BS 1900s|1908|Bollettino Salesiano Giugno 1908

ANNO XXXII - N. 6.   Torino, Via Cottolengo 32.   GIUGNO 1908.

BOLLETTINO SALESIANO

PERIODICO DELLA PIA UNIONE DEI COOPERATORI SALESIANI DI D. BOSCO

SOMMARIO: Il nuovo Tempio di Santa Maria Liberatrice    161 Il Cuore . . . . . . 162 L'Omaggio promosso dal Circolo . Giovanni Bosco 163 Il sig. D. Rua in Oriente - Lettere: IV) A Nazareth; V) In viaggio per Gerusalemme; VI) A Betlemme e dintorni   .   164 Omaggi al Venerabile Giovanni Bosco e Feste di S. Francesco di Sales: Bova Marina, Colle Salvetti, Este, Figline, Lanzo, Lugo, Milano, Schio, Treviglio, Trino, Verona

TRA I FIGLI DEL POPOLO: Cronaca degli Oratori Festivi : Ronza, Firenze, Schio, Loreto, Messina, Bordighera, Caserta, Nizza Monf. Treviglio, S. Anna . .   .   .   . 174

DALLE MISSIONI: Matto Grosso: La messe biondeggia, mancano operai - Cina: Affettuoso omaggio - Mozambico : Impressioni di viaggio . 177

IL CULTO DI MARIA SS. AUSILIATRICE: La Solennità titolare a Valdocco - Grazie e graziati .   183

NOTIZIE VARIE - Al Congresso di Genova - A Valdocco - In Italia : Cagliari, Parma, Ravenna - All'Estero: Aywaille, Buenos Aires, Sucre . 189

Necrologio e Cooperatori defunti    191

Il nuovo Tempio di Santa Maria Liberatrice IN ROMA

I lavori proseguono con alacrità consolante. Le volte della nave maggiore e braccia sono compiute ed è già avviata quella sull'abside, mentre si sta armando la vela centrale. Finita anche questa, subito si porrà mano alle volte delle navi minori.

Anche la torre campanaria fra poche settimane sarà ultimata, chè la parte muraria è compiuta e si sta già lavorando a coprirla. Essa, nel complesso e nei dettagli, è riuscita d'un effetto grandioso e solenne.

Contemporaneamente proseguono con gran lena tutti i lavori secondari, e si è già data ordinazione di quelli assai dispendiosi degli altari e di tutto l'arredamento indispensabile del sacro edificio.

Abbiam quindi fiducia e quasi certezza - ove ci assista la generosità dei Cooperatori - d'inaugurare nel prossimo autunno questo splendido Tempio, che resterà in Roma stabile monumento del Giubileo Sacerdotale del SOMMO Pontefice Pio X e della devozione della Famiglia Salesiana al Vicario di Gesù Cristo.

IL CUORE

FU detto, e con ragione, che il cuore è nell'uomo quel che il sole è nel mondo ; il cuore cioè illumina e scalda, illumina la mente e scalda l'affetto, chiarisce l'intelligenza e anima la volontà; il cuore è il principio, come la forza della vita. « Custodisci attentamente il tuo cuore, dice lo Spirito Santo ne' Proverbi , perchè da esso procede la vita » (1). E Gesù Cristo medesimo ci avverte che quel che esce dalla bocca, esce dal cuore e che nel cuore primieramente, anziche nella mente, hanno la loro sorgente i cattivi pensieri (2), che sono alla loro volta l'origine e la causa delle parole e delle azioni non conformi al retto parlare ed operare.

Di qui si comprende perchè la formazione del cuore sia sempre stata considerata come l'opera prima, l'opera essenziale, l'opera eminentemente sociale nella educazione del fanciullo, ossia dell'uomo ne' primi e più begli anni della vita. Cicerone (3) e Quintiliano (4) hanno splendide pagine su tale argomento. S. Giov. Grisostomo poi proclama apertamente nulla esservi di più grande quanto il formar il cuore de' giovinetti a costumatezza morale (5). Non è dunque una privativa dell'oggi questo bisogno e questo dovere sovrano, prepotente della formazione del cuore. Diciamo piuttosto che, mentre l'educazione del cuore costituiva una volta nella famiglia e nella scuola. l'ideale primo, l'aspirazione quasi unica di quanti attendevano alla cura della fanciullezza e della giovinezza, oggi invece essa non è abbastanza apprezzata nelle scuole primarie, trascurata nelle scuole medie, spenta totalmente nelle scuole superiori. Istruire... esame; ecco tutto.

Ma come e in qual modo si compirà questa grand'opera della educazione in cui s'incentra l'avvenire dell'uomo, in cui riposa e da cui trae origine tutto il benessere fisico, intellettuale e morale dell'umanità? Quale sarà il modello che l'educatore avrà da presentare all'educando nell'opera sua sublime e ad un tempo irta di difficoltà e pericoli? Il Cuor di Gesù, di Gesù cioè Dio e Uomo, ecco il modello dell'educatore

Quanto è grande la sapienza, la bontà della Chiesa cattolica, la quale, quando appunto del cuore si fa il più vergognoso disprezzo o la più turpe idolatria, chiama a sè i suoi figli e loro presenta nel Cuor di Gesù, a conforto e a risanamento morale, il più grande, il più nobile, il più bello, il migliore di tutti i cuori, e alla divozione di questo Cuore invita, trascina, quasi diremmo, in tutti i modi e con tutte le industrie, giovani e vecchi, piccoli e grandi, peccatori e santi! Fra la prepotenza degli orgogli, il battagliare delle opinioni, l'imperversare degli odi, il fremito delle lotte che turbano troppo spesso e desolano l'umana società, noi proviamo il bisogno, noi sentiamo una necessità imperiosa di ristorare a quando a quando, di ritemprare in qualche ora beata di basi l'animo nostro stanco e sfiduciato.

Or bene, in alto i cuori; gli occhi al Cuor di Gesù, i palpiti dell'amore s'indirizzino al più adorabile de' cuori. Padri e madri di famiglia, maestri e maestre ricordatevi che il primo e più potente ideale nell'opera vostra nobilissima di educatori è la formazione di un buon cuore ne' vostri figli, ne' vostri alunni. Ma abbiate pure presente che il mezzo migliore, il mezzo più sicuro per riuscirvi è la divozione al Cuore di Gesù, divozione rettamente intesa, profondamente sentita e cristianamente praticata.

(1) Omni custodia serva cor tuum, quia ex ipso vita procedit. Prov. IV, 23.

(2) Quae autem procedunt de ore , de corde exeunt... De corde enim exeunt cogitationes malae... Matth. XV, 18, 19.

(3) De oratore, lib. III.

(4) Institutionis oratoriae, lib. X. (5) Hom. 6o in cap. XVIII Matth

Adesioni all'Omaggio promosso dal Circolo " Giovanni Bosco „

La nobile iniziativa del Circolo «Giovanni Bosco » di Torino, d'invitare ad una solenne dimostrazione di riconoscenza al Venerabile Fondatore della Pia Società Salesiana, coloro che « negli Istituti Salesiani furono educati ai più alti sensi di fede e di civiltà » va raccogliendo ogni giorno numerose adesioni, non solo in Italia, ma anche all'Estero. Anzi, appunto dall'Estero, da vari Comitati di Ex-Allievi delle Scuole Salesiane pervennero al Circolo promotore vive istanze, perchè venisse protratta la data della presentazione degli Albums al Successore di D. Bosco, affine di aver agio a raccogliere localmente un numero maggiore di adesioni; alle quali istanze la Presidenza del Circolo volentieri ha annuito.

Intanto, tra le adesioni pervenute, siamo lieti di annunziare quella in corpo dell'Unione Antichi Allievi dell'Oratorio Salesiano di Torino, la quale, solita ogni anno nella ricorrenza del 24 giugno ad offrire al Successore di D. Bosco un ricordo della propria affettuosa riconoscenza, quest'anno ha deciso di consacrare l'obolo di tutti i suoi aderenti al nobilissimo scopo proposto dal Circolo « Giovanni Bosco».

In pari tempo ci rechiamo ad altissimo onore il pubblicare la seguente lettera di Sua Ecc. Rev.ma Mons. Pasquale Morganti, Arcivescovo di Ravenna, da cui partì la prima idea del solenne omaggio.

ARCIVESCOVADO DI RAVENNA

1 maggio 1908.

Egregio Sig. Presidente,

Ho ricevuto la lettera, il diploma ed il distintivo con cui cotesto egregio Circolo si compiacque nominar pur me quale suo Membro Onorario.

Dalla Circolare vedo inoltre che vuolsi attuare l'opportuno pensiero d'una dimostrazione in favore della Pia Società Salesiana per aiutarla a promuovere i maggiori onori al Ven. D. Bosco, nostro indimenticabile Padre e Pedagogo...

Orbene, dopo i più vivi ringraziamenti per tanto riguardo alla povera mia persona, io mi unisco con tutto il cuore a cotesto benemerito Circolo, e ben volentieri benedico alla sua nobile iniziativa, inviando anch'io il mio obolo, sinceramente dolente di non poter di più in una circostanza, in cui darei tesori.

Faccio voti ardentissimi che tutti gli ex-alunni salesiani, dovunque si trovino, nell'antico o nuovo mondo, si uniscano in Circoli ed Associazioni per la difesa e diffusione degli ideali di D. Bosco, che son quelli di N. S. Gesù Cristo. I tristi poterono appunto e possono ancor tanto perchè uniti, organizzati; facciamo altrettanto ancor noi, e la si finisca di imprecare alle stelle, ai tempi tristi, alla prepotenza dei malvagi, si pensi piuttosto che la unione fa la forza e produce energia non solo pei tristi, ma anche pei galantuomini. Uniamoci adunque vigorosamente: guai a chi se ne sta isolato: Vae soli! vittoria invece e potenza a coloro, che si associano: Habent enim emolumentum societatis suae!

Benedicendo a Lei, ottimo Presidente e carissimo amico, ed a tutti i soci suoi, me le professo

Dev.mo e Aff.mo

+ PASQUALE MORGANTI Arcivescovo.

Il Sig. Don Rua in Oriente

(Lettere del Sac. Clemente Bretto).

IV. (1)

A Nazareth.

Nazareth, 20 marzo 1908. Affettuose dimostrazioni.

IL soggiorno a Nazareth si è protratto per una settimana, che fu veramente piena pel nostro Superiore. Fin dal primo giorno egli visitò l'Orfanotrofio che è nuovo, grande e finito da poco tempo, i lavori dell'attigua chiesti in costruzione diretti dall'ottimo cooperatore Pietro Tannus, e l'antica dimora dei Salesiani, donde si scorge in lontananza il porto di Caifa e il monte Carmelo.

E non è a dire le feste cordiali, onde fu fatto segno da quei cari orfanelli, che gli esternarono il loro figliale tripudio in una breve accademia, nella quale il Direttore gli die' il benvenuto ed essi, in brevi componimenti in francese, in italiano e in arabo specialmente, gli ripeterono tutti l'inno del cuore. Il buon Padre rispose alcune parole ringraziando; ma la sera, tornando a parlare dopo le orazioni, per esser compreso da tutti credette bene di servirsi di interprete, il che fece anche nei giorni seguenti.

Qui pure numerose furono le visite che fece e ricevette; e tra queste non posso dimenticare quelle dei RR. PP. Francescani di Terra Santa, che tanto nelle scuole ove hanno 2oo alunni, come nell'ospizio e al Santuario della SS. Annunziata, gli furono larghi di attenzioni le più delicate; nè quelle dei Fratelli delle Scuole Cristiane e degli ottimi Padri del S. Cuore di Betaram che lo vollero un giorno con loro; del rev. Curato Maronita e dei maggiorenti della sua popolazione; del Curato latino di Giaffa di Nazareth; e delle Figlie della Carità, delle Suore del Rosario di Giaffa di Nazareth, delle Suore di S. Giuseppe e dell'egregio avv. Scibli Sibran.

Il sig. D. Rua si fece un dovere di recarsi ad ossequiare il Caimakam, ossia il governatore di città, il quale, sebbene di religione greco-scismatico, volle che il Successore di D. Bosco implorasse la benedizione del Signore sopra la sua casa e la sua famiglia, e di quello stesso giorno affrettavasi a restituirgli la visita, accompagnato dai primi magistrati e dallo stesso comandante militare di Giaffa di Gerusalemme, che trovavasi di passaggio a Nazareth. I nostri orfanelli ricevettero la numerosa comitiva al suono armonioso della loro musica, e - particolarità degna di nota - essendo frattanto scesa l'ora del tramonto, furon visti il Comandante di Giaffa e gli altri mussulmani del seguito chiedere rispettosamente licenza e ritirarsi sotto il porticato della casa a recitare le loro preghiere, compiute le quali, rientrarono in conversazione. Il Comandante militare non seppe nascondere l'ammirazione sua pel nostro Superiore; e lo stesso Caimakam disse e ripetè a parecchi che quello era stato uno dei giorni più cari della sua vita.

Sacre ricordanze.

Spinto dalla sua abituale pietà, che in questo viaggio trovò ad ogni passo il pascolo più soave, non mancò l'amatissimo padre di visitare i più cari ricordi di Nazareth e dintorni. Fu infatti più volte al Santuario della SS. Annunziata, ove ebbe la consolazione di celebrare la santa Messa all'altare della Annunziazione di Maria SS., che oggi rimane sotto il presbiterio dell'altar maggiore della chiesa e vi si scende per una scala di marmo di 15 gradini; sotto di esso si vede una piccola croce d'argento con la scritta: Hic Verbum caro factum est. Dire la commozione che vi si prova non è possibile !

Grazie alle squisite attenzioni dei PP. Francescani, il sig. D. Rua potè anche visitare le rovine, testè scoperte, dell'antica basilica eretta dai Crociati, sopra il luogo occupato dalla S. Casa, che oggi è venerata a Loreto; e poco lungi di là, altre sacre rovine, ove si vuole si trovasse il laboratorio di S. Giuseppe. Nè mancò di visitare la Mensa Christi, un masso di circa tre metri di lunghezza per due di larghezza ed uno di altezza, ove, secondo la tradizione, avrebbe cenato in compagnia degli apostoli Gesù benedetto dopo la sua risurrezione , masso che oggi trovasi in una cappella della Custodia di Terrasanta ; e similmente la Fontana della Madonna, le rovine dell'antica sinagoga, e la cappella cosidetta del Tremore, che racchiude il luogo ove la SS. Vergine, avendo inteso che Gesù era stato spinto per quella via dai compatrioti che volevan precipitarlo dal monte, postasi trepidante sulle sue orme, svenne !

Nè mancò di far la salita del Tabor.

Sul Tabor.

Fin dal pomeriggio del 16, accompagnati dal Direttore dell'Orfanotrofio e da un Padre Francescano che il Superiore aveva messo a nostra disposizione e del muchero che ci aveva somministrato i cavalli, discendendo e ascendendo sei piccole collinette, in due ore giungemmo ai piedi del Sacro Monte, e dopo poco più di un'ora ci trovammo sul Tabor. I R R. Padri Francescani che ne hanno la custodia, prevenuti del nostro arrivo, fecero quanto poterono per dimostrare il gradimento di avere fra loro il Superiore generale dei Salesiani, che trattarono con tutte le attenzioni immaginabili. Ci condussero a cena nel riparto dei pellegrini, dove essi poi vennero a tenerci cordialissima compagnia in dolce conversazione; e tra le altre cose ci fecero vedere una gran carta murale della cima del Sacro Monte con le tracce delle case attuali e delle antiche rovine, nonchè la parte di esso che è in possesso dei cattolici e quella che appartiene ai greci non uniti. All'indomani pertanto, assai per tempo, dopo aver celebrato la S. Messa salimmo a visitare le colossali rovine dell'antica basilica di S. Elena, ossia della Chiesa della Trasfigurazione, distrutta nel secolo VII, riedificata dai Crociati e poi distrutta di nuovo da Saladino; presso la quale si scorgono i resti dell'antica abbazia dei Benedettini, che ufficiarono per un tempo la basilica. In mezzo a quei ruderi imponenti si allarga una libera spianata, in mezzo alla quale sorge un altare, ove se il tempo lo permette celebrasi il santo Sacrificio in occasione dei grandi pellegrinaggi. D. Rua ci fe' inginocchiare devotamente innanzi ad esso, per lucrare l'indulgenza plenaria che vi è annessa.

Guadagnata la cima di quelle rovine, demmo uno sguardo alla regione circostante, tutta piena di ricordi biblici. È veramente un panorama grandioso e incantevole. Verso il nord si vede lontan lontano il grande Ermon, e più vicino il Monte Atin dove i Crociati furono disfatti da Saladino ; ad est, all'estremo orizzonte il Lago di Tiberiade, e vicino la pianura di Esdrelon che gira intorno al monte solcata dal fiume Cisou, e un paese abitato dai Circassi ; a sud-est la catena dei monti Gelboe in cui perirono Saulle e Gionata, e più vicino il piccolo Ermon alle cui falde sta Naim ove Gesù risuscitò il figlio della vedova, e più ad est Endor dove Saulle consultò la Pitonessa; mentre a sud si allarga la pianura di Esdrelon dove nel 1798 i soldati del generale Bonaparte si batterono coi Mamelucchi e dietro di quella scorgonsi in lontananza le montagne della Samaria che si profilano all'ovest con quelle di Efraim e finalmente il Carmelo. Chi contempla un tale spettacolo ne resta così colpito che vorrebbe fermarsi lungamente a rimirarlo; ma noi dovemmo troncare l'incanto per discendere, chè l'ora si faceva tarda. Discendendo rifacemmo la via che avevamo fatta la sera prima, coll'animo pieno di emozioni per le cose vedute.

Don Rua esclamava: « Venire a Nazareth e non fare la salita del Tabor è proprio un peccato ! ».

La Festa di S. Giuseppe.

Fra le altre consolazioni provate a Nazareth va registrata pur quella di avervi potuto celebrare la festa di S. Giuseppe. Fin dai giorni precedenti Don Rua non mancò di preparare quei buoni orfanelli a celebrarla con particolar fervore, per cui si rievocarono le varie grazie elargite da S. Giuseppe a quella casa, una delle quali veramente singolare. Ecco di che si tratta. Nei primi tempi che i Salesiani erano a Nazareth, vennero a trovarsi in tali strettezze finanziarie che i Superiori avevano deciso di richiamarli. Siffatta decisione giunse colà il 3 marzo. Il buon Direttore la riceve e che fa? raccoglie i poveri giovani e li invita a pregar molto San Giuseppe!... Passano pochi giorni e gli giunse una lettera di una buona signora francese, che, in data 3 marzo! metteva a sua disposizione quindici mila lire; dieci mila per pagare i debiti e cinque mila per tirare innanzi per quell'anno. Fu poi la stessa signora che inviò la somma necessaria per fabbricare la casa attuale!

Con questi ed altri ricordi la festa assunse un'intima allegrezza soavissima, cui parteciparono i PP. Francescani, i Fratelli delle Scuole Cristiane; i Padri di Betaram, il rev. D. Elias, parroco di Giaffa di Nazareth e il sig. Tannus, ai quali il venerato Superiore rinnovò i suoi ringraziamenti e i più lieti auguri. Nel mattino, prima della messa della Comunione, egli ricevè l'abiura di un giovane scismatico, che Mons. Patriarca di Gerusalemme aveva raccomandato fra gli orfani di questa casa, e più tardi cantò messa, dopo la quale spedì il seguente telegramma al S. Padre

Dalla patria di S. Giuseppe, Salesiani augurano vostra Santità longevità prospera implorando apostolica benedizione. - Michele Rua.

La banda dell'Orfanotrofio prestò un lieto servizio d'onore, e la compagnia drammatica, a sera, rappresentò una moralissima commediola.

Questa mattina accompagnati da tutti gli allievi fin dove raggiungeremo le cavalcature che ci aspettano per trasportarci a Gerusalemme, abbandoneremo Nazareth col cuore pieno dei più dolci ricordi.

V.

In viaggio per Gerusalemme.

Betlemme, 25 marzo 19o8. Uscendo dalla Galilea.

