffonde per l'Oratorio e strazia i cuori. I confratelli chiedono di vederlo ancora una volta, e Don Rua permette a tutti di baciargli la mano. Silenziosi si radunano a piccoli gruppi nella cappella privata, e a uno a uno sfilano nella camera dell'agonizzante. Egli è sul suo letticciuolo col capo alquanto rialzato un po' chino sull'omero destro e appoggiato ai guanciali, calmo il viso, gli occhi socchiusi, le mani distese sul letto. Sul petto ha un crocifisso e ai piedi del letto è stesa la stola violacea, insegna del Sacerdozio.

I figli dolenti si accostano in punta di piedi, s'inginocchiano un istante e, piangendo, stampano un bacio su quella mano che tante volte s'alzò per benedirli. Sono più centinaia, giacchè v'accorrono anche quelli che hanno stanza ne' collegi vicini: e con questi si alternano i giovani delle classi superiori e gli artigiani più adulti. Tutto il giorno continuò quella scena teneris sima. Tutti gli portavano a toccare medaglie, crocifissi, rosarii, immagini, per ritenerle qual ricordo della paterna benedizione.

Giungeva frattanto un telegramma dall'Equatore, che annunziava il felice arrivo dei nostri Missionarii a Guayaquil. D. Rua si affrettò a dare al buon Padre la notizia; egli aperse gli occhi e li rivolse al cielo.

Mons. Cagliero e Mons. Leto si alternano nel suggerirgli qualche giaculatoria. Le più frequenti sono: - Iesu, spes mea, miserere mei: Maria, Auxilium Christianorum, ora pro no bis. - Verso le quattro pomeridiane entra il conte Radicati, grande benefattore dell'Oratorio. Alle otto compare nella stanza il Confessore, Don Giovanni Giacomelli, ma D. Bosco non dà segno di riconoscerli.

Il 31 gennaio, all'1 e tre quarti, entrava in agonia. D. Rua si mise la stola e ripigliò le preghiere degli agonizzanti che aveva già incominciate e sospese due ore prima. Sono chiamati in fretta anche gli altri Superiori e la camera si riempie in un attimo d'una trentina di Sacerdoti, chierici e laici. Tutti cadono in ginocchio. Sopraggiunge Mons. Cagliero, a cui D. Rua cede la stola per passare alla destra del morente, e chinatosi all'orecchio del caro Padre:

- D. Bosco, gli disse con voce soffocata dal dolore, siamo qui noi, i suoi figli. Le domandiamo perdono di tutti i dispiaceri che per causa nostra ha dovuto soffrire e in segno di perdono e paterna benevolenza ci dia ancora una volta la sua benedizione. Io le condurrò la mano e pronuncierò la formola della benedizione.

Scena commovente e straziante ad un tempo. Tutte le fronti si curvano a terra, e D. Rua facendo forza all'animo trambasciato, pronunciando le parole della benedizione, alza la destra paralizzata di D. Bosco e invoca la protezione di Maria Ausiliatrice sui figli presenti e su tutti gli altri sparsi nella terra.

Alle tre antimeridiane giunge da Roma un altro dispaccio colla Benedizione Apostolica « a D. Bosco gravemente infermo ».

Monsignore aveva letto il Proficiscere, quando alle 4 1/2 la campana di Maria Ausiliatrice scuonava l'Ave Maria, e tutti i radunati in quella stanza recitarono l'Angelus. D. Bonetti sussurrò all'orecchio di D. Bosco la giaculatoria che giorni prima aveva ripetuta: -- Viva Maria! - Il rantolo, che mestamente si faceva udire da circa un'ora e mezzo, cessò. Per qualche istante il respiro del morente divenne libero e tranquillo, poi a un tratto venne a mancare_.

- D. Bosco muore! - esclamò D. Belmonte. Tutti si strinsero attorno il letto e lo videro emettere tre respiri a breve intervallo... Mons. Cagliero gli suggeriva le ultime giaculatorie: - Gesù, Giuseppe e Maria vi dono il mio cuore e l'anima mia! - D. Rua e gli altri Superiori, Direttori, Sacerdoti, chierici e laici, agonizzavano ancor essi di dolore insieme col Padre... che ci lasciava in terra per aspettarci in cielo... Egli aveva oltrepassato i 72 anni, di 5 mesi e 15 giorni !

Mons. Cagliero intonò sospirando il Subvenite sancti Dei, e benedicendo il sacro cadavere pregavagli requie eterna. La stola che indossava Monsignore fu messa al collo dell'estinto e nelle sue mani congiunte fu posto il Crocifisso che aveva baciato tante volte.

Tutti s'inginocchiarono e recitarono il Deprofundis, alternato da sospiri, gemiti e singhiozzi. Quindi D. Rua si alzò e voltosi ai confratelli con voce rotta dal pianto disse:

- Siamo doppiamente orfani! Ma consoliamoci. Se abbiamo perduto un padre sulla terra, abbiamo acquistato un protettore in cielo. E noi dimostriamoci degni di lui, seguendone i santi esempi!

Erano le 4,45 del 31 gennaio 1888, giorno per noi sempre memorando!...

I benemerifi Cooperatori e le benemerite Cooperatrici Salesiane non hanno una deferminata obbligazione pecuniaria a vantaggio delle opere di D. Bosco, ma fanno mensilmente o annualmente quell'oblazione che della loro la carità del cuore. Ci permettiamo ricordare questo punto del Regolamento, e porgiamo l'espressione della più viva riconoscenza a quelli che in questi giorni ci hanno fatto o ci faranno avere la loro offerta, la quale, quand'anche di Lire 3, è sempre accolta con somma gratitudine, venendo essa a compensarci delle spese di stampa e di spedizione del Bollettino.

Don Andrea Beltrami

È uscita la biografia di questo nostro virtuoso Confratello, scritta dal Teologo Don Giulio Barberis.

« È solito il Signore, egli scrive, quando manda un fondatore di istituto religioso, circondarlo, quale astro primario, di vari astri secondarii, pure splendidissimi.

» Accanto a S. Benedetto pose un S. Mauro; attorno a S. Francesco, a S. Domenico, a sant'Ignazio sorgono, come per incanto, schiere di santi; e basterebbe notare un Sant'Antonio da Padova e un S. Bonaventura a onor del primo; un S. Tommaso d'Aquino, gran lustro del secondo; un S. Francesco Zaverio, un S. Francesco Borgia, un S. Luigi Gonzaga, un santo Stanislao Kostka, un S. Giovanni Berchmans, per decoro del terzo.

» Ora noi abbiamo fede che non inferiore della loro sia stata la missione di D. Bosco a' nostri tempi. Dove saran pertanto i suoi astri luminosi che gli facciano degna corona? Non temiamo: diamo tempo al tempo. Ciò non pertanto (senza parlare dei più recenti), non risplendono forse con luce chiarissima i Savio Domenico, i D. Alasonatti, i D. Provera, i D. Bonetti, i D. Gamarra, i D. Chiala, i D. Czartoryski, i D. Unia, i Mons. Lasagna? Non risplendono forse di bella luce il carissimo Suddiacono Daghero, i chierici Marelli, Arata e moltissimi altri, dei quali si può leggere con tanta edificazione la vita nelle Biografie dei Salesiani defunti?

» Ma sopra tutti costoro, splendente come astro insigne, io pongo D. Andrea Beltrami, che tanta luce sparse di buon esempio e tanto ci incoraggiò al bene con le sue virtù! Io certo lo giudico tale da far ottima compagnia a D. Bosco, poichè egli ha tanti segni di santità da non lasciarci dubbiosi sul conto suo... E così potremo ancora una volta cantar lode al Signore, che cose tanto meravigliose anche a' nostri tempi ha voluto fare tra di noi! Io sono da oltre 50 anni nella pia Società Salesiana; sono stato oltre 25 anni Maestro dei novizi: quanti santi confratelli ho conosciuto, quanti buoni giovani sono passati sotto di me in questo tempo! quanti fiori eletti si compiacque il Signore trapiantare dal giardino salesiano in Paradiso! Eppure, se io ho da dire tutto il mio pensiero, sebbene non intenda far paragoni, mia convinzione si è che nessuno abbia sorpassato in virtù e santità il carissimo nostro Don Andrea.

» Chè, avendo io letto ben molte vite di santi, e meditato molto sui caratteri che costituiscono la vera santità, posso assicurare d'averli incontrati tutti in D. Beltrami e in alto grado. E anche tutti coloro che lo conobbero, convengono nella mia opinione. Non udii pur uno tra i suoi superiori, compagni e allievi, mettere in dubbio la sua straordinaria virtù, o, come da tutti si dice, la sua santità. Questa concordia di pareri è ben significante e ci fa conchiudere essere il Signore che ha fatte queste maraviglie dinanzi ai nostri occhi.

» La vita di D. Beltrami, passata tutta nascosta in Dio, tutta nella preghiera, nei patimenti, nelle umiliazioni e nel sacrifizio, tutta in un lavoro nascosto ma costante, in una carità eroica, sebben ristretta in piccola cerchia secondo la sua condizione, in complesso mi pare tanto ammirabile da far dire: la Fede ha operato sempre dei prodigi, ne opera anche oggidì, come certamente ne opererà finchè il mondo duri,

» Molto breve fu, quanto agli anni, la vita di questo nostro buon Confratello; ma se si riguardano le virtù esercitate e i meriti acquistati, può ben dirsi assai lunga. Ben si può applicare a lui il detto della Sapienza, che: Consumato in breve, operò come se fosse vissuto lungamente. Ei trafficò cioè con tanto solerte industria i talenti ricevuti da Dio, che, in poco tempo, accumulati tesori grandissimi, fu reputato degno che dal Signore Iddio fosse invitato a sè qual servo buono e fedele per ricevere la mercede, non proporzionata agli anni, ma misurata al fervore dello spirito e alla perfezione della virtù.

» Il Signore si compiacque ancora di far passare il nostro Andrea per molte svariate vicende, e vorrei dire attraverso le principali condizioni della vita Salesiana, affinché ci fosse modello generale di alunno, di chierico, di maestro, di studente universitario, di sacerdote, di scrittore, di ammalato; modello in ogni virtù, così nella pazienza come nella carità, così nell'amore alla penitenza come nello zelo ».

*

L'Autore ha radunato attorno alla tomba di questo nostro piissimo Confratello i suoi superiori, i compagni ed i suoi scolari, e li ha fatti parlare; ha raccolto le sue lettere ricavandone il succo del suo pensare intimo; espose egli stesso quanto di lui ricordava, avendolo avuto quasi sempre o direttamente o indirettamente sotto la sua direzione; e ne ha formato un bel volume dal quale sorge viva e parlante la dolce figura di D. Andrea Beltrami.

L'Em.mo Card. Richelmy, Arcivescovo di Torino, in data 17 novembre, scriveva all'Autore

La vita del Servo di Dio D. Andrea Beltrami è veramente un'opera bella e cara; e, quello che più monta, dalla medesima si possono sperare frutti preziosi ed abbondanti. Che il Signore ricompensi l'Autore delle sue fatiche, e benedicendo ai lettori, renda i medesimi atti a seguire gli esempi di un tanto modello...»

L'Em.mo Card. Ferrari, Arcivescovo di Milano, il 12 dicembre u. s. soggiungeva:

« L'ho letto il suo « D. Andrea Beltrami » e mi è piaciuto assai. E un lavoro, si vede, beli preparato, ben digerito, ben fatto, e re riceve splendido risalto la figura del Sac. Beltrami, altro bell'ornamento della Famiglia Salesiana. Le mando le mie più sincere congratulazioni per l'egregio lavoro, al quale auguro larga diffusione perchè farà del bene, e tanto » (1).

(1) Il bel volume di 624 pagine è intitolato: MEMORIE E CENNI BIOGRAFICI DEL SACERDOTE SALESIANO D. ANDREA BELTRAMI. Prezzo L. 2, presso la S.A.I.D. « Buona Stampa ».

DALLE MISSIONI

REPUBBLICA ARGENTINA

TERRITORIO Dl S. CRUZ

I bisogni spirituali della Patagonia. (Lettera del Sac. G. M. Beauvoir al sig. D. Albera).

S. Cruz, 22 ottobre 1912.

REV.MO E AMATISSIMO PADRE,

È tempo che rompa il lungo silenzio e le dia di mie notizie che spero le saranno gradite. Approfittando delle vacanze scolastiche (qui le abbiamo nei mesi d'inverno) passai quarantacinque giorni in Buenos Ayres e per tornare a Santa Cruz m'imbarcai in un vapore che tocca tutti i porti della costa patagonica. Giunto al Puerto Deseado, ove feci naufragio nel 1887 quand'era ancor deserto, scesi unicamente per benedire il Matrimonio di un nostro ex-allievo e dare la stessa comodità a quanti avessero voluto approfittarne e farvi quei battesimi che le poche ore di fermata mi avrebbero permesso.

Trovai un paese che ha già circa 1500 abitanti, avendo il Governo progettato una strada ferrata, che partendo da quel porto attraverserà tutta la Patagonia per far capo al Lago NahuelHuapy, e popolare così tutto il tragitto di paesi e colonie. In poco men di due anni si costrussero più di 25o km. di linea, sopra la quale corrono già in andata e ritorno, tre volte la settimana, alcune locomotive recando una sessantina di vagoni, carichi nell'andata di viveri e merci, nonchè di lavoranti, coloni e negozianti, e nel ritorno di frutta, lane, cuoi e pelli.

Sceso adunque dal vapore e giunto alla spiaggia domando del sig. Caffarena, socio di Pedemonte, ambedue nostri. ex-alunni, che hanno un splendido negozio di merci d'ogni genere, e sono anche provveditori del Governo. Lo trovai sull'istante e andai in fretta in fretta a casa sua, ove poco dopo benedissi il suo Matrimonio, e battezzai un bambino, al quale gli sposi stessi fecero da padrini.

Intanto si era sparsa la voce che era arrivato un Sacerdote Salesiano, il quale avrebbe amministrato il sacramento del Battesimo nel Club Sociale.

Andai al Club e trovai molta gente che mi aspettava. Senz'altro mi metto all'opera e uno, due, tre, quattro, cinque, e sei battesimi! Finiva di battezzar il sesto, quando sento fischiar il vapore.

- Ohè! ci siamo - dissi fra me e chiesi: - È il primo segno?

- No, mi rispondono, è già il terzo. - Infatti il vapore si moveva proprio allora. - Pazienza! Non c'è più rimedio! Bisogna che resti qui un paio di settimane in attesa di un altro piroscafo. Certo è il Buon Dio che dispone così: in tal modo potrò compiere anche qui, che è già territorio posto sotto la mia giurisdizione, come Vicario Foraneo, un po' di bene amministrando il Sacramento del Battesimo a tanti bimbi che lo reclamano, nonchè i Sacramenti della Cresima e della Confessione a tante persone, fare alcune istruzioni ai ragazzi, visitar le famiglie, gli infermi ecc. ecc. Altrimenti chissà quando avrei potuto farlo!

Infatti erano trascorsi circa otto anni dacchè vi passava il nostro Missionario D. Dabroski da Gallegos.

Si figuri pertanto, amatissimo sig. D. Albera, se, quantunque malcontento per vedermi privo di tutto l'occorrente per dare una Missione in piena regola come avrei voluto, non mi rassegnai volontieri alla volontà del Signore. Mi doleva solo una cosa. Scendendo dal vapore non avevo preso con me altro che i vasettini degli Olii santi e del S. Crisma per fare quei pochi battesimi che pensava di fare, e nient'altro, nemmanco il Breviario che avea già recitato, di modo che, con mio grande rammarico, per più di quindici giorni mi vedeva privato di quelle care preci, propriamente sacerdotali, dopo 37 anni continui che le aveva recitate.

Pazienza, esclamai, reciterò in cambio il Rosario intero, e potendo anche i Salmi Penitenziali e le Litanie dei Santi....

Questo accadeva il 2 ottobre. Il giorno seguente visitai il Direttore Ingegnere dei lavori di Costruzione della Via Ferrata e tutte le Autorità, il sig. Commissario di Polizia, il sig. Giudice di Pace e Ufficiale del Registro Civile, il sig. Sottoprefetto del Porto, e tutti, concordemente lamentando in parte il successo, nel resto si felicitavano per la mia permanenza che avrebbe loro procurato la fortuna di godere più feste per la celebrazione di molti battesimi e oratrimonii che non sarebbero mancati.

Visitai quindi il Collegio del Governo, chiedendo il favore di poter dare alcune lezioni di Religione agli alunni. Accondiscese il Maestro a condizione che i loro padri, come richiede la legge, l'avessero permesso e sempre fuori delle ore di scuola, cioè dalle cinque alle sei pomeriidane. Così si fece.

Il giorno dopo, all'ora fissata, mi trovai al Collegio dove una sessantina dì giovani tutti superiori ai dieci anni eccetto sette od otto, mi aspettavano ansiosi di novità. Poveretti! La maggior parte ignorava persino il segno della Croce!

Visitai pure varie famiglie, dove mi aveano detto che c'erano bambini da battezzare. Non tutti sono solleciti in questo; o perchè non hanno il padrino che desiderano, o per altri motivi indugiano a compiere un così stretto dovere.

Il 5 ottobre il Sottoprefetto e la sua sposa mi pregarono di andar a battezzare due bambini che desideravano aver per figliocci. Ben volentieri li soddisfeci, trovandomi all'ora stabilita in casa loro. Dopo la lezione di catechismo anche il signor Maestro volle aver l'onore di essere padrino, presentandomi un bambino che desiderava tener per figlioccio e fui lieto di poternelo soddisfare.

Il 6 ottobre, solennità del S. Rosario, fu un gran movimento nel paese. Si era pubblicato che si sarebbero celebrati molti battesimi nel Salon del Club-Sociale ; infatti quando io vi andai, non solo era gremito il salone ma c'era tanta gente che si accalcava per la via occupando le case e i negozi vicini, chi recando i bambini da battezzare, chi per tenerli al battesimo, la maggior parte per assistere alla funzione solenne, desiderata e mai vista ancora. Il mondo minuto dei ragazzi, chiassoso e impaziente come dappertutto, qui pure abbondava.

Entrato nel salone cessò d'incanto il vocìo, e tutti gli sguardi si rivolsero a me, che salutarono attenti e festosamente. Com'ebbi riposto al saluto generale e stretta la destra ai principali, al Giudice, al Sottoprefetto, al Commissario, al Medico sig. Tancredi Mazzucchelli, torinese, che aveva tre bambini da battezzare, e ad alcuni altri, mi accinsi senza più all'opera. Eran le 2 pom. e verso le 6 avea finito.

Finito! ? Sì, per quel giorno; perchè molti, stanchi dì aspettare, se n'erano andati, determinando di presentarmeli nei giorni seguenti. Infatti quel giorno nonne battezzai che una ventina e in più riprese, a gruppi di cinque o sei, dicendo in numero plurale quel che si poteva per non istancarli. E com'era bello il vedere molti ragazzi assidersi festosi intorno una lunga mensa, sorbendosi la tazza di cioccolatte, che i padrini offrivano loro per festeggiare il battesimo de' loro fratellini !

Feste siffatte che rallegrano tanto le nuove popolazioni accomunando fraternamente, come in famiglia, genti tanto diverse di stirpe e di favella, solo la Nostra Santa Religione Cattolica può farle.

V'erano spagnuoli, italiani, austriaci, francesi, alemanni, inglesi, e tutti, frammischiati agli Argentini, mossi dallo stesso pensiero, la Religione, sebbene a più d'uno di quegli emigrati suonasse male un tal nome. Eppure tanta è la sua magica potenza, o meglio la necessità, che anche a essi s'impone.

Tutti convengono in questo, non meno gli individui che i Governi, eppure non vi si pensa. Si stabilisce un luogo, si forma un paese dove che sia, e subito si creano autorità, Giudice di pace, Registro civile, Commissario di Polizia, e quando il paesetto arriva a radunare nelle famiglie un 25 ragazzi tra i due sessi, ha già diritto ad una scuola e il Governo vi manda un maestro con tutto il necessario, obbligando i padri, pena una multa, a mandarvi i figli da' 6 ai 14 anni. Ed ognuno di questi impiegati percepisce un considerevole stipendio; mi diceva il Maestro di Deseado: « Questa scuola costa al Governo 50o pesos nazionali al mese (cioè mille e cento fr. mensili). Ma alla Religione non si pensa. Passano decine di anni e paesi considerevoli per il numero di abitanti, che hanno già tribunali, collegi, quartieri di soldati, prigioni, ecc. ecc. mancano ancora del principale, cioè della Chiesa e di un sacerdote.

Il porto di S. Julian (dove quest'anno noi abbiamo iniziato Casa e Chiesa) quello di Sta. Cruz e di Rio Gallegos, centri ora di molti abitanti, forse sarebbero ancora trascurati se non erano i Salesiani, come lo sono tuttora Deseado, Comodoro, Rivadavia, Camarones, Madryn, Piramides e San Antonio, tutti porti di molta importanza, che saranno un tempo gli emporii della Patagonia.

Parvuli petierunt panem et non erat qui frangeret eis!...

Oh! come si vede sempre più la necessità di pregare e supplicare la nostra Buona Madre Maria Ausiliatrice che ci ottenga dal Signore buoni Salesiani, specialmente zelanti Sacerdoti, che vengano presto in nostro aiuto, perchè davvero merces quidem multa, operarii autem

Fauci... Oh ! sì, caro Don Albera, ci mandi e presto dei buoni aiutanti per fare un po' di bene.

Questi poveri emigrati, venuti qua dal vecchio mondo con un resto di religione, spesso assopita, e caduti in luoghi dove disgraziatamente non si scorge neppur l'ombra di quelle pratiche religiose, esemplari ed attraenti sempre de' loro paesi, specialmente se latini, vi perdono insensibilmente quel poco e senza salutari ritegni cadono prima nell'indifferenza e poi nell'incredulità, spinti dagli scandali continui e dalle proprie passioni. Infelici!... se restano in tale stato, passeranno all'eternità accorgendosi solo in morte della fede perduta.