LA via era assai disuguale e così irta di sassi che per un buon tratto ci trovammo in pericolo di qualche capitombolo per la continua discesa. Giunti quasi al termine di questa potemmo contemplare assai bene il Monte del precipizio, il super cilium montis al quale i Nazareni avevano spinto e donde volevano precipitare Gesù. Entrati quindi nella pianura di Esdrelon, piegammo a sinistra per visitare Naim, ove, giunti dopo il mezzodì, trovammo due PP. Francescani che fecero mille feste a D. Rua e lo condussero a visitare la cappella che ricorda il gran miracolo della risurrezione del Figlio della vedova.

Ripigliato il cammino sui fianchi del piccolo Ermon, attraversammo Sunam, la patria della Sunamitide; e lasciata a destra nei paesi di Hjalout la fontana di Gedeone, salimmo al villaggio di Zelim che è l'antica Jesrael o Esdrelon, da cui prende il nome tutta la pianura sottostante; e quindi, dopo aver costeggiato per un buon tratto il fianco dei Monti Gelboe, giungemmo a Dienin che trovasi sui confini della Galilea e della Samaria, ove la tradizione dice che il Signore abbia guarito i dieci lebbrosi.

Dienin è un luogo considerevole e colà noi pure avremmo voluto far tappa, come generalmente si costuma; ma essendo un paese di mussulmani preferimmo di continuare fino a Zababde, che giace fra i monti ma ha una parrocchia del Patriarcato La tino. Il muchero, prima che tramontasse il sole, ci indicò la campagna ove sorgeva l'antica Dotain presso cui Giuseppe, il figlio di Giacobbe, fu venduto dai suoi fratelli. Ma presto scese la notte, che per quei sentieri, stretti e malagevoli, irti di pietre e in un continuo saliscendi, ci mise in seria apprensione. Si pensi che non ci si vedeva più nulla; non ci vedevamo più nemmeno l'un l'altro! Ah! che momenti!... Di tanto in tanto udivansi i gemiti dei numerosi sciacalli che si aggirano innocui in quei monti deserti, e noi stanchi e silenziosi, dopo circa due ore di stenti, finalmente giungemmo a Zababde, ove il il buon Parroco, sebbene ignaro del nostro passaggio, non solo ci ricevette ed ospitò con ogni riguardo ma all'indomani ci volle pur accompagnare fino a Naplusa.

Attraversando la Samaria.

Il mattino seguente rimessici in via, per prima cosa scorgiamo un gran villaggio oltre i monti, su di un poggio considerevole: è Samur, l'antica Betulia, posta, come poi vedemmo da vicino, a cavaliere di un monte nato fatto per resistere a lungo assedio, poichè, all'infuori di un lato, è contornato da tremendi burroni. La strada, rientrata di nuovo tra i monti della Samaria, si fece nuovamente difficile, ma il sig. D. Rua narrandoci come la S. Famiglia l'avesse percorsa più volte, ci distrasse dalle difficoltà del cammino coi suoi pii ragionamenti.

Verso mezzodì sostammo in un'amena valletta, ricca di olivi, presso una fresca sorgente, ove prendemmo un po' di cibo ; quindi continuammo fino a Sebastie, l'antica Samaria che oggi è un piccolo villaggio, dove si venerano tre loculi di sepolture, uno dei quali dicesi essere stato il sepolcro di S. Giovanni Battista, un altro del profeta Eliseo, il terzo, a quanto pare, del profeta Abdia.

Usciti di Sebastie, ci imbattemmo in alcuni pellegrini americani (erano, come poi ci fu detto, alcuni canonici collo stesso loro Vescovo diocesano) ed attraversammo Naplusa, l'antica Sichem, città considerevole di 25.000 abitanti. Quivi licenziammo le cavalcature e pernottammo in casa del buon Parroco, dipendente dal Patriarcato Latino di Gerusalemme.

Il mattino dopo (22 marzo) celebrata la S. Messa e congedatici dall'ospitale sacerdote e dal buon Parroco di Zababde, che aveva avuto la bontà di esserci compagno fino a quel punto, noleggiammo una carrozza e per una via discreta ci rimettemmo in cammino. Dopo pochi minuti scendemmo per visitare il pozzo di Giacobbe o della Samaritana, che oggidì rimane al livello di una cripta situata sotto l'altar maggiore dell'antica basilica ivi eretta dai Crociati, di cui si vedono ancora le tracce. La bella valle, che si stende all'intorno, è il campo che Giacobbe aveva donato a Giuseppe; esso si apre fra i due celebri monti delle maledizioni e delle benedizioni, Hebal e Garizim.

La carrozza prosegue attraversando colline rocciose che d'estate sono aridissime, ma in questa stagione presentano un po' di verde e mostrano fra le pietre qualche fiore; finchè dopo lungo tragitto interamente trascorso in mille rimembranze scorgiamo in lontananza due persone che ci paiono sacerdoti, e sono in vero il nostro D. Margaroli, direttore della Scuola Italiana di Gerusalemme e il nostro D. Gatti, direttore dell'Orfanotrofio di Betlemme. Ognuno può immaginare la gioia e le feste dell'incontro ! Salirono sulla nostra carrozza, della quale ci servimmo fino al punto ove essi avevano lasciata la loro, su cui poi tutti salimmo proseguendo per Gifne. D. Gatti ci annunzia che quel buon Parroco, dipendente dal Patriarcato Latino e che la notte innanzi aveva ospitato i due confratelli, attendeva ansiosamente D. Rua e i suoi compagni.

Entrando nella Giudea.

Infatti, all'entrata di Gifne, incontrammo quel virtuoso sacerdote insieme con un altro parroco d'un paese vicino e un buon chierico, anch'essi del Patriarcato, e due ottimi giovani cattolici, che fecero a Don Rua le più liete accoglienze. Come si finì di desinare, l'amatissimo Superiore fu pregato a voler impartire la benedizione col SS. Sacramento aggiungendo alle orazioni quella per implorare la pioggia, e prima che uscisse di chiesa volle il buon Parroco che donasse anche la sua benedizione ai fedeli ivi raccolti. Egli accondiscese tosto all'invito, ed implorò la benedizione di Dio sulle persone e sui campi che tanto abbisognavano d'acqua. Pare che il Signore abbia voluto premiar subito tanta fede, poichè non eravamo ancor giunti a Gerusalemme che la pioggia cominciava a cadere.

Risaliti in vettura, grazie alla compagnia dei nostri, potemmo rievocare ancor molte altre ricordanze bibliche, sia attraversando Beeroth, sia scorgendo poco dopo Bethel; finchè sui colli vicini a Gerusalemme scorgemmo tre cavalieri che ci venivano incontro. Due di essi erano un ex-alunno e un salesiano di Betlemme; il terzo, appena vide che nella carrozza trovavasi Don Rua, voltò il cavallo e a spron battuto ritornò a Gerusalemme.

L'arrivo a Gerusalemme.

Ed ecco poco dopo apparire una carrozza con due PP. Francescani rappresentanti il rev.mo Custode di Terrasanta, poi un'altra col Console Italiano, il sig. Conte Senni, che con vari signori era venuto fino a quella distanza incontro a D. Rua. Fatti alcuni cordialissimi complimenti, si rimontò in fretta in carrozza, chè la pioggia era già cominciata a cadere, e il sig. Console volle D. Rua con sè. Anche i nostri di Betlemme, che cavalcando erano corsi fin là a salutare l'amatissimo Superiore, spronarono i loro cavalli e dileguarono rapidamente.

Intanto le carrozze avanzano anch'esse finalmente la città di Gerusalemme appare sotto nostri sguardi ! Quale impressione e quanti pensieri alla sua vista!...

Siamo giunti; eccoci alla via che conduce alla Scuola Italiana, ecco la nostra casa imbandierata ! liete e festose echeggiano le note della banda Musicale ed una folla di gente, senza timore della pioggia, circonda la carrozza da cui scende D. Rua. Son convenuti a riceverlo anche un Sacerdote del

Patriarcato e varie altre rappresentanze, fra cui assai numerosa quella della Colonia Italiana. Vi fu subito ricevimento in cui gli si lessero alcuni indirizzi di omaggio, cui egli rispose commosso ringraziando cordialmente. Congedatisi tutti quei buoni signori, noi passammo alla cappella cogli alunni dell'Oratorio, ove il sig. D. Rua impartì la benedizione col SS. Sacramento, in azione di grazie pel buon viaggio compiuto.

VI.

A Betlemme e dintorni. Betlemme, 6 aprile 19o8, Non era nostra intenzione di fermarci pel momento a Gerusalemme , decisi di proseguire senz'altro per Betlemme; ma il sig. D. Rua fu costretto a ritardare la sua partenza per ossequiare gli illustri personaggi che gli avevano già fatto pervenire il loro saluto e cioè il Patriarca Mons. Camasseì che lo accolse come un fratello, il rev.mo Custode di Terrasanta P. Razzoli che provò viva esultanza nel vedere il Successore di D. Bosco, e l'illustre sig. Console Conte Senni, il quale se in persona la sera innanzi erasi degnato di testimoniargli l'alta sua riverenza in forma così solenne, ognuno può immaginare come lo ricevette.

A Betlemme.

Tuttavia nel pomeriggio del 23 si proseguì per Betlemme, e con un tempo tale che la carrozza non ci difendeva dalla pioggia. Eppure all'uscire dalla città incontrammo un numerosissimo pellegrinaggio di russi, a piedi e carichi dei loro fardelli, con una devozione che ci commosse. Ma se il cattivo tempo tòlse a noi la vista dei dintorni, non tolse però la pazienza ai buoni Betlemiti, che a cominciar dell'arco di trionfo improvvisato nelle vicinanze dell'Orfanotrofio, gremivano in due fitte ale la via e in un batter d'occhio empirono la bella chiesa del S. Cuore, ove scese D. Rua e in lingua italiana, che da molti è compresa, porse a tutti i più vivi ringraziamenti, dopo cui impartì solennemente la benedizione.

Compiuta la devota funzione religiosa, tutta la numerosa comunità (oltre 15o interni tra superiori orfanelli e convittori ed altri 25o alunni delle scuole esterne), presenti varii PP. Francescani e alcuni Fratelli delle Scuole Cristiane, diede il benvenuto all'amatissimo Superiore con una cordiale e commovente accademia.

Al S. Presepio.

L'indomani (24) pieni di santa esultanza, ci recammo al S. Presepio. La Grotta della Natività rimane proprio nel centro della basilica detta di S. Elena o della Natività, sotto il presbiterio. L'accesso è duplice e consiste in due scale: una a destra, l'altra a sinistra, di 15 gradini ciascuna. La Santa

Grotta è in massima parte naturale; dalle sue vólte pendono moltissime lampade, una quarantina circa; e tra le due scale ha uno sfondo entro cui è un altare. È il luogo della Natività : sotto l'altare si vede una stella d'argento, attorno alla quale al chiarore delle numerose lampade che splendono intorno, leggonsi in giro le parole: Hic de Vergine Maria Jesus Christus natus est; qui nacque dalla Vergine Maria Gesù Cristo! A poca distanza, un po' più in basso, si apre nella roccia un'altra nicchia, con un altro altare : è il Presepio, cioè il luogo nel quale la Beatissima Vergine adagiò il Santo Bambino; l'altare sorge nella parte di esso dove i Tre Re dell'Oriente si prostrarono ad adorarlo. L'altare della Natività oggi è esclusivamente dei Greci, i quali non permettono ai Latini di celebrarvi; i PP. Francescani hanno solo il diritto di tenervi accese quattro lampade. L'altare del Presepio invece è esclusivamente di questi, che dissero al sig. D. Rua che gli riservavano la consolazione di celebrarvi quel giorno che avrebbe scelto. Il Successor di D. Bosco pregò lungamente nell'uno e nell'altro luogo, e baciò l'uno e l'altro con santo trasporto a nome di tutti i suoi figli e di tutti i loro benefattori.

Qui a Betlemme abbiam già visitato altre sante memorie, ad esempio il luogo ove i Pastori ricevettero dall'Angelo l'annunzio della nascita di Gesù, la Casa di S. Giuseppe, la Grotta del Latte, ecc., ma non abbiamo ancor potuto visitarne tante altre carissime. Le numerose visite fatte e ricevute dal sig. Don Rua alle varie comunità religiose, a vari Parroci ed a molte egregie persone, tra cui i benemeriti signori Jacir e il sig. Maussour, antico allievo dell'Orfanotrofio e primo sindaco della città nominato dal Governo, non ce l'hanno permesso. Il 25, festa della SS. Annunziata, fu la volta del sig. Cattà presidente del Municipio, che accompagnato da un buon numero di municipali venne ad ossequiare il nostro Superiore Generale, per ringraziarlo del gran bene che i Salesiani fanno alla città.

A Gerusalemme.

La sera del 27 tornammo a Gerusalemme, col tempo sereno, per cui potemmo osservare i tanti ricordi che a cominciare dalla tomba di Rachele fino al pozzo ove la tradizione dice che i Re Magi abbiano riveduto la stella, e giù fino alla casa del vecchio Simeone... s'incontrano lungo la via.

Il 28 D. Rua celebrò nella Cappella dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice e nel pomeriggio tornò presso di loro insieme con Mons. Patriarca, col sig. Console Italiano ed altre notabilità per assistere ad una riuscitissima commemorazione di Don Bosco. Il dì seguente lo passò tutto intero alla Scuola Italiana di Gerusalemme, ove al mattino cantò messa, lieto di udire quei cari alunni eseguire così bene una messa in canto gregoriano, e cui nel pomeriggio rivolse egli stesso alcune parole avendo anch'essi voluto commemorare in quel giorno l'amatissimo nostro Padre D. Bosco. Al mattino venne a restituirgli la visita il rev.mo Padre Custode di Terrasanta, che nuovamente si mostrò pieno di affettuosa venerazione pel nostro Superiore; e venne pure il Console Conte Senni, che in alta tenuta assistè all'accennata funzione di ringraziamento.

Al S. Sepolcro.

L'indomani, 30 marzo, avemmo la fortuna di celebrare la S. Messa sul S. Sepolcro, con qual conforto e quanta commozione è facile immaginarlo! Il Sepolcro di Gesù, rimane proprio nel mezzo della grande rotonda fatta costruire dall'imperatrice S. Elena, poi ricostruita dai PP. Francescani. Dall'esterno appare una sola cappella, ma internamente consta di due parti. La prima è la così detta Stanzetta dell'Angelo, cioè il punto ove l'Angelo si siedette sulla pietra rovesciata; l'altra è una stanzetta ancor più piccola, che contiene il masso ove fu incavato il sepolcro e collocato il corpo santissimo del Redentore, e altrettanto spazio per potervelo deporre. Celebrata la S. Messa, nella quale il sig. D. Rua (è desiderio suo che i buoni Cooperatori lo sappiano) pregò lungamente per tutti i nostri confratelli, alunni, cooperatori e benefattori, guidato dal rev.mo Padre Guardiano e dal buon P. Innocenzo, passò a visitare minutamente tutta la Basilica del S. Sepolcro. È impossibile il dire la commozione che provai anch'io in quel luogo, dove tutto parla di fede, nel sentir ripetere : Qui Gesù fu spogliato e confitto in croce!... Qui fu piantata la croce !... Qui la Vergine Madre stava compassionando il suo Divin Figlio!... Qui fu deposto dalla Croce!... Faccia Iddio che non sia vana per l'anima mia la grazia insigne che mi fu concessa!

Sulla via di Cremisan.

Tornati a casa, trovammo la carrozza che ci attendeva per trasportarci alla volta di Cremisan, cioè fin dove la via lo permette. A Beit-giala incontrammo una carovana dei nostri che ci veniva incontro; e di là, chi a piedi, chi a cavallo, in compagnia dell'ottimo Parroco di Beit-giala continuammo tutti insieme la salita. Uscendo dal paese, da un gruppo di persone ferme sulla via, si alzò la voce di una buona donna che invocava ogni benedizione sul venerando Superiore : era una vecchia di 96 anni, che circondata dalla numerosa famiglia esprimeva il suo contento nel vedere il Successore di D. Bosco. Poco dopo ecco tutti i nostri allievi di Cremisan, e un po' più avanti una numerosissima famiglia che aveva costrutto un graziosissimo chiosco presso la via. Ci dovemmo fermare, e D. Rua fu invitato a sedersi nel chiosco, mentre un gruppo di bimbe intonò un bel canto in arabo; poi si avanzò un ragazzetto che gli declamò una poesia, poi un giovinotto che gli lesse un complimento, mentre altri coi loro fucili facevano spari di gioia; in fine il venerando capo di quella numerosa famiglia servì D. Rua e i suoi compagni di vino e caffè. Il nostro buon Padre rispose commosso ringraziando, distribuì ai figliuoli una medaglia di Maria Ausiliatrice, e benedisse le buone mamme che ad essi facevano corona.

A Cremisan.

Sotto archi di trionfo si giunse in casa nostra, ove si ripeterono le più affettuose dimostrazioni di giubilo, e dove nell'aperta campagna, ad eccezione delle ore in cui l'ultimo giorno di marzo ebbe la visita dei nostri alunni esterni di Betlemme, D. Rua potè passare un giorno un po' tranquillo. Il buon Superiore gradì l'affettuosa accademia indirizzatagli dai giovani dell'istituto, che encomiò per la loro grazia e spigliatezza. L'Ospizio S. Luigi di Cremisan conta una trentina di alunni, parte arabi e parte italiani, che mostrano desiderio di abbracciare la carriera ecclesiastica, o di aggregarsi come coadiutori alla Pia Società Salesiana. Questi attendono alla coltivazione dei vigneti dell'Ospizio, i cui prodotti son destinati ai bisogni dell'Orfanotrofio di Betlemme e delle altre nostre case di Palestina.

D. Rua lasciava Cremisan il 1° aprile recandosi alla stazione di Bitir. I giovani lo seguirono a piedi e giunsero in tempo a salutarlo ancora una volta festosamente.

Alla volta di Beit-gemal.

Alla stazione di Deir-Aban ci attendevano il Direttore e varii confratelli di Beit-gemal, in compagnia dei quali salimmo alla loro Colonia Agricola impiegandovi un'ora, che D. Vercauteren ci fe' parere brevissima con i continui raffronti biblici... Ecco là Saroe, la patria di Sansone; quella è la valle ove egli bruciò le messi dei Betsamiti; qui i dintorni ove menò la nota strage dei suoi nemici; e là ecco Betsames, di cui restano ancora le rovine con la supposta tomba di Sansone... e Tibne, l'anticaTemna, patria di Dalila, moglie di Sansone... e Geth, la patria del gigante Golia, e un po' più a sud-est la Valle dei Terebinti, dove egli fu atterrato da David giovinetto. Passando vicino alla Fontana delle api, continuammo per l'erta, che conduce alla Colonia. Spari di fucili e di pistole di uomini a cavallo senza sella e senza staffe, che correvano su e giù all'impazzata, e le voci festose delle donne turche, agitanti le braccia dai terrazzi delle loro case alla vista della nostra carovana, accolsero festosamente D. Rua.

A Beit-gemal.

La Colonia Agricola Salesiana trovasi a metà strada tra Giaffa e Gerusalemme, presso il piccolo villaggio turco di Beit-Gemal che è l'antica Gamala, dove Gamaliele appartenente al Sinedrio di Gerusalemme e maestro di S. Paolo giovinetto, aveva una larga proprietà nella quale seppellì il protomartire S. Stefano, le cui reliquie poi scoperte per divina rivelazione furono trasportate a Gerusalemme. A A Beitgemal ci fermammo fino a ieri 5 corrente.

Giovedì (il 2) il sig. D. Rua si recò a celebrare nella cappella delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che a Beitgemal hanno un laboratorio ; e il 3 festeggiò coi nostri il primo venerdì del mese, che è sempre ricordato con solenne funzione nella Colonia.