Ad evitare così gravi disgrazie, o almeno a diminuirne il numero, mandi in questi luoghi di Missione, a costo di qualunque sacrificio, qualche aiuto tanto necessario.

La seconda settimana di ottobre la passai secondo il programma propostomi in dare lezioni di catechismo e di morale, quasi ogni giorno, al Collegio o Scuola mista, nel visitar famiglie, infermi, e nell'amministrare altri battesimi. Ricorrendo l'onomastico della signora Amalia Pilar Calvo, sposa del Direttore del Ferrocarril, fui invitato insieme con alcuni principali del paese a partecipare al banchetto che questo signore dava in suo onore, e ad assistere al trattenimento teatrale che si diede al ClubOperaio, al quale partecipò tutto il paese.

La domenica 13 ottobre, fu destinata all'amministrazione della Cresima. Alla ora fissata andai al Club-Sociale ove mi attendava buon numero di cresimandi, accompagnati dai loro padrini. Festosamente salutato dai presenti e a mia volta salutatili con un inchino genenerale ed alcune strette di mano, senza più apparecchiai il Sacro Crisma e registrati i nomi, cognomi, età e paternità dei singoli cresimandi e dei loro padrini e madrine, imposto silenzio, cominciai la sacra funzione che durò circa due ore.

Dal giorno 14 al 17 nonostante il vento di ponente accompagnato da frequenti acquazzoni ed il conseguente fango e la distanza di più di due chilometri che separava il Collegio dal luogo dove abitavo, non volli privarmi del piacere della lezione quotidiana a quei cari giovani, premendomi d'imprimer loro almeno alcuni sentimenti di nostra Santa Religione, che sola può far meno dolorosa la vita presente e procurarci la vera felicità, cui tanto aneliamo, nella futura. Similmente visitando le famiglie, alle quali scorsi esser gradita la mia visita, potei battezzare altri bambini e fare altre cresime. E i battesimi raggiunsero in tutto il centinaio!

Il sig. Ingegnere Oscar Wahlquist, Direttore dei Lavori di costruzione della Via Ferrata, quantunque non cattolico, ma sposo ad una cattolica, appena appena conosciuti apprezza già i Salesiani e più d'una volta, nelle visite che desiderava gli facessi, mi manifestò quanto brami che i Salesiani si stabiliscano presto colà e promise di aiutarci in tutto quello che gli sarà possibile.

Volle condurmi colla sua carrozza a visitare le frazioni di Puerto Deseado indicandomi vari siti, dove, secondo lui, potrebbero sorgere la Chiesa e la Casa Salesiana. Ne lo ringraziai, confermandogli la speranza ch'egli ci sarebbe di valido aiuto. E uno svedese, conoscente del dott. Otto Nordienskjòlh, che prima d'imprendere la Spedizione al Polo Sud, fu nostro ospite nella Missione del Riogrande della Terra del Fuoco, nel 1895, dove allora mi trovava.

Ma dove mi dilungo? Io temo, caro Padre, di averla annoiata, e faccio punto implorando benigna indulgenza che vorrà concedermi, e supplicandola ad avermi presente nelle fervide sue preghiere, affinchè aiutato da queste possa ottener la Misericordia del Buon Dio per salvar questa povera anima mia, una cum illis che mi sarà dato salvare.

Il giorno 18 arrivò finalmente un vapore in rotta pel Sud, e fatto ancor un battesimo di un figlio di un italiano, certo Mosè Svegliato di Padova, alla sera m'imbarcai. Toccai di passaggio il porto e il paese di San Julian, dove celebrai la S. Messa dopo trenta giorni che non avea più celebrato, e passai alcune ore con quei cari Confratelli. Quindi tornai a imbarcarmi e oggi, dopo aver navigato tutta la notte, songiunto di .nuovo alla mia residenza di Santa Cruz.

Molte cose mi resterebbero a dirle, ma sarebbe un abusare della sua bontà, il che non voglio. Quindi faccio pulito davvero, pregandola a volermi benedire insieme con questi carissimi Confratelli, mentre le bacio le mani e mi professo

Suo Aff.mo in C. Jesu

Sac. GIUSEPPE BEAuvOIR, Missionario Salesiano della Patagonia e Terra del Fuoco.

Don Bosco nel Parlamento Messicano. Da Messico, in data 26 novembre 1912:

« In questi giorni alla Camera dei Deputati della Repubblica Messicana si discusse e dibattè la questione sociale operaia, precisamente per trovare una soluzione ai frequenti scioperi delle grandi fabbriche. Il deputato Cattolico avv. Francesco Elguero prese la parola e con arte veramente oratoria, profondo conoscimento della questione, convinzione e chiarezza di idee, svolse in un magnifico discorso l'ammirabile Enciclica di Papa Leone XIII « Rerum novarum » specialmente in ciò che riguarda la condizione degli operai; e citando esempi di eminenti sociologi del secolo scorso, nominò pure il nostro Ven. Fondatore con queste testuali parole:

« - La questione sociale esiste disgraziatamente in mezzo a noi da qualche tempo, non certamente nella forma minaccevole d'Europa, ma sotto un'altra forma ancor più terribile, più degna di compassione. Il Partito Cattolico ha iniziato una serie di Congressi Cattolici che le circostanze politiche hanno obbligato a sospendere; in essi si bandì la crociata contro tutti gli elementi dissolventi della massa operaia. Il Cattolicismo sociale del secolo XIX ci sta predicando continuamente questa santa crociata coll'esempio di Don Bosco, il prete degli operai, il quale cominciando la sua missione nel 1841, raccogliendo per le strade della città di Torino una dozzina di ragazzi abbandonati, la completava nel 1888 lasciando nei suoi molteplici collegi 300.000 ragazzi, trecento mila orfanelli, che si andarono trasformando in operai intelligenti, laboriosi e perseveranti!... »

TESORO SPIRITUALE

Indulgenza Plenaria: dal 10 gennaio al 10 febbraio:

1) il 18 gennaio, Cattedra di S. Pietro in Roma; 2) il 19 gennaio, SS. Nome di Gesù ; 3) il 26 gennaio, festa della S. Famiglia; 4) il 23 gennaio, Sposalizio di Maria Vergine; 5) il 25 gennaio, Conversione di S. Paolo apost.; 6) il 29 gennaio, festa di S. Francesco di Sales (visitando però una Chiesa Salesiana ove esiste, altrimenti la propria Parrocchia, o se viventi in comunità, la propria Chiesa o Cappella privata). 7) il 2 febbraio, Purificazione di Maria SS.

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente,

Invitiamo i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario-Basilica di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno in questo mese nel Santuario avremo questa intenzione generale:

Indoreremo le benedizioni più elette su tutti i Cristiani che nel corso del nuovo anno faranno devoto ricorso alla bontà di Maria SS. Ausiliatrice.

Feste e date memorande.

DEZZA (Bobbio). - Come si estende il Culto di Maria Ausiliatrice. - La domenica 10 novembre una nuova statua di Maria Ausiliatrice fu benedetta e inaugurata a Dezza, una parrocchietta di poche anime nelle vicinanze di Bobbio, dove - nonostante la fede che è sì viva nei cuori - non c'era per la Vergine nessun culto di pubblica venerazione: non un altare, non un'immagine, non una festa speciale. Pareva una famiglia cui mancasse la madre! Provvista ora di un nuovo Parroco, che mancava da tanti anni, il sac. Agostino Ridella, zelante Cooperatore salesiano, una delle sue prime cure fu quella di dar vita alla divozione di Maria SS.ma: e non è a dire con quale trasporto di gioia il buon popolo si sia raccolto intorno alla cara Madonna di Don Bosco, che d'ora innanzi avrà anche là la sua festa, il suo altare, il suo trono di Regina.

Sul nostro Bollettino eco dei trionfi dell'Ausiliatrice, ci parve doveroso un cenno di questa festa, non foss'altro come augurio di benedizioni al giovane Sacerdote che la promosse e al suo popolo.

GRAZIE E FAVORI

Salvo per miracolo.

Il 3 giugno p. p. fui colto d'improvviso da strani dolori in tutte le parti del corpo. Obbligato a lasciare le mie occupazioni, me ne andai a letto. - Erano circa le 2 pom. Credevo che, con un po' di riposo, tutto sarebbe finito ma, venuta la sera, mi assalì una febbre abbastanza forte, che mi durò tutta la notte e il dì seguente. Presi qualche medicina, e, invece di migliorare, il terzo dì con mio grande sorpresa fui colto da convulsioni spaventevoli e da un vomito sforzato e continuo. Erano i sintomi della mortifera febbre gialla! Dapprima mi turbai un poco, ma ricordando i favori che l'Ausiliatrice dei Cristiani mi concesse tutte le volte che invocando il suo aiuto, mi rivolsi fiducioso a Lei, le promisi di renderle pubbliche grazie sul Bollettino Salesiano e di fare una novena di ringraziamento, qualora m'avesse liberato dal morbo fatale.

Oh bontà di Maria Ausiliatrice! - Un'ora dopo averla invocata, mi cessavano d'un tratto le convulsioni ed il vomito, e tranquillamente mi addormentava per rifarmi delle forze perdute. Difatti dopo due giorni di convalescenza potei ritornare alle mie occupazioni: ed ora godo ottima salute.

Grazie di tanta bontà, o Aiuto dei cristiani !

Tu, che mi hai ottenuta la salvezza, ottienimi anche di spendere nell'esatto compimento della volontà di Dio tutta la mia vita.

Guayaquil (Equatore), novembre 1912.

Ch. N. STRAZZIERI.

Massa-Carrara. - Sono due amici, o Maria, che con un sol cuore ti vogliono attestare la loro riconoscenza per una bella grazia concessa. Non possiamo dirti altro, poveri come siamo, che ti sia lode, che quaggiù insieme al regno di Dio venga anche il tuo, o dolce madre, o consolatrice, o potente !

Già quasi da due anni giaceva a letto un amato genitore ed amico, affetto nel gomito destro da periostite. Era in uno stato di deperimento crescente, e senza risoluzione alcuna di sacrificare un braccio per la vita. Ricorrendo a Te, o Maria, Tu ci hai esaudito proprio nel punto in cui avevamo deciso tentare un'ultima prova per persuadere l'ammalato a sottoporsi all'operazione; e l'hai guidata questa, certamente; e mercè tua risentiamo le care parole di quell'amato, e lo rivediamo in breve sano e quasi forte come prima.

1 dicembre 1912.

T. A. e T. G. Chierici.

Grezzana di Valpantena (Verona). - Una bambina di 5 anni, di nome Rita Salvagno, giocando si punse con un ago al ginocchio e il male dapprima trascurato divenne tale che i medici stimavano doversi amputare la gamba. Si immagini la costernazione della famiglia. Si ricorse con viva fiducia a Maria Ausiliatrice, con promessa di pubblicare la grazia se si fosse ottenuta. Maria SS. non si mostrò sorda alle replicate preghiere di quella famiglia; la bambina è al tutto guarita senza operazione di sorta. Oggi per mio mezzo la famiglia ringrazia Maria SS. Ausiliatrice, prega di inserire nel Bollettino la grazia ricevuta e invia L. 15 per sante messe.