Quel medesimo dì venne, come aveva promesso, a visitare l'istituto il benemerito sig. Console Conte Senni, che insieme con D. Rua fece un largo giro per la tenuta, composta di vigne, campi, orti ed oliveti. Essa nei primi anni costò ai Salesiani somme assai rilevanti per la scarsezza dei prodotti di un terreno diventato da secoli ingrato e per le spese occorrenti alla formazione dei poveri giovani ivi raccolti, che furono sempre una quarantina. Questi hanno ogni dì cinque ore di lavoro pratico e un' ora di teorica di agricoltura, e tre ore di scuola elementare. Uscirono già dalla Colonia, a tirocinio compiuto, circa 2oo alunni agricoltori. Il prodotto delle terre è discreto ed è il seguente : i vigneti, l'orto e le campagne producono appena il necessario per la Colonia: l'olivo da qualche anno dà l'olio occorrente per la Colonia e per gli Istituti Salesiani di Betlemme, Gerusalemme e Nazareth; il frutteto e il bosco sono ancora in formazione.

Al pranzo, che il sig. Console accettò nella Colonia, comparve il sig. Ahmad Kmajess capo di Beit-Nattif, che è solito di quando in quando far visita ai Salesiani. È un buon vecchio mussulmano di 82 anni, il quale non appena seppe che, c'era D. Rua, pieno di gioia chiese di vederlo : e come lo vide si volse al prefetto della Casa lagnandosi dolcemente: « E perchè non me l'hai detto prima? sarei venuto per fargli onore, avrei portato un agnello e l'avremmo mangiato insieme ! » Fu trattenuto a tavola, ma non assaggiò quasi nulla, poichè tenne continuamente fissi i suoi occhi sul Successore di D. Bosco.

Dopo pranzo D. Rua e il Console scesero nella vicina valle di Bulos per studiare il modo di prosciugarla dalle acque stagnanti, le quali colle loro esalazioni talvolta son causa di febbre malariche; quindi il sig. Console tornò assai soddisfatto a Gerusalemme, dove ci disponemmo a seguirlo noi pure il dopo domani. Infatti, ieri il sig. D. Rua ammise alla 1a Comunione sei dei più piccoli dei giovanetti coloni; e, dopo mezzodì, in compagnia di questi scese nuovamente alla stazione di Deir-Aban, ove quei cari alunni inginocchiati vollero la sua benedizione. Ossequiato dal bravo Capo-Stazione, che è buon cattolico, salì quindi in treno, donde, alla stazione di Bitir salutò nuovamente gli alunni di Cremisan scesi un'altra volta ad ossequiarlo, e giunto a Gerusalemme proseguì in carrozza per Betlemme, ove arrivò alle 7 di sera.

A Gerusalemme lo attendevano molte lettere tra cui una del direttore di Nazareth, contenente il telegramma di risposta del S. Padre

Don Rua, Salesiani - Nazareth (Palestina).

Gradito devoto figliale omaggio Santo Padre invia di cuore Apostolica Benedizione - Card. Merry del Val.

Oggi D. Rua ebbe la fortuna e la consolazione di celebrare al S. Presepio. Quindi fu a far visita a Mons. Girolamo De Metriades Archimandrita Greco-cattolico, ai RR. PP. del S. Cuore, alle Suore di Carità ed ai Fratelli delle Scuole Cristiane.

Commemorazione di D. Bosco.

Essendo oggi il giorno destinato alla Commemorazione di D. Bosco Venerabile in questo Orfanotrofio di Betlemme, vi furono varii invitati alla nostra mensa : e tra essi il rev.mo P. Custode di Terrasanta, il sig. Conte Senni col sig. Cancelliere del Consolato, il P. Guardiano con varii Francescani della città, il rev. D. Scanzio del Patriarcato latino, il Cappellano dell'Hortus, il Curato di Betsaul e varie altre egregie persone.

La Commemorazione ebbe luogo alle 4 pom, nel cortile interno dell'Istituto e non poteva riuscire più imponente. Erano presenti l'Ecc.mo Patriarca Mons. Filippo Camassei, l'Arcivescovo Greco-cattolico di Damietta Mons. Abì Murad, il sig. Console Italiano, il rev.mo P. Custode di Terrasanta, il Vicario Patriarcale Maronita, il Provinciale dei Fratelli delle Scuole Cristiane e tanti altri religiosi e distintissimi signori, i quali rimasero meravigliati di quanto si fece, e del modo inappuntabile con cui si eseguì lo svariato e stupendo programma. Oltre le bclle parti sostenute dagli alunni e dai confratelli col canto, colle poesie e con altri componimenti in italiano, arabo, francese e latino, son degne di nota le applauditissime parole dette da principio dal sig. Console Italiano e sul finire dall'Arcivescovo Greco di Damietta, che parlò con grande entusiasmo di D. Bosco e dell'Opera Salesiana. Conchiuse festeggiatissimo il venerando Mons. Patriarca con splendide parole sulla commemorazione compiuta e sui Salesiani in Palestina. Ne sia benedetto il Signore!

Mentre scrivo, una bella illuminazione dell'Orfanotrofio, le armonie della musica ed una fiaccolata sui terrazzi della casa mettono il colmo alla gioia dei buoni Betlemiti, lieti del trionfo di D. Bosco e della venuta del Patriarca.

Domani il sig. D. Rua farà una punta al Mar Morto; quindi si recherà a Giaffa... poi tornerà per la Settimana Santa a Betlemme e a Gerusalemme. La sua pietà non gli consente di staccarsi da questi santi luoghi in giorni così memorandi.

(Continua).

SaC. CLEMENTE BRETTO.

Il Sig. D. Rua fu di ritorno a Torino nel pomeriggio del 20 maggio u. s. accolto con la più viva esultanza dai suoi figli dell'Oratorio. Dopo aver toccato Alessandria d'Egitto, egli visitava Messina, Catania, Siracusa e Malta; quindi, per la stessa via, approdava in Calabria dove sostò a Soverato, Borgia e Rossano; e finalmente dopo brevi fermate a Bari, Macerata, Bologna e Parma, rientrava in Piemonte facendo un'ultima tappa ad Alessandria. La sera stessa del suo ritorno il buon Padre intonò l'inno del ringraziamento nel Santuario di Maria Ausiliatrice; i nostri lettori sciolgano anch'essi una prece di riconoscenza a così tenera Madre che visibilmente assistè in questo lunghissimo viaggio il Successore di D. Bosco.

Omaggi al Venerabìle Giovannì Bosco

E FESTE DI S FRANCESCO DI SALES

In Italia.

BOVA MARINA (Reggio Calabria). - Il due febbraio si commemorò il XX° anniversario della morte di D. Bosco. Al termine dell'accademia musico-letteraria, dove la scioltezza dei giovani nella recita e la musica strapparono applausi ai convenuti, fu detta l'annuale conferenza ai cooperatori, che non ostante il tempo cattivo non mancarono d'intervenire numerosi. E le buone cooperatrici, che mensilmente si raccolgono in conferenza e si accostano alla S. Comunione, non vennero neppur meno alla loro generosità, degne invero d'imitazione in centri più vasti e popolosi.

COLLE SALVETTI. - Il 20 febbraio si commemorò solennemente nel Collegio S. Quirico il venerabile Giov. Bosco. La giornata veramente primaverile, la partecipazione riverente dei giovani alunni e il numeroso concorso degli ammiratori dell'Apostolo della gioventù dai dintorni e dalle città stesse di Pisa e di Livorno, tutto contribuì a rendere più solenne l'omaggio al novello Venerabile. L'illustre Cav. Prof. Pietro Vigo di Livorno lesse il discorso commemorativo con parola così dotta e così pia da commovere l'affollato uditorio.

« I veri grandi, conchiudeva l'egregio oratore, sono i Santi della Chiesa Cattolica: vero grande è il Venerabile nostro, del quale più si studia la figura e più appare l'eccellenza, a guisa di stella che, punto punto fulgente, cresce all'occhio osservata col telescopio.

» Un dotto professore dell'Università di Padova, parlando di lui in un solenne Congresso tenuto alcuni anni or sono, richiamava al pensiero gli onori del trionfo, che Roma antica concedeva ai gloriosi conquistatori delle provincie e dei popoli. E Don Bosco, o Signori, fu un conquistatore. Non per nulla la Provvidenza lo suscitava in un secolo di conquistatori, conquistatori scientifici e conquistatori politici; colla sola differenza che egli fu assai più grande di loro. I conquistatori scientifici dal Volta al Marconi , comandarono alle energie della natura, Don Bosco seppe impadronirsi di energie superiori: le intelligenze, le volontà, i cuori; egli fu conquistatore di anime a Dio, che è quanto dire all'ordine, al bene, allo spirito del sacrifizio in vantaggio del prossimo. I conquistatori politici, quelli di cui parla la storia, ammonticchiarono vere ecatombi umane sai campi di battaglia, trascinati febbrilmente da un'ambizione imperialistica: dalle guerre di Cesare a quelle del Transwal; dalle battaglie combattute da Ciro ed Alessandro Magno a quelle di Napoleone ed a quelle di Tsu-shina.

Don Giovanni Bosco invece non lavorò che alla gloria, alla dilatazione, al trionfo d'un imperialismo infinitamente superiore: il regno di Dio, che è quello della pace, dell'amore, della giustizia; l'impero di Dio, Re dei Re e Signore dei dominanti. A Don Bosco adunque ed all'opera sua gli onori del trionfo! »

Dopo la riuscita accademia il canto dell'inno ambrosiano poneva termine alla lieta giornata, lasciando nei cuori dei giovanetti e di tutti gli intervenuti i più soavi ricordi.

ESTE - Il 12 marzo nel Collegio Manfredini, alla presenza di numerosi cittadini e parenti degli alunni convittori, si commemorò il Venerabile Giovanni Bosco. L'accademia ebbe principio con un brillantissimo discorso dell'esimio dott. D. Giulio Mortari, professore nel Seminario di Verona, il quale con forma smagliante rievocò l'amabile figura dell'apostolo dei tempi moderni, nelle molteplici manifestazioni della sua carità verso la gioventù studiosa ed operaia.

« Il secolo decimonono - egli disse - il secolo dille grandi costruzioni intellettuali, scientifiche, il secolo del ferro che traccia la via alle pacifiche vaporiere, apportatrici d'abbondanza, che corazza le nostre navi a tutela dell'ordine, dell'elettrico che rallegra della sua luce le gaie città, della dinamite che dissoda i nostri terreni, il secolo in cui giganteggiarono i geni di Napoleone, di Edison, del Pasteur, del Marconi, non poteva mancare del genio della carità, di quella divina energia, che come indistruttibile granito sfidante le forze delle procelle, il morso dei secoli, fu ieri, è oggi, sarà domani. Voi già mi intendete: l'uomo prodigioso fatto sorgere dalla Provvidenza, perchè in un tempo in cui il sentimento religioso si era abbassato e fu staccato il popolo dal sacerdozio, battesse le orme di Benedetto da Norcia ospitante in Monte Gassino gli affamati, di Gregorio Magno che faceva sedere alla sua mensa ogni giorno i poverelli, di Francesco d'Assisi che li andava cercando su pei colli patrii, di Giovanni di Matha sfidante le tempeste per spezzare i ceppi agli schiavi, di Filippo Neri, di Giuseppe Calasanzio, che convivevano con gli stracciati figli del popolo, è Giovanni Bosco, l'umile prete torinese, che con mente di pensatore, con cuore d'apostolo ideò ed attuò un'opera che porta davvero l'impronta delle opere divine perchè varia e molteplice, coordinata alle aspirazioni ed ai bisogni della società, mirabile perchè tutta subordinata alla risoluzione vera del problema della vita...»

Il programma musicale eseguito dalla Schola cantorum del Collegio stesso, sebbene comprendesse pezzi di non piccola difficoltà, fu sostenuto con sicurezza e precisione non ordinaria; e la gentile cooperazione di alcuni professori di orchestra rese più brillante il simpatico trattenimento.

FIGLINE - L'8 marzo venne celebrata all'Oratorio Salesiano con splendida solennità la festa di San Francesco di Sales. Al mattino, la Comunione Generale fu amministrata dal rev.mo Can.co Banchetti. La « Schola Cantorum » eseguì scelti mottetti e più tardi cantò inappuntabilmente la « Missa prima Dominicalis » a 4 voci miste di I. Mitterer, sotto la direzione del rev.mo Can. Lorenzo Margiacchi, insigne benefattore ed anima dell'Oratorio. A sera, dopo i vespri, il sacerdote Bindo Binazzi tessè con entusiasmo le lodi del Santo. Dopo le funzioni ebbe luogo la commemorazione di D. Bosco. Per la circostanza il teatrino dell'Oratorio era gaiamente addobbato. All'intorno erano stati posti trofei di bandiere multicolori e ai lati del proscenio i due splendidi vessilli del Circolo D. Bosco e dell'Oratorio. Nel palcoscenico, illuminato a luce elettrica, in mezzo a verdi arbusti spiccava sorridente il busto di D. Bosco. La commemorazione fu detta brillantemente dal prof. Solone Monti di Firenze. Seguirono prose e poesie, canti e suoni, e in fine belle parole di chiusura del rev.mo Proposto Mazzucchelli.

LANZO TORINESE - Il 23 febbraio fu la volta di Lanzo per la commemorazione del Ven. Giovanni Bosco cui si volle meritamente associata la memoria del Ven. Giuseppe Cafasso. L'oratore, dott. D. F. Zublena, tessè dapprima l'elogio del Ven. Cafasso, di cui mostrò fino all'evidenza la santità, la dottrina e lo zelo spesi per ogni fatta di persone con particolare predilezione per i diseredati e i carcerati; e venendo al Ven. D. Bosco disse splendidamente che egli fu degno discepolo del Maestro da cui apprese a spendere tutta la sua vita a vantaggio di ogni classe sociale e specialmente della gioventù. Infine aggiunse una densa rassegna dei particolari benefizi che i Lanzesi ricevettero dai due Venerabili, e conseguentemente le loro speciali ragioni di celebrare quella festa. La Schola cantorum del Collegio S. Filippo con mottetti e col Tantum Ergo in musica coronò la ben riuscita funzione , chiusa colla benedizione del SS. Sacramento impartita dal rev.mo Mons. Vicario Teol. Cav. uff. Antonio Tresso, antico ed affezionato allievo di D. Bosco.

LUGO (Ravenna) - Nella Cappella dell'educalorio S. Gaetano, diretto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, nel medesimo giorno della festa di S. Francesco di Sales, con largo intervento di cooperatori lughesi, buon numero di sacerdoti e rappresentanze degli istituti religiosi della città, sì maschili che femminili, fu cantato solennemente un Te Deum, in ringraziamento a Dio per la introduzione della Causa di D. Bosco. Subito dopo ebbe luogo, nel teatrino, un'accademia musicoletteraria. Come preludio vennero lette le adesioni del nostro Superiore D. Rua, del Vescovo Diocesano e dell'Arcivescovo di Ravenna. Assai applaudito il discorso che dimostrò come D. Bosco abbia compiuto le sue opere di apostolato perchè Dio lo voleva e la Vergine SS. gli fu ognor madre, guida e maestra. Anche un bel numero di fanciulle interne ed esterne oratoriane fu calorosamente applaudito nella recita di affettuose poesie e dialoghi vivaci e nell'interpretazione di buona musica. L'omaggio fu veramente un inno armonioso di riconoscenza a Dio ed un tenero tributo alla memoria di D. Bosco.

MILANO - Il 26 aprile, al Circolo popolare cattolico di S. Pietro in Sala. - Sulla parete centrale della grand'aula spiccava la figura di D. Bosco. La Schola cantorum dell'Istituto S. Ambrogio eseguì buona musica, quindi lo zelantissimo Prevosto della parrocchia di S. Pietro, con parola calda d'entusiasmo mise in rilievo le virtù del commemorato riscuotendo vivissimi applausi dal numeroso uditorio, dopo di che il signor Franco Berra tenne il discorso d'occasione. Egli evocò a grandi linee il nascere e lo svilupparsi dell'Opera Salesiana, e ricercando le cause di questo grandeggiare dell'albero salesiano, affermò che sono da ripetersi nell'uomo stesso che questo albero piantò, essendo egli stato uomo di Dio, perchè tutta la sua azione fu inspirata alla più sublime carità. Chiuse inneggiando a don Bosco, che salutò come una delle più grandi figure del secolo XIX e un grande conquistatore di anime.

SCHIO. - La festa del nostro Santo Patrono, fu celebrata con slancio nella città di Schio. Il caldo appello rivolto dallo zelante Arciprete Mons. Apollonio Maggio, trasse molti devoti nella Cappella dell'Oratorio S. Luigi alle numerose Messe del mattino ed alla bella conferenza tenuta da Mons. Carlo Vio parroco di S. Casciano a Venezia. Questi con quella facondia ed amabilità che attira e convince, tratteggiò brevemente i mali che travagliano l'odierna società, l'odio alla Religione, al Papa, ai Sacerdoti, la guerra ad ogni istituzione religiosa ; ed a questi mali propose quale rimedio efficacissimo l'Oratorio Festivo. Di questo dimostrò chiaramente i molteplici vantaggi e stimolò i numerosi Cooperatori ad appoggiare con novello entusiasmo l'opera di D. Bosco e in modo speciale l'Oratorio S. Luigi, che fa tanto bene alla gioventù scledense. A sera mentre la Cappella rigurgitava di fedeli Mons. Arciprete con eloquente parola rievocò felicemente la figura del Salesio insieme con quella del Venerabile D. Bosco, e in fine, in ringraziamento della dichiarata Venerabilità del nostro buon Padre, invitò i presenti a cantare un solenne Te Deum. A Mons. Arciprete facevano corona tutti i sacerdoti di Schio che diedero così una bella prova di simpatia all'opera di D. Bosco.

TREVIGLIO. - Il 9 febbraio, nel Collegio della S. Famiglia. - La messa della comunione generale fu celebrata da Mons. Alessio Nazari, proposto parroco; quella solenne, in onore di S. Francesco di Sales, fu cantata dal can. Portaluppi; disse il panegirico del Santo il Superiore dei Giuseppini di Castel Cerreto. La Schola Cantorum del Collegio eseguì la Missa De Sanctis Virginibus del Mitterer e nella funzione pomeridiana (nella quale dopo il canto del Te Deum venne data la benedizione col SS. dal can. prof. Francesco Rainoni) un Tantum ergo del Ring.

All'accademia musico-letteraria in onore di Don Bosco Venerabile, intervenne tutto il fiore della cittadinanza trevigliese. Sedeva al posto d'onore mons.

Nazari tra l'egregio sindaco avv. Tiragallo e l'ispettore delle case salesiane lombarde. Scelto il programma. Per la musica istrumentale prestarono servizio la valente banda del Circolo di S. Luigi e l'orchestrina dell'Oratorio festivo. Piacque assai la cantata e Il veglio santo» appositamente composta per l'occasione. Il discorso commemorativo fu tenuto dal dott. G. B. Mondada, antico alunno di Valdocco, che additò nel nostro Venerabile Fondatore l'uomo giusto e grande che fu l'educatore cristiano della democrazia. La conferenza, non lunga ma concettosa, fu assai applaudita; e vivi applausi ebbe pure il sindaco avv. Tiragallo che nelle parole

di chiusura lumeggiò D. Bosco come uomo del suo tempo, benefattore dell'Italia e del mondo intero. Nella solenne circostanza vennero distribuiti premi e menzioni agli alunni delle scuole elementari, tecniche e ginnasiali, che si segnalarono per bontà, studio e profitto nell'anno scolastico 19o6-i9o7.

TRINO VERCELLESE. - Il 28 gennaio, il rev. Don Luigi Corte, tenne la prescritta conferenza ai Cooperatori svolgendo l'argomento: La stampa e l'educazione della gioventù. Dopo la conferenza la Sezione drammatica dell'Oratorio diede un'egregia rappresentazione.

Il 29 si solennizzò S. Francesco di Sales, con molto concorso di popolo e frequenza ai SS. Sacramenti. La messa solenne, celebrata dal rev. D. Giuseppe Gibelli, fu cantata dai piccoli alunni dell'Istituto. Ai Vespri Leste le lodi del Santo il sullodato conferenziere.

VERONA. - Il 5 febbraio si celebrò la festa di S. Francesco di Sales. Disse la messa della Comunione generale per gli alunni dell'Istituto salesiano l'ispettore D. Carlo Farina. Alle 10 vi fu messa solenne cantata dal sac. cav. prof. D. Pietro Scapini: indi il sac. Don Carlo Pacega tenne un forbito discorso, nel quale, mostrando come la Chiesa non fu ipotecata a nessun tempo, ma favorì sempre il sano progresso, pose in luce le molteplici benemerenze dell'azione di Don Bosco, soprattutto verso gli operai, i contadini, i giovani, gl'infelici. La cerimonia ebbe termine col canto dell'inno del ringraziamento. Nel pomeriggio si tenne un'adunanza accademica con numeroso concorso di signori e signore. Anche il clero vi era largamente rappresentato. Il trattenimento si aperse e si chiuse con una cantata d'occasione. Mons. Grancelli disse il discorso commemorativo, nel quale presentò, ne' suoi molteplici aspetti, l'opera provvidenziale del Servo di Dio. Al discorso fecero seguito poesie e prose e dialoghi in italiano, latino, greco, francese e in vernacolo, con grande soddisfazione dei presenti.

A scanso di disguidi, si pregano vivamente i lettori di dirigere la corrispondenza riguardante la Pia Unione dei Cooperatori e il Bollettino, o al Sig. Don Michele Rua, o alla Direzione del Bollettino Salesiano, via Cottolengo, 32, Torino.

TRA I FIGLI DEL POPOLO

Cronaca degli Oratori festivi.

ROMA - All'Oratorio Festivo di S. Maria Liberatrice al Testaccio.

Uno stuolo di ben cinquanta giovanetti, scelti fra i più adulti ed i migliori del numeroso Oratorio di S. Maria Liberatrice al Testaccio, il Lunedì di Pasqua ebbe l'invidiata fortuna di accostarsi per la prima volta alla S. Comunione. Alle 7 1/2 del mattino un'onda di popolo si riversava nell'angusta chiesetta parrocchiale, dove S. E. il Card. Respighi, Vicario di S. S., amministrava la S. Cresima e poi celebrava la Messa della Comunione. Infra missam il rev.mo Curato D. Romeo Gambalunga rivolse la sua parola calda ed affettuosa ai buoni giovanetti, richiamando alla loro memoria la sublimità dell'atto che stavano per compiere; quindi i cantori dell'Oratorio eseguirono con rara abilità varii sacri mottetti. Alla fine Sua Eminenza con affetto tutto paterno, ebbe parole di viva compiacenza per quei fortunati, cui, esortandoli ad essere perseveranti nella via buona intrappresa, esprimeva l'augurio cordiale di rivederli tutti quanti raccolti nel prossimo anno ai piè dell'altare di S. Maria Liberatrice nel nuovo Tempio, noto ai lettori. Nei locali dell'Oratorio i buoni giovanetti furono quindi ricevuti da tutti i loro compagni, che li acclamarono entusiasticamente, e vennero serviti di una lauta colazione.

Non basta.

La Domenica in Albis ebbero anche la fortuna di essere ricevuti dal S. Padre, il quale regalò a tutti una medaglia d'argento e disse parole affettuose, di cui rimarrà certamente nell'anima di ciascuno dolce e perenne ricordo. Certo dev'essersi molto rallegrato il S. Padre nel vedersi attorniato da quei figli, riverenti e buoni, che fino a poco tempo fa scorazzavano per le strade del loro popoloso quartiere... Ammettendoli al bacio del S. Anello S. Santità si degnò di ricordare a più di uno la bella chiesa che si sta ultimando al Testaccio, per innamorarli vieppiù alla loro futura Parrocchia.

Sieno grazie a Dio che benedice così visibilmente l'opera dei figli di D. Bosco anche in quell'angolo di Roma !

FIRENZE -- Oratorio della S. Famiglia.

Accanto il grandioso tempio in costruzione in via Aretina - che verrà dedicato alla Sacra Famiglia - fiorisce l'omonimo Oratorio Salesiano maschile, il quale conta 300 giovani inscritti, e più di 20o assidui frequentatori. Vita e sostegno del medesimo son vari circoli ed associazioni e precisamente:

1) il Circolo drammatico-musicale dell' « Immacolata » composto di circa 5o giovani più anziani.

La Scuola di canto, solo di quest'anno, ha fatto sentire una buona messa a due voci del m.° Bottazzo, vari sacri mottetti e tutte le parti variabili dell'ufficiatura della Settimana Santa, come di tutte le solenni funzioni che si compiono a comodità della popolazione circostante nella cappella dell'Oratorio ; nonchè varie cantate ed un'operetta ecc. ecc.

Il Circolo drammatico, solo nello scorso carnevale, ha dato nel nuovo spazioso ed elegante teatrino 12 rappresentazioni, ad una delle quali si degnò assistere anche Mons. Arcivescovo. L'anno scorso il Circolo prese parte al Concorso drammatico di Faenza e vi riportò la medaglia d'argento.

2) La Società Ginnastica « Fortitudo » suddivisa in due squadre, degli anziani e dei giovani, che si sta preparando per prender parte al Concorso ginnastico, indetto per il prossimo settembre in Roma;

3) La fiorente Compagnia del SS. Sacramento che si esplica nel zelare la Communione frequente e numerosa, specie nelle solennità e nel 1° venerdì del mese;

4) Il gruppo Catechisti, composto di una diecina di giovani adulti che affettuosamente si prestano per insegnare il catechismo ai piccoli, per cui riesce molto ben organizzato il Catechismo festivo.

Annesse all'Oratorio son pure 5 classi elementari diurne, in locale nuovo recentemente acquistato, frequentate da 94 giovani, gli esami dei quali da vari anni si dànno alle scuole pubbliche con lodevole successo....

Deo gratias ! ma quanto maggior bene potrebbero compiere quei nostri confratelli, se fosse già già compiuto il bel Tempio della Sacra Famiglia!...

SCHIO - Oratorio S. Luigi.

L'Oratorio di Schio, anzichè festivo, potrebbe chiamarsi quotidiano, ed anzi per molti punti somigliante ad un convitto. infatti oltre le scuole diurne per varii esterni, esso ha tutti i giorni scuola di Musica istrumentale, di canto, e di drammatica; - il dopo scuola per gli alunni delle Tecniche e delle Elementari superiori -- Catechismi in preparazione alla Comunione - Sala di lettura, frequenti adunanze alla Società Concordia (che celebrava nel mese scorso il 1° lustro di fondazione) e regolarmente Tridui e Novene in preparazione alle feste.

Se dovessi far la cronaca delle feste celebrate in quest'anno, dei trionfi della Banda che riportò il 1° premio « Gran Medaglia d'Oro » al Concorso di Thiene, della Compagnia drammatica, e delle belle passeggiate, finirei per stancare ; accennerò quindi una cosa sola, la divozione di quei giovanetti al Sacro Cuore di Gesù.

Infatti essi praticano la divozione dei Nove primi Venerdì del mese con una costanza ed assiduità ammirabile. Immaginatevi, che anche nei mesi freddi d'inverno essi raggiunsero la bella cifra di 14o, e fino 15o, e sì che la messa prima per gli artigiani e garzoni di bottega si celebra alle 5 1/2. A questo proposito avrei da contarvi qualche edificante fatterello, ma sarà per un'altra volta. Quelli che terminano i Nove Venerdì ricevono un bel quadro attestato in elegante cornice, firmato da loro e dal Direttore dell'Oratorio, e il loro nome vien messo in apposita Tabella che si conserva presso la Cappella dell'Istituto. Questa cara notizia ho voluto darla in questo mese di giugno, sacro al Divin Cuore, quasi nella speranza che abbia a ripetersi in altri luoghi.

In città poi l'Oratorio è molto stimato e ben voluto; basti il dire, che per desiderio di molti amici, un comitato pensa di pubblicare di quando in quando un fogliettino col titolo l' « Eco dell'Oratorio » per tenere gli amici al corrente di quanto si fa a vantaggio dei giovanetti.

Quanto sarei contento che tutti gli Oratori avessero le comodità, di cui per la munificenza di insigni benefattori Scledensi, gode l'Oratorio Salesiano di Schio. Ampii cortili, cappella fornita di tutto il necessario, splendido teatro, sale per catechismo, giuochi svariatissimi, e quello che più importa, tre o quattro Salesiani stabilmente addetti all'Oratorio.

LORETO - Distribuzione de' premi.

Ebbe luogo nel gran salone del Collegio Convitto Salesiano, il quale rigurgitava d'intervenuti, il fior fiore della cittadinanza della gentile Loreto. 2 sig. Sindaco, cav. Domenico Santori, impedito d'intervenire, aderiva con nobilissima lettera. Presenziavano l'Ecc.mo Vescovo Mons. Conte Ranuzzi De Bianchi e Mons. Giovanni dei Conti De Marcy. Esordì alla bella festa il canonico D. Augusto Monachesi che svolse con vibrata e smagliante parola il tema: « La necessità del Catechismo ». Fu calorosamente applaudito. Declamarono poi in prosa e in poesia i bravi giovanetti dell'Oratorio. Gl'intermezzi furono rallegrati, da canti a solo e corali sostenuti mirabilmente dai piccoli artisti diretti dal maestro Cav. Roberto Amadei. Seguì la distribuzione di ben 19o premi. Chiuse l'adunanza il Direttore dell'Oratorio, raccomandando costanza negli aiuti per quest'opera eminentemente filantropica, additando ad esempio l'Angelo della Diocesi Mons. Vescovo, e Mons. De Marcy oltremodo munifico in questa occasione come in tante altre verso l'opera salesiana, al quale si deve specialmente il rigoglio del nascente Circolo di cultura annesso all'Oratorio.

MESSINA - La nuova sede del Circolo G. Bosco.

Una graziosa festicciuola improntata alla più schietta cordialità ebbe luogo la 2.a domenica di marzo nell'Oratorio festivo S. Luigi Gonzaga. Essa fu tutta dei valorosi giovani del Circolo Ven. Don Bosco, i quali dopo una vita randagia per più di due lustri tra un locale e un altro dell'istituto, avevano la ventura di inaugurare nel bel fabbricato, innalzato in questi ultimi anni dal compianto Don S. Gusmano un salone destinato a sede delle loro riunioni, del loro gabinetto di lettura, e della loro scuola di Religione. L'ampia aula, pavesata a festa con finissimo gusto dagli stessi soci del Circolo, presentava un colpo d'occhio stupendo. Tra graziosi gruppi di giovani palmizi, spiccavano i ritratti di S. S. Papa Pio X, di S. M. il Re, del veneratisssimo Arcivescovo, del Ven. D. Bosco, e del pio giovanetto Domenico Savio.

Dopo il canto dell'inno del Circolo, rivolse al forte drappello brevi, calde parole, il solerte presidente Alfredo Marzachì, ed un nostro confratello tenne il discorso d'occasione. Nè mancò la parola paterna dell'attuale Direttore dell'Istituto, alla cui iniziativa si deve l'erezione dell'Oratorio e del Circolo. La festa si chiuse con vermouth d'onore offerto dal Consiglio Direttivo ai numerosi intervenuti.

Congratulandomi coi bravi membri del Circolo, faccio voti che ad un passato che si può chiamare di gloria e di trionfi mietuti senza rumore ma non perciò meno splendidi, segua un'era nuova di vita non meno feconda della precedente, ma ricca di luminosi esempi. Un sentito plauso poi ai primi soci del Circolo D. Bosco che ne diressero, con interessamento sempre vivo, le sorti, cioè i sigg. Alfredo Marzachì, Pietro Gullì, Ludovico Bergonzi, Giuseppe Brancatelii, Placido Buccafusca, prof. Giacomo Scuderi, Luigi Bonanno, Michele De Luca.

TORRIONE Dl BORDIGHERA - La 1a Festa sociale della « Fortitudo ».

Il Circolo Sportivo « Fortitudo » aumentato quest'anno di una squadra di Seniori che dànno buone speranze, celebrò per la prima volta, traslata al 29 marzo, la sua festa sociale in onore di S. Giuseppe.

Nel mattino i bravi ginnasti si accostarono numerosi, e nella loro splendida divisa, alla santa Comunione; alle nove si recavano ad ascoltare la santa messa, e quindi alla stazione di Bordighera a ricevere la « Sol » di Alassio. Giunti al Torrione il piccolo corteo si sciolse, ma formavasi nuovamente nel pomeriggio dopo la funzione religiosa per muovere incontro alle squadre unite delle Scuole Tecniche e Ginnasiali e della Società Sportiva di Ventimiglia. Così in un unico drappello di ben 140 ginnasti, sotto la direzione del prof. Ugo Lenzi, si tornò nel cortile dell'Oratorio parato a festa, ove molte distinte persone di Ventimiglia, Bordighera., Alassio, S. Remo, prendevan posto su di apposito palco e numerosi invitati si affollavano attorno il campo della gara.

Diede principio alla festa un inno appositamente composto dal maestro Zoboli di Ventimiglia, cui tenne dietro un discorso del prof. D. Allavena, quindi si svolsero le gare di squadra e collettive, tanto ai piccoli che ai grandi attrezzi, con soddisfazione generale. A ciascuna squadra si rilasciò un'artistica medaglia ricordo della festa, che si chiuse con una lieta bicchierata d'onore a tutti i ginnasti. Anche l'Accademia commemorativa del Ven. D. Bosco riuscì bella e interessante.

Mi scrivono che quell'Oratorio, per fare maggior bene, avrebbe bisogno di poter disporre di mezzi che non ha; lo aiutino come meglio possono i buoni cooperatori di Bordighera.

CASERTA - AI Congresso di Benevento.

Una ragguardevole rappresentanza di alunni del Collegio nostro e dell'Oratorio festivo si recava il 22 aprile a Benevento, per partecipare quel dì stesso e il seguente al I° Congresso delle Associazioni Giovanili Cattoliche del Mezzogiorno d'Italia. E i bravi alunni nelle loro belle divise e con a capo la bandiera novissima dell'Oratorio ebbero il primo posto nel solenne corteo del giorno 23.

Debbo notare che l'andata degli alunni dell'Oratorio festivo a quel Congresso fu per la maggior parte di loro un premio per buona condotta, frequenza all'Oratorio e studio del catechismo. Tra essi spiccavano per le loro decorazioni quelli riusciti primi nella gara catechistica della domenica delle Palme.

NIZZA MONF. - Commemorazione di Savio Domenico.

Si tenne la domenica 8 marzo. In mezzo all'ampio porticato, tutto circondato di bandiere, spiccava l'imagine del Savio con queste parole: W. Savio Domenico! - Caro giovanetto, suscita nel nostro Oratorio molti imitatori delle tue rare virtù!

Alla modesta festicciuola si degnò d'intervenire una rappresentanza del ven. Clero locale, delle zelanti Signore del Comitato ed altri benemeriti Cooperatori. Il discorso fu detto da un membro del Circolo « Cesare Balbo » il sig. Carlo Frola, il quale con parola facile e persuasiva fece spiccare in Domenico il carattere forte, sostenuto da una pietà sincera e dalla frequenza ai SS. Sacramenti. Nel pomeriggio una piccola lotteria con lieti « Evviva » a Savio e a D. Bosco ed una numerosa adunanza del Circolo « C. Balbo » posero fine alla festa che lasciò in tutti un vivissimo desiderio di imitare le virtù del pio giovanetto.

TREVIGLIO - Imponente cerimonia.

Il 3o aprile il popolo trevigliese ebbe la consolazione di assistere ad una commoventissima cerimonia. Nel maggior tempio della città, addobbato sfarzosamente, centocinquantatre giovanetti dell'Oratorio festivo Salesiano e duecentocinque giovanette dell'Oratorio femminile si accostarono per la prima volta a ricevere il Pane degli Angeli. Celebrò la S. Messa il rev.mo Prevosto Mons. Alessio Nagari.

Dopo la pia funzione i giovanetti si recarono tutti insieme nell'Oratorio festivo per assistere ad un divertimento e alle ore i i sedettero ad un'abbondante refezione nell'Istituto Salesiano. Alle 14 poi, dopo i ricordi e la benedizione impartita da Monsignore nel Santuario della Madonna delle Lagrime, furono condotti in bell'ordine al cinematografo nel teatro della Società Operaia Cattolica.

Se tutto riuscì con massimo ordine e con generale edificazione, si deve un plauso di sincero encomio alle signore Maestre della città e al sig. Curato Rainoni.

S. ANNA (Salvador) - Cooperatrici modello.

Chiudo la serie di queste brevi relazioni con un plauso cordiale al benemerito stuolo delle zelanti cooperatrici di S. Anna nel Centro America. Quelle buone signore e signorine hanno seriamente compreso la missione provvidenziale e salutarmente efficace dell'Oratorio, e quindi si studiano, con ogni mezzo, di moltiplicarne i benefici frutti.

S'immagini ! oltre i 120 giovanetti esterni che frequentano giornalmente le scuole salesiane, son sempre altri 150 giovanetti che assiduamente frequentano l'Oratorio. Il merito di chi è? Tutto delle signore Cooperatrici ; nè si può encomiare quanto basti il loro zelo accesissimo. Esse, tutte quante, ritengono come loro figliuoli gli alunni dell'Oratorio; per questo, in turno a due a due provvedono mensilmente la colazione a tutti gli oratoriani; s'incaricano di tutto l'occorrente per l'arredamento della Cappella, pel piccolo Clero e le varie Compagnie, e pei vestiti del Teatrino; e, quasi ciò non bastasse, pure assai spesso preparano banchi di beneficenza e lotterie e premii a favore dell'Oratorio e dei giovanetti. Questo zelo proprio delle Cooperatrici comincia ad essere imitato anche dai Cooperatori. Un operaio, che ha una buona tipografia, non potendo fare di più, stampa gratuitamente ogni circolare richiesta dai bisogni dell'Oratorio!

A quale floridezza, io penso, si vedrebbero assorgere tanti Oratori, se avessero in loro aiuto alcune poche cooperatrici di simil tempra, ripiene di tanta sete del bene e di così straordinario amore per la buona educazione della gioventù!

Un plauso speciale va pur tributato al Club dei giovani grandi, che si presta assiduamente e con zelo per l'insegnamento del catechismo ai piccoli loro compagni.

*

Costretto a qui interrompere per questa volta la serie delle relazioni dei nostri cari Oratori, chiedo venia agli amici cui non ho potuto ancora soddisfare, mentre a tutti rinnovo l'invito d'inviar notizie di ciò che vi si fa a vantaggio dei figli del popolo.

D. SIMPLICIO.

DALLE MISSIONI

Matto Grosso (Brasile)

I musici della Colonia del S. Cuore all'Esposizione di Rio Janeiro. Due indie uccise dai Cayapós.

La messe biondeggia; mancano operai. (Lettera del Sac. Giovanni Balzola).

Cuyabà, 21 febbraio r9o8.

VENERATISSIMO SIG. D. RUA,

Dopo le ultime ed interessanti relazioni inviatele dal zelantissimo nostro Ispettore D. Antonio Malan, non pensavo che avrei avuto così presto motivo di prendere in mano la penna. Chi poteva immaginare che il nostro zelantissimo Ispettore avrebbe conchiuso col Governo, pel prossimo mese di giugno, l'ondata dei piccoli indii nella Colonia del S. Cuore componenti la banda musicale, nientemeno che all'Esposizione di Rio Janeiro? Eppure l'affare si conchiuse in un attimo. Il caro D. Malan ebbe solo a lanciare la proposta, che il patriottico Governo l'accolse con entusiasmo indicibile, dichiarando di prender per suo conto le spese del viaggio. Che fece allora l'Ispettore? Si privò del capo-sarto del Collegio di Cuyabà, che è anche buon maestro di musica, e lo mandò subito alla Colonia a prender la misura ai piccoli musici per preparar loro un bell'uniforme e nello stesso tempo esercitarli alquanto nel loro repertorio, e contemporaneamente inviò pure un buon chierico, affinchè si dedicasse tutto alla loro istruzione.