27 novembre 1912.

D. GAETANO VERRINI, Arciprete.

Sampierdarena. - Passai giorni tristi, e con me li passò la mia famiglia. Fiduciosa nel tuo cuore materno, o cara Ausiliatrice, a Te mi rivolsi, e dopo voti e preghiere ebbi la gioia di vedere i nembi procellosi che si addensavano sul nostro orizzonte, dileguarsi poco a poco, ed alla fine, un raggio benefico di sole, fulgido e smagliante, sorridere più sereno e più terso. Grazie, o pia Ausiliatrice, grazie della tua materna bontà. Continua a proteggere me e la mia famiglia.

19 novembre 1912.

MARIA BORNETO.

Bellano. - La febbre non mi voleva abbandonare; erano già parecchi giorni che diminuiva, ma poi cresceva sempre più. La malattia si faceva seria e svanite erano quasi tutte le nostre speranze. Ricorremmo con viva fede alla Vergine di D. Bosco; in tre giorni noi fummo consolati. Gloria a Maria Ausiliatrice, soccorritrice degli umili!

29 ottobre 1912.

LAURA DELLA MANO.

Avuglione. - Il 24 maggio 19o9 il bambino Antonio Tamagnone, di mesi 33, restò smarrito per la campagna per circa 8 ore. I genitori, i fratelli e le sorelle erano disperati avendo paura di trovarlo annegato, essendovi in quella località molta acqua, e lo cercarono affannosamente. In quei dolorosi istanti lo raccomandarono a Maria SS.ma Ausiliatrice e il piccino, dopo aver camminato in mezzo a fossi pieni d'acqua, giunse ad un paese vicino, ove un cugino lo riconobbe e lo condusse, sano e salvo a casa. La Beata Vergine continui ad assisterlo misericordiosamente!

Ottobre 1912.

PAOLO E ROSA TAMAGNONE.

Cordoba (Rep. Argentina). - Il mio bimbo, di circa sette anni, fu colpito da febbre tifoidea. Non posso descrivere la mia disperazione, poichè questa malattia qui faceva strage, e pareva che anche il mio dovesse soccombere. Ebbi però una speranza pensai che in tante occasioni di dolore fui consolata invocando il soccorso di Maria Ausiliatrice. Fidente ricorsi di nuovo a Lei, promettendo di farlo pubblicare sul Bollettino Salesiano e di mandare un'elemosina. Da quel momento il mio bimbo prese a migliorare e in pochi giorni lasciò il letto. Sia lodata Maria SS.ma Ausiliatrice e beato chi ricorre a Lei !

Settembre 1912.

GIUSEPPINA DE MILANI.

Asti. - Da più anni feci ricorso a Maria SS.ma Ausiliatrice in favore di mia sorella Maria. Ed ora che fui pienamente esaudita, perchè la sorella conseguì abbondante misericordia del Signore negli ultimi mesi della malattia che la menò al sepolcro, compio il mio voto di pubblicare una tanta grazia e di far celebrare una messa in ringraziamento.

1s ottobre 1912.

VITTORIA RosMINI.

Ottennero pare grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti:

A*) - Alassio : Carlo Turcotti, io - Alba : Margherita Degiovanni, 5 -Alcamo : Giuseppe Marino, 1,50 - Aosta : Giovanna Robotto, 5 - id.: C. M., 5 - id.: N. N. - Aragona : Benedetto Marino, io - id.: N. N., io - Archi : M. T., 5 - Ayas : N. N., 12.

B) - Balangero : Domenico Macellaro, io - Barge : Adelina Mellano - Bassano Veneto : Bianca Gregon, 4,30 - Benevagienna : Luigi ed Agnese Ramello, 5 - Bitonto : N. N. - Bogogno : Antonia Sacco, 15 - Bologna : Famiglia Pifferi - Borgo S. Martino di Novara: Alcuni maestri - Bosco Chiesanuova : Teresa Vinco fu Batt., 4 - Bovolone : Famiglia Patuzzo, 5 - Bra : Antonio Milanesio, 25 - Bronte : N. N., io - Brusasco : C. G. L. 12 - id.: M. V., io.

C) - Cagliari : Giuseppina Porrà, 2 - Cardè Giambattista Galletto, 5 - Caresana : R. G., io - Carmagnola : Lucia Giante, 3 - id.: L. T., 5 - id.: Lucia Ramonda, 2 - Carpi : Pio Pio, 5 - Cartura : Eugenio Lazzari, 5 - Casa Bianca : Giustina Vaschetti, 5 - Casale Monf. : Rita e Allegra Cerra - Casalvolone : F. D. - Caspeggio : Adolfo Marucchi, 2 - Cassolona : Maddalena Rondinini, 5 - Castagneto : Virginia Bellini, io - Castellinaldo Caterina Marchisio n. Toppino, 3 - Castelrocchero : C. E., 5 - Castel S. Pietro (Monferrato): Vittoria Lunati, io - Cavallerleone : Maria Giordano, 5 - Cellarengo : Anna Scia, io - Centallo Annetta Aime - Cerea Veneto : Giuseppina Sommariva, 13 - Cervina : Massimina Bollo-Bracco, 25 - Cervatto Sesia: Anna Marchesa, io - Champorcher : Teresa Goutier, 5 - Chdtillon : Augusto Machel, io - Cimo (C. T.): A. P. - Cinzano C. D., 5 - Clusone : Vincenzo Bigoni, 5 - Godevilla : C. G. - Cologna Veneta : Giovanni Rizzotto, io - Condove : Maria Del Savio -Corzoneso (C. T.). Rachele Ved. Bozzini, 5 - Cupramontana : D. Bernardo Vescovo, io.

F) - Farnocchia : Cipriano Silverio, io - Filetto di Villafranca: Dodicina Razzoli - Fobello Sesia : Teresa F. T., 5 - Foglizzo Canavese : Luigi Giovando, 6 - Fossano : F. L., 5 - id.: Annetta Barberis Ved. Gamalero.

G) - Gagliasco di Bistagno : Giovanni Monti, 5 - Gallarate : Caterina Albona, 5 - Genova : Anna Carbone Bruno - id.: Celestina Ivaldi, 15 - id. Isola Santina, 1o - id.: B. R. - Gergei : Battistina Pezza Mameli, 5 - Gorrino : Famiglia Rabino, 15.

I) - Isili : Francesca Atzori, 2,50 - Ivrea N. N., 4.

L) - Lavagna : Carlo Carra, io - Lugo di Romagna : Amalia Ortolani, 5.

M) -- Maserada : Margherita Zoeo, 2 - Masserano : Giuseppa Solaro, 5 - Meina : Caterina Omarini, i -- Mendrisio (C. T.): Serafina Andreoni, 5 - Milano : Giuseppe Gilardi, 5 - Moggio (C. T.): Evangelista Locatelli, 2 - Monterotondo : Angiolina Bailo, 5 - Montese : C. B., 5 - Montignoso Pietro Bichieri, 2 - Morgex : L. N. io.

N) - Negrar : Maria Tomasi, i o - Nizza Marittima (Francia): Egidio Ghiglione, 2,50 - Novara: N. N., io - Nuraminis : Paola Serci, 2.

0) - Oggiono : Gina Manzoni Tentorio, io - Oleggio : Margherita Mattachini, 5 - Orsara Bormida: Maddalena Rapetto, io - Ottiglio Monf.: Marietta Lavagna - Ozzano Mon f.: G. R., 5.

P) - Padova : Iginia Bonatelli, 5 - Parco: Elisabetta Lofigra, 5 - Parma : Pietro Zanetti - Pavia : A. D. L. - Pecetto Torinese : P. C. - Piacenza : Don E. S., 5 - Píeve di Teco : Maria Brignacca Demichelis, 5 - Piobesi : Maria Mussetti - Piscina : Barbara Cervina, 2 - Pocapaglia A. G., 2 - Poirino : N. N., io.

R) - Riccò-Farneta : Carolina Manfredini - Riccò Mon festino : Domenico Bernabei e Caterina Torloi, 20 - Roma : Una devota di Maria Ausiliatrice - Romentino : Maria Occhetta-Fornaroli, 5 - Ronco Biellese : Cecilia Penna, 5.

S) - Saluggia : M. O. - Saluzzo : Maria Ved. Cappellino, 5 - id.: Camilla Riccardi, 5 - S. Daniele del Friuli : Giacomo e Rosa Martinuzzi, 5 - S. Colombano : N. N., 12 - S. Lazzaro Alberoni Lodovica Delforno - S. Maurizio d'Opaglio Famiglia Porta fu Enrico, 5 - S. Pietro in Cerro D. A. - S. Raflael (Rep. Arg.): Domenica Abbona Vittone, 15 - S. Stefano Belbo: Pasquale Viano, io - S. Albano: Virginia Culacciati, 3 - Santulussurgiu : Angela Marzeddu, i - S. Zeno Cerca Norma Cavallaro, io - Sarzana : Maria Ved. Filippi, io - Serravezza : Neri Luigi, 2,40 - Someo (C. T.): Catterina Righetti, 6 - Somrnariva Bosco Lucia Groppo, 13,50 - Sorisole : Mary Molinari - Spezia : Clotilde d'Onofrio, 5 - Strevi : Don G. Cagliari, io.

T) - Torino: N. N., 25 - id. : N. N., 25 - id. N. N., 5 - id.: N. N. - id.: B. M., io - id.: A. D. io - id.: M. R., 2 - id.: A. T., io - id.: C. G. - R., 2 - id. : A. T., io - id.: C. G. - id.: R. R. - id.: T. B. B., 25 -- id.: O. C. M., 1,50 - id.: Agata Ferrario, 5 - id.: Lena Giordani, 5 - id., Ala Luigi, 1o - id. : Adele Santi De Angelis, 1o - id. Flaminio Forgnone - id.: Maria Bernasconi - id.: Maddalena Volpiano - id.: Maria Bovio, 2 - id.: Camusso Veda Borriero, 7 - id.: Contessa Balbo, 20 - id.: D. Magra - id.: Olimpia Rossi Colonna - Tonzanico: Maria Zucchi Bassi, io - Tortona : De M. M. T., 2 - Tresenda di Tegaio N. N., 2 - Treviso : Ofelia Bartolussi, 20 - Trisobbio : Paola Barletti Ved., 5 - Tronzano Vercellese : Francesca Robiano, 5 - Troina : Cagnone Agatina e Di Giunta Agatina, 5.

U) - Udine : N. N., 5 - Ushwaya : (Terra del Fuoco): Giovanni Musso.