La notizia fu ricevuta con delirio da quei cari figliuoli, che si misero all'opera con entusiasmo e furono dispensati da ogni altra occupazione per attendere solo alla scuola, alla musica, e alla ginnastica. Don Malan si sarebbe recato a prenderli in aprile.

E il Sacro Cuore di Gesù stava benedicendo l'opera, quando un improvviso accidente minacciò di sconvolgere ed anzi di spopolare l'intera Colonia. Se ben si ricorda, io le scriveva tempo fa, che l'anno scorso i terribili Cayapós, nemici acerrimi dei nostri Bororos giunsero a frecciare una mula nei campi della Colonia (1); orbene quest'anno ritornarono ed ammazzarono due indie. È costume di queste di andare per la foresta in cerca di frutta, mentre gli uomini attendono alla caccia e alla pesca; ma generalmente di notte ritornano alle loro capanne, poichè se pensano di protrarre di qualche giorno la loro perlustrazione, partono accompagnate da tutta la famiglia.

Questa volta invece, due, partite da sole, alla sera non compaiono; i parenti passano ansiosi la notte e tutto il giorno seguente senza vederle spuntare da alcun lato, cominciano a sospettare ed escono in cerca delle due disgraziate che, dopo lunghissime indagini, son trovate finalmente nella foresta dalla parte del Rio das Mortes dove abitano i Cayapós... ma cosa orribile ! giacenti esanimi nel proprio sangue! Vicino ad esse si vedono quattro grossi e pesanti bastoni, che quei terribili selvaggi adoperano, dopo aver usato le freccie, per compiere la morte dei più feroci animali. L'assassinio era avvenuto lungi dalla Colonia una diecina di chilometri.

Gli indii in tutta fretta corsero a dar la triste notizia. Si figuri, armatissimo signor D. Rua, quale impressione abbia essa prodotto nella Colonia, chè anche questi poveri indii sentono bollire nelle loro vene il furor della vendetta. Subito si udirono eccheggiare grida, urli e pianti, che pareva il finimondo. D. Colbacchini che si trovava già in mio luogo alla loro direzione vedendo la cosa ben seria cercò tutti i modi di calmarli, e preso con sè un confratello, andò con varii indii a constatare il terribile fatto; e questi, dopo le loro cerimonie di costume, involsero in istuoie i due cadaveri e li portarono alla Colonia, quantunque il fetore fosse già insopportabile. Solamente chi ha già assistito a quelle lugubri e strazianti cerimonie, può farsi una idea di quello che dev'essere successo all'arrivo delle due salme nell'aldea. Tutti mandano grida ed urla strazianti, chi si strappa i capelli, chi si tagliuzza tutto il corpo con vetri coprendo i cadaveri di vivo sangue. Tutta l'aldea è in tumulto. C'è chi vuol inseguire i ter ribili nemici, ma i più son decisi di abbandonare la Colonia per internarsi verso il sud dove si trova il forte della tribù. Una vera catastrofe sembrava minacciasse la nostra missione.

E inutile il dichiarare che i nostri fecero di tutto per ricondurre la calma. Il povero direttore mandò subito a telegrafare a D. Malan la triste notizia, che anche a noi parve così grave da poter distruggere ogni cosa. D. Malan rispose immediatamente che si recherebbe presto egli stesso sul luogo e che intanto manderebbe alcuni soldati per aiutare gl'indii ad inseguire i loro nemici. Grazie a Dio questo annunzio ristabilì alquanto la calma.

Infatti Don Malati fu dal Presidente dello Stato ad esporgli il fatto. L'ottimo signore riconobbe esser giusto e conveniente il pensiero di mandare un piccolo drappello di soldati a difesa della Colonia e degli indii; e siccome l'inviarli da Cuyabà avrebbe richiesto un tempo di circa due settimane, risolvette di chiamarvi telegraficamente dall'Araguaya dieci uomini della Guardia Nazionale. Difatti l'ecc.mo signor Presidente mandò subito l'ordine al sotto-Delegato di quel luogo, e in capo a cinque giorni dieci uomini ben armati apparvero nella Colonia. La loro vista fu per gli indii di grande soddisfazione; i quali unitamente a loro, ben armati e con grande coraggio, quasi tutti, si misero sulle tracce dei Cayapós; ma presto ebbero a convincersi che questi, dopo consumato il delitto, si erano di nuovo internati nelle immense foreste che si estendono al Nord. Calmati però gli animi, i soldati se ne partirono, lasciando negli indii un'ottima impresione. Quei cari Bororos si sono persuasi che, stando coi missionari, non solo non saranno perseguitati dai civilizzati ma saranno anche protetti dal Governo. Deo gratias! Presentemente tutto è in ordine; tuttavia l'Ispettore D. Malan, il quale, come le accennava, faceva conto di andare a prendere i piccoli musici in aprile, per maggior sicurezza risolvette di anticipare e difatti partì alla fine dello scorso mese di gennaio con una buona provvista di vestiari, coperte, attrezzi campestri, ferramenta,... lasciando a me l'incarico di comunicarle queste notizie. Cosicchè, se Dio vuole, quando Lei, amatissimo sig. D. Rua, riceverà questa mia, forse i nostri musici si troveranno già in viaggio.

Come Ella sa, alla fine di luglio dovetti lasciar la Colonia del S. Cuore per accompagnare Don Malan nel suo viaggio di esplorazione al centro della tribù, allo scopo di studiare il punto migliore per una quarta Colonia; e quantunque desiderassi ardentemente quel momento per essere quello il punto più popoloso come le scrissi anni indietro, pure non riuscii a dissimulare il dolore che provai in quella separazione. Riflettendo però che lasciava la Colonia, avviata in modo che non son più così frequentemente necesari tanti sacrifizii e tante privazioni come in principio quando si era esposti alle intemperie e privi del necessario alla vita; mi sentii colmar l'anima di gratitudine verso il Sacro Cuore di Gesù che così visibilmente si degnò benedire la nostra Missione.... Il mio pensiero volava particolarmente a quattro anni addietro quando arrivarono i 14o indii , senza uno straccio che li coprisse e vidi quei poveri ragazzi, tinti di urucù e di altri colori e colla testa coronata di penne... quei poveri ragazzi che c'inviava il Sacro Cuore poichè li trasformassimo in suoi ferventi divoti, e che infatti dopo tre anni furono tutti rigenerati nelle acque del Santo Battesimo e confortati col Pane Celeste. Al riflettere alla piena trasformazione ottenuta in breve tempo, mi sentiva commosso fino alle lagrime; e al pensiero di tante centinaia di ragazzi, che si trovano nell'infelicissimo stato in cui quelli si trovavano, sentii in cuore le più liete speranze. E veramente, tutto ci fa credere che è giunto il tempo in cui, pei misericordiosi disegni di Dio, l'intera tribù dei Coroados verrà trasformata in regno di Cristo, e tutti i Bayitos, che son veri tempii di Satana, saranno cambiati in chiese del Dio vivente ed in sacri altari. È proprio così ! Come il nostro Venerabile Padre Don Bosco, parlando del Santuario di Maria Ausiliatrice, diceva che era Maria che se l'era edificato e che di là sarebbero partiti molti Evangelici operai per tutto il mondo, così io penso che dalla Colonia del Sacro Cuore, che Gesù stesso si è degnato di formare, avranno a partire nuovi evangelici operai suscitati da Dio in seno alla stessa tribù per catechizzare tutti i proprii fratelli.

Questi ed altri somiglianti pensieri, amatissimo D. Rua, ci accompagnarono durante tutto il nostro viaggio di esplorazione, di cui mi tengo dispensato dal parlare, avendogliene scritto D. Malan. Tuttavia non posso lasciare di accennarle un fatto particolare a conferma di quanto le ho detto.

In un'altra nostra esplorazione in cui non vedemmo nel giorno fissato apparire alcun selvaggio, rimanemmo un po' meravigliati, ma un mese dopo venni a sapere, che proprio il dì seguente alla nostra ritirata e partenza per Cuyabà erano giunti in cerca di noi un'ottantina di indii i quali rimasero molto afflitti quando seppero che eravamo partiti. E ne avevano ben ragione; infatti ad alcuni di essi (tra cui il terribile Capitano Pericolo) era succeduto altrettanto nella nostra prima esplorazione. Ed essendo venuti a conoscere che tra breve io avrei fatto ritorno lungo la strada delle Colonie, risolvettero di lasciare cinque robusti giovani presso alcune famiglie di civilizzati, abitanti vicino alla strada, per condurmi al mio arrivo a quelle stesse aldee che noi volevamo visitare ma che non ci fu possibile a causa della via intransitabile con animali da sella e da soma, dicendo che conoscevano una direzione per cui avremmo potuto compiere il nostro viaggio a cavallo. Senonchè i poveretti aspettarono ansiosi circa un mese e poi, dubitando del mio ritorno, tristemente se ne andarono. Appena due giorni dopo io passava di là, dove con grande rincrescimento venni a conoscere quanto le ho esposto. Seppi anche che lo stesso cacico Pericolo è risoluto, se noi andiamo a fondare una Colonia in quel centro, a farvi riunire gli abitanti di tutte le vicine aldee.

Al ritorno da questo viaggio, passando pel Buryty dove abitano i parenti di quel tal Melchiorre che gli indii del S. Lorenzo ammazzarono l'anno scorso, mi dissero che essi non potevano più vivere tranquilli e che tra quelli che avevano giurato la loro morte v'eran pure il detto capitano Pericolo ed un tal Americo. Feci loro coraggio e cercai di tranquillizzarli promettendo che saremmo andati noi stessi in cerca di quei selvaggi e li avremmo dissuasi da nuove minacce e nuovi attentati. Quella medesima notte pernottai con un indio che veniva da quelle vicinanze e precisamente dal Rio Vermello, dove si trovano i loro aldeamenti, il quale mi diede le più minute informazioni e mi disse e ripetè più volte, che gli indii mi stavano aspettando. All'indomani arrivando alla nostra nuova Casa di Palmeiras, ebbi altre notizie del suddetto Americo, che mi fu dipinto come molto pericoloso. Gli mandai a dire che desiderava parlargli: « Proviamo» dissi fra me: « forse risponderà all'invito ». Difatti alcuni giorni dopo egli arrivò là, coperto da una vecchia giubba da militare e chiese subito di me, dicendo che io doveva parlargli. Appena mi vide, mi abbracciò e mi salutò in portoghese. Io gli chiesi subito conto del fatto del Buryty; ma egli mi assicurò che non n'era proprio complice e che non voleva ammazzare nessuno. Lo esortai allora a lasciare per sempre quella vita cattiva e selvaggia, imitando gli indii della Colonia del Sacro Cuore. A queste parole accendendosi tutto in viso:

- Sì, Padre, prese a dire, è tempo di finirla; bisogna radunare tutta la mia gente qui stesso e farla lavorare. Vedo che qui c'è molta foresta con molta frutta e molta caccia, quindi c'è molto da mangiare per i miei Bororos. Bisogna farli venire e farli lavorare molto, e tu farai scuola ai ragazzi e alle ragazze affinchè imparino a leggere e scrivere.

Era la prima volta che io parlavo con lui; pensi quindi Lei, amato Padre, se non rimasi meravigliato al sentire un ragionamento così rispondente al nostro ideale. Quindi mi chiese una camicia e da mangiare, ed io lo soddisfeci facendogli pure qualche altro regalo; ma con mio rincrescimento, nel licenziarlo, dovetti dirgli che pel momento non potevamo accettar indii in quel luogo, e gli promisi che al più presto gli avrei fatto sapere quando dovrà condurli.

Tornato a Cuyabà, son già venuti a trovarmi iversi gruppi degli indii del S. Lorenzo e dell'antica Colonia Teresa Cristina, ora distrutta, manifestando tutti un gran desiderio di rivedermi dopo dieci anni . Si lagnarono che io li avessi abbandonati e non fossi ancor tornato fra loro: e soggiunsero, che gli indii mi vogliono bene e si ricordano sempre di me, ma che io non voglio più bene a loro... perchè ancora non son tornato a trovarli.

Come vede, venerato sig. D. Rua, in poco tempo ebbi occasione d'incontrarmi con indii dei diversi punti della tribù e in tutti trovai le medesime disposizioni di godere dei vantaggi che arreca l'opera nostra. Ci aiuti pietoso il Signore a pienamente soddisfarli.

I tre ragazzi che condussi qui in Collegio l'anno scorso per imparare un mestiere continuano bene, anzi avendo io dovuto in questi ultimi mesi uscire in missione varie volte, condussi con me or l'uno, or l'altro per aiutarmi; e tutti rimasero meravigliati al vedere questi ragazzi già così bene istruiti ed educati, da essere di esempio a molti civilizzati.

Avrei ancora molte cose da dirle, ma forse ho già oltrepassato i limiti della discrezione. D'altra parte dalle notizie suesposte Lei può già restar pienamente persuasa della fertilità del campo e delle sue messi mature e del bisogno urgente di altri zelanti operai. Voglia Iddio che essi non abbiano a tardare e che non abbiano nemmeno a tardare i mezzi necessarii per poter veder quanto prima un altro nucleo di anime godere dei benefizi della Redenzione.

Ella intanto, amatissimo signor D. Rua, assicuri i nostri zelanti Cooperatori, che dal mezzo di queste foreste s' innalzano ogni giorno le suppliche più fervorose al Datore di ogni bene, affinchè ricompensi largamente i nostri benefattori.

Infine voglia gradire i più cordiali saluti di tutti i suoi figli delle foreste e trasmetterli agli altri venerati Superiori. Ci benefica, e benedica specialmente chi baciandole le mani si professa

Di V. S. Rev.ma

Obbl.mo Figlio in C. J.

Sac. GIOVANNI BALZOLA Missionario Salesiano.

Cina

Affettuoso omaggio.

(Lettera del sac. Luigi Versiglia).

Macao, 8 aprile 1908.

VENERATISSIMO SIG. D. Rua,

APPENA un mese ci divide dalla festa dell'Apparizione di S. Michele Arcangelo, suo celeste Protettore, ed io son certo che fra i mille auguri che Le perverranno da ogni parte del mondo, le sarà pur gradito quello che per mezzo mio le umiliano i giovanetti dell'Orfanotrofio dell'Immacolata Concezione di Macao.

Il loro numero va sempre aumentando. Non è molto , grazie ad una generosa offerta di un un buon sacerdote di Costa Rica, tre altri venivano ad ingrossare lo stuolo degli orfanelli già raccolti sotto la bandiera di D. Bosco. Orbene il 2 marzo u. s. celebrandosi la festa di S. Francesco di Sales, questi tre fanciulli ebbero la fortuna di essere rigenerati nelle acque salutari del S. Battesimo.

La funzione ebbe un carattere intimo ma solenne. Si svolse nella nostra cappella e la compì il rev.mo nostro Parroco, Can. Francesco Saverio Soarez, che ebbe la bontà di passare con noi quasi tutto il giorno. L'unita fotografia rappresenta uno dei tre fortunati giovanetti, il quale in omaggio al pio alunno di Don Bosco ebbe il nome di Domenico Savio. Se poco lo assomiglia nei lineamenti, ben però io ritrae nella dolcezza del carattere e nel candore nell'anima, sebbene forse un po' più vivace. Ora se lo si chiama coll'antico suo nome cinese: « Leong-Jok » egli risponde, è vero, ma appena, vorrei dire, per sentimento di educazione. Invece se lo si chiama « Savio! » oh! allora salta come un capriolo e fa mille feste, come se gli fosse fatto un regalo.

Anche gli altri due son molto buoni, sebbene uno di essi sia consanguineeo di un famoso pirata giustiziato or sono pochi anni in HongKong. L'altro, egli pure un caro ragazzo, viene da una missione francese al nord di Macao. Che il Signore ce li conservi nella sua santa grazia ed aiuti noi a dar loro una forte educazione!

Essi adunque, insieme con tutti i loro compagni, fin d'ora umiliano a Lei, veneratissimo sig. D. Rua, i voti più affettuosi per la ricorrenza della prima festa annuale del glorioso Arcangelo di cui Ella porta il nome. Ma essi tre in special modo, supplicano e continueranno a supplicare il Principe delle Milizie Celesti a colmare di ogni più eletta benedizione il Capo della Famiglia Salesiana. Esaudisca il cielo i loro teneri voti, ed Ella pure li accetti, unitamente a quelli del

Suo Dev.mo ed Um.mo Figlio

Sac. LUIGI VERSIGLIA.

Mozambìco (Africa Orientale)

Impressioni di viaggio e care notizie. (Lettera del sac. Martino Recalcati).

Mozambico, 13 marzo 19o8.

REV.MO SIGNOR D. RUA,

MANTENGO la mia promessa. Son giunto sul campo dì lavoro assegnatomi dalla Divina Provvidenza, otto giorni fa, il 6 corrente, ed eccole alcune brevissime note del viaggio e di queste terre lontane.

Partii da Lisbona, a mezzogiorno in punto del 1° febbraio, a bordo del vapore Portugal, ma con vero rammarico al dover lasciare tanti buoni confratelli, che mi furono larghi per oltre due mesi della più squisita ospitalità. M'accompagnò a bordo l'amato Ispettore con parecchi altri, che non si allontanarono finché il piroscafo fu in vista. Man mano che questo usciva dalla foce del Tago, mi si svolgeva davanti agli occhi come in un immenso cinematografo lo splendido panorama di Lisbona. Lo contemplavo estatico e vedevo sfuggirmi non solo la città, il Portogallo, ma l'Europa intiera, tanti amici, tutto... Volsi lo sguardo attorno, tutti visi sconosciuti... parlavano tutti una lingua a me ancor quasi sconosciuta.... ma questo fu uno stimolo che mi spinse a studiarla più volenterosamente nei 36 giorni di viaggio. Gli ufficiali, gentilissimi, mi permisero di celebrare la S. Messa con immenso giubilo mio e di otto Suore Francescane dirette a Beira , vicin della città di Mozambico. Però, proprio il bel giorno della Purificazione, il 2° di viaggio, non potei celebrare, causa il mare agitatissimo.

Il lunedi (3 febbraio) arrivammo a Madeira. Qual contrasto! le onde agitate, accavallandosi, sembravano inghiottire la perla delle isole Portoghesi, ma essa sorridente nella sua lussureggiante vegetazione sfidava la tempesta. Subito scesi e corsi a celebrare alla Cattedrale, antico e severo tempio in mezzo ad una continua primavera. Fu quivi, in quel lembo di paradiso, che apprendemmo la notizia dell'immane delitto del duplice assassinio della famiglia reale del Portogallo! Al rombo del cannone e al lento rintocco delle campane, mentre l'isola in una festa di sole continuava a sorridere col suo verde smaltato di fiori, partimmo... ma le onde minaccianti parevano volessero inghiottire il Portugal, e quel piccolo lembo del regno insanguinato, imprecando al regicidio! Il mare durò così per due giorni, e finalmente potei celebrare la Santa Messa in suffragio degl'infelici.

La rotta proseguì per dieci giorni continui con un mare sempre calmo; ed era un vero svago per noi il veder di tanto in tanto le corse di centinaia e centinaia di delfini, che, coi loro curvi dorsi, ora apparivano, ora si tuffavano nelle onde. Altre volte vedevansi nuvole di pesci volanti, che roteando s'intrecciavano in mille guise, dando l'illusione di mille luci di zaffiri e smeraldi a seconda dei raggi del sole.... Così s'arrivò all' isola di S. Thomé, colonia portoghese. Il nostro bastimento fu subito attorniato da una moltitudine di barchette di varie forme, alcune lunghe e sottili, formate di tronchi d'alberi incavati, tutte piene di negri, robusti, ben proporzionati, bei tipi, che ci rallegrarono tutta la giornata colle loro cantilene monotone, interminabili. Alla sera di quel giorno, il 13, si ripartì con un mare buono, ma che caldo! Oh come s'invidiavano quei delfini !