V) - Valgrisanche : N. N., 20 - Valguarnera Francesco ing. Federico, 5 - Varallo Sesia : Maria De Lutti, 2,50 - Varedo : Elia Galimberti, io - Varago : Maria Mancini Ved. Acerboni, 2 - Venezia : Angela Kamenarovic, 5 - id.: Maria Moto-Boaro, io - Vernone : Maria Serra, io - Verolengo : Felicita Ved. Barbero., 25 - Verona Rosina Basso e Ottorina Torcolotti, 7,50 - Vinovo: Domenica Gay - id.: Maria Negro, 5 - Vittorio Veneto : Angelina Vascellari. X) -Marianna S. Serra, 3 - N. N., 5 - N. N. 5.

Santuario di Maria Ausiliatrice  TORINO-VALDOCCO

Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque czzodo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per ogni corrispondenza in proposito, come anche per Messe o novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore dei Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, Via Cottolengo, 32 - Torino.

Ogni sabato, alle 7.15 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.

Dal 10 gennaio al IO febbraio.

24 gennaio - Solenne commemorazione mensile di Maria Ausiliatrice.

26-27-28 gennaio - Triduo in preparazione alla festa di S. Francesco di Sales - Dopo la messa delle 6, predica, benedizione - Alle 17, lode, predica e benedizione.

29 gennaio - Festa di S. Francesco di Sales. - Messe dalle 4,30 alle 11,30 - Ore 10, Messa Pontificale - Ore 15,30 Vespri pontificali, panegirico e benedizione.

30 gennaio - Tutte le Preghiere fatte nel Santuario sono applicate in suffragio dei Salesiani, Cooperatori e Benefattori defunti.

2 febbraio - Purificazione di Maria SS. - Orario testivo.

7 febbraio - Primo Venerdì del mese. - Ad onore del S. Cuore di Gesù, esposizione del SS. Sacramento per tutto il giorno.

NOTE E CORRISPONDENZE

Per la festa dì S. Francesco dì Sales.

Facciamo umile preghiera ai sigg. Direttori, Condirettori e Decurioni, perchè nella Festa di S. Francesco di Sales vogliano raccogliere a Conferenza i Cooperatori e le Cooperatrici a norma del regolamento, per lucrare l'indulgenza plenaria e per trattare di quegli argomenti che giudicheranno più atti a promuovere la gloria di Dio secondo lo spirito della Pia Società Salesiana.

A Valdocco.

La festa dell'Immacolata si compì la distribuzione dei premi agli alunni delle Scuole Professionali. Fra le autorità, che circondavano il Rettor Maggiore Don Albera notavansi il cav. uff. prof. Pasquale Negri, rappresentante la Camera di Commercio, i rappresentanti del Sindaco e del Prefetto, l'ispettore Don Manassero, il consigliere comunale avv. Saverio Fino, gli avvocati Battù e Capello, l'ing. Molli, il prof. Vittorio Raffignone, ecc.

Con un concettoso discorso, denso di preziosi pensieri dettati dall'esperienza, il cav. prof. Pasquale Negri fece un parallelo tra le scuole professionali e organizzazioni operaie tedesche e le italiane, rilevando come le prime eccellano per tenacia e disciplina, mentre nelle seconde spicca il genio proprio della nostra stirpe. Accennò pure all'efficacia della Religione nella educazione dell'operaio, e lodò l'organizzazione delle scuole professionali di Don Bosco.

Seguì la relazione sull'andamento dell'anno scolastico-professionale, che dimostrò il progresso raggiunto non solo nei singoli rami deldell'insegnamento tecnico, ma anche nell'istruzione letteraria, tanto che sessantanove artigiani riuscivano nello scorso luglio a conseguire alla Scuola Municipale « Federico Sclopis » la licenza elementare con lusinghiere votazioni.

La premiazione venne intercalata da brevi declamazioni e da alcune esecuzioni musicali della banda e della scuola di canto.

Chiuse la graziosa festa del lavoro e dello studio, che lasciò in tutti la più lieta impressione, la parola faconda dell'avv. Fino, consigliere comunale.

Nuovi Direttori diocesani.

A succedere al compianto Mons. Giacomo Carpanelli a Bologna, coll'approvazione e col plauso di S. E. Rev.ma Mons. Giacomo della Chiesa, Arcivescovo, fu eletto l'ill.mo e rev.mo Mons. Pietro Canetoli, Protonotario Apostolico; e a Cremona, in aiuto al degnissimo Direttore Diocesano Parroco Don Gaetano Seminari, fu eletto Vice-Direttore l'ill.mo e rev.mo Mons. Ambrogio Rizzi.

Agli esimi Monsignori, che si degnarono di accettare questo incarico, i nostri umili ringraziamenti.

IL I° CONVEGNO PIEMONTESE degli Ex-Allievi degli Istituti Salesiani.

Si tenne, come annunziammo, il 16 dicembre, e riuscì numeroso, ordinato, e proficuo.

Il rev.mo sig. D. Albera celebrò per i convenuti nel coro del Santuario di Maria SS. Ausiliatrice e alle 9.30 puntualmente si aperse il convegno. Non diciamo nulla dell'apparato del teatrino, ridotto a elegante salone, nè faremo i nomi di tutte le personalità che vi accorsero. Ecclesiastici e laici, di ogni età e condizione, tutti erano mossi da un solo ideale, quello di farsi promotori di un grande omaggio a D. Bosco. Infatti scopo principale del Convegno fu quello di far partire dal Piemonte - culla dell'Opera di di Don Bosco - un primo efficace impulso e quasi l'indirizzo dell'azione che gli ex-Allievi dovranno spiegare per l'erezione del Monumento a Don Bosco e per la preparazione del secondo Congresso Internazionale coi relativi festeggiamenti nel 1915.

Il sig. D. Albera, cui facevano corona il venerando senatore Barone D. Antonio Manno, il Conte Alessandro Arborio Mella, il Cav. prof. Piero Gribaudi, il Cav. ing. Bairati, il Cav. Faà, l'avv. Saverio Fino, Mons. Mariana e vari superiori della nostra Pia Società, presiedeva l'adunanza.

Dopo un saluto del Cav. Gribaudi e la lettura di numerose adesioni - tra cui applauditissime quelle dell'Em.mo Card. Richelmy, di Mons. Morganti Arcivescovo di Ravenna e dei Vescovi di Asti, Novara, Aosta, Chiavari e Massa Carrara - il Conte Alessandro Arborio Mella assunse la presidenza e diede la parola a D. Albera.

Il Successore di Don Bosco rivolse le sue congratulazioni paterne ai convenuti. Disse che erano tanti apostoli dello spirito di D. Bosco; che se si possono contare i Salesiani, non si possono più contare quegli antichi allievi che si fanno instancabili ed efficaci propagatori delle idee di D. Bosco in mezzo alla società !

Poi si venne alla presentazione e all'approvazione di due ordini del giorno.

Il primo, illustrato dal sig. Augusto Micheletti, riguardava: « La pubblicazione di un Bollettino della Federazione Internazionale: criterii e modalità ». Eccolo colle conclusioni.

Il 1° Convegno piemontese degli ex-Allievi dei Salesiani:

Considerando che, senza un organo centrale direttivo e informatore, riesce praticamente quasi impossibile attuare le Deliberazioni prese sul 1° tema discusso nel 1° Congresso Internazionale e specialmente e la diffusione della conoscenza della Federazione e de' suoi atti e di quelli della Società federate » e constatando che il movimento degli ex-Allievi, cresciuto mirabilmente dopo il 1° Congresso, crescerà vieppiù negli anni che precedono il 1915, cosichè lo spazio che con tanta larghezza il Bollettino Salesiano concede alla nostra azione, sarà. presto insufficiente;

delibera

che il Consiglio Direttivo della Federazione pubblichi un proprio Bollettino, il quale possa eventualmente essere assunto corre Organo ufficiale dal Comitato esecutivo del Monumento a Don Bosco, dando mandato di fiducia al suddetto Consiglio per ciò che riguarda i criteri e le modalità della pubblicazione, tenuto contro delle opinioni manifestate dall'assemblea.

Il secondo, circa « L'azione degli allievi Per l'erezione del Monumento a D. Bosco », fu illustrato dall'avv. Fino con un discorso pieno di elevati concetti e di verace entusiasmo, sintetizzati nella forma seguente

Il 1° Convegno piemontese degli ex-Allievi dei Salesiani:

Ricordando il plauso unanime e caloroso con cui, nel 1° Congresso Internazionale, fu accolta la proposta di erigere un Monumento a Don Bosco « a Torino, sulla Piazza Maria Ausiliatrice, nel luogo stesso ove Don Bosco trasformò suolo ed anime, fondò la madrepatria delle genti sue, inviò pel ondo le sue colonie, dette ad esse il pulito di perpetuo convegno »;

considerando quale alto e singolarissimo significato assumerebbe nella storia della pedagogia l'erigendo Monumento, quando fosse principalmente opera e omaggio solenne e mondiale della gratitudine degli ex-Allievi al grande Educatore ed Apostolo;

considerando che i primi e maggiori benefizi dell'opera pedagogica e umanitaria di D. Bosco li ebbero il Piemonte e Torino;

delibera;

io che, come dogli ex-Allievi sorse l'idea del Monumento, così da essi si compia tutta l'azione di organizzazione e di propaganda per le sottoscrizioni, da raccogliersi specialmente fra gli antichi e presenti Allievi dell'Opera di Don Bosco;

2° che la proposta del Convegno piemontese sia accolta e fatta propria dal Consiglio direttivo della Federazione internazionale e da esso trasmessa a tutte le Unioni federate;

3° che il Piemonte e Torino abbiano a tenere il primato nelle sottoscrizioni pel Monumento ; e

a tal fine propone

I° che gli ex-Allievi oratori e scrittori si prestino alle richieste dei Comitati locali per tenere conferenze, presiedere adunanze, redigere articoli, numeri unici, opuscoli e tutto quanto insomma possa servire a mettere sempre più in luce, le grandi benemerenze sociali e pedagogiche di Don Bosco;

II° che gli ex-Allievi si facciano essi stessi promotori di feste, accademie, recite, banchi di beneficenza, ecc. per facilitare la raccolta delle offerte per il Monumento;

III° che le Unioni e i Circoli Piemontesi e Torinesi degli ex-Allievi assecondino tutte quelle forme di organizzazione e di propaganda che il Consiglio Direttivo della Federazione delibererà perchè l'appello che verrà lanciato al mondo ottenga un larghissimo successo e perchè gli animi si dispongano alle grandiose celebrazioni del 1915.

Alle 12 seguì, per cura del Comitato Promotore, una colazione sociale a quota fissa. Circa duecento furono quelli che vi parteciparono, raccolti attorno il sig. Don Albera : e in fine a tutti rivolse un grazioso saluto in versi, sempre pieno di grande affetto a D. Bosco, il venerando D. Francesia.

Alle 15 si riprendeva l'adunanza.