Comunque, dopo 3 giorni giungemmo in Loanda. Che magnifico porto naturale! in fondo a due strisce di terra, coperte di palme, a ridosso d'una collina, s'estende la bella capitale dell'Angola, la quale benchè sotto l'Equatore, ha un clima sopportabile ed un avvenire promettente. Si ripartì il 17 e, dopo un giorno e una notte, si giunse a Lobito, ultimo lembo dell'Angola, ove ci fermammo alcune ore. Con un mare agitatissimo si proseguì pel Capo di Buona Speranza, ove ci trovammo dopo 5 giorni di navigazione. Era di sera, l'aria tiepida, lo splendido golfo calmissimo, solcato da' vaporetti d'ogni specie, ma tutti eleganti; la città, che si estende in un grande semicerchio alle falde di un monte, che nella sua forma ricorda la fortezza di Gibilterra, splendeva in un mare di luce elettrica; ed io per un poco contemplai, ammirato , quel cielo, e guardai quell'imponente città, pensando a quei cari confratelli, che non potei vedere, nè dar loro un saluto; quindi mi ritirai in cabina a riposare. Dopo più giorni e più notti di burrasca, n'aveva davvero bisogno.

Lasciata Capetown il 24, si fece il giro del Sud Africa e s'entrò nell'Oceano Indiano quasi sempre costeggiando. Che spiaggie fertilissime, che vegetazione ubertosa! Qua e là sorgono splendidi villaggi e ricche città ; ovunque si scorge lavoro, ric chezza e vita. Dopo quasi 5 giorni di navigazione, le coste riapparvero quasi brulle; finiva il Traswaal, cominciava un'altra colonia portoghese, il Mozambico. Infatti s'arrivò alla città più importante, a Lorenzo Marques, dove ci fermammo tre giorni, dovendo il bastimento scaricar molta merce e caricar carbone. Celebrai nell'unica Chiesa aperta al pubblico, che serve anche da cattedrale; però la vera cattedrale si trova a Mozambico, la città che diede il nome alla Colonia. Fui invitato dal nostro Ecc.mo Vescovo, che mi accolse da buon padre e mi trattenne quasi tutto il giorno. È un uomo eminentemente apostolico, pieno d'intelligenza e di zelo. Oh! vorrebbe avere molti figli di D. Bosco, che impedissero il diffondersi dell'errore, specie dei mussulmani.... e intanto egli lavora, s'industria, fiducioso che il Cielo l'esaudirà.

Il 2 marzo si partì; dopo un giorno e mezzo d'orribile navigazione arrivai a Beira. Accompagnai quelle buone Suore alla loro dimora, dove fanno un gran bene; celebrai, diedi loro le Ceneri benedette, poichè era il 1° di quaresima, e verso sera ripartii con un mare orribile, qual mai l'aveva veduto. Il Portugal, che è un buon vapore, ora rollando, ora beccheggiando ballonzolava che era un piacere; tuttavia ci portò senza alcuna disgrazia alla città di Mozambico, alla méta del mio lungo viaggio. Deo gratias! Fui accolto da tutti questi buoni confratelli, specie dal Direttore Don Barilari, con vero entusiasmo.

Ora vorrei dirle un mondo di cose, della città, dei dintorni e sopratutto dell'opera nostra. La regione del Mozambico conta 3.12o.ooo abitanti. Situata sulla costa orientale del continente africano, fra l'Equatore e il tropico del Capricorno, è una delle migliori colonie portoghesi, appunto per la sua posizione e per le sue future condizioni economiche. I suoi terreni sono naturalmente fertilissimi, e l'agricoltura comincia a compiervi prodigi. Un'altra ricchezza straordinaria è quella forestale: v'hanno selve immense d'alberi d'alto fusto, che forniranno in quantità stragrande un materiale da costruzione veramente invidiabile. Le ricchezze poi minerali sono ancor maggiori.

Ma quello che ancor si desidera è lo sviluppo razionale dell'attività indigena e conseguentemente del commercio. Non è a dire quante speranze si concentrino, anche a questo scopo, sull'azione dei Figli di D. Bosco! Tutti si aspettano che i giovanetti educati nell'Orfanotrofio abbiano a crescere non solo morigerati ma anche laboriosi, infondendo a poco a poco un nuovo impulso allo sviluppo economico di questa provincia, che ha tutti i fattori per divenire un centro commerciale di prim'ordine.

I confratelli mi chiesero ansiosamente notizie sue e di tutti i nostri Superiori, ed io ho procurato di soddisfarli. Anche i giovanetti, specie i più grandicelli, da parecchi dì mi sono continuamente attorno nelle ore di svago, avidi di notizie salesiane; anch'essi amano D. Bosco e sentono la più viva riconoscenza pel suo Successore, che ha mandato loro maestri ed educatori.

Altre notizie più dettagliate per un'altra volta. È vero, come dice il Direttore, che qui c'è poco tempo per scrivere, e me ne sono accorto. Egli ricorda di aver già promesso ai lettori del Bollettino un ampio ragguaglio su questa Colonia del Mozambico, e gli duole di non avere ancor sciolto la sua promessa; ma posso attestarlo anch'io, la colpa è solamente delle tante occupazioni. Siamo ancor pochi, troppo pochi in proporzione del lavoro! Tuttavia si farà di tutto, amato Padre, per non lasciare troppo tempo senza notizie nè Lei, nè i nostri benefattori. Questi intanto preghino per noi, ed Ella ci benedica. Mi creda e mi abbia pel suo

Aff.mo figlio in G. C.

D. MARTINO RECALCATL.

TESORO SPIRITUALE

I Cooperatori Salesiani, i quali confessati e comunicati divotamente visiteranno qualche Chiesa o pubblica Cappella o se viventi in comunità la propria Cappella privata, e quivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, possono lucrare l'INDULGENZA PLENARIA:

ogni mese:

1) in un giorno scelto ad arbitrio di ciascuno; 2) nel giorno in cui faranno l'esercizio della Buona Morte;

3) nel giorno in cui si radunino in conferenza.

dal 10 giugno al 10 luglio:

1) il 14 giugno, festa della SS. Trinità ;

2) il 18 giugno, solennità del Corpus Domini; 3) il 24 giugno, natività di S. Giovanni Battista; 4) il 3o giugno, commemorazione di San Paolo apostolo ;

5) il 2 luglio, Visitazione di Maria Santissima ; 6) il 5 luglio, festa del Preziosissimo Sangue.

Inoltre: ogni volta che essendo in grazia di Dio (senza bisogno di accostarsi ai SS. Sacramenti o di visita a qualche Chiesa) reciteranno 5 Pater, Ave e Gloria Patri per il benessere della cristianità ed un altro Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, lucreranno tutte le indulgenze delle Stazioni di Roma, della Porziuncola, di Gerusalemme e di S. Giacomo di Compostella.

Torniamo a ricordare che tutte le indulgenze concesse ai Cooperatori

I) sono applicabili alle anime sante del Purgatorio.

II) che pel loro acquisto è richiesta per tutti la recita quotidiana di un Pater, Ave e Gloria Patri secondo l'intenzione del Sommo Pontefice coll'invocazione: Sancte Francisce Salesi, ora pro nobis.

IL CULTO di Maria Ausiliatrice

La Solennità Titolare

NEL SANTUARIO DI VALDOCCO

SIA ringraziato il Signore ed in eterno benedetta la sua misericordia! Quando in mezzo a molte scene tristi e ributtanti dell'ora presente è dato ammirare un'imponente e meravigliosa dimostrazione di fede nel soprannaturale come quella che tutta Torino vide e contemplò il 24 u. s. ai piedi di Maria Ausiliatrice, non si può far a meno di innalzare dal profondo del cuore un inno di lode, di benedizione e di ringraziamento alla Provvidenza Divina.

Il mese di preparazione.

Il mese stesso non poteva riuscire più maestoso, nè più devoto e commovente. Fin dall'alba del 23 aprile continue e compatte schiere divote, avide di accostarsi al Celeste Banchetto e sitibonde della divina parola presero a succedersi in continua gara sotto le volte del Santuario; ove, mattino e sera, con sodi ma popolari e pratici ragionamenti sulla vita e sulla famiglia cristiana intrattenne ascoltatissimo , l'affollato uditorio il nostro confratello Teol. D. Antonio Notario. Nè diremo mai abbastanza aggiungendo che tutti i giorni feriali parvero altrettanti giorni festivi, e che le domeniche a lor volta assunsero le proporzioni di altrettante solennità indimenticabili. Che dire infatti delle commoventi e prolungate comunioni generali, ogni dì amministrate contemporaneamente da più sacerdoti? Come ritrarre la santa esultanza che accompagnò all'altare nel mattino del Patrocinio di S. Giuseppe, Sua Ecc. Rev.ma Mons. Prospero Scaccia, Vescovo di Tivoli e due giorni dopo il veneratissimo Vescovo di Macao, Mons. Paolino de Azevedo y Castro venuto a ripetere alla Madonna di D. Bosco vive azioni di grazie per aver ottenuto alla sua Cina i Missionari

Salesiani? Come descrivere l'imponente maestà delle singole messe solenni, accompagnate in soavissimo canto gregoriano da tutti i giovanetti dell'Oratorio o da scelte melodie della loro Schola cantorum? (1).

La novena.

La novena però per lo splendore piuttosto, unico che raro del sacro tempio parato a festa coi drappi ricchissimi dell'Incoronazione, per la straordinaria e raddoppiata frequenza ai Santi Sacramenti, e per la predicazione viva, efficace, affascinante del rev.mo Mons. Gius. dei Conti Sanfermo venuto da Roma a raddoppiare il fervore dei Torinesi nelle nove sere precedenti la grande solennità, fu addirittura tutta un'apoteosi del culto più tenero a Maria SS. Ausiliatrice.

Nondimeno, anche in mezzo a questo ininterrotto splendore, si ebbero molte funzioni particolarmente solenni; ad esempio quelle dell giorno 17, V° Anniversario dell'Incoronazione di Maria SS. Ausiliatrice in cui disse la 2.a messa. della comunità Sua Ecc. Rev.ma Mons. Costanzo Castrale, Vescovo tit. di Gaza e Vicario Generale dell'Archidiocesi; - la prima messa della comunità del giorno seguente, celebrata dall'Eminentissimo sig. Card. Aristide Cavallari,, Patriarca di Venezia, che reduce dal Santuario di Lourdes volle tributare l'omaggio della sua profonda pietà anche alla Madonna di D. Bosco; - la benedizione serale del 20 preceduta dal canto solenne dell'inno ambrosiano, che fu impartita fra la commozione generale dal rev.mo nostro Superiore D. Rua, reduce dal suo lungo viaggio in Oriente; - e la messa delle 7,3o dell'antivigilia della festa, in cui Mons. di Sanfermo celebrò solenni suffragi per le Anime Purganti, assecondato nell'ardente suo zelo da circa tremila persone, che in quel mattino si accostarono alla Sacra Mensa.

La vigilia.

La vigilia spuntava triste e piovosa. Una pioggia abbondante era caduta senza tregua durante la notte, e il cielo plumbeo e l'aria fredda facevano temere un cattivo tempo anche l'indomani. Ma la Vergine Ausiliatrice come volle donare abbondante e benefica pioggia alle campagne, volle pure che si svolgesse intero il programma della sua grande solennità. Infatti sul mezzodì cessa la pioggia, e tosto le pie moltitudini riempiono di vita e di gaiezza la piazza e le vie che conducono al Santuario.

All'ora della Conferenza il tempio è gremito; il nostro confratello D. Trione ricorda in felicissima sintesi le meraviglie compiute da Maria Ausiliatrice nei primi otto lustri del suo Santuario, ridestando nei Cooperatori presenti sensi di devotissima riconoscenza. La benedizione, in fine, è impartita dal venerando D. Rua intorno a cui si affollano molti pellegrini desiderosi di essere benedetti nel nome di Maria Ausiliatrice.

Alle 7 cominciano i primi vespri, pontificati da Sua Ecc. Rev.ma Mons. Lodovico Marchese Gavotti, Vescovo di Casalmonferrato. Il colpo d'occhio che presenta il Santuario è stupendo. Belli e armoniosissimi i salmi (1); incantevole l'inno appositamente composto dal M.° D. Giovanni Pagella, che resterà sempre all'altezza dell'imponente solennità, ritraendo ed illuminando meravigliosamente i concettosi pensieri delle singole strofe liturgiche:« O trepidi istanti di imminenti sconfitte per tutta la cristianità!... o strepitose vittorie gloriosamente riportate dall'Ausiliatrice!... Stanno registrate nella storia e ce le ricorda la festa odierna!.... O dì memorando del 24 maggio 1814, in cui il Vicario di Cristo dopo cinque tristi anni di esilio rientrò trionfante in Roma! Su, fanciulli e verginelle, orsù, ministri del Santuario, cantate le glorie della potente Regina!... E tu, piissima Madre, compi il prodigio; fa' che tutto il popolo di Cristo sotto la guida del Sommo Pastore arrivi felicemente al cielo.... »

Questi i pensieri dell'inno stupendo, che meravigliosamente vestiti di note ispirate, accrescevano in tutti quei sentimenti di sacra esultanza, di gratitudine e di commozione profonda, che rare volte è dato di provare così forti e così meravigliosamente congiunti come nella festa di Maria Ausiliatrice.

Corona dell'indimenticabile cerimonia fu la trina benedizione impartita col SS. Sacramento dell' ecc.mo Vescovo pontificante, e quindi l' illuminazione della cupola , della facciata e dei terrazzi laterali del Santuario, che sino a tarda ora echeggiò di preghiere e di cantici e rimase gremito di fedeli che assiepavano i tribunali di penitenza, mentre sulla piazza stipata di torinesi e di pellegrini dava concerto la musica dell'Oratorio festivo e i nostri giovani interni eseguivano canti corali.

Di fronte a tanto slancio e a tanta pietà sembrava che non si potesse aspettare di più; eppure al dì seguente era riserbato uno splendore incomparabilmente più grandioso e solenne.

(1) Si eseguirono: il 26 aprile, apprezzatissima (2.a esecuzione) la Messa solenne S. G. in La M. del M.° Cav. G. VANINETTI; il 3 maggio la Missa tertia dominicalis del M. F. MITTERER; il 10 la Missa in festis B. Mariae V. in canto gregoriano dell'edizione tipica vaticana; e il 17 la Missa solennis del M. F. VITT. (1) Il programma musicale della vigilia fu il seguente: Domine ad adiuvandum e Salmi del M.° DOGLIANI. - Inno del M.° PAGELLA - Magnificat del M.° O. RAVANELLO - Litanie della B. V. e Tantum ergo (appositamente scritto per la circostanza) del M°. D. PAGELLA.

Il 24 maggio.

L'alba del 24 spuntò minacciosa e variabile e più volte nella mattinata la pioggia tentò di diminuire la gioia della solennità; tuttavia dalle prime ore del mattino fino a notte il Santuario colle sue adiacenze fu sempre gremito. All'altar maggiore la celebrazione delle sante messe ebbe principio alle 2 1/2 e si protrasse oltre le 12; agli altari laterali proseguì generale e compatta per lunghe ore, ed era giorno festivo! Le comunioni, distribuite contemporaneamente da tre e talvolta da quattro sacerdoti, furono oltre cinquemila. La messa per gli alunni artigiani fu celebrata dal rev.mo D. Rua; quella per gli alunni studenti dall'Eminentissimo nostro Arcivescovo, il sig. Card. Agostino Richelmy, che infine ebbe la bontà di rivolgere a loro soavissimi incoraggiamenti ad amar sempre più Gesù in Sacramento e Maria Santissima.

Alle io comincia il solenne pontificale. Mons. Gavotti si avanza all'altare e dall'alto dell'orchestra la nostra Schola cantorum in unione a vari professori della città, riempie soavemente il tempio delle melodiche note della Missa solennis del M.° Cav. Remigio Renzi.

Al vangelo sale il pulpito Mons. Sanfermo. È un istante solenne. Nel santuario, affollato fin oltre la soglia, regna il più religioso raccoglimento; tutti gli sguardi son volti all'oratore, la cui voce, dolce e squillante, imprime soavemente nei cuori, con una splendida Omelia, i motivi della grande solennità, dimostrando con frase eletta ed elevati pensieri come la Vergine sia stata in ogni tempo l'Aiuto del Popolo cristiano. « Venerabile D. Bosco! egli esclama con uno slancio insuperabile, io crederei di commettere una colpa, se non ripetessi il tuo nome in questo dì e non accennassi alle meraviglie che per tuo mezzo ha compiuto nei due mondi l'Ausiliatrice!... » La perorazione è un'esortazione commovente ad implorare l'aiuto della Vergine sulla Chiesa e sul Sommo Pontefice Pio X, sulla famiglia e sulla patria. In fine, per indulto apostolico, Mons. di Sanfermo imparte ai presenti la Benedizione Papale.

La messa prosegue in un'onda di armonie ed in sommesso bisbigliar di preci; e al termine del pontificale il sole squarcia e disperde finalmente le nubi, infondendo un senso di accresciuta esultanza in tutti i cuori.

Nel pomeriggio non pur il Santuario, ma la piazza e le vie adiacenti rigurgitano di folla devota. A comodità dei pellegrini, alle 4, viene impartita la benedizione col SS. Sacramento; alle 6 precise, s'interrompono i canti del popolo e cominciano i vespri pontificali. Echeggia come la sera innanzi, dall'alto della cupola il coro di voci bianche che canta le antifone, si ripetono i salmi e lo splendido inno eseguiti alla vigilia,

e risuona il Magnificat del Bottazzo. Beatam me dicent omnes generationes!.... Ed un'armoniosa strofa sublime di quest'inno che tutte le generazioni ripetono ad onore della Vergine la ripetè pure la folla immensa che in due fittissime ali assiepò devotamente il lungo percorso dell'imponente processione uscita dopo i Vespri dal Santuario. Migliaia di fanciulli e di fanciulle, di giovani operaie e di madri cristiane, di Figlie di Maria e di venerande matrone e un'immensa schiera di chierici e di sacerdoti con torcie accese e di cui trenta in ricchi piviali, precedevano i sacri ministri e il Vescovo di Casale celebrante;

e quindi, circondato dai Soci del Circolo Giovanni Bosco e seguito da un forte nucleo di rappresentanze delle Associazioni Cattoliche con 23 bandiere, ritto sul suo magnifico trono e ricinta la fronte di auree corone si avanzava sorridente, acclamato e benedetto il simulacro di Maria SS. Ausiliatrice! Si può dire - notò fedelmente l'Italia Reale - che vi partecipò tutta Torino. Chi non rimase commosso a quella imponente manifestazione di fede? (1)

Inni, preci, e cantici accompagnarono il venerato simulacro durante il percorso, e quando, ad ora inoltrata esso fu di ritorno al Santuario e al suo apparire la fronte di questo s'illuminò d'un tratto, un'ovazione riverente, piena e solenne si levò dalle migliaia e migliaia di fedeli che gremivano la via Cottolengo e la piazza fino al Corso Regina Margherita e tutte le finestre e i balconi prospicienti il Santuario. Lo stesso commovente spettacolo si ripetè poco dopo, quando compiuta la funzione nell'interno del Santuario, s'intonò dal popolo pigiato al di fuori il Tantum ergo, e l'Eminentissimo Cardinale Arcivescovo preceduto dai vessilli delle Associazioni Cattoliche e dai Soci del Circolo Giovanni Bosco si avanzò fin sulla soglia con il SS. Sacramento e benedisse a quella moltitudine immensa. La fragorosa ovazione riverente con cui fu accolta la benedizione del Re dei Re, resterà dolce ricordo nell'animo di tutti i presenti!