Il signor Giovanni Ernesto Barolo trattò brillantemente della « Necessità e mezzi di tromuovere Congressi, Convegni o Riunioni locali di ex-Allievi, per prepararsi degnamente ai festeggiamenti del 1915 »; e vennero approvate le seguenti conclusioni

Il 1° Convegno piemontese degli ex-Allievi dei Salesiani:

Conscio dell'alto significato religioso e civile dei festeggiamenti commemorativi del prossimo 1° Centenario della nascita di Don Bosco;

considerando che la glorificazione del Padre può essere un potentissimo mezzo di diffusione dello spirito di Lui nell'educazione della gioventù e nella forma civile e cristiana della famiglia;

considerando che l'esperienza dimostra l'efficacia dei Congressi, Convegni e delle riunioni non solo per la propaganda delle idee, ma specialmente per l'affiatamento degli animi e per il risveglio di nuove energie;

fa voti:

1° che i Delegati piemontesi intervenuti all'odierno Convegno si facciano iniziatori di altre riunioni e convegni nella sede della loro Unione;

2° che tali Convegni si rinnovino periodicamente.

a) per prendere cognizione collettiva e discutere su quanto sarà comunicato dal Consiglio Direttivo della Federazione, in rapporto al Monumento;

b) per sentire le idee dei singoli soci sulle opere particolari da promuovere nell'epoca dei festeggiamenti, sulle iniziative da prendere per facilitare le sottoscrizioni e sui temi che si dovranno trattare nel 2° Congresso internazionale, ecc.

Il sig. Alessio Pretto disse dei « Mezzi pratici Per facilitare, accrescere ed assicurare l'iscrizione degli ex-allievi alle nostre Unioni ed ai nostri Circoli » illustrando queste raccomandazioni o proposte.

Riteniate di evidenza indiscutibile la convenienza e la necessità di ricercare ed attuare tali mezzi, il Convegno propone che:

1° i Presidenti delle Unioni s'intendano coi Direttori degli Istituti salesiani, per avere gli indirizzi degli alunni che compiuto il corso di studio o di tirocinio professionale - si recano nella città o nel paese dove ha sede l'Unione;

2° si consideri come compito importantissimo di ogni Unione il formare il registro degli indirizzi tenendo conto esatto di tutte le variazioni occorrenti nell'anno:

3° ogni ex-Allievo, per spirito di cameratismo, si faccia un dovere di significare al Presidente dell'Unione l'arrivo nella città o nel paese degli exAllievi che vi prendessero stabile dimora;

4° le Unioni torinesi studino il modo di far sorgere un edifizio che divenga sede non solo delle varie Unioni torinesi e del Consiglio Direttivo della Federazione, ma nel quale si possa istituire una Casa-famiglia modello, per gli ex-Allievi che fanno le prime esperienze nella vita, e che tale Istituzione sia dedicata al nome ed alla memoria del compianto D. Rua;

5° gli ex-Allievi dimoranti in località dove non sono Istituti Salesiani od Unioni, si iscrivano all'Uníone più vicina al loro domicilio o alla Centrale del Capoluogo.

Le discussioni procedettero nella forma più serena e nel tempo stesso operosa ed efficace, e testimoniarono luminosamente l'attaccamento filiale che gli Ex-allievi degli Istituti Salesiani conservano - anche fra le più turbinose vicende - a Don Bosco.

In fine su proposta del Sac. Felice Giulio Cane il Convegno deliberava che a rendere più pronta e più facile l'attuazione delle anteriori proposte, specie a facilitare l'erezione del Monumento a Don Bosco col contributo di tutti gli Ex-Allievi e a iniziare quanto prima il lavoro di sottoscrizione pel monumento medesimo, si formasse un Comitato Regionale Piemontese fra gli Ex-Allievi, e presso ogni istituto salesiano si istituisse a cura del Direttore e del Presidente dell'Unione un Comitato locale.

In pari tempo si deliberava che i Presidenti delle Unioni Torinesi e i Direttori delle Case Salesiane di Torino si radunassero entro il mese di dicembre u. s. per gli accordi opportuni.

Con i rallegramenti dell'egregio Presidente Conte Arborio Mella, un'entusiastica improvvisazione del prof. Rodolfo Bettazzi, e un discorso paterno del sig. D. Albera che espresse_ a tutti la sua viva soddisfazione per l'esito felice del Convegno, l'adunanza si sciolse alle ore 18.

A notte la sezione drammatica del Circolo Giovanni Bosco dava, in onore dei convenuti, una rappresentazione di gala.

Ci auguriamo di dire al più presto dei benefici frutti del ben riuscito Convegno.

IL SIGNOR D. ALBERA IN LIGURIA

AL 16 novembre alla vigilia dell'Immacolata il rev.mo sig. Don Albera compì una visita alle Case Salesiane di S. Pier d'Arena, Varazze, Savona, Alassio e Bordighera, ricevendo ovunque le prove migliori della più alta benevolenza da parte di quei nostri Cooperatori.

L'accoglienza che ebbe a S. Pier d'Arena non poteva essere più festosa e più riconoscente. Quei zelanti Cooperatori, al pari di quei Confratelli, ben ricordavano come il sig. D. Albera fosse stato inviato da D. Bosco a fondare quell'Istituto a Marassi, che trasportato a S. Pier d'Arena nel 1872 (quarant'anni or sono) prese tale incremento da divenire una delle più fiorenti fondazioni salesiane. Colà si diedero il convegno per ossequiare l'antico Direttore molti illustri benefattori ed ex-allievi. Ricordiamo Mons. Gian Carlo Balestrino, Don Zerollo, il cav. Pittatore della Corte d'Appello, i fratelli comm. Ing. Gustavo Dufour e cav. Lorenzo, il dott. Canessa, l'avv. Mangini, l'avv. Viani, il dott. Domenico Buffa, il dott. E. Gras, il dott. Danovaro, l'avv. Giuseppe Delle Piane, il signor Ferro, il sig. Carlo Moreno rappresentante della Federazione Giovanile Genovese e una larga rappresentanza della S. Maurizio.

La domenica 17, nel teatrino gremito di giovani e di cooperatori, l'ispettore D. Tommaso Laureri diede al sig. D. Albera il benvenuto, quindi vari alunni declamarono prose e versi, la scuola cantorum e la banda musicale eseguirono scelte armonie, e parlarono il sig. Ferro ricordando le benemerenze del sig. D. Albera verso le Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli, Mons. Canonico Spada, D. Cesare Sorbone ed un alunno dell'Oratorio Festivo.

D. Albera si dichiarò confuso e commosso delle belle parole, dei canti, dei suoni, di tutte le onoranze tributate alla sua umile persona e alla famiglia Salesiana.

Rilevò con soddisfazione il gran bene operato nell'Ospizio durante i 40 anni di sua esistenza, e l'amore degli antichi allievi al luogo della loro educazione. « Prova di questo amore - diceva - è la presenza di molti degli ex-allievi; ce ne sarebbero di più se una gran parte di loro non fosse impedita dai doveri del ministero sacerdotale ». Infine esortò i figli ed i nipoti dei suoi antichi Benefattori defunti a camminare sulle orme dei loro maggiori e a seguirne gli esempi coll'aiutare moralmente e materialmente i presenti Superiori dell'Ospizio, suoi carissimi figli.

Anche il prof. Garaventa, fondatore della NaveScuola, rese un delicato omaggio all'Opera di Don Bosco e al suo secondo Successore.

Trionfale addirittura fu l'ingresso di Don Albera a Varazze la sera del 20 novembre.

Tutta la città, rispondendo ad un manifesto affisso per le vie dal Sindaco cav. Visca, si riversò alla stazione. Erano le 19.1o e a capo di tutto il popolo l'attendevano le autorità civili ed ecclesiastiche, militari e giudiziarie, e la Società Cattolica con banda e bandiera. Il lungo corteo, preceduto dalla fanfara del collegio con i convittori, percorse le vie illuminate a festa e si recò all'istituto. Sul piazzale il direttore Don Finco salutò pel 1° il Successore di D. Bosco e di D. Rua; quindi gli diede il benevenuto, a nome della città di Varazze sempre affezionata ai salesiani e prima della lotta e dopo la lotta, il sindaco cav. Visca. Parlò anche il Prevosto D. Astengo chiedendo una parola di conforto e una benedizione, e D. Albera ringraziò e benedisse quella gran moltitudine.

Al domani tutte le autorità e molti amici ed ammiratori convennero nuovamente attorno a Don Albera. L'on. Astengo, spiacente di vedersi impossibilitato d'intervenire personalmente a quel convegno, con telegramma da Roma plaudiva all' « opera benefica altamente civile patriottica benemeriti Salesiani » e porgeva « rispettosi augurali saluti illustre Rettore ».

Ossequiarono Don Albera, elogiando l'opera dei Salesiani l'Ispettore scolastico cav. Mancinelli, rinnovando i saluti e gli ossequii a nome della città il sindaco cav. Visca, ringraziando i Salesiani per l'opera che prestano alla Parrocchia e alla città il Can. Prev. Astengo. Improvvisò una bella poesia il rev. Can. Sorbone e il Prev. Fazio lodò la nuova opera dell'Oratorio festivo. Ringraziò tutti il sig. D. Albera, lieto di vedersi circondato da tutte le autorità di Varazze e da tante persone che apprezzano altamente l'Opera Salesiana.

Alle 15,30 un nuovo ampio salone si gremiva di popolo di ogni condizione. All'ingresso di Don Albera fu uno scroscio di applausi e la fanfara suonò una marcia festosa e, cantato un inno d'occasione, seguì una riuscitissima accademia.

All'indomani anche le Figlie di Maria Ausiliatrice vollero dare un segno di stima al rev.mo Rettor Maggiore. La sala del teatrino rigurgitava del fior fiore di signore e signorine Varazzesi. Si eseguirono componimenti, cori, versi, dialoghi in italiano ed in francese con grazia e brio. Don Albera ringraziò tutti e fece una calda raccomandazione alle fanciulle di mantenersi buone per cooperare alla salvezza della società.

Alla sera la Collegiata si gremì di popolo come nelle grandi solennità, per sentire la parola di Don Albera che alle 2o precise salì sul pulpito. La sua fu parola di ringraziamento, d'incoraggiamento e di raccomandazione per le Opere di D. Bosco.

Varazze non poteva attestare più eloquentemente la sua stima inalterata e riconoscente per l'Opera Salesiana!

A Savona, ricevuto alla stazione dal Direttore D. Descalzi, dal conte Luigi Naselli-Feo presidente della Direzione Diocesana, dal signor Cesare Scaravaglio presidente del Circolo Pio VII, dal prof. Filippo Cuneo, presidente degli Ex-allievi, dal Canonico Pietro Becchi, dall'avv. Gustavo Cuneo e dalle Presidenze dei Circoli Giovanili dell'Oratorio, fu accolto all'Oratorio Salesiano di Via Trincee da un numeroso stuolo di giovani, che gli si affollarono intorno chiendendogli la benedizione, mentre la schola cantorum diretta dal M.° Attilio Acquarone con accompagnamento di un distinto terzetto eseguiva un inno corale.

La domenica 24 seguì nel teatrino elegantemente addobbato un trattenimento musico-letterario-drammatico, presenti numerosi Cooperatori, fra cui Mons. Pietro Rondoletti in rappresentanza di Mons. Vescovo, il rev.mo Can. Arciprete Agostino Becchi, il Sac. Luigi Casanova, il cav. ing. Nicolò Campora, l'avv. Gustavo Cuneo, il cav. avv. Marrè.