Anche in quella sera il Santuario restò fino a tarda ora gremito : leggevasi nel volto di tutti un senso di viva riconoscenza per implorati favori o la viva speranza d'implorarne dei nuovi. E veramente chi potrebbe narrare tutte le grazie elargite dalla pietosa Ausiliatrice? A cominciare dai Poveri bimbi rachitici dell'Istituto Maria Adelaide di Corso Firenze in Torino, che inviavano ai giovanetti sani dell'Oratorio due lire implorando le loro preghiere... fino ai commoventi telegrammi ed alle lettere infinite giunte da ogni parte del mondo, chi può narrare quanti e quanti cuori si apersero alla fiducia all'avvicinarsi ed al sorgere della gioconda solennità? E delle centinaia di cuori di argento recati in voto al Santuario, come dell'artistica lampada votiva inviata da una pia famiglia di Francia in azione di vivissime grazie, chi saprebbe ridire la storia meravigliosa? E a queste quante altre grazie non si debbono aggiungere, che non si conoscono perchè tenute nascoste, perchè specialmente spirituali! Basti un esempio. Il 2o si presentava una povera giovane implorando una medaglia di Maria Ausiliatrice! Ha il babbo moribondo, che da 2o anni non si è più accostato ai SS. Sacramenti ed ha respinto il Sacerdote.... E il 22 ella torna e narra che il moribondo, due ore dopo che la benedetta medaglia era stata posta sotto il suo cappezzale, aveva chiesto da sè i SS. Sacramenti ed in quel mattino stesso, placidamente, baciando la medaglia di Maria SS. Ausiliatrice aveva fatto una morte da santo.

Anche sulla piazza l'animazione ed una schietta esultanza durò fino a tardissima ora, attratta com'era la continua folla dalla splendida illuminazione e dalle armonie della numerosa banda dei nostri bravi giovani interni, i quali con ammirata interpretazione e vivezza di colorito eseguirono un scelto concerto.

Delle solennissime feste di chiusura, coronate il 28 u. S. sacro all'Ascensione di N. S. G. C. con solenne pontificale di S. E. Rev.ma Mons. Giovanni Cagliero, e della prolongata affluenza dei pellegrini al Santuario, diremo nel prossimo numero.

(1) Presero parte alla processione: l'Oratorio Femminile S. Angela, le Scuole Apostoliche del Martinetto con musica, la Compagnia della Consolata del Cotonificio Poma, le Figlie di Maria di Borgo S. Donato, il Circolo Sportivo Valdocco, l'Oratorio Festivo di S. Francesco di Sales colle varie Compagnie, il Circolo Savio Domenico e il Collegio di Perosa Argentina, l'Oratorio S. Cuore di Livorno (Toscana) colle sezioni musicale e drammatica, gli alunni artigiani e studenti dell'Oratorio Salesiano, la musica dell'Oratorio festivo, le Figlie dell'Addolorata di S. Giovanni Evangelista, le Figlie di Maria e le Antiche Allieve dell'Oratorio di S. Angela, le Figlie di Maria della parrocchia di S. Gioachino, le Dame di Maria SS. Ausiliatrice, la banda interna dell'Oratorio, il Clero; e quindi il Circolo G. Bosco, il Cir. Perseveranza l'Unione del Coraggio cattolico, l'Unione Operaia Cattolica, la Sezione e il Circolo dei SS. Pietro e Paolo, le Sezioni della Gran Madre di Dio, di S. Maria di Piazza, del Carmine, di S. Dalmazzo, di S. Agostino, di S. Gioachino, della Madonna di Campagna e di S. Alfonso, vari Circoli dei Fratelli delle Scuole Cristiane, il Circolo Pio X della Madonna della Pace, gli Artisti di S. Francesco d'Assisi, e il Circolo S. Giuseppe di Buttigliera d'Asti.

Pellegrinaggio spirituale pel 24 corrente.

INVITIAMO i devoti di Maria SS. Ausiliatrice a pellegrinare in ispirito al Santuario di Valdocco il 24 corrente e ad unirsi alle nostre preghiere.

Oltre le intenzioni particolari dei nostri benefattori, nelle speciali funzioni che si celebreranno nel Santuario avremo anche quest'intenzione generale

Pregare Maria SS. Ausiliatrice secondo le intenzioni del Vicario di G. Cristo e pei bisogni di S. Chiesa.

GRAZIE E FAVORI

Viva Maria Ausiliatrice!

Per obbligo assunto ad onore della gran Madre di Dio, sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani, faccio noto quanto segue

Pochi mesi or sono fui colpito da terribile sciagura assecondata dalla calunnia, sicchè per quanto cercassi di far vedere la mia innocenza, tutto fu inutile, e mi vidi condannato a lunghi mesi di carcere. Ognuno può immaginare la mia costernazione...

Non avendo più alcuna umana risorsa, pensai di ricorrere a Maria Ausiliatrice, che in altra circostanza mi aveva esaudito, liberandomi da una terribile malattia per cui l'arte salutare aveva trovato insufficiente ogni rimedio. Mentre mi soffermo in siffatto pensiero, mi pare, nella solitudine della mia cella di udire una voce la quale mi dice d'inoltrar una domanda di grazia sovrana, accompagnata unicamente da perfetta fiducia nella potenza della Gran Madre di Dio. Feci tosto l'accennata domanda, benchè sconsigliato dal capo dei secondini il quale diceva che, senzà appoggio, potevo risparmiare la fatica. Si crederebbe ? Dopo appena due novene, mi par nuovamente di udire la stessa voce, la quale facendomi coraggio mi annunzia l'imminente mia liberazione. Difatti alle nove della successiva mattina mi è annunziata la grazia ottenuta. Ognuno immagini quale fu la sorpresa, non solo mia ma di tutti i superiori ed amici, molto più nel sapere che nessuno aveva appoggiato la mia supplica.

Il mio caso serva d'esempio a quei tali che non vogliono credere nella potenza di Dio, della sua SS. Madre e dei Santi.

Poveri stolti !...

In fede

Lama Mocogno di Gombola (Modena), 8 aprile I9o8.

ACCI FORTUNATO.

Visto

Il Parroco locale e Cooperatore Salesiano

D. BORGHEGGIANI LUIGI.

Il saluto di un marinaio.

Prima di lasciare questo porto, dove mi trovo dopo 17 mesi di navigazione da Anversa, San Francesco C., Inghilterra, volo col pensiero, ai piedi dell'Ausiliatrice in Torino, per ringraziarla dei benefici e della buona assistenza che porge continuamente ai marinai.

Nello stesso tempo mando un'offerta per essere stato sempre esaudito, quando la invocai con fede. Sperando buon viaggio, sotto la sua tutela, sciolgo le vele ai venti.

Lharpness, 10 aprile 19o8.

Marinaio FRANCESCO MORTOLA.

B. I. « Blanche »

Giaglione (Susa). - Un mio prossimo congiunto in sul principio dell'anno in corso fu affetto da terribile infiammazione tracheale, seguita da complicazioni tali che, nonostante la forte fibra del paziente, ogni speranza di guarigione era ormai svanita. I medici curanti stessi ebbero più volte a dichiarare il caso disperato, e non restava altro che rassegnarci ad una inesorabile catastrofe. Non occorre dire lo sconforto e l'agitazione del momento, da parte dell'affezionata famiglia, la quale si vedeva impotente a frenare il gravissimo morbo che precocemente lo minava. Il male andò ognor più aggravandosi così che l'infermo domandò e ricevette gli estremi conforti della religione, e coi più vivi sentimenti della fede già si apparecchiava al duro passo. Una speranza estrema ci confortò in quell'istante, e ci ispirò a porre tutta la nostra fiducia nella protezione di Maria Ausiliatrice. Sia benedetta la bontà di così tenera Madre! Le preghiere nostre unitamente a quelle ordinate in cotesto Santuario, ci ottennero la grazia. Oggi l'infermo non solo è fuori di pericolo, ma va migliorando ed avviandosi ad una completa guarigione.

6 maggio 1903.

GALLASSO D. FRANCESCO.

Predappio (Forlì). - Evviva sempre di cuore Maria Ausiliatrice!... Qualche settimana fa mia madre cadde ammalata con febbre per un acutissimo dolore all'orecchio destro. Spasimò parecchi giorni durante i quali gli si sviluppò una pericolosa otite purulenta. Nonostante ogni cura medica , pure nulla veniva fuori dal condotto uditivo, cosicchè il medico curante sentenziò esser necessaria una operazione chirurgica, che stante l'età avanzata e lo stato debolissimo dell'inferma sarebbe riuscita di esito molto incerto. Pensai di ricorrere a Maria Santissima Ausiliatrice promettendo la pubblicazione della grazia: e difatti cominciò presto l'orecchio a spurgarsi da sè, sicchè senza operazione alcuna la mamma fu completamente guarita.

21 marzo 1908.

D. PIETRO Z0LI, Parroco di S. Biagio.

Ottennero pure grazie da Maria SS. Ausiliatrice, e alcuni pieni di riconoscenza inviarono offerte al Santuario di Valdocco per la celebrazione di S. Messe di ringraziamento, o per le Missioni Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i seguenti

A*) - Aiello: Tramontin Erminia - Alassio (Genova): Suor Innocenza Gonella a nome della signorina Basso Rosa 5 - Alba (Cuneo): Filiberto Annunciata 5 - Albino (Bergamo) : Rossi D. Cristoforo 4.90 - id.: Famiglia Vedovati 5 - Alessandria: Cassissa Elena 4 - Almese: Sac. Spirito Rocci, pievano, a nome di Bertolo Antonio fu Battista 6 - Anzano: Pizzin Amabile 2 - Aosta: Bono Prosperina 10 - id.: B. Carolina 5 - Arbizzano (Verona): Tagetto Francesco 3 - Arcore: G. M. 10 - Avigliana: N. N. - Ozzano Decimo: Giovanna Cojazzi Santini 20.

B) - Bagnacavallo (Ravenna): Rossi Foschi Cornelia - Baldichieri (Torino): Teresa Grandi 2 - Baldissero: G. V. - Barbaresco: N. N. 5o - Barzio per Moggio (Corno): Locatelli Isabella io - Bellinzago Novarese: Bovio Paolina 5 - Bene Vagienna (Cuneo): Costamagna Pietro 4 - Biella (Novara): Gardano Stefano 10 -- Bobbio (Pavia): Ferrari Pasquina 2 - Bogliasco (Genova): Tasso Rosa io - Bologna: Emilia Piazza 2 -- Bolzano Vicentino: Anna Zannini 5 - Borgoinanero : Poletti Angiolina 5 - Borgo Trento: Giacomo Albini io -- Bronte (Catania): Giuseppe Meli Galvagno io - id.: Suor Claudina Baserza 10 a nome di pia persona, i S di altra divota di Maria Ausiliatrice.

C) - Calamandrana (Alessandria): Giuseppina Zoccola-Albertotti 3 - Calliano Monferrato: Cavagna Pietro - Calosso d'Asti: A. L. 5 - Caltanisetta: Marianna Trigona della Floresta - Caluso: Actis L. - Camino (Alessandria): Bertin

*) L'ordine alfabetico è quello delle città e dei paesi cui appartengono i graziati di Maria Ausiliatrice.

Raminga 2 - Canale San Bovo (Trentino): N. N. - Canicattini Bagni (Siracusa): Cimma D. Sante 3 - Cannara (Perugia): Garsari Francesco 7 - Caprino Veronese: Gamberoni Maria 4 - Caraglio (Cuneo): Giordano Angela - id.: Aime Giuseppe 5 - Carainagna Piemonte: Capello Andrea fu Cristoforo - Cardè: Ardusso Chiaffredo - Carovigno (Lecce): Una divota 5 - Carmagnola : Baravalle Filippo 5, riconoscente per segnalatissima grazia - Cartosio (Alessandria): Baldissone Chiarina 5o - Casalborgone (Torino) : Cravero A. fu Luigi 2 - Casalrosso : D. R. - Casella (Genova) : Reghitto Dionisio io - Casola Valsenio (Ravenna): Don Lasi Giov. Battista, arciprete di Baffodi 5 - Casoni (Vicenza): Belloni Maria 2 - Cassina: Combi Giovanni io - Castel S. Giovanni (Piacenza): Fugassa Giuseppe 5 - Castrogiovanni (Caltanisetta): D. Gloria Calogero a nome di Greca Vincenzina 1,20 - Cavour:Artuso Maria - Cellerengo (Alessandria): Bordiga Tommaso - Challant S. Vincent (Torino): Perron Catterina 22 - Champorcher: Bandin Francesco 5 - Chignolo d'Isola (Bergamo); Galimberti Natalina 5 - Chignolo Po (Pavia): C. B. Maestra i - Chioggia (Venezia): Maria Penzo 12 - id.: Ch. Venturini Mario 2 - Contano Monferrato: Scagliotti Maria 2.

D) - Dogliani: Gabetti Maria 14 - Domodossola : Coniugi Antonioli so - id.: Barbero Carolina 5.

E) - Ello (Brianza) : Ida Casati 20 - Esine (Brescia) : C. V. 5 - Este: D. Alessandro Veneroni 5.

F) - Faenza: F. T. 2 - Faida di Pine (Trentino): Moser Giovanni 10,47 - Favria Canavese: Vaira Maria e Catterina Sebastiano - Feletto Canavese: C. M. - Ferrere: A. D. 40 - Fezzano (Spezia): Andrea Carasale io - Fobello (Novara): Delfino Giacobino - Framura (Genova): A. M. - Fubine: Pane Angela 4.

G) - Gattinara (Novara): Antonio Antonezzo 10 - Garbava: D. Pietro Ferri 5 a nome di pia persona - Genova: Teresita Maria 10 - id.: Virginia Grimaldi 1.20 - id.: Canepa S. Maria Colomba 5 - id.: Cecilia De Martini 5 - id.: Ghiara Carletta - 5 id.: D. Giuseppe Caprino, io a nome della famiglia Ghiglione - Giaveno: Artieri Teresa - Gorizia: N. N. 10 - Gravasso di Bardi: Carpena D. Giuseppe 20.

I) -. Incisa Belbo: Una persona riconoscente 20.

L) - La Chaux de Fonds (Svizzera): Sacchi Giocondo 5 - La Paz: D. Pasquale Richetta a nome di un divoto 9.70 - Lemmi (Rochetta Ligure) Motto Lorenzo di Emanuele 2 - Le Prese di Poschiavo: D. Iseppi Filippo 22 - Lesa (Lago Maggiore): Tersilla D. Antonio Tardivi 5 - Lombriasco: G. G. -- Lughignano: Mariannina Petich.

M) - Marmentino (Brescia): Zubani Carolina 20 - Martignano (Udine): Perosa Marianna ved. Della Giusta 30 - Martigeano: N. N. y - Maslianico (Como): Quaglia Ampiglia 2 - Messina: D'Onofrio Clotilde e due altre divote 5 - Mirabello: Alessandrina Demartini 2 -- Migliarino Pisano A. Angela - Milano: Guendalina Litta Modigliani nata Cicogna 20 - Modena: Maria Messori 5 -

Mombarcaro (Cuneo) : Don Giuseppe Abbene, arciprete, 8,20 a nome di alcuni Cooperatori - Mombaruzzo (Alessandria): Roveglia Ermelinda 3 - Mombello: Corno Antonio fu Giovanni 2 - Mondovì Preo: D. Roberi 1.50 - Mondovì Piazza: Garelli Stefano i - Montanaro: Boegio Giuseppina ved. Fontana 5 --Montemagno Monf.: G. A. S. - Montese (Modena): Vighi Casimiro 10 - Montiglio (Alessandria): Beccaris D. Luigi 4 - Montorso (Vicenza): Gobbo D. Giovanni 1.9o - Mussotto d'Alba: Famiglia Carletta.

N) - Negrar (Verona): Brighenti D. Domenico 4.90 - Nervesa (Treviso): Lora Chiara Mo ria 15 - Noto (Siracusa): Can. Vincenzo Dell'Arte 20.

O)-Orsara Bormida: P. C. 5 - Osnango (Brianza): Teresa Tremolada 5 - Ossona (Milano): P. Nardi 5 -Ozieri (Sassari): Giovanna Salis Mannu 22.

P) - Palagonia (Catania): Una pia persona 1.50 Pani tarato: C. T. - Parco (Palermo): Adele Lucia 5 - Parma: Teresina B. 5 - id.: N. N. 5 - Passirano (Brescia): Leonilla Cadei 5 - Pecciole (Pisa): N. N. 2 - Pentecanale: Bettino Turri 10 - Perugia: T. R. S. e T. F. M. 5 - Pietra Ligure: D. Giov. Batt. Pastorino 20 - Pinerolo I. B. 5 - - Piossasco (Torino) : Teresa Morello -- Pizzighettone: G. Massimini 3 - Pocapaglia (Cuneo): Dacomo Giuseppe 50 - Prascorsavo (Torino): Fenoglio Domenico 1o.5o - Prata di Pordenone: Novelli Maria 5.

R) Ragusa: Moltisanti Raffaele 50 - Ravenna: C. F. F. - Reggio Emilia: Marianna Scapinelli 2 - - Riva di Chieri: Coniugi Giuseppe e Marianna Gorgerino - Roasenda (Novara) : Cerruti Anna i, Musso Giulia 2, Tumbarelli Antonio 1, Spagnolo Angela 2 - Rocca Grimalda (Alessandria): Perfumo M. Spirito 5 - Roddino (Cuneo): Ravizza Luigi fu Giuseppe 4 - Rodeiro (Brasile): Egidio Assunta 5 - Roma: Delpino Giuseppina 5 - Romagnano Sesia (Novara): Galli Maddalena - Rovetta (Bergamo): P. S. 10.

S) - Sacile (Treviso): Raimondo Cao 2 - SaintVincent (Aosta): Mus Martine i- Samprugnano: Egidio Mattei 5 - S. Biagio della Cima (Tortona): Maccario Marietta 4,50 - Sanfront (Cuneo): Gretino Catterina 5-S. Leonardo : Catterina S. Mullani 5 - S. Lorenzo al Mare: Orenzo D. Domenico, parroco 2 a nome di N. N. di Costa Rainera - S. Maurizio d'Opaglio (Novara): Porta Costantino 5 - S. Michele Extra: Perini Ermenegilda 5 - S. Pietro di Lasagno : Negrini Carolina 5 - Sant'Agata de' Goti : Carmela Vigliotti 5 -- S. Albano di Bobbio : Paolo Schiavi io - S. Ambrogio di Valpolicella: Zorzi Catterina 6 - Santu Lussurgiu (Cagliari): MigheliMaria io-id.: N. N. 5. - S. Vito di Bassano: Giovanna Zanon 5 - id.: Zen Antonia 2.50-id.: Zenta Giovanna Fantinato 0.20 - id.: Maria Zen 2 -- Sarzana (Genova): Palmira Neri lo - Senago (Milano): Dotti Natale 10 - - Sestri Ponente (Genova) : Anselmi Emilia 5 - Sopraponte (Brescia): Vitali Mora Angela 2 - Sono di Gambellara (Vicenza) : Giuseppe Longarato 5 - Squillace (Catanzaro) : Francesco Falcondi 5 - Stellanello (Genova) : Stollo Giuseppina 5.

T) - Terranova Sicula: Reosso Giulia Cipolla 2. - Tirano: N. N. s. - Torino: Eugenio Girardi io - id. Anna Rey ed Adelina Rcy 40 - id.: Sandrone Agnese 1.5o - id.: Eufrosina Damilano - id.: Bellocchio Beatrice i 5 - id.. Prevignano Vittoria 3 - id.: Gino Feci - id.: Bertoldo Irene - id.: Ferri Lucia - id.: Rossi Vittoria -- id.: Ausano Margherita - id.: B. C. - id.: Marchese Angela 2 - Tortona: D. Antonio Gallarati K - Trino Vercellese: D. Ermenegildo Bianco direttore dell'Istituto del S. Cuore di Gesù - Trisobbio: Briata Agnese 7 - Trissino N. N. 3 - Trivero (Novara): C. Z. G. 5 - id.: A. C. 2 - Trofarello (Torino): Cotti Gambino Maria.

U) - Udine: Zarattini Amelia 5 - id.: A. Z. per varie segnalatissime grazie.

V) - Val di Nizza (Pavia): Bailo Angelo 5 - Valeggio sul Mincio (Verona): Lia Gottardi 2 - Valtournanche (Aosta): Eulalia Ottin, Valmortin, 50 - Vanzone (Novara): Sorelle Pinaglia 5 - Varzi (Pavia): N. N. Io - Vicenza: Angelina Todescan Vidi 5 - Villalvernia (Alessandria) : Sorelle Bianchi 3 - Voghera: N. N. 5 - id.: Berri Pietro io - Volvera (Torino): Lasagno Lucia.