Il trattenimento si iniziò con l'inno del M.° Acquarone, accompagnato da distinto quintetto: quindi il Sac. Giuseppe Calcagno disse un felicissimo discorso, presentando l'omaggio dei giovani, degli antichi allievi e dei cooperatori.

Intercalati da buona musica, si succedettero poesie, dialoghi e un bozzetto, per opera di quei bravi giovani, che superarono ogni aspettativa.

Sul finire venne fatta la distribuzione dei premi agli oratoriani che meglio meritarono durante l'anno: vestiti, libri, orologi, medaglie, e diplomi in gran numero, grazie la generosità delle signore cooperatrici.

Una parola del sig. D. Albera non poteva mancare tra tanta esultanza e non mancò, e disse ai giovani la sua alta soddisfazione per il loro attaccamento all'Oratorio, ai Superiori la sua approvazione per l'opera assidua e perspicace che prestano alla gioventù savonese, ai cooperatori il cordiale incitamento a maggiormente adoperarsi affinché il seme gettato dall'Opera Salesiana venga ognora. fatto fruttificare pel bene della Religione e della Patria.

Anche ad Alassio l'accoglienza fatta al nostro, Superiore fu quanto mai imponente. L'attendevano alla stazione il Direttore e i Sacerdoti del Collegio, il rev.mo sig. Prevosto e i Canonici della Collegiata, il Sindaco, la Giunta Municipale, il Pretore, il Delegato di P. S. e tutte le autorità cittadine. Accompagnato in Collegio, fu salutato con battimani e una vera salve di evviva e l'esecuzione corale di un inno musicato per la circostanza. Seguirono alcuni indirizzi d'omaggio, quindi il sig. D. Albera manifestò la sua contentezza d'aver potuto finalmente appagare il suo vivo desiderio di visitare anche il Collegio di Alassio„ ove sapeva che da tutti era amato con affetto e niun'altro secondo.

Nei giorni seguenti, come in tutti gli altri collegi, egli parlò ripetutamente ai giovani, e s'intrattenne lungamente con loro, come un tenero padre in mezzo ad amatissimi figli.

L'ultima visita fu al Torrione di Bordighera, la casa aperta dallo zelo di D. Bosco per far argine alla propaganda protestante, e là pure si rinnovarono le festose accoglienze, tanto per parte dei giovani di quelle nostre scuole, quanto per parte delle alunne di quel fiorente Educatorio, diretto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice. Alcuni giovanetti gli corsaro incontro fino alla stazione, gli altri colla loro brava fanfara lo attendevano schierati in due file a un duecento metri dalla parrocchia, e sul piazzale di questa erano le allieve dell'Istituto Maria Ausiliatrice con molta gente. E come gli uni e le altre gareggiarono nel dimostrargli il loro affetto, così anche molti cooperatori e cooperatrici si affollarono in quei giorni attorno il nostro Superiore, il quale tenne loro conferenza la domenica 1° dicembre.

Ciò che al cuore del sig. D. Albera tornò maggiormente gradito fu l'affetto e la venerazione che riscontrò ovunque per D. Bosco, congiunto ad un altissima stima per D. Rua, di sempre cara memoria; del che la miglior lode - insieme con l'espressione della nostra più viva riconoscenza - va data sopratutto ai nostri affezionati e zelanti Cooperatori.

Tra i figli del popolo.

ROMA. - Esercizi spirituali. - Alla fine di ottobre, un buon numero di giovanetti fra i più grandicelli dell'Oratorio festivo del S. Cuore al Castro Pretorio si riunirono per quattro giorni di seguito, nelle ultime ore della giornata libere dalle scuole e dalle varie occupazioni, per un breve corso di Esercizi spirituali. Questi riuscirono con soddisfazione di tutti, e si spera di poter continuare tutti gli anni una pratica sì pia e tanto utile. Il buon Dio, sotto la cui protezione hanno voluto iniziare il nuovo anno scolastico, benedica i cari giovanetti e li accompagni coll'abbondanza delle sue grazie.

TREVIGLIO. All'Oratorio S. Carlo.- Preceduta da un breve corso di Esercizi Spirituali, cui intervenne un bel numero di giovani, la domenica io novembre ebbe luogo la festa titolare dell'Oratorio. Alla messa della Comunione celebrata dal rev.mo Dott. D. Ambrogio Portaluppi, PropostoParroco eletto di Treviglio, s'accostarono più di trecento alla S. Mensa, infervorati dalla parola del Celebrante. La funzione delle 10 1/2, con scelta musica eseguita dalla Schola Cantorum, riuscì solennissima.

Nel pomeriggio, dopo la S. Benedizione, col concorso di numerose persone della città e di più di seicento giovani dell'Oratorio si tenne un'accademia musico-ginnica. La squadra « Trivilium » con ottimi esercizi, progressioni e piramidi, riscoteva il sincero applauso degli intervenuti. Alcuni soci della Banda S. Carlo rallegrarono la festa. Il tempo favorevole permise anche una splendida illuminazione, omaggio al gran Santo, la cui statua gigantesca tra i fuochi ed i bagliori pareva benedire dall'alto i suoi divoti.

MACERATA. - La domenica 1° dicembre si è ripetuta per la ventesima volta una festa ormai tradizionale nella città, la festa annuale dei figli del popolo, che al mattino si accostarono in gran numero alla Mensa Eucaristica.

Nel pomeriggio, malgrado il tempo cattivo, una folla composta di ogni classe di cittadini si dette convegno nel teatrino dell'Istituto Salesiano, ave seguì la premiazione dei giovani dell'Oratorio. Aggruppati, in ordine perfetto, in numero di duecento, essi erano una prova tangibile, nel contegno esemplare, di quel che possa ottenere una educazione amorevole, paterna, inspirata alla pratica della Religione.

Dopo un discorso del Rettore del Seminario D. Filippo Miliozzi, ben 95 alunni che nell'anno più si distinsero per assiduità e correttezza furono premiati. Piacque l'atto fraterno di alcuni che cedettero il premio del vestiario, loro toccato, a poveri compagni.

Scelta musica vocale e istrumentale diretta dal M. Oreste Liviabella e dal M. Corrado Federici, alcune suonate della fanfara e la declamazione di varie poesie rallegrarono il trattenimento. Presiedeva quel zelantissimo Vescovo Mons. Sarnari.

FIGLINE. - L'8 dicembre il Circolo D. Bosco dell'Oratorio Salesiano festeggiò Maria SS. Immacolata. Al piattino numerose furono le S. Comunioni, prima delle quali il P. Lodovico dei Francescani disse un commovente fervorino. Alle 9 vi fu messa cantata dal Direttore e alle 12 pranzo sociale, al quale parteciparono vari sacerdoti soci onorari del Circolo e l'oratore ufficiale Dott. Can. Biagiolli, professore del Seminario e canonico della Cattedrale di Fiesole. Nel pomeriggio Vespri solenni colla benedizione del SS. Sacramento e a sera adunanza nel teatrino, alla quale parteciparono i sacerdoti del paese, vari altri dei dintorni, alcuni reverendi PP. Francescani, il Circolo Don Bosco con i soci del Circolo Cattolico San Francesco di Figline e Circolo di Ponterosso. Il Can. Biagioli tenne una conferenza che riuscì di forte stimolo a tanta gioventù ad essere perseverante nel bene. Seguì una splendida commedia dal titolo « Carità Cristiana », che lasciò un'impressione profonda nell'animo del numeroso uditorio.

TRIESTE. - L'Oratorio Salesiano di via dell'Istria la domenica 1° dicembre dava un saggio accademico letterario-musico-drammatico per solennizzare l'onomastico di Sua Signoria il Vescovo Mons. Andrea Karlin. Il trattenimento geniale e vario fu eseguito in tutte le sue parti con fine gusto artistico e piacque assai ai giovani più grandicelli dell'Oratorio che vi erano stati ammessi ed ai signori ed alle signore del Comitato dell'Associazione Salesiana.

Sua Signoria chiuse, con un breve ma caro discorso, il simpatico trattenimento. Ringraziò i giovani dell'attestato di devozione che gli avevano dato, incitandoli a continuare nella frequenza all'Oratorio e a farvi quel profitto morale che Dio vuole da loro. Rivolse calde parole ai signori ed alle signore del Comitato dell'Asociazione Salesiana e ricordando il Card. Nagl, il quale doveva all'indomani ricevere il berrtto cardinalizio dalle mani del Papa, disse che egli avrebbe avuto per l'Opera Salesiana quella sollecitudine e quell'affetto che l'indimenticabile Arcivescovo le aveva sempre dimostrato. Non è a dirsi quale applauso caloroso e sincero suscitarono queste parole.

L'8 dicembre si festeggiò l'Immacolata con Comunione generale . Messa solenne e devota funzione serale. Quindi venne eseguito per la prima volta il melodramma del Soffredini « Salvatorello ».

Notizie varie.

In Italia.

BORGO S. MARTINO. - La festa patronale del Collegio San Carlo preceduta da un triduo, dettato dal Can. Colli, che lasciò un'impronta di pietà e di soddisfazione indelebile, anche quest'anno non poteva avere più splendido risultato. Il prof. D. Francesco Cerruti cantò la messa solenne, che fu accompagnata in canto gregoriano a due cori. Dopo messa il Teol. Colli tessè il panegirico di San Carlo, presentandolo quale campione della Chiesa madre di sapienza e di scienza; sostegno e salvezza dei poveri; vindice di libertà. Una graziosa fiera in famiglia, le note della fanfara del Collegio, le sfide al foot-ball, una riuscitissima rappresentazione cinematografica, l'innalzamento di parecchi palloni ed alcuni fuochi artificiali misero bellamente il compimento all'immensa allegria dei 200 e più collegiali e degli esterni ammessi a partecipare alla festa.

CAGLIARI. - Ad attirare fin da principio molti giovani all'inaugurato Oratorio, fu un pensiero assai indovinato quello di promuovere nei giorni 17, 18, 19 novembre un programma di feste che riuscirono assai attraenti. La prima sera si ebbe una gara ginnastica alla quale presero parte anche le associazioni giovanili cattoliche del Campidano; il secondo giorno recite nel teatrino; l'ultimo giorno accademia e solenne distribuzione di premi agli alunni più assidui e più diligenti nella scuola di religione dello scorso anno. Fra gli oratori ricordiamo il dott. D. Ottonello, Direttore del Collegio di Lanusei, che tenne una conferenza nella quale parlando ringraziò ed encomiò i Cagliaritani di quanto avevano fatto pei figli di Don Bosco; disse qual bene immenso si possa ripromettere da un Oratorio festivo; ed assicurò che i Salesiani, per parte loro, faranno di tutto per corrispondere alle aspettazioni della cittadinanza. L'avv. Antonio Giua di Lanusei parlò a nome degli ExAllievi e fu assai efficace. Infine sorse il rev. Mons. Giuseppe Miglior, Vicario Capitolare, manifestando la sua compiacenza nel poter finalmente avere nella sua Cagliari i Salesiani, esortò i genitori ad approfittarne e raccomandò ai giovani di essere assidui e docili. I giovani entusiasmati gridarono ripetutamente : Viva i Salesiani! Viva il Papa! Viva Don Bosco!