X) - Nicola Sasso 22, 10 - Viale Camillo 3 - Gerleri Caterina nata Merlo 3.

Santuario di Maria Ausìlìatrice

TORINO

Ogni giorno, celebrazione di una santa messa esclusivamente secondo l'intenzione di tutti quelli che in qualunque modo e misura hanno concorso o concorreranno a beneficare il Santuario o l'annesso Oratorio Salesiano. Per qualsiasi corrispondenza in proposito, rivolgersi al Direttore dell'Oratorio S. Francesco di Sales - Via Cottolengo, 32 - Torino.

Per celebrazione di S. Elesse e per novene o tridui di Benedizioni col SS. Sacramento, rivolgersi al Rettore del Santuario.

Ogni sabato, alle 7.30 speciali preghiere per gli associati all'Arciconfraternita di Maria SS. Ausiliatrice.

Dal 10 giugno al 10 luglio.

21 giugno - Solennità di S. Luigi Gonzaga, Corrrpatrono dell'Oratorio. Indulgenza plenaria -- Alle 5,30 e 7.15 messa della comunione generale ; alle so messa solenne ; alle ore 16 vespri solenni, discorso, processione nell'interno dell'Oratorio e benedizione col SS. Sacramento.

24 giugno - Solennità di S. Giovanni Battista e Commemorazione di Maria SS. Ausiliatrice, Indulgenza plenaria. - Alle ore 5,30 e 7,15 messa della comunione generale ; alle io messa solenne ; 16,30 vespri solenni, discorso, e benedizione col SS. Sacramento.

29 giugno - Solennità dei SS. Pietro e Paolo; come il giorno 24.

3 luglio - Primo venerdì del mese ad onore del SS. Cuore di Gesù : Esposizione del SS. Sacramento per tutto il giorno (dalle ore 5,30 del mattino alle ore 8 di sera).

5 luglio - Solennità del S. Cuore di Gesù. - Ore 5,30 e 7,30 messa della comunione generale ; alle io messa solenne; alle 16,30 vespro, predica e benedizione.

NOTIZIE VARIE

Al Congresso di Genova.

Nell'ultimo Congresso Cattolico Nazionale tenutosi in Genova, per ben tre volte venne ricordata la figura del nostro Venerabile Fondatore tra gli applausi entusiastici dell'imponente assemblea. E non fu certo un fuor di luogo il rievocare in un Congresso per l'istruzione religiosa del popolo, forse il più umile ma il più pratico ed efficace propugnatore di questa istruzione nel secolo scorso. Voli pertanto un sentito ringraziamento ai numerosi congressisti e specialmente all'illustre prof. Toniolo le cui parole suscitarono l'accennata dimostrazione di simpatia al Ven. nostro Fondatore.

A Valdocco.

Ospiti illustri. - Nel mese di maggio u. s. oltre gli Ecc.mi Prelati appositamente convenuti nell'Oratorio di Valdocco per la festa titolare del Santuario di Maria Ausiliatrice, avemmo il conforto di poter ossequiare S. Ecc. Rev.ma Mous. Prospero Scaccia, Vescovo di Tivoli, Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Paolino de Azevedo y Castro, Vescovo di Macao in Cina, e Sua Eminenza Rev.ma il sig. Card. Aristide Cavailari, Patriarca di Venezia. Alle loro Eccellenze ed all'Eminenza Sua Rev.ma rinnoviamo, dal più profondo del cuore, l'espressione dei più vivi ringraziamenti.

Due trattenimenti. - A cura del Comitato delle Dame della Misericordia e del Circolo Giovanni Bosco, il 9 u. s. il ch.mo prof. P. Ludovico Ferretti disse, a scopo di beneficenza, nel teatrino nostro una sua dotta Lettura sul Beato Angelico da Fiesole e i suoi dipinti. L'interessantissima conferenza, illustrata da molte e ben riuscite proiezioni luminose, pose in luce stupenda l'arte celestiale del pennello del grande pittore domenicano, meritamente chiamato Angelico, non meno per il candore della vita che per l'inarrivabile espressione dei suoi meravigliosi dipinti.

- Il giovedì appresso, cioè il 14, dinanzi un pubblico eletto e numeroso, a cura del Circolo Giovanni Bosco e parimenti a scopo di beneficenza, il trasformista romano sig. Aristide Bernardini diede un trattenimento geniale e svariatissimo, con tipi e macchiette veramente originali, che procurarono a tutti gli intervenuti due ore di onesto e lieto divertimento.

In Italia.

CAGLIARI - La posa della la pietra dell'Oratorio Salesiano. - Festa dolcissima e commovente fu quella che si svolse il 29 aprile u. S. con tutta solennità in Viale degli Ospizi, ove per le offerte dei buoni e mercè lo zelo fervoroso e la provvida ed efficace azione del teologo Mario Piu, sorgerà il tanto atteso Oratorio.

Il vasto locale presentava un colpo d'occhio ammirabile. Numerose aste sostenevano bandiere multicolori, che agitate dal vento un po' indiscreto portavano una nota gaia e festosa. Su di. un bellissimo palco, erano disposti i seggi per l'Eminentissimo Card. Arcivescovo di Pisa e gli altri cospicui personaggi che avrebbero presenziato la cerimonia, e a destra sorgeva un elegante altarino ove in un panneggiamento rosso campeggiava l'immagine di Maria Ausiliatrice attorniata da una ghirlanda di rose ; ai lati stavano i ritratti di Pio X e del Ven. D. Bosco.

Alle 16,30 giunse Sua Eminenza il Card. Maffi accolto da caldi applausi, accompagnato dalle loro Eccellenze Rev.me Mons. Pietro Balestra arcivescovo di Cagliari, Mons. Ingheo arcivescovo titolare di Anazarba, Mons. Tolu arcivescovo di Oristano, Mons. Canepa vescovo di Galtelli-Nuoro Mons. Piovella vescovo di Alghero e Mons. Vinati vescovo di Bosa.

Sua Eminenza, insieme coi Prelati, sale sul palco, dopo aver stentato alquanto a scinder la folla che gli si assiepa intorno per baciargli l'anello e riceverne la benedizione. E impossibile enumerare tutte le illustri e benemerite persone, convenute alla cerimonia. Accanto Sua Eminenza e le Loro Eccellenze prendono posto i rev.mi Monsignori del Duomo, i membri del Comitato per le feste di Bonaria, e i vessilli del Circolo San Saturnino, dell'Operaia Cattolica, della Sant'Ambrogio, della San Giovanni, dei Luigini e dei Figli di Maria.

Come l'Em.mo ebbe apposta la firma alla pergamena ed ebbero pur firmato gli Arcivescovi e i Vescovi presenti unitamente al Decano della Metropolitana Mons. Serra, al Vicario Generale Mons. Miglior e al doti. D. Mario Piu, il professor Congiu Lostia disse, applauditissimo, il discorso di circostanza. Sua Eminenza indossò quindi gli abiti pontificali e procedette alla benedizione della ia pietra. Il masso discese lentamente fra applausi scroscianti, mentre il Cardinale ne seguiva con lo sguardo la discesa verso lo spianato e tracciava con la destra un segno di croce.

La pergamena, che fu racchiusa nel masso con una medaglia in argento raffigurante il Sommo Pontefice, una medaglia colla effigie della Vergine di Bonaria e di Sant'Efisio, una medaglia di Maria Ausiliatrice, una moneta da due lire dell'ultimo conio e qualche altra medaglia, era disegno dal bravo giovane Carlo Pintor e recava queste parole dettate da Mons. Serra

« In nomine Domini. Amen. L'auno del Signore 19o8 ai 29 aprile regnando nella Cattedra di San Pietro Pio Papa X: essendo arcivescovo di questa città Fr. Pietro Balestra dei M. C. di San Francesco ; Superiore dei Salesiani D. Michele Rua ; Sua Em. Rev.ma Pietro Maffi, Cardinale di Santa Romana Chiesa, Arcivescovo di Pisa, Primate di Corsica e Sardegna, inviato da S. S. Pio X per prender parte alle solennissime feste in onore della Vergine Incoronata di Bonaria, proclamata patrona Massima della Sardegna dal Romano Pontefice con decreto della Sacra Congregazione dei Riti del 13 Settembre 1907, solennemente benedì e pose la prima pietra del qui erigendo Oratorio Salesiano. »

Compita la cerimonia, un giovanetto dell'Oratorio umiliò all'Em.mo Arcivescovo di Pisa un ricchissimo mazzo di fiori pronunziando alcune gentili parole. Parlò quindi il zelantissimo teol. D. Mario Piu, che sciolse un inno di caldo entusiasmo al Ven. Fondatore degli Oratori ; e a lui tenne dietro il sig. Conte Sangiust, interrotto e salutato da applausi.

In ultimo si avanza sul limitare del palco il Card. Pietro Maffi e la sua parola buona scende dolcemente nei cuori. « In una sintesi mirabile, scrive l'ottimo Corriere dell'Isola, Sua Eminenza abbraccia tutte le istituzioni salesiane e dice della loro bontà, della loro opera rinnovatrice e santa, istituzioni fondate dal Venerabile D. Giovanni Bosco orfanorum pater ». Con un'imponente ovazione all'Em.mo Porporato ebbe termine la solenne cerimonia.

Ci facciamo un dovere di umiliare all'instancabile Teol. D. Mario Piu e ad quanti presero parte alla riuscitissima cerimonia i più sentiti ringraziamenti.

- Accompagnarono l' Em.mo Card. Maffi in Sardegna i due Segretarii, rev.mi D. Calandra e D. Modena, i quali dal Capitolo Metropolitano di Cagliari vennero ascritti ad honorem al loro reverendissimo stuolo. Cogliamo volentieri quest'occasione per attestare ai novelli Monsignori tutta la nostra cordiale esultanza.

PARMA - Scuola di Religione. - È uso di questa nobilissima istituzione, da molti anni, invitare tutti i suoi alunni a fare la Pasqua la domenica in Albis presso l'Istituto Salesiano di S. Benedetto. Quest'anno la solennità è stata assai più grande per l'intervento di S. E. Mons. Conforti, il quale per quell'amore che nutre per i giovani si compiacque di distribuire Egli stesso la Comunione. S. E. volle anche dire alcune parole, e queste, appropriate alla circostanza e piene d'eloquenza, produssero un effetto profondo e indimenticabile. I giovani, tutti studenti delle scuole secondarie e superiori, erano numerosissimi.

RAVENNA - All'Istituto di S. Apollinare. - Il 29 aprile u. s. all'Istituto Salesiano, alla presenza del veneratissimo Arcivescovo Mons. Pasquale Morganti, di Mons. Vicario, Mons. Guerrini, dell'illustre e benemerita signora Brandolini e di altri rev.mi Monsignori e Canonici, nonchè di un'eletta schiera di sacerdoti e di un scelto e colto pubblico di signori e gentili signore, si svolse una breve gara Catechistica dei giovanetti ivi ricoverati. Esordì il Direttore dell'Istituto dilucidando il programma, quindi i giovanetti cantarono un inno d'occasione che sebbene fosse il primo saggio della scuola di canto, tuttavia fu gustato assai ed abbastanza bene interpretato dai giovani cantori. Ben declamati con spontaneità e brio vari dialoghi e poesie, cui fece seguito la gara catechistica.

« Il programma della dottrina cristiana, ampio, scrive l'ottimo Risveglio locale, diede campo ad una vera lotta titanica e vicendevole fra i gareggianti, fino a tanto che due rimasero vincitori, primo dei quali, il giovanetto Vassuri Giuseppe, secondo Orselli Primo. Mentre il primo veniva incoronato re per mano di S. E. Rev.ma, tutti e due erano premiati con doni consistenti in tagli di vestito e libri istruttivi. La gara non poteva essere coronata in miglior modo che collo splendido e forbito discorso dei rev.mo .Mons. G. Bosi. Dopo aver reso plauso ai Salesiani che in sì breve tempo si mostrarono anche qui a Ravenna continuatori dell'opera del loro Venerabile Padre D. Bosco, dopo aver incoraggiato gli alunni allo studio del Catechismo, vera àncora di salvezza nel burrascoso mare di questo mondo; con calde e persuasive parole propose un appello pro Catechismo, nella speranza che molti accetteranno la proposta e sacrificando tempo e denaro anche per sì santo e nobilissimo scopo , verranno in soccorso di tanti giovanetti vittime ai tempi odierni dell'errore, della corruzione, dell'ateismo. »

S. E. Rev.ma facendo suo l'appello del rev.mo Mons. Bosi, dopo toccanti parole di chiusura, discese nei singoli laboratori per benedire le macchine.

Oh ! possano nella generosa e grande Ravenna sorgere tante anime zelatrici e cooperatrici di quest'Opera che noti mancherà di apportare un gran bene a molti poveri fanciulli.

All'Estero.

AYWAILLE (Belgio). - Una nuova fondazione. - Assiso nella pittoresca valle deli'Amblève, contornato dalle Ardenne, Aywaille è un'incantevole villaggio, ben noto ai touristes. Remonchamps, Spa, Loo, Malmédy, formano attorno Aywaille una corona di posizioni incantevoli che non hanno nulla da invidiare ai migliori paesaggi svizzeri. Ora ad Aywaille era stata impiantata nel 1879 dal benemerito cav. de Theux de Montjardin una scuola cattolica, che in seguito si era resa vacante per l'erezione di nuove scuole. Il rev. Dethier, parroco di Deigné, aiutato generosamente dal sig. dottore Bonhomme, acquistò il vuoto locale e vi chiamò i Salesiani. E la nuova fondazione, col nome d'Istituto S. Raffaele, s'inaugurava l'8 dicembre u. s. sopratutto allo scopo di casa di convalescenza e di riposo per il personale, e insieme di scuola diurna gratuita di ripetizione e scuola domenicale per i figli del popolo, alcuni dei quali vi accorrono regolarmente compiendo un cammino anche di cinque e dieci chilometri. Un operoso Comitato s'interessa del miglioramento del nuovo istituto.

BUENOS AYRES. - Il nuovo tempio di S. Carlo. - Son già trascorsi 8 anni dacchè si slanciò la prima idea della costruzione di questo tempio, e furono 8 anni di lavoro continuato e indefesso. La gran mole fin dal 24 maggio 1907 fu coronata dalla statua monumentale di Maria Ausiliatrice che domina tutti gli edilizi di Almagro ; e l'opera di costruzione è... compiuta. Mancano tuttavia lo zoccolo interno ed esterno e il pavimento, i gradini e le balaustrate di marmo delle gallerie e delle cappelle, gli altari e le ultime opere di ornamento e di decorazione... In aprile giungevano colà dall'Italia tre blocchi di marino del peso complessivo di dodici tonnellate, per la lavorazione della statua del Sacro Cuore di Gesù e di due angeli che, eseguiti, verranno collocati sul frontone. Era vivissimo desiderio di quei confratelli di solennemente consacrare il sacro edifizio almeno in questi mesi ; ma pur troppo i lavori sono ancor tanti, che la data, da lungo

tempo attesa, resta ancora sconosciuta. Nondimeno si ha fiducia di poterlo inaugurare, cioè di cominciare a funzionarlo semplicemente benedetto, il giorno 4 novembre p. v. festa titolare della parrocchia.

SUCRE (Colombia). - Dall'ultima relazione presentata dall'ispettore dott. Gerardo Vaca-Guzmàn al Rettore dell'Università di Sucre intorno gli Istituti Educativi di quella capitale, traduciamo queste brevi linee riguardanti l'Istituto D. Bosco:

« É una grande soddisfazione quella che si prova nel visitare il Collegio D. Bosco destinato a formare bravi e buoni artigiani, cioè istruiti ed onesti; come notevoli sono i progressi che vi si ottengono ogni giorno, grazie a' nuovi maestri ed all'acquisto di nuovo macchinario... Le scuole, presentemente aperte nell'istituto, son quelle de' falegnami ed ebanisti, fabbri e meccanici, sarti, calzolai, tipografi e legatori... Il numero totale degli alunni è di 200, di cui, interni 96; di questi 56, vi sono stati collocati e vi son mantenuti dal Governo; 7 sono a carico totale dell'Istituto ».

NECROLOGIO

Il Card. Gennaro Portanova.

IL Sacro Collegio fu nuovamente in lutto per la morte dell'Em.mo Arcivescovo di Reggio Calabria avvenuta repentinamente il giorno 25 aprile, mentre si accingeva a celebrare la Santa Messa. L'Em.mo era nato a Napoli l'11 ottobre 1845. Nella catastrofe di Casamicciola si die' tutto al sollievo dei colpiti dalla sventura, e dopo d'allora la sua vita fu notoriamente spesa in continue opere di zelo e di beneficenza. Che dire dell'interesse e dell'affetto che dimostrò alle popolazioni calabresi colpite dal terremoto? Fu un eroe di carità, e come tale non poteva non avere ammirazione e benevolenza per D. Bosco e le Opere sue. Una prece, una fervida prece, in suffragio della sua bell'anima!

Sig.ra Pia Globotschnig Brazioli. DONNA di nobili sensi, e virtuosamente inclinata alle più delicate espressioni della carità, apprese dal degno suo sposo un affetto tenerissimo per D. Bosco e le Opere Salesiane. Il dolore che provammo nel veder così per tempo rapito alla terra un tal modello di sposa cristiana, ci fu assai lenito dalla certezza del premio che attende le anime buone. Tuttavia, anche a conforto dei suoi cari, noi imploriamo per lei affettuosi suffragi.

Mons. Ganora Alessandro.

SACERDOTE colto e pio, e da oltre cinque

lustri zelante Prevosto della Collegiata di Santa Maria Nuova in Lu Monferrato, la la sera del 25 aprile riceveva con esultanza Mons.

Gavotti, Vescovo diocesano, in visita pastorale, e la mattina dopo, colpito da repentino malore, rendeva l'anima a Dio alle 5.3o nelle braccia del suo addoloratissimo Pastore. Canonico-Prevosto di Lu, Canonico onorario della Cattedrale di Casale, e Prelato Domestico di Sua Santità, ebbe pure carissimo il nome di Cooperatore Salesiano. Non manchino i buoni lettori d'innalzare una prece in suo suffragio.

Il prof. D. Giovanni Carino.

COMPIANTo dal numeroso stuolo deglì affezionati alunni e da quanti lo conobbero, morì a Torino il 25 aprile u. s. Era nata a Busca nel 1845.

Il Garino fu uno dei primi a dare il nome alla nascente Società Salesiana. Appassionato e stimato cultore degli studi classici pubblicò una Grammatica Greca, una delle prime in Italia, Commenti ad Anacreonte e a S. Basilio, una Grammatica Omerica, e saggi critici su Erodoto, mostrando una singolare perizia ed una rara erudizione in letteratura ellenica. Grande ammirazione suscitarono pure le edizioni da lui curate della Imitazione di Cristo in lingua greca e latina, delle Istituzioni di Quintiliano e della Germania di Tacito, e vari saggi critici su diversi autori latini. Questi ed altri lavori accademici e la scuola intesa quale una vera missione sacerdotale, occuparono la vita indefessa del compianto professore, che negli ultimi anni disimpegnava l'ufficio di Bibliotecario nell'Oratorio Salesiano. Col Garino è scomparsa una delle più simpatiche figure di quella classica scuola letteraria, alla quale appartennero il Paravia, il Vallauri, il Lanfranchi, il Bacchialoni, il Durando ed altri che tanto contribuirono al rifiorire degli studi classici in Piemonte. Splenda la gloria dei Santi all'anima sua candidissima!

II sig. Francesco Nessoli.

ANCHE quest'antico cooperatore faentino venne chiamato all'eternità. Morì il 17 febbraio u. s. Amantissimo del benessere e delle glorie della sua patria e popolarissimo in città, ebbe pure un'affezione singolare per quel nostro istituto. « Quasi non passava giorno - scrisse il Piccolo - che egli non comparisse là entro, amico, consigliere sempre gradito, quasi investito di un'alta missione di protezione e di amore ». Questo suo attaccamento, come gli procurò la stima e l'affetto del nostro Fondatore Don Bosco e del suo Successore, gli guadagni pure un suffragio dai nostri lettori.