Corona di tanto giubilo fu la benedizione della cappella, che ebbe luogo il 21, festa della Presentazione di Maria. Le buone Cooperatrici andarono a gara colle Figlie di Carità dei diversi Istituti cittadini, per arredarla nel modo più degno e vi riuscirono meravigliosamente. La benedizione fu impartita da S. E. Rev.ma Mons. D. Francesco Emmanuelli, Vescovo d'Ales, coll'assistenza dei Salesiani presenti, del rev.mo D. Mario Piu e di P. Ilario e P. Palmerio, Cappuccini. Mons. Vescovo pronunciò un bel discorso di circostanza, poi celebrò la S. Messa a suffragio dei benefattori defunti e dai presenti si recitò allo stesso fine il santo Rosario. In fine si cantò il Te Deum e s'impartì dallo stesso Mons. Vescovo la benedizione col SS. Sacramento.

Vada la nostra più viva riconoscenza a tutti gli amici di Cagliari, all'Ecc.mo Vescovo di Ales, al rev.mo Mons. Miglior, e al rev.mo Direttore diocesano D. Piu che fece tanto per la fondazione dell'Oratorio.

FIRENZE. - Ciò che si è fatto nel 1912 pel Santuario della S. Famiglia. - « La somma delle offerte ricevute per l'erigenda Chiesa (così quel Direttore in data 8 dicembre u. s.) è ascesa quest'anno a circa L. 13000. Superiore a quella raccolta l'anno precedente, essa rimane a dimostrare il crescente desiderio comune di vedere presto ultimato il magnifico Santuario, affinchè presto corrisponda alle crescenti esigenze che la nuova Parrocchia della Sacra Famiglia e la maggior ampiezza dell'Opera salesiana richiedono.

» Pur essendo limitato assai il numero dei muratori, tuttavia in quest'anno molto si è fatto. Si è curato in modo speciale che proseguissero . lavori della facciata e dell'atrio, rimasti stazionarii per l'addietro, onde raggiungere la copertura delle cappelle laterali. Così si sono costruiti i tre grandi archi di prospetto e sotto l'atrio si sono collocati a posto i quattordici splendidi capitelli finemente lavorati in pietra forte. Più in alto si è giunti al coronamento dei due frontoni laterali colle rispettive coperture, e in mezzo, poco sopra all'arco maggiore di centro, già campeggia il magnifico stemma della Pia Società Salesiana, sostenuto da una bella figura di leone.

» Anche nell'interno la parte anteriore ha raggiunto l'altezza della parte precedentemente costruita, cioè circa 17 metri; e sono già stati collocati a posto gli otto grandi capitelli centrali dell'altezza di m. 1,50, mirabili per la genialità ed il gusto classico delle loro artistiche volute. Il prof. architetto Tincolini è riuscito anche in questo insuperabile.

» A chi poi guardi l'edifizio all'esterno, non isfugge in alto, fra le antenne ed i ponti, il lungo praticabile che deve permettere l'accesso alle finestre superiori, e la traccia del proseguimento della navata centrale che s'innalza di oltre un metro sul rimanente della costruzione.

» I lavori adunque, sebbene lentamente, tuttavia procedono sempre. Il sig. don Albera ed i superiori maggiori di Torino si interessano assai della cosa e pur con immensi sacrifizi pecuniari ci mandano continuamente aiuti. Si spera nel prossimo anno 1913 di terminare la facciata e di gettare gli archi e le vôlte per la copertura della parte centrale. Se le possibilità finanziarie lo permetteranno, si farà anche di più ».

VERCELLI. - Benedizione della nuova Parrocchia del S. Cuore di Gesù. - La mattina del 16 novembre S. E. Rev.ma Mons. Arcivescovo, circondato da un drappello di chierici del Seminario ed assistito dai RR. Parroci da cui fu smembrata la nuova Parrocchia, apriva il divin culto la bella Chiesa del S. Cuore e vi celebrava la prima messa. Fu una funzione semplice e commovente, alla quale, sebbene il tempo fosse pessimo, accorse un gran numero di fedeli.

Il dì seguente si compì in egual forma l'ingresso del nuovo Parroco alla presenza del Delegato Arcivescovile il rev.mo Parroco di S. Bernardo, Don Pagliano, del rev. D. Gibelli, Parroco di S. Salvatore e di altri rev.mi Parroci della città, con a capo il rev.mo sig. Can. Salamano. Assistevano e prestavano servizio parecchi Chierici del Seminario al comando del Maestro di cerimonie di Mons. Arcivescovo.

Il rito cominciò alle 10 con gran concorso. Il rev.mo Delegato Arcivescovile disse alcune parole di circostanza, cui rispose il nuovo Parroco, il quale celebrò la Santa Messa. Per tutto il giorno fu un accorrere continuo di persone dal borgo del Belvedere e da Vercelli a visitare la nuova chiesa. Il SS. Cuore di Gesù e Maria SS. Ausiliatrice prendano sotto la loro specialissima protezione la nuova Parrocchia e benedicano al lavoro di quei nostri confratelli e allo zelo generoso e indefesso di S. E. Rev.ma Mons. Teodoro dei Conti Valfrè di Bonzo, che innalzò il bel tempio dalle fondamenta.

All'Estero.

WERNSEE (Stiria). - Il nuovo Collegio « Marianum » per le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico venne inaugurato solennemente il 27 ortobre. Compì la benedizione rituale S. E. Rev.ma il Vescovo di Marburg, il quale nel discorso di circostanza pianse di consolazione per avere finalmente una fondazione salesiana nella sua diocesi. « Andrò a Roma, esclamava, e dirò al S. Padre che nell'anno del Congresso Eucaristico di Vienna il Signore mi ha dato i figli di Don Bosco! » e prima di partire volle salutare e benedire a uno a uno tutti i Salesiani.

Anche la popolazione con l'enorme affluenza e generose elemosine mostrò tutta la contentezza e benevolenza sua all'Opera Salesiana.

DAL CHILI'. - Pel XXV Anniversario dell'arrivo dei Salesiani nella Repubblica, il 3 novembre si celebrarono solennissime feste in Concezione, che ebbe la prima fondazione salesiana. Per la circostanza si recarono a quella città la Schola Cantorum della « Gratitud Nacional » di Santiago e le musiche del Collegio del Patrocinio S. José di Santiago e del Collegio di Talca.

Mons. Izquierdo aperse il periodo delle feste con un pontificale solenne nella chiesa del Seminario, gentilmente offerta per tale occasione. Alla sera vi fu una brillante accademia nei locali del Collegio, dove concorsero, oltre le autorità ecclesiastiche e civili ed il fior fiore della città di Concezione, tutti i membri del Consiglio Ispettoriale e i Direttori delle Case Salesiane e molte rappresentanze delle Associazioni di Ex-alunni. Inaugurò l'atto musico-letterario un RR. Padre Francese dei Sacri Cuori, quindi si lesse un telegramma del Papa, il quale mandava augurii e felicitazioni con la sua apostolica benedizione alle Opere salesian, agli alunni ed a quanti prendevano parte alle feste. Più tardi le due bande di musica di Santiago e Talea, unite a quella di Concezione, diedero concerto nella piazza principale della città, lasciando in tutta la cittadinanza ottima impressione.

Il primo periodo delle feste si chiuse con la celebrazione di una messa cantata da Requiem nella nuova chiesa del Collegio il giorno 4. Celebrò il rev.mo Mons. Vagni, segretario dell'Internunziatura Apostolica.

Il 10 novembre ebbe principio il «2° periodo delle feste nella casa della « Gratitud Nacional» coll'inaugurazione di un'Esposizione di Arti e Mestieri, alla quale presero parte tutte le case della Repubblica, alla presenza di S. E. Rev.ma Mons. Costamagna, del rev.mo Don Giuseppe Gamba, Ispettore delle Case Salesiane dell'Uruguay e del Paraguay, e del Direttore del Collegio Don Bosco di Montevideo. L'apertura, dell'Esposizione fu preceduta da un'accademia musico-letteraria, presieduta da S. E. Rev.ma Mons. Arcivescovo di Santiago, dall'Ecc. Ministro di Industria, da S. E. Mons. Costamagna e da parecchi illustri Senatori e i Deputati. Disse il discorso inaugurale l'Ispettore Salesiano Don Luigi Nai, rilevando la finalità dell'esposizione: e in seguito prese la parola il Senatore Alfredo Barros Erràzuris, dicendo dell'opera di Don Bosco in generale ed in particolare del bene che fanno i Salesiani nel Chili. In fine Mons. Arcivescovo benedisse l'esposizione elle restò aperta ai visitatori.

Per questa ricorrenza s'iniziarono e, totalmente o parzialmente, si condussero a compimento importanti lavori. In Santiago si terminò il braccio di una nuova costruzione a due piani, alla Gratitud Nacional, per le scuole professionali.

A Talea si terminò un salone per accademie e rappresentazioni, e molto avanzati sono i lavori della nuova Chiesa e del nuovo Oratorio festivo.

A Concezione la casa, che poco più di due anni fa un incendio aveva ridotto a un mucchio di rovine, fu già ricostrutta nella sua maggior parte, per cui già possono esservi ricoverati un centinaio di alunni interni, e più di duecento sono gli esterni e fiorente è l'Oratorio festivo.

Finalmente a La Serena, per consiglio e coll'incoraggiamento di S. E. Rev.ma Mons. Jara, vescovo di quella diocesi e Direttore Generale dei Cooperatori Salesiani nel Chili, si potè intraprendere una nuova costruzione.

Continui il Signore a benedire l'Opera di Don Bosco in quella Repubblica!

SANTA ANA (Salvador) - Il nostro Collegio S. José, l'unico istituto cattolico che abbia scuole commerciali in quella repubblica, si allietava testè della splendida riuscita di 23 alunni presentati agli esami nelle pubbliche scuole. Fra quei giovani, di carattere aperto e generoso, il sistema educativo di D. Bosco ottiene mirabili risultati. Pari alla riuscita negli studi e al loro amore alla pietà è la gaiezza nelle ore di svago ; ne è prova il baldo e numeroso Circolo Ginnastico Unión che presentiamo ai lettori.

NECROLOGIO

Luigi Morganti.

Fratello a Mons. Arcivescovo di Ravenna, spirò a Milano il 2 dicembre u. s. nel bacio del Crocifisso. Divise la sua non breve esistenza fra gli affetti della famiglia e della scuola. Maestro per ben 43 anni nel paese natìo compì il suo dovere come una missione, associando all'ufficio del precettore quello dell'educatore cristiano. Confortato negli ultimi istanti dalle più tenere dimostrazioni di affetto dei suoi ex-allievi, ricevette con pietà edificante tutti i Sacramenti e morì assistito dal fratello Arcivescovo. A Sua Eccellenza e a tutta la famiglia, l'espressione cristiana del nostro dolore e la promessa di affettuosi suffragi.